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FFeebbbbrraaiioo 22002200
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33.. LL’’nnggoolloo ddeell ccuurree
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1155.. PPrriimmaa ddii IInntteerrnneett
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2277.. LLaa ddoonnnnaa nneellllaa lleetttt..
2288.. AAnnnnaa BBoolleennaa
2299.. LLaa ffaavvoollaa ddeellllaa sseettttiimm..
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3311.. MMaa cchhee bbeell ppaaeessee
3322.. IIll MMuusseeoo DDiioocceessaannoo
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3377.. LLuuiiggii CCrreesscciibbeennee
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LL’’IINNFFAANNZZIIAA MMAALLTTRRAATTTTAATTAA-- ll’’AADDOOLLEESSCCEENNZZAA-- EE LLAA VVEECCCCHHIIAAIIAA,, llee pprroobblleemmaattiicchhee11 ((ppaarrttee XXVVIIIIII-- ppaagg..6600// 6611))
Quando un adolescente è innamorato, si capisce subito, è allegro, un po’ sognante, distratto, usa molto il telefono e cura in mo-
do eccessivo l’igiene personale ed il vestire. Se ha un
buon rapporto con i genitori: dopo un po’, porterà il
suo amore in casa, cercando approvazione: tutto som-
mato, pensa di portare un dono ai genitori, un simbo-
lo della propria maturità che, spesso, i genitori bana-
lizzano ed osteggiano peggio ancora ne parlano con
amici e parenti, rompendo quella segretezza nella qua-
le confidavano. In tal caso, la rabbia, per essere considerato ancora un bam-
bino, può condurre alla decisione di tenere tutto per sé e, seppur con dolore,
tenere la famiglia lontana dalle successive esperienze.
Prima di adottare un qualsiasi atteggiamento, occorre ricordare che i
genitori sono stati loro il primo amore: il papà per la figlia e la mamma per il
maschio, e che la scelta dell’adolescente non può essere disgiunta da quest’
antica infatuazione. Pensiamo allora che chi arriva in casa è il risultato della
ricerca di qualcuno o qualcuna con qualche caratteristica in comune con
mamma e papà. Può essere la fotocopia, dei genitori, fisicamente o nel modo
di pensare, per lo meno per come essi sono stati visti. Può pure accadere che
le scelte cadano su soggetti diversissimi, o addirittura l’opposto dei genitori,
ma qualche tratto comune sarà sempre riconoscibile. In ogni caso sarà sem-
pre utile chiederci il perché di quella particolare scelta.
L’amore scatta indipendentemente dalla volontà dell’innamorato e soprat-
tutto può avere tempi e manifestazioni diversi. A volte può scatenarsi nei con-
fronti di un perfetto sconosciuto con cui si scambiano poche parole, altre vol-
te scatta nei confronti di un amico con cui abbiamo già condiviso un sacco di
cose. Inoltre, può succedere che la sensazione di sentirsi innamorati non sia
immediatamente consapevole.
Concretamente, il sentirsi innamorati è un efficacissimo motore, per a-
prirsi all’esperienza della conoscenza profonda dell’altro. Se il sentimento è
ricambiato, si crea tra gli inna-morati un’alleanza che abbassa momentanea-
mente le difese e soprattutto alza moltissimo il livello d’accettazione dell’altro
così com’è. Ci si convince che la persona, con cui si sta uscendo, è mera-
vigliosa, si gode il piacere puro del sentirsi uniti ed in perfetta sintonia. Ov-
viamente, questo è uno stato del tutto provvisorio. Questa magia svanisce nel
giro di poco tempo e quasi di colpo si scoprono aspetti dell’altro che ci
mettono in difficoltà e con i quali non sappiamo rapportarci. Questa è un’e-
voluzione assolutamente sana che consente di passare all’esperienza dell’a-
more vero, quello dove s’impara ad affrontare e ad accettare la diversità. Il
legame creato nell’innamoramento diventa la base per “sopportare” gli ine-
vitabili conflitti, che l’intimità genera e soprattutto l’accettazione che l’altro
non sia esattamente come ce lo aspettavamo. Si deve im-parare a litigare e
discutere bene aiuta la coppia a fondare una unione che dura nel tempo. Continua
_______________________________________________________________________________
1)Franco Pastore, L’INFANZIA MALTRATTATA- l’ADOLESCENZA- E LA VECCHIAIA le problematiche - ISBN: 9781973-405856 - Codice Ebook: GKEY:B53CCC79QJG – A.I.T.W. Editrice – Sa. Il testo è in libera con-sultazione presso le bibliot. univ. di:
Genova, Modena, Padova, Pavia e la biblioteca provinciale di SA.
2) PETTER, “PROBLEMI PSICOLOGICI DELLA PREADOLESCENZA”. ED. LA NUOVA ITALIA.
3) GIDDENS, “MANUALE DI SOCIOLOGIA”. ED. IL MULINO 1997. 4) PIETROPOLLI CHARMET GUSTAVO; “ I NUOVI ADOLESCENTI”; R. CORTINA EDITORE. 2010
5) PIETROPOLLI CHARMET GUSTAVO; idem.
EEuurrooppeeaann JJoouurrnnaalliissmm -- GGNNSS PPrreessss AAssss..ttiioonn -- TThhee EECCJJ pprroommootteess ppuubblliisshhiinngg,, ppuubblliiccaattiioonn aanndd ccoommmmuunniiccaattiioonn-- PP.. IInntteerr..nnaall
http://www.andropos.eu/antroposintheworld.htmlhttp://www.andropos.eu/antroposintheworld.htmlhttps://www.facebook.com/groups/antroposintheworld/755101491196213/?notif_t=likehttps://www.facebook.com/groups/antroposintheworld/755101491196213/?notif_t=likehttps://www.facebook.com/groups/antroposintheworld/755101491196213/?notif_t=like
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EMILIA-ROMAGNA:ZERO A ZERO E PALLA AL CENTRO - I GRILLINI FUORI GIOCO DI M. RALLO
Regionali di Emilia-Romagma e Calabria: chi ha vinto? In Calabria ha vinto il centro-destra. La Santelli ha umiliato il candidato del centro sinistra, prendendo quasi il doppio dei suoi voti. In Emilia, invece, i confini tra vincitori e vinti sono assai piú labili. L’unico vincitore accertato é il Presidente uscente Stefano Bonaccini: un bravo amministratore che gli emiliani non han-no voluto licenziare soltanto perché aveva in ta-sca la tessera del PD. Il quale PD canta vittoria, quasi che il voto dell’Emilia-Romagna fosse sta-to di approvazione alla linea politica del governo nazionale. Cosa certamente non vera. Certo, per questo risultato il PD dovrebbe fare due statue d’oro. Una – si é detto – a Bonaccini. L’altra sicuramente a Salvini. É stato il leader leghista, infatti, a scommettere allegramente (e incoscientemente) su un risultato tutt’altro che scontato: vincere nella regione piú rossa d’Italia e, per giunta, in una regione ben amministrata.
Chi glielo ha fatto fare di dirsi sicuro di vincere in Emilia, quando sarebbe stato piú semplice (e piú prudente) mantenere un profilo basso? Se poi fosse arrivata una vittoria, si sarebbe potuto gridare al quasi-miracolo (come in Umbria). Cosí, invece, si é dato agio a Zingaretti di cantare immeritatamente vittoria.Dico “immeritatamen-te” perché le elezioni dell’altro giorno hanno ul-teriormente confermato l’assoluta prevalenza del centro-destra nel paese, con la conquista della 8a regione di fila – la Calabria – a fronte di un’unica regione – l’Emilia – rimasta al centro-sinistra. Il che sarebbe – ha commentato con la solita sagacia Giorgia Meloni – come se una squadra festeggiasse la sconfitta in una partita per 8 a 1. Comunque, Salvini ha commesso un secondo grave errore, dopo quello del frettoloso abbandono del governo qualche mese prima. In compenso, nel centro-destra cresce proprio la Meloni, con Fratelli d’Italia che in questa tornata si sono classificati al terzo posto, superando am-piamente i Cinque Stelle.
Quanto ai Cinque Stelle – per l’appunto – e-scono letteralmente maciullati da questo turno elettorale. Erano in caduta libera sin dall’indo-mani delle elezioni nazionali del 2018, quando erano diventati il primo partito italiano con il 33% dei voti. Giá un anno dopo, alle elezioni eu-ropee del 2019, avevano lasciato sul terreno la metá dei loro voti, precipitando al 17% dei con-sensi. Avevano poi perduto clamorosamente tut-
te le sei elezioni regionali tenutesi nel 2019: cinque in solitaria ed una – l’Um-bria – in alleanza col PD. Adesso, peró, sembrano proprio alla vigilia della sparizione. In Calabria, dove avevano raggiunto percentuali stratosferiche (il 43,4%), sono precipitati al 7%. Ed in Emilia-Romagna, dove pure avevano un robusto 27%, sono adesso sci-volati ad un risibile 3%.
Il movimento é sull’orlo di una crisi di nervi, for-se anche di una scissione. Le defezioni sono ormai all’ordine del giorno; mentre, accanto alle vecchie divisioni fra destra e sinistra interne, cominciano a palesarsene altre, di natura piú personale, di ambiente, di clan. Casaleggio punta su Di Maio, anche – si dice – per una futura riconversione a destra della residua polvere di stelle. Grillo, vice-versa, pencola a sinistra, e vorrebbe richiamare al-l’ovile il premier Conte, cui a suo tempo Mattarella diede il reincarico – non si dimentichi – solamen-te perché il M5S fece le barricate sul suo nome.
Ma la gratitudine non é fra le doti maggiormente praticate dall’inquilino di Palazzo Chigi, che sem-brerebbe tentato – si sussurra nei corridoi di Montecitorio – dal proporsi come “punto di rife-rimento dei progressisti”, cioé del PD e poco altro. La prospettiva gliela aveva fatta balenare, nei gior-ni scorsi, lo stesso Zingaretti; e Conte – sembra – lo aveva preso sul serio. E non finisce qui. Perché qual-cuno ipotizza che l’obiettivo segreto di Giuseppi sia un
altro: addirittura la Presidenza della Repubblica, con-
tendendo la nomination a personaggi ben piú quotati di
lui, come Prodi o Draghi. Forse é una barzelletta, o for-
se é l’elucubrazione del solito Casalino...
Sia come sia, pare proprio che Grillo si ritrovi senza
un nominativo da proporre per la carica di “capo po-
litico” del movimento.Certo, ci sarebbe il solito Di Bat-
tista... Ma, per il patto d’acciaio con il PD che tanto sta
a cuore a Grillo, il Dibba non é considerato affidabile
perché proviene da destra (come Di Maio). Per di piú,
negli ultimi tempi sembra strizzare l’occhio al fuo-
ruscito Paragone ed alle sue tesi sovraniste e antieuro.
In sostanza, la breve parabola grillina sembra giunta al
punto piú basso. Ovvero – come si diceva una volta –
dalle stelle (cinque) alle stalle.
Michele RALLO
MIGRANTI: FUOCO DI SBARRAMENTO CONTRO SALVINI. E LUI CHE FA?CASO SIRI: SALVINI HA TOPPATO
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FIGURE DANZANTI Χορευτικές εικόνες
Ancora insonnia
mi dona la notte,
mentre, tra le finestre,
si districa il vento.
Come figure danzanti,
s’agitano gli alberi
tra la strada ed il mare.
Nell’attesa di voci,
di bisbigli di luce,
scrivo parole veloci,
lanciate nel nulla,
nel mondo che tace.
Poi, l’alba si scioglie
e ritorna la pace,
sulla strada dei sogni.
DOVE CERCARTI οὗ σῇ ἐρευνάειν
Dove cercarti,
ora che sei immagine
del cuore.
Sicuramente,
da te mi viene
questa seconda pelle,
che scioglie nel vento
la mia anima
e mi situa tra i poeti.
Non sono più parole,
ma è vita che arde,
che si trascina tra il dolore
ed il bisogno di scrivere
d’amore.
LL’’AANNGGOOLLOO DDEELL CCUUOORREE
DDaa ““SGUARDI DI STELLE”” PPeennssiieerrii iinn ppooeessiiaa ddii FFrraannccoo PPaassttoorree -- EEddiittrriiccee AA..II..TT..WW.. –– SSaalleerrnnoo –– ggeennnnaaiioo 22002200
eebbooookk:: GGGGKKEEYY::YYKKYY77ZZYYRRUUDD7799 -- SSEECCOONNDDAA EEDDIIZZIIOONNEE
SOTTO LE STELLE Ὑπό ἄστρα
Quando cala il suo velo la sera, cristalli di luna, sul mare, iniziano a ballare e danzano sotto le stelle.
E’ allora che il ricordo porta luce nell’anima e ridiventi bambino.
Tutto ti ritorna vicino, e … respiri l’infinito.
PAROLE
Λέξεις
Per aprire
le porte del cuore,
sommergo il silenzio
… di parole.
Leonardo da Vinci “Studio per la testa di Leda"
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PPRROOVVEERRBBII EE MMOODDII DDII DDIIRREE -- OOVVVVEERROO EELLEEMMEENNTTII DDII PPAARREEMMIIOOLLOOGGIIAA
1. Chi tène ‘e diénti nu’ tène ‘o ppàne, tène ‘o ppàne
nu’ tène ‘e diénti.
2. ‘Omme avvisato miéezzo salvato. 3. Chi sémmene ‘o viénte raccoglie tempesta.
4. ‘A màmme de fésse è sempe ngìnta.
5. Il buon Gennaio fa ricco il massaio.
Esplicatio: Alcune persone non riescono a sfruttare a
godere di ciò che hanno. Chi viene avvertito in tempo di un pericolo può ancora salvarsi. Le azioni negative han-no conseguenze dannose. ciò che è importante è l’equi-
librio: ogni tempo serve a supportare attività agricole e
lavorative.
Antropologia: Il seme dei proverbi è chiaramente
espresso in latino:- Homo faber suae quisque fortu-
nae. L’uomo è artefice del suo destino/fortuna. Ab
uno disce omnes. Da uno capisci come sono tutti.
(Virgilio)
IImplicanze semantiche:
‘Omme: dal latino, homo, uomo.
Màmme: dal latino mater.
Fésse: dal latino fessus fèndere v. tr. [lat. fĭnde-
re] (io fèndo, ecc.; pass. rem. fendètti o fendéi,
ant. féssi; part. pass. fenduto e fésso). – 1. Spac-
care, dividere in due:Così vedess’io lui fender per
mezzo Lo core a la crudele che ’l mio squatra
(Dante); con un colpo di sciabola gli fendette l’el-
mo; f. un tronco d’albero. Per estens., lacerare:
Con l’unghie si fendea ciascuna il petto (Dante). Uno dei significati particolari della forma aggettivata
è incapace, stupido, fortemente ingenuo. Al fem-
minile, poi, assume significati diersificati ed il france-
se ne è un forte esempio: Éloge de la fesse: Lo spe-
cialista Hans-Jürgen Döpp ci présenta “la fesse” com-
me une représentation parfaite à la fois de l'érotisme
et de la féminité.
Sirica Dora
AUREO NASTI –ITALIAN BAKERY
Salerno via Posidonia – 089.9250949
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
Il vocabolario Treccani alla voce aneddoto riporta: episodio o fatto inedito; con questa accezione il termine è stato usato come titolo di libri o raccolte di vario argo-mento (per es. gli Anectoda di A. L. Mura-tori, gli Aneddoti della vita di Petrarca di A. Foresti e Les anectodes de Florence di A.Va-rillas)” ed inoltre. Notizia storica marginale, poco nota ma caratteristica, relativa per lo più a un personaggio o evento importante; Per estens. Raccontino breve e arguto rela-tivo a personaggi o fatti reali o tipico, signi-ficativo di un certo ambiente. In senso più ampio, fatto particolare e curioso della vita privata di qualcuno. Ebbene non mi risulta che sia stata pubbli-cata una raccolta di aneddoti sulla vita di Dante come quella su Petrarca eppure a scuola ne circolavano alcuni; qualche altro l’ho trovato in Cesare Marchi, Dante, Mila-no 1985. L’Autore ci presenta il divin Poeta in carne,ossa e nervi,egoista, fazioso, vendi-cativo: un uomo come noi. In ricorrenza del 750° della nascita, a fianco dei sicuri numerosi saggi su di lui e le sue opere mi è piaciuto riportare per puro go-dimento alcuni aneddoti che ce lo presen-tano fuori dagli schemi usuali. Il primo che ricordo è quello teso a sottolineare lo spirito e la straordinaria memoria che la tradizione gli ascrive. -Si narra che il Vate era solito sedersi su un sasso vicino al Duomo di Firenze un giorno un concittadino per stuzzicarlo gli chiese: Qual è il miglior piatto? Dante rispose: l’uo-vo. Dopo un anno di lotte tra Bianchi e Neri, il medesimo concittadino gli domandò Come? E Lui; Sodo! - Un giorno mentre ascoltava la messa non si inginocchiò all’Elevazione. Alcuni dei tanti nemici andarono a riferire l’accaduto al vescovo accusandolo addirit-tura di eresia, in quanto non inginocchian-dosi dimostrava di non credere nel mistero della Transustanziazione. Il vescovo lo con-vocò per le spiegazioni.
Il
Ed egli: “Veramente in quell’istante ero così assorto nella contemplazione di quan-to avveniva sull’altare che non ricordo qua -li atti facessi o non facessi col corpo. Ve lo potranno dire quei signori che durante la cerimonia pensavano più a me che a Dio. Se fossero stati intenti a pregare non avrebbero avuto modo di curiosare cosa facevano gli altri.” Il vescovo accettò la scusa. - Un giorno, a Siena nella bottega di uno speziale alcuni conoscenti gli mostrarono un libro che da tempo cercava. Se lo fece dare e si sedette su una panca a leggere dal-le tre del pomeriggio fino al tramonto. A pochi passi folleggiava il carnevale. Un pas-sante gli chiese perché avesse rinunciato a quella festa. Egli rispose di non essersi ac-corto di nulla! -Un altro giorno sempre a Siena era assorto sopra l’altare di una chiesa. Un seccatore lo importunava con domande sciocche. Dante gli chiese quale fosse l’animale più grosso. - Questi rispose: l’elefante. Ed il Poeta:” O elefante lasciami stare, non mi molestare che io penso cose maggiori delle tue cian-ce.” - A Padova fu invitato a casa del grande Giotto che gli volle presentare la sua fami-glia. Era questa composta dalla moglie e da quattro figlioletti, uno più brutto dell’altro. Dante, dopo aver salutato la moglie e com-plimentatosi per la bella, si fa per dire, fa-miglia, chiamato in disparte l’amico pittore, gli disse da buon toscanaccio:” Come mai tu che fai degli affreschi così belli hai dei figli così brutti? - Durante il suo esilio, com’è noto, attra-versò molti paesi. A Marradi (FI) durante una sosta gli ru-barono il cavallo lasciato legato per salu-tare un amico. Si mise subito ad inveire contro gli abitanti di quel comune. Uno del posto protestò perché loro erano per-sone perbene. Al che Lui: “Galantuomini sì, ma… ladri.
In tre paesi in provincia di Ravenna, Lugo,
VITA DI DANTE – ANEDDOTI da “Nicodemate” di Renato Nicodemo – A.I.T.W. Ed. – SBN: 9781670619914
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- Fusignano e Bagnocavallo, ebbe, nel primo, una fregatura sul peso, da un mercante; nel secondo, una piccola multa e nel terzo fu ad-dirittura insultato dal popolino. La sera pri-ma di coricarsi invocò il Signore: A statera Luci, a justitia Fusignani, et ab infami plebe Balneo cababalli libera nos Domine (Dalla bi-lancia di Lugo, dalla giustizia di Fusignano, e dalla infame plebe di Bagnocavallo liberaci o Signore). - Un giorno a Firenze vide un carrettiere che cantava una sua canzone, inserendo ogni tan-to un “arri” per l’asino. Gli si avvicinò e lo col-pì con un pugno dicendogli che quell’arri non ce lo aveva messo nella canzone. - Mentre passeggiava a Firenze si imbatté in due loschi individui che gli chiesero se un cer-to Dante era in casa. Rispose:” Quand’io v’era ei v’era”. - Le donne di Verona, vedendolo passare per strada con la faccia cotta dal sole, dicevano che era un mago e che la pelle si era abbru-nita per le frequenti discese nell’Inferno dove si faceva dare il nome dei peccatori che poi indicava nella Commedia. - E per la sua fama di mago che un geno-vese, piccolo e sgraziato nella persona, vistosi trascurato da una bellissima ragazza di cui si era innamorato, si rivolse a lui per chiedergli un consiglio. Dante, resosi conto della situa-zione, gli disse che era complicata, ma che u-na soluzione ci poteva essere. Al che il si-gnore, disposto a tutto, gli chiese quale fosse e lui: -“Voi sapete che le le donne gravide hanno sempre voglia di cose strane e bizzarre fuori dalla normalità se voi” Se io cosa? Come posso spiegarvelo? Insomma bisogne-rebbe che questa donna fosse in stato inte-ressante e così tra le cose stravaganti e ripu-gnanti che desidererebbe non è da escludere che ci possiate essere anche voi. Altra via non vedo. “ - Dante, secondo Boccaccio, fu “modestissi-mo” nel mangiare e nel bere.Ebbene, un gior-no mentre era in mensa con Cangrande, un ragazzino si nascose sotto la tavola am-mucchiando vicino allo sgabello del Poeta gli ossi che i commensali, come d’uso, gettavano per terra. Quando furono tolti i tavoli i com-mensali rimasero sbalorditi e Cangrande dis- se:”Non c’è dubbio che Dante è un forte divo-
ratore” Al che il Poeta,scuro in volto.” Mes-sere voi non vedreste tanti ossi se Cane io fossi.
Renato Nicodemo
A.I.T.W.EDIZIONI – SALERNO
COD EBOOK : GGKEY:RY0ZJR88BLQ
ISBN: 9781670619914
Renato Nicodemo
NICODEMATE punti di vista, sine ira et studio
A.I.T.W.EDIZIONI - SALERNO
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I CATTOLICI ADULTI - L’Italia non ha an-cora pagato del tutto il prezzo in politica, fede e cultura per aver avuto la presenza del più forte partito comunista d’Europa dopo la Rus-sia, a questo si deve la presenza dei cosiddetti catto-comunisti, ibridi derivanti dall’incrocio tra sedicenti cattolici che vivono più di reli-gione che di fede e veri comunisti atei (at-tuazione perfetta coincidentia oppositorum descritta dal filosofo Nicola Cusano). Questi personaggi si autodefiniscono cat-tolici adulti. (sic) e sono parte integrante sep-pur sottomessa della Sinistra e quindi di tutti i compagni comunisti (ex, post, quasi). Ab-biamo perciò visto una nota diaconessa de-mo(n)cristiana aiutare un’esponente del par-tito radicale ad effettuare un aborto con un soffietto di bicicletta e condividere in parla-mento il water con una transgender senza ov-viamente evitare di allungare la lingua come i serpenti per prendere la Particola ogni santa domenica in una chiesa con bandiera arcoba-leno sull’altare e con musici capellonati (1) e armati di chitarre elettriche e con parroci co-mizianti dal pulpito. Un giorno mi capitò di parlare con uno di questi e mi accorsi che storpiava il Vangelo peggio di un Testimone di Geova, con la dif-ferenza che quelli sono più sinceri dal loro punto divista, mentre i nostri cattolici adulti sono dei veri apostati. Non so se Paolo VI pensasse a questi quando affermò che il fumo di Satana era en-trato fin nelle volte della Chiesa. Che Dio usi per loro più la Misericordia chela Giustizia. ____________
1.A proposito di capelloni vorrei ricordare che anni fa
su una Rivista storica comparve la lettera con tanto di
firma di un beota il quale, smanioso di far sapere a
tutti che era un qualificato beota affermò che il nostro
Risorgimento fu opera di capelloni (Garibaldi,
Bixio, Pisacane ed altri) ignorando che quella era
gente seria armata di spade e fucili non di chitarre e
che rischiava la vita per la Patria e non per la sdroga!
L’ANTICRISTO -Penso che siano molti quelli che sentendo nominare Vladimir Ser-geevic Solovev (18-53-1900) esclameranno come don Abbondio quando lesse di Car-neade: Chi è costui? Eppure si tratta del più grande filosofo cristiano russo citato, tra gli altri, dal papa Giovanni Paolo II nell’enci-clica Fides et ratio e dal papa Benedetto X-VI nel suo libro Gesù di Nazareth. Morto sul limitare del XX secolo ne preannunciò le vicissitudini e i guai, ma il suo fu un ma-gistero profetico e inascoltato. Fin dal 1882 pronosticò “l’insipienza e le atrocità del collettivismo tirannico che con l’utopia del “socialismo reale” avrebbe af-flitto qualche decennio dopo la Russia e buona parte dell’umanità. Nell’opera I tre dialoghi e il racconto dell’Anticristo(1) pro-nosticò che il secoloXX- a differenza di Vi-ctor Hugo, che lo vide felice – sarebbe stato l’epoca delle grandi guerre, delle discordan-ze intestine e delle rivoluzioni. Delineò poi la personalità dell’Anticristo, un personag-gio che si presenta, tra l’altro, come pacifi-sta, ecologista ecumenista. Non ammette, infatti la guerra e la violenza anche quando si risolvono in una resa sociale alla preva-ricazione e in un abbandono senza diesa dei piccoli e dei deboli alla mercé degli iniqui e dei prepotenti. Egli è poi un filantropo pie-no di compassione non solo amico degli uo-mini ma anche degli animali. Personalmen-te era vegetariano ma permetteva che si mangiasse la carne. L’Anticristo, infine, è un eccellente ecume-nista capace di cercare il consenso di tutti attraverso la concessione di favori concre-tamente più apprezzati. Tutto ciò per il suo scopo ultimo di portare l’umanità alla per-dizione. Concludo questa nota confessando che nel leggere il raccontomi son venuti in mente una caterva di nos tri politici di ogni colore politico dall’unità d’Italia ad oggi. _____________ 1.VLADIMIR SERGEEVIC SOLOVEV, I tre dialo-ghi e il racconto dell’Anticristo,Torino1975.
I CATTOLICI ADULTI e L’ANTICRISTO Due preziose riflessioni dal testo “NICODEMATE” di Renato Nicodemo
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A.I.T.W.EDIZIONI – SALERNO - ISBN: 9781670619914 - COD EBOOK : GGKEY:RY0ZJR88BLQ
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L’Individualizzazione, infine, riconoscere la unicità di ciascun individuo e conclude consi-derando le Persone Anziane oltre i sessantacin-que anni, con pro-getti d’interventi di assistenza domiciliare “AD” , nei tempi previsti dalla pub-blicazione del bando ( L. Regionale n. 21/89), e di Assistenza Domiciliare Integrata (ADI)1, ai sensi della legge regionale n. 21/89 e la Legge Nazionale n. 328/00. Il servizio ADI ha l’obiettivo di assistere gli utenti senza ricorrere a soluzioni di tipo residen-ziale e senza allontanarli dal proprio contesto abituale di vita favorendone le relazioni sociali. Il servizio prevede: cura e igiene della persona, preparazione dei pasti, riordino della casa, bu-cato, svolgimento di pratiche amministrative, ac-compagnamento presso servizi pubblici, sanitari, spesa. Possono beneficiare dell’intervento cittadini ultra sessantacinquenni residenti nel Comune che si trovano in situazioni di disagio per stato di salute , per condizioni so-ciali, economiche e familiari. La domanda di accesso si presenta al momento del bando. Il servizio di assistenza domiciliare in-tegrata socio-sanitaria consiste in interventi da fornire ai cittadini al fine di favorire la perma-nenza nel loro ambiente di vita, evitando l’isti-tuzionalizzazione e l’ospedalizzazione e consen-tendo loro una soddisfacente vita di relazione at-traverso un complesso di prestazioni socio-assi-stenziali e sanitario-educative. Caratteristica del servizio è l’unitarietà del-l’intervento, che assicura prestazioni socio-assi-stenziali e cure mediche, infermieristiche e riabi-litative in forma integrata, secondo progetti per-sonalizzati di intervento. L’accesso alle prestazioni avviene attra-verso le Unità di valutazione Integrata (UVI). Il ser-vizio è rivolto prevalentemente a perso-ne affette da malattie croniche invalidanti o progressivo-terminali, che presentano problematiche tipo sa-nitarie e sociali , esso con-sente di evitare ricoveri impropri o l’ingresso in strutture residenziali, rende possibile le dimissioni ospedaliere protet-te, favorisce il recupero o la conservazione del-l’autonomia della persona. Inoltre, è previsto per le persone anziane il Servizio di Telesoccorso1 ed il Sostegno pe ricovero in case di riposo.
Questi servizi sono rivolti alle persone resi-denti o domiciliati nei comuni dell’Ambito “S6” (Merc, S. Severino, Baronissi, Fisciano...). Il servizio alle Persone Adulte che per ragioni socio-economiche, culturali si trovano in situazione di rischio o di esclusione sociale ed emarginazione. Pertanto si offre aiuto eco-nomico, socio-educativo-assistenziale. I Contributi indiretti alle fasce deboli, di cui la Delibera Giunta Comunale n. 281/2010, pre-vedono aiuti di natura economica, come il pro-getto “Essere Solidali”,che propone l’eroga-zione di contributi agevolati: buoni spesa, buo-ni mensa e riduzione dei tributi comunali.
Affiancamento e supporto a famiglie in dif-ficoltà- I’aumento della fragilità familiare e l’in-cremento dei casi in carico ai Servizi Socia-li, nel comune di Mercato San Severino, ren-dono necessarie politiche sociali di soste-gno alla genitorialità e ai nuclei familiari che pre-sentano forme di fragilità o vulnerabilità. Di qui la necessità di una rete di supporto, con il coinvolgimento di enti pubblici ed enti privati, associazio-ni di volontariato e la comunità . L’affiancamento ha la finalità di sostenere il nucleo familiare in difficoltà e di prevenire l’allontanamento del minore dalla sua famiglia. Considerati gli obiettivi preventivi, propri del progetto, gli interventi di affiancamento posso-no riguardare nuclei familiari, in cui le potestà parentali non siano in alcun modo limitate, non siano interessati da provvedimenti dell'autorità giudiziaria. (Continua)
LA FORMAZIONE AL SERVIZIO SOCIALE
© by Franco Pastore - Antropos in the world Salerno 2015 ISBN GGKEY:HEX8ABJUFKJ – PRIMA PARTE - pag. 21-24
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
III PARTE: ‘Agge chieste, allora, a Giasòne: -Vuo’ a
me o ‘sta bella guagliòna? Piénze è vòte ca t’àgge
aiutate e a vita ch’avìmme passàte, nu’ fa ‘o ngràte, o
l’indifferènte, chìsti figli nu’ còntene niénte?-
- Ho capito, vuole o regne pe’ llòre, vuò cagnà sia ‘o
liétte, ch’addòre, nu’ me resta ca fàrme capàce, rasse-
gnarmi ed andarmene in pace, ma ti giuro sul re degli
dei: pagherai per la vita tu e lei!.-
IV PARTE: Fu così che stravolta e incazzata cumin-
ciài la mia grande vendetta: ‘na curòna alla sposa
mandài cu ‘na vesta velenosa, ben stretta. Fu un dono
veramente speciale: se bruciàie ‘e fuoco e veleno;
quando il padre currètte p’aiùto con la figlia se truvàie
futtùte.
Ma la rabbia nonn’èra fernuta, il mio cuore gridava
vendetta: cu Giasone, infame e curnùte a battàglia
aveva esse cchiù strètta. E strappànneme ‘o core da
piètte e dduie figlie a cui tante teneve, l’acciriétte cu
forza e di-spiètte, affunnaie ‘o pugnale e chiagneve.
V PARTE: A Giasone o lasciai distrutto: ‘o dulore
l’aveva finito; niente figli né amore, né rito, una
larva divenuta da mito. Poi, scappai co’ carro do’
sole, trainato da draghi che scèlle, verso Atene di-
ressi il mio volo, già spe-ravo in cose più belle. (3)
Ad Atene spusai re Egeo, e ‘nu figlio aviétte da lui,
ma cumparve il figliolo Teseo, ed i giorni ridiven-
nero bui. Fu così che Atene lasciai e a casa e mio
padre turnàie; gli chiediétte perdono ch’’e scuse e
alla fine in pace campai. (4)
___________________4. Medea vuole lasciare il trono di Atene a Medo, ma Te-seo giunge in città. Egeo ignora che Teseo sia suo figlio, e Medea, che vede ostacolati i suoi piani per Medo, sugge-risce al marito di uccidere il nuovo venuto durante un banchetto. Ma all'ultimo istante Egeo riconosce Teseo co-me suo figlio e Medea è costretta a fuggire di nuovo. Tor-na nella Colchide, dove si ricongiunge e si riappacifica con il padre Eete.
Fine
MEDEIA
Un racconto partenopeo della Medea di Euripide
© Franco Pastore - Dicembre 2019 -A.I.T.W. EDITRICE – SALERNO Codice e-book: GGKEY:UK6P26BG6KR - Codice ISBN: 9781710983029
terza – quarta e quinta parte
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
Verso la metà degli anni 50, studente universita-
rio ho tenuto un corso serale per giovani lavoratori
nella scuola elementare di via Curtoli, nella parte
residenziale alta di Torre del Greco, non lontano
dalla villa De Nicola coi due pilastri del cancello
d’ingresso in parte nascosti dal verde su cui erano e
credo siano ancora ben leggibili le parole Inveni
portum.
Sul significato di queste due parole una sera fui
interrotto nel bel mezzo di una mia lezione dal
“portavoce” dei poco più di venti allievi, quasi tutti
al di sotto della maggiore età, raggiungibile allora a
21 anni.
Pur intuendo che si trattava della solita tattica
usata per mettere fine con un pretesto a una lezione
ritenuta particolarmente noiosa o impegnativa, non
potei sottrarmi dal piace-re di parlare seppur
brevemente dell’ex Pre-sidente della Repubblica
Italiana che viveva a non più di una cinquantina di
metri da noi.
- Quelle due parole, le prime di un disti-co
latino, significano Ho trovato il mio por-to, ed così
che ha voluto chiamare la propria villa Enrico De
Nicola quando diversi anni fa decise di lasciare
l’appartamento di Napo-li e venirsene a vivere qui,
ai piedi del Vesu-vio.
- Un distico? E cos’è?
- È una strofa greca o latina di due versi
– risposi e cercai di riprendere la mia
lezione. Mi piacerebbe sapere l’intera strofa di due versi che
incomincia con Inveni portum – mi disse a mo’ di
domanda il “portavoce” e io gli risposi con tono duro
che gliel’avrei detta, ma l’indomani se non mi avesse più
interrotto.
E la sera del giorno dopo, finita la mia lezione, presi
dalla tasca il foglietto che avevo portato con me e lessi il
distico latino: Inveni portum. Spes et Fortuna valete!
Sat me lusistis, ludite nunc alios!
Che tradussi in italiano: Ho trovato il mio porto.
Speranza e Fortuna vi dico addio! Mi avete ingan-
nato abbastanza; ora prendetevi gioco di altri!
- È un distico molto napoletano e attuale –
soggiunsi.
E il “portavoce” mi chiese subito il perché.
- Qualcuno, come avete sentito, manda a
quel paese Speranza e Fortuna dicendo: io il
luogo dei miei sogni l’ho trovato e non ho più
bisogno di voi, che mi avete preso in giro ab-
bastanza. Andate dunque a prendere in giro altre
persone… E in queste parole si avverte l’orgo-
glio di chi ha saputo affermarsi con le proprie
capacità e senza l’aiuto di chicchessia.
- Un orgoglio che non mi sembra troppo na-
poletano – affermò il “portavoce”, molto proba-
bilmente per provocarmi.
Umberto Vitiello: Enrico De Nicola, il presidente galantuomo, un raro esempio di politico
integerrimo, colto ed equilibrato, capace di mediare nei momenti difficili della vita italiana
da “Gente del Vesuvio”
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
- Ti sbagli di grosso – intervenni senza esi-
tare - perché il napoletano, quello vero, an-
che quando è nella situazione più disperata
non è solito piangersi addosso. Tant’è vero
che il nostro proverbio: “Chi chiàgne fótte a
chi rìde”, ci ammonisce a non credere troppo
a chi piange e chiede aiuto, perché quasi
sempre si tratta non soltanto d’un uomo pri-
vo di orgoglio,ma anche d’un furbo che vuo-
le fregare il suo prossimo.
Tra gli allievi del corso c’era un Cuci-
niello, parente di Armando, il giovane guar-
diano e giardiniere della villa, che alzò la
mano e mi chiese se poteva riferire quello
che aveva saputo da lui.
E a un mio cenno di assenso, si alzò, venne
accanto alla cattedra come per un’interroga-zione
e prese la parola.
- Armando mi ha detto che il presidente
aveva poco più di trent’anni quando, diventato un
avvocato famoso, pur conservando il suo studio a
Napoli, decise di venirsene a vivere qui per
ritrovare la serenità che aveva perduto per un
amore non corrisposto (1).
Fu poi Cuciniello a tenerci informati per l’intero
corso serale su ciò che accadeva nella vil-la De
Nicola, che ci descrisse una sera in tutte le sue
parti.
Costruita dall’ingegnere Platania, lo stesso che
progettò ed eseguì la costruzione dell’albergo
Excelsior di Roma in via Veneto e dell’Excelsior
di Napoli in via Partenope, sul lungomare, la
palazzina è immersa in mille metri quadrati di
giardino, frutteto e pineta ed è formata da un
piano terra e da un primo piano, il cui balcone
con tre porte finestre si allunga sull’intera
facciata.
È mostrando il lungo balcone che Enrico De
Nicola dice ai suoi ospiti: - “È il mio teatro e non
mi delude mai. Le scene cambiano di ora in ora a
seconda della luce e l’incanto è sempre nuovo”.
Non gli piace parlare in dialetto, ma è un ap-
passionato lettore delle poesie napoletane, in par-
ticolar modo di quelle di Salvatore Di Giacomo.
“Le leggo quando sono di cattivo umore” – dice. -
Mentre noi siamo qui a studiare per la licenza
elementare, nella villa ci sono la studentessa tor-
rese Carmen Carrino e uno o due suoi compagni
d’università che prendono lezione di diritto – ci
informò Cuciniello una sera. – Li ac-coglie all’in-
gresso con un sorriso la governante tedesca Fran-
ziska Schnell e li accompagna nella biblioteca,
dove vi sono più di quattromila libri. È là che li
aspetta il Presidente, la schiena perfetta-mente
diritta, i capelli e i baffetti bianchi, il volto ben
rasato, elegantemente vestito e ben disponibi-le,
nonostante la sua età, a impartire gratis lezioni e
dare consigli e chiarimenti a dei giovani stu-denti.
- La tedesca li accoglie con un sorriso? –
chiese con ironia Scognamiglio, il più anziano dei
miei allievi.
- La signora Schnell è una donna energica e
sta bene attenta a chi oltrepassa il cancello della
villa – gli rispose Cuciniello. - Ma se si tratta di
ospiti graditi al presidente, sa essere molto gentile
e sa pure sorridere.
- Si vede che qualcosa ha imparato pure lei dal
Presidente! Non passarono molti giorni che Cu-
ciniello, a fine lezione, come era ormai una consue-
tudine, alzò la mano, chiese la parola e ci parlò del
Presidente, informandoci che nel pomeriggio il com-
missario gli aveva portato su una camionetta le ruote
della 1100 Fiat verde scuro che gli avevano rubato
un paio di giorni prima.
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
- Questi pneumatici sono troppo nuovi per
essere miei, perciò vi prego di riportarveli, ha
detto il Presidente al commissario dopo averli os-
servati con attenzione. E il commissario incredulo
gli ha chiesto: - Ma come, non ve li prendete?
Allora il Presidente gli ha spiegato che non essen-
do i suoi, non si appropriava di pneumatici ch’era-
no di qualcun altro. E il commissario se n’è andato
carico dei quattro pneumatici e di grande stupore!
Poche sere dopo ci parlò del televisore che una
famosa ditta di produzione gli aveva mandato in
regalo quando la Rai aveva estesa a sud la rete te-
levisiva.
- Armando, il giardiniere e guardiano, mi ha
detto che il Presidente chiese al nipote, l’avvocato
Martinelli, il prezzo di quel televisore, e quando il
nipote glielo disse gli ordinò di rimandarlo imme-
diatamente a chi glielo aveva regalato.
Un’altra volta, mentre Cuciniello ci stava in-
formando che il Presidente aveva deciso di pren-
dere l’autobus per andare a Napoli e mai più il tre-
no della Circumvesuviana,perché aveva notato che
il guidatore si dava ogni volta da fare per fermare
il treno in modo che i predellini per salire sulla
vettura fossero esattamente davanti a lui, irruppe
in classe l’ispettore Besta e mi chiese cosa fosse
ciò che stavamo facendo.
- È da un mese circa che abbiamo deciso di
dedicare alla fine delle lezioni una decina di mi-
nuti o al massimo un quarto d’ora a una breve
conversazione tra noi – gli spiegai, e lui si inal-
berò dicendomi che io ero tenuto non solo a ri-
spettare rigorosamente il programma ministeriale
stabilito dalla direzione generale dell’istruzione
popolare, ma anche e soprattutto ad evitare nella
maniera più perentoria di trattare argomenti non
inerenti al corso serale per il conseguimento della
licenza elementare da parte dei miei allievi.
- Nei programmi si accenna anche all’edu-
cazione civica – osai ribattere, facendolo inalbe-
rare ancora di più.
- E lei ritiene educativo fare ascoltare ai propri
allievi aneddoti fantasiosi su Enrico De Nicola? -
mi chiese lui dopo aver dichiarato d’aver sentito
tutto, nascosto dietro la porta.
_____________ 1 Se vero, deve trattarsi di un amore molto precedente a quello di Enrico De Nicola per l’affascinante pianista Tina Filipponi che
furoreggiava a Napoli negli anni trenta per la propria bellezza e la
bravura nell’eseguire musiche di Chopin, morta giovanissima per
un tumore al cervello.
- Sono esempi di comportamento civile di un
politico integerrimo, il nostro primo Presidente.
Lui nemmeno mi ascoltò, ma prese il registro
di classe e vi scrisse una nota di biasimo.
- Se dovesse ripetersi questo andazzo, sarò
costretto a chiedere alla Direzione Generale di
licenziarla e di sospendere il corso fino al nuovo
anno scolastico – disse ad alta voce prima di andar
via. Quella sera ci trattenemmo una mezzoretta a
discutere sul da farsi.
Non erano pochi quelli che, adirati, dicevano
che non facevamo nulla di male e dovevamo dun-
que continuare a comportarci come prima, senza
lasciarci impaurire dalle minacce di chicchessia.
- L’ispettore, Besta di nome e bestia di fatto –
intervenne alla fine Scognamiglio – io lo conosco
bene. Le sue minacce non sono finte, credete a me!
Tempo fa ho frequentato per qualche mese le riu-
nioni che tiene nel suo partito e so cosa pensa della
democrazia e degli uomini come De Nicola.
- Perché, cosa pensa?
- Besta era un semplice impiegato ministeriale
quando aderì alla Repubblica di Salò (1) e si tra-
sferì nel nord, tornando da noi dopo la fine della
guerra con la qualifica di ispettore scolastico, come
ci ha riferito lui stesso inneggiando al dittatore e
insegnandoci canzoni come: “All’armi! All’armi!
All’armi siam fascisti! e “Il 25 aprile è nata una
puttana e l’han chiamata repubblica italiana”.
Dopo le mie considerazioni e l’intervento di
pochi altri allievi decidemmo di continuare le no-
stre chiacchierate, ma fuori dell’orario e del-l’am-
bito scolastico. Fu così che, per poter conver-sare
tra noi senza compromettere il corso serale, suona-
ta la campanella della fine delle lezioni i miei allie-
vi presero l’abitudine di accompagnarmi alla vec-
chia stazione della Circumvesuviana e restare a
chiacchierare con me fino all’arrivo del treno che
mi riportava a Leopardi. (Continua) _________________
La Repubblica Sociale Italiana, detta comunemente Repub-
blica di Salò, fu proclamata il 23 settembre 1943, il giorno in cui
Mussolini, liberato a Campo Imperatore il 12 settembre dai te-
deschi, tornò dalla Germania, dove era stato condotto in aereo, e a
Rocca delle Caminate, la sua residenza, ne costituì il governo, che
rivendica la propria sovranità sull’intero territorio d’Italia, pur
potendola esercitare solo sulle province non occupate dagli Alleati.
Inizialmente il governo della Repubblica Sociale Italiana estendeva
la sua attività politica e amministrativa nominalmente fino alle
province settentrionali della Campania, ritirandosi progressiva-
mente sempre più a nord, in concomitanza con l’avanzata degli
eserciti inglesi, americani e francesi. Napoli fu la prima grande
città d’Europa a liberarsi da sola dai tedeschi con le famose Quat-
tro Giornate (28 settembre – 1° ottobre 1943). Gli Alleati entrarono
in Avellino l’ 1 e il 2 ottobre, in Benevento il 2 ottobre.
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
Da alcuni anni a questa parte é scattata
su giornali e tv una campagna ben mirata, volta a fornire al pubblico una “vulgata” assolutamen-te falsa e fuorviante delle vicende storiche italiane del secolo scorso. L’obiettivo – nemme-no tanto nascosto – é quello di suscitare una corale riprovazione verso una parte politica del passato, per poter poi traghettare quella riprova-zione fino ai nostri giorni, indirizzandola contro politiche del presente, accusate di essere eredi o continuatrici di quelle del passato.
Naturalmente, la vulgata iniziale deve – per forza di cose – essere grossolana, approssi-mativa, generica. Non puó – per le sue stesse caratteristiche – analizzare i fatti con attenzione, scendere nel dettaglio, prendere in esame tutti i fatti. Deve, necessariamente, scegliere gli argo-menti da trattare, selezionare i concetti da foca-lizzare,riducendo il tutto ad un fatterello da rias-sumere nello spazio di un servizio tv o in un articoletto da terza pagina. Poco piú di slogan, di frasi fatte, di luoghi comuni. E tutti – com’é naturale – volti a beatificare una parte ed a de-monizzare un’altra.
Attenzione, i fatti riferiti non sono falsi, almeno nella maggior parte dei casi. Sono, peró, accuratamente selezionati, con esclusione tassa-tiva di tutti quelli che potrebbero mettere in cattiva luce coloro che, invece, devono apparire “buoni” a tutti i costi.
Prendiamo il piú classico degli esempi: l’antisemitismo. La vulgata che ci viene proposta é, piú o meno, la seguente: il mondo viveva in pace dopo la prima guerra mondiale, quando in Germania giunse al potere il dittatore Hitler, che rinchiuse gli ebrei nei campi di concentramento e successivamente incominció ad eliminarli in massa; alleato di Hitler era Mussolini, un altro dittatore che fece approvare le leggi razziali, diventando cosí in certo qual modo correspon-sabile dei crimini dei suoi alleati tedeschi; nel dopoguerra in Italia i cattivi fascisti si organizza-rono nel MSI, guidato dal cattivissimo Almiran-te, che durante il ventennio aveva pubblicato i suoi articoli anche sulla “Difesa della Razza”; og-gi, gli eredi del fascismo, del MSI e di Almirante sono quelli che non vogliono piú immigrati e che, quindi, sono certamente razzisti e potenzial-mente antisemiti.
Si tratta, sostanzialmente, di una serie di
fatti tra loro ingenuamente concatenati, tutti con un fondo di veritá (Hitler creó i lager, Mussolini era un dittatore, eccetera), ma tutti falsati dalla loro parzialitá. Vero, verissimo é – per esempio – che Hitler introdusse in Germania un antisemi-tismo dalle tinte fosche e criminali. Ma altrettanto vero é che l’antisemitismo sia stato una creatura della Chiesa cattolica. Cosí come é vero che l’anti-semitismo cristiano – che gli storici chiamano “antigiudaismo” – non fu sempre e soltanto teo-rico (da Sant’Agostino a San Giovanni Crisosto-mo), ma si coloró spesso di rosso sangue: dagli episodi di furore popolare dei primi anni del cri-stianesimo, ai roghi e ai tormenti della Santa In-quisizione, ai pogrom della Russia zarista.
Erano tutte manifestazioni di un pregiudizio di natura religiosa che considerava gli ebrei in blocco, come popolo, responsabili della crocefis-sione di Gesú Cristo. Da questo pregiudizio, in epoca moderna derivó una certa ostilitá verso gli ebrei in numerosi paesi europei (ma non in Ita-lia). E su questo pregiudizio diffuso attecchí infine l’antisemitismo nazista: il primo ad essere nutrito anche da un materialismo razzista e scientista di derivazione positivista.
Il razzismo – altra veritá che gli storici della domenica tacciono – era allora accettato piú o meno esplicitamente in tutte le societá occidenta-li: compresi gli Stati Uniti d’America (che abroga-rono la loro legislazione razziale vent’anni dopo quella italiana), compresa l’Inghilterra (dove il giovane Churchill inneggiava alla «purezza della razza britannica»). E neppure la Russia comuni-sta ne era immune: «Mio padre – ha scritto Svetlana Allilueva Stalin – sotto molti aspetti non soltanto l’aveva appoggiato [l’antisemitismo], ma era stato il primo a diffonderlo.»
Orbene, era nell’Europa piú o meno razzista e piú o meno antisemita del 1938 che l’Italia fascista approvava una legislazione razziale. Con una Chiesa cattolica – aggiungo – che sembrava preoccuparsi soltanto di garantire i diritti degli ebrei convertiti al cattolicesimo.
Scelta sbagliata, sbagliatissima, quella delle leggi razziali italiane, in contrasto stridente con gli stessi princípi del fascismo. Un tentativo mal riuscito di essere “al passo coi tempi”, di dimo-strare gratitudine verso la Germania hitleriana che ci era stata amica quando le potenze “demo-cratiche” ci avevano decretato le sanzioni, al
IL CULTO DELLA MEMORIA... CORTA DI MICHELE RALLO
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
15 luglio e dal nu-
mero del 16.31 ago-
sto 1938. La raccol-
ta della rivista –
con la rubrica fissa
di De Gasperi “La
quindicina interna-
zionale” – é libera-
mente consultabile
in una qualunque
biblioteca pubblica.
M. RALLO
tempo della guerra d’Etiopia. Scelta sbagliatissima – ripeto – che peró fu soltanto un episodio di o-diosa discriminazione, senza alcuna conseguenza cruenta o crudele, come nel caso tedesco.
Bene, dunque, fanno gli storici della dome-nica quando stigmatizzano l’approvazione delle leggi razziali italiane. Male fanno quando non ci-tano il contesto europeo di quegli anni; malissimo fanno quando tacciono che le leggi razziali italiane non produssero né lager, né rastrellamenti, né fu-cilazioni.
Ma c’é di piú. Perché non soltanto l’Italia fascista non partecipó in alcun modo allo sterminio degli ebrei, ma – al contrario – in tutte le zone d’occupazione durante la guerra, fu attivissima nel sottrarre migliaia e migliaia di ebrei alla cattura da parte tedesca e quindi all’internamento nei lager.
Dell’argomento parleró forse in una prossima
occasione. Adesso preferisco accennare a qualcosa che
ci é piú vicino nel tempo. Mi riferisco agli articoli di
Giorgio Almirante sulla “Difesa della Razza”. Vero é
che ci furono, ma é pur vero che quegli articoli non ri-
guardarono teorizzazioni razzistiche o antisemite, ma
semplicemente l’esaltazione delle virtú della “stirpe ita-
lica”, da Roma antica al Rinascimento, fino alla mo-
dernitá.
Si dica pure che Almirante ha collaborato alla
“Difesa della Razza”, quindi. Ma si dica con che genere
di articoli. E – giacché siamo in tema di uomini politici
del dopoguerra – si citino anche i coevi articoli di Al-
cide De Gasperi (Spectator) sulla prestigiosa “Illu-
strazione Vaticana”. Articoli che – a sommesso parere
del sottoscritto – avevano un tasso di antisemitismo
certamente piú sentito, piú dottrinario, rispetto agli scri-
ti di Giorgio Almirante. Come quando il futuro capo
della Democrazia Cristiana commentava i frutti delle
prime misure antisemite prese in Austria dopo l’An-
schluss alla Germania nazista: «La liquidazione delle
fortune ebraiche allarga le prospettive degli affari per gli
altri e i posti di avvocati e di medici rimasti vacanti
aprono uno sfogo alle carriere.»
O come quando il futuro “padre dell’Europa”
auspicava che il nascente razzismo italiano (siamo nel
1938) potesse concretizzarsi in «provvedimenti concreti
di difesa e di valorizzazione della nazione», e che
l’universalismo fascista potesse «nutrirsi delle vive tra-
dizioni della Roma cristiana».
Credo che questi brevissimi accenni – pur se
certamente da approfondire – possano comunque fornire
lo spunto per una riflessione: la storia é cosa troppo
seria e troppo complessa per essere utilizzata come
pretesto per manovrine di piccolo cabotaggio politico.
N.B. Per gli increduli che volessero “toccare con
mano”, diró che le due citazioni de “L’Illustrazione Va-
ticana” sono tratte rispettivamente dal numero del’1-
Direttore Responsabile CORRADO CASO Tel. 328.7480770
[email protected] Comitato di Redazione
IL CONSIGLIO PROVINCIALE Redazione ed Amministrazione
Via Acquasanta trav. G. Ferraiolo, 2 - SALERNO
Tel. 089.237766 - 089.252750 - Fax 089.253735
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Stime indicative intorno alle attuali fonti energetiche
palesano l’esaurimento delle riserve di combusti-
bile:probabilmente nell’arco di tempo lungo un cin-
quantennio scompariranno petrolio e gas naturale,
vita leggermente superiore è prevista per il carbone.
Allo stato importanti esperimenti concernono l’in-
cremento della produzione di energia elettrica uti-
lizzando la MAGNETOFLUIDODINAMICA (MH-
D). Premettiamo che conduttori di energia elettrica
sono,oltre gli usuali “fili elettrici metallici” esistenti
allo stato solido,anche i metalli liquidi,l’acqua del
mare ed il plasma;relativamente a quest’ultimo,esso
costituisce il quarto stato della materia (solido, liqui-
do ed aeriforme sono le 3 ben note condizioni d’es-
sa), manifestando particolari qualità di gas ionizzato,
dotato di carica elettrica,dunque non neutro quali so-
no le usuali sostanze aeriformi in ordinarie condi-
zioni di temperatura e pressione.La Magnetoflui-
dodinamica tratta, in particolare, i fluidi conduttori,
liquidi o gassosi,è un ramo della scienza della Di-
namica della materia, materia mobile all’interno di
un campo elettromagnetico.Generatori di tipo MHD
sono macchine per la produzione di elettricità; pre-
sentano due principali differenze rispetto ai genera-
tori tradizionali:1) operano ad elevatissime tempe-
rature; 2)non presentano organi in movimento, dun-
que sono macchine statiche.In maniera analoga alle
modalità evidenziate da qualsiasi altro generatore,il
principio di funzionamento si fonda sul movimento
di un elemento conduttivo attraverso un campo ma-
gnetico; il conduttore impiegato è il “gas ionizzato”
plasma che scorre attraverso il campo magnetico.
Pompando dunque il gas ad altissime velocità,viene
a generarsi, nel gas stesso,energia elettrica (sotto for-
ma di corrente elettrica), recuperata grazie ad oppor-
tuni contatti elettrici (“elettrodi”) immersi nel flusso
della sostanza plasmatica.Il problema da risolvere
consiste nel trovare materiali in grado di sopportare
temperature dell’ordine di parecchie migliaia di gra-
di centigradi. L’utilizzo della magnetofluidodinami-
ca,”in simbiosi” con le tradizionali tecniche di gene-
razione d’energia elettrica,implicherebbe notevoli
risparmi (all’incirca il 30%) nel consumo di combu-
stibile.Il generatore magnetoidrodinamico è stato
proposto dai primi sviluppi dell'energia elettrica.Lo
scienziato Michael Faraday (1791-1867,chimico e
fisico inglese di umili origini e di immenso valore,
avrebbe conseguito più di un Nobel se fosse vissuto
al tempo dell’esistenza del Premio; che, peraltro,non
avrebbe accettato in quanto detestava onori e rico-
noscimenti,tant’è che rifiutò la carica di Presidente
della Royal Society),condusse esperimenti nei primi
anni del 1800.I suoi test sperimentali vennero prose-
guiti un secolo dopo, nel 1938 negli Stati Uniti dalla
Westinghouse Company.La seconda guerra mondiale
bloccò lo sviluppo della tecnologia, fino agli anni
'60.Attualmente i generatori MHD non sono utilizzati
per applicazioni coinvolgenti grosse potenze, modello
avanzato è il cosiddetto generatore di dischi MHD che
trasmette plasma attraverso due dischi,il campo ma-
gnetico è fornito da una coppia di bobine definite
“Helmoltz”.Ad oggi la più alta gamma di efficienza è
intorno al 30%,valore che i detrattori di tale sistema
sottolineano,evidenziando la distanza percentuale dalla
efficienza di altre macchine normalmente impiegate.I
problemi coinvolgenti la disciplina MHD sono corre-
lati con l’Astrofisica,in quanto il plasma è il costituen-
te al 99% della materia barionica dell’Universo; ma-
teria barionica ovvero materia composta da protoni e
neutroni,che,in percento di densità di energia totale
dell’Universo,è presente in misura ridottissima,ne co-
stituisce soltanto il 4%.FUSIONE NUCLEARE. La
maggior fonte d’energia esistente è la fusione nu-
cleare.Abbiamo visto che la fissione (frantumazione)
di atomi pesanti (Uranio 235) libera enormi quantità
di energia termica,tale processo è sfruttato da tutte le
centrali elettronucleari oggi esistenti;eppure,superiori
quantitativi di calore,sfruttabile per produrre energia
elettrica,si otterrebbero qualora si riuscisse nell’im-
presa di “portare il Sole sulla Terra”,se andasse in
porto la fusione forzata di due nuclei di atomi leggeri,
dalla quale scaturirebbe la formazione di un nucleo più
pesante,con liberazione di enormi quantitativi energe-
tici.Ma come riuscire in tale impresa?La sostanza più
idonea è il Deuterio (Idrogeno pesante);per fonderlo in
laboratorio (ovvero per ottenere la fusione nucleare
controllata),occorre scoprire una metodologia in grado
di controllare la reazione concernente il riscaldamento
del Deuterio alle elevatissime temperature richieste.
Teniamo presente che una tonnellata di acqua contiene
all’incirca 150 grammi di “acqua pesante”,la cui for-
mula è D2O (simile a quella dell’acqua ordinaria,la
ben nota H2O) e rappresenta sostanza di notevole im-
portanza in virtù delle sue ottime capacità moderatrici
della velocità dei neutroni;oltre che “rallentatrice” di
tali particelle,l’acqua pesante contenuta in un reattore
nucleare consente di ridurre sensibilmente le dimen-
sioni, rispetto a quelle di un reattore della stessa poten-
za,moderato però con grafite;nell’acqua di mare esiste
tutto il Deuterio sfruttabile per il soddisfacimento di
PROSSIME FONTI ENERGETICHE SFRUTTABILI: LA MAGNETOFLUIDO-
DINAMICA E LA FUSIONE TERMONUCLEARE CONTROLLATA (OVVERO
“PORTARE IL SOLE SULLA TERRA”). di Giuffrida Farina
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
richiesta energetica delle future generazioni,l’elevato
ostacolo da valicare consiste nell’aspetto del fondere
due nuclei (che avviene attraverso l’urto di due nu-
clei,ad esempio Deuterio e Trizio) risulta assai più
complicato rispetto allo scindere un solo nucleo,in
quanto ambedue i nuclei,disponendo di cariche elettro-
positive,tendono a respingersi energicamente: l’unico
modo per costringerli a “non staccarsi” risiede nella
altissima velocità,occorre che la collisione avvenga ad
elevatissima velocità,in tal maniera la repulsione reci-
proca verrebbe vinta.La maniera più semplice per
attuare tale condizione di attrazione consiste nel riscal-
damento degli atomi, sino al raggiungimento di “tem-
perature solari”:teniamo presente che, a 10.000 gradi
centigradi -temperatura leggermente più alta di quella
caratterizzante la superficie del Sole- l’impatto di atomi
è talmente violento da provocare lo sbalzar di particelle
(elettroni) al di fuori delle loro orbite atomiche;è neces-
sario attingere temperatura di,all’incirca,20 milioni di
gradi centigradi,onde consentire il blocco di questo
veemente sfuggire e dunque la realizzazione della tanto
agognata fusione nucleare.Qualora si riuscisse in tale
scientificamente “titanica impresa”,non occorrerebbe
fornire alcun altro apporto energetico,in quanto la fu-
sione nucleare produrrebbe l’energia termica sufficien-
te a stabilizzare le idonee temperature richieste:le “
fiamme nucleari” continuerebbero a divampare fino al-
la totale scomparsa di atomi in grado di fondere, in-
somma verrebbero utilizzati quasi tutti gli atomi, con
conseguente elevatissimo rendimento.Probabilmente nell’arco di pochi secoli si esaurirà il quantitativo di
Uranio;di converso,il mare contiene quantità di Deute-
rio sufficienti al soddisfacimento di richieste energe-
tiche per milioni di anni.Inoltre vi è l’importantissimo
aspetto legato alla entità numerica di scorie radioattive
liberate in ambedue i processi: la fusione nucleare pro-
duce scorie radioattive assai meno ingenti rispetto a
quelle rilasciati dalla fissione nucleare.La temperatura
di milioni di gradi centigradi, con quale modalità rag-
giungerla? Attraverso il passaggio, nel gas ionizzato
(pla-sma), di una enorme scintilla che si propagherebbe
in un idoneo condotto contenente il gas:l’ostacolo più
grosso da valicare consiste nell’ottenere la non adesio-
ne del plasma con le pareti,contatto che raffredderebbe
il gas (la reazione termonucleare non avverrebbe) ,o,
ancor peggio, l’enorme quantitativo di calore vaporiz-
zerebbe il condotto con conseguenze facilmente imma-
ginabili.La storia della fusione termonucleare control-
lata ebbe inizio nel 1929;considerando la relazione di
Einstein E=mc2 (a onor del vero storico scoperta dal-
l’italiano Olinto De Pretto nel 1903,due anni prima di
Einstein) relativa alla equivalenza massa/energia (la
massa del nucleo prodotto dopo la reazione di fusione è
minore della somma delle masse dei nuclei di parten-
za,e tale difetto di massa è trasformato in energia), i
fisici Atkinson e Houtermans preannunciarono che
dalla fusione di nuclei leggeri,per esempio di
idrogeno,si sarebbero ottenute grandi quantità di e-
nergia.Il Progetto Manhattan (inizio anni ’40) inau-
gurò le ricerche sulla fusione per scopi militari ;la
fusione nucleare venne realizzata per la prima volta
l’1 novembre 1952, nel test sulla bomba a idrogeno
denominata Ivy Mike. Il sogno,inseguito da genera-
zioni di scienziati, è sempre stato quello di poter ri-
creare sulla Terra le condizioni esistenti nel Sole
ovvero produrre la fusione nucleare ed ottenere e-
nergia pulita e illimitata;”inferno energetico” da
convertire nell’agognato traguardo del “paradiso e-
nergetico” sfruttabile, uno dei metodi prevede l’uti-
lizzo di un mix di “particelle” protoni e “sostanza”
boro,miscela che fornirebbe,quale prodotto finale, 3
particelle alfa:particelle costituenti i nuclei di Elio,
vengono definite “elioni”.L’Elio è un gas presente
nel Sole in misura percentuale pari al 24%,mentre
l’Idrogeno è il componente fondamentale (74%).
Tanti esperimenti sono in corso. Nell’attualmente
martoriata Cina, era il 2018,vennero raggiunti in
laboratorio oltre 100 milioni di gradi centigradi,
mantenuti per un tempo record di 1 minuto e 41
secondi,una infinita estensione di tempo,confrontata
con la durata di analoghe sperimentazioni. Relativa-
mente allo strettissimo legame tra Arte e Scienza,
uno studio (pubblicato su Physics Today nel giugno
2011) intorno alle straordinarie opere di Jackson
Pollock (1912-1956,artista famoso per la tecnica del
dripping painting,l’azione del lasciar sgocciolare la
pittura sulla tela o del lanciar su di essa i colori) ha
evidenziato la sperimentazione di tecniche di Flui-
dodinamica nella realizzazione delle sue creazioni.
La sua immagine durante una creazione e uno sche-
ma illustrativo di un MHD completano l’articolo.
G.Farina
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
DROGA E MISTIFICAZIONE
D I V I N C E N Z O A N D R A O U S
Agenzie di controllo a pieno regime, forze di po-lizia schierate, cani antidroga e perquisizioni a sor-presa, scuole e strade perlustrate a tappeto, eppure la lotta alla droga è una guerra persa in partenza, o per lo meno questa è l’impressione che ne ricava. Una battaglia combattuta a suon di arresti, di in-genti sequestri di stupefacente, di titoloni e fiumi di parole. Eppure più si ribaltano le fosse create a mi-sura, più il bacino di utenza s’allarga, come fosse un gioco di anelli concentrici, il ritmo incalzante di una contraddizione dentro l’altra, un’azione e un’inazio-ne dentro l’altra, silenzio e rumore l’uno dentro l’al-tro, come a voler significare un’impossibilità studia-ta a tavolino a scardinare il sistema. Governi in guer-ra, confini che si sgretolano, armi svendute e con-tropartite di quantitativi di droga da brivido. Da una parte la bandiera della giustizia ben innalzata al ven-to nel rispetto dei diritti umani, ma dietro al drappo sgargiante c’è il nero piratesco di quanti attendono la propria parte. La droga fa male, la droga non è la soluzione, la droga è da rigettare, tutta. La droga è illegale, si rischia la galera, si rischia la salute, si corre il rischio di farsi del male, peggio, di fare male anche agli altri, ai soliti innocenti che quasi sempre rimangono senza giustizia. C’è l’indicazione illumi-nata a non fare uso di stupefacenti mentre dall’altra parte c’è il via libera a coltivare in casa propria la droga necessaria al “fabbisogno”. Insomma l’incre-dulità aumenta a ogni piè sospinto di rinculi, un pas-so avanti e due indietro, all’occorrenza ce la caviamo con la solita frase usurata ma ben congegnata: non ci siamo accorti di niente, il nostro giardino è senza erbacce, non abbiamo mai visto nessuno spacciare. Eppure a ogni angolo di strada si spaccia, non è qualcosa di celato, di mimetizzato, è chiaro come il sole dove sta in vendita la roba, si fuma e ci si ine-betisce di droga qui e là, senza problemi, se non quando l’overdose incoglie, il coma etilico entra a gamba tesa alle nove di mattina, oppure qualche in-cidente ci parla di umanità disintegrata da qualcosa che non è accettabile licenziare come una ragazzata. Incessante il dispendio di propaganda sui soliti mercanti di morte, da anni e anni, tutti andati a ma-le, si sente parlare di questa assai poco reale casata, senza mai riuscire a debellarne la residenza. Di con-tro però poco si sente parlare dei tanti e bravi ragazzi che ogni giorno vanno alla loro ricerca. Chissà forse sarebbe buona cosa una volta per tutte investire in cultura e formazione, anche nella famiglia dove è fin troppo palese lo scollamento tra l’attenzione sensibile e il non sapere cosa fa tuo fi-glio. Affermare “ti voglio bene” contempla una gran-de responsabilità, perché significa esser presenti an-che quando nostro figlio con noi non intende par-lare. Vincenzo ANDRAOUS
Auctor: Franco PASTORE
Print Length: 181 pages
Publisher: A.I.T.W. Salerno; 2 edition
Publication Date: December 5, 2017
Sold by: Amazon.com Services LLC
Language: Italian
ASIN: B077VQNXRS € 28,00
Paperback: 210 pages Publisher: Independently published (27 Nov. 2017) – Auctor: Franco PASTORE Language: Italian €22,00 ISBN-10: 1973405857 ISBN-13: 978-1973405856
A.I.T.W. Edizioni
SGUARDI DI STELLE Τα βλέμματα των ἀστέρων
Pensieri in poesia
II edizione
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrllddcc
LLAA PPAAGGIINNAA MMEEDDIICCAA:: aa ccuurraa ddii AAnnddrrooppooss
AA LL II MM EE NN TT II DD II MM AA RR ZZ OO
Marzo è il mese in cui entra la primavera e la tavola comincia, lentamente, a colorarsi e pro-
fumarsi dei frutti e delle verdure di questa nuo-
va stagione, ma è ancora un buon periodo per
approfittare delle qualità nutritive dei prodotti
tipicamente invernali.
Marzo è ancora un mese buono per mangiare
agrumi, non di tutti i tipi però, in particolare
esistono alcune qualità di mandarini tardivi che
sono di stagione proprio in questo periodo; ci
sono poi ottimi cedri e pompelmi. Si possono
poi trovare limoni e ancora qualche arancia di
buona qualità, ma molto dipende dalla regione
in cui si vive. Nel carrello della spesa non pos-sono mancare tutti quei frutti che abbiamo già
mangiato per tutta la stagione fredda, cioè me-
le, pere e kiwi; approfittiamone per beneficia-
re ancora delle loro proprietà nutritive.
In questo mese compaiono le prime fragole,
ma nella maggior parte dei casi vengono dal-
l’estero; non è ancora tempo di fragole locali e
da agricoltura biologica; per portarle sulle no-
stre tavole è dunque consigliabile pazientare fi-
no ad aprile, quando saranno veramente buone
e di stagione. Marzo è però un periodo indicato
per acquistare qualche piantina di fragola da
coltivare nel proprio giardino o anche sul pro-
prio balcone per avere una piccola produzione
personale; questi frutti molto golosi hanno bi-
sogno di poco spazio e può essere sufficiente
qualche vaso da tenere su un balconcino.
Per quanto riguarda la verdura di stagione,
marzo è ancora periodo di broccoli, cicoria
catalogna, verze, cavoli, spinaci e bietole
a coste. Altri vegetali che non possono man-
care sulla nostra tavola in questo periodo sono
finocchi, ravanelli, porri, carote, lattuga, patate
novelle, asparagi e carciofi.
Gli asparagi, coltivati o selvatici, sono poco
calorici e vantano proprietà depurative. Sono
un alimento tipicamente primaverile, da utiliz-
zare in tanti modi diversi. Unico difetto: sono
ricchi di acido urico e dunque non particolar-
mente indicati per chi soffre di gotta e infiam-
mazioni renali. I carciofi sono una fonte pre-
ziosa di potassio e contengono cinarina,una so-
stanza che favorisce la secrezione renale e la
diuresi. Grazie alle loro proprietà, sono un ali-
mento prezioso per la salute del fegato. Sono
considerati un vegetale particolarmente indica-
to nella dieta del paziente diabetico e di chi
soffre di colesterolo alto.
Fonte:
https://www.viversano.net/alimentazione/dieta
-e-salute/frutta-verdura-di-stagione-marzo/
Se ne avrete la possibilità lasciate perdere il
pesce congelato,alzatevi presto la mattina, an-
date al mercato coperto e comprate il pescato
del giorno:
- CANOCCHIE, sono buone con la cera e senza,
il sugo di canocchie si sposa bene con i mac-
cheroncini;
- CEFALI, buoni da fare in “tartare”;
- GRONGHI buoni per il brodetto;
- MORMORE,OMBRINE,CORVINE, iniziano a es-
sere buone da metà marzo;
- ROMBI, SOASI, ZANCHETTI, sono ottimi a fi-
ne mese;
- ASTICI E GAMBERI,la loro stagione sta per fi-
nire;
- SARDONI, cominciano a essere buoni adesso,
lo sono però più in aprile e maggio;
- VONGOLE, COZZE, CANELLI.
A marzo tutto sembra rinascere: il sole tor-
na a splendere,i primi fiori sbocciano, le pian-
te si ricoprono di verde. E con il cambio di
stagione, anche il corpo necessita di nuove
energie. Tipicamente, i mesi primaverili sono
il momento più indicato per una dieta ricca di
cibi rigeneranti e disintossicanti utili a elimi-
nare le impurità accumulate durante l’inver-
no.
Essendo un periodo di transizione,sono mol-
te le riconferme di stagione accompagna-te
da fresche novità e intramontabili evergre-en.
Come la frutta soda e succosa, per esem-pio,
o la verdura fresca e leggera, ideale per la
dieta.
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
II GGRRAANNDDII PPEENNSSAATTOORRII:: aa ccuurraa ddii AAnnddrrooppooss
AA ll bb eerr tt EE ii nn ss tt ee ii nn
Il 1905 fu un anno di svolta nella vita di Einstein e nella storia della fisica. Nel giro di sette mesi pubblicò sei lavori: - un articolo, ultimato il 17 marzo, che spiegava l'effetto fotoelettrico in base alla composizione della radiazione elettromagnetica di quanti discreti di e-nergia (poi denominati fotoni), secondo il concetto di quanto ipotizzato nel 1900 da Max Planck. Questo studio gli avrebbe valso il Premio Nobel per la fisica nel 1921 e avrebbe contribuito allo sviluppo della mec-canica quantistica; - la tesi di dottorato sul tema "Nuova determinazione delle dimensioni molecolari", pubblicata il 30 aprile. Sarebbe diventato lo scritto di Einstein più citato nella letteratura scientifica degli anni settanta; - un articolo, datato 11 maggio, sul moto browniano, che costituiva uno sviluppo della sua tesi di dottorato; - una prima memoria, in data 30 giugno, dal titolo Zur Elektrodynamik bewegter Körper (Sull'elettro-dinamica dei corpi in movimento) che aveva come og-getto l'interazione fra corpi carichi in movimento e il campo elettromagnetico vista da diversi osservatori in stati di moto differenti. La teoria esposta nell'articol-o, nota successivamente con il nome di Relatività ri-stretta (o speciale),risolveva i contrasti tra teoria mec-canica e teoria elettromagnetica della luce, che aveva-no caratterizzato la fisica dell'Ottocento, con una revi-sione dei concetti di spazio e di tempo assoluti; - un'altra memoria sulla relatività ristretta, datata 27 settembre, che conteneva la nota formula E=mc²; - un altro articolo sul moto browniano, pubblicato il 19 dicembre.
Einstein ottenne il dottorato il 15 gennaio del 1906 e insegnò a Berna a partire dal 1908. Nel 1909 pub-blicò Über die Entwicklung unserer Anschauungen über das Wesen und die Konstitution der Strahlun-g, sulla quantizzazione della luce. In questo e in un precedente scritto dello stesso anno dimostrò che l'energia dei quanti di Max Planck deve avere una quantità di moto ben definita. Questo scritto intro-dusse il concetto di fotone (anche se il termine "fo-tone" fu usato come tale da Gilbert Lewis nel 1926 [26]) e ispirò la nozione di dualismo onda-parti-cella nella meccanica quantistica. Nel 1911 si trasferì a Praga e nel 1914 fu nominato direttore dell'Istituto di Fisica dell'Università di Berlino, dove rimase fino al 1933. In quegli anni effettuò alcune ricerche sulla meccanica statistica e sulla teoria della radiazione. Sin dal marzo 1912 aveva iniziato una relazione con la cugina trentaseienne divorziata Elsa Löwenthal e della moglie diceva che era come una dipendente che non poteva licenziare. Per incontrare Elsa spa-riva per giorni finché andò via da casa, dettando poi condizioni incredibili alla moglie: - che i suoi vestiti e la biancheria fossero mantenuti in ordine e in buono stato; - che egli ricevesse i suoi tre pasti regolarmente nella sua stanza; - che la sua camera da letto e lo studio fossero sem-pre puliti e, in particolare, che sulla sua scrivania potesse mettere le mani solo lui. - Mileva avrebbe anche dovuto rinunciare a ogni rapporto personale, astenersi dal criticarlo sia a pa-role sia con azioni davanti ai figli. Inoltre Einstein aggiunse altri punti: Non doveva aspettarsi inti-mità. Doveva smettere immediatamente di rivol-gersi a lui se lo richiedeva.Doveva uscire all'istante dalla stanza e senza protestare se egli lo richiede-va.[27] Mileva accettò ed egli tornò a casa, ma dopo pochi mesi lei tornò con i figli a Zurigo e nel 1919 i due divorziarono, a fronte di un accordo economi-co (pensione di reversibilità, aumentare i versa-menti e ricevere tutto il denaro del futuro premio Nobel).[28] Nello stesso anno Einstein sposò in se-conde nozze la cugina, a cui restò legato fino alla morte di lei nel 1936. _____________ 26.^ The origin of the word "photon" 27^ Manjit Kumar, Quantum, Mondadori, 2017, 28^ 121, ISBN 978-88-04-60893-6.^ Manjit Kumar, Quantum, Mondadori, 2017, p. 127, ISBN 978-88-04-60893-6.
https://it.wikipedia.org/wiki/Albert_Einstein#cite_ref-26https://www.nobeliefs.com/photon.htmhttps://it.wikipedia.org/wiki/Albert_Einstein#cite_ref-27https://it.wikipedia.org/wiki/ISBNhttps://it.wikipedia.org/wiki/Speciale:RicercaISBN/978-88-04-60893-6https://it.wikipedia.org/wiki/Albert_Einstein#cite_ref-28https://it.wikipedia.org/wiki/ISBNhttps://it.wikipedia.org/wiki/Speciale:RicercaISBN/978-88-04-60893-6
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
Nel 1915 Einstein propose una teoria relativistica
della gravitazione, denominata relatività generale, che
descriveva le proprietà dello spaziotempo a quattro
dimensioni: secondo tale teoria la gravità non è altro
che la manifestazione della curvatura dello spazio-
tempo.
Einstein dedusse le equazioni del moto da quelle
della relatività speciale valide localmente nei sistemi
inerziali; dedusse inoltre il modo in cui la materia
curva lo spaziotempo imponendo l'equivalenza di
ogni possibile sistema di riferimento (da cui il nome
di "relatività generale").In particolare, il potenziale
gravitazionale newtoniano viene reinterpretato come
l'approssimazione,per campo debole,della componen-
te temporale del tensore metrico: da questo discen-de
il fatto che il tempo scor-re più lentamente in un
campo gravitazionale più in-tenso. Alla pubblicazio-
ne, la teoria venne accolta con scetticismo da parte
della comunità scientifica, perché derivata unicamen-
te da ragionamenti matematici e analisi razionali, e
non da esperimenti e osservazioni[29].
Nel 1917 mostrò il legame tra la legge di Bohr e la
formula di Planck dell'irraggiamento del corpo nero.
Nello stesso anno introdusse la nozione di emissione
stimolata, che sarebbe poi stata applicata alla con-
cezione del laser.
Nel 1919 le predizioni della relatività generale furono
confermate dalle misurazioni dell'astrofisico Arthur
Eddington effettuate durante un'eclissi solare, che ve-
rificarono che la luce emanata da una stella era de-
viata dalla gravità del sole[29]. Le osservazioni
ebbero luogo il 29 maggio del 1919 a Sobral, in
Brasile, e nell'isola di Príncipe, nello Stato di São To-
mé e Príncipe[29].
«Max Planck non capiva nulla di fisica, perché
durante l'eclissi del 1919 è rimasto in piedi tutta la
notte per vedere se fosse stata confermata la cur-
vatura della luce dovuta al campo gravitazionale. Se
avesse capito la teoria, avrebbe fatto come me, e sa-
rebbe andato a letto.»
Da allora esperimenti sempre più precisi hanno con-
fermato le predizioni della teoria, prevalentemente
nell'ambito dell'astronomia (precessione del perielio
di Mercurio e lenti gravitazionali). Le posizioni
antimilitariste assunte da Einstein durante la prima
guerra mondiale, nonché il crescente clima antisemita
in Germania crearono un ambiente particolarmente
scomodo. __________________________
29. Marco Pivato, Quando l'eclisse premiò Albert , La Stampa, 17 giugno 2009. URL consultato il 14 dicembre 2012. 30^ Manjit Kumar, Quantum, Mondadori, 2017, pp. 130-131, ISBN 978-88-04-60893-6. 31^ Manjit Kumar, Quantum, Mondadori, 2017, pp. 133-134, ISBN 978-88-04-60893-6.
Le posizioni antimilitariste assunte da Einstein durante
la prima guerra mondiale, nonché il crescente clima
antisemita in Germania crearono un ambiente parti-
colarmente scomodo. Presto cominciò a ricevere lette-
re minatorie e ingiurie mentre usciva dal suo apparta-
mento o dall’ufficio. Nel febbraio 1920 un gruppo di
studenti interruppe una sua lezione e uno di essi gridò:
«Taglierò la gola a quello sporco ebreo!» Fu poi lo
stesso Ministro dell’Istruzione a scrivergli una lettera
di stima da parte del governo tedesco.[30]
L’antisemitismo divenne anche la molla per attacchi
sul campo scientifico tanto che, per reazione scrisse
un articolo per il Berliner Tageblatt dal titolo La mia
risposta, in cui denunciava il fatto che se non fosse
stato un ebreo le sue teorie non sarebbero state attac-
cate in maniera così veemente. Ma quella sua reazione
scomposta lo fece pentire di essersi lasciato trascinare
dall’ira.[31] Il clima divenne ancor più pericoloso quando il 24 giugno 1922 fu assassinato il ministro
degli esteri tedesco Walther Rathenau, che era ebreo.
Era la 350ª vittima per mano della destra dalla fine
della guerra
Il 27 aprile 1920 Bohr giunse a Berlino su invito di
Max Planck. Essendo presente a Berlino anche
Einstein, si colse l’occasione per un incontro a tre dei
più importanti fisici dell’epoca. L’incontro fu estre-
mamente cordiale: seppur diversi caratterialmente si
trovarono a loro agio parlando per tutto il tempo di
fisica, confrontando le loro idee. «Poche volte, nella
vita, una persona mi ha dato tanta gioia con la sua sola
presenza come stato nel suo caso», scrisse successi-
vamente Einstein a Bohr.
Nel 1921 ottenne il Premio Nobel per la Fisica per il
suo lavoro del 1905 sulla spiegazione dell'effetto
fotoelettrico (il premio fu effettivamente assegnato nel
1922). In quegli anni cominciò a dedicarsi alla ricerca
di teorie di campo unificate, argomento che lo appas-
sionò fino alla fine, assieme ai tentativi di spiegazioni
alternative dei fenomeni quantistici; infatti la sua
concezione del mondo fisico mal si conciliava con le
interpretazioni probabilistiche della meccanica quanti-
stica. Il più famoso tentativo in questo senso fu il
paradosso EPR (Einstein-Podolsky-Rosen) elaborato
con Boris Podolsky e Nathan Rosen. (Continua)
Casa di Einstiin a Princeton
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
e l’istituzione del lazzaretto a salvare dalla morte nera milioni di persone. Neppure credo conviene attendere che uno scien-ziato come Deus ex machina di aristotelica memoria crei un mezzo che ci salvi, correremmo il rischio, an-cora una volta , di attendere domani, possibilmente pri-ma che il problema possa interessarci, ma da secoli viaggiamo di domani in domani. Non sfugge che il tempo scorre ed esiste il rischio che un’ apocalisse propagandata possa trascinarci in un rinnovato Medioevo. Solo una revisione critica delle isteriche rappresentazioni con le quali è stato affrontato il problema porta alla riscoperta che un ragionato e coraggioso porsi contro ridimensiona dubbi e certezze. Molti interrogativi dovranno, perché così è scritto, ri-manere senza risposta. Purtuttavia, è necessario pren-dere coscienza che molti avvenimenti sono la conse-guenza la conseguenza di trasgressione, omissioni e del cattivo uso che riserviamo alle cose che ci circon-dano .
Se contassi le stelle in questa notte tersa, dove il silenzio
occupa ogni spazio della mia mente, vedrei ciascuna legata all’altra da una miriade di fili argentati.
A questa immagine mi piace rassomigliare l’uomo,
non disgiunto dal destino che lo lega alla sua specie e al mondo.