UNIVERSITA’ DI PISA
Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in
Medicina e Chirurgia
Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia
Lo studio dello sling transotturatorio:
il nuovo ruolo dell’ecografia.
RELATORE
Chiar.mo Prof. Cesare Selli
CANDIDATA
Celeste Guglielmini
CORRELATORE
Dott.ssa Donatella Pistolesi
ANNO ACCADEMICO 2015/2016
1
INDICE
Anatomia e fisiologia ..............................................................pag. 3
Anatomia .............................................................................pag. 3
Fisiologia ..............................................................................pag. 6
Definizione e diagnosi di incontinenza urinaria .......................pag. 9
Definizione ...........................................................................pag. 9
Diagnosi ...............................................................................pag. 11
Cenni su incontinenza urinaria maschile e linee guida ............pag. 20
Diagnosi di incontinenza urinaria da sforzo dopo
prostatectomia radicale ..........................................................pag. 24 Terapia ...................................................................................pag. 28
Conservativa .....................................................................pag. 29
Trattamento farmacologico ............................................pag. 29
Trattamento riabilitativo ................................................pag. 30
Chirurgica ..........................................................................pag. 36
Terapia iniettiva periuretrale ..........................................pag. 37
Pro Act ...........................................................................pag. 39
Sfintere urinario artificiale ..............................................pag. 41
Metodiche di sling ..........................................................pag. 44
Evoluzione dell’Advance: prospettive future...................pag. 52
Adavnce male system…………………………………. .................pag. 60
2
Valutazione AdVance con ecografia e RMN ............................pag. 62
Il nostro studio .......................................................................pag. 69
Materiali e metodi .....................................................................pag. 69
Risultati .....................................................................................pag. 75
Discussione ................................................................................pag. 78
Conclusioni ................................................................................pag. 81 Bibliografia .............................................................................pag. 82
3
ANATOMIA E FISIOLOGIA Sono ivi riportati richiami anatomici e fisiologici utili ai fini della trattazione
del nostro studio.
Anatomia
La vescica 1 è un organo impari e mediano dal carattere muscolo-
membranoso la cui funzione è raccogliere l’urina, che vi giunge
costantemente per stillicidio dagli ureteri, e conservarla fino a che , sotto
lo stimolo della minzione, le pareti dell’organo si contraggono per
espellerla all’esterno tramite l’uretra.
La parete vescicale è costituita , dall’interno all’esterno, da varie tonache :
mucosa , sottomucosa , muscolare, avventizia e sierosa ( quest’ultima solo
in alcuni tratti) .
Nella dinamica della minzione la tonaca protagonista è quella muscolare
che a sua volta si compone di tre strati : esterno, medio ed interno, che
nel complesso formano il cosiddetto muscolo detrusore della vescica.
a) Strato esterno: si compone di fibrocellule dall’andamento
longitudinale , suddivisi in fasci anteriori , posteriori e laterali ;
b) Strato medio: si compone di fibrocellule ad andamento circolare
che assumono andamento particolare a livello del collo vescicale ,
ossia quella regione di confine tra vescica e uretra che costituisce
l’angolo anteriore del trigono di Lietaud. Vedi dopo ;
c) Strato interno : si compone di fibrocellule dall’andamento
longitudinale che formano uno strato discontinuo con intervalli
irregolari e variabili fra le stesse , motivo per cui è anche detto
strato plessiforme.
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L’uretra dell’uomo è un lungo condotto che va dalla vescica all’estremità
libera del pene. Nella parte iniziale, al di sopra del collicolo seminale, è
percorsa esclusivamente dall’urina, mentre poi darà passaggio anche ai
prodotti dell’apparato genitale.
Partendo dalla vescica si dirige obliquamente in basso e in avanti, giunta
poi al di sotto della sinfisi si piega anteriormente ed in alto fino a che ,
insieme ai bulbi cavernosi del pene , cambierà direzione facendosi, da
ascendente, discendente , descrivendo nel complesso una “S” italica.
È suddivisa in tre parti secondo i suoi rapporti : u. prostatica decorre nello
spessore della prostata (3cm) ; u. membranosa estesa dall’apice della
prostata fino all’origine della guaina spongiosa (1,5 cm) ; l’u. spongiosa
che comprende il resto dell’organo (15 cm) . Nell’adulto misura circa 16-20
cm.
Ad uretra vuota le pareti sono fra
loro a contatto e la cavità interna
solo virtuale. Al momento della
minzione (figura 1) essa assumerà
un aspetto non uniforme. In senso
disto-prossimale : l’orificio uretrale
esterno è ristretto e poco
estensibile , poco oltre si dilaterà
nella fossa navicolare per poi
restringersi ed assumere calibro
uniforme per tutto il pene. Si
riamplia a livello del bulbo
Figura 1. Uretra maschile: dilatazioni e restringimenti.
dell’uretra , ossia la parte rigonfia
5
del corpo spongioso, per poi presentare un brusco restringimento, il
colletto del bulbo , così continuandosi per tutta l’u. membranosa. Si
dilaterà di nuovo nell’u. prostatica che terminerà nell’ultima strittura: il
meato uretrale interno.
Sfintere uretrale interno . Si origina dallo strato medio della muscolare
vescicale (figura 2) . Tale strato è formato da fasci circolari che vanno
dall’apice alla base della vescica e che, giunti al collo, divengono più spessi
e formano tutt’intorno all’orificio uretrale interno , una specie di anello.
Questa formazione è da alcuni autori considerata a sé quale “muscolo del
trigono” e si estende pure nella prostata a contornare a manicotto la parte
iniziale dell’uretra prostatica. D’altro canto l’uretra presenta una
componente muscolare liscia propria che la avvolge per ¾. Tale
componente , insieme a quella trigonale, costituirebbero nell’insieme, lo
sfintere uretrale interno o liscio dell’uretra.
Sfintere uretrale esterno. Se la muscolatura liscia dell’uretra non si
estende a tutto l’organo, la componente striata è ancor più limitata (figura
2). Lo sfintere uretrale esterno o striato è costituito da tre parti:
a) Zona prostatica: le fibrocellule si limitano alla faccia anteriore della
prostata formando , a livello dell’apice prostatico, un anello quasi
completo, interrotto posteriormente;
b) Zona membranosa : le fibrocellule formano un anello completo che
lateralmente prenderebbe rapporto con fascetti di fibre di
dipendenza del muscolo elevatore dell’ano;
c) Zona bulbo-uretrale : contorna l’uretra per terminare nel centro
fibroso del perineo inglobando le ghiandole di Cowper.
6
Figura 2. Sfinteri interno ed esterno dell'uretra.
Lo sfintere uretrale esterno serve alla
chiusura volontaria di questo canale.
Inoltre con la sua parte prostatica
favorisce il propagarsi dello sperma
durante l’eiaculazione e con quella
bulbo-uretrale spreme il contenuto delle
omonime ghiandole.
Fisiologia
Le vie urinarie inferiori (2) svolgono funzione essenziale nel ciclo minzionale
caratterizzato da due fasi:
riempimento e contenimento vescicale: la vescica adatta la propria
compliance al crescente riempimento mantenendo una bassa
pressione intracavitaria secondo la legge di La Place. Questo fa sì
che in condizioni fisiologiche per bruschi aumenti della pressione
intraddominale non ci siano perdite di urina;
7
svuotamento vescicale: si realizza grazie ad una contrazione
coordinata ed adeguata della muscolatura vescicale con riduzione
delle resistenze a livello dei due sfinteri.
L'apparato urinario inferiore (3,4,5) è innervato dal plesso perivescicale,
costituito da una componente parasimpatica ed ortosimpatica.
Il nervo pelvico è di pertinenza parasimpatica ed è costituito dai neuroni
pregangliari che dai segmenti sacrali midollari S2-S4 vanno ai gangli del
plesso pelvico sino alla parete vescicale, da cui originano stimoli eccitatori
per il muscolo detrusore, mentre al trigono vescicale ed allo sfintere
interno giungono impulsi inibitori che favoriscono la minzione.
La catena del sistema simpatico origina dai segmenti spinali T11-L2 e,
coinvolgendo il nervo ipogastrico, va ad inibire il muscolo detrusore ed
eccitare la zona del trigono e dello sfintere. L'innervazione simpatica
origina dai neuroni pregangliari posti nei segmenti spinali T11-L2 per poi
continuarsi con i neuroni postgangliari, che decorrendo lungo il nervo
ipogastrico, terminano a livello della vescica e dell'uretra. A livello del
muscolo detrusore l'azione della noradrenalina con i recettori β determina
un effetto inibitorio mentre a livello del trigono e dello sfintere ci sono i
recettori α che determinano uno stato eccitatorio.
Dal Nucleo di Onuf, localizzato nei segmenti midollari S2-S4, originano i
motoneuroni deputati all'innervazione dei muscoli del pavimento pelvico
e dello sfintere uretrale esterno che decorrono all'interno del nervo
pudendo.
8
La minzione non è altro che il risultato del riflesso minzionale controllato
dal centro di Barrington, localizzato a livello pontino. Quando questo viene
raggiunto da stimoli afferenti provenienti dalla vescica si attiva il riflesso
spino-bulbo-spinale che fa si che vengano mandati impulsi eccitatori per la
componente nervosa parasimpatica e si riduca l'attività della componente
ortosimpatica. Quando la minzione termina, gli stimoli afferenti sullo stato
di tensione della parete vescicale si interrompono, determinando anche
l'interruzione dell'attività pontina, mentre favoriscono la ripresa
dell’attività simpatica vescicale che induce nuovo accumulo di urina.
E' importante ricordare che il centro minzionale pontino manda
informazioni anche alla corteccia che a sua volta con stimoli inibitori sul
centro può ritardare l'atto e far si che il soggetto minga in luoghi e tempi
appropriati.
9
DEFINIZIONE E DIAGNOSI DI INCONTINENZA URINARIA
L’International Continence Society (ICS) definiva l'incontinenza urinaria nel
2002:
“ L’incontinenza urinaria è la perdita involontaria di urina attraverso
l’uretra obiettivamente dimostrabile e di grado tale da costituire un
problema igienico e sociale.”
Nel 2004:
“ Qualsiasi perdita involontaria di urina” (6)
Da un punto di vista clinico, l’incontinenza urinaria può essere classificata:
incontinenza da sforzo (stress incontinence): perdita involontaria di
urina in seguito ad un aumento della pressione addominale, per
esempio in seguito a sforzi, esercizio fisico, starnuti o tosse ;
incontinenza da urgenza (urge incontinence): la perdita involontaria
di urina per stimolo improcrastinabile ; vi è un’incapacità di
trattenere le urine a causa di un imperioso stimolo minzionale tale
che il soggetto perde totalmente o parzialmente l’urina contenuta in
vescica prima di giungere in un ambiente idoneo alla minzione;
incontinenza mista: è la perdita involontaria di urina associata con
l’urgenza e anche con lo sforzo, l’esercizio fisico, lo stranuto e la
tosse;
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enuresi notturna: è la perdita involontaria e inconsapevole di urina
che si manifesta durante il sonno ;
incontinenza continua : ossia la perdita del controllo sfinterico;
Gocciolamento post-minzionale : generalmente dovuto ad
irregolarità del tragitto uretrale.
11
LA DIAGNOSI
Anamnesi L’identificazione dei sintomi è un passo critico per la futura pianificazione
di un trattamento efficace quanto più possibile personalizzato. La logica
della scelta terapeutica non può prescindere dalle capacità fisiche e
mentali del paziente e sarà calibrata sulla sua mobilità e destrezza.
Bisognerà tenere conto delle aspettative del malato, col suo desiderio di
ricevere le cure , della presenza o meno di persone che lo assistano e del
suo contesto socio-culturale.
Nel rispetto della visione olistica del paziente si partirà con un’ anamnesi
personale prossima e remota “generale”, focalizzandosi su eventuali
malattie dismetaboliche, neuropatie centrali o periferiche , anomalie o
malformazioni congenite, pregressa chirurgia pelvica, attività intestinale e
sessuale.
Si passerà poi alla storia urologica vera e propria che sarà volta a
inquadrare: durata e caratteristiche dell’incontinenza nonchè la frequenza
(eventualmente orari) e numero delle minzioni, la copresenza di situazioni
scatenanti e sintomi associati, determinazione dell’apporto idrico
giornaliero medio , trattamenti pregressi (o in atto) per l’incontinenza ,
qualsiasi trattamento farmacologico in atto ed eventuale utilizzo di
pannolini o altri presidi. Tale valutazione non sia mai scevra dal
comprendere quale sia l’impatto sulla qualità di vita del nostro paziente,
obiettivo ad oggi standardizzato per mezzo di questionari validati , ormai
numerosi, accomunati dall’acronimo identificativo ICIQ (International
Consultation on Incontinence Modular Questionnaire).
12
In molti pazienti può essere utile strumento il diario minzionale (7) dove si
riportano il numero di minzioni, i liquidi assunti, il volume delle singole
minzioni e possibili perdite di urina con l’annotazione di un eventuale uso
di dispositivi di protezione. Generalmente il volume medio (8) di urina
giornaliera è di 1400 ml con frequenza giornaliera minzionale pari a circa
5-6 volte/die e con un volume medio di ogni singola minzione pari a 250
ml. La durata della compilazione del diario è molto variabile ma in genere
si ritiene essere attendibile quello che prevede la registrazione dei dati per
4 giorni, anche se il gold standard è di 1 settimana, mentre
l'interpretazione è soggettiva per quei diari che hanno una durata
inferiore alle 72 ore.
Si ricorre anche all'uso del Pad Test (9,10) che permette di valutare
oggettivamente la fuga di urina. Questo test può essere eseguito con due
diverse modalità. Il primo prevede l'esecuzione del test in un periodo di 24
ore ove si pesa il pannolino prima e dopo l'uso, quantificando con il
variare del peso la quantità di urina persa. In questo caso si ritiene il test
positivo quando il peso di urina persa supera i 4 grammi. Il secondo
metodo prevede l'esecuzione del test in regime ambulatoriale ed ha la
durata di un'ora (figura 3). Il paziente deve bere mezzo litro di acqua
almeno mezz'ora prima dell'esame e durante l'esecuzione del test deve
svolgere le seguenti manovre: camminare e salire gradini per 30 minuti,
alzarsi in piedi 10 volte, tossire 10 volte, correre per 1 minuto, chinarsi per
5 volte e lavarsi le mani per 1 minuto. Il test si ritiene positivo quando il
peso supera 1 grammo.
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Figura 3 Pad test di 1h.
Esame obiettivo Valutare scrupolosamente l’addome del paziente nonostante un elevato
BMI possa renderlo complesso. Si presti attenzione alle masse, alla
distensione vescicale ed alle cicatrici chirurgiche. Valutare il perineo ed i
genitali esterni nonché la prostata per mezzo dell’esplorazione rettale.
Controllare il tono ed il controllo dello sfintere anale, la sensibilità anale e
perianale nonché la contrazione volontaria (in risposta al dito esploratore)
e riflessa (per mezzo del riflesso bulbo cavernoso : con il dito esploratore
posto nel canale anale, si eseguono contemporaneamente con l’altra
mano dei piccoli pinzettamenti sulla punta del glande e si considera
positivo se è possibile percepire la contrazione anale).
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Esami di laboratorio E’ consigliato eseguire delle indagini di laboratorio come la creatininemia
per valutare la funzionalità renale, sebbene l'associazione incontinenza
urinaria e patologie renali sia molto bassa. Inoltre si deve eseguire sempre
l’ esame delle urine e l’ urinocoltura ed in caso di positività si deve
instaurare subito terapia antibiotica per poi rivalutare il paziente.
Imaging
Una valutazione per immagini del basso apparato urinario e dell’area
pelvica non è raccomandata di routine ma diviene altamente
raccomandata in quei pazienti nei quali la valutazione iniziale indica una
possibile coesistenza di una patologia pelvica o del basso apparato
urinario , specialmente nei casi di : ematuria , incontinenza neurologica,
incontinenza associata ad un significativo residuo vescicale post-
minzionale , coesistente dolore in sede lombare/renale , importante
prolasso degli organi pelvici o anche ridotta compliance vescicale
all’urodinamica.
L'ultrasonografia, la cistografia e la RMN sono utili per valutare
l'anatomia delle vie urinarie del paziente e fare un'eventuale valutazione
preoperatoria. Recentemente ha acquisito un ruolo determinante la RMN
con le nuove apparecchiature 3 Tesla che permette di descrivere le
variazioni anatomiche del basso tratto urinario durante la minzione.
Mediante questa indagine si possono analizzare le interazioni tra vescica,
uretra e muscolatura del pavimento pelvico sia durante la manovra di
Valsalva che durante lo svuotamento fisiologico. L’analisi fornisce delle
buone informazioni grazie alla determinazione di alcuni punti di
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riferimento anatomici quali la linea pubo-coccigea (LPC) e l'angolo tra
l'asse dell'osso pubico ed il margine ventrale della prostata. L’esame
presenta però delle limitazioni quali l’impossibilità di visualizzazione
diretta di alcuni device come ad esempio lo sling bulbo-uretrale, che si
individua come un'incisura sul margine posteriore dell'uretra (11) ,e la
posizione supina obbligata.
Esami funzionali: urodinamica
L' esame urodinamico è raccomandato prima di ogni intervento
chirurgico ; dopo il fallimento di una terapia prima di intraprendere un
ulteriore trattamento; nella valutazione iniziale e nei controlli a lungo
termine. In generale è consigliabile quando sia necessaria una dettagliata
conoscenza del funzionamento del basso apparato urinario. Permette di
ricreare quelle condizioni che portano il paziente all'atto della minzione e
valutare le cause delle eventuali perdite di urina.
L’esame urodinamico comprende : la flussometria, la cistometria , il
profilo pressorio uretrale e l’elettromiografia.
La flussometria (12) permette di valutare il flusso urinario del paziente,
tempo della minzione, flusso massimo e volume urinario seguito da una
valutazione ecografica per la misurazione del residuo post minzionale, in
genere fisiologico quando inferiore a 50 ml secondo le linee guida AHCPR,
dell’Agency for Health Care Policy and Research. Un tracciato normale
dovrebbe essere a campana con un tempo di minzione pari a 30 secondi e
con flusso massimo con valori variabili a seconda di sesso ed età.. E’
importante che la minzione sia il più possibile “normale”, eseguita quindi
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con un normale stimolo ad urinare: vesciche troppo vuote o troppo piene
non permettono di avere dei dati attendibili.
La cistometria è la rappresentazione grafica della fase di riempimento e
svuotamento vescicale (studio pressione-flusso) ; permette quindi di
misurare il rapporto tra pressione e volume della vescica sia in fase di
riempimento (c. di riempimento) sia in fase minzionale (c. minzionale):
C. di riempimento: eseguita (dapprima in clinostatismo poi in
ortostatismo) riempendo la vescica con una soluzione fisiologica
attraverso un catetere dotato di una via di riempimento e di un
trasduttore di pressione; un altro catetere con trasduttore di
pressione è inserito nel retto in modo da sottrarre alla pressione
vescicale quella rettale (in questo modo i valori vescicali saranno
esattamente quelli del detrusore). Durante la fase di riempimento
saranno annotati il primo desiderio di mingere, il forte desiderio di
mingere (prossimo alla capacità vescicale massima) sia a riposo sia
durante colpi di tosse , saltelli, ecc. In condizioni normali la
pressione del detrusore non supera i 15 cm H2O.
C. minzionale: contemporanea registrazione della pressione
detrusoriale e della flussimetria funzionale espulsiva.
Con la cistomanometria si può valutare anche il Valsava Leak Point
Pressure, ovvero a quali pressioni addominali indotti con la manovra del
Valsalva il paziente perde urina. Il cut-off per l’incontinenza urinaria da
sforzo è < 60 cm H20.
Profilo pressorio uretrale statico (UPP) : finalizzato a misurare la
pressione uretrale . È eseguito con un catetere collegato ad un trasduttore
17
estratto lentamente dalla vescica. Mostra due parametri importanti: la
pressione massima di chiusura uretrale ( MUCP ) , la differenza massima
tra pressione uretrale e vescicale, e la lunghezza funzionale uretrale in cui
la pressione uretrale è maggiore di quella vescicale.
L’elettromiografia perineale studia l’attività bioelettrica della
muscolatura striata del pavimento pelvico durante le fasi di riempimento
(aumento attività muscolare) e svuotamento vescicale ( assenza attività
muscolare). Esame fondamentale nello studio della vescica neurologica.
L'esame videourodinamico è un’ indagine di secondo livello che permette
non solo di misurare i parametri sopra citati ma anche di osservare
l’aspetto anatomo-morfologico del tratto urinario inferiore grazie al
riempimento della vescica con mezzo di contrasto iodato.
Indagini endoscopiche
L'uretrocistoscopia consente di osservare direttamente l'interno della
vescica e dell'uretra. Il fine di questo esame è quello di valutare lo stato di
trofismo tissutale ed escludere eventuali patologie. La si raccomanda
quando gli esami iniziali suggeriscano altre possibili patologie, ad esempio
quando sia presente ematuria o quando la sintomatologia algica
suggerisca la possibilità di lesioni vescicali. Nel paziente con incontinenza
urinaria consente di visualizzare l’attività sfinterica.
Repositioning Test (RT) 13. Il RT viene eseguito durante uretroscopia in
posizione litotomica con paziente sveglio. L'obiettivo del RT è quello di
spostare l'uretra membranosa 2-3 cm prossimalmente . Il cistoscopio è
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posizionato distalmente rispetto alla regione dello sfintere con vista su
tutta la circonferenza dello sfintere uretrale esterno. Il riposizionamento
dell'uretra membranosa viene eseguito applicando una leggera pressione
al centro del perineo , parallela al canale anale (a metà strada tra scroto
ed ano) e sotto l'uretra bulbare. Il RT è valutato a riposo e durante
contrazione volontaria del pavimento pelvico del paziente. Il test è
positivo se lo sfintere si chiude autonomamente, in modo riflesso e
concentricamente , con chiusura completa durante il riposizionamento
dell' uretra posteriore (figure 4-5). Eseguendo lo stesso test con cistografia
si può stabilire l’efficienza della chiusura dello sfintere in base al passaggio
o meno del mezzo di contrasto durante la medesima manovra al centro
del perineo (figura 6) .
19
Figura 4. Uretroscopia : repositioning test positivo. A= a riposo. B: durante manovra perineale. C: durante manovra e contrazione volontaria.
Figura 5. Uretroscopia: repositioning test negativo. A= a riposo. B: durante manovra perineale. C: durante manovra e contrazione volontaria.
Figura 6. Cistografia : repositionig test.
20
CENNI SU INCONTINENZA URINARIA MASCHILE E LINEE GUIDA L'European Association of Urology ha stilato delle linee guida che
prevedono due steps per la corretta gestione del paziente affetto da
incontinenza urinaria maschile.
Il primo step (figura 7) dovrebbe identificare: gli uomini con incontinenza
"complicata" associata con ematuria, dolore, infezioni ricorrenti e con un
evidente o sospetto alterato svuotamento vescicale, per i quali si
raccomanda una gestione specialistica.
I pazienti con incontinenza da stress , da sforzo o mista potranno già
avvalersi di un primo approccio terapeutico basato su interventi sullo stile
di vita tali da: regolarizzare la funzione intestinale e l’assunzione di liquidi,
portare alla perdita di peso, modificare eventualmente farmaci usati per le
comorbidità. Si potrà decidere se usare pads, se necessario, e
eventualmente cominciare l’esecuzione di esercizi del piano perineale
come pure un regime di svuotamento vescicale ad orario. Considerare
anche l’eventualità di iniziare un trattamento farmacologico.
La valutazione specialistica è estremamente raccomandata qualora il
trattamento iniziale risulti inefficace, dopo un periodo di tempo
ragionevolmente lungo (pari a 8-12 settimane).
22
Il secondo step (figura 8) prevede una gestione solo specialistica che si
rende necessaria fin da subito in pazienti con diagnosi di incontinenza
urinaria “complicata” ossia associata a: dolore, ematuria, infezioni
ricorrenti, radioterapia prostatica, chirurgia pelvica radicale e come passo
successivo in pazienti in cui il primo approccio terapeutico non sia stato
risolutivo.
Lo specialista deve prima di tutto reimpostare la gestione iniziale se ha la
sensazione che la precedente terapia sia stata inadeguata e procedere ad
accertamenti addizionali rispetto alla prima fase di valutazione ove ve ne
sia necessità ( es. la citologia urinaria, la cistouretroscopia, la prescrizione
di indagini radiologiche, studio urodinamico) per la definizione di una
diagnosi precisa al fine di intraprendere una terapia invasiva qualora
l’incontinenza urinaria interferisca pesantemente sulla qualità di vita del
paziente.
24
DIAGNOSI DI INCONTINENZA URINARIA DA SFORZO DOPO
PROSTATECTOMIA RADICALE
La prevalenza riportata dell’ incontinenza urinaria negli uomini è del 39%
ed aumenta con l'età (14). La causa più comune di IUS negli uomini adulti è
la prostatectomia radicale (PR), il trattamento standard per il cancro alla
prostata localizzato (CaP) (15) . La PR è il trattamento chirurgico più efficace
per la cura della neoplasia prostatica clinicamente localizzata e prevede
l'asportazione della ghiandola prostatica, delle vescicole seminali e, nel
caso in cui sia eseguita con tecnica di “nerve sparing” , la preservazione
delle banderelle neurovascolari.
Il rischio di rendere un paziente incontinente durante PR si può rendere
concreto in diversi momenti dell'intervento(16) tanto che l’incontinenza
postoperatoria rappresenta una delle complicanze più temute della PR,
visto per altro il suo notevole impatto sulla qualità della vita. A causa del
crescente numero di PR effettuate per CaP, si ha un numero considerevole
e crescente di pazienti affetti da IUS. Nonostante il miglioramento delle
tecniche chirurgiche, i tassi di incontinenza urinaria da sforzo (IUS)
riportati sono tra il 5% e il 48,0% (14) . Inoltre, soprattutto durante il primo
anno dopo la PR, si può manifestare la sintomatologia da vescica iperattiva
, a causa dell’ iperattività detrusoriale (fino al 77% dei pazienti) e per la
ridotta compliance della vescica (fino al 50% dei pazienti) (17) .
La grande variazione de tasso di IUS post prostatectomia sembra
dipendere da diversi fattori che l’operatore può o meno prevedere:
la metodologia di definizione (ad esempio, la definizione stessa di
continenza: nessuna perdita in assoluto, la perdita di poche gocce di
urina senza l’utilizzo di pads, un pad di sicurezza al giorno);
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età : con il progredire degli anni vi è già di per sé un peggioramento
della continenza che può essere ulteriormente aggravato
dall'intervento. Dopo PR gli uomini con età < 50 anni mostrano una
capacità di recupero della continenza significativamente migliore
rispetto agli uomini con età > di 70 anni (18) ;
elevato Body Mass Index (BMI) e mancata attività fisica (19-20) ;
patologie concomitanti come il diabete mellito, precedenti
interventi radioterapici, Resezione Transuretrale di Prostata (TURP),
il volume prostatico, preesistente grado di incontinenza e lunghezza
dell'uretra membranosa;
maggior rischio di incontinenza per coloro i quali presentano
preoperatoriamente anomalie sfinteriche o detrusoriali (21) ;
l'esperienza del chirurgo, l'approccio chirurgico e la tecnica di
resezione (16) ;
Una tecnica chirurgica nerve-sparing con preservazione delle
benderelle (bundles) prostatiche riduce il tasso di incontinenza (22) .
Queste benderelle decorrono nella fascia pelvica laterale per riunirsi
a ridosso dell'apice prostatico ed è proprio a questo livello che è
elevato il rischio di lesionarle mentre si esegue l'asportazione delle
vescicole seminali oppure durante il confezionamento
dell'anastomosi vescico-uretrale al momento del posizionamento
dei punti di sutura ;
tecniche dissettorie di precisione sia dell’apice prostatico che del
collo vescicale : il deficit sfinterico (riduzione della lunghezza
funzionale uretrale e/o riduzione del picco sfinterico uretrale) è
considerato più influente rispetto al danno detrusoriale aggravante
26
l’incontinenza urinaria in caso di associato danno (parziale)
sfinterico. Quindi si rende mandatorio il risparmio anatomico
massimale dell’uretra e del collo vescicale: da un lato la dissezione
anatomica dell’apice prostatico sarà momento chirurgico essenziale
per il controllo dell’emostasi e per minimizzare il trauma sullo
sfintere uretrale distale (23) , dall’altro si punterà alla preservazione
del collo vescicale (24) (focalizzata l’importanza della dissezione
anatomica dell’apice prostatico era inevitabile che tale accortezza
chirurgica venisse estesa al collo vescicale) per mezzo di tecniche
chirurgiche che , pur con tale obiettivo, non rinunciano alla
radicalità oncologica(25) .
Una volta che al paziente sia stata diagnostica un'incontinenza urinaria è
necessario intervenire nel tentativo di ripristinare la continenza, seguendo
le linee guida.
Tutt’oggi non esiste uno strumento appropriato e significativo per la
valutazione dell’ incontinenza post prostatectomia. Il primo passo di tale
valutazione deve includere un’accurata storia clinica, un esame dei
sintomi, l'analisi delle urine e la stima ecografica del residuo post-
minzionale. Inoltre deve essere valutata l'influenza della diagnosi sulla
qualità della vita ed il desiderio individuale di trattamento.
Esistono diversi questionari validati per queste valutazioni ad esempio
quello della International Consultation on Incontinence Questionnaire -
Short Form (26) , la UCLA / RAND-Prostate cancer index urinary function
score (27) , il Patient’s Global Impression of Improvement (28) , e
l’Incontinence Impact Questionnaire -Short Form (29) . Tuttavia, spesso
27
questi questionari non sono specifici per l'incontinenza post
prostatectomia.
Il grado di incontinenza urinaria da sforzo (IUS) è determinabile
oggettivamente con un Pad test standardizzato come raccomandato dalla
International Continence Society (ICS) (30) . Il pad test delle 24-h sembra
essere l'esame più accurato (31) , ma il pad test standardizzato a 1-h è più
usato per motivi di fattibilità nei pazienti con IUS ;classificando il grado di
incontinenza come segue: grado 1, perdita di urina in 1-h <10 g; grado 2, la
perdita di urina di 11-50 g; grado 3, la perdita di urina di 51-100 g; grado 4,
la perdita di urina > 100 g . Dopo l'iter diagnostico iniziale, deve essere
iniziato il trattamento di prima linea e, dopo un periodo di 8-12 settimane
in assenza di miglioramento clinico, è indicata una rivalutazione (14) .
L’uretrocistoscopia e l’esame urodinamico possono fornire informazioni
aggiuntive per rafforzare ulteriormente il razionale verso una scelta tra le
diverse opzioni di trattamento chirurgico.
28
TERAPIA Il trattamento dell'incontinenza dopo prostatectomia consta di tre diversi
approcci: gestione conservativa, terapia farmacologica e trattamento
chirurgico. Nel complesso, l'incontinenza post prostatectomia ha un
impatto importante sulla qualità della vita influendo sulla capacità di
eseguire attività fisica e sul benessere sociale in generale (32) .
E’ possibile seguire l’algoritmo terapeutico (Figura 9 ) per la valutazione e
la gestione dell’incontinenza post prostatectomia, che fornisce delle linee
guida generali tenendo conto dei numerosi fattori accessori che possono
influire sulle procedure di selezione dei pazienti.
Figura 9. Algoritmo terapetico per l'incontinenza post-prostatectonia.
29
TERAPIA CONSERVATIVA Sia le linee guida che il buon senso consigliano una terapia conservativa
come trattamento iniziale da proporre a qualsiasi paziente con IU non
complicata. La terapia conservativa non invasiva per la gestione della IUS
post prostatectomia comprende interventi sullo stile di vita, terapia
farmacologica, la riabilitazione della muscolatura del pavimento pelvico
(PFMT:pelvic floor muscle training) con o senza biofeedback.
In genere se dopo almeno 6 mesi dalla PRR l’incontinenza persiste può
essere indicato il trattamento chirurgico.
Trattamento farmacologico
I farmaci (33,34,35) maggiormente usati nel trattamento dell'incontinenza
sono gli anticolinergici ed i miorilassanti anche se il loro impiego varia a
seconda dell'eziologia dell'incontinenza.
Gli anticolinergici generalmente sono impiegati nell'incontinenza da
iperattività detrusoriale (ossibutina, tolterodina..) ed agiscono
aumentando la capacità vescicale, riducendo la frequenza delle
contrazioni detrusoriali involontarie e ritardando il desiderio iniziale di
urinare.
I miorilassanti esercitano un'azione diretta sul muscolo liscio e possono
avere anche effetti anticolinergici. La molecola maggiormente usata è il
flavossato che ha effetti rilassanti sulla muscolatura liscia dell'apparato
urinario e genitale.
L'imipramina è un antidepressivo triciclico ed ha un effetto rilassante sulla
muscolatura vescicale liscia, azione simpatico mimetica sul sistema
30
nervoso centrale ed a livello sfinteriale determina un aumento del tono
sfinterico. Deve essere somministrata con cautela negli anziani in quanto
può dare ipotensione e sedazione.
La Duloxetina è un antidepressivo appartenente alla classe degli inibitori
della ricaptazione della serotonina e noradrenalina (SNRI) ed è il principale
farmaco utilizzato nell'incontinenza da sforzo. La sua azione è quella di
ridurre la sintomatologia in quanto induce un aumento della pressione di
chiusura uretrale, agendo così a livello dello sfintere esterno. Gli effetti
collaterali che più frequentemente può dare sono nausea soprattutto
all'inizio del trattamento, ma può anche affaticamento, stipsi, insonnia e
sonnolenza.
Al momento, non esiste nessuna terapia farmacologica approvata per la
IUS e l’uso di Duloxetina non è approvato per il trattamento
dell'incontinenza post prostatectomia . Deve essere fatta particolare
attenzione perché questa terapia che può essere prescritta solo come off-
label.
Trattamento riabilitativo
La riabilitazione del pavimento pelvico (Pelvic floor muscle training: PFMT)
è un metodo non invasivo utilizzato nel recupero della continenza urinaria
che sfrutta il potenziamento delle fibre muscolari dell’elevatore dell’ano e
delle altre strutture del piano perineale, nella loro funzione di supporto
sfintero-uretrale. Obiettivo della riabilitazione è quello di rendere la
persona consapevole della possibilità di controllare il proprio problema di
incontinenza grazie a un miglioramento della funzionalità del pavimento
pelvico e dei suoi rapporti con la respirazione, la postura, la pressione
31
addominale, migliorando il ciclo minzione/continenza, tonificando i
muscoli dell'elevatore dell'ano e rendendo più efficace il riflesso di
chiusura perianale.
In genere è uno dei primi step terapeutici da proporre ai pazienti ed è
utilizzato per la sua efficacia e non invasività; le tecniche usate nella
riabilitazione pelvica che possono essere utilizzate, in combinazione o
singolarmente, sono il biofeedback (BFB), la stimolazione elettrica
funzionale (FES) e la fisiochinesiterapia pelvi-perineale (CPP).
Questo tipo di trattamento richiede che i pazienti siano motivati ed
intenzionati a proseguire con rigore le cure per almeno un anno di tempo
(ecco perché pazienti incapaci a eseguire gli esercizi vengono indirizzati
verso un trattamento chirurgico).
La riabilitazione si basa sui seguenti principi:
· inibire l'insorgenza delle contrazioni detrusoriali involontarie ;
· reprimere le contrazioni detrusoriali non inibite prima che queste
causino incontinenza ;
· rafforzare il meccanismo sfinterico ;
· convertire le fibre a contrazione rapida periuretrali e dell'elevatore
dell'ano in fibre a contrazione lenta;
Il rafforzamento della muscolatura striata dello sfintere viene ottenuta
mediante esercizi ripetuti attivi e passivi mentre la conversione delle fibre
a rapida contrazione a fibre a lenta avviene grazie alla stimolazione delle
radici sacrali anteriori.
32
La PFMT pre-operatoria o post-operatoria è utile (grado di
raccomandazione: B, livello di evidenza: 2) e se correttamente
supervisionata è considerata il trattamento conservativo non invasivo più
ampiamente raccomandato accelerando il ritorno alla continenza dopo
l'intervento chirurgico alla prostata. Gli studi sulla riabilitazione mostrano
un ritorno alla continenza, tanto più la terapia è iniziata precocemente nel
periodo postoperatorio. Molti urologi consigliano di eseguire la PFMT
prima dell'intervento chirurgico alla prostata, soprattutto prima di una
PRR.
Non vi sono dati oggettivi che indichino il momento ottimale per iniziare la
fisioterapia dopo chirurgia prostatica, anche se sulla base dell'esperienza
degli autori si raccomanda di iniziare la fisioterapia subito dopo la
rimozione del catetere.
Il biofeedback (36,37) si basa sul principio di rendere cosciente il paziente su
eventi fisiologici, che non lo sono più in seguito a patologia, grazie a degli
apparecchi che registrano, amplificano e trasformano questo segnale
fisiologico in uno percettibile.
E' necessario nelle fasi iniziali della rieducazione pelvica in quanto
permette una presa di coscienza del piano perineale, l'apprendimento del
corretto pattern motorio della muscolatura perineale e del muscolo
elevatore dell'ano. Il paziente percepisce la contrazione muscolare e la sua
intensità aiutandosi con stimoli visivi o sonori così da avere chiaro quando
questa viene eseguita in modo corretto.
33
Il trattamento è costituito (Figura 10) da una sonda rettale collegata a un
apparecchio dotato di schermo, su cui sono
visibili led luminosi, ed elettrodi di superficie
posizionati sull'addome che registrano l'attività
muscolare. L'utilizzo del biofeedback esige
comunque una partecipazione attiva del
paziente al programma terapeutico e trova
indicazione elettiva in caso di dissinergia
Figura 10. Esempio di strumento per biofeedback
perineale.
I dati relativi alla riabilitazione con biofeedback sono controversi.
La fisiochinesiterapia pelvi-perineale (Figura 11) (38) è un insieme di
esercizi attivi che coinvolgono le strutture muscolari e fascio-legamentose
del bacino ed il pavimento pelvico in rapporto a diverse situazioni
posturali, respiratorie ed alla dinamica corporea.
Questa tecnica utilizza un approccio sequenziale che prevede inizialmente
la presa di coscienza della regione perineale valutando la contrazione
fasica, l'endurance e l'affaticabilità. Segue l'eliminazione delle sinergie
agoniste ed antagoniste ed il training muscolare specifico per il muscolo
elevatore dell'ano. L'ultimo step è quello più difficile da completare e
prevede l'automatizzazione della muscolatura perineale in rapporto agli
stress quotidiani. In questa fase gli esercizi richiedono una fondamentale
integrazione corticale che coordini i diversi gruppi muscolari nonché di
automatizzare la muscolatura perineale in rapporto agli aumenti di
pressione della muscolatura perineale.
34
L'efficacia di questa terapia è
stata valutata in molti studi.
Presso l'U.O. di Urologia
Universitaria di Pisa si è
constatato come pazienti
sottoposti ad una precoce terapia
riabilitativa, rispetto a quelli del gruppo controllo, presentavano un
miglioramento della qualità di vita, riduzione delle perdite urinarie (39) .
La stimolazione elettrica funzionale (40) è una forma di riabilitazione
passiva che si pratica solo su quei pazienti che presentino una parziale
innervazione motoria e sensitiva ed ha lo scopo di riprodurre meccanismi
riflessi muscolo cutanei e propriocettori che possono avere un effetto
nella riorganizzazione dei sistemi neuronali centrali e periferici.
L'elettrostimolazione diretta (Figura 12 ) utilizza sonde endorettali che a
livello periferico inducono depolarizzazione delle fibre motrici somatiche
del nervo pudendo
determinando
contrazione del
perineo e del
pavimento pelvico
mentre a livello delle
fibre sensitive induce
Figura 12. Esempio di stimolazione elettrica funzionale.
contrazione della
muscolatura
perineale ed inibisce il detrusore iperattivo. A livello centrale invece cerca
Figura 11. Esempio di posizione per fisiochinesiterapia pelvi-perineale
35
di riorganizzare, coordinare e far prendere coscienza dell'attività
muscolare perineale al paziente.
L'elettrostimolazione (41,42,43) può avvenire in due modi:
L’Acute Maximal Functional Electrical Stimulation (AMFES) in genere
si svolge in circa 10 sedute della durata massima di 30 minuti con 5
secondi di tempo di lavoro e 10 secondi di riposo, utilizzando
correnti monofasiche con intensità ai limiti della tollerabilità del
paziente.
La Chronic Low Intensity Stimulation (CLIS) utilizza stimoli bifasici di
intensità ridotta con una durata di trattamento maggiore.
La terapia magnetica extracorporea può avere effetti benefici
innervazione nei primi 2 mesi di trattamento conservativo (44) . Tuttavia, i
dati raccolti basati sull'evidenza sono scarsi.
Interventi sullo stile di vita come la minzione ad orario, la riduzione nell’
assunzione di liquidi e di sostanze irritanti della vescica, quali caffè e
spezie piccanti, sono raccomandati per l’incontinenza post prostatectomia
dall’EAU nonché dalla ICS. Uno studio recente ha dimostrato l'impatto
positivo della terapia comportamentale sull’ incontinenza da urgenza
persistente > 1 anno dopo PR (45) . Tuttavia, al momento non ci sono buoni
dati oggettivi clinici per queste raccomandazioni (grado di
raccomandazione: nessuna raccomandazione possibile) (14) .
Possiamo quindi concludere che nei pazienti in cui permane incontinenza
urinaria dopo PRR è assolutamente consigliabile come primo
provvedimento terapeutico la riabilitazione del pavimento pelvico in
quanto è un approccio non invasivo, privo di effetti collaterali e capace di
migliorare la continenza del paziente.
36
TRATTAMENTO CHIRURGICO
Nei pazienti con IUS persistente dopo PR, il trattamento chirurgico è
raccomandato quando fallisce il trattamento conservativo non invasivo (14).
Non ci sono nelle linee guida, tuttavia, indicazioni riguardo al timing di
trattamento chirurgico postoperatorio. La continenza può migliorare in
modo significativo durante il primo anno dopo l'intervento chirurgico (46)
ed alcuni studi mostrano un miglioramento continuo entro i primi 2 anni
(47) . In generale, l'intervento chirurgico dovrebbe essere proposto solo se
l’incontinenza è stabilizzata e non può essere ottenuto nessun ulteriore
miglioramento della continenza con un trattamento conservativo. Fino al
10% dei pazienti con incontinenza post prostatectomia finiscono per
necessitare di trattamento chirurgico (48,49) .
Innanzi ad una IU maschile da sforzo secondaria ad incompetenza
sfinterica si può ricorrere alle seguenti opzioni terapeutiche:
agenti iniettabili volumizzanti (“bulking agents”) periuretrali;
procedure di sling ( regolabile o non regolabile);
sfintere urinario artificiale (a compressione dinamica) ;
Pro act (a compressione morbida).
37
Terapia iniettiva periuretrale
Gli agenti volumizzanti (bulking agents) vengono iniettati a livello della
sottomucosa dell’uretra per via endoscopica transuretrale, determinando
in tal modo il collabimento mucoso con aumento delle resistenze uretrali
e probabilmente favorendo l’azione occludente dello sfintere uretrale
esterno (50) . I pazienti candidabili hanno disfunzione sfinterica ma attività
detrusiorale normale.
Sono state utilizzate varie sostanze autologhe o artificiali ma gli agenti
attualmente più comunemente utilizzati sono un copolimero dell’ acido
ialuronico ed il polidimetilsilossano.
Le iniezioni (Figura 13) sono per via suburoteliale mediante ago
posizionato con
uretrocistoscopio collocando il
materiale nella parete uretrale.
Questo tipo di trattamento è
difficoltoso nei pazienti
incontinenti dopo PRR in
quanto l'uretra appare più
cicatriziale e meno flessibile,
per ovviare a tutto ciò
l'operatore esegue le iniezioni
in più sedi.
Figura 13. Iniezione dell'agente volumizzante in sede suburoteliale mediante ago.
Dopo il trattamento i pazienti sono in grado di mingere subito e devono
assumere terapia antibiotica per 2-3 giorni . Le complicanze a cui possono
andare incontro questi pazienti sono reazione allergica alla sostanza
38
iniettata oppure ritenzione urinaria risolvibile con cateterismo a
intermittenza.
I successi di questo trattamento sono variabili a seconda del materiale
usato. Il tasso di fallimento precoce è circa del 50%, e il successo iniziale in
termini di continenza diminuisce con il tempo. Per raggiungere risultati
intermedi soddisfacenti, sono necessarie re-iniezioni (51) ; tuttavia,
quest’ultime possono indurre reazioni infiammatorie determinando un
deterioramento dell'elasticità uretrale denominato "uretra congelata";
influenzando anche negativamente eventuali ulteriori trattamenti ma non
un eventuale successivo impianto di SA (52) .
Terapia con cellule staminali. Anche se nei pazienti maschi con SUI i
risultati iniziali dell’ iniezione di mioblasti autologhi e di fibroblasti sono
stati promettenti (53) , i dubbi circa i risultati di questi studi sono state
sollevati subito dopo. Strasser ed al. (54) hanno dimostrato l'efficacia e la
sicurezza dell'applicazione di fibroblasti e mioblasti autologhi su un gruppo
di 63 pazienti affetti da incontinenza urinaria da sforzo post PRR dopo un
follow up di 1 anno. Il materiale iniettato sotto guida ecografica
transuretrale proveniva da biopsie di muscolo scheletrico ed era costituito
da fibroblasti e mioblasti. Dopo 12 mesi dall'impianto delle cellule è stato
osservato che il 65,1% (41) era continente, il 27% (17) presentava un
miglioramento della propria continenza mentre il 7,9% (5) non aveva
tratto alcun vantaggio dal trattamento. Al momento, non può essere
raccomandata la terapia con cellule staminali per il trattamento della IUS
post-prostatectomia. Ulteriori studi sono necessari per una corretta
valutazione.
39
ProACT system Il sistema ProACT™ (Uromedica, USA) è stato introdotto nel 2001 e
consiste in un sistema regolabile con due palloncini in silicone posti in
sede parauretrale, bilateralmente al collo della vescica (Figura 14) ,
connessi ad un tubicino e ad una porta finale in titanio. L’impianto del
palloncino, eseguibile in regime day hospital, avviene sotto guida
ecografica o radioscopica ed è fatto a livello del collo vescicale, nella
sottomucosa, riproducendo tecnicamente l’effetto di un “bulking agent”.
Questa volta però, si tratta di un sistema fisso, non migrabile e che può
essere regolato dall’esterno inserendo o sottraendo fluido. Si impiantano
due palloncini, uno per lato, che verranno poi pressurizzati all’adatta
pressione di chiusura attraverso la porta in titanio del tubino che è
sistemata nello scroto. . E' indicato per la correzione dell’incontinenza
urinaria da sforzo dovuta a deficienza sfinterica intrinseca e deve essere
preso in considerazione quando la terapia medica e riabilitativa non sono
state sufficienti a ripristinare la continenza.
Può essere una valida soluzione che permette un miglioramento della
qualità di vita del paziente con un intervento minimamente invasivo e con
tempi di convalescenza estremamente ridotti.
40
Figura 14. ProAct system.
Sono dispositivi piuttosto maneggevoli, che possono essere sgonfiati o
gonfiati senza problemi, non alterano l'estetica del paziente e non
richiedono nessun tipo di manipolazione come nel caso dello sfintere
artificiale. Sono riportati tassi di successo dell’impianto fino al 67% (55,56,57)
, spesso ottenuti mediante regolazioni successive del gonfiaggio dei
palloncini. Uno studio (58) dimostra che le cause infettive e meccaniche
sono le principali complicanze .
Al momento non vi è alcuna raccomandazione basata sull’evidenza che
regoli l'uso del Pro-Act ed il tasso di complicanze resta decisamente alto.
41
Sfintere artificiale Il primo modello di sfintere urinario artificiale, l’AMS-721 (American
Medical Systems, Minnetonka, MN, USA), fu introdotto nel 1973 da Scott,
riportando nelle prime casistiche un tasso di successo attorno al 79% (59) .
Si tratta di un trattamento chirurgico riservato a quei pazienti che
presentano incontinenza urinaria per perdita totale del controllo
sfinterico(60) . Furono ideati vari tipi fra cui quello più utilizzato resta l’AMS-
800 che, secondo le linee guida EAU, rappresenta ancora il trattamento di
prima scelta per la IUS da moderata a severa (14,61).
L’AMS-800 è un sistema idraulico (Figura 15) composto di 3 elementi: una
cuffia uretrale gonfiabile (solitamente posizionata a livello dell’uretra
bulbare), un palloncino che funge da reservoir ed una pompa posizionata
a livello dello scroto. Durante l’operazione si possono regolare , in modo
definitivo , la lunghezza della cuffia e la pressione del reservoir
adattandole caso per caso. Il sistema viene posizionato tramite due
incisioni, una perineale mediana ed una addominale, poco sopra il canale
inguinale. L'intervento chirurgico viene eseguito dopo aver effettuato gli
esami del caso ed un’adeguata terapia antibiotica, nonché aver informato
il paziente di eventuali re-interventi per regolare il dispositivo.
42
In condizioni di riposo la cuffia è piena di liquido, in genere mezzo di
contrasto iso-osmotico, che comprime l'uretra così da evitare fuga di
urina; quando il paziente desidera urinare esercita una pressione sulla
pompa contenuta nello scroto facendo trasferire il liquido dalla cuffia al
serbatoio riducendo così la compressione sull'uretra e permettendo la
minzione. Il dispositivo è dotato di un sistema che determina il
rigonfiamento della cuffia che
avviene in circa 90 secondi
senza che il paziente debba
compiere ulteriori manovre. Lo
SA viene impiantato sempre
almeno 6 mesi dopo
l'intervento di prostatectomia
radicale e solo dopo che sia la
terapia farmacologica che
quella riabilitativa non abbiano
apportato alcun miglioramento
Figura 15. Sfintere urinario artificiale. della continenza.
Le percentuali di successo dello SA nel trattamento della IUS sono
tutt’oggi le più alte rispetto a tutte le altre opzioni di trattamento, con
ottimi risultati anche a lungo termine con percentuali di successo fino al
90% (62,63,64,65,66) (grado di raccomandazione: B, livello di evidenza: 2 (14) ).
Nonostante una buona percentuale di successo, lo SA è costoso e non è
scevro da complicanze come: ematomi a livello scrotale, ritenzione acuta
postoperatoria per l'edema determinato dall'intervento , Infezioni,
erosione della cuffia o malfunzionamento della protesi, incontinenza
43
urinaria per non corretto utilizzo del paziente (oggi risolta con un
dispositivo che permette la chiusura della cuffia automaticamente).
In una metanalisi pubblicata nel 1999 (67) il tasso medio di infezione si
attesta attorno al 4,5% e si configura quindi come complicanza più
temibile nonchè la principale causa di rimozione della protesi. Ciò ha
condotto allo sviluppo dell’ AMS-800 con InhibiZone®, ovvero una versione
arricchita da uno strato esterno antibiotico (minociclina e rifampicina) al
fine di ridurre il tasso di infezione delle protesi.
44
Metodiche di sling Il primo sling maschile è stato descritto da Berry e Kaufman e più tardi da
Schaeffer et al. (68,69,70) e venne ideato al fine di esercitare una
compressione attiva dell’uretra aumentandone la resistenza passiva al
flusso. Il sistema avrebbe esercitato una compressione ab estrinseco
restringendo il lume dell’uretra e determinando una minzione volontaria
ad alta pressione, come in un sistema ostruito (71) . Tuttavia questi primi
tipi di sling sono caduti in disuso a causa dei bassi tassi di successo ed agli
alti tassi di complicanze. Recentemente sono stati introdotti diversi nuovi
sistemi di sling che differiscono tra di loro principalmente in base alla
possibilità o meno di poter essere regolate dopo l’impianto (72) e che si
avvalgono di tecnica di impianto minimamente invasiva per gli uomini
affetti da IUS. In generale, gli sling danno i migliori risultati nei pazienti con
IUS lieve o moderata e non precedente trattati con radioterapia (Grado di
raccomandazione: C, livello di evidenza: 3 (14) ). Non ci sono
raccomandazioni individuali riguardanti i diversi sistemi di sling.
1. Slings regolabili
L'Argus (Promedon, Córdoba, Argentina) , il Remeex (Neomedic,
Barcellona, Spagna) e l’ ATOMS™ (Adjustable Transobturator Male System)
si differenziano dagli slings non aggiustabili in quanto modulabili, ovvero è
possibile aumentare o diminuire la costrizione a livello uretrale.
L’Argus™ è un sistema radiopaco con un cuscinetto di silicone posizionato
a livello dell’uretra bulbare, deputato alla sua compressione (Figura 16) . Il
cuscinetto è ancorato a due catene di elementi conici in silicone,
fuoriuscenti a livello dell’incisione sovrapubica, che consentono di
45
regolare la tensione anche dopo il posizionamento. L’Argus può essere
posizionata con accesso retropubico o perineale, preferendo quest’ultimo
accesso nei pazienti obesi. Nei pazienti con IUS da lieve a moderata, i tassi
di continenza arrivano fino al 65% (73,74) . In un recente studio prospettico i
pazienti con incontinenza da moderata a severa, arrivano a un tasso di
continenza del 79% con successive regolazioni della tensione nel 38,6% dei
casi (75) . Le complicanze
segnalate in relazione
all’impianto dell’Argus
sono prevalentemente
la ritenzione urinaria
acuta, il dolore perineale
transitorio (15% dei
casi), l’espianto dello
sling (8-12%) a causa di
erosioni a carico
dell'uretra, della vescica,
o della parete
Figura 16. Argus sling addominale e le infezioni.
L’impianto dello SA dopo il fallimento dell’Argus ha mostrato buoni
risultati.
Il Remeex™ è uno sling regolabile che si posiziona sotto l'uretra bulbare
(Figura 17-18) . Il dispositivo consta di una rete collegata tramite due fili
monofilamento ad un regolatore meccanico di trazione sovrapubico. Il
regolatore meccanico è permanentemente impiantato per via
46
sottocutanea nella fascia del retto dell’addome, 2 cm sopra il pube. La
regolazione viene effettuata tramite un manipolatore esterno.
I tassi di continenza riportati nei pazienti con IUS lieve o moderata sono
comparabili con l’Argus (75,76,77) . Tuttavia, la maggior parte dei pazienti
necessita almeno di un riaggiustamento per raggiungere questi tassi di
successo. Le complicanze segnalate associate al posizionamento di questo
dispositivo includono lesioni vescicali intraoperatorie (fino a 11%) e la
rimozione del dispositivo (fino al 12%) a causa di infezioni o di erosioni
uretrali. Inoltre dai dati risulta alta la frequenza di fastidio e dolore
perineale postoperatorio. Non esistono dati relativi al successo di
trattamenti ulteriori dopo l'impianto del Remeex.
Figura 17. Reemex sling
Figura 18. Reemex sling
Il sistema ATOMS™ (Adjustable Transobturator Male System) è composto
da una mesh in polipropilene con un cuscino in silicone centrale
(posizionato attorno all’uretra), che può essere gonfiato e sgonfiato (sia
47
Figura 19. ATOMS sling.
48
intraoperatoriamente, sia successivamente) tramite una porta in titanio,
posizionata a livello inguinale (78) (Figura 19). In uno studio del 2013
condotto su 99 pazienti (79) , di cui alcuni già trattati con altri slings senza
successo, Hoda e coll. hanno evidenziato, ad un follow-up di 18 mesi, un
tasso di successo, (inteso come l’utilizzo di nessun presidio assorbente)
pari al 31% dopo l’iniziale riempimento del sistema intraoperatoriamente,
mentre dopo 3-6 aggiustamenti del sistema (in media 3,8) il tasso di
successo si è avvicinato al 90%. Le complicanze più frequentemente
riscontrate sono state dolore perineale/ scrotale (68%) o infezione del
sistema (4%), che ne ha reso necessario l’espianto.
2. Slings non regolabili
Sling con ancoraggio osseo
Lo sling bulbo-uretrale con dispositivo InVanceTM (American Medical
Systems) è un sistema di sling non regolabile composto da una benderella
siliconata in poliestere posizionata sotto l’uretra bulbare così da ottenerne
una compressione. E’ una tecnica chirurgica mininvasiva utilizzata
prevalentemente per l'incontinenza di grado lieve o moderato (80) .
Il paziente viene messo in posizione litotomica, sottoposto ad anestesia
spinale e quindi si inserisce il catetere vescicale. Si esegue una piccola
incisione a livello del rafe mediano del perineo anteriore al di sotto dello
scroto e si procede al posizionamento dello sling, sotto l'uretra bulbare.
L'ancoraggio della rete avviene grazie a tre viti in titanio inserite sulle
branche ischio pubiche mediante apposito trapano (Figura 20). Così
49
inserito lo sling esercita una compressione a livello uretrale tale da evitare
fuga di urina.
L’InVance ha dato buoni risultati con un follow-up a 4 anni, il più lungo
follow-up per tutti i sistemi di sling. I pazienti sono risultati “asciutti” al
pad test dal 36% al 65% dei casi con IUS da lieve a severa (81,82,83,84,85,86) . Le
complicanze principali sono : infezioni, dolore perineale postoperatorio,
l’aumentato residuo post minzionale e la dislocazione dell’ ancoraggio
osseo (fino al 5%).
Figura 20. Rappresentazione della sede di inserimento dell'Invance.
Sling bulbo-uretrale Questo tipo di intervento chirurgico mira a risolvere il problema
dell'incontinenza creando una compressione dell'uretra grazie a una
striscia di materiale resistente ed elastico che viene passato al di sotto
dell'uretra ma, a differenza dell’InVance, ancorato a strutture non ossee.
50
Figura 21. Incisione perineale.
La tecnica d'inserimento prevede che il paziente venga messo in posizione
litotomica, sia sottoposto ad anestesia spinale e venga inserito il catetere
vescicale. Dopo una cistostomia sovrapubica ampia di 4-6 cm si procede al
posizionamento dello sling in polipropilene attraverso un’ incisione
perineale sotto l'uretra bulbare (Figura 21).
Punti di sutura non assorbibili sono posizionati ai quattro lati dello sling,
passando dal perineo, attraversano la fascia del retto e lo spazio del
Retzius aiutati da aghi appositamente modificati (Figura 22-23). Per
verificare l'adeguata tensione dello sling durante l'intervento si valuta
quale pressione è necessaria per superare la compressione dello sling che
in genere deve essere di 60 cmH20. Nel 2006 nello studio di Migliari,
Pistolesi e al. (87) sono stati rivalutati 49 pazienti trattati con sling ad un
follow-up di 32 mesi. Prima del trattamento 3 presentavano un’
51
incontinenza lieve, 34 moderata ed il restante grave. Dei 49 pazienti sono
stati considerati continenti il 77% a 3 mesi, il 67% a 1 anno e il 63% a 3
anni di follow-up, rispettivamente. Questo ci fa concludere che lo sling è
una valida alternativa allo sfintere soprattutto quando viene fatta
un'adeguata selezione preoperatoria dei pazienti.
Figura 22. Posizionamento dello sling.
Figura 23. Sling al termine dell'intervento, prima di suturare.
52
EVOLUZIONI DELL’ADVANCE MALE SLING 88 : PROSPETTIVE FUTURE
AdVance XP
Nel 2010 è stata introdotta sul mercato una nuova versione dello sling
AdVance: la AdVance XP (American Medical Systems, Minnetonka, MN),
che differisce per la disposizione delle maglie della rete, che permette una
migliore configurazione della rete stessa prima del posizionamento, e per
la presenza di alette di ancoraggio sulle braccia della rete , che ne
permettono un miglior
fissaggio ai tessuti
circostanti (figura 24) .
Tali modifiche
consentirebbero una
maggiore facilità nel
posizionamento dello
sling ed una sua
maggiore stabilità. I
risultati di uno studio
prospettico
multicentrico a 12 mesi
Figura 24. AdVanceXP sling.
di follow-up mostra un
tasso di guarigione
67,7% ed un aumento della qualità della vita. In uno studio comparativo
non randomizzato, ADVANCE® e AdVanceXP® sono stati valutati. Essi
forniscono gli stessi risultati in termini di tasso di successo con meno
complicazioni per AdVanceXP® . È interessante però osservare che, in
60
alcuni studi , i risultati non sono buoni come sperato. In uno studio
indipendente dal creatore della tecnica, il tasso di guarigione a 1 anno è
solo del 9%, con il 45% il miglioramento ed il 36% senza effetto o un
peggioramento dell'incontinenza nel 14% dei casi .
I Stop TOMS
Figura 25. I Stop TOMS sling.
I Stop TOMS è uno sling di
polipropilene con una
parte centrale che si
posiziona sopra il muscolo
bulbocavernoso (Figura
25). Quattro braccia
determinano la
stabilizzazione ed a 1
anno di follow-up il
tasso di guarigione (0
pad) è del 59,4% ed il
miglioramento complessivo è
dell’ 87%; il 13% dei pazienti non hanno alcun miglioramento. Le
complicanze si dimostrano molto simili a quelle dell’ Advance Male sling.
Virtue™
Tra gli slings, la Virtue™ (Coloplast, Humlebaek, Denmark) è uno sling
quadratico composto da una mesh in monofilamento di polipropilene
conformata a 4 braccia; di queste , due sono posizionate per via
60
transotturatoria e permettono un riposizionamento del bulbo uretrale
nella sua posizione fisiologica; altre due sono posizionate in sede
retropubica e garantiscono una compressione uretrale . Dopo un follow-
up mediano di 22 mesi, il tasso di continenza è del 45% mentre le
complicanze sono frequenti: il 63% ha avuto ritenzione urinaria nel post-
operatorio ed il 45% dolore perineale .
Figura 26. Virtue sling.
Questi nuovi dispositivi di “secondo livello” rappresentano un’ottima
prospettiva futura ma possiamo affermare che per il momento non hanno
ancora dato i risultati sperati . Il follow-up è tuttavia ancora breve e
nessuna conclusione si può trarre dai dati disponibili.
60
Advance Male Sling
L’Advance Male Sling (89) è un dispositivo per il trattamento
dell’incontinenza urinaria da sforzo maschile dopo chirurgia della prostata,
in cui, indipendentemente dal grado di incontinenza, sia presente
ipermobilità dell’uretra membranosa ma conservata funzione del
rabdosfintere. Il sistema funziona riposizionando le strutture che stanno
a sostegno dell'uretra posteriore e della regione dello sfintere che dopo
l'intervento chirurgico di prostatectomia radicale tendono a rilassarsi e a
discendere (90) .
E' uno sling innovativo in quanto offre una soluzione terapeutica per
l'incontinenza urinaria di tipo non compressivo grazie all'approccio
chirurgico per via transotturatoria, che consente la sospensione e il
riposizionamento nello scavo pelvico del segmento uretrale in modo tale
da recuperare la sua posizione anatomica (Figura 27-28) .
Figura 27. Advance male sling.
60
Figura 28. Advance male sling.
basate sull'ostruzione dell'uretra.
Questa opzione
chirurgica si pone come
una valida alternativa
agli altri trattamenti ad
oggi disponibili come il
ProACT, la terapia
iniettiva periuretrale, gli
sling e l'impianto dello
sfintere genitourinario
artificiale, tutte tecniche
In un recente studio con follow-up a 3 anni lo sling ha dimostrato essere
efficace in maniera duratura sulla IUS oltre che essere accompagnato da
un basso tasso di complicazioni legato all'impianto ed un miglioramento
della qualità di vita dei pazienti. Di 156 pazienti arruolati nello studio, ad
un anno il 76,9 % sono stati classificati come curati o migliorati
dell'incontinenza, con il 76,8% che si manteneva tale a 3 anni (91) .
E’ importante valutare lo sfintere uretrale residuo mediante uretroscopia
a riposo e dopo elevazione tramite elevazione sul perineo al fine di
valutare la sua lunghezza e l’efficienza della contrazione sfinteriale con
“Repositioning Test” (13) ; lo sling presenta infatti una percentuale di
fallimenti compresa tra il 20 e il 45,5% e tra i fattori che sembrano avere
un impatto negativo sull'efficacia dell'impianto quali l'esecuzione di
radioterapia pelvica adiuvante, pregressa chirurgia per stenosi uretrale o
precedente terapia chirurgica per la IUS, vi è sicuramente anche una poco
valida funzione ed una scarsa lunghezza funzionale sfinteriale residua (92) .
60
Figura 29. kit dell'Advance male sling.
L’impianto viene eseguito con
tecnica chirurgica mininvasiva ed
approccio transotturatorio. Il kit
dell'Advance (Figura 29)
comprende due aghi di forma
elicoidale, per l’impianto destro e
sinistro, con punta smussa ed una
benderella in polipropilene. La
parte centrale della benderella è
più larga e viene fissata a bulbo.
Il trattamento chirurgico (Figure 30-31-32-33) prevede che il paziente sia
in posizione litotomica dorsale, sottoposto ad anestesia spinale e con
catetere vescicale inserito. Si esegue un'incisione verticale a livello
perineale con dissezione dei tessuti sottocutanei, si raggiunge il muscolo
bulbospongioso che viene poi dislocato verso il centro per rendere
evidente il bulbo uretrale. Le fibre muscolari superficiali e il centro
tendineo vengono dissecate così da mobilizzare l'uretra e preparare la
parte del corpo spongioso dove l'Advance sarà fissato con punti di sutura.
A questo punto si deve identificare il tendine dell'adduttore lungo , 1 cm
sotto e lateralmente all'inserzione di questo si identifica il bordo mediale
del forame otturatorio, importante punto di repere. Quindi l'ago ,grazie
alla sua forma arcuata, penetra nel punto identificato precedentemente e
ruotando passa sotto il ramo pubico per fuoriuscire a ridosso del
polpastrello del chirurgo. Una volta vista la punta dell'ago si inserisce su di
esso un'estremità della rete di polipropilene per poi tirarla verso l'alto in
60
modo che l'estremità della rete si affacci nel punto della cute dove l'ago
era stato precedentemente inserito. Si ripete la stessa manovra anche nel
lato opposto. Prima di mettere in tensione lo sling, usare un ago a-
traumatico per fissare la porzione centrale dello sling al corpo spongioso
distalmente, difatti lo sling non è a contatto con l’uretra! Prima del
tensionamento della sling il catetere va rimosso. Per ottenere il corretto
tensionamento, tirare simultaneamente entrambe le estremità dello sling:
si dovrebbe notare un movimento prossimale dell’uretra di circa 2-4 cm. Si
esegue un controllo cistoscopico per verificare il corretto tensionamento.
In genere le estremità della maglia sono tagliate e fissate a livello
sottocutaneo, le incisioni vengono chiuse con Dermabond, un adesivo
tissutale, mentre la dissezione perineale viene chiusa con punti di sutura
riassorbibili.
Figura 30. Incisione perineale con successiva identificazione del bulbo uretrale.
60
Figura 31. Passaggio dell'ago dedicato.
Figura 32. Passaggio della banderella lungo il tragitto percorso dall'ago.
60
Figura 33. Posizione dello sling dopo il tensionamento.
Per quanto riguarda il trattamento della IUS postchirurgica ricorrente
dopo fallimento del posizionamento dello sling non vi sono
raccomandazioni codificate se non la possibilità di un nuovo impianto di
sling preso in considerazione in uno studio di Soljanik et al. del 2010 (93) . In
tale studio 35 pazienti con IUS persistente da moderata a severa dopo
impianto di sling sono stati sottoposti al posizionamento di un secondo
Advance senza rimozione del precedente con un tasso di successo
(definito come paziente continente o con riduzione dell'utilizzo dei pads >
del 50 %) dell' 89,6% a 16,6 mesi ed un miglioramento significativo della
qualità della vita (I-QOL, Incontinence Quality Of Life score) . I tassi elevati
di successo sembrano essere legati all'attenta selezione dei pazienti da
rioperare. Molti degli insuccessi riscontrati in questo studio sembravano
essere legati allo sposizionamento della benederella probabilmente
61
associato ad un esercizio fisico intenso dopo le prime 4 settimane
dall'intervento.
La principale complicanza post-chirurgica è la ritenzione urinaria acuta,
riscontrata in uno studio eseguito su 230 pazienti con follow up medio di
17 mesi, nel 21,3% dei pazienti alla rimozione del catetere vescicale in
seconda o terza giornata postoperatoria, con successiva immediata
ricateterizzazione e rimozione definitiva compresa in un range di tempo
che va da 2 giorni dopo fino a 12 settimane. La ritenzione non sembra
essere correlata né all'età né alla durata o alla gravità dell'incontinenza.
Altre complicanze sono l'infezione locale della ferita (0,4%), infezione delle
vie uirnarie con iperpiressia (0,4%) ed un moderato dolore perineale
persistente (0,4%). Nel suddetto studio si è evidenziato un tasso di
espianto molto basso con due sole rimozioni dello sling (94) .
62
VALUTAZIONE ADVANCE MALE SLING CON RMN ED ECOGRAFIA
Lo sling transotturatorio retrouretrale (STR) è un nuovo trattamento
funzionale per pazienti affetti da IUS da lieve a moderata (95) con funzione
residua dello sfintere urinario ed una buona mobilità dell'uretra
membranosa. Il tasso di successo riportato con questa tecnica va dal 54,6
al 90,6% ad 1 anno e del 67,7-77% dopo 2 anni nei pazienti incontinenti
dopo prostatectomia radicale retropubica (PRR) (96) . Tuttavia, è riportato
un tasso di fallimento del 20-45% (91) .
Le cause del fallimento chirurgico potrebbero essere imputabili ad una
inadeguata indicazione diagnostica o ad un non corretto posizionamento
della benderella. Una valutazione del posizionamento dello sling tramite
RMN ed ecografia cerca di spiegare le cause alla base del successo o del
fallimento di tale tecnica. Gli studi sono ancora in corso e alla ricerca di
risposte. I vari fattori finora presi in considerazione sono di seguito
riportati.
La fibrosi periuretrale è stata considerata da numerosi studi come
possibile causa di insuccesso (96,97,98) .
La RMN poteva essere utile nell’identificare una condizione di fibrosi severa
ed escludere il paziente dal trattamento (99) .
63
Figura 34. RM: MUL prima (a) e dopo intervento con advance sling (b)
Soljanik e coll. nel 2013
enfatizzano invece il ruolo
della lunghezza dell’uretra
membranosa (MUL),
misurata come distanza tra il
collo vescicale e l’uretra
all’entrata del bulbo.
L’accorciamento della MUL è
negativamente correlato al
recupero della continenza
dopo l’intervento con sling.
Dalla figura 34 si vede come
in un paziente con SUI post-
prostatectomia e con
recupero della continenza ,
dopo intervento con Advance
male sling si sia realizzato un
aumento della MUL,
dimostratosi
statisticamente significativo.
Il riposizionamento delle
64
strutture del perineo ad opera dello sling favorirebbe questa distensione
in lunghezza dell’uretra membranosa favorendo l’azione di stretching
esercitata dallo sling. Nei pz incontinenti invece tale “aumento” della
lunghezza non si verificherebbe.
Pistolesi e coll. ipotizzano come la posizione dello sling eccessivamente
prossimale possa essere causa di insuccesso dell’intervento . Utile l’uso
della RMN 3 tesla , che risultava superiore allo standard bidimensionale per
risoluzione spaziale e che aveva consentito tali osservazioni (100) .
Soljanik e coll. sostengono che
la posizione dello sling,
essendo questo una struttura
piuttosto larga , possa essere
apprezzata anche con scanner
1,5 tesla.
Il parametro da
considerarsi
Figura 35. AUL valutato prima (a) e dopo intervento con Advance rilevante per il mancato (c) durante la minzione
65
successo è l’ angolo dell’uretra membranosa (AUL) , inteso l’angolo formatisi tra
la linea passante per il collo vescicale e quella perpendicolare alla linea pubo-
coccigea (101) , valutato durante la minzione (figura 35) . Quest’ angolo si riduce
nei pazienti continenti dopo il posizionamento dello sling.
Metodica emergente nello studio della benderella transotturatoria,
nonostante i dati in letteratura siano ad oggi decisamente pochi, è
l’ecografia: metodica non invasiva, facilmente riproducibile e
relativamente costosa.
Lo studio ecografico della regione anatomica del perineo viene
generalmente eseguito con scansione perineale. Le sonde utilizzate per
tale studio sono di vario tipo lineari o convex (102) . Nello studio ecografico
del pavimento pelvico viene generalmente utilizzata come “landmark
anatomico” la sinfisi pubica, che rappresenta anche un punto di
riferimento per i vari tipi di misurazione.
Nel lavoro di Chan L e Collaboratori, lo studio del perineo è stato eseguito
mediante sonda convex 2 - 5 MHz dopo intervento chirurgico di
posizionamento di sling transotturatorio per valutare la mobilità uretrale e
la compressione dinamica dell’uretra come possibili meccanismi di azione
del device impiantato. Sempre nel medesimo studio sono state inoltre
valutate le caratteristiche ecografiche perineali confrontando i dati dei
pazienti incontinenti con quelli di pazienti continenti dopo
posizionamento di sling per verificare eventuali caratteristiche che
distinguessero i due gruppi. Il confronto dei 15 pazienti ha evidenziato
come il posizionamento della sling maggiormente distale rispetto alla
sinfisi pubica fosse associato ad un maggior grado di incontinenza; (come
riferimento anatomico in questo studio è stata utilizzata la sinfisi pubica) (103) .
66
Rehder e al. ,utilizzando sia RMN che ecocolordoppler, propongono come
punto chiave del recupero della continenza il mantenimento di un’
adeguata vascolarizzazione del corpo spongioso (104) . Il bulbo dell’uretra ,
ossia la parte posteriore e rigonfia del corpo spongioso (figure 36-37 ),
.
Figura 36. Sezione anatomica in cui si apprezza il rapporto tra uretra e bulbo dell’uretra.
Figura 37.Rappresentazione del rapporto tra uretra e corpi cavernosi/spongioso
67
assume un ruolo chiave grazie all’azione del muscolo bulbouretrale (figura
38) .
Durante lo sforzo la pressione generatasi dalla contrazione di tale muscolo
si trasmetterebbe all’uretra grazie all’adeguata vascolarizzazione del corpo
spongioso , ed in particolar modo del bulbo dell’uretra, che si
comporterebbe come un cuscinetto pieno di sangue, quindi
incomprimibile, garantendo in condizoni di normo-continenza, la mancata
perdita di urina soprattutto sotto sforzo. Tale azione, alterata
dall’intervento di prostatectomia potrebbe recuperarsi con l’azione ad
amaca dello sling, che non eserciterebbe una compressione statica (ciò
dimostrato dal bassissimo tasso di erosioni uretrali rispetto alle altre
tecniche) ma dinamica, proprio in correlazione alla contrazione del
muscolo al momento dello sforzo . Lo
sling avvicinerebbe il corpo
spongioso all’uretra favorendo tale
meccanismo a patto di un’adeguata
vascolarizzazione che garantisca il
trasmettersi della pressione dal
muscolo all’uretra , passando per il
corpo spongioso.
A sostegno di
Figura 38. Muscolo bulbouretrale. questo meccanismo l’alto tasso di
68
insuccesso nel posizionamento dello sling in pazienti che abbiano subito
radioterapia. La valutazione con Ecocolordoppler ( Figura 39 ) della
vascolarizzazione potrebbe essere una delle tappe per riconsiderare un
intervento di re-sling .
Figura 39. Ecocolordoppler per la valutazione della vascolarizzazione del corpo spongioso.
69
STUDIO DELLO SLING TRANSOTTURATORIO CON RMN ED ECOGRAFIA A
CONFRONTO
Lo scopo del nostro studio è stato quello di confrontare sia con metodica
ecografica che con RM il posizionamento dello sling transotturatorio retro
uretrale impiantato in pazienti affetti da incontinenza urinaria.
MATERIALI E METODI: Abbiamo sottoposto a ecografia perineale e
transrettale 22 pazienti di età compresa tra i 66-84 anni; tutti affetti da
IUS post RRP e sottoposti a intervento chirurgico di posizionamento di
sling transotturatorio .
Quindici pazienti erano stati sottoposti anche a RMN 3 Tesla; (statica e
dinamica). Abbiamo valutato il posizionamento dello STR mediante
approccio ecografico perineale o transrettale utilizzando apparecchio
ecografico BK UltraView e le seguenti sonde: convex 2.5 Mhz, lineare 6-12
Mhz ed endocavitaria multi planare 6-12 Mhz.
Per la RM abbiamo utilizzato un sistema a 3 Tesla (GE, 750 Discovery,
General Electric, Minnesota, USA) utilizzando una bobina superficiale
“phased-array” ad 8 canali. Il protocollo includeva: una sequenza (CUBE)
3D T2-pesata (T2w) con i seguenti parametri: TR / TE, 1500-1900/102-107,
matrice 224-320 x 256-320, lunghezza del treno eco, soletta spessore
partizioni ZIP 2,2 millimetri 2, FOV 28x25.2, larghezza di banda 62,5 Hz, e
tempo di acquisizione di circa 5-6 minuti. Per la RM dinamica è stata
utilizzata una sequenza alta risoluzione temporale Fiesta (1 immagine /
sec) con i seguenti parametri è stato utilizzato (TR / TE 3.3/1.3, flip angle
70
45, spessore degli strati 8-10 mm, FOV26-28 cm, larghezza di banda 125
Hz). L’intervento di sling transotturatorio è stato eseguito almeno dopo 6
mesi dall'intervento chirurgico alla prostata, dall’ eventuale radioterapia
adiuvante e da un eventuale precedente trattamento.
L'intervento è stato eseguito sia in anestesia generale o spinale da tre
urologi esperti con tecnica classica, come descritto da Redher e Gozzi .
Quindici pazienti su 22 sono stati considerati guariti (0-1 pad di sicurezza)
dopo il posizionamento dello sling, mentre 7/22 presentavano
incontinenza persistente (>2 pad).
L'età media era paragonabile nel gruppo dei continenti e degli incontinenti
(74,2 vs 69anni).
Quindici pz su 22, 9 continenti e 6 incontinenti, sono stati sottoposti a RM
prima e dopo il posizionamento dello sling ; mentre tutti sono stati
sottoposti a ecografia perineale dopo intervento di sling; sia la RM che gli
US sono stati eseguiti da un minimo di 3 a un massimo di 48 mesi dopo
l'intervento, con un intervallo di tempo medio di 13,4 mesi più lungo nel
gruppo dei continenti.
Un'ora prima della RM, a tutti i pazienti è stato chiesto di svuotare la
vescica e poi bere 300 ml di acqua per ottenere un ottimale riempimento
vescicale standardizzato durante l'esecuzione dell'imaging. Inoltre l'esame
è stato eseguito al primo desiderio di urinare espresso dai pazienti.
Per quanto invece riguarda l'esecuzione dell'ecografia, abbiamo stabilito
un riempimento di circa 150-200 ml.
Con entrambe le metodiche lo studio è stato finalizzato alla misurazione
della distanza dello sling dal bulbo uretrale.
71
Dal confronto tra i due approcci ecografici, perineale e transrettale,
abbiamo verificato come con la metodica transrettale con scansione
lineare sagittale sulla linea mediana si possa ben visualizzare lo sling e il
bulbo uretrale, strutture da noi prese come landmark anatomico per le
misurazioni.
Nelle varie scansioni (longitudinale e trasversale), sia con sonda convex
che transrettale ,lo sling appare come una struttura iperecogena ben
visibile. (Figure 40-41).
Il bulbo è situato distalmente e generalmente ben riconoscibile dai tessuti
circostanti in quanto ipoecogeno e con orletto periferico iper-riflettente.
(Figure 42-43).
Figura 40. Con sonda convex si dimostra zona iperecogena rappresentante la lunghezza dello sling.
72
Figura 41. Ecografia transrettale: si dimostra zona iperecogena rappresentante la lunghezza dello sling.
Figura 42. Ecografia con sonda convex che evidenzia la distanza tra lo sling e il bulbo uretrale posteriore.
73
Figura 43. Ecografia con sonda transrettale che evidenzia la distanza tra lo sling e il bulbo uretrale posteriore.
Mentre con la RM, lo sling non è visibile ma si evidenzia con l’incisura della
benderella nel bulbo uretrale nei pazienti continenti (Figura 44) . Tale
incisura manca nei pazienti incontinenti (Figura 45).
74
Figura 44. RMN 3 Tesla dimostra la presenza dell'incisura nei pazienti continenti.
Figura 45. RMN 3 Tesla dimostra l'assenza dell'incisura nei pazienti incontinenti.
75
RISULTATI Lo RTS essendo in polipropilene, non può essere visualizzato
direttamente alla RM ma è stato riconosciuto in tutti i pazienti come una
incisura del margine inferiore del bulbo uretrale.
Nei 7 pazienti incontinenti all’esame ecografico, la lunghezza del bulbo
uretrale (Figure 36-46-47) posteriore allo sling è risultato <8mm con un
range di 4-16 mm, mentre nei continenti era > 10 mm (10-21mm) ;
risultati sovrapponibili a quelli ottenuti con RMN.
Figura 46. Advance sling prima del tensionamento.
Figura 47. Advance sling tensionato e azione sul bulbo dell'uretra.
76
Tra i pazienti incontinenti abbiamo riscontrato un caso in cui la lunghezza
del bulbo uretrale posteriore allo sling è risultato sia alla RM che
all’ecografia maggiore di 10mm (rispettivamente 17 e 16mm). Nonostante
l’adeguata lunghezza riscontrata, la sospensione uretrale indotta della
sling non è stata sufficiente a ripristinare la continenza, evidente segno di
marcata insufficienza sfinterica non ben diagnosticata precedentemente
all’intervento chirurgico.
Eseguendo la media del gruppo degli incontinenti e la media di quelli
continenti, è stato visto che il confronto tra le due medie con il T test di
Student evidenzia p<0,0001 quindi una significatività statistica.
78
DISCUSSIONE Sebbene il trattamento considerato gold standard in caso di
IUS nel maschio rimanga lo sfintere urinario artificiale, presentando
risultati positivi in termini di recupero della continenza e quindi della
qualità di vita, tuttavia implica che il paziente debba essere in grado di
utilizzare il dispositivo e che non si verifichino problemi meccanici (59) .
Lo STR rappresenta un trattamento minimamente invasivo con buon esito
clinico nei pazienti con IUS iatrogena e neurogena ed è quindi considerata
un'alternativa ad altri tipi di chirurgia in pazienti che mantengono una
funzione residua dello sfintere esterno (93) .
L'esatto meccanismo di azione dello STR è ancora sconosciuto, ma si
ritiene che la benderella provochi una retrazione e una conseguente
elevazione dell'uretra bulbare e dello sfintere ventralmente e
cranialmente nel pavimento pelvico.
L'uretra membranosa viene così riposizionata e di conseguenza allungata
aumentando in tal modo la funzione residua dello sfintere (105) .
Tuttavia, è riportata una percentuale di fallimento della tecnica senza
ragioni ben definite (91) .
Diversi fattori contribuiscono alla continenza; la deficienza sfinterica è un
fattore importante nella fisiopatologia dell'incontinenza urinaria dopo
chirurgia prostatica in relazione all'accorciamento dello sfintere uretrale
e/o a un’alterazione del controllo neurologico sfinteriale. Anche la rottura
delle connessioni pelviche anatomiche durante l'intervento chirurgico di
PRR causa l'abbassamento dell'uretra e conseguentemente una
disfunzione dello sfintere (106) . Tra i fattori che influenzano negativamente
il risultato clinico del posizionamento dello STR sono stati identificati la
radioterapia postoperatoria e la presenza di fibrosi periuretrale (99) .
79
Il presente studio si è basato sul confronto dei risultati ottenuti alla
ecografia perineale e alla RMN statica finalizzate entrambe
all'osservazione delle relazioni anatomiche tra la morfologia e l'outcome
clinico confrontando i dati ottenuti nel gruppo dei pazienti continenti e
incontinenti.
Sulla base dei nostri risultati, il dato più sorprendente è rappresentato
dalla lunghezza del bulbo posteriore allo sling, questo parametro è
risultato essere significativamente differente nei pazienti continenti
rispetto a quelli incontinenti. E' noto che il bulbo uretrale può avere
diverse forme e dimensioni anche influenzate dalla radioterapia e della
deprivazione ormonale che può avere un'influenza negativa nel
posizionamento dello STR.
Per nostra conoscenza, questi dati non sono stati mai descritti nè presi in
considerazione in letteratura in pazienti maschi.
Papini et al. (107) hanno valutato i rapporti anatomici e funzionali tra
l'Advance e lo sfintere uretrale nei pazienti trattati per incontinenza
urinaria post-prostatectomia, dando una descrizione dei risultati
anatomici senza valutare alcuna correlazione clinica. Questi autori hanno
concluso che lo sling è sempre visibile e, se, correttamente posizionato, si
presenta retrouretrale senza però fornire dati riguardo le modifiche
anatomiche in caso di sposizionamento, nè fornire indicazioni circa i
risultati dell'intervento sulla continenza urinaria.
I dati forniti nel nostro studio, sia eseguito con metodica di RM che con
ecografia, hanno evidenziato come la distanza tra bulbo e sling sia diversa
tra pazienti continenti rispetto a quelli incontinenti.
80
In particolare con la metodica ecografica è stato possibile visualizzare
direttamente lo sling rispetto alla RMN. La procedura è meno invasiva e
facilmente riproducibile per il paziente.
Riteniamo che eseguire la RM e l'ecografia in pazienti persistentemente
incontinenti dopo il posizionamento dello STR possa essere in grado di
fornire indicazioni sull'adeguatezza di un ulteriore trattamento chirurgico
per correggere IUS dopo prostatectomia radicale: se la lunghezza del
bulbo uretrale posteriore allo sling è sufficientemente lunga (>10mm),
indice di corretto posizionamento dello sling ed il paziente risulta
incontinente, il riposizionamento dell’uretra può non essere sufficiente a
compensare una grave deficienza sfinterica ed allora una soluzione di
compressione, come lo sfintere artificiale AMS 800 deve essere presa in
considerazione; se la lunghezza risulta < di 10mm,indice di un possibile
malfunzionamento, un secondo sling può essere indicato. A queste
osservazioni potranno aggiungersi le valutazioni degli altri studi: la fibrosi
periuretrale, la lunghezza dell’uretra membranosa, l’angolo dell’uretra
membranosa, la posizione dello sfintere uretrale esterno, la distanza dello
sling dalla sinfisi pubica e la vascolarizzazione del bulbo spongioso. In tal
modo la scelta di riproporre l’Advance o di rivolgersi allo sfintere artificiale
risulterà quanto più possibile mirata e ridurrà il rischio di insuccessi.
81
CONCLUSIONI Le ragioni del fallimento dell' Advance ® sling sono ancora
poco conosciute e possono essere correlate alle indicazioni inappropriate
al posizionamento o alla tecnica chirurgica. Il presente studio dimostra per
la prima volta una correlazione significativa tra la continenza e la
lunghezza del bulbo uretrale posteriore allo sling e che questi dati possono
essere ben misurati sia con la RMN ma anche con l’ecografia. La ricchezza
delle informazioni fornite da questa metodica nella valutazione delle
principali alterazioni anatomiche e funzionali del perineo potrebbe ridurre
l’utilizzo di tecniche di imaging più invasive e costose che dovrebbero
essere utilizzate come metodiche di secondo livello.
82
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