13
XXVIII Convegno SISP Università di Perugia - Dipartimento di Scienze Politiche e Università per Stranieri di Perugia Dipartimento di Scienze Umane e Sociali 11 - 13 settembre 2014 Militanza e primarie in Sinistra Ecologia Libertà: un connubio sempre attuale? Marino De Luca [email protected] Carlo Pala [email protected] Fabio Sozzi [email protected] Panel: Le Primarie e la militanza: come cambia il ruolo degli iscritti ai partiti (Giulia Sandri e Antonella Seddone) 1. Introduzione: una sinistra nuova o una nuova sinistra? La nascita di SEL La sconfitta della “Sinistra Arcobaleno” alle elezioni Politiche del 2008 e la contestuale scelta del Partito Democratico di presentarsi da solo alle medesime consultazioni elettorali, hanno riproposto un tema costante nel nostro Paese e nel suo sistema politico: la riorganizzazione (mancata) di una sinistra erede della tradizione del PCI e non sol o. L’idea di unire nel 2008 tutte le forze di sinistra organizzate (Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, Verdi, Sinistra Democratica) per poter costituire una alternativa a sinistra del PD ha fallito. Il risultato del 3,1% impediva alla sinistra per la prima volta l’ingresso nel parlamento. Tuttavia l’esigenza di creare comunque un soggetto unitario della sinistra italiana ha spinto diverse personalità politiche e forze partitiche a riorganizzarsi e a proporre un soggetto politico, Per la Sinistra, inteso come piattaforma comune a cui far aderire le diverse esperienze (comuniste, socialiste, ecologiste). I principali eredi di tale volontà costituivano nel marzo del 2009 un’aggregazione elettorale in vista delle europee, denominata Sinistra e Libertà (SL). All’interno di tale cartello erano contenuti i fuoriusciti da Rifondazione Comunista (con Nichi Vendola) di Movimento per la Sinistra, quelli dei Comunisti Italiani (con Umberto Guidoni) di Unire la Sinistra, i contrari alla nascita del PD (con Fabio Mussi e Claudio Fava) di Sinistra Democratica e gli ecologisti di Loredana De Petris; in più, i Verdi e il PSI decidevano di far parte del cartello elettorale di SL, abbandonando comunque tale esperienza rispettivamente a ottobre e a novembre 2009. A dicembre dello stesso anno, dunque, al di là dei Verdi e del PSI i quali optavano per un cammino diverso (cercare una nuova costituente “verde” e, i socialisti italiani, porre le basi per un dialogo sempre più stretto con il PD di Bersani), le altre forze di SL si sono finalmente accordate per la nascita di un nuovo soggetto politico: il 20 dicembre del 2009 nasce così a Roma Sinistra Ecologia Libertà (SEL). L’Assemblea costituente che aveva originato SEL non aveva fatto altro che trasformare, in quel dato momento, un cartello elettorale in un movimento politico; infatti, SEL non aveva ancora celebrato alcun congresso e la prudenza per una situazione politica ancora in divenire suggeriva ai fondatori del movimento di attendere, per la costituzione in forza partitica organizzata, gli esiti delle regionali successive. Il portavoce di SEL è stato individuato in quella personalità politica che più si è spesa per la nascita di tale soggetto e che, per il ruolo istituzionale che possedeva, si poneva anche mediaticamente come riconoscibile dall’opinione pubblica: il Presidente della Giunta regionale della Puglia, Nichi Vendola. Alle regionali del 2010 SEL non ha fatto registrare le percentuali attese all’inizio, attestandosi più o meno sempre al 3% (e comunque presente solo in 9 regioni su 13 che andavano al voto), a parte la Regione Puglia, che ha visto la riconferma di Vendola come presidente con quasi il

XXVIII Convegno SISP · PDF fileprocessi decisionali ... (Raniolo 2013, p. 26). I processi di democratizzazione interna dei partiti hanno cambiato i rapporti tra iscritti e

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: XXVIII Convegno SISP · PDF fileprocessi decisionali ... (Raniolo 2013, p. 26). I processi di democratizzazione interna dei partiti hanno cambiato i rapporti tra iscritti e

XXVIII Convegno SISP

Università di Perugia - Dipartimento di Scienze Politiche e Università per Stranieri di Perugia

Dipartimento di Scienze Umane e Sociali

11 - 13 settembre 2014

Militanza e primarie in Sinistra Ecologia Libertà: un connubio sempre attuale?

Marino De Luca [email protected]

Carlo Pala [email protected]

Fabio Sozzi [email protected]

Panel: Le Primarie e la militanza: come cambia il ruolo degli iscritti ai partiti (Giulia Sandri e Antonella Seddone)

1. Introduzione: una sinistra nuova o una nuova sinistra? La nascita di SEL

La sconfitta della “Sinistra Arcobaleno” alle elezioni Politiche del 2008 e la contestuale scelta

del Partito Democratico di presentarsi da solo alle medesime consultazioni elettorali, hanno

riproposto un tema costante nel nostro Paese e nel suo sistema politico: la riorganizzazione

(mancata) di una sinistra erede della tradizione del PCI e non solo. L’idea di unire nel 2008 tutte le

forze di sinistra organizzate (Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, Verdi, Sinistra

Democratica) per poter costituire una alternativa a sinistra del PD ha fallito. Il risultato del 3,1%

impediva alla sinistra per la prima volta l’ingresso nel parlamento. Tuttavia l’esigenza di creare

comunque un soggetto unitario della sinistra italiana ha spinto diverse personalità politiche e forze

partitiche a riorganizzarsi e a proporre un soggetto politico, Per la Sinistra, inteso come piattaforma

comune a cui far aderire le diverse esperienze (comuniste, socialiste, ecologiste).

I principali eredi di tale volontà costituivano nel marzo del 2009 un’aggregazione elettorale in

vista delle europee, denominata Sinistra e Libertà (SL). All’interno di tale cartello erano contenuti i

fuoriusciti da Rifondazione Comunista (con Nichi Vendola) di Movimento per la Sinistra, quelli dei

Comunisti Italiani (con Umberto Guidoni) di Unire la Sinistra, i contrari alla nascita del PD (con

Fabio Mussi e Claudio Fava) di Sinistra Democratica e gli ecologisti di Loredana De Petris; in più,

i Verdi e il PSI decidevano di far parte del cartello elettorale di SL, abbandonando comunque tale

esperienza rispettivamente a ottobre e a novembre 2009. A dicembre dello stesso anno, dunque, al

di là dei Verdi e del PSI i quali optavano per un cammino diverso (cercare una nuova costituente

“verde” e, i socialisti italiani, porre le basi per un dialogo sempre più stretto con il PD di Bersani),

le altre forze di SL si sono finalmente accordate per la nascita di un nuovo soggetto politico: il 20

dicembre del 2009 nasce così a Roma Sinistra Ecologia Libertà (SEL). L’Assemblea costituente

che aveva originato SEL non aveva fatto altro che trasformare, in quel dato momento, un cartello

elettorale in un movimento politico; infatti, SEL non aveva ancora celebrato alcun congresso e la

prudenza per una situazione politica ancora in divenire suggeriva ai fondatori del movimento di

attendere, per la costituzione in forza partitica organizzata, gli esiti delle regionali successive. Il

portavoce di SEL è stato individuato in quella personalità politica che più si è spesa per la nascita di

tale soggetto e che, per il ruolo istituzionale che possedeva, si poneva anche mediaticamente come

riconoscibile dall’opinione pubblica: il Presidente della Giunta regionale della Puglia, Nichi

Vendola. Alle regionali del 2010 SEL non ha fatto registrare le percentuali attese all’inizio,

attestandosi più o meno sempre al 3% (e comunque presente solo in 9 regioni su 13 che andavano al

voto), a parte la Regione Puglia, che ha visto la riconferma di Vendola come presidente con quasi il

Page 2: XXVIII Convegno SISP · PDF fileprocessi decisionali ... (Raniolo 2013, p. 26). I processi di democratizzazione interna dei partiti hanno cambiato i rapporti tra iscritti e

49% dei consensi e SEL arrivare al 9,8%. Il 22-24 ottobre del 2010 SEL celebrava il suo primo

congresso costituendosi partito politico come da suo Statuto fondativo. Come nella relazione di

Vendola, eletto Presidente (eliminando la figura del “segretario”, maggiormente rappresentativa

nella tradizione storica dei partiti di sinistra), la nascita del Partito «doveva riempire un vuoto della

sinistra in Italia oramai resosi insostenibile» e aveva dunque il compito, metaforicamente, di

«riaprire la partita» (Documento Congressuale, I Congresso fondativo di SEL, 2010).

Ad ogni modo, appare singolare come questo partito abbia fatto parlare spesso di sé e sia

contemporaneamente riuscito a farsi conoscere, malgrado la recentissima formazione e il panorama

politico dominato in quel frangente dal PD e dal PdL. SEL, nel suo primo anno e mezzo di vita

“ufficiale”, ha conseguito una certa notorietà mediatica in seguito alla vittoria di alcune elezioni

primarie comunali in città importanti. Vittoria alle primarie che in seguito, e inaspettatamente nella

maggior parte dei casi, si è trasformata in successo alle comunali stesse. Inizia così il primo

segmento di storia politica di questo partito, segnato proprio dall’affermazione (soprattutto su/i

candidato/i del PD, fattore che evidentemente amplifica la portata di tali successi) alle elezioni

primarie di propri esponenti o comunque di candidati proposti da SEL (Seddone e Valbruzzi 2012).

Giuliano Pisapia a Milano, Massimo Zedda a Cagliari, Marco Doria a Genova, tra il 2011 e il 2012,

hanno contribuito a rendere l’idea collettiva di SEL come partito “acchiappa-primarie”.

In verità, spesso per candidature (in buona parte multiple) contrapposte dal PD non giudicate

all’altezza, SEL ha saputo costruire sui suoi candidati l’immagine del partito che trova in occasione

delle elezioni primarie le proprie migliori performance. La figura di Nichi Vendola, in particolar

modo, ha saputo sostanziare questa idea. Vendola ha vinto infatti due primarie della coalizione di

centrosinistra per la regione Puglia (nel 2005, quando ancora era militante di Rifondazione

Comunista, e nel 2010, già in SEL), ambedue contro lo stesso candidato, vincendo in seguito le

elezioni regionali. La propria leadership interna si era dunque ulteriormente rafforzata, anche grazie

alle primarie vinte nelle varie città da esponenti del suo partito. Inoltre, il partito alle comunali è

riuscito a vincere quella sorta di “maledizione del 3%” che aveva contraddistinto sino allora i

risultati elettorali; in diverse città supererà abbondantemente tale percentuale e contribuirà a far

vincere nettamente i referendum abrogativi del giugno del 2011 sui beni comuni e sul nucleare.

Inoltre, a una festa dell’Italia dei Valori a settembre dello stesso anno, la presenza simultanea di

Vendola, Di Pietro e Bersani, aveva preannunciato che l’asse portante per le prossime Politiche

sarebbe stato costituito dal PD, da SEL e dall’IdV, il cosiddetto “accordo di Vasto”.

Sedi di SEL si moltiplicano in tutta Italia, malgrado il partito perda dal 2011 al 2012 circa

ottomila iscritti. Ad ogni modo, il legame stretto del partito con le elezioni primarie si riproponeva

in occasione delle Primarie del Centrosinistra del novembre-dicembre 2012. Vendola, infatti,

comprendendo che l’accordo di Vasto non era per nulla scontato, ha deciso tra luglio e agosto 2012

la propria partecipazione. I risultati delle Primarie nazionali, sebbene quella di Vendola non potesse

configurarsi come una candidatura di SEL in quanto partito-apparato, sono stati deludenti per le

aspettative iniziali: all’unico primo turno cui ha potuto partecipare, il leader di SEL ha conseguito il

15,6%, ben distanziato da Bersani e Renzi. Tuttavia, il partito annuncia che avrebbe svolto le

primarie per la scelta dei propri parlamentari, le cosiddette “parlamentarie”, a fine dicembre del

2012, negli stessi giorni di quelle organizzate dal PD.

I risultati delle Politiche sono nuovamente deludenti: il 3,2% alla Camera e il 3% al Senato.

Solo il fatto di aver partecipato in coalizione con il centrosinistra di Italia. Bene Comune ha

permesso al partito, che altrimenti non avrebbe superato lo sbarramento, di eleggere 37 deputati e 7

senatori. Malgrado le percentuali non ottimali, SEL ha eletto propri parlamentari per la prima volta

nella sua brevissima storia politica.

L’idillio col PD pare essersi interrotto con la decisione di non appoggiare i successivi governi

Letta e Renzi, stando all’opposizione. Il II Congresso del partito del 24-26 gennaio 2014 a Riccione

conferma tale posizione e decide l’appoggio di Tsipras (in Italia, assieme a Rifondazione

Comunista) come candidato alla Commissione Europea, sancendo una certa “radicalizzazione”

della propria linea politica. Malgrado il buon risultato elettorale del 4% di quella lista conseguito in

Page 3: XXVIII Convegno SISP · PDF fileprocessi decisionali ... (Raniolo 2013, p. 26). I processi di democratizzazione interna dei partiti hanno cambiato i rapporti tra iscritti e

buona misura grazie a SEL, questa forza politica non ha eletto nessun europarlamentare. Anche a

seguito di frizioni derivate dall’epilogo di tali consultazioni elettorali, SEL subisce a giugno del

2014 una sorta di “mini-scissione” , perdendo il suo capogruppo alla Camera, Gennaro Migliore, e

altri importanti esponenti come Claudio Fava e Titti Di Salvo, in seguito al voto sul cosiddetto

“Decreto IRPEF”. Alla fine di queste vicende, SEL perdeva 12 deputati.

Sinistra Ecologia Libertà è un partito finora trascurato dalla letteratura scientifica. Questo

paper vuole tentare di colmare questa lacuna, studiando, attraverso una web survey, la membership

del partito, in particolare attraverso l’indicatore costituito dalla accettazione e gradimento delle

primarie come strumento di selezione della classe politica. Grazie ad alcune tecniche statistiche –

CATPCA e cluster analysis – cercheremo di capire gli elementi di somiglianza e di differenza tra

gli iscritti SEL ipotizzando alcune tipologie di membri e atteggiamenti rispetto allo strumento delle

primarie.

2. Framework teorico

Il crollo dei partiti come associazioni di iscritti (Mair e van Biezen 2001; van Biezen, Mair e

Poguntke 2011) ha in qualche modo cambiato la categoria degli aderenti. Tuttavia, nonostante la

dimensione leggera delle organizzazioni partitiche, ovvero di parties without partisans (Dalton e

Wattenberg 2000), i partiti continuano a cercare «partigiani» per le loro organizzazioni (Ware 1996;

Scarrow 2000). Tuttavia, i nuovi iscritti, sono più motivati da «ragioni opportunistiche rispetto ai

militanti dei partiti tradizionali, non vedono più l'adesione ad un partito come una vocazione, o

scelta di vita» (Raniolo 2013, p. 29): una membership infedele e sostanzialmente legata ad interessi?

Probabilmente il processo di modernizzazione con le trasformazioni socio-economiche e gli alti

livelli di istruzione ha spinto in generale l'individuo verso una maggiore autonomia politica (Dalton,

Flanagan e Beck 1984). In questo contesto per von Beyme (1996) siamo davanti a partiti omnibus

dove «le persone entrano nel "veicolo", sono trasportate per un tratto di strada e scendono quando

non vedono alcuna ragione per continuare. La relazione tra partito e iscritti diventa tanto

strumentale quanto quella con i leader» (ivi, p. 147). La vocazione degli aderenti è che la loro

«organizzazione esista ed abbia successo» (Crouch 2003, p. 80) nella speranza che il partito possa

rappresentare determinati valori e politiche.

Il «come e perché si entra nell'organizzazione» (Raniolo 2013, p. 21) ha direttamente a che

fare con «il problema dell'azione collettiva, ovvero della partecipazione (interna) che rimanda alle

esigenze di reclutamento, alla quantità e qualità delle adesioni, al ruolo della militanza, nei termini

di Katz e Mair (1994) alle trasformazioni del partito in quanto associazione di iscritti (il cosiddetto

party on the ground)» (ibidem). Da questa prospettiva, il concetto di aderente è analizzato da una

parte in base alla sua orizzontalità, relativa all'ampiezza della base degli iscritti, ossia il «far parte»,

l'esser parte di una organizzazione partitica (l'estensione della base degli aderenti); dall'altra, la sua

verticalità, ovvero il «prender parte» all'organizzazione partito influenzandone dinamiche interne e

processi decisionali (l'intensità del ruolo degli aderenti). In breve, ci troviamo di fronte a una

dinamica di differenziazione interna tra una visione prettamente quantitativa, legata ai numeri

grezzi degli iscritti, ed una visione qualitativa di valutazione rispetto al «loro ruolo effettivo»

(Raniolo 2013, p. 26).

I processi di democratizzazione interna dei partiti hanno cambiato i rapporti tra iscritti e

organizzazione politica. In pratica, lo spostamento del potere di selezione alla base del partito ha

provocato una diminuzione del ruolo degli attivisti intermedi, coloro che in qualche modo possono

limitare il processo di autonomia della leadership. Il potere cresce ai due estremi, base e leadership,

bypassando in qualche modo le strutture intermedie. «L'espansione del selettorato può essere una

strategia dell'élite per sottrarsi al controllo della base» (Katz 2001, p. 293) dove, appunto, a una

membership più diluita viene attribuito un potere più importante rispetto al passato, nonostante il

Page 4: XXVIII Convegno SISP · PDF fileprocessi decisionali ... (Raniolo 2013, p. 26). I processi di democratizzazione interna dei partiti hanno cambiato i rapporti tra iscritti e

crollo dei numeri. Elemento ancora più importante – relativamente alla democratizzazione

intrapartitica – è il fatto che tale processo «viene esteso agli iscritti in quanto individui, invece che a

quella che si potrebbe chiamare la base del partito» (Mair 1997, trad. it. 2006 pp. 148-150)1. La

logica è che «gli iscritti ordinari meno coinvolti nella vita del partito siano più suscettibili a fattori

come la notorietà, e conseguentemente più propensi a seguire le direttive di una leadership dalla

visibilità elevata» (Hazan 2002, trad. it. 2006, 190).

Questa trasformazione del ruolo dell’aderente ha posto alcune questioni importanti alla nostra

analisi: come si rapportano gli iscritti di SEL alle primarie? Come valutano il proprio ruolo di

iscritto rispetto all’aumento di inclusività nei processi di selezione?

3. Nota metodologica

La web survey condotta sugli iscritti SEL aveva l’obiettivo di valutare le attitudini politiche e

il comportamento elettorale in relazione alle primarie2. L'indagine si è concentrata sui modelli di

partecipazione e sugli atteggiamenti relativi alle elezioni primarie del 2012. L'indagine è stata

realizzata sulla base della metodologia CAWI (Computer Assisted Web Interviewing). Gli iscritti

sono stati contattati dai responsabili di Sinistra Ecologia Libertà. Questo è stato possibile perché al

momento dell’iscrizione al partito, ai singoli iscritti è stato richiesto un contatto email. L'email

inviata dagli uffici centrali del partito conteneva un link ad un sito web, dove gli iscritti all’interno

del campione potevano compilare il questionario (la pagina del sondaggio è rimasta attiva dal 19

novembre 2012 all’11 febbraio 2013).

Alla fine del 2011, Sinistra Ecologia Libertà registrava 40.434 aderenti a livello nazionale.

Durante il periodo di circa tre mesi in cui l’indagine è stata aperta, sono state raccolte 5256 risposte,

delle quali 4486 complete in ogni sua sezione. Gli intervistati rappresentano circa il 13% degli

iscritti generali al partito (popolazione di riferimento). Il tasso di risposta della websurvey è del

superiore all’85%.

Nella nostra analisi abbiamo considerato i 4486 casi di partenza, ridotti successivamente a

3719 per i seguenti motivi:1) gli item relativi all’atteggiamento degli iscritti rispetto alle primarie

(cfr. Tab 2) presentavano una scala a intervallo di 4 punti (“per nulla”, “poco”, “abbastanza”,

“molto”), oltre i “non so” e i valori mancanti; 2) abbiamo eliminato i casi in cui era presente la

modalità “non so” e i missing values in quanto costituivano un problema rispetto all’approccio

statistico adottato (variabili non ordinabili); 3) la scelta ha portato a “purificare” il dataset di 767

casi rispetto all’originale, rendendo le variabili “ordinali”; 4) sui 3719 restanti abbiamo applicato

una CATPCA con optimal scaling per trasformare le variabili ordinali in metriche e

successivamente una cluster analysis sui fattori individuati.

In sintesi, la nostra analisi punta a: identificare il set di indicatori per le dimensioni relative

agli atteggiamenti dei militanti verso le primarie; testare la validità della struttura delle dimensioni

individuate; ipotizzare attraverso una cluster analysis i selettori-aderenti; valutare la significatività

dei cluster con le variabili sociografiche e politiche.

1 «In altri termini, non sono il congresso, o la élite di medio livello, o gli attivisti ad acquisire potere, bensì gli iscritti

ordinari, i quali sono allo stesso tempo più docili e più propensi a sostenere le politiche (e i candidati) proposti dalla

leadership del partito e dal partito nelle cariche pubbliche. Si tratta di una delle tendenze più evidenti […]: può essere

che un partito compiutamente democraticizzato sia più esposto al controllo da parte del partito nelle cariche pubbliche»

(ibidem). 2 In verità, la nostra web survey conteneva domanda anche sul rapporto tra il singolo iscritto e la militanza nel partito, il

modo di intendere la sua vita attiva nel partito, insomma. Ovviamente, in questo lavoro abbiamo utilizzato, per la

successiva cluster alaysis, solo gli items che ci parevano utili allo scopo del presente lavoro.

Page 5: XXVIII Convegno SISP · PDF fileprocessi decisionali ... (Raniolo 2013, p. 26). I processi di democratizzazione interna dei partiti hanno cambiato i rapporti tra iscritti e

4. Una premessa: l’identikit sociografico dell’iscritto “sellino”

Questa sezione del paper – utile prima di affrontare i risultati della ricerca – analizza alcune

variabili sociografiche necessarie per avere un quadro generale dell’iscritto-tipo di SEL.

In numeri assoluti, gli iscritti SEL possono essere studiati in base ai soli quattro anni di

attività del partito (2010, 2011, 2012 e 2013). Da questo punto di vista, SEL ha subito un calo di

iscritti fino al 2012, mostrando una certa ripresa nell’ultimo anno di cui possiamo rendere conto.

Infatti, nel 2010, anno della fondazione del partito, SEL contava 45.278 iscritti3, scesi a 40.434 nel

20114. Il “crollo” lo si avverte nel 2012, con il numero di iscritti che diminuisce fino a 32.947

5. Una

piccola ripresa la si è potuta registrare nel tesseramento 2013, nel quale SEL risale fino a 34.279

iscritti6, seimila iscritti in meno che nell’anno della sua fondazione. Probabilmente, la sconfitta di

Vendola alle Primarie nazionali, prima, e il passaggio-ricollocazione all’opposizione dopo le

Politiche 2013, poi, hanno provocato una certa emorragia di iscritti, peraltro presenti in tutti i partiti.

Ora resta da verificare, alla fine del 2014, quanto – e se – avrà pesato la scissione che si è ricordata

precedentemente.

Appare comunque utile provare ad “entrare” dentro il partito e vedere la composizione degli

iscritti. I circa 3.700 rispondenti alla nostra web surbvey sono suddivisi, in base alle proprie

caratteristiche sociografiche, come è illustrato in Tabella 1.

Tabella 1 – Profilo sociografico iscritto SEL

% %

Circoscrizione di appartenenza* Dimensioni comune di residenza

Nord-Ovest 22,5 Meno di 5000 abitanti 11,8

Nord-Est 14,1 Fra i 5000 e i 15000 abitanti 21,1

Centro 29,0 Fra 15000 e i 30000 abitanti 16,1

Sud 23,8 Fra i 30000 e i 100000 abitanti 23,5

Isole 10,6 Fra i 100000 e i 500000 abitanti 13,0

N 3684 Oltre i 500000 abitanti 14,6

N 3719

Genere Titolo di Studio

Donna 26,9 Licenza elementare o nessun titolo 0,5

Uomo 73,1 Licenza media 9,1

N 3719 Diploma di scuola superiore 44,8

Laurea 45,6

N 3719

Età Professione

under 18 0,2 Altro 11,8

18-24 5,7 Dirigente, magistrato, docente universitario 4,2

25-34 15,1 Imprenditore 1,8

35-44 16,8 Lavoratore autonomo 4

45-54 24,1 Libero professionista 9,6

55-64 28,9 Insegnante 6,2

over 65 9,3 Impiegato 27

N 3718 Operaio e simili 5,8

Pensionato/a 16

Disoccupato/a 5,4

Casalinga 0,8

Studente 7,4

3 https://web.archive.org/web/20110129224907/http://www.sinistraeliberta.eu/tesseramento2011/.

4 http://www.sinistraecologialiberta.it/partito/storia/.

5 http://archiviostorico.corriere.it/2013/luglio/23/crollo_degli_iscritti_Dimezzati_sessant_co_0_20130723_64bba554-

f359-11e2-bfc6-66db01863093.shtml. 6 http://www.sinistraecologialiberta.it/notizie/riccione-il-2-congresso-di-sel-al-centro-della-discussione-le-prospettive-

per-il-paese-e-leuropa-la-ricostruzione-di-un-campo-vero-per-la-sinistra/.

Page 6: XXVIII Convegno SISP · PDF fileprocessi decisionali ... (Raniolo 2013, p. 26). I processi di democratizzazione interna dei partiti hanno cambiato i rapporti tra iscritti e

N 3719

Frequenza funzioni religiose Contratto di lavoro

Mai 69 Precario 11,7

Due o tre volte all’anno 18,1 A tempo indeterminato 88,3

Una volta al mese 2,9 N 3719

Due o tre volte al mese 3,5

Tutte le settimane 4,4

Non so 2,1

N 3719 *le 5 circoscrizioni territoriali individuate per le elezioni europee

Fonte: websurvey C&LS.

Il primo elemento che si sottolinea è la netta prevalenza di rispondenti uomini: il 73,1%

contro il restante 26,9% di donne. Questo dato è in linea con le percentuali che si possiedono sui

dati finali degli iscritti a SEL7, dove pare costante una prevalenza degli iscritti maschi sulle donne.

Per ciò che attiene il titolo di studio, SEL si presenta come un partito costituito da un insieme di

iscritti in possesso di un grado di istruzione quasi totalmente medio-alto; infatti, il 90,4% assomma

coloro che dichiarano come massimo titolo di studio il diploma (44,8%) o la laurea (45,6%). Per ciò

che attiene le coorti di età dei rispondenti, il numero degli iscritti aumenta con l’aumentare dell’età,

fino ai 64 anni, oltre i quali il dato scema notevolmente. La maggior parte degli iscritti rispondenti

si colloca nella fascia di età compresa tra i 55 e i 64 anni (28,9%), mentre, come era facile

attendersi, sono gli under 18, con appena lo 0,2%, a segnare il dato più basso. Ad ogni modo, il

31,9% è formato da militanti compresi tra i 25 e i 44 anni. I dati sull’età confermano comunque la

crescita di partecipazione politica (in questo caso, di iscrizione a un partito), al crescere dell’età

anagrafica. La professione dichiarata dagli iscritti è in particolare quella impiegatizia (27%), che

mostra una tendenza la lavoro pubblica tra gli iscritti di SEL; poi, seguono i pensionati (16%) e a

una certa distanza i liberi professionisti con il 9,6%. Gli operai o lavoratori ad essi assimilabili, si

attestano al 5,8%, chiaro segnale del fatto che i partiti di sinistra sono no single issue oriented,

mentre i disoccupati con il 5,4% e gli studenti con il 7,4% costituiscono assieme una relativamente

importante presenza nel partito. In buona parte legato a questo tema, e alla conferma di SEL come

partito composto soprattutto da lavoratori appartenenti al pubblico, pare essere il dato sui contratti

di lavoro degli iscritti che dichiarano di averne uno: la stragrande maggioranza, l’88,3%, afferma di

possedere un contratto a tempo indeterminato, dove i precari si “fermano” solo all’11,7%. Dove

invece si conferma appieno quanto ci si attenderebbe da una forza di sinistra (spesso definita

“radicale”) come SEL, è l’analisi della frequenza a funzioni religiose da parte dei militanti: il 69%

degli iscritti dichiara di non partecipare mai ad alcuna funzione religiosa, a testimonianza di un

campione di iscritti decisamente lontano dalle pratiche religiose. Sporadicamente, si reca in chiesa

solo il 18,1% del campione, mentre all’aumentare della frequenza si assiste a una netta diminuzione

delle percentuali. Inoltre, abbiamo anche alcuni dati che mostrano da dove abbiano risposto gli

iscritti di SEL e, di converso e presumibilmente, dove il partito sia più presente e meglio

organizzato. Per “comodità geografica” abbiamo utilizzato le cinque circoscrizioni per le elezioni

europee, tenendo presente che ovviamente il numero di abitanti non è dappertutto similare. Quindi,

il 29% risponde dal Centro Italia mentre appena il 10,6% dalle Isole, mentre quasi il 24% è un

iscritto nel sud Italia. Secondo la dimensione demografica dei comuni di residenza, invece, i

militanti provengono come maggioranza relativa dai centri di medie dimensioni: il 23,5% abita in

Comuni tra i 30mila e i 100mila abitanti, mentre se consideriamo i medi e i piccoli centri assieme

(tra i 5mila e i 30mila abitanti), arriviamo a una percentuale del 37,2%; tutti questi valori

riproducono la distribuzione generale della popolazione italiana e per questo motivo sembrano

maggiormente veritieri.

7 Ad esempio, nel 2013, SEL ha avuto il 63% di uomini e il 37% di donne, mentre nel 2010 si aveva il 68,5% di uomini

e il 31,3% di donne. Cfr. www.sinistraecologialiberta.it.

Page 7: XXVIII Convegno SISP · PDF fileprocessi decisionali ... (Raniolo 2013, p. 26). I processi di democratizzazione interna dei partiti hanno cambiato i rapporti tra iscritti e

5. Il rapporto tra iscritti SEL e primarie

Nell’analizzare il nostro dataset, abbiamo usato la CATPCA – Categorical Principal

Components Analysis (Meulman e Heiser, 1999) – con l’obiettivo di identificare componenti

sottostanti al nostro set di variabili osservate qualitative e ordinali (Tab. 2). L’obiettivo principale

nella scelta della CATPCA per l’analisi dei nostri dati riguardava: a) la riduzione della complessità

dei dati; b) l’esplorazione delle relazioni tra le dieci variabili osservate; c) l’identificazione della

struttura latente sottostante.

Tabella 2- Le variabili relative all’atteggiamento verso le primarie

Variabile Etichetta

i1 Le primarie hanno migliorato il mio giudizio sul partito

i2 Le primarie riducono il potere degli iscritti

i3 Le primarie promuovono il rinnovamento della classe politica

i4 Le primarie aumentano la conflittualità interna al partito

i5 SEL dovrebbe utilizzare sempre le primarie per scegliere il candidato alla Presidenza del Consiglio

i6 SEL dovrebbe utilizzare sempre le primarie per scegliere i candidati a Presidente di Regione

i7 SEL dovrebbe utilizzare sempre le primarie per scegliere i candidati a Sindaco

i8 SEL dovrebbe utilizzare sempre le primarie per scegliere i candidati al Parlamento

i9 Il voto alle primarie dovrebbe essere consentito ai soli iscritti

i10 Sono favorevole a primarie di partito, senza coinvolgere i partiti alleati della coalizione Fonte: websurvey C&LS.

La CATPCA utilizza procedure di optimal scaling per “valorizzare” le variabili qualitative e

permette l’applicazione dell’analisi delle componenti principali. Per ogni tipo di variabile ordinale

osservata (con l’ordine delle modalità preservato) i valori per struttura fittano una funzione

monotòna, con l’obiettivo di massimizzare la varianza tra le modalità alternative, poste determinate

assunzioni. L’analisi presenta: numero di iterazioni pari a 55; livelli di Cronbach’s Alpha

soddisfacenti (il più alto raggiunge 0,820 con oltre il 38% di varianza spiegata); 4 componenti da

estrarre applicando la regola di Kaiser8 (Tab. 3).

Tabella 3 – Model summary

Dimensione Alpha di Cronbach Varianza

Eigenvalue % di Varianza

1 ,820 3,819 38,189

2 ,400 1,563 15,634

3 ,112 1,112 11,121

4 ,026 1,024 10,243

5 -,575 ,659 6,592

6 -,711 ,610 6,097

Totale ,985a 8,788 87,876

a. Totale dell’Alpha di Cronbach basato sul totale degli Eigenvalue.

Nota: nostra elaborazione su dati web survey C&LS

Le prime informazioni dell’analisi suggeriscono abbastanza chiaramente una soluzione a 4

componenti da valutare attraverso l’interpretazione dei coefficienti fattoriali. Successivamente,

abbiamo applicato un metodo di rotazione obliqua (e.g. Promax) ammettendo una possibile

correlazione dei componenti/fattori tra loro (dovuta anche alla similarità di alcune variabili). Il test

di Bartlett risulta significativo (p=0,000) e l’indice KMO (Kaiser-Meyer-Olkin, Measure of

Sampling Adequacy) è pari a 0,820, dunque il modello fattoriale risulta adeguato per analizzare i

8 Abbiamo controllato gli eigenvalue anche attraverso la parallelanalysis (Horn, 1965), che segnala 4 componenti.

Page 8: XXVIII Convegno SISP · PDF fileprocessi decisionali ... (Raniolo 2013, p. 26). I processi di democratizzazione interna dei partiti hanno cambiato i rapporti tra iscritti e

dati in nostro possesso. Per quanto riguarda le comunalità9, per quasi tutti gli indicatori il valore

risulta superiore alla soglia critica di 0,50, con un intervallo compreso tra 0,665 e 0,905, il che

significa che il modello riesce a spiegare dal 66% al 90% della varianza di tutti gli indicatori.

Infatti, l’estrazione a 4 componenti permette di spiegare in termini cumulati il 75,053 della

varianza.

Da una prima analisi della matrice dei coefficienti ruotata (Tab 4), la soluzione a 4

componenti non mostra cross-loading10

. Il primo componente sembra rappresentare l’estensione

dello strumento delle primarie a tutti i livelli (Presidente di Regione, Sindaco, Parlamentare, Primo

Ministro), il secondo in termini di valore aggiunto delle primarie (giudizio del partito e

rinnovamento della politica), il terzo l’inclusività (di forze politiche e selettorato), il quarto in

termini di bilanciamento dei poteri (conflittualità e riduzione del potere di iscritti).

Tabella 4 – Pattern matrix

Component

1 2 3 4

SEL dovrebbe utilizzare sempre le primarie per scegliere i candidati a Presidente di Regione ,954

SEL dovrebbe utilizzare sempre le primarie per scegliere i candidati a Sindaco ,943

SEL dovrebbe utilizzare sempre le primarie per scegliere i candidati al Parlamento ,883

SEL dovrebbe utilizzare sempre le primarie per scegliere il candidato Premier ,848

Le primarie hanno migliorato il mio giudizio sul partito ,927

Le primarie promuovono il rinnovamento della classe politica ,736

Sono favorevole a primarie di partito, senza coinvolgere i partiti alleati della coalizione ,841

Il voto alle primarie dovrebbe essere consentito ai soli iscritti ,825

Le primarie aumentano la conflittualità interna al partito ,842

Le primarie riducono il potere degli iscritti ,799

Nota: nostra elaborazione su dati web survey C&LS

I punteggi fattoriali così ottenuti e standardizzati11

sono stati utilizzati per una cluster analysis.

In questo caso abbiamo usato un k-means cluster analysis con i fattori PCA come input per

identificare i profili degli iscritti SEL in relazione al loro atteggiamento verso le primarie. Questa

tipologia di analisi permette di massimizzare la similarità tra gli elementi interni ai gruppi e la

dissimilarità tra i gruppi. In altre parole il metodo k-medie (non gerarchico) permette di

massimizzare la varianza interna e la varianza esterna (nei e tra i gruppi). Abbiamo definito a priori

il nostro range di cluster (da 2 a 7) prendendo in considerazione: i valori del test F; l’interpretabilità

dei cluster sulla base dei centri finali dei cluster (ossia le medie dei cluster rispetto alle variabili di

raggruppamento); la numerosità dei cluster e la loro omogeneità; il calcolo di ogni Pseudo-F

(Calinski e Harabasz, 1974).

In base ai criteri di valutazione le soluzioni più attendibili erano quelle a 2 e 3 cluster. Lo

Pseudo-F presenta valori decrescenti (cluster 2=1260,374; cluster 3=1138,82; cluster 4=994,76

ecc.). Abbiamo optato per una soluzione a 3 cluster considerando anche l’omogeneità superiore

rispetto a quella a due. La Tabella 5 mostra i 3 cluster individuati.

9 Le comunalità indicano la parte di varianza dei singoli indicatori che rimane spiegata dal modello fattoriale nonostante

la riduzione a p componenti e la conseguente perdita di informazione. 10

Ossia coefficienti maggiori di 0,30 in valore assoluto su fattori non attesi. 11

Ossia i punteggi virtuali che i rispondenti avrebbero assegnato ai componenti fattori(con media = 0 e varianza =1).

Page 9: XXVIII Convegno SISP · PDF fileprocessi decisionali ... (Raniolo 2013, p. 26). I processi di democratizzazione interna dei partiti hanno cambiato i rapporti tra iscritti e

Tabella 5 -–Cluster analysis e caratteristiche iscritti

1 2 3

1500

(40,3%)

1393

(37,5%)

826

(22,2%)

l’estensione dello strumento delle primarie a tutti i livelli ,38 ,39 -1,35

valore aggiunto delle primarie (giudizio del partito e rinnovamento della politica) ,36 ,17 -,93

l’esclusività (di forze politiche e selettorato) -,74 ,80 ,01

conflittualità e riduzione del potere di iscritti -,59 ,19 ,76

Nota: nostra elaborazione su dati web survey C&LS

Il cluster 1 mostra una sensibilità rispetto alla possibilità di estendere lo strumento delle

primarie a tutti i livelli – Premier, Presidente Regione, Sindaco e Parlamentare – (punteggio

standardizzato 0,38, positivo, sopra la media, anche se non il più alto tra i 3 cluster) e verso la

visione positiva delle primarie come strumento in grado di migliorare l’immagine del partito e

promuovere il rinnovamento della politica (punteggio 0,36, positivo, il più alto tra i 3 cluster). Non

sembra interessato, invece, alla possibilità di rendere le primarie una competizione chiusa e alla

possibilità che creino conflittualità o riducano eccessivamente il potere degli iscritti. Abbiamo

definito questo cluster come il “primarista ottimista”.

Il cluster 2 mostra una maggiore sensibilità verso l’esclusività dello strumento delle primarie

– poca inclusione di altre forze politiche e selettorato – (punteggio standardizzato 0,80, positivo,

sopra la media, il più alto tra i 3 cluster). Il valore più basso, tuttavia positivo, riguarda il valore

aggiunto delle primarie (punteggio 0,17, positivo). Interessante anche il punteggio positivo relativo

all’estensione dello strumento delle primarie (0,39, il più alto tra i 3 cluster). Abbiamo definito

questo cluster come “il primarista prudente”.

Il cluster 3 mostra una sensibilità rispetto alla conflittualità e alla riduzione del potere da parte

degli iscritti (punteggio standardizzato 0,76, positivo, sopra la media, il più alto tra i 3 cluster). Non

sembra interessato, invece, alla possibilità di estendere le primarie a tutti i livelli (punteggio

standardizzato -1,35, negativo, il più alto tra i tre cluster). Abbiamo definito questo cluster come “il

primarista “pessimista”.

A questo punto dell’analisi abbiamo incrociato i tre cluster individuati con alcune delle più

importanti variabili descrittive presenti nel nostro questionario: variabili sociografiche, politiche e

attivismo. Alcune tabelle di contingenza hanno mostrato chi-quadro non significativo e per questo

motivo nel paragrafo successivo tratteremo i dati in relazione alle peculiarità degli iscritti SEL

individuate nella nostra analisi rispetto alla tipologia di primarista “ottimista”, “prudente” e

“pessimista”.

6. Le primarie: un profilo degli iscritti di SEL.

Nei paragrafi precedenti abbiamo visto che le primarie sono in grado di creare degli

spostamenti – anche importanti – di potere all’interno dei partiti che le adottano. L’allargamento del

suffragio – se così lo possiamo definire – implica una perdita di potere da parte di alcuni attori

politici all’interno dei partiti, e il conseguente avanzamento di altri, meno coinvolti direttamente

nella vita del partito, con logiche, identità e posizioni politiche diverse (May 1973). La valutazione

che gli iscritti danno alle primarie può essere quindi interpretata (anche) alla luce della posizione

che essi occupano all’interno del partito. In particolare ci aspettiamo di vedere che più sono

coinvolti nella vita politica del partito meno gradiscono lo strumento delle primarie. Questo tipo di

atteggiamento è spiegato dalla (relativa) perdita di potere nel meccanismo di selezione. Esagerando

un po’ (o forse no), possiamo dire che questa parte di membership si sente in parte defraudata di

una “rendita” di posizione che gli derivava dall’essere parte attiva di una organizzazione, rendita

che ora è diluita e condivisa con il più ampio selettorato delle primarie.

Page 10: XXVIII Convegno SISP · PDF fileprocessi decisionali ... (Raniolo 2013, p. 26). I processi di democratizzazione interna dei partiti hanno cambiato i rapporti tra iscritti e

Poste queste premesse, in questo paragrafo cercheremo di comprendere se e quali fattori

influenzano un atteggiamento ottimista ovvero pessimista nei confronti delle primarie. Chi le

considera una sciagura per il partito? Chi, invece, un’opportunità per cambiare le cose? In questa

parte cercheremo di rispondere a queste domande attraverso una serie di analisi bivariate che

metteranno in relazione tra loro il tipo di primarista con diversi fattori socio-politici che possono

influenzare la visione delle primarie come strumento di selezione della classe politica. Cercheremo,

in altre parole, di capire se chi ha da perdere qualcosa dall’utilizzo delle primarie come strumento di

selezione della classe politica ha un atteggiamento più pessimista nei confronti delle primarie,

mentre chi intravede in esse un’opportunità ha una visione, invece, più ottimistica.

6.1. Viva le primarie! L’ottimismo è giovane e uomo

La selezione dei candidati attraverso le primarie (a qualunque livello) in Italia è uno

strumento piuttosto recente nella storia politica. Allo stesso tempo, costituisce un’opportunità di

rottura del meccanismo di selezione dei candidati e, quindi, della classe politica legata a logiche di

potere interne ai diversi partiti (Rahat e Hazan 2001). Questi due aspetti ci portano a pensare che

l’età dovrebbe essere un fattore in grado di influenzare il giudizio sulle primarie. In particolare, ci

aspettiamo di trovare una situazione per cui al diminuire dell’età, il giudizio nei confronti delle

primarie dovrebbe crescere. Se è vero che la politica in Italia è cosa riservata agli anziani

(Verzichelli 2010), le primarie rappresentano l’unico strumento che i giovani attivisti del partito

hanno a disposizione per ottenere candidature e opportunità di carriera politica. Allo stesso tempo,

la selezione attraverso le primarie apre alla competizione e, come è stato più volte confermato in

letteratura (Norris 2004), sistemi di (s)elezione candidate-oriented (come i sistemi maggioritari)

tendono a sfavorire le donne in politica. Pertanto, dovremmo aspettarci che le donne abbiano un

atteggiamento, quanto meno più prudente rispetto agli uomini, nei confronti delle primarie.

Nella tabella 6 è riportata la relazione bivariata tra il tipo di primarista e l’età, raggruppata in

classi.

Tabella 6 – Relazione tra tipo di primarista e età (%).

Classi di età

under 18 18-24 25-34 35-44 45-54 55-64 over 65

Ottimista 57,1 40,8 36,5 33,7 37,5 46,7 45,6

Prudente 42,9 32,7 36,3 39,5 38,5 35,6 41,3

Pessimista ,0 26,5 27,2 26,8 23,9 17,8 13,1

n 7 211 562 623 895 1076 344

Note: N=3719

Come si può vedere dalla tabella, l’andamento non è lineare. All’aumentare dell’età, la

percentuale di iscritti ottimisti decresce, passando dal 57,1% degli under 18 al 37,5% di quelli con

un’età compresa tra 45 e 54 anni. Dopodiché, la percentuale di ottimisti risale nuovamente –

attestandosi intorno al 45% – per le restanti due classi di età. Andamento opposto tra i prudenti. Più

si alza l’età degli iscritti, più aumenta un atteggiamento prudente nei confronti delle primarie, anche

se la percentuale più alta si trova tra gli under 18 (42,9%). Tra i pessimisti, invece, l’andamento è

opposto rispetto agli altri due tipi di primaristi. In questo caso, al crescere dell’età l’atteggiamento

catastrofista diminuisce. Solo il 13,1% degli over 65 ha questo tipo di atteggiamento, a fronte di un

27,2% all’interno della classe di età compresa tra i 25 e i 34 anni. Nel complesso, l’età non sembra

giocare un ruolo determinante nel tipo di atteggiamento nei confronti delle primarie, quanto meno

non in senso lineare.

La seconda variabile che tratteremo in questa parte è il genere. Come abbiamo accennato in

precedenza, le primarie creano competizione tra i candidati e mettono al centro della scena le loro

caratteristiche personali (non necessariamente politiche). La letteratura ha portato delle evidenze

Page 11: XXVIII Convegno SISP · PDF fileprocessi decisionali ... (Raniolo 2013, p. 26). I processi di democratizzazione interna dei partiti hanno cambiato i rapporti tra iscritti e

empiriche piuttosto importanti al fatto che in questo tipo di selezione (così come avviene nei sistemi

maggioritari), le donne sono svantaggiate e tendono a ottenere meno incarichi rispetto agli uomini.

Sulla base di ciò ci aspettiamo, quindi, di individuare una relazione tra genere e atteggiamento verso

le primarie: essendo le donne quelle che hanno “more at stake”, il loro giudizio sulle primarie

dovrebbe essere più cauto rispetto a quello degli uomini. Come si può vedere dalla tabella 7, questa

relazione è confermata. Il 41% degli uomini ha un atteggiamento positivo nei confronti delle

primarie, a fronte del 38,6% delle donne. Diversamente accade tra i pessimisti: in questo caso sono

le donne ad avere un atteggiamento negativo nei confronti delle primarie (25,3%), mentre solo il

21% circa degli uomini vede nelle primarie uno strumento deleterio per il partito di cui fa parte.

Tabella7 - Genere e atteggiamento verso le primarie (%).

Genere

Donna Uomo

Ottimista 38,6 41,0

Prudente 36,0 38,0

Pessimista 25,4 21,1

n 999 2720

Note: N=3719

6.2. L’ottimismo soffre di vertigini?

Oltre alle classiche variabili socio-anagrafiche, anche il ruolo ricoperto all’interno del partito

può, in un qualche modo, influenzare il giudizio e l’atteggiamento verso le primarie. Questo tipo di

selezione dei candidati, come abbiamo già avuto modo di discutere, tende a ridistribuire il potere

all’interno dell’organizzazione partitica e, come ogni ridistribuzione, ci sono alcuni che ci

guadagnano e altri che ci perdono. Ma chi sono i losers delle primarie? Sicuramente coloro i quali

ricoprivano delle cariche dirigenziali a livello nazionale, quelli cioè che sedevano al tavolo in cui si

sceglievano le candidature. Le primarie fanno sì che il loro ruolo nel processo di selezione sia

fortemente ridimensionato. Ma anche la c.d. “base” del partito, intesa in senso collettivo, viene a

perdere di rilevanza a favore dell’iscritto (selettore) come individuo (Katz 2001). Tutto questo cosa

dovrebbe comportare in termini di atteggiamenti verso le primarie? In primo luogo, una tendenza

verso il pessimismo da parte di chi ricopre incarichi dirigenziali a livello nazionale, poiché è a quel

livello che vengono decise le candidature. In secondo luogo, chi frequenta assiduamente le sedi del

partito (a qualunque livello) dovrebbe essere, invece, maggiormente pessimista, in quanto il suo

“lavoro” all’interno del partito può essere non riconosciuto al momento delle primarie (soprattutto

se queste sono aperte). L’allargamento del suffragio, in altre parole, apre le porte a prospettive,

visioni, idee, programmi e candidati che possono essere (e probabilmente lo saranno)

ideologicamente diversi dagli iscritti praticanti (May 1973; Panebianco 1982).

Nella tabella 8 sono riportati i dati che riguardano il livello di attivismo degli iscritti. Come si

può vedere, la nostra ipotesi non è confermata, la relazione che emerge da questi dati è opposta

rispetto a quanto ipotizzato. Tanto più tempo gli iscritti passano all’interno del partito, tanto più

hanno un atteggiamento ottimista nei confronti delle primarie. Solo il 39% di chi non passa

nemmeno un’ora alla settimana nelle sedi del partito è ottimista, a fronte di oltre il 47% che vi passa

oltre 20 ore settimanali. Al contrario, la percentuale più alta (22,9%) dei pessimisti si trova tra chi

frequenta poco (tra 2 e 5 ore) il partito, mentre quella più bassa (19,5%) tra chi dedica dalle 10 alle

20 ore settimanali alle attività di SEL.

Page 12: XXVIII Convegno SISP · PDF fileprocessi decisionali ... (Raniolo 2013, p. 26). I processi di democratizzazione interna dei partiti hanno cambiato i rapporti tra iscritti e

Tabella 8 - Tempo dedicato al partito e atteggiamento verso le primarie (%).

Ore settimanali dedicate all'attività di partito

Nessuna Meno di 2 ore Tra 2 e 5 ore Tra 5 e 10 ore Tra 10 e 20 ore Oltre 20 ore

Ottimista 39,0 40,5 38,7 40,8 42,5 47,8

Prudente 38,2 37,2 38,4 36,9 38,0 32,1

Pessimista 22,8 22,3 22,9 22,3 19,5 20,1

n 905 965 846 507 287 209

Note: N=3719

La tabella 9, invece, mostra la relazione esistente tra ruolo organizzativo svolto e

atteggiamento verso le primarie. In questo caso, la relazione che avevamo ipotizzato è parzialmente

confermata. Da un lato, infatti, gli atteggiamenti pessimistici nei confronti delle primarie tendono a

crescere tanto più ci spostiamo verso il livello nazionale laddove, cioè, si decidono le candidature.

Oltre il 31% di chi ricopre un ruolo organizzativo a livello nazionale considera le primarie un

fattore negativo per il partito, mentre solo il 20% circa di chi opera a livello locale le considera un

problema per SEL. Insomma, come ipotizzato tanto più si sale verso le “stanze del potere”, tanto

più le primarie vengono viste negativamente. Dall’altro, però, lo stesso tipo di relazione si incontra

anche tra gli ottimisti: i livelli nazionali (quasi il 42%) sembrano considerare le primarie

un’opportunità piuttosto che una sciagura.

Tabella 9 – Incarico all’interno dell’organizzazione di partito e atteggiamento verso le primarie (%).

Incarico ricoperto nell'organizzazione di partito

No, sono un

semplice iscritto

Sì, a livello

locale

Sì, a livello

provinciale

Sì, a livello

regionale

Sì, a livello

nazionale

Ottimista 39,5 40,8 42,7 42,7 41,7

Prudente 38,2 39,2 33,3 33,1 27,1

Pessimista 22,3 19,9 23,9 24,2 31,2

n 2233 813 468 157 48

Note: N=3719

7. Conclusioni

Da questi dati emergono essenzialmente due aspetti legati all’atteggiamento degli iscritti a

SEL nei confronti delle primarie. In primo luogo, la visione che se ne ricava è tendenzialmente

positiva e ottimistica. Le primarie vengono considerate principalmente come un’opportunità a

disposizione del partito. L’età e il grado di attivismo dell’iscritto non giocano un ruolo determinante

nell’influenzare gli atteggiamenti nei confronti delle primarie, a differenza del genere femminile,

che spinge verso valutazioni negative nei loro confronti.

In secondo luogo, più complesso e articolato è il rapporto tra ruolo organizzativo, attivismo e

atteggiamento verso le primarie. Se l’attivismo aiuta a creare un propensione ottimistica nei

confronti delle primarie, il ruolo organizzativo, ha una duplice influenza sugli atteggiamenti degli

iscritti. Sono due le anime a livello nazionale: la prima vede le primarie come un’opportunità , le

seconde come un problema. Questa ambivalenza al livello organizzativo principale può essere

spiegata se si prendono in considerazione i diversi risultati positivi ottenuti da SEL alle primarie di

coalizione e, successivamente, dal suo candidato alle elezioni vere e proprie. Questi successi

(probabilmente) senza l’opportunità creata dalle primarie non sarebbero stati possibili. Questi

successi elettorali spingono, quindi, una parte dell’organizzazione a livello nazionale a considerare

le primarie come uno strumento di mobilitazione elettorale e in grado di aprire finestre di

opportunità che altrimenti sarebbero sigillate. Allo stesso tempo, però, esiste una parte che non si

Page 13: XXVIII Convegno SISP · PDF fileprocessi decisionali ... (Raniolo 2013, p. 26). I processi di democratizzazione interna dei partiti hanno cambiato i rapporti tra iscritti e

ferma al successo elettorale per giudicare l’utilità delle primarie, ma va oltre e prende in

considerazione anche la dimensione organizzativa. Chi, a livello nazionale, vede le primarie come

un fattore negativo, aveva (probabilmente) accesso al “giardino segreto dei partiti” (Gallagher e

Marsh 1988) in cui si decidevano le candidature, pertanto la perdita di questa “posizione di rendita”

influisce sul giudizio negativo nei confronti delle primarie.

Insomma, il giudizio sulle primarie, dai dati che abbiamo presentato, è – almeno in parte –

condizionato dalla dimensione di loser all’interno del partito, vale a dire che gli iscritti che

percepiscono le primarie come uno strumento che li depaupera del proprio ruolo, esprimono

tendenzialmente un atteggiamento negativo e pessimista nei loro confronti.

Bibliografia

Crouch C. (2003), Postdemocrazia, Roma-Bari: Laterza.

Dalton R. J. (1984), Cognitive Mobilization and Partisan Dealignment in Advanced Industrial Democracies, in «The

Journal of Politics», XLVI, pp 264-84.

Dalton R.J., Wattenberg M.P. (eds) (2000), Parties Without Partisans. Political Change in Advanced Industrial

Democracies, Oxford: Oxford University Press.

Documento Congressuale, I Congresso fondativo di SEL, 22-24 ottobre 2010, Firenze.

Gallagher, M. e Marsh M. (eds) (2008), Candidate Selection in Comparative Perspective: The Secret Garden of

Politics, London: Sage.

Hazan R. (2002), Candidate selection, in LeDuc L., Niemi R.G., Norris P. (eds), Comparing democracies 2. New

Challenges in the Study of Elections and Voting, London: Sage, pp. 108-126; trad. it. (2006), Metodi di

selezione dei candidati. Le conseguenze delle elezioni interne dei partiti, in Bardi L. (a cura di), Partiti e

sistemi di partito, pp.171-196.

Katz R.S. (2001), The Problem of Candidate Selection and Models of Party Democracy, in «Party Politics», VII, 3, pp.

277 -296.

Katz R.S., Mair, P. (1994), How Parties Organize. Change and adaptation in party organization in western

democracies, London: Sage.

Mair P. (1997), Party System Change: approaches and interpretations, Oxford: Oxford University Press; trad. it.

(2006), Sistemi partitici e alternanza al governo 1950-1999, in Bardi L. (a cura di), Partiti e sistemi di partito,

pp.171-196.

Mair P., van Biezen I. (2001), Party Membership in Twenty European Democracies, 1980–2000, in «Party Politcs», 7,

5, pp. 5-21.

May, J.D. (1973), Opinion Structure of Political Parties: The Special Laws of Curvilinear Disparity, in «Political

Studies», vol.21, pp.135-151.

Norris, P. (2004), Electoral Engineering: Voting Rules and Political Behavior, Cambridge: Cambridge University

Press.

Panebianco, A. (1982), Modelli di partito, Bologna: il Mulino,

Rahat, G. e Hazan, R.Y. (2001), Candidate Selection Methods: An Analytical Framework, in «Party Politics», 3,

pp.297-322.

Raniolo F. (2013), I partiti politici, Roma-Bari: Laterza.

Scarrow S. (2000), Parties without members? Party organization in a changing electoral environment, in Dalton R. e

Wattenberg M.P. (eds), Parties without Partisans, Oxford: Oxford University Press, pp. 79-101.

Seddone A., Valbruzzi M. (a cura di) (2012), Primarie per il sindaco. Partiti, candidati, elettori, Milano: Egea.

Van Biezen I., Mair P., Poguntke T. (2011), Going, going….gone? The decline of party membership in contemporary

Europe, in «European Journal of Political Research», 51,1, 24-56.

Verzichelli, L. (2010), Vivere di politica, Bologna: il Mulino.

Von Beyme K. (1996), Transition to Democracy in Eastern Europe, London: Macmillan

Ware A. (1996), Political parties and party systems, Oxford-New York: Oxford University Press.