F. arillotta - D. GimiGliano
del Consiglio regionale della Calabria
tra Storia e Architettura
© Kaleidon di Roberto Arillottacasa editrice di cultura calabrese
Coordinamento editoriale
Roberto Arillotta
Progetto grafico e videoimpaginazione
Kaleidon
Elaborazione grafica copertina
Studio Onatas
Stampa
Grafiche Femia
Codice ISBN 978-88-88867-19-9
2010 A.D.TuTTI I DIRITTI SONO RISeRvATI.
Nessuna parte di questo volume può essere riprodotta, memorizzata o trasmessa in alcuna formao con alcun mezzo elettronico, meccanico o altro senza autorizzazione scritta dell’editore.
REFERENZE FOTOGRAFICHE© Consiglio regionale della Calabria ‘Ufficio Relazioni con il pubblico’: pp. 87/90/92/94/95/102/120/121/126/127/128 FD trading: pp. 96/99/101 Foto Pasquale Garreffa: pp. 104/124b
© Kaleidon Foto Domenico Nucera: p. 12 Foto Gaetano Labate: p. 21 Foto Antonio Sollazzo: copertina, pp. 56/64/76/78/80/82/84/86/88/89/91/97/103/ 106/107/108/109/110/111/112/113/114/122/ 123/124a/125/132
Per gentile concessione:Arch. Natale Cutrupi: p. 26Dott. Alberto Cafarelli: p. 31 (Palazzina Ufficiali)Direzione Museo Sacrario del vittoriano: p. 34Rev. parr. don Antonino Morabito: p. 43
Palazzo CamPanella
7PALAZZO CAMPANELLA
di FRANCESCo ARILLoTTA
la StoriaO
Da una carta militare del 1844, che rileva l’area a nord di Reggio Calabria, si evidenzia la contrada Borrace, con le proprietà Melissari e l’ubicazione dell’odierno ‘Palazzo Campanella’
il Palazzo
la Contrada
9PALAZZO CAMPANELLA - la Storia
GeNNAIO 1982: il Consiglio Comunale di Reggio Calabria scioglie
definitivamente il nodo dell’area su cui far sorgere il Palazzo della
Regione, vale a dire l’edificio che deve ospitare le strutture del
Consiglio Regionale della Calabria, collocato per statuto appunto
nella Città dello Stretto.
Il palazzo si sarebbe costruito dove una volta sorgevano i padiglioni della, da tempo
ormai disusa e abbandonata, ex-‘Caserma Borrace’, nell’omonimo Rione.
Si trattava di una zona molto vasta, posta sul lato di nord-est della Città.
una zona urbanizzata solo dagli anni ’20 in poi, dopo che le conseguenze abitative del
terremoto del 1908 avevano spinto il centro storico di Reggio ad uscire dalle antiche dimensioni
ottocentesche e a spingersi di là del mitico Torrente Santa Lucia, fino alla Fiumara dell’Annun-
ziata, il tumultuoso torrente che delimita a nord l’insediamento cittadino.
essa aveva avuto, sempre negli anni immediatamente successivi al terremoto, una ben
precisa destinazione. era, infatti, su quel terreno che era sorta, nel 1909, la grande caserma
baraccata del 20° Reggimento di Fanteria, di stanza nella città.
Con, attorno, centinaia di altre baracche civili, destinate ad ospitare, purtroppo per
decenni, i superstiti del catastrofico sisma.
L’area in questione aveva una sua, particolare vicenda da raccontare, sin da quando era
toponomicamente indicata col misterioso nome di ‘Borrace’.
26
14 PALAZZO CAMPANELLA - la Storia
3) ASRC, nt. A. Lofaro, bst. 362, anno 1824
4) ASRC, inv. 65, cart. A, vol. 769, p. 509, per. 43
Il che ci porta, quindi, ad affermare che, quanto meno in età storica, il territorio posto nel
tratto centrale del Torrente Caserta era caratterizzato dalla preponderante presenza, appunto, di
piante di asfodelo. e torna particolarmente suggestivo immaginare questa distesa di cerulei fiori,
arditi sui loro lunghi e solidi gambi, tanto imponente da dare il nome ad un’intera contrada del
pomerio reggino!
GLI ANTICHI TOPONImI
Fra le tante, numerose testimonianze sulla passata dimensione socio-economica della zona che
ci interessa, va citato un atto notarile del 16 dicembre 1824, (3) con il quale i fratelli Antonino
e Saverio fu Bartolo con il figlio di Saverio, Bartolo, componenti della antichissima famiglia
Melissari – una famiglia originaria della vicina Fiumara di Muro, fortemente legata alle lotte
quattrocentesche fra Angioini e Aragonesi, ma da secoli definitivamente integrata in Città –
vogliono procedere alla divisione del patrimonio avito. (4) un patrimonio di tutto rispetto, visto
che ascende ad un valore globale di oltre 80 mila ducati – qualcosa come alcune centinaia di
milioni degli attuali euro –. Perché citiamo quel rogito: perché vi troviamo elencati anche i fondi
che i Melissari possiedono nella contrada Borrace. L’interesse di quest’elencazione sta nella serie
di toponimi che essa contiene, e che descrivono una realtà ormai in concreto scomparsa.
le firme apposte dai fratelli Antonino e Saverio Melissari e da Bartolo, figlio di Saverio, nell’atto del 1824
pagina a fronte la campagna di Borrace in una
bella figurazione del 1849, in cui è indicato anche il sito della diruta
chiesetta di San Lorenzo
15PALAZZO CAMPANELLA - la Storia
16 PALAZZO CAMPANELLA - la Storia
5) ASRC, inv. 65, cart. A, vol. 772, p. 34, per. 43
Li riportiamo proprio per quel forte potere evocativo che essi contengono: La Batìa o
Pietra dello Schiavo, Il Fego di Geria, Il Vallone Marianazzo, Il Piano di Ficarra, Il Vallone del Fego,
Il Pantano, La Chiusa di Vitetta, La Chiusa sotto il Casino, La Terra Grande, La Terra della Spasara,
Il Carmine, La Terra sotto i Tagli di Condera, La Lenza di Malavenda, La Petrara ossia Perrone,
Costa di Casciano, Il Muro di Pace, Il Serro della Nave, Il Pozzicello, La Grotta, Il Sagramento, La
Forgiara, Sopra l’aia, Tremulini o Nicoletta, La Gornicella, La Terra del Calderaio, Crocevia, La Pietra
del Tamburo, Il Lumbone, La Graziella.
Ci sono denominazioni ancora oggi presenti, come il ‘vallone Marianazzo’, ‘Tremulini’,
‘Crocevia’, il ‘Lumbone’, il ‘Piano di Ficarra’; altre che tradiscono la loro antica funzionalità
rispetto alla gestione delle colture, come il pozzicello, le ‘chiuse’, l’aia, la ‘lenza’, la ‘gornicella’, la
‘costa’. Ma di altre ancora, ormai, è assolutamente impossibile dare una qualche interpretazione,
come ‘il muro di pace’, ‘il serro della nave’, ‘la pietra dello schiavo’ o, addirittura, ‘la pietra del
tamburo’.
Il toponimo ‘Tremulini’ indica quella parte nord-est del rione che confina con la Fiumara
dell’Annunziata. (5) e tre mulini, quelli di Giovanni Lavagna, Giuseppe Spanò e Paolo Manti,
c’erano effettivamente sulla sponda sinistra del torrente, che forniva l’acqua necessaria per farli
funzionare tutto l’anno.
la contrada Tremulini nel 1846; si notano i percorsi delle canalizzazioni costruite a servizio dei mulini
17PALAZZO CAMPANELLA - la Storia
6) ASCRC, Fondo Consiglio edilizio, bst. 4, fsc. 2, 1879
7) ASCRC, Fondo Consiglio edilizio, bst. 3, fsc. 4, 1881
8) ASCRC, Fondo Consiglio edilizio, bst. 6, fsc. 1, 1884
9) F. Arillotta, Reggio nella Calabria Spagnola, storia di una città scomparsa (1600-1650), villa S.G., 1981, p. 55
IL TORRENTE CASERTA
Il fianco meridionale del rione Borrace è chiuso dal Torrente Caserta, corso d’acqua particolar-
mente prezioso per l’irrigazione dei fondi che, in un passato ormai lontano, lo affiancavano. È,
però, un torrente particolarmente infido, perché sono spesso segnalate le sue rovinose esonda-
zioni, con conseguente distruzione di colture e caseggiati, nonché morti sorpresi dalla piena
nelle loro case.
Come accadde ai fratelli Spinelli nel 1879, allorquando dovettero provvedere d’urgenza a
ripristinare gli argini dei loro terreni sulla sponda sinistra del torrente, portati via dall’alluvione, (6) o
ad Annunziato Colica, che dovette ricostruire una piccola cappella mantenuta dai suoi antenati
con l’effigie della Protettrice, posta quasi in mezzo all’alveo e danneggiata dalle piogge del 20
ottobre 1880, (7) o a Domenico Sergi che, nella stessa circostanza, si vide demolita la casa e
asportato un tratto dell’acquedotto d’irrigazione del suo fondo. (8)
Anche questo toponimo ha un’interessante origine, perché è il cognome di una famiglia
che nel ’600 possedeva vaste proprietà proprio sulla riva sinistra del corso d’acqua, raggruppate
attorno ad un cospicuo agglomerato di case, site là dove esso faceva una decisa – ed innaturale
– piega verso sud-ovest. (9)
carta del 1879, con il fondo Spinelli, posto dove il Torrente
Caserta, o ‘Torrente Borrace’, riceve le acque del Vallone Petrara
26 PALAZZO CAMPANELLA - la Storia
27PALAZZO CAMPANELLA - la Storia
G L I u LT I M I 1 0 0 A N N I
IL TERREmOTO dEL 28 dICEmBRE 1908
28 dicembre 1908, lunedì, ore 5:20’23”.
Non è ancora l’alba; è buio pesto, perché c’è cattivo tempo; la gente, nella stragrande
maggioranza, è immersa nel sonno.
ed ecco scatenarsi una serie impressionante di fortissime scosse sismiche. Il primo
movimento è sussultorio, dura venti ‘interminabili’ secondi, con intensità crescente e decre-
scente; il secondo è ondulatorio, per quasi diciassette, altrettanto interminabili, secondi; viene
toccato il 10° grado della Scala Mercalli.
Dopo poco più di cinque minuti, un’altra, egualmente potente, scossa scuote la terra,
provocando crolli definitivi.
Reggio Calabria e la dirimpettaia Messina, con buona parte degli altri centri abitati delle
rispettive province, sono distrutte.
Ai danni del sisma si aggiungono quelli provocati dal mare: tra gli otto e i dieci minuti
dopo il terremoto, le acque dello Stretto si ritirano dalla costa, per poi tornare in onde gigan-
tesche, alte quasi dieci metri, che raggiungono il litorale, spazzando tutto e risucchiando case,
barche, cadaveri e superstiti.
Numerosissime scosse di assestamento si ripeteranno nelle giornate successive e continue-
ranno fino al marzo 1909, gettando nel terrore quanti sono fortunosamente sopravvissuti.
pagina a fronteufficiali e soldati del 20° Fanteria davanti ad uno dei padiglioni baraccati della Caserma, nel 1910
28 PALAZZO CAMPANELLA - la Storia
Quindicimila morti nel solo Comune di Reggio,
che all’epoca non comprendeva i quattordici centri
minori che nel 1927 andranno a costituire la ‘Grande
Reggio’. Aggiungasi un numero mai calcolato con
esattezza di feriti e il 90% delle costruzioni pubbliche
e private distrutte o irrecuperabili.
Tutto il mondo rimase commosso per l’entità del
dramma umano che il sisma aveva provocato.
Fu un accorrere di uomini generosi, che venivano
per dare aiuto a chi non aveva più niente. Fu un fiorire
di Comitati, che in tutta Italia, in tutta europa ed anche
nelle lontane – ma vicinissime per la presenza dei nostri
conterranei lì emigrati – Americhe si costituirono, allo
scopo di raccogliere fondi per inviare materiale d’ogni
genere, che venisse incontro alle infinite esigenze dei
superstiti.
i poderi Sacco, Spanò Bolani, Spinelli e Guarna oggetto di espropriazione
per essere utilizzati come aree di insediamento di complessi baraccati
29PALAZZO CAMPANELLA - la Storia
GLI AIuTI ALLA POPOLAZIONE: I BARACCAMENTI CIVILI
uno dei problemi più vistosi fu, naturalmente, quello di dare un tetto a quanti erano rimasti
in vita. Si decise di utilizzare terreni fuori dell’antico nucleo urbano, che era ingombro di
enormi cumuli di macerie; e fu nel vecchio contado agricolo: a Sbarre, a Tremulini, sulle colline
ad oriente, che sorsero, oltre ai vasti baraccamenti costruiti dall’esercito, quelli del Comitato
Romano, del Comitato Friulano, del Comitato Americano, delle Croci Rosse svizzere e norvegesi.
Se ne trovano ancora tracce nella toponomastica cittadina.
Trattando più particolareggiatamente dell’area di cui stiamo parlando, baracche furono
rapidamente costruite fin nei primi giorni del 1909 dal Genio Civile, fra la ‘Strada Borrace’ –
successivamente denominata ‘Borrace alla Caserma’ e che oggi passa davanti all’edificio regionale
– ad est, e la ‘Strada Tremulini’ – all’incirca l’odierno ‘viale Giovanni Amendola’ – ad Ovest, il
Torrente Caserta a Sud e l’attuale ‘via Achille Sacchi’ a Nord.
Le baracche furono realizzate in due gruppi: ‘area Tremulini’ e ‘area Borrace’. La prima si
articolava su nove strade interne, indicate con numeri romani, da XXI a XXIX, e vi trovarono
la sistemazione urbanistica della parte alta dell’area precedente. Il terreno
al di sopra della via Borrace è oggi occupato dal Palazzo della Regione
30 PALAZZO CAMPANELLA - la Storia
24) ASCRC, Serie ‘baracche’, cat. X-8-11, Fondo ente edilizio, bst. 1, fsc. 4, 1914
25) R.R. Belknap, American house building in Messina and Reggio, G.P. Putnam’s Sons, New York and London, The knicker-bocker press, 1910
posto 554 strutture abitative; nella seconda, servita da sette Traverse, distinte con numeri arabi,
dalla 23 alla 29, se ne eressero altre 123, per un totale di 667 famiglie. Immediatamente al di
sotto della Strada Tremulini, furono collocate altre 350 baracche. (24)
Ancora più ad Ovest, fu sistemato il baraccamento inviato dagli Stati uniti d’America, che
passerà alla storia urbanistica reggina del post-terremoto come il ‘baraccamento americano’.
una curiosità: in omaggio a quella generosa Nazione, le strade di questo baraccamento
furono tutte intitolate con nomi di Stati, Città e personaggi americani come Arizona, Brooklyn,
virginia, Indiana, Georgia, Carolina, New Jersey. Ci fu anche una via ‘Belknap’; e abbiamo
scoperto, in una pubblicazione conservata nella Biblioteca della California university, che quello
era il cognome dell’ufficiale americano – Reginald Rowan Belknap, lieutenant-commader della
Marina Militare statunitense, nonché attachè navale presso l’Ambasciata Americana a Roma –
che comandava la Task Force cui fu affidato il compito di costruire (in concomitanza dell’altro
realizzato a Messina, che, però, comprendeva anche un ospedale, un albergo, una scuola e una
chiesa) il baraccamento donato dalla Croce Rossa usa. (25)
Il ‘rione’ contava 725 baracche, per cui il totale di tutte le baracche installate fra il torrente
Santa Lucia e la fiumara dell’Annunziata, e fra Borrace e il mare fu di ben 1779 alloggi. Il che
dà un’idea precisa della dimensione di quella che sarà definita ‘la città di legno’.
un’inedita immagine delle baracche costruite dal Governo e dalla Croce Rossa degli USA nella zona sud della città nel 1909
pagina a fronte due planimetrie del fondo Sacco,
al momento dell’esproprio e con la collocazione dei padiglioni
ancorala Palazzina Ufficiali
31PALAZZO CAMPANELLA - la Storia
IL BARACCAmENTO mILITARE
All’indomani del terremoto, per affrontare i problemi di ordine pubblico generati da quel
disastro, il Governo decise di impiantare, nelle vicinanze della città distrutta, anche una grande
struttura militare baraccata. Il Genio Civile, dovendo sistemare l’impegnativo baraccamento,
sceglierà ancora la contrada Borrace per il suo insediamento.
Il terreno è quello dei Melissari, passato in proprietà alla famiglia Sacco, e più precisa-
mente ad un Bartolo Sacco, barone di Anomèri, – che è genero del senatore, nonché sindaco
della città, Fabrizio Plutino –, il quale porta come secondo cognome ‘Melissari’, cioè quello della
madre Lucrezia, che ha portato in dote proprio quell’area.
Il decreto prefettizio di esproprio è del 6 aprile 1909 (26) e dal verbale di consistenza
steso nella circostanza, apprendiamo che furono occupati ben 40.150 metri quadrati di terreno,
coltivati per la gran parte a vigneto. (27)
I lavori furono condotti dal maggiore del Genio Militare Pietro Aliquò Mazzei. (28) Si realiz-
zarono dieci grandi padiglioni per l’alloggiamento della truppa, dodici baracche per accogliere
gli ufficiali e le loro famiglie, ed un’elegante palazzina per il Comando del Reggimento; oltre,
naturalmente, alle scuderie, alle cucine e a capienti magazzini.
26) ASRC, inv. 25, Fondo Prefettura, affari speciali dei Comuni, Reggio Calabria, 2 ottobre 1909, fgl. 284, n. 1901, decreto di esproprio
27) ASRC, ibidem, verbale di consistenza
28) P. Aliquò Mazzei, I baraccamenti militari definitivi di Messina e Reggio, Roma 1911
44 PALAZZO CAMPANELLA - la Storia
46) ASCRC, Fondo Pubblica Istruzione, cat. LX, bst. 34, fsc. 7; Fondo Patrimonio edilizio, cat. v-XI-1, bst. 11, fsc 6
GLI ‘SfOLLATI’ NELLA CASERmA
Per completare la storia del baraccamento di Borrace, va ricordato che subito dopo la conclu-
sione ‘reggina’ della Seconda Guerra Mondiale – con lo sbarco alleato sulla nostra costa il 3
settembre 1943 e conseguente ‘liberazione’ di Reggio –, le vaste baracche della Caserma, vuote
dei militari, furono invase da tantissime famiglie che avevano avuto la casa distrutta o danneg-
giata dai massicci bombardamenti del maggio-giugno di quell’anno, o che comunque cercavano
un alloggio, sia pure di fortuna, in città.
Si creò, allora, una situazione di assoluta emergenza, che, purtroppo, si protrasse per
moltissimi anni. (46) Ancora nel 1969, sindaco Pietro Battaglia, le cronache parlano degli inter-
venti municipali per la demolizione delle ultime, fatiscenti, baracche esistenti all’interno dell’area,
e della sistemazione, in case costruite nella zona Sud della città, delle ben duecentocinquanta
famiglie che vi risiedevano.
schizzo a matita della collocazione di famiglie di ‘sfollati’ in uno dei quattordici padiglioni della Caserma, steso per la successiva assegnazione di alloggi popolari
45PALAZZO CAMPANELLA
di DoMENICo GIMIGLIANo
l ’Architettura
46 PALAZZO CAMPANELLA - l’Architettura
schizzo di uno dei primi disegni di massima del progetto del Palazzo: il corpo aggettante sull’ingresso principale
47PALAZZO CAMPANELLA - l’Architettura
uANDO, il 7 ottobre 1983, fu pubblicato il bando della Presidenza del
Consiglio Regionale, per la progettazione della sede del Consiglio calabrese,
da realizzarsi in Reggio Calabria, io, i miei amici, i miei colleghi e collabo-
ratori, fummo subito affascinati dall’idea di poter fare qualcosa in proposito.
Il Palazzo del Consiglio Regionale! La finalizzazione di una battaglia fatta
in nome della dignità di un Popolo, un sogno a lungo inseguito, la ricollocazione fisica di
Reggio al centro del panorama politico regionale.
e pensammo a lungo su quali potevano essere le forme edilizie che meglio potessero dare
espressione a questi sentimenti.
un primo suggerimento ci venne dal fatto che la Calabria, all’epoca, era ancora distinta
nelle tre province di Reggio, Catanzaro e Cosenza: il numero ‘perfetto’ per antonomasia, che
poteva rappresentare la base del discorso architettonico che volevamo fare.
Poi immaginammo una sala del Consiglio che fosse anche fisicamente il punto ‘clou’ della
vita democratica della Regione.
ed allora puntammo su una struttura articolata in tre membri, strettamente collegati fra
di loro da vincoli indissolubili, inalterabili, ferrei – come le passerelle che oggi si stagliano nel
panorama dell’edificio – e che avesse al centro, nel suo cuore, sospesa nel futuro ma solida-
mente ancorata al territorio, appunto quella sala, dalla quale per i tempi a venire si sarebbero
Q
58 PALAZZO CAMPANELLA - l’Architettura
il 12%, ha facilitato lo sviluppo di un impianto edilizio lungo fasce parallele poste a differenti
quote altimetriche.
La struttura, infatti, si colloca all’interno di una maglia quadrata, parallela ed ortogonale al
sistema urbano principale dei lotti, che è caratteristico della Città di Reggio Calabria, ricostruita
in epoca illuministica, distribuendo i corpi principali lungo i lati prospicienti la città, a valle,
nella direzione Nord-Ovest e Sud-Ovest e, lungo la sua diagonale, nella direzione Sud-Nord.
uno schizzo aereo del complesso, completo delle destinazioni delle rimanenti parti dell’area interessata
59PALAZZO CAMPANELLA - l’Architettura
Nel loro rapporto planimetrico, i tre corpi definiscono uno spazio interno triangolare.
Questo spazio vuole rappresentare una “piazza interna”, opportunamente attrezzata, che riequi-
libra funzionalmente quinte esterne ed interne dell’organismo, diventando così una componente
vincolante dell’intero complesso, non impostato sulle differenziazioni usuali di parti principali
e parti secondarie, ma definito con un orientamento di distribuzione più maturo dei suoi spazi
funzionali esterni ed interni.
Per rendere ancor maggiormente caratterizzante l’elemento “piazza”, interviene, come
scelta progettuale precisa e, nello stesso tempo, come parametro funzionale principale, l’ubica-
zione dell’aula del Consiglio che viene collocata sul baricentro dell’area interna.
Infatti, quattro grandi setti cementizi definiscono, sul piano di questa area/piazza, una
vera e propria ‘Agorà’, una cavea gradinata, che attrezza la piazza stessa per funzioni diverse da
quelle di semplice collegamento.
e sulla piazza si erge, sospesa sui quattro setti portanti rispetto al piano di calpestio, l’aula
del Consiglio Regionale.
Così collocata, a parte il significato simbolico di centro delle attività ufficiali del Consiglio
Regionale, e quindi cuore delle funzioni amministrative della Regione, essa diventa, anche per
la sua particolare maestosità e per la sua assoluta razionalità, elemento unificante dei tre corpi
di fabbrica sviluppati nelle direzioni descritte.
68 PALAZZO CAMPANELLA - l’Architettura
Piano rialzato, a q. 52,00 s.l.m.Il Corpo A1, prospiciente la via Quartiere Militare, ha caratteristiche di ufficialità; per una rampa pedonale, si accede all’ingresso principale dell’intero organismo, alla vasta hall di rappresentanza – con affaccio panoramico sul lato mare dell’edificio – e alla Sala ‘Nicholas Green’, che è direttamente collegata all’‘Agorà’ sia funzionalmente che visivamente, attraverso grandi pareti vetrate. Il Corpo A2, prospiciente la via Card. Portanova, è maggiormente destinato ad una fruizione pubblica. vi si apre l’ingresso alla Sala ‘Federica Monteleone’. Il Corpo d’Angolo
contiene la hall d’ingresso del pubblico e l’accesso alle sale di riunione. Il Corpo B presenta un profondo atrio, con accesso dall’Agorà. Dall’atrio si accede, a sinistra (Corpo B1): alla Buvetteria, a destra (Corpo B2): ai locali dell’ufficio Rapporti con il Pubblico e alla ‘Biblioteca dell’Identità Calabrese’. Attraversato l’atrio, si entra nel grande Auditorium.
CorPo a1
CorPoa2
CorPo B1
CorPo B2
aUDitoriUm
aUlaConsiliare
CorPo
D’anGolo
69PALAZZO CAMPANELLA - l’Architettura
Piano ammezzatoÈ presente solo nel Corpo B, ove vi sono ricavati: nel Corpo B1 il ristorante, con le annesse cucine, e nel Corpo B2 la Sede Provinciale RAI, le emittenti locali a livello regionale ed il Settore Flussi Informatici.
74 PALAZZO CAMPANELLA - l’Architettura
PIANTA PIANO QUINTO
Quinto piano o ‘attico’, a quota 71,20 s.l.m.L’intero piano è stato progettualmente destinato ad ospitare, con tutte le comodità e la riservatezza che può garantire un ‘piano attico’, gli uffici di ciascun Consigliere Regionale. Nella parte centrale del Corpo B, si trovano i locali dell’Associazione fra gli ex Consiglieri Regionali.
Per l’intero complesso edilizio è presente un impianto di diffusione sonora.
75PALAZZO CAMPANELLA - l’Architettura
La centrale tecnologicaA debita distanza dal complesso, su un’area di ben 960 mq, si trova il corpo di fabbrica della Centrale per gli impianti tecnologici, che include, oltre all’impianto elettrico, l’impianto di climatizzazione, l’impianto antincendio e l’impianto di potabilizzazione, quest’ultimo alimentato da un pozzo di falda profondo ben 48 metri.
76 PALAZZO CAMPANELLA - l’Architettura
77PALAZZO CAMPANELLA
il PalazzoOggi
78 PALAZZO CAMPANELLA - il Palazzo oggi
79PALAZZO CAMPANELLA - il Palazzo oggi
ReGGIO CALABRIA, l’architettura urbana offre all’osservatore
due aspetti particolari, fortemente diversi fra di loro, direttamente
legati alla sua storia recente.
Com’è noto, all’alba del 28 dicembre 1908, la Città, sotto
le spinte parossistiche di un sisma del decimo grado della Scala Mercalli, fu d’improvviso
trasformata in un mucchio dolorante di rovine. Dopo una prima sistemazione in complessi
baraccati, la popolazione superstite iniziò la lenta e faticosa ricostruzione del centro abitato.
Ricostruzione che fu notevolmente influenzata, sotto il profilo artistico, da quella linea decò
che è passata alla Storia dell’Arte con il nome di ‘art nouveau’ o più comunemente come ‘stile
liberty’.
Moltissimi suoi edifici costruiti tra il 1910 e il 1930 offrono significativi saggi di questo
modo di progettare e di decorare. Di ciò godette particolarmente il Corso Garibaldi, che,
anche per le norme antisismiche in vigore, che proibivano costruzioni alzate per più di due
piani, risultò presentare uno skyline particolarmente raffinato, tanto da dare all’intera città una
spiccata personalità.
Dagli anni ’60 in poi, purtroppo, questo indirizzo progettuale andò perduto, preferendosi
progettare in forma essenziale, a molti piani, senza particolari caratterizzazioni stilistiche. Anzi
anche molti edifici di particolare pregio artistico del Corso furono ‘aggrediti’ da interventi
speculativi, che hanno stravolto quell’immagine.
A
84 PALAZZO CAMPANELLA - il Palazzo oggi
85PALAZZO CAMPANELLA - il Palazzo oggi
AuLA CONSILIARE ‘fRANCESCO fORTuGNO’
L’Aula del Consiglio Regionale, come già detto, è il cuore dell’imponente complesso edilizio, e
vuole rappresentare anche il centro dell’attività politica regionale.
È stata inaugurata il 18 marzo 2002. Oltre alla Presidenza e ai membri del Consiglio
Regionale calabrese, parteciparono anche i Presidenti di altri Consigli Regionali, come la
Toscana, la Basilicata, il Friuli, il Molise, il Trentino, il veneto, la Sicilia, e Roberto Louvin,
Presidente del Consiglio della valle d’Aosta, all’epoca Coordinatore nazionale della Conferenza
dei Presidenti delle Regioni.
A rappresentare il Governo fu l’on. Mario Tassone. Presenziarono deputati e senatori
calabresi, il Presidente della Giunta Regionale, Giuseppe Chiaravalloti, con l’intera Giunta,
gli ex Presidenti del Consiglio, Anton Giulio Galati e Giuseppe Scopelliti, l’arcivescovo mons.
Mondello. Il discorso ufficiale fu tenuto dal Presidente Luigi Fedele, il quale evidenziò la
solennità del momento, che vedeva il Palazzo finalmente completato.
elegante, accogliente, confortevole, con i suoi arredi in pelle, legno e cristallo, la grande
sala è rivestita in noce e ciliegio rosso. Strutturata a gradoni, su un lato sono collocati i banchi
della Presidenza e della Giunta, sui due lati contrapposti quelli dei Consiglieri, e di fronte i
settori dei resocontisti e del pubblico.
104 PALAZZO CAMPANELLA - il Palazzo oggi
I ‘Bronzi di Riace’ il giorno della loro sistemazione nella sala ‘Monteleone’ del palazzo, per un delicato check up di
restauro, alla presenza del Presidente del Consiglio regionale, on. Giuseppe Bova, e del Soprintendente Archeologico
regionale, dr.ssa Simonetta Bonomi
105PALAZZO CAMPANELLA - il Palazzo oggi
L e O P e R e D ’ A RT e
Tommaso Campanella
San Francesco che attraversa lo Stretto di Messina
San Giorgio
Zaleuco
Ncuddamula cu cori
Scilla, il mito
Assassinio di Giuditta Levato
La Fata Morgana
Il giardino di Adone
106 PALAZZO CAMPANELLA - il Palazzo oggi
ANdREA vALERE, ritrattista, nasce a Reggio Calabria nel 1952, si diploma al Liceo artistico ‘Mattia Preti’ di Reggio Calabria nel 1969 e si laurea in Architettura a Firenze.
Tommaso Campanella
107PALAZZO CAMPANELLA - il Palazzo oggi
ANdREA vALERE
San Francesco che attraversa lo
Stretto di Messina
108 PALAZZO CAMPANELLA - il Palazzo oggi
109PALAZZO CAMPANELLA - il Palazzo oggi
112 PALAZZO CAMPANELLA - il Palazzo oggi
mIKE ARRuZZA, pittore, è nato a Dasà, nell’entroterra vibonese, dove è rientrato da qualche anno, dopo aver vissuto per molto tempo a Milano e negli Stati uniti.
Assassinio di Giuditta Levato
115PALAZZO CAMPANELLA
i Giardinidel Palazzo
122 PALAZZO CAMPANELLA - i Giardini del Palazzo
Il ‘Palmarium’Giardino mediterraneo dell’accoglienza delle cinque Province
Lo splendido Orto Botanico recentemente realizzato nella parte setten-
trionale dell’area su cui insiste il Palazzo Campanella, con piante di grande
pregio e di specie uniche, resa fruibile alla cittadinanza per mezzo di un
elegante reticolo di vialetti bordati di erbe aromatiche.
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“La Calabria e il mare”Il monumento in bronzo, opera dello scultore reggino
Michele Di Raco, alto oltre sei metri, che presenta,
attraverso una serie di figure, suggestivamente
collocate in verticale, la pesca del pescespada, e con
cui si vuole simboleggiare il rapporto fra i Calabresi e
il mare, ma anche l’esigenza di un profondo, costante
equilibrio nel rapporto fra l’uomo e la Natura.
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