Autorità Idrica Toscana - Piano di Ambito - VAS - Rapporto Ambientale CAP 5
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CAPITOLO 5. ANALISI DELLA DOMANDA DEL SERVIZIO
IDRICO
5.1 LE CARATTERISTICHE STRUTTURALI DEL SISTEMA
INSEDIATIVO TOSCANO
Dal punto di vista dell’insediamento territoriale, la Toscana si caratterizza tradizionalmente per
due aspetti tra loro contrastanti: la concentrazione delle attività residenziali e produttive in una
porzione limitata del territorio regionale, coincidente sostanzialmente con la pianura compresa fra
Firenze e la costa, delimitata a nord da Carrara e a sud da Livorno, e la prevalenza di forme
insediative tendenzialmente diffuse, fatte prevalentemente di città di dimensioni medio-piccole e
di insediamenti sparsi.
In quest’area, che rappresenta il 16% del territorio regionale si concentra il 60% della popolazione
residente e il 57% della superficie edificata. Si tratta di una configurazione che non mostra
cambiamenti significativi dagli anni ’70 ad oggi. La recente redistribuzione della popolazione dalle
città maggiori verso i comuni contermini è avvenuta, infatti, sostanzialmente all’interno dell’area
tradizionalmente più popolosa, tranne poche eccezioni. Anche la distribuzione della popolazione
per dimensione dei centri non è sostanzialmente cambiata: sono cresciuti i centri di dimensioni
intermedia (da 15mila a 100mila abitanti), mentre sono declinate le maggiori città, che in realtà non
hanno mai raggiunto dimensioni superiori a 500mila abitanti (Tabella 5.1). Resta pertanto vero
anche il carattere della policentricità degli insediamenti, anche se esso è in parte una sorta di
effetto ottico, causato dall’eccessiva frammentazione dei confini istituzionali rispetto alla
distribuzione territoriale del tessuto urbanizzato. Un fenomeno questo, che è ben rappresentato
dall’area urbana fiorentina, che si estende ben oltre i confini del comune centrale (Figura 5.1).
Tabella 5.1 - I comuni toscani con oltre 50.000 abitanti. 1951 e 2011
Città Popolazione al 31.12.1951 Città Popolazione al 31.12.2011
1 Firenze 374.625 1 Firenze 357.318
2 Livorno 142.333 2 Prato 184.885
3 Lucca 88.302 3 Livorno 156.779
4 Pistoia 77.783 4 Arezzo 98.018
5 Pisa 77.722 5 Pistoia 89.016
6 Prato 77.631 6 Lucca 86.884
7 Arezzo 66.511 7 Pisa 85.517
8 Carrara 62.287 8 Grosseto 78.457
9 Siena 52.566 9 Massa 68.802
10 Massa 50.441 10 Carrara 64.606
11 Viareggio 61.767
12 Siena 52.800
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT
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Figura 5.1 - Toscana centrale. Località classificate come centri e nuclei. 2011
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT
Per analizzare la distribuzione degli insediamenti umani sul territorio sono stati elaborati nel corso
del tempo diversi modelli interpretativi. Il primo, dalla fase dello sviluppo industriale moderno a
oggi, è quello legato all’analisi economica di Becattini (1975) che ha individuato 4 diversi sistemi
regionali:
quello delle aree urbane coincidente sostanzialmente con le città capoluogo;
quello delle aree distrettuali, posto principalmente lungo la valle inferiore dell’Arno e
caratterizzate da una fitta rete di piccoli centri e dalla commistione fra insediamenti
residenziali e produttivi, per cui è stato coniato il termine ormai molto noto di campagna
urbanizzata;
quello delle aree turistico-industriali costiere, caratterizzato dalla presenza di alcuni poli di
grande industria, da alcune città capoluogo e dal richiamo turistico;
un sistema residuale, caratterizzato sostanzialmente dalla mancanza di evidenti fenomeni
di sviluppo industriale e urbano, definito campagna.
Da questo primo modello interpretativo ne sono discesi altri, successivi in ordine temporale, che
hanno comunque confermato due aspetti basilari: la presenza di una pluralità di modelli di
sviluppo e di utilizzazione del territorio, sintetizzati nell’idea delle molte Toscane della Toscana
(Cavalieri, 1999; Bacci, 2002) e la permanenza degli insediamenti più significativi nell’area
tradizionale dello sviluppo. Fanno eccezione a questa lettura alcuni ispessimenti degli
insediamenti storici collocati nel Valdarno superiore, nella Valdelsa e lungo la costa tra Livorno e
Grosseto, ma complessivamente tali insediamenti hanno accresciuto il loro peso sul totale della
popolazione regionale in modo molto modesto, passando dal 7,5% all’8%.
FIRENZE
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In una delle letture più recenti delle forme di uso del territorio regionale, quella proposta con il
Piano di Indirizzo Territoriale di emanazione regionale (PIT) approvato nel luglio 2007, si torna a
suggerire l’idea della Toscana composta da due sistemi principali, quello prevalentemente
urbanizzato definito “la città policentrica della Toscana” e quello prevalentemente non
urbanizzato, definito “il moderno sistema rurale”. Tornano dunque ad emergere i due tratti
tradizionali della regione: la presenza di due aree con caratteristiche opposte e la prevalenza di
centri di dimensioni medie.
Nonostante che il policentrismo sia una caratteristica “storica” della regione, negli ultimi decenni
anche qui si è manifestato il fenomeno della deconcentrazione urbana, soprattutto attorno al
capoluogo regionale.
Sono normalmente considerati potenti fattori di spinta in uscita dalle principali città gli alti valori
immobiliari, gli elevati livelli di inquinamento atmosferico e sonoro, la presenza di
microcriminalità, il degrado di alcuni spazi urbani, mentre agiscono come fattori di attrazione dei
luoghi periurbani il miglioramento del sistema dei trasporti e delle comunicazioni (la
motorizzazione di massa, la diffusione di nuove tecnologie di comunicazione a distanza), nonché il
cambiamento negli stili di vita, legato alla crescita del reddito disponibile (riscoperta dei valori
ambientali, preferenza per la disponibilità di spazi residenziali privati). Di contro, il motivo
principale dell’ostilità di alcuni esperti e policy makers nei confronti delle forme insediative
diffuse sta nei maggiori costi collettivi ad esse legati. Lo sprawl urbano è un sistema insediativo
che comporta un consumo di suolo più elevato e un aumento esponenziale della domanda di
mobilità, che si rivolge quasi unicamente al mezzo di trasporto privato, come pure costi maggiori
per la dotazione di infrastrutture e servizi pubblici.
Figura 5.2 - Il decentramento residenziale. Trasferimenti di residenza 1998-2008 nei capoluoghi (sx) e nel
resto della provincia (dx)
Fonte: elaborazioni su dati Istat, iscrizioni e cancellazioni anagrafiche
-40000 -30000 -20000 -10000 0 10000 20000 30000
Massa-Carrara
Lucca
Pistoia
Firenze
Livorno
Pisa
Arezzo
Siena
Grosseto
Prato
Italiani
Stranieri
-10.000 0 10.000 20.000 30.000 40.000
Massa-Carrara
Lucca
Pistoia
Firenze
Livorno
Pisa
Arezzo
Siena
Grosseto
Prato
Italiani
Stranieri
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5.2 LA DISTRIBUZIONE DELLE RESIDENZE
Come già anticipato, la Toscana è caratterizzata da un insediamento della popolazione fortemente
concentrato nella sua parte centro-settentrionale, derivante da ragioni morfologiche (presenza
della pianura e del principale corso d’acqua), ma rafforzato dai fenomeni di sviluppo economico e
sociale, che hanno mostrato un andamento di tipo path-dependent: queste sono le aree in cui
storicamente è localizzata la maggior parte delle attività economiche e della popolazione, in cui è
avvenuto lo sviluppo industriale di tipo distrettuale, in cui continuano a concentrarsi oggi le
principali attività. I cambiamenti avvenuti, che il confronto tra le carte consente di leggere, sono
modifiche a margine dell’ossatura descritta.
Figura 5.3 - Abitanti per Kmq nelle zone sub-comunali
Fonte: elaborazioni IRPET su dati Istat e OMI 2010
La pressione residenziale al 2010 appare fortemente concentrata in una parte minoritaria del
territorio regionale: l’area compresa fra Firenze e Prato, con una densità decrescente in direzione di
Pistoia, l’area urbana di Lucca e la costa versiliese a Nord; scendendo invece verso Sud, le altre
aree molto dense sono costituite dalla direttrice compresa tra Pisa e Pontedera e dall’area urbana
di Livorno. I recenti fenomeni di decentramento delle residenze dai principali poli urbani verso le
rispettive cinture hanno abbassato la pressione sulle aree dense storiche, ma non hanno cambiato
la struttura insediativa della regione. La redistribuzione della popolazione è infatti avvenuta entro
bacini territoriali molto ristretti.
FIRENZE
PRATO
PISA
LIVORNO
CARRARA
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Figura 5.4 - Variazione peso demografico di ciascuna zona sub-comunale sul totale regionale.1991- 2010
Fonte: elaborazioni IRPET su dati Istat e OMI
Il cambiamento più evidente è leggibile nell’area limitrofa al capoluogo regionale, la cui corona ha
sperimentato almeno dai primi anni ’80 un continuo processo di crescita demografica e di
densificazione degli insediamenti. Si identificano in particolare due diverse componenti della
corona urbana: l’asse che da Firenze conduce a Pistoia in direzione nord-ovest, che partendo da un
livello di densità già molto elevato ha ulteriormente rafforzato questa sua caratteristica dando
luogo ad un tessuto insediativo tra i più compatti della regione e la cerchia dei territori che
partendo da sud-ovest arriva a nord-est che hanno anch’essi sperimentato un processo di
densificazione, mantenendosi tuttavia su livelli di densità più contenuti.
Fenomeni simili, connessi alla perdita di popolazione da parte dei centri urbani più densi a favore
delle aree immediatamente limitrofe sono leggibili, pur con intensità minore, attorno alla città di
Pisa (sulla direttrice stradale che conduce a est), lungo la costa versiliese, attorno al centro storico
di città quali Lucca e Pistoia. Altre direttrici di collegamento che hanno visto crescere il loro peso
demografico sono quelle comprese fra Empoli e Siena (Valdelsa) e tra Firenze e Arezzo (Valdarno
Superiore). Nella parte più meridionale della regione, invece, la crescita ha continuato a interessare
i principali centri (Grosseto) e dalle aree costiere.
LIVORNO
PISA
CARRARA
PRATO
FIRENZE
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Ragionando in termini di lungo periodo, la crescita più consistente del patrimonio residenziale
della regione ha coinciso con la fase del decollo industriale, successivamente la variazione è
avvenuta con incrementi decrescenti: fra 1971 e 1981 si è registrato un +23%, fra 1981 e 1991 +11%,
mentre nel decennio successivo l’incremento è stato dell’8%. Secondo i dati provvisori del
censimento 2011, sembrerebbe che nel periodo 2001-2011 la variazione sia stata di dimensioni
simili: +9%.
Figura 5.5 - Urbanizzazione per periodo di edificazione nella piana Firenze-Prato-Pistoia e in Versilia.
Fonte: ISTAT, Censimento della Popolazione e delle Abitazioni 2001
Come è ovvio attendersi, l’edificazione più recente è andata disponendosi ai margini di quella
preesistente, arrivando spesso a creare delle saldature di urbanizzato tra poli insediativi
originariamente autonomi (Figura 5.5).
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5.3 LA DISTRIBUZIONE DELLE ATTIVITÀ PRODUTTIVE
La distribuzione territoriale delle attività produttive tende in generale ad essere più concentrata di
quella delle residenze, probabilmente in quanto tali funzioni risultano essere più sensibili alla
presenza di infrastrutture e servizi pubblici, la cui attivazione richiede il raggiungimento di livelli
minimi di domanda.
Ciò è vero anche per la Toscana, il cui sviluppo economico e industriale è avvenuto in maniera
comunque più diffusa sul territorio, secondo il modello dell’industrializzazione per distretti che ha
caratterizzato la Terza Italia. Per analizzare il comportamento localizzativo delle attività
produttive, è necessario distinguere tra le attività manifatturiere e quelle terziarie. Queste ultime,
infatti, oltre ad essere cresciute molto nei decenni più recenti, tendono a seguire il pattern
insediativo delle residenze, risultando di fatto più diffuse. Ovviamente sono i servizi a bassa
qualificazione a distribuirsi maggiormente sul territorio, insieme a quelli connessi alla domanda
turistica (strutture ricettive e ristoranti), mentre quelli specializzati continuano a rimanere
concentrati nei poli urbani maggiori (ospedali, tribunali, università, per la parte pubblica, ma
anche istituti di credito, assicurazioni, ecc. per la parte privata). Le attività manifatturiere, al
contrario, tendono a mantenersi più concentrate sul territorio, in parte nei principali poli urbani,
ma soprattutto sempre nella parte più urbanizzata e infrastrutturata della regione.
Figura 5.6 - Densità degli addetti manifatturieri al 1991 e al 2008
Fonte: elaborazione IRPET su dati Istat, Censimento (1991) e Asia (2008)
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Figura 5.7 - Densità degli addetti del tessile-abbigliamento al 1991 e al 2008
Fonte: elaborazioni IRPET
Le attività manifatturiere vivono da tempo un processo di continua riduzione che ha portato ad
accentuare la concentrazione territoriale.
Il confronto della densità degli addetti manifatturieri al 1991 e 2008, ad esempio, mostra in maniera
evidente come alla riduzione del peso della manifattura sia corrisposto un suo arretramento
territoriale, una sorta di arroccamento difensivo nei luoghi più consolidati dello sviluppo
tradizionale (Figura 5.6). Le aree interessate, dunque, sono ancora una volta quelle della Toscana
centrale, insieme alla costa settentrionale.
Il fenomeno descritto è particolarmente evidente per uno dei settori produttivi che più di altri ha
caratterizzato il decollo industriale toscano, come quello del tessile. Il forte ridimensionamento
degli addetti del settore ha avuto anche conseguenze territoriali molto evidenti, riportando la
presenza di tale industria a quella dell’insediamento originario (Figura 5.7).
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Figura 5.8 - Densità degli addetti alle attività di magazzinaggio e logistica al 2008 e differenza della
densità 1991-2008
Fonte: elaborazioni IRPET
Figura 5.9 - Densità degli addetti agli alberghi e ristoranti al 2008 e differenza della densità 1991-2008
Fonte: elaborazioni IRPET
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Un comportamento opposto è stato mostrato da alcuni particolari segmenti delle attività terziarie.
Gli addetti al settore dei trasporti, magazzinaggio e logistica, ad esempio, pur appartenendo al
terziario risultano fortemente ancorati alla presenza delle attività produttive e delle infrastrutture.
Tali attività tendono pertanto ad essere più diffuse sul territorio, ma in modo molto selettivo lungo
le principali vie di comunicazione (Figura 5.8).
Di contro, gli addetti legati all’attrattività turistica sono, come già detto, più dispersi e ciò è
particolarmente vero per una regione come la Toscana, che unisce il richiamo delle città d’arte e
delle località balneari a quello della sua campagna di pregio.
5.4 FABBISOGNO
Al fine di valutare il fabbisogno relativo alle attività del servizio idrico integrato per il territorio
regionale si è condotta una doppia indagine.
Un primo approfondimento riguarda la valutazione delle dinamiche temporali dei fattori socio-
economici che caratterizzano popolazione e attività produttive in Toscana; per questa indagine
l’AIT si è avvalsa della autorevole collaborazione dell’IRPET (Istituto Regionale Programmazione
Economica della Toscana) che tra le proprie attività caratteristiche analizza l’andamento delle
grandezze che descrivono le varie componenti della società su scala regionale.
Si rimanda quindi alla sezione del Piano d’Ambito intitolata “Le caratteristiche del sistema
insediativo territoriale in Toscana e la sua evoluzione recente”.
Il secondo approfondimento, riportato in una ulteriore sezione del Piano d’Ambito si intitola
“Analisi della domanda del servizio idrico” e riporta l’analisi delle serie storiche delle grandezze
descrittive della domanda dei servizi idrici.
Per tale scopo è stato necessario valutare quali grandezze osservare e relativamente a quali servizi.
Si è preferito circoscrivere il set di variabili osservate al solo servizio acquedotto per alcune
ragioni:
è il servizio maggiormente diffuso sul territorio: sebbene la copertura dei servizi di
fognatura e depurazione sia mediamente alta a livello regionale, il servizio acquedotto
copre il 98% della popolazione regionale;
è un servizio misurato: pur con tutte le imprecisioni legate alle attività interessate, i volumi
immessi in rete e fatturati del servizio acquedotto sono per lo più desunti da letture degli
strumenti di misura (contatori, contatore) dal prelievo alla consegna all’utenza. Ciò non
accade per i due servizi di fognatura e depurazione in cui i volumi trasportati o trattati
sono desunti, per quanto riguarda l’utenza, dai volumi del prelievo da acquedotto e per
quanto riguarda il trattamento, dalle misure sugli impianti di depurazione;
è il servizio per cui sono disponibili più dati storici: i dati relativi ai volumi ed alle utenze
sono stati oggetto negli anni di periodiche rendicontazioni fatte da parte dei Gestori alle
Autorità d’Ambito e poi all’AIT; questo in quanto i volumi relativi al servizio acquedotto e
il numero ed il tipo delle utenze a ruolo, rappresentavano e rappresentano tutt’ora, le
variabili base per la modulazione ed il calcolo dei corrispettivi da riconoscere al Gestore per
il servizio prestato.
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DOM; 176.116.58
0; 74%
NON DOM;
61.587.224; 26%
Volume Fatturato Totale (mc)
Le considerazioni fatte per il servizio acquedotto possono essere successivamente estese anche a
fognatura e depurazione adottando i relativi coefficienti di correzione legati alla copertura.
I consumi idrici della Toscana sono generati per il 74% da utenze domestiche per le quali si può
ipotizzare una certa rigidità della domanda: mediamente l’utilizzo dell’acqua all’interno di
un’unità abitativa è legato a fabbisogni primari
(igiene personale, degli ambienti, preparazione
dei cibi e bevande, lavaggio degli indumenti) che
è difficile comprimere oltre certi limiti con il solo
cambiamento delle abitudini e la cui riduzione
significativa è spesso legata ad elementi di
innovazione tecnologica. Incide poco sulle
abitudini anche se la tipologia di utilizzatore sia
legata o meno a una presenza temporanea, quale
ad esempio un affitto turistico. Casomai possono
incidere sul consumo effetti di stagionalità: nei
mesi caldi si ricorre più frequentemente all’uso
dell’acqua per l’igiene personale.
I consumi di acqua potabile legati all’utenza non domestica sono fortemente influenzati dalla
congiuntura economica generale e dall’andamento degli specifici settori. A partire dal 2009 si sono
manifestati in maniera pesante gli effetti della crisi globale e solo oggi, nel 2015, sembrerebbero
manifestarsi i primi segni di inversione della tendenza recessiva. L’Italia però è destinata a seguire
con molta lentezza le dinamiche di ripresa. Fa eccezione sul panorama regionale il settore turistico
in particolare su alcune aree quali la costa e l’area fiorentina.
L’osservazione dei Volumi (Prelevati, immessi in rete, Fatturati) conferma una complessiva
tendenza nel periodo 2007-2012 alla diminuzione degli stessi.
Il volume prelevato complessivamente si riduce del 0,5%, passando dai 454.847.597 mc del 2007 ai
452.847.597 mc del 2012; nello stesso periodo il volume immesso in rete passa dai 410.512.807 mc ai
406.592.699 mc, con una riduzione dello 0,95%. La perdita primaria di risorsa, calcolata come
differenza tra prelevato e immesso in rete passa dal 9,7% (44.334.789 mc) all’10,2% (45.965.578 mc).
Si registra una diminuzione del volume fatturato totale del 3,1%, che passa da 245.227.160 mc a
37.703.804 mc con una riduzione del 2,9% nella componente domestica e del 3,6% in quella non
domestica.
Il numero di utenze manifesta invece una tendenza all’incremento: le utenze totali passano da
1.545.235 a 1.629.061 con un aumento del 5,4%. Le utenze domestiche registrano un aumento del
5,8%, più che doppio delle utenze non domestiche.
Nel periodo 2007-2012 la popolazione residente passa da 3.592.988 a 3.674.140 abitanti, con un
aumento del 2,3% mentre le presenze turistiche sul territorio regionale passano da 41.873.416 a
42.980.714 con un aumento del 2,6%. Il 70% delle presenze si registrano nelle CT5, CT6 e CT3,
ovvero buona parte della costa e l’area fiorentina, dove risiede il 56% della popolazione residente.
Il territorio toscano è stato suddiviso in aree rappresentative della tipologia di offerta turistica:
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Le Città d’Arte: si sono presi in considerazione i principali centri quali Firenze, Pisa, Siena, Lucca e
Arezzo. Queste città rappresentano un’attrattiva durante tutto il periodo dell’anno con una forte
presenza di stranieri.
L’area Chianti-Amiata: si sono presi in considerazione i Comuni del cosiddetto “Chiantishire”
ovvero i comuni minori dell’area di territorio compreso tra Firenze e Siena e delimitato ad Ovest
dal territorio di Volterra e ad est dai monti del Chianti, ma anche le aree limitrofe e soprattutto
quelle più a sud, le crete senesi, la val di Merse e il territorio della Val d’Orcia. Questa è l’area che
si caratterizza per una offerta ricettiva di tipo agrituristico, attrattiva prevalentemente nel periodo
estivo esteso alla fine della primavera ed al primo autunno.
I Comuni Litoranei: sono stati presi in considerazione i comuni costieri, con l’esclusione di Pisa, già
contemplata nelle Città d’Arte. In quest’area si concentra tutta la pressione legata al turismo
balneare sia interno alla regione che da fuori regione e dall’estero.
Tabella 5.2 - Grandezze del servizio idrico nelle aree rappresentative per i flussi turistici.
Vo
lum
e
Fa
ttu
rato
Do
me
stic
o
Vo
lum
e
Fa
ttu
rato
NO
N
Do
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stic
o
Vo
lum
e
Fa
ttu
rato
TO
TA
LE
Nu
me
ro
Ute
nz
e
Do
me
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he
Nu
me
ro
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e N
ON
Do
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stic
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Vo
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ess
o i
n
Re
te
Pre
sen
ze
Tu
rist
ich
e
Po
po
laz
ion
e
Re
sid
en
te
Città
d'Arte 37.338.261 17.622.651 54.960.912 165.666 29.083 194.749 92.742.827 11.579.558 682.120
Chianti-
Amiata 5.098.594 2.085.690 7.184.284 56.651 8.442 65.093 15.945.460 1.729.915 112.711
Litoranei 48.439.977 16.856.057 65.296.034 429.344 55.967 485.311 107.914.027 18.372.706 847.784
Altro 85.239.748 25.022.826 110.262.574 768.060 115.849 883.909 189.990.355 11.298.535 2.031.525
TOT 176.116.580 61.587.224 237.703.804 1.419.721 209.341 1.629.062 406.592.669 42.980.714 3.674.140
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-
20.000.000
40.000.000
60.000.000
80.000.000
100.000.000
120.000.000
140.000.000
Volume Fatturato (mc)
VOL_FATT_DOM VOL_FATT_NONDOM
-
200.000
400.000
600.000
800.000
1.000.000
Numero di Utenze
NUM_UT_DOM NUM_UT_NONDOM
città d'arte;
54.960.912 ; 23%
chianti-amiata;
7.184.284 ; 3% litoranei;
65.296.034 ; 28%
altro; 110.262.57
4 ; 46%
Volume Fatturato Totale (mc) città d'arte;
194.749 ; 12%
chianti-amiata; 65.093 ;
4%
litoranei; 485.311 ;
30%
altro; 883.909 ;
54%
Numero Utenze Totale
città d'arte;
682.120 ; 19%
chianti-amiata; 112.711 ;
3%
litoranei; 847.784 ;
23%
altro; 2.031.525
; 55%
Popolazione Residente città
d'arte; 11.579.558
; 27%
chianti-amiata;
1.729.915 ; 4% litoranei;
18.372.706 ; 43%
altro; 11.298.535
; 26%
Presenze Turistiche
Autorità Idrica Toscana - Piano di Ambito - VAS - Rapporto Ambientale CAP 5
126
-
10.000.000
20.000.000
30.000.000
40.000.000
50.000.000
60.000.000
70.000.000
2007 2008 2009 2010 2011 2012
Comuni Litoranei - Volume Fatturato (mc)
VOL_FATT_DOM VOL_FATT_NONDOM
y = -25.142,73x2 + 101.021.507,12x -
101.455.568.125,19 R² = 0,99
10.000.000
11.000.000
12.000.000
13.000.000
14.000.000
15.000.000
16.000.000
17.000.000
18.000.000
19.000.000
1990 1995 2000 2005 2010 2015
Comuni Litoranei - Presenze turistiche
y = 173.206,83x - 337.001.500,03 R² = 0,99
6.000.000
7.000.000
8.000.000
9.000.000
10.000.000
11.000.000
12.000.000
1990 1995 2000 2005 2010 2015
Città d'arte - Presenze turistiche
Vediamo la situazione di dettaglio nelle varie aree esaminate:
Comuni Litoranei:
Il Volume fatturato nei comuni litoranei rappresenta poco più di un quarto dell’intero fatturato
regionale.
Si osserva un incremento del Volume fatturato del 2,2% tra il 2007 ed il 2012, di cui il 2,7% a carico
delle utenze domestiche ed lo 0,7% delle utenze non domestiche. Non deve sorprendere il lieve
incremento da parte delle utenze non domestiche in quanto la stessa categoria ha assorbito nello
stesso periodo la contrazione dei consumi legata alle altre attività economiche: lungo la costa sono
presenti tre importanti poli industriali e portuali: Massa Carrara, Livorno e Piombino.
Se pur a partire dal 2001 le presenze sulla fascia costiera e insulare siano aumentate del 6% c.ca, si
osserva una certa saturazione della domanda negli ultimi anni.
Città d’Arte:
Il volume fatturato nelle Città d’Arte rappresenta quasi un quarto del volume fatturato sull’intero
territorio regionale. In generale però i consumi presentano una flessione del 6% c.ca, più
accentuata sulle utenze domestiche, -6,8%, che su quelle non domestiche, -3,8%. Va tenuto presente
-
10.000.000
20.000.000
30.000.000
40.000.000
50.000.000
60.000.000
70.000.000
2007 2008 2009 2010 2011 2012
Città d'Arte - Volume Fatturato (mc)
VOL_FATT_DOM VOL_FATT_NONDOM
Autorità Idrica Toscana - Piano di Ambito - VAS - Rapporto Ambientale CAP 5
127
-
2.000.000
4.000.000
6.000.000
8.000.000
2007 2008 2009 2010 2011 2012
Comuni Chianti-Amiata - Volume Fatturato (mc)
VOL_FATT_DOM VOL_FATT_NONDOM
y = -2.063,04x2 + 8.327.871,11x - 8.402.426.794,32
R² = 0,99
0
500.000
1.000.000
1.500.000
2.000.000
1990 1995 2000 2005 2010 2015
Comuni Chianti-Amiata - Presenze turistiche
che in tale raggruppamento ha notevole peso il Comune di Firenze che vale i tre quinti del volume
fatturato del raggruppamento e dove il peso della popolazione residente è maggiore rispetto alla
fluttuante (presenze turistiche).
L’andamento delle presenze turistiche presenta un trend lineare crescente che non sembra risentire
dei dati economici.
Area Chianti Amiata:
Il volume fatturato in quest’area rappresenta il 3% del volume totale fatturato sul territorio
regionale, pertanto una percentuale non molto significativa. Significativo è però l’incremento delle
presenze che rispetto al 2001 è pari al 43% a dimostrazione di un offerta ricettiva in importante
crescita. Tale incremento rappresenta senz’altro una criticità in un area in cui la infrastrutturazione
dei servizi idrici è particolarmente difficile in particolare nelle aree agricole a causa della
dispersione delle utenze.
Il volume fatturato totale presenta una flessione del 2,7% ottenuta dalla combinazione di una
flessione del 4,8% dei consumi domestici e di un incremento del 4,1% dei consumi non domestici,
che si potrebbe pensare sia derivante proprio dal settore turistico.
La curva delle presenze segnala però una tendenza alla saturazione in particolare nell’ultimo
quinquennio.
I consumi idrici della Toscana sono generati per il 74% da utenze domestiche per le quali si può
ipotizzare una certa rigidità della domanda; possono incidere sul consumo domestico effetti di
stagionalità.
I consumi di acqua potabile legati all’utenza non domestica sono fortemente influenzati dalla
congiuntura economica generale e dall’andamento degli specifici settori. Solo oggi, nel 2015,
sembrerebbero manifestarsi i primi segni di inversione della tendenza recessiva.
Fa eccezione sul panorama regionale il settore turistico in particolare su alcune aree quali la costa e
l’area fiorentina.
Autorità Idrica Toscana - Piano di Ambito - VAS - Rapporto Ambientale CAP 5
128
A fronte di un aumento della popolazione e delle utenze la domanda è diminuita. Ciò può essere
dovuto ai seguenti fattori:
- Prezzo: l’aumento di prezzo dei servizi idrici ha favorito la diffusione di un utilizzo più
consapevole e parsimonioso dell’acqua. Questo in particolar modo nelle strutture collettive
e di servizio e comunque in tutte le attività economiche in cui l’acqua è un importante
fattore della produzione. Si pensi ad esempio, in considerazione a quello che abbiamo detto
in merito al trend di incremento delle presenze turistiche, alle strutture che lavorano sia nel
campo dell’accoglienza che della ristorazione.
- Migliore efficienza di utilizzo della risorsa: gli incentivi alla ristrutturazione edilizia degli
ultimi 10 anni hanno portato ad un rinnovo degli impianti interni (meno perdite) ed
all’utilizzo di dispositivi che favoriscono il risparmio idrico (wc a doppia cassetta, diffusori
rompigetto; gli elettrodomestici come lavatrici e lavastoviglie hanno migliorato le loro
prestazioni rispetto al consumo di acqua).
- Crisi idrica: in alcuni anni particolari (2003, 2007 e 2012) si sono registrate situazioni di crisi
idrica legate alle scarse precipitazioni tanto da portare l’amministrazione Regionale a
dichiarare lo stato di emergenza. Durante i periodi di crisi non è stato sempre possibile
dare soddisfazione alla domanda dei servizi e questo può aver comportato una flessione
dei consumi.
Senza voler sottovalutare il trend in diminuzione dei volumi fatturati, in via cautelativa si ipotizza
che per gli anni di validità del Piano d’Ambito la domanda rimanga costante (riferimento 2012),
potendo ipotizzare che un eventuale crescita dei consumi non domestici per effetto di una futura
ripresa economica possa in parte compensare la diminuzione dei consumi domestici.