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LA PAZ, BOLIVIA X FABIO SIMONI TRIMESTRALE INDIPENDENTE - EL PAZ A LA PAZ - CHANGEMASS GIUGNO 2016 – AGOSTO 2016X NUMERO QUARTO n EDITORIALE Numero quarto, ovvero quinta ed ultima edizione, di El Paz a La Paz, giornaletto che racconta la mia esperienza in Bolivia nell’ambito di un progetto di cooperazione internazionale. Si conclude l’esperienza lavorativa boliviana e comincia un nuovo periodo della mia vita, fatto di Svizzera e nuove opportunità. Nel corso di questi 12 mesi ho avuto l’occasione di imparare molto sulla cultura boliviana e sul mondo della cooperazione, insegnamenti e lezioni di vita che sono oramai indelebilmente registrati nella mente e nel cuore. A me ricordarmene una volta rientrato in Svizzera, per riuscire a trarne i giusti suggerimenti nelle mie scelte future. Lascio una La Paz che non porta il mio segno se non nella vita di un pugno di persone alle quali ho voluto bene e, credo o comunque spero, me ne abbiano voluto un po’ pure loro. A La Paz va il mio ringraziamento sincero per avermi finalmente svelato quale strada desidero percorrere e quale sia il mio compito su questa terra. A La Paz, città bordellesca, difficile da vivere e che ad un occhio poco attento può sembrare abbia poco da offrire, va il mio più bel saluto. Il mio non è un addio, anzi. Alla città amica che ha saputo riordinare le mie priorità e dare un nome ai miei sentimenti più intimi e confusi dico grazie dal profondo del cuore. FS -SOMMARIO- n BOLIVIA ------------ [2] AIMARA n PROGETTO ----------- [3] FUNDRAISING n ANALISI ------------ [4] GRINGO n VIAGGIO ------------ [5] CAMINO DE LA MUERTE n PROGETTO ----------- [6] INSEMINAZIONE ARTIFICIALE n PROGETTO ----------- [7] CARPA SOLAR EN QUEÑI n ANALISI ------------ [8] POLITICA IN BOLIVIA n PROGETTO ---------- [11] CUYES TARGATI CH n VIAGGIO ----------- [12] COLOMBIA n PROGETTO ---------- [13] THE END email – [email protected] blog – http://www.changemass.wordpress.com per maggiori informazioni sull’associazione o su altri progetti – www.comundo.org/it giornale dall’elevato costo di CHF 0.- / copie supplementari su richiesta tramite email

X FABIO SIMONI - EL PAZ A LA PAZ - Comundo · verde” (ita: lì c’è un verde). Etimologia a parte oggi mi trovo in una situazione nella quale sono pure io un gringo, o per lo

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LA PAZ, BOLIVIA X FABIO SIMONI

TRIMESTRALE INDIPENDENTE

- EL PAZ A LA PAZ - CHANGEMASS

GIUGNO 2016 – AGOSTO 2016X NUMERO QUARTO

n EDITORIALE Numero quarto, ovvero quinta ed

ultima edizione, di El Paz a La Paz, giornaletto che racconta la mia esperienza in Bolivia nell’ambito di un progetto di cooperazione internazionale. Si conclude l’esperienza lavorativa boliviana e comincia un nuovo periodo della mia vita, fatto di Svizzera e nuove opportunità. Nel corso di questi 12 mesi ho avuto

l’occasione di imparare molto sulla cultura boliviana e sul mondo della cooperazione, insegnamenti e lezioni di vita che sono oramai indelebilmente registrati nella mente e nel cuore. A me ricordarmene una volta rientrato in Svizzera, per riuscire a trarne i giusti suggerimenti nelle mie scelte future. Lascio una La Paz che non porta il mio

segno se non nella vita di un pugno di persone alle quali ho voluto bene e, credo o comunque spero, me ne abbiano voluto un po’ pure loro. A La Paz va il mio ringraziamento sincero per avermi finalmente svelato quale strada desidero percorrere e quale sia il mio compito su questa terra.

A La Paz, città bordellesca, difficile da vivere e che ad un occhio poco attento può sembrare abbia poco da offrire, va il mio più bel saluto. Il mio non è un addio, anzi. Alla città amica che ha saputo

riordinare le mie priorità e dare un nome ai miei sentimenti più intimi e confusi dico grazie dal profondo del cuore.

FS

-SOMMARIO- n BOLIVIA ------------ [2] AIMARA

n PROGETTO ----------- [3] FUNDRAISING

n ANALISI ------------ [4] GRINGO

n VIAGGIO ------------ [5] CAMINO DE LA MUERTE

n PROGETTO ----------- [6] INSEMINAZIONE ARTIFICIALE

n PROGETTO ----------- [7] CARPA SOLAR EN QUEÑI

n ANALISI ------------ [8] POLITICA IN BOLIVIA

n PROGETTO ---------- [11] CUYES TARGATI CH

n VIAGGIO ----------- [12] COLOMBIA

n PROGETTO ---------- [13] THE END

email – [email protected] blog – http://www.changemass.wordpress.com per maggiori informazioni sull’associazione o su altri progetti – www.comundo.org/it

giornale dall’elevato costo di CHF 0.- / copie supplementari su richiesta tramite email

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n BOLIVIA

AIMARA UNA DELLE LINGUE ANDINE PIÙ IMPORTANTI

La lingua aimara (scritta anche aymara) è parlata in Cile, Bolivia e Perù, ed in questi ultimi due stati è pure, assieme allo spagnolo, lingua ufficiale. Fonda le sue origini nelle Ande Centrali, espandendosi quindi durante il corso degli anni in direzione sud-est radicandosi nella conca del Lago Titicaca e nella zona limitrofa. Malgrado la sua importanza storica l’alfabeto aimara venne riconosciuto ufficialmente solo nel maggio del 1984. Oggi è parlata da circa 2.2 milioni

di persone, dei quali quasi 1.5 milioni sono cittadini boliviani. In Bolivia viene usata nei dipartimenti di La Paz, Oruro, e nella zona nord-est di Potosí. Ho potuto confrontarmi con questa

lingua ogni volta che ho viaggiato al “campo” durante le attività con i beneficiari dei progetti di

cooperazione di Fundapim e Fundawi. L’incontro con l’aimara è stato molto interessante. Essendo totalmente diverso dalla lingua spagnola mi ha obbligato a ritornare ad uno scambio d’informazioni che passa esclusivamente attraverso la comunicazione non verbale. Fare conoscenza con le persone del posto è stato particolare, in molti hanno delle basi di spagnolo e quindi la comunicazione era più semplice, ma con tanti altri, soprattutto donne, ho potuto comunicare solo a gesti. Bisogna però anche considerare che buona parte del personale tecnico di entrambe le fondazioni parla aimara e quindi ha potuto facilitare le discussioni traducendo il mio spagnolo e il loro aimara durante le nostre buffe conversazioni. Mi fa sempre divertire doña Cecilia,

una signora molto loquace (il che è molto raro per una donna del campo) della comunità Chihuani, quando mi pone una delle sue numerose domande parlando in aimara, sono svariati mesi che le ripeto che purtroppo non capisco la sua lingua, ma lei continua senza indecisione alcuna a cercare di integrarmi nella discussione. Nel corso della mia permanenza al campo

sono riuscito ad imparare alcuni termini in aimara, ma oggi posso solo presentarmi alle comunità dicendo:

“Kullakanaka, Jilatanaka, kamisaki? Naja walikistwa” (ITA: “Sorelle, fratelli, come state? Io sto bene”), oppure: “Naja sutinhaxa Fabio” (ITA: “Io sono Fabio”), o ancora: “Sarjañani” (ITA: “Vamos”), o congedandomi: Jikisinkama” (ITA: “Arrivederci”), e per finire: “Jan parlistati! Jamar Saram” (ITA: ”Non parlarmi! vaffan****”)… inutile dire che non ho molte nozioni per sostenere una vera discussione! Purtroppo la tendenza che si riscontra

oggi è un uso sempre minore di tale lingua, sempre più giovani non la parlano preferendole uno studio più approfondito dello spagnolo, lingua che ovviamente risulta essere più utile nelle città. Secondo uno studio dell’UNESCO la sopravvivenza della lingua aimara è addirittura a rischio. Come un po’ ovunque nel mondo si stanno perdendo molte tradizioni ed usanze, e purtroppo anche la lingua non fa eccezione. Basta vedere, nel nostro piccolo Ticino, la velocità con la quale si stanno dimenticando i vari dialetti.

FS

ESTENSIONE GEOGRAFICA DELLA LINGUA AIMARA

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n PROGETTO

FUNDRAISING I VANTAGGI DI POTER RACCOGLIERE FONDI

Il mio lavoro con le fondazioni Fundapim e Fundawi consiste principalmente nell’elaborazione di nuovi progetti di sviluppo e nel rafforzare alcuni processi organizzativi interni. Però, come spesso succede con le piccole realtà, sono ogni tanto confrontato anche con altri aspetti lavorativi della vita di una piccola ong. Uno di questi è il “fundraising”, o per non usare il termine inglese la “raccolta fondi”. Pratica diffusissima che consiste nel raccogliere fondi per finanziare parte delle attività istituzionali e soprattutto per promuovere il lavoro e la conoscenza della ong. Con Fundapim e Fundawi si è

elaborato un prodotto ciascuno con lo scopo di venderlo in Europa beneficiando di un miglior potere d’acquisto che in Bolivia. Fundapim ha elaborato un calendario per l’anno 2016, mentre Fundawi due set di cartoline d’augurio. Entrambi i prodotti sono

stati creati partendo da foto caratterizzanti il contesto lavorativo di entrambe le fondazioni, illustrando il lavoro che esse svolgono nelle rispettive regioni e presentando le persone beneficiarie dei vari progetti. Personalmente sono molto contento del risultato ottenuto. Si è quasi sempre lavorato in gruppo, selezionando le foto migliori e revisionando di continuo il mio operato creativo. Il calendario di Fundapim ha permesso

di ricavare fondi a sufficienza per la costruzione di una serra destinata ad una produzione organica di ortaggi nella scuola della comunità di Queñi del municipio di Mocomoco (a circa 5 ore di viaggio a Nord di La Paz). Invece con i fondi ricavati dalla vendita delle cartoline d’augurio si è potuto dotare Fundawi con 1 moto destinata a facilitare il duro lavoro del team tecnico, il quale era obbligato a spostarsi a piedi di comunità in comunità prolungando le già lunghe giornate lavorative. Visto il successo di queste due

iniziative di raccolta fondi, sono sicuro che entrambe le fondazioni si mobiliteranno di anno in anno per trovare strategie simili che permettano loro un piccolo, ma pur sempre sostanzioso, aumento del budget annuale.

FS CALENDARIO 2016 (FUNDAPIM)

BIGLIETTO D’AUGURI (FUNDAWI)

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n ANALISI

GRINGO IMMIGRATO IN BOLIVIA

Gringo è un termine usato in Sud America per fare riferimento agli stranieri, o comunque a tutte le persone di cui la lingua madre non è facile capire. Originariamente il termine era usato solo riferendosi al popolo statunitense, ora viene però usato per definire persone provenienti da più paesi occidentali che non appartengono all’area culturale iberica. Etimologicamente il

termine ha più teorie. Secondo l’etimologia accademica il termine

deriva dalla parola spagnola “griego”, riferendosi ad un linguaggio che non è possibile capire. L’etimologia popolare del termine fa invece riferimento a più aneddoti sulla guerra tra Messico e Stati Uniti (1846-1848). Il principale è quello a proposito dei battaglioni americani organizzati per colore (blue, red, green,…), non appena il comandante del battaglione verde dava l’ordine di avanzare “green go”, i messicani si burlavano gridando “gringo!”. Un’altra gettonata origine del termine fa riferimento al battaglione di San Patrizio, formato soprattutto da immigrati irlandesi, i quali in onore del loro patrono avevano le divise di color verde, i messicani, abituati a parlare in gergo, li identificavano dicendo “green go” ovvero “ahí va un verde” (ita: lì c’è un verde). Etimologia a parte oggi mi trovo in una

situazione nella quale sono pure io un gringo, o per lo meno così alcuni boliviani si riferiscono alla mia persona, alcune volte in maniera simpatica mentre in altre in maniera meno simpatica, dipendendo dalla situazione. In Bolivia, per la prima volta nella

mia vita, sto sperimentando sulla mia pelle cosa vuol dire essere lo straniero, l’immigrato, il diverso, il gringo in una società culturalmente differente dalla mia. È interessante osservare il modo con il quale i

boliviani si relazionano con me, alcuni in modo molto timido, altri dimostrando un grande orgoglio rispetto alle proprie origini, altri ancora interessati a conoscere il punto di vista di un europeo sulla Bolivia, certi si avvicinano minacciosi per dimostrarmi che non hanno paura, ed altri ancora fanno finta di niente. La vera bellezza della mia situazione

in Bolivia è che nessuno ha paura di me, nessuno o per lo meno pochi mi ignorano o mi respingono. Io sono un centro di interesse, la gente vuole sapere da dove vengo, perché sono arrivato in Bolivia, come si vive in Europa, se ci sono le stesse festività, se si celebra il carnevale, cosa vuol dire sposarsi per una coppia europea, cosa si mangia, quali sono i miei piatti preferiti, che sport pratico, se mi piace viaggiare, se ho già viaggiato per la Bolivia (consigliandomi dove è meglio andare), terminando sempre dandomi tutti i consigli necessari per evitare i pericoli della città. Non esiste la paura dello sconosciuto

che viviamo oggi in Europa, paura che spesso elimina il buon senso in molte decisioni non solo di carattere politico ma anche personale. Qui lo straniero è visto come una possibilità di arricchimento personale, societario, finanziario,… insomma socio-culturale. In Europa stiamo dimenticando che è

PASSAPORTO SVIZZERO SU AGUAYO BOLIVIANO

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tramite la condivisione, l’intercambio, il dialogo, la reciprocità che una società può crescere con principi etici, democratici, civili. Chiudere le frontiere a chi chiede aiuto solo perché la permanenza di queste persone genera un costo troppo elevato o si pensa che il loro passaggio possa fomentare casi di criminalità vuol dire dimenticare chi siamo e quale è la nostra storia.

Pensare che l’Europa sarà una delle uniche potenze del mondo per il resto dell’umanità è utopia, un giorno saremo noi a dover chiedere aiuto e supplicheremo affinché gli altri non commettano i nostri stessi errori…

FS

n VIAGGIO

CAMINO DE LA MUERTE IN BICI

Il 26/05/2016 sono andato a caccia di adrenalina con Camilla e Denis (amico in visita dalla Svizzera), percorrendo il famoso “Camino de la Muerte” in bicicletta. Antica strada, non più usata dal traffico stradale, che collega “La Cumbre” (4’650 m.s.m.) con la regione chiamata “Los Yungas” (1’050 m.s.m.), scendendo quindi in solo 63 km di ben 3’000 metri di dislivello. Il percorso offre una vista su panorami

incredibili ed è molto interessante notare il cambio di vegetazione e di temperatura che si vive durante la discesa in bicicletta. Malgrado il timore che il nome del percorso può creare la strada è relativamente larga e sicura, e solo un vero imbranato potrebbe mettersi in seri pericoli, bisogna però sempre ricordarsi che si sta percorrendo una strada al lato di un burrone che nei punti più alti può toccare gli 800 metri di caduta libera… Attività obbligatoria per chi dovesse

passare per la Bolivia... FS

Se avete interesse a vedere alcune foto scattate durante la discesa lungo el camino de la muerte potete recarvi alla seguente pagina del mio blog: https://changemass.wordpress.com/2016/0

6/09/camino-de-la-muerte/

FOTO DI GRUPPO LUNGO LA DISCESA COROICO 2016

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n PROGETTO

INSEMINAZIONE ARTIFICIALE MIGLIORAMENTO DI BESTIAME DA LATTE A COMBAYA

Il 02-03/06/2016 ho viaggiato al municipio di Combaya, a circa 5 ore di macchina da La Paz, con il team tecnico di Fundapim; ovvero Ruben, Henry, e Luzmira (la responsabile del progetto). Municipio nel quale Fundapim sta sviluppando un progetto in “introduzione e miglioramento di bestiame da latte”, lavorando con le comunità di Ticamblaya e Combaya. L’idea del progetto è di fornire alle

comunità la conoscenza necessaria per allevare in completa autonomia un ristretto numero di bestiame. Il processo è ovviamente molto lungo, anche perché le mucche sono animali che richiedono molta attenzione da parte dell’allevatore e il loro acquisto è un investimento importante per le famiglie con le quali lavoriamo. Fundapim cerca dunque di fornire la necessaria assistenza tecnica alle famiglie beneficiarie del progetto per evitare situazioni che potrebbero danneggiare sia gli allevatori che la stessa fondazione. Lo scopo del nostro viaggio è stato di

valutare quali mucche era possibile ingravidare a corto termine, non per via classica (ovvero la monta di un toro), ma per inseminazione artificiale. Con noi era presente anche una classe di studenti in agronomia con il loro professore, il quale ha spiegato in

dettaglio tutto il processo di inseminazione di una mucca, può sembrare strano ma è stato molto interessante. Il processo di inseminazione di una

vacca è diviso in tre parti da eseguire in tre momenti temporali ben separati. Il primo è la valutazione dello stato fisico della vacca (peso, dimensioni, età,…), ovviamente controllando pure se la mucca non si trova già in stato di gravidanza (e non si usa un ecografo…). Il secondo passo, a distanza di circa una settimana dal primo, è di avviare artificialmente l’ovulazione della mucca con una siringa contenente non so quale liquido. Quindi l’ultima tappa dell’inseminazione artificiale è la fecondazione dell’ovulo con il liquido seminale. In tutto il processo si usano numerosi guanti di plastica di protezione per l’intero braccio… chi vuole intendere intenda, gli altri in camper…, battute a parte il lavoro di esame della mucca e le susseguenti tappe per completare l’inseminazione artificiale non sono del tutto indolori per la mucca e quindi la velocità e la precisione dei movimenti del veterinario sono essenziali. L’inseminazione artificiale permette di

poter scegliere la qualità del seme e quindi di migliorare la discendenza della mucca, allevando quindi vitelli che potranno produrre una quantità di

latte superiore a quella della madre. Inoltre si evitano problemi di consanguineità tra toro e mucca che peggiorano la discendenza. Come ho già sottolineato

precedentemente è stato molto interessante ascoltare la teoria e quindi osservare la pratica della prima fase (valutazione dello stato fisico della mucca) del processo di inseminazione artificiale. Anche se onestamente spero di non dover mai mettere in pratica queste mie nuove conoscenze…

FS

L’INGENIERE SI PREPARA AL CONTROLLO «INTERNO» DI UNA MUCCA COMBAYA 2016

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n PROGETTO

CARPA SOLAR EN QUEÑI IL RISULTATO DELL’ATTIVITÀ DI FUNDRAISING CON FUNDAPIM

L’attività di fundraising è un’attività molto importante per la sopravvivenza di una ong, soprattutto quando si tratta di una piccola ong come può esserlo Fundapim. La raccolta fondi serve a finanziare piccole attività istituzionali o parte di progetti più grandi e spesso rappresenta la maggior entrata economica di una ong. Ecco perché è molto importante dedicare il giusto tempo alla elaborazione di una buona strategia di raccolta fondi e soprattutto ad informare le persone, che hanno contribuito, a proposito dei progressi del progetto. Con Fundapim si è elaborato nel

dicembre del 2015 un calendario per l’anno 2016, il quale è stato venduto in Europa approfittando del maggior potere economico (vedi articolo a pagina 3). Con il ricavato si ha deciso di dotare tre unità educative, del municipio di Mocomoco, di una serra solare ciascuna, le quali possano contribuire ad introdurre i giovani studenti nel mondo dell’agricoltura ecologica e beneficiare le famiglie degli stessi di una produzione sana in ortaggi. Al momento si è cominciata la

costruzione della prima delle tre serre previste, la quale si trova presso l’unità educativa della comunità di Queñi. Il weekend del 18-19/06/2016 sono stato, in compagnia del team tecnico di Fundapim, ha valutare i progressi della costruzione e a fornire un po’ di mano d’opera. Il nostro obiettivo è stato quello di costruire il tetto della serra solare con un telo di un materiale specifico per la costruzione di serre solari, l’agrofil. Per raggiungere il

nostro obiettivo abbiamo dovuto preparare le travi del tetto, ritagliare la quantità necessaria di agrofil cucendo le differenti parti per raggiungere una dimensione sufficiente per coprire la serra solare, quindi collocare la tela sulla serra stirandola il più possibile ed inchiodandola alle travi. Al momento, per terminare la

costruzione della serra solare, manca solo l’installazione della porta d’ingresso e la rifinizione delle finestre. Vi starete chiedendo come mai una serra solare necessita di finestre, e per essere del tutto onesto pure io mi sono posto la stessa domanda. La risposta è di carattere metereologico, a causa del forte vento che soffia nella regione e la mancanza di tecnologia adeguata, i tecnici hanno dovuto disegnare una serra solare con muri di circa 2 metri d’altezza, obbligandoli quindi ad inserire pure due finestre al fine di massimizzare l’esposizione al sole. Una volta terminata la costruzione si

potrà passare alla seconda fase del progetto, ovvero la preparazione del terreno per una coltivazione ecologica di ortaggi con gli studenti dell’unità educativa. Sono stati due giorni molto

interessanti che mi hanno permesso di toccare con mano parte del lavoro di un ingegnere agronomo in Bolivia, al mio rientro in Svizzera sarò in grado di costruirmi una piccola serra in giardino…

FS

SOURCE: GOOGLE MAPS

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n ANALISI

POLITICA IN BOLIVIA PANORAMA DELLA SITUAZIONE POLITICA NEL PAESE

In articoli passati ho scritto a proposito di situazioni puntuali del mondo della politica in Bolivia, la proposta di revisione della costituzione per permettere la rielezione di Evo Morales o il referendum per concedere maggior indipendenza ai vari dipartimenti del paese sono solo alcuni

esempi. Con questo articolo desidero approfondire l’argomento politico boliviano, cominciando con il ricordare gli avvenimenti politici più importanti nella storia della Bolivia, descrivere la situazione generale politica nel paese, per quindi condividere alcuni punti di vista personali.

PASSATO POLITICO L’inizio del 1‘900 è un periodo

difficile per la Bolivia, la quale vive numerose guerre perdendo più del 30% del proprio territorio e soprattutto l’accesso al mare nella guerra con il Cile (1904). La fine della guerra del Chaco (1935) lascia il paese in mano ai militari. Solo in aprile 1952 il partito MNR (“Movimiento Nacionalista Revolucionario”) accede al potere, sotto pressione dei contadini comincia una riforma agraria nel 1953 e nazionalizza le miniere dei principali “baroni dello stagno” del paese. Nel corso degli anni la sua politica intervenzionista si indebolisce lasciando sempre più spazio a l’influenza degli Stati Uniti d’America, di cui il sostegno finanziario rappresenta nel 1958 quasi un terzo del budget nazionale. Nel 1964 il colpo di stato del generale

Barrientos da il via a un lungo periodo di diverse dittature militari che finirà solo all’inizio degli anni 1980. Sarà in effetti l’ascensione al potere del narco trafficante Luis Garcia Meza il fattore che condurrà ad una rottura delle relazioni diplomatiche con gli USA obbligando l’esercito a sostenere un percorso di elezioni democratiche che, nell’ottobre del 1982, elegge Hernan Siles Zuazo come presidente della Bolivia. Il periodo tra il 1985 e gli anni 2000

è dedicato alla liberalizzazione dell’economia. La linea di condotta del governo è conforme alle regole ortodosse degli istituti finanziari internazionali; la lotta contro l’inflazione, la riduzione del deficit nazionale, e la riduzione del numero di imprese nazionalizzate, permettendo così al governo di rinegoziare il debito esterno del paese. L’inizio degli anni 2000 vede la

Bolivia vittima di due grosse crisi

sociali, “la guerra del acqua” e “la guerra del gas”. In settembre 1999 la multinazionale nord americana Bechtel firma un contratto con il presidente Hugo Banzer con il fine di privatizzare il servizio di acqua potabile della città di Cochabamba (terza città più grande della Bolivia). In poco tempo il prezzo dell’acqua aumentò di più del 50% producendo numerose manifestazioni e scontri tra le forze dell’ordine e i manifestanti, durante i quali vi sarà pure un morto, un ragazzo di appena 17 anni. L’aumentare in numero e vigore delle manifestazioni obbliga il governo ad annullare il contratto nell’aprile del 2000. Lo stesso anno viene scoperto nella

ragione di Tarija, nel sud del paese, un enorme giacimento di gas (il secondo giacimento più grande del Sud America). La costruzione di una gasdotto si impone ed il governo deve scegliere se farlo passare su territorio cileno o peruviano. La scelta cade sulla soluzione cilena per ragioni di maggiore facilità tecnica, provocando però l’ira della popolazione boliviana per ragioni di rancore risalenti alla guerra che fece perdere loro l’accesso al mare. Il malessere sociale dovuto alla scelta del governo prende un’ampiezza nazionale sfociando in tutta la sua violenza durante il “blocco di La Paz”, quando dal 12 al 17 ottobre 2003 gli scontri tra militari e manifestanti provocano quasi 100 morti e più di 500 feriti, violenza che finirà per l’appunto il 17 ottobre 2003 con le dimissioni dell’allora presidente Gonzalo Sanchez de Lozada e l’arrivo al potere del vice-presidente Carlos Mesa. Soluzione che però non stabilizza l’economia e in seguito a numerose manifestazioni pure Mesa è costretto a dimissionare nel giugno del 2005.

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La Bolivia vive quindi un periodo di transizione politica, durante al quale al comando del governo vi è il capo del Tribunale Supremo Eduardo Rodriguez. Il ritorno alla calma è però molto fragile, numerosi movimenti popolari, soprattutto composti da popolazione indigena, continuano a reclamare la rinazionalizzazione delle riserve di petrolio e di gas del paese, le quali continuano ad essere sfruttate da imprese nord americane ed europee.

Il popolo boliviano dovrà aspettare le elezioni presidenziali del 2005 per iniziare a vedere una possibilità di cambiamento. Evo Morales Ayma, del partito MAS (“Movimiento Al Socialismo”), vince le elezioni con il 53.7% delle preferenze e diventa il primo presidente boliviano di origine indigena, dopo decenni di forte instabilità politica la Bolivia elegge quindi un nuovo governo più vicino al popolo nel quale può ricominciare a sperare per un futuro migliore.

GOVERNO MORALES Da subito Morales comincia a lavorare

per rinazionalizzare le risorse boliviane e già il 1 maggio 2006 il governo annuncia per decreto la nazionalizzazione degli idrocarburi e la rinegoziazione di tutti i contratti delle imprese stranieri, con l’obiettivo di riservare l’82% dei ricavi totali derivanti dall’estrazione e dalla commercializzazione di idrocarburi esclusivamente allo stato boliviano. Morales vuole una riforma dello stato

boliviano che dia più potere ed opportunità al suo popolo. Comincia con il ridursi lo stipendio del 57% fissando il nuovo salario come tetto massimo di remunerazione per un impiegato statale, inizia una campagna di alfabetizzazione in aree rurali ed urbane conosciuta con lo slogan “yo sí puedo” (ITA: “io sí posso”), fa votare la “Ley Electoral Transitoria” (ITA: “legge elettorale transitoria”) che rafforza l’imparzialità della Corte Nazionale Elettorale, mette in discussione le conseguenze delle scelte della gerarchia ecclesiastica boliviana, inserisce numerosi aiuti finanziari per la famiglia, e molto altro ancora. Politica a favore del popolo che culmina nel

gennaio 2009 con l’approvazione della nuova costituzione dello stato plurinazionale di Bolivia. Nuova costituzione che, tra le varie riforme statali, riconosce ufficialmente le minorità indigene del paese ridando loro l’autonomia amministrativa necessaria alla loro preservazione. Con l’approvazione della nuova

costituzione la Bolivia vive un’anticipata elezione presidenziale la quale viene dominata da Morales, rieletto presidente dello stato plurinazionale di Bolivia con il 64.2% dei voti. Le cose non cambiano durante le ultime elezioni presidenziali del 2014 che vedono imporsi nuovamente Morales con il 61.4% delle preferenze popolari, che concederanno quindi a Morales altri 5 anni di presidenza, portando a 14 i suoi anni totali a capo del governo boliviano. Con Morales alla testa del governo il

paese vive una ricrescita economica, il PIL (prodotto interno lordo) cresce con una media annua del 5.2%, al punto tale che nel 2009 la Banca Mondiale eleva la Bolivia al rango di paese di reddito medio-basso (anteriormente era di livello basso).

RISULTATI DELL’ELEZIONE PRESIDENZIALE DEL 2014

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- EL PAZ A LA PAZ - GIUGNO 2016 – AGOSTO 2016 [10]

A partire dal 2010, in relazione con la crisi economica mondiale, l’economia boliviana comincia a deteriorarsi obbligando Morales a prendere alcune misure che ovviamente non piacciono alla popolazione. Nel corso degli ultimi anni

le scelte politiche del governo Morales hanno fatto sempre più discutere e fatto sorgere numerose contraddizioni rovinando l’immagine di un presidente vicino al popolo.

PUNTO DI VISTA PERSONALE Quando sono arrivato in Bolivia avevo

solo poche conoscenze a livello politico del paese. Avevo letto qualche articolo sul passato politico del paese ed avevo sentito parlare di Morales, il presidente hermano (ITA: fratello). Approfondire la storia boliviana mi ha permesso di capire meglio cosa possa aver rappresentato Morales per il suo popolo. Decenni di guerre, seguiti da dittature e governi democratici corrotti che più che sottrarre ricchezza al popolo per venderla a basso prezzo all’estero non hanno fatto, manifestazioni piene di rabbia e di frustrazione che hanno avuto come conseguenza solo feriti e morti. Nessun governo che ha saputo dar la speranza di un futuro migliore, e poi, un giorno, arriva lui, Evo Morales Ayma, annunciando alla nazione che non ci sta più, che è stufo di vedere la sua terra ed il suo popolo svenduti a stranieri senza scrupolo. Mi posso solo immaginare la gioia che quella svolta politica possa rappresentare per la Bolivia e la sua gente. Con Morales si ricomincia, anzi si

riparte sulle basi della Bolivia degli antichi, la Bolivia delle tradizioni, la Bolivia dei balli e delle leggende, insomma la Bolivia dei boliviani. Ma poi qualcosa cambia, non so dire a

che momento (anche perché sono solo da un anno in Bolivia), ma il governo Morales non è più lo stesso. Oggi Morales è al suo 3° mandato, il primo risalente alla vecchia costituzione ed i successivi con la nuova costituzione, e vuole fare di tutto per restare al potere un mandato supplementare, quando lui stesso ha lottato per inserire nella nuova costituzione del 2009 il diritto a soli 2 mandati presidenziali. Le imprese straniere che ottengono contratti con il governo aumentano sempre più. Alcune imprese statali chiudono i battenti schiacciate dalla concorrenza lasciando a casa centinaia di impiegati. Il governo ha appena concluso un accordo con il governo cinese per un credito di 7 miliardi di dollari, raddoppiando così il proprio debito esterno. Le misure

sociali sono insufficienti rispetto alle necessità della gente. La maggior parte degli impiegati statali riceve il salario minimo, ossia circa 1’800 Bs. (250 Chf) che rappresenta il costo medio di un appartamento di 3-4 locali a La Paz. I pensionati che hanno contribuito tutta la vita possono sperare di ricevere 1’000-1’500 Bs. al mese di AVS (150-200 Chf). Attualmente sono più di due mesi che una parte della popolazione boliviana con discapacità manifesta sotto al palazzo del governo e per le strade principali della città di La Paz chiedendo un indennizzo mensile di 500 Bs. (70 Chf). E purtroppo potrei continuare elencando gli insuccessi attuali del governo Morales. Oggi il popolo boliviano, soprattutto

la parte risiedente in zone urbane e semi-urbane del paese, non riesce più a sopportare il cambio celato di direzione politica del suo presidente. Lo si accetta al potere solo perché l’opposizione politica non è credibile, disorganizzata, e senza persone di spicco. Morales continua a parlare del popolo ma oramai gli ha già leggermente voltato le spalle per favorire una economia più liberale, subendo di conseguenza le pressioni occidentali che vogliono solo sfruttare le risorse naturali esistenti senza creare la minima ricchezza per il popolo boliviano. Sono convinto che il governo Morales

andrebbe studiato minuziosamente per riuscire a dimostrare come la maniera di fare politica che attualmente il mondo conosce non potrà mai essere indipendente dai giochi delle potenze economiche, che siano rappresentate da un governo a da imprese o ancora da singoli cittadini, anche quando un governo nasce dal grido di un popolo e promette di agire in suo sostegno.

FS

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- EL PAZ A LA PAZ - MARZO 2016 – MAGGIO 2016 [11]

n PROGETTO

CUYES TARGATI CH IL RISULTATO DELL’ATTIVITÀ DI FUNDRAISING CON FUNDAWI

Ad inizio giugno ha preso inizio un progetto in allevamento di cuyes (ITA: maialini d’india) nel municipio di Sorata con 30 famiglie di 3 diverse comunità seguite dalla Fundación Uñatatawi. Il progetto è nato in seguito alla forte richiesta da parte dei beneficiari e soprattutto è stato reso possibile grazie alla generosa donazione di privati dalla Svizzera in seguito ad attività di fundraising di Fundawi (vedi articolo a pagina 3). La esecuzione del progetto

durerà circa 1 anno, i primi 3-4 mesi saranno composti da attività quali la costruzione di un’infrastruttura che possa accogliere i cuyes, varie formazioni in gestione di allevamento di cuyes, l’acquisto di 5 cuyes a famiglia beneficiaria (4 femmine e 1 maschio), formazioni pratiche in prevenzione di malattie, ed altro ancora. I successivi 8-9 mesi vedranno le famiglie beneficiarie in maggiore autonomia con un servizio di assistenza tecnica da parte di Fundación Uñatatawi. La scelta di introdurre un allevamento

di cuyes nasce dalla stessa cultura boliviana. Bisogna sapere che l’allevamento di cuyes è un’attività complementare nella vita quotidiana di unità famigliari della comunità rurale in Bolivia. La maggioranza decide di allevare il cuy per poter contare con carne a sufficienza. Negli ultimi anni si ha ravvalorato l’allevamento di cuyes non solo per l’alto valor nutritivo della sua carne, ma anche per creare fonti di ingresso economiche addizionali per la famiglia, attraverso la commercializzazione delle eccedenze di produzione. L’allevamento di cuyes è semplice e non implica grandi costi ne d’investimento ne di gestione. Il cuy si alimenta con coltivazioni a basso costo e nel peggiore dei casi si potrà nutrirlo grazie agli avanzi della cucina della famiglia. Il cuy è considerato come la fonte più

importante di proteina animale. Secondo le analisi realizzate dal Ministero

della Salute, la sua carne è di ottima qualità, contiene più del 20% di proteina e meno del 8% di materia grassa. Le comunità del municipio di Sorata

sono conformate da unità famigliari che si dedicano alla produzione di ortaggi, cereali, e erbe aromatiche, dedicando la propria produzione all’autoconsumo e le eccedenze alla commercializzazione in mercati locali. Ciò nonostante queste unità famigliari sono in uno stato di precarietà elevata e il rischio di soffrire problemi di denutrizione è alto, in effetti sono esposte a una limitata disponibilità di alimenti a forte contenuto energetico che permetta loro di avere un’alimentazione sufficiente e bilanciata. Grazie all’allevamento di cuyes si

contribuirà quindi fornire carne ad alto livello proteico per l’alimentazione della famiglia, migliorando il livello nutrizionale della stessa. Inoltre l’eccesso di produzione, ovvero

la parte dell’allevamento che non sarà consumata, potrà generare nuove fonti economiche al bisogno attraverso la vendita della carne a mercati locali. Una corretta gestione di cuyes permetterà di avere un parto ogni tre mesi di circa due cuyes, il che vuol dire che in un anno la stessa femmina potrà dar inizio ad una popolazione di 30 cuyes in media. Il nostro progetto fornirà 4 femmine di cuy (e 1 esemplare

CUYES O MAIALINI D’INDIA

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- EL PAZ A LA PAZ - GIUGNO 2016 – AGOSTO 2016 [12]

maschio) ad ogni famiglia beneficiaria del progetto, raggiungendo quindi una produzione annua di cuyes di più di 100 unità. Si stima che le famiglie consumeranno circa un cuy a settimana e venderanno il resto dell’allevamento fino a restare con circa una ventina di cuyes. Il prezzo di vendita di un cuy morto è di circa 30 Bs. (4.20 CHF) mentre quello per un cuy vivo di circa 45 Bs. (6.20 CHF), vendendo quindi a una media di 40 Bs. i 30 cuyes non consumati le famiglie beneficiarie potranno generare un ingresso medio annuo addizionale di circa 1’200 Bs. (170 CHF) che in relazione all’attuale reddito

annuo di 10’680 Bs. (1’500 CHF) rappresenta un aumento di più del 10%. È un progetto dall’implementazione

relativamente semplice, che però necessita una grande attenzione dal punto di vista della gestione, soprattutto sanitaria, dei cuyes. La motivazione da parte delle famiglie beneficiarie del progetto non manca, sarà quindi il ruolo del team tecnico di Fundación Uñatatawi durante il primo anno la chiave di riuscita del progetto a medio e lungo termine.

FS

n VIAGGIO

COLOMBIA IN VIAGGIO CON IL FRATELLO

Dal 11/07/2016 al 23/07/2016 io e Camilla abbiamo viaggiato in Colombia con Carlo (mio fratello) e Sarah (la sua ragazza). Abbiamo approfittato della loro presenza per fare una scappatella nel vicino paese e “farci un po’ di spiaggia”. Abbiamo potuto ammirare la stupenda

città coloniale di Cartagena, prendere il sole sulle spiagge della “Isla del Encanto” e del “Parco Tayrona”, visitare

alcuni musei e girare a spasso per le strade di Bogotà. Dopo quasi 11 mesi passati nel costante

freddo di La Paz è stato un toccasana potersi riscaldare un po’ le ossa al caldo delle spiagge colombiane. Una vacanza durante la quale vigeva una sola regola: relax totale…

FS

SPIAGGIA LOS NARANJOS – PARQUE TAYRONA 2016

FACCIATE – CARTAGENA 2016

Per chi fosse interessato a vedere altre foto può recarsi alla seguente pagina del mio blog:

https://changemass.wordpress.com/2016/08/08/colombia/

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- EL PAZ A LA PAZ - GIUGNO 2016 – AGOSTO 2016 [13]

n PROGETTO

THE END QUANDO LA FINE MARCA UN NUOVO INIZIO

È arrivata la fine, ma sarà davvero la fine? Ciò che è certo è che il 31 agosto 2016 finisce la mia esperienza lavorativa in Bolivia nell’ambito di un progetto di cooperazione internazionale cominciato in settembre 2015 grazie a Comundo (Inter-Agire). Un anno a stretto contatto con la cultura boliviana con il fine di cambiare qualcosa, di avere un impatto concreto sulla vita di alcune persone, di lasciare un po’ di me stesso nella mente e nel cuore di altre persone. Compito difficile ma fondamentale, alla fine ci sarò poi riuscito? Non credo avrò mai una risposta precisa, in ogni caso io un po’ ci spero. Altro fattore certo è che non sono più

lo stesso, probabilmente sarà stata più la Bolivia a cambiare me che il contrario, immagino però che fosse presumibile già dal principio... . Si può quindi parlare di fine? Non sarà mica un nuovo inizio? Altra domanda senza una risposta netta, ma alla quale potrò decidere io stesso come orientare la mia risposta. Eh si, di ritorno in Svizzera dovrò scegliere, sempre avendone la possibilità, come reintegrarmi nella vita «alla occidentale». La mia grande paura è quella di

dimenticare la Bolivia, non da un punto di vista di ricordi, quelli sono indelebilmente registrati nel cassetto delle cose belle del mio cervello, ma da un punto di vista ben più profondo, non voglio dimenticare il cambiamento che la Bolivia ha prodotto nella mia percezione delle cose, materiali e non. Tornando in Svizzera non voglio sedermi, non voglio adagiarmi alla comoda, e pur sempre bella, vita che una routine occidentale può offrire. E sarà dura, anzi

durissima, conoscendo molto bene il lato pigro che spesso mi contraddistingue. Però, come già sottolineato, la direzione che vorrò dare alla mia vita di ritorno in Svizzera è nelle mie mani e di nessun altro, è importante che io non lo dimentichi, solo così potrò vivere un nuovo inizio con la fine della mia esperienza boliviana. Devo essere onesto, sono stati 12 mesi

non sempre facili, a volte, per non dire spesso, addirittura frustranti sia da un punto di vista umano che professionale. Stare a contatto con la quotidianità di uno dei paesi più poveri d’America del Sud non può non lasciare un marchio nella testa e nel cuore di una persona. Lasciare questo paese così come lo ho trovato non può e non deve essere la conseguenza diretta della fine della mia esperienza boliviana. Così come non posso ignorare che la Bolivia non sia l’unico paese con difficoltà o, come da ultimissima definizione, in uno stato di fragilità. Non sempre è necessario aspettare di vivere sulla propria pelle una situazione particolare per capirne le difficoltà, a volte, come direbbe mia madre, è importante anticipare. Torno quindi in Svizzera più conscio e

attento alla situazione difficile che alcuni stati vivono attualmente. Torno a casa sapendo che dall’altra parte del mondo c’è un gruppo di ristretto di persone che pensa a me come io penso a loro. Torno sapendo di tornare da qualcosa che mi ha profondamente cambiato. Torno ma in realtà continuerò a restare, perché d’ora in poi so che parte della mia esperienza boliviana sarà presente nelle scelte che caratterizzeranno la mia vita.

FS

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- EL PAZ A LA PAZ - GIUGNO 2016 – AGOSTO 2016 [14]

UN ULTIMO SALUTO DA LA PAZ !!!

GRAZIE MILLE PER I VOSTRI BELLISSIMI MESSAGGI ED IL VOSTRO INSTANCABILE SUPPORTO

CHE HO RICEVUTO DURANTE QUESTA INCREDIBILE ESPERIENZA DI VITA

Vi ricordo che tramite il blog potete rivivere alcune mie attività lavorative e extra, oltre che poter beneficiare di numerose foto e contenuti supplementari:

http://www.changemass.wordpress.com

Se invece avete domande o qualsiasi altro tipo di richiesta potete scrivermi a:

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GRAZIE INFINE PER IL VOSTRO SOSTEGNO FINANZIARIO. VI INVITO A CONTINUARE A SOSTENERE IL LAVORO DI COMUNDO E DI ALTRI COOPERANTI CON DONAZIONI A FAVORE DI:

Inter-Agire COMUNDO

Piazza Governo 4, 6500 Bellinzona

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