INDICE
Prefazione, Dott. Salvatore Capone, Assessore Sicurezza e Qualità Sociale – Provincia di Lecce………………………………………...
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Parte I Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo welfare”: resoconto stenografico ………………………………….....
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Interventi: Avv. Alessandro Nocco, Esperto politiche sociali – Provincia di Lecce – Moderatore Dott. Giancarlo Ciricugno, Direttore Agenzia Assistenza Tecnica agli Enti Locali – Provincia di Lecce Dott. Salvatore Capone, Assessore alla Sicurezza e Qualità Sociale – Provincia di Lecce Dott.sa Ada Spina, Assessore alle Politiche Sociali – Provincia di Brindisi Dott. Roberto Marti, Assessore alle Politiche Sociali – Città di Lecce Prof. Franco Dalla Mura, Professore dell’Università di Verona Dott. Stefano Fabbiano, Assessore politiche sociali – Provincia di Taranto Dott. Antonio Facchini, Dirigente Ufficio di Piano – Comune di Casarano Dott.sa Beatrice Sances, Responsabile Consultorio Familiare di Gallipoli Don Franco Gagliano, Fondazione Bartolo Longo di Francavilla Anna Rita Serafini, Assessore ai Servizi Sociali - Comune di Melendugno Renata Santese, Dirigente Servizi Sociali del Comune di Galatone Dott. Giuseppe Milanese, Direttore dell’Azienda Speciale del Vimercatese – provincia di Milano Dott.ssa Luisa Gorgoni, Vice Presidente AS.N.A.S. Dott.ssa Anna Lisa Spinaci, Assistente Sociale Comune di Pesaro Dott.ssa Serenella Molendini, Consigliera Pari Opportunità – Provincia di Lecce
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali
Dott. Giuseppe Colafati, Assessore Politiche Sociali – Comune di Poggiardo Dott. Luigi Circhetta, Operatore Consultoriale AUSL LE/1 Dott. Mario Distante, Dirigente Ufficio di Piano del Comune di Galatina Dott. Vito Gigante, Coordinatore Aria Servizi Sociali AUSL LE/2 Dott. Aldo Schiavano, Dirigente di Distretto AUSL LE/2
Parte II
Il Corso di Formazione “Il Segretariato Sociale: funzioni, regole, organizzazione”
Presentazione ……………………………..………………………….. p. 95 Il segretariato sociale: funzioni, regole, organizzazione. Presentazione della prof.ssa Geneviève Ninnin, coordinatrice didattica………………………………………………………………..
p. 96
La metodologia del segretariato sociale. A cura della prof.ssa Anna Tamburini. ………….…………………..
p. 99
Strumenti per la progettazione di un servizio di segretariato sociale. A cura del prof. Giuseppe Trevisi ........................................................
p. 102
Brevi riflessioni sul segretariato sociale ..……………………………. p. 106
Il giudizio dei partecipanti ……………………………….…………... p. 115
Le tesine dei gruppi di lavoro ………………………………………...
p. 121
L’Archivio fotografico
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali
“Segretariato Sociale e nuovo Welfare”
PREFAZIONE Salvatore Capone, Assessore Alla Sicurezza e Qualità Sociale – Provincia di
Lecce
Il Corso, promosso d'intesa con l’Agenzia per l'Assistenza Tecnica agli Enti Locali, rientra in
una strategia complessiva della Provincia, e in particolare dell'Assessorato alla Sicurezza e
Qualità Sociale, volta al sostegno, all’implementazione, ed allo sviluppo dei nuovi Sistemi
Integrati Locali di welfare, introdotti dalla L, 328/2000 e dalla L.R. 17/2003, e, da ultimo,
normati dalla L.R. 19/2006.
La molteplicità dei Comuni e la conseguente frammentazione territoriale, in dieci Ambiti
Distrettuali, oltre che le competenze proprie istituzionali, hanno richiesto che la Provincia,
Ente intermedio di coordinamento, formazione e supporto, si ponesse quale interlocutore
sovrambito, trasversale rispetto ai singoli sistemi locali, nella definizione delle scelte di
politica sociale territoriali, con l'obiettivo di favorirne la omogeneità, la proiezione qualitativa
e l’efficacia complessiva sul territorio.
Ciò si è tradotto, da tempo, in una progettualità mirata, che non solo ha posto le basi di un
necessario Sistema Informativo Sociale, correlato ad un Osservatorio Provinciale delle
Politiche Sociali, a servizio dell’intero territorio, ma ha rafforzato, attraverso l’apporto di
risorse umane qualificate e competenti, la rete territoriale dei servizi, accompagnando ed
orientando il processo di pianificazione, tuttora in atto.
In tale contesto, il Servizio di Segretariato Sociale costituisce, oltre che un livello essenziale
di assistenza (LIVEAS), anche uno snodo imprescindibile dalla cui funzionalità può
dipendere la funzionalità stessa dei nuovi sistemi di servizi alla persona, ancora in fase di
primo avvio e sperimentazione.
Attraverso tale servizio, infatti, si rende effettivo il circuito osmotico tra chi è chiamalo ad
organizzare l’offerta dei servizi e le comunità locali, coloro che richiedono i servizi,
denunciando un bisogno.
Il Segretariato non è solo il luogo dell’ascolto, dell’informazione, dell’orientamento, ma
soprattutto dell’accesso alle prestazioni e servizi, e del reclamo per la loro, eventuale, mancata
efficienza.
Per tali ragioni, nel proseguire l'azione storicamente intrapresa, con l’apporto prezioso
dell’Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali, si è ritenuto di focalizzare, da subito,
l'attenzione su tale servizio primario, nella consapevolezza che ogni disfunzione, che lo
interessi, ricada immancabilmente sui soggetti deboli delle nostre municipalità.
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali I
“Segretariato Sociale e nuovo Welfare”
La qualità dei docenti, e di quanti hanno partecipato, unitamente agli elaborati, prodotti
durante il corso, rendono ancora più significativa l'esperienza effettuata.
In tale direzione, la Provincia intende proseguire, assicurando, in un'ottica di sussidiarietà, il
proprio contributo per la realizzazione del nuovo welfare.
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali II
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare”
PARTE I
GIORNATA DI STUDIO
“L’ENTE LOCALE PROTAGONISTA
DEL NUOVO WELFARE”
Lecce, 21 marzo 2006
Resoconto stenografico
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 7
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare”
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 8
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare”
ATTI DELLA GIORNATA DI STUDIO
AVV. ALESSANDRO NOCCO, Esperto politiche sociali – Provincia di Lecce
Buongiorno a tutti. Benvenuti a questo forum di apertura del corso di formazione ed
aggiornamento promosso dall’Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali e Assessorato
alla Sicurezza e Qualità Sociale. E’ un momento importante quello in cui ci troviamo, un
momento di transizione, di passaggio dal vecchio sistema di assistenza ancora esistente,
praticato nei nostri territori, nei nostri comuni, al nuovo sistema locale di welfare che sta per
sorgere ed attuarsi nel territorio di questa provincia e nel territorio della regione Puglia. Il
prossimo 6 aprile saranno approvati gli ultimi piani di zona, che ancora attendono definitiva
approvazione, e si darà avvio, su tutto il territorio della Puglia e in particolare delle province
di Lecce, Brindisi e Taranto all’attuazione del nuovo sistema integrato dei servizi alla
persona. E’ una fase delicata e importante, perché si corre il rischio di riproporre vecchi
modelli in nuovi contenitori piuttosto che lanciare nuovi modelli abbandonando i vecchi
contenitori e i vecchi schemi. Si corre il rischio, si corre il pericolo di riproporre,
abitudinariamente, forse comodamente, esperienze già fatte, piuttosto che di inventarne e
costruirne di nuove, rispondere alla sfida della legge 328/2000, della legge regionale 17, del
prossimo Testo di legge sul sistema integrato, sulla dignità delle persone che la Regione
Puglia ha già approvato in giunta nello scorso febbraio - e che si appresta definitivamente ad
approvare in consiglio regionale. Quindi, è un momento importante, è un momento delicato,
un momento di grande sfida; in questo delicato momento di passaggio, di transizione, di
traghettamento dal vecchio sistema al nuovo sistema, l’Assessorato alla Sicurezza e Qualità
Sociale della Provincia di Lecce, con il preziosissimo supporto della Agenzia di Assistenza
Tecnica agli Enti Locali, che sta svolgendo ormai da alcuni anni un lavoro egregio sul
territorio della provincia, ha voluto promuovere un percorso di formazione strategico per i
dirigenti, gli amministratori, gli operatori sociali per promuovere cambiamento, promuovere
innovazione, accompagnare e facilitare i delicati e complessi processi che dovranno
verificarsi da qui alle prossime settimane, ai prossimi mesi. L’Agenzia, l’Assessorato hanno
voluto, quindi, raccogliere la sfida di questo momento storico e rilanciarla. Questo è nella
tradizione della Provincia di Lecce che, già quando ancora la 328 non era legge, annunciava la
riforma e attivava percorsi formativi, allora, senza neppure avere il dono della Agenzia Enti
Locali, oggi, attraverso questo strumento prezioso che è rappresentato dalla Agenzia di
Assistenza agli Enti Locali. Questo percorso, che è destinato innanzitutto ai dirigenti e agli
amministratori locali, si apre alle aziende sanitarie, si apre anche ad altre professionalità che si
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 9
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” stanno impegnando in questo settore. Sono nostri graditi ospiti oggi anche gli allievi dei corsi
di management sul “Sistema integrato dei servizi alla persona” promosso da ENAIP che
stanno preparandosi a diventare figure chiave, figure di regia nei sistemi locali di welfare.
Come sono nostri amici, colleghi, graditi ospiti anche gli operatori della AUSL, dei servizi
della giustizia, con cui sempre abbiamo costruito insieme modelli comuni e condivisi di
cambiamento. Un’altra novità riguarda la giornata di oggi ma riguarderà i prossimi
appuntamenti e lo sforzo che l’Assessorato alla Sicurezza e Qualità Sociale e l’Agenzia Enti
Locali intendono realizzare: il coinvolgimento, la coproduzione, la co-promozione di
iniziative con altre due Province: la Provincia di Brindisi e la Provincia di Taranto. Si tratta di
un’altra sfida importante, quella che è stata definita la “sfida del grande Salento”, o, se volete,
“la sfida dell’area ionico - salentina”. Anche nelle politiche di welfare, la Provincia di Lecce,
la Provincia di Brindisi, la Provincia di Taranto hanno inteso raccogliere la sfida del
cambiamento e hanno inteso raccoglierla all’unisono, insieme, condividendola. Quindi, anche
per questo, l’incontro di oggi è un momento importante perché segna una tappa nuova, a cui
evidentemente si darà seguito in maniera straordinaria da qui ai tempi immediatamente
successivi. Proprio in questo stesso mese, entro la fine di marzo, sarà presentato a Taranto un
documento congiunto degli Assessorati alle Politiche Sociali delle tre province che avvierà la
fase di cambiamento, di rinnovo strategico di questo territorio anche nelle politiche di
welfare. E’ un altro esempio, un altro segno di una volontà comune di rilanciare il
cambiamento. Se non si opera insieme, non solo in aree vaste come è la stessa provincia, ma
in aree ancora più estese e più vaste, come è il grande Salento, l’area ionico - salentina, i
cambiamenti non si possono realizzare. Abbiamo già qui con noi l’Assessore alle Politiche
Sociali della Provincia di Brindisi, Ada Spina, che salutiamo; ci raggiungerà a breve
l’Assessore alle Politiche Sociali della Provincia di Taranto, Stefano Fabiano, e naturalmente
sarà con noi per il resto della giornata; è con noi a questo tavolo l’Assessore alle Politiche
Sociali della Città di Lecce, Roberto Marti, che non solo rappresenta la città capoluogo che ci
ospita, ma rappresenta anche i dieci ambiti territoriali della Provincia di Lecce che sono
impegnati, ancora in questi giorni, nella ultima definizione, o addirittura già dell’avvio, dei
processi di implementazione dei sistemi locali di welfare. Al mio fianco - molti di voi già lo
conoscono bene - il direttore dell’Agenzia Enti Locali, dott. Giancarlo Ciricugno, a cui va
dato merito di questo sforzo compiuto dall’Agenzia di proporsi e di offrire servizi operativi e
completi al territorio, e poi i due amici, i due esperti che sono qui con noi: intanto, il dott.
Giuseppe Milanese, direttore dell’Azienda Speciale di Vimercate, che presenterà
un’esperienza specifica, strategica del suo territorio e poi un ospite, che per il Salento è ormai
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 10
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” amico, un ospite gradito, con cui abbiamo consuetudine da diversi anni, una persona che a
livello nazionale rappresenta un riferimento in materia di servizi di welfare: il prof. Franco
Dalla Mura, che ringraziamo di avere accettato di essere qui. Il prof. Dalla Mura è docente di
diritto amministrativo all’Università di Verona, dove lavora proprio nel settore dei servizi alla
persona, è stato dirigente di servizi sociali, è uno dei consulenti, degli esperti delle più grosse
organizzazioni e istituzioni italiane, e soprattutto, da ultimo, negli ultimi due anni è stato
anche chiamato a un delicato servizio aggiuntivo, quello di Assessore alle Politiche Sociali
della Città di Verona. In qualità di tecnico, di esperto, l’Amministrazione di Verona non
poteva compiere scelta più ammirevole, più oculata, per avviare il cambiamento anche delle
politiche di welfare in quel territorio. Naturalmente, non vi devo presentare l’Assessore
Capone, che è il nostro riferimento ormai da diversi anni - prima da Vicepresidente della
Provincia e oggi da Assessore alla Sicurezza e Qualità Sociale - dei processi di cambiamento
che si stanno verificando nei sistemi di welfare di questo territorio. Bene, l’ente locale
protagonista di questo cambiamento, protagonista del nuovo welfare. Un ente locale che
diventi protagonista del cambiamento e del nuovo welfare è un ente locale che si candida alla
sua trasformazione, al suo mutamento, al suo rinnovamento; non è un ente locale che si
arrocca su posizioni precostituite, che si arrocca ancora sulla logica municipalistica che fin
qui l’ha pervaso. Il coraggio di questo cambiamento, il coraggio di raccogliere la sfida è
l’invito che ci proverrà da questo forum, da questo seminario di oggi e dagli altri
appuntamenti che l’Agenzia di Assistenza Tecnica ha promosso durante questo anno fino al
prossimo autunno. Io mi fermo qui, vorrei subito dare la parola al direttore dell’Agenzia di
Assistenza Tecnica agli Enti Locali, dott. Giancarlo Ciricugno.
DOTT. GIANCARLO CIRICUGNO, Direttore Agenzia Assistenza Tecnica agli Enti Locali
– Provincia di Lecce
Saluto tutti voi, e vi ringrazio per la partecipazione. Un ringraziamento ai rappresentanti delle
istituzioni presenti, l’Assessore Spina, l’Assessore Marti, l’Assessore della Provincia di
Taranto, Fabiano. Era atteso l’Assessore regionale, ma c’è consiglio regionale. Un
ringraziamento particolare all’Assessore Salvatore Capone, che ha voluto utilizzare l’Agenzia
per un percorso che avviasse un momento di riflessione a più menti su un nuovo modello di
organizzazione dei servizi sociali del territorio, come diceva Nocco - per un territorio più
vasto, quello del grande Salento, che ormai è diventato un cavallo di battaglia per l’attuale
amministrazione provinciale. Ringraziamento per aver favorito questa riflessione, dalla quale
riteniamo che possano scaturire degli spunti utili per le fasi successive, cioè per le fasi di
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Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” esecuzione nella realizzazione del nuovo welfare, di questo nuovo modello che - diceva bene
Alessandro Nocco - rappresenta una rivoluzione che il legislatore ha avviato alla fine del
secolo scorso, nel 2000, in una fase di crisi dello stato sociale e con l’intuizione di
coinvolgere tutti gli attori che partecipavano a questo sistema, disciplinando il tutto in una
apposita normativa. Il prof. Dalla Mura - che ringrazio per la sua presenza - vi parlerà di
questa impostazione voluta dal legislatore della quale ha abbondantemente trattato in un suo
libro - che io ho sfogliato professore, ma non letto. Prendo atto che il mio pensiero ha molti
punti in comune con quanto riportato dalla Sua prefazione: io, spesso, vado ripetendo che le
rivoluzioni, i cambiamenti non si attuano con decreto; ho letto che anche Lei afferma che oltre
ad esserci la necessità che le norme vengano recepite, c’è bisogno del coinvolgimento degli
attori sociali, affinché il cambiamento e le novità si traducano in atti concreti. Questo è il
motivo della riunione odierna, cioè mettere tutte insieme istituzioni, associazioni, operatori
del settore affinché da un dibattito si possano scambiare delle informazioni - diceva bene un
filosofo contemporaneo quando affermava che “le informazioni sono quelle che poi
determinano le scelte dell’uomo”. Dalle informazioni, dallo scambio di notizie possiamo
prendere il seme per il cambiamento e per avviare nuovi percorsi per i quali molto spesso
siamo impreparati. Nocco aveva ragione quando diceva che “la novità deve rimuovere le
incrostazioni di una concezione municipalistica, di una concezione chiusa, in cui si interviene
a posteriori per soddisfare il bisogno e non lo si previene.” Essendo chiamate ad assicurare
servizi pubblici, le amministrazioni locali devono essere in grado di percepire quello di cui ha
bisogno il cittadino utente - come viene definito ormai da più parte. Credo che la legge 328
racchiuda in sé tutte queste concezioni nuove di rapportarsi con la comunità, con il cittadino e
garantirgli i servizi alla persona. Quindi, una riflessione - dicevo - a più menti, partendo da
quelle che sono le norme basilari, i principi della legge 328 - che poi in parte vengono ripresi
ed esaltati nel disegno di legge che è stato approvato dalla giunta regionale il 7 febbraio di
quest’anno di cui il prof. Dalla Mura, nella sua relazione, probabilmente, traccerà anche le
linee fondamentali: cioè il principio di famiglia, il principio della dignità delle persone, le
politiche abitative, il difensore regionale per i minori, le politiche legate al fenomeno
dell’immigrazione, la formazione degli operatori in un mutato contesto economico-sociale
che richiede un arricchimento delle conoscenze, delle competenze, un nuovo modo di porsi
nei confronti della comunità. Quindi, l’Assessore va ringraziato soprattutto per questo,
perché, forse, per primo in Puglia, ha avvertito l’esigenza di avviare un percorso formativo
rivolto agli operatori dei servizi sociali. Credo che di questo bisogna darne atto, perché la
Provincia di Lecce parte con tempestività, e parte con le idee chiare su quello che vuole fare e
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Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” ci auguriamo - così come mi anticipava l’Assessore Capone ieri - che anche le altre Province
possano essere coinvolte in questo percorso affinché l’omogeneità degli interventi sul
territorio risulti la carta vincente del pubblico intervento a favore dei servizi che il legislatore
ha voluto fossero ispirati alla qualità ed alla efficacia della azione amministrativa. Il
professore Dalla Mura riprenderà l’argomento, parlando della carta dei servizi ed
approfondendo le varie problematiche, compresa quella del rapporto col terzo settore che
entra a pieno titolo a far parte del sistema con il quale bisogna rapportarsi e capire quali sono i
limiti - lo dice Dalla Mura nel suo libro, quando a un certo punto osserva che “alcune realtà
cercano di esternalizzare il tutto, ma alcuni servizi non vanno, o non sarebbe opportuno che
venissero esternalizzati”, come il servizio sociale professionale ritengo io, di cui il Comune
deve conservare, a mio parere, gelosamente la titolarità e la gestione diretta attraverso, come
dicevamo prima, la professionalizzazione, la qualificazione e l’aggiornamento costante degli
operatori. Questo è lo spirito dell’appuntamento odierno, per una riflessione che partendo
dall’esperienza di Vimercate, che sarà illustrata dal dott. Giuseppe Milanese, direttore della
Azienda Speciale Consortile, che porrà alla vostra attenzione la sua esperienza, andando a
specificare quali sono le economie di scala nella realizzazione del servizio in forma associata.
L’esperienza di Vimercate sarà soprattutto utile per comprendere la cultura e cosa bisogna
fare, perché i comuni si mettano insieme non per rimuovere il campanile, ma per far suonare
insieme tutte le campane dei vari campanili di un circondario. Il problema è questo: il
campanile rimane, nessuno lo scipperà o lo porterà via, ma le campane devono suonare in
maniera unitaria affinché il suono sia ancora più fragoroso e i risultati siano ancora più
efficienti nella direzione delle aspettative della gente e della comunità. L’azienda speciale
utilizzata da Vimercate è una delle modalità di gestione dei servizi pubblici - gli
amministratori pubblici sicuramente conoscono la materia, ricorderanno che insieme alle
aziende speciali ci sono le istituzioni - come nel caso della nostra Agenzia - un’altra modalità
di gestione dei servizi pubblici locali che si assomiglia in parte all’azienda speciale, che ha
come unica differenza il fatto che - a differenza dell’Istituzione - l’azienda speciale ha
personalità giuridica. Per passare poi alle società, l’esperienza della società che troverete
raccolta nelle copie di un Power Point che potremo anche proiettare se riterrete nel
pomeriggio, ma che sarebbero dovute essere illustrate dal dott. Cavagnini, direttore di questa
società consortile, che purtroppo per motivi imprevisti e sopraggiunti non può essere qui da
noi. E’ un’altra modalità di esperienza, quella che dicevo prima della società consortile, che
nasce grazie a una cultura consolidata associata - dice Cavagnini nella sua presentazione dei
servizi all’interno della comunità montana - e che è caratterizzata dai requisiti della agilità,
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Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” della snellezza, dell’efficacia e dell’efficienza e dei ridotti costi di gestione. Il problema credo
che sia proprio questo: come ridurre i costi gestione, cioè, come si fa, con scarse risorse, che
ormai caratterizzano i bilanci dell’ente locale, a garantire servizi adeguati alla persona e alla
comunità? La scommessa è su questo terreno: se riusciremo a vincere questa scommessa
attraverso economia di scala, con l’utilizzazione al massimo delle risorse disponibili avremo
compiuto la nostra missione. Molto spesso le pubbliche amministrazioni registrano inefficacia
e sprechi che, spesso, si materializzano nella sovrapposizione degli interventi. Bisogna capire
quale è la via per ottimizzare gli interventi. Credo che la ratio del legislatore della legge 328
del 2000 sia proprio quella di evitare inutili sovrapposizioni e sprechi negli interventi. Su
questo argomento sarà utile aprire una riflessione questa mattina: lo avvierà la dottoressa
Spinaci nella sua relazione. Il segretariato è una nuova diramazione dell’URP,
dell’Informagiovani o qualcosa di diverso? E’ qualcosa di diverso, la risposta è chiara, ma su
questi problemi bisogna soffermarsi e cercare di dare garanzia nella risposta della
ottimizzazione dell’intervento, perché se così non facessimo, probabilmente le risposte
saranno sempre più scarse, saranno sempre insufficienti, e ci costituiamo un alibi inossidabile,
perché molto spesso l’amministratore quando non si riesce a fare qualcosa ricorre alla formula
: “si…ma non ci sono soldi!” E’ troppo semplice così, bisogna capire come recuperare le
risorse e come utilizzarle. Il vero miracolo è questo, altri miracoli non ce ne sono, cioè con le
risorse disponibili bisogna cercare di assicurare il massimo della qualità e garantire i servizi
così come il cittadino si attende. Credo che possa, dopo questa breve introduzione, avviarmi
alla fase finale del mio saluto, introducendo il programma che caratterizzerà gli appuntamenti
formativi che rappresentano una prima fase di un impegno più ampio, per specificare quali
sono gli obiettivi - cioè noi andiamo a cogliere i vari momenti della 328, cioè quello dei
bisogni, quindi collegati alla programmazione, avremo un nuovo appuntamento con il prof.
Dalla Mura il 3-4 aprile in cui parleremo della programmazione, della progettazione. Dalla
Mura vi spiegherà in quella sede - stamattina magari lo accennerà - quale è il ruolo del profit e
del non-profit nel momento della programmazione, come rendere più efficaci gli interventi
nella redazione e nella gestione dei piani di zona, come andare a individuare i servizi di livelli
essenziali, peraltro requisito che il legislatore ha voluto; perché in un sistema che va al di là
del bisogno e che ha come obiettivo la partecipazione attiva del cittadino, questo della
programmazione del livello essenziale è un momento cardine della riforma che va
approfondito in maniera adeguata così come sarà approfondito attraverso un corso limitato a
n. 50 partecipanti, rappresentanti dei dieci ambiti di zona che saranno selezionati nei prossimi
giorni - e questa credo Assessore che possa essere anche la platea idonea per capire su quale
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 14
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” base andiamo a selezionare i 50 partecipanti, cioè cercando di privilegiare competenze già
consolidate, probabilmente, la convinzione di andare a giocare - come diceva Nocco - una
scommessa, partire con una scommessa che dovrà, alla fine del percorso, risultare vincente:
cioè quella di portare a casa un modello di segretariato sociale, che sia compatibile con la
legge da una parte e compatibile con le aspettative della comunità dall’altra; per poi chiudere
un percorso formativo, con un intervento sulla qualità dei servizi, sulla carta dei servizi e sulla
valutazione. Questo è il percorso che ci siamo prefissi. Credo che su questo terreno non
possiamo permetterci il lusso di sbagliare, perché è in ballo il destino della povera gente, e la
gente non è un numero, un’entità astratta, ma è quella in carne ed ossa con cui voi, assistenti
sociali, in decenni di attività vi siete sempre confrontati cercando di alleviarne le sofferenze
con i necessari interventi. Le Istituzioni hanno il dovere di essere al servizio dei più deboli, al
fianco dei bisognosi, affinché a tutti venga garantito un futuro migliore nella dignità e nel
rispetto della persona. Grazie.
AVV. ALESSANDRO NOCCO, moderatore
Grazie al dott. Ciricugno per il suo saluto introduttivo e anche perché sta credendo a questa
iniziativa. Naturalmente l’Agenzia di Assistenza Tecnica si occupa di tutti i settori della
Pubblica Amministrazione, ma da qualche tempo sta puntando, d’intesa con l’Assessorato alla
Sicurezza e Qualità Sociale, proprio sulle politiche di welfare perché ha preso consapevolezza
della fase di transizione di cui dicevamo, di cambiamento, che deve essere necessariamente
accompagnata in modo virtuoso. Diamo subito la parola all’Assessore Salvatore Capone alla
Sicurezza e Qualità Sociale della Provincia di Lecce.
DOTT. SALVATORE CAPONE, Assessore alla Sicurezza e Qualità Sociale – Provincia di
Lecce
Grazie. Io penso che il momento che questa mattina stiamo vivendo è un momento centrale
all’interno di quello che può essere un percorso ormai stabilito, stabilito dalla norma, stabilito
da un percorso istituzionale obbligatorio, che ci vede protagonisti e che ci dovrà vedere
sempre più protagonisti.
La Provincia di Lecce insieme all’Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali - e ringrazio
il suo direttore - sta promuovendo oggi in modo aperto, in seduta plenaria, questa apertura di
attività formativa, che ci vedrà protagonisti in questo primo grande modulo fino a settembre
prossimo, e che man mano, a moduli diversi, con interlocutori diversi anche per certi aspetti,
toccheremo argomenti puntuali, specifici che, a livello centrale, i singoli territori porteranno
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Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” come contributi per capire come si sta procedendo, ma capire anche quale è il modello idoneo
da portare avanti all’interno delle singole realtà del piano di zona. Quindi, è un percorso di
formazione che, a nostro parere, così come se ne possono fare tanti altri, ha la necessità di
essere definito, portato avanti parallelamente a ciò che sta accadendo e a ciò che potrà
accadere all’interno dei piani di zona di questa provincia: un’attività che la Provincia di Lecce
realizza attraverso l’Istituzione Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali che è
protagonista all’interno di una funzione specifica, di una competenza specifica che anche dal
punto di vista normativo gli viene data. Nel momento in cui si è proposto, la giunta regionale
ha adottato una nuova legge - quadro sui servizi sociali, partendo si dalla 17 ma inserendola in
una nuova filosofia - la possiamo chiamare legge - quadro ai servi sociali vera e propria,
inserendo e abrogando una serie di pezzi di altre leggi o addirittura altre leggi più complete.
La funzione di un ente che è stata, come sappiamo, gran parte di voi lo sanno, di indirizzo, di
coordinamento, ma anche di accompagnamento e sostegno all’azione difficile e complessa
che ha visto il territorio - gli enti locali in primis - complessivamente coinvolto; questa azione
che oggi diventa un’azione puntuale perché entriamo nel merito essenziale della attività che
dovrà essere fatta all’interno dei singoli territori, un territorio che si presenta in modo
frastagliato nella sua composizione, che può essere per certi versi un punto di forza, per altri
un limite, quello di avere dieci piani di zona, 97 comuni, tantissime realtà con le quali bisogna
colloquiare; quindi, pensiamo un po’ quanto significa oggi questo rispetto alla gestione vera e
propria - come faceva riferimento il direttore Ciricugno, capire perfettamente oggi cosa
significa utilizzare al meglio, gestire le risorse disponibili, quindi gestire i servizi alla persona
dai quali non possiamo sicuramente sfuggire. Sicuramente non possiamo, in modo esclusivo,
chiuderci solo dicendo che abbiamo quelle risorse e basta. Dobbiamo pensare - e questa è la
nostra lungimiranza - e definire anche la stessa gestione dei piani di zona in funzione di
quelli che possono essere anche gli obiettivi a medio e lungo termine rispetto alla gestione del
welfare in un territorio e non può essere esclusivamente quello della gestione del piano di
zona. Direte “stiamo andando troppo avanti”, no! Proprio questo deve essere l’approccio alla
nuova costituzione del welfare, perché se noi pensiamo che l’attivazione, o quanto contenuto
all’interno del piano di zona, è il meglio o è il punto di partenza e di arrivo, rispetto a quanto
ci compete, alla responsabilità che abbiamo come enti, abbiamo già perso la battaglia,
abbiamo già perso questa fase importante di programmazione, di pianificazione sociale che ci
vede realmente protagonisti, ponendo al centro la persona e il benessere della stessa,
migliorando la qualità della vita all’interno di un territorio e soprattutto sostenendo a gran
voce come l’integrazione con l’economia, l’integrazione delle politiche diventano, questo,
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 16
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” elemento importante nell’ambito del proprio ente, della Provincia come dell’Ente Locale,
all’interno soprattutto del territorio. Quindi, questo come integrazione politica, così come
integrazione delle istituzioni. Oggi noi dobbiamo assomigliare sempre più a una realtà unica
che si muove sul territorio condividendone le filosofie e gli obiettivi, condividendone anche le
stesse iniziative e compartecipando all’avvio e alla realizzazione delle stesse iniziative, in un
modo, in funzione delle competenze che ognuno ha, una Provincia che ha funzione di
indirizzo - come dicevo - di coordinamento, di accompagnamento, di sostegno, di tenere, per
quanto possibile, unito anche un modello unitario di welfare all’interno di un territorio così
complesso con le difficoltà che ci sono - e ce ne sono, non possiamo nasconderle, ma anche e
soprattutto con quella grande passione e quel grande entusiasmo che ci vede oggi tutti e ci
dovrà vedere sempre più protagonisti all’interno della realtà provinciale. Allora, se questo
momento di formazione cammina in modo anche parallelo a tutto ciò che sta accadendo, che
non è la dettatura della filosofia o di aspetti esclusivamente teorici: noi siamo entrati nel
merito - lo diceva Ciricugno prima - nella conoscenza puntuale di quelle che sono le buone
prassi, della specifica realizzazione che in altre zone del paese si stanno facendo, quella che
noi potremmo sperimentare ma allo stesso tempo il contributo che può arrivare dagli stessi
comuni capofila - avremo un momento nel primo pomeriggio dei comuni capofila, di due
aziende per dire quale può essere il nostro contributo, che cosa sta accadendo nei singoli piani
di zona rispetto all’attivazione di quei servizi che sono inseriti soprattutto nella fase in cui
oggi stiamo costruendo la seconda parte del piano, stiamo costruendo i progetti esecutivi di
quanto abbiamo già scritto. Allora, partiamo dalle esperienze che i territori stanno facendo,
partiamo dalle esperienze che i territori all’interno di questo paese stanno facendo, dalla più
piccola alla più grande o media realtà, perché dalla più piccola alla più grande può essere
adottata da altri territori, da altre realtà territoriali. E se questa è la scommessa inserita
all’interno di questa nuova normativa, che ormai tanto nuova non è - e questo penso che
dobbiamo dirlo, noi oggi stiamo discutendo sulla normativa datata 2000, le altre zone del
paese ce lo diranno meglio, gli illustri relatori stanno sicuramente più avanti - siamo nel 2006
e noi ancora non abbiamo attivato i piani di zona contenuti all’interno di una legge, la legge
Turco del 2000. Se pensiamo che solo nel 2004 abbiamo avuto il piano sociale regionale, e
quindi nei due anni tanto lavoro è stato fatto in questa provincia per l’elaborazione dei piani di
zona. Ma questo non ci deve demotivare, ma ci deve portare soprattutto a vincere le sfide che
ci saranno di fronte a noi - mentre stiamo parlando c’è una legge quadro che dovrà essere
approvata dal consiglio regionale, ci sono anche modifiche sostanziali che verranno fatte, ci
saranno etc etc. Allora, se questo percorso di formazione è parallelo a ciò che sta accadendo,
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 17
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” deve servirci per sperimentare quelli che possono essere realmente i nostri limiti, i nostri punti
di forza nell’azione che abbiamo definito. Chiaramente, all’interno di questi processi di
sviluppo innovativi, per certi aspetti, di discussione su progetti sovra ambito che coinvolgono
anche a livello provinciale, modelli ed iniziative che possono vedere protagonisti anche i piani
di zona, ma modelli e iniziative che potranno vedere protagonisti gli stessi piani e gli stessi
territori rispetto ad una politica sul welfare che si sta disegnando all’interno dei fondi
strutturali 2007-2013: ecco perché dobbiamo, nel momento in cui ci organizziamo, ci
strutturiamo, rispetto ai piani di zona, pensare a ciò che può accadere tra un anno o meno di
un anno, tutto il capitolo sull’inclusione sociale, tutto un capitolo puntuale sulle politiche del
welfare che verrà inserito nell’ambito dei piani strutturali 2007-2013. Questo è un lavoro che
si sta facendo in questa fase a livello regionale e che le province - io ringrazio la collega Spina
e Stefano Fabiano della Provincia di Taranto - stanno cercando di fare per contribuire a quello
che è un forum che a livello regionale sull’inclusione sociale si sta avviando ma soprattutto,
su tutta la “partita” che si giocherà su questo aspetto all’interno dei fondi strutturali 2007-
2013. La presenza anche delle altre due province, non perché a noi piaccia lo slogan
“GRANDE SALENTO”, ma perché abbiamo la necessità di scommettere su altre iniziative
specifiche territoriali. Così diceva prima: il welfare, in questa area ionico - salentina,
soprattutto questo tipo di iniziative, della formazione etc, potranno vedere il protagonismo
reale delle nuove politiche di welfare di questa area. Noi stiamo definendo un documento sul
welfare, lo sottoporremo all’attenzione dei tre presidenti proprio perché riteniamo necessario
accanto al lavoro di infrastrutturazione complessiva della nuova tecnologia, della
innovazione, della infrastrutturazione di questo territori dell’area ionico - salentina, quindi,
che accanto allo sviluppo locale, economico ci sia fortemente una iniziativa che ci veda
protagonisti nell’ambito del welfare. Questo è un lavoro, uno dei tanti tasselli che stanno
accanto all’azione che noi stiamo cercando di portare avanti. L’Agenzia può essere un
elemento che potrà rientrare all’interno di questa attività. Insomma, io penso e concludo che,
interrogativo, quale nuovo welfare dobbiamo costruire, quale metodo di lavoro, la verifica sui
servizi, quali sono le buone prassi che oggi ci sono, questa è una scommessa ulteriore da
vincere all’interno di un nuovo processo della responsabilità individuale e collettiva, perché
noi oggi sappiamo che c’è un nuovo protagonismo individuale che deve crescere ma non deve
essere quello che c’è stato fino a ieri, cioè l’esaltazione della singola municipalità, della
singola realtà, anzi, quella si esalta all’interno di una nuova responsabilità collettiva che
titubiamo sempre di più a acquisire. Questo lo dico fino alla noia! Chi ha avuto la possibilità
di ascoltarmi in altre occasioni lo sa benissimo, lo dirò fino alla noia, perché noi abbiamo non
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 18
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” solo l’esigenza e non solo è un segnale di opportunità, ma abbiamo l’obbligo di stringere patti
in modo sinergico tra le istituzioni e il territorio sempre più forti nell’ambito di una nuova
politica di welfare che stiamo costruendo, quindi una nuova responsabilità collettiva che deve
appartenere sempre di più a noi stessi. Questo non significa che non c’è, ma dobbiamo cercare
soprattutto di avere anche nelle singole realtà, dove andiamo ad operare, questo tipo di
approccio culturale importante. Io con questo vi ringrazio anche per questa nutrita
partecipazione e penso che questa seduta, questo momento plenario, non solo potrà vedere,
nei diversi moduli, la partecipazione delle singole esperienze dei funzionari della P.A., delle
AUSL e quant’altro, ma potrà sicuramente vedere anche la riproposizione di questi modelli,
anche realtà territoriali diverse, ma anche allo stesso tempo la raccolta seria del contributo che
può segnare il percorso ulteriore che insieme dovremmo continuare a fare. Grazie e buona
giornata a tutti.
AVV. ALESSANDRO NOCCO, moderatore
Grazie all’Assessore Capone che ci ha dato un po’ il La di questo percorso, di questo processo
che stiamo avviando. L’imperativo in qualche modo è, se volessimo sintetizzare, in questo
momento delicato di transizione guardare in alto e guardare lontano. Sono due processi
faticosi: guardare in alto c’è poca abitudine a farlo, guardare lontano a volte si è miopi e non
ci si riesce e bisogna quantomeno dotarsi della necessaria attrezzatura. Guardare lontano in
questo momento significa capire che la vicenda welfare non è solo la vicenda piani di zona.
Non è solo il piano di zona, ossia il pezzo di carta approvato dalla regione. La vicenda welfare
è la scommessa della trasformazione dei nostri sistemi territoriali in sistemi integrati di
servizi, una trasformazione che ha da venire, una trasformazione che richiede tempo, sforzi e
l’impegno di tutti.
Anche oggi tutti i convenuti stanno arrivando, non tutti tempestivamente, ma stanno arrivando
tutti, e gli assessori alle Politiche Sociali che numerosissimi sono in sala, i rappresentanti delle
due direzioni generali della AUSL Le1 e AUSL Le2, che sono già qui in sala, i dirigenti di
distretto socio - sanitario, ne vedo diversi, sia della Le2 che Le1, e li ringrazio anche per la
loro attenzione e sensibilità, perché una delle grandi sfide di questi nuovi sistemi, tutta ancora
da scoprire e da inventare, è la famosa integrazione socio - sanitaria di cui tutti parlano ma
pochissimi sanno, nel senso che ancora non si sa quale sarà il destino, quale sarà la
prospettiva, quali sono le risorse. E’ tutto un percorso in fase di sviluppo. Come pure, mi
preme salutare e ringraziare i rappresentanti delle organizzazioni sindacali che sono in sala, e
che con grande premura hanno seguito e stanno seguendo la evoluzione dei piani di zona, e la
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 19
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” direzione della Fondazione Bartolo Loco di Francavilla che è il segno che evidentemente
questo Grande Salento sta raggiungendoci e sta pervadendo non solo questa sala ma anche le
dimensioni più estese di questo territorio. La parola all’Assessore alle Politiche Sociali della
Provincia di Brindisi, Ada Spina che ringrazio in modo particolare. Con Ada abbiamo
l’opportunità di collaborare e di condividere esperienze forti sul territorio. La Provincia di
Brindisi sta cercando di rilanciare complessivamente le politiche sociali, con grande fatica,
perché l’eredità e l’esperienza non sono state straordinarie e bisogna dare atto e merito
all’Assessore Spina che con il coraggio che contraddistingue lei, in particolare e le donne alla
guida degli Assessorati, sta sforzandosi di dare una scossa al territorio brindisino. La parola
ad Ada Spina.
DOTT.SA ADA SPINA, Assessore alle Politiche Sociali – Provincia di Brindisi
Grazie, Alessandro. Io ringrazio Alessandro, Salvatore Capone e tutta la Presidenza che saluto
caramente. Presento una delegazione - e questo mi fa molto piacere - della Provincia di
Brindisi, in particolare la dirigente dei servizi sociali del Comune di Latiano e la dirigente dei
servizi sociali del Comune di Mesagne, quindi una rappresentanza dell’ambito di Mesagne,
una degna rappresentanza. Io li saluto caramente, anche perché mi sono permessa di estendere
l’invito, che Salvatore Capone aveva fatto alla Provincia di Brindisi, anche a tutti gli ambiti
territoriali - non sono tanti, sono solo quattro e rispetto al vostro territorio che è composto,
diceva Salvatore, da 97 comuni, da dieci ambiti territoriali, quindi capisco quanta difficoltà,
quanto lavoro, quanti sforzi ha dovuto fare per elaborare, per supportare, per pianificare il
lavoro nei vari ambiti territoriali. Per quanto riguarda la Provincia di Brindisi, diciamo che è
stato un lavoro abbastanza più semplice. La mia esperienza di Assessore alle Politiche Sociali
ha avuto inizio con la fase più suggestiva per questo settore, e precisamente la prima fase di
attuazione del piano regionale delle politiche sociali. In questa fase, che ho vissuto
direttamente, pur in presenza di una legge regionale, la 17 che appariva migliorabile, e dei
confini entro i quali erano definite le competenze e i poteri della Provincia - diceva il collega
Salvatore Capone, sostanzialmente di coordinamento, promozione, programmazione
territoriale e di supporto, anche, al lavoro degli ambiti - appariva del tutto evidente
l’opportunità e l’urgenza di avviare una progettazione dei servizi che avesse, secondo il mio
semplice punto di vista, dei segni distintivi, ad esempio io ho verificato: era urgente avviare
un primo articolato, ma soprattutto democratico, disegno generale di costruzione, in tutto il
territorio, di una rete di servizi alla altezza delle aspettative delle popolazioni pugliesi,
qualcuno diceva prima di me “in particolare in direzione della povera gente”. Avevo una
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 20
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” nuova percezione - così come è accaduto - delle risorse complessive degli Enti, della Regione,
della Provincia e dei Comuni. E poi, introdurre l’ultimo elemento, introdurre elementi di
novità, di innovatività su aspetti particolari, essenziali della progettazione dei servizi. Tutto il
lavoro, che è stato compiuto, è stato rivolto in particolar modo, ad esempio, alla definizione
degli standard minimi di servizi in materia di famiglia, minori, diversamente abili e anziani,
alla individuazione di modelli di governo dei servizi, delle procedure amministrative, di
modelli ed esperienze - si diceva - di gestione associata dei servizi, di organizzazione ed
offerta - esperimento che abbiamo fatto - dei cosiddetti servizi sovra ambito e di ricostruzione
- io credo questo elemento forse più importante - di rapporto con il terzo settore. L’azione
degli attori istituzionali è stata finalizzata ad affrontare bisogni, anche i bisogni che
riguardano la innovazione della P.A. Sono bisogni, secondo il mio punto di vista, mai
esplorati e dalla introduzione di elementi di novità - dicevo prima - di innovazione nella
elaborazione dei vari servizi: dalla creazione degli sportelli per gli immigrati, alla creazione
dei segretariati sociali e a nuovi strumenti strategici; dalla istituzione degli osservatori
provinciali dei servizi sociali o dell’immigrazione, alla creazione della porta unica di accesso
in tutti e quattro gli ambiti territoriali. Su questa direttrice, abbiamo impegnato i complessivi
sforzi delle istituzioni locali del territorio brindisino, ma anche - come dicevo prima - delle
istituzioni private, terzo settore ed impresa sociale, avviando, innanzitutto, una capillare
consultazione ed un esteso confronto sui contenuti della prima parte dei piani di zona,
attraverso anche la istituzione di tavoli tematici per arrivare anche alla istituzione in ogni
ambito dei forum di ambito. Sul fronte, poi, del rapporto fra gli enti pubblici, questa fase di
elaborazione, per quanto riguarda la provincia di Brindisi, ha prodotto, non senza difficoltà,
tra le quali una delle difficoltà riscontrate, la esaltazione della propria municipalità del
proprio territorio, ha prodotto l’elaborazione di un modello strategico di rapporto
interistituzionale tra i vari ambiti, sia tra l’amministrazione provinciale e i comuni, sia tra la
Provincia e la AUSL. E’ indubbio che questa fase ha prodotto risultati importanti: per
esempio, l’elaborazione sistematica della rete integrata di bisogni e servizi, un forte
miglioramento della capacità di dialogo fra tutte le istituzioni locali e l’elevamento del terzo
settore, che finora era stato considerato quasi come una controparte rivendicativa anche nei
riguardi degli enti locali, ad un interlocutore strategico, anzi, partner della rete pubblica. Allo
stato delle cose nella nostra Provincia, non è possibile un quadro di insieme generale,
trovandoci nella condizione di operatività solo per due piani di zona - mi riferisco a Mesagne
e Fasano - e ancora oggi siamo in attesa della formale approvazione, per quanto riguarda
l’ambito di Brindisi e l’ambito di Francavilla Fontana. Tuttavia, posso dire che il tratto
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 21
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” distintivo comune - proprio perché il collega Salvatore mi ha chiesto di parlare della
esperienza della Provincia di Brindisi - dei piani di zona è la realizzazione di servizi strategici
primari, cioè tutti i piani di zona hanno destinato le loro risorse economiche a servizi in settori
strategici essenziali della P.A.: parlo della famiglia, dei minori, degli anziani, persone cioè in
estrema condizione di povertà, in estrema condizione di bisogno, o in estrema condizione di
disabilità. Le novità del nostro territorio sono costituite dall’approccio, in modo sistemico, a
tematiche di novità assoluta, quali le azioni per il contrasto alla violenza sulle donne e sui
minori, il sistema informativo dei servizi sociali, il piano di azione per la prevenzione e la
cura del maltrattamento e l’abuso dell’infanzia, il progetto provinciale di sensibilizzazione,
informazione, formazione ed orientamento per gli immigrati, con annesso laboratorio
multiculturale propedeutico alla stipula di un patto territoriale per l’immigrazione, e alla fine
anche il progetto “Dopo di noi”. Questa elaborazione è il patrimonio comune della Provincia,
che ha proposto l’elaborazione, ma è anche un patrimonio comune di tutti gli ambiti
territoriali di Brindisi, Fasano, Francavilla e Mesagne, della AUSL, delle altre componenti
istituzionali, dal CSA Miur di Brindisi, alla Prefettura, con il concorso del terzo settore, del
Volontariato a Croce Rossa, etc. Per liberare tutte le potenzialità di questo lavoro d’assieme,
espresso già nella prima fase, è utile giungere in tempi brevi a una sostanziale omogeneità
territoriale, avviando a finanziamento - ecco perché speravo che fosse qui presente oggi
l’Assessore regionale Elena Gentile, volevo lanciare questo messaggio - perché, dicevo prima,
dobbiamo omogeneizzare gli interventi sul territorio, quindi giungere, in tempi brevi, a una
omogeneità ma anche a finanziamenti per tutti i piani di zona, non ancora finanziati, pensate,
e anche la rapida attuazione dei contenuti del disegno di legge approvato il 6 febbraio dalla
giunta regionale. Ciò consentirebbe la conclusione della prima fase, e aprirebbe finalmente,
già avviata questa nuova frontiera in due ambiti territoriali, quella della progettazione di
dettaglio, cioè di progetti per area, il quadro finanziario e altri progetti comunali.
L’innovazione vera della nostra azione complessiva, che riguarda certamente non soltanto la
Provincia di Brindisi, ma anche le altre province, e non solo quelle del Grande Salento, sarà
quella di assegnare alle province, ai coordinamenti, al terzo settore, all’impresa sociale, alle
AUSL il carico di misurarsi con i temi della qualità dei servizi e della responsabilità - diceva
Salvatore Capone - dell’ente locale, dell’azione proprio dell’ente locale di regolamentazione,
dell’accreditamento e della qualità dell’impresa sociale, temi ed azioni propedeutiche alla
formulazione veramente di una efficace politica di tutela, di sicurezza e di inclusione sociale.
Grazie.
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 22
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” AVV. ALESSANDRO NOCCO, moderatore
Ringrazio l’Assessore Spina per il suo contributo al nostro forum di avvio del nostro processo
di formazione e anche alla partnership che si sta creando tra le tre Province di Lecce, Brindisi
e Taranto. Do subito la parola all’amico Roberto Marti, Assessore alle Politiche Sociali della
Città di Lecce.
DOTT. ROBERTO MARTI, Assessore alle Politiche Sociali – Città di Lecce
Grazie, Alessandro. Buongiorno a tutti. Io porto il saluto del Sindaco On. Adriana Poli
Bortone, come Città di Lecce e Comune di Lecce. Sono onorato di rappresentare qui, oltre il
mio ambito, anche i dieci ambiti della Provincia di Lecce - un ringraziamento particolare per
questo va a Salvatore Capone perché è riuscito con grande sforzo, con grande perseveranza, a
tenere uniti dieci ambiti differenti di un territorio sicuramente molto vasto, come abbiamo
detto poc’anzi, con delle diversità sociali e con diversi modi di fare e di operare nell’ambito
dei diversi servizi sociali. Ringrazio, per la presenza, il prof. Dalla Mura, per la sua presenza
che sicuramente arricchirà e fornirà dei messaggi importanti a tutti noi e a tutti voi che
ovviamente siete quelli che operano giornalmente - gli Assessori politici vanno e vengono,
come dico sempre, ma gli operatori stanno sul territorio ad affrontare i problemi di ogni
giorno per lungo tempo -; quindi, a loro va il ringraziamento di tutti noi ché, comunque,
riescono poi a creare questi presupposti legislativi nuovi, ma che senza di loro non
riuscirebbero poi ad arrivare ad attuarli. Io do un “in bocca al lupo” alla mia collega della
Provincia di Brindisi perché ho scoperto oggi che sbarcherà a Brindisi il dott. Nocco, da
domani, scherzo Alessandro, un ringraziamento soprattutto a lui e al direttore Ciricugno. E’
evidente, ci troviamo in un percorso che, come a volte abbiamo detto, dura da più di due anni.
Sono stato nominato ai servizi sociali, che prima era a un’altra delega, sempre importante,
sempre sociale, la Pubblica istruzione, ma, passato poi ai servizi sociali nell’agosto 2004, mi
sono trovato direttamente in questo cambio di rotta violento, forte, che si stava operando già
da qualche mese nell’ambito dei servizi sociali - anche se la legge, come diceva Salvatore, era
del 2000, ma si stava da qualche mese iniziando quel percorso di innovazione. Siamo entrati,
quindi, tutti insieme in questa novità, eravamo i pionieri di questo cambiamento, con,
ovviamente, tutte le difficoltà che portava questo cambiamento, tutti gli interrogativi che
questo cambiamento ci poneva per il futuro dei nostri cittadini e concittadini che ovviamente
usufruiscono dei servizi alla persona, che sono solo oggi un po’ più chiari come servizio
centrale e delle P.A. Sono d’accordo con Salvatore e con Alessandro Nocco e con tutti gli altri
intervenuti, che questa esperienza non finisce e non inizia con i piani di zona - inizia con i
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 23
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” piani di zona, anzi, ma non finisce con essi. E’ evidente che i servizi sociali, per chi ha la
delega - qui ci sono tanti colleghi ai servizi sociali -: quando entriamo nell’ambito della giunta
comunale non sempre veniamo capiti sui problemi reali che comporta avere una delega di
questo tipo, non perché ci sia una leggerezza o superficialità, ma perché non si riesce a capire
che cosa significa “servizio alla persona” finché non si opera direttamente sul campo. Quindi,
credo che, adesso, con questo cambio, con questa novità, forte, supportati da queste riforme
legislative, pian piano nella P.A. sta arrivando la centralità dei servizi sociali, dei servizi alla
persona; pertanto, essere capito dai colleghi, dai dirigenti, dalle strutture pubbliche che i
servizi sociali significano urbanistica, quindi estensione territoriale, significa capire come si
sviluppa il territorio nei piani strategici, significa ambiente, significa pubblica istruzione,
significa tutti quegli interventi che vanno a modificare e a migliorare la qualità della vita del
cittadino, perché altrimenti rimarrebbe - come purtroppo è stato per tanti anni -
semplicemente il mero contributo che noi tutti diamo al singolo cittadino per riuscire a tirare
avanti un mese e un giorno - e qui non c’è più la possibilità, perché le P.A. hanno sempre
meno denaro. Le P.A. si devono appoggiare su delle progettualità lunghe, lungimiranti che
abbiano un’efficacia nel tempo e che quindi possano essere gestite con quelle poche risorse
in maniera molto più semplice. E’ questa la grande sfida. E’ questa la sfida che noi tutti
stiamo tentando di portare avanti. Probabilmente riusciremo a dare questo piccolo contributo
e nei prossimi anni si avranno i veri e reali frutti. Ci stiamo credendo realmente, grazie al
vostro supporto e al vostro apporto, ovviamente, potremo riuscirci più o meno bene. Concludo
questo intervento ringraziando ancora Salvatore Capone perché, indipendentemente dalle
funzioni che ciascun ente ha, e qualsiasi competenza, non è semplice mantenere uniti tanti
enti insieme e dare comunque una omogeneità di funzioni senza pensare a nessuna
colorazione politica, ma pensando realmente ai servizi di cui i cittadini hanno bisogno.
Grazie.
AVV. ALESSANDRO NOCCO, moderatore
Grazie anche a Roberto Marti, alle 97 città di questo territorio, alle 20 della Provincia di
Brindisi, le 28 della Provincia di Taranto che sono impegnate a costruire politiche di nuovo
welfare e che devono raccogliere la sfida. Io ho intravisto in sala, e voglio salutarla perché è
un ospite che spero sia sempre più consueto, l’Assessore Maria De Guido del Comune di
Mesagne, Presidente nell’ambito di Mesagne che ci ha raggiunti insieme alla dirigente. Anche
questi sono segnali di un percorso insieme che può diventare sempre più forte e condiviso in
questo territorio salentino, del Grande Salento. Questo momento era imprescindibile oggi,
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 24
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” dare avvio in modo solenne a questo processo, dare un segnale di svolta. Oggi abbiamo anche
l’impegno di entrare nel vivo dei problemi, l’ente locale protagonista del nuovo welfare. Lo
facciamo, come già introducevo all’inizio, attraverso esperti che non solo lo sono dal punto di
vista teorico, ma esperti che sono in trincea, che sono sul campo operativo da decenni e che
praticano le trasformazioni, i modelli innovativi, le forme di gestione innovative su scala
nazionale. E’ con loro che noi affronteremo l’avvio di questo percorso insieme. Lo
affronteremo in questa prima parte della giornata, poi avremo un buffet offerto dalla
provincia, a cui naturalmente siamo tutti invitati; proseguiremo nel pomeriggio fino alle prime
ore, contiamo di chiudere intorno alle 17:30, con altri interventi, con gli interventi degli
amministratori dei comuni capofila di ambito, dei rappresentanti della AUSL, con altre buone
prassi - avremo una ottima prassi - da Pesaro avremo esperienze importanti di cui discutere, e
poi le conclusioni del prof. Dalla Mura che tirerà le somme, ma soprattutto rilancerà prima del
prossimo appuntamento del 3 - 4 aprile che lo vedrà di nuovo protagonista. Allora, l’ente
locale protagonista del nuovo welfare. Affranco Dalla Mura l’arduo impegno di affrontare il
problema sinteticamente, tenuto conto il momento che stiamo vivendo qui in Puglia: abbiamo
detto, un momento di passaggio - speriamo che si tratti di un guado, cioè che tutto sommato si
possa attraversare il fiume senza correre grossi rischi, ma soprattutto che lo si riesca ad
attraversare con la coscienza che si debba guardare lontano, che si debba guardare molto al di
là del fiume, verso le montagne che si intravedono all’orizzonte. Quindi, affranco l’impegno
di affrontare questa iniziativa, con la gratitudine per averlo qui nonostante - non si può dire
nel suo caso la molteplicità degli impegni - l’infinitezza degli impegni che lo hanno visto fino
a ieri a Trieste, oggi qui, e poi nella sua Verona dove penso che anche lui debba garantire non
solo l’apporto tecnico ma anche quello politico - amministrativo. La parola al prof. Dalla
Mura.
PROF. FRANCO DALLA MURA, Professore dell’Università di Verona
Grazie Alessandro e grazie all’amministrazione provinciale di Lecce che mi ha dato questa
ulteriore possibilità di essere in questa bellissima città, che per me è una scoperta ogni volta
che ci torno. Io vorrei, intanto rassicurare, con il vecchio proverbio che “mal comune è mezzo
gaudio”, l’Assessore Capone quando prima diceva che in questi territori la legge 328 e il
piano di zona sono ancora una aspirazione, e che invece in altre zone del nostro paese i piani
di zona sono diventati, da molto tempo, uno strumento operativamente efficace. Beh, qualche
differenza, sicuramente, tra territorio e territorio è innegabile. Io vi porto, però, la mia
esperienza recente nel mio comune, e vi posso assicurare che il piano di zona, c’è - anzi i
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 25
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” piani di zona ci sono stati - perché siamo ormai alla fine del secondo piano di zona. Nel
Veneto, la legge che li ha istituiti risale al 1996, e quindi quattro anni prima della 328, ma è
anche vero che la mia esperienza è stata sconcertante nel vedere che la progettualità concreta
sta viaggiando in modo parallelo, e in buona parte non collegato, con la progettualità che è
compresa, che è stata inserita nel piano di zona. Siamo ormai alla fine del triennio di validità
del secondo piano di zona, che è scaduto il 31 dicembre 2005, ma, ahimè, i numerosissimi
progetti che sono contenuti nel piano di zona si sono realizzati in piccola parte e soprattutto si
sono realizzati - direi quasi - nonostante l’esistenza del piano di zona. Dunque, dobbiamo
stare molto attenti a non confondere le cose dette con le cose fatte. Anche nella mia regione,
siamo molto lontani da una effettiva applicazione delle leggi di riforma che la stessa regione
Veneto ha portato avanti, addirittura prima della legge quadro nazionale. Ciò doverosamente
premesso, mi trovo ad affrontare lo specifico tema che oggi mi è stato affidato e che ha per
titolo “Le forme di gestione dei servizi alla persona”, e comincerò ad affrontare questo tema
con quasi una provocazione, affermando che è impossibile affrontare direttamente questo
argomento. La tentazione sarebbe certamente quella di cominciare a parlare di ciò che la legge
dice a proposito delle modalità per la gestione dei servizi pubblici locali e sarebbe anche
relativamente facile citando alcune recenti sentenze della giurisprudenza amministrativa del
nostro paese, citando alcune decisioni della Corte di Giustizia della Comunità Europea.
Tuttavia, questo approccio diretto al tema della modalità di gestione dei servizi sociali, ci
porterebbe fuori strada e cercherò quindi di far tesoro di una osservazione fatta dall’avvocato
Nocco poco fa quando - spero di non citare in modo non corretto quello che diceva
Alessandro - quando diceva che occorre “guardare alto e lontano”. Occorre guardare alto e
lontano non tanto, e non solo, perché così deve essere l’azione amministrativa, e ancor prima
di questa devono essere le scelte politiche, ma anche perché da un punto di vista anche
strettamente amministrativo e giuridico è difficile parlare di gestione se non si fa un passo
indietro, un passo indietro che cercherò di fare evidenziando quattro grandi contraddizioni che
stanno caratterizzando questo particolare momento che, giustamente, gli interventi degli
Assessori che mi hanno preceduto, hanno definito, da diversi punti di vista, come un
momento di importanti cambiamenti, cambiamenti di tipo politico, cambiamenti a livello
economico, cambiamenti culturali, cambiamenti, direi, soprattutto normativi etc.; ma questo
momento di grande cambiamento è - come dicevo poc’anzi - caratterizzato da gravi
contraddizioni. La prima contraddizione: l’accresciuta consapevolezza della necessità di una
prospettiva solidale, accompagnata però da un sempre più accentuato individualismo e da una
sempre più accentuata competizione. La seconda contraddizione: roboanti dichiarazioni di
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Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” impegno sociale, accompagnate però da una sempre più grave mancanza di un effettivo
riconoscimento di quei diritti civili e sociali di cui si occupa in particolare il nuovo art. 117
della Costituzione dove si parla di livelli essenziali. La terza contraddizione: un approccio
sempre più onesto, almeno dal punto di vista culturale, ai grandi temi del benessere e della
povertà, dell’ambiente e delle risorse, della qualità della vita, ma, ahimè, una disarmante
mancanza di scelte coerenti con la visione dei problemi. La quarta contraddizione: molta
attenzione per la qualità. E’ stato ricordato anche nell’intervento introduttivo: si parla sempre
più spesso di carte di servizi, si parla sempre più spesso di partecipazione degli utenti alla
valutazione della qualità dei servizi, ma questa accresciuta attenzione per la qualità è
accompagnata molto spesso da un reale scadimento delle politiche sociali che viene
sapientemente mimetizzato sia a livello organizzativo che a livello di comunicazione, a livello
mediatico. Quinta, penultima contraddizione: l’affanno per la ricerca di nuove risorse e
soprattutto di soluzioni avanzate, ma una scarsa consapevolezza che spesso è la stessa società
che ricerca queste nuove soluzioni avanzate, che è la responsabile dei mali a cui poi intende
rimediare. L’ultima contraddizione: il tramonto delle ideologie, una nuova consapevolezza
che non sono le formule magiche a risolvere i problemi sociali, ma ahimè, il tramonto delle
ideologie sempre più spesso si accompagna con il tramonto delle idee. Insomma, ci troviamo
di fronte a una società che ha bisogni crescenti, ma che si trova di fronte a risorse sempre più
insufficienti, per rispondere ai bisogni. Mi viene in mente il risultato di una ricerca, che è stata
fatta un paio di mesi fa nel mio Comune dal Sindacato CGIL, sul fenomeno “badanti”, e da
questa ricerca è emerso che la spesa dei cittadini veronesi per le badanti è di più di quanto
siano, nel loro complesso, gli stanziamenti del Comune di Verona per le politiche sociali,
intese dal punto di vista socio - assistenziale. Per dare una idea della entità del fenomeno, vi
dirò che il bilancio del sociale allargato del Comune di Verona, quindi compresi gli interventi
per l’istruzione, la scuola, quest’anno, 2006, è di 47 milioni di euro. Il bilancio del sociale
inteso come socio - assistenziale è di circa 31 milioni di euro. La spesa delle famiglie veronesi
per le badanti, che emerge da questa ricerca condotta dal sindacato, è addirittura superiore alla
spesa per i servizi sociali dell’intero comune di Verona. Questi dati non possono non far
pensare. In effetti, l’approccio tradizionale, che sostanzialmente parte dai servizi e dagli
interventi, e che è mirato al miglioramento della loro qualità e alla ricerca di risorse
aggiuntive da destinare alla produzione e all’acquisto di servizio di interventi sociali,
l’approccio tradizionale evidentemente non funziona più, perché è ampiamente dimostrato
come il reale bisogno di intervento di servizio sociale della comunità sia in fase di
velocissima crescita, mentre invece la possibilità di reperire risorse aggiuntive è
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 27
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” assolutamente quasi nulla. Nel mio caso, il bilancio del 2006 è identico al bilancio del 2005.
Riuscire a conservare gli stanziamenti esistenti per il nuovo bilancio è stata un’impresa di non
poco conto. Dunque, che fare? E’ chiaro che a fronte di un mondo che ha sempre più bisogno,
e a un mondo che si interroga sulle risorse da destinare alla soddisfazione di questi bisogni, la
risposta può essere una sola, ed è costituita dalla valorizzazione della cittadinanza attiva, che
ormai è, da un punto di vista culturale, elemento presente ovunque nella cultura sociale,
presente anche nella legislazione. Io questa mattina, prima di venire qui, mi sono divertito a
sfogliare questo vostro ottimo disegno di legge, che è stato approvato dalla giunta regionale
pugliese il 6 o il 7 febbraio, e mi sono divertito a trovare all’interno di questo testo i punti
dove questo concetto di cittadinanza attiva e dove questa necessità di valorizzarla sono
maggiormente evidenziati. L’ho fatto anche leggendo un altro documento molto interessante
che si intitola “Definizione del documento strategico della Regione Puglia per il periodo
2007–2013”, che si riferisce alla prima fase, cioè l’attività preparatoria. Anche in questo
documento molto importante sia nella parte in cui vengono rilevate le carenze del sistema
attuale, sia nella parte in cui vengono avanzate proposte di cambiamento, anche in questo
documento i concetti che ho appena espresso sono ben evidenziati. Quindi ciò che manca non
è la consapevolezza del problema, della necessità di attivare percorsi di cittadinanza attiva. Il
vero problema consiste nel fatto che non si va al di là di questa consapevolezza, al di là di
questa affermazione. In sostanza, da questi concetti si salta direttamente al tema, che è quello
che poi mi è stato affidato, che è costituito dalle modalità di gestione dei servizi. In realtà, tra
la gestione e il bisogno, in realtà, tra la risposta al bisogno e la gestione dei servizi vi è uno
spazio inevitabilmente presente, in cui però la responsabilità istituzionale ben raramente ha il
coraggio e la capacità di addentrarsi. Il più delle volte, i singoli cittadini e le famiglie sono
lasciati soli di fronte a questi problemi. Dunque, un approccio al tema “la gestione dei servizi”
che ignori questo elemento fondamentale, a mio modesto avviso, ci porterebbe ampiamente
fuori strada. In realtà, questo spazio altro non è che lo spazio della sussidiarietà - tema che
oggi non affrontiamo direttamente - altro non è che quel richiamo che il nuovo art. 118 della
Costituzione al 3° comma fa circa questa nuova funzione pubblica che potrebbe essere
denominata come la funzione delle funzioni, la necessità, il dovere delle istituzioni pubbliche,
il dovere della Repubblica di “favorire le autonome dei cittadini e delle loro formazioni
sociali, per attività di interesse generale”, cioè favorire quell’impegno civile dei singoli
cittadini e delle formazioni sociali che vada nella stessa direzione verso cui le funzioni
istituzionali per norma di legge debbono andare, cioè la risposta ai bisogni di intervento
sociale della comunità. Come dicevo prima, la vostra nuova legge regionale che prende il
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 28
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” posto della 17 e il documento strategico evidenziano con una certa attenzione questo impegno
diverso e nuovo delle P.A. Vero è che, allora, il tema delle modalità di gestione dei servizi
sociali va visto in una prospettiva peculiare, cioè va visto come il momento finale
dell’espressione della funzione sociale pubblica, funzione sociale che significa doveroso
impegno delle istituzioni, funzione sociale che non si esprime soltanto attraverso la gestione
dei servizi. Dunque, la domanda “quali modalità di gestione ci proponiamo di scegliere per il
nostro territorio”, questa domanda va posta dopo che l’ente locale si sia posto una domanda
più ampia, una domanda fondamentale che è quella “come esercitare la funzione sociale”? E
veniamo, dopo questa lunga premessa, al dunque. Quali sono oggi le modalità previste dalla
legge per la gestione dei servizi sociali? Dovremmo innanzitutto chiarire che il problema si
pone su due fronti, si pone in quanto tale e si pone nella prospettiva della gestione associata
dei servizi - ma di questo ci parlerà poi il dott. Milanese. Io mi limito ad affrontare il tema
delle modalità di gestione da un punto di vista generale. La prima domanda da porci è: la
qualificazione corretta da dare ai servizi sociali. Questo perché il nostro ordinamento, il Testo
Unico sull’ordinamento degli enti locali, distingue due situazioni, due tipi di servizi pubblici
locali: distingue i servizi con rilevanza economica dai servizi privi di rilevanza economica; e
quindi è fondamentale per poter capire quale siano le modalità di gestione previste
dall’ordinamento, qualificare i nostro servizi in questo senso. I servizi sociali hanno o non
hanno rilevanza economica? E questa domanda, che è fondamentale, è una domanda assai
insidiosa, perché la risposta che verrebbe spontaneo dare a questa domanda sarebbe quello
che i servizi sociali il più delle volte non avrebbero rilevanza economica. Per quale motivo?
Perché i servizi sociali vengono quasi sempre, se non sempre, dati dall’ente pubblico a
condizioni sociali, nel senso che il cittadino, ben raramente, paga per i servizi sociali il prezzo
di mercato. Dunque, i servizi sociali non dovrebbero essere considerati servizi con rilevanza
economica. Questa affermazione, che pure ha una sua logica, è stata però contraddetta prima
di tutto dalla Commissione Europea e, recentemente, è stata contraddetta anche dalla
giurisprudenza nazionale. La Commissione Europea ci propone un particolare concetto di
rilevanza economica. Per la Commissione Europea, ha rilevanza economica un servizio
quando questo servizio ha un mercato e precisa la Commissione Europea che può trattarsi di
un mercato al consumo - e in questo caso i servizi sociali non avrebbero il più delle volte
rilevanza economica - ma può trattarsi anche di un mercato a monte, cioè di un mercato su cui
gli enti locali, pubblici si procurano quel servizio da distribuire ai cittadini, o procurano, a
particolari condizioni, il servizio che gli stessi produttori direttamente distribuiscono ai
cittadini. Secondo la Commissione Europea, i servizi sociali, purché presenti sul mercato -
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 29
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” non importa se a monte o a valle dell’ente pubblico - hanno rilevanza economica. Questa
impostazione, questo pensiero della Commissione Europea è stato recentemente fatto proprio
anche dal giudice amministrativo nazionale. C’è una interessante e recente sentenza del TAR
Cagliari che, a proposito proprio dell’affidamento di servizi sociali - mi pare che nel caso si
trattasse di servizi di assistenza domiciliare e di centri diurni per minori - proprio in un caso di
affidamento di servizi sociali dice: “I servizi sociali hanno rilevanza economica”. Dunque, se
questo è vero - e lo è per la stragrande maggioranza dei nostri servizi - è nell’art. 113 del
Testo Unico che noi dobbiamo trovare la risposta alla domanda “quali modalità di gestione
per i servizi sociali?” L’art 113 propone, in sostanza, tre modelli gestionali: un modello
gestionale è costituito dall’affidamento del servizio a soggetti terzi; un secondo modello
riguarda l’affidamento a soggetti privati, a condizione che i soci privati siano stai scelti sulla
base di procedura di evidenza pubblica, il terzo modello è costituito dalla cosiddetta “gestione
in house”, dalla “gestione in casa”, nel senso che l’Ente Pubblico si avvale di un soggetto
giuridico che solo formalmente è diverso da sé, ma che in realtà ne rappresenta una sorta di
articolazione organizzativa, ad esempio, l’azienda speciale appartiene a questo tipo di
situazione, una società interamente in mano pubblica appartiene a questo tipo di situazione, a
condizione che l’Ente pubblico sia in grado di influire in modo penetrante sulle scelte di
questo soggetto terzo e a condizione che questo soggetto formalmente terzo svolga la maggior
parte della propria attività favore dell’Ente Pubblico. Se tutte queste condizioni si realizzano,
per la logica comunitaria si tratta della “gestione in casa” e quindi di uno dei modelli
praticabili per la gestione dei servizi pubblici locali aventi rilevanza economica e dunque
anche dei Servizi Sociali. Ci sono, però, due precisazioni che devono essere fatte: il secondo
modello gestionale, che è costituito dall’affidamento ad una società mista, è stato messo in
crisi dalla giurisprudenza comunitaria che afferma che laddove in questo soggetto giuridico
sia presente il socio privato, anche se attraverso una partecipazione minoritaria, basta la
presenza anche di un solo socio privato per impedire all’Ente Pubblico l’affidamento diretto
ella gestione di un servizio pubblico locale, a questo indirizzo giurisprudenziale comunitario
si è opposto per parecchio tempo il nostro Consiglio di Stato, affermando che sarebbe stato
privo di significato decidere che vi fosse anche questa modalità gestionale nel nostro
Parlamento, se poi la società mista avesse dovuto concorrere insieme ad altre società private
per l’assegnazione del servizio. Questa posizione di difesa del Consiglio di Stato è stata
gradualmente abbandonata e l’ultima sentenza afferma che, soltanto se la partecipazione
privata è assolutamente trascurabile, nel caso preso in esame i privati avevano soltanto l’1%
del capitale sociale, soltanto se la partecipazione privata è largamente trascurabile è legittimo
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 30
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” che l’Ente Pubblio affidi direttamente la gestione di servizi pubblici locali alla società mista,
se la presenza del privato è qualcosa di più che simbolica, a quel punto la società mista alla
scadenza del contratto dei servizi in corso, dovrà partecipare ad una gara per vedere se
affidare nuovamente la gestione del servizio pubblico locale. Dunque, l’avvenire delle società
miste è quanto mai incerto sembrerebbe prospettarsi una situazione in cui rimangono due
scelte: o la “gestione in casa”, attraverso aziende speciali anche di tipo consortile, di cui
certamente ci parlerà il dott. Milanese, oppure attraverso l’affidamento a terzi a mezzo di
procedure ad evidenza pubblica. Vedo di avviarmi alla conclusione con una ulteriore
riflessione. Che cosa vuol dire “affidamento a terzi”? qual è la natura del contratto di servizio
che lega il terzo a cui viene affidata la gestione di un servizio sociale? Nel nostro settore si
parla spesso di “convenzioni tra la Pubblica Amministrazione e i soggetti no profit, in modo
particolare le cooperative sociali, ma la parola convenzione non ha un significato ben preciso.
Qual è la natura giuridica di queste convenzioni attraverso cui l’Ente Locale affida ad una
cooperativa sociale la gestione di un servizio in cambio di un corrispettivo? La legge ci aiuta a
capire quale dovrebbe essere la natura del rapporto nel momento in cui ci dice, art. 113 del
TU, che l’oggetto dell’affidamento è costituito dalla titolarità del servizio. Dunque, ai sensi
dell’art. 113, laddove l’ente locale non preferisca non gestire il servizio attraverso una azienda
speciale anche di tipo consortile, dovrà affidare la titolarità del servizio ad un soggetto diverso
da quello e dunque la natura di questo affidamento gestionale non può essere ricondotta
all’appalto di servizi, bensì alla concessione del servizio, attraverso la quale la titolarità non
appartiene all’ente concedente, ma all’ente concessionario. Si tratta, nel caso della
concessione, di un soggetto che gestisce in nome proprio ma per conto dell’amministrazione
titolare della funzione un servizio pubblico locale. Molte sono le cose che potremmo dire a
proposito della concessione del servizio, ma certamente andremmo aldilà di quello che è lo
scopo del mio breve intervento. Basti soltanto ricordare come la concessione del servizio offra
alla Amministrazione concedente strumenti di ingerenza, di controllo e di indirizzo sul
soggetto concessionario ben più importanti di quelli che avrebbe a propria disposizione nel
caso dell’appalto di servizi. Quindi non è affatto vero che con la concessione
l’Amministrazione si privi dei propri poteri, è vero invece l’esatto contrario: attraverso la
concessione e non attraverso l’appalto l’Amministrazione si garantisce un potere di ingerenza
e di controllo nel confronto del concessionario. Un’ultima nota: il concetto di accreditamento
che se opportunamente mutuato da quello configurato nel sistema dei servizi sanitari, anche
nel sociale dovrebbe essere riportato al rapporto concessorio, questo ce lo dice la Corte di
Cassazione a sezioni unite: l’accreditamento nella sanità e nel socio-sanitairo non è altro che
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 31
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” una concessione di servizi pubblici. Chiudo ponendo un’ultima questione, quella delle
procedure. Come individuare il soggetto concessionario? A questo punto ci aiuta la normativa
e la giurisprudenza comunitaria. Anche l’ultima Direttiva Comunitaria n. 18 del 2004 che è
entrata in vigore nelle parti in cui possa essere considerata self executing, all’inizio dello
scorso mese di febbraio, ma che comunque entrerà in vigore per gli appalti superiori alla
soglia comunitaria dopo il 24 marzo, quando il Consiglio dei Ministri licenzierà il testo del
nuovo Codice degli Appalti, anche la nuova Direttiva Comunitaria conserva la distinzione tra
“concessioni di servizi” e “appalti di servizi” e dunque vale ancora il principio per cui
l’individuazione del soggetto concessionario non è sottoposta alla procedura
dell’individuazione dell’appaltatore di sevizi. Nonostante questo, è stato ripetutamente
chiarito, che in ogni caso la Pubblica Amministrazione concedente, nella scelta del
concessionario, è comunque tenuta a rispettare il principio della evidenza pubblica, procedure
che siano guidate dai principi di trasparenza e par condicio e guidate da regole predefinite e
predichiarate in modo trasparente dall’Amministrazione. Ho cercato di delineare un quadro
sommario delle modalità per la gestione dei Servizi Sociali intesi come servizi pubblici locali
aventi rilevanza economica, gestione che si riduce a due modalità: affidamento della titolarità
attraverso procedimenti ad evidenza pubblica o all’affidamento a soggetti giuridici diversi
dall’Ente Locale, ma che comunque siano considerati una sua emanazione, e tali sono le
aziende speciali e i consorzi di cui adesso ci parlerà il dott. Milanese. Vi ringrazio per
l’attenzione.
AVV. ALESSANDRO NOCCO, moderatore
Grazie al prof. Dalla Mura per il suo intervento, io intanto invito il prof. Stefano Fabbiano,
assessore alle politiche sociali della Provincia di Taranto a raggiungerci al tavolo della
Presidenza, ringraziandolo per essere qui con noi. Grazie al prof. Dalla Mura non solo per
averci introdotti al tema della gestione dei servizi, ma per averci richiamato un percorso
ineludibile, quello della valorizzazione della cittadinanza attiva. Il prof. Dalla Mura, nel suo
intervento, ha richiamato inequivocabilmente come, a fronte di bisogni sempre più vasti,
come il caso delle badanti, per richiamare l’esempio veronese, vi sono risorse sempre più
insufficienti. Allora la grande sfida che è contenuta nei nuovi sistemi locali di welfare, non è
tanto solo il Piano di Zona, la definizione del Piano o l’utilizzo di risorse che potrebbero
sembrare, ma a volte non lo sono, aggiuntive rispetto al passato, ma la grande sfida risiede
proprio nella capacità, nella volontà e nella chiarezza di coinvolgere i soggetti attivi del
territorio, i cittadini, le famiglie, le associazioni, perché in questa capacità è insita la
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 32
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” potenzialità di sviluppo del territorio. In un momento di risorse scarse e insufficienti, la chiave
di volta è attivare e promuovere partecipazione attiva, partnership innumerevoli, un
moltiplicarsi di piccole grandi risorse che sul territorio già esistono, ma operano isolatamente,
disgiuntamente, senza alcuna forma di rete o di regia vera e propria. Questa è una sfida
straordinaria. Quando nei mesi scorsi, ma ancora oggi abbiamo insistito sull’esigenza della
cosiddetta “concertazione”, del confronto e dell’inclusione, sull’esigenza di realizzare sistemi
che vedano protagonisti gli Enti Locali che condividono la funzione sociale con la
cittadinanza, lo abbiamo detto non perché fosse scritto nella legge, o fosse previsto dal Piano
Regionale, ma perché eravamo convinti che fosse questo l’unico percorso possibile in un
momento di transizione, qual è quello che viviamo e in un momento in cui, all’estendersi dei
bisogni corrispondono insufficienti risorse. Questa è la grande sfida: avere la capacità di
chiamare a partecipare. In questo ultimo periodo, l’Agenzia Enti Locali, tra l’altro, sta
realizzando anche un corso di formazione trasversale sulla progettazione partecipata, che per
la verità non ha avuto moltissime adesioni, probabilmente perché ancora non abbiamo
compreso l’importanza della progettazione partecipata, l’importanza dei progetti di
inclusione, che non sono quelle situazioni per cui li abbiamo sentiti, ci siamo fatta una
chiacchierata, li abbiamo invitati, risulta al verbale, la partita è chiusa. Che accomodano le
carte, perché non è una questione di carte, forse per molti è una questione di carte. E’ una
questione di cambiamento, di sopravvivenza, di rilancio e di sviluppo di un territorio pur in
presenza di risorse finanziarie sempre più scarse. L’assessore Capone prima ricordava la
necessità di coinvolgere il mondo dell’impresa, dell’economia, del profit per incrementare
sviluppo; Franco Dalla Mura ci dice: Coinvolgiamo i cittadini nell’incrementare sviluppo!
Rendiamoli partecipi del loro sviluppo! Quanto più riusciremo a far questo, anche se non ci
siamo abituati, perché l’individualismo va sempre più ad incrementarsi… ma se coinvolgiamo
i cittadini, rendiamoli anch’essi protagonisti, perché è l’unica strada in questo momento
storico in cui le risorse si riducono esponenzialmente. E’ vero, qui in Puglia avremo
l’opportunità ancora dei POR 2007-2013 e la Giunta Regionale ha fatto la scelta importante di
dedicare alcuni interventi, nell’ambito di quei POR, proprio all’inclusione sociale, su questo
le Province stanno lavorando con la Regione per costruire percorsi, e non è un caso che questa
prospettiva gli Assessori delle Province di Lecce, Brindisi e Taranto guardino ad un’area più
vasta del loro territorio di riferimento, guardino all’area jonico-salentina come prospettiva di
rilancio e di sviluppo delle politiche di welfare. Quindi grazie a Franco per questo intervento
introduttivo, ma che ci richiama alle radici dei sistemi di welfare, senza le quali non
riusciremo ad andare lontano. Io vorrei dare l’opportunità anche di qualche intervento, se
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 33
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” intanto preparate degli interventi, prima di dare la parola al dott. Milanese, io proporrei un
piccolo confronto in sala e nel frattempo, oltre a dare il benvenuto a Stefano Fabbiano, ho
annunciato già, Assessore, che nei prossimi giorni a Taranto presenteremo questo documento
unitario integrato dei tre assessorati dell’area jonico-salentina, sarà anche questa una tappa
importante, nel frattempo si sta già lavorando e una tappa propedeutica anche verso quel
primo traguardo del Documento Programmatorio Generale è anche questo momento leccese,
in cui ci si incontra, si riflette, si avvia un processo formativo che potrebbe, come è già
accaduto, essere messo a servizio dell’area jonico-salentina e di tutti gli Enti Locali del nostro
Grande Salento. La parola all’assessore Stefano Fabbiano.
DOTT. STEFANO FABBIANO, Assessore politiche sociali – Provincia di Taranto
Inizio con un saluto a tutti voi, mi scuso per il ritardo, ma avevo detto che sarei stato presente,
perché ritengo che quest’incontro, ma soprattutto per quello che deve essere il futuro qui in
Puglia, sia fondamentale per cominciare a lavorare insieme. Tante volte ho sostenuto anche
col prof. Dalla Mura, che esiste una grossa differenza tra il Sud e il Nord, però, questa
differenza, dobbiamo avere la capacità di non allungarla sempre di più, di far sì che le
politiche vere possano cominciare a prendere corpo e sostanza, soprattutto qui al Sud, per
ridurre le distanze. Quali sono le opportunità? Io penso che le più importanti sono quelle di
cominciare a lavorare insieme, forse questo in passato è stato fatto poco nella nostra Regione.
Ebbene l’opportunità è nata soprattutto perché esistono degli Amministratori che oggi
vogliono lavorare insieme soprattutto perché lavorando insieme si possono creare queste
condizioni di sinergismo fra tutti e si possono dare delle risposte importanti. Alessandro ha
fatto riferimento ad un documento che è stato già preparato, che noi presenteremo a Taranto,
ma si può già cominciare a parlare di questo documento in modo tale che tutti si impegniamo,
non solo noi Amministratori pubblici, ma innanzitutto chi opera nel settore, perché riteniamo
importante, facendo riferimento alle differenze che dobbiamo diminuire, diminuire le persone
che in questo territorio possono essere espulse, si fa riferimento ai tanti cassintegrati che
stanno a Taranto, che prima stavano nella grande industria e che sono state espulse dal posto
di lavoro e questo significa che quando va bene a queste persone possono continuare a
prendere i 500, 700 euro. Allora, mi sapete dire quando un ex-operaio monoreddito, quando
ha i figli che se va bene vanno ancora a scuola, non parliamo dell’Università, cosa significa
per questa persona continuare a vivere con la propria famiglia? Io penso che impegno
importante di tutti noi è cominciare a dare delle risposte a questo, perché se non ci
impegniamo su questo, sicuramente nei prossimi anni tanta altra gente sarà sempre più
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 34
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” emarginata e sarà sempre più difficile per gli Amministratori del futuro dare delle risposte. Io
volevo solo fare questo esempio, penso che durante la giornata possa poi intervenire, perché
voglio tracciare un percorso di quello che può essere l’impegno che stiamo mettendo a
Taranto e che può essere utile anche nel confronto con gli altri Assessori. Abbiamo parlato di
un Osservatorio delle Politiche Sociali che a livello regionale ci deve essere finanziato, noi
riteniamo importante che per i Piani di Zona, se non c’è un Osservatorio, qualcosa che legge
la zona, come si può parlare di “piani di zona”? Bisogna ragionare invece in un’ottica che
legge il territorio e che può dare risposte al territorio. Abbiamo ipotizzato anche un 118
sociale, nel nostro territorio, mancando un punto di rete particolare, uno è costretto a
rivolgersi al 118 per tutto, anche per una persona che ha bisogno, per un ragazzo che viene
maltrattato, ecc. C’è bisogno di un punto di riferimento che non deve essere il 118 normale,
ma il 119 o il “118 sociale”. Penso che poi durante la giornata ne parleremo, in modo che
insieme, tutti possiamo continuare a lavorare per i territorio. Vi ringrazio.
AVV. ALESSANDRO NOCCO, moderatore
Credo che, anche da questo brevissimo intervento dell’assessore Fabbiani, emerga
nitidamente che non solo i tre assessorati ci credono, ma sono in partita, nel senso che si
stanno spendendo direttamente nella costruzione di questa area vasta di welfare nel territorio
jonico-salentino. Lo stanno facendo con passione, con convincimento, con tenacia e io sono
convinto che gli obiettivi ci saranno e saranno obiettivi di lunga durata, com’è promesso
anche dai POR 2007-2013. Bene, io adesso vorrei aprire lo spazio agli interventi invitandovi a
mantenere rispettoso silenzio nei confronti di chi interviene. Interventi brevi, domande chiare,
in modo che i nostri relatori possano poi rispondere, magari presentandoci e indicando l’Ente
di appartenenza, sicché diventi più agevole rispondere alle domande. C’è qualche domanda?
Prego dott. Facchini, per l’ambito di Casarano.
DOTT. ANTONIO FACCHINI, Dirigente Ufficio di Piano – Comune di Casarano
La dimensione che ha introdotto nella sua lucidissima relazione il prof. Dalla Mura che
riguarda l’accezione del mercato, comporta parametri che sono in conflitto, a mio avviso, con
il concetto stesso di solidarietà, nel senso che mercato equivale a disponibilità di risorse, a
possibilità di implementazione, di investimento, una logica che sembrerebbe conflittuale
rispetto alla missione della quale si vogliono far carico gli Enti Locali, cioè: sollecitare
sussidiarietà, responsabilità degli attori deboli nei confronti delle fasce fragili, cosa deve
significare se il detentore delle risorse non ha chiara una finalità che sia di privazione di un
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 35
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” certo tipo di ricaduta dall’investimento. Il concessionario diventa il meccanismo perfetto
nell’erogazione di un servizio che abbia standard qualitativi ineccepibili. Uno di questi
standard deve essere la capacità di raccolta delle quote a carico del destinatario, deve avere un
interesse per farlo. Quando entriamo nel mercato del sociale, come facciamo a conciliare
queste doppie esigenze? Faccio un esempio: la Provincia ha opportunamente messo in campo
un bando per concessione di microcredito per chi si trovasse in difficoltà, che è una cosa
bellissima, ma ancora una volta a me è sembrato di tornare ad un clima bismarkiano: la
protezione è rivolta a chi già è protetto. Come faccio io a sollecitare le responsabilità di una
persona esclusa dal mercato di lavoro, non in grado di motivarsi per riposizionarsi, oppure
totalmente estranea ai meccanismi culturali che la possono vedere come protagonista, primo
problema; secondo problema: il Grande Salento. Il Grande Salento può equivalere alla Grande
Italia che i politici sia di destra che di sinistra hanno ridefinito una delle sette potenze
industriali del mondo e che dovrebbe tornare ad essere protagonista in questa rincorsa al
modello di primato. Anche qui è un deficit culturale: o noi riusciamo a ripensare partendo
dalle miserrime realtà locali, miserrime nel senso di piccole, non nel senso di incapacità di
elaborare strategie; noi semmai facciamo una grande Italia che risponde ai canoni della logica
occidentale delle “sorti magnifiche e progressive” e facciamo ambiti di zona che rispondono
alla stessa dimensione di qualità Il Grande salento può diventare “grande” sulla pelle di fasce
sempre più povere e misere di esclusi. Se non riusciamo a trasmettere aiutando a diventare
protagonisti di un’inversione di tendenza nella qualità della produzione di ricchezza, il
Salento può diventare grande per i 2/3, per 4/5, ma sempre scavando ancora di più barriere
all’interno delle realtà sociali. Questo è il rischio che io, da semplice cittadino, avverto e che
vorrei che i conduttori di questa operazione di per sé molto fascinosa avessero ben presente,
perché la realtà di Casarano, del rom, dell’escluso, del tossicodipendente, che pur volendo
non riesce a trovare una ricollocazione di credibilità, continua ad essere una delle stigme che
fanno di quel tossicodipendente un carrierista dell’emarginazione.
AVV. ALESSANDRO NOCCO, moderatore
Grazie dott. Facchini, il prof. Dalla Mura sta prendendo nota. Altri interventi? Prego dott.sa
Sances, responsabile del Consultorio Familiare di Gallipoli, già Assessore alle Politiche
Sociali, impegnata con passione nella realizzazione dei servizi alla persona.
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 36
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” DOTT.SA BEATRICE SANCES, Responsabile Consultorio Familiare di Gallipoli
Buongiorno, intanto porto il saluto del mio Direttore di Distretto, il dott. Renato De Nuzzo
che oggi, per altri impegni, non può essere qua. Però questa è sta un’occasione per me molto
ghiotta, sollecitata anche dal bellissimo intervento del prof. Dalla Mura, specie quando,
Professore, Lei dice che tra il bisogno e la gestione dei servizi c’è lo spazio della sussidiarietà.
Uno dei capitoli fondamentali di questa legge, partecipando alla stesura del Piano di Zona
dell’ambito di Gallipoli, il lavoro fatto di concerto con tutte le realtà, specie quelle del terzo
settore, è stata un’esperienza molto bella, ricca di stimoli e di crescita. Il timore che io qui
pavento, è che queste forze siano poi solo consultate nelle fasi preliminari di stesura, ma non
si riesca poi a trovare il modo di renderle realmente partecipi, non solo nella fase di
progettazione, ma anche dell’attuazione. Porto anche una piccola esperienza del mio Comune,
del quale sono stata Assessore alle Politiche Sociali, come diceva il dott. Nocco, ma mi porto
dentro un grande dispiacere: ad Alezio si era avviato un Centro per gli Anziani, secondo me
seguendo lo spirito che la 328 impone, cioè partire da un bisogno reale e concreto, stimolare
la gestione attiva del terzo settore, per cui si era proprio costituita un’associazione che gestiva
questo centro, creando occasioni di incontro e di socializzazione per un anno ha lavorato, a
detta di molti, bene. Cambia l’Amministrazione e, nonostante la nuova Amministrazione
faccia parte di un ambito e quindi abbia approvato e sposato i principi con cui è stato costruito
il nostro progetto, caccia via l’associazione dicendo: “La gestisco io in prima persona!”.
Questa è una cosa che è accaduta ad Alezio, ma secondo me può accadere in tantissimi altri
Comuni e parti d’Italia. Allora il bisogno che io esprimo è quello di trovare una procedura
attraverso la quale il terzo settore e il volontariato, questa ricchezza umana, non sia trattata
secondo usi e costumi dei campanili. Spero che venga fuori una voce forte in questo senso,
anche perché nel nostro piano di zona, la parola più frequente è proprio “solitudine” e, se
riusciamo ad essere protagonisti umani e dare una risposta, perché è vero che le persone
hanno bisogno di servizi, e le Amministrazioni di risorse umane ed economiche, ma
soprattutto hanno bisogno di relazioni, costruire relazioni significative. Grazie.
AVV. ALESSANDRO NOCCO, moderatore
Grazie alla dott.ssa Beatrice Sances, anche per la concisione e la brevità. Altri interventi?
Chiede la parola don Franco Gagliano della Fondazione Bartolo Longo di Francavilla. Prego.
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 37
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” DON FRANCO GAGLIANO, Fondazione Bartolo Longo di Francavilla
Evidentemente le nuove generazioni sono cresciute, io appartengo alla vecchia, quindi faccio
parte del clero basso. Voglio ringraziare molto Alessandro perché ha insistito che venissi
anche se non faccio parte di coloro che si occupano della problematica sociale dal versante
laico, ma in merito a questo sono un po’ critico. Una mia catechista, tanti anni fa, quando
vedeva che i malati mentali venivano sull’altare diceva che facevo l’assistente sociale e
ultimamente, invece, il Direttore di Santuario, in un incontro sulla salute, ebbe a dire che non
dobbiamo confondere il sociale con la pastorale, evidentemente ho molte idee confuse da
quando pratico malati mentali, tossicodipendenti, e gente che ha bisogno. Vi ringrazio perché
mi è venuta una domanda: il territorio, i bisogni, i poveri a cui si è fatto riferimento,
interessano ancora la Chiesa (considerato che in grande parte siamo ancora in un Paese
cattolico, forse più in là dovremmo rivedere i numeri, i costumi e tutto il resto)? Siamo o no
coinvolti come Chiesa locale, nel grande disegno di cui si stanno occupando i Piani di Zona
della 328, ma anche oltre? A questa domanda, non so se può rispondere il Professore o chi
altro. Io credo che oggi forse siamo noi che abbiamo bisogno dei poveri e non più i poveri di
noi. E’ vero, Gesù disse: “Avrete sempre i poveri con voi”, ve lo ricordate? Ecco perché
permise che la Maddalena gli spalmasse i piedi con il costoso profumo, disse: “Per adesso
dovete pensar a me, poi i poveri li avrete sempre con noi”. Ma siamo noi che abbiamo
bisogno dei poveri o i poveri di noi? Scusate, fino a quando esisteranno le mense dove i
poveri dovranno saltuariamente mangiare ad una chiesa o ad un’altra mensa? E’ offensivo
questo modo di dare da mangiare ai poveri, anche perché c’è gente senza casa che non trova
una stanza singola messa a disposizione dai Comuni, dove poter andare a dormire, e io ne ho
qualcuno di questi che avrebbe bisogno, perché non ho case di accoglienza per senza dimora.
Allora la realtà dei poveri è il senso della cultura a cui si sta facendo riferimento, è
un’urgenza, della Chiesa perché da oltre 15 anni ha dato il Progetto Culturale che non è
arrivato ai territori, è rimasto a Roma, il Progetto Culturale che significa l’approfondimento
sui valori sulla persona, sui valori della comunità e quindi le responsabilità, che naturalmente
competono i politici, gli Amministratori, gli addetti ai lavori. Allora dobbiamo cercare di
essere consapevoli insieme della problematica, non basta dire soltanto “partiamo dalla
persona”, che cosa intendiamo quando diciamo “partiamo dalla persona”? Dobbiamo capirlo,
anche perché la “persona” è una realtà laica, non è religiosa. Il valore della persona è un
valore laico, quindi interessa me, prete, interessa voi, operatori del sociale, come anche la città
è una realtà laica, interessa voi e interessa me, siamo entrambi cittadini, però poi ognuno deve
dare la sua competenza, metterci anche la propria identità su tutto questo, è da qui che nasce
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 38
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” la responsabilità, responsabilità comune e responsabilità diversificata. Allora io penso che
forse dobbiamo rivedere come ci siamo mossi per i Piani di Zona. Siamo in qualche modo
coinvolti, è strano, mi trovo tra l’incudine e il martello: da una parte le prendo dalla Chiesa,
dall’altra dagli organismi civili, ma io credo che sia necessario non far squillare di più le
campane dei nostri Comuni, ma soprattutto cercare di metterle in armonia, perché se
riusciremo a dare con i nostri campanili un’armonia di vera civiltà, di vera fraternità, di vera
solidarietà, io penso che le risposte verranno date anche con le poche risorse e vi ringrazio di
nuovo, vorrei semplicemente sperare che in questo corso della seconda e terza fase dei Piani
di Zona sul territorio cresca un po’ il dialogo, cresca un po’ la partecipazione, perché sono
quattro anni che facciamo il “Meeting della cittadinanza piena universale”, quest’anno lo ha
gestito molto bene Alessandro su Francavilla e Brindisi, strano, pochissima attenzione da
parte della Chiesa, ma anche da parte laica. Quindi ben venga il discorso sulla sussidiarietà,
sono energie enormi che ha la gente, i giovani, gli adulti, gli anziani, ma “sussidiarietà” vuol
dire che dobbiamo cominciare a ridimensionare noi stessi e riconoscerci, comunque, parte
integrante di un sistema che o sarà comunitario e quindi inclusivo di tutti, nella fede,
nell’etnia, ecc. ecc., oppure continueremo a fare soltanto delle isole meno o più felici. Grazie.
AVV. ALESSANDRO NOCCO, moderatore
Grazie don Franco. Don Franco, in modo bonario, ha tirato fuori un problema molto serio, che
riguarda anche la partecipazione attiva. Gli Enti delle confessioni religiose sono chiamati a
pieno titolo dalla 328, poi dalla 17, dal Piano Regionale ad essere parte integrante nella
promozione del sistema di welfare. Certamente, come questo stia avvenendo dalla parte
istituzionale come anche dalla parte degli Enti delle confessioni, è ancora un’incognita da
scoprire. Prego Assessore al Comune di Melendugno.
DOTT.SA ANNA RITA SERAFINI, Assessore ai Servizi Sociali - Comune di Melendugno
Ovviamente io ringrazio tutto lo staff che ha organizzato questa giornata e che finalmente ci
consente di dire qualcosa di pubblico sulla 328. Pur apprezzando i vari tagli, io vorrei
riportare il problema sul politico, perché ovviamente io oggi a questo sono chiamata. Intanto
un grazie particolare al prof. Dalla Mura, perché avevo tanti dubbi e ho trovato delle risposte.
Voi mi consentirete, io sono una grande critica della 328, perché il suo problema non è il fine,
perché chi fa politica vuole promuovere umanamente la persona, ma è il come la legge lo
indica, questo segmento obbligato. E allora, io penso che la natura umana si ribella, penso ai
Piani, penso ai bisogni: quando un Piano che ha tanti bisogni per le varie aree tematiche dice:
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 39
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” “Risolvo 15 casi di minori”, è giusto? E’ legittimo politicamente? Lasciamo stare la povertà,
l’accoglienza, la cristianità, io chiedo a questo tavolo politico se sia legittimo e quindi se la
legge garantisce il tecnico e il politico che dinanzi a 100 bisogni se ne soddisfino 10! Io
ritengo che questo non sia né legittimo, né legale. Allora, la trasversalità, il territorio,
cominciamo a far diventare legali i bisogni della gente! Allora, se la legalità come bisogno
entra, allora si fa servizio sociale. Io non ci sto ad una legge che dice “Risolvo 10 casi di una
qualsiasi area tematica”! Allora, assessore Capone, ti prego, incontriamoci con i politici,
parliamone, torniamo a fare politica! Torniamo a fare politica nella giustizia e nella legalità
per fare servizio sociale! Grazie.
AVV. ALESSANDRO NOCCO, moderatore
Grazie Assessore. Sentivo dei “brava” dalla sala, quindi c’era una qualche condivisione. Ora,
un altro solo intervento, poi diamo un piccolo spazio per la replica e ascolteremo subito dopo
il dott. Milanese, naturalmente gli altri interventi saranno dopo il buffet nel pomeriggio. Prego
Renata Santese, Dirigente Servizi Sociali del Comune di Galatone, della città di Galatone.
DOTT.SA RENATA SANTESE, Dirigente Servizi Sociali del Comune di Galatone
I piani di zona sono in fase di approvazione e quindi dobbiamo applicarli, chiediamoci un po’
i reali problemi, quello di applicare l’enunciazione che abbiamo tutti messo nei piani di zona,
in linea con la legge, con entusiasmo, insieme al privato sociale, etc., tradurle in realtà. Questi
sono i problemi che andremo a incontrare adesso, già li abbiamo incontrati in piccola parte
non so se poi sono soltanto di un ambito o di tutti. Ci sono esempi mirabili di volontariato
ovviamente, però la partecipazione attiva manca, probabilmente perché non c’è una cultura e
non c’è una promozione di questo aspetto.
Cosa penso io? I problemi di politica reale, nel senso che il politico, l’assessore, il sindaco,
devono conoscere questi problemi, devono partecipare attivamente ai momenti di formazione
o fare dei momenti di formazione di ambito che possano poi interiorizzare queste visioni e
tradurle nella propria Amministrazione. Capire che è necessaria la professionalità nel proprio
Comune, è necessario dedicare attenzione alla necessità di inserire nel proprio organico
personale qualificato, altrimenti non si possono applicare i principi della legge e quindi una
maggiore politica di sensibilizzazione della comunità verso la partecipazione con incentivi,
promozioni e etc..
Termino con questa proposta: io ritengo questi momenti di formazione utilissimi però forse
dovremmo passare a momenti più pratici. La mia proposta è, solo provocare, di prevedere dei
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 40
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” percorsi, visto che siamo in una fase di attuazione imminente dei piani di zona, troviamo dei
percorsi per tutti gli ambiti, con delle fasi, ritroviamoci con gli esperti per confrontarci e
misurare i vari passi e le fasi che abbiamo raggiunto.
AVV. ALESSANDRO NOCCO, moderatore
Grazie a Renata Santese. Naturalmente sa bene che i percorsi formativi nei singoli ambiti
sono stati già sperimentati, allora come provincia, e la formazione di bacino, che se da un lato
ebbe il merito di arrivare sul territorio e proporsi direttamente, dall’altro scontò una ridotta
partecipazione paradossalmente proprio degli operatori di territorio, quindi ci auguriamo che
dovendo riproporre questo modello che per noi fu faticosissimo ma lo affrontammo, facemmo
anche questo, ci possa essere la più estesa e più laica partecipazione, perché l’obiettivo della
formazione è rilanciare complessivamente lo sviluppo del sistema.
PROF. FRANCO DALLA MURA, Professore dell’Università di Verona
Se non ho capito male ci si chiede: come la concessione del servizio può essere strumento
idoneo per la gestione di un servizio sociale dove si pone in modo particolarmente delicato e
importante la capacità economica e non solo economica dell’utilizzatore del servizio per
accedere alla risposta?
Il problema può essere affrontato da diversi punti di vista. Potremmo affrontarlo da un punto
di vista teorico parlando dell’istituto della concessione amministrativa, che, come ben
sappiamo, non riguarda soltanto la concessione dei servizi ma una molteplicità di situazioni in
cui sia in gioco sostanzialmente un potere pubblico o una pubblica funzione. Se ci
concentriamo sull’istituto della concessione del servizio non possiamo dimenticare l’esistenza
di una norma che, per la verità, è passata direi quasi del tutto inosservata e spesso quasi
sempre inapplicata o applicata in modo inconsapevole, che è costituita dall’articolo 3, ottavo
comma, della legge 415 del 1998, meglio nota come legge Merloni Ter. L’ottavo comma
dell’articolo 3 della Merloni Ter, contiene una norma di poche righe che dice che alle
concessioni di servizi, cioè alle concessioni in cui sia anche totalmente estraneo l’aspetto dato
dalla realizzazione di opere pubbliche, quindi anche le concessioni di servizi sociali, alle
concessioni di servizi si applicano, in quanto compatibili, le norme che sono contenute
nell’articolo 19 della legge numero 109 del 1994 così come modificata proprio dalla Merloni
Ter. L’articolo 19 della legge 109, che non è altro che la legge Merloni, che riguarda le opere
pubbliche, disciplina l’istituto della concessione di costruzione e gestione di opere pubbliche,
così come in concreto oggi quindi si configura nel nostro ordinamento giuridico. Attraverso il
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 41
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” rinvio operato dall’ottavo comma dell’articolo 3 della Merloni Ter dunque le norme contenuto
nell’articolo 19 della Merloni, trovano applicazioni anche alle concessioni di servizi sociali in
quanto compatibili.
Queste norme stabilisco diverse regole delle quali non è il caso e non c’è il tempo per parlare
ora. Tra queste regole vi è anche quella per cui l’Amministrazione concedente può imporre al
soggetto concessionario l’applicazione agli utenti di tariffe per l’accesso al servizio inferiori a
quelle tariffe teoriche che sono state dichiarate e verificate nel momento in cui l’aspirante
concessionario si è proposto attraverso quel piano economico e finanziario dettagliato che
deve essere allegato alla proposta di concessioni. Piano che nel caso della finanza di progetto
deve addirittura essere asseverato da un istituto di credito autorizzato a questo tipo di
operazioni.
Ebbene, mentre prima della Merloni Ter l’Amministrazione concedente poteva concorrere al
pagamento di questa tariffa, all’abbattimento di questa tariffa solo nel limite del 50%, dopo
l’entrata in vigore della Merloni Ter, l’Amministrazione può abbattere la tariffa da praticare
agli utenti anche in misura superiore al 50%. Alcuni sostengono fino al 99% alcuni al 100%.
Possiamo fare l’esempio in cui la tariffa di accesso al servizio è abbattuta al 100%, tutti i
servizi sanitari accreditati prevedono tariffe abbattute al 100%. Ad esempio il ricovero in una
casa di cura accreditata e legata al sistema sanitario pubblico con accordo contrattuale è
totalmente gratuito, così come il ricovero in una struttura pubblica. Una prestazione di analisi
ambulatoriale o di analisi diagnostica effettuata presso un laboratorio privato convenzionato è
sottoposta alle stesse tariffe, al pagamento di quella quota di partecipazione che si chiama
ticket, in misura assolutamente identica a quanto si paga nella struttura pubblica. Quindi ciò
che caratterizza la concessione del servizio oggi nello specifico del sistema dei servizi
disciplinati dalla legge 109 del 1994, ciò che caratterizza la concessione non è tanto il fatto
che il soggetto concessionario debba ripagarsi del costo di produzione del servizio attraverso
il pagamento di una tariffa da parte dell’utenza, tariffa che può corrispondere al 100% del
costo o a quote inferiori del 100%, fino ad arrivare anche a zero nel caso dei servizi sanitari
accreditati per i quali la Corte di Cassazione ha sostenuto trattarsi di concessione, ma
l’elemento caratteristico della concessione è costituito da due aspetti diversi: il primo aspetto
è quello del rischio imprenditoriale e questo è stato evidenziato anche da un interessante
documento della commissione europea che risale al 2003, che si intitola: le concessioni in
ambito comunitario. In questo documento si chiarisce come la differenza fondamentale sia
costituita proprio dal rischio di impresa. Nel caso di appalto di servizi vi è una quantità di
servizi che viene comprata dall’Amministrazione attraverso il pagamento di un corrispettivo
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 42
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” commisurato a una quantità predefinita, nel caso della concessioni vi è un rischio di impresa
che si presenta sotto due profili: uno è quello della quantità dei servizi che verranno erogati, il
soggetto concessionario non sa a priori quanti servizi erogherà, quante unità di servizio; il
secondo elemento, secondario ed eventuale, è il rischio per cui il soggetto concessionario
potrebbe non riuscire a ottenere da parte dell’utente il pagamento di quella quota del costo che
eventualmente sia addebitata all’utente. Mi permetto di osservare come nella stragrande
maggioranza dei casi i servizi sociali siano comunque subordinati al pagamento di una quota
talvolta solo simbolica da parte degli utenti. Quindi in questo senso la concessioni, a mio
avviso, è compatibile con i servizi sociali, perché l’elemento caratteristico del rischio di
impresa è elemento che non necessariamente è abbinato con il pagamento di una quota più o
meno significativa da parte dell’utente.
Ciò che conta invece, e mi pare estremamente positivo proprio nel contesto del sociale, sono
le altre norme contenuto nell’articolo 19 della Legge Merloni e che trovano applicazione in
quanto compatibili anche nella concessione dei servizi. Sono tutte quelle norme che
attribuiscono all’Amministrazione concedente una serie di poteri di condizionamento del
soggetto concessionario, nel senso che alla staticità del rapporto di appalto in cui vi è un
capitolato che rimane tale dal momento della stipula del contratto fino alla fine della durata
del contratto, a questa staticità che è tipica dell’appalto si sostituisce una dinamicità che
invece è tipica del rapporto concessorio, in cui l’Amministrazione è in grado di esprimere il
proprio potere non solo fino al momento della stipula del contratto, come avviene nel caso
degli appalti, ma anche dopo la stipula del contratto di concessione. Si tratta di un rapporto
che ha natura pubblicistica e che nello specifico dei servizi sociali offre interessanti
opportunità per mettere in piedi con il concessionario una sorte di coprogettazione
permanente che prolunga, anche dopo l’avvio del servizio, quella cosa così particolare che nel
nostro sistema di servizi sociali viene chiamata istruttoria di coprogettazione. In pratica è una
istruttoria di coprogettazione che si protrae anche nella fase di attuazione del servizio dato in
concessione o del servizio accreditato. Questo naturalmente nel rispetto delle disposizioni
contenute nell’articolo 19 della legge Merloni e naturalmente in modo particolare in
conformità alle regole che sapientemente devono essere introdotte nel contratto di
concessione.
Un chiarimento sull’altro discorso dell’assunzione di responsabilità. È pacifico che la persona
in totale stato di bisogno in limiti ristrettissimi è in grado di assumere una responsabilità che è
un ruolo di cittadinanza attiva; quella cittadinanza attiva e quella condivisione di pubblica
responsabilità a cui io facevo riferimento non è solo e tanto quella che può essere espressione
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 43
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” in situazioni di autoaiuto, che pure sono previste dalla normativa, ma soprattutto l’adesione
delle formazioni sociali no profit alle responsabilità istituzionali. Adesione che viene
sollecitata da precise disposizioni di legge del sistema delle autonomie locali, anche al di là
dell’articolo 118 terzo comma della Costituzione.
Ricordiamo, ad esempio, l’articolo 3 del Testo Unico, dove si dice che i Comuni e le Province
devono svolgere le proprie funzioni anche attraverso le autonome iniziative dei cittadini e
delle loro formazioni sociali. Ricordiamo l’articolo 119 del Testo Unico, dove si parla dei
rapporti di collaborazione, che sono limitati solo alle forme di integrazione organizzativa tra
ente pubblico e soggetti privi di finalità di profitto. Mi sembra interessante lo spunto come
collegamento con il decreto di recente approvato dal Consiglio dei Ministeri sull’impresa
sociale, il decreto attuativo della legge 118 sull’imprenditorialità sociale. Forme di
collaborazione che si realizzano non semplicemente attraverso un protocollo organizzativo,
ma attraverso un protocollo organizzativo che preveda la messa a disposizione da parte
dell’ente pubblico di quelle risorse finanziarie e non che sono necessarie per rendere il
soggetto privato no profit adeguato alla risposta ai diritti sociali dei cittadini. Quindi, quello
che io propongo non è una sussidiarietà di stampo liberale ottocentesco in cui l’ente pubblico
dismetta proprie funzioni, cioè abdichi a proprie responsabilità, è l’esatto contrario, è una
logica della sussidiarietà in cui la responsabilità istituzionale è messa nelle condizioni di
allargarsi e quindi di garantire migliori risposte sia sotto il profilo della quantità che della
qualità ai cittadini e dunque la risposta ai diritti sociali proprio attraverso la condivisione di
queste pubbliche responsabilità da parte delle formazioni sociali. Nel mio pensiero tutt’altro
che una rinuncia a ruolo fondamentale delle istituzionali, ma, al contrario, l’adesione delle
formazioni sociali no profit a questa pubblica responsabilità.
I soggetti comunitari devono essere partecipi non solo nella fase preliminare,
programmazione e progettazione, ma anche in quella della realizzazione. Questo è
chiarissimo, ma comporta due presupposti. Il primo: il piano di zona, come ci ha ricordato
l’Avvocato Nocco, non è un pezzo di carta né solo un provvedimento amministrativo; il piano
di zona è un processo che non dovrebbe avere né capo né coda. Il piano di zona dura tre anni,
ma che cosa vuole dire? Che viene rifatto ogni tre anni? Certamente no, anche laddove non sia
previsto dalla legge il piano di zona di fatto deve diventare un piano a scorrimento, cioè
qualcosa che viene continuamente rivisto e riproposto seguendo il naturale evolversi dei
bisogni e delle risorse di una comunità. Questa è la prima questione, la seconda questione
ancora più importante, è che all’interno del piano di zona dovrebbe essere ricompreso un
insieme di regole che permettono di capire come nel rispetto dei fondamentali principi
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 44
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” dell’azione amministrativa e attraverso l’uso di strumenti di rapporto alternativi all’appalto di
servizi e anche alla concessione di servizi, attraverso l’uso di strumenti innovativi, ad esempio
l’articolo 119 del Testo Unico, sia possibile passare proprio, attraverso procedure trasparenti e
legittime, dal momento della progettazione di massima a quello della progettazione esecutiva,
a quello della realizzazione di ciò che è stato progettato. Questo è l’aspetto più strategico,
perché in mancanza di questo corpus regionale non se ne viene fuori. Il piano di zona si ferma
a livello della progettazione ed è quello che le regioni non hanno fatto. Nessuna regione ha
capito che dopo la riforma del titolo quinto della Costituzione non doveva limitarsi a rifare la
328. Se la 328 fosse ancora una legge quadro, cioè se non vi fosse stata la riforma del titolo
quinto, le regioni avrebbero fatto delle leggi di attuazione della 328, cioè sarebbero partite da
dove si ferma la 328 e avrebbero dato al sistema locale dei servizi delle regole per potere
tradurre in pratica questi grandi pensieri che sono non sempre chiaramente, ma abbastanza
chiaramente espressi all’interno della legge Turco. Le regioni non lo hanno capito e hanno
rifatto, non sempre adeguatamente, la 328; alcune regioni l’hanno fotocopiata, pensiamo alla
regione Calabria che ha fatto una legge regionale che è la fotocopia della 328.
Ma chi va a spiegare ai Comuni come un preciso processo possa implementare? Come si
possa passare dal momento della coprogrammazione al momento della progettazione
esecutiva e dell’attuazione dei progetti attraverso un sistema di responsabilità integrate?
Questa è una grossa domanda alla quale la regione non ha risposto. Speriamo che la regione
Puglia, che queste cose sembra cominciare a capirle, nel regolamento di attuazione della
nuova legge, la ex 17, possa affrontare questo grosso problema. La regione del Veneto,
inaspettatamente, perché è diventata il fanalino di coda delle regioni italiane da qualche anno
a questa parte e vive solo di rendita, la regione Veneto ha un disegno di legge sulla
cooperazione sociale dove questi problemi vengono un po’ affrontati, dove si comincia a
parlare dell’articolo 11 e degli accordi sostituivi del provvedimento come strumento, se ne
parla in modo esplicito, per la stipula di patti di solidarietà all’interno del sistema locale dei
servizi, quindi alcuni segnali ci sono.
Il problema della 328 non è il fine, ma come la legge si propone di perseguirlo. La domanda
implicita credo che sia: cosa significa accesso prioritario? È il grosso problema dei diritti
sociali e civili, la grande polemica che è servita all’approvazione della 328, quando il partito
di Rifondazione Comunista ha giustamente osservato che non era chiaro all’interno della
legge 328 che cosa significasse diritto alle prestazioni, che cosa vuole dire livelli essenziali,
nel momento in cui la definizione di livelli essenziali è condizionata alle risorse disponibili?
Questo è il punto chiave. La risposta è facile e difficile allo stesso tempo. È difficile perché è
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 45
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” pacifico che le risorse disponibili saranno sempre limitate e dunque l’affermazione di
qualunque diritto che non tenga conto delle risorse disponibili è un’affermazione teorica che
non dà vera esigibilità, però vi è anche un’altra questione che va chiarita in modo abbastanza
deciso. Una volta che i livelli essenziali sono stati stabiliti, a quel punto non si può opporre
che non ci sono più soldi, è questa la differenza tra un diritto soggettivo e un interesse
legittimo, quindi la sfida, anche se si tratta di una sfida che comunque non risolverà il
problema della miseria umana, nel senso che le risorse comunque alla fine finiscono, ma la
vera sfida consiste proprio nel dire: li dichiariamo o non li dichiariamo questi livelli
essenziali? E questo governo, per fortuna in fase di dismissione, non ha trovato il tempo, dal
2001 al 2006, di dire che cosa sono questi maledetti livelli essenziali. Speriamo che il
prossimo governo di Centrodestra o di Centrosinistra, non lo so, abbia il coraggio di
affrontare questo argomento.
Ultima questione: sociale non è solo disagio. Che cosa è il sociale? Sociale è ciò che
corrisponde al valore enunciato nell’articolo 3 della Costituzione, il valore dell’uguaglianza
sostanziale. La Repubblica rimuove gli ostacoli di ordine economico e sociale che
impediscono a tutti i cittadini di concepire e realizzare un proprio progetto di vita. È chiaro
che coloro che versano in situazioni di disagio hanno bisogni più importanti di coloro che non
versano in situazioni di disagio, ma il concetto di sociale ormai dal 1977, cioè dal D.P.R. 616
non è più necessariamente legato a situazioni di bisogno economico. Certo per potere calare
nella concretezza occorre una lucida condivisione di politica, questo è stato detto da parte
della signora che è intervenuta e io non posso altro che essere d’accordo.
DOTT. GIUSEPPE MILANESE, Direttore dell’Azienda Speciale del Vimercatese –
provincia di Milano
Voglio ringraziare per questo invito la Provincia, l’Agenzia, per noi è sempre interessante
avere momenti di confronti e di scambio sulle attività che vengono svolte in questo campo.
Ho cercato di condensare questa esperienza nei passaggi cruciali in modo da essere coerente
con i discorsi che vengono fatti e soprattutto con le prospettive proposte nei lavori che
vengono attuati per portare a compimento alcuni processi molto importanti che in qualche
modo la nostra zona ha maturato sull’esperienza che ha due facce che brevemente racconto.
Intanto vi parlo di una esperienza che si colloca in Lombardia, nella provincia di Milano, in
una zona della provincia non proprio nell’interland milanese, quindi una fascia più esterna, è
importante sottolinearlo perché è una zona meno congestionata e con meno problematiche
sociali rispetto all’interland di Milano, quindi è abbastanza facilitata in questo senso per
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 46
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” quanto riguarda la comprensione dei fenomeni di difficoltà sociale.
Questa zona ha una caratteristica che ha reso difficile questo processo di cui sto parlando.
Questo ambito è composto da 29 Comuni di piccole dimensioni, questo vuole dire 29 Sindaci,
29 coloriture politiche anche differenti, e vuole dire avere un territorio con una
frammentazione che ha complicato non poco le cose, nel senso che il Comune più grande ha
25000 abitanti e ci sono ben 16 comuni su 29 sotto i 5000 abitanti, di questi addirittura 7 sotto
i 3000, una frammentazione che ha voluto dire grosso lavoro di ricucitura della tematica del
proporre i servizi sociali in tema associato, perché questo ha comportato un avvicinamento
complessivo e un processo abbastanza lungo che però ha permesso due vantaggi. Il primo di
modulare un modello applicativo transitorio con il Comune capofila, quindi la convenzione
intercomunale che poi nell’arco di tre anni ha permesso di maturare un secondo modello più
adatto al territorio che è l’azienda speciale consortile. Questo passaggio però copre dal 1999
fino al 2006 quindi un periodo abbastanza lungo, però questa fase ha permesso di arrivare
all’innesto dei piani di zona con un impianto associativo già in qualche modo costruito e
sedimentato e che ha permesso un inserimento di questa parte cospicua di risorse e delle
prospettive che aprivano sul territorio in un tessuto che ha fatto da volano e ha permesso di
ottimizzare una serie di passaggi, quindi il fatto di avere anticipato una ricerca associata e
avere poi assorbito il piano di zona in una fase già rodata ha permesso alcuni vantaggi che poi
dirò.
Un territorio relativamente difficile sul piano sociale, un territorio, la Brianza, abbastanza
ricco – una curiosità: tra i Comuni c’è anche Arcore -, è un territorio che ha un altro
vantaggio: ha un tessuto del terzo settore e di associazionismo molto diffuso e molto
organizzato che ha fatto da ulteriore risorsa aggiuntiva al processo di organizzazione
territoriale di queste risorse nel loro insieme. L’esperienza nasce da una idea dei comuni di
riappropriarsi in maniera diretta di alcune gestioni che erano delegato all’azienda sanitaria
locale, quindi i comuni riprendono in capo una serie di gestioni - inserimenti lavorativi, centri
diurni per disabili, comunità alloggio – una serie di piccoli interventi che erano delegati
proprio per recuperare una gestione diretta e maggiore vicinanza con i cittadini con condizioni
anche di collaborazione più aperta e più forte con il terzo settore e quindi che ha creato le
premesse perché fra i 29 Sindaci crescesse pian piano questa consapevolezza di una
riappropriazione diretta dell’intervento sociale per quanto riguarda le politiche di assistenza.
Naturalmente la A.U.S.L. non ha visto di buon occhio questo processo però i comuni hanno
trovato una soluzione adatta. Nonostante i tecnici avessero già proiettato l’esperienza
dell’azienda speciale consortile, hanno preferito un passaggio intermedio: la convenzione
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Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” intercomunale, perché questa si colloca in una dimensione meno complessa, più rassicurante
dal punto di vista politico perché in capo al Comune capofila c’è una organizzazione che si
basa sul comune più grande e quindi che riduce anche il costo di gestione in partenza e che
permette di avere un controllo di quanto avviene in maniera più diretta, quindi non è un ente,
è una delega dei 28 comuni verso il comune capofila che si appropria di una serie di
condizioni operative sfruttando le proprie risorse di comune più capace, esteso e organizzato.
Naturalmente questa fase ha permesso di modulare per tre anni questa gestione, è stata una
fase in cui si è, da una parte, sedimentato il processo attivato, ma che nel contempo ha
permesso di sviluppare un processo di ricerca nuova di un’altra gestione che nel 2003 ha
portato all’azienda speciale consortile. Si è avuta una consapevolezza nel territorio che era
opportuno impiantare un ente autonomo in questo senso, tolte le paure del Comune egemone,
dei comuni piccoli che rischiavano di perdersi nella gestione organizzata, di una serie di
campanilismi che si sono assopiti nella logica di verificare direttamente che la convenzione
stava funzionando e che ha permesso di arrivare all’azienda, ente che impauriva in una prima
fase, con una consapevolezza che invece quello strumento in base anche a prospettive di
welfare, di impoverimento delle risorse della 328 che partiva, di fare capire che un ente di
diversa gestione avrebbe permesso di ottimizzare e di moltiplicare con maggiore efficacia gli
interventi sul territorio.
Quindi l’azienda speciale consortile è una condizione che prefigura un’attività in capo a un
ente autonomo di diritto pubblico, con piena autonomia giuridica, con una completa
autonomia gestionale e con una apertura di strumenti di gestione di tipo privatistico, quindi
con delle aperture, degli snellimenti gestionali che non erano praticabili attraverso il Comune
capofila, che vedeva ingrossare il proprio organico, i dipendenti erano suoi, che non
permetteva investimenti in quanto questi erano stati incorporati nei beni del Comune quindi
con una serie di condizioni limitative che l’azienda supera. Un investimento molto forte, che
si è fatto in questo periodo, è un investimento culturale e direi quasi emotivo, cioè il
convincimento, trovare quelle condizioni di coesione, di conoscenza, di fiducia reciproca che
ha permesso a 29 Comuni di piccole dimensioni di trovare una soluzione gestionale condivisa
e partecipata, che presuppone un’attività intensa e diretta di tutte le Amministrazioni e quindi
prodotta in un processo lento, quella coesione anche emotiva, culturale, di condivisione del
processo che è stata la base per potere fare il salto della convenzione ad azienda con delle
condizioni fortemente sedimentate. L’azienda si dota di una serie di strumenti di carte di
governo: la mission, la convenzione, che è l’atto che mette insieme i comuni in questa logica
organizzativa, con gli strumenti di efficacia: il piano di programma e poi il piano di zona, e
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Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” con una logica di gestione trasparente che viene poi esplicitata attraverso il bilancio sociale
che è uno strumento che permette una lettura trasversale e non solo economica dei benefici
che il territorio riceve e che la gestione ha prodotto. Quindi nasce l’azienda speciale
consortile, siamo nel 2003, noi adesso abbiamo compiuto il primo triennio, una fase cruciale,
difficile, che però ha permesso di rileggere a posteriori una esperienza che, tutto sommato,
rileva una situazione solida e in qualche modo anche efficace, con delle difficoltà, dei
passaggi, con degli accorgimenti di correzione ma complessivamente possiamo dire che
l’esperienza sta reggendo dignitosamente.
Il problema della gestione a basso costo prevede una struttura molto snella. L’azienda speciale
consortile, oltre all’assemblea dei 29 sindaci, ha un Consiglio di Amministrazione di cinque
membri e qui politicamente si è fatta una forzatura, nel senso che il CDA, nell’azienda
speciale consortile, è previsto come figura tecnica, mentre la scelta locale è stata di porre le
Amministrazioni in funzione anche di gestione, questo con la logica di sottolineare con
maggiore forza e vigore l’appartenenza politica al processo e per tenerlo anche sotto controllo
in maniera più ampia. Dopodiché il consiglio in questa fase gestionale nomina un direttore e
la gestione attuale prevede solo quattro uffici: l’Amministrazione, la gestione, il piano di zona
e i progetti, che è un ufficio a sé, e una segreteria.
Tutto il resto, gli altri compiti, sono delegati a delle consulenze, dati o a comuni del territorio
che si prestano come agenzia di collaborazione o a figure esterne per quanto riguarda il
revisore, ma anche la 626, le questioni fiscali e così via. Un altro corpo che è dell’azienda ma
non è su costi aziendali è il sistema delle commissioni.
Il territorio ha 29 comuni, ogni comune ha almeno un assistente sociale e il processo della
convenzione ha promosso e spinto anche i comuni piccoli a dotarsi anche di un operatore
sociale. Complessivamente, contando i grandi, ci sono circa 50 assistenti sociali che gravitano
nei comuni del territorio. Questi esprimono delle commissioni d’area, sono il simbolo a tema:
disabilità, anziani e etc., che raggruppano un piccolo numero di operatori sociali e per conto
anche di altri elaborano progetti, fanno verifiche e valutano gli interventi che vengono fatti.
Queste commissioni, a costo comunale (queste ore di lavoro sono pagate da ogni singolo
comune che partecipa alla gestione in questo modo), sono anche il tramite, il volano diretto
tra il centro dell’azienda e le singole periferie anche dei Comuni più lontani e più piccoli e
permettono attraverso il lavoro tecnico e il controllo degli assessori, una continua verifica di
quanto sta avvenendo e portano anche quella lettura dei bisogni anche nelle parti più esterne
del territorio.
Questo strumento è fondamentale perché ha creato una colla, un’adesione, una maggiore
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Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” consistenza in tutti quei processi che tengono insieme in maniera condivisa e coerente tutto
l’impianto gestionale; è un processo lento, un po’ farraginoso, ma la condivisione dei processi
comporta tempi più lenti.
Al di sotto abbiamo tutti i servizi che vengono gestiti. Attualmente, per dare dei numeri di
riferimento, l’azienda gestisce 15 unità operative, vuole dire servizi di gestione diretta con
propri operatori; ne ha sette esternalizzati, attraverso appalti pubblici; ha sedi operative, nel
senso che l’intervento centrale tende a diradarne nel territorio i punti di riferimento proprio
per fare partecipare tutto il territorio, anche agli aspetti gestionali. Quindi le sedi sono
dislocate in molti dei Comuni.
L’azienda ha solo quattro dipendenti, quindi ricorre moltissimo ai collaboratori in questa fase,
c’è un programma di assunzione che parte da questo anno e andrà avanti per tre anni per
assorbire parte di queste persone, quindi struttura snellissima, e ha attualmente 62
collaboratori – Co.Co.Co. – famosi, ancora disponibili nell’ente pubblico e dieci consulenti.
Questo è l’organico allargato che gestisce l’azienda, poi ci sono gli operatori nelle cooperative
che hanno in appalto alcuni servizi, quindi nell’azienda gravitano circa 115 persone.
Come si sviluppa il budget, che dà un’indicazione precisa degli interventi gestionali e di
quanti Comuni ripongano fiducia rispetto alla gestione aziendale? Nel 2000, primo anno della
convenzione intercomunale, il budget era di 1.172.000 euro, con il primo anno dell’azienda,
nel 2003, passa a 4.800.000 euro, nel 2006 il budget di questo anno è di 8.500.000 euro, una
progressione molto rapida e anche molto voluminosa. I comuni investono sempre di più nei
servizi associati però la spesa sociale complessiva del territorio nel 2004 – perché il dato è
sempre raccolto in maniera posticipata – è di 21.000.000 di euro, che è il potenziale budget
futuro dell’azienda quando si entrerà nello spirito complessivo della 328, che prevede una
organicità più estesa delle proprie capacità. La spesa sociale del territorio tra il 2003 e il 2004
è cresciuta del 14%, quindi con uno sviluppo anche in momenti non brillanti, ma ha
incorporato il piano di zona, quindi il fondo distinto che ha arricchito le risorse locali.
Quanto incide la spesa sociale dell’azienda rispetto a questo volume di denaro? Nel 2003 al
21%, nel 2004 del 28% e la stima del 2005 è del 29,5%, quindi ancora una volta in crescita,
anche se nel 2005 abbiamo avuto una riduzione delle risorse non poco indifferente.
Questo per dire come c’è una evoluzione della spesa sociale, una più alta partecipazione
associativa dell’uso della spesa sociale e della sua attivazione in servizi e risorse compresi i
buoni VAUCEF, evidentemente, e come ci sia una crescente fiducia dei comuni in questo tipo
di realizzazione.
Il piano di zona si è inserito con il primo anno dell’azienda speciale consortile, trovando da
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Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” una parte il triennio della convenzione come base di partenza e quindi innestandosi in maniera
più decisa in una macchina che cominciava già a lavorare a pieno ritmo. L’ufficio di piano e
progetti diventa una parte integrante dell’azienda e ha una composizione che prevede oltre a
una figura di riferimento gestionale complessivo – rapporti tra i comuni, con l’A.U.S.L. – ha
poi delle piccole consulenze su attività di ricerca epidemiologica, quindi una specie di piccolo
centro studi per rilevare con maggiore precisione dati e quantità sulle quali impostare progetti
e risposte ai bisogni; una figura che segue più gli aspetti innovativi, stiamo lavorando sulla
cartella informatica sociale, una cartella unica per il territorio, dove per ogni singolo comune
si può entrare in un circuito telematico per aggiornare e visionare i dati complessivi che il
territorio esprime e poi ci sono due coordinatrici delle commissioni di assistenti sociali,
perché è importante che li abbia dentro il comune almeno in veste tecnica perché è la
trasmissione continua tra lettura dei bisogni e risposte a quei bisogni, quindi una lettura che
tiene conto sempre dell’occhio dal punto di vista degli organismi comunali per la gestione dei
servizi sociali.
Il coordinamento delle commissioni è una funzione invece pagata dall’ufficio e rientra
formalmente anche nell’ufficio di piano. Due operatrici hanno un piccolo incarico per
svolgere queste funzioni.
L’altro organismo complesso, lento, un po’ farraginoso ma che sedimenta e completa il
processo di legame con il territorio è tutto il sistema di rapporto con il terzo settore che
gestisce attraverso un sistema di tavoli tematici: povertà, psichiatria, anziani, disabilità,
minori, famiglia etc., è un sistema di tavoli che raccoglie tutti i partecipanti ai lavori composti
tra comuni, azienda ospedaliera per la neuropsichiatria infantile e per la psichiatria, l’azienda
sanitaria locale in tutti i tavoli, il volontariato, i familiari associati e naturalmente il terzo
settore, cooperative A e qualche cooperativa B per gli inserimenti lavorativi. Questo insieme
di tavoli, con una cadenza di incontri da 8 a 10 all’anno, ha in mano, gestisce l’elaborazione
complessiva dei processi e vede un controllo comunale sull’impianto gestione del singolo
tavolo – la 328 infatti è materia comunale - ma lascia una compartecipazione a tutti gli altri
attori, ovviamente il terzo settore che poi gestisce alcuni servizi, la A.U.S.L. per gli intrecci in
futuro tra socio e sanitario, e alla fine questi tavoli esprimono in un tavolo di sistema, per
rappresentanza, un luogo di sintesi che in base ai lavori raccolti seleziona i progetti in base
alle risorse, quindi fa un lavoro di filtro, premia i progetti più attinenti i bisogni in modo da
collocare le risorse sulle cose più importanti da fare rispetto ai bisogni emersi e raccolti nel
territorio.
Con il sistema azienda questo tavolo porta al Consiglio di Amministrazione le proposte, lì
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Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” vengono validate e vanno in assemblea dei sindaci per la validazione finale che prevede
l’assegnazione delle risorse ai singoli progetti.
Anche questo è un meccanismo lento con tante riunioni, incontri e verbali che girano, però,
ripeto, ci rendiamo conto che è farraginoso, ma per mantenere la coesione in un luogo così
frammentato è importante che tutti i partecipanti abbiano una voce effettiva nel capitolo delle
cose che si fanno e anche delle decisioni che vengono prese. C’è un sistema di scelte e
decisioni, dal basso nascono le scelte, cioè si rilevano i fenomeni sociali, i bisogni, i problemi
e poi attraverso i comuni, i tavoli e le commissioni si sale verso l’alto portando e filtrando i
problemi fino all’assemblea dei sindaci, che poi per decisione rimanda indietro il processo
vidimato, a se la scelta e la lettura dei fenomeni è coerente la decisione dall’alto non potrà che
essere simmetrica e coerente con le scelte fatte, quindi è un processo virtuoso che vede
l’autorità sposare tendenzialmente le scelte del bisogno effettivo.
Le risorse che compongono i budget, i bilanci dell’azienda, sono prevalentemente soldi dei
comuni quindi, il budget dell’ultimo anno prevede il 55% di risorse di trasferimenti
direttamente dai comuni, quindi oltre il 50%.
Poi ci sono, leggi settore, AUSL per il 20%, contributi vari per il 13%, c’è un gioco di
economia che ogni anno si basa sul 7-8%, perché il Piano di Zona, il Fondo Distinto entra nei
bilanci, ma di fatti viene speso, per cui si pone a cavallo fra un anno e l’altro al fine delle
economie, per un ritardo progressivo della gestione.
C’è pochissimo ricorso ai soldi dei cittadini, i cittadini pagano pochissimo per le prestazioni,
pagano neanche l’1%. Poi questa gestione viene rovesciata sul territorio in appalti, no-profit,
cittadini attraverso i buoni Vaucef, i costi aziendale e così via.
Cosa gestisce l’azienda? Gestisce buona parte dei servizi per la disabilità, tutti i sistemi per gli
inserimenti lavorativi, la comunità alloggio, la tutela, il penale, una serie di progetti di
facilitazioni verso il cittadino: lo sportello per i disabili, lo sportello per gli anziani, le
informazioni, i centri diurni per i disabili, il centro socio-educativo per i piccoli, un insieme di
progetti di prevenzione primaria attraverso le scuole, attraverso gli spazi – giovani, assistenza,
insomma, una serie di servizi che compongono questo budget che prima vi ho descritto.
Questo budget, quanto incide sul costo pro capite dei cittadini? Prevalentemente questi servizi
sono a gestione solidale, ogni comune paga, non per quanto riceve ma per quanto pesa
demograficamente, quindi, per ogni cittadino il costo pro capite, attualmente, è di 6,65 euro,
questo è il costo che ogni singolo cittadino mette in capo per la gestione dei servizi.
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Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” Mentre, sempre per dare un termine di riferimento: il costo della gestione per questo processo,
cioè i costi passivi in qualche modo, non direttamente che si traducono nella gestione dei
servizi, è del 4,6%, quindi, il centro costa il 4,6% del budget generale.
Quindi, è una struttura che sta dando dei risultati, che ha permesso di introdurre e di
velocizzare i processi di attuazione dei Piani di Zona.
Noi stiamo elaborando il secondo triennio, 2006-2008, che è ridotto rispetto a quello
precedente, porta meno risorse. Gestiamo anche le leggi settore in questa logica e alcuni
progetti del fondo sociale europeo, quindi, l’Ufficio di Piano e l’Azienda hanno permesso di
elaborare il progetto in proprio, attingendo ad altre risorse oltre quelle che prima ho citato.
Guardando in avanti che cosa si profila: si profila sopratutto un grande tema dell’intervento
con l’Azienda Sanitaria Locale, per quanto riguarda tutto, il processo delle integrazioni Socio-
Sanitarie c’è il tema forte sul quale si sta lavorando in prospettiva e che è un tema molto
complesso perché chiama in campo un’azienda molto più grande dell’azienda speciale del
consortile del Vimercatese, ma che però ha un presupposto per perfezionare e andare nella
logica di migliorare i processi integrativi, di fatto l’assistenza per alcuni versi sfiora già in
autonomia questi problemi e l’integrazione degli aspetti sanitari è fondamentale per
perfezionare e migliorare gli interventi che vengono fatti sul territorio, a vantaggio di un
migliore intervento rispetto ai bisogni che vengono espressi sulle fasce deboli del territorio.
Ci sono altri progetti di informatizzazione del sistema di scambio fra comuni e regioni, per
quanto riguarda il debito informativo e l’elaborazione dei dati e c’è un rapporto che si sta
sviluppando con la medicina di base che era la parte un po’ assente, rispetto a tutto questo
processo di partecipazione territoriale, perché i medici di base tendenzialmente fanno fatica ad
essere coinvolti nella parte elaborativa, di studio, che evidentemente non viene percepita
come una fase importante per completare il processo di organizzazione territoriale.
Questa è la prospettiva. In conclusione si può dire che, questo processo che ha visto un
percorso di avvicinamento progressivo, prima con un modello, poi con un altro e con un
inserimento di Piano di Zona e delle risorse che ha portato con se ed ha permesso di rendere
più efficace l’intervento.
Noi ad oggi, possiamo dire che questo processo, pur con intoppi, rallentamenti e difficoltà
varie, sta maturando una sua capacità, che verifichiamo periodicamente, ed ha permesso di
perfezionare nei comuni un processo di elaborazione, ad esempio della carta dei servizi, sia
per i servizi comunali, sia per i servizi a gestione associata, che ha perfezionato anche delle
riletture interne di carattere organizzativo e gestionale, per migliorare anche le parti e le
componenti che nell’insieme formano l’Azienda Speciale Consortile. Grazie.
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 53
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” AVV. ALESSANDRO NOCCO, moderatore
Ringraziamo il Dottor Milanese per la chiarezza, nonostante la mancanza delle slide che
aveva accuratamente preparato.
La chiarezza con cui ha presentato questo modello di gestione consortile.
La gestione consortile probabilmente è un modello verso il quale ci si orienterà, nella misura
in cui si avranno le condizioni, nella fase di gestione associata semplice con la convenzione,
per poter rinforzare questa unità d’intenti.
Come sentiremo nel pomeriggio, c’è uno dei 10 ambiti della nostra provincia, che si sta già
orientando anticipatamente sulla gestione consortile, almeno fino a questo momento la
decisione dei sindaci va in questa direzione e sentiremo anche l’esperienza che si sta
costruendo in un ambito specifico del nostro territorio.
Abbiamo raggiunto quest’oggi le 200 presenze e questo credo che sia un segnale importante
di una attenzione ai processi che si stanno realizzando e credo che sia anche il segnale di un
protagonismo voluto, desiderato da parte dei diversi attori che sono stati presenti qui
stamattina.
Devo ringraziare, perché ci ha raggiunti e resta qui oggi con noi, il Segretario Generale della
C.G.I.L. Giorgio Malorgio.
Ha voluto essere presente in questa giornata, per rafforzare questa sensibilità e attenzione del
Sindacato e della C.G.I.L. in particolare, rispetto alle tematiche ed allo sviluppo del Welfare.
Nel pomeriggio avremo gli interventi della Dott.ssa Spinaci che ci presenterà l’esperienza
Pescarese, della Dott.ssa Luisa Gorgoni che è vicepresidente dell’Asnas, degli Ambiti
territoriali e naturalmente le conclusioni del Professore Dalla Mura. L’Assessore Capone,
l’Assessore Fabbiano e l’Assessore Spina ci hanno chiesto un minuto anche nel pomeriggio
per un breve intervento di sintesi e di replica che certamente daremo, perché è il senso di
questa grande apertura all’area Ionico-Salentina che con questa iniziativa abbiamo voluto
segnare.
Al primo piano troverete il buffet che è già aperto per voi, quindi, buona pausa ed alle 14.30
riprendiamo i lavori. Grazie.
AVV. ALESSANDRO NOCCO, moderatore
Questa mattina abbiamo introdotto questo percorso nuovo del Welfare territoriale nell’area
Ionico-Salentina; abbiamo introdotto anche un processo formativo dell’Agenzia di assistenza
tecnica agli Enti Locali, intenti a realizzare a beneficio del territorio e che abbiamo lanciato
volutamente con le Province di Brindisi e Taranto.
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 54
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” Siamo poi entrati nel vivo della discussione sulle forme di gestione e dei servizi.
L’Ente Locale, protagonista del nuovo Welfare e l’Ente Locale che si interroga, abbiamo
detto, rispetto alle modalità di costruzione partecipata dei nuovi sistemi locali di Welfare; di
realizzazione integrata, di promozione della cittadinanza attiva sul territorio.
Il Professor Dalla Mura, proprio in conclusione dei lavori di stamattina, ci ha richiamato
alcune modalità possibili, alcune norme che aprirebbero degli spiragli, se naturalmente
approfondite, sviluppate magari attraverso regolamenti di Ambito di Zona.
Il Dottor Milanese, ci ha fatto invece entrare nel merito di una esperienza importante, quella
dell’Azienda Consortile, che ha seguito a Vimercate l’esperienza della convenzione semplice
per la gestione associata. Una esperienza che quasi tutti i nostri Ambiti stanno realizzando in
Puglia, non solo in provincia di Lecce.
Si è parlato di una fase di transizione attraverso la convenzione per la gestione associata e poi
si è trasformata in consorzio. Quindi, abbiamo avuto già l’opportunità di entrare nel vivo delle
forme di gestione associata.
In questo appuntamento pomeridiano, abbiamo intanto il piacere di avere con noi la Dott.ssa
Luisa Gorgoni Vicepresidente dell’Asnas, una delle figure storiche e importanti del Servizio
Sociale in Puglia, non solo, ma anche a livello nazionale e la ringraziamo per la sua presenza.
Abbiamo l’intervento della Dott.ssa Spinaci, che ci presenterà tra l’altro, una esperienza
particolare che rinviene proprio dal Comune di Pesaro, il Segretariato di Servizio Sociale in
Welfare nel modello del Comune di Pesaro, quindi, avremo l’opportunità di entrare nel
merito, nello specifico di questa esperienza marchigiana e naturalmente poi, avremo
l’occasione di ascoltare brevissimamente con interventi, non debbono mi auguro superare i tre
o quattro minuti, un flash dagli Ambiti Territoriali da parte degli Assessori presenti o altri
interventi da parte del Sindacato o della A.U.S.L., prima delle conclusioni del Professor
Franco Dalla Mura.
Quindi, io direi di iniziare subito, dando la parola a Luisa Gorgoni che è stata con noi tutta
questa mattina e quindi avrà già l’opportunità di fare le sue osservazioni sul processo che si è
fin qui avviato. Prego Luisa.
DOTT.SSA LUISA GORGONI, Vice Presidente AS.N.A.S.
Ringrazio tutti gli organizzatori a nome mio e a nome dell’associazione assistenti sociali che
qui rappresento per l’opportunità che ci ha dato di poter parlare ed esprimere alcuni pareri e
alcune osservazioni sul servizio sociale e sul ruolo del servizio sciale professionale
nell’ambito della legge 328. Per fare questo ho ritenuto opportuno percorrere brevemente la
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 55
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” storia di questa professione, perché tengo a rilevare come la professione di assistente sociale
nell’ambito della costruzione dello stato sociale è stata sempre presente e in particolare ha
lavorato ed è stata protagonista nelle innovazioni dello stato sociale, ricordiamo dagli anni ’70
in poi i processi di deistituzionalizzazione, la territorializzazione, hanno sempre visto presente
il servizio sociale professionale. A volte lo ha visto come protagonista a volte sono stati solo
esecutori di questi programmi, ma sono sempre stati presenti.
Questa è una professione che ha percorso tutti gli stadi della legittimazione e rimanda a un
percorso di formazione e di ordinamento per arrivare a essere considerato, nella legge 328 e
poi la legge 17 della Regione Puglia, uno dei servizi essenziali nel sistema organizzativo della
stessa legge.
Quale era la caratteristica dell’operare del servizio sociale? Il servizio sociale ha tenuto
presente sempre la territorializzazione, il territorio è stato per noi il luogo della
sperimentazione, dell’esercizio della professione in un’ottica che si è sempre considerata
bifocale come territorio e persona. Quindi territorio e persona sono elementi importantissimi
sui quali si è sviluppato tutto l’operare della professione: la teorizzazione, i modelli teorici
etc.. Nella legge 328 è stata considerata un elemento essenziale all’articolo 22 della legge, lo
cita tra i servizi essenziali; la legge 17 lo riporta sia nell’articolo 26 che 27, sempre con questo
ruolo di collaborazione. Nell’elaborazione della legge 17 l’ordine professionale ha lavorato
moltissimo portando degli emendamenti che poi hanno costituito il testo dell’articolo 27 cioè
il ruolo del servizio sociale.
Il nuovo assetto istituzionale richiama alla valorizzazione, alla scoperta della cultura politica
del sociale e di fatto riconferma questa professione. Oggi qual è la situazione del servizio
sociale professionale nell’ambito della legge 328 e 17? Dicevo prima che è collocato tra i
servizi essenziali e le prestazioni obbligatorie che gli enti locali devono mettere a disposizione
dei cittadini e del territorio come risorse e strumenti da definire in sede di elaborazione dei
piani di zona.
Elenco brevemente quali possono essere le funzioni del servizio sociale: rivitalizzare la
funzione di esperto istituzionale nell’ambito di quella stessa organizzazione dove per motivi
oggettivi e/o soggettivi è relegata alla funzione tecnico riparatoria di tipo erogativo di risorse
e risposte standardizzate. Questo è stato per un certo punto e forse lo è ancora la funzione del
servizio sociale, intervenire sul bisogno, sulle situazioni di emergenza. Oggi vogliamo puntare
alla rivalutazione della funzione di esperto. Riappropriarsi del ruolo tecnico attraverso il
riconoscimento o la rivalutazione di abilità e affidabilità professionale, di spazi di autonomia
e responsabilità all’interno dell’organizzazione in cui è collocato. Faccio presente che la legge
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 56
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” sull’ordinamento dell’ordine che rende legale la professione è la n. 84 del 1993, fino ad allora
era una professione non riconosciuta legalmente, tanto è vero che gli assistenti sociali non
erano riconosciuti come tali nelle pubbliche amministrazioni, infatti se si bandiva un concorso
lo si faceva come amministrativi. Con la legge 84 finalmente quindi si riconosce la titolarità
di questa professione, la legittimità, si istituisce l’ordinamento e nell’articolo 2 si definisce
anche l’autonomia tecnico professionale, per la quale si è dovuto combattere tantissimo sia
nei confronti delle istituzioni che di altri. Per esempio con i tribunali, molte volte i tribunali
hanno ritenuto che l’assistente sociale dovesse essere uno a servizio della stessa istituzione e
non un tecnico indipendente e autonomo nelle sue decisione.
Acquisire e rinnovare conoscenze amministrative proprie del sistema burocratico in cui
lavora, assumere un ruolo attivo nell’ambito della programmazione e pianificazione.
Praticamente è chiamata a convertire l’uso del progetto sociale individualizzato da strumento
passivo per l’erogazione di prestazioni e servizi, rispettoso della norma ma solo rivolto alla
soluzione dei problemi, a strumento attivo di partecipazione per la conquista di autonomia,
promozione e sviluppo.
Chiaramente il servizio sociale, quindi, oggi si trova in una situazione di grande rilevanza, nel
senso che è chiamato a partecipare, a dare una concreta partecipazione alla relazione della
328, ma nello stesso tempo si trova anche in situazioni di precarietà perché non si pone,
soprattutto nella nostra realtà, quali sono le richieste al servizio sociale e quella che è la
situazione del servizio sociale riguardo sia alla collocazione che il riconoscimento. Questo
comporta anche, da parte degli assistenti sociali, una situazione di scoraggiamento, nel senso
che questo professionista riconosce e sa quanto percorso è stato fatto sulla legittimazione,
sulla valorizzazione della professione, quanto questi operatori hanno investito per questo e poi
invece quanto limitato o difficile è realizzare quello che la legge stessa e la stessa professione
richiede, quindi anche situazione di impoverimento o senso di frustrazione. Io nella relazione
avevo riportato delle frasi di una teorica che molti a Lecce conoscono, Franca Ferrario, una
teorica del servizio sociale. Volevo solo riportare poche cose: che cosa significa
autorappresentarsi, cioè avere il coraggio di dire chi siamo e lavorare perché si modifichi una
realtà e perché questa professione possa sicuramente realizzarsi. Autorappresentarsi significa
avere capito il proprio ruolo tanto da essere in grado di definirlo. A volte questo è un pericolo,
cioè ci lasciamo soffocare dalle situazioni e dalle difficoltà, comunicarlo verbalmente e nei
fatti, viverlo nell’attività quotidiana della relazione e quindi un evento mentale che comporta
l’identificazione con il ruolo e conseguente assunzione consapevole di comportamenti, non si
coniuga con l’onnipotenza né con l’impotenza, ma con una adeguata dimensione di potere.
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 57
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” Ogni professione ha, infatti, una propria mission che assume particolari caratteristiche nel
momento storico nell’ambito specifico. Quindi c’è una mission nella professione che in
qualsiasi momento si va ad attuale, che comporta impegno, richiama energie e professionalità.
Qualcuno questa mattina lo ha detto: ci vuole una professionalità nuova. L’assistente sociale
che è chiamato prima a operare, ha anche l’obbligo e l’impegno a autoformarsi sempre di più.
Su questo richiamiamo i principi che sono nel codice deontologico della professione, che
racchiude un insieme di regole che sono fondamentali non solo per il professionista ma
soprattutto fondamentali perché sono regole che vanno a difesa della cittadinanza perché la
professione è per il cittadino; il servizio sociale è un lavoro di aiuto che va rivolto alla
persona, al singolo, alla comunità, non professionalità, metodi e strumenti.
Il livello organizzativo oggi è in fase di ridefinizione per quanto riguarda l’aspetto relativo
all’integrazione e rappresenta degli aspetti critici per il servizio sociale. Quali sono gli aspetti
critici? Intanto la realtà sociale è abbastanza complessa, realtà in cui il servizio è richiamato
ad aggiornare le conoscenze, a operare nei servizi. Confrontarsi con gli altri professionisti:
l’assistente sociale per molto tempo ha operato da solo, oggi nel sistema integrato dei servizi
questo non è più possibile, quindi è chiamato a confrontarsi, a operare, a sperimentare e
collegarsi con le altre professioni, questo sia con le altre professioni sia con i problemi.
Problemi sempre nuovi, problemi sempre impellenti, problemi che richiamano professionalità
e aggiornamento continuo. Quindi è chiamato a fare un salto culturale anche per convertire il
progetto sociale individualizzato da strumento passivo per l’erogazione della prestazione,
rispettoso della norma, a strumento attivo, partecipato al cittadino per la conquista di
autonomia, promozione e sviluppo.
Oggi il servizio sociale è veramente una parte importante del sistema dei servizi e deve fare
fronte a questa realtà sempre in costruzione per la conquista della cittadinanza attiva, che è
uno degli elementi principali su cui lavora il servizio sociale: la persona, il cittadino, la
persona titolare di diritti e doveri. Oggi in qualità di memoria storica del servizio sociale,
conosco tutte le persone che sono qui, alcune sono state mie allieve, quindi oggi abbiamo
avuto un confronto continuo con i colleghi i quali lamentano, parlano e chiedono che si
modifichi qualcosa, perché nel sistema dei servizi nella nostra provincia, nella nostra regione,
ma soprattutto nel sud, sono sistemi e servizi che non permettono veramente di esplicitare la
propria professionalità ma piuttosto a volte soffrono. Per esempio parliamo dei piani di zona,
che richiedono tanto di quell’intervento, tutta dedizione di tempo e professionalità che non
può essere svolta con un’organizzazione, quale è la nostra, con un numero di operatori, quale
è il nostro, con una forma di dipendenza che a volte è quella della convenzione a ore a tre
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 58
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” mesi, non parlo della remunerazione, degli stipendi, ci sarebbe da vergognarsi se pensiamo
che ancora abbiamo 9 euro a ora; quindi con situazioni di colleghi che sono stati chiamati ma
poi vengono mandati a casa perché il Comune non ha bisogno del servizio perché non ci sono
i problemi e poi, invece, i problemi ci sono ma è meglio non vederli altrimenti arrivano chissà
dove.
In questa situazione le cose sono molto serie e richiedono un impegno della politica e
dell’istituzione perché veramente si cambi, altrimenti, a parte tutte le altre difficoltà per la
realizzazione della 328, io credo che questa sia una delle principali, perché non si può
lavorare se non c’è la libertà, nel senso di voglia, rispetto e dignità stessa della persona.
AVV. ALESSANDRO NOCCO, moderatore
Grazie alla dottoressa Gorgoni, che ha richiamato anche il ruolo e la professione
dell’assistente sociale che certamente, rispetto ai nuovi sistemi integrati locali di welfare,
rappresenta una professione strategica, una professione chiave.
Una professione in fase di rilancio e di evoluzione, come sono in evoluzione i servizi, come è
in evoluzione l’assistenza, è una professione che richiede grande cambiamento,
trasformazione e adeguamento rispetto alle nuove esigenze. La Provincia di Lecce in questi
ultimi 10 anni ha proposto anche modelli gestionali differenti per l’assistente sociale.
L’assistente sociale animatore del territorio è stata una proiezione che la Provincia di Lecce
ha avviato fin dal lontano 1997 andando a implementare sul territorio servizi differenziati e il
ruolo dell’assistente sociale come anello della rete del sistema integrato sociale. Una
professione che, alla luce delle riforme che si stanno attuando attraverso le riforme regionali,
attraverso la 328 nazionale, ha avuto naturalmente le sue conferme e oggi viene rilanciata
attraverso servizi aggiuntivi negli istituti scolastici e nei centri per l’impiego che
rappresentano proiezioni importanti del sistema complessivo dell’inclusione sociale.
Questa mattina Franco Dalla Mura richiamava l’importanza del documento sull’inclusione
sociale che in Regione Puglia si sta elaborando per i POR 2007 – 2013 a cui anche le
Province stanno dando uno specifico contributo.
È uno spaccato di welfare molto più ampio, molto più esteso, sono le ragioni che accomunano
le province di Lecce, Brindisi e Taranto rispetto alle sacche di emarginalità, di espulsione che
in tante aree della provincia di Taranto ma anche Lecce e Brindisi stanno incrementando e
accrescendo in questi ultimi mesi. Welfare e inclusione è un discorso molto più trasversale e
ampio che la sola integrazione socio sanitaria, che il solo intervento che già sarebbe gran cosa.
Tuttavia non è l’unico aspetto che noi dobbiamo affrontare, ci sono molti aspetti. Uno di
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 59
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” questi aspetti viene affrontato domani presso la ex chiesa di San Francesco della Scarpa in
piazzetta Carducci con un’altra proposta che fa la Provincia di Lecce grazie alla sua
consigliera di parità. Domani c’è uno splendido convegno, una splendida iniziativa che ha per
tema: Conciliazione vita lavoro – linee guida progettuali e strumenti normativi per le politiche
specifiche. È un convegno importante a cui partecipano assessori regionali, esperti di rilievo
nazionale e anche in questo caso ci sarà la presentazione di buone prassi, per cui anche in
questo caso avremo dei modelli da confrontare con il nostro, che è tutto da costruire
probabilmente, ma sarà un’occasione importante per tutti per capire che, ancora una volta,
welfare non significa solo socio sanitario.
Questa mattina ascoltavo con interesse il dottore Milanese nell’elaborazione di quel processo
complesso che è stata l’azienda consortile e notavo con quanta capacità hanno sviluppato un
processo forse un po’ troppo articolato, ma certamente in grado di favorire la partecipazione
attiva del territorio, naturalmente un progetto rispetto al quale la governance deve essere
assolutamente esercitata.
Notavo tuttavia come nell’impostazione, nell’impianto, nel coinvolgimento degli attori non
comparissero una serie di attori che per noi risultano assolutamente strategici, proprio per noi
che forse stiamo appena iniziando e cioè non comparivano le scuole, i servizi per
l’occupazione e l’impiego, non comparivano gli enti di formazione professionale, non erano
citati tra gli attori coinvolti in quei tavoli che poi garantivano il processo di implementazione
del sistema, le associazioni di categoria, le associazioni sindacali, le associazioni
imprenditoriali. Tutto un lavoro che, viceversa, non solo nella provincia di Lecce ma più
vastamente nelle province di Lecce, Brindisi e Taranto e da ultimo con il disegno di legge
regionale si sta assolutamente recuperando e rilanciando.
Forse in questo caso, al di là del modello di gestione che certamente è avanzato, rispetto alle
scelte di contenuto, alle scelte strategiche, questo territorio del sud, del mezzogiorno d’Italia,
dell’area ionico – salentina, probabilmente sta potendo dire anche qualcosa di più proiettato
verso il futuro, quando il sistema di welfare non è solo segmento socio/sanitario, ma è area
molto più vasta che include tutti gli interventi e i servizi di promozione del benessere, della
salute dei cittadini in senso pieno. Quindi domani questo appuntamento a San Francesco della
Scarpa dalle 9:30 in poi. Un’altra occasione importante di approfondimento e di crescita.
Chi non avesse ricevuto la dispensa – sono andate tutte esaurite – può fare una mail sul sito
della provincia, link: Agenzia Assistenza Tecnica Enti Locali, chiedendo copia della dispensa
che gli verrà immediatamente inviata via informatica.
Detto questo vorrei passare la parola immediatamente alla dottoressa Annalisa Spinaci, del
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 60
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” Comune di Pesaro, che ci presenta l’esperienza del Comune di Pesaro. Le Marche è una di
quelle regioni non nel profondo nord ma nel centro Italia che tuttavia hanno da molti anni
avviato politiche complessivamente su vasta area in molteplici settori e tra questi nel settore
specifico del welfare. Anche questa sarà un’altra buona prassi con cui vogliamo confrontarci
come con quella di Vimercate, con l’avvertenza che naturalmente raccoglieremo il meglio
possibile e cercheremo di tradurlo, contestualizzarlo e arricchirlo con quei contenuti di cultura
e di tradizione che appartengono alle professionalità e alla storia dei nostri municipi e del
nostro territorio.
DOTT.SSA ANNA LISA SPINACI, Assistente Sociale Comune di Pesaro
Vi ringrazio per l’attenzione e spero di poterla continuare a coltivare con una comunicazione
che sia di interesse. Non è piaggeria, ma è stato molto interessante ascoltare lo scambio questa
mattina, perché anche laddove sembra che l’esperienza possa essere avanzata in realtà a volte
la pratica e la routine possono fare perdere di vista lo scambio teorico che i momenti politici
in qualche modo veicolano. A me è stato chiesto di parlare del segretariato sociale e lo faccio
molto volentieri tenendo conto della iniziativa che si sta affrontando sulle forme di gestione
del nuovo welfare.
L’esperienza che porto è teorica prima che pratica, nel senso che per poter attivare un
segretariato sociale nei termini della 328 abbiamo dovuto studiare. Il servizio sociale, come
dice la parola, è un servizio che eroga prestazione e quindi come tale siamo state tutte noi 12
assistenti sociali del Comune di Pesaro obbligate a capire in che modo erogavamo, in quanto
servizio, queste prestazioni ritenute essenziali. Il che vuole dire che ci siamo date una
organizzazione, proprio come dicono i piani di zona all’articolo 19, quando vanno definite le
modalità di collegamento tra servizi e prestazioni.
Questa organizzazione è stata molto funzionale al punto che la nostra dirigenza, che io
ringrazio per avermi mandato, ha recepito riconoscendo la nostra prestazione a livello di unità
operativa. Abbiamo livelli di coordinamento e responsabilità e siamo in staff con la direzione
del servizio, questo vuol dire che il servizio sociale professionale, in quanto livello essenziale,
non è fatto meramente erogativo, ma diventa un laboratorio di studio e ricerca sulle
trasformazioni di politiche sociali in servizi sociali. Ecco perché dico che lo scambio con i
politici è un momento sempre molto importante, perché sappiamo che noi dobbiamo diventare
i tecnici che traducono le direttive del politico in servizi, rispettando quelle che sono
competenze molto diverse.
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 61
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” Questa esperienza di segretariato è nata dallo studio della normativa non solo professionale,
che era anche più agevole, ma anche proprio quella che incrocia il diritto amministrativo,
quindi per me è un onore avere qui il dottore Dalla Mura, perché studiare la 267 incrociandola
con la 328, quindi partendo da un discorso di servizi alla persona e di servizi sociali, ci ha
permesso di capire un po’ meglio la materia che stavamo trattando al di là dell’aspetto
meramente prestazionale e credo che questa sia sempre una buona norma, non si possono fare
solo cornici ma bisogna riempirli di contenuti. Attraverso questa norma ci siamo resi conto
che dovevamo applicare, attraverso l’articolo 22 comma 4, una serie di criteri che
garantiscono il cittadino, prima ancora che essere un sistema misurato sulla professione e
sull’ente che lo utilizza. Questi criteri mi pare che tengono sufficientemente conto di alcune
cose che sono state dette questa mattina. Il criterio del come accede il cittadino e comunque
quale livello di partecipazione esprime, se parliamo di cittadinanza attiva c’è il cittadino e poi
ci sono le sue forme di rappresentanza. Ci siamo anche dovuti chiedere in che misura
entravamo sull’accesso prioritario, perché sappiamo benissimo che un sistema prestazionale
dopo l’accesso può e deve collegare un aspetto più propriamente valutativo, non a caso il
segretariato sociale viene visto vicino al servizio sociale professionale. Come dire che a un
primo livello di consulenza può seguire un livello di valutazione. Questo è un livello che
secondo me dà più conto della domanda di benessere ma anche della domanda di malessere
perché al segretariato diamo informazione a pure domande informative ma facciamo accedere
anche cittadini con un bisogno informativo che è cosa diversa da un punto di vista
terminologico, perché presuppone una diversa capacità di sapere usare delle risorse oltre che
delle informazioni. Ovviamente il confronto forte all’interno dell’ente è stato con tutti quegli
accessi già presenti e regolamentati, sto pensando agli URP, sto pensando ai vari sportelli che
o per categoria o per dare semplici informazioni sono nati. È stato subito evidente che ci
siamo assestati su un primo e secondo livello, come dire una forma di gestione efficace non
può mettere allo stesso livello tutte le risorse professionali. Sicuramente il nostro secondo
livello si misura molto di più con il disagio che con l’agio e credo che questo più che
spaventare una Amministrazione può solo confermare una funzione di rilevanza sociale che la
267 ci dà.
Sostanzialmente questo segretariato è un accesso senza appuntamento che noi assistenti
sociali ancora stiamo gestendo per aree di specificità: famiglie con minori, giovani, adulti e
anziani e area degli stranieri. In questa area il nostro livello consulenziale è già stato filtrato
da un primo sportello informativo gestito da mediatori culturali e se la prestazione
consulenziale gestita da noi non è sufficiente a fare ripartire il cittadino nella sua necessità di
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 62
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” orientamento rispetto a servizi e uso di risorse, a quel livello viene valutato il passaggio al
servizio sociale di zona.
Quale è il livello della produttività del segretariato? Che attraverso una analisi informatizzata
degli accessi non solo riusciamo a vedere che cosa il cittadino porta di più, ma riusciamo
anche a vedere come evitare che il cittadino entri impropriamente all’interno dei servizi
creando poi quel consumo di risorse che comunque sappiamo benissimo non essere illimitato.
C’è una produttività riteniamo in questo, perché i dati informatizzati che noi annualmente
restituiamo all’Amministrazione con una analisi generale di quelle che vengono definite
domande e bisogni, ci dice che in percentuale rispetto a un discreto numero di cittadini che
chiedono, le persone che vengono inviate al servizio sociale professionale sono
numericamente poche. Questo ci porta a dire che non stiamo lasciando i cittadini soli, ma
probabilmente stiamo aiutando queste persone a misurarsi con un diverso grado di rapporto
rispetto ai servizi, perché a mio modo di vedere e non solo mio, il problema dell’accesso è
sempre più un problema di accesso qualificato, pensando alle politiche dell’agio come alle
politiche del disagio.
Per quanto riguarda il segretariato sociale come sistema prestazionale, vi dicevo che oltre alla
fase consulenziale iniziale che può anche concludere l’intervento, esiste un aspetto valutativo,
questo segretariato viene da noi utilizzato anche per studiare tutto un aspetto più propriamente
promozionale sia in rapporto ad altre realtà del territorio, ovviamente ci sono forme
progettuali che attraverso il segretariato sociale entrano in rete con noi, sia per portare tutta
una serie di nostre esperienze di pareri e professionalità all’interno di tavoli tecnici a cui come
ambito siamo chiamate a partecipare.
Lasciavo al dottore Ciricugno una esperienza che se vi può essere utile può essere recuperata.
All’interno di questo nostro organizzare il segretariato sociale abbiamo costruito un
protocollo d’ambito a cui hanno aderito tutta una serie di organizzazioni sindacali però
attraverso i loro patronati, perché costituiscono un aspetto informativo di non poco conto e di
fatto intercettano una certa fetta di disagio che molto spesso affluisce anche ai servizi sociali.
Si tenga anche presente che molto spesso c’è anche una commistione di funzioni tra
assistenza e previdenza, non solo perché discende dalla costituzione, ma perché molto spesso
il cittadino in stato di disagio viene cogestito tra area previdenziale e area socioassistenziale.
Questo protocollo sta dando buoni risultati e nella nostra idea sarà un protocollo che dovrà
continuamente chiamare a discutere dell’accesso, oltre che della consulenza, tutti quegli
interlocutori che sul territorio sono mediatori della cittadinanza attiva, perché il nostro
problema che a parte il cittadino in stato di difficoltà, queste forme di rappresentanza della
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 63
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” cittadinanza, almeno per quanto riguarda la nostra esperienza, fanno fatica ad arrivare a
proporsi nel modo giusto. O si propongono in un modo assolutamente libero chiedendo un
semplice riconoscimento, ma questo entra più nell’ottica di gestione di servizi generali, o in
realtà si propongono con funzione più rivendicativa di una specificità che male si può
coniugare con delle prestazioni propriamente dirette a fasce di popolazione e comunque su
questo credo che tutti ci stiamo anche per una questione di educazione reciproca.
Sentendo parlare questa mattina di diritti sociali, delle prestazioni, livelli essenziali, che cosa
vuole dire, forse questo è un imperativo anche etico che io mi do e ce lo siamo dati come
professione oltre alla legge, però credo che impostare bene il servizio sociale professionale
permette anche a una dirigente e a un politico di fare passare meglio determinate richieste
anche all’interno di altri assessorati, proprio perché abbiamo visto che se certe situazioni non
vengono gestite bene comunque hanno delle amplificazioni di rimbalzo notevole che
preoccupano, se anche non interessano, sicuramente preoccupano.
Da questo punto di vista volevo dare un breve inciso: l’aspetto segretariale è stato ritenuto
così determinante da avere creato una specificità nell’intervento, cioè se il servizio sociale
professionale intercetta una situazione di disagio, la stessa, attraverso una apposita
valutazione, permette l’accesso alle risorse dell’ente. Devo dire che ogni volta che siamo stati
in difficoltà di bilancio e comunque questa difficoltà è stata portata alla nostra Dirigente oltre
che al nostro Assessore, sono stati così bravi che questi soldi che mancavano sono sempre
arrivati. Probabilmente giocare in squadra (voleva essere questa la battuta), funziona di più
che non sentirsi dei rappresentanti isolati all’interno del proprio Ente.
Credo che come Diritti Sociali ci dobbiamo mettere, dando corpo a questa prestazione in fase
organizzata, sicuramente la garanzia di un diritto all’assistenza. Credo che questa parola non
piaccia perché pare molto connotativa; però in realtà io credo che se anche l’altra ventata è
stata vista come la riforma dell’assistenza della vecchia legge Crispi, però di fatto, come dire
definizione di quadro assistenziale, pur nella previsione del benessere, pur nella condizione
del favorire l’agio, lo mette sicuramente in conto.
Saper studiare il disagio (almeno nella nostra esperienza), è stata sicuramente una condizione
agevolante per poter meglio capire l’agio, nel senso di poter dare servizi mirati anche a quella
fascia di popolazione che tutta questa problematica forse non la porta.
Io mi fermerei per non appesantire magari la comunicazione. Resto ovviamente disponibile
per quei chiarimenti che si rendessero necessari: Vi ringrazio.
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 64
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” AVV. ALESSANDRO NOCCO, moderatore
Grazie alla Dottoressa Spinaci anche per la chiarezza e la squisita brevità, Il garbo con cui ci
ha posto le sue osservazioni, le sue riflessioni e altre esperienze importanti con cui
confrontarsi.
Come vedete qui siamo nella dimensione del Comune di Pesaro che opera distintamente, di
un Comune di medie dimensioni no?
DOTT.SSA ANNA LISA SPINACI, Assistente Sociale Comune di Pesaro
Sì. Pesaro è un Comune di 90.000 abitanti...
AVV. ALESSANDRO NOCCO, moderatore
Diciamo, dimensione come la città di Lecce quasi...
DOTT.SSA ANNA LISA SPINACI, Assistente Sociale Comune di Pesaro
Dicevo stamattina al Dottor Dalla Mura che c’è un coordinamento ovviamente di ambito,
sono altri otto i Comuni che partecipano con Pesaro, però di fatto al momento non sono state
definite forme di gestione diverse, dalla gestione dei servizi o in maniera diretta o attraverso
forme, credo più in convenzione o in appalto che non attraverso concessioni.
Tutto il lavoro che sta facendo il Professor Dalla Mura, attraverso la nostra Regione è
circolato. Credo che sia molto conosciuto quello di arrivarci tramite una convenzione con
ufficio comune a questa forma di gestione, piuttosto che attraverso modelli come quelli che
illustrava stamattina il Dottor Milanese.
Quello che noi (vi rubo altri due minuti) siamo riusciti a fare è di capire della 328 che prima
di poter predicare “l’Integrazione-Socio-Sanitaria”, si doveva riuscire a mettere in rete gli Enti
Locali, attraverso la predisposizione di omogenei livelli essenziali su tutto il territorio, quanto
meno dell’ambito, perché capivamo che se non riuscivamo a presidiare questo aspetto, parlare
comunque d’integrazione diventava molto più confuso.
L’altra cosa che comunque abbiamo capito è che se anche la 328, non viene adeguatamente
recepita con normative locali, comunque con forme di riconoscimento che in qualche modo la
legittimino, esiste una sostanziale assonanza con quella che è la modalità con cui il cittadino
chiede, almeno per quanto riguarda le prestazioni essenziali.
Sicuramente è difficile mettere sullo stesso piano tutto, però anche la Sanità (prima o poi
credo sull’integrazione) dovrà confrontarsi sui sistemi dell’accesso.
Quello a mio modo di vedere sarà un buon primo livello dell’Integrazione-Socio-Sanitaria.
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 65
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” AVV. ALESSANDRO NOCCO, moderatore
Grazie Dottoressa. Noi in Puglia avremmo nelle previsioni del Piano Regionale (uso tutti i
condizionali del caso naturalmente), la cosiddetta “Porta Unica di Accesso”. Volgarmente
detta P.U.A. perché sono le iniziali. Porta Unica di Accesso che dovrebbe essere appunto, una
via di transito obbligata per il cittadino che voglia accedere alle prestazioni Socio-Sanitarie e
quindi dovrebbe essere cogestita dall’apparato dei servizi Socio-Assistenziali unitamente ai
referenti dell’apparato Sanitario. Una cosa a cui tra l’altro la passata Amministrazione
Regionale ha tenuto molto tanto da renderla obbligatoria nelle previsioni dei piani di zona,
addirittura da richiederne la programmazione e la progettazione già in una fase molto
anticipata, soprattutto negli ambiti di maggiore dimensione demografica, difatti è un
intervento, una via di transito che non si riesce ad aprire perché ad oggi stiamo ancora in fase
d’individuazione delle risorse professionali e umane, da destinare poi alla via stessa perché
naturalmente non può essere una via di transito che rileva a livello distrettuale, se è via di
transito e di accesso deve facilitare l’accesso, non deve complicarlo, sovrapponendosi a
livello distrettuale, deve essere una via di transito naturale, che sia accessibile al cittadino che
non dispone di mezzi, che deve raggiungere facilmente il luogo dell’accesso e che, appunto,
non ha più bisogno di recarsi per una serie di prestazioni al distretto ma attraverso lo sportello
può accedere direttamente alle prestazioni. È un processo tutto in itinere che noi stiamo
ancora implementando e sul quale si discute; i Dirigenti di Distretto, i Direttori Generali delle
A.U.S.L. stanno in questa fase (iniziale per la nuova Amministrazione Regionale), andando a
individuare anche le risorse umane e professionali, da destinare a questo tipo di servizi e
naturalmente ci sarà poi, tutta la partita della informatizzazione di questi sportelli di accesso,
senza la quale evidentemente rimarranno delle postazioni abbastanza isolate, tali poi da non
essere funzionali alla risposta tempestiva ai diversi bisogni.
Su questo, c’è un lavoro grosso ancora da fare. Ci sono evidentemente grosse difficoltà ma in
prospettiva il disegno c’è, manca ancora la fase operativa.
Da questo punto di vista, si è intravisto l’obiettivo, dobbiamo tradurlo adesso in termini
operativi sul territorio.
Intanto ringraziamo la Dottoressa Spinaci nuovamente per il suo intervento e per il suo
contributo al Forum di oggi.
Speriamo che ci siano altre occasioni per confrontarci con la realtà marchigiana, una realtà
molto gradevole, sotto molteplici punti di vista.
Iniziamo invece adesso la carrellata degli interventi dei referenti dei singoli ambiti che
naturalmente lo vogliano fare perché, nessuno è obbligato a intervenire.
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 66
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” Tre o quattro minuti a testa per un breve flash sul lavoro che si sta facendo e sulle scelte
rispetto alla gestione associata, di forma consortile.
Abbiamo già anticipato che un ambito della Provincia di Lecce si sta già proiettando verso il
consorzio, gli altri prevalentemente stanno andando nella direzione della gestione associata,
tramite convenzione. Una forma più semplice quella poi suggerita dal Piano Regionale delle
Politiche Sociali.
La parola alla dottoressa Molendini.
DOTT.SSA SERENELLA MOLENDINI, Consigliera Pari Opportunità – Provincia di
Lecce
Buonasera a tutti. Ringrazio naturalmente Salvatore, Giancarlo e Alessandro per questo
invito.
Domani mattina (entro subito in argomento), abbiamo questo momento, questo convegno,
però il convegno è solo uno dei momenti della nostra azione, tra l’altro di rete. Noi lavoriamo
insieme già da parecchio tempo perché, abbiamo pensato da subito che ormai le pari
opportunità dovrebbero essere superate.
Io dicevo, forse anche gli Assessorati alle Pari Opportunità dovrebbero essere superati. Le
Pari Opportunità ormai è un’ottica di genere per tutte le politiche, noi dovremmo partire da
questa considerazione.
Allora proprio partendo dall’ottica di genere, noi abbiamo pensato ad un progetto che
abbiamo definito: “Il territorio e l’impresa conciliante”.
In realtà, il problema del lavoro delle donne voi sapete, almeno nella nostra realtà, è un
problema enorme. Abbiamo una disoccupazione femminile elevatissima. Abbiamo donne che
abbandonano il lavoro (quindi indipendentemente dalla disoccupazione) nel primo anno di
maternità. Addirittura nel 2004, quasi 190 donne hanno abbandonato il lavoro.
Abbiamo delle situazioni estremamente complesse all’interno delle aziende.
Da una ricerca dell’Issol a cui io ho partecipato come testimone privilegiata, noi abbiamo
questa indicazione: le donne vorrebbero avere un lavoro più flessibile (che non significa più
precario, ci tengo a dirlo, ma con orari più flessibili), ma soprattutto le donne vorrebbero
avere più strutture di supporto, quindi, asili nido, strutture per l’infanzia, tempi della città
completamente diversi.
Noi abbiamo già un disegno di Legge Regionale che va verso questa direzione, è un disegno
veramente eccellente da questo punto di vista, perché per la prima volta è una legge che ha un
ottica di genere nelle politiche sociali.
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 67
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” Allora rispetto a tutto questo, ci siamo resi conto che la Legge 53 del 2000, che prevedeva: i
congedi parentali, i tempi di vita della città, la conciliazione tra tempi di vita e di lavoro, è una
legge che nel sud, è totalmente inattuata.
Addirittura per i progetti secondo l’articolo 9, che riguardano proprio la flessibilità dell’orario
purtroppo, abbiamo un misero 5% a confronto dell’80% dell’Emilia Romagna, della
Lombardia e di altre realtà.
Se andiamo a vedere i progetti approvati, ci fermiamo con due progetti soltanto a Foggia,
nella provincia di Foggia. Abbiamo la necessità intanto di supportare le aziende. Siccome non
sono progetti semplici, sono progetti complessi, abbiamo pensato proprio di costituire intanto
un tavolo di concertazione con i Sindacati ma anche con le associazioni datoriali, a partire da
Confindustria ma poi coinvolgeremo Confcommercio, Api etc. le associazioni sindacali che
hanno già aderito quindi, C.G.I.L.- C.I.S.L. e U.I.L. e tre assessorati, quindi: Politiche Sociali,
Politiche del Lavoro, Pari Opportunità e l’Ufficio della Consigliera di Parità.
È un lavoro complesso, per cui penso che per voi domani potrebbe essere una esperienza (non
sto facendo la propaganda al convegno) interessante, per cominciare a partire, a pianificare e a
progettare.
Tra l’altro va rapportata questa esperienza della Valle D’Aosta che è un alternativa all’asilo
nido, una alternativa perché la struttura dell’asilo nido sappiamo che è costosissima. Questo
progetto del “Micro nido familiare”, del “Micro nido condominiale”, potrebbe essere una
validissima alternativa alle problematiche dell’infanzia che nel nostro territorio, sono
praticamente enormi.
Io vi do solo un dato: nella città di Lecce, ogni anno c’è la richiesta per circa 3000 immissioni
negli asili nido ed abbiamo soltanto 280 posti.
Questo è il dato e su questo dobbiamo confrontarci a partire da domani. Grazie.
AVV. ALESSANDRO NOCCO, moderatore
Ringraziamo Serenella che ci ha dato l’opportunità, di entrare in una dimensione ancora una
volta più vasta.
Lo sforzo è quello di andare oltre, sempre, al ristretto e angusto spazio visivo che a volte ci
caratterizza. Ormai non ci deve più bloccare, impedire di svettare, andare verso orizzonti più
aperti. La dimensione della conciliazione vita-lavoro, la applicazione della Legge 53, i servizi
per la prima infanzia, è venuto fuori in tantissimi degli ambiti. Partecipando ai tavoli nei vari
ambiti territoriali è emerso come un problema urgente, soprattutto in alcune aree sono
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 68
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” addirittura presso che inesistenti i servizi per la prima infanzia, non è detto debbano essere il
classico “nido”.
È chiaro che bisogna andare ad escogitare modalità nuove. La normativa per fortuna si apre,
già la Legge 285 aveva introdotto e suggerito una serie di percorsi innovativi che in altri parti
del paese, preesistevano al ’97 e sono succeduti anche al ’97. Qui da noi, hanno avuto forse
una breve esperienza quasi flash, nell’epoca di finanziamento della 285, oggi rischiano di
essere del tutto superati.
Su questo bisogna fare un grosso lavoro superando la logica di chi dice: “Ma tanto qui da noi
non ce n’è bisogno, abbiamo altre urgenze, i nidi non servono, le mamme non li vogliono
etc.”.
Stiamo molto bene attenti perché in molte altre realtà, il problema natalità, il problema
famiglia, si affronta e si sostiene non attraverso l’assegno e il contributo, quanto attraverso i
servizi che possano sostenere, accudire, accompagnare e strutturare il vissuto familiare.
Le occasioni estemporanee non garantiscono nulla, non assicurano sviluppo, non assicurano
accompagnamenti.
Questo, nella fase seconda dei Piani di Zona che molti ambiti stanno andando a scrivere.
Credo che possa essere un aspetto importante di cui tener conto.
Bene ha fatto Serenella Molendini a ricordarcelo in questa occasione, annunciando questa
iniziativa di domani.
Andiamo subito agli ambiti territoriali dando la parola all’assessore Colafati della città di
Poggiardo.
DOTT. GIUSEPPE COLAFATI, Assessore Politiche Sociali – Comune di Poggiardo
Buonasera a tutti. Oramai è conclusa l’esperienza del Coordinamento Istituzionale, perché
proprio domani sera avremo l’ultimo coordinamento e poi daremo la parola ai Consigli
Comunali dei quindici comuni che compongono l’ambito, per la costituzione del consorzio.
Abbiamo deciso non senza discussioni, ma soprattutto con un confronto che ha visto i
Sindaci impegnati a valutare gli aspetti positivi del consorzio, ma anche gli aspetti negativi,
perché ogni soluzione può avere aspetti che possono riservare delle attività sicuramente svolte
meglio, perché col consorzio noi cercheremo di dare stabilità.
Dovete pensare che per quanto perfettibili, come diceva il Dottor Dalla Mura, gli strumenti
normativi ci danno un percorso che però poi, questo percorso, si interseca con la mediazione
politica.
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 69
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” La mediazione (io avevo alcuni Amministratori del mio ambito) politica in quindici comuni
non è facile. Vi assicuro che è un percorso difficile, lungo anche culturale. Noi abbiamo
cercato di affrontarlo anche utilizzando la 285 che ci ha permesso di progettare in maniera
partecipata, però sicuramente visti anche i tempi di attuazione dei progetti, non ci ha
consentito quella mediazione stabile nel tempo, che poi possa consentire una gestione
attraverso convenzione, quindi, una gestione dei servizi attraverso i Comuni Capofila, per
avere quella fiducia reciproca che deve essere alla base per gestire i Servizi Sociali.
Mi attengo ai tempi stretti dell’Avvocato Nocco e vi dico che è stata una scelta sofferta, però
siamo decisi ad accelerare i tempi, anche perché abbiamo avuto l’approvazione del Piano di
zona dopo sette mesi.
È stato un tempo che abbiamo ritenuto un po’ lungo, perché abbiamo presentato il Piano a
fine luglio e nel febbraio ci è stato approvato. Vogliamo recuperare il tempo perduto e passare
subito alla fase attuativa.
Un suggerimento lo vorrei anche dal Professor Dalla Mura perché in questa fase di decisione,
non è facile scegliere la modalità della costituzione del Consiglio d’Amministrazione. C’è il
rischio che il consorzio si sleghi dai comuni e noi questo rischio non vogliamo correrlo.
Vogliamo che il consorzio segua l’indicazione che viene dall’assemblea dei Sindaci ma, che
sia costantemente legato alle attività dei Servizi Sociali dei comuni.
La possibilità (come stamattina il Direttore del Consorzio diceva) di nominare eventualmente
dei politici all’interno del Consiglio d’Amministrazione, nei ruoli naturalmente che sono
consoni ai politici, può essere una via per mantenere quella mediazione politica sempre
costante sul territorio.
Da questo punto di vista, il Professor Dalla Mura può darci qualche consiglio. Grazie.
AVV. ALESSANDRO NOCCO, moderatore
Grazie a Giuseppe Colafati che ci ha presentato questa innovazione dell’ambito di Poggiardo
e il Professor Dalla Mura che pervade con la sua illuminazione (Comuni, Regioni e Province),
sicuramente anche per l’ambito di Poggiardo riserverà qualche prezioso consiglio.
Prego Dottor Facchini, Dirigente del Comune di Casarano e Dirigente dell’Ufficio di Piano
del Comune di Casarano.
DOTT. ANTONIO FACCHINI, Dirigente Ufficio di Piano – Comune di Casarano Dopo aver rotto il ghiaccio stamattina (anche se qualcuno non mi vede ma non importa, io
sono una persona umile poi in effetti) per dirvi lo stato dell’arte, c’è stata una gestazione dei
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 70
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” processi di concertazione piuttosto lunga e sofferta ma, questa sofferenza, io credo, almeno io
l’attribuisco come valutazione d’una competenza, di volontà, lo sforzo di rendere
assolutamente partecipato questo percorso del Piano e ancora alla valutazione degli organi
regionali, abbiamo notizia che non ci siano d’attendere i tempi formali che dovrebbero essere
ormai in scadenza.
Allo stesso modo di tante altre realtà, la forma di avvio è stata scelta della convenzione. Nei
prossimi giorni dovrebbe essere ormai formalizzata anche la costituzione dell’Ufficio di
Piano, nel frattempo comunque è attivo il Gruppo Tecnico che coinvolge tutti i servizi dei vari
comuni e stiamo riuscendo finalmente ad avere anche da parte dell’Azienda Sanitaria, una
capacità di dialogo e di comunicazione che ci fa ben sperare perché il catalogo (come dice
qualcuno dei servizi) possa essere messo a regime.
Sul piano della sussidiarietà verticale, c’è da parte dei comuni dell’ambito un forte
coinvolgimento e apprezzamento per “le iniziative d’indirizzo e di crescita” che sono state
attivate da parte della Provincia.
L’esperienza fatta fino ad ora, non è stata estranea ad una logica ideale di atteggiamento e di
scelte che si avvicinavano anche ai modelli proposti dall’altra Agenzia Regionale di
riferimento, quella del Formez, attraverso i quali possiamo dire che le linee di condotta, sono
state riconducibili a modalità non strettamente territoriali, sempre con molta attenzione ai
bisogni.
Le cose che maggiormente ci impegneranno saranno certamente: la Porta Unica di Accesso e i
livelli, sia di assistenza sia i livelli essenziali dei Servizi Sociali.
Lì è tutto un campo di sperimentazione nel quale dovremo certamente, confrontarci e
misurarci con la capacità e una deontologia che speriamo di riuscir a far rimanere in standard
qualitativi accettabili. Grazie
DOTT. LUIGI CIRCHETTA, Operatore Consultoriale AUSL LE/1
L’ambito di Martano come processo di costruzione del Piano, diciamo che è in linea con
quanto già gli altri ambiti stanno attuando.
Il processo è stato abbastanza travagliato, nel senso che, comunque, si è partiti dalla mancanza
di una cultura di base.
Come ben sapete, i Piani di Zona hanno dovuto purtroppo confrontarsi con questa realtà,
costituita da una mancanza di cultura comune.
Per esempio nelle nostra realtà, è stato costruito in modo frastagliato, sulle esperienze vissute
dai comuni che avevano sperimentato il Servizio Sociale.
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 71
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” Sapete benissimo che molti comuni (almeno nel nostro ambito e penso in molti altri ambiti),
sono sprovvisti di Servizio Sociale, questo ha anche rappresentato delle modalità diverse nel
proporsi all’interno del processo.
Un processo che è giunto già, alla individuazione dell’Ufficio di Piano e sarà operativo nei
prossimi giorni.
È stato già effettuato come coordinamento Istituzionale: la ripartizione delle risorse. Il Piano è
stato finanziato ovviamente dalla ripartizione delle risorse, come qualche tecnico aveva già
paventato.
Si è colto con molta chiarezza che il Piano di Zona come strumento, è uno strumento
residuale. Dico questo perché, dalla suddivisione (rispettando la suddivisione delle risorse in
modo percentuale) si coglie con molta facilità che tutto quello che è stato paventato, non potrà
assolutamente fronteggiare le situazioni di bisogno che sono state evidenziate, nella fase di
costruzione del Piano.
C’è una enorme discrepanza tra il bisogno censito e il bisogno al quale si potrà effettivamente
rispondere. Questa discrepanza (che è stata rilevata nell’ambito di Martano) va ad incunearsi,
va ad incastrarsi con quanto ha detto stamattina il Professore Dalla Mura a proposito della
contraddittorietà delle Politiche Sociali che stiamo mettendo in atto e della limitatezza di
questo modello.
Un modello che a ben osservare (questo è un rischio che io ho constatato partecipando a
questo processo), mi sembra che a volte si stia costruendo sotto forma di un apparato
fortemente burocratizzato.
Se questo dovrà essere il modello con il quale ci dobbiamo confrontare praticamente, non
potremmo migliorare la qualità della vita, non potremmo incentivare o preventivare le
occasioni di sviluppo perché in buona sostanza, si tratterà soltanto di suddividere in modo
regolamentato le risorse.
Quindi andremo a costruire una maglia che consentirà di setacciare soltanto, coloro che sono
in condizioni di massimo bisogno, di bisogno esploso o di emergenza sociale.
Ecco come a mio avviso, questo strumento invece deve essere uno strumento che attraverso il
diritto di cittadinanza, debba sostanzialmente agganciarsi e recuperare, potenziare e
valorizzare il capitale sociale, per capitale sociale intendo, tutte le associazioni, tutte le forme
di organizzare dei cittadini, effetti auto progressivi al Piano di Zona.
Perché il Piano di Zona sia uno strumento che possa garantire, che possa dare in modo
unitario e garantire a tutti i cittadini le funzioni di bisogno, bisogna necessariamente pensare a
questo modello d’intervento.
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 72
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” Penso a questo modello d’intervento, facendo anche riferimento all’anima del Piano di Zona.
L’anima del Piano di Zona deve essere: il Servizio Sociale e il Segretariato Sociale.
Ovviamente quando penso all’anima, ovviamente quando dico anima, dico che bisogna
pensare a modelli innovativi dal punto di vista dell’approccio. Una volta conosciuti i
fenomeni, perché purtroppo i fenomeni se ben osservate, il Piano di Zona ti inserisce in una
realtà nella quale, noi non possiamo controllare.
Noi non controlliamo i processi economici, non controlliamo i processi scolastici, una serie
di...dico nodi che noi non controlliamo quindi, noi dovremmo costruire dei modelli innovativi
che consentano di agire a livello di ambito.
Il Segretariato Sociale, il Servizio Sociale Personale che rappresentano l’elemento trainante,
devono ridipingere questo approccio innovativo quindi pensare, a un modello di tipo
comunitario che consenta di creare: le sinergie e la rete che si colleghi con lo stesso settore. In
questo modo potremo vincere la sfida, diversamente creeremo sul territorio, dei grandi e bravi
Burocrati.
La sfida dei Servizi Sociali è molto importante. È molto importante anche perché, il discorso
della Porta Unica è di grande fondamento perché, rappresenta lo snodo tra le Politiche
Sanitarie e le Politiche Sociali.
Voi sapete benissimo che in tutti questi anni abbiamo operato, un nodo settorializzato, un
nodo parzializzato. Quindi, per superare questo modello d’intervento, dobbiamo
assolutamente mettere in atto: l’integrazione (ma l’integrazione non deve essere messa in
un’ottica superficiale) all’interno delle A.U.S.L. ed all’interno del Piano di Zona, va costruita.
La progettazione di dettaglio (mi risulta che in molti ambiti) non è avvenuta nella fase
progettuale. Se l’integrazione non avverrà nella fase progettuale, se tutti i professionisti non si
integrano nella progettazione, praticamente, stiamo già iniziando a scivolare, stiamo già
iniziando a scricchiolare.
In molte realtà, in molti ambiti per quello che so, per quello che ho potuto constatare, nella
fase progettuale non è avvenuto nulla.
La sfida deve essere: “l’integrazione deve avvenire in fase progettuale perché, in quella
istituzionale c’è un modello più volte raccontato, ma non è un modello che si costruisce dal
basso”.
A questo proposito, queste sono esperienze che sono maturate sul campo e ritengo che, la
nostra realtà, confrontandola con le buone prassi, tra l’altro condivido pienamente quello che
stamattina è stato riportato dall’esperienza del Dottor Milanese, cioè, io ritengo che per poter
superare tutte le difficoltà legate alle disarticolazioni, ai localismi, si possa rispondere
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 73
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” attraverso un consorzio. Infatti, il consorzio rappresenta lo strumento più elevato che possa
superare questa disarticolazione.
Questo non significa che noi dobbiamo abbandonare le nostre professionalità perché,
all’interno degli ambiti, all’interno di tutte queste realtà, ci sono delle professionalità che
vanno opportunamente valorizzate e che in questo modo possiamo rilevare i tratti originali del
nostro territorio.
Non possiamo pensare che noi, anche se la 328 è stata attuata con diversi anni di ritardo, non
ci siano quelle esperienze a livello di servizi che possano essere convogliate all’interno del
Piano di Zona, per poter rilanciare un aspetto molto importante che qui oggi non è stato
affrontato.
È fondamentale perché, un Piano di Zona, un ambito perché diventi auto protettivo, deve
necessariamente basarsi sulla prevenzione.
Non è possibile escludere all’interno del Piano, gli strumenti che possono valorizzare le
Politiche e la Prevenzione perché, automaticamente si andrà a lavorare sulle emergenze, sulle
situazioni che esplodono, ma non a prevenire situazioni di disagio all’interno della famiglia,
minori, tossicodipendenti e così tutte le altre cose prioritarie. Questa è la mia esperienza e
quindi io vorrei una riflessione su questo aspetto.
AVV. ALESSANDRO NOCCO, moderatore
Dottore Distante dell’ambito di Galatina, dirigente dell’Ufficio di Piano e di fresca nomina
dell’ambito di Galatina.
DOTT. MARIO DISTANTE, Dirigente Ufficio di Piano del Comune di Galatina
Allora signori, buonasera a tutti. Voglio iniziare, riallacciandomi al discorso del collega di
Martano di cui condivido le preoccupazioni ma, non le approvo in toto. Presuppongo forse
che ci siano delle incomprensioni, alla base della stesura del Piano di Zona e saranno superate
senz’altro.
Io dal mio punto di vista a Galatina, composta da sei Comuni, filiamo d’amore e d’accordo,
tant’è vero che, come ha ben detto prima l’Avvocato Nocco, stamattina ci sono stati politici,
al pomeriggio no. Questo da una parte è un buon segno, perché si fidano di noi, del nostro
operato e ci riallacciamo continuamente con i nostri politici. Almeno sino ad ora, non
vediamo effetti nefasti oppure controproducenti, ciò ci ha dato pure modo di sbizzarrirci nelle
varie fasi: siamo partiti con l’associazione a mezzo della convenzione, hanno approvato tutto
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 74
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” quanto, siamo andati ad approvare i vari regolamenti e in fase di conclusione, le ultime
nomine dei componenti dell’ufficio di Piano.
Io ho chiesto persone motivate e ottimiste prima di tutto, capaci d’intendere, d’interloquire,
perché il problema non è di semplice attuazione.
È una cultura nuova che richiede notevole impegno e sapersi destreggiare, forse più dei
politici, ai quali dobbiamo dare un prodotto ben confezionato.
L’Ufficio dei Piani lo avremo fra poco, in modo da poter operare con i primi interventi, per
l’assegnazione degli alloggi e i premi di natalità.
Le altre cose susseguenti: i servizi essenziali di base, il segretariato sociale (abbiamo già
provveduto alle nomine), ogni componente dei comuni è rappresentato, lo stesso faremo con
lo sportello per l’accesso ai servizi e siamo in fase di ultimazione.
Recentemente, la settimana scorsa, ho parlato con i responsabili regionali, perché benedicano
finalmente apponendo la firma all’approvazione del nostro Piano di Zona, così possiamo
partire.
Signori, questo è il mio augurio, il mio augurio è di: “Un buon lavoro a tutti”.
AVV. ALESSANDRO NOCCO, moderatore
Grazie Mario Distante. Una replica alla dottoressa Beatrice Sances, una istituzione del
territorio.
Entro il 6 verrà approvato insieme agli altri piani... questo è l’ultimo passaggio. Per il resto il
percorso lo conosci tu.
DOTT.SSA BEATRICE SANCES, Responsabile Consultorio Familiare di Gallipoli Per il resto, il percorso come la maggior parte delle persone che sono intervenute prima, non è
stato proprio un percorso in discesa, ma neanche irto di difficoltà. Avevamo anche
sperimentato forme di progettazioni comuni grazie ad altre leggi, prima ancora addirittura
della 285, anche con la 216, la legge: Sannicola – Tuglie - Gallipoli, si erano misurati e
avevano provato a lavorare insieme.
Un cambiamento in corsa importante c’è stato quando, il nostro Distretto Sanitario si è
ampliato, accogliendo comuni che storicamente hanno fatto parte di un altro polo, cioè, il
Distretto di Ugento.
Lì forse, c’è stata un po’ di difficoltà per cercare di costruire una storia comune. La
disponibilità, sia dei politici, sia che dei tecnici, non è stata massima.
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 75
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” La parte più bella e più importante per me è stata, invece, quella dei tavoli tecnici, i tavoli di
concertazione e i tavoli tematici.
Abbiamo fatto delle giornate intense di confronto, in cui si è respirato un bel clima di umanità
e di voglia di fare come il signore che mi ha preceduto.
C’è questa voglia di vivere l’avventura, in maniera nuova, perché da una parte, noi operatori
sul campo, spesso viviamo la frustrazione dell’impotenza.
La 328 invece, dà un respiro e un taglio di speranza perché poi (è vero pure quello che diceva
l’Assessore di Galatina, quello che mi ha preceduto e che diceva: è importante pure pensare
alle politiche della prevenzione) è corretto anche questo, ma la 328 penso che ci dia anche
questa possibilità, specie quando parla d’integrazione in ambito Socio-Sanitario. La
convenzione, penso che sia la strada per realizzare tutto questo.
AVV. ALESSANDRO NOCCO, moderatore
Grazie alla Dottoressa Sances. Chi interviene per l’ambito di Nardò? Dottoressa Santese,
prego. Tu hai lavorato nel gruppo tecnico quindi credo che sei informata. Renata è un’altra
Istituzione. Qui stasera abbiamo abbondanza di Istituti e Istituzioni.
DOTT.SA RENATA SANTESE, Dirigente Servizi Sociali del Comune di Galatone
Mi dispiace, forse sono andati via i colleghi di Nardò. Non ho niente di nuovo da dire rispetto
a chi, ha fatto il percorso per la costruzione del Piano di Zona attraverso il confronto tra
colleghi, e dicevo appunto che non siamo abituati e quindi abbiamo fatto un bel lavoro.
A livello tecnico è stato molto bello, perché ci siamo rivisti, confrontati e siamo rigenerati
nonostante l’età. C’è gente tra noi che ha esperienza decennale, però questa è un’occasione
importante, come diceva la dottoressa prima, che permette agli operatori di rivedersi e di
pensare con la fantasia, per pensare a servizi nuovi che possano dare risposte diverse.
Tra i comuni, siamo sei comuni e solo uno piccolo che non ha servizio sociale, però, appunto,
tutti i tecnici si sono confrontati ed abbiamo avuto l’esperienza, così come diceva la
dottoressa prima, l’esperienza bella è stata quella dei tavoli tematici. Abbiamo anche
coinvolto le imprese, l’Avvocato Nocco lo ricorderà, le imprese del luogo hanno offerto la
loro disponibilità anche dando delle proposte innovative, per creare occupazione sul nostro
territorio.
Superata la pausa forzata che la Regione ci ha dato, dobbiamo rimetterci in carreggiata e
riprendere soprattutto il lavoro di partecipazione del territorio che abbiamo così bene attivato
ed è importante recuperarlo.
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 76
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” DOTT. VITO GIGANTE, Coordinatore Aria Servizi Sociali AUSL LE/2
Voglio fare alcune osservazioni sul fatto che, non esiste nessuna discrepanza, cioè, se
l’operatore ha in testa la confusione, viene offerta la confusione. Se l’operatore non ha in
mente chiaramente qual è la finalità, quali sono le modalità d’intervento, qual è l’obiettivo
finale, al cittadino arriva esattamente questa confusione. Purtroppo perché dico questo?
Perché noi veniamo da una confusione. Io praticamente parlo per quanto riguarda L’Azienda
Sanitaria: in realtà noi in Puglia, abbiamo avuto una sovrapposizione. L’integrazione che
viene molto spesso richiamata, può avvenire tra due sistemi che sono costituiti, se due sistemi
non ci sono, se ce n’é uno confuso, che cosa possiamo integrare?
Questo è il motivo per cui probabilmente adesso si sta dando un impulso nuovo, con i due
assessorati separati. Si incomincia ad intravedere una diversa articolazione e quindi, si
incomincia anche ad avere una facilità di interlocutori per poter creare appunto quelle sinergie
che si diceva prima.
Gli interlocutori per l’AUSL, i comuni molto spesso (io lo dicevo altre volte), sono stati
inesistenti, latitanti. Interlocutori che venivano a chiedere, ma non era, sicuramente, possibile
costruire alcunché.
Si incomincia adesso (ed è questa una sfida per tutti quanti), parliamo di porta unica
d’accesso: la porta unica di accesso, sarebbe la porta unica ai servizi. Se non ci sono i servizi,
l’accesso a che serve? Tutti i servizi vengono convogliati verso un’unica porta che porta sul
nulla. Per cui, andiamo ad immaginare la costruzione di una porta unica di accesso senza
prima avere costruito i servizi ed avere un’idea di che cosa sono questi servizi.
Che cosa c’è dietro? Dietro adesso c’è un lavoro intenso, c’è un lavoro profondo di
conoscenza, di scambio su problemi specifici, per cui, il problema di trasporto dei disabili, il
problema dei centri socioeducativi, il problema della salute mentale, sono tutti problemi che
vengono quotidianamente affrontati all’interno degli organismi, attualmente ancora non
istituzionalizzati ma che si sono costituiti e che stanno approfondendo, stanno cercando di
mettere in piedi questa nuova programmazione, che porterà poi alla realizzazione di questa
integrazione auspicata. Io vorrei concludere: vorrei dire che sicuramente sono anch’io tra
quelli che vedono positivamente. Io immagino che si stia aprendo una nuova realtà, un nuovo
corso, un nuovo scenario sul quale sicuramente tutta la motivazione di tutti quanti, deve
essere conglobata e utilizzata al massimo.
Immagino che sarà lungo, cioè, molto spesso, con gli operatori con i quali lavoro dico: noi
non riusciremo a vedere la fine del processo che abbiamo attualmente in mente.
Probabilmente passeranno degli anni, bisognerà però in ogni caso, non perdere la speranza e
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 77
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” la fiducia rispetto, appunto, ad un percorso nuovo e cercare in tutti i modi di portare l’apporto
quanto più efficace e positivo possibile.
Vi ringrazio.
AVV. ALESSANDRO NOCCO, moderatore
Grazie al Dottore Gigante. Il Dottore Schiavano, Dirigente di Distretto A.U.S.L. Lecce 2 ha
chiesto la parola. Prego.
DOTT. ALDO SCHIAVANO, Dirigente di Distretto AUSL LE/2
Non sto qui a fare i complimenti, perché insomma credo che sia sotto gli occhi di tutti la
giornata di lavoro che si è sviluppata stamattina. Ero in perfetta sintonia con quello che ha
detto Vito, per cui, per l’appunto, devo riprendere il discorso della PUA, ma era
semplicemente un modo per dire, caro Alessandro: non è un’entità fisica la porta di accesso,
la porta unica di accesso, è un metodo, è un approccio culturale, non è una entità fisica. Se
dovesse essere una entità fisica, avevo immaginato per un attimo, è chiaro che è un paradosso,
è una battuta, mettiamo un autobus con su scritto... che vada in giro per i comuni per poter
favorire questo discorso della porta di accesso.
La comunicazione è per le cose che ci siamo detti prima, non era ovviamente questo
l’intervento, l’intervento invece è legato ad un aspetto di programmazione, Professore, la
programmazione, gli strumenti della programmazione che mi preoccupano non poco e che
riguardano con me, come Direttore di Distretto, che riguardano l’Azienda U.S.L. e che
riguardano anche il comune.
Oggettivamente, mi riesce difficile immaginare come gli strumenti che dovrebbero essere
quelli che regolamentano prevalentemente l’area della integrazione sociosanitaria, mi riferisco
in particolare al programma, al piano attuativo locale, al PAL, mi riferisco al piano di zona
per il comune, mi riferisco in particolare al programma e l’attività territoriale del distretto, la
difficoltà di riuscire veramente a mettere insieme quella trasversalità tra tutte queste azioni di
programmi, per poter realizzare concretamente e dare efficacia all’area dell’integrazione
sociosanitaria. Quindi, questo è un aspetto che mi preoccupa non poco e mi domando: “Siamo
preparati”?
Grazie.
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 78
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” DOTT. ROBERTO MARTI, Assessore alle Politiche Sociali – Città di Lecce
Si, avrei preferito qualche collega dell’Ambito, per dare maggiore spazio, però lo faccio
volentieri.
Faccio una breve carrellata di quella che è la nostra posizione come Ambito di Lecce. Intanto
c’è da dire che, Lecce ha una differenza rispetto agli altri capoluoghi di provincia, che è
quella di viaggiare, non autonomamente come città di 93.000 abitanti, ma di viaggiare con
altri 9 comuni.
Questo ha comportato non pochi problemi, perché è evidente che, una realtà come un comune
capoluogo così grosso, con altri 9 comuni un pochino più piccolini, ha portato un bel po’ di
problemi.
Il primo problema per esempio è sulla spesa sociale, che per il comune di Lecce era quella di
72 euro procapite, quella degli altri comuni era di 25 euro, quindi abbiamo dovuto fare una
sorta di media aritmetica tra queste due, trovare e optare per una spesa procapite di 50 euro.
Difficoltà ce ne sono state, questo maggiore lavoro ci ha portati ad avere una grossissima
esperienza, per riuscire ad interscambiare delle realtà seppure vicinissime, come dicevo
nell’intervento di stamattina, ma anche molto differenti, sia come dotazioni di servizi, sia
come erogazione degli stessi.
È evidente che ha portato sia a noi che ai nostri colleghi, mi auguro, un ulteriore stimolo ed un
ulteriore metodo di lavoro. Questo servirà sicuramente in futuro.
Abbiamo comunque nei giorni passati, Alessandro Nocco è uno dei nostri coordinatori,
facente parte della quarta struttura che noi abbiamo realizzato, che è quella del nucleo di
supervisione tecnica, noi abbiamo realizzato nei giorni scorsi, abbiamo provveduto a
costituire e nominare i componenti degli organi, sia dell’ufficio di piano che del servizio
sociale e professionale e sia di questo nucleo di supervisione tecnica.
Ci manca l’insediamento... insediare gli organi nei prossimi giorni e stiamo attendendo le
risposte delle schede da parte della Regione Puglia, per iniziare poi la programmazione della
seconda parte, la parte più determinante.
Ci rimane il Segretariato Sociale, che è un altro forte strumento, che ci comporterà cinque
“front-office” nel comune capoluogo e nei vari quartieri, perché Lecce è composta da cinque
quartieri differenti ed un “front-office” per ogni comune dell’ambito, quindi, 9 “front-office”
in tutto, più cinque – quattordici in totale.
Questa è la nostra posizione in questo momento. Ci auguriamo insomma di attendere al più
presto novità dalla Regione; pare che si sia sbloccata ormai questa cosa completamente, come
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 79
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” avevo accennato precedentemente, quindi, di partire con un lavoro ancora più concreto,
grazie.
AVV. ALESSANDRO NOCCO, moderatore
Grazie anche all’Assessore Marti.
Dopo questa interessantissima carrellata degli ambiti, non erano tutti ma erano sicuramente
una buona parte, una battuta all’Assessore Stefano Fabbiano, Assessore alle Politiche Sociali
della Provincia di Taranto, con cui stiamo condividendo questa fase di lancio della “partner-
ship” verso l’alleanza Ionico-Salentina. Prego Assessore.
DOTT. STEFANO FABBIANO, Assessore politiche sociali – Provincia di Taranto
Io sarò velocissimo. Innanzitutto mi voglio congratulare con gli organizzatori, perché è
necessario fare questa premessa, perché è importante partecipare a queste iniziative.
Io, di incontri di questo tipo ne ho fatti diversi in tutti questi mesi, da circa due anni, da
quando sono partiti i piani di zona, quindi, non finisco mai, non voglio dire nemmeno di
imparare, di apprendere nuove esperienze.
Proprio partendo da queste esperienze, posso dire che voglio invece chiedere l’esperienza in
altre realtà dei progetti sovra ambito.
Io mi sono cimentato in questi due anni, anzi, da un anno a questa parte con Alessandro
Nocco, nel preparare nella nostra provincia, un progetto sovra ambito.. Abbiamo preparato i
tre progetti: “Affido e Adozione”, “Abuso e Maltrattamento” e “Inclusione Sociale”.
I tre capitoli importanti, che noi abbiamo voluto mettere a disposizione di tutti gli ambiti, per
condividere un percorso.
Parlare di un progetto, “Inclusione Sociale”, ad una parte della provincia e non parlarne ad
un'altra, ma cercare di parlare la stessa lingua su queste tematiche, non è stato facile, non è
facile vi dico, nonostante tutta la mia autorevolezza essendo io stato un Amministratore locale
di un Ambito, non sono riuscito ancora a convincere l’Ambito dove c’è il mio comune, ma
nonostante tutto stiamo andando avanti.
Entro la fine di marzo chiuderemo questo capitolo, però c’è poca esperienza concreta, ci sono
le normative. C’è l’esperienza invece di altre realtà, se c’è, come questa esperienza può stare
nella nostra realtà. Questo è l’interrogativo per cercare di capire qualcosa.
Non voglio togliere ad altri le risposte che attendono, visto che poi ci sono anche i tempi
concentrati dalla chiusura dell’incontro, se è possibile dedicare qualche minuto a questa
risposta, grazie a tutti.
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 80
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare”
AVV. ALESSANDRO NOCCO, moderatore
Grazie all’Assessore Fabbiano, un riferimento preciso al Dottore Dalla Mura, propriamente a
progetti di rilievo provinciale, che quindi, abbraccino più aree dello stesso territorio.
Salutiamo con l’occasione l’Assessore Spina che ci ha lasciato dopo il buffet, ma con il quale
ci rivedremo a brevissimo per questa prosecuzione del percorso. La parola all’Assessore
Capone, assessore alla sicurezza e qualità sociale della Provincia di Lecce.
DOTT. SALVATORE CAPONE, Assessore alla Sicurezza e Qualità Sociale – Provincia di Lecce Io penso che sia stata una giornata importante, interessante da tutti i punti di vista, che ha
raggiunto, ritengo, questo lo posso dire, lo riteniamo questo come Provincia, come Agenzia
che ha raggiunto l’obbiettivo, quello di mettere insieme all’interno di una seduta plenaria, ed
avviare insieme un percorso, che vedrà in modi diversi protagonisti, un po’ tutte le realtà, gli
Enti Locali, le Amministrazioni dell’A.U.S.L., comunque il territorio complessivamente.
La necessità che abbiamo colto, è la necessità un po’ di tutti; il mio collega Stefano diceva di
apprendere, noi siamo qui ad apprendere, perché nessuno ha la ricetta in tasca, nel cassetto.
Chiaramente, nel momento in cui si ascolta una buona prassi, una buona pratica, la si può
adottare in funzione di quello che è il proprio territorio, la peculiarità del territorio, le risorse
al territorio, l’approccio del territorio, i bisogni dello stesso, quindi, la fase che stiamo
attraversando sicuramente, ci pone con questo tipo di approccio. Chiaramente noi abbiamo la
necessità in questo momento di ribadire due cose: noi qui stiamo cercando un attimo di
attuare normative che costruiscono e definiscono un nuovo benessere della persona,
costruiscono una comunità del benessere di tutti. A momenti forse a fasi diverse, il Dottore
Facchini faceva riferimento ad una nostra iniziativa, mi dispiace che è andato via, che
abbiamo presentato nei giorni scorsi, sul Micro Credito di Solidarietà a favore delle famiglie,
che investe una fascia di persone che hanno un reddito dai 7.500 euro minimo, ai 20.000 euro,
e gli altri?
Noi abbiamo investito, pagando gli interessi di prestiti ben precisi, non sto qui ad entrare nel
merito rispetto a quali tipi di interventi, ci siamo inseriti all’interno di una fascia di povertà
relativa, povertà relativa, con uno strumento che è stato adottato dall’Ente Provincia, e che
può vedere attraverso una verifica, un’analisi, il coinvolgimento di circa 60.000 famiglie di
questa provincia che si inseriscono all’interno di questa fascia, che potrebbero avere
eventualmente la necessità di interventi di questo tipo.
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 81
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” Uno degli ultimi bollettini della Banca d’Italia ci dice: c’è una grande fascia di famiglie che
attiva appositamente partite di questo tipo, quindi, Credito al Consumo in modo specifico,
anche per l’acquisto di alimenti.
D’altra parte, chi ha la possibilità di avanzare, di individuare percorsi di inclusione finanziaria
in questo caso, quindi, avere la possibilità di aprire pagine nei confronti del credito, deve
avere un minimo di possibilità, di avere una interlocuzione con la banca in questo caso.
C’è un momento importante di intervento che i comuni sicuramente possono fare, intervento
diretto ai bisogni di indigenza assoluta, povertà assoluta, che si possono aprire con
l’intervento inserito nei piani di zona, ma ci possono essere anche sperimentazioni pilota,
questa è una sperimentazione pilota che noi stiamo facendo come Provincia e non so come
andrà a finire, un pagamento su prestiti di questo tipo, per una fascia di famiglie che possono
eventualmente stare all’interno di questo budget familiare, che rischiano di entrare all’interno
di una povertà, quindi le nuove povertà.
Questo per dire che cosa: che lo scenario che abbiamo di fronte, è uno scenario che ci deve
vedere coinvolti tutti, all’interno della costruzione del benessere della singola persona,
ponendola al centro della nostra azione.
Un elemento che vedo importante, è il protagonismo della politica, il protagonismo della
politica non deve essere fine a se stesso, ma la politica delle istituzioni che la rappresentano in
modo particolare. Devono avere la capacità di coinvolgere un territorio nelle sue varie parti e
che pone al centro la persona e l’azione che va ad attivare. Sta a quel protagonismo, ma sta
anche alla metodologia, agli strumenti che mette in campo la politica rispetto ad un reale
coinvolgimento della cittadinanza attiva etc... etc...
È stato sottolineato in questo momento un elemento: la burocratizzazione nel momento di
attivazione dei piani di zona, che si rischia fortemente soprattutto in questa fase,
dell’approvazione definitiva dei piani di zona, ma nello stesso tempo, di un abbandono della
concertazione con il territorio.
Io l’ho richiamato nel coordinamento istituzionale dei 10 comuni capofila con le due aziende,
ma richiamo anche qui, la necessità di tenere aperto un tavolo di concertazione, di
cittadinanza attiva con il territorio. L’altro elemento è quello delle integrazioni delle politiche
che è stato anche qui sottolineato. Quella è l’altra scommessa che noi facciamo all’interno
della nostra realtà come Provincia: Integrare le politiche delle Pari Opportunità, delle
Politiche attive del lavoro, della Formazione Professionale etc... etc...
Non è assolutamente facile, come non è assolutamente facile in ogni singolo comune, in ogni
singola realtà.
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 82
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” Qui c’è il protagonismo della politica, la necessità, l’obbligatorietà di tracciare percorsi
nell’ambito dello sviluppo economico sostanziale, che sono quelle dell’attenzione forte al
bisogno del cittadino, alla costruzione della comunità e del benessere a cui noi tutti miriamo.
Comunque, questo percorso, questa fase che noi stiamo costruendo, è una fase importante,
avere il coraggio di farlo significa anche: avere la possibilità di mettersi in discussione per
costruire anche percorsi nuovi, ma soprattutto andando dal centro alle periferie, lo sapete
benissimo che come Provincia ci siamo mossi un questo senso, andando dal centro alla
periferia, da Lecce a Gagliano del Capo, a Campi Salentina, in questo tour de force dei 10
Piani di Zona, in ruolo alla funzione che abbiamo sempre assunto, penso anche che con
moduli e con iniziative come queste, possiamo continuare a farlo proprio nei percorsi che i
comuni, in modo particolare che sono centro e perno dell’attivazione dei Piani di Zona,
possono insieme a noi continuare a fare.
Noi siamo qui disponibili a farlo, e penso che l’esperienza, soprattutto che andremo a fare nei
prossimi periodi con l’accompagnamento del Professore Dalla Mura nel percorso che
abbiamo individuato, possa veramente dare a tutti un grosso aiuto, un sostegno, un
accompagnamento che serve per rispondere ai bisogni del territorio e di ogni singolo cittadino
coinvolto, grazie.
AVV. ALESSANDRO NOCCO, moderatore
Le attese nei confronti del Professore Dalla Mura, sono vistosamente cresciute, si sono
elevate al quadrato, al cubo e il professore Dalla Mura dovrà dare soluzione ai limitati
problemi che riguardano anche questo territorio del profondo sud, di cui siamo orgogliosi tra
l’altro, lo riavremo con noi, come ricordava l’Assessore Capone, il 3 ed 4 di aprile, quindi,
diciamo che può avere anche un po’ di tempo, per rispondere eventualmente anche in quella
circostanza.
Noi siamo ancora una volta, lieti e onorati di averlo avuto qui con noi e di accogliere queste
indicazioni , perché lo riteniamo un maestro in questo settore specifico che è un settore
complesso, delicato e innovativo nel nostro paese, che grazie a lui e a persone come lui, sta
avendo un preciso mutamento in termini di proiezione di progresso, per cui, lo ascoltiamo con
grande attenzione e intanto vi posso annunciare che probabilmente il 28 di marzo prossimo a
Taranto, si andrà a sottoscrivere, presentare alla stampa, questo documento degli Assessorati
alle Politiche Sociali delle tre province e inaugurerà questa stagione di partner-ship in modo
formalizzato dell’area Ionico-Salentina.
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 83
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” Con questo annuncio, la parola per tutti i vari riscontri e soluzioni a problemi al Professor
Franco Dalla Mura.
PROF. FRANCO DALLA MURA, Professore dell’Università di Verona Io devo dire che proporre alcune conclusioni su una giornata come quella di oggi, non è cosa
assolutamente facile. Non è cosa facile proprio perché la giornata è andata molto bene a mio
modesto avviso. Gli interventi, tutti nessuno escluso, non sono stati interventi problematici,
sono stati interventi propositivi, sono stati interventi che hanno evidenziato certamente dei
nodi, giustamente evidenziato i più critici delle difficoltà, ma mi è sembrato che in tutti questi
casi, l’approccio sia stato un approccio assolutamente positivo.
Quindi, io cercherò di, più che riprendere ad uno ad uno i vari interventi anche se mi sono
annotato i nomi e le cose più importanti che sono state dette, questo lavoro richiederebbe
molto tempo e poi alla fine servirebbe anche a poco, mi sembra forse più opportuno, cercare
di cogliere dei temi trasversali che sono stati oggetto delle osservazioni di tutte le persone che
sono intervenute.
Temi che, penso potrebbero essere riassunti in questi punti che adesso cercherò di
comunicarvi.
Allora, il primo di questi temi, anche perché è stato affrontato nella bella relazione che
stamattina è stata fatta dal Dottor Milanese, è stato quello della gestione associata.
Il Dottor Milanese ha proposto la sua esperienza dell’Ambito di Vimercate, che è quella
dell’azienda speciale consortile, lo ha fatto in modo molto convincente.
Forse l’unica questione che è stata lasciata in ombra, penso che volutamente è stata lasciata in
ombra perché è scontata, è data dal fatto che la azienda speciale, così come l’Unione dei
Comuni, così come le altre forme associative tra i comuni, non è solo un sistema per gestire
funzioni in forma associata, ma è anche un sistema per gestire dei servizi, ma è anche un
sistema per esercitare delle funzioni.
Sappiamo bene che non è la stessa cosa, gestire un servizio non è sinonimo di esercitare una
funzione, esercitare una funzione significa essere responsabili del perseguimento di valori che
sono affidati alla cura di una istituzione pubblica. Gestire dei servizi significa fare qualche
cosa che serva per svolgere una funzione, ma sono due cose ben diverse tra di loro.
Dunque, quando si parla di gestione associata, è implicito che non s’intende solo, non
s’intende fare solo riferimento alla gestione nel senso stretto, ma s’intende fare riferimento
all’una e all’altra, cioè, all’esercizio delle funzioni ma anche alla gestione dei servizi.
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 84
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” A questo proposito, sono state fatte dal Dottor Milanese alcune osservazioni particolarmente
interessanti, una in particolare, che è stata oggetto ed è stata ripresa oggi pomeriggio
attraverso una domanda: perché scegliere fra le tre forme, che sostanzialmente sono previste
dalla convenzione intercomunale di consorzio o L’Unione dei Comuni di cui per la verità non
si è parlato oggi, perché scegliere fra queste forme, la forma della azienda speciale consortile,
dei consorzi? Quali sono i presupposti perché questa operazione possa essere interessante?
I presupposti sono due: il presupposto di fondo a mio avviso è che vi sia qualcosa da gestire.
Se in uno specifico Ambito Territoriale, la storia dei servizi è caratterizzata da lungo tempo da
una assenza o quasi assenza di gestioni dirette dei servizi, secondo me ha poco senso pensare
di costruire una azienda speciale consortile, che è un nuovo soggetto giuridico. È un nuovo
ente dotato di personalità giuridica, dotato di organi, anche se com’è stato brillantemente
detto stamattina, è pensabile una struttura agile, però pur sempre di una struttura si tratta.
Ci ricordava il Dottore Milanese, che la loro azienda speciale ha solo quattro dipendenti, ma
ha anche un Consiglio di Amministrazione, ma ha anche una cinquantina di persone che non
sono dipendenti dal punto di vista formale, ma di fatti lo sono, sono dei Co.Co.Co.e quindi
bene o male svolgono un compito che è analogo a quello del personale dipendente.
La presenza di queste 50 persone, dimostra che l’azienda speciale di Vimercate è una azienda
che fa le cose. Non si limita quindi a esercitare la funzione sociale, ma gestisce anche dei
servizi, dunque, si giustifica la costruzione di una struttura dedicata a questo e che si possa
pensare, vuoi per le peculiari condizioni di quel territorio, vuoi perché si è cercato di correre
ai ripari in altro modo, si possa ragionevolmente pensare che l’azienda speciale, il consorzio,
non entrerà in rotta di collisione con gli stessi comuni che gli hanno dato vita.
Questo è un aspetto molto delicato della scelta consortile, io potrei citare l’esperienza di
diversi ambiti territoriali piemontesi, voi sapete che in Piemonte lo strumento consortile, è
uno strumento previsto dalla legge regionale da lungo tempo e i consorzi ci sono dappertutto
in Piemonte, eppure capita spesso che questi consorzi, il Consiglio d’Amministrazione che
non è formato da Amministratori degli Enti Locali, entri proprio in rotta di collisione con i
comuni, tanto che si è assistito in alcuni casi negli ultimi anni, ad una surrettizia rinascita
all’interno dei comuni, di strutture dedicate ai Servizi Sociali, cosa abbastanza curiosa, perché
nel momento in cui i comuni fanno un consorzio per svolgere la funzione sociale e per gestire
i servizi, è abbastanza bizzarro che poi con il tempo, all’interno dei comuni rinascano quegli
uffici che erano stati soppressi in larga misura, proprio per dar vita ai consorzi, eppure ciò
avviene.
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 85
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” Io ho potuto toccare con mano delle situazioni paradossali, in cui il processo di costruzione
dei piani di zona, ha subito ritardi, anche di quasi un anno, per motivi come questo.
Non si mettevano d’accordo su chi dovesse firmare la lettera di convocazione dei tavoli, se
dovesse farlo il Presidente del Consorzio, piuttosto che il Sindaco del cosiddetto Comune
Capofila.
Quindi, cose veramente incredibili, che sono la conseguenza di un approccio politico non
corretto allo strumento consortile.
Tra gli strumenti che stamattina ci ha ricordato il Dottor Milanese, ce n’è uno che per la verità
non è molto utilizzato, anzi è la seconda volta che mi capita di trovare l’utilizzo di questo
strumento, entrambe le volte in un Comune di Milano, si vede che si sono passati parola, ed è
l’art. 67 del Testo Unico.
Lo stesso parla delle esimenti alle cause di ineleggibilità o di incompatibilità, e dice: che non
costituiscono cause di ineleggibilità o di incompatibilità, gli incarichi conferiti ad
Amministratori del Comune della Provincia o della Circoscrizione, che siano previste da
norme di legge, statuto o regolamento in ragione del mandato.
A questo proposito, in un primo momento c’erano state due opposte interpretazioni, c’era chi
diceva che questa esimente dalle incompatibilità, dovesse essere prevista nello statuto
dell’ente rispetto al quale gli Amministratori Comunali o Provinciali avessero delle
incompatibilità di legge, oppure c’era chi sosteneva il contrario, che l’esimente dovesse essere
contenuta nello statuto dei comuni o delle province.
Questa era l’interpretazione più corretta. È chiaro che inserire un tipo di esimente come
questo nello statuto dell’ente, cioè del consorzio, sarebbe un po’ un’elusione delle norme. È il
singolo comune che nel proprio statuto, deve dire che, l’essere membri dell’organo del
Consiglio di Amministrazione del consorzio, è conseguenza diretta di essere Amministratori
dei comuni che danno vita al consorzio.
Allora, a queste condizioni è pensabile ragionevolmente che, l’incompatibilità altrimenti
prevista possa essere superata, in caso contrario c’è questa incompatibilità, tra l’essere
membro del Consiglio di Amministrazione ed essere Assessore o Sindaco del Comune.
È una situazione abbastanza imbarazzante che, quando il Consiglio di Amministrazione del
Consorzio è formato da persone diverse dagli Amministratori Comunali, è rischioso nel senso
che ciò può comportare con facilità, anche l’insorgere di contrapposizioni a livello politico.
Lo stesso discorso vale per la società mista e vale per altri strumenti di gestione.
L’ipotesi dell’azienda speciale consortile è una ipotesi assolutamente interessante, tant’è che
nel vostro territorio provinciale alcuni hanno già deciso di costituire dei consorzi.
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 86
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” Mi permetto di ricordare, non solo l’importanza dell’Unione dei Comuni, che secondo me
rappresenterebbe la soluzione più importante dal punto di vista della prospettiva del
rafforzamento, del riunire insieme delle energie sul territorio, non solo a livello gestionale e di
esercizio delle funzioni, ma attraverso la nascita di un nuovo Ente Locale, tale è l’Unione dei
Comuni.
Esperienze anche queste non sempre felici; io per esempio sto facendo da ufficiale rogante
dell’atto di morte di una Unione dei Comuni in provincia di Verona, che è nata in pompa
magna qualche anno fa con la partecipazione di un Sottosegretario, in Prefettura, una cosa
molto bella, a distanza di pochi anni è entrata in crisi e hanno cominciato a recidere
dall’Unione dei Comuni, alcuni, e poi è stata una specie di Caporetto e questa Unione dei
Comuni si sta sciogliendo definitivamente.
Unione dei Comuni e Consorzio, rappresentano strumenti consolidati, rappresentano
strumenti chiari dal punto di vista strutturale.
Ve n’è uno per la verità che tanto chiaro non è, anzi è uno strumento associativo e assai poco
conosciuto e assai poco utilizzato, che è costituito da una particolare forma di convenzione
intercomunale.
Quella forma che non sfocia nella delega ad un Comune Capofila, ma nella nascita di un
ufficio comune che, si dice, opera in luogo dei comuni convenzionati.
Quindi, vuol dire che opera al posto dei comuni convenzionati.
Non è un ufficio comune che opera in nome e per conto, opera in luogo, sostituendosi ai
comuni. Ufficio comune di cui la legge dice molto poco, dice che è formato da personale che
viene distaccato dai comuni e opera in luogo dei comuni. La Regione Marche, come ci
ricordava prima la Dottoressa, sta evidenziando questa ultima opportunità, come una
soluzione abbastanza simile al consorzio intercomunale, ma assai più leggera.
Soluzione certamente da preferire laddove si parta già con l’intenzione di non gestire i servizi,
ma molto più semplicemente di svolgere la funzione sociale in modo associato, vuoi per
tradizione di quel territorio, in cui magari da lungo tempo i comuni non gestiscono
direttamente nulla perché hanno appaltato, dato in concessione a terzi i servizi, vuoi perché si
tratta di costruire un nuovo sistema e quindi la scelta privilegiata è quella di un ruolo
sussidiario sotto il profilo gestionale dei comuni, rispetto alla presenza dei soggetti del terzo
settore.
Questa interessante relazione del Dottor Milanese, che ha portato sul tappeto il problema della
gestione, delle forme di gestione associata, tutto sommato anche la mia relazione di stamattina
che parlava della gestione tout court senza porsi il problema se associata o meno e direi un
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 87
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” po’ tutti gli interventi di oggi, per un motivo o per l’altro, secondo me hanno evidenziato
l’alto motivo di tutta la nostra giornata, che si potrebbe ricondurre al concetto di rapporto.
In fondo in fondo, l’anima di tutte le questioni che sono state sollevate, sono i rapporti.
I rapporti intercomunali, i rapporti con l’azienda sanitaria per l’integrazione, ad esempio è
molto interessante l’osservazione tra i tre strumenti fondamentali della programmazione
Socio-Sanitaria, il Piano di Zona, il Piano Attuativo Locale, ma direi in modo particolare il
PAT, il Piano delle Attività Territoriali, cioè il Piano Distrettuale.
Nel Veneto ci sono 22 A.U.S.L., una lo ha fatto ed è l’unica A.U.S.L. mono distrettuale;
quindici giorni fa, mi sono permesso di sollevare la questione in un esecutivo della
Conferenza dei Sindaci, l’A.U.S.L. n. 20, che è l’A.U.S.L. di cui vi ho parlato nel Comune di
Verona, non faccio nomi, ma pochi sapevano cos’era un PAT, non si rendevano nemmeno
conto che dal 1999, con il Decreto Bindi 229, sono previsti i PAT, ma non li ha fatti mai
nessuno i PAT, quindi, i problemi che vengono affrontati man mano che si presentano, senza
alcuna forma di trasparenza, ad esempio in questo momento sta emergendo, ogni tanto salta
fuori qualcosa perché evidentemente interessa a qualcuno, la questione delle UTAP, sono uno
strumento interessantissimo attraverso cui la Sanità può riavvicinarsi al territorio, molti dei
problemi della Sanità potrebbero essere, non dico risolti ma almeno affrontati.
L’iniziativa delle UTAP non è affatto inquadrata in un ragionamento più sistematico nel
territorio dell’azienda sanitaria, in modo da far sì che le iniziative non siano occasionali.
Non solo, a proposito del rapporto tra i diversi strumenti a livello di programmazione, la
questione dei rapporti è emersa con molta chiarezza, pensiamo anche a date osservazioni, per
esempio, una delle osservazioni più forti, è stata quella di chiedere una chiara presa di
posizione politica sugli obiettivi del sistema.
Da che parte vogliamo che vada questo sistema dei servizi Socio-Sanitari?
Come può avvenire questa presa di posizione politica in un sistema pluralista come quello che
oggi caratterizza, sia la Sanità in misura minore, sia in misura maggiore il Sociale, se non
attraverso una rete di rapporti?
Un’altra questione che è stata sollevata, ed è molto importante, dare definizioni di regole,
come definire queste regole?
Se queste regole devono valere necessariamente in un Ambito Territoriale e non soltanto in un
singolo ente, come va ridefinito il modo di esercitare il potere normativo da parte degli Enti
Locali?
Questo è un tema di grande rilevanza. Voi sapete bene che dopo la riforma del titolo quinto e
dopo la Legge La Loggia, la Legge n. 131 del 2003, la potestà normativa degli Enti Locali è
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 88
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” stata estremamente enfatizzata. Addirittura gli Enti Locali hanno il potere di disapplicare sul
proprio territorio, Leggi Regionali e Leggi dello Stato che entrino troppo nel dettaglio, nel
disciplinare il servizio di funzione degli Enti Locali.
Dunque, è strategico l’esercizio di questo potere normativo soprattutto con riferimento ai
rapporti, qui ritorniamo sempre sullo stesso argomento che caratterizza il sistema locale dei
servizi e degli interventi sociali.
È inutile dire che lasciare i comuni soli in questa situazione, significa lasciare che, a parte
alcune eccezioni di comuni più attenti, più importanti dal punto di vista delle dimensioni,
significa condannare alla banalità l’esercizio di questo potere normativo. Mentre invece, un
adeguato supporto da parte della Regione, ma anche da parte delle Province
nell’accompagnare gli Enti Locali, nella massima autonomia naturalmente, ma
nell’accompagnarli attraverso i rapporti maturi e di leale collaborazione tra loro alla
definizione di regole del gioco, sarebbe cosa estremamente importante.
Un’altra questione sollevata da più di uno riguarda le azioni di rete.
La promozione di processi evolutivi che facciano capire come le risorse da mettere in gioco,
non sono soltanto le risorse di bilancio, ma sono anche le risorse che sono presenti nel tessuto
sociale.
Qualcuno dirà che queste risorse non ci sono.
Non è vero, queste risorse ci sono, bisogna cercare di capire come possono essere attivate.
Ad esempio un’idea potrebbe essere quella che in un comune o in una provincia, ogni
assessorato proponesse tre progetti nei quali i cittadini e le loro formazioni sociali, potrebbero
volendolo fare, assumersi responsabilità istituzionali anche in settori diversi dalle Politiche
Sociali. La sfida potrebbe essere quella di individuare dei settori che non hanno niente a che
vedere con le Politiche Sociali. Settori nei quali uno si stupirebbe così in prima battuta del
fatto che, un cittadino o una organizzazione di cittadini potesse assumersi delle responsabilità
pubbliche.
Io vi butto lì un esempio, quello dell’esercizio di poteri sanzionatori. Uno dice: come faremo
a pensare che un gruppo di cittadini possa raggiungere gli obiettivi che gli Ente Locali, grazie
ai propri poteri che gli sono dati dalla legge, raggiunge attraverso la sanzione? Esempio: “La
multa virtuale”.
Sapete cos’è la multa virtuale? Io l’ho imparato a mie spese solo morali, nel lontano 1967 in
quel di Parigi, avevo 19 quasi 20 anni, mi sono trovato sul tergicristalli della mia Mini, una
multa virtuale che mi era stata data da una associazione ambientalista francese, sono passati
40 anni, perché avevo parcheggiato la macchina in divieto di sosta in un posto dove
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 89
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” nascondeva la visione di un monumento. Pensate l’effetto che farebbe la multa virtuale data
da una associazione di tutela delle persone più svantaggiate, messa sul tergicristalli di una
macchina parcheggiata in uno stallo riservato ai portatori di handicap?
Il cittadino non paga una lira di multa, però si vede un pezzo di carta con tanto di stemma del
comune con scritto: Guarda, tu sei una persona non attenta alle situazioni degli altri. Se tu
avessi gli stessi problemi di coloro che hanno la macchina qui, potresti anche non metterla.
Esempi analoghi noi potremmo farli in altre funzioni del comune, per esempio la
manutenzione delle strade. Il fatto di segnalare una insidia stradale e di avere naturalmente un
canale di comunicazione ad hoc con l’Ente Locale, perché quella buca venga chiusa, è un
altro esempio.
Nel sociale è chiaro che esempi di questo tipo potrebbero essere infiniti, quindi non è vero che
non vi siano risorse nella comunità locale che possano esser messe in movimento, ce ne sono
tante, è solo un problema di sostenere, di promuovere questa corresponsabilità del tessuto
sociale rispetto all’impegno dell’Ente Locale. Questo non per aderire ad una logica neo-
liberista di sussidiarietà, cioè ad uno scaricamento di responsabilità da parte dell’Ente Locale,
ma, al contrario, per coinvolgere i cittadini in un impegno sociale che, invece, deve restare
saldo nella sua titolarità in capo alle Istituzioni Pubbliche. Concludo con queste due ultime
osservazioni. Innanzitutto sono necessarie due prese di posizione: una che per delineare
questo nuovo sistema locale di welfare, dove l’Ente Locale sia veramente protagonista, è
necessario invertire la logica tradizionale, non più partire dai servizi per implementarli, per
migliorarli e allargarli, ma partire dal bisogno. E’ soltanto attraverso la rilevazione dei bisogni
e la successiva rilevazione delle risorse pubbliche e private presenti sul territorio, che è
possibile cercare di costruire la rete locale dei servizi. La seconda presa di posizione, a mio
avviso necessaria, è quella di non essere generici nella definizione degli obiettivi del Piano di
Zona. Il Piano di Zona deve individuare, come dice la legge, percorsi, tempi precisi,
responsabilità precise. Un Piano di Zona che si limiti ad indicare le linee generiche di
evoluzione dei servizi non è un Piano di Zona, è un documento preliminare al Piano di Zona,
ma non è un Piano di Zona. Grazie.
AVV. ALESSANDRO NOCCO, moderatore
Un grazie sentitissimo al prof. Dalla Mura perché io penso che le sole conclusioni contengano
delle indicazione di grande pregio. Avremo tutta la registrazione; ho visto che molti si sono
affannati a prendere appunti; io voglio ringraziare tutti gli intervenuti, gli ospiti: Luisa
Gorgoni, la dott.sa Spinaci, l’assessore Fabbiano, l’assessore Capone, il grande direttore
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 90
Giornata di studio “L’Ente Locale protagonista del nuovo Welfare” Circugno, che ha voluto questa iniziativa insieme all’Assessorato di Sicurezza e Qualità
Sociale, ringrazio voi che siete stati presenti fin qui, Dirigenti di Distretto, Dirigenti dei
Comuni, Assessori, Amministratori a vario titolo che hanno voluto condividere questo
percorso, allievi dei corsi di formazione che si stanno preparando a diventare managers, noi
glielo auguriamo, le Organizzazioni Sindacali che hanno lavorato con noi in questa giornata,
spero di non aver dimenticato nessuna categoria. Il prossimo appuntamento è per il 3 e 4
aprile, solo di mattina, nella sala conferenze di via Salomi.
Grazie a tutti, arrivederci a presto.
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 91
Corso di formazione “Il Segretariato Sociale: funzioni, regole, organizzazione”
PARTE II
IL CORSO DI FORMAZIONE
“IL SEGRETARIATO SOCIALE: FUNZIONI, REGOLE, ORGANIZZAZIONE”
Lecce, 20 aprile – 13 giugno 2006
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 93
Corso di formazione “Il Segretariato Sociale: funzioni, regole, organizzazione”
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 94
Corso di formazione “Il Segretariato Sociale: funzioni, regole, organizzazione”
Presentazione
Il corso ha inteso prendere in esame il livello essenziale “segretariato sociale” nei suoi aspetti definitori, programmatori, organizzativi e metodologici, a partire dalla normativa nazionale e regionale, alla luce delle esperienze e della letteratura esistente, con un approccio e una finalizzazione fortemente indirizzata all’operatività. Il corso, articolato in 3 moduli, si è tenuto dal 20 aprile al 30 giugno 2006, secondo il seguente programma: Primo Modulo 1^ parte: 20 e 21 aprile 2006 Gli aspetti concettuali del livello essenziale segretariato sociale, le ricadute sulle sue funzioni e sui contenuti del lavoro 2^ parte: 8 e 9 maggio 2006 Il segretariato sociale nella normativa nazionale, nella normativa e negli atti regionali, nei Piani di Zona locali in riferimento alla loro traduzione nel territorio di appartenenza Relatore: prof.ssa Genevieve Ninnin Secondo Modulo 1^ parte: 18 maggio e 19 maggio 2006 La metodologia nel lavoro di segretariato sociale, i protocolli di lavoro con i nuclei operativi nella rete integrata di interventi e servizi Relatore: prof.ssa Tamburini Anna, 2^ parte: 24 e 25 maggio 2006 La documentazione del segretariato sociale, il collegamento con la cartella sociale, con il progetto individualizzato d’intervento Relatore: prof.ssa Tamburini Anna, 3^ parte: 30 maggio e 31 maggio 2006 La programmazione, progettazione, organizzazione del segretariato; La mappatura delle risorse interne ed esterne all’organizzazione Relatore: prof. Trevisi Giuseppe, 4^ parte: 5 giugno e 6 giugno 2006 Un progetto di segretariato sociale: Il progetto Master. Verifica dei lavori di gruppi intermedi Relatore: prof. Trevisi Giuseppe, Terzo Modulo 12 giugno- 13 giugno 2006 Le tematiche specifiche relative alla tutela della privacy, al consenso informato, alla continuità dell’intervento tra segretariato e presa in carico. Valutazione dei lavori di gruppo e conclusione del corso in presenza degli amministratori locali e dirigenti degli Enti partecipanti. Relatore: prof.ssa Geneviève Ninnin
La parte finale del volume raccoglie gli elaborati presentati dai gruppi di lavoro, corrispondenti agli ambiti di zona, ad eccezione di quello di Gallipoli che ha accorpato gli operatori dell’ambito di Poggiardo.
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 95
Corso di formazione “Il Segretariato Sociale: funzioni, regole, organizzazione”
“IL SEGRETARIATO SOCIALE: FUNZIONI, REGOLE, ORGANIZZAZIONE”,
presentazione della prof.ssa Geneviève Ninnin, coordinatrice didattica.
Nello scorso mese di marzo sono stata sollecitata dal direttore della Agenzia di Assistenza
tecnica agli Enti locali della Provincia di Lecce, Dottor Giancarlo Ciricugno, di organizzare
un corso sul tema del Segretariato sociale per gli assistenti sociali degli ambiti territoriali della
provincia.
Il tema del segretariato sociale è di grande attualità, specie in relazione alla realizzazione di
un adeguato sistema integrato di servizi e interenti sociali attraverso la pianificazione di zona
così come previsto dalla legge 328 del 2000.
Assieme a due colleghi della Laurea in Scienze del Servizio Sociale dell’Università Cattolica
di Milano, i professori Anna Tamburini e Giuseppe Trevisi, avevamo già realizzato un corso
simile nell’anno accademico 2004-2005, nelle province di Benevento e di Avellino.
Il progetto di Lecce prevedeva la presenza di cinquanta corsisti, la maggior parte dei quali
assistenti sociali nonché alcuni istruttori amministrativi dei comuni sprovvisti di AS.
Secondo lo schema da noi già collaudato, il corso si è articolato in tre moduli.
A complemento dello svolgimento dei vari moduli in presenza, è stato organizzato anche un
lavoro a distanza, con utilizzo della piattaforma informatica dell’Agenzia, al fine di
accompagnare il lavoro dei vari gruppi di ambito e di offrire, oltre ad un corposo materiale
documentale sia di carattere legislativo che metodologico, l’opportunità di un lavoro
collaborativo, all’interno dei singoli gruppi come a livello traversale tra gli ambiti territoriali.
Infine, è stata prevista la consegna, a fine corso e da parte di ciascun gruppo di ambito, di una
tesina di sintesi del percorso di approfondimento, comprendente una proposta di progetto
master per la realizzazione, nel proprio ambito territoriale, di un servizio di Segretariato
sociale ben collegato con il Servizio Sociale professionale.
Per quanto riguarda i due moduli di mia competenza, si è provveduto, innanzitutto, ad un
sistematico aggiornamento delle conoscenze della normativa riguardante le politiche sociali,
sia a livello nazionale che a livello della regione Puglia. Ciò ha consentito di:
verificare le condizioni nelle quali gli Assistenti sociali usufruiscono di una
documentazione adeguatamente aggiornata
•
• evidenziare l’opportunità di prevedere un sostegno esterno alla corretta analisi di
contenuto, sviluppando le capacità dei singoli professionisti di essere propositivi
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 96
Corso di formazione “Il Segretariato Sociale: funzioni, regole, organizzazione”
anche nella redazione di nuove norme adatte all’evoluzione della cultura e delle
condizioni concrete del proprio territorio
proporre una nuova modalità di lettura della normativa, mettendo a disposizione dei
corsisti diversi ipertesti di inquadramento dei singoli temi trattati, in particolare:
•
•
•
•
•
o il concetto di servizio pubblico
o l’evoluzione delle normative di politiche sociali in seguito alla Legge 328-
2000
o la normativa di tutela della famiglia
o la normativa relativa al trattamento dei dati personali e la normativa relativa al
consenso informato alla proposta di trattamento del caso specifico
il materiale documentale relativo è stato regolarmente inserito sulla piattaforma
informatica della provincia di Lecce
Si è rilevato che alcuni professionisti AS sono più in difficoltà degli altri per la mancanza di
adeguati collegamenti a banche dati normative aggiornate e, soprattutto, per la non previsione
nel proprio planing di lavoro, di tempi sufficienti per tenersi adeguatamente al corrente
dell’evoluzione della normativa utile al proprio compito istituzionale. Si ritiene necessario
sottolineare che la conoscenza normativa non è riservata ai giuristi o ai dirigenti
amministrativi ma deve essere garantita, in modo opportuno, a chi è responsabile della sua
concreta messa in opera.
Gli incontri si sono svolti regolarmente, anche se con qualche difficoltà dovuta:
alla mancanza di aule aggiuntive per i lavori di gruppo;
ad una certa rigidità della piattaforma informatica, che non ha consentito di seguire i
lavori a distanza con la flessibilità auspicabile per trarne il massimo profitto.
all’obbligo fatto ai corsisti di rientro nelle proprie sedi di lavoro in orario
pomeridiano, fonte di notevole fatica per gli operatori sociali degli ambiti più distanti
dalla città di Lecce.
Ciò nonostante, i risultati dell’esperienza sono da considerarsi come decisamente positivi,
specie per l’impegno dimostrato da tutti e per la consapevolezza di dover continuare in futuro
il lavoro di approfondimento e di aggiornamento.
Per quanto riguarda il lavoro di tesina, il gruppo docenti si è riunito per farne la valutazione
(cf. testo specifico allegato), confermando sia il superamento positivo del corso da parte di
tutti, sia l’opportunità, per ciascun ambito territoriale, di considerare l’attuale punto di arrivo
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 97
Corso di formazione “Il Segretariato Sociale: funzioni, regole, organizzazione”
come una buona base di partenza per ulteriori incontri di approfondimento (così come è stato
suggerito da qualche messaggio inserito dagli stessi operatori nel forum attivato sulla
piattaforma).
Comunque, si ritiene di dover raccomandare, a tutti gli attori delle politiche sociali della
Provincia di Lecce –siano essi politici, amministrativi, tecnici o semplici cittadini-, di
leggere con dovuta attenzione i lavori dei vari ambiti, cogliendo per ciascuno di essi tutti gli
aspetti utili ad una migliore programmazione ed organizzazione delle politiche sociali
territoriali.
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 98
Corso di formazione “Il Segretariato Sociale: funzioni, regole, organizzazione”
“LA METODOLOGIA DEL SEGRETARIATO SOCIALE”, a cura della prof.ssa Anna
Tamburini, docente.
Nella prima giornata sono state introdotte le coordinate essenziali intorno alle quali pensare e
costruire l’impianto metodologico del servizio di segretariato sociale. L’ipotesi di un
intervento breve, ma estremamente complesso per funzioni e competenze qualificate richieste,
è stata formulata in rapporto:
- alla storia e alle tappe evolutive di questo intervento, fino alla sua collocazione nella l.
328/00 e nel Piano 2001-2003
- ai significati etimologici del termine, dai quali derivano una pluralità di significati (più
riduttivi o estensivi e comprensivi) e una serie di aree e competenze come direttrici e
coordinate entro le quali pensare alla realizzazione del segretariato.
La mattinata si è conclusa con un dibattito in cui hanno trovato spazio domande,
approfondimenti e primi nodi critici.
La seconda giornata ha visto un completamento dell’intervento teorico, non concluso nella
prima.
E’ stato poi proposto un lavoro di gruppo (3 gruppi aggregando i membri per ambiti di
appartenenza), finalizzato a mettere in luce aspetti significativi e aspetti critici dell’intervento
di segretariato, leggendo la propria realtà operativa alla luce degli spunti teorico/metodologici
offerti nella lezione.
Il lavoro di gruppo è stato socializzato in plenaria, discusso, integrato e messo a disposizione
dei partecipanti sul forum, come stimolo per ulteriori riflessioni personali.
Nella seconda parte del modulo dagli spunti emersi e dai contributi dei gruppi si sono potuti
sintetizzare alcuni aspetti centrali, proposti come chiusura delle prime due giornate e rilancio
del tema delle altre due: la documentazione.
Sono state fornite indicazioni e linee di sviluppo per lavorare su tale tema, chiarendone
caratteristiche e peculiarità.
Si è poi lanciato un lavoro di gruppo su due problematiche:
- la pubblicizzazione del servizio
- la costruzione del back-office
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 99
Corso di formazione “Il Segretariato Sociale: funzioni, regole, organizzazione”
A fine mattinata sono stati socializzati contenuti e risultati del lavoro di gruppo, limitatamente
alla prima pista di lavoro, non essendo stato sufficiente il tempo per affrontare anche la
seconda.
Nell’ultima mattinata, dopo una breve sintesi e puntualizzazione di quanto emerso fino a quel
punto, è stato proposto un lavoro di gruppo su tre temi, uno per ciascun gruppo.
Al termine è stato socializzato e discusso con l’apporto di tutti quanto emerso nei lavori di
gruppo.
Si è da ultimo concluso il lavoro dell’intero modulo, i cui contenuti (lezioni, esercitazioni ed
elaborati dei gruppi, integrati dagli interventi effettuati nella discussione) sono stati messi sul
forum, con possibilità da parte di tutti di sviluppare, integrare, aggiungere riflessioni e
contributi personali.
I punti critici relativi agli aspetti metodologici trattati, si sono incentrati su alcune questioni.
a) Le figure professionali e le competenze richieste per l’attuazione del segretariato
sociale.
La questione, emersa nei servizi dove sono presenti sia assistenti sociali sia
amministrativi, si è inizialmente proposta in modo competitivo/alternativo, con
rivendicazione da parte di entrambe le figure della competenza esclusiva.
E’ stata suggerita e ha avuto spazio nel dibattito una visione più articolata, a superamento
di tale posizione, per la quale alla presenza e al riconoscimento di figure diverse e alle
competenze reali e non solo formali (formazione, titoli di studio) acquisite potesse
corrispondere un processo di integrazione nell’assunzione delle molteplici e differenziate
funzioni del segretariato, che utilizzasse e valorizzasse capacità ed esperienze
professionali, nella ricerca delle migliori e più efficaci modalità di attuazione
dell’intervento, col contributo di tutti coloro chiamati ad assumerne la responsabilità.
b) Una seconda questione ha riguardato il rapporto fra aspetti istituzionali e metodologici
del segrateriato.
Se la realizzazione del segretariato presuppone una chiara e precisa conoscenza del quadro
istituzionale e normativo, essa non si risolve nella meccanica applicazione del dettato
normativo, ma richiede una capacità progettuale, organizzativa e metodologica per
declinare tale dettato nella situazione reale, tenendo conto di due serie di variabili:
- le caratteristiche peculiari della comunità, cui tale servizio è destinato
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 100
Corso di formazione “Il Segretariato Sociale: funzioni, regole, organizzazione”
- le risorse, competenze ed esperienze presenti e i collegamenti esistenti o da attivare
con la rete delle offerte sul territorio. Organizzazione e metodologia possono allora dar
luogo a percorsi attuativi diversificati su diversi piani (di tempo, di gradualità, di
priorità,…), pur in riferimento al medesimo quadro istituzionale e normativo.
E’ a questo livello che le capacità professionali degli operatori possono essere meglio
spese e valorizzate in percorsi metodologici da scoprire, sperimentare e verificare.
c) La consapevolezza del modello di segretariato, che l’attuale normativa introduce,
porta al superamento della concezione sottesa all’esperienza sinora effettuata.
Il Segretariato sociale non può, ad esempio, essere impostato limitatamente ad una
prospettiva di presa in carico. Oppure essere effettuato pensando ad un servizio di
informazione/orientamento, che ipotizza una meccanica corrispondenza fra bisogni e
risposte previste dai servizi pubblici.
L’allargamento concettuale della nuova prospettiva richiede una rivisitazione
dell’esperienza sinora condotta e una riformulazione più complessiva del servizio, di tipo
sia culturale che, in seconda battuta, operativa: capace, cioè, di trovare gli strumenti
metodologici più idonei a darle traduzione.
Tale percorso passa attraverso una distinzione fra bisogno e domanda, dove col
secondo termine è dato spessore alla soggettività dell’interessato, che il concetto di
bisogno, invece, appiattisce su una carenza standardizzata e omologante.
Tale riflessione conduce al superamento di una visione assistenzialistica nei confronti
delle persone che si rivolgono al servizio: a vederli come cittadini, piuttosto che come
utenti più o meno potenziali, definiti dai loro bisogni.
Rilancia in una più concreta prospettiva il termine sussidiarietà, che vede la rete dei
servizi formata non solo da quelli pubblici/istituzionali, ma aperta a cogliere le
potenzialità di risposta/risorsa di persone, famiglie, associazioni, aggregazioni sociali
di vario tipo, reti solidaristiche.
Apre inoltre la riflessione sulle situazioni non solo di disagio conclamato, ma anche di
normalità, per ipotizzare linee reali di una prevenzione possibile.
In questa prospettiva, che il segretariato apre, si potrà verificare se esso sarà
l’ennesimo servizio, definito da ruoli, funzioni, competenze, oppure se saprà essere
colta la sfida proposta di una modalità diversa di intendere e realizzare un servizio per
tutti i cittadini.
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Corso di formazione “Il Segretariato Sociale: funzioni, regole, organizzazione”
“STRUMENTI PER LA PROGETTAZIONE DI UN SERVIZIO DI SEGRETARIATO
SOCIALE”, a cura del prof. Giuseppe Trevisi, docente.
La “posizione” strategica del Servizio di Segretariato Sociale, all’interno del quadro delle
procedure di presa in carico professionale dei bisogni, lo porta ad essere un privilegiato punto
di ascolto reciproco tra il territorio e l’Ente Locale, tra il bisogno ed il mondo dell’offerta,
connotato da un forte interscambio comunicativo e di crescita.
Lo sforzo di progettazione dovrà pertanto volgersi verso un Servizio di Segretariato Sociale
strutturato dal punto di vista organizzativo e specifico per quanto concerne l’apporto
professionale, capace di riappropriarsi della reale complessità in gioco. Emerge la necessità di
progettare un servizio non assimilabile a quelli garantiti in altri contesti puramente
informativi, ma portavoce dell’unitarietà nella riposta ai bisogni.
La progettazione dovrà raccogliere la sfida della responsabilità nella risposta alle domande
espresse dal singolo cittadino e dalla riflessione che essa assume in termini di andamento dei
bisogni nel territorio e della valorizzazione delle risorse.
Perché lavorare per progetti
La sempre maggiore complessità della realtà sociale porta a confrontarsi con un ambiente
sociale contrassegnato da crescente differenziazione dei bisogni e della domanda, grande
rapidità dei mutamenti e presenza di nuovi soggetti.
A fronte di queste nuove sfide, spesso i servizi si trovano impreparati, e continuano a
riprodurre i propri interventi, senza affrontare una seria verifica sulla rispondenza dei servizi
erogati alle esigenze reali dei destinatari e ignorando la necessità di innovatività nella
formulazione delle risposte.
Pertanto a guidare operatori e servizi verso l’adozione di una metodologia di lavoro per
progetti, non è solo la necessità di contenere la spesa e di coniugare domande crescenti con
scarse risorse, si tratta piuttosto di un profondo ripensamento del ruolo e delle caratteristiche
dei servizi pubblici da un lato, e della società civile dall’altro.
Considerando le caratteristiche dello strumento di progettazione proposto durante le giornate
di formazione, si può porre l’accento su particolari aspetti organizzativi ai quali destinare
specifica attenzione:
- necessità di flessibilità organizzativa, che privilegi l’integrazione e il coordinamento;
- programmazione per obiettivi, in contrapposizione alla programmazione per attività.
Concentrarsi su obiettivi, formulati in termini di benefici per destinatari, permette di
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rispondere ad esigenze reali e di adattare gli interventi ai cambiamenti del contesto, senza
riprodurre servizi, poco calzanti o obsoleti rispetto al problema;
- scelta delle priorità come fondamento per una adeguata programmazione.
- spinta verso l’innovazione.
A livello organizzativo la logica per progetti richiede un cambiamento profondo della
struttura organizzativa, una revisione delle prassi operative in relazione alle esigenze dei
destinatari.
Il desiderio di introdurre una nuova logica nell’organizzazione nasce proprio negli operatori,
ma si scontra con la diffidenza e l’opposizione dell’organizzazione stessa. La difficoltà è
quella di farsi promotori della nuova logica ed è accresciuta dal fatto che la cultura delle
organizzazioni è ancora poco attenta alle istanze partecipative emergenti; da qui la difficoltà a
lavorare in un’ottica di coinvolgimento a tutti i livelli dei diversi attori-chiave.
Inoltre il lavoro spesso viene svolto in condizioni di urgenza (quando non addirittura di
emergenza), lasciando spazi molto limitati alla riflessione, alla formazione, e al confronto fra
operatori.
Talvolta l’appartenenza professionale non viene giocata positivamente in questa interazione, e
diventa fattore di isolamento, anziché fonte di sinergia. Mentre il lavoro per progetti implica
la multidisciplinarietà, la capacità e possibilità di lavorare in équipe, integrando e coordinando
i contributi di professionalità diverse.
Spesso, pertanto, gli operatori sono quasi paralizzati da un dilemma, che sembra chiedere loro
di scegliere fra l’intervento contingente ed estemporaneo e la logica di programmazione e
progettazione, fra i tempi dell’operatività quotidiana e quelli dell’apprendimento e della
verifica.
Il quadro logico di progetto
Tuttavia è possibile introdurre alcuni concetti e modalità operative coerenti con la
metodologia di lavoro per progetti, anche in contesti poveri di condizioni favorevoli. In
particolare possono essere di grande utilità l’approccio integrato alla progettazione o Project
Cycle Management1 ed il Quadro Logico2, uno strumento concreto, di semplice applicazione,
ma di grande efficacia, che funge da guida nella progettazione e fornisce un’utile base nella
valutazione.
1 EUROPEAN COMMISSION, EUROPEAID Co-operation Office, General Affair, Evaluation – “Project Cycle Management – Training Courses Handbook”. 2 Il Quadro logico di Progetto in L. Sanicola – G. Trevisi (a cura di), Il progetto: metodologia e strumenti, Liguori, Napoli, 2003.
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Corso di formazione “Il Segretariato Sociale: funzioni, regole, organizzazione”
Questo metodo di lavoro stimola chi progetta ad:
- approfondire, chiarire e rivedere nel tempo sia l’analisi del problema, sia quella degli
attori-chiave;
- improntare il processo progettuale a criteri di precisione, coerenza, chiarezza e realismo;
- sviluppare e controllare continuamente la coerenza interna del progetto;
- fissare precisi riferimenti da considerare durante tutto il processo;
- riflettere sugli indicatori del problema e del raggiungimento degli obiettivi;
- valutare le condizioni esterne al progetto che possono influire su di esso in modo positivo
o negativo;
- “scomporre” i progetti in sottoprogetti di portata più ridotta;
Il Quadro Logico è una matrice all’interno della quale vengono strutturati ed esposti i risultati
dell’analisi del problema e dello studio di fattibilità, in modo tale che risultino evidenti:
- i diversi livelli di obiettivi e le loro relazioni causali (la logica di intervento);
- le modalità di controllo del raggiungimento degli obiettivi;
- le condizioni esterne al progetto che possono influenzarne la riuscita.
Il Quadro Logico si presenta dunque come una sintesi degli aspetti più importanti del
progetto; questa caratteristica lo rende uno strumento molto efficace per la comunicazione,
per lo scambio delle informazioni e per la riflessione sul progetto stesso.
Questo strumento si fonda sulla correttezza di alcune operazioni che devono essere realizzate
come l’analisi degli attori-chiave, dei problemi, degli obiettivi di cambiamento, delle
strategie, degli indicatori di valutazione e delle condizioni di realizzazione.
La matrice del Quadro Logico è un formato universale, che può essere applicato a diversi
livelli di dettaglio e in qualunque fase del ciclo di progettazione.
La matrice che contiene gli obiettivi più generali e le informazioni al massimo livello di
sintesi è detta Quadro Logico master, mentre i Quadri Logici più dettagliati sono detti
subordinati o derivati. Fra i diversi gradi di Quadro Logico si crea una struttura gerarchica
nella quale gli obiettivi di livello più generale vengono via via specificati nel dettaglio, fino ad
arrivare alle componenti più operative di ogni singolo progetto.
La messa a punto di un Quadro logico master per un progetto di un servizio di segretariato
sociale può fungere da “bussola” per gli addetti ai lavori, sia tecnici che Amministratori.
Questa modalità di lavoro consentirà di evitare la realizzazione di servizi con molte
prestazioni prive di una rigorosa valutazione senza la dovuta attenzione verso i risultati
ottenuti.
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Corso di formazione “Il Segretariato Sociale: funzioni, regole, organizzazione”
La metodologia di progetto - Bibliografia essenziale
- AA. VV., “Lavoro sociale per progetti” in Servizi Socialin. 4, 1991.
- AA. VV., “Processi di decisione nei servizi socio-sanitari” in Servizi Sociali n, 3, 1994.
- AA. VV., “Il gruppo di lavoro sul problema” in Servizi Sociali n. 4, 1994.
- AA. VV., “Progettualità e comunità locale” in Servizi Sociali n. 1, 1998.
- AA. VV., Organizzare e gestire progetti, Etas, Milano, 1999
- AA. VV., La progettazione sociale, Edizioni Gruppo Abele, Torino, 1999.
- C. Bezzi, La valutazione dei servizi alla persona, Edizioni Giada, Perugia, 2000.
- EUROPEAN COMMISSION, EUROPEAID Co-operation Office, General Affair,
Evaluation – “Project Cycle Management – Training Courses Handbook”,
http:// europa.eu.int/comm/europeaid/evaluation/methods/pcm.htm
- L. Leone, M. Prezza, Costruire e valutare progetti nel sociale, F. Angeli, Milano, 1999.
- R. Maurizio (a cura di), Progettare nel sociale, Fondazione Zancan, Padova, 2005.
- L. Sanicola – G. Trevisi (a cura di), Il progetto: metodologia e strumenti, Liguori, Napoli,
2003.
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“BREVI RIFLESSIONI SUL SEGRETARIATO SOCIALE” Con la Legge – quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi
sociali, legge n. 328/2000, il legislatore ha inteso riconoscere al Segretariato sociale la
funzione di servizio essenziale finalizzato a promuovere la esigibilità dei diritti di cittadinanza
sociale delle persone, così come stabilisce la Costituzione agli articoli 2, 3 e 38.
Questo termine, proprio della cultura professionale del servizio sociale, è soggetto a
interpretazioni diverse: oscilla tra essere strumento di un rapporto esclusivo tra operatore e
utente o, invece, assumere il significato più ampio di “sensore del territorio”.
Il segretariato sociale, inteso come struttura che gestisce informazioni sulle risorse sociali
presenti nel territorio, costituisce uno strumento fondamentale per la pubblica
amministrazione, nel momento in cui deve rispondere alle esigenze dei cittadini di conoscere
ed accedere ai servizi sociali, in particolare laddove esistono situazioni di bisogno e di
disagio individuale e familiare, derivanti da difficoltà economiche o sociali, e da condizioni di
non autonomia.
Rendere accessibile alla cittadinanza l’informazione sociale ha indubbiamente una valenza
particolare in quanto, così facendo, si promuove in termini sostanziali la partecipazione dei
cittadini alla vita sociale e democratica, in accordo con quanto stabilisce il precetto
costituzionale secondo il quale «è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine
economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini,
impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i
lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese» (art. 3 Cost.).
La legge quadro stabilisce che in ogni ambito territoriale debba essere assicurato il
segretariato sociale per informazioni e consulenza al singolo e ai nuclei familiari, senza,
peraltro, indicarne nel dettaglio competenze e finalità.
Il Piano nazionale degli interventi e dei sevizi sociali 2001-2003, invece, delinea in modo
sufficientemente preciso funzioni, caratteristiche e compiti del segretariato sociale.
La funzione essenziale del segretariato sociale risponde all’esigenza primaria dei cittadini di:
avere informazioni complete sulla gamma dei diritti, delle prestazioni e delle modalità
di accesso al sistema locale dei servizi sociali e al sistema dei servizi socio-sanitari;
conoscere le risorse sociali disponibili nel territorio in cui i cittadini vivono, che
possono risultare utili per affrontare esigenze personali e familiari nelle diverse fasi
della vita.
Inoltre, il segretariato sociale garantisce unitarietà di accesso, capacità di ascolto, funzione di
orientamento, funzione di filtro, funzioni di osservatorio e monitoraggio dei bisogni e delle
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risorse, funzione di trasparenza e fiducia nei rapporti tra cittadino e servizi, soprattutto nella
gestione dei tempi di attesa nell’accesso ai servizi. Informare ed orientare è, dunque, il
compito fondamentale del segretariato sociale: informare ed orientare gli utenti del sistema
integrato di interventi e servizi sociali al fine di evitare che i medesimi esauriscano le loro
energie nel procedere, per tentativi ed errori, nella ricerca di risposte adeguate ai loro bisogni.
Attraverso il segretariato sociale si vuole in particolare evitare che proprio le persone e le
famiglie più fragili e meno informate vengano scoraggiate nella ricerca di aiuto a fronte di
barriere informative, culturali, organizzative o burocratiche che vanno comunque rimosse.
Esso, quindi, collocandosi nel più ampio contesto concettuale della comunicazione sociale e
del diritto all’informazione, si pone come elemento fondante e qualificante della democrazia.
Sul piano organizzativo, il segretariato sociale in ogni ambito territoriale (Comune o Comuni
associati) si concretizza mediante l’istituzione di una porta unitaria di accesso al sistema
locale dei servizi sociali e socio-sanitari a rete, che garantisca il seguente standard qualitativo:
• accoglienza nei confronti della più ampia tipologia di esigenze;
• capacità di assolvere, sul piano tecnico, le funzioni sopra indicate.
Il Piano sociale nazionale 2001-2003 chiama “porta unitaria di accesso” o “porta sociale” lo
strumento organizzativo per accedere al sistema complessivo di servizi socio-sanitari: «è
necessario che le persone e le famiglie con situazioni di bisogno più acuto o in condizioni di
maggiore fragilità siano messe in grado di poter accedere ai servizi rivolti a tutti, oltre che
eventualmente a misure e servizi specificatamente dedicati.» La finalità della porta sociale è
quella di favorire la trasparenza riguardo alle modalità possibili di esercizio dei diritti di
cittadinanza, di semplificare l’accesso ai servizi rendendoli raggiungibili anche dai soggetti
più deboli, di ridurre l’asimmetria tra cittadini ed istituzioni.
La porta sociale ha una funzione di «osservatorio» e monitoraggio dei bisogni e delle risorse
presenti sul territorio; questa deve essere uno strumento per accrescere trasparenza e fiducia
nei rapporti tra cittadino e servizi, soprattutto nella gestione della nuova emergenza costituita
dai tempi di attesa nell’accesso ai servizi.
Il cittadino che si rivolge al segretariato sociale, oltre ad avere informazioni ed orientamento
rispetto al sistema di offerta pubblica, solidaristica e di auto-aiuto presente nel welfare locale,
potrà avere informazioni anche sui soggetti privati che erogano servizi a pagamento, sulle
tariffe praticate e sulle caratteristiche dei servizi erogati.
Appare opportuno distinguere le funzioni del segretariato sociale da quelle del servizio sociale
professionale.
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 107
Corso di formazione “Il Segretariato Sociale: funzioni, regole, organizzazione”
Il segretariato sociale si configura essenzialmente come un servizio alla persona e alla
famiglia per l’informazione sociale.
L’utenza del servizio sociale professionale è di fatto composta dai cittadini fragili, in
situazioni di disagio sociale o, comunque, alle prese con problematiche complesse. L’utenza
del segretariato sociale è più ampia e variegata: il relativo servizio, infatti, è rivolto a tutti i
cittadini, ai quali fornisce informazioni relative a presentazioni, interventi e servizi
appartenenti ad una molteplicità di aree.
Il servizio sociale professionale si fa carico di situazioni problematiche e concorre al loro
superamento attraverso progetti personalizzati. Il segretariato sociale, invece, fornisce
adeguate informazioni, facendo leva sulle capacità delle singole persone di gestire la propria
vita anche al fine di prevenire situazioni problematiche.
Il servizio sociale professionale utilizza le informazioni in sede di trattamento dei singoli casi.
Il segretariato sociale utilizza l’informazione come strumento primario, orientando e
smistando al servizio sociale professionale o ad altri servizi specializzati chi necessita di
interventi mirati.
Il servizio sociale professionale assicura le attività di assistenza e di presa in carico “pesante”
– laddove per presa in carico si intende farsi carico di una persona, o di un gruppo, di una
situazione e dei suoi sviluppi, assumerne la responsabilità –, mentre il segretariato sociale
eroga le prime attività di assistenza e di presa in carico “leggera” (ricostruendo la situazione
di bisogno che il cittadino manifesta, aiutandolo ad acquisire consapevolezza della propria
situazione, orientandolo alla individuazione delle opportunità da utilizzare, accompagnandolo
all’accesso ai servizi).
Il segretariato sociale, in questo modo, non si sovrappone alle competenze né alle specificità
delle strutture deputate all’informazione relativa all’attività dell’amministrazione di
appartenenza, bensì, pubblicizza la presenza e le caratteristiche di tutta la rete dei servizi
informativi razionalizzando ed accrescendo le potenzialità informative di ognuno.
Il segretariato sociale è il punto di confluenza delle informazioni e, quindi, il punto di
riferimento per operatori appartenenti ad istituzioni e con professionalità diverse che
desiderano conoscere la disponibilità delle risorse informative per rendere più efficace e
mirato l’intervento a favore della propria utenza.
Le funzioni del segretariato sociale possono essere riassumibili in tre dimensioni:
a) Informare.
Affinché l’informazione sociale costituisca un servizio effettivo che eviti al cittadino il
peregrinare da un ufficio all’altro per trovare la risposta giusta al suo problema, è
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necessario che la medesima sia gestita da operatori in grado di inquadrare la risposta ad
una domanda in un contesto socio-giuridico che faciliti l’effettiva soluzione del problema.
b) Fornire consulenza e aiuto, assumendo un ruolo nel contatto tra cittadino e servizio
richiesto. Talvolta potrebbe anche verificarsi l’eventualità di accompagnare la persona
presso un altro ufficio o di fornire alla medesima la necessaria consulenza anche a
domicilio.
c) Monitorare la situazione a livello di zona.
La molteplicità di tipologia di utenti e il numero dei contatti e dei collegamenti con altri
uffici danno la possibilità all’operatore di segretariato sociale di verificare continuamente
la validità e la congruità al bisogno manifestato delle risorse disponibili a livello di zona.
Ovviamente l’opera di monitoraggio sarà tanto più efficace quanto più effettuata in
raccordo con gli altri servizi territoriali, in primo luogo con il sistema informativo dei
servizi sociali che regioni, province e comuni istituiscono «per assicurare una compiuta
conoscenza dei bisogni sociali e poter disporre tempestivamente di dati e di informazioni
necessari alla programmazione, alla gestione e alla valutazione delle politiche sociali»
(art. 21, l. n. 328/2000).
I Piani Di Zona
La grande novità della legge quadro è che per la prima volta viene stabilito da una norma
statale l’obbligo di predisporre un piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali,
analogamente a quanto previsto in campo sanitario con l’adozione del piano sanitario
nazionale.
Il Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali è predisposto dal Governo con cadenza
triennale; tiene conto della pluralità di risorse finanziarie disponibili e, in particolare, delle
risorse finanziarie che confluiscono nel Fondo nazionale per le politiche sociali, nonché delle
risorse ordinarie già destinate alla spesa sociale dagli enti locali.
Le regioni, in relazione alle indicazioni del Piano nazionale e attraverso forme di intesa con i
comuni interessati, adottano nell’ambito delle risorse disponibili il piano regionale degli
interventi e dei servizi sociali, provvedendo in particolare all’integrazione socio-sanitaria in
coerenza con gli obiettivi del piano sanitario regionale, nonché al coordinamento con le
politiche dell’istruzione, della formazione professionale e del lavoro.
Sulla base delle indicazioni del piano regionale, i comuni provvedono a loro volta – per gli
interventi sociali e socio-sanitari – a definire il piano di zona.
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Il piano di zona è lo strumento fondamentale attraverso il quale i Comuni, con il concorso di
tutti i soggetti attivi nella progettazione, debbono disegnare, a livello sociale, il sistema
integrato di interventi e servizi sociali con riferimento agli obiettivi strategici, agli strumenti
realizzativi e alle risorse da attivare.
I comuni singoli o associati possono predisporre, quale parte integrante del piano di zona, la
redazione di eventuali “piani di comunicazione sociale” che individuino ulteriori strumenti
comunicativi al fine di favorire la conoscenza delle attività, delle iniziative e dei servizi a
disposizione dei cittadini.
Il piano di zona è adottato attraverso l’accordo di programma, al quale partecipano, oltre che i
soggetti pubblici, anche i soggetti del terzo settore che, attraverso l’accreditamento o
specifiche forme di concertazione concorrono alla realizzazione del sistema integrato di
interventi e servizi sociali previsto nel piano.
Il Piano di zona oltre a costituire un’occasione per la puntuale ricognizione delle risorse, per
un uso razionale e finalizzato delle stesse, rappresenta un’opportunità per una migliore
conoscenza del territorio e per la crescita di consapevolezza dell’intera comunità. I servizi
sociali non possono proiettarsi sul territorio con la propria specificità istituzionale o, nel caso
del privato sociale, con le loro scelte di convenienza associativa o economica, per ricomporsi
in un puzzle le cui zone “scoperte” saranno poi indagate. I servizi devono invece rendersi
attori e partecipi di un progetto complessivo senza accettare deleghe dagli attori politici e
dalle sedi gestionali, ma coinvolgendoli profondamente in un lavoro di comune assunzione di
responsabilità e condivisione di impegno.
In questa dimensione l’assistente sociale è sicuro punto di riferimento e può esplicare appieno
la propria professionalità.
Lo Sportello Sociale
Tra le strategie del governo del Welfare, miranti a garantire a tutti i cittadini equità e
accessibilità ai servizi e agli interventi, trovano collocazione anche gli sportelli sociali.
Punto di riferimento per la popolazione, lo sportello sociale non solo fornisce informazioni sui
diritti, le opportunità e le risorse disponibili territorialmente ma, adeguatamente strutturato e
organizzato, diventa uno strumento utile ai fini della programmazione locale.
In generale, si è inteso lo sportello sociale come struttura che ha lo scopo di assicurare ai
cittadini l’accoglienza nella rete dei servizi sociali e socio-sanitari.
Come si è già evidenziato, i suoi compiti sono più complessi della semplice erogazione di
informazioni e si concretizzano in un’azione di orientamento che può divenire anche
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Corso di formazione “Il Segretariato Sociale: funzioni, regole, organizzazione”
accompagnamento del cittadino più debole. A questa funzione “costitutiva” si affianca quella
di osservatorio della domanda espressa e di mappatura dell’offerta sociale del territorio.
Lo sportello sociale costituisce uno strumento finalizzato a rimuovere gli ostacoli nell’accesso
ai servizi, sia quelli creati dalla complessità dell’offerta, dalla mancanza di informazioni
fruibili e dalla scarsa trasparenza dei criteri e delle procedure sia quelli dovuti a fattori
soggettivi (psicologici, economici e sociali) che influenzano negativamente la possibilità di
accedere ai servizi necessari proprio per chi ne ha più bisogno.
Nel concreto lo sportello può essere “reale” o “virtuale”, limitandosi in questo caso a
collegare tra loro tramite soluzioni, perlopiù informatiche, realtà informative già esistenti.
All’interno dello sportello sociale si intrecciano, quindi, i temi della comunicazione pubblica,
della cittadinanza sociale e del diritto all’accesso, del Segretariato sociale.
Riferimenti bibliografici:
Maggian, Raffaello, Il sistema integrato dell’assistenza. Guida alla legge 328/2000,
Carocci Faber, Roma, 2001.
Il segretariato sociale: un servizio alla persona e alla famiglia per l’informazione sociale,
CISL, Roma, 2003.
La pratiche e i luoghi del servizio sociale nel territorio, Alss 1/2005
Programmazione locale e Piani di zona. Lo sportello sociale: analisi dell’esperienza in
Emilia Romagna, Alss 2/2005
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I GUIDIZI
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Il giudizio dei partecipanti La Qualità Per ogni singolo modulo è stato rilevato il livello di gradimento (customer saticsfaction) dei partecipanti, attraverso la scheda di valutazione – restituita all’Agenzia in forma anonima. Il giudizio sulla qualità è riportato nella parte finale di ogni singolo modulo attraverso i seguenti grafici :
• Grafico 1: Grado di interesse • Grafico 2: Grado di utilità • Grafico 3: Valutazione materiale didattico • Grafico 4: Valutazione intervento docenti • Grafico 5: Aula e logistica • Grafico 6: Attività di segreteria e supporto
La media dei giudizi espressi per i vari moduli viene illustrata dai grafici che seguono.
Grafico 1: interesse
42,26%
47,02%
7,14% 3,57%
ottimobuonosufficientescarso
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Grafico 2: utilità
39,52%
46,71%
10,18% 3,59%
ottimobuonosufficientescarso
Grafico 3: materiale didattico
28,67%
64,00%
6,00% 1,33%
ottimobuonosufficientescarso
Grafico 4: docenti
50,60%40,36%
6,63% 2,41%
ottimobuonosufficientescarso
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Grafico 5: aula e logistica
10,71%
50,00%
32,74%
6,55%
ottimobuonosufficientescarso
Grafico 6: segreteria e supporto
26,79%
62,50%
9,52% 1,19%
ottimobuonosufficientescarso
Le Opinioni dei Partecipanti Di seguito si riportano le opinioni dei partecipanti che hanno trasmesso per iscritto le proprie conclusioni sul corso: Intervengo in rappresentanza del gruppo di Gallipoli, anche se non sono stato designato a farlo: non possiamo permetterci di essere assenti. Lo faccio volentieri perché è opportuno che qualcuno esprima in questa sede la nostra esperienza, ma anche per chiarire alcune questioni che mi interessano personalmente e che sin dall’inizio hanno condizionato il lavoro nei gruppi. Abbiamo iniziato a lavorare in gruppi molto allargati: tre gruppi comprendevano i corsisti di dieci ambiti territoriali ed il mio si caratterizzava per una maggior presenza di operatori “non assistenti sociali”, impropriamente definiti durante tutto il corso come “istruttori
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amministrativi”. Questa situazione ha creato iniziali difficoltà comunicative ed operative, poi superate. E qui mi scuso pubblicamente se, a qualcuna del gruppo, ho dato l’impressione di voler assumere toni conflittuali o polemici. Non era questa la mia intenzione, ma mi trovavo, in un contesto caratterizzato dalla numerosa presenza di assistenti sociali, a dover sostenere (in minoranza) il confronto sulla differente posizione lavorativa, che, è evidente, genera anche un differente modo di lavorare. Si è molto dibattuto (in aula, nel gruppo e sul forum) tra chi riteneva il Segretariato sociale un servizio esclusivamente riservato (dalla L.R. n. 17/03) all’assistente sociale e chi (come me) sosteneva che è un servizio al quale possono partecipare anche altri operatori, se opportunamente formati e capaci. Il confronto, pur se acceso, è stato utile e costruttivo, e le difficoltà sono state superate, considerato il dibattito successivo, che evidenza un riallineamento tra queste due posizioni. Nella seconda parte del corso (con il prof. Trevisi) i tre gruppi di lavoro sono stati ulteriormente divisi per formare un gruppo per ogni ambito territoriale. Al gruppo di Gallipoli ha partecipato l’assistente sociale del Comune di Poggiardo, per l’assenza di altri corsisti di quell’ambito territoriale. Nel gruppo più ristretto la comunicazione è stata efficace e la condivisione più semplice, probabilmente perchè ci conoscevamo per aver lavorato insieme alla stesura della prima parte del Piano di Zona. Ci siamo comunque confrontati, trovando sempre linee comuni e punti di condivisione. Allo stesso modo stiamo procedendo per il lavoro finale: la tesina, sulla quale stiamo ancora valutando di sviluppare una delle seguenti ipotesi di lavoro: la prima riguarda l’organizzazione del segretariato sociale con le conoscenze e le informazioni acquisite durante il corso; la seconda punta direttamente alla progettazione del segretariato sociale per l’ambito territoriale di Gallipoli (come proposta tecnica condivisa da consegnare ai politici e ai dirigenti dell’ambito), partendo dall’analisi dei bisogni (il lavoro individuale realizzato con il prof. Trevisi) e tenendo presenti le previsioni del Piano di Zona, la normativa vigente e le novità che stanno per essere introdotte dal disegno di legge regionale di riforma dei servizi sociali, in via di approvazione. Nei prossimi giorni condivideremo sicuramente anche questa la scelta. Personalmente preferirei lavorare sulla seconda ipotesi, per affrontare gli aspetti che più interessano la partecipazione, il ruolo attivo e responsabile delle formazioni sociali, in sintesi la sussidiarietà locale, così come brillantemente illustrata, durante il corso, dalla professoressa Ninnin. Questo corso ha rappresentato per me una delle esperienze formative più interessanti: io non sono un tecnico: sono un funzionario del Comune impegnato da quasi 30 anni nei servizi sociali e come tale ho partecipato, quando è stato possibile, a tutti i corsi di formazione e alle iniziative di informazione che riguardano la materia. Quello che mi è rimasto impresso (oltre alla cortesia, alla disponibilità dei docenti e all’abbondanza del materiale messo a disposizione), sono: - le mappe mentali della Professoressa Ninnin (che ci ha mostrato l’utilità di ragionare con questi strumenti che aiutano ad avere una rappresentazione raffinata ed organica della normativa e in generale dei problemi); - la documentazione del segretariato sociale introdotta della professoressa Taborrini (che ha illustrato l’opportunità di utilizzare -e tenere separate- la cartella professionale, la cartella di servizio e la scheda di segretariato, per costruire una banca dati utile alla lettura dei bisogni); - il quadro logico del progetto ed il progetto master presentati dal prof. Travisi (che ha raccomandato di abituarsi a lavorare in ogni circostanza con questi strumenti; in particolare con il progetto master per la presentazione sintetica ma efficace dei progetti). Nel complesso il corso ha fornito a tutti stimoli interessanti per una nuova metodologia del lavoro sociale. È una cosa sulla quale probabilmente ritorneremo in ogni ambito territoriale, quando andremo a realizzare la progettazione esecutiva e di dettaglio per i nuovi servizi previsti dal Piano di Zona.
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Il punto di maggiore interesse è stato sicuramente il forum e il dibattito che su questo si è sviluppato. Questa iniziativa, nelle intenzioni dei corsisti e dei docenti, deve continuare poiché rappresenta anche il punto più qualificante dell’attività formativa: in sostanza è un nuovo modo di incontrarsi; di lavorare insieme; di scambiarsi pareri, opinioni, conoscenze, esperienze. Per tutto questo, come gruppo di Gallipoli, ringraziamo gli organizzatori, i docenti e i nostri amministratori locali, che hanno reso possibile questa esperienza.
Giuseppe Martucci Ambito di Gallipoli
E’ spontaneo ringraziare quanti hanno permesso l’organizzazione e la fattibilità del corso di formazione su “ Il Segretariato Sociale: Funzioni, regole, organizzazione”. La partecipazione a tale percorso formativo si è rivelata di peculiare importanza per due ordini di motivi: acquisire conoscenza e opportunità di confronto. Acquisire conoscenza: elemento fondamentale per il completamento professionale che ha permesso non solo un aggiornamento dal punto di vista legislativo e operativo, ma, soprattutto, una riflessione “su prassi date per scontate” e non contestualizzate: mi riferisco in particolare all’argomento e ai contenuti del corso appena concluso, nel senso che, parlare di Segretariato Sociale strutturato ha significato ridare la giusta collocazione ad un Servizio sinora considerato, almeno da una parte di Assistenti Sociali, non differenziato dalla “presa in carico” e, quindi dal Servizio Sociale Professionale e non sempre documentato o documentabile; Segretariato Sociale, quindi, come Servizio con una sua connotazione, con finalità, metodologie e strumenti propri. Opportunità di confronto: condizione che ha richiesto uno sforzo per riflettere sul proprio agire professionale e sulla disponibilità personale “a mettersi in discussione”. I lavori di grande gruppo (composto da operatori afferenti ad Ambiti di zona diversi) costituito per ciascun modulo, hanno consentito ad ogni partecipante di sperimentarsi nella comunicazione e di condividere/consolidare conoscenze e linguaggi comuni; i lavori del gruppo d’Ambito hanno evidenziato, invece, alcune difficoltà a causa del numero ridotto degli operatori partecipanti e dell’assenza, nello stesso, di referenti tecnici del distretto socio-sanitario di appartenenza: di fatto, il confronto (per meglio dire co-riflessione) è avvenuto tra Assistenti Sociali che hanno già concorso a costruire il Piano di Zona e che cercheranno di proporre, all’interno del Gruppo Tecnico, dell’Ufficio di Piano e del Coordinamento Istituzionale di appartenenza, quelle coordinate necessarie per un Servizio di Segretariato Sociale mirato alla sostenibilità e all’empowerment della persona e del territorio. La competenza professionale dei formatori e la loro straordinaria disponibilità personale hanno contribuito, a mio parere, a confermare il nostro ruolo di operatori sociali del cambiamento e a rafforzare la motivazione all’impegno nella stesura di un elaborato, sfidando le innumerevoli difficoltà a coniugare contemporaneamente esigenze di Servizio, esigenze familiari ed esigenze formative. E’ con questo spirito che il gruppo dell’Ambito di Campi Salentina ha pensato e sta elaborando la tesina “Quale Segretariato Sociale?” - Dalla rilettura del Piano di Zona alla strutturazione del Servizio, per una ripianificazione delle politiche sociali dell’Ambito -.
A.S. dr.ssa Anna Rita Leone Ambito di Campi Salentina
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Corso di formazione “Il Segretariato Sociale: funzioni, regole, organizzazione”
Le Valutazioni del Corpo Docente Valutazione delle tesine finali del Corso sul Segretariato Sociale. I docenti del Corso hanno ritenuto di dover valutare le tesine finali nei seguenti termini: Nell’insieme, le tesine sono di buon livello, rappresentano un lavoro serio di sintesi del lavoro fatto durante il corso, e di lettura del contenuto dei piani di zona dei singoli ambiti territoriali alla luce di tale lavoro di approfondimento. In particolare, si ritengono di particolare interesse le tesine degli ambiti di Lecce, Gallipoli, Nardò e Maglie, e se ne raccomanda la lettura e l’utilizzo come materiale per un’ulteriore miglioramento delle risposte territoriali alle necessità delle politiche sociali locali. Si sottolinea tuttavia, che le tesine degli ambiti di Gagliano e Martano mancano della stesura del progetto master per la creazione di un adeguato servizio di Segretariato sociale, mentre tale progetto faceva parte delle richieste specifiche del corpo docente per la stesura delle tesine. E’ evidente che –per la complessità stessa del tema- il lavoro svolto non può comunque essere considerato come esaustivo e si suggerisce inoltre, per eventuali successivi lavori di sintesi, di provvedere ad una più precisa esplicitazione delle fonti utilizzate per l’eleborato, alla revisione della titolazione e/o alla correzione di qualche imperfezione di linguaggio
Per l’equipe dei docenti, la coordinatrice didattica Prof.ssa Geneviève Ninnin
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LE TESINE
DEI GRUPPI DI LAVORO
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AAMMBBIITTOO DDII CCAAMMPPII SSAALLEENNTTIINNAA
(Comuni di Campi Salentina, Carmiano, Guagnano, Novoli, Salice Salentino, Squinzano, Surbo, Trepuzzi, Veglie)
Argomento oggetto della tesina:
Quale Segretariato Sociale? QQuuaallee SSeeggrreettaarriiaattoo SSoocciiaallee??
Dal a rilet ura del piano di zona DDaalllllaa rriilleetttttuurraa ddeell ppiiaannoo ddii zzoonnaa al a strut urazione del servizio per aalllllaa ssttrruutttttuurraazziioonnee ddeell sseerrvviizziioo ppeerr
la ripiannificazione ter itoriale di ambitto llaa rriippiiaaniiffiiccaazziioonnee tteerrrrriittoorriiaallee ddii aammbbiitoo Operatori partecipanti:
CALASSO Simonetta Ass. Sociale – Comune di Veglie
LEONE Anna Rita Ass. Sociale – Comune di Trepuzzi
SPAGNOLO Daniela Ass. Sociale – Comune di Novoli
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INDICE
Premessa Cap. 1 Descrizione strutturale dell’ambito a cura dell’ A.S. Simonetta CALASSO Cap. 2 Dalle criticità all’individuazione dei criteri per la ri-organizzazione del servizio a cura dell’ A.S. Anna Rita LEONE Cap. 3 Costruzione del Front- Office e del Back –office A cura dell’ A.S. Daniela SPAGNOLO
Appendice Elaborazione di un Progetto Master di Segretariato Sociale A cura del gruppo di lavoro.
Bibliografia
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PREMESSA La Legge 328/00 ha trasformato in modo profondo il sistema dei Servizi Sociali, partendo dalla necessità di attuare un sistema integrato di servizi e interventi sociali. La Legge Regionale 17/03, recepiti i principi della Legge Quadro sul territorio pugliese, sancisce l’universalità del diritto di accesso ai servizi da parte del cittadino, quale soggetto attivo dello stesso benessere sociale. Si mira a garantire una adeguata qualità della vita del cittadino, considerata in una prospettiva multidimensionale, ossia non solo legata ad un benessere psico fisico ma esteso a quello sociale. E’ in questo contesto che si inserisce l’ esigenza di garantire il servizio di Segretariato Sociale, quale livello essenziale di assistenza, da assicurare alla comunità territoriale. Dalla riflessione scaturita, nell’ ambito delle attività formative del percorso appena concluso, è emersa l’ esigenza di “rivisitare” il lavoro svolto nell’ ambito di Campi Salentina, concretizzato nella stesura del primo Piano Sociale di Zona, al fine di approfondire e meglio contestualizzare un Servizio che risponda pienamente alle esigenze territoriali. E’ con questo spirito che abbiamo cercato di conciliare le esigenze di Servizio con quelle di formazione sforzandoci di elaborare uno strumento che contribuisca alla realizzazione del nuovo Welfare locale. Un ringraziamento particolare è rivolto alla Provincia di Lecce, che attraverso l’ Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali, ha offerto un contributo notevole, mettendo a disposizione di noi Operatori un team di Formatori che, con la loro eccellente professionalità, ha trasmesso contenuti teorici e metodologici, consentendo una riflessione sulla nostra operatività quotidiana e permettendoci di orientare l’agire professionale al raggiungimento di obiettivi sostenibili e di promozione e crescita del territorio. Il presente elaborato è stato redatto dagli Assistenti Sociali: CALASSO Simonetta ( Comune di Veglie), LEONE Anna Rita ( Comune di Trepuzzi), SPAGNOLO Daniela ( Comune di Novoli), CARLUCCIO Maria Rosaria (Tirocinante Laurea Specialistica c/o Comune di Trepuzzi). Ciascun componente ha curato una sezione del lavoro, condividendone in gruppo i contenuti. Le difficoltà logistiche e l’emergenza quotidiana, nell’ambito di ogni Servizio Comunale, hanno posto dei limiti alla possibilità di approfondire la stesura del lavoro rispetto agli obiettivi inizialmente prefissati.
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Capitolo 1
Descrizione strutturale dell’Ambito
Il Servizio di Segretariato Sociale che andremo a strutturare si colloca in una dimensione territoriale corrispondente al distretto socio-sanitario n. 2 di Campi Sal.na AUSL LE/1 che comprende i Comuni di Campi Sal.na, Carmiano, Guagnano, Novoli, Salice Sal.no, Squinzano, Trepuzzi e Veglie costituiti in Ambito di Zona con Accordo di Programma sottoscritto in data 02/12/2003.
Le caratteristiche strutturali dell’Ambito Territoriale sono state analizzate e riportate nella relazione sociale inserita nel capitolo 1 del Piano di Zona 2005/2007 “Tutti i colori del Sole”. Situato a Nord-Ovest di Lecce, il territorio dell’Ambito di Campi Sal.na si estende su una superficie di 297,58 kmq e comprende una popolazione pari a 90.865 abitanti.
Ταϖ.1 − Ποπολαζιονε ρεσιδεντε
0100020003000400050006000700080009000
10000110001200013000140001500016000
Χαµ πι Σαλεντινα 11231
Χαρµ ιανο 12.275
Γυαγνανο 6.111
Νοϖολι 8.701
Σαλιχε Σαλεντινο 8.877
Σθυινζανο 15.160
Τρεπυζζι 14.411
ς εγλιε 14.099
Ποπολαζιονε ρεσιδεντε
La popolazione maschile è di n.43.424 pari al 47,79% e quella femminile è di n. 47.441 pari al 52,21% come si evince dal grafico, la componente femminile supera di circa 4.000 unità quella maschile.
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Popolazione residente per sesso
uomini48%donne
52%
uominidonne
La maggiore presenza della popolazione femminile si registra in tutti i Comuni dell’Ambito-Zona. La densità media della popolazione è pari a 305,34 abitanti per kmq.
Il numero dei minori (n.16.386) rappresenta circa il 19% della popolazione totale, approssimandosi per difetto alla percentuale rilevata a livello regionale, pari al 21,2% dei pugliesi.
popol. Infantile 0 - 10 anni10%
popol. Preadolescenziale 11- 14 anni
5%
popol. Adolescenziale 15 - 17 anni
4%
popol. Adulta 18 - 64 anni62%
popol. Anziana 65 - 75 e oltre19%
popol. Infantile 0 - 10 anni
popol. Preadolescenziale 11- 14 anni
popol. Adolescenziale 15 - 17 anni
popol. Adulta 18 - 64 anni
popol. Anziana 65 - 75 e oltre
Gli anziani ultrasessantacinquenni invece, rappresentano il 19% dei residenti, mentre gli ultrasessantacinquenni (n.7678) rappresentano l’8,44% della popolazione, percentuale molto elevata rispetto a quanto rilevato in ambito regionale, dove i “grandi anziani” sono il 6,6%. Le famiglie presenti nel territorio sono 29.729.
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Le famiglie monopersonali presenti nell’Ambito di Zona sono 6.842; rilevante è il dato relativo ai nuclei monopersonali costituiti da persone anziane che rappresentano il 63,32% del totale.
Numero componenti per nucleo familiare
n. 1 componente23%
n. 3 componenti20%
n. 4 componenti23%
n. 5 o più componenti
9%
n. 2 componenti 25%
n. 1 componente
n. 2 componenti
n. 3 componenti
n. 4 componenti
n. 5 o piùcomponenti
Il territorio dell’Ambito di Campi Sal.na, dal punto di vista socio-economico, è sempre stato a prevalenza agricola, con una massiccia presenza di piccoli proprietari terrieri e numerose aziende di settore, soprattutto vinicole e olearie, che da sempre hanno rappresentato la principale risorsa; si registra, inoltre, la cospicua presenza di piccole Imprese Artigianali, integrate da un terziario consistente e in via di ulteriore sviluppo, per affrontare le nuove sfide del mercato carente di grandi realtà industriali. Nonostante ciò, nell’Ambito-zona di Campi Sal.na, il tasso di disoccupazione è elevato rispetto al dato nazionale, ed è pari al 22,22%, con un conseguente flusso migratorio, soprattutto di giovani, ala ricerca di lavoro verso il Nord-Italia.
Tasso di disoccupazione per singolo comune del distretto
20,5119,55 20,18
23,81 24,0122,99
26,87
19,84
0
24
6
8
1012
14
16
1820
22
24
2628
30
tasso di disoccupazione %
Campi Salentina
Carmiano
Guagnano
Novoli
Salice Salentino
Squinzano
Trepuzzi
Veglie
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La carenza di opportunità lavorative non ha favorito la permanenza di gruppi immigrati, pur essendo questo territorio zona di transito per molti di loro. Infatti il numero complessivo di immigrati è di 348, numero poco rilevante sulla popolazione complessiva di 90.865 abitanti.
Popolazione immigrata
2937
2127
70
15
92
57
0102030405060708090
100
Popolazione Immigrata
Campi Salentina
Carmiano
Guagnano
Novoli
Salice Salentino
Squinzano
Trepuzzi
Veglie
Le dimensioni territoriali ci inducono ad ipotizzare un Servizio di Segretariato Sociale di Ambito, con sportelli dislocati in ogni territorio comunale e collegati tra loro telematicamente, coordinati da una sede centrale, collocata nel Comune Capofila, dove sarà attivata la P.U.A. relativamente ai servizi a integrazione socio-sanitaria.
IL SISTEMA DEI BISOGNI SOCIALI
L’aspetto più rilevante emerso nella fase di lettura del bisogno sociale dell’ambito, è stato l’impossibilità di poter fare riferimento a dati quantitativi e qualitativi pregressi, sistematicamente rilevati in ciascun territorio comunale .
Infatti, il sistema dei bisogni sociali rilevato preliminarmente nelle fase di programmazione zonale, è scaturito dalla lettura della domanda sociale garantita dal Servizio Sociale Professionale, presente in 7 Comuni sugli 8 dell’Ambito, nonché da una rilevazione effettuata con l’ausilio di specifiche schede predisposte dalla Regione Puglia e dall’esito degli approfondimenti effettuati nei lavori del Tavolo di Concertazione, articolato in gruppi di lavoro tematico.
IL SISTEMA DI OFFERTA DEI SERVIZI
Dalla mappatura dei servizi alla persona presenti sul territorio si è evidenziato il frequente ricorso da parte degli Enti Locali all’affidamento a terzi e soprattutto alle Cooperative Sociali che, censite, sono risultate essere in totale n.19 di cui n.8 aventi sede nell’ambito, e n.11 impegnate nella gestione di servizi per conto dei Comuni. Notevole è il contributo offerto, su tutto il territorio, dalle organizzazioni di volontariato che, presenti in n.58, svolgono un’azione di supporto andando ad integrarsi con il servizio pubblico nei vari settori d’intervento.
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Poco rilevante è invece la presenza di strutture residenziali per minori e a differenza delle strutture a ciclo diurno, in particolare degli asili nido.
Dotazione di strutture residenziali e a ciclo diurno per minori
0
1
2
Campi
Salenti
na
Carmian
o
Guagn
ano
Novoli
Salice
Sale
ntino
Squinz
ano
Trepuz
zi
Veglie
Asili nido
Comunità familiare
gruppo appartamento -comunità alloggio
centri socio educativi
Istituto educativo -assistenziale
Guardando alle strutture per disabili, emerge un dato ancora esiguo rispetto al fabbisogno rilevato dalla conoscenza diretta del Servizio Sociale Professionale, pur in assenza di un dato numerico oggettivo che possa riassumere la reale entità del fenomeno.
Dotazione di strutture residenziali e/o a ciclo diurno per disabili
0
0,5
1
1,5
2
2,5
Campi
Salenti
na
Carmian
o
Guagn
ano
Novoli
Salice
Sale
ntino
Squinz
ano
Trepuz
zi
Veglie
centro di aggregazionesociale
centro diurno socio -educativo
gruppo appartamento -comunità alloggio
altre strutture
Numerose sono invece le strutture residenziali per anziani, presenti precisamente in n.19 nell’intero territorio dell’ambito distinte nelle varie tipologie.
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Dotazioni di strutture residenziali e/o a ciclo diurno per anziani
01234567
Campi
Salenti
na
Carmian
o
Guagn
ano
Novoli
Salice
Sale
ntino
Squinz
ano
Trepuz
zi
Veglie
centro aperto polivalente
gruppo appartamento -comunità alloggio
casa albergo privata
casa protetta
casa di riposo
In riferimento a quanto emerso, sia in termini di bisogno sociale che di risorse e servizi offerti, sono stati evidenziati, per ciascuna area tematica, punti di forza e criticità che vengono di seguito riportati.
Responsabilità Familiari;
Punti di forza: o Presenza del Servizio Sociale Professionale in 7 comuni su 8; o N. 4 consultori Familiari o Presenza di n. 5 asili nido o Presenza in 7 comuni su 8 del Servizio di Assistenza Domiciliare per anziani o Presenza di 6 cooperative sociali o Presenza di associazioni di volontariato
Punti di criticità
o Assenza del servizio di segretariato sociale strutturato o Assenza del servizio sociale professionale nel Comune di Novoli o Assenza di un centro di pronto intervento per l’emergenza sociale o Carenza di famiglie affidatarie o Assenza di centri di aggregazione giovanile o Scarsa integrazione tra i servizi sociali e quelli sanitari o Mancanza di circolarità delle informazioni relative agli interventi in favore
delle famiglie attivati dai vari enti pubblici e privati o Mancanza di specifiche prassi operativi integrate e di rete.
Politiche per i minori: lotta all’abuso e al maltrattamento Punti di forza
o Presenza del Servizio Sociale Professionale in 7 Comuni su 8 o N. 4 Consultori familiari o Centro Sovradistrettuale per la prevenzione e la cura dell’Abuso e del
maltrattamento ai minori o Presenza di n. 5 asili nido o Presenza per l’anno 2005 in tutti i Comuni del Servizio di Educativa
Domiciliare o Presenza di Associazioni di Volontariato o Presenza di Associazioni di promozione sociale e oratori
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o N. 1 Comunità di tipo familiare o N. 2 strutture socio-educative
Punti di criticità o Assenza del servizio di Segretariato Sociale strutturato o Assenza del Servizio Sociale professionale nel Comune di Novoli o Assenza di un Centro di Pronto intervento per l’emergenza sociale o Carenza di famiglie affidatarie o Assenza di Centri di Aggregazione giovanile o Scarsa integrazione tra i servizi sociali, sanitari e del privato sociale o Mancanza di circolarità delle informazioni relative agli interventi in favore dei
minori attivati da vari enti pubblici e privati o Mancanza di specifiche prassi operative integrate e di rete
Persone anziane
Punti di forza o Presenza del Servizio Sociale Professionale in 7 comuni su 8; o Presenza del Servizio di assistenza domiciliare sociale nei comuni di: Campi
Salentina, Carmiano, Guagnano, Novoli, Salice Salentino, Squinzano e Trepuzzi, per complessivi n. 372 utenti e 29.888 ore
o Presenza nel territorio di n. 10 Case Protette e 6 Case di Riposo o Servizi di trasporto o Attività ricreative e vacanze anziani attivate in tutti i Comuni, pienamente
rispondenti al bisogno o Presenza di Centri Socio-ricreativi o Servizio ADI sanitario, assicurato nel 2003 a n. 354 utenti su 338 richiedenti,
per un numero complessivo di 4652 ore erogate dal Distretto Socio-Sanitario in 6 Comuni su 8
Punti di criticità
o Assenza del servizio di Segretariato Sociale strutturato o Assenza del Servizio Sociale professionale nel Comune di Novoli o Disomogeneità nei criteri e nelle modalità organizzative del servizio di
Assistenza Domiciliare o Difficoltà finanziarie dei Comuni a dare continuità al servizio ADS o Servizio ADI ad integrazione socio-sanitaria inesistente o Mancanza di specifiche prassi operative integrate e di rete
Persone con disabilità Punti di forza
o Presenza del Servizio Sociale Professionale in 7 Comuni su 8 o Servizio di trasporto scolastico protetto e presso strutture riabilitative o Presenza attiva di Associazioni di Volontariato o Servizio di accoglienza residenziale e servizi socio-educativi e ricreativi o Servizio di trasporto disabili c/o scuole Superiori, “ Easy Bus” assicurato dalla
Provincia di Lecce Punti di criticità
o Assenza del servizio di Segretariato Sociale strutturato o Assenza del Servizio Sociale professionale nel Comune di Novoli o Scarsa conoscenza del dato quantitativo e qualitativo riferito alla popolazione
disabile o Limitata presenza del Servizio di Assistenza domiciliare e di aiuto personale
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Corso di formazione “Il Segretariato Sociale: funzioni, regole, organizzazione”
o Carenza di opportunità di socializzazione per il tempo estivo o Carenza di risorse finanziarie per avviare il Servizio “Centro diurno socio-
educativo” di Squinzano (costo gestione dal 2007) o Carenza di risorse finanziarie per assicurare, dal 2006, la continuità del
Servizio di Accoglienza per disabili gravi di Salice Talentino (costo gestione) o Carenza di modalità operative condivise e di specifici protocolli d’intesa con
la Ausl Dipendenze Punti di forza
o Presenza del Servizio Sociale Professionale in 7 Comuni su 8 o Presenza del Sert o Interventi di prevenzione primaria nelle scuole o Progetti finanziati ai densi del DPR 309/90 nei comuni di Carmiano, Trepuzzi
e Veglie Punti di criticità
o Assenza del servizio di Segretariato Sociale strutturato o Assenza del Servizio Sociale professionale nel Comune di Novoli o Scarsa conoscenza dell’effettiva entità del fenomeno o Assenza di progettualità integrate tra soggetti pubblici (Comuni- Ausl) o Frammentazione degli interventi finora messi in atto dai singoli comuni della
zona o Mancanza di specifiche pressi operative integrate e di rete
Salute mentale Punti di forza
o Presenza del Servizio Sociale Professionale in 7 Comuni su 8 o Presenza del CSM (Centro di Salute mentale) o Presenza del Centro Diurno a servizio dell’Ambito o Presenza del Servizio Psichiatrico di diagnosi e cura nello Stabilimento
Ospedaliero di Campi Salentina o Attivazione di tirocini di riabilitazione al lavoro a fini terapeutico-riabilitativi,
predisposti dal CSM in collaborazione con alcuni Comuni dell’Ambito o Presenza di servizi specialistici sovradistrettuali:
- CDA (Centro per la Diagnosi e il trattamento dei disturbi del comportamento Alimentare) con attività di informazione, ricerca, prevenzione, diagnosi, trattamento e riabilitazione nell’ambito dei disturbi del comportamento alimentare, con un intervento multidisciplinare integrato, farmacologico, psicoterapeutico - CE.P.S.I.A. (Centro di Psichiatria e psicoterapia dell’infanzia e dell’adolescenza) con attività di informazione/formazione, prevenzione, diagnosi e terapia rivolta a minori e famiglie con problemi psicologici, relazionali, familiari e psicopatologici - Centro di Psicoterapia della famiglia con attività di trattamento dei disturbi psichiatrici
Punti di criticità o Assenza del servizio di Segretariato Sociale strutturato o Assenza del Servizio Sociale professionale nel Comune di Novoli o Assenza di gruppi-appartamento per dare continuità al percorso di se
istituzionalizzazione e favorire la domiciliarità o Difficoltà a dare continuità alle attività socio-ricreativo-riabilitative del Centro
Diurno
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Corso di formazione “Il Segretariato Sociale: funzioni, regole, organizzazione”
o Mancanza di opportunità lavorative per pazienti psichiatrici o con disturbo mentale
o Carenza di interventi di diagnosi precoce dei segnali di disagio neuro-psicologico
o Mancanza di specifiche pressi operative integrate e di rete Contrasto alla povertà
Punti di forza o Presenza del Servizio Sociale Professionale in 7 Comuni su 8 o In tutti i Comuni è garantito il sostegno economico in forma diretta-indiretta ai
soggetti in difficoltà o N.4 Consultori Familiari o Presenza di Associazioni di Volontariato o Presenza di Associazioni di promozione Sociale e Oratori o Interventi statali di integrazione al reddito
Punti di criticità o Assenza del servizio di Segretariato Sociale strutturato o Assenza del Servizio Sociale professionale nel Comune di Novoli o Assenza di un servizio di pronto intervento per l’emergenza sociale o Assenza di un alloggio sociale di emergenza o Scarsa integrazione tra i Servizi Sociali, sanitari e del privato sociale o Mancanza di circolarità delle informazioni relative agli interventi offerti o Mancanza di specifiche pressi operative integrate e di rete
Immigrazione
Punti di forza o Presenza del Servizio Sociale Professionale in 7 Comuni su 8 o N.4 Consultori Familiari o Presenza di Associazioni di Volontariato o Presenza di uno “sportello dei Diritti” c/o Provincia di Lecce o Progetto “Libera” della Provincia di Lecce o Presenza della sezione provinciale di lecce dell’Associazione Nazionale “Oltre
le Frontiere” (ANOLF) o Attivazione nel Comune di Trepuzzi del Progetto “Refuge”
Punti di criticità o Assenza del servizio di Segretariato Sociale strutturato o Assenza del Servizio Sociale professionale nel Comune di Novoli o Mancanza di specifiche pressi operative integrate e di rete o Mancanza di circolarità delle informazioni relative agli interventi in favore
degli immigrati attivati dai vari enti pubblici e privati Si può facilmente rilevare come, a fronte di una situazione che appare ancora frammentaria e scoordinata, assuma rilevanza strategica e funzionale l’organizzazione strutturata di un Servizio di Segretariato Sociale in grado, non solo di garantire un livello essenziale di assistenza alla comunità territoriale, ma rispondente anche all’ esigenza degli “addetti ai lavori”, di disporre di strumenti di rilevazione funzionali alla pianificazione e all’agire sociale.
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Capitolo 2
Dalle criticità all’individuazione dei criteri per la ri-organizzazione del servizio
Rileggendo con attenzione il nostro Piano Sociale di Zona, per il primo triennio 2005/2007, sono state ripercorse le varie fasi e tappe attraversate per la sua predisposizione, stesura e, in ultimo, approvazione: dall’analisi della domanda, dell’offerta e della spesa sociale, riferita agli anni 2001/2003 (effettuata con apposite schede di rilevazione predisposte dalla Regione Puglia tramite il FORMEZ ), allo sforzo compiuto dagli operatori sociali, dai soggetti pubblici e non per una condivisione di linguaggio , conoscenze teoriche e prassi operative. L’obiettivo comune di costruire uno strumento programmatico efficace per una ridefinizione del Welfare locale ha evidenziato punti di forza e criticità da cui partire. L’elemento di forza per eccellenza è da ricondurre al fatto che l’ambito territoriale di Campi Sal.na (costituito da più della metà dei Comuni con una popolazione superiore ai 10.000 abitanti, pertanto, non obbligati ad associarsi) ha prescelto la gestione associata. La scelta della gestione associata per la costituzione di una rete solida di servizi alla persona, omogenea sul territorio distrettuale, capace di far fronte ai bisogni dei cittadini a garanzia della qualità della vita e dei diritti di cittadinanza, eviterà duplicazioni degli interventi e permetterà di ottimizzare le risorse, semplificando procedimenti amministrativi, adottando regolamenti unici su tutto l’ambito territoriale. Il tutto per un consolidato rapporto politico ampio e solido su progetti di sviluppo di area che prescinde dalla compresenza di amministrazioni di “colore diverso”. Relativamente alle “criticità”, elementi emergenti si riferiscono a
o assenza di un Servizio di Segretariato sociale strutturato; o carenza e frammentarietà di dati (quantitativi e qualitativi) riscontrate nelle diverse
aree; o scarsa integrazione tra i servizi sociali, sanitari del sociale e del privato sociale; o mancanza di circolarità delle informazioni relative ai servizi offerti; o mancanza di specifiche prassi operative integrate di rete; o disomogeneità nell’accesso ai servizi e nella fruibilità degli stessi.
Un Servizio di Segretariato Sociale Strutturato, quale livello essenziale d’intervento, essendo un servizio base e di collegamento con la P.U.A. (Porta Unica d’Accesso), se implementato secondo criteri di Professionalità, di Efficacia e di Economicità, risponderà perfettamente alle sue funzioni:
o informazione sui servizi e sui diritti dei cittadini; o orientamento ai servizi; o filtro della domanda; o monitoraggio della domanda; o osservatorio
e la ricaduta positiva sul territorio di Ambito si evidenzierà con un miglioramento della qualità della vita e il raggiungimento del ben-essere.
Professionalità – Efficacia – Economicità per
Promuovere agio e prevenire/ridurre il disagio
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Corso di formazione “Il Segretariato Sociale: funzioni, regole, organizzazione”
Capacità di un agire etico e deontologico fondata su conoscenze che formano il sapere proprio
PROFESSIONALITÀ
Sino ad oggi l’Assistente Sociale inserita nella P.A. ha svolto il suo ruolo di operatore sociale riparatore del disagio e di promotore sociale contestualmente all’attività di segretariato sociale, nella sua propria specificità, non differenziandolo dalla presa in carico e, purtroppo, non documentandolo:
o ascolto; o decodificazione della domanda; o valutazione della domanda; o accompagnamento e/o invio ad altri servizi
Considerata la complessità, il Servizio di Segretariato Sociale è un intervento completo, anche se di breve durata, ha proprie finalità, una accurata metodologia e strumenti peculiari, pertanto, deve essere svolto da operatori con “provata” competenza multidirezionale: dalla capacità di ascolto alla capacità di analizzare la domanda, dalla conoscenza dei servizi e delle opportunità di risposta alla domanda esistenti sul territorio al collegamento con gli altri servizi che possono interagire con esso; dalla valutazione all’orientamento.
Capacità di produrre risultati voluti o sperati nei processi di lavoro: rapporto tra i risultati ottenuti e gli obiettivi posti.
EFFICACIA
Nel contesto del Servizio di Segretariato Sociale tale termine ha il significato di un rapporto tra un agire professionale e il cambiamento prodotto con l’utilizzo di validi strumenti e metodologie.
Allo scopo è necessario, pertanto, non prescindere dal valore che ha l’informazione, funzione prioritaria per acquisire conoscenza e agire responsabilmente; azioni queste che si riferiscono a tutti gli attori sociali; agli operatori per la costruzione di una banca dati relativamente alle risorse del territorio che rappresenti un patrimonio di conoscenza da cui attingere in tempo reale al fine di: migliorare la qualità della risposta; disporre di elementi utili per la valutazione e l’orientamento personalizzato e per una documentazione della domanda che permetta l’istituzione e la gestione di un osservatorio integrato.
La funzionalità dell’informazione sarà direttamente proporzionale alla modalità di acquisizione della documentazione proveniente sia dai servizi istituzionali (carta dei servizi) sia dal sommerso, inteso, quest’ultimo, come patrimonio documentale in possesso del terzo settore e delle realtà associative del territorio, sinora poco accessibile.
Valore aggiunto a tale funzione informativa sarà dato dalla circolarità dello scambio informativo/comunicativo dal servizio al cittadino e alla comunità e viceversa.
Utilizzo razionale ed equilibrato delle risorse disponibili (professionali, finanziarie e strumentali) per ottenere i risultati attesi
ECONOMICITÀ
Operatori sociali competenti, informazione corretta e individualizzata, utilizzo di strumenti informatici che permettano la costruzione di un database, “scambio” in tempo reale di dati e
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messa in rete, circolarità della comunicazione e inter-azione dei servizi, oltre a consentire un utilizzo responsabile delle risorse istituzionali e non del territorio da parte dei cittadini e /o utenti, determinano uno snellimento delle procedure amministrative, una riduzione dei tempi d’attesa ma soprattutto sovrapposizione e frammentarietà delle risposte.
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Capitolo 3
Costruzione del Front - office e del Back - office
Partendo dalla lettura del Piano di Zona, alla luce dei contenuti del percorso formativo promosso dalla Provincia di Lecce, si è inteso arricchire l’iniziale ipotesi progettuale di Servizio di Segretariato Sociale, predisposta per essere allegata alla 2^ parte del Piano di Zona, con la presente Scheda di dettaglio, riferita alla strutturazione del Servizio che, attraverso operatori professionali formati possa assicurare al territorio di ogni Comune e di Ambito, le funzioni proprie del Segretariato Sociale, attraverso uno Sportello, dislocato in ogni Comune, che risponde adeguatamente ad esigenze di accessibilità e fruibilità
Scheda per la progettazione di dettaglio degli Interventi e dei Servizi
PIANO DI ZONA – I triennio Annualità: I ann. II ann. III ann.
Progetto di durata triennale
AMBITO Territoriale di Campi Salentina
PROV. LECCE AUSL LE/1
1.1 Informazioni generali Denominazione intervento/servizio: Segretariato Sociale strutturato e porta unica di accesso Azione di sistema: Segretariato sociale strutturato e P.U.A. 1.2 Soggetto titolare ed enti coinvolti – Localizzazione del servizio Soggetti titolari: Comune di Campi Sal.na (capofila) Enti coinvolti: gli 8 Comuni dell’ambito territoriale, Provincia di Lecce e AUSL LE/1 (per l’istituzione della P.U.A). Localizzazione del Servizio: Il Segretariato sarà attivato in ogni comune dell’Ambito. La P.U.A. sarà attivata nel Comune Capofila (limitatamente ai Servizi ad integrazione socio-sanitaria) e sarà collegata con gli sportelli di segretariato sociale dei singoli comuni.
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1.3 Modalità di gestione dell’intervento/servizio
altra modalità di gestione: Gestione diretta
1.4 Tipologia di soggetto attuatore e modalità di affidamento
1.5 Obiettivi dell’intervento/servizio: livello informativo
- Fornire informazioni e orientare i cittadini sui propri diritti, sulle prestazioni e i servizi esistenti sul territorio;
- Facilitare al cittadino l’espletamento delle prassi e procedure per l’accesso al sistema dei servizi;
- Collaborare con i servizi territoriali per fornire concrete risposte ai bisogni espressi ed inespressi dei cittadini;
- Mettere in atto forme di tutela dei cittadini, attraverso un avvicinamento dei servizi al cittadino stesso, accogliendone eventuali lamentele e ricorsi, riducendole le distanze tra istituzioni e cittadino;
- Svolgere attività di osservazione sociale sulla situazione globale dei servizi presenti nella comunità e di rilevazione dei bisogni emergenti partendo dalle richieste pervenute;
- Contribuire al processo di programmazione ed organizzazione degli interventi, attraverso analisi e sintesi qualitative e quantitative dei dati rilevati sulla situazione locale dei servizi nella sua globalità;
- Sviluppare reti sociali di supporto alle situazioni presentate dai soggetti richiedenti, favorendo la partecipazione attiva dei cittadini allo sviluppo del sistema dei servizi.
1.6 Risultati attesi (qualitativi e quantitativi*)
- Aumento della conoscenza e della partecipazione da parte degli utenti alle politiche
sociali; - Riduzione delle “distanze” tra servizi e cittadini; - Miglioramento delle forme di comunicazione e collaborazione all’interno del sistema
dei servizi; - Maggiore conoscenza della realtà dell’ambito territoriale.
1.7 Tipologia di utenza per l’intervento/servizio e stima del bacino di utenza
Il servizio si rivolge gratuitamente a tipologia di utenza/clienti generalizzata e indistinta dell'intero ambito territoriale.
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1.8 Principali attività previste Il segretariato sociale si configura come un servizio di ambito, strutturato con sportelli informatizzati dislocati in tutti i comuni della zona, al fine di garantire la massima accessibilità e fruibilità a tutti i cittadini. La P.U.A. sarà attivata nel Comune capofila e sarà collegata con gli sportelli di segretariato dei singoli comuni. Le azioni del servizio di Segretariato Sociale si distinguono in 2 livelli: Front-office e Back-office FRONT-OFFICE Le prime riguardano:
- Ascolto finalizzato a fornire informazioni sui servizi esistenti sul territorio di appartenenza e dell’Ambito;
- Accompagnamento e orientamento; - Figure di riferimento: Assistente Sociale comunale , amministrativo di supporto; - Pubblicizzazione tramite brochure, volantini e manifesti; - Supporto alla compilazione della modulistica anche a domicilio:
- Scheda di segretariato sociale; - Scheda di verifica efficacia interevento.
- Raccolta della domanda corredata dalla documentazione prescritta.
BACK-OFFICE: - Analisi della domanda: griglia delle varie tipologie della domanda; - Ascolto individualizzato ed eventuale definizione di urgenza:
- numero e tipologia di attività di consulenza e __________; - numero e tipologia delle richieste e di informazioni pervenute ed evase;
- Selezione della domanda ed eventuale presa in carico, invio ai servizi; - Raccolta dati relativi alle domande pervenute e alle prestazioni/servizi erogati; - Costituzione banca dati: formulazione di “mappe” di reti istituzionali e di risorse
formali ed informali del territorio e scheda Pratica/informazioni.
1.9 Durata complessiva dell’intervento/servizio Durata Intervento: 18 mesi (*) si riferisce al primo __________ DEFINIZIONE STRUTTURA ORGANIZZATIVA La struttura organizzativa del Segretariato sociale __________ su 2 livelli _________: n. 1 assistente sociale comunale impegnata nell’attività di Front – office, che funge da raccordo tra il front-office ed il back-office; n.3 assistenti sociali formate, impegnate nell’attività di monitoraggio e coordinamento nella sede di ambito _______ tra gli sportelli comunali e l’ufficio di Piano. Per garantire lo svolgimento delle attività relative al servizio, dal punto di vista logistico, si prevede, all’interno di ciascuna sede municipale, o sede diversa uno spazio dotato di:
- Un locale dove collocare lo sportello di front-office, per accogliere i cittadini e le loro richieste;
- Un locale dove poter svolgere l’attività di back-office e i colloqui individualizzati; - Strumentazione informatica, materiale cartaceo e quant’altro necessario
all’espletamento del servizio.
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Il suddetto team dovrà attivare una rete di collaborazione con i servizi sociali professionali dei Comuni e tutti i servizi territoriali pubblici e privati, i soggetti , le famiglie e la comunità in genere. Tale rete di collaborazione sarà realizzata, attraverso incontri di coordinamento, verifica e supervisione per favorire la circolarità delle informazioni e la somministrazione di questionari di valutazione e auto-valutazione degli stessi operatori, al fine di effettuare eventuali modifiche e correttivi nelle forme di erogazione del servizio. I tempi di attesa per l’accesso al servizio: saranno determinati dalla _____ domanda 1.10 Spesa totale prevista 1.11 Profilo degli operatori richiesti per la realizzazione
dell’intervento/servizio
- Team n. 3 assistenti sociali formate con il Corso della Provincia di lecce con funzione di coordinamento del servizio a livello di ambito.
- N. 1 assistente sociale e n.1 amministrativa addetti di front-office uno per ogni Comune dell’ambito.
1.12 Indicatori previsti per la valutazione del Progetto
- Numero richieste pervenute per l’accesso al servizio: Banca dati - Incidenza della domanda rispetto ala popolazione residente; - Verifica della tempistica prevista per l’erogazione del servizio: lettura modulistica; - Grado di soddisfazione dell’Utenza: scheda efficacia intervento - Numero di contatti (telefonici, incontri d’equipe) con il sistema dei servizi territoriali.
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VERIFICA EFFICACIA INTERVENTO
L’utente ha risolto il problema SI NO motivazioni ___________________________
____________________________ ____________________________ Gli interventi sono stati messi in atto entro le scadenze concordate. SI NO motivazioni ___________________________
____________________________ ____________________________ Le risorse o le fonti di informazione sono risultate idonee
SI NO motivazioni ___________________________
____________________________ ____________________________
OSSERVAZIONI
Come, l’utente è venuto a conoscenza del servizio? _________________________________ Si è già rivolto allo stesso? ________________ quando? _____________________________ Che tipo di gradimento ha espresso?___________________________________________ Data ______ Operatore __________________________ Firma ____________________________
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SCHEDA SEGRETARIATO SOCIALE
cd. utente _______________________
ANAGRAFICA UTENTE
Cognome ___________________________ Nome _____________________ età __________
Indirizzo ___________________________ città _____________________ prov. _________
Telefono _____________________
MOTIVO DELLA RICHIESTA E BISOGNO SOCIALE
Tipo contatto: Frontale Posta tradizionale
Posta elettronica
Fruitore servizio: utente altri
Rapporto con l’utente _________________________
Tipologia utente: minore adulto
Anziano immigrato
Tipologia richiesta: solo informativa codice ________
Accesso al servizio codice ________
Richiesta espressa ___________________________________________________________
___________________________________________________________________________
___________________________________________________________________________
data _________ Firma operatore________________ Firma utente ____________________
Informazioni fornite:
Ente ____________________________________
Sanitari __________________________________
Terzo settore ______________________________
Altro ____________________________________
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Materiale fornito _____________________________________________________________
___________________________________________________________________________
Scadenze ______________________________
______________________________
______________________________
INTERVENTO /ACCOMPAGNAMENTO
Motivo: Barriere culturali barriere linguistiche
Barriere logistiche barriere fisiche barriere psichiche
Attivazione intervento : Segnalazione telefonica o scritta
Presentazione all’operatore incaricato all’accesso
Affiancamento alla I^ fase dell’accesso.
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APPENDICE
Elaborazione di un progetto master di Segretariato Sociale – Ambito territoriale di Campi Salentina.
Logica di intervento Indicatori
oggettivamente verificabili
Fonti di verifica
Condizioni
Obiettivi generali
Ottimizzazione dell’informazione rivolta alla comunità territoriale
Obiettivi Specifici
-Informazione sulla tipologia di servizi e risorse esistenti -orientamento su una scelta responsabile - accompagnamento nelle procedura d’accesso.
Numero e tipologia di richieste pervenute nell’anno solare. Numero di invii ai servizi competenti effettuati nell’anno. Numero soggetti effettivamente rivoltisi ai servizi ai quali sono stati inviati
sostenibilità
Risultai attesi
Aumento dell’informazione, maggiore conoscenza e consapevolezza da parte dei cittadini fruitori. Empowerment e capacità di orientamento responsabile e integrazione con i servizi territoriali e nell’ottica del lavoro di rete
Promozione e pubblicizzazione del servizio; Coinvolgimento del territorio ( cittadini, gruppi terzo settore, realtà associative)
Attività Raccolta sistematica e integrata di dati ( fonti istituzionali e fonti grezze) costruzione data –base. Osservatorio integrato. Collaborazione tra servizi e collegamento in rete. Servizio di Front –office. Incontri informazione/ formazione, scansionati nel tempo, per aree tematiche. Attività di monitoraggio del processo informativo.
Operatori dei servizi territoriali, agenzie educative, soggetti significativi del territorio. Supporto informatico e cartaceo (modulistica per registrazione dati)
Risorse logistiche e strutturali Professionalità degli operatori, collaborazione e integrazione tra gli operatori
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BIBLIOGRAFIA
AA.VV. Verso nuove concezioni di assistenza e modelli operativi di intervento – si apre il terzo millennio, , in “ La professione sociale”, n. 19/2000;
AA.VV. La Documentazione di Servizio – Strumento per intervento e l’elaborazione del sapere, in “ La professione sociale”, n. 24/2002;
AA.VV. Il Segretariato Sociale nella legge 328/00 – dal centro unificato dell’informazione ( sportello) al trattamento di assistenza sociale della persona e della famiglia, in “ La professione sociale”, n. 25/2003;
Leone L., Prezza M., Costruire e Valutare i Progetti nel Sociale. Manuale operativo per chi lavora su progetti in campo sanitario, sociale, educativo culturale, FrancoAngeli, Milano 1999;
Mascolo A., Cascone G, Il Servizio di Segretariato Sociale, in “Prospettive Sociali e Sanitarie”, n. 13/2005;
Okely O. Front Office e segretariato sociale, in “Prospettive Sociali e Sanitarie”, n. 3/2005;
Piano Sociale di Zona, Ambito Territoriale Campi Salentina, Tutti i colori del sole, a cura delle Assistenti Sociali dei Comuni appartenenti all’ambito, triennio 2005/07;
Sanicola L., Trevisi G., Il Progetto: metodi e strumenti per l’azione sociale, Liguori Editore, Napoli 2003;
Tardiola A., Costruire la rete del Welfare territoriale, in “Prospettive Sociali e Sanitarie”, n. 12/2006 ;
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AAMMBBIITTOO DDII CCAASSAARRAANNOO
(Comuni di Casarano, Collepasso, Matino, Parabita, Ruffano, Supersano,Taurisano)
Argomento oggetto della tesina:
Il Segretariato Sociale IIll SSeeggrreettaarriiaattoo SSoocciiaallee nell’Ambito di Casarano nneellll’’AAmmbbiittoo ddii CCaassaarraannoo
Operatori partecipanti:
FERRARO Antonella Ass. Sociale Comune di Casarano
BALDARI Rosaria Ass. Sociale Comune di Parabita
RIZZELLO Marcella Ass. Sociale Comune di Taurisano
MURRU Giovanna Paola Ass. Sociale AUSL LE/2 DSS Casarano
GIANFREDA Maria Addolorata Ass. Sociale Provincia di Lecce
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Indice
Introduzione Capitolo I - Ambito di Casarano: il sistema dei bisogni e delle risorse, punti di forza e criticità. Capitolo II - Il segretariato sociale: strumento di promozione delle possibilità di sviluppo della persona
umana attraverso l’informazione.
Capitolo III - Elaborazione di un progetto Master di un servizio di segretariato sociale di ambito:
area responsabilità familiari e diritti dei minori. Capitolo IV Conclusioni.
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INTRODUZIONE
Nicola Abbagnano scriveva sul giornale “La Stampa”: “tutte le scelte, dalle più banali alle più
importanti, da quelle strettamente personali a quelle che investono il destino di gruppi o di
intere comunità, dipendono dalla quantità e dalla qualità delle informazioni di cui disponiamo
e dalla nostra capacità di utilizzarle”.
Quando l’informazione manca o quando, essendo disponibile non è utilizzata, i problemi
rimangono insoluti. Questo accade anche per i problemi della vita quotidiana.
Solo la registrazione, la selezione e l’uso accorto delle informazioni, limita la forza del caso e
diminuisce il rischio dell’insuccesso.
In quest’ottica la Legge quadro 328/2000 e la successiva L.R. 17/03 hanno rivalutato il ruolo
dell’informazione, dettagliata ed esaustiva, inserendo il Servizio di Segretariato Sociale tra i
LEA (livelli Essenziali Assistenziali), attribuendogli un ruolo rilevante sia per il benessere
individuale, sia per la crescita economica e culturale della comunità locale.
Nonostante i testi universitari e i manuali di servizio sociale abbiamo sempre attribuito al
Segretariato Sociale un ruolo altamente professionale, le realtà lavorative, con scarse risorse
umane, non hanno mai permesso di strutturare un servizio apposito, costringendo gli operatori
a lavorare in una condizione di continua emergenza.
La nuova normativa, invece, avviando un processo sintomatico di trasferimento di risorse e
competenze agli “ambiti territoriali”, sta sperimentando nuovi servizi di grande impatto per le
comunità locali.
Tra questi, grandi attese , sta suscitando l’implementazione del Servizio di Segretariato
Sociale, concepito in un ottica universalistica, rivolto a tutti i cittadini, ai quali deve poter
fornire informazioni su servizi e prestazioni pubbliche e private appartenenti ad una
molteplicità di aree. Esso deve fornire al cittadino risposte a varie esigenze informative,
nell’ampio settore dei servizi sociali, sanitari, educativi e culturali.
Il Segretariato Sociale rappresenta la risposta istituzionale al diritto dei cittadini di un
determinato territorio, nel suo complesso, a ricevere informazioni esatte e pertinenti, sulla
vasta gamma di servizi, delle procedure per accedervi, delle prestazioni, delle normative utili
ad effettuare una libera scelta tra le risorse sociali disponibili per poterle utilizzare
correttamente.
In particolare, si auspica che il Servizio Sociale che si andrà a strutturare nell’ambito di possa
perseguire le seguenti finalità:
- Essere luogo di accoglienza;
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- Favorire un informazione corretta e veloce
- Fornire consulenza
- Orientare i cittadini.
Pertanto, nel corso dei capitoli, partendo dalla ricognizione dei bisogni e delle risorse di detto
Ambito, si proporrà dapprima un ipotesi operativa di organizzazione del Servizio di
Segretariato Sociale di Ambito, per poi elaborare un Progetto Master per l’implementazione
dello stesso servizio, sulla scorta di quanto acquisito durante la frequenza del corso di
formazione “ Il Segretariato Sociale: funzioni, regole, organizzazione.
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CAPITOLO I
AMBITO DI CASARANO - IL SISTEMA DEI BISOGNI E DELLE RISORSE: PUNTI DI FORZA E CRITICITÀ 1.1 IL SISTEMA DEI BISOGNI SOCIALI Le caratteristiche dei sette comuni dell'ambito di Casarano (Casarano, Collepasso, Matino,
Parabita, Ruffano Supersano e Taurisano), evidenziano la diversificazione dei bisogni sociali,
determinata dalla fragilità delle famiglie, da vecchie e nuove povertà, da contraddizioni
sociali, dipendenze e trend di emarginazione progressiva.
Tutto ciò contribuisce ad ampliare il ventaglio dei bisogni sociali inducendo, da un lato,
un'articolata domanda di "benessere" e, dall'altro, l'esigenza di una pluralità di risposte che
necessariamente devono garantirne il possibile soddisfacimento. Tali risposte devono essere
date in modo coeso da tutti gli attori sociali del territorio, attraverso una rete di
coordinamento, di integrazione e di partecipazione.
L’elaborazione del Piano Sociale di Zona, ha permesso di effettuare una ricognizione dei
bisogni e delle risorse, in riferimento alle diverse aree tematiche, di seguito enucleate:
RESPONSABILITA' FAMILIARI Nell' ambito territoriale di Casarano risiedono 26.190 famiglie con un numero medio di
componenti pari a 2,85 persone per nucleo.
Il contesto sociale attuale delinea una famiglia spesso in difficoltà, con la necessità di poter
contare su un doppio reddito da lavoro e la contemporanea carenza e/o assenza di reti
familiari di sostegno, la famiglia allargata del passato e di servizi adeguati ed efficienti per la
prima infanzia.
Da qui la necessità di sostenere ogni nucleo familiare con azioni multiple e servizi variegati
che possono soddisfare bisogni complessi, in continuo mutamento, sia nella sfera individuale
sia in quella familiare: dall'educazione alla genitorialità al sostegno della natalità, alle
politiche della casa.
DIRITTI DEI MINORI
Nell'ambito territoriale di Casarano i minori sono 15.081, pari al 20,15% della popolazione
residente.
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Un elemento di analisi dei potenziali bisogni dei minori è rappresentato dal fenomeno della
devianza minorile il cui trend è facilmente osservabile dalle denunce relative alla
commissione di reati da parte di minori appartenenti alla fascia di età che va dai 14 ai 18 anni.
In relazione a tali problematiche, sono emersi vari bisogni ai quali occorre dare risposte
secondo un ordine di priorità, che va dal contrasto della devianza minorile (fenomeni di
bullismo, vandalismo, evasione scolastica, consumo di alcool e droghe) e dei fenomeni
dell'abbandono /maltrattamento dei minori, alla creazione di spazi e momenti di svago e
ludico-sportivi-ricreativi, tendenti a promuovere momenti di educazione culturale e di
socializzazione.
AREA ANZIANI
La popolazione anziana oltre i 65 anni, nell'ambito di Casarano è costituita da 13.947 soggetti
e rappresenta il 18.52% del totale della popolazione residente.
Gli anziani costituiscono una "condizione sociale" abbisognevole di attenzioni e cure, che può
trovare adeguata risposta nella piena integrazione socio-sanitaria, atta a garantire il più a
lungo possibile il benessere psicofisico.
Le problematiche legate alla terza e quarta età comportano la necessità di promuovere nuove
strategie e risposte ai bisogni emergenti, attraverso la programmazione di servizi e prestazioni
finalizzate al recupero, al mantenimento, allo sviluppo del livello dell'autonomia dell'anziano
nel suo contesto di vita e al miglioramento della qualità della vita, presso il contesto familiare
ed abitativo di origine.
AREA DISABILITA'
La presenza di un considerevole numero di alunni con disabilità nelle scuole dell'ambito, (201
minori), segnala una forte esigenza di sostegno e di assistenza scolastica, primo fondamentale
passaggio verso una piena inclusione sociale.
Dal confronto con i diversi attori impegnati sul territorio, sono stati evidenziati i seguenti
problemi:
- Carenza di servizi domiciliari (cura, riabilitazione, sostegno psicologico e sociale);
- Assenza di servizi per la fruizione delle offerte culturali e del tempo libero;
- Assenza di un sistema di servizi strutturato ed organizzato per la gestione
dell'emergenza;
- Aumento di problemi psicologici e di solitudine legati alla disabilità.
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AREA IMMIGRATI
Nell'ambito risultano risiedere 830 persone immigrate (albanesi, curdi, afgani, cingalesi,
cinesi, marocchini, filippini), con un'elevata presenza numerica nei comuni di Casarano,
Ruffano, Taurisano, Matino.
Per questa fascia di popolazione, i bisogni espressi riguardano sia le azioni atte a migliorare i
livelli di vita materiale, con la possibilità di reperire alloggi che gli aspetti lavorativi e
culturali.
Da ciò la necessità di agire per lo sviluppo di una cultura della solidarietà, soprattutto nei
servizi dell'area pedagogica-formativa, affermando il principio di una cittadinanza inclusiva e
cosmopolita.
AREA DIPENDENZE PSICOLOGICHE
L'andamento crescente del fenomeno della tossicodipendenza nell'ambito di Casarano rende
sempre più urgenti nuove forme di intervento e di verifica, al fine di fronteggiare le richieste e
i bisogni emergenti.
Dai dati riguardanti l'utenza del Ser.T., si è osservato un evidente e progressivo
invecchiamento dei soggetti presi in carico, mentre la fascia più rappresentata oscilla fra i 30 e
i 34 anni.
La tipologia dei trattamenti richiesti si è trasformata da quella prevalentemente di tipo
residenziale a quella di tipo ambulatoriale.
Inoltre, la maggiore consapevolezza e accettazione della patologia di dipendenza da parte del
contesto sociale e familiare, ha evitato la marginalizzazione e ha favorito una sostanziale
integrazione socio-lavorativa di buona parte dei soggetti interessati.
AREA SALUTE MENTALE
L'analisi dei dati forniti dal Centro di Salute Mentale di Casarano, mette in evidenza che,
nell'ambito, la popolazione affetta da disabilità mentale è di 867 unità, pari all'1% .
Con il supporto dei servizi socio-sanitari territoriali, si rende necessario fornire risposte
adeguate ad un problema che risulta in crescita, anche nelle fasce giovanili, attraverso:
- Potenziamento di servizi domiciliari;
- Potenziamento di strutture semi e residenziali;
- Sostegno al soggetto e alla famiglia nel compito della cura;
- Inserimento lavorativo;
- Centri di socializzazione;
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- Interventi di prevenzione e di tutela della salute mentale nell'età evolutiva.
Nell’ultimo triennio, la crisi del settore tessile-abbigliamento-calzaturiero, il TAC, ha
peggiorato la situazione soprattutto in quei territori che, come l’ambito di Casarano, avevano
fatto registrare notevoli, almeno quantitativamente, iniziative imprenditoriali.
Casarano, ad esempio, è stato per decenni un importante polo soprattutto calzaturiero,
offrendo occupazione non solo ai residenti (alcune volte di una stessa famiglia lavoravano
marito e moglie nel medesimo stabilimento) ma anche per coloro che abitavano in paesi
limitrofi.
Attualmente il tasso di disoccupazione medio dell’Ambito, comprensivo di centinaia di
cittadini in mobilità e/o in cassa integrazione, interessando spesso due soggetti nella stessa
famiglia, in cui si registra assenza di reddito, è pari al 35,28% della popolazione attiva. Detta
situazione va imputata non solo all’eccezionale produzione, a basso costo, dei paesi orientali
ma anche alla presenza nel nostro territorio di immigrati, anche clandestini, utilizzati come
manodopera nelle aziende o nel compito di “care” per gli anziani, soli e privi di rete
parentale che, precedentemente al fenomeno immigratorio, costituivano risorsa di lavoro per
molte donne disoccupate.
Il Comune di Casarano per fronteggiare l’attuale crisi endemica ha attivato, in consorzio con
altri Comuni, alcune misure di contrasto che trovano esplicazione nel PIT 9, PIS 14 e AREA
SISTEMA.
Il PIT 9 prevede azioni di sistema per migliorare l’infrastrutturazione territoriale a supporto
delle aziende.
Sono previste attività di formazione didattica sia imprenditoriale che professionale con lo
scopo di innalzare la qualità della risorsa lavoro.
Il PIS 14 riguarda il turismo col fine di incentivare il ricorso alla valorizzazione delle risorse
storico-culturali.
Area Sistema è un Consorzio tra 18 comuni teso al miglioramento dei servizi rilasciati
all’utenza attraverso la messa a disposizione di risorse economiche e forza lavoro.
Pertanto, per combattere il disagio prodotto dall’assenza di sviluppo socio-economico
sarebbe necessario:
- erogare le prestazioni sociali rispetto alla reale capacità di reddito;
- ridurre progressivamente le erogazioni dei contributi sull’emergenza e mettere in
campo interventi personalizzati per il recupero, la restituzione delle opportunità di
produzione del reddito;
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- aumentare le strutture E.R.P sul territorio e combattere il mercato del sub-affitto;
- potersi valere di maggiori risorse regionali per il sostegno delle abitazioni in locazione;
- aumentare le politiche per la casa con incentivi nell’acquisto, soprattutto in favore delle
giovani coppie;
- far emergere il sommerso nei contratti di affitto, per la progressiva calmierizzazione del
mercato abitativo.
1.2 IL SISTEMA DI OFFERTA DEI SERVIZI
Uno degli obiettivi del processo che s’intende avviare con il Piano di Zona è certamente
l’incremento quantitativo ed il miglioramento qualitativo del sistema dei servizi e degli
interventi sociali offerti ai cittadini, in misura tale da offrire alla cittadinanza effettive
possibilità di ben-essere sociale e di riduzione delle situazioni di disagio.
Dall’analisi delle aree tematiche sono state individuate le seguenti criticità trasversali ad ogni
area:
- la tendenza a lavorare per emergenze, in modo frammentario e settoriale, e non per
programmazione e pianificazione;
- gli interventi analizzati sono tuttora prevalentemente orientati alla dimensione del
disagio, penalizzando gli aspetti preventivi e promozionali;
- scarsa è l’integrazione fra interventi e servizi ad ogni livello, anche tecnico-
professionale, sia dell’area pubblica (con maggiore rilievo all’integrazione socio-
sanitaria), sia dell’area pubblica con quella privata e sia fra i soggetti stessi del privato
sociale;
- la difficoltà a realizzare integrazione anche fra i diversi settori (sociale, formazione
professionale, istruzione, sviluppo territoriale, ecc.);
- scarsi i sistemi di coordinamento, di controllo, monitoraggio e valutazione
dell’efficienza e dell’efficacia di tutti gli interventi e servizi offerti;
- rispetto all’analisi quantitativa e qualitativa della domanda e dell’offerta si evidenzia la
mancanza di Osservatori e di Banche Dati che comporta, per gli stessi operatori,
un’insufficiente conoscenza del reale bisogno, una frammentazione dei dati, una scarsa
capacità di decodifica integrata della domanda sociale;
- la mancanza di sistemi informativi sull’offerta sociale ad uso dei cittadini;
- la carenza della figura professionale di ruolo dell’assistente sociale in un Comune
dell’Ambito che comporta, in assenza della risorsa professionale, frammentarietà e
approssimazione negli interventi;
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Corso di formazione “Il Segretariato Sociale: funzioni, regole, organizzazione”
- la concentrazione di più funzioni in capo all’assistente sociale nei comuni, con un
aggravio di competenze che incide sulla qualità degli interventi sociali;
- l’esiguità delle risorse economiche dei bilanci comunali.
1.3 DALL’ASSISTENZIALISMO ALL’AUTODETERMINAZIONE
Prendendo atto che i problemi sociali non si risolvono unicamente con azioni di
assistenzialismo ma, soprattutto, con risposte propositive e costanti che favoriscono
l’autodeterminazione dei soggetti, si è ritenuto opportuno promuovere l’attivazione di un
servizio di segretariato sociale di ambito, che funga da coordinamento e da nodo reticolare
per gli uffici di servizi sociali territoriali.
Il servizio di Segretariato Sociale è un servizio universalistico rivolto a tutti i cittadini ai quali
deve poter fornire informazioni su servizi e prestazioni pubbliche e private appartenenti ad
una molteplicità di aree. Esso deve fornire al cittadino risposte a varie esigenze informative
nell’ampio settore dei servizi sociali, sanitari, educativi e culturali.
Il servizio di Segretariato Sociale rappresenta la risposta istituzionale al diritto dei cittadini, di
un determinato territorio e della comunità nel suo complesso a ricevere informazioni esatte,
dettagliate, esaustive e pertinenti sul complesso dei servizi, delle procedure per accedervi,
delle prestazioni, delle normative utili ad effettuare una libera scelta tra le risorse sociali
disponibili per poterle utilizzare correttamente.
Il servizio persegue queste finalità:
a) costituire per la comunità locale una sede di riferimento presso la quale è possibile
ottenere informazioni personalizzate in relazione a specifiche esigenze e, se
necessario, aiuto affinché sia assicurato l’accesso alle risorse;
b) contribuire a rendere effettiva la partecipazione dei cittadini all’attività
dell’amministrazione, costituendo una sede attiva di diffusione delle informazioni che
riguardano l’intera collettività o fasce estese della popolazione;
c) collaborare con i servizi e con le forze sociali del territorio nella rilevazione dei
bisogni emergenti e nella verifica della funzionalità e rispondenza delle risorse alle
necessità dell’utenza;
d) fornire agli amministratori pubblici il panorama aggiornato e documentato del
rapporto qualitativo e quantitativo intercorrente tra i bisogni e risorse nei settori
considerati, quale base conoscitiva utile all’attività di programmazione.
Le situazioni sono talora complesse e investono strutture, servizi, prestazioni diverse.
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Corso di formazione “Il Segretariato Sociale: funzioni, regole, organizzazione”
Il servizio di Segretariato Sociale vuole essere, per le persone e per la comunità, un luogo
privilegiato di riferimento, dove le informazioni che sono gestite da enti diversi ( Provincia,
Comune, Municipio, A.U.S.L., Prefettura, Tribunale, Istituzioni private, ecc.) vengono
ricomposte e riaggregate “su misura”, cioè in base alle specifiche esigenze dell’individuo
nella sua globalità.
In presenza di persone più fragili o non in grado di utilizzare bene l’informazione, l’operatore
del segretariato sociale si attiva per aiutarlo nelle procedure necessarie per conseguire una
prestazione fino a fissare appuntamenti con il servizio al quale è opportuno rivolgersi o ad
effettuare se necessario visite domiciliari.
Pertanto, la finalità del segretariato sociale di ambito è quella di migliorare la quantità e
soprattutto la qualità dell’informazione, in linea con i piani sociali ( L. 328/00 – L.R. 17/03) al
fine di contribuire a :
• promuovere e sostenere la libera assunzione di responsabilità del cittadino;
• sostenere e valorizzare l’autodeterminazione del cittadino;
• sostenere le pari opportunità;
• promuovere e valorizzare il sistema integrato dei servizi;
assicurando ai cittadini:
tempestività della risposta;
comprensibilità e fruibilità dell’informazione e dei servizi.
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CAPITOLO II IL SEGRETARIATO SOCIALE: STRUMENTO DI PROMOZIONE DELLE POSSIBILITA’ DI SVILUPPO DELLA PERSONA UMANA ATTRAVERSO L’INFORMAZIONE. La filosofia di fondo che caratterizza la legge 328/00 è quella di garantire il diritto a vivere
nella società da persone libere e responsabili, sociali e solidali, promuovendo il benessere
sociale, la prevenzione del disagio, l’inclusione sociale, lo sviluppo della cittadinanza attiva, il
sostegno delle capacità individuali per lo sviluppo dell’autonomia sociale ed economica.
Coloro che hanno più bisogno e perciò più titolo ad accedere al sistema integrato di interventi
e servizi sociali “non vengano esclusi o, comunque, non siano ostacolati da barriere
informative o culturali … nell’accesso ai servizi”.
Il segretariato sociale vuole garantire, attraverso lo strumento dell’informazione sociale
precisa, dettagliata, aggiornata e calibrata sull’esigenza della persona, a tutti i cittadini
residenti o dimoranti in un determinato territorio, pari opportunità di fruizione e completa
accessibilità ai servizi sociali.
In tale contesto, le funzioni del segretariato sociale possono essere riassumibili in tre
dimensioni:
INFORMARE
Informare significa promuovere la partecipazione della comunità locale, concorrendo a
mettere in atto iniziative informative mirate alla conoscenza dei diritti previsti dalla
normativa locale, regionale o nazionale e sulle opportunità offerte dalla rete locale dei
servizi che rischiano spesso di rimanere sconosciute alla maggioranza della popolazione.
Incontri e dibattiti hanno anche una valenza educativa, poiché stimolano la partecipazione
della comunità locale.
FORNIRE CONSULENZA E AIUTO
Trasmettere direttamente alla struttura competente la richiesta proveniente dal cittadino,
assumendo un ruolo attivo nel contatto tra cittadino e servizio richiesto.
MONITORARE LA SITUAZIONE A LIVELLO DI AMBITO ZONA
Verificare continuamente la validità e la congruità al bisogno manifestato delle risorse
disponibili a livello di Ambito, al fine di segnalare alle sedi decisionali una panoramica
aggiornata sulla reale situazione dei servizi e della normativa attraverso il raccordo con
tutti i servizi territoriali.
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Corso di formazione “Il Segretariato Sociale: funzioni, regole, organizzazione”
IL SISTEMA DI GESTIONE
L’ente pubblico è titolare e garante nei confronti del cittadino del diritto alla fornitura di
servizi, oltre ad avere il compito della determinazione delle caratteristiche quantitative e
qualitative delle prestazioni erogate.
Sulla base del principio di sussidiarietà orizzontale, la coprogettazione e la cogestione
tende a valorizzare competenze ed attitudini delle organizzazioni sociali nell’assicurare
servizi alla persona.
Inoltre, per una buona gestione del segretariato sociale è necessario un coinvolgimento
diretto di quei soggetti del Terzo Settore che perseguono la tutela e la promozione dei
diritti, così come esplicitato dallo stesso Piano Nazionale.
L’informazione offerta dal segretariato sociale si qualifica per i seguenti requisiti:
- completezza;
- accessibilità;
- immediatezza;
- personalizzazione obiettività
- imparzialità
- riservatezza
DESTINATARI
II destinatari del servizio sono tutti i soggetti che vivono nei Comuni dell’ambito di Casarano
(singoli cittadini italiani o stranieri, operatori sociali di vario genere, comunità nel suo
complesso, autorità e leaders della comunità, soggetti operanti nell’ambito della solidarietà
sociale a livello locale ….).
In particolare, in considerazione del carattere universalistico, il servizio è modellato sulle
esigenze informative e di accompagnamento di tutti i cittadini, con particolare riferimento alle
“fasce deboli” che debbono essere messe nella condizione di poter accedere al servizio in
condizioni di pari opportunità.
CARATTERISTICHE STRUTTURALI ED ORGANIZZATIVE
Il segretariato sociale sarà garantito in tutti i Comuni.
La sede sarà accogliente e facilmente accessibile soprattutto da soggetti disabili e da
individui che vivono particolari situazioni personali di difficoltà.
L’orario verrà stabilito in funzione della migliore fruibilità da parte dei cittadini.
L’organizzazione del servizio è tale da garantirne la riservatezza.
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Corso di formazione “Il Segretariato Sociale: funzioni, regole, organizzazione”
Poiché il segretariato sociale si caratterizza come percorso progettuale finalizzato a
conseguire obiettivi di promozione alla cittadinanza sociale attiva, è del tutto evidente che
l’accesso, da parte degli utenti, al relativo sportello è gratuito.
CARATTERISTICHE DEL PERSONALE ADDETTO
Il personale che svolge questo servizio deve essere professionalmente competente, capace di
aggiornarsi costantemente, dotato di una buona conoscenza del contesto politico sociale e
culturale, nonché delle normative in materia di politiche sociali sia a livello territoriale che
regionale.
Gli addetti al segretariato sociale devono:
- entrare in empatia con le persone che fruiscono dell’informazione;
- promuovere il protagonismo soggettivo dei cittadini;
- interagire con le istituzioni locali;
- attivare le reti formali ed informali per dare risposte ai cittadini;
- rispettare la privacy,
- promuovere iniziative di sensibilizzazione;
Si presume che operatori di segretariato sociale possano essere, per il front office, personale
amministrativo adeguatamente formato, coordinato da una Assistente Sociale; per il back
office Assistenti Sociali.
FORME DI ATTUAZIONE
L’attuazione di un buon servizio di segretariato sociale deve tener conto di un variegato
bacino di utenza e, pertanto, deve fornire:
- adeguato accesso al servizio
- ricevimento delle persone in un ufficio;
- informazioni telefoniche, telematiche (sito web, e-mail, newsletter) e cartacee;
- incontri programmati con associazioni;
- divulgazioni di informazioni a carattere generale anche a mezzo stampa.
BANCA DATI
L’ufficio di segretariato sociale d’ambito programmerà una banca dati nella quale
confluiranno non solo le informazioni raccolte giornalmente dagli operatori ma anche quelle
derivanti dalle banche dati di altri servizi e dalla legislazione europea, nazionale, regionale e
locale.
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Corso di formazione “Il Segretariato Sociale: funzioni, regole, organizzazione”
La banca dati sarà gestita in modo da garantire l’assoluto rispetto del D. Lgs 196/03 sul
trattamento dei dati personali.
Nello specifico, nell’ambito di Casarano, si intende progettare un servizio assolutamente
innovativo, fondato sul dialogo costante tra operatori adeguatamente formati ed informati ed i
cittadini.
In tal modo si migliorerà la capacità di informazione ed accoglienza degli utenti, favorendo la
fruizione di tutti i servizi a carattere socio-sanitario attivi sul territorio, promuovendo anche
forme partecipative e di mutuo aiuto, sviluppando un rapporto sempre più diretto con i
cittadini e favorendo la formazione del personale.
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CAPITOLO III
ELABORAZIONE DI UN PROGETTO MASTER DI UN SERVIZIO DI SEGRETARIATO SOCIALE DI AMBITO: AREA RESPONSABILITA’ FAMILIARI E DIRITTI DEI MINORI. Il corso di formazione “Il Segretariato Sociale: funzioni, regole, organizzazione”, promosso
dalla Istituzione “Provincia di Lecce- Agenzia di assistenza tecnica agli Enti Locali”, è stato
articolato in tre Moduli ed ha approfondito gli aspetti concettuali e metodologici, la
programmazione, la progettazione ed organizzazione del Servizio di Segretariato Sociale,
fornendo agli operatori partecipanti spunti e strumenti operativi.
In particolare, le lezioni tenute dal relatore prof. Trevisi, hanno messo in evidenza
l’importanza per gli operatori di elaborare un “Progetto Master”, al fine di implementare un
Servizio di Segretariato Sociale di ambito, da utilizzare come una “bussola” per orientare le
azioni degli addetti ai lavori, dei tecnici e degli Amministratori, al fine di affrontare la realtà
in continua modificazione con uno strumento flessibile.
Il Progetto Master deve essere inteso come Progetto generale-contenitore di obiettivi che
verranno perseguiti attraverso la realizzazione di una serie di progetti di settore.
Tenendo conto dei nuovi quadri concettuali appresi, il gruppo di lavoro dell’Ambito di ha
elaborato un Progetto master per l’implementazione del Servizio di Segretariato Sociale
nell’area Responsabilità familiari e diritti dei minori, partendo dalla compilazione della
matrice del quadro logico e individuando:
- la logica dell’intervento;
- gli indicatori oggettivamente verificabili
- le fonti di verifica;
- le condizioni;
- le precondizioni.
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Logica di intervento
Ind. Oggettivamente verificabili
Fonti di verifica
Condizioni
Obiettivi generali
- Promozione benessere comunità; - Diffusione politiche infanzia; - Diffusione cultura lavoro di rete tra i servizi socio-sanitari distrettuali.
Numero di soggetti raggiunti dallo sportello.
- Schede di accesso al servizio; - Ritorno al servizio con ulteriori richieste.
Obiettivo specifico
Informazione, orientamento e sostegno delle famiglie con minori.
- Numero accessi di famiglie allo sportello; - numero di famiglie raggiunte dal servizio; - numero di consulenze richieste; - numero di consulenze effettuate.
- collaborazione fra servizi sociali comunali, scuole, parrocchie ed associazioni dell’ambito; - sensibilizzazione e coinvolgimento della famiglia e rete familiare.
Risultati attesi
- aumento del livello di informazione e supporto alle famiglie (in particolare con minori);
- riduzioni abbandoni; - aumento
integrazione fra i servizi territoriali.
- Numero accessi ai servizi territoriali per l’infanzia; - Numero presa in carico; - numero istituzionalizzazioni; - Numero operatori coinvolti; - numero servizi-socio sanitari coinvolti;
- Professionalità e aggiornamento degli operatori e lavoro di rete fra i diversi servizi.
Attività - ricognizione dei bisogni; - campagna di sensibilizzazione sulla tutela del minore; - banca dati.
Risorse - reti formali ed informali; - risorse della famiglia; - risorse professionali;
Costi -disponibilità struttura logistica; - risorse umane e professionali adeguatamente formate.
Precondizioni - volontà politica - disponibilità finanziaria
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CAPITOLO IV
CONCLUSIONI
L’elaborazione di un progetto Master sull’area Responsabilità Familiari e diritti dei Minori è
nato dall’esigenza di indirizzare ogni cittadino a discernere, valutare, orientare le azioni
quotidiane, al fine di salvaguardare la dignità della vita sin dal concepimento.
Questo principio etico va sostenuto non solo da chi ha la volontà di decidere ma soprattutto da
atti concreti, da regole precostituite e da percorsi che ogni individuo deve far conoscere e far
propri all’atto di formare una famiglia, al fine di evitare quelle situazioni critiche così
all’ordine del giorno.
E’ certamente vero che l’avvenire di ogni società si fonda sulla famiglia, “Istituzione del
futuro”, ma è pur vero che quest’ultima deve essere destinataria e protagonista di politiche
adeguate, mirate non solo a semplici interventi ma ad una rivisitazione delle politiche sociali
rispetto ai bisogni.
La denatalità, l’invecchiamento della popolazione, la conquista di un lavoro, la perdita di un
reddito dignitoso, con tutti i problemi che ne derivano, impongono la presenza di servizi
all’avanguardia in cui il semplice assistenzialismo deve essere un ricordo del passato.
Per i minori, per le loro famiglie occorrono dei capisaldi che, fuori dalla vecchia logica di
cura intrafamiliare, possano dare lo stesso supporto e la stessa certezza di non essere soli nella
miriade di problemi che vivere la società moderna comporta.
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AAMMBBIITTOO DDII GGAAGGLLIIAANNOO DDEELL CCAAPPOO
(Comuni di Gagliano Del Capo, Acquarica, Alessano, Barbarano, Castrignano, Corsano, Felline, Gemini, Leuca, Lucugnano, Miggiano,
Montesano, Morciano, Patù, Presicce, Salve, Specchia, Tiggiano, Torre San Giovanni, Tricase, Ugento)
Argomento oggetto della tesina:
Segretaarrriato Sociale e SSeeggrreetta iiaattoo SSoocciiaallee ee Porta Unica di Accesso PPoorrttaa UUnniiccaa ddii AAcccceessssoo
Operatori partecipanti:
PISCOPIELLO Donata Ass. Sociale – Comune di Tricase
ARGHIRO’ Lucia Ass. Sociale – Comune di Specchia
PICCINNI Carmela Ass. Sociale – Comune di Alessano
SERGI Francesca Ass. Sociale – Comune di Gagliano
GIUDICE Anna Maria Ass. Sociale – Comune di Castrignano
PALESE Concetta Ass. Sociale – Comune di Acquarica
PIRO Addolorata Ass. Sociale – Provincia di Lecce
STEFANI Claudia Ass. Sociale – AUSL LE/2
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Corso di formazione “Il Segretariato Sociale: funzioni, regole, organizzazione”
INDICE: CAP. 1 - CARATTERISTICHE DEL SEGRETARIATO SOCIALE E DELLA PORTA
UNITARIA DI ACCESSO CAP. 2 - DIRITTO ALL'INFORMAZIONE E NESSI TRA "PORTA SOCIALE” E URP CAP. 3 - LE FUNZIONI DEL SERVIZIO DI SEGRETARIATO SOCIALE
CAP. 4 - QUALI NESSI TRA I LIVELLI ESSENZIALI E LA PORTA UNITARIA DI ACCESSO AI SERVIZI?
CAP. 5 - IL SERVIZIO DI SEGRETARIATO SOCIALE NEI PIANI SOCIALI
REGIONALI E NEI PIANI DI ZONA.
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Corso di formazione “Il Segretariato Sociale: funzioni, regole, organizzazione”
CAPITOLO 1 CARATTERISTICHE DEL SEGRETARIATO SOCIALE E
DELLA PORTA UNITARIA DI ACCESSO
Il servizio di segretariato sociale, nella letteratura di settore viene inquadrato come servizio di
comunicazione istituzionale piuttosto che come servizio assistenziale.
Il segretariato (L. 328 del 2000) si configura come una struttura che gestisce informazioni
dettagliate, aggiornate e personalizzate sulle risorse sociali presenti nel territorio, e sulle
procedure e modalità per accedervi e che risponde all'esigenza primaria dei cittadini di:
a) avere informazioni complete in merito ai diritti, alle prestazioni, alle modalità di accesso
ai servizi;
b) conoscere le risorse sociali disponibili nel territorio in cui vivono, che possono risultare
utili per affrontare esigenze personali e familiari nelle diverse fasi della vita.
Finalità del Segretariato sociale è quella di garantire il diritto all'informazione di tutti i
cittadini, conformemente alla logica universalistica sottesa al nostro sistema di welfare,
rispetto alle opportunità esistenti e all'offerta di servizi sociali e sociosanitari presenti sul
territorio, gestiti dal pubblico, dal privato e dal privato sociale, alle procedure per accedervi
ed alle relative normative.
La "Porta Unitaria di Accesso" prevista dal Piano Nazionale Sociale 2001-2003
rappresenta la declinazione organizzativa che include nel servizio il sistema complessivo di
servizi sociosanitari.
I settori inclusi in genere in tale sistema sono oltre a quello socio-assistenziale in senso
stretto, quello socio-sanitario, i settori dell'istruzione, dello sport della cultura, dell'abitazione
e a livello informativo (es: invii reciproci tra Centro per l'Impiego e Servizio segretariato
sociale del Comune) anche talvolta il settore delle politiche attive del lavoro ( formazione
professionale, inserimenti lavorativi per fasce deboli).
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La porta sociale è un servizio finalizzato a ridurre una serie di barriere (psicologiche,
culturali, fisiche..) nell'accesso ai servizi dovute a complessità della rete di offerta, scarsità
delle informazioni e scarso coordinamento delle diverse agenzie, istituzioni e unità operative
responsabile dell'offerta stessa, a scarsa trasparenza dei criteri e delle procedure di accesso e
a fattori psicologici, economici e sociali dei cittadini che notoriamente incidono nell'accesso
ai servizi in modo inversamente proporzionale al grado di bisogno.
".... è necessario che le persone e le famiglie con situazioni di bisogno più acuto o in
condizioni di maggiore fragilità siano messe in grado di poter accedere ai servizi rivolti a
tutti, oltre che eventualmente a misure e servizi specificamente dedicati. A questo scopo non
basta definire graduatorie di priorità che potrebbero, da sole, avere persino un effetto di
segregazione sociale .
Occorre soprattutto sviluppare azioni positive miranti a facilitare e incoraggiare l'accesso ai
servizi e alle misure disponibili. Tali azioni dovranno riguardare la messa a punto di
strumenti di informazione adeguati, di modalità di lavoro sociale (al contempo attive e
rispettose della dignità e delle competenze dei soggetti), di misure di accompagnamento che
compensino le situazioni di fragilità e valorizzino le capacità delle persone e delle loro reti
sociali e familiari."(PSN, 3 aprile 2001)
In tale ottica il servizio di segretariato sociale e la porta sociale rientrano tra le misure e le
strategie più complessive, messe in atto da Regioni ed Enti locali, mirate a garantire l'equità e
favorire l'accessibilità "a coloro che hanno più bisogno e perciò più titolo ad accedere al
sistema integrato non vengano esclusi o, comunque, non siano ostacolati da barriere
informative, culturali o fisiche nell'acceso ai servizi e agli interventi specificamente loro
dedicati e a quelli universalistici." (...) "È quindi un livello informativo e di orientamento
indispensabile per evitare che le persone esauriscano le loro energie nel procedere, per
tentativi ed errori, nella ricerca di risposte adeguate ai loro bisogni" (PSN, 3 aprile 2001).
Provincia di Lecce – Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali 168
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Particolare attenzione dovrebbe quindi essere riservata agli interventi volti a ridurre i fattori
di ostacolo all'accesso ai servizi come, ad esempio, la residenza in zone svantaggiate, nelle
aree rurali e nei piccoli centri.
La Porta sociale si presenta come una struttura di snodo dell'offerta di servizi alla persona.
Finalità della porta sociale è quella di favorire:
• trasparenza in relazione ai percorsi possibili di esercizio dei diritti;
• unitarietà dell'accesso ai servizi (semplificazione e potenziamento della
capacità/possibilità di scelta);
• riduzione delle asimmetrie tra cittadino e istituzioni;
• funzioni di filtro e orientamento della domanda.
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CAPITOLO 2 DIRITTO ALL'INFORMAZIONE E
NESSI TRA "PORTA SOCIALE” E URP
Il tema della garanzia di esercizio dei diritti di informazione e tutela delle opportunità di
accesso e di partecipazione dei cittadini, è stato dagli anni '90 uno dei temi sui quali il
legislatore ha posto particolare attenzione e su cui ha emanato una serie di provvedimenti tra
cui ricordiamo l'istituzione degli URP Uffici Relazione con il Pubblico e l'introduzione delle
Carte dei Servizi.
Le "Carte dei servizi pubblici", hanno il compito di indicare e comunicare ai cittadini ruoli,
modalità e compiti di gestione e svolgimento di un servizio pubblico. La finalità prima di tale
iniziativa è quella di migliorare l'efficienza dei servizi e offrire agli utenti consumatori la
certezza dei rapporti tra enti fornitori di servizio pubblico in termini di aspettative e diritti.
Esse hanno avuto particolare successo nel campo della fornitura di gas, elettricità, acqua,
trasporti,telefonia, poste, istruzione, sanità e in misura molto minore nel settore dei servizi
sociali. In tali documenti sono fissate le regole fondamentali in ordine ai diritti dei cittadini,
in qualità di fruitori del servizio e, nello stesso tempo, gli obblighi cui adempiere per i
fornitori del servizio.
La "Direttiva sulle attività di comunicazione delle pubbliche amministrazioni", emanata il 7
febbraio 2002 dal Dipartimento della Funzione Pubblica, fornisce gli indirizzi di
coordinamento, organizzazione e monitoraggio delle strutture, degli strumenti e delle attività
previste dalla normativa in materia di informazione e comunicazione pubblica.
Secondo tale direttiva le PPAA, attraverso gli Uffici Stampa, i Portavoce e gli Urp e le
analoghe strutture, devono:
1) garantire un'informazione trasparente ed esauriente sul loro operato,
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2) pubblicizzare e consentire l'accesso ai servizi promovendo nuove relazioni con i
cittadini,
3) ottimizzare l'efficienza e l'efficacia dei prodotti-servizi attraverso un adeguato sistema di
comunicazione interna.
E' evidente quindi il possibile nesso tra il Servizio di Segretariato Sociale o Porta unitaria di
accesso come definita da L. 328/00 e le recente evoluzioni normative connesse alla tutela del
diritto all'informazione o comunque l'opportunità di considerare in modo integrato e ampio le
questioni connesse alla tutela dei diritti di accesso all'informazione che vengono veicolate da
una molteplicità di "sportelli" e servizi presenti all'interno degli enti locali.
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CAPITOLO 3 LE FUNZIONI DEL SERVIZIO DI SEGRETARIATO SOCIALE
Nel 1971 l'EISS "Ente Italiano di Servizio Sociale", affermava che con il Servizio di
Segretariato Sociale si assolvono funzioni di:
a) Informazione (esatta, aggiornata e verificata, con smistamento delle richieste di
prestazioni ai servizi competenti) su norme e prassi che regolano la realizzazione dei servizi.
b) Aiuto personale agli utenti con trasmissione delle richieste agli enti competenti e
assumendo un ruolo attivo nel contatto del cittadino con il servizio richiesto e con aulito
diretto per facilitare l'espletamento delle prassi necessarie ad ottenere le prestazioni.
c) Osservatorio sulla situazione globale della zona con contributi volti a favorire la
conoscenza aggiornata della situazione dei servizi e della situazione locale e contributo alla
politica di programmazione dei servizi sociali attraverso la trasmissione alle sedi competenti
di:
- un panorama preciso dei servizi; una valutazione costante del loro funzionamento, almeno
come può esser percepito indirettamente nei rapporti che l'addetto ha con gli latri enti e per le
informazioni e reazioni dei cittadini indirizzati a tali servizi;
- una valutazione costante sui motivi per cui esistono determinate carenze; notizie sui bisogni
oggettivamente emergenti nella zona in base alle richieste.
La stessa fonte (EISS), a distanza di oltre trenta anni, riassume, trasformandole, le funzioni
del servizio in quattro dimensioni:
- Informare: "rispondere alla richiesta dell'utente con un informazione aggiornata e
connotata da esattezza, rapidità ed estensione”.
- Dare Aiuto e Consulenza: "(...) L'aiuto può consistere nel segnalare e trasmettere
direttamente al servizio competente la richiesta, assumendo un ruolo attivo nel contatto fra
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cittadino e servizio richiesto, talvolta può verificarsi l'eventualità di accompagnare la
persona o di compilare i documenti necessari all'ottenimento della prestazione”.
- Di Osservatorio sulla situazione globale della zona: la molteplicità di tipologia di utenti,
numerosi contatti e collegamenti con altri servizi consentono di verificare continuamente
anche attraverso la stessa utenza la validità e congruità della risorsa al bisogno manifestato.
La conoscenza obiettiva dell'apparato destinato a rispondere ai diritti e ai bisogni della
cittadinanza, consente di poter offrire alle sedi decisionali una panoramica aggiornata sulla
reale situazione dei servizi e della normativa, di dare una valutazione costante sia sui motivi
per cui esistono determinate carenze sia sulla domanda della popolazione in continua
dinamica evoluzione.
- Di promozione alla partecipazione e sviluppo della dimensione preventiva ed educativa
della comunità servita. (es.: in collaborazione con altre strutture promuovere incontri dibattiti
su disposizioni e leggi che toccando la vita quotidiana dei cittadini e possono interessare la
maggioranza della popolazione).
Tali funzioni vengono riprese e riaffermate nel PSN 2001-2003 che definisce il Segretariato
sociale come attività finalizzata a garantire:
- unitarietà di accesso e capacità di ascolto, funzione di orientamento, di filtro, funzioni di
osservatorio e monitoraggio dei bisogni e delle risorse, di trasparenza e fiducia nei rapporti
tra cittadino e servizi, soprattutto nella gestione dei tempi di attesa nell'accesso ai servizi.
Il cittadino rivolgendosi al segretariato sociale, oltre ad avere informazione e orientamento
nel sistema di offerta pubblica, solidaristica e di auto-aiuto presente nel welfare locale, potrà
avere informazioni anche sui soggetti privati che erogano servizi a pagamento, sulle tariffe
praticate e sulle caratteristiche dei servizi erogati.
Da questo breve excursus storico emergono delle costanti nella definizione del segretariato
sociale ma anche il segno dei nuovi orientamenti, tra i quali il tema della trasparenza e del
diritto all'informazione connesso alla gestione delle liste di attesa che viene segnalato solo in
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tempi recenti e rappresenta una delle nuove emergenze per il sistema dei servizi sociali
sovraccarico di "domande".
Anche la questione dell'informazione connessa all'offerta privata e del privato sociale di
servizi alla persona è evidentemente frutto del nuovo sistema di welfare locale basato sulla
valorizzazione delle risorse territoriali offerte da una pluralità di attori pubblici e non
pubblici, gratuitamente o a pagamento.
Il modello di Segretariato sociale sotteso a tali indirizzi è frutto di una rivisitazione di
precedenti indicazioni dovuta evidentemente alle profonde trasformazioni che hanno
interessato negli ultimi decenni il sistema dei servizi sociali; si vedano in particolare lo
sviluppo per ampiezza e complessità delle tipologie di offerta, le trasformazioni della
domanda e dei bisogni, i cambiamenti organizzativi apportati dalle nuove tecnologie, il
massiccio ricorso all'esternalizzazione dei servizi, le riforme della PPAA che inducono a
rafforzare funzioni di monitoraggio, di controllo di valutazione di efficacia e la previsione di
un Sistema Informativo del Sociale con funzioni di sostegno alla programmazione locale.
La funzione denominata di monitoraggio dei bisogni e delle risorse, detta anche di
"osservatorio", a nostro avviso è frutto di una stratificazione di impostazioni e pratiche di
lavoro e di un percorso di adattamento ancora non compiuto. Non paiono del tutto risolti i
nessi tra competenze del Segretariato Sociale, connessioni con URP del Comune e attività di
programmazione del servizio sociale all'interno della quale collochiamo attività di
monitoraggio dell'offerta e di analisi dei bisogni della popolazione.
L'attività vera e propria di monitoraggio dei servizi consiste nella raccolta strutturata e
continuativa di informazioni relative all'output del servizio (es.: quante ore vengono erogate
di assistenza domiciliare per ciascun utente ogni mese), ai tempi e alle risorse umane ed
economiche impegnate per erogare determinati servizi. L'attività di monitoraggio interessa il
management dei servizi e può essere realizzata a partire dalla raccolta di informazioni
provenienti da ciascun ufficio/servizio.
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Il monitoraggio, ma meglio sarebbe parlare di mappatura, che fa invece generalmente il
segretariato sociale o la porta unitaria di accesso, consiste nella raccolta periodica e/o
occasionale di informazioni circa il tipo di prestazioni offerte dalla rete complessiva del
sistema di servizi sociosanitari. Ad esempio una volta ogni 6 mesi si invia una griglia
strutturata alla rete dei servizi per raccogliere dati come: a cosa serve e cosa fa ( il centro
diurno per disabili, il centro di aggregazione giovanile, il centro anziani fragili, ...) e a chi si
rivolge, come si accede, a chi si presenta la domanda, orari di apertura, indirizzi e recapiti e
requisiti per l'accesso. Si tratta a ben vedere di attività e di funzioni diverse.
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CAPITOLO 4 QUALI NESSI TRA I LIVELLI ESSENZIALI E
LA PORTA UNITARIA DI ACCESSO AI SERVIZI?
L'informazione rappresenta un presupposto fondamentale per assicurare l'uguaglianza
nell'acceso ai servizi e la tutela dei diritti sociali e civili dei cittadini. In tale accezione la
funzione informativa, coniugata a quelle di orientamento, accompagnamento e consulenza,
viene intesa come "attivo" sforzo delle amministrazioni a garantire l'equità nell'accesso ai
servizi. Non ci si limita, infatti, a fornire informazione a chi si avvicina ad uno sportello ma
attivamente si individuano canali e contenuti informativi indirizzati specificatamente a
soggetti meno capaci promuovere la tutela dei propri diritti e di accedere al sistema dei
servizi socio-sanitari.
Il servizio, si dice, dovrebbe riservare particolare attenzione alle fasce di popolazione più
fragili e a rischio di esclusione sociale, gruppi e soggetti per i quali deve essere attivata
un'attività informativa, di sostegno e accompagnamento mirata per assicurare la reale
fruizione dei servizi e uguale diritto di accesso agli stessi.
Uno dei fattori che può in qualche misura incidere sulla reale esigibilità dei diritti dei
cittadini è dato proprio dall'accesso alle informazioni e dal possesso di conoscenze circa il
complesso sistema di offerta in relazione alla "propria domanda".
Nella determinazione dei Livelli Essenziali a seguito dei cambiamenti del Titolo V della
Costituzione (v. art. 117 lettera m) il servizio denominato segretariato sociale o porta sociale
viene indicato, dalla l. 328/00, dal PSN 2000-2002 e dai Piani Sociali Regionali, tra le
prestazioni ritenute oggetto di un Livello essenziale perché fondamentale nel garantire
l'accesso alla rete dei servizi sociosanitari.
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CAPITOLO 5 IL SERVIZIO DI SEGRETARIATO SOCIALE
NEI PIANI SOCIALI REGIONALI E NEI PIANI DI ZONA
Il Piano sociale Regionale contempla e riarticola il servizio di Segretariato Sociale come
livello essenziale delle prestazioni, coerentemente con quanto stabilito dalla legge n.
328/2000.
L'accesso al sistema dei servizi sociali e socio-sanitari è garantito dagli "Sportelli Sociali di
Accesso Territoriale e di Cittadinanza Attiva" presenti in ogni Comune dell'Ambito e
svolgenti funzioni di informazione, orientamento, accompagnamento e presa in carico
sociale.
Per l'esercizio di tali funzioni è stata definita una "modulistica" condivisa tra diversi sportelli
e l'Ufficio di Piano: accedendo agli Sportelli Sociali di Accesso Territoriale e di Cittadinanza
Attiva, tutti i cittadini dell'Ambito possono avvalersi di un unico modulo personalizzabile
con l'indicazione del tipo di servizio di cui si ha bisogno. In questa maniera si è inteso
semplificare il sistema di accesso alla pluralità di servizi da parte dell'utente, altrimenti
disorientato tra una molteplicità di moduli diversificati per ogni servizio e per ogni Comune.
FUNZIONI DI FRONT OFFICE:
Gli sportelli, come si è detto, svolgono anzitutto una funzione di informazione e
orientamento, avvalendosi di un sistema condiviso di regole e modulistica. Le informazioni
fornite riguardano l'intero panorama dei servizi sociali e socio-sanitari, sia gestiti dal
pubblico, sia gestiti dal privato. L'integrazione tra settore sociale e settore sanitario trova il
proprio fondamento in un apposito protocollo d'intesa con l'A.U.S.L., perfezionato con un
accordo di programma stipulato con i due distretti sanitari rientranti nel territorio
dell'Ambito.
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Vi è quindi una prima fase di ascolto della domanda e di decodifica del bisogno, finalizzata a
fornire all'utente l'indicazione precisa del tipo di servizio più congruo al suo soddisfacimento
(con indicazione delle prestazioni erogate, dei tempi di funzionamento, delle procedure
necessarie per l'accesso).
In alcuni casi, quando l'utente non è capace di accedere autonomamente al servizio
individuato, lo sportello svolge anche una funzione di accompagnamento, o fisicamente, o
supportando la compilazione della specifica domanda d'accesso che, formalizzata e istruita
per la verifica del diritto alle prestazioni, è condivisa con gli enti gestori del servizio affinché
la presa in carico sia avviata, contestualmente all'avvio della definizione del piano
d'intervento individualizzato e della cartella personale. Tuttavia, la necessità
dell'accompagnamento all'accesso ai servizi da parte dello sportello, viene accertata sulla
base di valutazione professionale dell'operatore sociale, relativa al singolo caso concreto.
FUNZIONI DI BACK OFFICE :
Al fine di svolgere tali funzioni di front-office, il servizio utilizza informazioni fornite da
altri uffici concernenti la mappatura del sistema di offerta e dell'attività svolta nell'ambito del
proprio servizio.
L'assistente sociale che opera nello sportello lavora contestualmente anche nell'ambito del
servizio sociale professionale. Quando emerge la necessità di una prima presa in carico del
cittadino, secondo le modalità di valutazione del servizio sociale professionale, si procede, di
norma, con una visita a domicilio, che l'assistente sociale realizza o da solo, o insieme ai
colleghi del servizio di cui si presume la necessità di erogazione rispetto al bisogno
manifestato o, ancora, insieme al collega della A.U.S.L..
Va tuttavia rilevato che in questa fase è il servizio sociale professionale ad agire, anche
se il personale in esso impiegato coincide con quello impiegato nello sportello.
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AAMMBBIITTOO DDII GGAALLAATTIINNAA
I
(Comuni di Galatina, Aradeo, Cutrufiano, Neviano, Sogliano Cavour, Soleto)
Argomento oggetto della tesina:
IIl Segretariato Sociale: ll SSeeggrreettaarriiaattoo SSoocciiaallee:: organizzazione del Servizio
nell’ambbito Zona di Galatina
oorrggaanniizzzzaazziioonnee ddeell SSeerrvviizziioo nneellll’’aammbiittoo ZZoonnaa ddii GGaallaattiinnaa
Operatori partecipanti:
SABELLA Ada Ass. Sociale – Comune di Galatina
MELE Antonella Amministrativo – Comune di Galatina
BLAGO Sandra Ass. Sociale – Comune di Aradeo
CARCAGNI’ Maria Rosaria Ass. Sociale – Comune di Neviano
MANGIA Giuseppina Roberta Ass. Sociale – Comune di Sogliano C.
VALENTE Concetta Ass. Sociale – AUSL/LE1
BIANCO Maria Teresa Ass. Sociale – Provincia di Lecce
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INDICE:
1. QUADRO DEMOGRAFICO DI RIFERIMENTO
2. STRUTTURE E SERVIZI PRESENTI SUL TERRITORIO
3. RILEVAZIONE DEI BISOGNI
4. LIVELLI ESSENZIALI
5. SEGRETARIATO SOCIALE PROFESSIONALE
6. MATRICE DEL QUADRO LOGICO PER LA DEFINIZIONE DEL PROGETTO
MASTER DI SEGRETARIATO SOCIALE
ALLEGATO: REGOLAMENTO DEL SEGRETARIATO SOCIALE
PROFESSIONALE DELL’AMBITO ZONA DI GALATINA
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Il Segretariato Sociale: organizzazione del Servizio nell’Ambito Zona di Galatina
1. Quadro demografico di riferimento L’Ambito territoriale di Galatina è costituito dai Comuni di Galatina, Aradeo, Cutrofiano,
Neviano, Sogliano Cavour e Soleto.
La popolazione residente, al 31.12.2003, ammonta a 62.675 unità, concentrata
principalmente nel Comune di Galatina che è sede del Distretto Socio-Sanitario n. 5 e
Capofila dell’Ambito Territoriale dei Servizi Sociali, così suddivisa:
Aradeo Cutrofiano Galatina Neviano Sogliano Cavour
Soleto Totale
9.691 9.351 28.264 5.787 4.056 5.526 62.675 POPOLAZIONE residente per classi d’età
0-5 6-10 11-14 15-17 18-29 30-64 65-74 75 e oltre
totale
3.212 2.989 2.831 2.136 10.535 28.711 6.837 5.424 62.675 Le famiglie presenti sul territorio sono 23.011 con una media percentuale per componenti di
2,73%.
La popolazione attiva (15-64) è di 41.382 unità.
L’indice di vecchiaia si attesta a 135,7.
Aspetti socio-economici Il tessuto socio-economico del territorio si connota per la prevalenza del settore terziario che
raggruppa il 61,89% della popolazione attiva. Le attività industriali, prevalentemente a
carattere manifatturiero, occupano il 30,86% della popolazione, mentre l’agricoltura si attesta
intorno al 7%.
I disoccupati sono 10.692 pari al 25,83% della popolazione attiva.
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2. Servizi e strutture presenti nell’Ambito
- n. 6 Consultori Familiari (in tutti i Comuni dell’Ambito)
- n. 1 Servizio Distrettuale di Salute Mentale con centro Diurno (Galatina)
- n. 1 Servizio Riabilitativo per disabili (Galatina)
- n. 1 Servizio Tossicodipendenze (Galatina)
- n. 2 asili nido comunali (Galatina e Aradeo) e n. 2 privati (Galatina e Neviano)
- n. 2 ludoteche (Galatina)
- n. 1 Accoglienza Diurna per la prima infanzia (Galatina)
- n. 4 Comunità di tipo Familiare per minori (Aradeo, Galatina e Neviano)
- n. 2 Centri Aperti Polivalenti per anziani (Galatina e Cutrofiano)
- n. 3 Case protette per anziani (Galatina, Sogliano Cavour e Soleto)
- n. 1 Casa di Riposo per anziani (Galatina)
- n. 1 Centro Territoriale per l’Impiego (Galatina)
- n. 3 Centri Informagiovani (Galatina, Aradeo e Cutrofiano)
- varie Associazioni di volontariato
- numerose Associazioni sportive e culturali
3. Rilevazione dei bisogni.
L’analisi dei bisogni nel territorio dei Comuni dell’Ambito è stata effettuata attraverso
l’acquisizione diretta dei dati dai diversi Servizi e la costituzione di Tavoli tematici che hanno
rappresentato momenti di confronto e di condivisione di idee intorno ai temi riguardanti i
bisogni sociali del territorio.
Sono emerse importanti indicazioni riguardo gli obiettivi specifici per aree prioritarie di
intervento, che il Piano di Zona deve perseguire mediante il potenziamento dei servizi già
esistenti e la creazione di nuovi servizi.
Di seguito vengono indicate le diverse aree prioritarie di intervento:
Area delle Responsabilità Familiari
Area Diritti dei Minori
Area dell’Autonomia delle persone Anziane
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Area sostegno per i cittadini con Disabilità
Area interventi per Immigrati
Area interventi per le Dipendenze
Area delle azioni di sostegno e tutela della Salute Mentale
Area Politiche Sociali Giovanili
Area contrasto alla Povertà
Area azioni Trasversali e di Sistema.
4. Livelli essenziali L’integrazione sociosanitaria, come prevista dalla Legge 328/2000, rappresenta quel valore
aggiunto teso ad orientare le scelte degli attori locali, portandoli ad affrontare, in modo
congiunto, tutti i problemi di ordine sociale e sanitario, così che le risposte, in termini di
servizi, siano effettivamente in grado di produrre benessere.
Obiettivo comune, infatti, è garantire una migliore qualità di vita del cittadino in una visione
multidimensionale del concetto di salute, non limitato al solo benessere fisico, ma esteso
anche a quello psichico e sociale.
La realizzazione, quindi, del Sistema Integrato di Interventi e Servizi Sociali non può
prescindere da una programmazione socio sanitaria, all’interno del Piano, che rispetti i
requisiti della coerenza e della complementarietà delle azioni e preveda un coordinamento
delle attività svolte dai vari soggetti, anche del Terzo Settore, che partecipano alla costruzione
della rete.
Quindi, partendo dal dato di fatto che gli interventi sanitari debbano necessariamente
integrarsi con quelli sociali, prevedendo, di conseguenza, risorse congiunte, umane ed
economiche e sempre, sulla base delle esigenze emerse dalla realtà locale, correlate agli
obiettivi di ciascun area di intervento, sono state definite, all’interno del Piano ed in coerenza
con la Legge Regionale n. 17/2003, le azioni che, fin dall’inizio, avranno una dimensione
integrata e che, anche alla luce dei LEA, punto di riferimento essenziale per quel che attiene
le aree dei “diritti esigibili nel campo dell’assistenza sociale”, rispondano agli scopi prioritari
di tutela del benessere e della salute dei cittadini dell’ambito.
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Pertanto, l’Ambito di Galatina, al fine di assicurare la migliore implementazione e il
funzionamento del sistema integrato, istituisce, preliminarmente, attraverso l’accordo di
programma e la convenzione tra Comuni per la gestione associata:
il Servizio Sociale Professionale;
il Segretariato Sociale Professionale, con funzione di Sportello Unico di Accesso ai
Servizi e Porta Unitaria di Accesso (PUA) al sistema integrato socio-sanitario.
il Pronto Intervento Sociale per le situazioni di emergenza
il Servizio di Assistenza Domiciliare per soggetti e nuclei familiari con fragilità
sociali;
il Servizio di Assistenza Domiciliare Integrata per le prestazioni di cura domiciliari
sociali e sanitarie per anziani e disabili.
5. Il Segretariato Sociale Professionale
L’Ambito, intende attivare tutte le procedure necessarie (comunicazione telematica, brochure,
manifesti, carta dei servizi) affinché l’utente disponga di informazioni tempestive, complete e
di facile lettura (diritto all’informazione), presupposto indispensabile per favorire l’accesso ai
servizi.
La relazione con il cittadino sarà garantita dallo Sportello di cittadinanza (Sportello unico
d’accesso) - Segretariato Sociale Professionale che ha sede presso il Comune Capofila e si
sviluppa e si articola funzionalmente in sei front-office territoriali, uno per ciascun Comune
dell’Ambito.
Il loro compito sarà anche quello di fornirsi degli strumenti necessari (schede di rilevazione,
focus group) per registrare l’eventuale gradimento degli utenti in ordine ai servizi offerti. Le
indicazioni raccolte rappresenteranno un valido contributo per il monitoraggio e la verifica
operata attraverso l’utilizzo di idonei sistemi di valutazione.
La valutazione dei risultati si fonderà su parametri predeterminati ed oggettivi, mentre l’indice
di soddisfazione (costumer satisfaction) sarà demandato al giudizio degli utenti, da acquisire
con appositi questionari.
La Carta dei servizi, articolata per area prioritaria e redatta con il concorso di tutti gli attori
del sistema sociale, costituirà per l’Ambito l’occasione per definire, in maniera puntuale, il
livello di qualità dei servizi erogati sia direttamente che a mezzo di soggetti esterni.
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Con la L. 328/2000, e la L.R. 17/2003, si è introdotto un sistema integrato triennale di
interventi e di servizi sociali, che fissi i livelli essenziali dei servizi e le priorità, unifichi le
diverse fonti di finanziamento, e indichi i margini per la programmazione della spesa. E’ un
sistema di servizi universalistico, aperto a tutti, ma a cui accedano prioritariamente i soggetti
in condizione di povertà, di difficoltà (universalità selettiva – art. 2 comma 2 L.R. 17/03).
Per evitare che i cittadini, specialmente deboli, o meno informati, o, ancora, che si trovino
temporaneamente in situazioni di fragilità, esauriscano le loro energie nel procedere, per
tentativi ed errori, nella ricerca di risposte adeguate ai propri bisogni, scoraggiati nella
ricerca di aiuto, a causa di barriere organizzative e burocratiche, e per rimuovere le
disuguaglianze nell’accesso, l’Ambito di Galatina, come previsto dal Piano Regionale,
istituisce e assicura lo Sportello di cittadinanza (Sportello unico d’accesso)- Segretariato
Sociale Professionale, che ha funzioni di:
informazione, orientamento, consulenza, relazioni con i cittadini/utenti anche con l’ausilio
dei diversi segretariati sociali non professionali tra cui i patronati, ed altri;
sportello di tutela dei diritti di cittadinanza, anche attraverso la diffusione della Carta di
Cittadinanza, e l’accoglimento di eventuali reclami dei cittadini circa la gestione dei
servizi del sistema integrato;
Sportello Unico di Accesso ai Servizi, con ricezione e filtro delle domande, e riscontro
formale delle medesime;
Porta Unica di Accesso (PUA) al sistema integrato socio-sanitario, d’intesa con l’AUSL, e
con l’apporto di risorse professionali da quest’ultima individuate.
Consta di un’equipe o staff di tecnici dei servizi sociali appositamente selezionati, e formati,
quali addetti di segretariato, e di uno o più Assistenti Sociali oltre che, allorquando si realizzi
la PUA, di operatori specifici, individuati dall’AUSL.
Si avvale, inoltre, dell’apporto tecnico-professionale degli assistenti sociali della Provincia di
Lecce, di cui al Progetto Sovrambito PIANIFICAZIONE E GOVERNANCE DELLE
POLITICHE SOCIALI per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali
e per la promozione dell’inclusione sociale e dei diritti di cittadinanza.
È coordinato, sotto il profilo tecnico-organizzativo, con avvicendamento periodico semestrale,
da uno degli Assistenti Sociali facenti parte del Servizio Sociale Professionale di Ambito.
Il Segretariato Sociale Professionale, come articolato, è connesso in rete da un sistema
informativo unitario che permetta un continuo flusso delle istanze e delle informazioni tra il
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Comune Capofila, i singoli Comuni, e il territorio, ed, in particolare, tra i cittadini ed il
Servizio Sociale Professionale di Ambito, chiamato ad approntare la risposta alle istanze
pervenute, attraverso l’offerta di prestazioni e interventi specifici.
Quindi, mentre compete al Segretariato la ricezione della domanda e il riscontro formale a
quest’ultima, è impegno del Servizio Professionale di Ambito, provocato dall’istanza giunta
al front-office del Segretariato, predisporre e gestire l’intervento mirato richiesto e darne
comunicazione al front-office medesimo.
In virtù del monitoraggio delle informazioni di flusso, è possibile strutturare una banca dati
comune, implementabile da parte degli operatori di tutti gli enti coinvolti, oltre che
individuare regole e procedure condivise evolute per l’accesso e l’erogazione dei servizi
all’utenza.
Lo scambio di informazioni si attua, allo stato, mediante utilizzo della tecnologia disponibile
(connessione internet), in attesa di disporre di un unico database e una rete intranet, che
consenta un efficiente flusso informativo .
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SEGRETARIATO SOCIALE (Funzionamento 5 h al giorno x 5 giorni x settimana)
componenti
Coordinatore: 1 Assistente Sociale Comunale,
membro del Servizio Sociale Professionale di
Ambito
6 tecnici esperti, referenti dei 6 front-office di
Segretariato Sociale Professionale, nei 6
Comuni, x n° 25h settimanali, con una delle
seguenti lauree: Servizio Sociale, Scienze
dell’Educazione, Scienze Politiche,
Giurisprudenza, Scienze della Comunicazione,
Sociologia
3 Assistenti Sociali della Provincia di Lecce (di cui al
Progetto Sovrambito PIANIFICAZIONE E GOVERNANCE DELLE POLITICHE
SOCIALI per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali e
per la promozione dell’inclusione sociale e dei diritti di cittadinanza), X n° 12
h settimanali ciascuna, con funzioni di supporto del
servizio
Operatori specifici, individuati dall’AUSL, per
l’attivazione della PUA
Operatore front-
Operatore
front-office
Comune di
Sogliano C.
Operatore
front-office
Comune di
Aradeo
Operatore
front-office
Comune di
Soleto
Operatore
front-office
Comune di
Cutrofiano
Operatore
front-office
Comune di
Neviano
Pro
Assiste
nte
vincia di Lecce – Agenzia
Assiste
nte
di Assistenza Tecnica agl
Assiste
nte
i Enti Locali 187
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6 – Matrice del quadro logico per la strutturazione del Progetto Master di Segretariato Sociale. Le nozioni apprese durante il Corso di Formazione “Il Segretariato Sociale: funzioni, regole, organizzazione” ci hanno consentito di sintetizzare tutto il lavoro elaborato fino ad ora in un quadro logico che ci permette di avere una visione chiara ed immediata degli elementi essenziali caratterizzanti il progetto. La matrice del quadro logico è stata quindi compilata sulla base di un progetto globale di intervento, quale il Segretariato Sociale, dal quale si potranno successivamente estrapolare e strutturare ulteriori quadri logici riferiti a particolari aree di intervento.
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Quadro logico
Logica di intervento Indicatori oggettivamente verificabili Fonti di verifica Condizioni Obiettivi Generali
1. Miglioramento livello qualità dell'informazione
2. Potenziamento del lavoro di rete
3. Garanzia del diritto di scelta del cittadino
- Schede di rilevazione - Focus - group - Carta dei servizi - Piano di Zona
Obiettivo specifico
- Informazione, ascolto, orientamento e sostegno alla comunità
- N. contatti richiesti articolati per tipo di richiesta e risolti celermente;
- N. consulenze effettuate - Tempo medio impiegato per favorire
la risposta
Raccolta e gestione dei reclami.
- collaborazione e integrazione dei servizi ed enti coinvolti
- aggiornamento costante degli operatori coinvolti
- capacità relazionali e di negoziazione degli operatori coinvolti (empowerment)
Risultati attesi
1. Aumento del livello e della qualità dell'informazione alla comunità
2. Aumento del livello di integrazione tra i servizi socio - sanitari e terzo settore (principio di sussidiarietà)
3. Semplificazione delle modalità di accesso alle informazioni e alla rete di servizi riducendo il senso di smarrimento
1. - Livello supporto ottenuto - Livello orientamento ricevuto - Livello sollievo percepito 2. - Livello disponibilità condivisione dati - Livello figure professionali coinvolte - n. servizi socio - sanitari e del terzo settore coinvolti 3. - n. consulenze effettuate - n. richieste pervenute
Monitoraggio costante e verifica dei risultati
- professionalità e formazione degli operatori coinvolti
sensibilizazione della comunità attraverso la pubblicizazione del servizio
Attività
1. Analisi del territorio - Osservatorio integrato di Zona 2. Banca dati 3. Sportello Unico
d'Accesso
- disponibilità risorse umane
- partecipazione e collaborazione dei diversi operatori sociali (Comune- AUSL- Terzo Settore)
- Professionalità e formazione degli operatori coinvolti
Precondizioni
- volontà politica al cambiamento
- disponibilità economica - condivisione del
progetto - disponibilità dei vari
attori sociali alla realizzazione dello stesso
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COMUNE DI GALATINA
PROVINCIA DI LECCE
Ambito – Zona di Galatina per i Servizi Sociali 0836/633454–453-452 fax 0836/633460
e-mail [email protected]
AMBITO TERRITORIALE DEI COMUNI DI GALATINA – ARADEO – CUTROFIANO –
NEVIANO – SOGLIANO CAVOUR – SOLETO
REGOLAMENTO DEL SEGRETARIATO SOCIALE PROFESSIONALE
DI AMBITO
ART. 1
ISTITUZIONE DEL SEGRETARIATO SOCIALE PROFESSIONALE DI AMBITO
In conformità al quadro normativo definito dalla Legge 328/2000 e dalla Normativa
Regionale vigente, e in attuazione del Piano Regionale delle Politiche Sociali in Puglia, nonché del Piano di Zona 2005/2007 dell’Ambito di Galatina, è istituito il Segretariato Sociale Professionale di Ambito, quale servizio strumentale dell’Ufficio di Piano per la realizzazione del Sistema Integrato di Interventi e Servizi Sociali nell’Ambito Zona di Galatina.
Il Segretariato Sociale Professionale di Ambito è individuato come servizio essenziale di Ambito, costituito da uno staff di operatori, definito in ragione della copertura del fabbisogno rilevato a livello di Ambito Territoriale.
ART. 2
ADOZIONE E APPROVAZIONE DEL REGOLAMENTO
Il Coordinamento Istituzionale dell’Ambito Territoriale di Galatina, in esecuzione dell’art. 7 della Convenzione per la gestione associata delle funzioni e dei servizi socio-assistenziali, sottoscritta in data 19 gennaio 2006, approva il Regolamento di funzionamento del Segretariato Sociale Professionale di Ambito, la cui adozione compete alla Giunta Comunale del Comune Capofila di Galatina, quale Ente strumentale dell’Associazione, ai sensi dell’art. 36 comma 8 punto H del vigente Statuto Comunale .
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ART. 3
OGGETTO DEL REGOLAMENTO
Nel presente Regolamento sono contenute norme dirette a disciplinare la composizione, le attribuzioni, l’organizzazione, le modalità di funzionamento e l’articolazione a livello territoriale del Segretariato Sociale Professionale di Ambito.
ART. 4
DEFINIZIONI
Ai fini dell’applicazione del presente Regolamento si assumono le seguenti definizioni:
Segretariato Sociale Professionale di Ambito: servizio essenziale di Ambito individuato tra i livelli essenziali di assistenza (LIVEAS) dal Piano Regionale per le Politiche Sociali, con funzioni di sportello unico di accesso ai servizi e Porta Unitaria di Accesso (PUA) al sistema integrato socio-sanitario, salvo il conferimento di specifiche unità di personale nominate dalla Azienda USL. È servizio gratuito rivolto a tutti i cittadini, alle istituzioni e alla comunità locale nel suo complesso, per l’accesso ai servizi, per la gestione di informazioni in entrata e in uscita.
Coordinatore del Segretariato Sociale Professionale di Ambito: E’ uno degli Assistenti Sociali in ruolo presso uno dei Comuni, nominato dal Coordinamento Istituzionale con incarico semestrale, rinnovabile.
ART. 5
FINALITA’ DEL SEGRETARIATO SOCIALE PROFESSIONALE DI AMBITO
Il Segretariato Sociale Professionale di Ambito è un servizio gratuito, rivolto a tutti i cittadini, alle istituzioni e alla comunità per l’accesso ai servizi, per la gestione di informazioni in entrata e in uscita sulle risorse disponibili.
Il Segretariato Sociale Professionale di Ambito costituisce la risposta istituzionale al diritto – bisogno di informazione sociale dei cittadini, per garantire a tutti pari opportunità di fruizione e completa accessibilità ai servizi e agli interventi.
In particolare, il Segretariato Sociale Professionale di Ambito persegue le seguenti finalità:
a) Rendere accessibile a tutti i cittadini la conoscenza completa e dettagliata dei diritti, delle procedure e delle opportunità rese disponibili dalle normative locali, regionali e nazionali in materia di politiche sociali e dalla rete dei servizi;
b) Raccogliere e registrare la domanda sociale, in modo da contribuire a predisporre piattaforme conoscitive necessarie all’aggiornamento del Piano di Zona;
c) Offrire ascolto attento a tutte le persone in difficoltà, garantendo risposte che si caratterizzino per completezza, accessibilità, immediatezza, personalizzazione, obiettività, imparzialità e riservatezza.
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ART. 6 SEDE DEL SEGRETARIATO SOCIALE PROFESSIONALE DI AMBITO
Il Segretariato Sociale Professionale di Ambito ha sede presso il Comune di
Galatina-Ufficio di Piano- in via Montegrappa n° 8 e si sviluppa e si articola in 6 front-office territoriali, uno per ciascun Comune dell’Ambito, collocati in locali facilmente accessibili al pubblico.
ART. 7
COMPOSIZIONE DEL SEGRETARIATO SOCIALE PROFESSIONALE DI AMBITO
Il Servizio di Segretariato Sociale Professionale di Ambito, i cui componenti sono nominati dal Coordinamento Istituzionale, è costituito da:
− N. 1 Coordinatore, come definito all’art. 4, lettera b). − N. 6 Tecnici esperti, referenti dei 6 front-office municipali, con incarico
(Convenzione a tempo determinato o a progetto), in possesso di una delle seguenti lauree: Servizio Sociale, Scienze dell’Educazione, Scienze Politiche, Giurisprudenza, Scienze della Comunicazione, Sociologia;
− N. 3 Assistenti Sociali della Provincia di Lecce (di cui al progetto sovrambito “Pianificazione e Governance delle Politiche Sociali”) con funzioni di supporto specialistico del Servizio e referenti delle attività di back office;
− Operatori specifici, individuati dalla Azienda USL, per l’attivazione della PUA.
ART. 8
ORGANIZZAZIONE DEL SEGRETARIATO SOCIALE PROFESSIONALE DI AMBITO
L’organizzazione del Segretariato Sociale Professionale di Ambito si articola in 6 front – office, istituiti uno per ogni Comune dell’Ambito.
Ogni front – office funziona per n. 25 ore settimanali, articolate in 5 giorni. Ai front – office è assegnato il personale indicato nel precedente art. 7. Nella funzionalità del Servizio assume particolare importanza la comunicazione in rete
tra i front –office, il Servizio Sociale Professionale, l’Ufficio di Piano, e il Distretto Socio-Sanitario AUSL, salvo apposita regolamentazione, approvata dal Coordinamento Istituzionale.
ART. 9
FUNZIONI DEL SEGRETARIATO SOCIALE PROFESSIONALE DI AMBITO
Attraverso i front – office, istituiti in tutti i Comuni dell’Ambito, il Segretariato Sociale Professionale di Ambito svolge le seguenti funzioni:
- ascolto del cittadino, attraverso il colloquio diretto, per la rilevazione dei bisogni; - informazione e orientamento riferito ai servizi, agli interventi e alle risorse del
territorio in rapporto al bisogno espresso; - informazione sulle procedure per l’accesso ai servizi;
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- invio delle istanze al Servizio Sociale Professionale di Ambito, o al Servizio Sociale Professionale Comunale, in ragione delle rispettive competenze;
- raccolta di reclami riguardo ad eventuali disservizi, carenze o ostacoli sull’accesso ai servizi;
Sono attività di back office:
- ascolto finalizzato alla lettura e decodifica della domanda presentata dall’utente; - raccolta e diffusione dati ai servizi pubblici territoriali; - mappatura delle reti istituzionali e delle risorse formali ed informali; - monitoraggio e controllo dei flussi informativi interni ed esterni all’Ente anche
attraverso il collegamento con banche dati di altre Istituzioni presenti sul territorio; - predisposizione, in collaborazione con il Servizio Sociale Professionale di Ambito,
della modulistica per la fruizione dei servizi erogati dall’Ambito; - messa in atto, in presenza di situazioni di fragilità sociale, di modalità di
orientamento e di accompagnamento, affinché l’utente possa avvalersi di servizi e prestazioni;
- attivazione del Servizio di Pronto Intervento Sociale in presenza di situazioni problematiche che richiedono interventi specifici e/o urgenti;
- input alla programmazione degli interventi del Servizio Sociale Professionale; - analisi del grado di soddisfazione del cittadino.
ART. 10
RISORSE STRUMENTALI E FINANZIARIE
Nelle forme e con le modalità stabilite nella progettazione di dettaglio del piano di Zona, oltre che nelle deliberazioni del Coordinamento Istituzionale, l’Ufficio di Piano assicura le risorse strumentali e finanziarie occorrenti per il funzionamento del Segretariato Sociale Professionale di Ambito.
ART. 11
COORDINATORE DEL SEGRETARIATO SOCIALE PROFESSIONALE DI AMBITO
Il Coordinatore del Segretariato Sociale Professionale di Ambito: - tiene conto delle direttive amministrativo-gestionali del Responsabile dell’Ufficio
di Piano; - garantisce il collegamento con l’Ufficio di Piano essendo egli stesso un suo
componente; - sovrintende a tutte le azioni necessarie per il buon funzionamento del Servizio
stesso.
ART. 12
MODIFICHE E/O INTEGRAZIONI
Eventuali modifiche e/o integrazioni del presente Regolamento sono approvate dal Coordinamento Istituzionale, ed adottate con delibera di Giunta del Comune di Galatina.
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ART. 13
ENTRATA IN VIGORE DEL REGOLAMENTO
Il presente Regolamento entra in vigore con l’adozione, ai sensi dell’art.2 del presente atto, a seguito della pubblicazione della Delibera.
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AAMMBBIITTOO DDII GGAALLLLIIPPOOLLII (Comuni di Gallipoli, Alezio, Alliste, Chiesanuova, Melizzano, Racale,
San Simone, Sannicola, Taviano, Tuglie)
Argomento oggetto della tesina:
Progetto di Servizio di
Segretariato Sociale
PPrrooggeettttoo ddii SSeerrvviizziioo ddii
SSeeggrreettaarriiaattoo SSoocciiaallee
Nel a tua città NNeelllllaa ttuuaa cciittttàà
L’informazione, la consulenza e LL’’iinnffoorrmmaazziioonnee,, llaa ccoonnssuulleennzzaa ee
l’orienntamento al cittadino ll’’oorriieenttaammeennttoo aall cciittttaaddiinnoo
Operatori partecipanti:
BUIA Maria Antonietta Ass. Sociale – Comune di Gallipoli
D’ARMENTO Giuliana Ass. Sociale – Comune di Gallipoli
MARTUCCI Giuseppe Istruttore Amm.vo – Comune di Racale
TALA’ Rosaria Ass. Sociale – Comune di Sannicola
CASOLE Lucia Ass. Sociale – AUSL LE/2
DONNO Maria Silvia Ass. Sociale – Provincia di Lecce
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INDICE
PREMESSA E NOTE INTRODUTTIVE
CAPITOLO I IL SEGRETARIATO SOCIALE: ASPETTI NORMATIVI ED ORGANIZZATIVI
CAPITOLO II ANALISI DEL BISOGNO INFORMATIVO NELL’AMBITO ZONA DI GALLIPOLI
CAPITOLO III IL SEGRETARIATO SOCIALE IN SINTESI: IL PROGETTO MASTER
CAPITOLO IV IL SEGRETARIATO SOCIALE RIVOLTO ALL’AREA RESPONSABILITÀ
FAMILIARI E MINORI
CONCLUSIONI
BIBLIOGRAFIA Testi
Riviste
Atti
Leggi
Siti Internet
Ringraziamenti
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PREMESSA Questo nostro lavoro rappresenta, sostanzialmente, una proposta di progetto di segretariato
sociale per l’Ambito territoriale di Gallipoli. È la sintesi condivisa alla quale è giunto il
gruppo di lavoro che ha partecipato all’esperienza formativa realizzata dalla Provincia di
Lecce tramite dell’Agenzia di Assistenza Tecnica agli Enti Locali: “Il segretariato sociale:
funzioni, regole, organizzazione”.
La base del nuovo Welfare locale si struttura su percorsi di amministrazione condivisa; di
partecipazione attiva; di assunzione di responsabilità; di valorizzazione delle organizzazioni
sociali intermedie; di inclusione sociale. Sono obiettivi che si possono raggiungere se si
uniscono le forze contro i rischi derivanti dalla post-modernità, coscienti del fatto che
“nessuno può resistere da solo, agendo in modo autoreferenziale e facendo a meno degli
altri.”
I servizi sociali sono il “luogo” dove si assiste a una interessante evoluzione dei rapporti tra
Pubblica Amministrazione e soggetti del no-profit, per la realizzazione di un nuovo modello
di governance partecipato e condiviso, centrato sull’affermazione del principio di
sussidiarietà orizzontale. L’innovazione culturale è rappresentata dalla legge 328/001 che ha
riportato al centro dell’attenzione il ruolo attivo della comunità locale per l’impostazione di
nuove politiche di welfare in cui le persone sono riconosciute soggetti attivi (non solo
destinatari) delle prestazioni sociali.
L’Ente Locale dovrà, così, concorrere alla realizzazione e all’erogazione dei servizi socio-
sanitari integrati, necessari al proprio territorio, attraverso l’informazione sistematica,
avvalendosi anche della partecipazione dei soggetti del terzo settore.
Dopo la modifica del titolo V della Costituzione, intervenuta con la legge costituzionale n.
3/20012, la competenza esclusiva in materia di servizi sociali è stata attribuita alle regioni. La
Regione Puglia, pertanto, ha approvato la L.R n. 17/03 con la quale ha sostanzialmente ha
recepito i principi e le finalità della Legge n. 328/00.
L’incidenza ed il ruolo dei servizi sociali per il benessere delle persone è determinante nei
contesti di “post-modernità”: di rado la nuova povertà è una condizione che deriva dalla
mancanza di mezzi economici; più frequentemente, invece, si fonda su fenomeni di esclusione
e di marginalità sociale. Per questo oggi i soggetti a rischio sono diversi.
1 LEGGE 8 novembre 2000, n. 328, Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali. 2 LEGGE Cost. 18 ottobre 2001, n. 3, Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione.
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Le relazioni sociali rappresentano una possibile soluzione ai nuovi problemi: esse producono
informazioni, fiducia reciproca e scambio di conoscenze. Cose, tutte, che concorrono ad
elevare il livello di qualità della vita, con ripercussioni positive non solo sull’esistenza del
singolo individuo ma sull’intera comunità.
Le nuove politiche sociali, pertanto, debbono potenziare le capacità di relazione sociale tra
tutti gli attori della rete del territorio ed assegnare alla comunità (rappresentata dall’ente
locale) un ruolo di regia e di garanzia di questo nuovo sistema.
Partendo da queste considerazioni, abbiamo affrontato questo lavoro (come gruppo
dell’Ambito territoriale di Gallipoli) trattando al primo capitolo gli aspetti normativi per
inquadrare il contesto entro il quale deve operare il servizio di segretariato sociale. Nel
secondo capitolo abbiamo delineato una sintetica analisi di contesto, tratta dai dati
dell’Ambito territoriale di Gallipoli. In buona sostanza è il lavoro individuale eseguito durante
il corso di formazione con la sintesi e la condivisione del gruppo. Il terzo capitolo, muovendo
dall’analisi dei bisogni, ipotizza il progetto master del segretariato sociale di Gallipoli. Si
identifica come una riflessione, tecnica e politica, sull’organizzazione del servizio previsto nel
PdZ di Gallipoli e come punto di partenza per la reale organizzazione di questo servizio
essenziale. Il capitolo quarto è dedicato all’analisi delle priorità ed all’opportunità di una
graduale implementazione del nuovo servizio. Il quinto ipotizza il primo progetto esecutivo,
con costi ed attività. Le conclusioni sono riflessioni e messaggi condivisi del gruppo che, a
partire da questa interessante esperienza, si intende trasmettere ai destinatari del volume e a
chi, eventualmente, avrà la pazienza di leggere, sino in fondo, questo nostro elaborato.
Ringraziamo per averci offerta questa opportunità la Provincia di Lecce, l’Agenzia di
Assistenza Tecnica agli Enti Locali e il dott. Ciricugno, per l’iniziativa formativa di elevata
qualità e serietà organizzativa; e gli amministratori e dirigenti degli enti locali e della AUSL,
che hanno consentito di partecipare al corso.
Ringraziamo altresì, i docenti del corso di formazione (prof. Genevive Ninnin, Giuseppe
Travisi, Anna Tamburini) e alla tutor (dott.ssa Elisabetta Greco) sempre presente, per la
cortesia, la disponibilità e le conoscenze trasmesse.
Un ringraziamento particolare lo dedichiamo alla professoressa Ninnin, per la
chiarezza dei suoi argomenti, il materiale messo a disposizione, l’iniziativa del Forum, ma
soprattutto per la disponibilità e la simpatia.
Il gruppo di lavoro dell’ambito territoriale di Gallipoli
- sig. Giuseppe Martucci – Istruttore direttivo servizi sociali Comune di Racale
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CAPITOLO I
IL SEGRETARIATO SOCIALE ASPETTI NORMATIVI ED ORGANIZZATIVI
Il segretariato sociale è il primo livello essenziale del nuovo sistema dei servizi socio-sanitari
integrati, previsti dalla Legge n. 328/00 (art. 22, comma 4 lett. a)3, dalla L.R. 17/034 e,
conseguentemente, dai rispettivi Piani di Zona (PdZ ) approvati in ogni ambito territoriale.
Con l’Accordo di Programma del 04.08.20055, i soggetti sottoscrittori6 hanno approvano il
Piano di Zona dell’'ambito di Gallipoli che prevede, tra l’altro, l’istituzione del segretariato
sociale quale punto di informazione e di porta unitaria di accesso (PUA) al sistema dei
servizi, con funzioni anche di osservatorio e monitoraggio dei bisogni, delle domande e delle
risorse sociali, nell'ambito del Sistema Informativo Sociale.7 Il segretariato sociale
dell’ambito territoriale di Gallipoli si profila, così, quale nuovo servizio di livello essenziale.
La prima domanda che ci siamo posti nell’affrontare questo lavoro è: cosa intendiamo per
“servizio sociale”. Abbiamo tentato di dare una risposta partendo dal D.lgs. 112/98, che
all’art. 128, comma 2, (riprendendo il concetto presente nel D.P.R. n. 616/77) definisce
3 “In relazione a quanto indicato al comma 2, le leggi regionali, secondo i modelli organizzativi adottati, prevedono per ogni ambito territoriale di cui all’articolo 8, comma 3, lettera a), tenendo conto anche delle diverse esigenze delle aree urbane e rurali, comunque l’erogazione delle seguenti prestazioni: a) servizio sociale professionale e segretariato sociale per informazione e consulenza al singolo e ai nuclei familiari; b) servizio di pronto intervento sociale per le situazioni di emergenza personali e familiari; c) assistenza domiciliare; d) strutture residenziali e semiresidenziali per soggetti con fragilità sociali; e) centri di accoglienza residenziali o diurni a carattere comunitario.” 4 L.R. 25 agosto 2003, n. 17: Sistema integrato d'interventi e servizi sociali in Puglia. 5 Accordo di Programma per l’adozione del primo Piano Sociale di Zona (2005-2007) dell’Ambito Territoriale di Gallipoli per la realizzazione di un sistema integrato di interventi e servizi sociali attraverso la gestione associata delle funzioni amministrative e dei servizi socio-assistenziali 6 I Comuni dell’Ambito: Gallipoli (capofila), Taviano, Racale, Alliste, Melissano, Sannicola, Alezio, Tuglie , la Provincia di Lecce e L’AUSL LE/2 di Maglie. 7 Art. 8 dell’AdP: (omissis) Le Parti che sottoscrivono il presente accordo si impegnano, assumendo i relativi impegni sul piano economico-finanziario, a:
a. realizzare, nell’ambito territoriale di competenza, gli interventi approvati nel Piano di Zona, nel rispetto delle modalità e dei criteri definiti dal Piano stesso, secondo quanto specificato all’art. 5;
b. (omissis) c. realizzare l’integrazione sociosanitaria, nei modi, nei tempi e per i servizi specificati nel Piano di Zona; d. realizzare la Porta Unica di Accesso alla rete dei servizi sociali e sociosanitari di ambito, per l’attuazione
dell’accoglienza e orientamento dell’utente e la realizzazione della integrazione sociosanitaria, a partire dalla formulazione delle risposte da fornire ai bisogni degli utenti;
e. garantire la realizzazione, nell’ambito, dei servizi afferenti ai livelli essenziali di assistenza individuati dalla Regione Puglia per l’area sociale e per l’area sociosanitaria; (omissis).
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"servizi sociali" «tutte le attività relative alla predisposizione ed erogazione di servizi,
gratuiti ed a pagamento, o di prestazioni economiche destinate a rimuovere e superare le
situazioni di bisogno e di difficoltà che la persona umana incontra nel corso della sua vita,
escluse soltanto quelle assicurate dal sistema previdenziale e da quello sanitario, nonché
quelle assicurate in sede di amministrazione della giustizia» e dalla legge 328/00 che ha
stabilito che i servizi sociali debbano integrarsi e coordinarsi con gli altri interventi (sanitari,
istruzione, formazione, lavoro). “Le politiche sociali, infatti, rappresentano e traducono, nel
loro ‘farsi’, le percezioni, le strategie, i saperi, le difficoltà, i conflitti che caratterizzano i
diversi attori di un territorio in riferimento al perseguimento di obiettivi di promozione e
giustizia sociale. Si può affermare, con una formula non priva di fascino, che la politica
sociale esprime le risposte che una società elabora a proprie domande ed esigenze circa il
benessere dei propri membri”8. In ciò “essa attinge, pertanto, ad elementi che hanno a che
fare con concezioni del mondo, della convivenza e del benessere, con norme e valori, con
identità ed esperienze, con dispositivi di tipo organizzativo e culture sedimentate entro di
essi: elementi che, complessivamente, sintetizzano le basi su cui si è costruita nel tempo, e
nel tempo si modifica, una comunità”9.
Partendo da queste premesse, abbiamo tentato di ricostruire con alcune riflessioni il concetto
che, in un determinato momento storico, una società ha di “diritto sociale” e quindi di
“servizio sociale”, per valutare, rispetto a questo, quali effetti si producono sull’agire
amministrativo, in particolare dei Comuni e delle Province che (ai sensi dell’art. 130, comma
2, del D.Lgs. 31 marzo 1998, n. 112) nell’ambito delle funzioni conferite, hanno
l’attribuzione dei compiti di erogazione dei servizi e delle prestazioni sociali nonché compiti
di progettazione e di realizzazione della rete dei servizi sociali.
La prima riflessione è che il “servizio sociale” è una funzione pubblica assimilabile alla
funzione amministrativa. È una condizione che deriva direttamente dal principio di
sussidiarietà orizzontale, sancito nel Titolo V della Costituzione, la cui attuazione impone
una modalità di relazione della pubblica amministrazione paritaria e plurale nei confronti dei
diversi attori della la comunità, al fine di perseguire la partecipazione attiva e responsabile
dei cittadini, delle organizzazioni della società civile e delle imprese. Sono temi questi di
grande attualità (l’amministrazione condivisa e la partecipata attiva, introdotti da S. Cassese)
per cui si assiste oggi al passaggio da una relazione di tipo verticale, bipolare, gerarchico e 8 Cfr. O. DE LEONARDIS, In un diverso welfare. Sogni e incubi, Feltrinelli, Milano, 1998. 9 Cfr. A. MARTELLI, Politiche sociali: cultura organizzativa e contesto locale, Angeli, Milano, 2002.
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unidirezionale10 a una logica di sussidiarietà che impone una relazione orizzontale, paritaria,
circolare, fondata sulla comunicazione e sulla leale collaborazione11 tra la pubblica
amministrazione e gli attori della comunità.
La seconda riflessione è che il “servizio sociale” rientra nella vasta categoria dei “Servizi
pubblici locali”, la cui nozione è definita “fra quelle dai confini più incerti e fluidi dell’intero
diritto pubblico”12. L’art. 22 della legge 142/199013 (legge ripresa e integrata nel T.U.O.E.L.
approvato con D.Lgs.267/200014), pur non fornendo una definizione di servizio pubblico
locale, fa riferimento ai “servizi pubblici che abbiano per oggetto la produzione di beni ed
attività rivolte a realizzare fini sociali e a promuovere lo sviluppo economico e civile delle
comunità locali”.
Sulla base di queste riflessioni abbiamo condiviso il concetto che il segretariato sociale è una
funzione pubblica (quindi obbligatoria) che si realizza mediante un servizio pubblico che
l’’Ente locale può porre in essere, con differenti modalità organizzative, per promuovere il
benessere sociale della comunità, scegliendo tra quelle che meglio si adattano al contesto
socio-economico per la risposta più adeguata ai bisogni. Il segretariato sociale rappresenta
quindi la risposta istituzionale al diritto dei cittadini di ricevere informazioni esatte,
dettagliate, esaustive e pertinenti, sul complesso dei servizi, sulle procedure per accedervi,
sulle prestazioni, sulle normative utili ad effettuare una libera scelta tra le risorse sociali
disponibili. È, così, un servizio universalistico e gratuito, i cui destinatari sono rappresentati
dall’intera comunità, nel suo complesso, costituita da tutti i soggetti, singoli ed associati, che
vivono, lavorano o comunque si trovano, anche occasionalmente, nel territorio dell’Ambito.
Tramite il segretariato sociale, pertanto, sarà realizzabile le seguenti attività:
1. informare e orientare, in modo personalizzato, su: diritti, risorse, opportunità,
prestazioni e modalità di accesso ai servizi e agli interventi sociali e socio-sanitari nel
territorio, andando incontro anche ai cittadini che hanno difficoltà a rivolgersi ad essi
direttamente;
10 G.ARENA, Un Nuovo modo di amministrare, Convenzione Nazionale della Sussidiarietà. Roma, 12 marzo 2004, p. 2. 11 G.ARENA, op. cit., pag.2. 12 C.GALLUCCI, Servizi Pubblici Locali, in Enciclopedia Giuridica Treccani, 1999, p. 2.
13 Legge 8 giugno 1990, Ordinamento delle autonomie locali. 14 D. LGS. 18 agosto 2000, Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali.
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2. svolgere un ruolo di consulenza e sostegno all'attività di accoglienza ed ascolto degli
utenti del servizio sociale, orientando e "accompagnando" i cittadini fino alla loro
eventuale "presa in carico" da parte dei servizi sociali e socio-sanitari d’Ambito;
3. realizzare azioni di promozione sociale;
4. svolgere funzioni di osservatorio e monitoraggio dei bisogni, delle domande e delle
risorse sociali, contribuendo alla costruzione di un sistema informativo sociale
integrato, in rete con i sistemi informativi regionali, provinciali, comunali e di altre
agenzie pubbliche e private;
5. collaborare con le istituzioni, il terzo settore, il volontariato e i singoli cittadini per il
miglioramento del sistema integrato dei Servizi e degli interventi sociali e socio-
sanitari;
6. favorire la trasparenza e la fiducia nei rapporti tra il cittadino e i servizi promossi dalle
istituzioni locali.
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CAPITOLO II ANALISI DEL BISOGNO INFORMATIVO
NELL’AMBITO ZONA DI GALLIPOLI
L’analisi, di seguito riportata, si avvale dei dati estrapolati dal PdZ dell’Ambito di Gallipoli.
Tali dati sono il risultato di un indagine di tipo quantitativo-qualitativo che sintetizza, a partire
dalle fonti dei Servizi Comunali, dell’AUSL e del Terzo Settore, nel documento
programmatico del PdZ, aspetti del territorio di varia natura (demografico, socio-economico)
e, a livello dei Servizi, informazioni relative a domanda, offerta e risultato.
CONTESTO NORMATIVO: L’Ambito, dopo la soppressione del distretto socio sanitario
di Ugento, ha dovuto affrontare, non senza problemi, il processo di integrazione territoriale
dei Comuni di Racale, Alliste, Melissano, facenti parte del soppresso distretto. Nella
predisposizione del processo di pianificazione territoriale del Sistema Integrato di Interventi e
Servizi Sociali, i Comuni dell’Ambito–Zona di Gallipoli, sulla base del Piano Regionale, e
delle Linee di Indirizzo e Coordinamento della Provincia di Lecce, hanno ritenuto essenziale
assumere, quale obiettivo strategico, lo sviluppo del principio di sussidiarietà orizzontale, di
cui alla L. Cost. n. 3/2001, promuovendo azioni di programmazione partecipata, con il
coinvolgimento attivo dei diversi attori sociali, pubblici e privati, del territorio. Tutto ciò,
tenuto conto degli indirizzi del Coordinamento Istituzionale, ha consentito al Gruppo Tecnico
di Piano di elaborare lo schema della parte generale del Piano di Zona (rimandando ad una
fase successiva la stesura della progettazione di dettaglio in cui dovrebbero ricadere i Servizi
di Segretariato Sociale Professionale e di Servizio Sociale Professionale), dapprima approvato
dal medesimo Coordinamento Istituzionale, quindi, sottoposto alla concertazione con le
Organizzazioni Sindacali, e, in seno al Tavolo di Concertazione, con tutti i referenti dei
diversi attori sociali, pubblici e privati. Infine, lo stesso Coordinamento Istituzionale di
Ambito ha varato, definitivamente, il Piano di Zona, unitamente all’Accordo di Programma,
con la partecipazione dell’AUSL LE/2 e della Provincia di Lecce, quali Enti sottoscrittori
insieme alle Municipalità.
DESCRIZIONE DEL TERRITORIO: Pur consapevoli della necessità di calare la
descrizione del territorio nella specifica trattazione (fenomeno della disabilità) fornendo degli
spunti di riflessione e di connessione tra ciò che il contesto territoriale è ed offre e la
condizione di disabilità, si riportano, comunque, successivamente, alcuni aspetti che
intendono rappresentare una premessa generale all’argomento specifico.
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• GEOGRAFICA: Il territorio di Ambito occupa la parte occidentale del Salento, e
comprende i Comuni di Gallipoli, Alezio, Alliste, Melissano, Racale, Sannicola,
Taviano e Tuglie con un’estenzione di 249.8 Km.2
• DEMOGRAFICA: La popolazione della Zona, confermando un dato nazionale, è
composta in misura maggiore da donne con una popolazione complessiva di 75.029
(n. 35.992 maschi e n. 39.037 femmine) e, nei singoli Comuni, tale dato si presenta
pressoché uniforme. Peraltro, i Comuni dell’Ambito risultano essere prevalentemente
comunità abbastanza piccole. Ad eccezione, infatti, di Gallipoli, Taviano e Racale,
dove la popolazione è più numerosa, tutti gli altri Comuni non superano, in media, i
6.200 abitanti. La struttura tipica della famiglia tradizionale si organizza a favore di
nuclei sempre più ristretti, con un numero ridotto di componenti. Particolarmente
significativo, infatti è il numero dei nuclei familiari monopersonali, in cui si
ricomprendono nuclei anagrafici composti anziani soli. Gli ultra-sessantacinquenni
costituiscono il 18.2% della popolazione totale dell’Ambito. Per quanto riguarda, poi,
l’alto numero di nuclei familiari monopersonali, composti da soggetti tra i 30 e i 64
anni, costituenti la seconda categoria demografica più numerosa dell’Ambito, pari al
37 % della popolazione, è evidente come rappresentino significativamente
l’evoluzione, già anticipata, in senso modernistico, delle strutture nucleari familiari.
• ECONOMICA: pressoché centri agricoli, i Comuni dell’Ambito hanno sviluppato,
soprattutto negli ultimi anni, delle attività di tipo turistico. Favorevole, in questa
direzione, è oltre che la condizione di vicinanza al mare, anche un bagaglio culturale
derivato dal retaggio storico dei comuni. Le strutture di accoglienza turistica trovano
uno stimolo di crescita motivato dalla presenza di stranieri, pur tuttavia, non si
registra un significativo, conseguente, incremento dell’industria del turismo
vacanziero e culturale che stenta a decollare accontentandosi di un picco di attività
coincidente con il periodo estivo, soprattutto in Gallipoli, dove la presenza turistica
raggiunge le settantamila unità, provenienti da ogni parte del mondo. Si tratta di una
terra ricca di storia, cultura e tradizione ove ogni Comune ha le proprie peculiarità:
dagli insediamenti archeologici alla floricoltura, dalla macchia mediterranea alle coste
ioniche, dalla gastronomia al recupero dei riti religiosi e pagani. L’economia, che
nell’ultimo decennio si è avviata verso un percorso di trasformazione, con
significative iniziative imprenditoriali, che interessano principalmente i servizi
manifatturieri (il tessile in particolare) rimane, comunque, vincolata allo sfruttamento
delle risorse del territorio, e, prevalentemente, agricoltura, pesca, pastorizia e turismo.
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PROBLEMI CHE DEVONO ESSERE AFFRONTATI IN VISTA
DELL’ORGANIZZAZIONE DI UN SERVIZIO DI SEGRETARIATO SOCIALE:
OBIETTIVI GENERALI DEL SEGRETARIATO SOCIALE D’AMBITO:
• ORIENTAMENTO
• CONSULENZA
• INFORMAZIONE
ANALISI DEL BISOGNO
• STRUMENTI DI RILEVAZIONE L’organo Politico di indirizzo dell’Ambito, il
Coordinamento Istituzionale, per l’analisi del bisogno, ha ritenuto prioritario attivare,
d’intesa con le Organizzazioni Sindacali maggiormente rappresentative, con le
Organizzazioni Imprenditoriali, ed il Centro per l’Impiego, un Tavolo per l’Inclusione
Sociale dei Soggetti Svantaggiati, in cui si sono formulate ipotesi e proposte, da
svilupparsi nel dettaglio nella elaborazione della seconda parte del Piano di Zona. Nel
contempo, si è provveduto alla compilazione delle specifiche schede accluse al Piano
Regionale e, conguintamente, alla convocazione di appositi Tavoli Tematici, sulle diverse
aree target (responsabilità familiari, anziani, giovani, dipendenze, disabilità, salute
mentale,contrasto della povertà-nuove povertà-immigrazione) con il coinvolgimento
attivo dei diversi attori sociali, pubblici e privati, del territorio.
• AMPIEZZA
- dimensione spaziale: Per svariati motivi, legati alle difficoltà ad accedere a dati
nominativi (mancanza di un sistema informatizzato, necessità di ulteriori risorse in
termini di strumentazione, personale e finanziamenti per la raccolta del dato a livello
municipale o per l’assenza di procedure di conversione della documentazione cartacea
in formato elettronico) che consentirebbero di creare una banca dati, una
quantificazione esatta della dimensione del bisogni, trasversali alle aree target, non è
attualmente ancora realizzata. Un’idea approssimativa, nasce dalle numerose richieste
che pervengono ai Servizi Sociali. Il dato più immediato è coincidente con la rete dei
servizi esistenti nell’Ambito.
- dimensione temporale: da quanto tempo
Gli stati di bisogno, probabilmente in forme differenti, si sono sempre avvertiti e
manifestati, in relazione al periodo storico di riferimento, con diverse modalità di
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emarginazione ed esclusione sociale. In epoca moderna da quando l’agenzia educativa
primaria di socializzazione, la famiglia, ha assunto una veste nucleare ed, al contempo,
è stata chiamata ad identificarsi con modelli di estrema efficienza, versatilità,
competenza, alto tenore di vita, a fronte di un’evoluzione sociale che richiede capacità
di adattamento rapide e repentine, la riflessione sulle difficoltà della persona che, a
vario titolo manifestano stati di necessità (economica, sanitaria, collegate allo stato di
handicap, di dipendenza), deve tener conto di ulteriori aspetti. Un esempio per tutti: il
mercato del lavoro impone alti livelli di specializzazione, capacità di trasformazione
delle proprie abilità in coincidenza con la burocratizzazione dell’organizzazione
produttiva. Aspetti questi ultimi di imprescindibile importanza sul piano della
spendibilità delle proprie competenze occupazionali e che si accompagnano ad altri
elementi destabilizzanti, come forme di impiego instabili e temporanee. La
conseguenza immediata è la profonda divaricazione esistente tra quell’esigua fascia di
popolazione che può avvicinarsi a queste mete di efficienza e perseguirle e la
stragrande maggioranza dei rimanenti che non disponendo di adeguate opportunità
scivolano verso nuove forme di povertà.
- latente o manifesta: l’ampiezza dei fenomeni legati alla condizione di necessità,
sicuramente, vista la difficoltà ad avere degli strumenti di misurazione, non è chiara e,
pertanto, non essendo stata prevista neanche (ancora!) alcuna forma di registrazione
della domanda, si presume che la sua indiscutibile esistenza si manifesta in situazioni
di crisi acuta dando seguito ad una richiesta esplicita al Servizio. Rimane,
conseguentemente, sommersa la manifestazione del disagio legato agli aspetti della
quotidianità che, pertanto, non raggiungono i Servizi. D’altro canto, facendo
riferimento ad altre fonti (es. richieste dirette ai servizi, n. iscritti nelle liste delle
categorie protette dei Centri per l’impiego, indagini ISTAT sulle condizioni di salute e
ricorso ai servizi sanitari) queste ultime forniscono un dato o non significativo dal
punto di vista del territorio di riferimento o si presentano come dato aggregato da cui è
difficile scorporare le informazioni utili per un’analisi attendibile del bisogno che
dovrebbe anche distinguere tra fasce d’età, la tipologia delle richieste, l’entità dei
fenomeni sommersi e non dichiarati ai servizi, l’urgenza della domanda (se questa
ultima è esplicitata) le capacità residue dei soggetti, le reti di relazione degli stessi
(esistenti ed attivabili).
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• INDICATORI
- elementi che segnalano la presenza del malessere, delle difficoltà, delle
contraddizioni nella situazione.
il rapporto tra la domanda, i bisogni del territorio, l’offerta di servizi non è equilibrato
ed è poco coerente. Dalle valutazioni emerse durante la discussione negli specifici
Tavoli Tematici numerosi sono stati i bisogni evidenziati che sono stati espressi in
termini di:
n. segnalazioni/richieste acquisite dai Servizi;
n. nuclei separati;
n. richieste disattese dai Servizi (prestazioni terapeutiche e diagnostiche sul
territorio; interventi socio-assistenziali a domicilio; interventi per il “Dopo di noi”;
spazi di confronto sulle esperienze e sui percorsi, per vincere le paure e le difficoltà
legate alla gestione di un familiare con specifiche difficoltà, mediante gruppi di mutuo
aiuto; spazi di informazione; iniziative di: addestramento e formazione al lavoro;
attivazione di laboratori e centri protetti a fini occupazionali; potenziamento dei centri
riabilitativi e socio-educativi già esistenti; attivazione di campus estivi; attivazione di
centri sportivi).
• GRUPPI COLPITI
La persona con difficoltà vive la propria situazione come un handicap in condizioni che
rendono più difficile la gestione della propria condizione che, conseguentemente, viene
percepita come diversità. Ciò vale per qualsiasi persona, minore, anziano, giovane che, per
limitazioni dettate dallo stato di povertà, disoccupazione, maltrattamento o altro, non ha
uguale accesso alle risorse con conseguente isolamento dalla partecipazione alla vita
sociale. La "Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi
sociali" all’art. 1, comma 1, recita: “La Repubblica assicura alle persone e alle famiglie
un sistema integrato di interventi e servizi sociali, promuove interventi per garantire la
qualità della vita, pari opportunità, non discriminazione e diritti di cittadinanza, previene,
elimina o riduce le condizioni di disabilità, di bisogno e di disagio individuale e familiare,
derivanti da inadeguatezza di reddito, difficoltà sociali e condizioni di non autonomia, in
coerenza con gli articoli 2, 3 e 38 della Costituzione”.
Esistono, quindi, dei fattori sociali, culturali, economici, che, intrecciandosi in vario modo
possono rendere lo stato di bisogno un elemento che scatena processi di perdita della
libertà personale e della possibilità di scelta:
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- Famiglie, anche mononucleari, con scarse reti di supporto parentale;
- persone che vivono in contesti culturali a basso grado di integrazione;
- persone con bassa scolarizzazione che non possono accedere ai canali informativi
immediati, anche quelli, ad esempio, forniti dalle nuove tecnologie (collegamento ad
internet);
- persone che convivono in famiglie numerose con basso reddito o prive di reddito;
• PROCESSI
- elementi o tappe che caratterizzano lo sviluppo del problema
partendo dalla considerazione che lo stato di bisogno non è di per sé problematico ma
lo sono tutti quegli aspetti dettati dalla propensione comune a focalizzare sulle
differenze piuttosto che sulle capacità, gli elementi che, combinandosi tra loro,
potrebbero condurre una persona, che manifesta un qualsiasi stato di bisogno, verso
situazioni progressive di emarginazione si potrebbero identificare in:
- progressiva riduzione e/o interruzione dei contatti con le agenzie socializzanti
- isolamento
- solitudine sociale
- progressiva rottura dei rapporti tra individui e società
- progressiva riduzione dei percorsi di formazione e di qualificazione professionale
- perdita di reti parentali di sostegno
- indebolimento del ruolo della famiglia (separazioni – divorzi)
- eccessiva permanenza dei soggetti giovani nel nuclei familiari d’origine
- eccessiva precarietà del mondo del lavoro
• CONSEGUENZE
- aspetti evidenti e nascosti
• bassa scolarizzazione
• dipendenza economica ed abitativa
• scarsa mobilità
• disoccupazione
• povertà
• adozione di stili di vita auto-lesivi (dipendenze e nuove dipendenze)
• emigrazione intellettuale
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• lavoro nero
• aumento di episodi di conflittualità/violenza nei contesti privati e
esterni alla famiglia
• difficoltà a perseguire obiettivi ed a compiere scelta di vita
• emarginazione sociale
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CAPITOLO III IL SEGRETARIATO SOCIALE IN SINTESI: IL PROGETTO MASTER
La scelta di un modello di Segretariato Sociale per il territorio di Gallipoli, come sin qui si è
descritto, promuove il principio della pluralità dell’offerta, inteso come primo passo verso il
riconoscimento, in capo ai cittadini, di una libertà di scelta in senso positivo.
È un modello che implica e, allo stesso tempo, presuppone anche una varietà e una
molteplicità di soluzioni gestionali e organizzative nell’Ambito tra le quali gli enti locali sono
chiamati ad individuare quella che consente di rispondere meglio alla domanda di prestazioni
sociali espressa dai cittadini e dalla comunità territoriale di riferimento.
La proposta progettuale, di seguito riportata, descrive in modo dettagliato l'approccio
metodologico e le modalità di realizzazione del Servizio, specificando le attività che si
intendono realizzare e la loro programmazione temporale.
Secondo l’ipotesi riportata, il Segretariato Sociale dell’Ambito territoriale di Gallipoli si
può realizzare attraverso la sinergia e l’interazione dei tre differenti livelli operativi:
- Segretariato Sociale
- sportelli sociali
- porte sociali
Il Segretariato Sociale d’Ambito, con sede presso il Comune capofila, in sinergia con il
Servizio Sociale professionale rappresenta il back office del Servizio; coordina l’attività di
sportelli e porte sociali dell’Ambito territoriale, in collaborazione con l’AUSL LE/2 - distretto
sanitario di Gallipoli - per i servizi socio-sanitari integrati; svolge funzioni di PUA (porta
unica di accesso) per i Servizi Sociali e socio sanitari dell’Ambito territoriale e di presa in
carico.
Gli operatori di back-office programmano, coordinano e monitorano il Servizio,
settimanalmente, anche con proposte di rimodulazione dello stesso.
In particolare il Segretariato Sociale agisce in modo sinergico con il sistema informativo dei
Servizi Sociali previsto dalla L.R. n. 17/0315, con i Servizi socio-sanitari della Azienda
15
Art. 11 (Sistema informativo) 1. La Regione, nell'ambito del sistema informativo dei servizi sociali di cui all'articolo 21 della l. 328/2000, in collaborazione con le Province e i Comuni, singoli e/o associati, istituisce il sistema informativo regionale. 2. Il sistema informativo dei servizi socio-assistenziali è strumento per la tempestiva acquisizione dei dati e delle informazioni necessarie alla conoscenza dei bisogni sociali finalizzata alla programmazione, alla gestione e alla valutazione delle politiche sociali.
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Sanitaria Locale, le strutture, le organizzazioni e i Servizi sociali e socio-sanitari promossi da
altri enti pubblici e privati, operanti sul territorio (Scuole, Caritas, fondazioni, IPAB,
associazioni, imprese sociali, gruppi di volontariato e auto-aiuto, patronati, ecc.).
Il Servizio viene assicurato con gli operatori comunali e del distretto sanitario di
Gallipoli (assistenti sociali e funzionari amministrativi).
Lo stesso può inoltre avvalersi della collaborazione di altre professionalità (sociologo
o qualifica equivalente, esperto informatico, comunicatore sociale, ecc.) idonee a svolgere con
competenza le funzioni di ricerca, sistematizzazione e diffusione delle informazioni e dei dati,
anche in relazione a particolari o specifiche iniziative. Uno degli operatori del back office
assume la funzioni di coordinatore del Servizio. Si ipotizza l’opportunità che questo incarico,
flessibile ed intercambiabile a seconda delle necessità, sia socializzato tra gli addetti ai lavori,
evitando investiture politiche.
Lo sportello sociale rappresenta il front office del Segretariato Sociale che garantisce
l'accesso al pubblico per un’ampia fascia oraria, con logistica e strumentazione adeguate,
secondo modalità e tempi che favoriscano l'accesso dei cittadini. È istituito in ogni Comune
nell’ambito dei Servizi Sociali ed opera in collaborazione e a stretto contatto con gli attori
della comunità ed in sinergia con il Servizio sociale comunale. Giorni ed orari di apertura
devno essere programmati e condivisi nella comunità in fase di predisposizione del progetto
esecutivo, con l’obiettivo di rendere fruibile il servizio e di favorire la massima operatività del
lavoro di rete. Lo sportello agisce, infatti in stretto raccordo operativo con tutti gli uffici e
3. Il Centro regionale di documentazione di cui all'articolo 4 della legge regionale 11 febbraio 1999, n. 10, assume la denominazione di Centro regionale di documentazione per le politiche sociali, opera quale centro regionale di raccolta ed elaborazione dati sulle problematiche sociali e può essere articolato per macro-tematiche. Nell'ambito del Centro regionale di documentazione per le politiche sociali opera, quale sezione autonoma del medesimo, il Centro regionale di documentazione e analisi per l'infanzia e l'adolescenza già istituito dalla l.r. 10/1999, in attuazione della legge 23 dicembre 1997, n. 451. La sezione provvede a raccogliere esclusivamente i dati relativi ai minorenni e collabora nell'elaborazione delle politiche sociali regionali in favore dei medesimi. 4. Nell'ambito del Centro regionale di documentazione per le politiche sociali è istituito l'Osservatorio regionale per le politiche sociali quale organismo tecnico scientifico di consultazione e sostegno alla programmazione regionale. 5. La Giunta regionale, con proprio regolamento, provvede a disciplinare il funzionamento del Centro regionale di documentazione e dell'Osservatorio regionale per le politiche sociali ed emana le direttive di coordinamento cui gli enti locali devono attenersi per la raccolta dei dati e per l'acquisizione, in particolare, di tutti gli elementi relativi: a) alla realizzazione della banca dati riferita ai servizi, progetti, alle risorse finanziarie e alla loro destinazione per aree d'intervento di attività; b) alla conoscenza dei bisogni sociali. (omissis) Art. 14 (Competenze delle Province) 1. Le Province, per il rispettivo territorio e con le modalità
definite nel piano regionale socio-assistenziale, concorrono: (omissis) b) alla raccolta delle conoscenze e dei dati sui bisogni e sulle risorse rese disponibili dai Comuni e da altri soggetti istituzionali ai fini dell'attuazione del sistema informativo regionale; (omissis) Art. 15 (Competenze della Regione) (omissis) o) organizza e coordina, in raccordo con le Province, il
sistema informativo dei servizi sociali; (omissis)
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servizi comunale (URP, Servizi Sociali, ecc) con i Servizi Sociali e socio-sanitari (pubblici e
privati), coordinandosi con gli altri sportelli sociali e con le porte sociali.
Le porte sociali costituiscono la rete del Segretariato Sociale. Rappresentano il punto
strategico per la promozione dei diritti di cittadinanza, per la partecipazione attiva e
responsabile, per la sussidiarietà solidale.
Le porte sociali, in stretto raccordo operativo con lo sportello sociale, collaborano con il front
office del Segretariato Sociale nella attività di promozione, di informazione del cittadino e
nella lettura dei bisogni della comunità. Esse si realizzano mediante accordi di collaborazione
e di partenariato, comprendenti protocolli operativi di lavoro in relazione alla specifica realtà
locale con il terzo settore: cooperative sociali, associazioni, volontariato, gruppi di mutuo
aiuto, parrocchie, patronati, etc.
In sintesi, il Segretariato Sociale, complessivamente e attraverso la sua articolazione
territoriale, assicura alla cittadinanza azioni di:
a) ascolto, informazione, orientamento del cittadino sulle opportunità esistenti
nell’ambito territoriale di Gallipoli per i servizi sociali e per le prestazioni socio-
sanitarie in rete;
b) distribuzione di modulistica ed azioni di accoglienza, filtro e smistamento di eventuali
domande;
c) avvio della prima fase dell'istruttoria amministrativa diretta alla verifica della
completezza della domanda e della documentazione per l’accesso alle prestazioni;
d) raccolta sistematica di dati e informazioni sui bisogni espressi e sulle prestazioni
erogate;
e) realizzazione di ricerche mirate sui bisogni sociali presenti nel territorio;
f) realizzazione di una banca dati informatizzata sulle risorse sociali e socio-sanitarie
disponibili nel territorio municipale (strutture, Servizi ed interventi);
g) raccolta, aggiornamento e diffusione di informazioni di carattere sociale e socio-
sanitario che possono risultare utili al cittadino;
h) preparazione di "dossier", "guide" e/o altri strumenti di sintesi delle informazioni
raccolte, al fine di favorire la partecipazione dei diversi attori sociali nella definizione
di strategie di intervento e nella formulazione di piani e programmi operativi,
rispondenti ai bisogni della popolazione presente sul territorio.
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PROGETTO MASTER DI SEGRETARIATO SOCIALE
LOGICA DI
INTERVENTO INDICATORI FONTI DI VERIFICA CONDIZIONI
OB. GENERALI
- Migliorare l’orientamento la consulenza e l’informazione ai cittadini
- Sostegno e potenziamento delle risorse individuali
- n. segnalazioni – richieste acquisite dai servizi sociali - n. richieste
disattese
- n. domande evase - n. clienti raggiunti dal servizio
- circolarità delle informazioni tra i servizi,
- collaborazione dei clienti,
- collaborazione da parte delle professionalità coinvolte
- collaborazione della e con la rete informale
OB. SPECIFICI
Ridurre l’ignoranza informativa
- diminuzione del n. di richieste non coerenti acquisite dai servizi socio-sanitari
- diminuzione della presa in carico
- n. di clienti che si rivolgono correttamente ai servizi fruendo delle prestazioni
- questionari di gradimento da somministrare
- informazioni di ritorno provenienti da altri servizi
- diminuzione delle richieste di intervento non congrue ai servizi socio-sanitari
- circolarità delle informazioni tra i servizi,
- collaborazione dei clienti,
- collaborazione da parte delle professionalità coinvolte
- collaborazione della e con la rete informale
RISULTATI ATTESI
Maggiore informazione
- maggiore autonomia del cliente nella scelta del servizio e nella fruizione del medesimo
- maggiore consapevolezza nella scelta del servizio
- maggiore orientamento nella rete di offerta dei servizi-risorse
- restituzione dei questionari di gradimento
- n. richieste pertinenti acquisite dal servizio
- protocolli operativi per la gestione dei dati;
- aggiornamento del dato;
- costruzione della banca dati;
ATTIVITÀ - Sportello di segretariato sociale
- Carta dei servizi - Monitoraggio - Banca dati - pubblicizzazione
del servizio - osservatorio
d’ambito in collegamento con la banca dati della provincia
- n. richieste pervenute
- n. domande evase
- n. domande soddisfatte
- n. soggetti raggiunti
COSTI - allestimento, informatizzazione e
pubblicizzazione del servizio €. 10.000;
- risorse professionali: €. 300.000 (n. 8 assistenti sociali, di cui n. 5 distaccate dai comuni dell’ambito a carico delle municipalità e n. 3 a convenzione a tempo pieno; tecnico informatico per la costruzione, la gestione e l’aggiornamento della banca dati; sociologo per l’elaborazione del dato fruibile a livello di riprogrammazione dei servizi territoriali e del servizio di segretariato).
PRECONDIZIONI- volontà politica - risorse
economiche - risorse
professionali - esistenza della rete
informale
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CAPITOLO IV
PROGETTO DI SEGRETARIATO SOCIALE RIVOLTO ALL’AREA RESPONSABILITÀ FAMILIARI E MINORI
LOGICA DI INTERVENTO
INDICATORI FONTI DI VERIFICA
CONDIZIONI
OB. GENERALI - Sostenere il ruolo genitorioale con l’uso d’informazioni volte al mantenimento di regole e responsabilità condivise
- diminuzione dei nuclei familiari separati
- diminuzione dei minori segnalati al TM
- diminuzione del gioco d’azzardo
- diminuzione dell’uso di bevande alcoliche, assunzione di stupefacenti
- diminuzione delle segnalazioni da parte delle forze dell’ordine
- forze dell’ordine. Servizi territoriali
- fonti informali
- famiglie
- rete territoriale di famiglie
- capacità di informazione e di sensibilizzazione da parte del servizio
- politiche integrate di prevenzione tra servizi
- rete tra servizi - cambiamento della
cultura e orientamento verso valori tesi al raggiungimento del benessere non solo materiale
OB. SPECIFICI - Potenziare il ruolo genitoriale
- informare sull’uso delle sostanze psicotrope (eroina, crack, fumo, tabacco, superalcolici
-
- capacità dei ragazzi dei saper ‘evadere’ senza ricorrere a comportamenti auto-lesivi
- maggiore uso e conoscenza del linguaggio dei ragazzi da parte dei genitori
- maggiore partecipazione nell’uso dei linguaggi informatici da parte dei genitori nei confronti dei ragazzi
- aumento della capacità da parte dei genitori di sostenere e supportare le scelte dei figli
- maggiore partecipazione ed attenzione, da parte dei genitori, nella gestione del tempo libero dei figli
- forze dell’ordine. Servizi territoriali
- fonti informali
- famiglie
- rete territoriale di famiglie
- capacità di informazione e di sensibilizzazione da parte del servizio
- politiche integrate di prevenzione tra servizi
- rete tra servizi - cambiamento della
cultura e orientamento verso valori tesi al raggiungimento del benessere non solo materiale
RISULTATI ATTESI
- riconoscimento delle capacità personali di autogestione dei ragazzi
- gestione del tempo libero in maniera responsabile e equilibrata da parte degli adolescenti
- maggiore senso di responsabilità da parte dei genitori nei confronti dei ragazzi
- crescita della responsabilità del ruolo genitoriale
- incremento delle forme socializzanti e degli spazi aggregativi per gli adolescenti
- riduzione dell’uso delle sostanze psicotrope da parte degli adolescenti
- forze dell’ordine. Servizi territoriali
- fonti informali
- famiglie
- rete territoriale di famiglie
- capacità di informazione e di sensibilizzazione da parte del servizio
- politiche integrate di prevenzione tra servizi
- rete tra servizi - cambiamento della
cultura e orientamento verso valori tesi al raggiungimento del benessere non solo materiale
ATTIVITÀ - coordinare i gruppi di vigilanza autogestiti di quartiere
- creazione di centri - individuazione tra i
ragazzi di tutor per la gestione delle attività aggregative
- n. di attività attivate in ordine alla costruzione di spazi e modalità aggregativi
- n. ragazzi coinvolti - n. iniziative spontaneamente
attivate dai ragazzi
COSTI - istituzione del
servizio di segretariato sociale con risorse umane e strumentali: € 150.000,00
PRECONDIZIONI - volontà politica - disponibilità al
cambiamento - disponibilità da parte
delle famigli e dei ragazzi della comunità nello sperimentarsi
-
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Testi G. ARENA, Un Nuovo modo di amministrare, Convenzione Nazionale della Sussidiarietà. Roma, 12 marzo 2004. O. DE LEONARDIS, In un diverso welfare. Sogni e incubi, Feltrinelli, Milano, 1998. C.GALLUCCI, Servizi Pubblici Locali, in Enciclopedia Giuridica Treccani 1999. A. MARTELLI, Politiche sociali: cultura organizzativa e contesto locale, Angeli, Milano, 2002. Leggi LEGGE 8 novembre 2000, n. 328, Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali. LEGGE REGIONALE 25 agosto 2003, n. 17 Sistema integrato d'interventi e servizi sociali in Puglia. D. LGS. 31 marzo 1998, n. 112 Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59. LEGGE 8 giugno 1990, Ordinamento delle autonomie locali. D. LGS. 18 agosto 2000, Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali.
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AAMMBBIITTOO DDII LLEECCCCEE (Comuni di Arnesano, Cavallino, Lecce, Lequile, Lizzanello, Monteroni, San
Cesario, San Donato di Lecce, San Pietro in Lama)
Argomento oggetto della tesina:
Il Servizio di Segretariato Sociale neell’’Ambito di Lecce
IIll SSeerrvviizziioo ddii SSeeggrreettaarriiaattoo SSoocciiaallee nnellll’AAmmbbiittoo ddii LLeeccccee
verso la Porta Unica di Accesso vveerrssoo llaa PPoorrttaa UUnniiccaa ddii AAcccceessssoo Operatori partecipanti:
DI TONDO Dorotea Ass. Sociale – Comune di Lecce
LATTANTE Eugenia Ass. Sociale – Comune di Lizzanello
PARLANGELI Agostina Ass. Sociale – Comune di Monteroni
SERIO Deborah Ass. Sociale – Comune di Surbo
MELLO Giulia Ass. Sociale – AUSL LE/1
MORCIANO Gaetana Ass. Sociale – AUSL LE/1
QUARTA Carla Ass. Sociale – Provincia di Lecce
VERARDI Lorenzo Ass. Sociale – Provincia di Lecce
ZECCA Fabiola Ass. Sociale – Provincia di Lecce
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INDICE Premessa I Capitolo Analisi del territorio
a) Caratteristiche strutturali della popolazione b) Bisogni del territorio c) Risorse del territorio;
II Capitolo Il Segretariato sociale previsto nel piano di zona dell’ambito di Lecce
Riflessioni, problematicità e potenzialità;
III Capitolo La Porta Unica di Accesso
a) Integrazione socio-sanitaria: punti critici e punti di forza b) Quadro logico del progetto PUA;
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PREMESSA Il gruppo di lavoro dell’Ambito di Lecce, partecipante al Corso di Formazione sul Segretariato Sociale, è composto tutto da assistenti sociali provenienti: dai Comuni n. 4 + 1 uditore; dalla AUSL n. 2 + n. 2 uditori; dalla Provincia n. 3 + 2 uditori. È opportuno evidenziare che si è lavorato molto bene in gruppo e che le occasioni di incontro sono state utili sia per approfondire i temi trattati dai docenti, sia per confrontarsi sulle esperienze in atto e sia per chiarire le procedure e le modalità indicate nel Piano di Zona per la realizzazione del Servizio di Segretariato Sociale. Dalle considerazioni fatte nel corso delle riunioni è emerso che il Segretariato Sociale si intende come un servizio in grado di rispondere all’esigenza primaria dei cittadini di avere informazioni complete in merito ai diritti, alle prestazioni, alle modalità di accesso e alle risorse sociali disponibili nel territorio, nella logica dell’integrazione reale tra Comuni e AUSL, anche con la collaborazione della Provincia, per la realizzazione del Sistema Integrato di Interventi e Servizi Sociali. Esso deve essere, pertanto, il servizio che garantisce le seguenti funzioni:
• unitarietà di accesso; • uguaglianza nel diritto di accesso; • capacità di ascolto; • orientamento, accompagnamento e consulenza; • facilitazione dei percorsi di fruizione dei servizi; • filtro; • monitoraggio e osservatorio; • trasparenza nel rapporto tra cittadino e servizi/istituzioni.
La Porta Unica di Accesso, in particolare, risponde alla crescente domanda di un sistema integrato dei servizi, e alla complessità dei bisogni dei cittadini, capace di garantire una stretta e diretta relazione fra il cittadino/utente e il sistema socio-sanitario integrato, di fornire risposte globali e di favorire l’orientamento fra i vari servizi ottimizzandone l’utilizzazione. Il servizio, inoltre, dovrebbe riservare particolare attenzione alle fasce di popolazione più fragili e a rischio di esclusione sociale, gruppi e soggetti per i quali deve essere attivata un’attività informativa, di sostegno e accompagnamento mirata per assicurare la reale fruizione dei servizi e uguale diritto di accesso agli stessi.
La tesina si articolerà, pertanto, in tre capitoli: 1. Analisi dei bisogni e delle risorse, attraverso una sintesi e rilettura del lavoro
realizzato con il Piano Sociale di Zona; 2. Approfondimento e riflessioni sul servizio di segretariato sociale già previsto nel
Piano Sociale di Zona; 3. Verso la Porta Unica di Accesso: punti critici e punti di forza dell’integrazione socio-
sanitaria. Quadro logico del progetto.
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CAPITOLO I
CARATTERISTICHE STRUTTURALI DELLA POPOLAZIONE L’Ambito Territoriale di Lecce è costituito da dieci Comuni: Lecce (sede del distretto socio-sanitario e capofila dell’Ambito), Arnesano, Cavallino, Lequile, Lizzanello, San Cesario di Lecce, San Donato di Lecce, San Pietro in Lama, Monteroni, Surbo – con una popolazione complessiva di 168.211 abitanti (Servizi demografici Comunali - aggiornamento al 31.12.2003) e una superficie di 410 Km quadrati, che fa dell’Ambito di Lecce il più popoloso ed esteso di tutta la provincia. Esso risulta caratterizzato dal dualismo fra la Città capoluogo (Lecce), con gli aspetti demografici e socio economici propri di una realtà urbana di medie dimensione (oltre 90.000 abitanti), e gli altri nove Comuni di piccole dimensioni (la popolazione complessiva di tutti è di n. 77.911 unità), con le relative identità socio demografiche. I dati relativi alla superficie e alla popolazione residente dimostrano la particolare specificità: n. 5 Comuni (50%) hanno una popolazione residente inferiore ai 10.000 abitanti (Arnesano, Lequile, San Cesario di L., San Donato di L., San Pietro in Lama); n. 4 Comuni hanno una popolazione residente superiore ai 10.000 abitanti e inferiore ai 15.000; n. 1 Comune (Lecce), capoluogo della provincia supera i 90.000 abitanti. Il 52,81% della popolazione è costituito da donne e il 47,19% da uomini.
Fra i Comuni dell’Ambito, Lecce (53,66%) e San Pietro in Lama (54,04%) registrano il più alto tasso di presenza femminile rispetto a tutti gli altri Comuni, il cui dato in percentuale è uniforme (51 – 52%). Passando ad analizzare la popolazione residente possiamo distinguere tre grandi classi di età: • da 0 a 17 anni = n. 27.777 (16,55%) • da 18 a 64 anni = n. 109.136 (64,90%) • da 65 in poi = n. 29.952 (18,55%). Tale quadro schematico, analizzato in rapporto ai dati demografici degli anni precedenti, conferma un dato generale, relativo ai minorenni, superiore al dato nazionale, denotando una differenza in percentuale della città di Lecce (15,75%), rispetto alla media degli altri Comuni, compresa fra il 18 e il 22%. Più uniforme fra i Comuni dell’Ambito è il dato statistico della popolazione fra i 18 e i 64 anni, con oscillazioni di modesta rilevanza. Per quanto riguarda la fascia di popolazione degli ultra sessantacinquenni, l’analisi dinamica registra un costante aumento della percentuale, allineandosi al fenomeno generale della società italiana, di senilizzazione della popolazione con i conseguenti riflessi sulla domanda sociale e sui relativi servizi, necessari a soddisfare i vari bisogni, differenziati nella quantità e qualità: vanno sottolineate le percentuali relative ad Arnesano (19,42%), Lecce (19,40%), San Cesario di L. (19,93%), San Pietro in Lama (20,69%). I nuclei familiari presenti sono complessivamente n. 65.591, così distribuiti: • famiglie con n. 1 componente = n. 18.602 (28,36%) • famiglie con n. 2 componenti = n. 15.134 (23,07%) • famiglie con n. 3 componenti = n. 13.573 ( 20,70%) • famiglie con n. 4 componenti = n. 13.709 (20,90%) • famiglie con n. 5 o più componenti = n. 4.573 (6,97%).
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Il dato relativo ai nuclei familiari con meno di tre componenti risulta più consistente per la città di Lecce rispetto agli altri Comuni, a conferma della influenza della realtà urbana di media grandezza sulla organizzazione strutturale e funzionale della famiglia. In particolare, per quanto riguarda i nuclei familiari monopersonali distinti per classi di età dei componenti si riscontra una notevole incidenza in percentuale per la classe 30 – 59 anni (soprattutto per i Comuni di Cavallino, Lecce, Surbo) con valori superiori al 40%, nonché per la classe settantacinque anni e oltre (soprattutto per i Comuni di Arnesano, Monteroni, San Donato di L., San Pietro in Lama) con valori superiori al 43%. Nei Comuni dell’Ambito, risiede una popolazione immigrata di n. 3.336 unità, di cui n. 689 minorenni e n. 1.604 donne, tale da richiedere interventi mirati necessari a favorire i processi di integrazione; il fenomeno riguarda principalmente la Città di Lecce e i Comuni più vicini e direttamente collegati (Cavallino, Lequile, Monteroni, San Cesario di L.). Un dato significativo del contesto immigratorio, non tanto sul piano numerico quanto su quello della problematicità, è costituito dalla presenza dei minori “non accompagnati”, che provengono in prevalenza dall’Albania. Da rilevare, inoltre, la presenza di una comunità Rom collocata presso il Comune capoluogo in un campo-sosta di proprietà comunale che ospita 215 persone. I nuclei familiari immigrati sono complessivamente n. 1.578, di cui n. 846 (53,62%) sono monopersonali, n. 218 (13,82%) sono composti da due persone, n. 179 (11,35%) da tre componenti, n. 193 (12,24%) da quattro persone e n. 142 (8,97%) da più di cinque componenti. A completamento dell’analisi è utile aggiungere altri indicatori statistici dell’Ambito:
L’indice di vecchiaia dei residenti in valori percentuali è fra i più alti a livello regionale (oltre130,0).
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L’indice dei minori sul totale dei residenti con valori percentuali è fra i più bassi in Puglia (da 12,0 a 14,9 per la classe di età da 0 a 14 anni, da 15,0 a 17,9 per la classe di età da 0 a 17 anni). L’indice del carico totale della popolazione residente in valori percentuali è fra i più bassi in Puglia (da 49,0 a 45,9). L’indice del potenziale di lavoro della popolazione residente in valori percentuali è fra i più alti in Puglia (da 68,0 in poi). La densità abitativa (n. di residenti per abitazione occupata) oscilla da 2,8 a 3,0.
ANALISI DEI BISOGNI E DEI SERVIZI L’attività di conoscenza dei bisogni e di monitoraggio dei servizi esistenti, ha coinvolto le Istituzioni Pubbliche (Amministrazioni Comunali, Provincia, A.US.L. Le/1, Centro per l’Impiego, I.P.A.B.), le associazioni di categoria e tutti i numerosi soggetti del terzo settore operanti a livello di Ambito. In particolare, al fine di ottenere un’analisi dettagliata della realtà sociale esistente, si è privilegiato un approccio tematico alle relative problematiche, distinguendole, sulla base delle singole aree di intervento previste dal Piano Sociale Regionale.
1. Responsabilità familiari I servizi dell’Ambito finalizzati alla consulenza ed al sostegno alla genitorialità, sono stati attivati in 4 Comuni, ai sensi della Legge 285/97 e della L.R. 10/99; solo nel Capoluogo è attivato il servizio di mediazione familiare .
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Si rileva la presenza di un’unica struttura residenziale in favore di donne in difficoltà o vittime di abuso, localizzata nel Comune di Lecce. In sintesi si deducono i seguenti bisogni emergenti:
Accompagnamento per le famiglie e formazione per le coppie; ⇒ ⇒ ⇒
Sostegno alla genitorialità; Reperimento di famiglie disponibili all’affidamento.
punti di forza • Presenza di servizi/interventi di sostegno alle famiglie seppur in forma sperimentale • Presenza di una rete strutturata di rapporti tra pubblico e privato, sociale e sanitario • Buona specializzazione del privato sociale
punti di debolezza • Temporaneità dei servizi/interventi legati all’attuazione di specifici progetti attivati ai
sensi della Legge 285/97 • Non omogeneità di copertura dei servizi sull’intero Ambito • Carenza di servizi pubblici a tempo pieno per l’infanzia e per i minori
2. Politiche per i Minori Le politiche relative all’infanzia e all’adolescenza hanno ricevuto un notevole impulso grazie alla Legge n. 285/97 ed alla Legge Regionale n. 10/99, con la destinazione di risorse finanziarie per i piani territoriali di intervento e per la progettazione locale. In particolare, i servizi attivati hanno riguardato:
• interventi domiciliari di aiuto, di sostegno e di educazione al ruolo genitoriale; • servizi e prestazioni per la promozione di diritti e opportunità per tutti i bambini e gli
adolescenti. Inoltre, dall’analisi dei dati si evidenzia che gli interventi, più frequentemente richiesti, riguardano in particolar modo i sostegni economici per gli affidi (realizzati a Lecce, Lequile, Monteroni e Surbo), l’assistenza educativa domiciliare, le attività ricreative e di socializzazione extrascolastiche, le attività estive, gli asili nido (n°5 di cui 3 nel capoluogo), le ludoteche (n° 2 nei Comuni di Lecce e San Cesario) ed i centri socioeducativi diurni (presenti solo in due Comuni) che rispondono in modo limitato alla domanda sociale, in particolare per la fascia di età 14-18 anni. Si è evidenziato, inoltre, l’importanza di supportare la famiglia nei rapporti con le istituzioni scolastiche, per la fascia di età 6-12 anni. Risulta evidente che i bisogni dei minori spesso sono imprescindibili da quelli della famiglia, e, pertanto, si rilevano i seguenti bisogni prioritari:
• Servizi domiciliari e di aiuto al ruolo genitoriale; • Esigenza di conciliare i tempi di lavoro dei genitori con gli orari di apertura dei
servizi pubblici rivolti all’infanzia ed ai minori; • Servizi per la prima infanzia e servizi di aggregazione rivolti ai preadolescenti.
punti di forza • Presenza di servizi/interventi per i minori, seppur insufficienti • Presenza attiva e strutturata del privato sociale
punti di debolezza • Carenza di luoghi di aggregazione per minori e adolescenti • Scarsa integrazione tra le agenzie educative del territorio • Scarsa integrazione tra i servizi sociali e socio-sanitari.
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3. Persone Anziane Nei Comuni dell’Ambito Zona di Lecce si evidenzia l’aumento del numero di anziani che contribuiscono attivamente alla vita sociale e che offrono un valido sostegno alle relazioni parentali, sia nel “prendersi cura” della famiglia e dei nipoti, sia sul piano economico-finanziario (data, sempre più, la precarietà delle situazioni occupazionali e lavorative dei diversi membri, nonché la prolungata permanenza dei figli all’interno dei nuclei d’origine). L’offerta di Servizi nell’Ambito ha riguardato: consulenza ed assistenza sociale; assistenza domiciliare, sociale ed integrata; trasporto sociale; centri sociali per anziani autosufficienti; attività ricreative e soggiorni climatici per anziani; erogazione di contributi economici ad integrazione del reddito o delle rette di ricovero. I bisogni emersi risultano:
• Permanenza nel proprio ambiente di vita, autonomia dell’anziano e maggiore sicurezza
• Assistenza domiciliare, nelle sue varie forme (ADI – ADP – ADS) • Centri diurni per anziani parzialmente o non autosufficienti, con particolare
riferimento agli affetti da patologie invalidanti come l’Alzheimer • Potenziamento dei Centri sociali • Facilitazione dell’accesso ai servizi.
punti di forza
• Presenza di servizi di assistenza domiciliare, seppur attuata in forma differenziata sul territorio dell’Ambito
• Discreta offerta di opportunità socioricreative per gli anziani autosufficienti • Sperimentazione di rapporti di collaborazione tra pubblico e privato
punti di debolezza • Mancanza di prassi operative consolidate che integrino in rete i diversi attori pubblici
e privati • Differenti criteri di accesso, di compartecipazione ai costi, di erogazione dei servizi • Assenza di Servizi residenziali e semiresidenziali pubblici per anziani non
autosufficienti.
4. Persone con Disabilità Dall’analisi quantitativa e qualitativa dei dati, viene rilevata una realtà molto carente in termini di offerta di servizi, sia per i disabili gravi che meno gravi. In particolare si evidenzia l’assenza di strutture per il “Dopo di Noi”, in vista del momento in cui la famiglia non sarà più in grado di prestare assistenza. Insufficienti, risultano i servizi diurni socio-educativi e riabilitativi. Molto presente in quest’area, è la realtà del libero associazionismo promosso soprattutto dalle stesse famiglie spinte dal reale e pressante bisogno. La domanda prevalente che il territorio raccoglie è di aiuto domiciliare e di sollievo ai compiti di cura, oltre che di un efficace servizio di trasporto per le attività di riabilitazione e lavorative. Solo 5 Comuni dell’Ambito realizzano attività di socializzazione e attività estive per disabili, non rispondendo in ogni caso all’intera domanda sociale. I bisogni emergenti riguardano essenzialmente:
• servizi residenziali per disabili gravi; • interventi domiciliare e /o di sostegno alla famiglia;
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• servizio di trasporto; • Centri Diurni a sostegno delle famiglie.
punti di forza
• Presenza di Servizi/Interventi di sostegno alle famiglie dei disabili provenienti dall’area del Volontariato
• Esperienze positive, ma sporadiche, di integrazione tra pubblico e privato, sociale e sanitario
punti di debolezza • Carenza di servizi residenziali e socioeducativi diurni • Trasporto carente e poco flessibile • Temporaneità di interventi specifici • Carenza di attività di mutuo-aiuto tra le famiglie e di gruppi di auto-mutuo-aiuto.
5. Dipendenze Dai dati risultano n. 760 casi in carico al SERT, e si evince un incremento dei consumatori parallelamente all’aumento delle tipologie di sostanze. È stata rilevata, inoltre, la presenza di nuove forme di dipendenza legate a comportamenti patologici (ad es. gioco d’azzardo, disturbi alimentari, Internet, etc…), che non riguardano specifiche categorie di soggetti rientranti nella devianza sociale. Si evidenziano le seguenti difficoltà:
• Servizi che forniscono risposte settoriali, prevalentemente sanitarie • Interventi educativi nelle Scuole, episodici e disorganici • Interventi di formazione professionale, che, raramente, producono inserimenti
lavorativi • Scarsa sinergia tra Comunità Terapeutiche e servizi territoriali • Lavoro centrato più sull’urgenza del danno che su interventi preventivi pianificati.
6. Salute mentale Le profonde trasformazioni che hanno caratterizzato il settore psichiatrico dalla Legge n. 180/78 ad oggi, hanno modificato, anche sul territorio dell’Ambito di Lecce, l’approccio alle problematiche della salute mentale, attraverso la creazione di una rete di servizi pubblici e privati, ambulatoriali, semiresidenziali e residenziali, per la gestione di interventi preventivi, terapeutici e riabilitativi. Il settore psichiatrico, tuttavia, conserva vari punti di criticità, dovuti anche all’incremento, quantitativo e qualitativo, delle patologie mentali e della conicità psichiatrica, oltre che alla riduzione delle risorse economiche e professionali disponibili. A fronte dei bisogni emergenti e della domanda espressa la risposta risulta essere inadeguata in merito a:
• Inserimenti lavorativi • Inserimenti socio – terapeutici • Comunità alloggio e/o gruppi appartamento • Prestazioni residenziali, centri diurni terapeutico – riabilitativi, attività socio –
riabilitative.
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punti di forza • Iniziative promosse dal privato sociale.
punti di debolezza • Integrazione socio sanitaria e tra pubblico e privato.
7. Contrasto alla povertà
I fattori principali che determinano situazioni di povertà e marginalità sociale scaturiscono da condizioni oggettive di difficoltà sociali, tra cui lo stato di disoccupazione, lo stato di salute precario, i nuclei monoparentali o composti da un solo genitore con figli, l’inadeguatezza abitativa, il nucleo familiare numeroso e il basso livello di istruzione. Tali fattori mettono i soggetti in condizioni di particolare fragilità socio-economica e concorrono a determinare lo stato di povertà, che, a livelli reiterati, porta a percorsi assistenziali cronici. Una riflessione ulteriore va rivolta al problema delle povertà estreme e delle persone senza fissa dimora, fenomeno questo, soprattutto, presente nella città capoluogo. punti di forza
• Risorse impegnate dalle singole Amministrazioni Comunali • Attività assistenziali svolte dalle Associazioni di volontariato (Caritas ed altri
organismi) punti di debolezza
• Inadeguatezza degli interventi istituzionali • Difficoltà a realizzare forme di intervento alternative alla logica assistenziale.
8. Politiche sociali giovanili
Dall’analisi, quantitativa e qualitativa dei dati rilevati, riferita all’anno 2003, risulta che solo in quattro Comuni dell’Ambito sono presenti Servizi Informagiovani, i quali hanno evidenziato un accesso di circa 1000 utenti. Tuttavia, attualmente, anche altri Comuni hanno attivato Servizi Informagiovani, tenuto conto del notevole aumento delle richieste in tal senso e dell’alto tasso di disoccupazione (che già nell’anno 2003 si attestava al 26,8%). La necessità di lavoro regolare e l’occasione di percorsi di formazione professionale, sono considerati bisogni emergenti e diffusi. Inoltre, una istanza pressante che proviene dall’universo giovanile, è la valorizzazione del “tempo libero” inteso come opportunità d’incontro esperenziale autonomo e come momento di acquisizione e trasferimento di abilità e competenze. punti di forza
• Presenza di realtà associative (sportive, culturali, ricreative) in ogni Comune dell’Ambito
• Offerta Didattico-Scolastica e Formativa curriculare ed attività socio-educative e ricreative extra curriculari diversificate, promosse dai diversi Istituti di Istruzione Secondaria Superiore, tendenti a valorizzare il protagonismo giovanile e lo sviluppo di abilità e competenze
• Offerta di opportunità formativo-lavorative, promosse dal Centro per l’Impiego di Lecce, rivolte alla fascia giovanile, in un’ottica di integrazione Comunitaria
punti di debolezza • Assenza di politiche giovanili strutturate
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• Carenza di esperienze di protagonismo giovanile • Debolezza dei raccordi fra le Istituzioni e fra queste ed il territorio • Inadeguatezza delle risposte istituzionali in merito ai bisogni dei giovani.
Interventi per l’Immigrazione Dalla rilevazione dei dati è emerso che solo due Comuni dell’Ambito ed in particolare il Comune Capofila hanno erogato servizi e messo a disposizione risorse al fine di supportare l’inserimento della popolazione immigrata, tra cui uno sportello di informazione/consulenza, un centro di accoglienza per donne con figli, un centro di documentazione e promozione all’intercultura. Con riferimento agli aspetti scolastici, si è evidenziata l’esigenza della presenza di mediatori linguistico-culturali capaci di seguire il percorso scolastico dei ragazzi facendo da cerniera tra scuola, famiglia e i servizi territoriali. Altra esigenza emersa è la regolarizzazione del lavoro dalla quale derivano le condizioni per l’integrazione nel tessuto sociale. Sono state inoltre evidenziate le notevoli difficoltà di reperimento di alloggi in fitto. Le emergenze rilevanti riguardano essenzialmente il bisogno di:
• Incentivare il sostegno linguistico • Incrementare la conoscenza delle norme vigenti nello Stato ospitante • Potenziare gli aiuti sia in termini economici che di facilitazione per l’accesso a
strutture in particolare quelle sanitarie • Incrementare le offerte lavorative e di formazione lavoro • Prevenire la devianza
punti di forza • Scolarizzazione di minori immigrati con particolare riferimento alla etnia ROM • Presenza di servizi pubblici di informazione e consulenza • Presenza delle associazioni degli immigrati
punti di debolezza • Servizi insufficienti rispetto alle esigenze • Carenza di aiuti economici per fini abitativi • Carenza di mediatori linguistico-culturali nelle scuole, nei posti di lavoro ecc.
Considerazioni Un primo elemento che emerge dall’analisi dei bisogni e delle risorse, fatta con il Piano di Zona, è l’assenza di un sistema di rilevazione e analisi del dato sociale, che proviene dalla mancanza di una cultura del “dato”. Non si conoscono bene tutte le risorse della comunità locale, le potenzialità presenti e le forze sociali disponibili a collaborare con gli enti locali I Servizi presenti non sono supportati da strategie integrate di sviluppo e qualificazione che, attraverso la ricerca-formazione-azione, garantiscano il continuo aggiornamento degli stessi Servizi e rafforzino le sinergie tra operatori pubblici e privati, sociali e socio-sanitari, tra cittadini e istituzioni. L’organizzazione di un Sistema Integrato di Interventi e Servizi Sociali deve per forza partire da un buon sistema di rilevazione e analisi dei bisogni e delle risorse e deve rispondere alle seguenti esigenze:
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• organizzazione di un sistema informativo unitario; • raccordo e integrazione tra i Servizi; • circolarità delle informazioni; • sportelli comunali per la rilevazione e l’aggiornamento dei dati; • formazione di operatori qualificati per la raccolta dati; • elaborazione di modulistica specifica e di schede di rilevazione; • analisi e restituzione dei dati.
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CAPITOLO II
Il Piano Regionale delle Politiche Sociali, tra i servizi essenziali da garantire ai cittadini, prevede il Segretariato Sociale quale prima postazione per l’accesso al sistema integrato locale, rappresentando, pertanto, lo strumento fondamentale per fidelizzare i cittadini alle Istituzioni e per garantire agli stessi un sistema di interventi efficace ed efficiente basato su principi di qualità ed eguaglianza.
In questo capitolo si vuole approfondire ed analizzare il servizio di Segretariato Sociale così come esposto nel Piano di Zona di Lecce, di seguito riportato. Piano Sociale di Zona: Il Segretariato Sociale Professionale “Con la L. 328/2000, e la L.R. 17/2003, si è introdotto un sistema integrato triennale di interventi e di servizi sociali, che fissi i livelli essenziali dei servizi e le priorità, unifichi le diverse fonti di finanziamento, e indichi i margini per la programmazione della spesa. E’ un sistema di servizi universalistico, aperto a tutti, ma a cui accedano prioritariamente i soggetti in condizione di povertà, di difficoltà (universalità selettiva –art. 2 comma 2 L.R. 17/03). Per evitare che i cittadini, specialmente deboli, o meno informati, o, ancora, che si trovino temporaneamente in situazioni di fragilità, esauriscano le loro energie nel procedere, per tentativi ed errori, nella ricerca di risposte adeguate ai propri bisogni, scoraggiati nella ricerca di aiuto, a causa di barriere organizzative e burocratiche, e per rimuovere le disuguaglianze nell’accesso, questo Ambito, come previsto dal Piano Regionale, istituisce e assicura lo Sportello di cittadinanza (Sportello unico d’accesso)- Segretariato Sociale Professionale. Con sede presso il Comune Capofila, esso si sviluppa e si articola funzionalmente in dieci front-office territoriali, uno per ciascun Comune dell’Ambito, attivi secondo tempi e modi definiti dal Coordinamento Istituzionale, sentito l’Ufficio di Piano. Nella sola Città di Lecce, in considerazione delle cospicue dimensioni, il front-office municipale si articola, a sua volta, in cinque sportelli circoscrizionali, presso le sedi dei cinque quartieri. Ha funzioni di:
• informazione, orientamento, consulenza, relazioni con i cittadini/utenti; • sportello di tutela dei diritti di cittadinanza, anche attraverso la diffusione della Carta
di Cittadinanza, e l’accoglimento di eventuali reclami dei cittadini circa la gestione dei servizi del sistema integrato;
• Sportello Unico di Accesso ai Servizi, con ricezione e filtro delle domande, e riscontro formale delle medesime;
• Porta Unitaria di Accesso (PUA) al sistema integrato socio-sanitario, d’intesa con l’AUSL, e con l’apporto di risorse professionali da quest’ultima individuate.
Consta di un’equipe o staff di tecnici dei servizi sociali appositamente selezionati, e formati, quali addetti di segretariato, e di uno o più Assistenti Sociali, individuati dal Coordinamento Istituzionale, oltre che, allorquando si realizzi la PUA di operatori specifici, individuati dall’AUSL. Si avvale, inoltre, dell’apporto tecnico-professionale degli assistenti sociali della Provincia di Lecce, di cui al Progetto Sovrambito PIANIFICAZIONE E GOVERNANCE DELLE POLITICHE SOCIALI per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali e per la promozione dell’inclusione sociale e dei diritti di cittadinanza. È coordinato, sotto il profilo tecnico-organizzativo, con avvicendamento periodico semestrale, da uno degli Assistenti Sociali facenti parte del Servizio Sociale Professionale di Ambito.
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Compete al Coordinamento Istituzionale regolarne il funzionamento, individuarne e sostituirne i componenti ed il coordinatore tecnico protempore. Il Segretariato Sociale Professionale, come articolato, è connesso in rete da un sistema informativo unitario che permetta un continuo flusso delle istanze e delle informazioni tra il Comune Capofila, i singoli Comuni, e il territorio, ed, in particolare, tra i cittadini ed il Servizio Sociale Professionale di Ambito, chiamato ad approntare la risposta alle istanze pervenute, attraverso l’offerta di prestazioni e interventi specifici. Quindi, mentre compete al Segretariato la ricezione della domanda e il riscontro formale a quest’ultima, è impegno del Servizio Professionale di Ambito, provocato dall’istanza giunta al front-office del Segretariato, predisporre e gestire l’intervento mirato richiesto e darne comunicazione al front-office medesimo. In virtù del monitoraggio delle informazioni di flusso, è possibile strutturare una banca dati comune, implementabile da parte degli operatori di tutti gli enti coinvolti, oltre che individuare regole e procedure condivise evolute per l’accesso e l’erogazione dei servizi all’utenza. Lo scambio di informazioni si attua, dapprima, mediante utilizzo della connessione internet, quindi, attraverso una rete intranet, opportunamente attivata. L’Ambito, inoltre, intende promuovere la creazione di un vero e proprio portale, che, oltre a garantire una efficiente gestione dei flussi informativi a livello di back office, tramite la definizione di diversi profili accessibili con password, possa anche fungere da sportello on line per gli utenti, che, contemporaneamente, potranno essere ragguagliati sulla gamma di servizi offerti e presentare le istanze per l’accesso agli stessi.”
Considerazioni Quanto indicato nel Piano di Zona rende sommariamente l’idea di cosa sia il Servizio di Segretariato Sociale e come vada organizzato, e sembra confuso in più punti:
1. si parla di sportello unico, di sportello di cittadinanza e di segretariato sociale come se fossero sempre la stessa cosa. Allo stesso modo si parla di carta di cittadinanza senza indicare, neppure in seguito, cosa si intenda e come verrà elaborata, facendo nascere, legittimamente, il dubbio se i cittadini verranno realmente coinvolti oppure se trattasi di una semplice dichiarazione di intenti o ancor peggio se la si confonde con la carta dei servizi. Tuttavia è auspicabile che si protenda verso lo sportello sociale di cittadinanza e la carta di cittadinanza.
2. le funzioni del Segretariato Sociale indicate non sono tutte tali: • lo sportello non è una funzione, mentre, sono da considerare tali quelle
indicate come “tutela dei diritti di cittadinanza” “ricezione e filtro delle domande”;
• la Porta Unica di Accesso non è una funzione del Segretariato Sociale ma la naturale evoluzione di un servizio sociale che si integra con i servizi socio-sanitari (meglio sarebbe con i servizi sanitari);
3. non si ha idea di quanti operatori necessita il servizio in tutte le sue diramazioni, e come questi verranno selezionati e formati: l’operatore di sportello dovrebbe possedere specifiche competenze e capacità:
• conoscenza del sistema-rete dei servizi • valutazione e discernimento della domanda • capacità di accoglienza, ascolto, comprensione, collocazione nel quadro
delle risorse. 4. è assurdo ritenere che il coordinamento del servizio si possa realizzare “con
avvicendamento periodico semestrale” da un assistente sociale individuato di volta in volta dal Coordinamento Istituzionale tra quelli operanti nei Comuni.
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L’avvicendamento avrebbe senso solo se, da una attenta valutazione, emergesse la non adeguatezza del coordinatore.
5. non sono esplicitate le competenze del coordinatore. 6. non è chiaro se le indicazioni di sostituzione degli operatori di sportello devono
pervenire dal coordinatore del servizio oppure se il Coordinamento Istituzionale decide discrezionalmente e autonomamente.
7. non è chiaro se le attrezzature e i locali per l’attivazione degli sportelli siano già disponibili, se il sistema informativo unitario è già disponibile oppure è ancora da attivare, e, quindi, a carico di chi? Il collegamento internet lo garantisce ogni singolo Comune oppure l’Ambito? E la rete intranet sarà attivata a carico dell’Ambito o dei singoli Comuni? Meglio sarebbe anche indicare i tempi per la realizzazione.
8. dalla lettura risulta che il Segretariato Sociale si rapporti esclusivamente con il Servizio Sociale professionale, come se tutte le istanze debbano comunque pervenire a quest’ultimo e non anche ad altri servizi territoriali.
9. Non è indicato come si realizzerà l’interazione tra il Servizio di Segretariato e gli altri servizi territoriali, i tempi e i modi per la elaborazione di protocolli operativi e della modulistica richiesta, a chi compete farlo;
10. in riferimento al “monitoraggio delle informazioni di flusso” si dice che “è possibile strutturare una banca dati comune”, facendo intendere che ciò potrebbe anche non avvenire; ci si chiede, quindi, da chi e da cosa dipenderà la costituzione della stessa, che sembrerebbe indispensabile dal momento che si dice, anche, di voler attivare “una rete intranet” ;
11. è opportuno sottolineare che pur avendo indicato, erroneamente, la Porta Unica di Accesso come funzione specifica del Segretariato Sociale, non viene assolutamente illustrato come verrà realizzata, in quali tempi e modi e chi dovrà occuparsi.
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CAPITOLO III
La Porta Unica di Accesso rappresenta lo sforzo delle amministrazioni locali e sanitarie per assicurare l’uguaglianza nell’acceso ai servizi e la tutela dei diritti sociali e civili dei cittadini, garantendo informazione, orientamento, accompagnamento e consulenza. Il servizio dovrebbe riservare particolare attenzione alle fasce di popolazione più fragili e a rischio di esclusione sociale, gruppi e soggetti per i quali deve essere attivata un’attività informativa, di sostegno e accompagnamento mirata per assicurare la reale fruizione dei servizi e uguale diritto di accesso agli stessi. Il Piano Regionale delle Politiche Sociali sottolinea che “ ... nel nuovo sistema di welfare gli interventi socio-sanitari rappresentano un impegno ineludibile degli enti locali a garanzia di diritti che presuppongono la centralità e l’univocità della persona, e che richiedono, per trovare appropriata ed adeguata risposta, la definizione di percorsi unitari di accoglimento della domanda, di presa in carico e di intervento. L’integrazione sociosanitaria è pertanto una opzione strategica, che deve essere valutata su diversi piani (quello istituzionale, quello gestionale e quello professionale) in quanto la sola in grado di promuovere risposte unitarie a bisogni complessi del cittadino. ... In particolare per quanto riguarda le prestazioni sociali a rilevanza sanitaria, numerosi appaiono gli ambiti di collaborazione per una programmazione congiunta tra AUSL e Comuni, così come espresso dall’art. 3 comma 2 del DPCM 14.02.01, che fa riferimento ai seguenti interventi: a) gli interventi di sostegno e promozione a favore dell’infanzia, dell’adolescenza e delle responsabilità familiari; b) gli interventi per contrastare la povertà nei riguardi dei cittadini impossibilitati a produrre reddito per limitazioni personali o sociali; c) gli interventi di sostegno e di aiuto domestico familiare finalizzati a favorire l’autonomia e la permanenza nel proprio domicilio di persone non autosufficienti; d) gli interventi di ospitalità alberghiera presso strutture residenziali e semiresidenziali di adulti e anziani con limitazioni dell’autonomia, non assistibili a domicilio; e) gli interventi, anche di natura economica, atti a favorire l’inserimento sociale di soggetti affetti da disabilità o patologia psicofisica o da dipendenza, fatto salvo quanto previsto dalla normativa vigente in materia di diritto al lavoro dei disabili; f) ogni altro intervento qualificato quale prestazione sociale a rilevanza sanitaria ed inserito tra i livelli essenziali di assistenza secondo la legislazione vigente.” Definisce, altresì, la Porta Unica di Accesso al sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali e sociosanitari, quale servizio territoriale “per garantire a tutti i cittadini un accesso unico e una lettura integrata dei bisogni di cui è portatore, senza dovere duplicare le richieste ad AUSL e Comune, ogni qualvolta la rispettiva situazione di disagio e di difficoltà richieda una valutazione ed un intervento integrati”. Per realizzare la Porta Unica di Accesso è necessario, quindi, che i Comuni dell’Ambito di Lecce e l’Azienda USL LE/1 concordano nel ritenere la persona/cittadino come il protagonista principale degli interventi da realizzare, portatore, allo stesso tempo, di esigenze complesse ed articolate e di risorse che coinvolgono entrambe le istituzioni. Tutto ciò richiede che si avvii un reale processo innovativo di integrazione socio-sanitaria con una fattiva sinergia tra operatori, servizi, istituzioni, che superi la logica della casualità e settorialità che ha caratterizzato il passato. Pertanto, a breve termine, è indispensabile formare un gruppo di lavoro integrato, tra operatori dei Comuni e della AUSL, in collaborazione con la Provincia, (si potrebbe già partire dagli operatori del presente gruppo) per elaborare dei
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protocolli operativi che stabiliscano le modalità di integrazione tra i servizi socio-assistenziali e socio-sanitari e le procedure di intervento. In merito al processo innovativo, si ritiene indispensabile garantire la formazione comune e continua di tutti gli operatori dei servizi che miri a favorire il cambiamento culturale necessario per creare un Sistema Integrato di Interventi e Servizi in grado di aiutare il cittadino nei momenti di difficoltà senza farlo sentire un passivo fruitore. La Porta Unica di Accesso diviene, in questa logica, la “vetrina” attraverso cui il cittadino vede il Sistema Integrato e le possibili soluzioni alle proprie esigenze. Gli operatori del front-office, adeguatamente formati, devono possedere capacità di accoglienza, ascolto, comprensione, collocazione nel quadro delle risorse territoriali, oltre che una adeguata conoscenza del Sistema-rete. Il servizio, previsto come essenziale e obbligatorio dal Piano Regionale delle Politiche Sociali, non va sottovalutato e semplicemente attivato in quanto imposto dalla normativa, ma costituisce il fulcro di tutto il Sistema che deve rappresentare l’immagine dell’efficienza e della qualità espressa dal Sistema Integrato e, quindi, dalle Istituzioni. Tra i componenti del gruppo è emersa l’esigenza, sollecitata da “voci” del territorio, di chiarire se la Porta Unica di Accesso si rivolge esclusivamente ai cittadini che chiedono di accedere ai soli servizi socio-sanitari integrati, oppure integra e implementa i servizi di accesso organizzati separatamente dai Comuni (Segretariato Sociale) e dalla AUSL (CUP o accesso diretto). La risposta univoca e unanime è stata che la Porta Unica di Accesso deve essere l’unico servizio di accesso al Sistema Integrato, articolato in sportelli unici di accesso in ogni Comune dell’Ambito. La Porta Unica di Accesso, pertanto, svolge le seguenti funzioni:
• unitarietà di accesso; • uguaglianza nel diritto di accesso; • capacità di ascolto; • orientamento, accompagnamento e consulenza; • facilitazione dei percorsi di fruizione dei servizi; • filtro; • monitoraggio e osservatorio; • trasparenza nel rapporto tra cittadino e servizi/istituzioni.
La Porta Unica d’Accesso si configura come una struttura che gestisce informazioni dettagliate, aggiornate e personalizzate sulle risorse presenti nel territorio, e sulle procedure e modalità per accedervi e che risponde all’esigenza primaria dei cittadini di:
a) avere informazioni complete in merito ai diritti, alle prestazioni, alle modalità di accesso ai servizi;
b) conoscere le risorse disponibili nel territorio in cui vivono, che possono risultare utili per affrontare esigenze personali e familiari nelle diverse fasi della vita.
Finalità della PUA è quella di garantire il diritto all’informazione di tutti i cittadini, conformemente alla logica universalistica sottesa al nostro sistema di welfare, rispetto alle opportunità esistenti e all’offerta di servizi sociali e sociosanitari presenti sul territorio, gestiti dal pubblico, dal privato e dal privato sociale, alle procedure per accedervi ed alle relative normative. È necessario che le persone e le famiglie con situazioni di bisogno più acuto o in condizioni di maggiore fragilità siano messe in grado di poter accedere ai servizi rivolti a tutti, oltre che eventualmente a misure e servizi specificamente dedicati. A questo scopo non basta definire graduatorie di priorità che potrebbero, da sole, avere persino un effetto di segregazione sociale. Occorre soprattutto sviluppare azioni positive miranti a facilitare e incoraggiare
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l’accesso ai servizi e alle misure disponibili. Tali azioni dovranno riguardare la messa a punto di strumenti di informazione adeguati, di modalità di lavoro sociale (al contempo attive e rispettose della dignità e delle competenze dei soggetti), di misure di accompagnamento che compensino le situazioni di fragilità e valorizzino le capacità delle persone e delle loro reti sociali e familiari La PUA rientra tra le misure e le strategie più complessive, messe in atto dagli Enti locali e dalla AUSL, mirate a garantire l’equità e favorire l’accessibilità “a coloro che hanno più bisogno e perciò più titolo ad accedere al sistema integrato affinchè non vengano esclusi o, comunque, non siano ostacolati da barriere informative, culturali o fisiche nell'accesso ai servizi e agli interventi specificamente loro dedicati e a quelli universalistici.” (…) “È quindi un livello informativo e di orientamento indispensabile per evitare che le persone esauriscano le loro energie nel procedere, per tentativi ed errori, nella ricerca di risposte adeguate ai loro bisogni” (PSN, 3 aprile 2001)
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QUADRO LOGICO
Logica di intervento Indicatori Fonti di verifica Condizioni OBIETTIVI GENERALI
Informazione e orientamento in merito ai diritti, alle prestazioni, alle modalità di accesso al Sistema Integrato di Interventi e Servizi Sociali
• n. di cittadini che si rivolgono al servizio;
• n. di cittadini che si rivolgono al servizio sbagliato;
• n. di ore lavorative/ anno;
• n. di pratiche espletate
Documentazione sportello
Collaborazione tra Comuni e AUSL; sensibilizzazione e coinvolgimento dei cittadini; coinvolgimento delle risorse territoriali, pubbliche e private;
OBIETTIVI SPECIFICI
Facilitazione dell’accesso alla rete dei servizi; promozione dell’autodeterminazione del cittadino; garanzia delle pari opportunità; messa in rete dei servizi; uso appropriato dei servizi
• n. di contatti; • n. di accessi ai servizi; • n. di richieste improprie; • n. di operatori coinvolti; • n. di servizi coinvolti; • n. di cittadini
svantaggiati che si rivolgono al servizio;
• n. di richieste di chiarimento;
• n. di ritorni di persone con le stesse richieste;
• grado di soddisfazione.
Condivisione degli obiettivi progettuali; condivisione dei protocolli operativi; professionalità e formazione degli operatori; sensibilizzazione e coinvolgimento dei cittadini; collaborazione tra Comuni e AUSL.
RISULTATI ATTESI
Aumento delle conoscenze dei cittadini; collaborazione tra i servizi del Comune e della AUSL; informazioni pertinenti e complete; orientamento dei cittadini ai servizi competenti;
• n. di richieste pervenute; • n. di invii presso i
servizi; • riduzione dei tempi di
attesa; • riduzione dei tempi di
richiesta; • n. di cittadini che
ritengono le risposte esaustive;
• grado di soddisfazione.
Professionalità e formazione degli operatori; condivisione della documentazione necessaria all’accesso ai servizi; schede partecipazione e collaborazione degli attori coinvolti; sensibilizzazione e coinvolgimento dei cittadini svantaggiati; collaborazione tra Comuni e AUSL.
ATTIVITÀ Gestione del front-office; accoglienza, ascolto, informazione, orientamento; disbrigo pratiche; elaborazione, compilazione, documentazione e archiviazione pratiche e schede di accoglienza; divulgazione materiale informativo; monitoraggio e aggiornamento banca dati.
RISORSE Locali facilmente accessibili con arredi e attrezzature idonee; personale multiprofessionale formato; banca dati; rete internet ed intranet.
PRECONDIZIONI Accordo tra Comuni e AUSL; Protocolli operativi; strutturazione degli sportelli a livello comunale; abbattimento barriere architettoniche; elaborazione della Carta dei Servizi.
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AAMMBBIITTOO DDII MMAAGGLLIIEE (Comuni di Bagnolo del Salento, Cannole, Castrignano dei Greci, Corigliano d’Otranto, Cursi, Giurdignano, Maglie, Melpignano, Muro Leccese, Otranto, Palamrigi, Scorrano)
Argomento oggetto della tesina:
Il Segretariato Sociale e il Segretariato di Servizzio Sociale:
IIll SSeeggrreettaarriiaattoo SSoocciiaallee ee iill SSeeggrreettaarriiaattoo ddii SSeerrvviiziioo SSoocciiaallee::
due percorsi coonnn un unico obiettivo dduuee ppeerrccoorrssii cco uunn uunniiccoo oobbiieettttiivvoo
Operatori partecipanti:
CARACCIOLO Giuseppa Istruttore Amm.vo – Comune di Corigliano
d’Otranto
CAROFALO Maria Pia Ass. Sociale – Provincia di Lecce
DE FABRIZIO Maria Consiglia Responsabile biblioteca e servizi
socioculturali – Comune di Castrignano de’
Greci
GIANFREDA Marisa Istruttore Amm.vo – Comune di Muro
Leccese
MASTROBERARDINO Valeria Ass. Sociale – AUSL LE/2
VERO Luigi Istruttore Amm.vo – Comune di Scorrano
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Indice Introduzione Capitolo I
Definizione di Servizio Pubblico: il Segretariato sociale come servizio pubblico.
Capitolo II
Lettura dei bisogni ed utilizzazione delle risorse nell'ambito n.2 di Maglie
Paragrafo 2.1. Analisi della Popolazione Paragrafo 2.2. Il sistema dei bisogni Capitolo III
Definizione di Segretariato Sociale e Segretariato di Servizio Sociale
Paragrafo 3.1. Il Segretariato Sociale Paragrafo 3.2. Il Segretariato di Servizio sociale Paragrafo 3.3. Due Servizi, un unico obiettivo
Capitolo IV Il Sistema Informativo dei Servizi Sociali Paragrafo 4.1. Segretariato Sociale e Sistema informativo
Paragrafo 4.2. Raccolta delle informazioni e sistema informativo Paragrafo 4.3. Processi decisionali e raccolta delle informazioni ai sensi del Codice della Privacy Paragrafo 4.4. Criteri di costruzione
Capitolo V Progetto master di Segretariato nelle aree di intervento: anziani/disabili e immigrati.
Bibliografia
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INTRODUZIONE
Il nostro gruppo ha incontrato notevoli difficoltà nell’avvio del lavoro in quanto formato da
diverse figure professionali ( due assistenti sociali e 4 amministrativi), con percorsi formativi
e culturali differenti, che si sono più volte scontrate su questioni di carattere operativo.
Ovviamente, nel caso specifico del Segretariato Sociale, la visione del servizio era
decisamente molto diversa: una prettamente amministrativa, l’altra più tecnica e
professionale.
Anche le differenti conoscenze professionali, relative ad un servizio strutturato in maniera
diversa attraverso la personale esperienza di vari anni di lavoro, non ha certamente contribuito
a facilitare l’unità di intenti, elemento necessario e basilare per l’inizio di un lavoro condiviso.
Durante il secondo modulo, la tensione nell’ambito del nostro gruppo era al massimo livello,
tanto da coinvolgere l’intera assemblea dei corsisti, acuendo il divario formativo tra Assistenti
Sociali (in maggioranza in quel contesto) e impiegati amministrativi. La presenza, tra i
corsisti, di dirigenti dei servizi sociali (amministrativi) non ha certamente favorito il
chiarimento di ruoli e competenze.
L’aiuto richiesto alla docente si è concretizzato in una sollecitazione alla mediazione che,
come al solito, veniva richiesta alla figura professionale maggiormente addestrata ad
esercitare tale ruolo.
Da tale lavoro di mediazione, scaturisce il titolo ed il secondo capitolo della nostra tesi.
Infatti, sia per tentare di trovare un punto di incontro ( che, peraltro, all’inizio è stato
sistematicamente contestato), sia per utilizzare, al meglio, le scarne risorse dei comuni del
nostro ambito, si è ritenuto opportuno prevedere due modalità organizzative del Segretariato
Sociale, fatte salve le specificità professionali, con finalità abbastanza simili, anche se non
identiche.
Si è ritenuto opportuno, comunque, iniziare dall’analisi dei bisogni del territorio,
relativamente alle aree delle popolazioni target individuate per la successiva stesura del
progetto Master e, successivamente, delineare l’organizzazione di un Sistema Informativo,
che tenga presente il Codice della Privacy come importante riferimento legislativo, e che
assicuri la circolarità delle informazioni anche usufruendo di strumenti informatici e siti web.
Il lavoro, pur usufruendo di specifiche formazioni professionali, è stato realizzato in gruppo,
in numerosi incontri durante i quali ogni capitolo è stato a lungo discusso e contestato fino ad
arrivare faticosamente alla convergenza dei consensi, spesso molto precari.
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Nelle ultime fasi dell’attività, il gruppo ha trovato un maggiore equilibrio che ha consentito
una serena revisione di tutto il lavoro svolto e la stesura del progetto master in un clima di
sereno confronto.
Valeria Mastroberardino
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CAPITOLO I
IL SERVIZIO PUBBLICO:
Il Segretariato Sociale come Servizio Pubblico
Il Servizio Pubblico è un'attività di interesse generale o collettivo, esercitata da un'istituzione
pubblica o sotto il suo controllo.
Il Segretariato Sociale è un servizio pubblico di base volto alla conoscenza dei bisogni
sociali e all’informazione sulle risorse presenti nel territorio. Nel Segretariato Sociale sono
comprese le attività con valenza generale e finalizzate ad una prima valutazione ed
orientamento della domanda/bisogno, nonché organizzazione della risposta al bisogno stesso.
Il servizio, al quale ha accesso tutta la cittadinanza, ha le seguenti caratteristiche :
- rivolgersi all’intera comunità
- essere gratuito
- riferirsi ad una vasta gamma di esigenze informative
- essere compresente ed indipendente con gli altri servizi sociali di base
- essere orientato alle esigenze ed alla specificità del territorio
- essere dotato di una sede, di personale e attrezzatura propria
Il Segretariato Sociale, quindi, assolve alle funzioni:
a) di informazione, ed aiuto personale agli utenti:
1. informazioni sulla natura e sulle procedure per accedere alle varie risorse del
territorio nonché sulla legislazione esistente ;
2. informazioni sulle norme e sulle prassi che regolano la realizzazione dei servizi;
3. aiuto personale diretto a facilitare l’espletamento delle procedure necessarie per
ottenere le prestazioni ;
4. segnalazione e smistamento, ove possibile, delle richieste di prestazione ai servizi e/o
agli Enti competenti;
b) di osservatorio sociale sulla situazione globale del territorio:
1. raccolta dati sui bisogni sociali oggettivamente emergenti in base alle richieste
2. individuazione di determinate carenze di servizi e delle relative cause
3. informazioni, anche alle Amministrazioni, sui servizi presenti sul territorio e
valutazione del loro funzionamento.
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CAPITOLO II
Lettura dei bisogni ed utilizzazione delle risorse nel
piano di zona dell'Ambito n. 2 di Maglie.
L'organizzazione di un servizio di segretariato sociale, affinché sia adeguato alle esigenze del
territorio, deve iniziare da una approfondita analisi della popolazione e dei bisogni, finalizzata
alla ottimale utilizzazione delle risorse, per offrire dei servizi efficaci ed efficienti.
Paragrafo 2.1. Analisi della popolazione
CARATTERISTICHE STRUTTURALI DELLA POPOLAZIONE.
Una prima analisi viene fatta rilevando la distribuzione anagrafica sui Comuni del Distretto
della zona socio-sanitaria della A.U.S.L. Le/2 comprendente 12 Comuni: Maglie, Bagnolo,
Cannole, Corigliano d’Otranto, Castrignano dei Greci, Cursi, Giurdignano, Muro Leccese,
Melpignano, Otranto, Palmariggi, Scorrano, per una popolazione complessiva, al 31/12/2003,
di 56.092 unità, ripartita in una percentuale di 47,65% maschi e 52,35% femmine.
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La tabella che segue esplicita la popolazione del distretto per singolo comune:
COMUNI
POPOLAZIONE
MASCHI
FEMMINE
Maglie 15.273 7.145 8128
Bagnolo 1.873 913 960
Cannole 1.734 828 906
Castrignano 4.184 2.003 2.181
Corigliano 5.731 2.676 3.055
Cursi 4.175 2.015 2.160
Giurdignano 1.784 846 938
Melpignano 2.204 1.050 1.154
Muro 5.219 2.487 2.732
Otranto 5.456 2.645 2.811
Palmariggi 1.589 770 819
Scorrano 6.870 3.351 3519
TOTALE 56.092 26.792 29.363
(Fonte Uffici Demografici Comunali)
I comuni del distretto sono delle realtà abbastanza piccole, ad eccezione di Maglie, unica
cittadina con una popolazione superiore ai 15.000 abitanti. In tutti gli altri si registra
una popolazione, che, in alcuni casi, non raggiunge i 2.000 abitanti.
Particolarmente significativa può essere la rilevazione condotta in base alle fasce d’età
come esemplificato dalla tabella seguente:
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FASCE DI ETA’
COMUNI 0-5 anni
6- 10 anni
11-14 anni 15-17 anni 18-29 anni 30-64 anni 65-74 anni 75 anni e
oltre TOT.
COMUNE
Maglie 748 694 645 477 2.496 7.217 1.696 1.300 15.273
Bagnolo 112 101 87 54 307 850 186 176 1.873
Cannole 90 69 60 43 312 816 186 158 1.734
Castrignano 205 226 191 144 694 1.959 485 280 4.184
Corigliano 297 326 268 227 915 2.645 600 453 5.731
Cursi 264 218 174 166 729 1.963 406 255 4.175
Giurdignano 88 92 77 64 306 840 192 125 1.784
Melpignano 128 86 109 88 352 1.001 278 162 2.204
Muro L. 235 251 164 189 787 2.447 609 537 5.219
Otranto 297 246 220 169 975 2.698 493 358 5.456
Palmariggi 81 54 52 46 211 794 216 135 1.589
Scorrano 356 303 417 269 1.234 3.159 669 463 6.870
TOTALE 2.901 2.666 2.464 1.936 9.318 26.389 6.016 4.402 56092
PERC. 5,17% 4,75% 4,39% 3,45% 16,61% 47,05% 10,73% 7,85% 100,00%
(Fonte: uffici demografici comunali)
Ciò che appare subito evidente è che la fascia di età, che comprende il maggior numero
di cittadini, è quella compresa fra i 30 ed i 64 anni, che costituisce poi quella che più
rappresenta la comunità locale.
Un altro elemento significativo è rappresentato dalla tabella seguente che indica la
composizione numerica dei nuclei familiari in ogni comune del bacino.
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Comuni Nuclei familiari totali 1 comp. 2 comp. 3 comp. 4 comp. 5 o più comp.
Maglie 5.493 1.316 1.302 1.166 1.254 455
Bagnolo 644 108 165 137 172 62
Cannole 655 146 184 131 143 51
Castrignano 1.430 277 339 276 369 169
Corigliano 2.132 531 493 408 524 176
Cursi 1.439 318 341 312 354 114
Giurdignano 663 120 154 121 191 77
Melpignano 805 181 200 168 185 71
Muro Leccese 1.870 429 440 379 472 150
Otranto 2.422 791 543 447 490 151
Palmariggi 578 120 138 133 132 55
Scorrano 2.219 382 449 469 581 338
Totale 20.350 4.719 4.748 4.147 4.867 1.869
(Fonte: uffici demografici comunali - 2003)
Un dato molto significativo riguarda le persone ultra-settantacinquenni che
costituiscono l’8% della popolazione totale dell’ambito. Ne scaturisce che gli anziani
sono la fascia demografica più esposta ai rischi della solitudine e dell’abbandono.
L’invecchiamento demografico, quindi, rappresenta, un fattore cruciale di significativa
trasformazione della società; esso va considerato cogliendo l’aspetto dell’impatto
sociale, ossia sotto il profilo di nuovi e crescenti bisogni di assistenza.
Un altro aspetto da analizzare del nostro territorio, è quello del rapporto delle
comunità locali con gli stranieri che si sono insediati nel corso degli anni.
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Sappiamo che la popolazione Europea e quella italiana, in particolare, tende a diventare
sempre più un “melting pot”, una realtà multirazziale in continuo cambiamento.
In Puglia risiede il 2,80% degli immigrati presenti in Italia,dove il numero di maschi è
superiore a quello delle femmine.
Per la struttura della popolazione e l'analisi dei bisogni si prenderanno in esame
solo le aree anziani/disabili e immigrati, oggetto del progetto master (capitolo 5
della tesina).
Il Comune con il maggior numero di stranieri è Maglie che, tra quelli considerati, è il centro
con il maggior numero di abitanti, perciò il numero di stranieri è proporzionale al numero di
residenti totale, seguito immediatamente da Corigliano. In quest'ultimo Comune però, non è
stato possibile procedere ad una rilevazione precisa in grado di evidenziare il numero di
donne e minori.
Altra caratteristica importante da considerare è la composizione di questa fascia demografica.
Ci troviamo di fronte, tranne rari casi, ad una proporzione un po’ sbilanciata fra uomini,
donne e minori, il che porta a pensare che si tratta non tanto di veri e propri nuclei familiari,
quanto singole persone giunte nel nostro territorio alla ricerca di un lavoro e di un maggiore
benessere economico.
Per quanto riguarda la provenienza, la maggior parte degli stranieri proviene principalmente
da Albania, ex Jugoslavia, Tunisia e Marocco.
Paragrafo 2.2. IL SISTEMA DEI BISOGNI SOCIALI
Dall’analisi dei bisogni del territorio è emerso che le esigenze delle persone e delle famiglie,
sono enormemente diversificate ed in continua trasformazione ed evoluzione.
Analisi dei bisogni
I bisogni sociali registrano una costante crescita, sia dal punto di vista quantitativo che
qualitativo, a causa della struttura demografica profondamente mutata, delle nuove
configurazioni dei rapporti familiari, dei diversi modi di produrre e consumare. Nel nostro
territorio, vecchie e nuove contraddizioni sociali, povertà, fenomeni di dipendenza, di
emarginazione, di esclusione coesistono con l’estensione dei bisogni legati all’evoluzione
della domanda di “benessere sociale”. Tali bisogni si inseriscono nel territorio delle nostre
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comunità (il nostro ambito), nei luoghi nei quali si esprimono una pluralità di esigenze e,
contemporaneamente, una pluralità di risorse umane, progettuali e finanziarie.
Per fronteggiare adeguatamente tanti e diversificati bisogni è necessario sviluppare ed
accrescere la responsabilità di “tutti gli attori sociali” attraverso una rete di coordinamento, di
integrazione e di partecipazione, nonché l’attivazione di azioni responsabilizzanti e
concertative, utilizzando, in pieno, tutte le risorse presenti sul territorio, compreso il Terzo
Settore.
Occorre altresì che la qualità dei servizi sia migliorata e che gli interventi siano tempestivi.
In molte situazioni i nostri Servizi sono costretti ad intervenire nella fase dell’emergenza,
perché non si è riusciti a prevenire i rischi di esclusione, creando il “burnout” negli operatori, e
un sentimento di abbandono nel cittadino, anche in considerazione della totale assenza di
strutture territoriali in grado di offrire ospitalità in situazione di urgenza e della cronica
carenza di personale.
E’ necessario, invece, che gli interventi siano inseriti nell’ambito di progetti di prevenzione
dal rischio di esclusione e di percorsi sociali integrati che interessino e coinvolgano
costantemente le politiche del territorio (sanitarie, urbanistiche, abitative, scolastiche e dei
servizi all’utenza, della formazione al lavoro, dell’ambiente, dei trasporti, delle pari
opportunità).
Quest'esigenza è emersa sia dalla lettura dei bisogni che dall’evoluzione strutturale della
popolazione.
E’ proprio dal confronto e dalla lettura dei bisogni del territorio che si è evidenziata la
necessità di individuare obiettivi e strategie congrui rispetto ai dati rilevati ed alle priorità
espresse dalle forze sociali, politiche, dagli operatori e dagli utenti.
Un bisogno forte e primario è il creare un piano regolatore dei servizi sociali quale strumento
necessario per la lettura delle politiche cittadine dal punto di vista della domanda sociale.
Troppo spesso si assiste ad una sovrapposizione di servizi e troppo spesso gli interventi sociali
restano confinati nella sfera assistenziale, senza una reale integrazione di percorsi di
formazione e di politica attiva nel territorio.
Il processo di definizione del piano di zona del distretto di Maglie ha fatto emergere, dal
confronto con gli altri attori sociali attivi nel territorio, diverse problematiche e la necessità di
attivare percorsi sperimentali ed innovativi nel rispetto dei principi normativi.
La più grossa criticità è costituita dalla mancanza di una “banca dati” cui attingere per la
elaborazione di un sistema rispondente alle esigenze del territorio.
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Il primo Piano di Zona dovrà garantire i servizi fino ad oggi erogati, migliorandoli ed
estendendoli ad altri utenti, avendo come punto di riferimento la centralità del cittadino.
L’analisi dei bisogni, perle aree in oggetto, consente di puntualizzare meglio quanto sino ad
ora affermato.
AREA ANZIANI
Il Piano Regionale per le politiche sociali ed il Piano Nazionale degli interventi e dei Servizi
Sociali 2001-2003, hanno evidenziato una forte crescita della popolazione ultra
sessantacinquenne. Le problematiche sociali legate alla terza età assumono, pertanto, carattere
prioritario per le Istituzioni locali e per l'intera comunità, e comportano la necessità, di
promuovere nuove strategie e risposte ai bisogni emergenti.
BISOGNI
La popolazione con più di sessantacinque anni residente nel Distretto socio-sanitario di
Maglie (Le), è pari a 18,58/% della popolazione residente, valore questo, molto vicino alla
media nazionale (18% ), mentre il numero dei nuclei composti da una sola persona, nella
fascia di età oltre i 65 (n. 2.623), è pari al 12,88% del totale delle famiglie residenti nel
Distretto.
Il fenomeno dell'invecchiamento si accompagna, quasi sempre, ad una progressiva instabilità
della salute, che si traduce in una perdita parziale o totale dell'autosufficienza, con
conseguente emarginazione o esclusione sociale .
Gli anziani, purtroppo, scontano un forte mutamento nei rapporti tra le generazioni: sono
utilizzati quando sono in grado di occuparsi e di accudire i nipoti, ma, nel momento in cui
viene meno la loro autosufficienza e quindi richiedono un minimo sostegno nelle loro
attività giornaliere, si tende a isolarli.
Il desiderio di non abbandonare le mura domestiche, poi, è molto diffuso tra gli anziani del
nostro territorio e, molte volte , assicurare l'assistenza per lo svolgimento delle elementari
faccende quotidiane,permetterebbe loro di rendersi autosufficienti. Il territorio dovrà essere,
quindi, il principale gestore dei bisogni socio-sanitari nel contesto di appartenenza dei soggetti
interessati,creando stabili ed efficaci sinergie e collaborazioni tra servizi, reti familiari,
associazioni, enti e volontariato .
E’ indispensabile predisporre una rete di servizi domiciliari e di aiuto alla persona e alla
famiglia che consenta,di migliorare la qualità della vita dell'anziano, limitando le negatività
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sociali, psicologiche ed economiche legate all’età e permettendo all’anziano di non
abbandonare la propria residenza.
AREA DISABILI
L'Handicap, secondo la classificazione della OMS, divulgata nel 1980, è la "condizione di
svantaggio conseguente ad una menomazione o ad una disabilità che nel soggetto limita o
impedisce l'adempimento del ruolo normale in relazione all'età, sesso e fattori socio-
culturali".Nell'ambito degli interventi relativi alla disabilità, la Legge quadro sull'handicap (
104/92), ha posto le basi per un cambiamento culturale e delle politiche sociali; nello
specifico la L.R. n.10/97 “norme per la prevenzione, la riabilitazione l’integrazione sociale
dei portatori di handicap” aveva come obiettivo di disciplinare il settore e limitare le
istituzionalizzazioni e i ricoveri ospedalieri, tramite azioni congiunte ed integrate tra
interventi sanitari e sociali.
Poiché la gestione delle problematiche dei diversamente abili, investe le competenze di vari
settori (sanità, pubblica istruzione, servizi sociali, trasporti, formazione professionale,
mondo del lavoro), le difficoltà per la piena attuazione della legge sono state notevoli e, di
conseguenza, si è intervenuti in modo settoriale e parcellizzato e l’obiettivo della piena
integrazione è stato disatteso.
Tale situazione è da attribuire:
- alla cultura basata sul pregiudizio relativamente all'handicap che ha caratterizzato, sino
agli anni ‘ 90 ed oltre, le popolazioni meridionali e quindi anche il nostro ambito;
- alle difficoltà degli operatori sociali, sanitari, scolastici e del mondo del lavoro e del
volontariato, di lavorare in modo sinergico ed integrato, per confusioni operative, per
carenza di metodologie adeguate e per la mancanza di una programmazione e
pianificazione sociale - sanitaria in ambito territoriale.
L'aspetto psico-sociale, che determina invece la qualità della vita della persona svantaggiata,
è stato ignorato in tutti i protocolli terapeutici di intervento, determinando la ghettizzazione
del soggetto diversamente abile e costringendolo alla dipendenza dai familiari, finché ci
sono. La Legge quadro sull'handicap (104/92), la legge quadro di riforma del sistema dei
servizi sociali (L. 328/2000) e la L.R. n.17/2003 hanno segnato una svolta storica importante
nell'evoluzione delle politiche sociali nei confronti della disabilità, pertanto l'approccio
medico si dovrà integrare funzionalmente con quello sociale, producendo modelli sinergici
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di intervento e protocolli operativi multiprofessionali che affrontino l'handicap come
problema sociale nel suo insieme.
BISOGNI
Da indagini nazionali si può stimare che le persone disabili, in Italia, superano i 2.500.000 di
cui il 47,7% tra gli ultra ottantenni. Il sesso femminile è il più colpito.
Dall'analisi della distribuzione territoriale, si rileva un'accentuazione del fenomeno nell'Italia
meridionale ed insulare e, di conseguenza, anche nella nostra Regione.
Poiché l’attuale sistema informativo dei servizi sociali e sanitari è carente, non si possono
avere dati esaustivi e coerentemente attendibili circa la presenza, il numero e le caratteristiche
delle persone portatrici di handicap nel nostro territorio. Tuttavia è indubbio che l’onere della
gestione della quotidianità del disabile ricade esclusivamente sulla famiglia.
Bisogni riconducibili all'età evolutiva:
• sostegno psicologico per il disabile e la propria famiglia;
• servizi per la diagnosi,cura e riabilitazione ;
• sostegno socio-assistenziale per la gestione della quotidianità in ambito familiare
ed anche scolastico;
• integrazione in attività extra-scolastiche anche di carattere ludico/sportivo ed
associativo;
• sostegno economico;
• servizi di trasporto .
Bisogni riconducibili all'età adulta:
• formazione ed inserimento lavorativo;
• aggregazione sociale e sportiva ;
• sostegno alternativo alla famiglia in situazioni di particolari gravità (servizi
residenziali e semiresidenziali);
• assistenza domiciliare sociale e sanitaria;
• servizio di trasporto;
INTERVENTI PER GLI IMMIGRATI.
I movimenti migratori dai paesi extracomunitari verso l’Europa occidentale costituiscono una
delle maggiori problematiche di emergenza e sicurezza sociale. Una simile tendenza ha
cominciato a prendere piede in Europa agli inizi degli anni ’70 e si è andata evolvendo
portando ad una crescita dei flussi d'ingresso della popolazione extracomunitaria, regolare e
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clandestina, nelle città metropolitane dei paesi occidentali, e facendo nascere comportamenti
e fenomeni di intolleranza razziale.
Le politiche intraprese nei vari Paesi a favore dei migranti hanno rappresentato, nel tempo, un
quadro diversificato, i cui obiettivi di controllo e di indirizzo della situazione socio –
economica e demografica differenziano nettamente progetti definibili di “integrazione” degli
stranieri in rapporto all’utilità della singola economia da posizioni più frammentate, indotte da
situazioni di emergenza, da scarsa pianificazione e regolamentazione.
L’Italia, dopo essere stata per oltre un secolo terra di emigrazione, è diventata, nel corso degli
anni ’90, meta di un flusso migratorio sempre più travolgente e consistente, ed anche se è
vero che oggi non esiste Paese che non sia interessato da fenomeni e movimenti migratori, per
l’Italia, così come per il nostro Ambito, in particolare per Otranto, ciò rappresenta una
questione nuova.
Occupando la parte più ad est della penisola salentina e rappresentando la terra più ad Oriente
d’Italia, così da giustificare le definizioni di “terra di confine”, “porta d’Oriente” o “balcone
sul Mediterraneo”, il nostro Ambito è luogo tradizionale di incrocio di rotte e in gran parte
storia di confronto con altre terre e con altri popoli e questo ha determinato elementi positivi e
negativi: i primi nella veste dell’incontro e della valorizzazione delle differenze, i secondi in
quella del conflitto, delle dominazioni e delle stragi. E’ soltanto a partire dalla considerazione
di questo carattere duplice della storia di questa terra che è possibile riflettere in maniera
problematica intorno al concetto di accoglienza dei salentini. La storia degli sbarchi nel
territorio di Lecce e, quindi, dell’accoglienza, è anche la storia di un continuo adattamento ad
una situazione iniziale in cui tutto era affidato all’organizzazione dei singoli.
Si è trattato di un processo lento e per nulla scontato che, se da un lato ha messo in luce la
buona volontà dei singoli, dall’altro ha anche rivelato contraddizioni e disfunzioni, soprattutto
nel rapporto con le istituzioni.
BISOGNI
Le coste della Provincia di Lecce, ed in particolare la spiaggia della cittadina di Otranto, data
la vicinanza con l’Albania, sono state interessate dagli sbarchi di persone provenienti dai paesi
balcanici e da gran parte delle zone di crisi di tutto il continente asiatico.
Si trattava, prevalentemente, di piccole imbarcazioni che trasportavano gruppi di albanesi,
curdi, afgani e, sempre più spesso, indiani e cingalesi che sfuggivano a persecuzioni o a
situazioni di estrema povertà. Tuttavia, gli sbarchi erano continui e ponevano problemi di
gestione quotidiana del territorio.
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Corso di formazione “Il segretariato sociale: funzioni, regole, organizzazione”
In questo Ambito territoriale sono presenti circa 246 immigrati che percentualmente
rappresentano una esigua presenza in riferimento alla popolazione residente (56.092) ma che,
comunque, portano alla necessità di migliorare le opportunità di inserimento, integrazione e
promozione delle persone immigrate e delle loro famiglie con azioni finalizzate all’emersione
delle condizioni di disagio, all’attivazione delle risorse della comunità e all’adeguamento delle
risposte sociali.
All’interno dell’Ambito, in particolare nel Comune di Corigliano d’Otranto, si è costituita e
consolidata una piccola comunità di extracomunitari che hanno trovato e affrontato grandi
disagi per insediarsi; ad oggi questa comunità conta una sessantina di persone, compresi donne
e bambini.
Tra le tante necessità rappresentate è emerso il bisogno di un riconoscimento e di un esercizio
dei diritti fondamentali, in condizioni di parità con i cittadini italiani e soprattutto di una tutela
dell’identità culturale religiosa o linguistica dei paesi di origine.
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Corso di formazione “Il segretariato sociale: funzioni, regole, organizzazione”
CAPITOLO III
Definizione di: Segretariato Sociale e Segretariato di Servizio Sociale
Dal DIZIONARIO di SCIENZA del SERVIZIO SOCIALE, della d.ssa M. Ponticelli, edito
nel 2005, ritroviamo le seguenti definizioni:
Segretariato
“Attività di informazione mirata, di consulenza, di valutazione pertinente di una situazione
che richiede indicazioni e indirizzo discretamente semplici, che necessita di essere
approfondita ma non esige una istruttoria complessa della domanda. La valutazione del
problema nel segretariato, infatti, non comporta un processo di intervento, ma al massimo
l’aiuto ad evidenziare i relativi impegni ed i compiti da assumere.”
Segretariato di Servizio Sociale
“Prestazione di Servizio Sociale che si mette in atto nell’agire interventi di chiarificazione e
consulenza esperta degli Assistenti Sociali a fronte di domande il cui grado di difficoltà non è
particolarmente elevato o tale da richiedere un percorso articolato e lungo, oggetto della presa
in carico. Indicato tra i livelli delle prestazione, da garantire obbligatoriamente, dall’art. 22
comma 4 della legge 328/2000 che individua l’Area Sociale da assolvere di fronte ad ogni
istanza presentata, secondo i punti iniziali dell’iter metodologico.
Per tale ragione il segretariato si colloca all’interno dell’Unità Operativa di Servizio Sociale
perché ne assume la matrice teorico-pratica.”
Il segretariato, oggi, è un termine frequentemente usato per indicare un’attività di servizio, in
un particolare settore di intervento, che ha lo scopo di fornire informazioni circa le modalità
di fruizione di prestazioni di intervento in un determinato ambito o l’individuazione di
soluzioni più idonee per la richiesta presentata dal cittadino.
Il Segretariato è stato, per anni, una delle funzioni principali del Servizio Sociale
Professionale prima che la legge 328/00 lo definisse come un livello essenziale di assistenza.
Oggi si assiste ad una diversificazione di molteplici e diversi segretariati, con modalità
organizzative ed operative diverse, che portano a modificarne e svilirne il significato
originario. Nella realtà, troviamo sia il Segretariato inteso come una semplice attività
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Corso di formazione “Il segretariato sociale: funzioni, regole, organizzazione”
informativa per tutti i servizi sociali, sia un’attività di sostegno previdenziale effettuata dai
patronati, sia come servizio che offre consulenza ed attività professionale per gli interventi
semplici e brevi.
Dall’analisi di questa realtà risulta necessario chiarire compiti e funzioni dei vari modelli di
Segretariato Sociale, non potendo ignorare le origini di questo servizio e la sua funzione
sociale autentica, pur ponendo particolare attenzione alle risorse disponibili per la
realizzazione del servizio.
Per la Regione Puglia, il Segretariato Sociale è un servizio che si rivolge a tutti i cittadini, alla
comunità nel suo complesso ed agli Enti ed Istituzioni.
Il servizio fornisce informazioni a tutti coloro che ne abbiano interesse ed esigenza sulle
risorse esistenti nel territorio in fatto di servizi pubblici, delle prestazioni erogabili e delle
procedure per accedervi; attua la prima istruttoria sulla richiesta delle prestazioni; sollecita la
partecipazione dei cittadini alla corretta gestione dei servizi; provvede alla raccolta,
l’elaborazione e la diffusione dei dati relativi ai bisogni rappresentati ed al funzionamento dei
medesimi.
Da una recente ricerca del Centro Studi di Servizio Sociale di Bologna, vengono evidenziate
alcune variabili che, in varie realtà analizzate, hanno inciso sull’organizzazione del servizio:
la dimensione e le caratteristiche del territorio che danno la possibilità di centralizzare o
meno il servizio e, quindi, di utilizzare il personale di servizio sociale, a turno, o, in caso di
ripartizione del servizio in più sedi, di ottimizzare le risorse, usufruendo di personale
amministrativo esperto, addestrato e con particolari funzioni;
il fattore tempo che deve ben differenziare, anche in piccole realtà, il momento in cui
l’operatore (a volte anche lo stesso) effettua servizio di Segretariato Sociale, dal momento
della presa in carico, e, quindi, dall’intervento del Servizio Sociale Professionale;
la capacità contrattuale del servizio per il miglioramento della qualità e, quindi, la
capacità di pretendere un accesso regolamentato del servizio, in giorni ed ore specifici, per
strutturare un’organizzazione mirante al reale raggiungimento dell’obiettivo.
Nella realtà della nostra regione, la necessità di ottimizzare le risorse umane presenti nei
nostri Comuni, spesso sprovvisti di Assistente Sociale o forniti di Servizio Sociale solo
attraverso incarichi o convenzioni ad orari limitati, ci costringe a prevedere una duplice
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Corso di formazione “Il segretariato sociale: funzioni, regole, organizzazione”
organizzazione del servizio di Segretariato Sociale che differenzieremo dal Segretariato di
Servizio Sociale.
Paragrafo 3.1. Il Segretariato Sociale Il Segretariato Sociale, o Sportello Sociale, rappresenta uno dei più importanti ambiti dove si
accoglie e si raccoglie la domanda sociale e rappresenta l’accesso della domanda ai servizi. E’
un rapporto breve, finalizzato a fornire informazioni sulle risorse e sulle prassi socio-
assistenziali; da e riceve informazioni sulle modalità di accesso ai servizi, necessita di
cognizioni ampie, anche giuridiche, atte ad indirizzare l’utente e sostenerlo.
Si tratta del primo approccio con l’utenza, finalizzato ad individuare i bisogni espressi e non,
attraverso il colloquio che permette alla persona di esprimere il suo problema.
Dopo aver fatto una prima diagnosi preliminare dell’esatto bisogno, l’operatore orienta
l’interlocutore verso risposte adeguate o verso l’invio presso un altro servizio.
Il Servizio di Segretariato Sociale fornisce, in seguito ad una attenta analisi e valutazione,
informazioni ed indicazioni complesse e qualificate sulle risorse locali, sulla normativa socio-
assistenziale e su tutto ciò che riguarda le procedure di accesso ai servizi.
Sono necessarie, a tal fine, conoscenze e competenze integrate sulla intera gamma dei servizi
professionali, collegati in modo da avviare così un rapporto corretto con l’utenza per fornire le
prime indicazioni legate alla domanda posta.
Il Segretariato Sociale rappresenta il primo contatto iniziale significativo tra l’operatore ed il
cittadino, garantendo, ove è necessario, l’avvio al Servizio Sociale Professionale, per la
continuità dell’intervento e la possibile presa in carico, con l’avvio di un progetto individuale
o familiare.
La caratteristica dell’intervento sta nella capacità di saper rispondere in modo chiaro,
esauriente e conciso.
Il Segretariato Sociale potrebbe presentare delle difficoltà per chi svolge il primo colloquio in
quanto si può instaurare un coinvolgimento emotivo con l’utente e nello stesso tempo si
creerebbe una difficoltà ad inviarlo a chi di competenza o altro collega o altro servizio, mentre
il cliente potrebbe avere la sensazione di non essere stato accolto adeguatamente.
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Corso di formazione “Il segretariato sociale: funzioni, regole, organizzazione”
Il disagio che l’operatore potrebbe sentire, indipendentemente anche dalla propria competenza
professionale, è insito nelle caratteristiche che la nostra società presenta: la diversificata
organizzazione del sistema dei servizi che appaiono sempre più complessi.
L’importanza del primo contatto è fondamentale, di fatto è bene che il servizio che si fa carico
del segretario sociale stia molto attento a non creare dipendenze o delle false aspettative o
delusioni. Una frammentazione di assunzione di responsabilità provocherà confusione di ruoli
e di interventi.
Il Segretariato Sociale, svolto con rigore metodologico, professionalità e competenza,
garantirà una maggiore accoglienza ed un corretto rapporto con il cittadino, porterà
conoscenza ed informazione e favorirà un migliore accesso al servizio o l’invio ad altri
servizi.
Attualmente con la riforma delle autonomie locali, il Segretariato Sociale acquista
un’importanza maggiore in quanto il cittadino trova una nuova riaffermazione
dell’accoglienza e di una adeguata comprensione del bisogno.
Paragrafo 3.2. Il Segretariato di Servizio Sociale Il Segretariato di Servizio Sociale è il rapporto professionale breve finalizzato ad una
“diagnosi sociale” che può trovare immediata risposta o che può richiedere interventi di
trattamento o l’avvio ad altri operatori. E’ un approccio che non ha un lungo seguito ma non è
neanche una semplice informazione.
Il Segretariato di Servizio Sociale consiste nell’individuazione, valutazione e modifica di
situazioni individuali e familiari che presentano difficoltà di natura sociale, risolvibili
nell’ambito delle competenze professionali, attraverso l’utilizzo di mezzi e servizi di base e di
risorse fruibili per la risoluzione del problema.
Nel Segretariato di Servizio Sociale l’Assistente Sociale è in grado di interagire in maniera
profonda ed incisiva con il mondo interiore del cittadino. Ci si relaziona al cittadino
attraverso un intervento non invadente o esaustivo ma prediligendo l’intervento di
cambiamento, tendendo ad instaurare un rapporto di fiducia e di alleanza, una comunicazione
positiva, una collaborazione, incidendo sulla responsabilizzazione ed autorealizzazione.
L’Assistente Sociale, nel segretariato, deve sostenere ed incrementare l’organizzazione e
l’equilibrio dell’Io, prendendo in esame il sistema socio-ambientale in cui il cittadino si trova.
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Corso di formazione “Il segretariato sociale: funzioni, regole, organizzazione”
Si dà sviluppo alle capacità potenziali di organizzazione e di efficacia, ci si fa interpreti del
mondo reale del cittadino e delle sue modalità auto-organizzative, per colmare la
disfunzionalità della realtà ambientale in cui vive.
Il Segretariato di Servizio Sociale permette di accedere ad informazioni dirette sui bisogni e
sulle risorse del cittadino, in una relazione basata sulla fiducia reciproca e sul fatto che il
cittadino si sente sostenuto e gratificato (presa in carico dei bisogni).
Questo servizio costituisce una fase importante del rapporto professionale d’aiuto, per una
organizzazione del lavoro di rete sul territorio, e rappresenta, quindi, un momento di incontro
tra domanda e offerta.
La caratteristica dell’intervento, che differenzia il Segretariato Sociale dal Segretariato di
Servizio Sociale, sta nella capacità dell’Assistente Sociale di interpretare e decodificare la
domanda e, di conseguenza, saper rispondere in modo chiaro, esauriente e conciso.
Paragrafo 3.3. Due Servizi, un unico obiettivo. Il Segretariato, inteso nella sua accezione più ampia, deve essere quanto più possibile
esauriente rispetto ad una vasta gamma di esigenze di informazione, tenendo conto,
comunque, della priorità dei bisogni generalizzati tipici del territorio in cui opera.
Le fasi di cui si compone e si attua il segretariato sono:
- Momento della richiesta (fase di accoglienza e di ascolto)
- Raccolta organizzata delle informazioni (documentazione e sistema informativo)
- Lettura del bisogno e del disagio (fase della decodifica della domanda, propria del
segr. di s.s.)
- Diagnosi orientativa (fase diagnostica sociale, propria del segretariato di s..s..)
- Presentazione del sistema di risorse istituzionali e delle opportunità informali esistenti
sul territorio e possibile utilizzazione (fase in cui si fornisce e si offre consulenza)
- Presa in carico o passaggio ad altri operatori o servizi
E’ opportuno distinguere il momento dell’interpretazione “della domanda” di informazione
dal momento di interpretazione globale dei problemi della persona che avviene durante la
presa in carico.
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Back-office
Il servizio deve prevedere, oltre a personale di servizio sociale, se possibile, anche a più unità
amministrative con specifiche competenze e funzioni ed un esperto informatico
programmatore web..
Il personale addetto al servizio di segretariato sociale deve essere in possesso dei seguenti
requisiti: adeguata preparazione professionale, capacità di collaborazione; attitudine a
relazionarsi con le persone; capacità di diagnosi politico-economica-sociale. Tali requisiti di
base è necessario siano integrati da una formazione di base specifica che preveda la
conoscenza dei sistemi dei servizi della realtà locale, acquisibile anche mediante corsi di
formazione ed aggiornamento.
Il servizio deve essere svolto in locali idonei, possibilmente con anticamera per il pubblico e
forniti delle attrezzature indispensabili, incluso il telefono. La localizzazione deve essere in
zona urbana e la struttura deve essere di facile accesso e tener conto della esclusione di
eventuali barriere architettoniche.
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CAPITOLO IV
IL SISTEMA INFORMATIVO DEI SERVIZI SOCIALI
L'adeguata strutturazione di un servizio di segretariato sociale non può prescindere dalla
capillare organizzazione di un sistema informativo.
Il SISS è uno strumento previsto dalla nuova legge quadro per la realizzazione di un sistema
integrato degli interventi e dei servizi sociali (328/2000) che introduce in maniera chiara il
criterio della territorialità e, quindi, della conoscenza dei bisogni di cui ciascun territorio è
portatore, coniugandolo con le competenze conferite a enti locali, regioni e stato, per la
programmazione e l’organizzazione degli interventi e dei servizi.
L’art. 7 della 328/00 definisce il ruolo delle province in ordine “ alla raccolta delle
conoscenze e dei dati sui bisogni e sulle risorse rese disponibili dai comuni e da altri soggetti
istituzionali presenti in ambito provinciale”.
L’art. 21 della 328/00, al comma 1, stabilisce che “lo Stato, le Regioni, le Province e i
Comuni istituiscono un sistema informativo dei servizi sociali per assicurare una compiuta
conoscenza dei bisogni sociali e poter disporre tempestivamente di dati ed informazioni
necessari alla programmazione, alla gestione e alla valutazione delle politiche sociali, per la
promozione e l’attivazione di progetti europei, per il coordinamento con le strutture sanitarie,
con le politiche del lavoro e dell’occupazione.”
Il piano Nazionale degli interventi e dei servizi sociali stabilisce che “ per sviluppare la
massima potenzialità, il sistema informativo dei servizi sociali (SISS) dovrà essere
organicamente collegato, fra l’altro, al sistema informativo sanitario(SIS) e a quello europeo.(
Eurostat )
Paragrafo 4.1. Segretariato Sociale e Sistema Informativo
Il Servizio di Segretariato Sociale ha un ruolo importante nella funzione di osservatorio e
valutazione sulla situazione globale della zona, con contributi volti a favorire la conoscenza
aggiornata della situazione dei servizi e della situazione locale e la politica di
programmazione dei servizi sociali, attraverso la trasmissione alle sedi competenti di:
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Corso di formazione “Il segretariato sociale: funzioni, regole, organizzazione”
-un panorama preciso sulla reale situazione dei servizi,una valutazione costante del loro
funzionamento, almeno come può esser percepito indirettamente nei rapporti che l’addetto ha
con gli altri enti e per le informazioni e reazioni dei cittadini indirizzati a tali servizi.
- una valutazione costante sui motivi per cui esistono determinate carenze; informazioni sui
bisogni oggettivamente emergenti nella zona, in base alle richieste
Così il Segretariato Sociale diventa il primo sistema informativo che è alla base della
programmazione dei servizi.
Nel sistema informativo dei servizi sociali, la comunicazione esterna, rivolta al cittadino, alle
altre amministrazioni, imprese o associazioni, costituisce un canale permanente di ascolto e
verifica del livello di soddisfazione del cliente/utente, tale da consentire all'organizzazione di
adeguare, di volta in volta, il servizio offerto.
La comunicazione esterna è utilizzata, non solo, per far conoscere i servizi ed i progetti
dell'Ente, ma anche per facilitare l'accesso ai servizi, conoscere e rilevare i bisogni
dell'utenza, favorire i processi di sviluppo sociale, economico e culturale, svolgere azioni di
sensibilizzazione.
In tal senso la creazione di uno sportello polifunzionale, in grado di fornire informazioni e/o
servizi di competenza di uffici ed enti diversi, operanti sul territorio, all'interno dell'ambito
permetterà uno svolgimento coordinato di procedimenti amministrativi e quindi di erogazione
congiunta di servizi.
Paragrafo 4.2. Raccolta delle informazioni e sistemi informativi
La raccolta delle informazioni è sempre stata, nel quadro istituzionale dei servizi,
un’operazione estremamente delicata e complessa; l’informazione permette di operare su un
gran numero di dati e di conoscere la realtà sociale nelle sue molteplici sfaccettature,
indagarne lucidamente i bisogni e programmare l’intervento, riducendo al minimo la
probabilità di un errore di valutazione e centrare l’obiettivo.
Ma un sistema informativo,perché sia tale, deve prevedere la circolarità del flusso delle
informazioni e l’accesso alle informazioni stesse da parte di tutti i componenti del sistema.
Attraverso i suoi operatori, l’Ambito è il primo produttore di informazioni legate al lavoro
quotidiano utilizzabili nella gestione dei casi; per i servizi di base, infatti, lo scopo principale
deve essere quello di individuare le informazioni utili alla definizione dei bisogni dei singoli,
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Corso di formazione “Il segretariato sociale: funzioni, regole, organizzazione”
in rapporto alla strategia degli interventi. Il sistema informativo del Segretariato Sociale
acquisisce i dati, li rielabora e li integra con i dati provenienti da altri servizi zonali, al fine di
coordinare e programmare le attività. La Regione e la Provincia, con successiva
rielaborazione, utilizzano i dati per pianificare e definire gli obiettivi da raggiungere. Tuttavia,
perché si possa strutturare un sistema, questi passaggi devono prevedere sempre un ritorno di
dati ai primi produttori dell’informazione, cioè agli operatori: solo così, infatti, si realizza la
circolarità.
Il sistema informativo viene naturalmente influenzato dal modello organizzativo in cui si
opera e viceversa.
Paragrafo 4.3. Processi decisionali e utilizzo delle informazioni ai sensi di quanto previsto dal Codice
della Privacy.
Le informazioni saranno qualitativamente migliori se vi sarà una stretta connessione tra
l'operatività dei servizi ed il sistema informativo. Nel processo decisionale, in cui sono
coinvolti operatori sociali,amministratori e politici, l’intervento ha un esito tanto più sicuro
quante più informazioni si hanno a disposizione. Per creare un sistema informativo, è
necessario che i livelli dialoghino tra loro ed il flusso delle informazioni prodotte nella
gestione degli utenti giunga all’ente preposto al governo dei servizi e, da questo, torni agli
operatori, cui spetta il compito di tenerle costantemente aggiornate e che hanno il diritto di
sapere se e come vengono utilizzate nel rispetto della privacy. Spesso a chi produce le
informazioni non è consentito verificarne i risultati elaborati. Per fare in modo che un sistema
informativo decolli davvero, occorre che tutte le sue componenti, a partire da quelle poste
gerarchicamente più in basso,si sentano parte attiva del sistema stesso e possano sempre
accedere ai dati elaborati dai livelli superiori . La raccolta dei dati può, naturalmente, essere
effettuata su carta con creazioni di schede e registri, in aggiunta all’archivio, presupposto
necessario per chiunque voglia avere la possibilità di valutare e riflettere sul proprio lavoro.
Se però l’utilizzo delle informazioni supera l’ambito del singolo servizio e si lavora con un
numero elevato di utenti, la qualità delle informazioni da gestire e, soprattutto, da correlare
tra loro, può essere troppo grande per essere trattata con gli strumenti cartacei tradizionali. A
questo punto è in dispensabile l’utilizzo del computer, infatti la quantità di informazioni
gestibili anche solo da un personal computer e la velocità con cui possono essere elaborate
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Corso di formazione “Il segretariato sociale: funzioni, regole, organizzazione”
fanno di questo strumento un mezzo sempre più idoneo ai fini della programmazione e della
gestione dei servizi. Con il computer è possibile lavorare sulle notizie che già si possiedono,
senza sottoporsi alla fatica di riesaminare ogni cartella, e ricavare informazioni che spesso
non si pensava neanche di avere, essendo state raccolte molto tempo addietro. Ma, quando il
trattamento viene effettuato con strumenti elettronici, è eseguito correttamente solo in
presenza delle seguenti minime misure di sicurezza espressamente previste dal Codice della
privacy, all’art. 34:
- Utilizzazione di un sistema di autenticazione informatica
- Adozione di procedure di gestione delle credenziali di autenticazione
- Utilizzazione di un sistema di autorizzazione
- Aggiornamento periodico dell’individuazione dell’ambito del trattamento consentito
ai singoli incaricati e addetti alla gestione o alla manutenzione degli strumenti
elettronici
- Protezione degli strumenti elettronici e dei dati rispetto a trattamenti illeciti di dati, ad
accessi non consentiti e a determinati programmi informatici
- Adozione di procedure per la custodia di copie di sicurezza ed il ripristino della
disponibilità dei dati e dei sistemi
- Tenuta di un aggiornato documento programmatico sulla sicurezza
- Adozione di tecniche di cifratura o di codici identificativi per il trattamento di dati
sensibili.
Paragrafo 4.4.
Criteri di costruzione
Il modello di funzionamento dei flussi informativi (chi rileva le informazione, con chi e come
sono condivise, come sono trattate ed elaborate, come sono aggregate, come ritornano a chi le
ha prodotte) deve essere improntato con estrema chiarezza, in una logica decentrata.
Il sistema deve essere:
− essenziale, per evitare la proliferazione delle informazioni e l'inflazione dei dati;
- flessibile e tempestivo, per garantire efficacia, efficienze ed adeguatezza nella risposta;
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− partecipato e condiviso, da tutti gli attori istituzionali, per favorire il superamento di una
visione da mero debito informativo.
Nella progettazione di uno sportello è necessario tener conto delle potenzialità offerte dalla
tecnologia, per dar modo all'utenza di utilizzare il canale più favorevole. Questo implica che,
allo sportello fisico, deve affiancarsi uno sportello telefonico ed uno telematico (web) per
permettere anche a soggetti con problemi di mobilità di accedere al servizio.
E' indispensabile, ai fini di un miglioramento continuo del servizio, l'uso di strumenti di
Customer Relationship Management (CRM), per far sì che resti adeguata traccia di ogni
accesso agli sportelli.
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CAPITOLO V
Progetto Master di Segretariato nelle aree di intervento:
anziani/disabili e immigrati
Logica di intervento Area Anziani /disabili e Area immigrati
Obiettivi generali 1 Migliorare la qualità della vita dell’anziano e/o disabile. 2 Miglioramento della vita dell’immigrato.
Obiettivi Specifici 1 - Sostenere e sviluppare l’autonomia e la capacità personale. - Mantenere l’anziano e/o disabile nel proprio ambito familiare. - Sostenere e sollevare la famiglia dall’onere esclusivo dell’assistenza. - Rimuovere gli ostacoli che aggravano le condizioni di disabilità. 2 - Godimento dei diritti e supporto nello svolgimento delle pratiche amministrative.
Risultati attesi 1 - Riduzione dei ricoveri - Miglioramento della vita di relazione - Recupero parziale dell’autosufficienza - Fruizione di un contributo economico per alleviare le responsabilità familiari ai
- Nuclei familiari che prestano assistenza all’anziano e/o disabile - Assistenza domiciliare integrata al fine di alleviare la famiglia dal peso dell’assistenza - Abbattimento delle barriere architettoniche che aggravano le condizioni di dipendenza
dell’anziano e/o disabile
2 - Diffusione dell’informazione - Diminuzione del disagio - Aumento dell’integrazione - Assistenza sanitaria
Attività 1. - Ricerca territoriale per conoscenza quantitativa del problema
- Sportello informativo e informatico per pubblicizzare il servizio
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- Attività di Assistenza domiciliare Integrata - Coinvolgimento del volontariato per la sensibilizzazione territoriale ed attività di
sostegno - Sostegno economico per abbattimento delle barriere architettoniche
2. - Indagine per conoscenza della presenza sul territorio di centri di raccolta
immigrati, comunità di immigrati - Organizzazione di uno sportello informativo con la presenza di mediatori culturali - Incontri con gruppi, associazioni, centri
Indicatori oggettivamente verificabili relativi a:
Obiettivi Generali
1. − n. anziani e/o disabili raggiunti dal servizio di segretariato sociale in 12 mesi − n. anziani e/o disabili che hanno recuperato l’autonomia parziale o totale − tempi della risposta e della eventuale presa in carico
2. - n. soggetti coinvolti - n. soggetti inseriti positivamente nel contesto sociale
− n. minori integrati positivamente nel contesto scolastico − n. uffici/servizi coinvolti
Obiettivi Specifici 1.
- n. anziani e/o disabili raggiunti dal servizio in 12 mesi - n. care-giver assegnati in 12 mesi - n. anziani e/o disabili che usufruiscono dell’Assistenza domiciliare integrata - n. sostegni economici finalizzati all’abbattimento delle barriere architettoniche
2. - n. immigrati assistiti - n. immigrati coinvolti - n. richieste di intervento - n. interventi effettuati - n. interventi effettuati con esito positivo
Risultati attesi 1.
- n. richieste soddisfatte - n. anziani e/o disabili inseriti in attività di socializzazione
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- n. di anziani e/o disabili riabilitati ai comuni atti quotidiani di vita - n. contributi economici per sostegno alle famiglie - n. anziani e/o disabili assistiti dall’A.D.I. - n. di contributi economici per abbattimento barriere architettoniche
2.
- n. immigrati che hanno usufruito del Servizio di segretariato - n. richieste soddisfatte - n. immigrati assistiti dai servizi territoriali - n. immigrati inseriti in centri di socializzazione - n. minori immigrati positivamente inseriti nel contesto scolastico - n. esiti positivi della richiesta - n. di immigrati iscritti nell’anagrafe sanitaria e al Centro per l'Impiego
Risorse
1. - Soggetti interessati, risorse territoriali e professionali, servizi connessi all’attività del servizio di segretariato sociale, risorse economiche, altri servizi e risorse potenzialmente attivabili
2. - Soggetti interessati, segretariato sociale e servizi, associazioni, gruppi, centri, scuole
Fonti di verifica
Obiettivi Generali 1. documentazione:
- del segretariato sociale - dell’equipe istituzionale - dell’equipe psico/sociale - piano di zona ambito territoriale e sociale n.2 – Maglie
2. documentazione: - del segretariato sociale - dei vari centri, gruppi di volontariato, ecc. - piano di zona ambito territoriale e sociale n. 2 – Maglie
Obiettivi Specifici Idem c.s. Idem c.s. Risultati attesi Idem c.s. Idem c.s.
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Condizioni
Obiettivi Generali 1.
- Collaborazione degli uffici di Servizio Sociale Comunale, Servizi socio-sanitari territoriali - Condivisione, da parte dei vari attori sociali, degli obiettivi progettuali - Sensibilizzazione e coinvolgimento della popolazione target
2. Idem
Obiettivi Specifici 1.
- coinvolgimento e sensibilizzazione dell’anziano e/o e della famiglia - disponibilità del volontariato ad accompagnare / stimolare - partecipazione dei centri di riabilitazione, di animazione, socio - culturali
2.
- sensibilizzazione territoriale alle problematiche dell’accoglienza - coinvolgimento e sensibilizzazione degli immigrati nelle problematiche del territorio - coinvolgimento dei servizi istituzionali e del Volontariato quale supporto per l’orientamento Amministrativo degli immigrati
Risultati attesi 1. Professionalità degli operatori coinvolti 2. idem
Attività 1.
- collaborazione con medici di base - collaborazione con gli uffici socio/sanitari, Ausl, invalidi civili, servizi riabilitativi dell’ Ausl, Integrazione scolastica
2. - Attività di formazione permanente agli operatori - Interventi di rete istituzionale e di solidarietà - Consultorio per gli immigrati
Precondizioni - risorse economiche - volontà politica nella condivisione e nel sostegno al progetto
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BIBLIOGRAFIA A - Studi - Masini – Sanicola, Avviamento al Servizio Sociale, La Nuova Italia Scientifica - Raffaello Maggian, I SERVIZI SOCIO-ASSISTENZIALI, Standard regionali,regolamenti, esperienze,La Nuova Italia Scientifica - Raffaello Maggian, I SERVIZI SOCIO-ASSISTENZIALI, Verso la realizzazione del sistema integrato d interventi e servizi sociali e sanitari, Carocci Editore - Maggian-Menichetti, La gestione dei servizi sociali, La Nuova Italia Scientifica - Motta-Modino, Progettare l’Assistenza, La Nuova Italia Scientifica - L. Sanicola-G. Trevisi, Il Progetto: metodi e strumenti per l’azione sociale, Liguori Editore Napoli - F. Ferrario-G. Gottardo, TERRITORIO e SERVIZIO SOCIALE, aspetti e problemi di un intervento, Edizioni Unicopli - Breda-Micucci-Santanera, La Riforma dell’Assistenza e dei Servizi Sociali, Analisi della legge 328/00 e proposte attuative, UTET Libreria - Cristiano Gori, La riforma dei servizi sociali in Italia, l’attuazione della legge 328 e le sfide future,Carocci Editore - Renato Finocchi Ghersi, La nuova disciplina dei servizi sociali, Giornale di Diritto Amministrativo, Quaderni, IPSOA - Raffaello Maggian, Il sistema integrato dell’assistenza, Carocci Editore - Giordano-Misino, Gestione Manageriale e sviluppo per progetti, Liguori Editori - Roberto Alfieri, DIRIGERE I SERVIZI SOCIO-SANITARI, idee, teoria e prassi per migliorare un sistema complesso, Franco Angeli Editori - Franca Variale, LA GESTIONE INFORMATIZZATA DEI SERVIZI SOCIALI, La Nuova Italia Scientifica - IL SEGRETARIATO NELLA LEGGE n°328/00 – Rivista “La Professione Sociale” n°25, Centro Studi di Servizio Sociale - Bologna B – Fonti : Normativa di riferimento - Legge 8 novembre 2000, n°328, “Legge-quadro per la realizzazione del sistema integrato
di interventi e servizi sociali” - Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali 2001/2003 - Legge Regione Puglia 25/8/2003, N°17 “Sistema integrato di interventi e servizi sociali in Puglia” - Piano Regionale delle Politiche Sociali- interventi e servizi in Puglia” Deliberazione della G.R. 4 agosto 2004, n.1104, pubblicato sul BURP N°103 del 26/8/2004 - Piano Sanitario Regione Puglia 2002/2004 - Piano di zona Ambito n°2 di Maglie (LE) - Codice della Privacy, D.Lgs.196/2003 - L.R. 25/5/06, Trattamento dei dati sensibili
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AAMMBBIITTOO DDII MMAARRTTAANNOO
(Comuni di Calimera, Caprarica, Carpignano, Castrì, Martano, Martignano, Melendugno, Sternatia, Vernole, Zollino)
Argomento oggetto della tesina:
Il Segretariato Sociale IIll SSeeggrreettaarriiaattoo SSoocciiaallee
Operatori partecipanti:
DIMA Maria Rita Ass. Sociale – Comune di Melendugno
DE BLASI Donatella Ass. Sociale – Comune diMartano
DE SANTIS Luigia Ass. Sociale – Comune di Calimera
ZAPPATORE Maria Grazia. Ass. Sociale – Provincia di Lecce
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INDICE
CAP. 1 - RELAZIONE SOCIALE DELL’AMBITO
CAP. 2 - DESCRIZIONE DEL SERVIZIO
CAP. 3 - SOGGETTO TITOLARE ED ENTI COINVOLTI
LOCALIZZAZIONE DEL SERVIZIO
CAP. 4 - STRUTTURA E ORGANIZZAZIONE DEL SERVIZIO
CAP. 5 - OBIETTIVI DEL SERVIZIO E TARGET
CAP. 6 - RISULTATI ATTESI(qualitativi e quantitativi)
CAP. 7 - ATTIVITA’ PREVISTE
CAP. 8 - DURATA COMPLESSIVA
CAP. 9 - PROFILO DEGLI OPERATORI RICHIESTI
CAP. 10 - INDICATORI DI VALUTAZIONE
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CAPITOLO 1
RELAZIONE SOCIALE DELL’AMBITO
Il territorio dell’Ambito di Martano è composto da dieci comuni, per lo più di piccole
dimensioni, min. 1800 – max. 9600 abitanti. Ha una popolazione di 50.185 abitanti, di cui la
popolazione femminile incide per il 52%.
Alcune riflessioni sull’ambito emergono dall’esperienza maturata con l’attuazione della L.
285/97. Molte delle iniziative realizzate non hanno prodotto i risultati attesi, quindi il servizio
di Segretariato Sociale, previsto nel Piano di Zona, ai sensi delle L. 328/00 e L.R. 17/03, ha
dovuto tener conto di alcuni punti critici del territorio, che sono emersi nella realizzazione dei
servizi previsti dalla L. 285/97 e che sono stati rilevati anche nell’elaborazione del Piano di
Zona, quali:
a. Vastità geografica;
b. Collocazione del distretto sanitario (con sede presso il comune capofila Martano);
c. Assenza del Presidio ospedaliero;
d. Assenza di un adeguato servizio di trasporti tra i comuni ;
e. Insufficienza di personale qualificato per l’espletamento del servizio sociale
professionale comunale (quattro assistenti sociali di ruolo su dieci comuni).
Da quanto sopra detto, il progetto di segretariato sociale di ambito è stato previsto come
servizio presente in ogni comune, proprio per rispondere alle esigenze dei cittadini
dell’ambito.
Da una lettura del sistema d’offerta di servizi nell’ambito, si rileva che il territorio è dotato di
servizi socio-sanitari (nr. due consultori familiari, servizi per disabili, un S.E.R.T., un C.S.M.,
un servizio di neuropsichiatria infantile ), servizi di natura socio-educativa (quattro asili nido,
scuole di ogni ordine e grado, servizi ricreativi, dieci centri diurni per anziani, case di riposo
per anziani), culturale e ambientale (campi sportivi, palestre, parchi gioco, biblioteche) offerti
sia da soggetti pubblici sia del privato sociale.
La popolazione anziana, con più di sessantacinque anni, residente nell’ambito di Martano è
costituita da 9.572 unità e rappresenta il 20% degli abitanti complessivi (età 65/74 = 5.388, di
cui soli = 915; oltre 75 anni = 4.182, di cui soli = 1.590).
Sono 2.505 le persone anziane che vivono da sole, con un’incidenza sul target del 26%.
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Questo scenario pone una profonda riflessione su come l’aumento dell’età anagrafica
modifica i bisogni, le relazioni e lo stato di salute dell’anziano, pertanto le risposte della
società devono essere adeguate e specifiche, in modo da soddisfare le nuove esigenze della
terza età.
Dobbiamo poi, considerare le difficoltà, che l’anziano incontra, legate al cambiamento di
ruolo sociale e alla sua relativa integrazione, che lo pongono in una condizione di fragilità.
Nel nostro territorio la persona anziana che non vive particolari condizioni di salute o
autosufficienza, preferisce vivere nella propria casa, via, quartiere a cui è legato, e gestire la
propria autonomia, potendo ancora fare affidamento sull’esistenza dei rapporti di vicinato,
trattandosi di piccoli paesi/comunità.
I nuclei familiari presenti sul territorio dell’ambito sono 18.510 di cui si evidenziano diverse
tipologie di famiglie:
• Monogenitoriali: 23,03%;
• Nr. 2 componenti 23,79%;
• Nr. 3 componenti 20,62%;
• Nr. 4 componenti 24,9 %;
• Nr. 5 componenti o più 7,82%.
Il numero totale dei minori è di 9.488 (19%) di cui:
• 2.387 da 0 a 5 anni;
• 2.368 da 6 a 10 anni;
• 4.733 da 11 a 17 anni.
Le strutture adibite a Nido sono 4, di cui una è ubicata a Melendugno, una a Martano e due a
Calimera.
Le Scuole per l’infanzia, primarie e superiori di I grado, statali e paritarie, sono sparse in
maniera omogenea su tutto il territorio; quelle superiori di II grado sono presenti solo a
Martano.
Dall’analisi dei dati è emerso che una consistente fetta di spesa a carico dei Comuni è quella
relativa alle rette per gli Istituti di ricovero per minori.
Dai dati forniti dalla A.U.S.L. LE/1 Distretto di Martano nr. 4, risulta che i minori seguiti con
provvedimento del Tribunale per i minorenni sono 43 e gli interventi sociali realizzati dagli
operatori dei consultori attraverso le attività domiciliari sono 306.
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Sul territorio di Martano è presente, inoltre, un numero considerevole di minori immigrati
(164) che trovano difficoltà di inserimento sociale e scolastico a causa delle diversità
culturali.
L’elevato numero di affidamento di minori al servizio sociale comunale (109) e di nuclei
familiari in assistenza presso il consultorio familiare (27) costringono i comuni a ricorrere,
spesso, a strutture residenziali e semiresidenziali, come misura di protezione.
Le fasce più deboli di minori, rappresentate da disabili, extracomunitari, necessitano di
percorsi di socializzazione ed integrazione, di valorizzazione della propria specificità, accanto
ad interventi individualizzati, anche di natura domiciliare e di sostegno alle relazioni familiari.
Alla luce di quanto descritto in narrativa occorrem, quindi, non solo intervenire con servizi
che qualificano l’esistente, ma anche con l’istituzione di nuovi centri, nuove esperienze che
supportino la famiglia nell’espletamento delle attività quotidiane.
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CAPITOLO 2
DESCRIZIONE DEL SERVIZIO
L’ambito di Martano, in attuazione della Legge 328/2000 e della L. R. nr. 17/2003 del Piano
Regionale delle politiche sociali, intende attuare il sistema integrato degli interventi e dei
servizi sociali attraverso l’istituzione del Segretariato Sociale.
Il servizio di Segretariato Sociale sarà strutturato in ogni Comune dell’Ambito e si configura
come una struttura che raccoglie informazioni dettagliate e aggiornate, in merito alle
prestazioni, alle risorse e alla rete dei servizi strutturata sul territorio.
Le modalità di accesso saranno concordate e condivise tra tutti i Comuni facenti parte
dell’ambito.
Tale servizio è rivolto a garantire:
a. Unitarietà di accesso alle prestazioni, continuità e universalità;
b. Ascolto, accoglienza, filtro, valutazione ed orientamento della domanda;
c. Promozione di diritti di cittadinanza, di garanzia e trasparenza tra cittadino/utente;
d. Attivazione di percorsi tesi a superare le difficoltà burocratiche utente/servizi;
e. Istituzione di percorsi tesi a garantire i diritti di reclamo o quelli lesi;
f. Catalogazione e monitoraggio dei bisogni e delle risorse;
g. Strutturazione della rete di ambito.
SERVIZIO SOCIALE PROFESSIONALE
Il Servizio Sociale Professionale è rivolto a dare risposte ai bisogni individuali, di gruppo,
di comunità e di ambito.
L’obiettivo prioritario è quello di prevenire, contrastare o rimuovere situazioni di bisogno o
problematiche di tutti i cittadini; favorire la cultura dell’agio, dell’inclusione sociale, della
coesione e del benessere.
L’azione professionale è indirizzata a promuovere i diritti dei soggetti più deboli ed
emarginati con interventi di prevenzione e di concertazione delle risorse individuali, familiari
e comunitarie, di valorizzazione della persona.
Le prestazioni del servizio sociale professionale consistono nella presa in carico della persona,
della famiglia, attraverso la predisposizione di progetti personalizzati e con l’attivazione delle
reti di fronteggiamento tese a sostenere il processo di aiuto e di emancipazione sociale.
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Il servizio sociale professionale è strutturato in modo trasversale ed interconnesso con tutti i
servizi specialistici svolgendo, nel contempo, un ruolo di pianificazione e coordinamento
delle reti tra servizi assistenziali e socio-sanitari.
Gli interventi saranno rivolti a superare le vecchie logiche di settorializzazione ricorrendo alla
attivazione di un modello operativo condiviso, concertato ed integrato con tutti gli attori
pubblici e privati dell’ambito.
PORTA UNITARIA DI ACCESSO
La Porta Unitaria di Accesso (PUA) è un sistema di accoglienza della domanda, in grado di
offrire al cittadino, simultaneamente, tutta la gamma di opportunità della rete locale dei
servizi, consentendogli di percorrere, da un solo punto di accesso al sistema dei servizi, tutte
le opportunità sociali e sanitarie richieste.
La porta di accesso esprime, infatti, in maniera figurata il concetto di ingresso alla rete dei
servizi la cui unitarietà si esplica nella non settorializzazione dell’accoglienza e nella
necessità che tale livello organizzativo venga congiuntamente realizzato e gestito in modo
integrato tra i comuni e il distretto socio sanitario.
Il sistema unitario di accesso ai servizi sociali e sanitari richiedono un coinvolgimento delle
diverse unità operative distrettuali (Poliambulatori, medici di base, pediatri di libera scelta) e
un complesso processo di adeguamento culturale, normativo e organizzativo.
Le richieste di prestazione a gestione integrata e partecipata saranno attivate mediante la
valutazione multidimensionale di un percorso unificato e unitario di erogazione articolato con
progetti individualizzati e condivisi.
Azione di Sistema: SEGRETARIATO SOCIALE, SERVIZIO SOCIALE
PROFESSIONALE, PORTA UNITARIA DI ACCESSO.
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CAPITOLO 3
SOGGETTO TITOLARE ED ENTI COINVOLTI
- LOCALIZZAZIONE DEL SERVIZIO -
Il servizio interesserà l’intero ambito territoriale costituito da 10 comuni, di cui Martano,
capofila di zona, ne sarà titolare.
Nella fase di avvio saranno coinvolti i 10 comuni dell’ambito di zona, la provincia di Lecce,
con il progetto di sovra-ambito “Pianificazione e Governance delle Politiche Sociali” e la
A.U.S.L. LE/1, in vista dell’istituzione della P.U.A.
Per quanto riguarda la localizzazione del servizio, la sede dovrà essere situata in strutture
facilmente raggiungibili ed accessibili (prive di barriere architettoniche); i singoli uffici di
segretariato sociale, dal punto di vista logistico, saranno costituiti da un numero minimo di
due spazi strutturali distinti, destinati rispettivamente:
• Alla prima accoglienza dell’utente (spazio di front-office);
• All’ascolto ed al colloquio individualizzato (spazio di back-office).
Entrambi gli spazi saranno strutturati onde garantire il diritto alla massima riservatezza,
accessibilità e fruibilità del servizio da parte di tutti i cittadini.
Ciascuna postazione di segretariato sociale dotata, oltre che degli uffici di front-office e back-
office, di un idoneo spazio destinato all’attesa degli utenti, dovrà essere provvista di :
• Nr . 2 PC collegati in rete con accesso ad Internet;
• Nr. 2 apparecchi telefonici (rispettivamente per l’ufficio di front-office e back-
office), di cui uno con fax;
• Nr. 2 scrivanie e nr. 4 sedie per il colloquio;
• Nr. 2 armadi;
• Sedie destinate alla sala d’attesa;
• Materiale di cancelleria vario.
1. Servizio sociale professionale. Tale servizio sarà articolato su tutto l’ambito e
l’equipe di Assistenti Sociali prenderà in carico tutte le situazioni di bisogno dei 10
comuni costituenti la zona e le modalità di coinvolgimento, organizzazione e presa in
carico, saranno concordate con il responsabile dei Servizi sociali dell’ufficio di piano.
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Le azioni di intervento professionale saranno svolte dal servizio sociale professionale
di ambito e si contraddistinguono in:
a. gestione sociale del caso (case management);
b. organizzazione del servizio per aree prioritarie;
c. attivazione di percorsi riabilitativi volti all’integrazione lavorativa e sociale;
d. attivazione del sistema integrato per gli interventi di servizio sociale ai sensi
dell’art. 13 comma II° della L. R. n. 17/2003;
e. attivazione del modello concertativo/partecipativo tra le figure professionali,
istituzionali e tra le unità operative, al fine di strutturare interventi improntati
alla communty-care e alla attivazione della rete;
f. attivazione del processo di integrazione socio-sanitaria e professionale tra i
servizi, enti, privati, associazionismo e volontariato;
g. attivazione di un modello di intervento teso al superamento del costruttivismo
attraverso la valorizzazione delle relazioni sociali;
h. trasformazione delle situazioni problematiche in risorse mediante l’utilizzo di
strumenti appropriati per la collocazione delle stesse sul mercato del lavoro;
i. attivazione degli interventi necessari alla presa in carico da parte del servizio
sociale professionale di tutte le azioni prioritarie e trasversali del piano di zona.
Le richieste di assistenza possono provenire dalla rete formale tramite un apposito modulo
denominato “scheda di proposta per l’accesso”, che deve contenere in modo schematico i dati
anagrafici, le indicazioni generali di carattere socio-ambientale, le condizioni di salute, le
condizioni di autonomia e di autosufficienza, le prestazioni socio-sanitarie e i referenti
territoriali da attivare per la valutazione multidimensionale. Le richieste o segnalazioni
possono, altresì, pervenire da altri enti istituzionali e non, o dall’autorità giudiziaria.
2. Porta unitaria di accesso. Rappresenta lo snodo necessario ed indispensabile per
programmare ed organizzare i lavori dell’unità di valutazione multidimensionale e
gestire in modo razionale l’agenda dell’U.V.M. (Unità Valutazione
Multidimensionale). La porta unitaria di accesso svolge i seguenti compiti:
a. Orientamento della domanda e programmazione dell’offerta;
b. Accoglimento all’interno dell’ambito distrettuale di tutte le richieste di assistenza
domiciliare, semiresidenziale e residenziale a gestione integrata e partecipata
provenienti dalla cosiddetta rete formale: medici di base e pediatri di libera scelta,
unità operative distrettuali e servizio sociale del diretto interessato;
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c. Attivazione degli altri referenti territoriali competenti della rete formale dell’utente
per un approfondimento della richiesta;
d. Gestione dell’agenda dell’UVM - unità di valutazione multidimensionale -
(organizzazione del calendario del lavori);
Le richieste di assistenza possono provenire dalla rete formale tramite un apposito modulo
denominato “scheda di proposta per l’accesso” e successivamente sarà trasmessa alla PUA
per le prestazioni socio sanitarie a gestione integrata e partecipata.
Se la richiesta proviene, invece, dal diretto interessato o dalla rete informale (famiglia,
vicinato, volontariato ecc.) la valutazione di primo livello compete alla rete formale (medici di
base e pediatri di libera scelta; unità operative distrettuali e servizio sociale del diretto
interessato).
La scheda di proposta per l’accesso deve contenere, inoltre, in modo schematico i dati
anagrafici, le indicazioni generali di carattere socio-ambientale, le condizioni di salute, le
condizioni di autonomia e di autosufficienza, le prestazioni socio-sanitarie e i referenti
territoriali da attivare per la valutazione multidimensionale.
L’unità di valutazione multidimensionale:
a. effettua la valutazione multidimensionale dell’autosufficienza del paziente e del suo
nucleo familiare;
b. Verifica l’attendibilità della richiesta e del percorso di assistenza;
c. Elabora il progetto socio-sanitario personalizzato, che deve essere condiviso con
l’utente e con il nucleo familiare;
d. Verifica e aggiorna l’andamento del progetto personalizzato;
e. Procede alla dimissione concordata.
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CAPITOLO 4
STRUTTURA E ORGANIZZAZIONE DEL SERVIZIO
La gestione è prevista in economia tra tutti i Comuni dell’Ambito di MARTANO, con il
coinvolgimento della Provincia di Lecce, e si avvale di personale qualificato o
appositamente formato, già operante presso gli Enti predetti, e/o dei patronati presenti sul
territorio dell’Ambito.
Il servizio sarà strutturato in rete con il personale del distretto socio sanitario di Martano e
sarà attivo secondo le seguenti modalità:
a. Tutti i Comuni assicurano una risorsa umana, Assistente Sociale in servizio o della
Provincia, per n. 2 ore giornaliere per cinque giorni settimanali;
b. Le richieste di assistenza possono provenire dalla rete formale o informale;
successivamente la scheda di proposta di accesso, viene trasmessa alla PUA o ad altro
servizio per le prestazioni socio sanitarie e assistenziali a gestione integrata e
partecipata.
c. Le istanze che non richiedono il coinvolgimento di altri servizi devono essere evase
dall’operatore al quale viene indirizzata la richiesta.
SERVIZIO SOCIALE PROFESSIONALE
Il servizio sarà gestito in economia tra tutti i Comuni dell’Ambito di Martano, avvalendosi di personale qualificato già operante presso gli Enti predetti nella misura del 50%, con esclusione del personale già impegnato nell’ufficio di piano; e in affidamento ad incarico a nr. 4 Assistenti Sociali con rapporto di collaborazione coordinata e continuativa per il raggiungimento di obiettivi determinati dall’ufficio di piano.
Il servizio si pone come obiettivo quello di rendere più funzionale l’organizzazione del lavoro e la presa in carico dei casi, mediante la suddivisone del territorio nelle sotto esplicitate tre zone di Comuni:
1. CARPIGNANO SALENTINO, CASTRI’ DI LECCE e MELENDUGNO;
2. CALIMERA , MARTIGNANO e VERNOLE;
3. CAPRARICA DI LECCE, MARTANO, STERNATIA e ZOLLINO.
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Per ogni zona di competenza saranno designati n. 2 operatori che si faranno carico di tutte
le problematiche inerenti:
Area Minori e Famiglia;
Area Anziani;
Area Disabilità (handicap, salute mentale, tossicodipendenze) ed Area inclusione
sociale;
UVM / PUA con la partecipazione dell’Assistente sociale della zona interessata.
PRONTO INTERVENTO Il servizio di pronto intervento è coordinato dall’Assistente Sociale, responsabile tecnico amministrativo, si tratta di un servizio prioritario strutturato in modo trasversale con tutte le altre aree. Gli interventi messi in atto dal servizio medesimo saranno attivati e presi in carico da una figura professionale operante presso il servizio sociale professionale.
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CAPITOLO 5
OBIETTIVI DEL SERVIZIO E TARGET
SEGRETARIATO SOCIALE
a. favorire l’informazione, la partecipazione attiva dei cittadini e la programmazione dei
servizi socio-assistenziali, socio-sanitari e del privato sociale;
b. agevolare il cittadino nell’espletamento delle prassi e delle procedure inerenti l’accesso
ai servizi;
c. orientare, o segnalare, la domanda dei cittadini verso i servizi, enti o istituzioni
competenti;
d. raccogliere i dati per la rilevazione dei flussi e dei bisogni emergenti;
e. costruire un sistema di ambito di rilevazione e diffusione delle informazioni
sull’esistenza, sulla natura e sulle procedure necessarie per accedere ai servizi.
POPOLAZIONE TARGET
• I destinatari del servizio sono:
a. tutti i cittadini residenti nell’ambito ed in particolare i soggetti deboli e svantaggiati
(anziani, minori, disabili, ecc.)
b. tutti i nuclei familiari;
c. tutti i servizi socio assistenziali e socio sanitari presenti nel territorio;
d. tutte le organizzazioni del terzo settore, sindacali, religiose, ecc.;
e. le altre istituzioni del territorio (IPAB, Scuole, ecc.).
SERVIZIO SOCIALE PROFESSIONALE
a. promuovere lo sviluppo e la crescita delle persone, delle famiglie, dei gruppi, delle
comunità e delle aggregazioni sociali;
b. sostenere i cittadini nell’utilizzo razionale delle risorse proprie e di quelle
comunitarie;
c. prevenire e contrastare il diffondersi di situazioni di bisogno o di disagio;
d. promuovere iniziative tese a ridurre il propagarsi dell’emarginazione sociale;
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e. valorizzare le responsabilità sociali e civili attraverso percorsi di crescita tesi a
trasformare i problemi in risorse;
f. integrare con l’attività di progettazione e programmazione tutte le azioni tese a
costruire il sistema integrato di interventi e servizi sociali;
g. promuovere stili di vita improntati alla cultura dell’agio e del benessere.
POPOLAZIONE TARGET
• I destinatari del servizio sono:
a. tutti i cittadini residenti nell’ambito ed in particolare i soggetti deboli e svantaggiati
(anziani, minori, disabili, ecc.)
b. tutti i nuclei familiari;
c. tutti i servizi socio assistenziali e socio sanitari presenti nel territorio;
d. tutte le organizzazioni del terzo settore, sindacali, religiose, ecc.;
e. le altre istituzioni del territorio (IPAB, Scuole ecc.).
PORTA UNICA DI ACCESSO
a. Orientamento della domanda e della programmazione dell’offerta;
b. Accoglimento a livello distrettuale di tutte le richieste di assistenza domiciliare,
semiresidenziale e residenziale, a gestione integrata e partecipata, provenienti dalla
cosiddetta rete formale (medici di base e pediatri di libera scelta), dalle unità operative
distrettuali e dal servizio sociale del diretto interessato;
c. Attivazione della rete formale dell’utente, attraverso i referenti territoriali competenti,
per un approfondimento della richiesta;
d. Gestione dell’agenda dell’UVM – unità di valutazione multidimensionale –
(organizzazione del calendario dei lavori).
POPOLAZIONE TARGET
I destinatari del servizio sono tutti i cittadini residenti nell’ambito con problemi di disabilità
grave, anziani non autosufficienti o che necessitano di interventi integrati.
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CAPITOLO 6
RISULTATI ATTESI
(qualitativi e quantitativi)
Il servizio di Segretariato sociale è un servizio innovativo, sino ad ora reso in maniera non
strutturata e a cura delle assistenti sociali dei comuni (ove presenti), per cui si attendono i
seguenti risultati:
• adeguata conoscenza, da parte dei cittadini, della presenza del servizio in ogni
Comune dell’ambito (ubicazione degli sportelli, orari di apertura, tempi e modi di
accesso);
• piena fruizione dei servizi da parte del cittadino;
• progressiva e capillare diffusione di tutte le informazioni in ordine alle risorse ed ai
servizi esistenti e sulle modalità di accesso agli stessi;
• acquisizione da parte dei cittadini di autonomie nell’accesso ai servizi.
SERVIZIO SOCIALE PROFESSIONALE Il servizio sociale professionale è rivolto a ridurre il numero dei ricoveri e le
istituzionalizzazioni di minori e anziani, ad aumentare i casi inseriti in contesti sociali e
lavorativi e gli incontri di equipe tra diversi servizi e terzo settore.
Inoltre, ha come obiettivo: promuovere lo sviluppo di nuove risorse, la cittadinanza attiva, la
solidarietà e la partecipazione; coordinare le risorse istituzionali e professionali, con quelle
del privato sociale, al fine di migliorare il livello di prestazione del welfare dell’ambito.
PORTA UNITARIA DI ACCESSO
La PUA è un servizio dal quale si attendono i seguenti risultati :
• il soddisfacimento della domanda;
• l’integrazione dei servizi sociali con quelli sanitari;
• il miglioramento della qualità della vita;
• nr. di istanze valutate;
• nr. di casi presi in carico o di progetti individualizzati elaborati.
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CAPITOLO 7
ATTIVITA’ PREVISTE
SEGRETARIATO SOCIALE
• Front office:
a. ascolto finalizzato a fornire informazione, orientamento e consulenza ai cittadini/utenti;
b. accoglienza della domanda avanzata dal cittadino;
c. istruttoria di istanze del cittadino per l’accesso ai servizi;
d. attivazione delle risorse esistenti per il soddisfacimento dei bisogni espressi dal
cittadino;
e. diffusione della Carta di cittadinanza attiva e della Carta dei servizi;
f. istituzione di una banca dati di ambito per monitorare l’entità e la tipologia della
domanda del cittadino, nonché la congruità delle risposte offerte.
• Back office:
a. ascolto finalizzato alla lettura e decodifica della domanda avanzata dall’utente;
b. raccolta ed invio dati ai servizi pubblici e/o privati territoriali;
c. mappatura delle reti istituzionali e delle risorse formali ed informali;
d. orientamento ai servizi presenti sul territorio;
e. invio delle istanze al servizio sociale professionale di zona o ai servizi competenti e
documentazione e periodico aggiornamento della stessa.
• Modalità di accesso:
a. il servizio sarà operativo nei Comuni dove già esiste l’Assistente Sociale;
b. nei Comuni sprovvisti mediante la presenza di Assistenti Sociali della Provincia che
coordineranno e supervisioneranno le attività previste dal servizio medesimo;
c. il servizio sarà operativo in giorni e orari da stabilirsi.
SERVIZIO SOCIALE PROFESSIONALE
L’attività di Servizio Sociale Professionale è finalizzata alla presa in carico dell’utente
(attività di consuling, elaborazione programmi di prevenzione, di sostegno e di inserimento
sociale rivolti al singolo, alla famiglia, alla comunità, attività di raccordo con l’ufficio di
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piano, individuazione risorse, attività di accoglienza, integrazione delle risorse socio-sanitarie
con quelle del terzo settore), alla predisposizione di progetti personalizzati, alla attivazione ed
integrazione dei servizi e delle risorse in rete, alla promozione dell’aiuto nel processo di
emancipazione e di superamento degli stati di disagio e alla attivazione di processi tesi a
promuovere la cultura dell’agio e dell’inclusione sociale. Il servizio svolge un ruolo
propulsivo nei processi di pianificazione e di coordinamento della rete di servizi sociali e
nella organizzazione del sistema integrato degli interventi e dei servizi assumendo un ruolo
professionale in grado di osservare, gestire e studiare i fenomeni sociali, erogare prestazioni,
informazioni, consulenza, mediazione e aiuto professionale. Gli strumenti propri del servizio
sociale sono:
a. colloquio;
b. visita domiciliare;
c. analisi della domanda;
d. valutazione del caso;
e. presa in carico del caso;
f. incontri di equipe ed istituzionali;
g. progettazione nella logica del case management;
h. strutturazione lavoro in equipe tra servizi assistenziali e socio sanitari;
i. attivazione delle risorse sociali, professionali ed istituzionali secondo il modello
concertativi.
PORTA UNITARIA DI ACCESSO
L’attività della Porta Unitaria di Accesso è tesa a far incontrare la domanda con l’offerta. Il
servizio è collegato in rete con il Segretariato Sociale ed il Servizio Sociale Professionale
operante nell’ambito. Le azioni previste sono:
a. presa in carico dell’utente;
b. valutazione dello stato di bisogno;
c. valutazione dello stato patologico e riabilitativo;
d. integrazione delle risorse;
e. elaborazione piano personalizzato.
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CAPITOLO 8
DURATA COMPLESSIVA
I servizi di cui sopra avranno una durata biennale.
CAPITOLO 9
PROFILO DEGLI OPERATORI RICHIESTI
L’ambito di Martano è costituito da n. 10 Comuni di dimensione eterogenea, dei quali n. 4
sono dotati di Assistente Sociale.
Si rende quindi necessario per i restanti Comuni strutturare il servizio nel modo seguente:
a. nr 4 Assistenti Sociali già in servizio nei Comuni di Calimera, Martano, Melendugno e
Vernole, di cui una con funzioni di coordinamento dell’ambito;
b. nr. 3 Assistenti Sociali della Provincia che si articoleranno nei Comuni di: Carpignano
Salentino, Caprarica di Lecce, Castrì di Lecce, Martignano, Sternatia e Zollino;
c. l’attività di FRONT OFFICE sarà articolata in tutto l’ambito attraverso n. 10 operatori
comunali già in servizio, che coadiuveranno gli operatori predetti;
d. l’attività di BACK OFFICE sarà articolata in tutto l’ambito mediante il coinvolgimento
del servizio sociale professionale.
I parametri da assumere come riferimento per la distribuzione del personale e per la
definizione dei tempi di apertura degli sportelli, terranno presente:
• il nr. delle famiglie presenti in ciascun territorio di riferimento;
• l’abbinamento dei Comuni e sedi limitrofe.
SERVIZIO SOCIALE PROFESSIONALE
L’ambito di Martano è costituito da n. 10 Comuni di dimensione eterogenea, dei quali n. 4
sono dotati di Assistente Sociale. Il servizio si articola nel modo seguente:
a. n. 6 Assistenti Sociali, di cui n. 2 messi a disposizione dai Comuni di Melendugno e
Vernole con il personale in organico nella misura del 50% e n. 4 a convenzione, per
organizzare il servizio su ogni singolo Comune;
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b. il gruppo tecnico suddetto prenderà in carico tutte le problematiche familiari, del singolo,
del gruppo e della comunità nonché tutte le situazioni di bisogno che insistono su tutto
l’ambito territoriale.
Il monte complessivo settimanale del personale che curerà il servizio sociale professionale
dell’ambito è quantificato in 136 ore.
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CAPITOLO 10
INDICATORI DI VALUTAZIONE
Per la valutazione di attività, di risultato e di impatto territoriale del progetto di segretariato
sociale gli indicatori sono così articolati:
• quantità:
a. numero di accessi registrati dal servizio, distinti per tipologia di utenza e di intervento;
b. incidenza della domanda rispetto alla popolazione residente;
c. numero casi inviati al servizio sociale professionale di zona;
d. numero segnalazioni indirizzate ad altri servizi;
e. numero reclami pervenuti al servizio;
• qualità
a. riduzione dei tempi di attesa tra la domanda e l’offerta;
b. grado di soddisfazione dell’utenza.
La valutazione degli indicatori di quantità sarà effettuata mediante l’utilizzo di
documentazione cartacea e della rete informatica di ambito; mentre per quelli di qualità
saranno somministrati questionari o schede di rilevazione ai fruitori dei servizi.
Per la valutazione di attività, di risultato e di impatto territoriale del progetto di servizio
sociale professionale si ricorrerà alla presa in carico dei casi attraverso l’integrazione delle
risorse sociali e sanitarie. L’integrazione professionale si pone come obiettivo quello di
valutare in modo multidimensionale le situazioni di disagio o di bisogno individuale o
familiare.
• Gli indicatori di quantità per la valutazione del servizio sono caratterizzati da:
a. n. di casi presi in carico;
b. n. di accessi;
c. n. di casi gestiti in rete con altri servizi;
d. n. di contatti con enti, istituzioni e terzo settore;
e. n. colloqui;
f. n. visite domiciliari,
g. n. affidi;
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h. n. adozioni;
i. n. progetti elaborati;
• Gli indicatori di qualità per la valutazione del servizio sociale professionale sono
caratterizzati da:
a. n. casi trasformati da problemi in risorse;
b. coinvolgimento dell’utenza al processo di aiuto;
c. n. riunioni di equipe e tra servizi;
d. grado di soddisfazione dell’utenza.
• Gli indicatori di quantità della Porta Unitaria di accesso sono:
a. n. accessi segnalati dai servizi territoriali;
b. n. casi presi in carico;
c. n. progetti elaborati;
• Gli indicatori di qualità della Porta Unitaria di accesso sono:
a. riduzione dei tempi tra la domanda e l’offerta;
b. n. riunioni di equipe e tra servizi;
c. miglioramento della rispondenza tra bisogno e offerta;
d. miglioramento della qualità delle prestazioni nell’ottica dell’efficacia – efficienza;
e. grado di soddisfazione dell’utenza.
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AAMMBBIITTOO DDII NNAARRDDOO’’
(Comuni di Nardò, Copertino, Galatone,
Leverano, Porto Cesareo, Seclì)
Argomento oggetto della tesina:
Accogliere e conoscere AAccccoogglliieerree ee ccoonnoosscceerree
Il Segretariato Sociale tra infformazione e let ura dei bisogni
IIll SSeeggrreettaarriiaattoo SSoocciiaallee ttrraa iinnfoorrmmaazziioonnee ee lleetttttuurraa ddeeii bbiissooggnnii
Operatori partecipanti:
INGROSSO Caterina Ass. Sociale – Comune di Nardò
VANTAGGIATO Maria Antonietta Ass. Sociale – Comune di Copertino
MAGGIORE Antonella Ass. Sociale – Comune di Galatone
BENSANTI Piero Ass. Sociale – Provincia di Lecce
GIACCARI Maria Antonietta Ass. Sociale – Comune di Porto Cesareo
BEGUCCI Laura Ass. Sociale – AUSL LE/1
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Corso di formazione “Il segretariato sociale: funzioni, regole, organizzazione”
INDICE Introduzione
1. Ampiezza del territorio e caratteristiche strutturali ed evolutive della popolazione dell’Ambito
2. Processi e indicatori che determinano lo sviluppo delle problematiche
3. Ipotesi di strutturazione servizio di “Segretariato Sociale”
4. Organizzazione del servizio nella logica del Progetto Master
a. Contenuti e finalità b. Risultati attesi c. Attività d. Orario di funzionamento e. Figure professionali f. Precondizioni g. Aspetti significativi h. Pubblicizzazione del servizio i. Strumenti di lavoro per l’elaborazione dei report scritti
5. Indicatori oggettivamente verificabili
Conclusioni Bibliografia
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Corso di formazione “Il segretariato sociale: funzioni, regole, organizzazione”
Introduzione
Nel quadro della trasformazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali,
definito dalle legge n. 328/2000 – art. 22 comma 2, tra i livelli essenziali delle prestazioni
sociali erogabili sotto forma di beni e servizi, tracciate anche nel Piano sociale nazionale
2001-2003, il Segretariato Sociale è considerato una delle tipologie di servizi che,
istituito in ogni ambito territoriale, anticipa una “ Porta Unitaria di Accesso ( PUA)“ al
sistema dei servizi, tale da essere accogliente nei confronti della più ampia tipologia di
esigenze dei cittadini e tecnicamente capace di pensare e facilitare la gestione di
informazioni dettagliate, aggiornate e di favorire processi di orientamento personalizzato.
Il Segretariato Sociale deve quindi avere finalità specifiche di informazione, orientamento
e consulenza circa i servizi sociali, sanitari, educativi e culturali, presenti sul territorio per
facilitarne l’accesso ad ogni cittadino.
Nel Piano di Zona predisposto per l’ambito territoriale di Nardò, ai sensi della Legge
Regionale n. 17/2003 e del Piano regionale politiche sociali, che rendono attuativa in
Puglia la legge quadro per l’assistenza, le finalità indicate dalla legislazione nazionale sono
state individuate quali prioritarie per l’istituzione, la programmazione e l’organizzazione
del servizio di Segretariato Sociale, che deve garantire il diritto di ogni cittadini ad ottenere
risposte immediate ed esaustive.
L’esigenza di istituire il Segretariato Sociale nell’ambito, secondo il principio
dell’accoglienza nella sua complessità comunicativa, nasce per promuovere un modo
privilegiato di “ ascoltare “ la domanda collettiva ed individuale, interpretata sulla base di
chiari indicatori di osservazione e dimensione delle problematiche, e “ pensare” l’offerta
sociale di intervento, attraverso le attività appropriate per il conseguimento dei risultati
attesi, rapportati agli obiettivi specifici e generali del servizio.
Pertanto, il servizio di Segretariato Sociale d’ambito, perseguendo l’obiettivo generale di
migliorare l’informazione sull’offerta dei servizi socio-sanitari, si propone come strumento
per una corretta fruizione delle prestazioni erogate dai servizi, che semplifica le procedure
ed i tempi di attesa delle risposte, mediante strategie professionali e tecniche di
comunicazione, nel rispetto delle esigenze dei cittadini e della programmazione delle
politiche per settori di intervento.
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1. Ampiezza del territorio e caratteristiche strutturali ed evolutive della
popolazione dell’ Ambito
L’Ambito territoriale di Nardò comprende sei Comuni di diversa estensione: Nardò,
Copertino, Galatone, Leverano, Porto Cesareo e Seclì per una popolazione complessiva di n.
92.030 abitanti.
Il territorio si estende per 376,9 kmq ed i Comuni dell’area presentano dimensioni
demografiche variabili. Va considerato che l’estensione del territorio di Nardò dispone di
25km di costa mentre Porto Cesareo è situata interamente sul mare (18km di costa). Entrambi
registrano un aumento della popolazione nei mesi estivi.
Nardò, infatti, con le sue tre marine raggiunge un aumento della popolazione pari al 12% in
considerazione che dette marine sono le tradizionali località di villeggiatura, principalmente
dei cittadini neretini.
Porto Cesareo, invece, per essere una fascia di terra che si affaccia sullo Ionio, basa la propria
risorsa economica sul turismo. Nei mesi estivi raggiunge un aumento della popolazione pari a
cinque volte quella invernale con presenze provenienti da ogni parte d’Italia.
L’economia nella zona territoriale, per settore di attività, è rappresentata da un numero di
imprese attive pari al 32%.
Nel settore “dell’Agricoltura” le imprese attive occupano il 2° posto, pari al 30% del totale;
gli altri comparti più rilevanti nell’Ambito sono quelli delle “Attività manifatturiere , che
rappresentano l’11%del totale delle aziende della zona, e delle “Costruzioni” (l’11%).
Nel Comune di Porto Cesareo risalta il settore “Pesca e servizi connessi”, insieme a quello
relativo ad “Alberghi e ristoranti” e rappresenta, dopo il commercio, la maggiore risorsa
economica.
Su una popolazione in età lavorativa (15/64 anni), il 39,7% sono occupati ed il restante 60,3%
risultano non occupati o perché in età non lavorativa o perché non hanno interesse o
possibilità di lavorare. La percentuale di disoccupati (24,6%) è notevolmente superiore alla
media sia provinciale che regionale.
Il 59% dei lavoratori sono occupati nel settore terziario; il 15% nell’Agricoltura; il 26% nel
settore industria.
Per quanto riguarda l’istruzione, i dati contenuti nel Piano di Zona dimostravano una
popolazione abbastanza alfabetizzata: il 60% è suddivisa tra laureati e diplomati di scuola
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media superiore, il 40% è in possesso della sola licenza elementare o priva di titolo di studio
(costituito in gran parte da popolazione anziana.
Su n. 92.030 abitanti dell’intero Ambito, la popolazione femminile occupa il 52% e la
popolazione maschile il 48%, confermando così la tendenza a livello nazionale.
La composizione della popolazione del territorio in esame mostra nel complesso la prevalenza
di una popolazione matura e una estesa durata della vita.
Tuttavia, degna di attenzione è la popolazione di giovanissimi ( bambini e adolescenti) e dei
giovani (18 – 29 anni) che insieme formano circa il 37 % della popolazione.
Nel complesso l’ambito si potrebbe definire “relativamente anziano”, nel senso che la quota
di ultra sessantacinquenni equivale al 17,5% risultando superiore al dato medio regionale
(16,6%), ma inferiore al dato nazionale (19,2%).
Osservando il rapporto della popolazione anziana su quella residente di ogni comune si evince
che particolarmente “anziani” risultano essere i Comuni di Seclì e di Nardò (rispettivamente il
comune più piccolo e quello più grande dell’Ambito).
Come rilevato nello studio socio-demografico del Piano di Zona, la dinamica della struttura
demografica del Distretto indica una tendenza della comunità all’invecchiamento, aumenta la
vita media delle persone mentre si riduce la dimensione della famiglia e la sua capacità a
garantire un supporto alle persone anziane in difficoltà. Parallelamente si riscontra un
aumento della domanda di prestazioni per l’assistenza disabili. L’esigenza di far fronte ai
problemi che la condizione anziana pone nei confronti del sistema locale dei servizi alla
persona, prefigura la necessità di porre maggiori investimenti nella spesa sociale e sanitaria.
Anche i dati riferiti alla popolazione minorile e giovanile ( 18 – 29 anni che rappresentano il
17% della popolazione dell’ambito) meritano un’attenta analisi ed una adeguata
considerazione nella programmazione sociale della zona, soprattutto per le azioni di
prevenzione rivolte alla fascia pre-adolescenziale (11 – 14 anni). Infatti, dalle risultanze dei
dati si evidenziano nei riguardi della suddetta fascia di età problematiche legate a difficoltà
scolastiche, modelli familiari fragili, relazioni familiari negative per le difficoltà genitoriali a
sostenere la funzione educativa, crescente consumo di sostanze psicoattive, oltre all’alcol e
tabacco.
Tra i giovani emerge in particolare una percezione negativa del contesto sociale rispetto ai
bisogni e alle aspettative generazionali. Di conseguenza la popolazione giovanile richiede
politiche mirate strettamente collegate e coordinate con le politiche culturali, dell’istruzione,
della formazione e del lavoro, integrate con le politiche socio-sanitarie.
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Il fenomeno della dipendenza nella zona dell’ambito, si evolve in maniera dinamica per la
presenza significativa di “ nuove droghe”, oltre alle sostanze di abuso primarie che risultano
essere eroina e cocaina, e nuove modalità di consumo tra la popolazione adolescenziale e
preadolescenziale. Il contatto precoce con le sostanze rappresenta un’emergenza per
l’iniziazione ed il consolidamento dei comportamenti di “dipendenza”.
Per cui la promozione di campagne di sensibilizzazione e di informazione orientate a
diffondere una conoscenza sui significati e danni determinati dall’uso e abuso delle “ vecchie
e nuove sostanze ”, risulta essere un intervento di primaria importanza negli obiettivi del
Piano di Zona per contrastare il fenomeno della dipendenza.
I nuclei familiari dell’intero ambito sono n. 32.176. La dimensione media delle famiglie
residenti, si presenta sostanzialmente omogenea per tutti i Comuni dell’ambito, composti in
media di 2,8 componenti. Nello specifico, i nuclei familiari con 5 o più componenti, risultano
presenti in particolare a Copertino e negli altri Comuni di Galatone e Leverano, nei quali
maggiore è la vulnerabilità sotto l’aspetto socio-economico e relazionale. L’aiuto sociale in
favore delle famiglie multiproblematiche si concretizza non solo nell’offerta di aiuti
economici assistenziali, ma soprattutto in interventi di sostegno nella disfunzionalità dei ruoli
parentali e tutela della condizione dei figli.
Gli immigrati stranieri regolarmente residenti (n. 1.238) rappresentano l’1,4% della
popolazione dell’ambito, con una maggiore concentrazione nei Comuni di Nardò e Galatone.
La presenza dei minorenni stranieri è del 7,2% sul totale della popolazione minorenne e
rappresenta il 19,2% degli immigrati della zona.
Il fenomeno dell’immigrazione straniera nell’ambito è abbastanza recente ed il territorio non
sembra essere idoneamente attrezzato per dare risposte ai bisogni specifici emergenti.
Infatti, l’osservazione di questo fenomeno presenta aspetti critici, quali:
- difficoltà di reperire e sostenere economicamente l’assistenza abitativa;
- bisogno di accompagnamento nell’utilizzo delle risorse e nel rapportarsi con le
istituzioni;
- difficoltà di inserimento scolastico e sociale, e bisogni di corsi di alfabetizzazione
o disponibilità di un mediatore culturale.
Per quanto riguarda i dati relativi alla popolazione disabile complessiva dell’ambito, le
problematiche espresse delle famiglie si concretizzano essenzialmente nella mancanza di
spazi di socializzazione, di centri riabilitativi, di centri di accoglienza residenziale, di
miglioramento dell’integrazione scolastica.
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Il Piano di zona prevede, in tale area, il miglioramento di interventi per l’integrazione delle
risorse pubbliche e private, attraverso convenzioni operative che possano determinare un patto
di solidarietà con il volontariato. Inoltre, è rilevante l’esigenza di un’acculturazione
permanente attraverso lo sportello del segretariato sociale per monitorare il fenomeno della
disabilità, poiché manca una banca dati della popolazione disabile complessiva dell’ambito,
nonchè per attingere e ricevere informazioni circa le richieste prodotte dalle famiglie, in
merito alle necessità di aiuto immediato, con la finalità di migliorare l’erogazione delle
prestazioni socio-sanitarie.
Nell’area del disagio mentale i dati disponibili non offrono un quadro sufficientemente
conoscitivo dei bisogni, anche se la problematica è fortemente sentita sul territorio per la
carenza di strutture assistenziali e interventi di inclusione socio-lavorativa. Le proposte
operative contenute nel Piano di Zona, oltre a soddisfare i bisogni di cura e assistenza dei
disturbati mentali riconosciuti, prevedono l’ attivazione di un servizio conoscitivo ed
informativo circa le reali condizioni di vita dei soggetti esclusi dai diritti socio-assistenziali,
derivanti e connessi alla loro patologia.
2. Processi ed indicatori che determinano lo sviluppo delle problematiche
Il contesto sociale dell’ ambito territoriale risente, a livello di comunità locali, delle
trasformazioni e dei cambiamenti avvenuti negli ultimi decenni a livello nazionale, nel campo
economico, occupazionale e culturale, dei mutamenti della struttura demografica, che
incidono sulla vita comunitaria delle persone. Da questa trasformazione nascono nuovi
bisogni e nuove emergenze che mettono in discussione le tradizionali politiche sociali
pubbliche.
Il sistema dei servizi dell’ambito territoriale, pone in evidenza carenze operative e strutturali
a fronte delle innumerevoli esigenze che vanno orientate in azioni di sistema, in una
progettazione di interventi volti a favorire la decodifica di domanda e bisogni, l’ analisi dei
contesti, l’ elaborazione di finalità e obiettivi, l’ offerta di informazione, la valutazione degli
interventi, in funzione della qualità ed efficacia delle politiche pubbliche.
Gli indicatori sociali che hanno guidato la progettazione del Piano di Zona dell’ambito,
attengono a punti critici e punti di forza sui quali poggiano obiettivi di sviluppo di un nuovo
sistema di welfare.
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Indicatori di criticità nel contesto territoriale sono rappresentati da:
- cambiamenti di stili di vita della famiglia, (lavoro della donna, nuovi ritmi di vita della
coppia, nuclei monoparentali) rendono complessa la gestione della vita familiare e
diminuiscono il suo potenziale assistenziale;
- fenomeni di disagio e sofferenza diffusa nelle comunità locali, che coinvolgono singoli
soggetti e fasce più ampie di gruppi sociali, concentrate in alcune “zone periferiche” dei
Comuni, dove alto è il rischio di esclusione sociale;
- evoluzione del fenomeno di invecchiamento a seguito dell’ allungamento della vita media
della popolazione con conseguente squilibrio demografico, che tende a crescere tra la
generazione più anziana e quella più giovane.
- aumento degli anziani che vivono da soli, mentre mancano sul territorio strutture e
servizi che rispondano alle esigenze diverse di tale popolazione e che supportino la famiglia
nell’impegno di cura.
- carente integrazione socio-sanitaria, non rispondente a quanto disciplinato dal Piano
Sociale Regionale, nel rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza ( LEA) di cui al Dpcm 14
febbraio 2001.
- assenza di strutture e spazi, in tutte le aree di intervento ( famiglie, minori, anziani,disabili,
tossicodipendenti, immigrati), e scarse offerte ludiche, educative e culturali che favoriscano
l’integrazione sociale, l’aggregazione , la partecipazione attiva, il senso di identità e di
appartenenza alla comunità;
- scarsa comunicazione e collegamento tra servizi pubblici e privati, con la conseguente
dispersione delle risorse presenti sul territorio e la difficoltà ad informare ed orientare i
cittadini sul sistema delle opportunità esistenti;
- carenza di infrastrutture e di servizi che produce difficoltà a fornire risposte adeguate in
situazioni di emergenza che richiedono interventi di pronta accoglienza per i soggetti più
deboli;
- nuove povertà alle vecchie povertà, emergono e generano nuovi bisogni e nuove emergenze
sociali, indeboliscono le relazioni e sono la causa di stati di solitudine ed emarginazione. Nel
complesso, l’offerta sociale appare “standardizzata”, non personalizzata e disomogenea su
tutto il territorio dell’ambito.
In un contesto dove limitata è la scelta di prestazioni e servizi alternativi si verifica
conseguentemente l’aumento del numero di richieste di sussidio economico, tese al
soddisfacimento dei bisogni primari e sempre più frequentemente rivolte anche a superare
situazioni di precarietà abitativa.
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Emerge un certo stato di sofferenza dei Servizi sociali del territorio, dovuto sia al
conferimento di molteplici nuove funzioni, senza un’adeguata dotazione di personale e di
strumenti, quanto ad un generalizzato senso di “frustrazione” degli operatori che risentono
dell’ inadeguatezza dei mezzi per far fronte ai nuovi compiti e bisogni sociali.
L’associazionismo e il volontariato attivo e organizzato stentano a decollare e laddove è
presente, necessita di formazione e aggiornamento. Sono scarse pertanto le possibilità di
impegno civile dei cittadini e sono limitate quelle azioni di supporto relazionale che solo il
volontariato qualificato può fornire alle politiche sociali pubbliche.
I PUNTI di FORZA, contenuti nel PdZ, investono trasversalmente tutte le aree di intervento
considerate, quali:
La Famiglia, nonostante le difficoltà cui è soggetta dai cambiamenti sociali, nella realtà di
questo Ambito rimane un punto di riferimento insostituibile per lo sviluppo dell’individuo e
per la cura dei soggetti deboli . La famiglia , infatti, non chiede di essere sostituita, ma vuole
essere supportata, nelle sue funzioni tradizionali da servizi specialistici. Permangono, anche
se indeboliti, i legami parentali , interpersonali e i rapporti di vicinato, tipici della cultura del
territorio che, se non opportunamente valorizzati e sostenuti, rischiano di scomparire e
danneggiare il tradizionale senso della coesione sociale.
La Scuola, dopo la famiglia, viene confermata come Agenzia privilegiata per la
formazione ed educazione delle nuove generazioni. Occorre tuttavia, attivare nuove sinergie
di lavoro integrato con i servizi, per un offerta formativa più adeguata ai bisogni reali del
territorio e delle giovani generazioni.
Le Parrocchie, attraverso la capillare presenza operativa sul territorio, rappresentano una
tipica risorsa per le fasce deboli ed emarginate. Gli Oratori, insieme alle realtà parrocchiali,
svolgono un ruolo socio educativo significativo per la fascia minorile e giovanile.
Il Volontariato e la Cooperazione Sociale, emergono come realtà solidaristica che va
opportunamente canalizzata e sostenuta. Affiorano competenze, creatività, voglia di
partecipazione attiva, anche da singoli cittadini che possono diventare strumenti positivi di
supporto e collaborazione.
Le Aziende e le Imprese, su sollecitazione dell’Ente Locale, hanno manifestato una
particolare sensibilità ad offrire un contributo per l’integrazione lavorativa dei soggetti deboli.
Occorre valorizzare e cogliere tale opportunità in una nuova ottica di integrazione tra pubblico
e privato, per promuovere utili processi di inclusione sociale.
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I Sindacati e i Patronati contribuiscono ad offrire un servizio di accompagnamento al
cittadino, informazione e consulenza sulle politiche del lavoro e tutela dei diritti. Sono
disponibili a collaborare con l’Ente Pubblico per di sportelli informativi di accesso ai servizi.
I Servizi Socio Sanitari del territorio si confermano risorse di base importanti alla risposta
dei bisogni e all’offerta integrata dei servizi.
Nei Servizi Sociali dei Comuni dell’ ambito l’abitudine acquisita tra le professionalità
presenti, al confronto e alla collaborazione nell’applicazione di nuove norme e nella
progettazione degli interventi sociali, rappresenta una condizione favorevole per lo sviluppo
di un sistema di rete dei Servizi Sociali sul territorio.
I Pubblici Amministratori, esprimono una volontà politica attenta alle problematiche sociali,
orientata alla promozione del nuovo sistema di welfare e al superamento di vecchie logiche
assistenzialistiche.
3. Ipotesi di strutturazione del Servizio di “ Segretariato Sociale “
In relazione ai processi ed agli indicatori che riguardano le problematiche sociali dell’ambito
territoriale contenute nel PdZ, l’istituzione di un servizio di Segretariato Sociale è stata
programmata come un’azione di sistema in quanto è trasversale a tutte le aree di intervento.
Inteso come livello essenziale del sistema integrato di interventi e servizi, la strutturazione del
servizio, che successivamente rappresenterà il punto di accesso unificato ( PUA) per gli
interventi e servizi sociali e di integrazione socio-sanitaria, è prevista in uno spazio
istituzionale e organizzativo specifico, articolato in sportelli comunali di “ front office” e “
back office”, e servizio di Segretariato Sociale Professionale d’Ambito con funzioni di
coordinamento, situato nel Comune capofila dell’ambito territoriale.
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4. Organizzazione del servizio nella logica del progetto master
a) Contenuti e finalità
Attraverso l’informazione sulle norme e prassi di funzionamento dei servizi e sulle
prestazioni ed interventi di risposta nella ricerca di aiuto, il servizio ha la funzione di
agevolare l’accesso dei cittadini ai servizi sociali e sanitari, e facilitare la conoscenza e l’uso
personalizzato delle risorse pubbliche e private disponibili sul territorio.
Orientato al principio dell’accoglienza nella sua dimensione comunicativa, il servizio si pone
come mission lo sviluppo di un percorso metodologico di lettura e valutazione dei bisogni,
per una programmazione delle politiche sociali dell’ambito qualitativamente rispondente
all’aumentata aspettativa sociale ed individuale nei confronti dei servizi sociali e sanitari.
Nella logica dell’intervento, l’obiettivo specifico del servizio di Segretariato Sociale si basa
su:
a) offerta di informazioni sostenibili dirette a orientare il cittadino nella rete dei servizi
socio-assistenziali e socio-sanitari, lettura e comprensione della domanda sociale;
b) raccolta di segnalazioni sulla disfunzionalità della rete dei servizi;
c) consulenza professionale, ascolto ai singoli e ai nuclei familiari, accompagnamento
per l’accesso alle prestazioni di competenza del Servizio Sociale professionale.
b) Risultati attesi
- offerta di informazioni accessibili, esaurienti, complete, immediate, personalizzate,
riservate, pertinenti, continuamente aggiornate e verificate; - corretta fruizione dei servizi, riduzione dei tempi di attesa della risposta;
- ridurre le barriere organizzative e burocratiche che scoraggiano i cittadini più fragili e meno
informati nella ricerca di aiuto, e favorire l’uguaglianza nell’accesso;
- promuovere protocolli operativi con l’Azienda sanitaria locale per individuare le modalità
più idonee per l’accesso e la fruizione dei servizi socio-sanitari
- collaborare efficacemente con tutti gli attori sociali delle rete, con le organizzazioni e forme
di cittadinanza attiva nella tutela dei soggetti deboli e nella promozione dei loro diritti.
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c) Attività
Il servizio organizza l’accesso del cittadino, secondo le seguenti attività che comprendono:
a) sportello front office, inteso come attività esterna, che può essere svolta anche da
personale amministrativo opportunamente formato, fornisce:
- informazioni generali e risposte celeri in riferimento sia ai servizi pubblici che
privati
- ascolto della domanda e accoglienza prima documentazione, anche con la
realizzazione di uno sportello a domicilio.
Lo sportello deve essere provvisto di strumenti anche per l’accoglienza telefonica per le
risposte standard, preordinate e in genere poco flessibili.
b) sportello back office, inteso coma attività interna, svolta esclusivamente da idonee
professionalità, garantisce:
- la raccolta di dati e la gestione della banca dati,
- l’organizzazione delle informazioni,
- la comunicazione e collegamenti in rete con gli sportelli dei servizi territoriali per
tutele forme di prestazioni richieste.
c) Segretariato Sociale, come attività di accoglienza ed ascolto finalizzata
all’orientamento del cittadino verso scelte responsabili mediante la valutazione della
domanda per l’accesso alle prestazioni professionali richieste, in particolare:
- Accoglienza della domanda sociale così come presentata dal soggetto, valutazione
e consulenza;
- individuazione del settore sociale di competenza;
- rilevazione dati sui fenomeni sociali emergenti per l’attivazione di azioni
preventive di promozione dell’agio e per lo sviluppo di un osservatorio integrato
per una programmazione aggiornata;
- monitoraggio di informazioni del servizio in funzione di processi adeguati di
lavoro e di risposta.
d) Orari di funzionamento
Modalità di accesso: n. 3 giorni in orario antimeridiano dalle h. 10,00 alle 13,00
n. 1 giorno in orario pomeridiano, dalle h. 16,00 alle 19,00
Ubicazione: n. 1 sportello in ogni comune dell’Ambito, posto in uno spazio ben definito
nel settore politiche sociali
n. 1 sportello presso il Comune capofila di zona, informatizzato in rete.
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e) Figure professionali
Si prevede l’impegno di figure professionali dotate di competenze e capacità di accoglienza
ed ascolto dei cittadini, conoscenza approfondita dei servizi e delle risorse per l’informazione
e l’orientamento sulle opportunità dell’offerta territoriale, con specifica abilità di lettura e
comprensione della normalità della domanda.
f) Precondizioni
Regolamento istitutivo ed attuativo del servizio.
g) Aspetti significativi ( da salvaguardare):
- aggiornamento permanente dell’operatore;
- utilizzo di una modulistica appropriata e condivisa nell’ambito dei Servizi Sociali e
Sanitari;
- elaborazione documenti aggiornati sul rapporto qualitativo e quantitativo tra bisogni e risorse nei settori trattati, per la programmazione delle politiche sociali.
h) Pubblicizzazione del servizio
* un Opuscolo informativo composto a due facciate ( per renderlo più agevole ed
immediato nella lettura) con una descrizione semplice e chiara ( a flash) del servizio, come
da fac simile:
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AMBITO TERRITORIALE DI
_________ _________
I Comuni di Logo ______
Logo ______
Logo ______
Logo _____ Logo ______
Logo ______
LOGO
Servizio di Segretariato Sociale
“ una risposta alle tue domande “
“ una risposta ai tuoi bisogni “
Che cos’è
A chi si rivolge
Chi trovi
Dove lo trovi
Quando
Che cos’ è
È un servizio pubblico e gratuito che offre
informazioni, orientamento e consulenza sui servizi
sociali, sanitari, educativi e culturali disponibili sul
territorio, allo scopo di facilitare l’accesso di ogni
persona alle risorse presenti
A chi si rivolge A tutti i cittadini, associazioni, gruppi,comunità, enti,
istituzioni, altro.
Chi trovi Nome cognome
qualifica professionale
Dove lo trovi Indirizzo
Telefono
Fax
Quando Giorni
Orario
i) Strumenti di lavoro per l’elaborazione dei report scritti
1. SCHEDA DI ACCESSO al Segretariato Sociale che contiene i seguenti dati:
• dati anagrafici
• età, sesso, stato civile
• indirizzo , telefono
• territorio di provenienza
• modalità di arrivo al servizio: a) diretto, b) su invio di, c) segnalante delegato e non delegato, d) numero accessi al servizio;
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• trascrizione letterale della domanda così come viene posta dall’interessato ( ciò si rende necessario al fine di cogliere i significati autentici della domanda, evitando mere interpretazioni)
Impostazione della scheda ( pensando a chi la stende / a chi la utilizza):
• Chiarezza e facile comprensione nella compilazione e nella lettura;
• riservatezza dati sensibili ( salute, condizione economico patrimoniale, stile di vita
personale, dinamiche familiari), e consenso informato;
• decodificazione della richiesta nelle voci: a) istruttoria; b) consulenza; c)
informazioni su servizi Ente; d) informazione su servizi sanitari; e) informazioni
sul terzo settore ed altro; f) consegna modulistica;
• trasmissione della domanda al servizio di competenza e/o per presa in carico con
appuntamento prefissato;
• eventuali annotazioni.
La scheda a fronte dei problemi di riservatezza, deve garantire e salvaguardare la tutela della
privacy del soggetto nel trattamento dei dati relativi: alla salute, alla condizione economico
patrimoniale, allo stile di vita personale, alle dinamiche familiari, con acquisizione di
consenso informato.
Sulla base di nuovi orientamenti normativi si prevede realizzare un sistema
informatizzato di lavoro che consente una veloce comparazione su scala statistica, mediante la
lettura delle schede dei fenomeni sociali che interessano il territorio dell’ambito.
2. SCHEDA di TRASMISSIONE
Nell’ipotesi di un invio per una presa in carico, quale raccordo tra scheda di
segretariato e cartella sociale, si prevede una scheda di trasmissione, che sarà diversificata nei
contenuti e nelle informazioni, in considerazione del servizio che attuerà la presa in carico.
3. SCHEDA SOCIALE
Nell’interesse del servizio, per sapere anche quante persone hanno chiesto, il tipo di
richieste e di risposte, cosa si è concluso oppure chi è stato preso in carico dal Servizio
Sociale professionale, si rende opportuna la compilazione di una scheda sociale, che deve
contenere, oltre si dati personali dell’utente, la motivazione della domanda, e categorizzazione
dell’intervento, tipologia delle prestazioni professionali nelle specifiche azioni di presa in
carico e trattamento.
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Nella scheda sono altresì contenute indicazioni circa gli strumenti utilizzati nell’
erogazione delle singole prestazioni.
5. Indicatori oggettivamente verificabili
Rispetto agli obiettivi specifici
- numero di cittadini singoli, coppie e nuclei familiari, rivolti al servizio
- numero richieste di integrazione del reddito
- numero segnalazioni relative a condizioni di disagio riferibili alle aree di
intervento trattate
- numero degli interventi conclusi positivamente.
Rispetto ai risultati attesi:
- livello di soddisfazione del servizio utilizzato
- livello di gradimento delle informazioni ottenute,
- numero di azioni collaborative tra i servizi socio-sanitari
- numero consulenze effettuate,
- numero invii presso altri servizi,
- numero colloqui effettati,
- numero di figure professionali coinvolte.
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Conclusioni
Il progetto master così come predisposto per l’istituzione del Servizio di segretariato
Sociale d’Ambito è una preziosa occasione per diffondere una nuova cultura di intervento e di
integrazione tra servizi pubblici e privati e risorse del territorio.
Il nuovo impegno sociale per rispondere ai bisogni di una collettività in costante
mutamento e divenire, con particolare attenzione alle fasce più deboli, deve avere come
obiettivo prioritario l’offerta di risposte adeguate e rispettose della individualità di ciascuna
persona.
In questa ottica innovativa si inserisce il progetto master qui elaborato che contempla
l’istituzione di un servizio tendente a costituirsi quale osservatorio sulla globale situazione
territoriale. Ciò per implementare conoscenza e comprensione delle domande e competenza,
sensibilità, affidabilità e impegno sociale nelle risposte.
Tali azioni si ritengono indispensabili in un momento storico e sociale dove i bisogni
cambiano costantemente e richiedono anche un cambiamento dell’operatività dei servizi, che
nella loro attività non devono perdere di vista “ la centralità della persona”.
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BIBLIOGRAFIA
Lia Sannicola - Giuseppe Trevisi: (a cura di) “ Il Progetto - Metodi e strumenti per l’azione sociale”
cap. 6 “ Il quadro logico” ed. Liguori, 2003.
AA. VV. “Il segretariato nella Legge 328/00” , in La professione sociale, 1/2003.
Okely O. :”Front Office e segretariato sociale” in Prospettive Sociali e Sanitarie, n.3/2005.
Okely O. “ La domanda sociale questioni di metodo” in Prospettive Sociali e Sanitarie, n.19/2004.
BURP n. 103 del 26/08/2004 - Regione Puglia, deliberazione G.R. n. 1104 del 4/08/2004 “ L.R. 25
agosto 2003 n. 17 art.8 “ Piano Regionale della Politiche Sociali – Interventi e servizi in Puglia”
Approvazione”.
Piano di zona dell’Ambito di Nardò ( Lecce) Distretto n. 3 – approvato con delibera di consiglio
Comunale dai rispettivi Comuni dell’Ambito.
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“Segretariato Sociale e nuovo Welfare”
L’ARCHIVIO FOTOGRAFICO
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