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ANNO 95 N° 1 - Registrazione Tribunale di Bergamo n° 9 del 26/6/1975 - Redazione Zogno - via XI febbraio, 4 - MENSILE ZOGNO ZOGNO notizie notizie GENNAIO 2004 Spedizione in a.p. art. 2 comma 20/c - Legge n° 662 del 23/12/96 - Tab. C - Aut. DC/DCI/04/00/L Bergamo PARROCCHIA Ti benedica il Signore e ti protegga. Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace

ZOGNO · Ecco, fratelli il Natale di cui abbiamo bisogno: un Natale che ci metta in crisi, che ci faccia rivedere le nostre scelte di fondo, che ci obblighi a metterci, qui, adesso,

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Page 1: ZOGNO · Ecco, fratelli il Natale di cui abbiamo bisogno: un Natale che ci metta in crisi, che ci faccia rivedere le nostre scelte di fondo, che ci obblighi a metterci, qui, adesso,

ANNO 95 N° 1 - Registrazione Tribunale di Bergamo n° 9 del 26/6/1975 - Redazione Zogno - via XI febbraio, 4 - MENSILE

ZOGNOZOGNOnnoottiizziieennoottiizziiee

GENNAIO 2004Spedizione in a.p. art. 2 comma 20/c - Legge n° 662 del 23/12/96 - Tab. C - Aut. DC/DCI/04/00/L Bergamo

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Ti benedica il Signoree ti protegga.

Il Signore faccia brillare il suo volto su di tee ti sia propizio.

Il Signore rivolga su di te il suo voltoe ti conceda pace

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2 GENNAIO 2004

Calendario Parrocchiale

Giovedì 1 gennaio Solennità di Maria ss. Madre di Dio“Dio ci benedica con la luce del suo volto”

Venerdì 2 gennaio Primo venerdì del mese34° anniversario della morte di Mons. Giuseppe Speranza.Lo ricordiamo con tutti i sacerdoti defuntialla messa delle ore 9.00Ore 15.30-18.00 Adorazione Eucaristica

Domenica 4 gennaio II domenica dopo Natale“Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimorain mezzo a noi”

Martedì 6 gennaio Epifania del Signore. S.Messe con orario festivo.“Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra”

Sabato 10 gennaio Festa della Santa Famiglia a Carubbocon S.Messa alle ore 11.00

Domenica 11 gennaio Battesimo di Gesù“Benedetto il Signore che dona la vita”

Lunedì 12 gennaio Ore 20.30 incontro per genitori1ª, 2ª e 5ª elementare e 1ª media

Venerdì 16 gennaio Ore 15.00 S.Messa a Piazza Martina

Sabato 17 gennaio S.Antonio Abate, festa a Piazza MartinaOre 10.30 S.Messa

Domenica 18 gennaio II del Tempo Ordinario“Hai fatto nuove, Signore, tutte le cose”Inizio settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

Lunedì 19 gennaio Ore 20.30 incontro per genitoridi 3ª e 4ª elementare, 2ª e 3ª media

Martedì 20 gennaio Festa di S.Sebastiano sul monte con S.Messa alle ore 16.00

Giovedì 22 gennaio Ore 20.30 Consiglio pastorale parrocchiale

Domenica 25 gennaio III del Tempo Ordinario“Le tue parole, o Signore, sono spirito e vita”Chiusura settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

Sabato 31 gennaio Festa di S. Giovanni Bosco patrono del nostro oratorio

G E N N A I O 2 0 0 4

Don Angelo 0345-91.083

Don Paolo 0345-91.138

Mons. Gaspare Cortinovis 0345-91.029

Mons. Giulio Gabanelli 0345-91.972

Mons. Gianfranco Gherardi 0345-94.381

Monache di Clausura 0345-91.130

Suore Scuola M. Cavagnis 0345-91.246

Suore Casa di Riposo 0345-91.029

Giorgio Avogadro (sagrista) 338-86.44.024G.Mario Pesenti (sagrista) 0345-92.647

Recapiti telefonici di Sacerdotie Religiose della Parrocchia

Redazione, amministrazioneI-24019 Zogno (Bergamo)Via XI Febbraio, 4Tel; 0345/91083http://web.tiscalinet.it/parrocchiadizognoe-mail: [email protected]

Direttore responsabile: Don Lino LazzariEditore: Don Angelo Vigani

Registrato al Tribunale di Bergamoil 26-6-1975 al n. 9REALIZZATO DA CORPONOVE BERGAMOe-mail: [email protected]

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avvento ci ha condotto a incontrare il Figlio, gioiadel Padre e Salvezza dell’umanità, di un’umanitàcosì distratta, così lontana in cui Gesù rischia di na-scere ancora più sconosciuto e dimenticato che nonduemila anni fa. Un Figlio ci è dato, ci è donato: unFiglio Dio ci dona perché tutti noi siamo suoi figli

e ci comportiamo come figli, impariamo il suo stile di vita.Non accontentiamoci più di cantare con la bocca, di proclama-

re con la lingua, di comunicare con il corpo, ma cerchiamo di vi-vere la sua presenza di salvezza.

Ma di quale salvezza ha bisogno l’uomo d’oggi?Di pace, di gioia, di condivisione, di portare ognuno i pesi

dell’altro, di aiuto reciproco e vicendevole. Amici carissimi non può essere Natale se non cambia lo stile e

il modo di stare uno accanto all’altro, non abbiamo dato spazio aCristo se non ci siamo preoccupati di scoprire i bisogni reali deifratelli più piccoli, se non siamo andati incontro agli anziani, agliammalati, ai bambini.

Tutti, incontrandomi, mi chiedono come è andata in Africa e ionon so cosa rispondere e dico: “È andata!”. (Qui sotto riporto al-cune impressioni di questo viaggio). Ho visto gente che ha biso-gno tanto, tantissimo: il Centro di Rilima è una grande ricchezzada far funzionare al meglio, ma è una goccia nel mare della mise-ria di quel popolo.

E noi ci preoccupiamo di comprare i fuochi per l’ultimodell’anno e abbiamo già cominciato a sprecare, a buttare via tem-

po in scempiaggini, a preoccuparci del vestito e di tutto quelloche possediamo già a riempirci di regali e di cose inutili.

Ma cosa possiamo fare noi in quel mare di miseria? Siamo unagoccia e poi non cambia niente...

Le scuse sono tantissime e così lasciamo le cose come stanno:ma il brutto è che non cambiamo dentro e la società che noi co-struiamo continua a mantenere e ad approfondire le distanze trala nostra opulenza e la miseria di altri.

Ecco, fratelli il Natale di cui abbiamo bisogno: un Natale checi metta in crisi, che ci faccia rivedere le nostre scelte di fondo,che ci obblighi a metterci, qui, adesso, al servizio dei fratelli.

Il nuovo anno ci trovi nuove creature, più disposte a donare.Grandi feste ci hanno accomunato e stiamo continuando in pre-

parazione alla festa del nostro oratorio e del suo patrono S. Gio-vanni Bosco. Siamo molto presi, noi adulti, dal mondo giovanile,preoccupati dei valori che, secondo noi, sono andati persi. Non èche, forse, siamo proprio noi adulti che non riusciamo più a tra-smetterli quei famosi valori perché non li abbiamo presi sul serio,sono rimasti in superficie anche dentro di noi e li abbiamo lasciativolatilizzare appena se ne è presentata l’occasione. Abbiamo biso-gno di lasciarci educare dalla novità di Dio che ci si presenta spes-so nelle domande dei bambini e nelle pretese degli adolescenti edei giovani. Proviamo a essere giovani nello spirito, sempre pron-ti a metterci in questione e a dare il meglio di noi impegnandoci alasciarci educare dalla presenza di chi abita vicino a noi.

Auguri

D a poco sono tornato dal mio viaggioin terra africana: sono andato a Rili-

ma dove quest’estate sono stati ospiti an-che don Paolo, Diego, Claudio, Chiara,Marta e Maria. Un’esperienza particolare,piena d’insidie e di significati profondi chemi hanno fatto toccare con mano ancorauna volta (l’ultimo viaggio nel 97 in Zaire)che la miseria è enorme, inimmaginabile eche noi non riusciamo ad arginare il diva-rio che si allarga continuamente tra i paesidell’opulenza e quelli della miseria “nera”.

Le cose che emergono principalmentesono la mancanza di tutto il necessario pervivere: dal cibo, al vestiario, all’abitazio-ne. Non piove da tre anni in quella zona equindi da tre anni la popolazione vive gra-zie ai sussidi che, chi per loro, è sempre al-la ricerca. Continuano a seminare semi, i

quali non trovano l’acqua sufficiente perarrivare a maturazione; quando c’è qual-cuno che si muove per distribuire viveri diprimo genere, c’è una marea di gente chesi accalca aspettando ore e ore per ricevere4 o 5 chili di fagioli, di farina, di sorgo ( ti-po di grano) per poter mangiare meglio perqualche giorno.

Eppure la gioia non manca mai: bastauna macchina fotografica per mettersi inposa e per sorridere, basta una Messa perradunare 3 o 4 mila persone per cantare,pregare e ascoltare per ore e ore.

La capitale è una gran baraccopoli conal centro qualche palazzo moderno e incollina si notano le case del presidente edel nunzio apostolico. I giovani sono allaricerca di gente che comperi la loro merce,vendono di tutto un po’e dappertutto, im-

pegnandosi anche a cambiare i soldi deipochi turisti che passano con le jeep. IlCentro S. Maria ospita 21 bambini orfani,ricevuti in tenerissima età ed è inoltre unospedale traumatologico per ragazzi e gio-vani, è ben organizzato: dà lavoro ad unatrentina di operai del luogo ed è anche bengestito grazie a Rino e ai volontari italiani,il loro impegno è encomiabile. È una goc-cia che dà sollievo, che apre prospettivenuove, che sostiene la vita. Per questo vaaiutato!! Cosa possiamo fare?

Adozioni a distanza, preghiera edesempio di vita per i nostri ragazzi e gio-vani perché non si lascino prendere dallecose che comandano sempre di più nellenostre famiglie, ma imparino ad andareincontro a chi soffre.

Angelo prete

DIALOGHI CON IL PARROCO

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3GENNAIO 2004

L’

«Il nuovo annoci trovi nuove creature»

Impressioni di un viaggio africano

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4 GENNAIO 2004

Il comandamento si colloca in un con-testo giudiziario, siamo in un delica-

tissimo settore della vita sociale dovel’amministrazione della giustizia neitribunali comporta anche la dimensio-ne religiosa. Dalla più remota antichitàfino ad oggi, quello dei testimoni èsempre stato un ruolo decisivo. Fre-quentemente i ricchi e i potenti riusci-vano, grazie a testimoni pagati o co-munque subordinati, a far condannarel’innocente e a salvare, il più delle vol-te il vero colpevole, perché dotato dimezzi o di appoggi. Nella Bibbia bastiricordare l’episodio che vede protago-nista Nabot, un poveraccio che non in-tende cedere la propria vigna al re po-tente (1 Re cap 21), il quale però nonha messo in conto il senso della dignitàdi quel suddito che resiste alla sua pre-potenza. Bisogna ricordare le veemen-ti denunce profetiche su questo temada parte del profeta (Is 1,23; Is 5,23-24; Mi 3,1-3). Lo stesso Gesù sarà con-dannato a morte anche a causa di falsitestimoni.

La tragica storia di persecuzionicontro il popolo d’Israele è dominatada una falsa accusa: quella di deicidio.Lo ricorda A. Chouraqui: “La primamenzione dell’accusa di deicidio appa-re tra l’anno 160 e 170 in un sermonedi un vescovo di Sardi, Melitone : Dioè stato assassinato, il re d’Israele èstato ucciso per mano di ebrei. Perquesta accusa gli ebrei ne fecero lespese per millenni. La cristianità avevafinalmente trovato il suo capro espiato-

rio, di cui spesso si servì lungo tutta lastoria. Dopo il concilio di Nicea riuni-to da Costantino, la rottura della Chie-sa con la sinagoga divenne ufficiale: lademonizzazione del popolo ebraicoproseguirà sistematicamente, dispie-gando un arsenale illimitato di accuse,di crimini e di vizi di cui il popoloebraico è collettivamente colpevole.Condannato a sparire o a convertirsi ilpopolo ebraico sopravisse a tutte leviolente manifestazioni cui diede luo-go questa falsa accusa, di cui si feceroportavoce le crociate, i contadini, leespulsioni parziali o totali, sino alla so-luzione finale, messa in atto dai nazisti.

In Spagna, per tre secoli, la Santa In-quisizione vedrà succedersi, dopo ilmonaco Torquemada, quarantacinqueinquisitori generali che istruirannocentinaia di migliaia di processi desti-nati a seminare il terrore tra gli ebreidei ghetti, già decimati da epidemie dipeste nera e dalle numerose sommosseantisemitiche.

Bisogna giungere a papa GiovanniPaolo II per ascoltare, nonostante le di-sapprovazioni di alti prelati e di alcuniteologi fermi nei loro pregiudizi, unaesplicita richiesta di perdono per quel-la falsa testimonianza che tante soffe-renze e tragedie ha provocato nel corsodei secoli. Durante la solenne via cru-cis del Venerdì Santo del 1999, KarolWojtyla recita questa preghiera: “Per-donaci, o nostro Dio, per avere croci-fisso tante volte, per generazioni, il po-polo ebraico”.

Ritorno ai Comandamenti - L’8°

Non direfalsa testimonianzaDalla più remota antichità, quello dei testimoni è sempre stato un ruolodecisivo. Frequentemente i ricchi e i potenti, grazie a persone pagate ocomunque subordinate, riuscivano a far condannare l’innocente e a salva-re il vero colpevole. Lo stesso Gesù è stato crocifisso per false deposizioni.

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5GENNAIO 2004

Per comprendere la gravità della menzogna, occorre rife-rirsi alla potenza e, alla sacralità della parola. L’uomo è im-magine di Dio specialmente per il dono della parola. Da pic-coli quando ci si andava a confessare tra l’elenco dei pecca-ti figurava quasi sistematicamente l’aver pronunziato dellebugie. Oggi le bugie perdono la loro gravità, diventano unafaccenda irrilevante, talune volte perfino un merito. Il datopiù preoccupante è che l’opinione pubblica considera legit-timi, scontati e comunque giustificabili atteggiamenti dovela menzogna diventa modalità di relazione con il prossimo.Invece, bisognerebbe togliere stima, fiducia e rispettabilità achi mente, tornare a consi-derare peccato la bugia so-prattutto di chi adulto rico-pre responsabilità sociali. Ilcristiano appartiene allarazza dei figli della luce,non dei “figli delle nebbie”.La virtù della sincerità puòessere ritrovata e apprezza-ta solo disonorando il bu-giardo.

Legata alla sincerità, è lavirtù della semplicità. Gesùha detto: “Siate semplici co-me le colombe”. (Mt 10,16).Il fatto è che, anche in am-bito cristiano, parecchiagente ritiene che sulle alidella semplicità non si volitroppo in alto. La sempli-cità è una virtù eccezionale,che di fatto risulta molto ra-ra , è cosa straordinaria es-sere semplici.

In realtà, un individuosemplice è uno che è riuscito a dare ordine alle cose, ai valo-ri, ha eliminato le cose inutili ed ingombranti, ha svolto unprocesso di semplificazione. Nel monachesimo antico lasemplicità era considerata la virtù più grande, qualcosa comeil vertice di tutto l’itinerario per essere un autentico monaco.

Semplice è un individuo che evita la doppiezza le contor-sioni verbali, le ipocrisie, le tortuosità, le complicazioni, leambiguità, le simulazioni, ha una faccia sola e una parolasola e va diritta allo scopo, è leale, punta all’essenziale.“Mostrami Signore, la tua via, perché nella tua verità iocammini; donami un cuore semplice che tema il tuo nome”.(Sal 86,11).

Si pecca contro il comandamento anche con la calunnia,la diffamazione del prossimo. L’ottavo comandamento pre-so alla lettera suona così : “Non attestare il falso contro ilprossimo”. Per cui bisogna evitare le mormorazioni, i pette-

golezzi, il cosiddetto “gossip” oggi tanto di moda. Secondocerti maestri ebrei, chi presta attenzione a una maldicenzacommette un peccato più grande di chi la diffonde: se non cifosse qualcuno che sta ad ascoltare, il maldicente tacerebbe.A rafforzare questo concetto vi è una citazione di DietrichBonhoeffer : “Sarà una regola essenziale nella vita di ognicomunità cristiana vietare a ognuno di parlare di nascostodel fratello”. Il parlare male, anche sotto l’apparenza di con-dannare determinati errori e difetti, ha sempre una forza di-struttiva e non può mai portare a risultati buoni e comunqueutili per il fratello che ha sbagliato. Bisogna abituarsi a par-

lare bene dei nostri fratelli,impegnarsi a scoprire ciòche di buono, vero, ammi-revole c’è e diffonderlo.

La stessa preghiera d’in-tercessione vuol dire parla-re bene degli altri davanti aDio e questo tipo di pre-ghiera dovrebbe avere unriflesso anche in una di-mensione orizzontale. Oc-corre necessariamente di-fendersi anche dalle men-zogne, soprattutto nella so-cietà odierna, dove siamosottoposti a un bombarda-mento intensivo di messag-gi distorti da parte dellapubblicità, della propagan-da, dei mezzi di comunica-zione di massa. Spesso igiornali, radio, televisionesono in molti casi spaccia-tori spregiudicati e smali-ziati di notizie false, perché

in mano a gruppi di potere che non esitano a stravolgere laverità pur di tutelare gli interessi che sono in gioco. A que-sto indegno e indecoroso modo di operare nel mondodell’informazione si conformano giornalisti, uomini di cul-tura senza dignità, killer prezzolati che usano la calunnia si-stematica per demolire gli avversari pur di barcamenarsi e diassicurarsi onori e visibilità. L’unica modalità per non subi-re il contagio di propaganda, pubblicità, sparate giornalisti-che, scoop sensazionali è quella di opporsi allo strapoteredei media attivando il cervello e sottoponendo alla critica ri-gorosa tutti i messaggi che ci vengono proposti. È necessa-rio ritrovare il gusto di pensare, meditare, fabbricare ideeproprie per evi tare di essere abbindolati e strumentalizzatida chi si è specializzato nel testimoniare il falso, c’è una so-la difesa valida: la libertà legata all’uso del cervello e a qual-che risata non priva d’ironia.

La gravità della menzogna

La bella favola diPinocchio insegna chela verità ci trasforma

da burattinia persone vere.

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6 GENNAIO 2004

L’atto di nascita e di battesimoconfermano che ”Paci Paciana”non è un personaggio leggendarioIdubbi vengono sfatati dai do-

cumenti d’archivio per tutticoloro che pensano tuttora che“Pacì Paciàna, padrù de la Al-brembàna”, cioè Vincenzo Pac-chiana, sia un personaggio leg-gendario, frutto soprattutto dellafantasia effervescente del popo-lino. I documenti d’archivio rin-venuti comprovano e precisanodefinitivamente la data della suanascita, del suo battesimo, la du-plice celebrazione del suo matri-monio con la cugina Angela delMonte di Zogno, la sua paternitàe maternità, i suoi fatti e misfat-ti. In lui, prima spia del governoe poi bandito, che andava a ruba-re ai ricchi per darne ai poveri,che sapeva tenere a bada anchegli uomini della legge imponen-do taglie e sequestrando perso-ne, come il notaio Bonetti di Zo-gno, si vuole rivendicata da par-te della povera gente la prepo-tenza subita e l’incapacità di far-si giustizia da sola di fronte alleautorità corrotte e ai signori im-peranti tra loro sempre in com-butta a danno dei più deboli edegli inermi. Pacì Paciàna eradetto di Poscante, per cui le ri-cerche condotte in quella loca-lità non potevano avere successoperché realmente, il Pacchiana,era nato a Bonoré di Grumellode’ Zanchi, nella cui parrocchia-le ricevette il battesimo, anchese poi, spostandosi di poco,andò a gestire da giovane unasua osteria nei pressi del PonteVecchio di Zogno entro i confinidella giurisdizione comunale e

ecclesiastica di Poscante.L’osteria del “Pacì” era situatanell’edificio tuttora esistente at-tiguo all’attuale trattoria Zam-belli, detta del Bianco. Eccol’atto di nascita e di battesimo diVincenzo Pacchiana come risul-ta dai registri parrocchiali diGrumello de’ Zanchi rinvenutirecentemente dopo accurate ri-cerche da parte del sottoscritto,con l’ausilio del parroco donUmberto Tombini, risolvendocosì un enigma che durava da ol-tre duecento anni.

“Die 20Xmbris 1773”.“Anno Domini millesimo sep-

tingentesimo septuagesimo ter-tio, die vigesima mensis Decem-bris, ego Johannes Andreas Zan-chis, B. Mariae Virginia Ab-sumptae Grumelli ZancorumParocus, Baptizavi Infantem exJoanne et Maria Coniugibus dePachianis huius Parochiae na-tum nudius tertius cui imposi-tum fuit nomen Vincentius. Su-sceptrix fuit Angela de Torrizel-

lis huius Parochiae. ObstetrixAntonia de Mulijs ex ParochiaZonij”.

Eccone la traduzione letterale:II 20 dicembre 1773, l’anno

del Signore millesimo settecen-tesimo settuagesimo terzo, ioGiovanni Andrea Zanchis, par-roco della B. Maria Vergine As-sunta di Grumello de’ Zanchi,ho battezzato l’infante nato l’al-tro ieri (il 18) da Giovanni e Ma-ria, coniugi de Pachianis di que-sta parrocchia. Gli fu imposto ilnome “Vincenzo”. La Madrinafu Angela de Torricellis di que-sta parrocchia. L’ostetrica fuAntonia Mutiis della parrocchiadi Zogno”.

Finalmente risulta sicura edesatta la data di nascita e di batte-simo di Vincenzo Pacchiana e illuogo d’origine, Bonoré di Gru-mello de Zanchi. Nell’atto dibattesimo si evidenzia pure lapaternità e la maternità di Vin-cenzo. Dai registri risulta pure laparentela dei Pacchiana col Ca-

Atto di nascitae di battesimo

di Pacì Paciana

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7GENNAIO 2004

stellano del Monte di Zogno. Quandoinfatti, Vincenzo, sposerà forzosamen-te e invalidamente la cugina Angela, fi-glia di Francesco Sonzogni, Castellanodi Zogno, nella chiesetta di MariaBambina in Foppa, alla presenza delcoadiutore R.D. Marco Negri, sarà co-stretto poi a ripetere il suo matrimonio,stavolta alla presenza del parroco diZogno, don Giuseppe Maria Gregis,nella parrocchiale di S. Lorenzo, dopoavere ottenuto le dovute dispense dallaSacra Penitenzieria sia dall’impedi-mento di consanguineità e sia per ilmancato consenso libero della “sposacoacta”. Il primo matrimonio forzoso einvalido avvenne il 2 giugno 1794 e ilsecondo l’11 aprile 1795. In Zogno No-tizie del dicembre 1977, ho già pubbli-cato la fotocopia degli atti d’archivioche riguardano il nostro bandito sia delduplice matrimonio, sia del battesimodella moglie Angela, sia della nascitadella figlia Maria Caterina e sia dellamorte delle due vittime freddate a colpidi fucile, la prima, Angelo Fezi di Ca-lusco, il 28 maggio 1806, e la seconda,Angelo Lanciano, gregario della giusti-zia, il 29 maggio 1806. Qui, abbiamoora finalmente pubblicato anche l’attodi nascita e di battesimo dopo così lun-ghe ricerche. Non si chiudono qui logi-camente le ricerche su Pacì Paciàna chedovrebbero spingersi sino a Stazzonadi Gravedona per conoscere meglio lenotizie sulla miseranda fine che ha su-bito per mano del bandito CartoccioCartocci (o Gargino Carciofo oppuresemplicemente Carcino) che gli mozzòla testa dopo di averlo ubriacato e diaverlo abbattuto nel sonno a colpi di lu-para. Colà esiste ancora la torre dettadel “Bandito” a ricordo di questo fat-taccio avvenuto tra il 5 e il 6 agosto1806, giorno in cui venne esposta sullaghigliottina della Fara in Bergamo lasua testa trasferita nello zaino da Carci-no che potè così riscuotere la taglia edottenere il perdono delle sue ribalderie.

Lasciamo pertanto le leggende av-venturose del bandito Pacì Paciàna allatradizione popolare, ma si continui laricerca di documenti che ne faccianopiena luce. Don Giulio

A conclusione della soppressionedel Conventodei Frati Minori Riformati di Romacolo

Adì 24 Primale Anno 7° RepubblicanoRomacolo Comune di EndennaInevasivamente a Lettera 22 Corrt.e dell’Amministrazione Centra-

le, ed ingiunte istruzioni dell’Agente de Beni Nazionali, il Cittad.Antonio Torricella Municipale Delegato dall’Amministrazione Mu-nicipale di Zogno, con suo Decreto del giorno d’oggi si è portato alsoppresso Convento de Riformati di questo Luogo, ed ha immesso ilCittad. Alessandro Viscardi nel possesso del medesimo Convento, esuo intero

Locale, e Circondario ad esso spettante e pertinente in ogni modo,compreso tutto il Fabbricato, cioè Fondi, Case, Campi, Prati, ed Orti,con obbligo di non contravvenire alli Artcoli 10,e 17 della Legge 8 Ven-demiale Anno 7° Repubblicano.

Li Beni sono :

- Tutto il Fabbricato di detto Convento, con tutti li Chiostri, varie Stan-ze delle quali mancano i Serramenti.

- L’Ortalizio interno tutto chiuso da Muri, diviso in vari Campi, Prati, edOrti tutti nell’interno, senza alcun nome separato.

- La Piazza avanti la Chiesa, e con tutti li suoi ingressi, e regressi, solitio consueti.

- Tutte le adiacenze delle Rive del Fiume Brembo, e tutte le ragioni,Azioni, e Servitù spettanti ad Essa, e con la ragione de soliti Acque-dotti in ogni modo spettanti al Sudetto Convento.

Furono presenti al detto Atto Immissione di Possesso praticato contutte le solite Formalità li Cittadini Francesco Carobbio e Bortolo Volpiambi di Endenna.

Sott. Torricella MunicipaleAlios.Te. (E?) Giuseppe Bonetti NodaroPer Coppia Conforme Spedita all’Amministrazione Centrale -Bonetti Segretario della Municipalità di Zogno -Per Copia conforme al suo Originale a tal fine esibitomi dal Cittadino

Alessandro Viscardi e poscia restituito in Sede.Ego Hieronimus qumdam Jacobi de Bortolottis Civis et NotariusPub.us Bergomi,et pro fide etc...

N.B.: È necessario stendere una planimetria in cui si possa rilevare conmaggior chiarezza l’insieme del Convento e annessi, così come risulta-va ai tempi prima delle importanti modifiche del XX secolo

Don Giulio G.

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8 GENNAIO 2004

ALCUNI PENSIERI COLTI DAL DISCORSO DEL PAPA SULLA PACE PER L’ANNO 2004

Un IMPEGNO sempre attuale:E D U C A R E A L L A P A C EA scoltate tutti l’umile appello del

successore di Pietro che grida: Og-gi ancora, all’inizio del nuovo anno2004, la pace resta possibile. E se pos-sibile, la pace è anche doverosa!...

... Anche quest’anno sento il doveredi invitare gli uomini e le donne di ogniContinente a celebrare una nuova Gior-nata Mondiale della Pace. L’umanità in-fatti ha più che mai bisogno di ritrovarela strada della concordia, scossa com’èda egoismi e da odi, da sete di dominio eda desiderio di vendetta...

...All’alba di ogni nuovo anno, ho ri-chiamato le persone di buona volontà ariflettere sui vari aspetti di una ordinataconvivenza, alla luce della ragione edella fede. È nata così una sintesi di dot-trina sulla pace, che è quasi un sillaba-rio su questo fondamentale argomento:un sillabario semplice da comprendereper chi ha l’animo ben disposto, ma altempo stesso estremamente esigente perogni persona sensibile alle sorti dellaumanità.

I vari aspetti del prisma della pace so-no stati ormai abbondantemente illu-strati. Ora non rimane che operare, af-finché l’ideale della pacifica conviven-za, con le sue precise esigenze, entrinella coscienza degli individui e dei po-poli. Noi cristiani, l’impegno di educarenoi stessi e gli altri alla pace lo sentiamocome appartenente al genio stesso dellanostra religione. Per il cristiano, infatti,proclamare la pace è annunziare Cristoche è “la nostra pace” (Ef 2,14), è an-nunziare il suo Vangelo, che è “Vangelodella pace” (Ef 6,15), è chiamare tuttialla beatitudine di essere “artefici di pa-ce” (Mt 5,9).

La Chiesa ha sempre insegnato ed in-segna ancor oggi un assioma moltosemplice: la pace è possibile. Anzi, la

Chiesa non si stanca di ripetere: la paceè doverosa. Essa va costruita sui quattropilastri indicati dal beato GiovanniXXIII nell’Enciclica Pacem in terris, ecioè sulla verità, la giustizia, l’amore ela libertà. Un dovere, quindi, s’impone atutti gli amanti della pace, ed è quello dieducare le nuove generazioni a questiideali, per preparare un’era migliore perl’intera umanità.

In questo compito di educare alla pa-ce, s’inserisce con particolare urgenzala necessità di guidare gli individui ed ipopoli a rispettare l’ordine internazio-nale e ad osservare gli impegni assuntidalle Autorità, che legittimamente lirappresentano. La pace ed il diritto in-ternazionale sono intimamente legatifra loro: il diritto favorisce la pace.

Fin dagli albori della civiltà i raggrup-pamenti umani che venivano formando-si ebbero cura di stabilire tra loro intesee patti che evitassero l’arbitrario uso del-la forza e consentissero il tentativo diuna soluzione pacifica delle controver-sie via via insorgenti. Accanto agli ordi-namenti giuridici dei singoli popoli sicostituì così progressivamente un altrocomplesso di norme, che fu qualificatocol nome di jus gentium (diritto dellegenti). Col passare del tempo, esso ven-ne estendendosi e precisandosi alla lucedelle vicende storiche dei vari popoli.

Questo processo subì una forte acce-lerazione con la nascita degli Stati mo-derni. A partire dal XVI secolo giuristi,filosofi e teologi si impegnarono nellaelaborazione dei vari capitoli del dirittointernazionale, ancorandolo a postulatifondamentali del diritto naturale. Inquesto cammino presero forma, con for-za crescente, principi universali che so-no anteriori e superiori al diritto inter-no degli Stati, e che tengono in conto

l’unità e la comune vocazione della fa-miglia umana.

Centrale fra tutti questi principi è si-curamente quello secondo cui pactasunt servanda: gli accordi liberamentesottoscritti devono essere onorati. Èquesto il cardine ed il presupposto inde-rogabile di ogni rapporto fra parti con-traenti responsabili. La sua violazionenon può che avviare una situazione di il-legalità e di conseguenti attriti e con-trapposizioni che non mancherà di ave-re durevoli ripercussioni negative. Ri-sulta opportuno richiamare questa rego-la fondamentale, soprattutto nei mo-menti in cui si avverte la tentazione difare appello al diritto della forza piutto-sto che alla forza del diritto.

...A vegliare sulla pace e sulla sicu-rezza globali, a incoraggiare gli sforzidegli Stati per mantenere e garantirequesti fondamentali beni dell’umanità, iGoverni chiamarono un’organizzazioneappositamente costituita - l’Organizza-zione delle Nazioni Unite - con un Con-siglio di Sicurezza investito di ampi po-teri d’azione. Quale cardine del sistemavenne posto il divieto del ricorso allaforza. Un divieto che, secondo il notocap. VII della Carta delle Nazioni Uni-te, prevede due sole eccezioni. Una èquella che conferma il diritto naturalealla legittima difesa, da esercitarsi se-condo le modalità previste e nell’ambi-to delle Nazioni Unite: di conseguenza,anche dentro i tradizionali limiti dellanecessità e della proporzionalità.

... È doveroso tuttavia riconoscere chel’Organizzazione delle Nazioni Unite,pur con limiti e ritardi dovuti in gran par-te alle inadempienze dei suoi membri,ha contribuito notevolmente a promuo-vere il rispetto della dignità umana, la li-bertà dei popoli e l’esigenza dello svi-

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luppo, preparando il terreno culturale eistituzionale su cui costruire la pace.

L’azione dei Governi nazionali trarràun forte incoraggiamento dal constatareche gli ideali delle Nazioni Unite sonolargamente diffusi, in particolare me-diante i concreti gesti di solidarietà e dipace delle tante persone che operanoanche nelle Organizzazioni Non Gover-native e nei Movimenti per i dirittidell’uomo.

... Oggi il diritto internazionale fa fa-tica ad offrire soluzioni alla conflittua-lità derivante dai mutamentinella fisionomia del mondocontemporaneo. Tale conflittua-lità, infatti, trova frequentemen-te tra i suoi protagonisti attoriche non sono Stati, ma enti deri-vati dalla disgregazione degliStati o legati a rivendicazioniindipendentiste o connessi conagguerrite organizzazioni cri-minali. Un ordinamento giuridi-co costituito da norme elaboratenei secoli per disciplinare i rap-porti tra Stati sovrani si trova indifficoltà a fronteggiare conflittiin cui agiscono anche enti nonriconducibili ai tradizionali ca-ratteri della statualità. Ciò vale,in particolare, nel caso dei grup-pi terroristici. La piaga del ter-rorismo è diventata in questi an-ni più virulenta e ha prodottomassacri efferati, che hanno re-so sempre più irta di ostacoli lavia del dialogo e del negoziato,esacerbando gli animi e aggravando iproblemi, particolarmente nel MedioOriente.

Tuttavia, per essere vincente, la lottacontro il terrorismo non può esaurirsisoltanto in operazioni repressive e puni-tive. È essenziale che il pur necessarioricorso alla forza sia accompagnato dauna coraggiosa e lucida analisi dellemotivazioni soggiacenti agli attacchiterroristici. Allo stesso tempo, l’impe-gno contro il terrorismo deve esprimer-si anche sul piano politico e pedagogi-co: da un lato, rimuovendo le cause chestanno all’origine di situazioni di ingiu-stizia, dalle quali scaturiscono soventele spinte agli atti più disperati e sangui-

nosi; dall’altro, insistendo su un’educa-zione ispirata al rispetto per la vita uma-na in ogni circostanza: l’unità del gene-re umano è infatti una realtà più fortedelle divisioni contingenti che separanouomini e popoli.

Nella doverosa lotta contro il terrori-smo, il diritto internazionale è ora chia-mato ad elaborare strumenti giuridicidotati di efficienti meccanismi di pre-venzione, di monitoraggio e di repres-sione dei reati. In ogni caso, i Governidemocratici ben sanno che l’uso della

forza contro i terroristi non può giustifi-care la rinuncia ai principi di uno Statodi diritto. Sarebbero scelte politicheinaccettabili quelle che ricercassero ilsuccesso senza tener conto dei fonda-mentali diritti dell’uomo: il fine nongiustifica mai i mezzi!

... Al termine di queste considerazio-ni ritengo, però, doveroso ricordare che,per l’instaurazione della vera pace nelmondo, la giustizia deve trovare il suocompletamento nella carità. Certo, ildiritto è la prima strada da imboccareper giungere alla pace. Ed i popoli deb-bono essere educati al rispetto di tale di-ritto. Non si arriverà però al termine delcammino, se la giustizia non sarà inte-

grata dall’amore. Giustizia e amore ap-paiono, a volte, come forze antagoniste.In verità, non sono che le due facce diuna medesima realtà, due dimensionidell’esistenza umana che devono vicen-devolmente completarsi. È l’esperienzastorica a confermarlo. Essa mostra co-me la giustizia non riesca spesso a libe-rarsi dal rancore, dall’odio e perfino dal-la crudeltà. Da sola, la giustizia non ba-sta. Può anzi arrivare a negare se stessa,se non si apre a quella forza più profon-da che è l’amore.

È per questo che, più volte, horicordato ai cristiani e a tutte lepersone di buona volontà la ne-cessità del perdono per risolve-re i problemi sia dei singoli chedei popoli. Non c’è pace senzaperdono! Lo ripeto anche inquesta circostanza, avendo da-vanti agli occhi, in particolare,la crisi che continua ad imper-versare in Palestina e in MedioOriente: una soluzione ai gra-vissimi problemi di cui da trop-po tempo soffrono le popolazio-ni di quelle regioni non si tro-verà fino a quando non ci si de-ciderà a superare la logica dellasemplice giustizia per aprirsianche a quella del perdono.

Il cristiano sa che l’amore è ilmotivo per cui Dio entra in rap-porto con l’uomo. Ed è ancoral’amore che Egli s’attende co-me risposta dall’uomo. L’amoreè perciò la forma più alta e più

nobile di rapporto degli esseri umanianche tra loro. L’amore dovrà dunqueanimare ogni settore della vita umana,estendendosi anche all’ordine interna-zionale. Solo un’umanità nella quale re-gni la “ civiltà dell’amore ” potrà gode-re di una pace autentica e duratura.

All’inizio di un nuovo anno voglio ri-cordare alle donne ed agli uomini diogni lingua, religione e cultura l’anticamassima: “Omnia vincit amor” (l’amo-re vince tutto). Sì, cari Fratelli e Sorelledi ogni parte del mondo, alla fine l’amo-re vincerà! Ciascuno si impegni ad af-frettare questa vittoria. È ad essa che, infondo, anela il cuore di tutti.

Dal Vaticano, 8 Dicembre 2003

Papa GiovanniPaolo II

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È stata una settimana all’insegna dellacultura bergamasca quella che ha vi-

sto impegnato, da venerdì 10 a domenica12 ottobre, il Coro Fior di Monte in tra-sferta a Regensburg e in due cittadine deidintorni: Regenstauf e Rampsau.

L’occasione del viaggio in Baviera(che segue un’analoga iniziativa di alcunianni fa) è scaturita dall’inaugurazione,venerdì 10, della mostra collettiva dei 4artisti bergamaschi Angelo, Franco, Lui-gi e Stefano Travi, ospitata nel Palazzodella Cultura del comune di Regenstaufcentro industriale e agricolo di 15 milaabitanti a una decina di chilometri da Re-gensburg.

I quattro fratelli, originari di Casirated’Adda e assai noti nel mondo culturalelombardo, hanno avuto per la prima voltal’opportunità di esporre assieme le loroopere in un’unica grande mostra allestitain quattro diverse sale tra loro comunican-ti.

Dal momento che Franco Travi (che vi-ve e lavora a Bergamo) è anche presiden-te del Coro Fior di Monte, quest’ultimo èstato invitato a tenere il concertodell’inaugurazione della mostra, nell’au-ditorium del Palazzo della Cultura.

L’inaugurazione, assai affollata di au-torità e esponenti della cultura locale èstata introdotta dal prof. Georg Gahr, re-sponsabile delle attività culturali del co-mune di Regenstauf, a cui hanno fatto se-guito gli interventi del sindaco di Regen-stauf, Dagobert Knott e del suo collega diCasirate, Vittorio Pagetti. Interprete uffi-ciale della serata, la studentessa SilviaSonzogni di San Giovanni Bianco, appe-na diciannovenne, che si è districata neldifficile compito di tradurre in simultaneagli interventi delle varie autorità.

Il Coro Fior di Monte ha poi tenuto,nella serata di sabato 11, un grande e ap-plaudito concerto, sotto la direzione delmaestro Franco Ambrosiani semprenell’auditorium del Palazzo della Culturadi Regenstauf.

È stata una grande festa: la sala era gre-mita di persone, che hanno tributato una

vera e propria ovazione ai nostri coristi ehanno chiesto ripetuti bis.

Alla serata erano presenti le autorità diRegenstauf, con il sindaco in testa, assie-me al primo cittadino di Zogno, GiosuéPaninforni, che ha portato il saluto dellaValle Brembana agli amici bavaresi.

Successivamente il coro e le autoritàsono state ospiti della Protezione Civiledi Regenstauf, di cui sono state illustratele caratteristiche e le modalità operative.

Nella stessa giornata di sabato 11 il Co-ro aveva compiuto una visita alla splendi-da città di Regensburg, ammirando la cat-tedrale gotica e i palazzi antichi, restaura-ti secondo un eccellente criterio conser-vativo. Tra una piazzetta e l’altra, i nostricoristi si sono divertiti a intonare qualchecanto, suscitando ovunque l’interesse el’apprezzamento dei passanti.

Gran festa anche domenica 12, quandoil Coro Fior di Monte ha accompagnato lamessa celebrata nella parrocchia di SanLorenzo della cittadina di Rampsau (vici-na a Regenstauf).

Al termine della messa il parroco, dopoaver ricordato papa Giovanni, ha chiestoe ottenuto che il Coro cantasse ...La Mon-

tanara! Grandi applausi, continuati an-che dopo la messa, sul sagrato gremito digente che ha chiesto al Coro di esibirsi dinuovo.

È stato, insomma, un fine settimanaall’insegna della musica, dell’arte e dellacultura, che ha rinsaldato i legami di ami-cizia tra la nostra valle e la comunità ba-varese.

Approfittando dell’ospitalità del Coro,l’Istituto Turoldo di Camanghé ha inviatoa Regensburg un suo docente il quale si èincontrato con il prof. Georg Gahr, che èanche responsabile degli scambi culturalidel liceo Pindl di Regensburg (la scuolapiù prestigiosa della città) e con la diret-trice dell’Istituto, professoressa BarbaraNeumann, presente anche la signora Ul-rike Weiss, segretaria dell’Archivio Cen-trale del palazzo dei principi Thurn undTaxis di Regesnburg.

Tema dell’incontro: uno scambio cul-turale tra il Turoldo e il Pindl, sul tema deiTasso, originari della Valle Brembana edei Thurn und Taxis, ultimi discendenti diquesta grande famiglia di mastri di posta,argomento già affrontato negli anni scor-si dagli studenti del Turoldo.

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10 GENNAIO 2004

Il Cor Fior di Monte a RegensburgCalorosa accoglienza in Baviera per un fine settimanaall’insegna della musica, dell’arte, della cultura bergamasca

Il Coro Fior di Monte accompagna la Messa celebrata nella parrocchia di S. Lorenzo di Rampsau

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P adre Bonaventura Rinaldidell’Ausiliatrice (al secolo

Giuseppe Rinaldi) era nato nellaparrocchia di san Lorenzo in Zo-gno il giorno 11 luglio del 1929.Partito giovanissimo dal nostropaese, entrò nella famiglia reli-giosa dei Passionisti dove fecetutto il cammino verso il sacer-dozio. Dopo aver vissuto nellacomunità di Cameri, in provin-cia di Como, il suo noviziato, laprima tappa della sua vocazionefu la professione dei voti perpe-tui il 19 settembre 1948. Il gior-no 30 settembre del 1954, dopogli studi teologici, a Caravate,per le mani del vescovo comascoMons. Felice Bonomini divennediacono e sempre nello stessoanno, due mesi dopo, il 30 no-vembre 1954, l’Arcivescovo diGerusalemme, Mons, LorenzoBalconi lo ordinò sacerdote.

Per la sua intelligenza e per il suospirito appassionato di ricerca gli fuconcesso di specializzarsi in SacraTeologia Dogmatica e nello stu-dio delle Sacre Scritture. I suoistudi si svolsero presso l’Ange-licum e la Gregoriana, facoltà diteologia retta dai gesuiti. L’averconseguito in entrambe le scuo-le la licenza in teologia gli con-sentì di diventare professorenelle scuole dei Passionisti e didedicare parecchio tempo allaformazione culturale e teologicadei futuri padri, insegnando Sa-cra Scrittura e Teologia manife-stando sempre grande capacitàdi sintesi e conoscenza della piùmoderna e coraggiosa ricercadel tempo.

Non si accontentava mai diquello che aveva capito e com-preso, era alla ricerca di un sape-re sempre più profondo e vero,soprattutto attorno al tema di

Cristo Crocifisso e Risorto e ri-guardo i temi della Speranza,virtù che lo ha sempre animato intutta la sua esistenza. Questa suavoglia di spingersi verso l’oltre avolte gli ha provocato degli scon-tri che lo hanno fatto soffrire, masempre obbediente ha accettatole osservazioni ed è rimasto fe-dele alla sua comunità.

Abitò nelle seguenti case: Ca-meri, Caravate, Pianezza, allaBasella di Urgnano (Bg), Calci-nate, sempre nel bergamasco.Come tutti i padri passionisti,anche Padre Bonaventura ha de-dicato parecchio del suo tempoalla predicazione di missioni po-polari e ad altri ministeri propridel carisma dei religiosi dellasua comunità.

Nel 1984 iniziò un esperienzain Svizzera, nelle missioni catto-liche dove soprattutto vivono i

nostri emigranti: visse il suo apostolatoa Liestal e a Altdorf; dopo 14 anni rien-trò in Italia e dal 1998 al 2001 andò a

fare il parroco in due parrocchie,Calvo e Torri, della provincia diImperia nella diocesi di Venti-miglia.

La sua salute cagionevole nongli consentì di lavorare a lungoin quei luoghi per cui fu costret-to a ritirarsi nella casa religiosadi Bugnato in provincia di LaSpezia.

Scrisse parecchi libri e colla-borò con numerosi articoli a va-rie Riviste, sempre su temi ri-guardanti principalmente laCroce e la Resurrezione di GesùCristo. Si dedicò molto ancheagli studi mariologici e riguardoalla figura della donna.

Da anni soffriva di un fortediabete e domenica 23 novem-bre 2003 un’embolia gli ha cau-sato la morte.

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11GENNAIO 2004

Professore nelle scuole dei Passionisti ha dedicato molto tempo alla predicazione di missioni popolari

DECEDUTO NEL POMERIGGIO DI DOMENICA 23 NOVEMBRE 2003

Nel ricordo di Padre Bonaventura Rinaldi

LE FOTO - Padre Bonaventura Rinaldinel 2001 e nel dicembre 1954 nel primoannunzio “Coraggio, Rinaldi vi ama”.

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12 GENNAIO 2004

Giuseppe Alessandro Furietti Giuseppe Alessandro Furietti nacque

da padre zognese (Giovanni Sonzo-gni Furietti) a Bergamo il 24 gennaio1684 e morì a Roma il 14 gennaio 1764.

L’appartenenza della famiglia allacomunità di Zogno rende opportuno unadegna commemorazione del nostro car-dinale in quest’anno, il 2004, in cui ca-dono il 320° della nascita e il 240 dellamorte, tanto più che a Zogno pochissimisegni lo ricordano, come la via a lui de-dicata, che comprende un palazzo dellafamiglia (l’odierno edificio del Museodella Valle) e le case di quella che finoad un secolo fa era nota come “contradaFurietti”.

La sua vicenda rischiava di apparirefino ad un recente passato la vita anoni-ma di uno dei tanti prelati di curia, maalcuni studi italiani e internazionali ten-dono oggi a rivalutarne la figura e a con-siderarla centrale nella storia della no-stra cultura. Pochi anni fa (1999), peresempio, una mostra internazionale diParigi riguardante la villa dell’impera-tore Adriano a Tivoli ha permesso di co-gliere il rilievo nella storia dell’arte delnostro cardinale. È possibile ora cono-scere anche altri esponenti della sua fa-miglia grazie alle recenti ricerche diGiuseppe Rottoli a Bergamo, di Leonar-do Pietricola a Bari e al volume presen-tato il mese scorso sul “Palazzo FuriettiCarrara a Presezzo” e curato da EnricoDe Pascale.

Nei mesi prossimi si approfondirannoalcuni motivi per far meglio compren-dere la figura del cardinale e la sua im-portanza a livello locale e internaziona-le, quali la sua attività culturale finaliz-zata alla conoscenza di alcuni letteratibergamaschi (Torquato Tasso, Gaspari-no e Guiniforte Barzizza), la scoperta dinotevoli reperti archeologici (mosaicodelle Colombe e i centauri “Furietti”),lo studio della storia del mosaico, l’isti-tuzione dell’attuale biblioteca civica diBergamo. Verranno presentati i suoi in-terventi per la riscoperta e la rivaluta-zione della cultura bergamasca (i Bar-zizza, Fontana, Torquato Tasso) e perl’apertura a Roma del Collegio Cereso-li, che tuttora consente il soggiorno a

Roma di studenti di teologia di Berga-mo.

Per cercare di comprendere il rappor-to tra il cardinale e Zogno vedremo an-che la nascita zognese della famigliaFurietti, si indicheranno le proprietà zo-gnesi del cardinale, e gli esponenti dellafamiglia più importanti a livello nazio-nale (i principi di Valenzano).

Purtroppo non sarà possibile presen-tare ai lettori del notiziario parrocchiale

la spiritualità del cardinale: questa è unalacuna molto grave, ma per il momentonon è stata reperita documentazione perillustrarne gli aspetti più significativicon la dovuta precisione e completezza.

Ma, ora, una breve biografia del car-dinale.

Nacque a Bergamo in città alta, via diPorta Dipinta, secondogenito di Gio-vanni Furietti, residente a Bergamo manotaio a Zogno, e da Caterina Terzi. Ilprimogenito, Francesco, era nato nel1682, mentre sarebbero seguiti al cardi-nale i fratelli Giulio, Ottavio e Ottavia,quest’ultima poi sposa del nobile Gio-vanni Moroni e antenata dell’odiernoconte Moroni, nel cui palazzo cittadinosono tuttora visibili alcuni oggetti ap-partenuti alla famiglia.

Nulla sappiamo, purtroppo, dei primianni di vita. Riguardo alla formazionescolastica sappiamo soltanto che fu in-

viato al Collegio Elvetico di Milano (nelpalazzo ora in via Senato, sede dell’Ar-chivio di Stato), da dove quotidianamen-te raggiungeva la scuola dei Gesuiti invia Brera. Completati gli studi superiori,si trasferì a Pavia per frequentare la fa-coltà di giurisprudenza, ospite del Colle-gio Borromeo. Successivamente, entroil 1709 raggiunse Roma per intraprende-re la carriera ecclesiastica negli ambitidella curia romana. I primi anni furonoparticolarmente difficili, tenuto contoche il giovane Giuseppe apparteneva al-la piccola nobiltà di provincia e per dipiù poteva disporre di un patrimoniomolto modesto, per cui iniziò a fare pra-ticantato presso l’ufficio dell’Uditore diRota. La sua preparazione culturale e lasua predisposizione per la letteratura losegnalarono all’Accademia dell’Arca-dia in cui venne ammesso con il nomed’arte di Entesto Calameo. I primi anni aRoma ci risultano ancora particolarmen-te oscuri. Dalle poche lettere ai famiglia-ri che ci sono state conservate, appren-diamo che almeno dal 1712 si occupòanche di seguire per conto di famigliearistocratiche bergamasche quei giovaniche venivano inviati nella città eternaper completare i propri studi: è il casosoprattutto di Pietro Calepio, poi note-vole studioso di teatro, della cui famigliai Furietti curavano gli affari.

Giovane ormai ben introdotto negliambienti dell’amministrazione capitoli-na, venne segnalato a Venezia comepossibile agente da inviare a Malta persollecitare il governo di quello Stato adinviare una flotta da guerra in soccorsodella Repubblica di Venezia allora inconflitto con i Turchi. La missione aMalta del 1715 ebbe successo e in cam-bio il Furietti ottenne viene nominatoabate della chiesa dei SS. Simone e Giu-da di Bergamo.

Nel frattempo iniziò ad occuparsi an-che di letteratura bergamasca. Un gio-vane amico romano, il sacerdote Gio-vanni Bottari, aveva progettato di pub-blicare l’opera completa di TorquatoTasso e aveva chiesto al Furietti di recu-perare nel bergamasco manoscritti diopere inedite: è l’inizio di un intenso pe-

Ritratto del cardinale Furietti nel 1760

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13GENNAIO 2004

cardinale di famiglia zogneseriodo dedicato alla ricerca erudita. Oltread una decina di poesie del Tasso, Fu-rietti ritrovò (questa volta in una biblio-teca privata di Roma) un registro conmigliaia di lettere del cardinale berga-masco Gian Girolamo Albani, di cui di-verse scrittegli dal Tasso; oltre a ciò Fu-rietti si dedicò a raccogliere e a studiarele opere di due umanisti bergamaschidel Quattrocento, Gasparino Barzizza esuo figlio Guiniforte, e le poesie latinedi Marco Publio Fontana.

Continuò la lenta ma sicura carrieranella curia romana, fino a diventare, nel1722, Referendario delle due Segnaturee, nel 1725, Luogotenente Civile delCardinale Vicario, carica che di fatto lorendeva corresponsabile dell’ordinepubblico a Roma, e, nel 1732, Luogote-nente Civile dell’Uditore di Camera.Far carriera nel amministrazione ponti-ficia era, per Furietti, particolarmentedifficile, in quanto, pur nobile, il suo pa-trimonio non gli consentiva di investiregrosse cifre per concorrere agli ufficipiù prestigiosi. Poi, l’essere suddito diVenezia faceva sì che la Repubblica so-stenesse la nobiltà veneziana e nonquella suddita, quando vi era da concor-rere per uffici romani in quota a Vene-zia; inoltre quando si trattava di inviaremagistrati in altri Stati italiani, questi siopponevano all’invio di sudditi di Ve-nezia (per questo motivo, per esempio,nel 1731 gli fu impedito di recarsi inmissione a Torino per ricontrattare alcu-ni punti del concordato tra la Chiesa e lostato sabaudo)

Parallelamente Alessandro Furietti sidedicava alla ricerca culturale: oltre aprocurare al Bottari alcuni sonetti delTasso conservati presso alcune famiglienobili bergamasche, il Furietti nel 1723dava alle stampe la raccolta delle letteree delle orazioni degli scrittori bergama-schi Gasparino e Guiniforte Barzizza,opera tuttora fondamentale per la cono-scenza dei due letterati e della culturabergamasca e lombarda del Quattrocen-to. Ma la vera fama Furietti la acquisì trail 1736 e il 1738 quando scoprì a Tivoli,tra i resti della famosa villa di Adriano,due sculture in marmo raffiguranti un

centauro vecchio e uno giovane, operadegli artisti greci Aristea e Papia, e l’an-cor più celebrato Mosaico delle Colom-be. Queste e altre opere, cedute daglieredi al governo pontificio, sono oraconservate presso i Musei Capitolini diRoma: i centauri, da poco restaurati, so-no tuttora noti come “Centauri Furietti”.

La fama, conseguita grazie all’inten-sa attività culturale e alla precisione ealla saggezza con cui aveva svolto i de-

licati compiti affidatigli, contribuì allasua nomina a Segretario della SacraCongregazione del Concilio e della Re-sidenza dei Vescovi. La carica era parti-colarmente rilevante, in quanto permet-teva di avere il polso delle questioni piùrilevanti che interessavano la ChiesaCattolica e di avere un rapporto direttocon i vescovi di tutte le diocesi del mon-do; inoltre il nuovo papa Benedetto XIVaveva in precedenza svolto proprioquell’incarico e solitamente l’essere Se-gretario di quella Congregazione prelu-deva all’attribuzione del titolo cardina-lizio. Il Furietti si fece molto onore an-che in quel delicato incarico, come di-mostrano sia gli oltre dieci volumi disentenze da lui pubblicati (ThesaurusResolutionum), sia il generale apprezza-mento, tanto che in occasione delle ele-vazioni cardinalizie del 1753 sembravache anche il Furietti avrebbe dovuto es-

sere tra i prescelti. Ma così non fu, forseper contrasti personali con il pontefice oforse per l’opposizione dell’Austriaall’attribuzione della porpora cardinali-zia ad un suddito di Venezia.

Per onorare degnamente quel giorno,Furietti aveva preparato anche una nuo-va opera, il tuttora celebre De Musivis,volume nel quale veniva presentata lastoria dell’arte dei mosaici dalle originifino al Settecento. L’opera venne pub-blicata comunque ed ebbe largo succes-so tra gli studiosi dell’arte.

Nel frattempo Furietti curava anchegli interessi della cospicua comunitàbergamasca residente a Roma e, dopoaver ottenuto che venisse aperto il Col-legio Ceresoli per studenti bergama-schi, riuscì a far venire da Bergamo a di-rigerlo il giovane sacerdote Pier Anto-nio Serassi, allora insegnante e bibliote-cario a Bergamo, ma già noto per pub-blicazioni di tipo erudito.

Finalmente, morto Benedetto XIV esalito al soglio pontificio il successoreCarlo Rezzonico (Clemente XIII), ve-neziano e buon amico del nostro, il Fu-rietti fu nominato cardinale il 24 settem-bre 1759, col titolo dei Santi Quirico eGiulitta.

Purtroppo l’età avanzata e il cattivostato di salute gli impedirono di assume-re la carica di Presidente della predettaCongregazione, come avrebbe deside-rato, così anche di tornare ancora unavolta a visitare Bergamo e probabilmen-te anche la comunità di Zogno, che ave-va pubblicamente festeggiato la sua no-mina.

Prima che la sua malattia si aggravas-se, riuscì a far testamento, lasciando lasua copiosa biblioteca alla città di Ber-gamo perché la mettesse a disposizionedel pubblico.

Furietti sarebbe poi morto il 14 gen-naio 1764, pochi giorni prima di com-piere 80 anni e quindi sepolto nella chie-setta dei Santi Bartolomeo e Alessandrodi proprietà della comunità dei berga-maschi in Roma. I suoi libri trasferitipoco dopo a Bergamo costituirono ilprimo nucleo di quella che è ora la Bi-blioteca Civica di Bergamo.

Busto di Giuseppe Alessandro Furietticonservato nella sagrestia piccola dellaChiesa di Zogno, copia della scultura

presente nel parco di villa Belotti.

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14 GENNAIO 2004

Prosegue l’attività del Gruppo Famiglia

“Bollicine”, il primoasilo nido di Zogno

Dopo il ciclo di 5 incontri tenutida don Belotti sulle tematiche

della “coppia”, sempre grazie allasua collaborazione, si è svolta una se-rata - incontro con gli ospiti dellaCOMUNITÀ GERICO che è un ca-sa-famiglia che accoglie persone indifficoltà.

Tale struttura, operante in Berga-mo, accoglie una ventina di ospiti,per lo più sieropositivi assistiti dapersonale medico e paramedico oltreche da numerosi volontari. Alla sera-ta hanno partecipato tutti gli ospitidella comunità con il personale che liassiste compresi i volontari, ciascunodi loro ha narrato brevemente l’espe-rienza e la vita della comunità.

L’emozione ha toccato tutti i pre-senti, tra i quali c’erano molti giova-ni e adolescenti, quando ogni ospiteha raccontato la propria esperienza divita con le proprie fatiche, l’espe-rienza delle malattia, le sofferenze,

ma anche gli affetti più intimi eprofondi, la serenità e la gioia di unluogo dove tutto ciò può essere con-diviso.

Nello spazio riservato al dibattitoci sono stati molti interventi: alcunihanno chiesto il perché di tante espe-rienze dolorose e negative, laddovenon erano evidenti particolari proble-matiche nella propria famiglia.

Sono affiorate quindi, altre storiecon vissuti di “vuoti” affettivi conforti conflitti famigliari anche storiedi famiglie cosiddette “normali” do-ve la devianza del figlio o del coniu-ge non trovano apparenti motivazio-ni. Talvolta dalle esperienze narrate èemersa la fragilità del carattere cheha portato a condizionamenti e fre-quentazioni di cattive compagnie,talvolta la ricerca di una vita “facile”grazie anche a disponibilità econo-mica e voglia di evadere.

Tante le persone intervenute, dagli

ospiti, agli operatori ai volontari cihanno trasmesso una ricchezza diumanità e di fede che, anche nella fa-tica e nel dolore, sanno par emergerequella speranza e quella gioia chespesso, noi fatichiamo a cogliere nel-la nostra quotidianità.

Dopo questo incontro il GRUPPOFAMIGLIA si è ritrovato per uncammino di approfondimento, basa-to sull’esperienza di ciascuno di noi,delle tematiche degli incontri tenutida don Belotti.

Amore, fedeltà, indissolubilità nel-la coppia “è la prima tematica che af-frontiamo, con l’ausilio scritto delleregistrazioni degli incontri.

Il 27 e 28 marzo abbiamo fissato il“ritiro” a Rota Imagna ripetendol’esperienza dell’anno scorso di tra-scorrere insieme un fine settimanacondividendo momenti di preghiera,di riflessione e di divertimento.

Vi aspettiamo numerosi”!

Il nido intende promuovere la socializzazione nelbambino tramite la condivisione dei momenti di

vita quotidiana con gli altri bambini. Inoltre vuolecreare uno spazio di dialogo e scambio tra le fami-glie riguardo le tematiche della crescita e dello svi-luppo dei propri figli.

La piccola dimensione di questo servizio consentedi garantire da un lato l’aspetto socializzante edall’altro un ambiente a carattere “famigliare”,mantenendo tuttavia precisi requisiti di professio-nalità e qualità, assicurati dal personale qualificato.

Questo spazio è un’occasione sia per i genitori la-voratori che non sanno a chi affidare il propriobambino, sia per quelli che vogliono far provare ai

propri figli un’esperienza di condivisione dei mo-menti di svago e di crescita personale con altribambini.

La struttura sarà in grado di accogliere 8 bambi-ni di età compresa dai 9 ai 36 mesi, in un apparta-mento pensato ed arredato per loro al fine di ga-rantire tutto ciò di cui i bambini stessi necessitano:dai giochi alle attività strutturate, dall’arredo alservizio mensa, dalla fornitura dei pannolini allecure generiche.

La scuola rimarrà aperta da lunedì a venerdì dal-le 7:30 alle 18:00, un orario che copre l’intera gior-nata, per fare in modo che il nido sia un punto di ri-ferimento concreto per tutti i genitori interessati.

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15GENNAIO 2004

A Betlemmeci riscopriamo fratelli

SCUOLA MATERNAPARITARIA CAVAGNIS

Anche quest’anno i bambini della scuola ma-terna paritaria “Cavagnis”, la sera del 19 di-

cembre, presso il cinema Trieste, hanno volutoporgere gli auguri di Buon Natale ai genitori ed aiparenti con una loro rappresentazione nataliziadal titolo: “A Betlemme ci riscopriamo fratelli”.La programmazione didattica di quest’anno ana-lizza vita e costumi degli uomini primitivi, degliafricani, degli indiani e dell’uomo contempora-neo, pertanto anche in questa drammatizzazione ibambini hanno voluto dar prova di aver assimila-to alcuni di questi contenuti dando vita ad un pre-sepio vivente dove alla grotta di Betlemme con-fluivano gente proveniente da tanti luoghi diversidel mondo. Gli indiani nei loro bei costumi han-no danzato intorno al totem, la loro grande divi-nità chiamata Grande Spirito e poi a Betlemmehanno deposto le loro asce di fronte al SommoSpirito di nome Gesù. E poi ancora africani chehanno danzato sulle note di BADABADUMBABADA per far festa ad un piccolo Gesù per nullapreoccupato, ma attentissimo ai doni che gli la-sciavano pastori e stranieri. Gli irlandesi nella lo-ro simpatica danza degli scriccioli hanno rappre-sentato gli uomini contemporanei in una delletante tradizioni natalizie. Il tutto è stato spiegato ecoordinato dalla bravissima Giada che come cro-nista non ha nulla da invidiare a Lilli Gruber!!!

I più piccoli, nei loro candidi pigiamini hannorappresentato “l’attesa” ed altri quattro di loro sisono trasformati in dolcissimi angioletti che dan-zavano intorno alla grotta per far festa a Gesù.Marco Zambelli è stato impeccabile nella parte diSan Giuseppe e la dolcissima Michela Sonzognialtrettanto nella parte di Maria.

Loro ci hanno fatto rivivere il mistero di Natalecon tanta semplicità, ma noi lo sapremo far rivi-vere nel nostro cuore? Questo è l’augurio di noisuore: sappia ognuno di noi guardare all’essenzadel natale, riscoprire ed apprezzare il mistero del-la salvezza che ci permette di sentirci veri fratelliin Cristo e di saper riversare l’amore di Cristo pernoi, su ogni nostro fratello:

Buon Natale a tutti!

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16 GENNAIO 2004

Attraverso questo suo saggioFromm c’introduce a un deli-

cato aspetto dell’esistenza umana,analizzando i due contesti esisten-ziali che l’uomo utilizza nel suorapporto con la realtà circostante ein cui si trova a vivere; vale a dire lamodalità dell’essere e quelladell’avere.

Il fallimento della grande pro-messa di benessere per tutti, fonda-ta sulla concezione del progressoillimitato, ha reso l’uomo consciodei suoi limiti, e della sua impossi-bilità di creare un sistema nuovo (eun uomo nuovo) in alternativa aquello naturale preesistente.

È a partire dalla Rivoluzione In-dustriale che l’uomo comincia adesercitare un controllo netto sullanatura, ed è a partire da quell’avve-nimento che la produzione ed ilconsumo assumano un’importanzafondamentale nella sua vita tantoche è l’uomo stesso ad essere alservizio dell’economia e non più ilcontrario. È dunque con questi pre-supposti che si origina una societàdove il guadagno, la brama di pos-sedere sempre più e il consumo (ilprevalere della modalità dell’averesu quella dell’essere in altre parole)diventano paradigmi indispensabilied irrinunciabili che tuttora caratte-rizzano gran parte (se non tutto) delmondo in cui viviamo, ed è questa men-talità che ci sta conducendo alla rovina.

Nella sua opera l’autore ci mostra co-me il prevalere della modalità esistenzia-le dell’avere sia riscontrabile persino nellinguaggio, dove tendiamo a far nostri, apossedere, persino elementi tipici dellamodalità dell’essere (sentimenti, emo-zioni, dolori, che sempre più spesso af-fermiamo di avere e non di sentire o per-cepire) .

Proseguendo poi nella lettura era im-possibile non trovare un paragone con lesocietà orientali, dove ha sempre preval-so l’essere (l’esempio è dato dal raffron-to fra le due poesie sul fiore, l’una diTennyson, l’altra di Basho).

A questo punto però è necessario mo-strare come realmente si concretizzano

me comunità cristiane, le quali vi-vevano nella completa alienazioneda ogni bene materiale superfluoalla sopravvivenza, instaurandocon la natura circostante e con ipropri simili rapporti dettati da unaprofonda sensibilità interiore.

Nel pieno della sua operaFromm ci mostra poi i limiti e lecontraddizioni dei grandi sistemieconomici del nostro secolo, dalsocialismo al capitalismo, da Marxa Lenin e via dicendo, e ci fa nota-re come in ogni caso essi fondinocomunque la propria essenza su ra-gioni economiche e legate stretta-mente alla modalità esistenzialedell’avere.

In conclusione l’autore sostieneche sia necessario cambiare siste-ma per poter far fronte alla grandecrisi ed alla catastrofe a cui si staandando incontro, e che, senzaconvinti cambiamenti risultanocerte.

I presupposti per cui tale cam-biamento possa avvenire non sonomolti: l’umanità dev’essere con-scia dell’esistenza del problema acui s’è accennato poc’anzi, e l’uo-mo deve conoscere se stesso, anchein quelle parti della sua interioritàche gli risultano più inesplorate emeno chiare. Solo così potrà avve-

nire il cambiamento decisivo.Con “Avere o essere?” quindi Fromm

ci offre un’opera che illustra adeguata-mente le principali modalità esistenzialiche caratterizzano la nostra vita: quelladell’essere e dell’avere.

Attraverso lucide considerazioni e ri-ferimenti storici a personaggi che spa-ziano da Aristippo (e altri filosofidell’antichità) a Gesù Cristo, da maestroEckhart a Marx lo psicanalista tedescospiega a fondo le manifestazioni dellestesse modalità, e le interpretazioni chequesti personaggio ne hanno dato nelcorso dei secoli, ipotizzando nel finaleche solo un netto cambiamento (basatosulle condizioni poc’anzi accennate),potrà distogliere il genere umano dalsentiero di rovina su cui esso s’è incam-minato. M

nella realtà di tutti i giorni le due moda-lità esistenziali: è così che attraverso lesemplici azioni quotidiane di ricordare,apprendere, leggere, conoscere, amare...possiamo capire come spesso siamo por-tati a vivere queste funzioni in chiaveesclusivamente meccanicistica e quanti-stica, senza interagire consapevolmentein esse, ossia senza adoperare il nostroessere.

Anche nei testi sacri d’ogni religionesono riscontrabili chiari riferimenti alledue modalità, con prevalenza comunque,nella maggior parte dei casi, di quelladell’essere; a tal proposito viene subitoda ricordare la dottrina cristiana del nuo-vo testamento, il messaggio di Cristo,che si delinea come una dottrina di amo-re, fede, sacrifici e rinunce. Questi ele-menti sono difatti riscontrabili nelle pri-

ERICH FROMM

Avere o essere?

INVITO ALLA LETTURAINVITO ALLA LETTURA

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17GENNAIO 2004

La BrötaCàgna Làdra

La bröta càgna làdracoi sò cagnì de fào che la g’ìa za fàccza pròncc de fà tetà!

Intàt che la spiàaquàch polastrei nostràla fàa parì de dòrmerper catài sö, e’ndà!

Parò la càgna làdraa l’ìa la nöra’n càperchè la te robàavergòta de maià!

A l’ìa semper famàdaprope compàgn d’ü càa’per la creatürache prèst la gh’ìa de fa!

A l’ìa tegnìda d’öccde la regiùra’n cà,ma lé a l’ìa piö svèltaa raspa sö, e a’ndà!

La suòcera, catìa,la se sfogàa a dì:“Chèsta mé spùda nöala màia del de dì!

A l’è tat golardùnache a ogne bucù d’polèntala càsa dó a ü fadöle’ntàt la se lamènta!

Va bé che l’à g’à’ndòsa’la sò crestüra,però la pöl fa sèndade v’ès fò de misüra!

Chel màrter del me fiölal rösca dé e nòccper mantegnìga i véseal pòst de quàch sberlòcc!

Ma chèla nöra lé,per no crepà de fàm,la fàa la càgna làdraa fa sparì’l salàm!

Per no maià polèntaapéna coi fadöia ìga de mantègnesinsèma coi sò fiöi!

Don Giulio G.

N.B. : così andavano le cose a queitempi in cui i figli che si sposavano ri-manevano in casa con le propriemogli, dove la suocera con la zitellafacevano da “regiùre” (cioè da pa-drone).

S abato 29 novembre 2003 si è svoltaanche a Zogno per la seconda volta

la giornata della Colletta Alimentare or-ganizzata dalla Fondazione del BancoAlimentare e dalla Compagnia delleOpere in collaborazione con l’Associa-zione Nazionale Alpini e la San Vincen-zo e con l’Alto Patronato del Presidentedella Repubblica, giunta ormai, a livellonazionale, alla 7ª edizione.

Nonostante non fosse quindi una no-vità e anche giornali e televisione neavessero parlato nei giorni prece-denti, sabato 29 novembre c’èstata una certa sorpresa daparte di molti che si sono re-cati al CompraBene per laspesa, nel vedersi offrireall’entrata un sacchettogiallo in cui inserire i pro-dotti desiderati mentreall’uscita altri volontariprovvedevano a smistare idiversi alimenti in appositiscatoloni.

Quest’anno la raccolta si è attestata sulivelli leggermente inferiori rispetto alloscorso anno: sono comunque stati rac-colti oltre 1.000 Kg di alimenti, suddivi-si tra omogeneizzati e alimenti per l’in-fanzia, tonno, olio, pelati, legumi, pasta,riso, zucchero, biscotti e alimenti vari.

A livello nazionale la giornata dellaColletta Alimentare è stata effettuata in3.300 punti vendita di 1.150 comuni ditutta Italia e sono state donate 5.638 ton-nellate di alimenti, il 13% in più rispettoal 2002. Il presidente della FondazioneBanco Alimentare, don Mauro Inzoli,che ha organizzato l’iniziativa, ha com-mentato: “In un momento di grande in-certezza e pieno di messaggi contraddit-tori, abbiamo partecipato, attorno a ungesto semplice come la Colletta Alimen-tare, a uno spettacolo di condivisionerealizzato da più di 100mila volontari eda oltre 4 milioni di italiani che hannofatto la spesa per i più poveri. Non soloè cresciuta la quantità ma anche la qua-lità: prodotti che durante l’anno nonriusciamo facilmente a recuperare”.

Ricordiamo che solo nella Bergama-sca sono oltre 1.000 le persone e le isti-tuzioni che vengono aiutate grazie aquesta iniziativa, anche nel nostro paese.

Il gesto semplice di donare parte dellapropria spesa ai più poveri e bisognosi èla novità della Legge del Buon Samari-tano che, in una società ricca e “spreco-na” come la nostra, trasforma in risorsanon solo le eccedenze alimentari ma de-ve essere il frutto di una educazione aldono e alla condivisione nel senso più

puro del termine. Da questa educa-zione germoglia la coscienza

del gesto che si compie: unareale occasione di cambia-mento personale e civile, alla

luce anche del messaggiodi Amore che da Betlem-me ha inondato il mondointero.

E dopo le cifre, i ringra-ziamenti: innanzitutto airesponsabili e al persona-

le del CompraBene, a tutti ivolontari delle associazioni citate e delGruppo Famiglie della nostra parroc-chia che hanno dato un po’ del loro tem-po e della loro disponibilità ma soprat-tutto il GRAZIE più sentito va a tuttiquanti hanno contribuito anche con unsemplice acquisto ad alleviare per unmomento chi si trova in necessità.

Abbiamo volutamente evitato di farenomi innanzitutto per non rischiare didimenticare qualcuno e con la certezzache per chi ha partecipato a questa gior-nata, volontari e offerenti, il vero grazienon può certamente venire da queste ri-ghe ma dalla gioia che scalda il cuorequando si fa insieme qualcosa nel Suonome.

Per tutti l’appuntamento è per il pros-simo anno.

(Per chi desiderasse ulteriori informazioni ilsito web è www.bancodisolidarietabg.it;www.bancoalimentare.it; tel. 0267100410;l’indirizzo di posta elettronica è [email protected]; l’indirizzo della sedelegale è Banco di Solidarietà di Bergamo-Onlus, via Zambianchi 8, 24121 Bergamo).

La Giornata della colletta alimentare

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18 GENNAIO 2004

Il Corso fidanzati del 2003S i è concluso domenica 7 dicembre

u.s. con la S. Messa presso il Con-vento di Romacolo il Corso Fidanzati2003 che, nei nove incontri programma-ti, ha visto coinvolte ben 32 coppie pro-venienti dalle parrocchie del nostro Vi-cariato e di tutta la valle.

Una simile frequenza ci deve far riflet-tere sull’opportunità di offrire adeguatipercorsi di fede alle giovani coppie chedesiderano celebrare il matrimonio cri-stiano nella sostanza e gettare quindi lebasi di una famiglia che vive la propriaesperienza di tutti i giorni alla luce delmessaggio evangelico, pur con le diffi-coltà che nessuno può negare.

Proprio per non lasciar cadere nel vuo-to questa volontà di affrontare tematicheemerse nei precedenti incontri e riguar-danti argomenti che non è stato possibileapprofondire, si sta pensando di propor-re un paio di seminari di tre incontri cia-scuno: un’ottima occasione per incon-trarsi di nuovo e cercare di chiarire insie-me dubbi e incertezze che ancora abbia-mo dentro. Naturalmente tutte le coppiesaranno informate per tempo ma già daora possono suggerire gli argomenti chevorrebbero fossero trattati.

E ora i ringraziamenti: all’oratorio checi ha ospitato, ai relatori, religiosi e laiciche ci hanno fatto proposte e dato sugge-rimenti, alle coppie sposate che hannocondiviso il percorso dei fidanzati, alConvento di Romacolo per la giornataconclusiva, ma soprattutto alle coppie checon la loro partecipazione si sono messein discussione e, forse, si sono conosciuteun po’ di più e un po’ più a fondo.

Riportiamo di seguito alcune conside-razioni sul corso appena concluso sia daparte dei fidanzati, sia delle coppie spo-sate che, con loro, hanno condiviso que-sto cammino.

Quando ci hanno detto che era obbli-gatorio partecipare al corso fidanzati perpoter affrontare il “grande passo” ci sia-mo chiesti il perché di quest’obbligo.

Non basta che due persone si amino esiano convinte della loro scelta? Nessu-no però ci ha saputo rispondere o moti-vare in qualche modo.

A questo punto abbiamo iniziato apartecipare al corso ma eravamo demoti-vati e avevamo la sensazione di dovreraffrontare nove incontri con qualcuno

che non si sarebbe fatto i “fatti suoi”, magià alla prima lezione qualcosa ci ha col-piti: ben trentadue coppie, “dai - ci siamodetti - così non ci prendono di mira!”, edopo la secondo l’entusiasmo inaspetta-tamente iniziava ad apparire.

Ci siamo confrontati su aspetti diremoinafferrabili, confrontati per modo di di-re, in quanto i silenzi sono andati per lamaggiore - solo apparentemente però -perché non appena usciti dall’oratorio siiniziava a discutere delle problematicheaffrontate, cadendo a volte in forti scam-bi d’opinione.

Siamo arrivati così all’ultimo incon-tro.

Si pensava un po’ noioso (quattro oredi preghiera?). Tutt’altro che noioso!L’incontro è stato piacevole e la S. Mes-sa emozionante, si, proprio emozionan-te. Siamo stati veramente bene e quandoci hanno consegnato il tanto sospirato at-testato ci siamo guardati negli occhi edentrambi abbiamo pensato: peccato chesia già finito. Peccato si, perché durantequesti due mesi abbiamo parlato e di-scusso gli argomenti che probabilmentenon avremmo mai affrontato spontanea-mente.

In questa e nella foto della pagina accanto, due momenti del Corso fidanzati

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19GENNAIO 2004

Una definizione del corso?Chiamiamolo per così dire un inizio; il

vero inizio della nostra vita a tre, si, a tre,perché adesso abbiamo invitato il Signo-re a far parte della quotidianità della no-stra coppia.

Il risultato del corso?Parlando in termini pratici è stato

quello di capire che una coppia si deveconoscere bene, costruendo solidamenteil proprio futuro, per poi ritrovarsi insie-me ad affrontare il mondo e ad entrare afar parte della Società come Famiglia enon più come singoli individui.

Daria ed Ernesto

Matrimonio cristiano: dono reciprocoe completo di due persone fino a diventa-re una “carne sola” dando così origine auna famiglia cristiana, centro e fonda-mento di una comunità cristiana.

Questo è il messaggio principale delcorso prematrimoniale 2003-04.

Da parte nostra ringraziamo i relatori ecosiddetti “capigruppo” per aver scossoun po’ il nostro scetticismo religioso e ciauguriamo, un giorno non troppo lonta-no, di essere anche noi testimoni impor-tanti per tener sempre viva la fede in tut-ti i cristiani.

Grazie di cuore,Marzia e Paolo

Il corso fidanzati quest’anno ha vistola partecipazione di ben 32 coppie pro-venienti da Zogno e da altri paesi vicini.Ci piace pensare che una così numerosaaffluenza sia sintomo della volontà di vi-vere il matrimonio non più solo come unfatto di “tradizione” ma come la sceltaconsapevole di portare Dio all’internodella coppia.

Il messaggio che abbiamo cercato ditrasmettere, come cristiani sposati, èche, visto in quest’ottica, il matrimonionon è più solo una nostra scelta ma unprogetto che Dio ha fatto su di noi e chenoi ci impegniamo a realizzare con pienafiducia in Lui.

Il percorso di questi nove incontri èstato, a nostro avviso, un percorso in sa-lita nel senso che, oltre a dare risposte hasuscitato molti interrogativi e dubbi sul-le scelte che il matrimonio cristiano im-pone ai coniugi. Fatto, questo, sicura-mente positivo perché ha messo le futurecoppie nella condizione di interrogarsisulle reciproche aspettative e confrontar-si con esperienze, idee e modi di sceglie-re diversi.

A questo proposito è stato molto utilesuddividere il “gruppone” in quattro pic-coli gruppi all’interno dei quali venivanocommentati gli input forniti dai relatori eformulate domande e ulteriori stimoli di

riflessione condivisi poi con gli altrigruppi.

Le tematiche proposte dai relatorihanno toccato i punti essenziali del ma-trimonio: il significato del Sacramento,la sessualità, i figli, la famiglia e l’aper-tura della coppia alla comunità di appar-tenenza, sia civile che religiosa.

Come coppia da anni sposata e parte-cipi di questo percorso, ci siamo trovatidi fronte a situazioni molto diversificate:coppie con pochi mesi di fidanzamentoalle spalle, coppie “collaudate” daun’esperienza ormai pluriennale, coppieconviventi, coppie già in attesa di un fi-glio, coppie senza ancora un progetto dimatrimonio. In questa svariata casisticadi situazioni abbiamo colto dubbi e in-certezze, ottimismo e pessimismo e allafine la domanda che forse tutti, sposan-doci, ci siamo fatti: sarà per sempre?

Crediamo che la risposta si trovi nellapremessa di questo corso: è come se inquel momento sull’altare Dio ci dicesse:“Ti affido questa persona perché solo conlei potrai tirar fuori il meglio di te da offri-re ai tuoi figli e alla comunità in cui vivi”.

E se siamo veramente convinti cheDio ha scelto il meglio per noi, allora ilnostro matrimonio sarà veramente persempre.

Antonietta e Bruno

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20 GENNAIO 2004

Voci di Natale (canti e inni di Lode)L’uomo quando è felice canta; e quan-

do è triste esprime nel lamento ilsuo dolore altrimenti indicibile. La voceumana è il primo strumento per dare alleparole accenti e dimensioni che supera-no il significato di semplici vocaboli.Nel canto esprimiamo il mistero e l’in-contro con Colui che viene. Il canto èpreghiera, è rendimento di grazie, è innodi lode a Dio!

Proprio con questo spirito voci diversesi sono incontrate e fuse per emozionaree raccogliere in preghiera la comunità diZogno.

Domenica 14 dicembre presso la Par-rocchia di San Lorenzo Martire duerealtà diverse, ma accomunate daun’unica passione, si sono incontrate ehanno dato vita ad una suggestiva eleva-zione in preparazione al Santo Natale.

In questa lieta ricorrenza non sono sta-ti però dimenticati coloro che soffrono evivono un’esistenza infelice a causa del-le ingiustizie del mondo e in particolarea causa delle guerre.

Sì, le guerre che ancora devastanol’uomo e la sua dignità!

Si sono così ricordati i 19 nostri con-nazionali morti nell’attentato di Nassi-riya, affidando le loro famiglie e tutti co-loro che soffrono alla nostra Madre Ce-leste: la preghiera è iniziata infatti con uncanto di affiliazione totale alla Madonna:

Totus Tuus, recita il testo, l’augurio è chequesta Donna e questa Madre ci infondala sua dolcezza e la sua sapienza in ogninostra decisione.

Si sono succeduti canti e inni di lode edi gioia per il Bambino di Betlemme.

Due cori si sono alternati in questomeraviglioso connubio di voci: “I po-lifonici Gogìs” dell’Alta Val Brembana,diretti dal maestro Fabrizio Moretti e ac-compagnati all’organo dal maestro Fa-brizio Vagoncini, e il coro “JubilateDeo” di Zogno diretto dal giovanissimomaestro Emanuel Carrara e accompa-gnato all’organo dall’artista Luigi Pan-zeri.

Il pubblico ha dimostrato una grande

partecipazione, conquistato e rapito dal-le melodie che si sono succedute inces-santi in un crescendo di armonia e leti-zia.

Si ringraziano per la partecipazione ilparroco di Zogno don Angelo Vigani, ilcurato don Paolo Piccinini, l’ammini-strazione comunale nella persona delsindaco Giosuè Paninforni e degli asses-sori nonché la rappresentanza dell’Armadei Carabinieri che ha voluto parteciparecon commozione in memoria dei colle-ghi così tragicamente scomparsi.

Augurandoci di poter presto riassapo-rare emozioni di tale intensità cogliamol’occasione per rinnovare l’augurio perun anno nuovo ricco di pace e serenità.

Il Coro di Zogno e,in alto, il Coro dell’AltaValle Brembana

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21GENNAIO 2004

di Elisabetta Musitelli

“Cattiva maestra, ladra di tempo,bugiarda e violenta” ecco alcuni

giudizi sulla televisione prodotti da ricer-che di sociologi, psicologi , filosofi ededucatori che si occupano di comunica-zione e televisione. L’uso indiscriminatoed acritico di questo mezzo di comunica-zione è un male per tutti ma gli effetti piùnegativi ed incontrollabili si riscontranoattualmente su bambini e ragazzi, spessoipnotizzati dallo schermo luminoso. An-che i bimbi piccolissimi di fronte alle im-magini dello schermo rimangono incan-tati, con gli occhi fissi, ipnotizzati dalvortice di luci e suoni che si susseguono equindi la tv è più capace di una pazientemamma o del nonno preferito a tenere abada i bambini. Spesso i genitori non siaccorgono che questa bambinaia elettro-nica (definizione coniata da GiovanniPaolo II ) esercita, senza che loro lo vo-gliano, una strisciante e subdola funzioneeducativa, una seconda maestra (se nelleclassi elementari ci fosse ancora un’uni-ca insegnante) che talvolta è anche unacattiva maestra.

A dirlo è stato uno dei più grandi filo-sofi e pensatori del secolo appena con-cluso, l’austriaco Karl Popper che scrisseun testo sulla televisione, recentementeripubblicato da Marsilio con altri scrittiin “Cattiva maestra televisione”. L’auto-re scrisse che la televisione è parte inte-grante del sistema educativo dei bambinie ragazzi, raggiungendo un’ enormequantità di minori nelle ore pomeridiane,come una seconda insegnante ma non sa-pendo di essere una maestra non valuta enon seleziona i suoi messaggi, divenendocosì una cattiva maestra. Al contrario, ba-sandosi unicamente sull’audience, produ-ce sempre più programmi scadenti, vol-gari, ricchi di “sapori forti” come sesso,violenza e sensazionalismo. L’autorepreoccupato del continuo peggioramentodella qualità dei programmi televisivi, di-mostrò che i ragazzini esposti alle scenedi violenza della televisione tendevano amostrare comportamenti analoghi a quel-li cresciuti in ambienti famigliari violen-ti. Soprattutto negli Usa vi furono dati al-

larmanti su atti criminali commessi daminori che ammisero di essersi ispiratialla televisione, per le loro azioni devian-ti. (E che dire allora dei recenti casi di pa-tologica imitazione nell’inquinare sem-plici bottiglie di acqua minerale?)

Secondo ricerche effettuate dal perio-do d’introduzione della televisione negliUsa vi è un rapporto diretto tra esposizio-ne della violenza in tv e comportamentiaggressivi, rapporto del tutto simile aquello tra esposizione al fumo e cancro alpolmone. Calcoli statistici dimostranoche dagli anni ’50 negli Usa, si sarebberoevitati ogni anno 10 mila omicidi e 700mila aggressioni, se la tecnologia televi-siva non si fosse sviluppata.

La televisione induce in bimbi piccoli,sotto i 6 anni immagini fuorvianti, distor-te della realtà, perché è dopo quest’etàche i bimbi sanno distinguere tra realtà efinzione. Inoltre la televisione con i suoicontinui messaggi pubblicitari rivolti an-che ai bambini induce gli stessi non soloa consumare merendine ipercaloriche,con rischio di futura obesità infantile maa diventare incalliti consumatori.

Allora, la tv è da “buttar via”? Bisognanascondere il telecomando ai bambini?Popper disse che “così come è una tre-menda forza per il male, la televisione,potrebbe certo essere una tremenda forzaper il bene”. Alcuni studiosi pensano in-vece che i bambini privilegiati con armo-nico sviluppo psico-emotivo siano quellisenza apparecchi televisivi in casa! Lopsicologo Ammaniti consiglia di spegne-re la tv, di dedicare più tempo possibile agiocare, parlare o leggere con i bambini,per evitar loro una sovraesposizione ascene di violenza, di volgarità o compor-tamenti sessuali alquanto discutibili. Par-tendo dall’assunto che la televisione èuno strumento educativo, non solo per lenuove generazioni ma per tutta la popola-zione, Popper propose che tutte le perso-ne coinvolte in essa, fossero sotto il con-trollo di un’organizzazione superiore,non una censura ma una struttura comeper esempio l’Ordine dei medici, che re-gola la pratica non solo del singolo medi-

co ma quella di tutta la categoria. Scris-se:- Chiunque sia collegato alla produ-zione televisiva, deve avere una patente,un libretto o una licenza che gli possa es-sere ritirata qualora agisca in contrastocon taluni princìpi.-

Attualmente gli studiosi dei comporta-menti infantili sostengono che sarebbenecessario studiare ed elaborare pro-grammi specifici per bambini; attivare un“circolo virtuoso” attraverso il quale pre-miare con adeguati finanziamenti buoniprogrammi istruttivi per l’infanzia e lagioventù; coinvolgere la scuola nellospiegare ai bambini i meccanismi dellatelevisione e della pubblicità, mostrandocome sia facile falsare la realtà, anchecon una semplice cinepresa usata daglistudenti; far monitorare ai genitori le oresettimanali passate dai figli davanti allatv; stimolare gli educatori a prenderspunto dagli avvenimenti televisivi piùclamorosi per riflessioni critiche con igiovani; proporre alle famiglie un “silen-zio televisivo” per un giorno alla settima-na, riscoprendo così quante alternative cisiano alla tv. Insomma i suggerimenti so-no davvero tanti e stimolanti. Possiamoaccettarne almeno uno per evitare di es-sere spettatori passivi di questo strumen-to e diventare utenti consapevoli e critici?Dobbiamo convincerci che i pericoli perle giovani generazioni non sono solo“fuori casa” ma ora anche dentro le muradomestiche con tv, video-games ed Inter-net. L’aveva profeticamente detto circadieci anni orsono il saggio ultranovan-tenne Popper, negli ultimi giorni dellasua vita, quando era ancora capace diguardar lontano: perciò accendiamo l’at-tenzione e non solo la televisione!

L’ANGOLODELLA PREVENZIONE Quando la TV

fa male ai bambiniUna baby sitter talvolta violenta

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ZOGNOZOGNOnnoottiizziieennoottiizziiee

22 GENNAIO 2004

Hanno raggiunto la casa del PadrePADRE BONAVENTURA RINALDI di anni 74, il 23 novembreAGOSTINO LOCATELLI di anni 64, il 27 novembre

LORENZO PELLEGRINI di anni 75, il 2 dicembreANTONIETTA BRIGHENTI di anni 85, il 10 dicembre

GRUPPO MISSIONARIO:lettere da lontano

Inostri Missionari hanno ricevuto il contributo in denaro -contributo sempre piccolo rispetto all’ampiezza dei biso-

gni che incontrano nella loro opera quotidiana- che abbiamopotuto inviare:

“ ...Oggi termina il mese missionario e ancora non vi ho ri-sposto per la vostra bella offerta, ma voi già sapete che vi so-no profondamente grato. ... Grazie al Gruppo Missionario,da cui mi vengono sempre buone notizie...Ma a tutti chiedopreghiere per la nostra gente, che è buona, per i giovani inparticolare...” (don Pedro Balzi, Teresina Piauì, Brasile)

“...Siamo qui ad aiutare in molti modi, prima di tutto conl’esempio, la bontà... il Signore penserà a tutto il resto. Anoi la gioia di testimoniarLo in molti modi, anche nei più

semplici e insignificanti...” (suor Marisa Rinaldi, Algeri,Algeria)

“ ... Proprio oggi il Signore mi ha fatto un regalo che è un ve-ro annuncio di Natale per tante persone povere: ho infatti ri-cevuto la vostra offerta per i fratelli più bisognosi di Asma-ra; il vostro gesto di solidarietà mi ha davvero commossa:voi continuate a pensare a che ha bisogno e noi, attraversovoi, possiamo aiutare tante persone. È come un arcobalenodi luce che continua a brillare tra la nostra Missione in Eri-trea e la Parrocchia di Zogno. A tutti, a cominciare dai Sa-cerdoti che vi aiutano nel vostro apostolato, la nostra rico-noscenza, che diventa preghiera per tutto ciò che vi sta acuore.” (suor Libanos Ayele, superiora provinciale. Asmara,Eritrea)

BATTISTA PESENTI12-1-1983

LORENZO RINALDI25-1-1996

EMILIO DONADONI15-12-1996

TOMMASO PESENTI19-1-1998

GIOVANNI PESENTI7-1-2003

ANGELA SCOTTI30-1-2003

GIOVANNINA CERONI10-11-2003

AGOSTINO LOCATELLI27-11-2003

LORENZO PELLEGRINI30-11-1959

LORENZO PELLEGRINI2-12-2003

Ricordiamoli

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Sofia Rinaldi di Andrea e Barbara Rinaldibattezzata il 14 dicembre 2003

Francesco Carminati di Aurelioe Lorenzo Cortinovisbattezzato il 14 dicembre 2003

ZOGNOZOGNOnnoottiizziieennoottiizziiee

23GENNAIO 2004

Per la Chiesa € 150,00Offerta funerale Alessandro Rinaldi € 150,00Offerta funerale Maria Carola Rubis € 300,00Offerta funerale Agostino Locatelli € 100,00Offerta funerale Luigia Bonaldi € 300,00N.N. € 300,00Offerta matrimonio € 200,00In M. Menuel Ceroni € 50,00In M. Rina Baroni € 25,00In M. Battistina Carsana € 15,00Offerta per ottavario defunti € 200,00Dal museo € 222,25Da don Umberto € 143,00

Affitto € 516,46Vendita libro “ORATORI o CHIESETTE” € 10,00Vendita Zogno Notizie ottobre e novembre € 54,23Rinnovo Zogno Notizie € 175,00Elemosine 27 - 2 € 1.717,46Elemosine 3 - 9 € 1.100,02Elemosine 10 - 16 € 990,00Elemosine 17 - 23 € 819,46Elemosine 24 - 30 € 1.162,11Chiesa dei Mortini € 300,00Santuario Maria SS.Regina (Ottobre-Novembre) € 800,00

ENTRATE: € 9.799,99

RESOCONTO NOVEMBRE 2003

Pellegrinaggio a LourdesCome è ormai diventata tradizione

anche quest’anno, un gruppo di Zo-gnesi (pellegrini, ammalati, dame, barel-lieri: 39 in tutto) accompagnati da donGiulio, si è recato Lourdes in pellegri-naggio con l’O.F.T.A.L. di Milano.

Sono state giornate piene di emozio-ni e di preghiera, in intimità con Maria,davanti alla Grotta dove Lei apparve aBernadette. Quest’anno il pellegrinag-gio si è arricchito della presenza di SuaEminenza Dionigi Tettamanzi, cardi-nale della città di Milano.

Questo viaggio spirituale ha lasciatotraccia nei cuori dei nostri pellegrini,rientrati arricchiti dall’incontro con lasofferenza e la malattia, vissute con fe-de e gioia.

L’appuntamento con il pellegrinag-gio a Lourdes è rinnovato per il prossi-mo anno, con la speranza che la parteci-pazione sia sempre maggiore.

Mario Riva

Rinati in Cristo

Daniel Gimondi di Omar e Cinzia Mangilibattezzato il 14 dicembre 2003

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SOPRA: due fotodei ragazzi di 1ªmedia al ritiro diFrerola (30 novem-bre - 1 dicembre).A LATO E SOT-TO: quattro im-magini della Mes-sa per i ragazzi ce-lebrata il quartovenerdì di Avvento.