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20 .TuttoScienze .LA STAMPAMERCOLEDÌ 23 APRILE 2014

«Gli italia-ni devof idars idi piùdei loro

scienziati! Non dimenticateche avete una grande storiascientifica, non solo artisti-ca». John Harris, direttoredell’«Institute for Science,Ethics and Innovation» del-l’Università di Manchester,confessa di avere un deboleper i monumenti e i cibi ita-liani e a Roma - al terzo in-contro del Congresso mon-diale per la libertà di ricercascientifica organizzato dal-l’Associazione Coscioni - haspiegato in che cosa sbaglia-no i suoi amici italiani, quan-do affrontano le sfide e i di-lemmi della scienza. Titolodella lezione: «Esiste unascienza della moralità?».

Professore, in Italia moltisono rassegnati all’idea chela scienzageneri scon­tri continui einsanabili.Esiste unasoluzione?

«Penso che, sesi vuole che l’opinione pubbli-ca cambi idea ogni volta chesbaglia, sia fondamentaleche la scienza diventi piùcomprensibile».

E gli scienziati devono im­pegnarsi di più, spiegandomeglio le loroscoperte?

«Assolutamente sì. Prendia-mo il caso degli embrioni e dicosa succede al loro interno.Èunprocesso così sofisticatoche non è plausibile credere- comemolti fanno - che nellefasi iniziali siano una mini-versione di noi e abbianoquindi gli stessi diritti di unindividuo. La natura, infatti,è incredibilmente sprecona,visto il numero minimo di

embrioni che diventano feti ebambini. Dio stesso butta viaembrioni in proporzioni colos-sali! Solo se lo si capisce si di-sinnesca una forma sbagliatadi reverenza. Più si compren-de la scienza, più sappiamoquali valori applicare».

Quali sonoquesti valori?«Iniziamo dalla distinzione tra

moralità ed eti-ca: la prima -detto in modoun po’ platonico- è la scienza delgiusto e dellosbagliato, del

bene e e del male, la seconda èlo studio di questa scienza. So-no quindi due realtà diverse,anche se per molti appaionointercambiabili. Ed è a causadi questa confusione che si ri-tiene che il bene e il male e lequestioni etiche siano soloquestioni di valori: si assumeche siano materia di opinioni enon di fatti. A Roma ho spiega-to, invece, che ciò che è buonoper la collettività è sempre ba-sato sui fatti».

Quindiqualè laconclusione?«La mia idea è che le proposi-zioni morali - i valori - sono co-me le affermazioni della scien-za. Tendono a essere oggettivee quindi ben comprensibili».

questa chiarezza di idee: c’èbisognodinuoveregole?

«Non c’è dubbio che ci sianoproblemi su come gestire ciòche possiamo fare e su ciò chefacciamo nel nome del “publicinterest”, l’interesse colletti-vo: ci sono cose “buone” per al-cuni e non per altri. Non negocerto queste complicazioni.Ma i calcoli di valore che ri-chiedono sono come i calcoliscientifici sulle variabili in gio-co. E, invece, si tende a esage-rare i toni e arriviamo a invo-care gli scontri di principi, tra-scurando le priorità autentica-mente razionali».

Com’è riuscita la Gran Breta­gna a diventare un casoesemplare di gestione dellegrandi questioni scientifiche,dalla sperimentazione sugliembrioniall’eutanasia?

«Abbiamo evoluto un sistemache ha alle spalle i terribili con-flitti religiosi del passato e sibasa su due principi che nontutte le nazioni hanno. Il primoè che non è consentito appel-larsi a considerazioni di tiposettario. La conseguenza è chela Chiesa cattolica, a differen-za di quanto accade in Italia,non ha titolo per dominare ladiscussione pubblica. Il secon-do elemento è la predisposizio-

ne a instaurare lunghi e appro-fonditi dibattiti pubblici. Ci so-no molti esempi».

Unoclamoroso?«Pensiamo alla possibilità diriprogrammare le cellule dellapelle in uova e spermatozoi: si-gnifica poter essere, allo stes-so tempo, siamadre sia padredel proprio futu-ro figlio. È unaprospettiva chefa paura, ma conapplicazioni ri-produttive davvero straordi-narie. È anche un esempio dicome la natura sia mutevole».

Lalibertàdiricercadev’essereassolutaono?

«Non si deve tentare di con-trollare la ricerca, ma, quando

individua qualcosa di poten-zialmente pericoloso, si deveregolarla meglio, il che signifi-ca capirla meglio, dato che lascienza può avere utilizzi e ap-plicazioni multipli. Cancellareun settore di studio potrebbesignificare anche eliminare so-

luzioni future,oltre che poten-ziali pericoli. Lascienza è nataper soddisfare lacuriosità dellanostra specie. E

io sono molto felice che siamocosì curiosi. Ma la scienza -non dimentichiamolo - è ancheciò che ci permette di ridurre ilmale e accrescere il bene di cuiparlavo all’inizio».

16 ­ continua

“Non confondiamovalori e fatti

o la libertà muore”Perché la ricerca non può essere controllata

I rischi potenziali possono essere soluzioni future

GABRIELE BECCARIA

JohnHarris

FilosofoRUOLO: È DIRETTORE DELL’«INSTITUTE

FOR SCIENCE, ETHICSAND INNOVATION» DELL’UNIVERSITÀDI MANCHESTER (GRAN BRETAGNA)

IL SITO: WWW.ISEI.MANCHESTER.AC.UK/

«Ha paura perchénon conosce le realtà

di laboratorio»

L’OPINIONE PUBBLICA

«Da noi non valeil settarismo: la Chiesa

non può interferire»

IL CASO INGLESE

lP SCIENZE

n Non tutti, infatti, invecchiano allo stessomodo. Ma le applicazioni non finiscono qui:presto l’algoritmo potrebbe entrare anche nel­le aule dei tribunali.Gli investigatori, attraverso l’«orologio di Hor­vath», potrebbero riuscire nell’intento di stabi­lire l’età di una vittima o di un aggressore, ana­lizzandoeventuali residuibiologici lasciati sullascena del crimine. Una strategia innovativa perrestringere il cerchiodellepersonecoinvolte.Alcontrario del test sui telomeri quello dello

scienziato tedesco non è ancora disponibile sulmercato. Ma lo sbarco ha ormai le ore contate,perché la tecnica, in sé, non è così complicatacome potrebbe sembrare. A creare qualcheproblema, semmai, è il calcolo.Se per i profani bisognerà attendere ancoraqualche mese, per gli «addetti ai lavori» la stra­da si può considerare spianata. Sul sito del la­boratorio di Horvath (http://labs.geneti­cs.ucla.edu/horvath/dnamage/) sono disponi­bili tutte le informazioni necessarie per stabili­re qual è la nostra vera età, al di là di quantosostiene il documento di identità. I nostri atti ­suggerisce l’«orologio» ­ ci seguono sempre,implacabili: cancellarli dal Genoma, la nostrascatola nera biologica, è un’impresa davveroimpossibile.

@danielebanfi83

E dai laboratorisi arriverà ai tribunali

DANIELE BANFISEGUE DA PAGINA 19

Molti, però, ribatterebberochesitrattadiconcettidi«be­ne» o di «male» diversi, a vol­te addirittura incompatibili:cosa risponde?

«Che non è così. Il mio concet-to è che tutti sappiamo qual èquesta differenza, come dimo-stra l’esperienza di allevare i fi-gli. E, oltre gli individui, lo san-no - o dovrebbero saperlo - an-che i governi, sebbene spessotendiamo a dimenticarlo».

Purtroppo siamo lontani da

Scienza

Democrazia&

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LA STAMPAMERCOLEDÌ 23 APRILE 2014 .TuttoScienze .21

lP PSICOLOGIA

Avete mai incontra-to una persona in-telligente, affasci-nante, attenta,egocentrica, gran-

diosa, con tendenza alla noia,con continuo bisogno di stimo-li, ma che non s’interessa al do-lore, alla felicità, alle conquistedell’umanità come vengonopresentate nella scienza, nellaletteratura e nell’arte? E che,soprattutto, è privo della capa-cità di accorgersi che gli altrisoffrono o provano emozioni?Se avete incontrato una perso-na del genere, e vi ha inganna-to, manipolato, e avete subitodei danni dall’incontro, ebbe-ne, ci sono buone probabilitàche abbiate incontrato unopsicopatico.

«Psicopatia» è un terminemolto utilizzato dagli psichia-tri per definire il disturbomentale di persone prive diempatia e che non hanno il mi-nimo scrupolo a utilizzaremezzi distruttivi per affermar-si. La sindrome non è inclusanel «Dsm-5», il manuale inter-nazionale di riferimento deglipsichiatri. Una certa scuola dipensiero vorrebbe, infatti, far-la coincidere con il disturboantisociale di personalità.Questo, però, non include i«corporate psychopaths», glipsicopatici disuccesso chenon compiononecessariamen-te azioni delit-tuose. Sono per-sone cresciute inambienti favorevoli, che hannopotuto sviluppare una notevo-le competenza sociale e riesco-no a perseguire i loro fini ma-nipolativi e distruttivi senzadare l’impressione di esserepsicologicamente disturbati.

Gli psicopatici, infatti, nonsono soltanto i serial killer o imafiosi che uccidono i figli deipentiti senza il minimo turba-mento (o magari con piacere).La categoria più diffusa tra glipsicopatici si trova, semmai,tra le persone di potere, dallapolitica alla finanza, fino all’in-dustria.

Gli psicopatici sostengonoche il mondo è fatto di predato-ri e prede e hanno un’affettivi-tà superficiale, ma sono in gra-do di disperarsi per il dannorecato a una loro proprietà,come un incidente all’automo-bile o la morte del loro cane. Lealte capacità cognitive, di soli-

to, permettono loro di sapereesattamente come devonocomportarsi nelle situazionisociali e, quindi, sono in gradodi fingere di provare emozioni

ed empatia in ca-so di sofferenzeo problemi deglialtri, facendosicosì passare pernormali. Quasitutti gli individui

affetti da psicopatia hannopresentato seri problemi com-portamentali da bambini - co-me bullismo e vandalismo -spesso con genitori conniventiche li hanno protetti in modosimbiotico.

Jon Ronson èfamoso per averscritto il libro dacui è stato trattoil film «L’uomoche fissa le ca-pre». Dopo aver partecipato aun corso di Robert Hare, con-siderato il maggiore speciali-sta sul tema, conosciuto in Ita-lia per aver pubblicato «La psi-copatia» da Astrolabio, ha ap-profondito l’argomento e hascritto un saggio - «Psicopaticial potere», Codice edizioni -nel quale intervista numerosepersone affette proprio daquesta sindrome: Emmanuel«Toto» Constant, per esempio,

leader del gruppo paramilita-re Fraph (il Fronte Rivoluzio-nario Armato per il Progressodi Haiti), creato per terroriz-zare i sostenitori del presiden-te Jean-Bertrand Aristide,mandato in esilio. I membri delFraph erano in grado di«asportare» la faccia agli op-positori, senza la minima pie-tà, o di dar fuoco alle loro case,facendo prima entrare le per-sone dentro (anche i bambini).

Ma i peggiori, secondo Ro-bert Hare, sono gli psicopaticiaziendali: «I serial killer rovi-nano famiglie - spiega - mentregli psicopatici ai vertici del-l’economia, dell’industria edella politica rovinano societàintere». Gli psicopatici dal col-letto bianco usano il fascino,l’inganno e la manipolazioneperché amano il potere e ama-no vincere e questo significache una gran parte di loro riu-scirà a posizionarsi in cima al-la scala sociale, con danni

enormi per inte-re società. In-somma, Hare ri-tiene che i mag-giori problemidei sistemi poli-tico-economici

derivino proprio dal fatto cheal potere ci vanno gli psicopa-tici, che sono così messi nellacondizione di creare danni in-calcolabili.

Non è difficile essere inbuona parte d’accordo, pen-sando agli effetti rovinosi dicerti personaggi ai vertici dibanche, industrie o altri gan-gli vitali delle nazioni, se nonaddirittura leader di interenazioni.

MAURILIO ORBECCHI

Chi è psicopaticofa più carriera

Lo studio: la follia è spesso il motore di chi arrivaai vertici del potere, dalla finanza alla politica

JonRonson

ReporterIL LIBRO:

«PSICOPATICI AL POTERE.VIAGGIO NEL CUORE OSCURO

DELL’AMBIZIONE»CODICE EDIZIONI

lP SCIENZE

«I serial killersi limitano a rovinare

le famiglie»

OLTRE GLI STEREOTIPI

Le Borse, un luogo ideale di studio per psicologi e psichiatri

nLa divulgazione scientifica inaugura la pri­mavera invogliando bambini e ragazzi alla fre­quentazione consapevole della natura. A parti­re da «Benvenuto, pomodoro!» (Interlinea), uninvitodiAnnaLavatellia recuperare«lestardel­l’ortosulbalconedicasa»,pomodorociliegia inprimis, di cui allega una bustina di semi: i bam­bini possono piantarli con l’aiuto di un adulto epartecipareai laboratori sufrutta,verduraeali­mentazione sana ideati dall’autrice.Dalle prime discariche pubbliche scavate nel­l’isola di Creta nel 3000 a. C. ai termovalorizza­

tori, passando per produzione, smaltimento erecupero: è tutto in «C’era un’altra volta, la se­conda vita dei rifiuti» (Ed. Scienza). AnnalisaFerrari e Mirco Maselli ripercorrono in doppiepagine tematiche la storia dei rifiuti. In eviden­za la «green economy», le energie rinnovabili ela filiera del riciclaggio, con quiz di approfondi­mento ed esperimenti domestici. Realtà tuttadiversa, invece, per Neal Layton e «La grandestoria delle stelle» (Ed. Scienza). Un raccontocon10pop­updedicatiacostellazionienavicel­le spaziali, mentre con le linguette da tirare sicompongono le tavole di Richard Ferguson cheillustrano il ciclo vitale delle stelle e il funziona­mento dei telescopi.C’è poi la «full immersion» nella zoo­botanicaper i più piccoli. Geronimo Stilton presenta«Animali nel mondo» (Piemme), con 250 foto

ai pesci, dalle arance alle foglie e all’erba deiprati.Nonmancanole introduzioniall’aritmeti­ca: con«Ilmioprimo librodeinumeri» (Il Casto­ro) di Patricia Geis si contano gli oggetti di alcu­ni insiemi,dariportaresull’allegata lavagnetta,mentre con «Mamma che numeri!» (Ed. Scien­za) di Jonathan Litton si eseguono misure suipoligoni che compongono i pop­up.Nel secondo titolo di «Storia Curiosa dellaScienza», Flavio Oreglio accende i riflettori sulperiodo che va dal IX al XII secolo, l’età aureadell’Islam, per raccontare ai ragazzi «La rivolu­zione degli arabi» (Salani).Infine nel libro «In mongolfiera contro un albe­ro» (De Agostini) Luigi Grassia parla di giornali­smo ma anche di scontri fra galassie, missionispaziali, ragni velenosi e avventure scientificheinseguite nei cinque continenti.B

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Tra pomodori e stellecon il sapere si gioca

«I maniaci ai verticipossono distruggere

intere società»

L’ALTRA REALTÀ

FERDINANDO ALBERTAZZI

dei soggetti nei rispettivi habitat delle diversearee geografiche, mentre il team di Patrizia Cec­carelli propone «I colori», «Le forme» e «Gli op­posti» (Raffaello Ragazzi), spaziando dalle uova

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