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INFORMAZIONI LEGALI

L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e le persone che agiscono per conto dell’Istituto stesso non sono responsabili per l’uso che può essere fatto delle informazioni contenute in questo Rapporto.

La Legge 133/2008 di conversione, con modificazioni, del Decreto Legge 25 giugno 2008, n. 112, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 195 del 21 agosto 2008, ha istituito l’ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. L’ISPRA svolge funzioni che erano proprie dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i servizi Tecnici (ex APAT), dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (ex INFS) e dell’Istituto Centrale per la ricerca scientifica e tecnologica Applicata al Mare (ex ICRAM).

ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca AmbientaleDipartimento Stato dell’Ambiente e Metrologia AmbientaleServizio progetto speciale Annuario e Statistiche ambientaliVia Vitaliano Brancati, 48 - 00144 ROMA

www.isprambiente.gov.ithttp://annuario.isprambiente.it

ISPRA, 2015

ISBN 978-88-448-0726-9

Riproduzione autorizzata citando la fonte

Elaborazione grafica: Matteo Salomone

Grafica di copertina: Franco Iozzoli ISPRA

Illustrazione di copertina: Sonia Poponessi ISPRA

Foto: Matteo Salomone ISPRA

Coordinamento tipografico: Daria Mazzella ISPRA

Amministrazione: Olimpia Girolamo ISPRA

Distribuzione: Michelina Porcarelli ISPRA

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In occasione della tredicesima edizione dell’Annuario dei dati ambientali, a partire dalla medesima base dati a disposizione di ISPRA, sono stati realizzati prodotti informativi assai diversi; ciò al fine di garantire una diffusione delle informazioni sempre più puntuale ed estesa a un’ampia platea di fruitori: dal decisore pubblico al ricerca-tore, dal detentore di interessi economici al privato cittadino.

L’edizione 2014-2015 è restituita, infatti, attraverso 7 prodotti:

• Annuario dei dati ambientali - versione integrale, presenta le schede indicatore popolate nel corso del 2014-2015, organizzate per settori produttivi, condizioni ambientali e risposte. In questa edizione vengono riportati gli indicatori con l’ultimo aggiornamento riferito o all’edizione 2014 o all’edizione 2015. È prodotta in formato elettronico (PDF). • Tematiche in primo piano - propone una possibile organizzazione degli elementi informativi relativi alle que-stioni ambientali prioritarie, oggetto di specifici interventi di prevenzione e risanamento. È disponibile in formato elettronico (PDF).• Annuario in cifre - brochure di tipo statistico contenente i grafici più rappresentativi delle tematiche ambientali trattate nell'Annuario dei dati ambientali versione integrale, corredati da informazioni statistiche o brevi note di approfondimento. È disponibile nei formati cartaceo ed elettronico (PDF).• Ricapitolando... l'ambiente - descrive in sintesi alcune problematiche ambientali ritenute prioritarie e di attualità per il cittadino o per il decisore politico. Comprende un quadro sinottico degli indicatori dell'Annuario.È disponibile nei formati cartaceo ed elettronico (PDF).• Piattaforma Indicatori - strumento per la consultazione telematica delle schede indicatore e la realizza-zione di report (http://annuario.isprambiente.it/). Eccezionalmente sono in linea due edizioni: l’edizione 2014 con 163 indicatori aggiornati prevalentemente al 31/12/2013 e l’edizione 2015 con 102 indicatori aggiornati al 31/12/2014. 38 indicatori sono aggiornati per entrambe le edizioni. • Multimediale - presenta l'edizione 2014-2015 dell'Annuario dei dati ambientali e illustra sinteticamente alcune tematiche ambientali ritenute prioritarie per il target di riferimento. Il filmato Annuario dei dati ambientali edizione 2014-2015 è disponibile presso il sito http://annuario.isprambiente.it• Giornalino - versione a fumetto dal titolo “L’indagine dell’Ispettore SPRA”, tratta con periodicità annuale un solo tema ambientale con l’obiettivo di divulgare le informazioni e i dati dell’Annuario a un pubblico giovane di non esperti. Per l’edizione 2014-2015 è stata scelta la tematica “Inquinamento atmosferico” (“Il nemico invisibi-le”). È disponibile in formato elettronico (PDF).

L’Annuario in cifre scaturisce dall’Annuario dei dati ambientali 2014-2015, la più completa ed esaustiva raccolta di dati scientifici e informazioni sull’ambiente edita in Italia.La brochure di tipo statistico, restituisce in forma estremamente sintetica una selezione dei contenuti grafici e testuali della versione integrale.L’opuscolo presenta i grafici più rappresentativi o che meglio caratterizzano la tematica ambientale, corredati da informazioni statistiche o brevi note di approfondimento.Per i grafici, i criteri di selezione adoperati hanno riguardato la completezza delle serie storiche, il riferimento al dato nazionale, la comunicabilità in base alla tipologia del grafico (istogramma, torta, linee), la chiarezza (grafici autoesplicativi); per le note di approfondimento, la complementarità rispetto alla tematica di riferimento: tipica-mente non sono commenti ai grafici ma informazioni aggiuntive.La struttura e i criteri adottati consentono una migliore fruibilità delle informazioni anche a un pubblico di non addetti ai lavori.Le tematiche trattate nel documento sono le seguenti: Contesto socio economico, Agricoltura e selvicoltura, Pesca e acquacoltura, Energia, Trasporti, Turismo, Industria, Atmosfera, Biosfera, Idrosfera, Geosfera, Rifiuti, Attività nucleari e radioattività ambientale, Radiazioni non ionizzanti, Rumore, Pericolosità di origine naturale, Pericolosità di origine antropica, Valutazione e Autorizzazione ambientale, Certificazione ambientale, Promo-zione e diffusione della cultura ambientale, Strumenti per la pianificazione ambientale, Ambiente e benessere.Ulteriori approfondimenti sono disponibili nella Piattaforma Indicatori all’indirizzo http://annuario.isprambiente.it/L’opuscolo, distribuito a istituzioni, organismi internazionali, media e opinion leader, è disponibile presso i siti: www.isprambiente.gov.it; http://annuario.isprambiente.it

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Aziende agricole che aderiscono a misure ecocompatibilie che praticano agricolturabiologica

Dal 1990 a oggi l’agricoltura biologica italiana,«bio», è cresciuta a un ritmo senza uguali rispetto agli altri paesi UE, sia in termini di superfici, sia di numero dioperatori. Nel 2013, l’agricoltura biologica interessa il 9,1% della SAU nazionale; le superfici investite e in con-versione bio sono 1.317.177 ettari, registrando un incremento del 12,8% rispetto all’anno precedente. Nel medesimo anno gli operatori del settore risultano pari 52.383 e rispetto ai dati del 2012 si rileva un aumento complessivo del 5,4%.

Emissioni di gas serradall’agricoltura

Le emissioni di gas serra provenienti dall’agricoltura nel 2013 segna hanno registrato una riduzione di circa il 15% rispetto a quelle del 1990. Tale riduzione è attribuibile fondamen-talmente alla diminuzione nel numero di capi per alcune specie zootecniche, dei fertiliz-zanti azotati inorganici e delle superfici e delle produzioni agricole. La Politica Agricola Comune (PAC), in particolare, con le misure previste dai sostegni diretti agli agricoltori e agli interventi di mercato (I Pilastro) hanno avuto un ruolo significativo nella contrazione delle emissioni dei gas serra di origine agricola (quote latte). Un ulteriore impulso in tal senso è derivato dall’implementazione dei Piani di Sviluppo Rurale (PSR) chiamati ad affrontare le quattro ‘sfide’ previste dell’Health Check della PAC: cambiamenti climatici; energie rinnovabili, gestione delle risorse idriche e biodiversità

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Agricoltura e selvicoltura

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SAU ha Aziende n.Fonte: Elaborazione ISPRA su dati ISTAT

Fonte: Elaborazione SINAB su dati MIPAAF

Evoluzione del numero operatori controllati e superficie agricola utiliz-zata condotta secondo il metodo dell’agricoltura biologica

Aziende agricole e SAU

Nel 2013, le superfici investite e in conversione bio sono 1.317.177 ettari, registrando un incremento del 12,8% rispetto all’anno precedente. L’agri-coltura biologica interessa il 9,1% della SAU nazionale. Rispetto al 2012 si rileva un aumento complessivo del 5,4% del numero di operatori. L’Italia è al quinto posto in Europa, tra i paesi membri, per quanto riguarda la super-ficie interessata dall’agricoltura biologica.

L’ultimo censimento dell’agricoltura (2010) rileva un numero di azien-de agricole e zootecniche italiane pari a 1.620.884, che interessano 12.856.048 ha di SAU. Rispetto al 2000 si ha una diminuzione complessiva a livello nazionale di oltre -775.390 aziende (-32,4%). La SAU nazionale rilevata risulta in diminuzione rispetto a quella del 2000 (-2,5%)

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6Fonte: Elaborazione ISPRA su dati FSC e PEFC

Fonte: Elaborazione ISPRA su dati UNECE, Eurostat e INFC

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Legname da opera Legna da ardere e carbone

Superfici forestali certifi-cate in Italia secondo gli schemi PEFC e FSC

Evoluzione dei prelievi di legname da opera e legna per combustibili

A fine 2014 circa il 10% della superficie forestale nazionale ha ottenuto un riconoscimento attraverso almeno uno dei due sistemi di certificazione (di seguito indicati) o di entrambi: Programme for Endorsement of Forest Cer-tification schemes (PEFC); Forest Stewardship Council® (FSC®). Il 92% del totale ha ottenuto la certificazione PEFC, il 4% la FSC e il restante 4% entrambe le certificazioni.

Dall’analisi dei dati Eurostat sui prelievi totali di tondame (da opera e a uso energetico) emerge che anche nel 2012 sono stati prelevati 7,7 milioni di m3 di legname, di cui 2,3 milioni di m3 per fini industriali e 5,4 milioni di m3 per fini energetici. Rispetto al 2011 i prelievi totali non hanno subito variazioni.

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Bilancio di azoto e fosforo da impianti di acquacoltura

Nel 2013 il bilancio netto di azoto e fosforo, a livello nazionale, è rispettivamentedi 758 e 172 tonnellate per anno. Rispetto al precedente anno si osserva un decremento dell’apporto di azoto da allevamenti ittici di circa 1 tonnellata per anno;analogamente il fosforo è diminuito di 0,27 tonnellate per anno. La sottrazione di azoto e fosforo operata dai mitili allevati risulta, rispetto al precedente anno, maggiore rispettivamente di 6 e 0,43 tonnellate per anno. Il bilancio netto a livello nazionale è quindi di 8 tonnellate di azoto non immesso nell’ambiente dalle attività di acquacoltura in ambiente marino nel 2013 e di 0,69 tonnellate di fosforo.

Aziende in acquacoltura e produzione

Rispetto al 2012, le produzioni sono praticamente stabili, eccetto quella dei molluschi che è in leggero aumento.

Stock ittici in so-vrasfruttamento

La maggior parte degli stock considerati mostra uno stato di sovrasfruttamento cresciuto dal 77,8 al 95%, a partire dal 2008,indicando uno stato di non sostenibilità della pesca per la grande maggioranza degli stock valutati. La serie storica mostra inoltre una progressiva crescita dal 2008 al 2012 del numero di stock valutati mediante stock assessment, passati da 9 a 30 stock, con una successiva riduzione per gli anni 2013 e 2014 (rispettivamente14 e 20 stock ittici). Il trend dell’indicatore può essere influenzato dalla selezione degli stock ittici considerati, i quali mostrano però, come già evidenziato, un generale stato di sovra-sfruttamento.

Pesca e acquacoltura

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Percentuale di stock in sovrasfruttamento Numero di stock valutati

Nel 2012-2013 il Veneto è la prima regione in Italia per numero di impianti, tuttavia, la produzione complessiva risulta di gran lunga inferiore a quella censita in Emilia-Romagna, imputabile principalmente al calo produttivo di molluschi. Queste due regioni, insieme al Friuli-Venezia Giulia e alla Puglia, ospitano sul loro territorio il 58,5% degli impianti di acquacoltura e contribuiscono per il 68,5% della produzione nazionale.

Trend della produzione nazionale di piscicoltu-ra, molluschicoltura e crostacei coltura

Nel periodo 2007-2013 si osserva che la maggioranza degli stock presi in considerazione sono valutati come in stato di sovrasfruttamento da parte della pesca.Tale percentuale è aumentata fino a raggiungere il 95% degli stock valutati mediante stock assessment nel 2013.

Stock ittici valutati me-diante stock assessment e percentuale di stock ittici valutati mediante stock assessment in sta-to di sovrasfruttamento

Fonte: Elaborazione ISPRA su dati MIPAAF-Unimar (2013)

Fonte: Elaborazione ISPRA su dati dello STECF e del GFCM

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Fonte: Elaborazione ISPRA su dati MIPAAF-Unimar (2013)

La tabella riporta le quantità di azoto e fosforo immessi dagli allevamenti di spigole e orate nell’ambiente e le quantità sottratte dai mitili nel 2013. Il dato è stato elaborato per le 14 regioni italiane che ospitano impianti d’acquacoltura marina. I dati relativi ai mitili si riferiscono alla pratica di allevamento più adottata in Italia, che è quella con filari in sospensione nella colonna d’acqua. La Toscana è la regione con la più alta immissione di azoto e fosforo da impianti di acquacoltura, la Calabria è quella con il minore apporto.

Quantità di azoto e fosforo (t/anno) da im-pianti di acquacoltura in ambiente marino

Organismi allevati PESCI MITILI

A z o t o Orata

A z o t o Spigola

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Fosforo Spi-gola

Azoto Fosforo

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Veneto -88,781 -6,112

Friuli Venezia Giulia 13,12 11,89 2,28 2,01 -21,000 -1,445

Liguria 34,79 13,60 6,05 2,30 -1,832 -0,126

Emilia Romagna -138,133 -9,509

Toscana 129,88 192,58 22,60 32,57

Marche -18,865 -1,298

Lazio 150,25 112,88 26,14 19,09 -7,729 -0,532

Abruzzo -7,077 -0,487

Molise -6,696 -0,461

Campania -18,284 -1,258

Puglia 54,86 56,66 9,54 9,58 -73,703 -5,074

Calabria 1,95 7,40 0,34 1,25 0,000 0,000

Sicilia 122,23 132,46 21,27 22,40 -8,596 -0,591

Sardegna 84,84 48,56 14,73 8,21 -18,947 -1,304

ITALIA 591,91 576,03 102,95 97,42 -409,64 -28,20

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Quota di energia da fonti rinnovabili nei consumi finali

La quota di energia da fonti rinnovabili nel 2013 è pari al 16,7% rispetto al consumo finale lordo. Tale valore va confrontato con l’obiettivo del 17% da raggiungere entro il 2020. L’incremento della quota di energia da fonte rinnovabile appare consistente a partire dal 2007. Il mantenimento di tale incremento annuo è compatibile con il raggiungimento e il superamento dell’obiettivo fissato dalla Direttiva 2009/28/CE per l’Italia.

Emissioni di gas serra complessive e da processi energetici

Le emissioni di gas serra sono state in costante crescita dal 1996 fino al 2004, successivamente si registra una riduzione delle emissioni annuali. Dal 2004 al 2013 si osserva un declino del 25,2% delle emissioni energetiche, mentre dal 1990 la riduzione è del 15,2%.

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Energia

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Nel 2013, l’81,7% delle emissioni totali di gas serra è stato di origine ener-getica. Il confronto dell’andamento delle emissioni di gas serra con quello delle principali variabili rappresentative della crescita economica mostra, nel periodo 1990-2013, un disaccoppiamento assoluto.

Indicatori economici ed energetici ed emissioni di gas serra

Il sistema energetico nazionale è caratterizzato da un’elevata dipendenza energetica (74,7% nel 2013), in calo negli ultimi anni, e da prestazioni migliori della media europea in termini di intensità energetica e di rapporto tra i consumi finali e quelli totali di energia. Nel 2013, in Italia il consumo interno lordo di risorse energetiche è pari a 173 Mtep per oltre 75% soddi-sfatto con combustibili fossili.

Consumi finali di ener-gia per settore

Fonte: Elaborazione ISPRA su dati ISPRA , MSE e ISTAT

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Fonte: Elaborazione ISPRA su dati EUROSTAT

Nel 2013 le quote di energia da fonti rinnovabili sono pari al 16,7% rispetto al consumo finale lordo, un valore prossimo all’obiettivo del 17% da rag-giungere entro il 2020. L’andamento è compatibile con il raggiungimento e il superamento dell’obiettivo fissato dalla Direttiva 2009/28/CE per l’Italia.

Quota di energia da fonti rinnovabili rispetto ai consumi finali per i pae-si europei (2012-2013)

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Emissioni di inqui-nanti atmosferici dai trasporti

Le emissioni di inquinanti atmosferici dal trasporto stradale sono notevolmente diminuite negli ultimi anni, grazie alle innovazioni tecnologiche.

Quota della flotta veicolare confor-me a determinati standard di emis-sione

L’adeguamento della flotta veicolare agli standard ambientali dei nuovi veicoli procede sulla base del ritmo fisiologico di sostituzione del parco.

Emissioni di gas serra dai trasporti

Il settore dei trasporti ha una grande responsabilità nell’emissione di gas serra e ha registrato il tasso di crescita delle emissioni più elevato nel periodo 1990-2013.

Trasporti

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Intensità totale, pass.+ merci (10^3 vkm tot/ capite)Intensità automobili (10^3 vkm/ capite)intensità passeggeri rispetto al PIL (pkm / 1000 Euro 2010)

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/ PI

L

Nel 2013 il settore dei trasporti è stato responsabile del 29,8% del consumo totale di energia finale e del 66,6% del consumo finale di petrolio. Nel 2014, dopo il decremento consistente avvenuto tra il 2011 e il 2013, si rileva una leggera ripresa dei consumi energetici del settore trasporti dovuta soprattutto al trasporto merci.

Consumi energetici nel settore dei trasporti, usi finali

La necessità di rendere sostenibile il sistema dei trasporti è stata più volte espressa a livello comunitario, in particolare ai fini della lotta contro i cambia-menti climatici. Obiettivi qualificanti per una mobilità sostenibile sono il disac-coppiamento della crescita dei trasporti dalla crescita economica e il riequili-brio modale. Dal 2010 si registra una riduzione dell’intensità delle percorrenze su auto pro capite e rispetto al PIL, con un leggero aumento nel 2013.

Evoluzione dell’intensità del trasporto passeggeri

Fonte: Elaborazione ISPRA su dati ACI, ENEA, ISTAT, MSE, MIT

Fonte: Elaborazione ISPRA su dati MSE e MIT

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Fonte: ISPRA

Fonte: ISPRA

Emissioni di anidride carbonica per provincia e per tipologia di veicoli

Emissioni di ossidi di azoto per provincia e per tipologia di veicoli

Gli ossidi di azoto contribuiscono alle piogge acide, all’eutrofizzazione e alla formazione dell’ozono troposferico e, indirettamente, al riscaldamento globale, alle modifiche dello strato di ozono e alla formazione di particolato “secondario”.Le emissioni di ossidi di azoto, diminuite del 50,5% tra il 1990 e il 2012, sono ancora rilevanti in valore assoluto.

Le emissioni di anidride carbonica e i consumi energetici sono stretta-mente collegati. Nel 2014, in Italia, i trasporti sono responsabili del 25,5% delle emissioni totali di gas serra. Nel periodo 1990-2014, le emissioni del settore trasporti (esclusi i trasporti internazionali / bunkers) sono aumen-tate dell’1,4%.

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Fonte: Elaborazione ISPRA su dati ACI

Fonte: ISPRA

36,27

30,09

37,9537,35

36,23

31,19

36,6037,62

37,71

33,55

34,25

34,41

32,95

29,13

26,90

27,74

29,39

27,34

28,0733,69

0%

20%

40%

60%

80%

100%

Pie

mon

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Cal

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Pug

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Bas

ilicat

a

Sic

ilia

Sar

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a

EURO 0 EURO 1 EURO 2 EURO 3 EURO 4 EURO 5 EURO 6

Percentuale autovetture per regione e per tecno-logia

Emissioni di particolato (PM10) per provincia e per tipologia di veicoli

La tipologia di veicolo determina un’elevata variabilità, sia delle emissioni per chilometro percorso, sia della percentuale di abbattimento delle emis-sioni regolamentate (monossido di carbonio, ossidi di azoto, composti or-ganici volatili e particolato) man mano che si sale nella classe “euro”.La diffusione di veicoli più nuovi non è omogenea nelle regioni italiane.

I trasporti contribuiscono per il 22,1% al totale di PM primario.Nel periodo 1990-2012, le emissioni di particolato sono diminuite per il PM10 del 53% e per il PM2,5 del 56%.

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Incidenza del turi-smo suirifiuti

A livello nazionale la quota di rifiuti urbani prodotti attribuibili al settore turistico nel periodo 2006-2013 mostra un andamento altalenante, in decremento fino al 2009, poi in crescita, seppur lie-vemente, fino al 2011 e di nuovo in decrescita nel 2012, attestandosi nel 2013 su 8,13 kg/ab. equivalenti, ovvero il valore più basso degli ultimi otto anni.

Intensità turistica Nel 2013, l’intensità turistica, in termini di arrivi rimane assolutamente invariata rispetto al 2012, mentre in termini di posti letto per 1.000 abitanti diminuisce di due punti e mezzo percentuali (-2,5%). La stagionalità dei flussi turistici resta concentrata,ancora, nel trimestre estivo (con il 50% delle presenze nel 2013).

Flussi turistici per modalità di tra-sporto

Nel 2013 i flussi turistici mostrano un flebile aumento, pari allo 0,6%, alle frontiere e una diminuzio-ne più consistente, pari a -10,6%, rispetto al 2012 per i viaggi degli italiani. Anche nel 2013 quasi la totalità dei transiti (96,4%) è avvenuto alle frontiere stradali e aeroportuali.

Turismo

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95100105110115120125130135140145150155160

1990

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2001

2002

2003

2004

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2007

2008

2009

2010

2011

2012

2013

Indi

ce 1

990

= 10

0

Esercizi alberghieri Esercizi complementari Totale

Fonte: Elabora-zione ISPRA su dati ISTAT

40,6%

15,1%

28,0%

0,0%

16,3% Lavoro

70,6%

6,1%

13,0%

2,1%8,1%

Totale Viaggi

Auto Aereo Treno Nave Altro

74,3%

5,0%

11,2%

2,4%7,1% Vacanza

Fonte: Elabora-zione ISPRA su dati ISTAT

Nel 2013, a livello nazionale, il movimento turistico censito ha prodotto mediamente 8,13 kg di rifiuti urbani.La stagionalità dei flussi (2013) resta concentrata, nel terzo trimestre (con il 50% delle presenze).

Variazione del numero di posti letto negli esercizi alberghieri e comple-mentari

Distribuzione percentua-le dei viaggi effettuati in Italia dai residenti, per mezzo utilizzato e per ti-pologia di viaggio

La crisi economica continua a incidere sul totale dei viaggi compiuti dagli italiani. Si registra, infatti nel 2013, un calo del 10,6% rispetto al 2012, a cui contribuisce soprattutto la riduzione delle vacanze brevi.L’83,8 dei viaggi è compiuto all’interno del territorio nazionale, di cui il 70,6% in auto.

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20%

13,8%

2,8%

36,1%

3,7%

2,8%

20,7%

Italiani

Città di interesse storico e artistico Località montaneLocalità lacuali Località marineLocalità termali Località collinari e di interesse varioAltre località (a)

33,8%

11,3%12,4%

23,6%

3%

5%

10,9%

Stranieri

Fonte: Elaborazione ISPRA su dati ISTATLegenda: (a) Comuni e Capoluoghi di pro-vincia non altrimenti classificati

Presenze dei clienti ita-liani e stranieri negli esercizi ricettivi per tipo di località

Nel 2013, il flusso dei clienti, nel complesso degli esercizi ricettivi, è immutato rispetto all’anno precedente (variazione nulla per gli arrivi e dell’1% in meno per le presenze

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Registro PRTR: numero distabi-limenti e attività PRTR (già Regi-stro INES: Numero di stabilimenti e attività IPPC)

L’indicatore consente di quantificare la base dichiarante al registro PRTR descrivendone anche la distribuzione sul territorio nazionale

Emissioni speci-fiche dei processi produttivi nell’in-dustria chimica

L’indicatore esprime il potere inquinante “medio” di unità di prodotto

Emissioni specifiche dei processi produt-tivi nell’industria siderurgica

L’indicatore valuta le emissioni specifiche generate dalla produzione dell’acciaio

Industria

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Fonte: Elaborazione ISPRA su dati ISPRA, ISTAT Associzioni di categoria

0

500

1.000

1.500

2.000

2.500

3.000

3.500

4.000

4.500

1990 1995 2000 2005 2010 2011 2012 2013

g/t

SOx NOx

0

1.000

2.000

3.000

4.000

5.000

6.000

7.000

1990 1995 2000 2005 2010 2011 2012 2013

g/t

CO

Nell’industria siderurgica le emissioni specifiche di SOx (ossidi di zolfo) e CO (monossido di carbonio) si sono ridotte in modo consistente rispetto al 1990.Tra il 2012 e il 2013 si sono registrati lievi incrementi di NOx (Ossidi di azoto) e SOx (ossidi di zolfo).

L’industria chimica e l’industria siderurgica, per le pressioni che inducono, sono settori particolarmente significativi dal punto di vista ambientale.

Emissioni specifiche di CO (monossido di carbonio) nell’industria siderurgica

Emissioni specifiche nell’industria chimica

Fonte: Elaborazione ISPRA su dati ISPRA, ISTAT Associzioni di categoria

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Fonte: Elaborazione ISPRA su dati EURO-STATLegenda: d)è adottata una diversa defini-zione; Irlanda: dato non di-sponibile

4,004,00

3,003,00

3,763,003,003,003,00

2,501,00

3,00d)

1,802,70

1,532,00

2,301,90

1,702,00

1,201,40

1,211,501,50

0,502,00

0 0,5 1 1,5 2 2,5 3 3,5 4 4,5Finlandia

Svezia Danimarca Germania

AustriaSlovenia

Belgio Francia

UE-28Paesi Bassi

Repubblica CecaEstonia

Regno Unito Ungheria

PortogalloItalia

Spagna Lussemburgo

Lituania Polonia

MaltaSlovacchia

CroaziaGrecia

LettoniaBulgaria

CiproRomania

%

Obiettivo Europa 2020 Spesa per R&S in % del PIL 2013

Spesa per Ricerca e Sviluppo in percentuale sul PIL. Obiettivo Europa 2020

Nel 2013 (dati stimati) la spesa per ricerca e sviluppo delle imprese indu-striali in Italia ammonta complessivamente a circa 8.208 milioni di euro. Rispetto al 2012 si registra un decremento del 2% circa.Nell’UE28 la spesa per ricerca e sviluppo assorbe il 2,02 del PIL.

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Emissioni di sostanze acidificanti (SOX, NOX, NH3): trend e disaggregazione settoriale

Le emissioni delle tre sostanze acidificanti espresse in equivalenti acidi sono complessiva-mente in costante diminuzione dal 1990 al 2013 (-64,2%). Nel 2013 risultano così distribuite: gli ossidi di zolfo hanno un peso pari al 9,8%, in forte riduzione rispetto al 1990; le emissioni di ossidi di azoto e ammoniaca sono pari rispettivamente al 38,8% e al 51,4%, ambedue con un peso in aumento rispetto al 1990. In riferimento alla normativa nazionale, che recepisce quella comunitaria, gli ossidi di azoto hanno raggiunto il limite imposto per il 2010 già nel 2009; gli ossidi di zolfo nel 2005; l’ammoniaca dal 2008.

Emissioni di gas serra (CO2, CH4, N2O, HFCs, PFCs,SF6): trend e disaggregazione settoriale

Le emissioni totali di gas a effetto serra si riducono nel periodo 1990-2013 del 16,1%, pas-sando da 521,1 a 437,3 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. Per adempiere agli obiettivi contenuti nel Protocollo di Kyoto e relativi alle emissioni del periodo 2008-2012 l’Italia deve acquisire crediti di CO2 pari a circa 23Mt complessivi.

Temperature media L’aumento della temperatura media registrato in Italia negli ultimi trent’anni è stato quasi sempre superiore a quello medio globale sulla terraferma. Nel 2014 l’anomalia della temperatura media in Italia (+1,57 °C) è stata superiore a quella globale sulla terraferma (+0,89 °C). Il 2014 è stato per l’Italia il ventitreesimo valore annuale positivo consecutivo e si colloca al primo posto nel periodo che va dal 1961 al 2014.

Atmosfera

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Legenda:* Non applicabileFonte: Elaborazione ISPRA su dati della Rete Sinottica e Reti Regionali

Fonte: ISPRA e NCDC/NOAA

-20

-10

0

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40

1961

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1991

1993

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1997

1999

*20

0120

0320

0520

0720

0920

1120

13

n. g

iorn

i

2014

-1

-0,5

0

0,5

1

1,5

2

2,5

1961

1963

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1993

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2001

2003

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2007

2009

2011

2013

°C

Globale ITALIA

2014

Serie delle anomalie me-die annuali del numero di giorni estivi in Italia, rispetto al valore norma-le 1961-1990

Nel 2014 il numero medio di notti tropicali, cioè con temperatura minima mag-giore di 20°C è stato superiore al valore normale come sempre negli ultimi 14 anni: in media, circa 2 giorni in più nell’anno. Il numero medio di giorni estivi, cioè con temperatura massima maggiore di 25 °C, è stato anch’esso superiore alla media climatologica: in media, circa 10 giorni in più nell’anno, con il 2014 15° anno consecutivo con valore superiore alla norma 1961-1990.

Il riscaldamento del sistema climatico globale è oggi indiscutibile. L’aumento della temperatura media registrato in Italia negli ultimi trent’anni è stato quasi sempre superiore a quello medio globale sulla terraferma. Nel 2014 l’anomalia della tempe-ratura media in Italia (+1,57 °C) è stata superiore a quella globale sulla terraferma (+0,89 °C). Il 2014 è stato per l’Italia il ventitreesimo valore annuale positivo conse-cutivo e si colloca al primo posto nel periodo che va dal 1961 al 2014.

Serie temporali delle anomalie di temperatura media globale e in Italia, rispetto ai valori climato-logici normali 1961-1990

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Fonte: ISPRA

Fonte: ISPRA

0

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kt H

+ / a

NH3 NOx SOx

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2011

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2013

Mt /

a

Settore energetico Processi industriali Agricoltura Rifiuti

Le emissioni totali di gas a effetto serra si riducono nel periodo 1990-2013 del 16,1%, passando da 521,1 a 437,3 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. Per adempiere agli obiettivi contenuti nel Protocollo di Kyoto e relativi alle emissioni del periodo 2008-2012 l’Italia deve acquisire crediti di CO2 pari a circa 23Mt complessivi. L’andamento complessivo dei gas serra è determinato principal-mente dal settore energetico - e quindi dalle emissioni di CO2 - che rappresenta circa 80% delle emissioni totali lungo l’intero periodo 1990-2013.

Complessivamente le emissioni delle tre sostanze acidificanti (SOx, NOx e NH3) sono in costante diminuzione dal 1990 al 2013 (-64,2%). In riferimen-to alla normativa nazionale, che recepisce quella comunitaria, gli ossidi di azoto hanno raggiunto il limite imposto per il 2010 già nel 2009; gli ossidi di zolfo nel 2005; l’ammoniaca dal 2008.

Emissioni nazionali complessive di ossidi di zolfo (SOx), ossidi di azoto (NOx) e ammo-niaca (NH3)

Emissioni nazionali complessive di gas serra

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Fonte: ISPRA

Fonte: ISPRA

0

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kt /

a

Processi ProduttiviEstrazione e distribuzione di combustibili fossili/geotermiaUso di solventiTrasporti StradaliAltre Sorgenti Mobili

0

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4

5

6

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2013

Mt T

OFP

/ a

NOx COVNM

Le emissioni di benzene sono diminuite dal 1990 al 2013 dell’89,6%. A tale andamento hanno contribuito principalmente le due componenti del settore dei trasporti, road e off-road. In particolare, le emissioni del trasporto stradale, che rappresentano nel 2013 il 44% del totale sono diminuite di oltre il 90%; l’altra componente, trasporto non stradale, la cui quota sul totale è pari al 16% nel 2013 si riduce dell’88,7% . Le riduzioni complessive derivano sia dalla diminu-zione del benzene nei combustibili nel corso degli anni Novanta, sia dal rinnovo del parco autovetture.

Le emissioni di NOx e di COVNM diminuiscono costantemente dall’inizio degli anni ‘90.In particolare tra il 1992 e il 2013 si riducono di quasi il 60%, soprattutto grazie alla forte diminuzione delle emissioni nei due settori dei trasporti, road e off-road, che rappresentano circa la metà delle emissioni di ossidi di azoto. Tale decremento permette ai due composti di essere in linea con gli obiettivi di emis-sione stabiliti dalla normativa europea sin dal 2007 (COVNM) e dal 2009 (NOx).

Emissioni nazionali di benzene (C6H6) secondo la disaggrega-zione settoriale

Emissioni nazionali complessive di ossidi di azoto e composti organici volatili non metanici

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Fonte: Elaborazione ISPRA su dati ARPA/APPANota: I dati disponibili per il 2013 sono relativi a 63 aree urbane

PM10: Superamenti del valore limite giornaliero e del valore limite an-nuale nelle aree urbane

In Italia, nel 2013, il particolato atmosferico, l’ozono troposferico, il biossi-do di azoto e il benzo(a)pirene sono gli inquinanti per i quali si continua-no a registrare livelli atmosferici superiori agli standard normativi (D.Lgs. 155/2010) soprattutto nel bacino padano e nelle grandi aree urbane.Nel 2013, il valore limite giornaliero del PM10 è stato superato nella metà circa delle aree urbane indagate (totale aree urbane: 63); i valori più ele-vati sono stati registrati nel bacino padano e in alcune città del Centro, del Sud Italia e Isole.Per il PM2.5, nel 2013, è emersa una situazione di maggior rispetto dello standard normativo; infatti in 40 aree urbane delle 48 indagate sono stati registrati livelli inferiori al valore obiettivo.

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Per l’ozono, l’obiettivo a lungo a termine per la protezione della salute umana nel 2013 è stato superato nella gran parte delle aree urbane: solo nel 9% (5 su un totale di 56 aree urbane) tutte le stazioni di monitoraggio sono risultate conformi all’OLT. Nel 2013, il valore limite annuale per la protezione della salute umana del biossido di azoto è stato superato nel 45% delle 65 aree urbane indagate. I superamenti hanno riguardato molte aree urbane del bacino padano e alcune del Centro, del Sud e delle Isole.Nel 2013, i dati per il benzo(a)pirene, disponibili solo per 36 aree urbane principalmente localizzate nel Nord Italia, hanno evidenziato il supera-mento del valore obiettivo (VO, 1,0 ng/m3 come media annua) in 10 aree urbane.

Fonte: Elaborazione ISPRA su dati ARPA/APPANota: I dati disponibili per il 2013 sono relativi a 56 aree urbane

O3: Superamenti del valore obiettivo a lungo termine

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Rete Natura 2000 I trend relativi all’andamento del numero e dell’estensione delle ZPS dal 2003 al 2014 evidenziano una forte crescita nel numero e nella superficie a partire dal 2003 sino al 2007, anno in cui si rileva una stabilizzazione. Dal 2007 il numero delle ZPS ha avuto un leggero incremento fino ai 610 siti del 2014, così come la superficie (da 4.379.777 ettari nel 2007 ai 4.411.444 del 2014).I SIC italiani nell’ottobre 2012 erano 2.299 con una superficie totale di 4.831.624 ettari. Al 2014, in seguito al processo di trasformazione in ZSC, i SIC sono diminuiti a 1.947 siti (superficie di 4.394.382 ettari). Però SIC e ZPS nel loro insieme ammontano nel 2014 a 2.314 siti (superficie di 4.847.352 ettari) con un leggero incremento rispetto agli anni precedenti.

Consistenza dell’attività di pesca

Rispetto al 2012, la capacità della flotta peschereccia nazionale è diminuita del 2,7% in termini di numerosità e del 3,5% per quanto riguarda la capacità espressa in GT (gross tonnage). La diminuzione dell’attività di pesca che ha caratterizzato l’Italia, soprattutto dall’inizio degli anni 2000, si evidenzia anche da una variazione netta di giorni medi di pesca che, ad esempio, dal 2007 al 2012 diminuiscono di 12 giorni per battello. Lo sforzo di pesca, in costante diminuzione dal 2004, ha registrato un aumento tra il 2008 e il 2009, passando da 25,2 a 26,5, e poi ha ripreso a diminuire tra il 2009 e il 2013 arrivando a 21,4.

Consistenza e livello diminaccia di specie animali

Per quanto riguarda il grado di minaccia delle 672 specie di Vertebrati valutate nella re-cente “Lista Rossa IUCN dei Vertebrati Italiani” (576 terrestri e 96 marine), 6 sono estinte nella regione in tempi recenti. Le specie minacciate di estinzione (categorie IUCN “In Pericolo Critico (CR)”, “In Pericolo (EN)” e “Vulnerabile (VU)”) sono 161 (138 terrestri e 23 marine), pari al 28% delle specie valutate, considerando che per il 12% delle specie i dati disponibili non sono sufficienti a valutare il rischio di estinzione e assumendo che il 28% di queste sia minacciato, si stima che complessivamente circa il 31% dei Vertebrati italiani sia minacciato.

Biosfera

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Il coefficiente di boscosità è passato da un valore del 28,8% nel 1985 a oltre il 36% nel 2013. Circa il 53% degli incendi avviene per cause “volontarie” mentre il 13,4% per cause “accidentali”. Solo l’1,8% è riferibile per cause naturali, mentre il restante 28,7% è in prevalenza di origine dubbia.

Estensione media e nu-mero di incendi boschivi

L’Italia è tra i Paesi europei più ricchi di biodiversità, con metà delle specie vegetali e un terzo di quelle animali presenti in Europa. L’Italia presenta il più alto numero di specie animali (oltre 58.000 specie), con un’elevata incidenza di specie endemiche. Le piante superiori sono oltre 6.700, il 15,6% delle quali endemiche.

Principali minacce per i Vertebrati terrestri ita-liani (esclusi gli uccelli)

Fonte: Rondinini, C., Battistoni, A., Peronace, V., Teofili, C. (compilatori), 2013. Lista Rossa IUCN dei Vertebrati Italiani. Comitato Italiano IUCN e Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Roma

Fonte: Corpo Forestale dello Stato (www.corpoforestale.it)

0 20 40 60 80 100 120 140

Perdita / Degradazione habitat

Specie esotiche invasive

Prelievo

Mortalità accidentale

Persecuzione

Inquinamento

Disastri naturali

Cambiamenti dinamica specie

Fattori intrinseci

Disturbo antropico

Nessuna

numero di specie

Vertebrati terrestri

0

5

10

15

20

25

30

1970

1971

1972

1973

1974

1975

1976

1977

1978

1979

1980

1981

1982

1983

1984

1985

1986

1987

1988

1989

1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

2011

2012

2013

ha; n

*1.0

00

Sup. media Incendi

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Policy species (sono le specie appartenenti agli allegati II, IV e V della Direttiva “Habitat” 92/43/CEE e alla Convenzione di Berna, incluse briofite e licheni) e altre specie minacciate comprendono l’assessment di 396 taxa (297 piante vascolari, 61 briofite, 25 licheni e 13 funghi), tra i quali sono comprese 202 policy species.

Ripartizione percentuale nelle categorie di minac-cia IUCN (vers. 3.1) delle policy species

L’Italia aderisce a numerose convenzioni e accordi internazionali volti alla tutela della biodiversità, quali la Convenzione sulla Diversità Biologica. Il numero di specie alloctone in Italia è in progressivo e costante aumen-to. Sulla base dei dati attualmente disponibili per l’Italia le specie esoti-che introdotte nel nostro Paese sono circa 2.700, di cui oltre 1.500 spe-cie animali, quasi 1.100 specie vegetali e poi funghi, batteri e cromisti.

Numero di specie intro-dotte in Italia a partire dal 1900 e tasso medio annuo di nuove introdu-zioni, calcolati su 1.383 specie di data introdutti-va certa

Fonte: ISPRA. Banca Dati Nazionale Specie Alloctone

RE1%

CR(PE)5%

CR11%

EN21%

VU5%

NT12%

LC21%

DD24%

0

5

10

15

20

25

30

0

50

100

150

200

250

300

350

400

450

500

N° di specie introdotte Tasso medio annuo

N°s

peci

e al

loct

one

intro

dotte

N°s

peci

e /a

nno

Fonti: Elaborazioni ISPRA su dati tratti da: Rossi et al. (Eds.), 2013. Lista Rossa della Flora Italiana. 1. Policy Species e altre specie minacciate. Comitato Italiano IUCN e MATTM

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Fonte: Elaborazione ISPRA su dati del Ministero dell’am-biente e della tutela del territorio e del mare

0 200 400 600 800

PiemonteValle d'Aosta

LombardiaTrentino-Alto Adige

VenetoFriuli-Venezia Giulia

LiguriaEmilia-Romagna

ToscanaUmbriaMarche

LazioAbruzzo

MoliseCampania

PugliaBasilicata

CalabriaSicilia

Sardegna

ha*1.000

Rete Natura 2000 Aree protette terrestri Aree protette marine

0 5 10 15 20 25

PiemonteValle d'Aosta

LombardiaTrentino-Alto Adige

VenetoFriuli-Venezia Giulia

LiguriaEmilia-Romagna

ToscanaUmbriaMarche

LazioAbruzzo

MoliseCampania

PugliaBasilicata

CalabriaSicilia

Sardegna

ha*1.000

Aree Ramsar

La Rete Natura 2000, è costituita da ZPS e SIC che, al netto delle so-vrapposizioni, ammontano a 2.589 siti, che occupano una superficie di 6.391.381 ettari, di cui 5.817.599 a terra, pari al 19,3% del territorio nazio-nale. In Italia sono inoltre presenti 871 aree protette, che occupano una superficie a terra di oltre 3 milioni di ettari (10,5% del territorio nazionale). Le superfici a mare tutelate includono anche 27 Aree Marine Protette. Sono presenti, inoltre, 64 siti Ramsar.

Distribuzione regionale delle superfici tutelate(escluso il Santuario per i mammiferi marini)

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Depuratori: conformità del sistema di fogna-tura delle acque reflue urbane

Il grado di conformità nazionale dei sistemi di collettamento è risultato pari al 99% anche nel 2012, invariato rispetto a quanto rilevato nel 2009.

Dinamica litoranea Nel periodo compreso tra il 2000 e il 2007, il 37% dei litorali ha subito variazioni supe-riori a 5 metri e i tratti di costa in erosione (895 km) sono ancora superiori a quelle in progradazione (849 km). La tendenza della linea di riva all’arretramento è predominate ma, tenuto conto che tra il 1950 e il 1999 le coste che hanno subito variazioni superiori a 25 metri sono circa il 46%, si registra una tendenza a livello nazionale a una maggiore stabilità dei litorali e una generale riduzione del tasso di coste in erosione, grazie anche ai numerosi di interventi di protezione e ripristino delle spiagge.

Crescita del livello medio del mare a Venezia (ICLMM)

Il livello medio mare è in tendenziale aumento a Venezia sin dall’inizio delle rilevazioni (1872). Il valore massimo assoluto è da riferirsi al 2010, con 40,5 cm sulloZero Mareografico di Punta della Salute, il secondo massimo è riferito al 2014, con 39,5 cm. La crescita del livello medio mare ha subito una grave accelerazionedal 2009, con i valori medi annui più alti della serie storica ultracentenaria.

Idrosfera

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Fonte: Elaborazione ISPRA/MATTM, su dati del Ministero della salute

Fonte: Elaborazione ISPRA, su dati forniti dalle ARPA costiere

Ostreopsis cf. ovata è un dinoflagellato potenzialmente tossico rilevato in Italia a partire dal 1989.Nel 2014 l’Ostreopsis cf. ovata è stata riscontrata in 10 regioni costiere, mentre risulta assente in tutti i campioni prelevati lungo le coste dell’Abruz-zo, Emilia-Romagna, Molise e Veneto.

Ostreopsis cf. ovata lungo le coste italiane

4.517

280

103 119492 Eccellente

BuonaSufficienteScarsaNC

Nel 2013, l’Italia presenta 5.511 acque di balneazione, di cui 644 ac-que interne e 4.867 acque costiere (marine e di transizione). L’89% è classificato come almeno sufficienti, con una netta prevalenza di acque in classe eccellente (82%). Anche a livello regionale è prepon-derante la classe eccellente.

Classificazione delle acque di balneazione: sintesi nazionale

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Fonte: Elaborazione ISPRA, su dati ARPA/APPA

Fonte: Elaborazione ISPRA, su dati ARPA/APPA

Lo Stato Ecologico dei fiumi e dei laghi è un indice che considera la qualità della struttura e del funzionamento dell’ecosistema. La più alta percen-tuale di km dei fiumi che ricadono nelle classi di qualità di stato ecologico “elevato” e “buono” si riscontra in Valle d’Aosta (94%), provincia di Bolza-no (92%), provincia di Trento (75%) e Piemonte (84%). Per i laghi, invece, solo il 35% presenta una classe di qualità tra elevato e buono.

Per la valutazione dello stato chimico sia dei fiumi sia dei laghi è stata defini-ta una lista di sostanze “prioritarie”, per le quali sono previsti degli Standard di Qualità Ambientali (SQA). I corpi idrici che soddisfano tutti gli standard di qualità ambientale sono classificati in buono stato chimico. Valle d’Aosta, Friuli-Venezia Giulia, Umbria e Molise presentano lo stato buono nel 100% dei corpi idrici monitorati. Lo Stato chimico dei laghi, relativo a 10 regioni e due province autonome, ricade nella classe buono per l’81% dei corpi idrici lacustri (133). Le regioni con la situazione migliore, sono: Piemonte, provincia di Bolzano, Marche e Umbria.

Distribuzione percentua-le del totale dei chilome-tri dei corpi idrici nelle classi di qualità dello stato ecologico

Distribuzione percen-tuale dei chilometri dei corpi idrici nelle classi di qualità stato chimico fiumi – SQA

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0

500

1000

1500

2000

2500

3000

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

DQ AV CA VU DET LOC STE

n. (p

unti

di p

relie

vo)

Complesso idrogeologico

% (c

lass

e di

SC

AS)

SCAS "Scarso" SCAS "Buono" Numero punti prelievo

Fonte: Elaborazione ISPRA/ARPA Emilia-Romagna su dati forniti da regioni, province autonome e ARPA/APPA

Legenda: DQ - Alluvioni delle depressioni quaternarie; AV - Alluvioni vallive; CA - Calcari; VU - Vulcaniti; DET - Formazioni detritiche degli altipiani plio-quaternari; LOC - Acquiferi locali; STE - Formazioni sterili.Fonte: Elaborazione ISPRA/ARPA Emilia-Romagna su dati forniti da regioni, province autonome e ARPA/APPA

Monitoraggio chimico delle acque sotterranee per ambito territoriale

Percentuale delle classi di SCAS sul totale dei punti di prelievo per complesso idrogeolo-gico

I parametri critici che determinano la classe “scarso” per ciascun ambito territoriale o per complesso idrogeologico sono spesso le sostanze inorga-niche quali nitrati, solfati, fluoruri, cloruri, boro, insieme a metalli, sostanze clorurate, aromatiche e pesticidi. Il complesso idrogeologico “alluvioni del-le depressioni quaternarie” (DQ) presenta un maggior numero di stazioni di monitoraggio, pari a 2.297. La classe di SCAS “buono” nelle DQ e AV sono confrontabili, rispettivamente pari al 66,8% e 65,8%.

Nel 2013, su 4.023 stazioni di monitoraggio, il 69,2% presenta uno SCAS ricadente nella classe “buono”. La Provincia autonoma di Bolzano ha tutte le stazioni di monitoraggio in classe “buono”, seguita Provincia autonoma di Trento (98,6%) e dal Molise (96,1)%. La maggiore incidenza dello stato di “scarso”, invece, si riscontra in Lombardia (54,9%), seguita da Sarde-gna (43,7) e dalla Sicilia (39,6%).

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Fonte: Elaborazione ISPRA su NCEP Reanalysis II data

Per il monitoraggio della siccità si utilizza lo Standardized Precipitation Index (SPI) che quantifica il deficit (SPI < 0) o il surplus di precipitazioni (SPI > 0) elaborando dati di pioggia provenienti dalle rianalisi del NCEP.In Italia, non si evidenziano fenomeni di siccità per il 2014.Si riscontra, sull’Italia centrale, in particolare tra aprile e maggio e tra luglio e settem-bre, un surplus di precipitazione rispetto alla media climatologica per il periodo 1948–2013, calcolata sulle serie di pioggia cumulata su 12 mesi.Nello specifico, si segnalano, per il centro Italia, valori di SPI anche supe-riori a 2 corrispondenti a una situazione di “piovosità estrema”.

Surplus di precipitazio-ne rispetto alla media climatologica

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0,00,51,01,52,02,53,03,54,0

GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC

n.

Mar di Sardegna - Boa di Alghero

20142002/2013

Fonte: ISPRA

Fonte: ISPRA

Il numero di mareggiate è influenzato dall’esposizione (fetch) e dalla stagiona-lità. Il fetch rappresenta la superficie di mare aperto a disposizione del vento che spira con intensità e direzione costante entro cui avviene la generazione del moto ondoso. A conferma di ciò, sono le boe nel Tirreno a presentare un elevato numero di mareggiate. Il numero medio di mareggiate mostra nel 2014, rispetto ai dati disponibili per l’intero periodo, una chiara componente stagionale con picchi maggiori nei mesi invernali.

L’ondosità, classificata come stato del mare in base all’altezza significativa dell’onda, nel corso del 2014, è stata in linea con le medie dei precedenti periodi di osservazione per tutti i mari italiani.Le temperature superficiali delle acque dei mari italiani, nel 2014, sono risultate nella media. Da evidenziare un lieve aumento delle temperature nei mesi invernali.

Ondosità

Principali mareggiate rilevate alle boe di Alghero e di Mazara del Vallo

0,00,51,01,52,02,53,03,54,04,5

GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC

n.

Canale di Sicilia - Boa di Mazara del Vallo

20142002/2013

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0102030405060708090

100110120

1920

1925

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1935

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1965

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1985

1990

1995

2000

2005

2010

num

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casi

80-89

05

1015202530354045505560

1920

1925

1930

1935

1940

1945

1950

1955

1960

1965

1970

1975

1980

1985

1990

1995

2000

2005

2010

num

ero

casi

90-99

02468

1012141618202224262830

1920

1925

1930

1935

1940

1945

1950

1955

1960

1965

1970

1975

1980

1985

1990

1995

2000

2005

2010

num

ero

casi

100-109

02468

1012141618202224262830

1920

1925

1930

1935

1940

1945

1950

1955

1960

1965

1970

1975

1980

1985

1990

1995

2000

2005

2010

num

ero

casi

≥ 110

Si osserva un tendenziale aumento nella frequenza di tutte le classi di livello. Il 2014 è il primo caso in assoluto nelle maree comprese tra 80-89, mentre è il terzo in tutte le altre classi di altezza. La classe 80-89 rappre-senta delle lievi perturbazioni della marea rispetto ai massimi valori che può assumere la marea astronomica.

Frequenza dei casi di acqua alta a Venezia per classi di altezza

l livello medio mare è in tendenziale aumento a Venezia sin dall’inizio delle rilevazioni (1872). Il valore massimo assoluto è da riferirsi al 2010, con 40,5 cm sullo Zero Mareografico di Punta della Salute, il secondo mas-simo è riferito all’anno 2014, con 39,5 cm. Va rilevato che il livello medio mare continua a mantenersi su livelli molto alti dal 2009. Gli ultimi 6 anni della serie storica risultano i più alti di sempre.

Livello medio mare annuale a Venezia

Fonte: ISPRA

Fonte: ISPRA

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Tra il 2000 e il 2007, il 37% dei litorali ha subito variazioni superiori a 5 metri e i tratti di costa in erosione (895 km) sono ancora superiori a quelle in progradazione (849 km). La tendenza della linea di riva all’arretramento è predominate, ma, tenuto conto che tra il 1950 e il 1999 le coste che hanno subito variazioni superiori a 25 metri sono circa il 46%, si registra una tendenza a livello nazionale a una maggiore stabilità dei litorali e una generale riduzione del tasso di coste in erosione, grazie anche ai numerosi interventi di protezione e ripristino delle spiagge.

La frequenza dei danni causati dalle mareggiate e lo sfruttamento sempre maggiore del territorio rivierasco hanno incentivato lo sviluppo di tecniche per la protezione dei litorali, la realizzazione di interventi di difesa per protegge-re dal moto ondoso una porzione sempre maggiore della costa italiana. La dimensione complessiva della costa protetta da opere di difesa costiera, nel 2007, è di circa 1.300 km, pari al 16,1% della costa italiana (8.300km) e risulta cresciuta di 140 km, ovvero del 12% rispetto al valore calcolato per il 2000.

Liguria Toscana Lazio Campania Basilicata Calabria Puglia Molise Abruzzo Marche Emilia-Romagna Veneto

Friuli-Venezia Giulia

Sicilia Sardegna

Erosione 11,15 54,47 54,75 37,77 16,00 190,35 64,78 12,22 24,75 47,98 20,25 38,56 6,15 235,57 79,81Avanzamento 29,31 52,30 76,45 54,96 14,52 141,42 89,73 13,23 39,45 39,53 55,84 59,68 17,58 78,00 87,14

0,00

50,00

100,00

150,00

200,00

250,00

km

745

329

130

852

324

162

0

100

200

300

400

500

600

700

800

900

1.000

costa naturale protetta costa artificiale protetta tratti fittizi nell'area di influenza di opere di difesa costiera

km

2000 2007

Distribuzione regiona-le dei chilometri di co-ste a bassa in erosio-ne e in avanzamento nel periodo 2000-2007

Lunghezza della costa protetta da opere di dife-sa costiera, distinte per tipo di costa

Fonte: ISPRA

Fonte: ISPRA

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- -

Erosione idrica

La stima della perdita di suolo per erosione idrica è realizzata, a scala nazionale, tramite l’utilizzo di vari modelli non confrontabili tra loro. Non è quindi ancora possibile una definizione quantitativa del trend. La progressiva rinaturalizzazione di diverse aree agricole ormai abbandonate lascia supporre una diminuzione del fenomeno nelle zone montane, dove però la mancata manutenzione delle opere di sistemazione montana può determinare l’innesco di fenomeni di dissesto. Al contrario l’intensi-ficazione della meccanizzazione nelle aree agricole collinari e la diffusione di incendi fa ipotizzare un incremento del fenomeno, collegato anche all’aumento dell’erosività delle piogge registrato negli ultimi anni, con scrosci più intensi ed eventi notevoli più ravvicinati. I dati relativi alla efficacia delle misure agroambientali, introdotte dalla nuova Politica Agricola Comune (PAC) e previste nel Piano Strategico Nazionale di Sviluppo Rurale, evidenziano una significativa riduzione dei fenomeni erosivi in seguito alla loro applicazione.

Impermeabi-lizzazione econsumo di suolo

I dati mostrano la continua crescita del suolo consumato in Italia e la gravità della progressiva per-dita della risorsa suolo per fini edificatori e infrastrutturali, principalmente concentrata nelle aree metropolitane, dove è più alta la percentuale di suolo coperto da costruzioni, e nelle aree periur-bane interessate da strutture industriali, commerciali e infrastrutture di trasporto. Anche le princi-pali vie di comunicazione rappresentano assi privilegiati per lo sviluppo urbano, mentre vaste areerurali stanno perdendo la loro vocazione agricola e iniziano a essere invase da seconde case, centri commerciali o capannoni industriali, anche in territori intrinsecamente predispo-sti allo sviluppo di fenomeni di degrado dei suoli e di dissesto geomorfologico-idraulico. In ge-nerale nell’Italia settentrionale si ha una percentuale di suolo consumato maggiore, mentre l’Italia meridionale e insulare hanno percentuali leggermente inferiori. L’indicatore evidenzia co-munque un incremento continuo, dal secondo dopoguerra, delle coperture artificiali su tutto il territorio nazionale e, conseguentemente, un aumento della sottrazione del suolo agli altri usi.

Geosfera

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Fonte: ISPRA

Fonte: ISPRA

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

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100%

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ITA

LIA

Aree artificiali Aree agricole Aree boschive e seminaturali Zone umide Corpi idrici

La Lombardia, il Veneto, il Friuli-Venezia Giulia, la Campania e il Lazio sono le regioni che presentano la maggiore percentuale di aree artificiali (> 6%).Le regioni con maggiore superficie adibita ad aree agricole (> 60%) sono: Puglia, Sicilia, Emilia-Romagna, Marche e Molise.

La sostanza organica, rappresenta il fattore più importante nel manteni-mento della produttività e della multifunzionalità del suolo. Il carbonio or-ganico è il suo principale componente.Il suolo costituisce un’importante riserva di carbonio, molto superiore a quella della vegetazione, e gioca un ruolo fondamentale nel ciclo globale del carbonio stesso. I suoli italiani contengono mediamente circa 55t/ha di carbonio organico, con valori più elevati nelle aree di foreste montane.

Distribuzione percen-tuale dell’uso del suo-lo per classi di primo livello CLC

Valutazione contenuto in Carbonio Organico nei suoli italiani

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Fonte: ISPRA

Fonte: ISPRA

L’impermeabilizzazione del suolo costituisce una componente fondamenta-le del consumo di suolo. La percentuale più alta di suolo consumato, rispetto al territorio amministrativo, risulta per le province di: Monza e Brianza (quasi il 35%), Napoli e Milano (tra il 25% e il 30%).

Con consumo di suolo si intende il crescente insieme di aree coperte da edifici, capannoni, strade asfaltate o sterrate, aree estrattive, discariche, cantieri, cortili, piazzali, aeroporti e porti, aree e campi sportivi impermeabili, ferrovie e altre infrastrutture, pannelli fotovoltaici e tutte le altre aree im-permeabilizzate, non necessariamente urbane. I dati mostrano la continua crescita del suolo consumato in Italia, dal 2,7% degli anni ’50 al 7% nel 2014; in media più di 7 m2 al secondo per oltre 50 anni. I valori più elevati si registrano nel Nord-Ovest.

Percentuale di suolo consumato in Italia per ripartizione geografica

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Fonte: ISPRA

Fonte: ISPRA

0

25

50

75

100

125

150

175

200

225

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Medio (M) Medio-Alto (MA) Alto (A)

684

524

461 449399 383

352

245204 200 189

139 139 119 96 72 65 54 44 41 35

0

100

200

300

400

500

600

700

Lom

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ia

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iulia

Mol

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Valle

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osta

n.

Le circa 90 miniere attualmente in attività sono meno impattanti rispetto a quelle di minerali metallici, i cui scarti presentano elevate concentrazioni di sostanze inquinanti.

Le cave costituiscono una causa di degrado ambientale, sia per le ope-razioni di estrazione sia per le problematiche relative alla destinazione d’uso delle cave dismesse. In Italia le cave attive (autorizzazione in vigore) sono circa 4.900 ma, a causa della crisi del settore, quelle realmente in produzione nel 2013 sono notevolmente inferiori. In alcune regioni anche meno del 50%.

Siti minerari poten-zialmente pericolosi per grado di rischio ecologico-sanitario

Cave attive (autorizzate) per regione

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Quantità di rifiuti smaltiti in discarica, totale e per tipologia di rifiuti

Nel 2012 si registra un decremento delle quantità totali di rifiuti smaltiti in discarica pari a circa 14% rispetto al 2011. Tale riduzione continua a essere dovuta, principalmente, ai rifiuti speciali avviati a tale forma di gestione, che diminuiscono ancora di circa il 16%, mentre i rifiuti urbani diminuiscono dell’11% rispetto al 2011.

Percentuale di preparazione per il riutilizzo e riciclaggio

Nel 2013 la percentuale di preparazione per il riutilizzo e riciclaggio si attesta 41,8% applicando la metodologia 2 e al 37,6% applicando la metodologia 4. Pur riscontrandosi un progressivo aumento dei tassi di preparazione per il riutilizzo e riciclaggio dei rifiuti urbani (+0,7) è richiesto un ulteriore incremento al fine di conseguire l’obiettivo fissato dalla normativa.

Produzione dei rifiuti urbaniper unità di PIL

L’andamento evidenzia una crescita con un aumento progressivo dei valori di produzione dei rifiuti urbani per unità di PIL e per unità di spese delle famiglie, a indicare una crescita più sostenuta del dato di produzione rispetto ai valori degli indicatori socio-economici.

Rifiuti

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Fonte: ISPRA

Fonte: Elaborazione ISPRA su dati ISPRA e ISTAT

42,445,5

48 49,1 51,1 52,754,4

20,8 22,9 24,927,1

30,233,1

36,3

11,614,7

19,121,2

23,926,5 28,927,5

30,633,6 35,3

37,7 40,0 42,3

05

10152025303540455055606570

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

%

Nord Centro Sud ITALIA

obiettivo 2011 obiettivo 2012

400

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460

480

500

520

540

560

kg/a

b*an

no

Nel 2013 la raccolta differenziata si attesta, a livello nazionale, al 42,3% della produzione totale dei rifiuti urbani. Rispetto al 2012, anno in cui tale percentuale è stata pari al 40%, si osserva dunque un’ulteriore crescita, ancora però non sufficiente a raggiungere né l’obiettivo del 2011 (60%) né quello previsto per il 2012 (65%).

Percentuale dei rifiuti urbani raccolti in modo differenziato

La produzione nazionale dei rifiuti urbani si attesta, nel 2013, a 29,6 mi-lioni di tonnellate diminuendo dell’1,3% rispetto al 2012. La produzione nazionale pro capite conferma tale andamento passando da 505 kg/abit nel 2012 a 487 kg/abit nel 2013. Il dato di produzione pro capite per macro area continua a essere disomogeneo: Nord 489 kg/abit; Centro 549 kg/abit; Sud 448 kg/abit.

Produzione pro capite dei rifiuti urbani

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Fonte: ISPRA

Fonte: Stime ISPRA

organico38%

carta28%

plastica8%

metalli2%

vetro15%

legno6%

RAEE2%

tessili1%

01.

000

2.00

03.

000

4.00

05.

000

6.00

07.

000

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09.

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10.0

0011

.000

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.000

14.0

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.000

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18.0

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.000

20.0

0021

.000

22.0

0023

.000

24.0

0025

.000

Valle d'AostaMolise

CalabriaBasilicataSardegna

AbruzzoUmbriaMarcheLiguria

Trentino-Alto AdigeLazio

CampaniaSicilia

Friuli-Venezia GiuliaPuglia

ToscanaPiemonte

Emilia-RomagnaVeneto

Lombardia

t*1.000

2012 2011

Rifiuti speciali totali avviati al recupero

Stime della ripartizione percentuale del quan-titativo di rifiuti urbani avviato a riciclaggio

I quantitativi di rifiuti speciali avviati al recupero sono consistenti e il trend, risulta in crescita fino al 2011. Nel 2012 si registra una flessione del 2,6%, rispetto al 2011, coerentemente con i quantitativi prodotti per i quali si riscontra una flessione del 2,1%. Fra le regioni con il maggior quantitativo di rifiuti speciali recuperato, troviamo la Lombardia (27%), il Veneto (12%) e il Piemonte (9,7%).

Nel 2013 la percentuale di preparazione per il riutilizzo e riciclaggio si atte-sta al 41,8%. Oltre un terzo dei quantitativi riciclati (38%) è costituito dalla frazione organica e una quota pari al 28% dalla carta. Pur riscontrandosi un progressivo aumento dei tassi di preparazione per il riutilizzo e riciclag-gio dei rifiuti urbani è richiesto un ulteriore incremento al fine di conseguire l’obiettivo fissato dalla normativa.

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Stato di attuazione delle retidi sorve-glianza sulla radioattivitàambientale

Lo stato dell’indicatore è sufficientemente descritto relativamente alla rete nazionale, l’obiettivo di fornire un quadro sintetico sullo stato delle reti di sorveglianza della radioattività ambientale è stato raggiunto alle scadenze prefissate, il trend dell’indicatore è pertanto positivo.

Trasporti materie radioattive

Lo stato dell’indicatore è stabile, dopo l’introduzione dal 2009 del sistema di acquisizione telematico dei dati relativi ai trasporti di materie radioattive. Il trend è legato al numero dei colli trasportati ogni anno, alla loro tipologia e al tipo di radioisotopo trasportato. Fino al 2012 si è osservata una gene-ralizzata diminuzione del numero dei colli trasportati, per tutte le tipologie di impiego delle materie radioattive; mentre a partire dal 2013 si osserva una inversione di tendenza, confermata nel 2014.

- -

Attività nucleari e radioattività ambientale

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Fonte: Data Base SIRR - ISPRA

Fonte: ISPRA

Piemonte19,05%

Lombardia14,49%

Emilia-Romagna12,09%

Lazio27,91%

Campania10,71%

Toscana1,17%

Basilicata10,79%

Puglia3,80%

Indici di trasporto (mSV/h*100) di materiale radioattivo

In Italia, le attività nucleari comportanti il rischio di esposizione alle ra-diazioni ionizzanti della popolazione e dell’ambiente riguardano: le in-stallazioni del pregresso programma nucleare (in fase di disattivazione) e i reattori di ricerca; le strutture di deposito di rifiuti radioattivi; le attività d’impiego di sorgenti di radiazioni ionizzanti; le attività di trasporto delle materie radioattive.

Distribuzione dei rifiuti radioattivi in termini di volumi

Il maggior contributo all’Indice di Trasporto totale (circa il 90%), elaborato sull’intero territorio nazionale, è prevalentemente dato dal trasporto di mate-rie impiegate in medicina e diagnostica nucleare. Negli ultimi anni l’indice di trasporto (IT) totale registra un aumento significativo che è dovuto al traspor-to di F-18, un radioisotopo in grado di emettere positroni rilevabili nelle inda-gini diagnostiche eseguite con la PET (Tomografia a Emissioni di Positroni).

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Fonte: AA.VV. Annual average and seasonal variations of residential radon concentra-tion for all the Italian regions. Radiation measurements 2005;40(2-6):686-694.

Fonte: Elaborazione ISPRA su dati: ENEA-DISP, Rapporto annuale sulla radioattività ambientale in Italia, Reti Na - zionali, 1986-87, 1998, 1990; ANPA, Rapporto annuale sulla radioattività ambientale in Italia, 1991, 1992, 1994-97, 1998; APAT, Reti nazionali di sorveglianza della radioattività ambientale in Italia, 2002;ISPRA

1E+00

1E+01

1E+02

1E+03

1E+04

1E+05

1E+06

1E+07

gen-

86ge

n-87

gen-

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90ge

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gen-

12ge

n-13

gen-

14

137 C

s (m

Bq/

m3 )

3E+04Reporting Level

La rete GAMMA dell’ISPRA per il monitoraggio in tempo reale del rateo della dose gamma assorbita in aria, è costituita da 62 centraline distribuite sul territorio nazionale. La sorveglianza della radioattività ambientale è orga-nizzata da un insieme di reti: locali, regionali e nazionali.

Andamento della con-centrazione di attività media di Cs-137 nel particolato atmosferico in Italia

Concentrazioni di attività di radon indoor nelle abitazioni (1989-1997)

Il radon rappresenta, in assenza di incidenti nucleari rilevanti, la principale fon-te di esposizione alla radioattività. In Italia la media della concentrazione è pari a 70 Bq/m3, superiore alla media mondiale stimata in circa 40 Bq/m3 e alla media europea pari a 59 Bq/m3. Si conferma una forte variabilità territoriale in funzione in particolare della litologia del suolo.

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Fonte: Elaborazione ISPRA su dati ISPRA/ARPA/APPA raccolti da ISPRA; OECD-ENEA, 1987, The radiological impact of the Chernobyl accident in OECD countries, Parigi

Fonte: Elaborazione ISPRA su dati ISPRA/ARPA/APPA

Il monitoraggio della radioattività si ritiene adeguato agli obiettivi di prote-zione della popolazione, pur con una disomogeneità territoriale.

0,10

1,00

10,00

100,00

1000,00

10000,00

1960

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2014

Bq/

m2

0,00

5,00

10,00

15,00

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25,00

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1°S

EM

198

72°

SE

M 1

987

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2003

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2006

2007

2008

2009

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2011

2012

2013

2014

Bq/

l

0.50 Reporting level

Andamento della con-centrazione di Cs-137 nel latte vaccino in Italia

Andamento della con-centrazione di Cs-137 nelle deposizione umide e secche in Italia

Le reti locali esercitano il controllo attorno agli impianti nucleari; le reti regionali sono incaricate del monitoraggio della radioattività ambientale sul territorio regionale e le reti nazionali raccolgono i dati al fine di rap-presentare la situazione, a livello nazionale, anche in occasione di eventi anomali.

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Numero di pareri preventivi e di inter-venti di controllo su sorgenti di campi RF

Nel 2013 il numero di controlli effettuati su richiesta di cittadini/amministrazioni locali ha subito una diminuzione rispetto al 2012 pari al 18% per le SRB, mentre per gli impianti RTV la situa-zione è rimasta invariata.

Superamenti dei valori di riferimento normativo per cam-pi elettromagnetici generati da impianti per radiotelecomu-nicazione, azionidi risanamento

Considerando il dato complessivo relativo al numero di superamenti attribuibili agli impianti RTV e SRB si evidenzia una situazione sostanzialmente stazionaria soprattutto per gli impianti RTV mentre per le SRB si nota un aumento pari al 13%. Il 92% dei casi di superamento degli impianti SRB risulta essere stato risanato.

- -

Radiazioni non ionizzanti

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9.322

6.404

0

1.000

2.000

3.000

4.000

5.000

6.000

7.000

8.000

9.000

10.000

RTV SRB

kW

Potenza complessiva

Note: i dati sono relativi alle sole regioni/province autonome per le quali si dispone della serie completaFonte: Elaborazione ISPRA su dati ARPA/APPA (Osservatorio CEM)

Fonte: Elaborazione ISPRA su dati ARPA/APPA (Osservatorio CEM)

I casi di superamento dei limiti di legge riguardo agli impianti RTV (pari a 358) sono circa 7 volte superiori a quelli relativi agli impianti SRB (pari a 52). Per gli impianti RTV l’azione di risanamento è tecnicamente più complessa, infatti, le percentuali delle azioni di risanamento concluse che coinvolgono le SRB sono sostanzialmente più elevate di quelle relative agli impianti RTV (70% per RTV e 92% per SRB).

Nel 2013 si è registrato un aumento degli impianti SRB e della relativa potenza complessiva pari rispettivamente al 9% e al 13%. Gli impianti RTV risultano invece aumentati del 2% ma con una potenza complessiva dimi-nuita del 7% rispetto al 2012.

Stato delle azioni di risanamento nei siti in cui si è rilevato alme-no un superamento a causa di impianti RTV e SRB

Potenza complessiva, confronto tra RTV e SRB

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0

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1999

2000

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2008

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2012

2013

n.

Controlli RTV Controlli SRB Controlli Totale RFPareri RTV Pareri SRB Pareri Totale RF

Fonte: Elaborazione ISPRA su dati ARPA/APPA (Osservatorio CEM)

Il numero dei controlli effettuati sulle SRB è comunque maggiore rispetto agli impianti RTV, poiché, essendoci una più alta presenza sul territorio, sono principalmente al centro dell’attenzione dei cittadini. Per le regioni che hanno fornito il dato completo e aggiornato per en-trambe le tipologie di sorgente per gli anni 2012 e 2013 si evidenzia un aumento del numero dei pareri preventivi pari al 12% per le SRB e una sostanziale diminuzione pari al 28% per gli RTV. Il totale dei controlli ef-fettuati sulle SRB è aumentato del 28% circa mentre i controlli effettuati su richiesta dei cittadini risultano diminuiti del 18%. Nel caso degli impianti RTV si registra una diminuzione del numero totale dei controlli effettuati dalle ARPA/APPA pari al 5%; i controlli effettuati su richiesta sono rimasti sostanzialmente invariati rispetto al 2012.

Pareri e controlli effet-tuati su impianti RF in Italia, distinti per tipolo-gia di sorgente

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Sorgenti controllate e percentuale di queste per cui si è riscontrato almeno unsuperamento dei limiti

Nel 2014, il 46,3% delle sorgenti di rumore (attività/infrastrutture) oggetto di controllo da parte delle ARPA/APPA ha presentato almeno un superamento dei limiti normativi, evidenziando globalmente un problema di inquinamento acustico ancora significativo. Si rileva un incremento dei superamenti rispetto agli anni precedenti (43,9% nel 2013, 42,6% nel 2012 e 42,2% nel 2011).

Popolazione esposta al rumore

I dati disponibili restano insufficienti, puntuali e relativi solo ad alcune realtà territoriali. Occorre registrare un aumento degli studi condotti negli ultimi anni attraverso un’unica metodologia di deter-minazione individuata dalla Direttiva 2002/49/CE, che permette la comparabilità dei dati raccolti. Gli studi sulla popolazione esposta mostrano che, in ambito urbano, la sorgente di rumore prevalente è il traffico veicolare. Un’analisi più dettagliata evidenzia che una percentualedi popolazione tra il 20% e il 40% è esposta a valori di Lden tra 60 e 64 dB(A) e una percentuale di popolazione superiore al 30% è esposta a livelli di Lnight tra 55 e 59 dB(A).

Rumore

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Le regioni con la percentuale di comuni zonizzati più elevata sono Valle d’Aosta (100%), Toscana (98%), Marche (97%), Lombardia (95%), Veneto (91%), Liguria (84%), Provincia di Trento (76%), mentre quelle che regi-strano percentuali inferiori al 10% sono Abruzzo (8%), Provincia di Bolza-no (3%) e Sicilia (1%), confermando che la risposta delle Amministrazioni locali nei confronti della Legge Quadro 447/95 è ancora insufficiente.

Percentuale di comuni che hanno approvato la classificazione acustica sul numero totale di comuni di ogni regione/provincia autonoma

Attività produttive28,8%

Attività di servizio e/o commerciali

57,5%

Attività temporanee5,2%

Infrastrutture stradali6,5%

Infrastrutture ferroviarie

1,4%

Infrastrutture aeroportuali

0,5% Infrastrutture portuali0,1%

Nel 2014, il 46,3% delle sorgenti di rumore oggetto di controllo da parte delle ARPA/APPA ha presentato almeno un superamento dei limiti norma-tivi, evidenziando un problema di inquinamento acustico.Le sorgenti maggiormente controllate sono le attività di servizio e/o com-merciali (57,5%) seguite dalle attività produttive (28,8%).

Distribuzione delle sor-genti controllate (2.678) nelle diverse tipologie di attività/infrastrutture

Fonte: Elaborazione ISPRA, su dati ARPA/APPA

Fonte: Elaborazione ISPRA, su dati ARPA/APPA

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La percentuale di popolazione residente in comuni che hanno approvato la classificazione acustica è il 64% nel 2014, con forte disomogeneità sul territorio nazionale. Il Piano di classificazione acustica non risulta uno stru-mento di pianificazione comunale attualmente utilizzato nelle regioni Friuli Venezia Giulia, Basilicata e Molise.

Percentuale di popolazio-ne residente in comuni che hanno approvato il Piano di classificazio-ne acustica sul totale della popolazione di ogni regione/provincia autonoma

Fonte: Elaborazione ISPRA su dati ARPA/APPA

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Aree soggette ai sinkholes

Nel 2014 la frequenza degli eventi antropogenici nelle grandi città metropolitane è rimasta pres-soché costante rispetto all’anno precedente.

Indice di faglia-zione superficialein aree urbane

Il trend è negativo in quanto l’espansione urbana in prossimità di faglie capaci è in aumento. Ben-ché non esistano strumenti normativi finalizzati a contenere tale fenomeno, occorre sottolineare negli ultimi anni la crescente attenzione alla problematicada parte del legislatore.

Pericolosità di originenaturale

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Popolazione esposta ad alluvioni con perico-losità elevata P3 (tempo di ritorno fra 20 e 50 anni) su base comunale

Fonte: ISPRA

Principali eventi frana nel 2014

La stima della popolazione esposta a rischio alluvioni in Italia è pari a 1.905.898 abitanti nello scenario di pericolosità idraulica elevata P3 (tem-po di ritorno fra 20 e 50 anni); a 5.842.751 abitanti nello scenario di perico-losità media P2 (tempo di ritorno fra 100 e 200 anni) e a 8.641.815 abitanti nello scenario di pericolosità P1 (scarsa probabilità di alluvioni o scenari di eventi estremi).

L’Italia, per le particolari condizioni climatiche e geomorfologiche è una na-zione ad alto rischio geologico-idraulico. I principali eventi di frana, verifica-tisi nel 2014, sono 211 e hanno causato 14 vittime e danni prevalentemente alla rete stradale e ferroviaria. Sono distribuiti su gran parte del territorio italiano e, in particolare, in Liguria, Piemonte, Toscana, Veneto, Campania, Lombardia e Sicilia.

Note: Elaborazione ISPRA sulla base dell’Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia (Progetto IFFI) e della Popolazione residente - 15° Censimento ISTAT 2011.Fonte: ISPRA

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L’Italia, per la sua posizione nel contesto geo-dinamico del Mediterraneo è uno dei paesi a maggiore pericolosità sismica in Europa. Nel 2014 non si sono verificati terremoti distruttivi. La sismicità strumentale, registrata nel 2014 dalla Rete Sismica Nazionale (INGV), è equiparabile, per numero di eventi di Magnitudo >=2, a quella degli anni 2013, 2011, 2010 e 2008. Nel 2009 e 2012, i foreshocks e gli aftershocks dei terremoti, rispettivamente, di L’Aquila e dell’Emilia-Romagna, hanno incremen-tato notevolmente il numero di eventi (3.757 nel 2012).

60

Fonte: Elaborazione ISPRA di dati INGV© ISIDe Working Group (INGV, 2010), Italian Seismological Instrumental and parametric database: http://iside.rm.ingv.it

Fonte: ISPRA

Distribuzione sul territorio italiano degli eventi sismici di Ma-gnitudo pari o superio-re a 2 avvenuti nel 2014

Percentuale di popola-zione esposta a frane su base comunale

La stima della popolazione esposta a frane in Italia è pari a 1.019.939 abi-tanti. La Valle d’Aosta presenta la percentuale più elevata di popolazione esposta a frane rispetto alla popolazione residente. I comuni (prima classe) pur avendo un numero di abitanti esposti a fenomeni franosi = 0, possono avere un rischio non nullo per la popolazione, in quanto nel territorio potreb-bero essere presenti fenomeni franosi non censiti nell’Inventario IFFI.

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Siti contaminati In riferimento agli interventi relativi ai Siti di Interesse Nazionale si riscontra una diminuzione delle superfici interessate dovuta alle attività di riperimetrazione delle aree SIN.

Quantitativi di sostanze e preparati pericolosi neglistabilimenti a rischio di incidente rilevante

Salvo che per i gas liquefatti (in particolare metano) e per le sostanze pericolose per l’ambiente R 50/53 rispetto agli anni precedenti si sono evidenziate limitate variazioni.

- -

Pericolosità di origine antropica

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Fonte: Elaborazione ISPRA su dati Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare (30/04/2015)

Distribuzione provin-ciale degli stabilimenti soggetti al D.Lgs. 334/99 e s.m.i

Distribuzione su terri-torio nazionale degli stabilimenti soggetti al D.Lgs. 334/99 e s.m.i.

Nel Centro-sud sono presenti diverse attività soggette a notifica distribuite in regioni quali Sicilia, Lazio e Campania (dove si trovano più del 6% degli stabili-menti RIR), Toscana (circa 5%), Sardegna (circa 4%) e Puglia (3%). In queste regioni si evidenzia la presenza degli insediamenti petroliferi e petrolchimici nelle aree di Gela (CL), Augusta-Priolo (Siracusa), Brindisi, Sarroch (CA) e Porto Torres (SS) e la concentrazione di attività industriali nelle province di Livorno, Roma, Frosinone, Napoli e Bari.

Il numero degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante presenti in Italia è di 1.104. Dalla distribuzione sul territorio nazionale degli stabili-menti a notifica (art. 6/7 e art.8 del D.Lgs. 334/99) si rileva che circa un quarto è concentrato in Lombardia e che regioni con elevata presenza di industrie a rischio sono anche: Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna (tutte al Nord e rispettivamente il 10-9-8% ciascuno).

Fonte: Elaborazione ISPRA su dati Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare (30/04/2015)

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63

Fonte: MATTM, 2015

Ubicazione dei Siti di In-teresse Nazionale (SIN) così come aggiornata ai sensi del DM 11 gennaio 2013, con i riferimenti relativi ai decreti di perimetrazione

I siti contaminati comprendono quelle aree nelle quali, in seguito ad attivi-tà umane svolte o in corso, è stata accertata, sulla base della normativa vigente, un’alterazione puntuale delle caratteristiche naturali del suolo da parte di un qualsiasi agente inquinante. Ad oggi, il numero complessivo dei SIN è pari a 40.

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Numero AIA di primo rilascioda parte del MATTM

Lo stato e il trend risultano positivi in quanto gli obiettivi fissati dal D.Lgs. 152/2006 e s.m.i., come modificato anche dal D.Lgs. 4 aprile 2014, n. 46, attuazione della direttiva 2010/75/UE relativa alle emissioni industriali (prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento - IPPC), vengono rispettati dagli impianti soggetti ad AIA.

- -

- -

Valutazione e autorizzazione ambientale

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0

5

10

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20

25

30

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9920

0020

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0220

0320

0420

0520

0620

0720

0820

0920

1020

1120

1220

1320

14

n.

Autostrade/StradeRifiutiCentrali termoelettricheProspezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi in mareAltro

Fonte: ISPRA

Fonte: Elaborazione ISPRA su dati MATTM

I dati, comprese le verifiche di assoggettabilità, sono molto diversificati tra le regioni. Ciò dipende principalmente dal diverso grado di avanzamento della pianificazione regione soprattutto per quanto riguarda la pianificazione di livello comunale. Le regioni che nel 2013 mostrano maggiore attività nella pianifica-zione a vari livelli territoriali ma soprattutto a livello comunale sono Lombardia, Emilia-Romagna seguite dalla Toscana e dalla Provincia autonoma di Trento.

La tipologia delle opere soggette a VIA ha subito delle variazioni nel corso degli anni in funzione dell’adeguamento legislativo alle direttive europee e alle relative modifiche (DPR 12 aprile 1996 e D.Lgs. n. 112 del 31 marzo 1998). La procedura di VIA si conclude positivamente in circa l’83% dei casi: il 18,5% è rappresentato dalla tipologia “autostrade/strade”, il 15% ”rifiuti”, il 14,5% “cen-trali termoelettriche”, l’8% “impianti di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi in mare” e il restante 44% “altro”.

Procedure VAS conclu-se nel 2013

Numero di decreti positivi per categorie d’opera

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Controlli impianti di competenza statale

2

3

1 1 1

0,00

0,50

1,00

1,50

2,00

2,50

3,00

3,50

CT CH RA AC Altri impianti

n.

0

20

40

60

80

100

120

140

160

180

2009 2010 2011 2012 2013 2014

n.

N. impianti vigilati (a)N. impianti ispezionati (b)N. impianti ispezionati con inottemperanze all'AIA Nota: (a) impianti controllati su base do-

cumentale; (b) impianti controllati anche con visita in sitoFonte: ISPRA

Legenda: CT: Centrali Termoelettriche CH: Impianti Chimici AC: AcciaierieFonte: Elaborazione ISPRA su dati del MATTM (www.aia.minambiente.it)

Il numero di impianti soggetti a vigilanza è quasi raddoppiato nel 2013 rispetto al 2010 , mentre nell’ultimo anno è variato di pochi decine, ciò sta a indicare che la fase autorizzativa degli impianti esistenti si è conclusa e la richiesta di autorizzazioni per nuovi impianti è quasi inesistente. Gli impianti controllati con ispezione in sito per il 2014 rappresentano circa il 60% .

Il numero totale di AIA statali di primo rilascio emanate dal MATTM, per l’anno 2014, risulta pari a 8 così repartiti: 2 centrali termoelettriche, 3 im-pianti chimici, 1 acciaieria, 1 impianto offshore, e 1 raffineria. Detti provvedimenti di AIA sono stati rilasciati ad altrettanti impianti, di cui 5 esistenti e 3 nuovi (2 centrali termoelettriche e 1 impianto offshore).

Numero di provvedimen-ti di AIA statali di primo rilascio distinto per categorie di impianto

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Licenze e prodotti certificaticon il marchio Ecolabel UE

Dopo la leggera flessione del numero di licenze e prodotti certificati con marchio Ecolabel UE registrata nel 2010 e imputabile alla necessità delle aziende di rinnovare il contratto per l’uso del marchio sulla base dei nuovi criteri entrati in vigore, dal 2011 il trend torna a essere in crescita.

Numero di certificatiUNI-EN-ISO 14001

Tra il 2013 e il 2014 (dati al 31 dicembre), l’indicatore mostra per la prima volta un leggero trend negativo. Il decremento dell’1% può essere considerato fisiologico, alla luce dell’evo-luzione del comparto delle certificazioni di sistema di gestione e della situazione economica del Paese. Tale informazione fa riferimento esclusivamente alle certificazioni rilasciate dagli organismi di certificazione accreditati in Italia nello schema SGA - Sistemi di gestione am-bientale - da ACCREDIA.

Numero di registra-zioni EMAS

Da dicembre 2013 a dicembre 2014 il trend è in flessione (- 3,6%), con un numero di or-ganizzazioni registrate diminuite da 1.098 a 1.058, mentre si conferma il trend positivo del numero totale delle registrazioni effettuate, nello stesso periodo, passato da 1.591 a 1.676, nonostante la ripresa dell’attività di registrazione/rinnovo a seguito del nuovo mandato del Comitato EMAS/Ecolabel sia avvenuta solamente a maggio 2014.

Certificazione ambientale

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2.964

1.7251.448

1.3841.232

1.1511.097

762 721589 526 516 428 413 348 317 317

216104 93

0

500

1.000

1.500

2.000

2.500

3.000

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Mol

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n.

1 12 12 17 41 43 5194

142 185 206 246161

52142 110 76 85

1 13 25 42 83 126 177271

413

598

804

1.050

1.2111.263

1.4051.515

1.5911.676

0

200

400

600

800

1.000

1.200

1.400

1.600

1.800

1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014

n.

Certificati EMAS rilasciati annualmente Totale dei certificati EMAS rilasciati

Nota: Il dato delle cer-tificazioni fa riferimento ai siti aziendali/produttivi con sistema di gestione certificato UNI-EN-ISO 14001. Il sito può corri-spondere a un ufficio, a un’unità produttiva, a un dipartimento dell’azien-da certificata. Più siti possono corrispondere a una singola azienda certificataFonte: ACCREDIA

Nota: I dati sono ag-giornati al 31 dicembre di ogni annoFonte: ISPRA

Distribuzione regionale delle certificazioni UNI-EN-ISO 14001 (31 dicembre 2014)

Evoluzione del numero di certificati EMAS rila-sciati in Italia

Il numero delle organizzazioni con sistema di gestione ambientale certi-ficato sotto accreditamento, ai sensi della norma UNI-EN-ISO 14001, in decremento dell’1% negli ultimi 12 mesi, ha raggiunto, a dicembre 2014, le 16.351 unità.

La Lombardia (182) con L’Emilia-Romagna (168) sono le regioni con il mag-gior numero di registrazioni, seguite dal Trentino-Alto Adige (132) che, nel 2014, ha avuto un decremento di 10 registrazioni. Le organizzazioni che fino allo scorso anno sono state le più attive in tema di registrazione, ovvero le Pubbliche Amministrazioni (243), sono superate numericamente da quel-le che operano nel settore rifiuti e recupero materiali (255).Il numero delle organizzazioni registrate risulta in flessione (- 3,6%) mentre è in costante crescita il numero complessivo dei certificati rilasciati in Italia (1.676).

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2

9

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237

491657 789

1.1401.3842.474

3.822

10.169 8.98212.739

17.32017.41419.383

1

2

6

12

26 3158

83 82

174250

332245 292 287 313 341

1

10

100

1.000

10.000

1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014

n.

Prodotti Licenze

14.3521.910

1.246745

32030418512666382723131095310

0 2.000 4.000 6.000 8.000 10.000 12.000 14.000

Coperture dure per pavimentiTessuto cartaProdotti tessili

Prodotti vernicianti per interniDetergenti multiuso/servizi sanitari

Saponi, shampoo, balsami per capelliServizio di ricettività turistica

CalzatureDetersivi per piatti

Mobili in legnoDetersivi per bucato

Servizio di campeggioAmmendanti

Carta per copia e carta graficaCarta stampata

Substrato di coltivazioneDetersivi per lavastoviglie

Coperture in legno per pavimentiMaterassi

n.

Fonte: ISPRA

Nota: I dati sono cumulatiFonte: ISPRA

Distribuzione in Italia delle licenze Ecolabel UE per gruppo di pro-dotti/servizi

Numero di licenze e pro-dotti Ecolabel UE in Italia

Il rapporto tra prodotti certificati e aziende produttrici varia a seconda del set-tore. Nel settore delle coperture dure i 14.352 prodotti certificati sono fabbri-cati da sole 14 aziende; nel settore del tessuto carta, 34 aziende producono 1.910 articoli certificati Ecolabel UE. La maggior parte delle licenze è as-segnata ad aziende attive al Nord (circa 53%). Al Sud e nelle Isole è invece il settore turistico a detenere un numero prevalente di licenze Ecolabel UE.

Dopo la leggera flessione del numero di licenze e prodotti certificati Ecolabel UE registrata nel 2010, dovuta alla necessità delle aziende di rinnovare il con-tratto per l’uso del marchio sulla base dei nuovi criteri entrati in vigore, dal 2011 il trend torna a crescere. La crescita delle licenze può essere motivata dalla visibilità che sta assumendo il marchio tra i consumatori e all’aumento della “sensibilità ambientale” delle aziende.

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Stato di avanza-mento deiPiani di gestio-ne dei distrettiidrografici

Tutte le Autorità di bacino nazionali (AdB) stanno promuovendo il processo di riesame e aggiorna-mento dei PdG, partendo dai contenuti di quelli pubblicati nel 2010 e tenuto conto dei risultati delle analisi condotte dalla Commissione Europea e del riesame ed eventuali aggiornamenti inerenti le analisi delle caratteristiche del distretto, l’utilizzo idrico e gli impatti delle attività umane sullo stato delle acque (art. 5 WFD). Per quanto riguarda, invece, i PTA, quasi tutte le regioni hanno il Piano approvato e alcune hanno avviato il processo di aggiornamento.

Piani con appli-cazione dellaVAS in sede sta-tale e regionale

L’insieme dei piani regionali completi e vigenti resta 109, circa il 74% del totale previsto (147). Il totale dei piani con VAS monitorati è giunto a 114; nell’ultimo anno sono stati avviati nuovi piani in numero minore degli anni scorsi: 8, a fronte dei 9 nel 2013, 18 nel 2012 e 13 nel 2011. Il totale dei piani completi e vigenti con VAS sale a 40, che rappresenta circa il 27% di tutti i piani completi previsti (147) e il 37% circa dei piani attualmente completi (109).Per quanto riguarda i processi di pianificazione con VAS in sede statale, ne sono stati attivati 52, con un notevole incremento di 20 nuovi processi nell’anno trascorso. Il totale dei piani statali divenuti vigenti con VAS sale a 15, ovvero circa il 29% dei processi di pianificazione finora attivati con VAS.

Stato di appro-vazione deipiani comunali di risanamentoacustico

L’approvazione del Piano di risanamento acustico comunale, strumento di gestione previsto dalla LQ 447/95, risulta non diffusa ed evidenzia la risposta ancora debole da parte degli enti locali. Si evidenzia che all’aumento del numero di Comuni che hanno approvato la classificazione acustica, rispetto agli anni precedenti, non si è registrato un corrispondente aumento del numero di comuni che hanno approvato un Piano di risanamento, previsto dalla normativa quale strumento fonda-mentale di gestione e risoluzione della problematica inquinamento acustico a carico delle Ammi-nistrazioni comunali.

Strumenti per la pianificazione ambientale

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Fonte: ISPRA

Il totale dei piani completi e vigenti è pari al 74% del totale teorico di piani in tutte le regioni; al 37% di essi è stata applicata la VAS. Relativamente ai piani completi e vigenti se ne riscontra un numero elevato per quelli di gestione dei rifiuti (20 su 21), quelli energetici e quelli di qualità dell’a-ria (18 su 21). In Emilia-Romagna, Provincia di Trento, Marche e Umbria sono vigenti e completi tutti i piani presi in esame. In Basilicata, Calabria e Sardegna sono vigenti e completi 3 piani. Nel 2014 sono stati completati 5 piani a sostituzione di piani precedenti già completi. L’insieme dei piani completi e vigenti resta 109.

Situazione dei piani completi e vigenti e dei processi VAS

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Fonte: ISPRA

Situazione dei piani completi e vigenti e dei processi VAS

Dall’analisi della distribuzione si evince come l’Emilia-Romagna rimane la regione con il maggior numero di piani completi vigenti con VAS (5 su 7, 71% circa), mentre nella Provincia di Bolzano, in Molise e in Calabria non sono vigenti strumenti di pianificazione elaborati con processo VAS.I piani entrati in vigore con VAS rappresentano il 43% dei processi di pia-nificazione avviati con VAS.

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Fonte: Elaborazione ISPRA su provvedimenti nazionali, regionali e degli Enti Parco

PPR per presenza/as-senza di riferimenti alla Rete Ecologica (RE) e per stato di avanzamen-to dell’iter di copianifi-cazione ai sensi del Co-dice Urbani

L’analisi delle informazioni evidenzia una situazione italiana particolarmente positiva: in 15 piani su 21 (71,4%) sono presenti riferimenti al tema delle Reti Ecologiche. D’altra parte è da rilevare la situazione di forte rallenta-mento delle attività di predisposizione dei piani, in riferimento a quelle legate alle attività di copianificazione tra Stato (MiBACT) e Regioni. Al 31 dicembre 2014, infatti, nessun Piano Paesaggistico Regionale (PPR) ha ancora ter-minato il suo iter.

Nel 2014 si assiste a un avanzamento dell’iter dalla fase di preparazione e adozione a quella di deposito e consultazione pubblica, indice di una ripresa del processo di piano, anche se permane un generalizzato ritardo nella conclusione dell’iter.

Piani dei Parchi Nazio-nali per stato di avan-zamento dell’iter dei provvedimenti

Fonte: MIBACT e ISPRA

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0

1

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3

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n.

Distretti Idrografici

ADOTTATI

IN FASE DI APPROVAZIONE

APPROVATI

PIANI STRALCI APPROVATI

APPROVATI IN FASE DI AGGIORNAMENTO

Indicatore attività di pianificazione regionale per le coste

Piani di Tutela Acque nei distretti idrografici

Fonte: Elaborazione ISPRA su dati Autorità di Bacino

Legenda:1-2: programmi operativi (p.o.) e leggi regionali; 3-4: piani di protezione o di gestione integrata e p.o.; 5-6: piani di protezione e piani gestione integrata adottati e p.o.Fonte: Elaborazione ISPRA su dati delle regioni costiere

Su 15 regioni costiere 11 sono attualmente dotate di strumenti di pianificazio-ne che includono l’intero territorio costiero. Tra i vari tipi di strumenti adottati per la gestione delle coste, l’approccio più diffuso è legato alla mitigazione dei processi di erosione costiera. Si rilevano tentativi di attuare una gestione integrata, anche se con percorsi, modalità e tempi differenti da regione a regio-ne. Inoltre sono state avviate iniziative di aggiornamento/approfondimento dei piani già elaborati o la programmazione di ulteriori piani specifici.

Tutte le Autorità di bacino nazionali stanno promuovendo il processo di aggiornamento/revisione dei PdG iniziato nel 2013 e che dovrà concluder-si nel 2015 (così come previsto dalla WFD). 7 progetti di aggiornamento su 8 sono stati pubblicati alla fine del 2014 e sono attualmente in fase di consultazione pubblica. L’istogramma mostra lo stato di attuazione dei PTA, delle regioni appartenenti agli otto distretti idrografici, strettamente connessi ai PdG.

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Offerta di educa-zione ambientaleorientata alla sostenibilità

Negli ultimi 4 anni si rileva un aumento complessivo delle iniziative di educazione ambientale (progetti e attività puntuali), ma all’interno del Sistema Agenziale l’offerta di educazione ambien-tale è distribuita in modo non uniforme e con un livello di operatività disomogeneo sul territorio nazionale.

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Promozione e diffusione della cultura ambientale

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Fonte: ISPRA

Fonte: ISPRA

359 352382

310

204

442

842 864

0

100

200

300

400

500

600

700

800

900

2011 2012 2013 2014

n.

Totale progetti di educazione ambientale O.S.Totale attività puntuali di educazione ambientale O.S.

Nell’ultimo quadriennio, nonostante alcune criticità, l’offerta di iniziative educative del Sistema ISPRA-ARPA/APPA ha mantenuto un buon livel-lo sia nella qualità sia nella quantità di proposte, soprattutto per quanto riguarda le attività puntuali, che sono passate da 204 nel 2011 a 864 nel 2014.

Iniziative di educazione ambientale orientata alla sostenibilità nel Sistema ISPRA-ARPA/APPA

L’informazione ambientale assume un ruolo strategico non solo per i decisori politici, ma per tutti gli stakeholders: banche dati e pubblicazioni consultabili on line sono strumenti imprescindibili per divulgare le informazioni e la cultura ambientale. ISPRA, ARPA/APPA forniscono contributi, informazioni e dati utili al bisogno di conoscenza ambientale, in particolare mediante il reporting; le attività di divulgazione attraverso il portale web; i servizi bibliotecari; le attività di educazione e di formazione ambientale.

Rete delle biblioteche e dei centri di docu-mentazione ambientale ISPRA-ARPA/APPA: ri-sorse informative online

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Fonte: ISPRA

Fonte: ISPRA

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corsi tirocini

I siti istituzionali hanno raccolta la sfida e le opportunità offerte dalle web 2.0, aprendosi ai social media, nel pubblicare contenuti multimediali e ai canali Youtube.

Strumenti di comunica-zione nei siti istituzionali di 29 enti pubblici che si occupano a vario titolo di ambiente

Aree tematiche trattate nei corsi di formazione ambientale e nei tirocini

Per il 2014 sono stati censiti 579 stage/tirocini e 229 corsi di formazio-ne promossi da ISPRA e dalle ARPA/APPA. I corsi di formazione hanno coinvolto 6.316 partecipanti, per un totale di 3.661 di ore di formazione erogate.

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Esposizione del-la popolazioneagli inquinanti atmosfericioutdoor - PM10

La valutazione del trend negli anni 2006-2013, considerando che il core set di stazioni/comuni dal 2010 è stato ampliato e aggiornato, è relativamente positiva, per via dell’anno 2011 in cui si evi-denzia una controtendenza al rialzo dei valori di media pesata, nuovamente in diminuzione negli anni successivi. La valutazione dello stato attuale dell’indicatore di esposizione media nazionale, per lo più al di sotto dei limiti previsti per legge di 40 μg/m3, presenta comunque delle criticità se rapportata al valore soglia per la protezione della salute di 20 μg/m3 suggerito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Esposizione del-la popolazioneagli inquinanti atmosfericioutdoor – PM2,5

L’indicatore è stato computato per gli anni 2010-2013 e la valutazione dell’andamento negli anni evidenzia un aumento del valore di media pesata per il 2011 con successiva diminuzione nei due anni seguenti. I valori accertati per l’esposizione media nazionale sono abbastanza buoni, in quanto la maggior parte delle stazioni rileva dati al di sotto dei 25 μg/m3, ma presenta delle criticità se valutata in rapporto al valore soglia per la protezione della salute di 10 μg/m3, suggerito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

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Ambiente e benessere

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Fonte: Elaborazione ISPRA su dati ARPA/APPA e ISTAT

Fonte: Elaborazione ISPRA su dati ARPA/APPA e ISTAT

0

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Fasce di concentrazione (c - media in μg/m3)

2010 2011 2012 2013

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PM10

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La concentrazione di particolato atmosferico, soprattutto le frazioni più pic-cole come il PM2,5, rappresenta l´indicatore di qualità dell’aria più consi-stentemente associato con una serie di effetti avversi sulla salute, a livello respiratorio e cardio-circolatorio.

Percentuale di popola-zione esposta a PM2,5 per fasce di concentra-zione media annua

L’associazione tra qualità dell’aria e salute della popolazione è ben de-scritta ormai da numerosi studi scientifici. I risultati da tempo orientano le politiche ambientali di risanamento e protezione verso la riduzione della concentrazione di inquinanti atmosferici.

Andamento delle medie pesate di PM10

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Fonte: Elaborazione ISPRA su dati ARPA/APPA e ISTAT

Fonte: Elaborazione ISPRA su dati ARPA/APPA e ISTAT

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Fasce di concentrazione ( c - media annua nel PM10 in ng/m3)

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%

Fasce di concentrazione (c - media annua in μg/m3)

2010 2011 2012 2013

Il Benzo(a)pirene è un Idrocarburo Policiclico Aromatico (IPA) presente nel particolato atmosferico. Il Benzo(a)pirene è l’unico IPA al momento normato (valore obiettivo di 1 ng/m3 – media annuale) ed è una sostanza cancerogena, ritenuto anche causa di mutazioni genetiche, infertilità e disturbi dello sviluppo.

Percentuale di popola-zione esposta a B(a)P nel PM10 per fasce di concentrazione media annua

La presenza di elevate concentrazioni di ossidi di azoto (NOx e NO2) in atmosfera è stata correlata alla diminuzione della funzionalità polmonare e a un aumento di casi di BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva).

Percentuale di popola-zione esposta a NO2 per fasce di concentrazione media annua

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Fonte: ARPA/APPA, AIA, Università di Roma “Tor Vergata”Legenda: * Dati forniti dall’AIA ** Dati forniti dal Centro di Monitoraggio Aerobiologico - Università di Roma “Tor Vergata” a Dati non disponibili per il periodo dal 01/01 al 02/03 b Dati non disponibili per il periodo dal 19/02 al 24/03 c Dati non disponibili per il periodo dal 10/03 al 23/03 d Dati non disponibili per il periodo dal 01/01 al 31/01, dal 01/07 al 31/12

93168

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S. Giovanni Pers. - BO3Cesena - FO2Ferrara - FE1

Forlì - FO1Modena - MO1Parma - PR1 *

Parma - PR2Piacenza - PC1Ravenna - RA3

Reggio Emilia - RE1Rimini - FO3

Castel di Lama - AP4Firenze - FI1

Grosseto - GR1Pistoia - PT1

Lido di Camaiore - LU1Perugia - PG1

Città di Castello - CC1Terni - TR1

Roma - RM5 **L'Aquila - AQ1 *

L'Aquila - AQ2Pescara - PE1Napoli - NA2 *

Salerno - SA2 *Campobasso - CB1

Termoli - CB2Brindisi - BR1 *Foggia - FG1 *

Reggio Calabria - RC1Medio Campidano - VS1 *d

n. di giorni da inizio anno

Durata stagione pollinica

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0 30 60 90 120 150 180 210Torino - TO2 *

Alessandria - AL6Casale Monferrato - AL5 *a

Novi Ligure - AL2 *aCuneo - CN1

Novara - NO1Omegna - VB1Vercelli - VC1

Aosta - AO2Genova - GE1 *

Genova - GE4Imperia - IM3

La Spezia - SP2Savona - SV4Milano - MI3 *

Legnano - MI6 *Lecco - LC1 *

Pavia - PV2 *bSondrio - SO2 *Varese - VA3 *

San Michele all'Adige - TN2Bolzano - BZ2Silandro - BZ4Brunico - BZ3

Venezia - Mestre - VE1Belluno - BL1

Padova - PD1 *cPadova - PD2Rovigo - RO1Treviso - TV1Verona - VR1Vicenza - VI1Trieste - TS1

Lignano - UD1Pordenone - PN1

Tolmezzo - UD3

n. di giorni da inizio anno

Durata stagione pollinica

La famiglia delle cupressaceae-taxaceae è presente su tutto il territorio nazionale (specialmente al Centro) ed è responsabile di una percentuale molto significativa del polline monitorato. I cipressi sono alberi molto belli con ottime caratteristiche ornamentali e funzionali e proprio per questo il loro impiego nel verde urbano è molto diffuso. Si tratta però di piante che producono grandi quantità di polline molto allergizzante, sarebbe oppor-tunopertanto utilizzare specie con caratteristiche di bellezza e funzionali-tà altrettanto valide ma con minor impatto per la salute umana.

Stagione pollinica cu-pressaceae-taxaceae

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Fonte: ARPA/APPA, AIA, Università di Roma “Tor Vergata”Legenda: * Dati forniti dall’AIA

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Località con Indice pollinico allergenico più basso

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Località con Indice pollinico allergenico più elevato

IPA 2013 IPA 2014

Indice pollinico allerge-nico

La quantità di polline presente in atmosfera in un determinato luogo cam-bia di anno in anno influenzata dalle condizioni meteo (temperatura, quan-tità e distribuzione delle precipitazioni, venti) e dall’azione dell’uomo (attivi-tà agricola e di gestione del verde sia urbano che extraurbano). L’Indice Pollinico Allergenico (IPA) registrando questi cambiamenti ci aiuta anche a indagarne e determinarne le cause. Contribuisce così alla più complessiva valutazione della qualità dell’ambiente urbano.

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