Libri di pietra ai tempi di Matilde
“Che cosa fa nei chiostri, dove i frati stanno leggendo l’Officio, quella ridicolamostruosità, quella specie di strana formosità deforme e deformità formosa? Checosa vi stanno a fare le immonde scimmie? O i feroci leoni? O i mostruosi centauri? Oi semiuomini? O le maculate tigri? O i soldati nella pugna? O i cacciatori con le tube?Si possono vedere molti corpi sotto un’unica testa e viceversa molte teste sopra ununico corpo. Da una parte si scorge un quadrupede con coda di serpente, dall’altraun pesce con testa di quadrupede”…. “Insomma appare dappertutto una così grandee così strana varietà di forme eterogenee, che si prova più gusto a leggere i marmiche i codici e a occupare l’intiera giornata ammirando a una a una queste immaginiche meditando la legge di Dio”.Queste sono le domande che Bernardo di Chiaravalle (1090-1153) rivolgeva, in unamissiva, all’Abate Guglielmo di Saint-Thierry, preoccupato che le decorazioni deichiostri e delle abbazie potessero distrarre i monaci distogliendoli dalla preghiera. Lestesse domande ce le poniamo noi oggi ammirando le immagini scolpite sullefacciate, sui capitelli o nelle navate delle nostre chiese medievali.La mostra che andiamo a presentare, si pone l'intento di soddisfare in parte questecuriosità attraverso alcune riproduzioni delle innumerevoli opere lapidee romanicheemiliane; si propone, inoltre, di stimolare il visitatore alla loro lettura perindividuarne i significati non sempre così espliciti. Animali reali o fantastici, nodi eraffigurazioni geometriche, nel medioevo erano infatti interpretati in chiavesimbolica quali personificazione dei vizi o delle virtù umane, come insegnamentimorali e spirituali della dottrina cristiana.In realtà molte di queste immagini, come pure diverse tradizioni, derivano daculture pagane antecedenti che sono state assimilate e hanno assunto un valoresimbolico diverso rispetto a quello originario; la religione spesso se ne è appropriataper non creare fratture di carattere culturale e garantire continuità a riti del passatoormai radicati. Altre iconografie hanno invece origine apotropaica, sono stateutilizzate per allontanare o annullare un’influenza maligna, altre ancora sono vere eproprie invenzioni dei maestri lapicidi: anonimi artisti e artigiani ai quali si deve lascultura romanica.Come afferma Jacques Le Goff, insigne medievalista, “queste raffigurazionicontengono il meraviglioso, il magico, il miracoloso, evidenziano nella molteplicitàdelle apparenze la presenza di forze superiori tese al bene o al male: il meravigliosointeso come soprannaturale, il magico come manifestazione del maligno, e ilmiracoloso come intervento divino”.
Gli autori:allievi e insegnanti della Scuola di scultura su pietra di Canossa
Tolmino Cattini, giullare che cavalca un animale fantastico
lato di protiro del duomo di Modena, pietra serena
Un mostro grottesco con il muso di capra, il corpo di leone e la coda di pesce, è cavalcato da un personaggio nudo che ha in testa un buffo berretto, si tratta di un giullare. I giullari, che intrattenevano il pubblico attraverso racconti e leggende epiche, erano ritenuti dalla chiesa degli eretici perché la loro esibizione del corpo, il riso e il godimento sia visivo che uditivo che inducevano negli spettatori, erano considerate arti demoniache.
Franco Morini, scimmie musicantida un’incisione svizzera, pietra arenaria
La scena grottesca e enigmatica ritrae due primati su di un cavallo bardato come un cavallo da circo. Uno di essi sembra in sella e suona una sorta di tamburello, l’altro pare che si dondoli a testa in giù suonando una trombetta. Se si osserva bene la composizione si scopre che le figure si possono leggere anche orizzontalmente: la scimmia con il tamburello ora è appesa braccio e piedi alla trave e la scimmia con la tromba è distesa sul dorso del cavallo. Questo originale scherzo, che raddoppia la visione di due figure, è abbastanza diffuso nel medioevo e ha una origine islamica, nel nostro caso allude alla doppiezza e all’inaffidabilità. Nel medioevo la scimmia, ritenuta “turpissima bestia”, simboleggia l’inganno ma anche il diavolo; il fatto che in questa immagine si atteggi come un cavaliere può riferirsi alla trasformazione dell’uomo in animale a causa del peccato, al prevalere dell’istinto bestiale sulla spiritualità.
Tolmino Cattini, sirena
Dallo zooforo del battistero di Parma, pietra arenaria
Nella mitologia le sirene appaiono belle, dolci e soavi fuori, turpi e maligne dentro. Esse, con la loro femminilità prorompente eppure subdola, si impongono nel medioevo come simbolo di una sessualità corrotta e corruttrice. La metafora che suggerisce la scultura è questa: l’uomo di fede, come Ulisse, deve affrontare nel corso della sua vita un “mare” pieno d’insidie, per salvare l’anima non deve cedere alle lusinghe delle eresie e dei piaceri terreni qui rappresentati dalle sirene ammaliatrici.
Gianmarco Corradini, Basilisco
dallo zooforo del battistero di Parma, terracotta
Animale fantastico rappresentato sia sui codici manoscritti che sulle pietre d’epoca romanica, appare come un uccello-rettile con la testa munita di una cresta di gallo simile a una corona, un paio di ali e una coda da serpente. Il suo alito è talmente velenoso da bruciare gli arbusti e spaccare le pietre, il suo sguardo è capace di fulminare gli uomini all’istante.I bestiari medioevali raccontano che questa malefica creatura nasce da un uovo di gallo covato da un serpente che gli trasferisce tutte le sue proprietà venefiche. Poiché scaturisce da un evento contro natura, il basilisco rappresenta il Diavolo, il re degli inferi; Basileus in greco significa appunto “sovrano”.
Fulvio Pingani, Centauro
Duomo di Modena – porta dei principi, pietra serena
I centauri, esseri fantastici metà cavallo e metà uomo, vivono nelle lande più oscure, sono entità brutali e primitive, si nutrono di carne cruda, fanno un uso smodato di vino e insidiano le donne. In questo caso il personaggio è in procinto di scagliare una freccia, probabilmente per cacciare cervi, animali che identificano le anime che anelano a Cristo. Il messaggio è chiaro: il credente deve sempre stare in guardia dai pericoli, controllare le proprie pulsioni, rifuggire le tentazioni di lussuria, ingordigia e non farsi prendere dall’ira, come fa il centauro che rappresenta l’esempio contrapposto all’immagine del vero cristiano.
Giulia Oleari, bestia dell'Apocalisse
abaco di un capitello della Pieve S. Maria Assunta di Toano, pietra arenaria
La raffigurazione potrebbe rappresentare una variante della "bestia dell'apocalisse", animale fantastico descritto nell'Apocalisse di Giovanni, ultimo libro del Nuovo Testamento «Aveva dieci corna esette teste, sulle corna dieci diademi, e su ciascuna testa un titolo blasfemo. [...] era simile a una pantera, con le zampe come quelle di un orso e la bocca come quella di un leone.» Gli eventi narrati nel libro trattano la battaglia tra il bene e il male, tra l'agnello, emblema di Gesù, quindi “bene” assoluto e la bestia in questione, personificazione del “male” assoluto.
Nera Bertolotti, ciotola
Decorazione tratta dalla lunetta del portale sud della chiesa di Quattro Castella, pietra arenaria
Nera Bertolotti, Asfiben
decorazione tratta da un capitello del tempio di S. Apollonio, pietra arenaria
L'Asfiben è formato da due serpenti che si intrecciano e si muovono in direzioni opposte, rappresenta i principi del bene e del male che si contendono il mondo; le due polarità non sono separabili e sono entrambe necessarie per la formazione della coscienza dell’uomo: il bene non sarebbe identificabile senza il male proprio come nella filosofia Tao il bianco non sarebbe riconoscibile senza il nero.
Stefano Govi, aspide
dallo zooforo del battistero di Parma, pietra arenaria
“Serpens diabolus”, dopo aver “ispirato” il peccato originale il serpente è maledetto e condannato ad evocare il diavolo in quanto ritenuto suo servitore. Tentatore per eccellenza, infido seduttore, è la personificazione dell’astuzia messa al servizio del male. In questo caso viene utilizzato come ammonimento a stare in guardia dai falsi predicatori e dai persecutori della chiesa.
Giuseppe Bonacini, grifone
provenienza sconosciuta, pietra arenaria
La leggenda racconta che questo animale leggendario sia nato per volere di Alessandro Magno dall'accoppiamento di un'aquila con un leone. L'animale, appartenendo al cielo in quanto aquila e alla terra in quanto leone, è la raffigurazione della duplice natura di Cristo, divina e umana. Posto a sentinella dei luoghi sacri, il grifone impediva l'ingresso agli spiriti maligni, ai peccatori e agli eretici.
Marco Montepietra, il perdono
biblioteca vaticana, Roma, pietra arenaria
Bassorilievo tratto da una miniatura del codice "Vita Mathildis", opera biografica composta tra il 1111 e il 1116 dal monaco benedettino Donizone, abate del monastero di Sant'Apollinare di Canossa. L’immagine illustra il celebre evento storico che ha visto Matilde mediatrice della riconciliazione tra l’imperatore Enrico IV e il papa Gregorio VII.
uigi Oliviero, un leone e una leonessa affrontano due serpenti
Fronte di protiro del duomo di Modena, pietra arenaria
La leonessa con il muso di donna, simboleggia probabilmente la Chiesa romana mentre il leone allude all’imperatore; sono qui rappresentate, dunque, le due potenze d’epoca medievale, il papato e l’impero. Nella raffigurazione i personaggi si affrontano per la conquista del potere. Le idre, velenosissimi serpenti marini dotati di più teste, alludono alle ingiustizie che immancabilmente si producono in ogni dominio, iniquità che poi si ripercuotono su chi le ha generate: i rettili mordono il posteriore dei due animali.
Simboli geometrici, fregi e intrecci
Nelle decorazioni delle chiese, oltre alle figurazioni di animali, uomini ed esseri fantastici, si possono trovare abbellimenti geometrici oppure fregi ed intrecci che assumono anche un significato simbolico. Negli ornamenti medievali si intuiscono gli sviluppi della matematica derivata dagli studi degli astronomi arabi e, soprattutto, i concetti di “ritmo e proporzione” propri della geometria che era ritenuta la scienza esatta che avvicina l’uomo a Dio.
Nell’immagine Dio domina il caos e crea il mondo con un compasso, da una Bibbia Moralizzata, 1250 circa.
Susy Menozzi, nodo dell'apocalisse
da una formella della facciata della chiesa di S. Andrea di Carpineti,pietra arenaria
Nel XII sec. Il filosofo Gioachino da Fiore nel ''liber figurarum'' disegna questo emblema. I quattro petali rappresentano i quattro elementi (Aria, Acqua, Fuoco e Terra), che, uniti al quadrato(simbolo della Gerusalemme Celeste) generano l'Armonia. Essi sono anche rappresentanti del Tetramorfo, ossia la figurazione simbolica dei quattro esseri descritti nell'Apocalisse di San Giovanni (l'Uomo, il Leone, il Toro e l'Aquila) e identificati nei quattro evangelisti (rispettivamente Matteo, Marco, Luca e Giovanni). Il nodo dell’apocalisse nel simbolismo cristiano è un potente talismano contro le forze del Male.
Gabriella Spagni, fregio
da un capitello di lesena dell’Oratorio di S. Vitale di Carpineti, pietra arenaria
L’elemento geometrico si ripete fino a riempire tutto lo spazio. Esempi di decorazione come questa si possono vedere sui portali, intorno ai capitelli e nelle cornici parietali degli edifici medievali. La necessità di riempire tutto lo spazio disponibile (horror vacui) ha un’origine antica, è ricorrente nell’arte islamica, nell’arte barbarica e nei manoscritti miniati dove tutta la superficie doveva essere decorata senza soluzione di continuità.
Gabriella Spagni, fregio con mezza foglia Rūmi
chiesa matildica di Marola, pietra arenaria
La mezza foglia Rūmi, derivata dall'oriente musulmano, nel medioevo diventa un motivo decorativo ricorrente, riprodotta nelle cornici dei portali o sugli archi delle chiese come semplice elemento vegetale, spesso si mescola con intrecci, con animali fantastici e figure grottesche dando vita ad originali tralci animati; diventa anche l'elemento principale nella decorazione delle cornici e dei capilettera degli evangelari e dei codici miniati.
Gialal al-Din Rūmi (1207/1273) è stato un teologo musulmano e un poeta mistico, di origine persiana ha fondato la confraternita Sufi dei “Dervisci” rotanti".
Paolo Soragni, Carlo Veronesi, lucertola su intreccio di quercia
abaco di un capitello della Pieve S. Maria A. di Toano, pietra arenaria
La quercia viene assunta come simbolo della fortezza, una delle virtù cardinali, e della fede, una delle virtù teologali. Nel Fisiologo (2°sec. d.C.), trattato di storia naturale dal quale la simbologia medioevale prende ispirazione, si racconta che la lucertola diventa cieca in vecchiaia ma ha la proprietà di recuperare la vista guardando fissamente il sole; allo stesso modo l'uomo, alla ricerca della redenzione, dovrebbe guardare al Cristo come sole della giustizia.
Nera Bertolotti, rosetta romanica
pietra arenaria
Il cerchio, simbolo della perfezione quindi emblema del Divino, può assumere anche la forma di un fiore quando al posto dei raggi troviamo dei petali; in questo caso il fiore è una rosa, intesa come “coppa che raccoglie il sangue di Cristo”, o come “Rosa Mistica”. Molte varianti di questo simbolo le troviamo scolpite sui nostri antichi muri, di sovente, però, la rosetta romanica veniva anche intagliata sugli oggetti di legno, specie nelle cassapanche destinate al corredo delle spose.
Quinzio Costoli,
libera interpretazione del tema "fiore della vita" unito al tema della "ruota", pietra arenaria.
Il fiore della vita è chiamato anche sesto giorno della genesi poiché è ottenuto dalla sovrapposizione di sei cerchi corrispondenti ognuno ad un giorno della Creazione, rappresenta quindi il Creato e il suo completamento. E’ una figura antichissima e universale poiché comune a diverse culture antecedenti alla cultura medioevale. La ruota, invece, si presta al simbolismo del ciclo della vita dell'uomo sulla terra, al rinnovarsi delle stagioni e al tempo dei mortali che trascorre inesorabilmente.
Mimma Magnavacchi, motivo vegetale
da un capitello del museo diocesano di Parma, pietra arenaria
La decorazione appartiene a un gusto e ad un’epoca più antica rispetto alle altre sculture riprodotte in questa mostra: all’ Alto Medioevo appunto, epoca in cui arrivarono dall’oriente numerose maestranze espulse a causa del movimento iconoclasta sviluppatosi nell’impero bizantino intorno all’VIII secolo. Gli intrecci vegetali, la foglia Rūmi, sono motivi di gusto asiatico. Accomuna la scultura di questo periodo la tecnica dell’intaglio: il rilievo è ottenuto scavando brevemente lo sfondo, pertanto, le superfici risultano piatte, sviluppate sullo stesso piano.Successivamente, in epoca di basso medioevo, i volumi prenderanno più corpo e le sculture acquisteranno una maggiore plasticità.
Stefano Vignali, fregio
da un capitello di lesena dell’Oratorio di S. Vitale di Carpineti, pietra arenaria
Mansueto Leonardi, simboli di Cristo
Provenienza sconosciuta, pietra arenaria
La croce anticamente simboleggiava i quattro elementi (Aria, Acqua, Fuoco e Terra), le quattro stagioni, i quattro punti cardinali e le quattro fasi lunari. Con il Cristianesimo diventa il simbolo della Passione di Cristo. Il pesce è il più antico simbolo di Cristo, utilizzato già ai tempi delle catacombe in cui era vietato professare la religione cristiana. La parola “pesce” deriva da un acronimo: se si uniscono le prime lettere delle cinque parole greche “Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore” il risultato è ichthýs, cioè “pesce”. Il pesce a sua volta nei riti Cristiani è associato all’acqua che con il battesimo lava i peccati e rigenera a vita nuova, ecco perché il pesce è frequentemente raffigurato nei battisteri.
Gabriella Spagni, libera interpretazione di un intreccio
Oratorio di S. Vitale di Carpineti, pietra arenaria
La vite e l’uva sono motivi iconografici ricorrenti nell’arte romanica: la prima richiama l'unione di Cristo con gli uomini, l'altra i frutti della fede. Secondo la tradizione biblica sono metafora di gioia e ricchezza dei doni provenienti da Dio.Entrambi i simboli richiamano al vino, frutto della vite, che nell’eucarestia rappresenta il sangue di Cristo, a memoria della sua passione e della sua morte in sacrificio per l’uomo.
Franco Morini, Mese di settembre
porta dei pellegrini della Cattedrale di Ferrara, pietra arenaria
la rappresentazione dei mesi è un motivo ricorrente nei portali delle chiese romaniche, essa si lega alle attività agricole: scandisce il susseguirsi delle stagioni e i rispettivi lavori che si svolgevano nei campi. Tradizionalmente il mese di settembre è dedicato alla vendemmia.
Leo Crotti, Uomo che sostiene una gamba
Duomo di Fidenza, pietra arenaria
Il bassorilievo potrebbe rappresentare l’arte del calzolaio e il relativo santo protettore, San Crispino. Spesso nel medioevo le corporazioni di artigiani contribuivano al finanziamento della costruzione di chiese, opere come questa rimanevano sui sacri muri a memoria della loro generosità.
Giancarlo Benelli, Noè inventore del vino
campanile di Giotto Firenze, pietra arenaria
La formella è parte di un ciclo figurativo che celebra l'agricoltura e il lavoro dell'uomo. Noè giace ubriaco, pago dell'allegra abbondanza. La metafora dell’opera potrebbe essere questa: è attraverso il lavoro che l'uomo partecipa all'opera della creazione e, rifuggendo dall'ozio visto come peccato, può guadagnarsi la vita eterna.
Franco Morini, cavaliere
duomo di Fidenza, pietra arenaria
Questo cavaliere corazzato e armato di tutto punto vuole essere, probabilmente, l'allegoria del mese di maggio, periodo in cui gli eserciti muovevano in guerra in quanto la stagione offriva abbondante foraggio per i cavalli.
Giancarlo Benelli, mese di settembre
porta dei pellegrini del duomo di Ferrara, pietra arenaria
Il tema delle stagioni e dei mesi ricorre frequentemente nelle decorazioni lapidee; in esso si riassumono diversi significati che vanno dal trascorrere del tempo al lavoro che nobilita. Nel medioevo, il lavoro in particolare era visto come riscatto alla miseria e come modo per espiare il peccato originale. Settembre corrisponde all'immagine del vendemmiatore intento a cogliere i grappoli d'uva dai tralci.
Graziella Monari, capitello istoriato
Duomo di Modena, pietra calcarea di Canossa.
Nella parte frontale due guerrieri si affrontano in battaglia, alle loro spalle due donne sferrano colpi di ramazza sulle teste dei forsennati combattenti.Guardando questa curiosa scultura ci piace pensare che anche nel Medioevo le donne avevano le idee chiare riguardo alla guerra……...
Luca Romoli, lepre
arcata del portale di sinistra del duomo di Fidenza, pietra arenaria
Creatura timorosa e indifesa nella quale gli uomini del medioevo, specie se umili e deboli, si identificano, vedendo nella fragilità esposta a numerosi pericoli la loro condizione precaria. Nell’antico testamento la lepre è descritta come animale saggio, si salva dalle minacce grazie alla sua velocità e alla sua astuzia trovando rifugio nelle tane e nelle rocce. L’interpretazione dell’allegoria è scontata: la casa nella roccia allude alla chiesa in cui le anime trovano protezione e riparo.
Enrico Sala, Gergitus
provenienza sconosciuta, pietra arenaria
Questo essere ibrido, con testa di lupo e corpo di serpente alato, incarna le caratteristiche negative riconosciute ai due animali: al lupo si associa la gola e l'avarizia, due dei sette peccati capitali, al serpente l'astuzia, che utilizza per sedurre le donne attratte anche dalla sua forma considerata fallica.
Enzo Rizzo, grifone
duomo di Fidenza, pietra arenaria
Il motivo del grifone è arrivato in occidente attraverso le decorazioni dei tessuti orientali diffusi grazie agli scambi commerciali e successivamente alle crociate, l’animale immaginario era già presente anche nelle raffigurazioni parietali delle civiltà precedenti, in particolare in quella egizia e quelle mesopotamiche. Nelle scene romaniche acquista una valenza positiva: il grifone nasce dall’unione di un’aquila con un leone, secondo le credenze dell’epoca l’aquila era l’unico animale in grado di avvicinarsi al sole senza accecarsi, mentre il leone, dominatore della terra, regna su tutti gli animali del creato. Nella loro unione, la regina del cielo e il re della terra formano un essere eletto, emblema delle due nature di Cristo, quella umana e quella divina.
Fabio Ricchetti, bassorilievo con Evangelisti
fonte battesimale di S. Apollonio, Canossa, pietra arenaria
Il bassorilievo riproduce due dei quattro evangelisti che ornano il fonte di S. Apollonio, Canossa: Il leone alato che simboleggia San Marco e l’uomo alato che simboleggia San Matteo; entrambi stringono un libro emblema del sapere e delle leggi formulate per iscritto, ovvero, le sacre scritture.
Giancarlo Benelli, presentazione al tempio
duomo di Fidenza, pietra arenaria
Nera Bertolotti, ciotola
decorazione tratta dalla fonte battesimale di S. Apollonio, pietra arenaria
La vasca battesimale è conservata nel museo "NaborreCampanini" di Canossa, raffigura i simboli tradizionali degli evangelisti e una rappresentazione allegorica del bene e del male.
Franco Morini, Elia sul carro di fuoco
Duomo di Fidenza, pietra arenaria
Il rilievo mostra Elia su un carro che si sta staccando da terra per trasportare il profeta in Cielo; alle sue spalle Eliseo con le mani giunte. Elia nella tradizione cattolica è il modello dei contemplativi e dei monaci perché la sua fede, fuori dal comune, gli permise di resistere ai poteri forti del suo tempo.
Graziella Monari, fanciulla
Metopa del duomo di Modena, pietra serena
Il Liber monstrorum (VIII-IX sec.), che significa libro delle meraviglie, racconta di una ragazza trovata annegata sulla spiaggia dell’oceano. L’anonimo maestro delle metope che ha operato a Modena, l’ha rappresentata in vita, aggrappata ad un arbusto, con i lunghi capelli e l’abito inzuppati d’acqua incollati al corpo che rivelano i seni ancora acerbi. Sul lato destro una sfinge, simbolo del mistero, rovescia il suo capo all’insù, forse ad indicare la provenienza ultraterrena della fanciulla. Probabilmente questa raffigurazione è legata all’antico mito di Venere, o si riferisce a un episodio narrato dalle Bibbie apocrife in cui Eva si immerge nell’Eufrate.
due Gargoyles
Omaggio Alla Cattedrale di NOTRE DAME
La sculture sono la copia di figure fantastiche, i doccioni di Notre Dame di Parigi, prestigiosa cattedrale e alto esempio di arte medievale. Il medioevo è stato tutt’altro che l’epoca dell’oscurantismo, per farne un esempio in arte ha prodotto dapprima il romanico nell’Italia settentrionale, l’arte normanna al sud e il gotico nel nord Europa di cui la Cattedrale di NotreDame ne è un mirabile modello.Il grave incendio che recentemente l’ha devastata ci ha ferito intimamente, ci ha fatto comprendere che questo famoso monumento non è solo un simbolo della Francia, non appartiene solo ai credenti, ma appartiene alla cultura universale, è un’opera dell’intera umanità.Noi che amiamo la scultura (e ora speriamo anche voi che avete visitato questa mostra), ci auguriamo che gli eventi di Parigi facciano riflettere e apprezzare maggiormente anche i nostri monumenti romanici che, come Notre Dame, sono ricchi di bellezza, e, al di là del grande valore artistico che rappresentano, sono soprattutto testimoni della nostra cultura, appartengono alla nostra memoria storica, sono il patrimonio che noi uomini contemporanei dobbiamo custodire e amare.
Giancarlo Benelli, gargoyle
Dalla Cattedrale di Notre Dame di Parigi, pietra arenaria
Luca Prandini, gargoyle
Dalla Cattedrale di Notre Dame di Parigi, pietra arenaria
Gli autori della mostra LIBRI DI PIETRA AI TEMPI DI MATILDE ringraziano
BENELLI GIANCARLO
BERTOLOTTI NERA
BONACINI GIUSEPPE
CATTINI TOLMINO
CORRADINI GIANMARCO
COSTOLI QUINZIO
CROTTI LEO
GOVI STEFANO
LEONARDI MANSUETO
MAGNAVACCHI MIMMA
MENOZZI SUSY
MONARI GRAZIELLA
MONTEPIETRA MARCO
MORINI FRANCO
OLEARI GIULIA
OLIVIERO LUIGI
PINGANI FULVIO
PRANDINI LUCA
RICCHETTI FABIO
RIZZO ENZO
ROMOLI LUCA
SALA ENRICO
SORAGNI PAOLO
SPAGNI GABRIELLA
VERONESI CARLO
VIGNALI STEFANO
Bibliografia:
Baltrūsaitis J., Il medioevo fantastico, AdelphiChampeaux G. e Sterckx S., I simboli del medioevo, Jaca BookChelli M., manuale dei simboli nell'arte, EDUPChisesi I., dizionario iconografico, BURCardini F., articoli dalla rivista Luoghi dell’InfinitoDematescu C., articoli dalla rivista Luoghi dell’InfinitoFo D., Il tempio degli uomini liberi, PaniniFrigerio L., bestiario medioevale, AncoraFugoni C., La voce delle immagini, EinaudiHerder V., simboli, dizionari Piemme Quintavalle A., Romanico padano, romanico europeo (convegno), università agli studi di ParmaThoumieu M. Dizionario d'iconografia romanica, Jaca BookLanzi L., articoli variVari, Storia dell'arte universale, 2° volume, UTETDecio Gioseffi, scultura altomedioevale in Friuli, cassa di risparmio di Modena