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Crisi economica e struttura Crisi economica e struttura industriale: la chimica in Italiaindustriale: la chimica in Italia
Giampaolo Vitali Ceris-CNR, Moncalieri
XXXIV Convegno di Economia e Politica Industriale
Perugia, 24 Settembre 2010
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Agenda
Caratteristiche strutturali del settore
Fattori endogeni di competitività: specializzazione, internazionalizzazione e innovazione
I fattori esogeni di competitività: istituzioni, ambiente, regolamentazione pubblica
L’impatto della crisi economica sul settore
Conclusioni: quale politica per la chimica italiana?
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Fonti e metodologia di indagine
L’eterogeneità del comparto chimico riduce la significatività dei dati “medi” di settore, derivati dalle statistiche ufficiali (Istat-Censimenti industriali; Istat-Sistema dei Conti delle Imprese; Ice-Commercio Estero-Coeweb; congiuntura Conistat)
Rivalutazione dei dati di sub-settore, più omogenei tra loro, e dei dati microeconomici riaggregati (Federchimica; Reprint; AIDA-Database sui bilanci; Istat-Repertorio delle imprese ASIA)
Gli ultimi studi degli economisti industriali risalgono agli anni ’80: oggi bibliografia non-accademica (case study giornalistici, interviste a “testimoni privilegiati”, società di consulenza internazionali, associazioni imprenditoriali)
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La struttura dell’industria chimica italiana: settore non omogeneoFattori competitivi molto diversi nei vari comparti:
chimica di base (38%) vs chimica fine (62%); chimica per intermedi industriali vs chimica per mercato consumer. Individuare il ruolo di:
-Economie di scala/dimensioni d’impresa-Barriere all’entrata/indice di concentrazione-Trend della domanda-Costo dell’energia-Saldo commercio estero/performance d’impresa
Comparti di specializzazione italiana: adesivi e ausiliari per edilizia, vernici e ausiliari per l’industria, cosmetica, gas tecnici, principi attivi farmaceutici.
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La struttura dell’industria chimica italiana: significativa presenza di PMI
PMI= 62% dell’occupazione, soprattutto nella chimica fine e di specialità;
Anche in Europa le PMI sono importanti (42% dell’occupazione; 50% senza Germania)
Le medie imprese (20-250 addetti) hanno un peso sull’export in forte crescita, dal 26% (1999) al 39% (2007)
Le medie imprese chimiche sono 418 nel 2007 (il 9,3% del totale delle medie imprese italiane), erano 270 nel 1998 (il 7,9% del totale italiano) (metodologia Mediobanca)
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La struttura dell’industria chimica italiana: settore dinamico o maturo?
Settore dinamico: la chimica italiana “non è morta”, ma le grandi imprese sì (vedi tabella)Il peso della chimica sul totale industria manifatturiera è costante nell’ultimo decennio (vedi grafico)Si investe in innovazione di prodotto (anche un po’ di nanotech)La domanda è in crescita:
-nei comparti specializzati della chimica italiana la domanda europea è (era) strutturalmente in crescita, perché si inseriscono nuovi prodotti chimici nei prodotti manufatti;-nella chimica di base, cresce la domanda dell’Asia
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Le prime 20 imprese italiane (fatturato mondiale, 000euro)
2009 2008 var.%
Polimeri Europa 4203 6300 -33,3
Mapei 1670 1646 1,5
Mossi & Ghisolfi 1508 1845 -18,3
Radici Group 774 957 -19,1
Bracco 666 675 -1,3
P&R 611 649 -5,9
SOL 463 460 0,7
Polynt 420 582 -27,8
COIM 420 480 -12,5
SIAD 415 426 -2,6
Colorobbia 400 480 -16,7
Sapio 390 397 -1,8
Aquafil 338 384 -12
Sipcam Oxon 335 345 -2,9
Dobfar 320 380 -15,8
Lamberti 287 385 -25,5
Intercos 226 254 -11
Zobele 211 228 -7,5
Desa 199 190 4,7
Isagro 194 213 -8,9
Totale14050
17276 -18,7
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Peso % occupazione chimica su totale industria manifatturiera
Fonte: ns. elaborazioni su dati Istat-Censimenti, Istat-Asia, Federchimica
0,0
0,5
1,0
1,5
2,0
2,5
3,0
3,5
4,0
4,5
5,0
1971 1981 1991 2001 2009
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La struttura dell’industria chimica italiana
Settore integrato con il contesto industriale-anche se il ciclo di produzione è verticalmente integrato si stima un forte indotto nei macchinari e nei servizi (2 addetti esterni ogni addetto interno alla chimica); -importante ricaduta tecnologica verso i settori clienti: l’innovazione chimica favorisce sia l’innovazione di prodotto, che la riduzione dell’inquinamento e del consumo energetico nei settori a valle;-le tavole input-output dell’economia confermano i flussi verso la filiera a valle
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La struttura dell’industria chimica italiana
Forte presenza di imprese multinazionali estere (36% della produzione totale)
-è il riflesso positivo dell’attrattività del Paese e della sua competitività territoriale; -l’Italia è una sorta di piattaforma produttiva per l’Europa, in quanto il 41% dell’export è determinato dalla produzione italiana delle MNE.
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La struttura dell’industria chimica italiana: distribuzione regionale
Settore concentrato territorialmente in Lombardia, la prima regione chimica in Europa (90.000 addetti + indotto)
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Fattori endogeni di competitività: specializzazione di nicchia
Nei settori di specializzazione italiani le imprese perseguono strategie di nicchia: -leadership di nicchia (concorrenza monopolistica)-innovazione tecnologica molto mirata (cambiamento tecnologico localizzato)-allargamento geografico della nicchia (internazionalizzazione; Cina=2% export)
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Fattori endogeni di competitività: internazionalizzazione produttiva e commerciale
Saldo commerciale negativo:-Chimica di base, fibre chimiche, agrofarmaci, principi attivi farmaceutici
Saldo commerciale positivo: -Vernici e adesivi. detergenti e cosmetici, additivi per cemento e oli, ausiliari per cuoio, tessile, carta
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Fattori endogeni di competitività: innovazione
4500 addetti R&S = 3,5% dell’occupazione = 7,8% degli addetti R&S industria italianaLa chimica UE ha dati più alti: 6,6% dell’occupazione
766 brevetti nel 2006 = 21% del totale industria italiana (ma solo il 6% dei brevetti chimici UE)
18% degli addetti sono laureati (industria italiana=7%; chimica UE=26%)26% dei neoassunti sono laureati (industria italiana=9%)
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Fattori esogeni di competitività: istituzioni, ambiente, regolamentazione pubblica europea
Gli accordi internazionali sulla limitazione delle emissioni colpiscono in modo asimmetrico gli operatori europei e quelli asiaticiIl peso della regolamentazione è più pesante sulle PMI, e quindi colpisce l’industria italiana più che quella UECiò accentua il processo di transizione del sistema produttivo verso la chimica fine e di specialità, con la delocalizzazione della chimica di base dall’Europa verso l’AsiaLe PMI italiane sono forse un anticipatore del modello di business che sarà seguito in Europa
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Fattori di attrazione territoriale:il costo di produzione è molto simile nei paesi OCSE
-Fonte: KPMG, 2010
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Gli effetti della crisi economica
Il settore chimico è un settore fortemente ciclico, e gli impianti a ciclo continuo hanno elevati costi fissiLe performance delle imprese subiscono la variabilità del ciclo (alti profitti con piena capacità produttiva; alte perdite con capacità inutilizzata)Calo molto pesante della produzione nel 2009 (-15/20%)Ripresa modesta nel 2010 (+1/5%)Per arrivare ai livelli produttivi pre-crisi ci vorranno alcuni anniAttenzione, però, agli effetti della modifica strutturale della domanda e della delocalizzazione produttiva
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Gli effetti della crisi economica
2008 2009 var. %
Produzione (mln euro) 54,6 45,5 -16,7
Esportazioni (mln euro) 22,2 17,8 -19,8
Importazioni (mln euro) 32,2 25,5 -20,8
Saldo commerciale (mln euro) -10 -7,7 -23,0
Domanda interna (mln euro) 64,6 53,2 -17,6
Addetti (000) 121,8 119,1 -2,2
Fonte: Federchimica
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Gli effetti della crisi economicaIndice fatturato corretto (2005=100)
0
20
40
60
80
100
120
140
20
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70
75
80
85
90
95
100
105
110
Produzione chimica e industriale in Italia (indici 2007=100)
2007 2008 2009
chimica
industria
2010
Media 2007
-13%
Gli effetti della crisi economica
Fonte: Osservatorio congiunturale Federchimica, luglio 2010
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Politica industriale: PMI, infrastrutture, innovazione, regolamentazione ambientale
Infrastrutture industriali e di trasporto = migliore governance per realizzare le grandi opere (gestire la sindrome Nimby)PMI = programmi di intervento semplici e accessibiliInnovazione = incentivi fiscali “perenni” (almeno 10 anni) e non temporaneiRegolamentazione ambientale = gestire le decisioni UE; incentivi per la chimica innovativa (internalizzare le esternalità positive create sull’ambiente dai nuovi prodotti chimici)