Le poesie di Marichiko
Tutto renderebbe plausibile credereche le poesie d’amore di Marichiko
siano state scritte da un poetessa giapponese.Non è così, Marichiko non esiste.Il vero autore è Kennetk Rexroth
uno dei più importanti poeti americani del novecento.
È il tempo in cui tornanole oche selvatiche.Tra il sole calante
e la luna che sorge,tracciano in volo il carattere
“ cuore “
Poiché sogno di teogni notte,
i miei sogni solitarisono solo sogni.
Una volta brillavocome una montagna innevata.
Ora sono persa come una freccia calata nel buio.
Lui se n’è andatoe io devo imparare a vivere sola,
a dormire da sola come un eremitasepolto nella giungla profonda.
Devo imparare a stare sola,come l’unicorno.
Mi chiedi a cosa pensassiprima di amarci.
Semplice, la risposta.Io, prima di incontrarti,
non avevo niente a cui pensare
Ogni mattina svegliandomi sola,sogno che il mio braccio
sia la tua dolce carneche mi preme le labbra.
Ho atteso tutta la notte.A mezzanotte già bruciavo.
All’alba, sperando di sognartiho posato la testa stanca
sulle braccia conserte,ma i canti degli uccelli appena svegli
mi tormentavano.
È solo il vento fra i bambùo tu che vieni?
Al minimo rumore il soprassalto del cuore.provo a colmare il tormento
e cerco un po’ di sonno,ma riesco solo ad agitarmi di più.
Due fiori in una lettera.La luna scende tra lontane colline.
La rugiada bagna i bambù.Io aspetto.
I grilli sul pino cantano tutta la notte.A mezzanotte suonano le campane del tempio
Le oche selvatiche gridano dall’alto.Nient’altro.
Sto seduta al mio tavolo.Che cosa posso scriverti?
Malata d’amore,Anelo a vederti in carne e ossa.
Posso scriverti solo:“ io ti amo, ti amo, ti amo”L’amore mi spacca il cuore
e mi strazia le viscere.Spasimi di desiderio mi soffocano
e non voglio smettere.
La carne che hai amatoè fragile e per natura instabilecome una barca alla deriva.
I fuochi dei pescatori di cormoraniinfiammano la notte.
Il mio cuore avvampa in quest’agonia.Capisci?
La mia vita se ne sta andando.Lo capisci?La mia vita.
Svanisco come i paliche nel fiume Ujì trattengono le reti.
La corrente e la nebbia mi trascinano via.
A metà di un sognomi faccio attenta alle voci dei grilli
indebolite dall’inoltrarsi dell’autunno.Piango per quest’anno solitario che passa,
e il mio essere stesso si fa più debole e scompare.
Mi sveglio intirizzita con la prima luce.Fuori dalla finestra una foglia d’acero
scivola giù in silenzio.A cosa credere?Indifferenza?
Rancore?Odio la vista del giorno che inizia
da quel mattino, quandomi gelò il tuo sguardo insensibile
come la luna pallida all’alba.
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Base musicale: Tornerò
Brucia d’amore, la cicala,e si strugge di pianto.Lucciola silenziosa,
la mia carne si consuma nell’amore.