X e n a AntiX e n a Anti qua V 1996 Direzione ANTONIO GIuLIAN0 Reclazione LUISA FRANCHI DELL'ORTO di BIRETSCHNEIDER X e n n i a t i q u V 1996 Direzione Antonio

X e n a Anti qua

V

1996

Direzione

ANTONIO GIuLIAN0

Reclazione

LUISA FRANCHI DELL'ORTO

<<LERMA>> di BIRETSCHNEIDER

X

n

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V

1996

Direzione

Antonio Giuliano

Redazione

Luisa Franchi Dell'Orto

«L'ERMA» di BRETSCHNEIDER

Xenia Antiqua, v, 1996Xenia Antiqua, v, 1996

Sommario

ALESSANDRA BRAVII, Gli imperatori della Historia Augusta e ii luxus nelle arti 5

FRANCO MosINo, Iscrizione greca medievale da Curinga (Catanzaro) 105

GiuLlo BODON, I monumenti antichi di Roma negli studi numismatici tra xv e xvi secolo 107

RONALD T. RIDLEY, In Defence of the Cultural Patrimony: Carlo Fea goes to Court 143

STEPHEN Fox, Le antichitâ del Palazzo e della Villa Altieri a Roma. I materiali 159

Sommario

Alessandra Bravi, Gli imperatori della Historia Augusta e il luxus nelle arti 5

Franco Mosino, Iscrizione greca medievale da Curinga (Catanzaro) 105

Giulio Bodon, I monumenti antichi di Roma negli studi numismatici tra xv e xvi secolo 107

Ronald T. Ridley, In Defence of the Cultural Patrimony: Carlo Fea goes to Court 143

Stephen Fox, Le antichità del Palazzo e della Villa Altieri a Roma. I materiali 159

V

1996

Direzione

ANTONIO GIuLIAN0

Redazione

LUISA FRANCHI DELL'ORTO

<L'ERMA di BRETSCHNEIDER

X e n i a

Antiqua

V

1996

Direzione

Antonio Giuliano

Redazione

Luisa Franchi dell'Orto

«L'ERMA» di BRETSCHNEIDER

COPYRIGHT © 1997 by L'ERIVIA di BRETSCI-INEIDER - ROMA Via Cassiodoro, 19

Periodico: Autorizzazione Tribunale di Roma n. 417 del 30-6-1992. Stampato con contributo del Consiglio Nazionale delle Ricerche.

COPYRIGHT © 1997 by «L'ERMA» di BRETSCHNEIDER - ROMA Via Cassiodoro, 19

Periodico: Autorizzazione Tribunale di Roma n. 417 del 30-6-1992. Stampato con contributo del Consiglio Nazionale delle Ricerche.

Gli imperatori della Historia Augusta e ii luxus nelle arti

di

Alessandra Bravi

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dAAà 7-7)u epaVTOV T5X77P, oYov chi6p6ç iaipou OTE77/J1JO cKi7zi.

a Massimo Chierichini: mars quam matura, tam acerba

INTRODUZIONE

Nella tradizione sull'êkphrasis delle opere d'arte, i manufatti compresi nella categoria delle arti suntuarie vengono spesso inseriti in una retorica a sé stante, nella topica legata alla descrizione delta tryphe e delta privata luxuria dei sovrani. L'abilità retorica nel saper descrive-re le pietre preziose, incastonate nell'oro dei gioielli o nelle residenze dei re era ritenuta in India una qualitâ essenziale del poeta di carte. It poeta, per un uso opportuno ed una costru-zione ardita di metafore che adeguatamente sapessero celebrare lo spleridore divino del sovrano e della sua residenza, doveva essere in possesso dell'arte di saper riconoscere le qualità delle pietre, la ratnapariksd, dottrina necessaria anche per chi doveva esercitare ii commercio, e di cui era esperto lo stesso sovrano 1.

Ii tiranno istituisce un rapporto privilegiato con la tryphé. Ii xii libro dei Sofisti a banchetto di Ateneo esordisce con una citazione dalla iTEpi H66u di Eraclide Pontico: coltivare il piacere Si addice a tiranni e a re, e conferisce al loro animo potenza e magnanimità. La tiyphé mani-festa la libertâ assoluta del tiranno ed it suo pieno possesso di ogni bene disponibile 2 I Sovrani persiani furono in ciô eccellenti 1.

Alessandro, divenuto signore dell'Oriente, viSSe in queue che furono le residenze dei re persiani, e ne assunse lo sfarzo, facendone impallidire la stessa magnificenza 1 . I tesori con-tenuti nei palazzi reali della Persia si svelarono al mondo greco-romano nei resoconti che gli ufficiali e gli intellettuali al seguito del re mace-done diffusero al loro ritorno dalla spedizione asiatica 5.

Carete di Mitilene, 6 eiaayyeAeiç tra i çbiAOL

di Alessandro 6, doveva aver descritto minuzio-samente to sfarzo della reggia persiana e il lusso delta vita di carte nelle sue Stone di Alessandro. Nel v libro descrive i mirabilia del padiglione notturno del palazzo di Susa . Nel cubiculum del re, la tryphd dell'Oriente si mate-rializzava in una vite d'oro massiccio che dispiegava i suoi rami fino a coprire la kline del re, un dana offerto a Dario i da Pythios, uno degli uomini piO ricchi di Lidia . Aminta nei suoi Itinerani aggiunge che questi rami riuniva-no in sé le pietre preziose piü pregiate. Nello stesso luogo un cratere d'oro, opera di Teodoro di Samo 1 . Architetto e toreuta, Teodoro fu atti-vo per ambienti di corte nell'isola anche come incisore di gemme. Policrate, quando Teodoro doveva ormai già essere morto, era giunto in possesso di uno smeraldo lavorato da lui, che divenne ii celebre strumento attraverso il quale gli dèi portarono a compimento la sua sorte '°. Anche il sigillo regale di Alessandro con scolpi-ta la sua immagine ad opera di Pirgotele, era uno smeraldo

Molte cittâ sono andate in rovina per un ec-cessivo culto della tryphé, che si insinua nell'or-ganismo della polis in seguito a contatti con costumi allotri. CosI gli abitanti di Colofone fu-rono deviati dalla bra disciplina dopo aver stretto alleanza con i Lidi: e cominciarono a re-carsi alle assemblee vestiti di porpora 12 L'ani-mo del saggio non puà dipendere da vizi e pas-sioni smodate: Utique animus ab omnibus externis in se revocandus est: sibi confidat, se gaudeat, sua suspiciat, recedat quantum potest ab alienis, et sibi applicet (SEN. tranq. anim. 14, 2). Cos! la città ideale dovrebbe poter vivere delle proprie risorse, ed aspirare ad una con-dotta economica autarchica.

Gli imperatori della Historia Augusta

e il luxus nelle arti

di

Alessandra Bravi

"àXX'èiiov ye ßLa Kai avTov daraKri rá SáKpva, coare éyKaXvipápeuoq ànéKXaou èpLavrôu - où yáp ór¡ ¿Keluov ye,

áXXá Tqu épauTov TvxpK oïov àvSpòq éraípov èarepppémc, elpy.«

a Massimo Chierichini: mors quam matura, tam acerba.

INTRODUZIONE

Nella tradizione su\\'ékphrasis delle opere d'arte, i manufatti compresi nella categoria delle «arti suntuarie» vengono spesso inseriti in una retorica a sé stante, nella topica legata alla descrizione della tryphé e della privata luxuria dei sovrani. L'abilità retorica nel saper descrivere le pietre preziose, incastonate nell'oro dei gioielli o nelle residenze dei re era ritenuta in India una qualità essenziale del poeta di corte. Il poeta, per un uso opportuno ed una costru- zione ardita di metafore che adeguatamente sapessero celebrare lo splendore divino del sovrano e della sua residenza, doveva essere in possesso dell'arte di saper riconoscere le qualità delle pietre, la ratnaparîksâ, dottrina necessaria anche per chi doveva esercitare il commercio, e di cui era esperto lo stesso sovrano L

Il tiranno istituisce un rapporto privilegiato con la tryphé. Il XII libro dei Sofisti a banchetto di Ateneo esordisce con una citazione dalla nepl HSoufj di Eraclide Pontico: coltivare il piacere si addice a tiranni e a re, e conferisce al loro animo potenza e magnanimità. La tryphé manifesta la libertà assoluta del tiranno ed il suo pieno possesso di ogni bene disponibile 2. I sovrani persiani furono in ciò eccellenti3.

Alessandro, divenuto signore dell'Oriente, visse in quelle che furono le residenze dei re persiani, e ne assunse lo sfarzo, facendone impallidire la stessa magnificenza 4. I tesori contenuti nei palazzi reali della Persia si svelarono al mondo greco-romano nei resoconti che gli ufficiali e gli intellettuali al seguito del re mace- done diffusero al loro ritorno dalla spedizione asiatica 5.

Garete di Mitilene, ó eíaayyeXeúc, tra i cpíXoL

di Alessandro 6, doveva aver descritto minuzio- samente lo sfarzo della reggia persiana e il lusso della vita di corte nelle sue Storie di Alessandro. Nel v libro descrive i mirabilia del padiglione notturno del palazzo di Susa 1. Nel cubiculum del re, la Pq/pM dell'Oriente si mate- rializzava in una vite d'oro massiccio che dispiegava i suoi rami fino a coprire la Mine del re, un dono offerto a Dario l da Pythios, uno degli uomini più ricchi di Lidia 8. Aminta nei suoi Itinerari aggiunge che questi rami riuniva- no in sé le pietre preziose più pregiate. Nello stesso luogo un cratere d'oro, opera di Teodoro di Samo Architetto e toreuta, Teodoro fu atti- vo per ambienti di corte nell'isola anche come incisore di gemme. Policrate, quando Teodoro doveva ormai già essere morto, era giunto in possesso di uno smeraldo lavorato da lui, che divenne il celebre strumento attraverso il quale gli dèi portarono a compimento la sua sorte 10. Anche il sigillo regale di Alessandro con scolpi- ta la sua immagine ad opera di Pirgotele, era uno smeraldo u.

Molte città sono andate in rovina per un ec- cessivo culto della tryphé, che si insinua nell'organismo della polis in seguito a contatti con costumi allotri. Così gli abitanti di Colofone furono deviati dalla loro disciplina dopo aver stretto alleanza con i Lidi: e cominciarono a re- carsi alle assemblee vestiti di porpora 12. L'animo del saggio non può dipendere da vizi e pas- sioni smodate: Utique animus ab omnibus externis in se revocandus est: sibi confidat, se gaudeat, sua suspiciat, recedat quantum potest ab alienis, et sibi applicet (Sen. tranq. anim. 14, 2). Così la città ideale dovrebbe poter vivere delle proprie risorse, ed aspirare ad una condotta economica autarchica.

6

Alessandra Bravi

Ii lusso e la corruzione delta cittâ hanno a che fare spesso, seconclo l'etica antica, con ii negotium. Volendo soddisfare it mito di un'i-deale condotta della città o dell'organismo stata-Ic che sia fondata su parsimonia e frugalitâ, in accordo con le norme di funzionamento e le necessitS. naturali 13 Platone e poi Aristotele oscillano tra una condanna radicale dell'attività commerciale ed un riconoscimento della sua ineluttabilità 14

Tra le righe di Plinio che lamenta i cento milioni di sesterzi ogni anno persi dai Romani per ii commercio con l'India, la Cina e l'Arabia ', si intravede ancora questo ideale modello di autarchia, come nella tradizionale deprecazione dell'uso di oggetti e materiali preziosi condotti in Occidente tramite nuove rotte commerciali, nonché nel tentativo di assoggettarlo ad una regolamentazione discipliriare con le vane leggi sul sumptus 16

Ii concetto di luxuria è uno degli strumenti interpretativi piü usati dal pensiero storiografico rornano per la comprerisione di quei rapidi cambiamenti che si susseguono a Roma, secondo Livio, dopo le vittorie asiatiche, a partire dalla guerra contro Antioco In terminata net 188 a. C. L'idea di un impero che volge al declino sotto ii peso della luxuria che dilaga nella crisi morale, si ritrova, sulla scia di Polibio, in Sallustio e in Livio 18• Per Sallustio un mutamento epoca-le si verifica dopo la distruzione finale di Cartagine: post, uhi contagio quasi pestilentia inuasil ciuitas inmutata, irnperiurn ex iustissi-rno atque opturno crudele intolerandurnquefac-turn (SALL. Cat. 10, 6). Dopo la campagna di Silla contro Mitridate la corruzione del rnos è ormai dilagante: Huc accedebat quod I. Su/la exerciturn quern in Asia ductauera( quod sihi fidumfaceret, contra rnorern rnaiorurn luxurio-se nirnisque libera/iter habuerat. [ ... 1 fbi pri mum insueuit exercitus populi Romani arnare, potare, signa, tabulas pictas, uasa caelata mirari [.1 Igitur ex diuitiis iuuentutern luxuria atque aua-ritia cum superbia inuasere (Cat. 11,5-12,2).

La luxuria, questa pestilentia che si insinua in quell'onganismo vitale che è l'Impero e che con it suo valore di sregolatezza si oppone alle virtü del mos, riaffiora nella descrizione del saecu-lurn Neronis che ci dã Tacito '9.

Ii termine luxuria comprende un valore di eccesso, un dispiegamento di mezzi non ade- guati ad un fine prefissato, qualcosa che rno-durn quendam comrnunern excedit 20 La luxu- na del governante, dell'uomo di stato, ha it po-tere di deviarlo dal raggiungirnento del suo fine, il buon governo, e to porta verso la tirannia. La sua manifestazione pifi eclatante è la pompa.

Secondo il modello ideologico proprio del moralismo di matrice filosofica cinico-stoica, la tnyphé del sovrano Si compie nella pratica e nd-l'uso di oggetti artistici voluttuani 21• 11 manufatto artistico viene ad espnirnene dunque sintetica-mente e visivamente un'ideologia dell'esercizio del potere, il suo abbellimento retorico. Se la luxuria penegrina di Antonio tendeva a sgreto-lane il primato del modello occidentale di irnpe-rium con i modi di una regalita ellenistico-onientale, da Caligola in poi l'ostentazione delle gemme intessute nelle vesti, delta seta e delta porpora nasconde il pericoloso tentativo di una svolta autocratica di stile persiano 22 In alcune opere di storici ed epitomatori del iv secolo la menzione delle gemme nell'abbigliamento uffi-ciale di Diocleziano, poi di Costantino, segna-lerà il rnutamento ufficiale ormai compiuto nd cenimoniale impeniale 23 Net 399 una topica simile viene ancora utilizzata nell'orazione sulla regalitâ che Sinesio rivolge ad Arcadio 21 La pompa, questa epifania del sovrano nella porpona e nell'oro, con il capo, Ic vesti e i piedi nicoperti di pietre preziose che vengono da terre lontane, h la manifestazione di una negalita sempre pifi lontana dall'dA7ELa. Sinesio sintetizza qui temi usati anche nelle nostre biografie per distingue-re i buoni imperatori dai cattivi che esercitano e coltivano la loro pnivata luxunia.

Nell'Historia Augusta le descrizioni di oggetti in mateniali preziosi vengono realizzate con la messa in opera dci luoghi retonici pifi sfruttati dalla satira diatribica. Inseniti nelle lunghe digressioni dedicate ai mores degli imperatori come la lono parte manifesta, ne sintetizzano simbolicamente i tratti essenziali.

L'aneddotica, ci nicorda il biografo di Opilio Macrino, va usata con parsimonia, se non si vuole incorrere nella myth istonia. Descrivere con misura i fatti minuziosi delta vita degli imperatoni è perô tin compito esseriziale del biografo si tamen ex his mores possint animad-venti (Hist. Aug. Macn. 1, 1-5). La biografia, con la sua esposizione dci digna rnernonatu, come delle res cues che niguardano i principi del pas-sato, svolge una furizione di exemplum monaliz-zatore per it sovrano e soddisfa lo studium e la cupiditas dello storico (Hist. Aug. Tac. 16, 8). Con parole e intenti simili Cassiodoro espni-mer, qualche tempo dopo, la sua visione clas-sicistica della stonia, panlando di Teodosio: Ego vero nec innotescere cupiens nec facundiam sermonis ostendene cum venitate impenatonis bona rnernorare studeo; quia sunt damnosa, si taceantur(CAssIoD. hist. 11, 17, 3).

La nielabonazione di modelli lettenani evocanti una mitica purezza di sapore catoniano si collo-

6 Alessandra Bravi

Il lusso e la corruzione della città hanno a che fare spesso, secondo l'etica antica, con il negotium. Volendo soddisfare il mito di un'i- deale condotta della città o dell'organismo stata- le che sia fondata su parsimonia e frugalità, in accordo con le norme di funzionamento e le necessità naturali13, Platone e poi Aristotele oscillano tra una condanna radicale dell'attività commerciale ed un riconoscimento della sua ineluttabilità 14.

Tra le righe di Plinio che lamenta i cento milioni di sesterzi ogni anno persi dai Romani per il commercio con l'India, la Cina e l'Arabia 15, si intravede ancora questo ideale modello di autarchia, come nella tradizionale deprecazione dell'uso di oggetti e materiali preziosi condotti in Occidente tramite nuove rotte commerciali, nonché nel tentativo di assoggettarlo ad una regolamentazione disciplinare con le varie leggi sul sumptusl6.

Il concetto di luxuria è uno degli strumenti interpretativi più usati dal pensiero storiografico romano per la comprensione di quei rapidi cambiamenti che si susseguono a Roma, secondo Livio, dopo le vittorie asiatiche, a partire dalla guerra contro Antioco III terminata nel 188 a. C. 17. L'idea di un impero che volge al declino sotto il peso della luxuria che dilaga nella crisi morale, si ritrova, sulla scia di Polibio, in Sallustio e in Livio I8. Per Sallustio un mutamento epoca- le si verifica dopo la distruzione finale di Cartagine: post, ubi contagio quasi pestilentia inuasit, ciuitas inmutata, Imperium ex iustissi- mo atque optumo crudele intolerandumque factum (Sall. Cat. 10,6). Dopo la campagna di Siila contro Mitridate la corruzione del mos è ormai dilagante; Hue accedebat quod L. Sulla exercitum quem in Asia ductauerat, quod sibi fidum faceret, contra morem maiorum luxuriö- se nimisque liberaliter habuerat. [...] Ibiprimum insueuit exercitus populi Romani amare, potare, signa, tabulas pietas, uasa caelata mirari [...] Igitur ex diuitiis iuuentutem luxuria atque aua- ritia cum superbia inuasere {Cat. 11,5-12,2).

La luxuria, questa pestilentia che si insinua in quell'organismo vitale che è l'Impero e che con il suo valore di sregolatezza si oppone alle virtù del mos, riaffiora nella descrizione del saeculum Neronis che ci dà Tacito 19.

Il termine luxuria comprende un valore di eccesso, un dispiegamento di mezzi non ade- guati ad un fine prefissato, qualcosa che modum quendam communem excedit™. La luxuria del governante, dell'uomo di stato, ha il potere di deviarlo dal raggiungimento del suo fine, il buon governo, e lo porta verso la tirannia. La sua manifestazione più eclatante è la pompa.

Secondo il modello ideologico proprio del moralismo di matrice filosofica cinico-stoica, la tryphé del sovrano si compie nella pratica e nel- l'uso di oggetti artistici voluttuari21. Il manufatto artistico viene ad esprimere dunque sintetica- mente e visivamente un'ideologia dell'esercizio del potere, il suo abbellimento retorico. Se la luxuria peregrina di Antonio tendeva a sgreto- lare il primato del modello occidentale di imperium con i modi di una regalità ellenistico- orientale, da Caligola in poi l'ostentazione delle gemme intessute nelle vesti, della seta e della porpora nasconde il pericoloso tentativo di una svolta autocratica di stile persiano 22. In alcune opere di storici ed epitomatoli del IV secolo la menzione delle gemme nell'abbigliamento ufficiale di Diocleziano, poi di Costantino, segna- lerà il mutamento ufficiale ormai compiuto nel cerimoniale imperiale 2ä. Nel 399 una topica simile viene ancora utilizzata nell'orazione sulla regalità che Sinesio rivolge ad Arcadie 24. La pompa, questa epifania del sovrano nella porpora e nell'oro, con il capo, le vesti e i piedi ricoperti di pietre preziose che vengono da terre lontane, è la manifestazione di una regalità sempre più lontana àaWdXpòeLa. Sinesio sintetizza qui temi usati anche nelle nostre biografie per distingue- re i buoni imperatori dai cattivi che esercitano e coltivano la loro privata luxuria.

SleWHistoria Augusta le descrizioni di oggetti in materiali preziosi vengono realizzate con la messa in opera dei luoghi retorici più sfruttati dalla satira diatribica. Inseriti nelle lunghe digressioni dedicate ai inores degli imperatori come la loro parte manifesta, ne sintetizzano simbolicamente i tratti essenziali.

L'aneddotica, ci ricorda il biografo di Opilio Macrino, va usata con parsimonia, se non si vuole incorrere nella mythistoria. Descrivere con misura i fatti minuziosi della vita degli imperatori è però un compito essenziale del biografo si tarnen ex his mores possint animad- verti {Hist. Aug. Macr. 1, 1-5). La biografia, con la sua esposizione dei digna memoratu, come delle res viles che riguardano i principi del passato, svolge una funzione di exemplum moraliz- zatore per il sovrano e soddisfa lo Studium e la cupiditas dello storico {Hist. Aug. Tac. l6, 8). Con parole e intenti simili Cassiodoro espri- merà, qualche tempo dopo, la sua visione clas- sicistica della storia, parlando di Teodosio: Ego vero nec innotescere cupiens nec facundiam sermonis estendere cum ventate imperatoris bona memorare studeo; quia sunt damnosa, si taceanlur (Cassiod. hist. 11, 17, 3).

La rielaborazione di modelli letterari evocanti una mitica purezza di sapore catoniano si collo-

Gli imperatori della Historia Augusta 7

ca perfettamente nell'atmosfera nostalgica delle opere di tendenza senatoria degli ultimi anni del iv secolo e del V. L'amplissimus ordo vuole riconfermarsi come it legittimo depositario delle antiche virtü e a questo fine puà mettere in campo tutta una tradizione sull'ideologia del bonus princeps, un governante che guidi to stato attraverso l'esercizio delta virtü secondo i prisci mores 25 Raggiunta la consapevolezza che la classe deputata alla custodia della memoria non ha pifi it potere di controllare l'investitura o la deposiziorie degli imperatori 26 cia che inte-ressa è rivendicare una prioritâ nel proporre at monarca gli exempla e i modelli di comporta-mento 27.

Degli scrittori di storia imperiale di quest'epo-ca abbiamo solo qualche frammento o poche notizie. Sappiamo che i ('aesares di Ausonio, costruiti sulle biografie di Svetonio e Mario Massimo, costituiscono un esempio di riattualiz-zazione di questo colpus 28 Queste Vitae diver- sorum principum et tyrannorum a divo Hadriano usque ad Numerianum diversis corn-positae trovano dunque una loro funzione net portare in evidenza, di fronte agli occhi del mo-narca, I'esemplaritâ di un passato che, opportu-namente rirnodellato, allude consapevolmente alle sembianze del presente 29

Nella tradizione diatribica sulla deprecazione del lusso, da Orazio a Seneca, Plinio o Giovenale, sono celebrati molti degli oggetti che manifesta-no per gli storici delI'Historia Augusta una pra-tica deviante del potere, come i crystallina, i myrrh ma e l'ambra 3°.

Dice Seneca in benef. 1, 12, 1: Libentius do-naho argentum factum quam signatum, liben-tius statuas quam vestem et quod usus brevis deterat. Gli oggetti del sumptus non possiedono la nobile soliditit che la tradizione artistica forni-sce alle statue o ai quadri e talvolta alle gemme. Essi sono fragili ed effimeri, e la loro valutazio-ne o apprezzamento e volubile e non poggia su criteri di giudizio consolidati. Anche all'interno della vasta categoria dci delicia è possihile fare delle distinzioni. Plinio, pur deprecando le perle, ne apprezza ii valore duraturo, requisito assente ad esempio nella porpora (nat. 9, 124). L'oggetto di lusso ha una possibilitit di sfuggire alla condanna: piegarsi it pifi e pin a lungo pos-sibile at concetto di utilitas. I vasa myrrh ma e i ciystalimna pur se fragili ed effimeri, mantengo-no qualche legame con l'uso: i vasi di cristallo esaltano it sapore delle bevande fredde, i myr-rhina delle calde. L'ambra non ha nessuna fun-zione: in sucinis causam ne deliciae quidem adhuc excogitarepotuerunt (PUN. nat. 37, 30).

Net corso di un banchetto organizzato da

Vero post Parthicum helium ( Verus 5, 3), furono donati ai convitati calices myrrmni e ancora cali-ces di cristallo, Alexandrini ( importati da Ales-sandria). Vasa myrrhina e it cristallo, deiiciae pifl che gemmae, trovano comunque una loro collocazione netlibro 37 della Naturaiis Historia, propter exirnium usum et pretium 31.

Lo stesso Vero possedeva inter alium iuxuriae apparatum, un calice di cristallo che aveva chiarnato Volucre, dal nome del suo cavallo prefe-rito, che superava di molto, in quanto a capienza, humanae potionis modum (Verus 10, 9). Questo usum e pretium smodato e contrario alla natura clelle cose in sf è un prodotto artifi-ciale delta luxuria come sensibilità ultra mo-dum nei confronti di un oggetto, at di lit della sua funzione, quasi una venerazione mistica di esso.

L'exempium di Nerone traspare in molti luo-ghi della biografia di Vero, e anche dalla passio-ne per oggetti che il saeculum Neronis coltivava morbosamente, come vasi di murra e di cristallo, perfette incarnazioni, nella loro fragilitit, delta vanitas iuxuriae 32•

L' onyx gemma è menzionata tra i genera libi-dinum di Eliogabalo (Ant. Heliog. 32, 2). Il passo ricalca i toni diatribici di MART. 1, 37, 1: ventris onus misero, nec te pudet, exczis auro. L'enumerazione delle species pretiosae, vera e propria digressione sulle manifestazioni abnor-mi della luxuria di questo imperatore viene realizzata sapientemente con una climax crc-scente in intensità da Ant. Heliog. 23, 3, e costi-tuisce l'esempio forse pifl chiaro di come si rca- lizzi in quest'opera it riutilizzo di motivi para-digmatici della tradizione sulla deprecazione delta luxuria. Per la tunica de gemmis persica di Eliogabalo si fa ricorso alla topica delle gem-me come onera voluptatis (23, 3), e it motivo trova un suo rimando interno in Tyr. trig. 30, 24, ove Zenobia Ducta est igitur per triumph urn [.1 him primum ornata gemmis ingentibus, ita at ornamentorum onere laboraret 33 . Pifl smo-dato netsuo amor luxuriae di Caligola e Ne- rone, che si saziavano col rivestire di perle Ic loro scarpe, Eliogabalo, si dice immediatamente dopo in 23, 4, habuit et in ca/ciamentis gem-mas et quidem scaiptas . Eliogabalo fa dunque incidere da famosi artisti le gemme che porta ai piedi. La nobiltit dell'arte è dissacrata, e svanisce ogni residuo di un valore d'uso o di utilitas, entrambi riconosciuti dalla cultura romana in alcuni casi alle gemme. Ii motivo del labor one-roso e della sofferenza che il culto delta luxuria apporta, si amplifica e trova 11 suo compimento in 32, 1, dove il principe viene descritto in una frenetica dissipazione dci suoi genera lihi-


ca perfettamente nell'atmosfera nostalgica delle opere di tendenza senatoria degli ultimi anni del IV secolo e del v. L'amplissimus ordo vuole riconfermarsi come il legittimo depositario delle antiche virtù e a questo fine può mettere in campo tutta una tradizione sull'ideologia del bonus princeps, un governante che guidi lo stato attraverso l'esercizio della virtù secondo i prisci mores25. Raggiunta la consapevolezza che la classe deputata alla custodia della memoria non ha più il potere di controllare l'investitura o la deposizione degli imperatori26, ciò che inte- ressa è rivendicare una priorità nel proporre al monarca gli exempla e i modelli di comporta- mento 27.

Degli scrittori di storia imperiale di quest'epoca abbiamo solo qualche frammento o poche notizie. Sappiamo che i Caesares di Ausonio, costruiti sulle biografie di Svetonio e Mario Massimo, costituiscono un esempio di riattualiz- zazione di questo cotpus28. Queste Vitae diver- sorum principum et tyrannorum a divo Hadriano usque ad Numerianum diversis com- positae trovano dunque una loro funzione nel portare in evidenza, di fronte agli occhi del monarca, l'esemplarità di un passato che, opportu- namente rimodellato, allude consapevolmente alle sembianze del presente 29.

Nella tradizione diatribica sulla deprecazione del lusso, da Orazio a Seneca, Plinio o Giovenale, sono celebrati molti degli oggetti che manifestano per gli storici àeWHistoria Augusta una pratica deviante del potere, come i ciystallina, i myrrh ina e l'ambra 30.

Dice Seneca in benef. 1, 12, 1: Libentius do- naba argentum factum quam signatum; libentius statuas quam vestem et quod usus brevis deterat. Gli oggetti del sumptus non possiedono la nobile solidità che la tradizione artistica fornisce alle statue o ai quadri e talvolta alle gemme. Essi sono fragili ed effimeri, e la loro valutazio- ne o apprezzamento è volubile e non poggia su criteri di giudizio consolidati. Anche all'interno della vasta categoria dei delicia è possibile fare delle distinzioni. Plinio, pur deprecando le perle, ne apprezza il valore duraturo, requisito assente ad esempio nella porpora (nat. 9, 124). L'oggetto di lusso ha una possibilità di sfuggire alla condanna: piegarsi il più e più a lungo possibile al concetto di utilitas. I vasa myrrhina e i aystallina pur se fragili ed effimeri, mantengo- no qualche legame con l'uso: i vasi di cristallo esaltano il sapore delle bevande fredde, i myrrhina delle calde. L'ambra non ha nessuna funzione: in sucinis causam ne deliciae quidem adhuc excogitarepotuerunt (Puh. nat. 37, 30).

Nel corso di un banchetto organizzato da

Vero post Parthicum bellum ( Verus 5, 3), furono donati ai convitati calices myrrini e ancora calices di cristallo, Alexandrini (importati da Ales- sandria). Vasa myrrhina e il cristallo, deliciae più che gemmae, trovano comunque una loro collocazione nel libro 37 della Naturalis Historia, propter eximium usum et pretium31. Lo stesso Vero possedeva inter alium luxuriae apparatum, un calice di cristallo che aveva chiamato Volucre, dal nome del suo cavallo prefe- rito, che superava di molto, in quanto a capienza, humanae potionis modum (Verus 10, 9)- Questo usum e pretium smodato e contrario alla natura delle cose in sé è un prodotto artifi- ciale della luxuria come sensibilità ultra modum nei confronti di un oggetto, al di là della sua funzione, quasi una venerazione mistica di esso.

V exemplum di Nerone traspare in molti luoghi della biografia di Vero, e anche dalla passio- ne per oggetti che il saeculum Neronis coltivava morbosamente, come vasi di murra e di cristallo, perfette incarnazioni, nella loro fragilità, della vanitas luxuriae32.

V onyx gemma è menzionata tra i genera libi- dinum di Eliogabalo (Ant. Heliog. 32, 2). Il passo ricalca i toni diatribici di Mart. 1, 37, 1: ventris onus misero, nec te pudet, excipis auro. L'enumerazione delle species pretiosae, vera e propria digressione sulle manifestazioni abnor- mi della luxuria di questo imperatore viene realizzata sapientemente con una climax crescente in intensità da Ant. Heliog. 23, 3, e costi- tuisce l'esempio forse più chiaro di come si rea- lizzi in quest'opera il riutilizzo di motivi para- digmatici della tradizione sulla deprecazione della luxuria. Per la tunica de gemmis persica di Eliogabalo si fa ricorso alla topica delle gemme come onera voluptatis (23, 3), e il motivo trova un suo rimando interno in Tyr. trig. 30, 24, ove Zenobia Ducta est igiturper triumphum [...] iam primum ornata gemmis ingentibus, ita ut ornamentorum onere laboraret*. Più smodato nel suo amor luxuriae di Caligola e Ne- rone, che si saziavano col rivestire di perle le loro scarpe, Eliogabalo, si dice immediatamente dopo in 23, 4, habuit et in calciamentis gemmas et quidem scalptas34. Eliogabalo fa dunque incidere da famosi artisti le gemme che porta ai piedi. La nobiltà dell'arte è dissacrata, e svanisce ogni residuo di un valore d'uso o di utilitas, entrambi riconosciuti dalla cultura romana in alcuni casi alle gemme. Il motivo del labor one- roso e della sofferenza che il culto della luxuria apporta, si amplifica e trova il suo compimento in 32, 1, dove il principe viene descritto in una frenetica dissipazione dei suoi genera libi-

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Alessandra Bravi

dinum: egli consuma una veste al giorno, e lo stesso fa con gli anelli. E pretiosas vestes saepe conscidit: ii possesso totale dell'oggetto si rea-lizza soltanto nella sua distruzione 15, solo trami-te questa ii godimento dello stesso diventa un ann unico, esciusivo e non reiterabile da altri 36,

frantuma definitivamente ii mos e la sua tradi-zione. Eliogabalo è al culmine del dispendio: fa affondare navi cariche di merci, onus ventris auro excepit, in myrrinis et onychis minxit (32, 2). In 33, 3-6 viene poi esposto l'ultimo dei grandi temi legati alla pratica della luxuria, it suo legame con la morte. I modi rievocano il funus di un altro grande re siriano. Sardana-palo, ucciso ancora avvolto nelle sue vesti di porpora e bruciato su un'alta pira con tutti i suoi averi. Nella mors pretiosa di Eliogabalo si manifesta in tutta la sua potenza la vanitas luxuriae. La sua ricerca è immediatamente fru-strata e rivela la sua inanitâ nella misera fine del tiranno: Sed nihil ista valuerunt. Nam, Ut dixi-mus et occisus est per scurras et per platea trac-tus et sordidissime per cloacas ductus et in Ti ben in submissus est (33, 6-7).

Ci sono altri oggetti descritti nelle biografie, che rivelano una natura diversa. Inserito in una successione crescente di presagi e responsi ora-colari, Adriano riceve, nel corso della seconda spedizione dacica, un singolare omen imperii. Traiano ricompensa la sua virtfi militare con it dono di una adamas gemma ricevuta a sua volta da Nerva (Hadr. 3, 7).

Nella tradizione lapidaria questa pietra, per la sua invicta vis, possedeva delle virtñ intrinseca- mente legate at potere del re v 11 simbolismo allusivo del passo rende questo dono prezioso un segno di predestinazione all'imperium. E questa investitura viene presentata come un attn consapevole di Traiano. It compilatore del passo ci fornisce un indizio che fa pensare ad una fonte favorevole all'adozione di Adriano, che difficilmente puà essere identificata con quel Mario Massimo che poco prima ci descrive un Tralano per nulla entusiasta del matrimonio di Adriano con sua nipote 38 Ci resta l'autobio-grafia di Adriano, che traspare come fonte anche di 3, 3 e 3, 5 19.

Improntata ad un classicismo nostalgico ê l'e-vocazione degli averi di Calpurnia, in Tyr. trig. 32, 6, ove si raccoglie una tradizione secondo cui perle di una preziosita pari a queue di cleo-patrana memoria vennero possedute da una donna che con la regina egizia non sembra condividere i mores. Nel corso delta presenta-zione delle brevi biografie dei trenta tiranni, Tito e presentato come un uomo di una certa utilità per la res publica. Per sei mesi riuscI a

contrapporsi all'imperium di Massimino, usur-patore forse neanche per sua spontanea volon-tà: purtroppo parum felix in imperio, finI ucci-so, si rammarica il biografo, dai suoi soldati. Ai suoi meriti si aggiunga che era sposato a Cal-purnia, sancta et venerabilisfemina il cui casa-to pare discendesse da L. Calpurnio Pisone Ce-sonino, console net 148 d. C. Senza entrare nel merito della veridicitâ dei dati biografici e sto-rici 40, ci interessano gli elementi che qui il bio-grafo mette in campo per legittimare la nobiltà delta donna, e le loro possibili implicazioni. I ri-ferimenti non sono cos! diretti ed immediati. Un altro elemento sembra avvicinare Calpurnia a Cleopatra. Ii ricordo di Calpurnia è affidato in primo luogo ad una statua acrolitha sed aurata nel tempio di Venere. Uno degli uniones di Cleo-p'atra finI secondo una tradizione riferita da DIo 51, 22,3 ai lobi delta statua di Venere at Pantheon, dove fu anche dedicata un'irnago aurea della regina egiziana. La vicenda di Calpurnia potreb-be essere modellata sul passo di Cassio Dione, o sulla tradizione ancora vitale in eta tardo anti-ca riguardo la tr'yphé di Cleopatra. L'immagine acrolitharn' l et auratam di Calpurnia poteva comunque essere stata realmente dedicata in un luogo adibito al culto di Venere.

Che la stirpe di Calpurnia appartenesse ad una classe opulenta si deduce dalle sue perle. La clanitas delta sua origine era commemorata ed expressa su una lanx d'argento del peso di cento libbre 42, sulla quale molti poeti dell'epoca si esercitarono in carmi elogiativi. Le lances centenariae venivano tesaurizzate nei patrimo-nia di famiglia del buon tempo antico 13 , come l'argentum grave rustici patnis sine ullo nomine artficis in SEN. dial. 9, 1, 7, 0 in 12, 11, 3: et antiquis nominibus artijicum argenturn nobile. Plinio it Giovane parlerâ di cena non minus nitida quam frugi in argento puro et antiquo (PUN. epist. 3, 1, 9). In occasione del donativum consolare di Giustino H i senatori sfileranno per ricevere piatti d'argento pieni di monete d'oro: hinc vetus argentum, formas speciesque nova-turn / in vanias, pressum titulis sculpturnque figuris / excelsis portant urneris. (CORIPP. lust. IV, 109-11) Gli uniones Cleopatrani come la lanx possiedono lo stesso sapore di rievocazione di un'aurea nobilitas, quando i membri dell'antica aristocrazia potevano aspirare a parvenze regali. E in questa rievocazione si stemperano i toni diatribici con cui argento e perle vengorio trat- tati dal filone moraleggiante.

La consistenza che assumono questi oggetti mentre transitano attraverso i testi riceve di volta in volta nuove determinazioni. L'oggetto viene alla fine ad essere costituito da un insie-

8 Alessandra Bravi

dinum. egli consuma una veste al giorno, e lo stesso fa con gli anelli. E pretiosas vestes saepe conscidit: il possesso totale dell'oggetto si rea- lizza soltanto nella sua distruzione 35, solo tramite questa il godimento dello stesso diventa un atto unico, esclusivo e non reiterabile da altri3<5, frantuma definitivamente il mos e la sua tradizione. Eliogabalo è al culmine del dispendio: fa affondare navi cariche di merci, onus ventris auro excepit, in myrrinis et onychis minxit (32, 2). In 33, 3-6 viene poi esposto l'ultimo dei grandi temi legati alla pratica della luxuria, il suo legame con la morte. I modi rievocano il funus di un altro grande re siriano. Sardana- palo, ucciso ancora avvolto nelle sue vesti di porpora e bruciato su un'alta pira con tutti i suoi averi. Nella mors pretiosa di Eliogabalo si manifesta in tutta la sua potenza la vanitas luxuriae. La sua ricerca è immediatamente fru- strata e rivela la sua inanità nella misera fine del tiranno: Sed nihil ista valuerunt. Nam, ut diximus et occisus est per scurras et per platea trac- tus et sordidissime per cloacas ductus et in Tiberini submissus est (33, 6-7).

Ci sono altri oggetti descritti nelle biografie, che rivelano una natura diversa. Inserito in una successione crescente di presagi e responsi ora- colari, Adriano riceve, nel corso della seconda spedizione dacica, un singolare omen imperii. Traiano ricompensa la sua virtù militare con il dono di una adamas gemma ricevuta a sua volta da Nerva (Hadr. 3, 7).

Nella tradizione lapidaria questa pietra, per la sua invicta vis, possedeva delle virtù intrinseca- mente legate al potere del re 37. Il simbolismo allusivo del passo rende questo dono prezioso un segno di predestinazione eXV Imperium. E questa investitura viene presentata come un atto consapevole di Traiano. Il compilatore del passo ci fornisce un indizio che fa pensare ad una fonte favorevole all'adozione di Adriano, che difficilmente può essere identificata con quel Mario Massimo che poco prima ci descrive un Traiano per nulla entusiasta del matrimonio di Adriano con sua nipote 38. Ci resta l'autobio- grafia di Adriano, che traspare come fonte anche di 3, 3 e 3, 5 39.

Improntata ad un classicismo nostalgico è l'e- vocazione degli averi di Calpurnia, in Tyr. trig. 32, 6, ove si raccoglie una tradizione secondo cui perle di una preziosità pari a quelle di cleo- patrana memoria vennero possedute da una donna che con la regina egizia non sembra condividere i mores. Nel corso della presenta- zione delle brevi biografie dei trenta tiranni, Tito è presentato come un uomo di una certa utilità per la res publica. Per sei mesi riuscì a

contrapporsi alì'imperium di Massimino, usur- patore forse neanche per sua spontanea volon- tà: purtroppo parum felix in imperio, finì ucciso, si rammarica il biografo, dai suoi soldati. Ai suoi meriti si aggiunga che era sposato a Cal- purnia, sancta et venerabilis/emina il cui casa- to pare discendesse da L. Calpurnio Pisone Ce- sonino, console nel 148 d. C. Senza entrare nel merito della veridicità dei dati biografici e storici 40, ci interessano gli elementi che qui il biografo mette in campo per legittimare la nobiltà della donna, e le loro possibili implicazioni, I riferimenti non sono così diretti ed immediati. Un altro elemento sembra avvicinare Calpurnia a Cleopatra. Il ricordo di Calpurnia è affidato in primo luogo ad una statua acrolitha sed aurata nel tempio di Venere. Uno degli uniones ài Cleo- patra finì secondo una tradizione riferita da Dio 51,22,3 ai lobi della statua di Venere al Pantheon, dove fu anche dedicata un'imago aurea della regina egiziana. La vicenda di Calpurnia potrebbe essere modellata sul passo di Cassio Dione, o sulla tradizione ancora vitale in età tardo antica riguardo la tryphé di Cleopatra. L'immagine acrolithamA1 et auratam di Calpurnia poteva comunque essere stata realmente dedicata in un luogo adibito al culto di Venere.

Che la stirpe di Calpurnia appartenesse ad una classe opulenta si deduce dalle sue perle. La claritas della sua origine era commemorata ed expressa su una lanx d'argento del peso di cento libbre 42, sulla quale molti poeti dell'epoca si esercitarono in carmi elogiativi. Le lances centenariae venivano tesaurizzate nei patrimo- nia di famiglia del buon tempo antico 43, come Vargentum grave rustici patris sine ullo nomine artificis in Sen. dial. 9, 1, 7, o in 12, 11, 3: et antiquis nominibus artificum argentum nobile. Plinio il Giovane parlerà di cena non minus nitida quam frugi in argento puro et antiquo (Plin. epist. 3, 1, 9)- In occasione del donativum consolare di Giustino II i senatori sfileranno per ricevere piatti d'argento pieni di monete d'oro: bine vetus argentum, formas speciesque nova- tum / in varias, pressum titulis sculptumque figuris / excelsisportant umeris. (Coripp. lust, iv, 109-11) Gli uniones Cleopatrani come la lanx possiedono lo stesso sapore di rievocazione di un'aurea nobilitas, quando i membri dell'antica aristocrazia potevano aspirare a parvenze regali. E in questa rievocazione si stemperano i toni diatribici con cui argento e perle vengono trat- tati dal filone moraleggiante.

La consistenza che assumono questi oggetti mentre transitano attraverso i testi riceve di volta in volta nuove determinazioni. L'oggetto viene alla fine ad essere costituito da un insie-

Gli imperatori della Historia Augusta

me di pratiche, usi, interpretazioni, che fondano e sottostanno al patrimonio tràdito della storio-grafia, della poesia, della letteratura classica. In ultima analisi non è necessario cercare di ricon-durre questi dati ad una verosimiglianza storica, che raramente esiste nel nostro caso. Le gemme 'imperiali' di Eliogabalo, i suoi vasa onychina, o la patera d'oro che Aureliano ha ricevuto come dono dal monarca persiano (in Aurel. 5, 5: su cui cfr. J . STRAUB, Aurelian und die Axumiten, in BHAC 1975-6 (1978), PP . 269-90; R. TURCAN in BONAMENTE-DUVAL, Colloquium Parisinum, pp. 287-309), svelano la virtO che possiede un'immagine, anche se narrata, ad esprimere un'ideologia, una mentalità o una visione, e ad interferire in maniera complessa con i fatti nar-rati dalla storia.

Dopo una prima catalogazione di tutte le descrizioni di manufatti relativi alla categoria delle arti suntuarie, sono stati selezionati alcuni passi dell'Historia Augusta dove si tratta di oggetti o materiali del luxus imperiale: it dia-mante (adamas gemma, in Hadr. 3, 7), le fibule (fibula sine gemmis, in Hadr. 10, 4-5; fibula gemmata et aurea, in Gallien. 16, 4; media etiam coclide veluti fibula muliebri, in Tyr. trig. 30, 14; fibula gemmata, in Carin. 17, 1 etc.), altri tipi di pietre preziose, come smaragdi, ceraunii, hyacincti, uniones °.

Non viene fornita una lettura o interpretazio-ne dci brani scelti. La funzione di commentare" viene svolta invece da una raccolta di brani di autori antichi che permettono, tramite una lettu-ra intertestuale, il delinearsi di una sorta di sto-na "archeo1ogica e genealogica " degli oggetti. Vengono cos! messe in luce le pratiche discorsi-ye nelle quali essi assumono di volta in volta valori e funzioni diverse, manifestano continuitit o interruzioni ideologiche, sono soggetti ad usi che cambiano. Le fonti correlate appartengono ad un arco cronologico ampio, che va dal H se-colo a. C. (solo per i passi di interesse gemmo-logico si b fatto ricorso al lapidario di Teofrasto, in un altro caso a Senofonte) al vi d. C. (in casi particolari è stato necessario estendere i riferi-menti per la ricorrenza di alcuni usi fino ad eta bizantina), con una maggiore attenzione per gli autori latini in quanto i testi sono stati reperiti principalmente in base ad un criterio lessica-le consultando le singole voci del Th. L. L., del Lexicon del Forcellini, della RE e del Darem-berg, Dictionnaire, ma anche greci dove ii con-fronto si b ritenuto indispensabile

Questo metodo ha permesso di ricostruire dunque una consistenza letteraria degli oggetti, svincolata dai loro possibili riferimenti o con-cordanze con I monumenti della cultura mate-

riale archeologica o con l'epigrafia. A seconda dci generi, essi vengono inSeriti in formule reto-riche, rimandi e topoi di volta in volta diversi, propri dci diversi contesti narrativi. Si viene a delineare attraverso questi richiami intertestuali un cotTpus di sapere che è transitato in forma pin o meno diretta nell'Historia Augusta, nd corso della sua costituzione e stratificazione progressiva 46 Uno sguardo d'insieme a questi oggetti di lusso o simboli del potere e della regalitã ed una pin attenta analisi dci valori che assumono nel corso del tempo e nei vari conte-sti narrativi potrebbe confermare che il testo ha avuto almeno una Stesura o rielaborazione pin tarda di quando dichiara di essere stato scritto. Gli usi di alcuni manufatti non trovano rispon-denza nelle altre fonti prima del tardo Iv secolo. Gli usi letterari o i valori simbolici degli oggetti possono contribuire alla ricostruzione del milieu in cui è avvenuta la scrittura dell'Historia Au-gusta o il suo contesto di fruizione.

A completamento della raccolta di fonti viene presentato un glossario che raccoglie i termini pin usuali e rappresentativi trovati nel corso di questa indagine sulle Vitae, in cui si tenta di ripercorrere e di sottolineare le analogie o le fratture che sono apparse, attraverso Ic testimo-nianze scritte, negli usi e nelle interpretazioni di questi oggetti.

NOTE

'Cfr. L. FINOT, Lapidaires, Introduction, p. iii, e note 2-3. 2 ATHEN. 12, 512 a-h. 3 ATHEN. 12, 513f.

ATHEN. 12, 539. Per una panorarnica sugli storici di Alessandro cfr. L.

PEARsoN, The Lost Histories of Alexander the Great; London 1960. Cfr. PLUT. Alex. 46. In ATHEN., 12, 514 c-f; 539 d. HER0D. 7, 27: la vite era accompagnata da on platano

d'oro, per II quale cfr. XENOPH. Hell. 7, 1, 38 e PLIN. nat. 33, 137. La descrizionc delloggetto ritorna nella pseudo episto-Ia di Alessandro ad Aristotele (Ems-t. Alex. 193, 1 ss.): Vi-neam quo que solidam auro sarmentaque inter coin innas pendentem miratus sum. In qua folia aurea fuerunt racemi-que cystal!ini, qui et lvchnidihus erant intepositi clistinguen-tibus smaragdis [.1 Foris in clomus parietihus avium inn u?ne rahilia genera variis colorihres oberraverunt inter aureas pla-tanos.

9 Cfr. PATJS. 10, 38, 5; Teodoro di Sarno e nato secondo Pausania ii primo che, insieme a Roico, sperimento la fusione a cera persa per ii bronzo. Secondo HIMEIt. ccl. 31, 8 anche la vite era opera sua, smentendosi peraltro suhito dopo con il dire che essa costituiva una tipica manifestazionc della tryphb dci Mcdi. Su Teodoro c le problernatiche attrihuzioni cfr. M. VICKERS, Early Greek coinage, a Reassessment, in NC 145. 1985, in particolare pp. 13-15, e nota 108, p. 15.

Cfr. PAUS. 8, 14, 8; anche in PUN. nat. 37, 4 viene narrata


me di pratiche, usi, interpretazioni, che fondano e sottostanno al patrimonio tradito della storio- grafia, della poesia, della letteratura classica. In ultima analisi non è necessario cercare di ricon- durre questi dati ad una verosimiglianza storica, che raramente esiste nel nostro caso. Le gemme 'imperiali' di Eliogabalo, i suoi vasa onychina, o la patera d'oro che Aureliano ha ricevuto come dono dal monarca persiano (in Aurei. 5, 5- su cui cfr. J. Straub, Aurelian und die Axumiten, in BHAC 1975-6 (1978), pp. 269-90; R. Turcan in Bonamente-Duval, Colloquium Parisinum, pp. 287-309), svelano la virtù che possiede un'immagine, anche se narrata, ad esprimere un'ideologia, una mentalità o una visione, e ad interferire in maniera complessa con i fatti nar- rati dalla storia.

Dopo una prima catalogazione di tutte le descrizioni di manufatti relativi alla categoria delle arti suntuarie, sono stati selezionati alcuni passi deWHistoria Augusta dove si tratta di oggetti o materiali del luxus imperiale: il diamante {adamas gemma, in Hadr. 3, 7), le fibule {fibula sine gemmis, in Hadr. 10, 4-5; fibula geminata et aurea, in Gallien. l6, 4; media etiam coclide veluti fibula muliebri, in Tyr. trig. 30, 14; fibula gemmata, in Garin. 17, 1 etc.), altri tipi di pietre preziose, come smaragdi, ceraunii, hyacincti, uniones^.

Non viene fornita una lettura o interpretazione dei brani scelti. La funzione di «commentare» viene svolta invece da una raccolta di brani di autori antichi che permettono, tramite una lettura intertestuale, il delinearsi di una sorta di storia «archeologica» e «genealogica» degli oggetti. Vengono così messe in luce le pratiche discorsi- ve nelle quali essi assumono di volta in volta valori e funzioni diverse, manifestano continuità o interruzioni ideologiche, sono soggetti ad usi che cambiano. Le fonti correlate appartengono ad un arco cronologico ampio, che va dal II secolo a. C. (solo per i passi di interesse gemmo- logico si è fatto ricorso al lapidario di Teofrasto, in un altro caso a Senofonte) al vi d. C. (in casi particolari è stato necessario estendere i riferimenti per la ricorrenza di alcuni usi fino ad età bizantina), con una maggiore attenzione per gli autori latini in quanto i testi sono stati reperiti principalmente in base ad un criterio lessica- le consultando le singole voci del Th. L. L., del Lexicon del Forcellini, della RE e del Darem- berg, Dictionnaire, ma anche greci dove il con- fronto si è ritenuto indispensabile 45.

Questo metodo ha permesso di ricostruire dunque una consistenza letteraria degli oggetti, svincolata dai loro possibili riferimenti o con- cordanze con i «monumenti» della cultura mate-

riale archeologica o con l'epigrafia. A seconda dei generi, essi vengono inseriti in formule reto- riche, rimandi e topoi di volta in volta diversi, propri dei diversi contesti narrativi. Si viene a delineare attraverso questi richiami intertestuali un corpus di sapere che è transitato in forma più o meno diretta ne\\'Historia Augusta, nel corso della sua costituzione e stratificazione progressiva 46. Uno sguardo d'insieme a questi oggetti di lusso o simboli del potere e della regalità ed una più attenta analisi dei valori che assumono nel corso del tempo e nei vari contesti narrativi potrebbe confermare che il testo ha avuto almeno una stesura o rielaborazione più tarda di quando dichiara di essere stato scritto. Gli usi di alcuni manufatti non trovano rispon- denza nelle altre fonti prima del tardo IV secolo. Gli usi letterari o i valori simbolici degli oggetti possono contribuire alla ricostruzione del milieu in cui è avvenuta la scrittura áeWHistoria Au- gusta o il suo contesto di fruizione.

A completamento della raccolta di fonti viene presentato un glossario che raccoglie i termini più usuali e rappresentativi trovati nel corso di questa indagine sulle Vitae, in cui si tenta di ripercorrere e di sottolineare le analogie o le fratture che sono apparse, attraverso le testimo- nianze scritte, negli usi e nelle interpretazioni di questi oggetti.

NOTE

1 Cfr. L. Pinot, Lapidaires, Introduction, p. m, e note 2-3. 2 Athen. 12, 512 a-b. •'Athen. 12, 513f. "Athen. 12, 539. ' Per una panoramica sugli storici di Alessandro cfr. L.

Pearson, The Lost Histories of Alexandei-the Great, London I960. s Cfr. Plut. Alex. 46. 7 In Athen., 12, 514 e-f; 539 d. "Herod. 7, 27: la vite era accompagnata da un platano

d'oro, per il quale cfr. Xenoph. Hell. 7, 1, 38 e Plin. nat. 33, 137. La descrizione dell'oggetto ritorna nella pseudo episto- la di Alessandro ad Aristotele (Epist. Alex. 193, 1 ss.): Vi- neam quoque solidam auro sarmentaque inter columnas pendentem miratus sum. In qua folia aurea fuerunt racemi- que crystallini, qui et lychnidibus erant interposi!i distinguen- tibus smaragdis [.,.] Poris in domusparietibus avium innume- rabilia genera variis coloribus oberraverunt inter aureas plá- tanos.

9 Cfr. Paus. 10, 38, 5; Teodoro di Samo è stato secondo Pausania il primo che, insieme a Roico, sperimentò la fusione a cera persa per il bronzo. Secondo Himer, ed 31,8 anche la vite era opera sua, smentendosi peraltro subito dopo con il dire che essa costituiva una tipica manifestazione della tryphé dei Medi. Su Teodoro e le problematiche attribuzioni cfr. M. Vickers, Early Greek Coinage, a Reassessment, in NC 145, 1985, in particolare pp. 13-15, e nota 108, p. 15.

10 Cfr. Paus. 8, 14, 8; anche in Plin. nat. 37, 4 viene narrata

10

Alessancira Brcwi

la parabola dell'anello, con la variante che La pietra secondo Plinio sarebbe stata una sardonice, si credimus, dedicata da Livia nettempio della Concordia di Tiberio, ma intacta illiha-taque, ovvero non incisa. Forse, ma non necessariamente, dello stesso anello parla CLEM. ALEX., pcied. 3, 59, 2, quando dice che Policrate fece uso di on sigillo con una lira incisa.

Cfr. PUN. nat. 37, 8. Cfi. gli esempi di Samo, Sibari e Colofone in ATHEN, 12,

525-6. Una clelle leggi suntuarie, la Lex Licinia c/c sumptu

minuendo del 140 a. C. tramandata in GELL. 2 7 24, 7 e MACE. Sat. 3, 13, 7, contempLa restrizioni sull'usufrutto dci prodotti agricoli: quidquid esset natuin e terra, cite, arhore promisce atque indefinita largita est.

Cfr. PLATO, rep., 370e-371a; 372e; MosT., pout., 1256 a41; 1256 h7; 1257b5; P. VEYNE, Mythe et rhalith de l'autarchie a Rome, in La socihth romaine, Paris 1981, pp. 131-162. Stille teorie platoniche ed aristoteliche riguardo alle pratiche del commercio e l'economia delta polis cfr. anche A. GIARDINA, Ii commercio romano tra utopia e rca/ta. in Optima Hereclitas, sapienza giuriclica romana e con oscenza c/eli 'ecumene, Milano 1992, pp. 205-22.

PUN. nat. 6, 101; P. VEYNE, Rome decant la pretenclue .fuite de l'or; mercantilisme on politique discipuinaire?, tra i saggi raccolti in P. VEYNE, La socihté romaine, Paris 1981, pp. 131-214. Sul concetto di autarchia come retaggio del pensiero cinico-stoico filtrato in autori come Plinio attraverso tin filone moralistico di tipo catoniano cfr. S. CITRONI-MARCHETTI, Filosofia e icleologia ne/ia Naturalis Historia di Plinio, in AiVRW H, 36, 5, pp. 3248-3306.

Cfr. l'analisi e linterpretazione delle leggi suntuarie in M. BONAMENTE, Leggi suntuarie e loro motivazioni, in Tra Grecia e Roma. Temi antichi e metodologie moderne, Roma 1980, p. 67 ss.; G. CLEMENTE, Le ieggi sal lasso e la societci romana tra iii e ii secolo a. C., in Societh romana e produzione schiavisti-ca. Mode/li etici, diritto e trasfbrmazioni soda/i, a cura di A. GIARDINA, A. SCHIAVONE, Roma, Bari 1981, p. 1 ss.

Cfr. Liv. 39, 6, 7: Luxuriae cairn peregrinae origo oh exer-citu Asiatico invecta in urhern est; cfr. A. LA PENNJ\, La legitti-inazione del lasso privato c/a Ennio a Vitruvio, in Maia. 41, 1989, pp. 3-34.

La legge naturale a Gui gli organismi politici sottostannO, come tutti gli organismi viventi, e in Polihio: D. Mus ,n, Poiihio e i'imperialismo rornano, Napoli 1978.

SAUL. lug. 96, 1; TAG. ann. 16, 3: Gliscehat interim luxuria spe inani, consurnehanturque veteres opes quasi oh/otis, qrtas inuitos per annos prodigeret.

Cfr. Th. L. L. s. bv. luxua; luxus. 21 Per

it concerto di luxuria come pendant delta tryphh

greca e per la fiyphe come conseguenza del processo di acculturazione cfr. G. NENCI, Trvphd e colonizzazione in Modes de contacts, pp. 1019-1031

Con l'ascesa di Caligola cadono Ic basi istituzionali delta successione at principato quali erano state poste da Augusto. Caligola non ebbe mai L'irnperiumproconsulare nh la tribuni-cia potestas. L'imperatore propone una nuova immagine del pnincipe ed una nuova concezione delta regalith improntata a modelli tolemaici (deificazione di DrusilLa dopo la monte; niva-lutazione dci culti egizi cli Isicle) e partici. Per una formulazio-ne dcl problema deli'attribuzione a Caligola di una concezio-ne autocratica dell'imperium cfr. M. PANT, Lotte per ilpotere e vicende dinastiche. I/princ(batofra Tiberio e Nei-one, in Storia di Roina, II, 2, Torino 1991, pp. 235-42, e bibliografia in parti-colare nelLe note 22-25. Cfr. SVET. Cal. 52; AUR. VICT. Goes. 3, 13; EPIT. 3, S.

26 CR. AUR. VICT. Goes. 39; EPIT. 35; 41. A. CHASTAGNOL, Autour du theme du princeps clausus, in

BHAC 1982-3 (1985), pp. 149-161; SIN. regn. 15. 29 L'utilizzo di termini come honi, honi tin, dos, prisco vii-

lus, etc. ha una precisa funzione nettentativo di autorifoncla-zione ideologica da parte della pars me/ior o dell'Clite della nobiLtC senatoria nel iv secolo. Per una visione aggiomnata sulla hihliografia riguarclo alla rinascita senatoria alLa fine del iv secolo cfr. S. RODA, Nohiltd hunocratica, anistocrazia, nohi/td pnovincia/i, in Storia c/i Roma, III, 1, Torino 1993, pp 643-74.

26 A. CHASTAGNOL, Ic sCnot dons /'cxsuvre c/c Svmmaque, in Colloque genevois srir Symmaque, Paris 1986, pp. 73-82; Chastagnol puntualizza che dal ill secolo, clopo Diocleziano, it Senato non confenisce piO it potere legate all'imperatore; cfr. AuR. VICT., Goes. 37, 5.

27 L. C1IACCO-RUGGINI, Simmaco.' otia e negotia di c/asse, .fra conservozione e ninnovamento, in Colloque genecois sun Symmaque, Paris 1986, pp. 97-116; in questa ottica cfr. l'anali-si delL'ideologia religiosa di matnice senatonia contraria a forme cultuali allotnie considerate penicolose at fine di preser-vane Ia nomana religio e che si nivela in modo palese nella denigrazione sistematica delta figura di on Eliogabalo enotei-sta e nella speculane esaltazione delta s'rouaAia neligiosa nispet-tosa dci culti tradizionali nonchh di quelli cnistiani e giudaici di Seveno Alessandro, in L. CRACCO-RUGGINI, E/agaha/o, Gostantino e i cu/ti "siriaci ne/la Histonia Augusta, in BONA-MENTE-DUVAL, Colloquium Parisinum, pp. 123-146, con nicca bibliografia; inoltre R. TURCAN, Hhliogahole et /e socre cia Soled, Paris 1985; In., Le cu/te imperial an ni sihcle, in ANRV' II, 16, 2, pp. 996-1084.

29 Per i fnammenti di Ausonio cfr. MGI-J auct. ontiq. v, 2, pp. 112-119. Per i niferimenti ai suoi Goesores rispetto at pnogetto ispiratore dell'Historia Augusta cfn. J . P. CALLU, Vies c/Hac/rien, Introduction, pp. xv-xvl, nota 23; p. XVIII e nota 31 per gli Anna/es di Nicomaco Flaviano: ID., Venus avant Verus. in BONAIVIENTE-DUVAL, Co/loquii on Panisin run, pp. 101-22.

Cfr. F. PASCI-1OUD, in Historio, Special, 8, nov.-clic. 1990, P. 100.

Cfr. SEN. epLct. 123, 7: Omnes ions mu/os hahent qui cry-stollina et incnzina et cae/ata snagnorum artzficum manu por-tent; inoltre dial. 7, 9 7 3: Uideo istid crFsto//ino, quorum accenc/it fhagi/itas pretium I...] Uideo mu rreo pocula.' pal-1,1777 scilicet /nlxunia nsagno fuerit. nisi, quocl uomanl copacihus gemmis inter se pnopinauenint.

In DIG. 33, 10, 3. 4 (PAUL.): Dc munninis et crystal/mis duhitori potest an deheant ac/numeroni supe//ectili propter cxi-rnicun usuin etpretiuln.

92 Cfn. Venus 10, 8: fu it [.1 vitae semper luxuniosae otque in plant bus Nero; PLIN. nat. 37, 19; 29.

11 Cfr. i pondera gernmoe di Canino in MART. 11, 37, 4; un panagone stningente in ADNOT. Lucon. 10, 140: cu/ta que iciho-rot onus enim focit inagnituclo gemmorum, oppune AENOIT. nat. 2, 41: at divini pond/enis et grovitotis oh/itoe gemincis /api/los margaritas castitatis clispendio conporanent e Ioitn. Rom. 251: pulpurea testis ingentihus ohstricta gemnsis.

Per Ic perle nei calzari di Caligola e Nerone cfn. PLIN. nat. 37, 17.

Cfr. it console che ei'ocle i bondi del ca/Lx myrrhinus in PUIN.

not. 37, 18 oh omorem e S. CrncoNI-MARCHnFnI, Plinio ii Vecchio e /0 tradizione del morolisrno romano, Pisa 1991. p. 238.

PLIN. not. 37, 29: Nenone infrange due calici di cnistallo: Hoed fuit ultio saeculctm suum punienlis, ne quis alias mis hi beret. Fragmenta sancini nullo moc/o queunt; Ant. Heliog. 33, 6: dicens etidiin mortem suom pretiosam esse c/ebere et ad spe-diem /uxuniae, at diceretur nemo sic penisse.

10 Alessandra Bravi

la parabola dell'anello, con la variante che la pietra secondo Plinio sarebbe stata una sardónice, si credimus, dedicata da Livia nel tempio della Concordia di Tiberio, ma intacta illiba- taque, ovvero non incisa. Forse, ma non necessariamente, dello stesso anello parla Clem. Alex., paed. 3, 59, 2, quando dice che Policrate fece uso di un sigillo con una lira incisa.

" Cfr. Plin. nat. 37, 8. 12Cfr. gli esempi di Samo, Sibari e Colofone in Athen. 12,

525-6. 13 Una delle leggi suntuarie, la Lex Licinia de sumptu

minuendo del 140 a. C. tramandata in Gell. 2, 24, 7 e Macr. Sat. 3. 13, 7, contempla restrizioni sull'usufrutto dei prodotti agricoli: quidquid esset natum e terra, vite, arbore promisee atque indefinita largita est.

"Cfr. Plato, rep., 370e-371a; 372e; Arist., polit., 1256 a4l; 1256 b7; 1257b5; P. Veyne, Mythe et réalité de l'autarchie ä Rome, in La société romaine, Paris 1981, pp. 131-162, Sulle teorie platoniche ed aristoteliche riguardo alle pratiche del commercio e l'economia della polis cfr. anche A. Giardina, Il commercio romano tra utopia e realtà, in Optima Hereditas, sapienza giuridica romana e conoscenza dell'ecumene, Milano 1992, pp. 205-22.

15 Plin. nat. 6, 101; P. Veyne, Rome devant la prétendue fuite de l'or: mercantilisme ou politique disciplinaire?, tra i saggi raccolti in P. Veyne, La société romaine, Paris 1981, pp. 131-214. Sul concetto di autarchia come retaggio del pensiero cinico-stoico filtrato in autori come Plinio attraverso un filone moralistico di tipo catoniano cfr. S. Citroni-Marchetti, Filosofia e ideologia nella Naturalis Historia di Plinio, in ANRW, il, 36, 5, pp. 3248-3306.

16 Cfr. l'analisi e l'interpretazione delle leggi suntuarie in M. Bonamente, Leggi suntuarie e loro motivazioni, in Tra Grecia e Roma. Temi antichi e metodologie moderne, Roma 1980, p. 67 ss.; G. Clemente, Le leggi sul lusso e la società romana tra m e il secolo a. C., in Società romana e produzione schiavisti- ca. Modelli etici, diritto e trasformazioni sociali, a cura di A. Giardina, A. Schiavone, Roma, Bari 1981, p. 1 ss.

17 Cfr. Liv. 39, 6, 7; Luxuriae enimperegrinae origo ah exercitu Asiatico inuecta in urbem est-, cfr. A. La Penna, La legitti- mazione del lusso privato da Ennio a Vitruvio, in Maia, 41, 1989, pp. 3-34.

"La legge naturale a cui gli organismi politici sottostanno, come tutti gli organismi viventi, è in Polibio: D. Musti, Polibio e l'imperialismo romano, Napoli 1978.

"Sail. Lug. 96, 1; Tac. ann. 16, 3: Gliscehat interim luxuria spe inani, consumehanturque veteres opes quasi oblatis, quas multos per annos prodigeret.

20 Cfr. Th. LrET, s. hv. luxuria-, luxus. 21 Per il concetto di luxuria come pendant della tryphé

greca e per la fiyphé come conseguenza del processo di acculturazione cfr. G. Nenci, Tryphé e colonizzazione in Modes de contacts, pp. 1019-1031.

22 Con l'ascesa di Caligola cadono le basi istituzionali della successione al principato quali erano state poste da Augusto. Caligola non ebbe mai \imperium proconsulare né la tribuni- eia potestas. L'imperatore propone una nuova immagine del principe ed una nuova concezione della regalità improntata a modelli tolemaici (deificazione di Drusilla dopo la morte; riva- lutazione dei culti egizi di Iside) e partici. Per una formulazio- ne del problema dell'attribuzione a Caligola di una concezione autocratica dell'imperium cfr. M. Pani, Lotte per il potere e vicende dinastiche. Il principato fra Tiberio e Nerone, in Storia di Roma, n, 2, Torino 1991, pp. 235-42, e bibliografia in particolare nelle note 22-25. Cfr. Svet. Cai. 52; Aur. Vict. Caes. 3, 13; Epit. 3, 8.

23 Cfr. Aur. Vict. Caes. 39; Epit. 35; 41. 24 A. Chastagnol, Autour du thème du princeps clausus, in

BHAC1982-3 (1985), pp. 149-161; Sin. regn. 15. 25 L'utilizzo di termini come boni, boni viri, mos, prisca vir-

tus, etc. ha una precisa funzione nel tentativo di autorifonda- zione ideologica da parte della pars melior o dell'élite della nobiltà senatoria nel iv secolo. Per una visione aggiornata sulla bibliografia riguardo alla rinascita senatoria alla fine del iv secolo cfr. S. Roda, Nobiltà burocratica, aristocrazia, nobiltà provinciali, in Storia di Roma, m, 1, Torino 1993, pp. 643-74.

26 A. Chastagnol, Le sénat dans l'œuvre de Symmaque, in Colloque genevois sur Symmaque, Paris 1986, pp. 73-82; Chastagnol puntualizza che dal m secolo, dopo Diocleziano, il Senato non conferisce più il potere legale all'imperatore; cfr. Aur. Vict., Caes. 37. 5.

27 L. Cracco-Ruggini, Simmaco: otia e negotia di classe, fra conservazione e rinnovamento, in Colloque genevois sur Symmaque, Paris 1986, pp. 97-116; in questa ottica cfr. l'analisi dell'ideologia religiosa di matrice senatoria contraria a forme cultuali allotrie considerate pericolose al fine di preser- vare la romana religio e che si rivela in modo palese nella denigrazione sistematica della figura di un Eliogabalo enotei- sta e nella speculare esaltazione della nouaMa religiosa rispet- tosa dei culti tradizionali nonché di quelli cristiani e giudaici di Severo Alessandro, in L. Cracco-Ruggini, Elagabalo, Costantino e i culti "Siriaci- nella Historia Augusta, in Bona- mente-Duval, Colloquium Parisinum, pp. 123-146, con ricca bibliografia; inoltre R. Turcan, Héliogabale et le sacre du Soleil, Paris 1985; Id., Le culte impérial au m'siècle, in ANRW, il, 16, 2, pp. 996-1084.

2SPer i frammenti di Ausonio cfr. MGH, auct. antiq. v, 2, pp. 112-119. Per i riferimenti ai suoi Caesar« rispetto al progetto ispiratore deT?Historia Augusta cfr. J. P. Callu, Vies d'Hadrien, Introduction, pp. xv-xvi, nota 23; p. xvni e nota 31 per gli Annales di Nicomaco Flaviano; Id., Verus avant Verus, in Bonamente-Duval, Colloquium Parisinum. pp. 101-22.

"Cfr. F. Paschoud, in Historia, Special, 8, nov.-dic. 1990, p. 100.

30 Cfr. Sen. epist. 123, 7: Omnes iam mulos hahent qui ciystallina et murrina et caelata magnorum artificum manu por- tent-, inoltre dial. 7, 9, 3: Video istic crystallina, quorum accendit fragilitas pretium [...] Video murrea poetila; parum scilicet luxuria magno fuerit, nisi, quod uomant, capacibus gemmis inter sepropinauerint.

31 In Dig. 33, 10, 3, 4 (Paul.): De murrinis et crystallinis dubitavi potest an debeant adnumerari supellectili propter eximium usum et pretium,

32 Cfr. Verus 10, 8: fuit [...] vitae semper luxuriosae atque in pluiibus Nero-, Plin. nat. 37, 19; 29.

33 Cfr. i pondera gemmae di Carino in Mart. 11, 37, 4; un paragone stringente in ADNOT. Lucan. 10, 140: cultuque labo- ral onus enim facit magnitudo gemmarum, oppure Arnob. nat. 2, 41: ut divini ponderis et gravitatis oblitae gemmas lapillos margaritas castitatis dispendio conpararent e Iord. Rom. 251: pwpurea vestís ingentibus obstricta gemmis.

34 Per le perle nei calzari di Caligola e Nerone cfr. Plin. nat. 37. 17.

33 Cfr. il console che erode i bordi del calix myrrhinus in Pun. nat. 37, 18 ob amorem e S. Citroni-Marchetti, Plinio il Vecchio e la tradizione del moralismo romano, Pisa 1991, p. 238.

36 Plin. nat. 37, 29: Nerone infrange due calici di cristallo: Haec fuit ultio saeculum suum punientis, ne quis alius iis biberet. Fragmenta sarciri nullo modo queunt; Ant. Heliog. 33, 6: dicens etiam mortem suam pretiosam esse debere et ad spe- ciem luxuriae, ut diceretur nemo sic perisse.

Gil imperatori della Historic! Augusta

11

Sull'invincibilith del diamante cfr. le fonti raccolte in rela-zione ad Hadr. 3, 7. maItre per la tradizione scientifica e let-teraria sulla gemma cfr. PUN. nat. 37, 55; JUL. VAL. 3, 23, dove la regina Candace, netpalazzo di Meroe, presenta Alessandro con una corona risplendente di diarnanti e in Hist. Alex. (rec. L, nelI'edizione curata da M. Centanni, Torino 1991): Kai iO' T/Js3paç &Ka rropcuo[LsOJou ahTou hthwmu a6754 7 KouSdeq SsJpa /lamhuca, ical ayP,tauor' aha/.tavTL cod rroAhTL/lor' Kai Ouipaica &' ohctrir'wr' cal /3qp6AAwv. Singolarmente un signifi-cato apotropaico sembra essere attrihuito ad una corona di diamanti in un'apera letteraria indiana del vu Sec. d. C., [a Dcilokumãracarita di Dandin, per cui cfr. G. WOJI'ILLA, Indian Precious Stones in the Ancient East and West, in Acta Orientalia, 27, 2, pp. 211-224, in particolare p. 214 e n. 20. Per quanta riguarda poi i valori attribuiti a questa pietra dai lapidari clell'India cfr. Glossario S. V. ADAMAS.

Hadc 2, 10. Hadr. 3, 3: quanclo quidem et induisisse vino se dicit

Trciiani inorzbu.s ohsequentein; 3, 5: in quo magistratu ad per-petuain tribuniczam potestatem omen .cihi Jactum aclserit, quad paenulas amiserit, quihus uti trthuni plehis piuciae tern-pore solehant, imperatores autem nuinquam. La fonte di 3, 7 è dubbia per Winterfeld (cfr. P. VON WINTERFELD,

Statzschluji'studien zrtr Historia Augusta, in R&M, 57, 1902,

pp. 549-558) che ritiene "ad spein successionis erectus" inter-polazione tarcia. B. MaucuovA (cfr. Omina mortis in der Historia Augusta, in BHAC 1968169 [19701, p. 114) e Y. DE

Kisci-i (cfr. Sur queiques omina imperii dans l'Histoire Auguste, in EEL. 51. 1973, p. 195) collocano l'avvenimento tra gli amino imperil, pnnendolo in relazione con la perdita del sigillo in punto cli morte (Hadr. 26, 7-9), ma ci sembra eEc li-dentificazione Ira it diamante e l'anello signatorio non trovi conferma nettesto. J . P. CAJ.1.0 (Vies ciHacirien, p. 94, nota 3) vi legge pih correttamente tin cosciente atm politico di prede-stinazione all'imperium, e potremmo concordare con LECRI-

VAIN (cfr. CH. LECRIVAIN, Etudes stir i'Histoire Auguste, Paris 1904, p. 104) nell'attribuirlo ad una fonte comunque favorevn-le alI'adozione.

Su cui cfr. j. STRAU1I. ('olpurnia univira, in BHAC, 1966-67 (1968), pp. 101-118; A. CI-IA5TAONOL, Recherches sur l'HA, Bonn 1970. p. 113 as.

Cfr. A. MAU, in RE 11198-9 s. r'. abrolithon. ' 2 Per lanx(cavasque lances, MART. 11, 31, 19; quadrata rd

rotunda, c'eipura an coelata, DIG. 6, 1, 6 PAul..) A intende un

piatto usata in ambito rituale (cfr. AcJSON. p. 134, 5 Prete) turi-hula et paterae, quae tertia uasa deum? ianx in cui si dispo-neVana Ic primizie per gli dci (sire sotura a lance, quae rejer-to cams ;nuitnsque primitis in sacro apuctpriscos dis in/crc-hatur, SVET. frg. p. 20, 10 Reiff.), come dana augurale durante i Saturnalia, a vassoio nei banchetti profani. Come sinanima di kmnx viene anche inteso in epoca tarda it termine discus, e

missoriuln (cfr. GLOSS. v 111, 11 Lances. cliscum. missoria; discus in BREV. de Hier. 2a; missurius in 21)), ad indicare i grandi piatti da parata usati dagli imperatori del Basso Impera come doni nelle sacrae largitiones.

11 Grandi lances sono attestate a Roma paco prima delta guerra di SiJIa (faclae sunt lances e cenlenis iihris algenti, plO di 150 pezzi), muitosque oh easproscriptos dolo concupiscen-tiurn (PUN. nat. 33, 145). Sotto it principato cli Claudia it aria schiava Drusiliano, amministratare delta Spagna citeriare, pas-sedeva tin piatto di 500 lihhre, per la era fahbricaziane era stata costruita appasitamente un'officina, e altri 8 di 250 tit)- bre. Esemplari di toreutica di Mentore dovevano essere a Rama net tempia di Diana Efesina e sul Campidoglia, bruciati net356 e 83 a. C. L'argenteria anticaacquistava valare: Pi.iN. nat. 33, 157 subitoque or- haec ito exolevit, at solo iam vent-state censeatur cisuque attritis coelaturis sic, nefigura discerni possit, auctaritas constet. Con la rarefazione clell'argenta già net Ia secolo cI. C. (J'ultimo procurator argentariaruin 6 atte-stato net274, e le miniere spagnole e quelle illiriche doveva-no essere armai insufficienti) Si camincih a procedere ad ammende, canfische, tasse, alla rifusiane di statue antiche a at saccheggio dci tesori dci templi a clelle chiese. Largcnto tesaurizzato circolava comunque tramite eJargizinni come la spar-ia consolare. Per tutti questi temi c Ic fonti a riguardo cfr. DEUSIAIIIE, Laqgesses, in particolare p. 471 ss., 563 ss. Netteso-ro di Costantino Parfirogenito era ancara canservato an piatto del tarclo lv secala n deIl'inizio del v con it name del prefetto clell'urbe Jordanes (CoNsr. PoltI'lsvR. them. Bonn 1840, p. 15): ihoii dpi) diOç civOurrcl you. 8ydoeo 68 do rotc K67Ie p6 votg /IAAoç ytc aparqAcinc no n//ar' rraTpIctac, Touoo/la 70p(5cir'qç, 06 TLIIóç elm yd dpyuptl 1Jtv906pta TO 600)zArr a, c'Irrep K617-Fat do r45 arnAict4 0e0_taptq, dcci ypaçtr)v

Pxor'ya yoicli.'6c lophth.'ou oTpa yrjha you rrç Ova ron/c cal ydo Aoirrthv POvtOv 'mud bab nv qtcpOv 'AoIav".

Per Lin elenco completo dci materiali cantenuti nei passi presi in csame Si rimanda all'Eienco del rnciteriali v dci passi corrispondenti.

Le fonti correlate a ciascun passo scelto vengana presen-tate in ordine cronologico tenendo canto, ave è possibile. delta data di nascita clegli autori. I glassari e i lessici sona stati pasti all'inizio, suhito dopo i par-i; Ic fonti giuridiche alla fine.

Recentemente la tenria evolutiva delta camposiziane clell'Historia Augusta 6 stata riformulata compiutamente clalla scuola francese. Cfr. l'intraduziane in CALLcJ, Vies d'Hadrien; In. Verus avant Verus, in BONAMENTE-DUVAL. Colloquium Parisiizurn, pp. 101-22; anche R. Turcan aderisce alla tearia di p11.1 livclli reclazianali savrappasti, can una prima reclazionc di an brian starica a ignatus, lultima cli on eclitare-reclattore-interpolatore finale; cfr. R. TURCAN, Les Monuments Figures dons l'Histaime Auguste, ibid., P p. 287-304: In., Heliog., Introduction, PP . 59-77.

i. Adamas

AEL. SPART. Hacir. 3, 7 Quare aclamante gemma, quam Traianus a Nerva acceperat, clonatus ad spem successionis erectus est.

TEOI'FIR. lapid. 3, 18-19 S42iAo 6 v yuoç arl A/Rev [...J dv8paç caAodjeeooç, [.1 oh caíeTat 8 6 rrepL MiAi Toil yu11t0cr67ç div do 5rrep cal rà dywua. caAohar 6 Piohpaca cal yo0roo. 8 cal Oaugaaóv CO'TLll, - 8/i OLOi yap Tpórrou Twd cal yó you cibci/iauToç, - oti yap oRe' dicirrep i /d190-77pLq cal rdqlpa 66etu' dlv (5td TO pq8Oo 8crv bypóo

DIon. SIC. 16, 5, 4 acrO 68 ratlra 6oOq daurOo Ac 13I011 eiprjuucOv OfOA rue (L011 rwo uTpaTLoTwll raç dv TaLc TTOAE/JtKoLç yu/evau/ac, ieyturrv 64 TIRe ,cayO r-o E6peicrrpi Suoaureuiio rrapaAa/Sdio yic' dp'i'pi cab yio OccO TOO rraTpOç Aeyopdoqo O6cl11al'TL äehduOat upavoI6a 6t0 yi)u i6/ao cbvauhptar' rrapandfuç dtrdAa/Oeo.

Cv. epbst. 10, 109-10 Illic In silices, illic aclamanta tulisti. / Illic qui silices, Thesea, uincat. babes

MANIL. 4, 926 sic adamas, punctum lapidis, pretiasior aura est.

SEN. dial. 2. 3, 5 Quomodo quorundam lapiclum inex-


57 Sull'invincibilità del diamante cfr. le fonti raccolte in relazione ad Hadr. 3, 7. Inoltre per la tradizione scientifica e letteraria sulla gemma cfr. Pun. nat. 37, 55; lui. Val. 3, 23, dove la regina Candace, nel palazzo di Meroe, presenta Alessandro con una corona risplendente di diamanti e in Hist. Alex. (ree. L, nell'edizione curata da M. Centanni, Torino 1991): Kal ged' rigépaç, Sém mpevogéuov avrov SLSucnu auriS ij KauSdsri Säpa ßamXLKd, icai UTérpavov dSagduTL^on noXvTLgou xai OíópaKa Sl ' ovulúviüp Kai ßripuXXwu. Singolarmente un signifi- cato apotropaico sembra essere attribuito ad una corona di diamanti in un'opera letteraria indiana del vii sec. d.C., la Dasakumàracarita di Dandin, per cui cfr. G. Wojtilla, Indian Precious Stones in the Ancient East and West, in Acta Orientalia, 27, 2, pp. 211-224, in particolare p. 214 e n. 20. Per quanto riguarda poi i valori attribuiti a questa pietra dai lapidari dell'India cfr. Glossario s. v. adamas.

»Hadr. 2. 10. »Hadr. 3, 3: quando quidem et induisisse vino se dicit

Traiani moribus obsequentem; 3, 5: in quo magistratu adper- petuam tribuniciam potestatem omen sihi factum adserit, quod paenulas amiserit, quibus ufi tribuni plebis pluviae tempore solebant, imperatores autem numquam. La fonte di 3, 7 è dubbia per Winterfeld (cfr. P. von Winterfeld, Statzschlußstudien zur Historia Augusta, in RhM, 57, 1902, pp. 549-558) che ritiene -ad spem successionis erectus- inter- polazione tarda. B. Mouchová (cfr. Omina mortis in der Historia Augusta, in BHAC 1968/69 [19701, p. 114) e Y. de Kisch (cfr. Sur quelques omina imperii dans /Histoire Auguste, in PEL, 51, 1973, p. 195) collocano l'avvenimento tra gli omina imperii, ponendolo in relazione con la perdita del sigillo in punto di morte {Hadr 26, 7-9), ma ci sembra che l'i- dentificazione tra il diamante e l'anello signatorio non trovi conferma nel testo. J. P. Callu {Vies d'Hadrien, p. 94, nota 3) vi legge più correttamente un cosciente atto politico di predestinazione M'imperium, e potremmo concordare con Lecri- vain (cfr. Ch. Lecrivain, Etudes sur l'Histoire Auguste, Paris 1904, p. 104) nell'attribuirlo ad una fonte comunque favorevo-- le all'adozione.

10 Su cui cfr. J. Straub, Calpurnia univira, in BHAC, 1966- 67 (1968), pp. 101-118; A. Chastagnol, Recherches sur l'HA, Bonn 1970, p. 113 ss.

■" Cfr. A. Mau, in RE I 1198-9 s. v. akrolithon. ""Per lanxicavasque lances, Mart. 11, 31, 19; quadrata ve!

rotunda, velpura an caelata, Dig. 6, 1, 6 Paul.) si intende un piatto usato in ambito rituale (cfr. Auson. p. 134, 5 Prete) turi- bula et paterae, quae tertia uasa deum? lanx) in cui si dispo- nevano le primizie per gli dei {sive satura a lance, quae re/er- ta varits multiisque primitas in sacro apud priscos dis infere- batur, Svet. frg. p. 20, 10 Reiff), come dono augurale durante i Saturnalia, o vassoio nei banchetti profani. Come sinonimo di lanx viene anche inteso in epoca tarda il termine discus, e

missorium (cfr. Gloss, v 111, 11 Lances, discum. missoria-, discus in Brev. de Hier. 2a; missurius in 2b), ad indicare i grandi piatti da parata usati dagli imperatori del Basso Impero come doni nelle sacrae largitiones.

43 Grandi lances sono attestate a Roma poco prima della guerra di Siila {factae sunt lances e centenis libris argenti, più di 150 pezzi), multosque ob eas proscriptos dolo concupiscen- tium (Plin. nat. 33, 145). Sotto il principato di Claudio il suo schiavo Drusiliano, amministratore della Spagna citeriore, possedeva un piatto di 500 libbre, per la cui fabbricazione era stata costruita appositamente un'officina, e altri 8 di 250 libbre. Esemplari di toreutica di Mentore dovevano essere a Roma nel tempio di Diana Efesina e sul Campidoglio, bruciati nel 356 e 83 a. C. L'argenteria antica acquistava valore: Plin. nat. 33, 157 subitoque ars haec ita exolevit, ut sola iam vetu- state censeatur usuque attritis caelaturis sic, ne figura discerni possit, auctoritas constet. Con la rarefazione dell'argento già nel m secolo d. C. (l'ultimo procurator argentariorum è atte- stato nel 274, e le miniere spagnole e quelle illiriche dovevano essere ormai insufficienti) si cominciò a procedere ad ammende, confische, tasse, alla rifusione di statue antiche o al saccheggio dei tesori dei templi o delle chiese. L'argento tesaurizzato circolava comunque tramite elargizioni come la sparsio consolare. Per tutti questi temi e le fonti a riguardo cfr. Delmaire, Largesses, in particolare p. 471 ss., 563 ss. Nel teso- ro di Costantino Porfirogenito era ancora conservato un piatto del tardo rv secolo o dell'inizio del v con il nome del prefetto dell'urbe lordanes (Const. Porphyr, them. Bonn 1840, p. 15): iSov dpxr) éuòc, dudwdrov. èyéveTO ôè éu rolq ra™ xpdr polo, ff/Uoç rtç uTpaTqXâTTjç, tijp dßiau rarpwaoç, Toûuopa 'lopôdurjç,, ov tlpóc, elm rà dpyvpä ptuaovpta rà duáyXir

(jxi, ättep Kclrai èv tù ßacnXtKÜ ßeoTLaptüt, étrtypafr/p exoura TotduSe 'lopSdvov aTpaTqXdrov rfjc, duaroXfjc, Kal TUP XoLTTtOP édl/âp T¿>P VTTÒ Tl)p gLKpÙP Aaíap".

44 Per un elenco completo dei materiali contenuti nei passi presi in esame si rimanda aWElenco dei materiali e dei passi corrispondenti.

45 Le fonti correlate a ciascun passo scelto vengono presen- tate in ordine cronologico tenendo conto, ove è possibile, della data di nascita degli autori. I glossari e i lessici sono stati posti all'inizio, subito dopo i passi; le fonti giuridiche alla fine.

46 Recentemente la teoria evolutiva della composizione àeìVHistoria Augusta è stata riformulata compiutamente dalla scuola francese. Cfr. l'introduzione in Callu, Vies d'Hadrien, Id. Verus avant Verus, in Bonamente-Duval, Colloquium Parisinum, pp. 101-22; anche R. Turcan aderisce alla teoria di più livelli redazionali sovrapposti, con una prima redazione di un buon storico o ignotus, l'ultima di un editore-redattore- interpolatore finale; cfr. R. Turcan, Les Monuments Figurés dans l'Histoire Auguste, ibid., pp. 287-304: Id., Heliog., Introduction, pp. 59-77.

i. Adamas

Ael. Spart. Hadr. 3, 7 Quare adamante gemma, quam Traianus a Nerva acceperat, donatus ad spem successionis erectus est.

Teophr. lapid. 3, 18-19 "AXXo Sé tl yéuoç èarl Xidatp [...] âpBpaf KaXovpePoq, [...] où KaieraL ôè ó nepl MiXrf top ytùPLOCLÔqc, (Sp ép totrep Kai rà èfdyaipa. KaXovm S'âudpaKa Kai tovtop. o Kai davpaarôp éarip, - opotop yàp TpÓTtop TLuà Kal tò Tov dôdpaPTOç,, - où yàp ovS' äatrep q KÍacrqpLq Kai réfpa ôôfetep âp ôtà tò pqôèu exe tv ùypóp

Diod. Sic. 16, 5, 4 peTà Sè ravra ôoùç, èauTÒP etc, ßiop elpqpiKÒP éféXvae pèp tûp arpaTLorêp rác, ¿p roîç noXepLKOïç, yvppaaíaq, peyLarqp ôè tojp Karà tt]p Evpútrrjp SvpaaTetdip napaXaßcüP Tpp dpxqp Kai tt/p virò tov trarpòc, Xeyopépqp àôdpaPTL SeSéaBat TvpappíSa Sta rr¡p iSíap ápapópíap TtapaSófuc, dtr/Xaßep.

Ov. epist. 10, 109-10 Illic tu silices, illic adamanta tulisti, / Illic qui silices, Thesea, uincat, habes

Manil. 4, 926 sic adamas, punctum lapidis, pretiosior auro est.

Sen. dial. 2, 3, 5 Quomodo quorundam lapidum inex-

12

Alessancira Bract

pugnabilis ferro duritia est nec secari adamas aut caedi uel deteri potest, sed incurrentia ultro retundit [.1 ita sapientis animus solidus est

PUN. nat. 37, 55-61 Maximum in rebus humanis, non solum inter gemmas, pretium habet adamas, diu non nisi regibus et us admodum paucis cognitus. Ita appellabatur auri nodus in metallis repertus perquam raro comes auri nec nisi in auro nasci videbatur. Veteres cum in Aethiopum metallis tantum inveniri existirnavere inter delubrum Mercuri et insulam Meroen, dixeruntque non ampliorem cucumis semine aut colore dissimilem inveniri. Nunc primum genera eius sex noscuntur. Indici non in auro nascentis et quadam ciystalli cognationis, siquidem et colore tralucido non differt et laterum sexangulo levore, turbinati in mucronem e duabus contrariis partibus, quo rnagis miremur, ut si duo turbines latissimis partibus iun-gantur, magnitudine vero etiam abellani nuclei. Similis est huic Arabius, minor tanturn similiter et nascens. Ceteris pallor argenti et in auro non nisi excellentissimo natalis. Incudihus hi deprehenduntur ita respuentes ictus

'tit fer-

rum utrimque dissultet, incudes ipsae etiam exiliant. Quippe duritia est inenarrabilis, simulque igniurn victrix natura et numquam incalescens, uncle et nomen [interpre-tatione Graeca indomita vis] accepit. Unum ex us vocant cenchron, mild magnitudine, alterum Macedonium, in Philippico auro repertum; hic est cucumis semini par. Post hos Gyprius vocatur in Cypro repertus, vergens ad aereum colorem, sed in medica vi, de qua dicemus, efficacissimus. Post hunc siderites ferrei splendoris, pondere ante ceteros, seci natura dissimilis. Namque et ictihus frangi et alio ada-mante perforari potest, quod et Gyprio evenit, hreviterque ut degeneres nominis tantum auctoritatem hahent. Nunc quod totis voluniinihus his docere conati sumus de discor dia return concordiaque, quam antipathian Graeci vocave-re ac sympathian, non aliter darius intellegi potest, siqui-dem illa invicta vis, duarum violentissirnarum naturae rerum ferri igniumque contemptrix, hircino rumpitur san-guine, neque aliter quam recenti calidoque macerata et sic quoque multis ictihus, tunc etiam praeterquam eximias incudes malleosque ferreos frangens. Guius hoc invento quove casu repertum? Aut quae fuit coniectura experiendi rem immensi pretui in foedissimo animalium? Numinum profecto talis inventio est et hoc munus omne, nec quae-renda ratio in ulla parte naturae, sed voluntas! Gum felici-ter contigit rumpere, in tam parvas friatur crustas, ut cerni vix possint. Expetuntur hae scaiptoribus ferroque inclu-duntur, nullam non duritiam ex facili cavantes. Adamas dissidet cum magnete in tantum, ut iuxta positus ferrum non patiatur abstrahi aut, si admotus magnes adprehende-nt, rapiat atque auferat. Adamas et venena vincit atque inrita facit et lymphationes abigit metusque vanos expellit a mente. Oh id quidam cum ananciten vocavere. - Metrodorus Scepsius in eadem Germania Basilia insula nasci, in qua et sucinum, solus, quod equidem legerim dicit et praefert Arabicis. Quod esse falsum quis dubitet?

MART. 5, 11 Sardonichas, zmaragdos, adamantas, iaspi-das uno / versat in articulo Stella, Severe, menis. / multas in digitis, plures in carmine gemmas / invenies: mdc est haec, puto, culta mantis.

STAT. Theb. 2, 276-80 [.1 ibi arcano florentis igne zma-ragdos / cingit et infaustas percussum adamanta figuras Gorgoneosque orbes Siculaque incude relictos / fulminis extremi cineres viridumque draconum / lucentes a fronte iubas; [.1 sue. 1,2,69-70 o genetrix: duro nec enim ex adamante creati, / sed tua turba sumus. [.1

Peripi. mar. Eythr. 56 PETaL 8 ai pap yapIrT) Licm ebç ica? &dqopoç Ka? Aaç Kai öOóuta Xqpucd ice! z.'óp 8o 1 Pafl'cTLK71 KQ9 1.LcIAc1/3a0p0iJ EK TOP Eaa ToTTdfl' ELç a6riu, icat. ,ltO[a &aqMv?ç rravrola ,ca ci&Ipaç Kai báia-

uOoç na! XcAdz.'77 1 Tic XpUUOV/7TLWTLKi'/ Kai 6 TTEpL Taç U7] aorç 077p6vopéu7] dç nrponcpcaç abrfjç n7ç Aipuptic?jç.

DION. PERIEG. 316-19 T3u 8 rrapd 7TPDXOi7L 7TETT7EV& Toç S5Iy60L 7T6PTOU / i5j61)0aig fjAcicTpoç 3E&TaL, old tç abyr) / piuo dpopvqç d8ouai'7-d ye rrapcbacówuTa / syy6Oeu ciopiiaetac bad çbupoiç 'Ayabbpaotç. 1119-20 (Indorum reglo) i) aou /3qpbAAou yAauia)v )dboe i) jiaura / pappalpol.'T' i XAwpà btavdlg'ouaac faarnn'.

Iuv. 6, 153-60 mense quidem hrumae, cum iam merca-tor lason / clausus et armatis obstat casa candida nautis, / granclia tolluntur crystallina, maxima rursus / murrina, deinde adamas notissimus et Beronices / in digito factus pretiosior. hunc dedit ohm / barharus incestae, dedit hunc Agrippa sorori, / obseruant ubi festa mero pede sabbata reges / et uetus indulger senibus dementia porcis.

PAUS. 8, 18, 6 E&JKE 82 dpa ó 0E6 TOIç .ia'Aicia d7rcppLi1-L2c0Lç KpaTELe T6N b7rEp77pK67 -Gl) rj 869. TOUTO

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Tpd you IcaTaTiKet Tb alga.

PORPH. Hoc. carm. 1, 6, 13 quis Martem tunica tectum adamant. id est: quae perrumpi non possit; adamas enim lapis durissimus. figurate autem negat se posse res bellicos scribere, uerum Uarium potius, qui sit Homerico spinitu.

SoL. 30, 33 scalptunis certe minime adcommodatus [sell. hyacinthus], ut qui tritum respuat, nec tamen penitus invic-tus: nam adamante scnihitur et notatur. 52, 53-6 Indicorum lapidum in adamantibus dignitas prima, /7 utpote qui lymphationes ahigunt, venenis resistunt, mentium vanes metus pellunt. /7 haec pnimum de his praedicani oportuit, quae nespicere ad utilitatem videbamus: nunc reddemus quae adamantium sint species et quis cobs cuique. // cxi-mius in quodam crystalli genere invenitur, *1ateniae in qua nascitur adaeque simulis splendore liquidissimo in mucronem sexangulum utnimque secus leviter turbinatus nec umquam ultra magnitudinern nuclei Abellani repertus. huic proximus in excellentissimo auto deprehenditur, pal-lidior ac magis ad argenti colorem renitens. /7 tertius in venis cypni apparet, propior ad aeream faciem. quartus in metallis ferraniis legitur, pondere ceteros antecedens, non tamen et potestate. nam et hic et qui in cypro deprehen-duntur frangi queunt, plenique etiam adamante altero perforantur. at illi quos primes significavimus nec ferro vincuntur /7 nec igni domantur: verum tamen si diu in sanguine hircino macerentur, non aliter quam si calido vel recenti, malleis aliquot ante fractis et incudihus dissipatis aliquando cedunt atque in particulas dissiliunt. /7 quae fragmenta scalptonihus in usum insigniendae cuiusce modi gemmae expetuntur.

luL. VAL. 3, 23 Ergo post paucos admodum clues digre-dienti dat secretius rnunera: coronam auream adamantibus coruscantem prorsus ac si regiam, thoracam vanium ex unionihus beiyllisque, chiamydem etiam purpuream intex-tamque auto

AVIEN. orb. tere 446-457 Proxima Neurorum regio est, celeresque Geloni, / Praecinctique sagis semper pictis Agathyrsi [ ... ] Hic dites uenae niueum gignunt crystallum, / Atque die indomito tellus adamante nigescit / Inter Riphaeos et proceros Agathyrsos. / Haec genres Histrum, qua se plaga dura Bootis / Pornigit, incumbunt [.1

AMM. 22, 8, 31 circa haec stagna ultima extimaque pin-res habitant gentes, sermonum institutorumque uanietate dispaniles, Ixomatae et Maeotae et lazyges, Roxolanique et Halani et Melanchlaenae et cum Gelonis Agathyrsi, apud quos adamantis est copia lapidis, aluique ultra latentes, quod stint omnium penitissimi.

12 Alessandra Bravi

pugnabilis ferro duritia est nec secari adamas aut caedi nel deteri potest, sed incurrentia ultra retundit [...] ita sapientis animus solidus est

Plin. nat. 37, 55-61 Maximum in rebus humanis, non solum inter gemmas, pretium habet adamas, din non nisi regibus et iis admodum paucis cognitus. Ita appellabatur auri nodus in metallis repertus perquam raro comes auri nec nisi in auro nasci videbatur. Veteres eum in Aethiopum metallis tantum inveniri existimavere inter delubrum Mercuri et insulam Meroen, dixeruntque non ampliorem cucumis semine aut colore dissimilem inveniri. Nunc primum genera eius sex noscuntur. Indici non in auro nascentis et quadam crystalli cognationis, siquidem et colore tralucido non differì et laterum sexángulo levore, turbinati in mucronem e duabus contrariis partibus, quo magis miremur, ut si duo turbines latissimis partibus iun- gantur, magnitudine vero etiam abellani nuclei. Similis est huic Arabius, minor tantum similiter et nascens. Ceteris pallor argenti et in auro non nisi excellentissimo natalis. Incudibus hi deprehenduntur ita respuentes ictus, ut ferrum utrimque dissultet, incudes ipsae etiam exiliant. Quippe duritia est inenarrabilis, simulque ignium victrix natura et numquam incalescens, unde et nomen [interpretatione Graeca indomita vis] accepit. Unum ex iis vocant cenchron, milii magnitudine, alterum Macedonium, in Philippico auro repertum; hic est cucumis semini par. Post hos Cyprius vocatur in Cypro repertus, vergens ad aereum colorem, sed in medica vi, de qua dicemus, efficacissimus. Post hunc siderites ferrei splendoris, pondere ante ceteros, sed natura dissimilis. Namque et ictibus frangi et alio adamante perforan potest, quod et Cyprio evenit, breviterque ut degeneres nominis tantum auctoritatem habent. Nunc quod totis voluminibus his docere conati sumus de discor- dia rerum concordiaque, quam antipathian Graeci vocavere ac sympathian, non aliter clarius intellegi potest, siquidem illa invida vis, duarum violentissimarum naturae rerum ferri igniumque contemptrix, hircino rumpitur sanguine, neque aliter quam recenti calidoque macerata et sic quoque multis ictibus, tune etiam praeterquam eximias incudes malleosque ferreos frangens. Cuius hoc invento quove casti repertum? Aut quae fuit coniectura experiendi rem immensi pretii in foedissimo animalium? Numinum profecto talis inventio est et hoc munus omne, nec quae- renda ratio in ulla parte naturae, sed voluntas! Cum félici- ter contigit rumpere, in tam parvas friatur crustas, ut cerni vix possint, Expetuntur hae scalptoribus ferroque inclu- duntur, nullam non duritiam ex facili cavantes. Adamas dissidet cum magnete in tantum, ut iuxta positus ferrum non patiatur abstrahi aut, si admotus magnes adprehende- rit, rapiat atque auferat. Adamas et venena vincit atque inrita facit et lymphationes abigit metusque vanos expellit a mente. Ob id quidam eum ananciten vocavere. - Metrodorus Scepsius in eadem Germania Basilia insula nasci, in qua et sucinum, solus, quod equidem legerim dicit et praefert Arabicis. Quod esse falsum quis dubitet?

Mart. 5, 11 Sardonichas, zmaragdos, adamantas, iaspi- das uno / versât in articulo Stella, Severe, meus. / multas in digitis, plures in carmine gemmas / invenies: inde est haec, puto, culta manus.

Stat. neb. 2, 276-80 [...] ibi arcano florentis igne zmaragdos / cingit et infaustas percussum adamanta figuras / Gorgoneosque orbes Siculaque incude relictos / fulminis extremi ciñeres viridumque draconum / lucentes a fronte iubas; [...] silv. 1,2,69-70 o genetrix: duro nec enim ex adamante creati, / sed tua turba sumus. [...]

Peripl. mar. Erythr. 56 'PépeTat Sè Kai papyapLTqç, Ikct vôç Kai ôiâtfiopoç, Kai éAé^aç Kai òOóuia ZppLKà Kai uápr ôoç i) rayyeTLKì) Kai paMßaÖpov ¿k twv eaiv tóttcjv elq avnjy, Kai XiOía ÔLa(paia)ç, nauroía Kai áóáfiac, Kai tmr

m9oç Kai x£^'/rì V re XpvaonriTLCüTLKi) Kai f¡ irepl ràç inf aovç, dripevoflévq ràç, npoKeLpéaaç, avrfjc, Tfjq AípupLKfjq.

Dion. Perieg. 316-19 Täu 8è napà npoxofjm ttcttij/ó- roç èyyvdi ttóvtov / f¡Sv</>af¡c, fjXeKTpoq déferai, oîd rtç avyi) / priorie, àpxopLéisqç,- áSápavrá re napfiavouvTa / eyyvQev dOppaeiac, virò ifivxpoZc, 'Ayadúpaoa;. 1119-20 (Indorum regio) fj ttov ßppvXXov yXavKfiu Xídou fj dSár pavra / pappaLpovr' fj SiavdCovaav laamv.

luv, 6, 153-60 mense quidem brumae, eum iam merca- tor lason / clausus et armatis obstat casa candida nautis, / grandia tolluntur crystallina, maxima rursus / murrina, deinde adamas notissimus et Beronices / in digito factus pretiosior. hunc dedit ohm / barbarus incestae, dedit hunc Agrippa sorori, / obseruant ubi festa mero pede sabbata reges / et uetus indulge! senibus dementia porcis.

Paus. 8, 18, 6 é'5w/ce ôè ápa ó deòq tolç paXtara áneppLppéuoLq KpaTeïu rcSu vnepripKOTaiv rfj Soßij. tovto pèv yàp rà pdpyapa ànóXXvraL TrétpvKev virò rov ößouq, tovto Sè tòv dÔdpauTa Xidaiv dura L(TxvPÓTaTou tov Tpáyou KaranÍKeL tò aîpa.

Porph. Hor. carni. 1, 6, 13 quis Martern tunica tectum adamant, id est: quae perrumpi non possit; adamas enim lapis durissimus, figurate autem negat se posse res bellicos scribere, uerum Uarium potius, qui sit Homérico spiritu.

Sol. 30, 33 scalpturis certe minime adeommodatus [seil. hyacinthus], ut qui tritum respuat, nec tarnen penitus invictus; nam adamante scribitur et notatur. 52, 53-6 Indicorum lapidum in adamantibus dignitas prima, // utpote qui lymphationes abigunt, venenis resistunt, mentium vanos metus pellunt, // haec primum de his praedicari oportuit, quae respicere ad utilitatem videbamus: nunc reddemus quae adamantium sint species et quis colos cuique. // exi- mius in quodam crystalli genere invenitur, *materiae in qua nascitur adaeque similis splendore liquidissimo in mucronem sexangulum utrimque secus leviter turbinatus nec umquam ultra magnitudinem nuclei Abellani repertus. huic proximus in excellentissimo auro deprehenditur, pal- lidior ac magis ad argenti colorem renitens. // tertius in venis cypri apparet, propior ad aeream faciem. quartus in metallis ferrariis legitur, pondere ceteros antecedens, non tamen et potestate. nam et hic et qui in cypro deprehenduntur frangi queunt, plerique etiam adamante altero perforantur. at Uli quos primos significavimus nec ferro vincuntur // nec igni domantur; verum tamen si diti in sanguine hircino macerentur, non aliter quam si calido vel recenti, malleis aliquot ante fractis et incudibus dissipatis aliquando cedunt atque in partículas dissiliunt. // quae fragmenta scalptoribus in usum insigniendae cuiusce modi gemmae expetuntur.

Iul. Val. 3, 23 Ergo post paucos admodum dies digre- dienti dat secretius muñera: coronam auream adamantibus coruscantem prorsus ac si regiam, thoracam varium ex unionibus beryllisque, chlamydem etiam purpuream intex- tamque auro

Avien, orb. terr. 446-457 Próxima Neurorum regio est, celeresque Geloni, / Praecinctique sagis semper pictis Agathyrsi [...] Hic dites uenae niueum gignunt crystallum, / Atque hic indomito tellus adamante rigescit / Inter Riphaeos et proceros Agathyrsos. / Haec gentes Histrum, qua se plaga dura Bootis / Porrigit, incumbunt [...]

Amm. 22, 8, 31 circa haec stagna ultima extimaque plures habitant gentes, sermonum institutorumque uarietate dispariles, Ixomatae et Maeotae et lazyges, Roxolanique et Halani et Melanchlaenae et cum Gelonis Agathyrsi, apud quos adamantis est copia lapidis, aliique ultra latentes, quod sunt omnium penitissimi.

Gil imperatori delia Historia Augusta 13

SERV. Aen. 6, 552 SOLIDOQUE ADAMANTE lapis est durissi-mus et tantae soliditatis Ut nec ferro possit infringi quem hircino sanguine frangi dicunt.

HIER. in Am. 3, 7, 7-9 L)O(: Sic ostendit mibi Dominus: Et ecce vir stabat super inurum adamantinum, et in manu eius adamas. Et dixit Dominus ad me: Quid tu vides, Amos? Et dixi: Adamantem. [.1. [.1 transeamus ad anago-gen de Xenocrate, qui scripsit super lapidum gemmarum-que naturis pauca uerba ponentes: 'Adamas sui nominis lapis est, quern Latine indomitum possumus appellare, eo quad milli cedat materiae, nec ferro quidem. Nam si pona-tur super incudem, et graui ictu feriatur mallei, antea incus et malleus uulnus accipiunt, quam adamas conteratur. Cumque ignis omnia domet, et uniuersa metalla consumat, reddit adamantem duniorem, ut ne paruulum quidem in eo angulum uis nimii arcioris obtundat. Vidi et in auro ada-mantem magnitudine millii, cumque uicinum consumma-tur aurum longo usu ac nimia uetustate, solus adamas non atteritur, et nulla lima imminui potest, sed econtranio limam tent, et quicquid attigenit, lineis sulcat. I-tic lapis durissimus et indomabilis solo hircorum cruore dissoluitur, et missus in calidum sanguinem, perdit fortituclinem suam. Est autem paruus et indecorus, ferrugineum habeas cob-rem, et splendorem crystalli. Quattuorque adamantis gene-ra describuntur. Primus est Indicus, secundus Arabicus, tertius Macedonicus, quartus Cyprius, pro qualitate regio-nurn uel plus uel minus duritiam possidentes. Dicitur quo-que in electri similituclinem uenena deprehendere, et ma-leficis resistere artibus! Tails est Dominus atque Salvator. hom. Orig. in fec. 3, 771-772 Refert autem de adamante historia, quia fortior sit omni caedenti se malleo, incontri-tus et inconvincibilis permanens [Al. perseverans]. Licet supra stet malleus Zabulus, et suppositus sit draco, qui est quasi incus indomabilis, nihil tarnen in manu Dci, et in conspectu ejus consistens adamas perpetitur. Duo itaque contraria stint adamanti isti, malleus, et incus improducibi-us. I ... ] Aiunt cos, qui mercimonia lapidurn exercent, cum voluerint probare adamantem, ignorantes utrum sit ada-mas, an non sit, quamdiu malleum et incudem non inve-nerint: tunc autem persuaderi esse verissimum adaman-tem, Si indomitus lapis, si [Dee alter Si] inter incudem et malleum perseverat, si percutiente desuper malleo, et incude supposita, durior lapidum natura compigit. Talis vir est ante tentationes, ab his probare lapides nesciunt, igno-ratur. Certissime autem novit adamantinorum lapidum naturam solus Deus plurimis ignoratam. Ego ipse adhuc nescio utrum, veniente malleo, et percutiente me, confnin-gar et conterar, convictus, quia non sum adamas, an certe verus adamas ostendar, Si ingruentibus persecutionibus, periculis, tentationibus, tam contnitus fuero ad ictus rnallei, quam probatus.

AUG. doctr. che 2, 61 Nam et carbunculi notitia, quod lucet in tenebris, multa inluminat etiam obscura librorum, ubicumque propter similitudinem ponitur; et ignorantia berylli vel adamantis claudit plerumque intelligentiae fores. civ. 21, 4 Adamantem lapidem multi apud nos habent et maxirne aurifices insignitores gemmarum, qui lapis nec ferro nec igni nec alia vi ulla perhibetur praeter hircinum sanguinem uinci. Sed qui eurn habent atque noverunt, numquicl ita mirantur Lit hi, quibuS pnimum potentia eius ostenditur? Quihus autem non ostenditur, fortasse nec credunt; aLit si credunt, inexperta mirantur; et si contigenit expenini, adhuc quidem mirantur insolita, sed assiduitas expeniendi paulatim subtrahit adrnirationis mci-tarnentum. Magnetem lapidem novimus mirahilem ferri est raptorem; quod cum pnimum vidi, vehementer inhorrui. Quippe cernebarn a lapide ferreum anulum rapturn atque Suspensurn; deinde tamquam ferro, quad rapuerat, vim dedisset suam communemque fecisset, idem anulus aiteni admatus est eundemque suspendit, atque Ut jibe prior lapi-di, sic alter anulus priori anuba cohaerebat; acceSsit eodem

modo tertius, accessit et quartus; iarnque sihi per mutua cincubis nexis non inplicatonum intninsecus, sed extninsecus adhaenentium quasi catena pependenat anuborurn. Quis istam vintutem lapidis non stuperet, quae illi non solum inenat, venom etiam per tot suspensa transibat et invisibili-bus ea vincubis subbigabat? Sed multo est mirabibiuS, quad a fratne et coepiscopo meo Seveno Mibevitano de isto bapi-de compeni. Se ipsum narnque vidisse narravit, quem ad modum Bathananius quondam comes Afnicae, cum apud cum convivanetur episcopus, eundern protulerit bapidem et tenuenit sub argento fennumque super angentum posuenit; deinde sicut subter movebat manum, qua lapidem tenebat, ita fenrum desuper movebatur, atque argento medliO nihil-que patiente concitatissimo cursu ac necursu infra lapis ab hornine, supra ferrum rapiebatur a bapide. Dixi quod ipse conspexi, dixi quod ab illo audivi, cui tamquam ipSe vide-rim credidi. Quid etiam de isto magnete begenim dicam. Quando iuxta eurn ponitur adarnans, non rapit ferrum, et Si iam rapuerat, Ut ci propinquaverit, mox nemittit. India mittit has bapides; sed Si eos nos cognitos iam dbesistirnus admirani, quanta magis illi, a quibus veniunt, Si eos facilli-mos habent, sic forsitan habent, Lit nos caicem, quam mina modo aqua fervescentern, qua solet ignis extingui, et oleo non fervescentem, quo solet ignis accendi, quia in promp-tu nobis est, non minamun.

CLAUD. 22, 443-445 canitiem inclinat radiis. turn sponte reclusus / laxauit pastes adamans, penetnabe profundum panditun et sedes aeuique arcana patescunt.

MART. CAP. 1, 75 [ornamenta Iunonis] posterior autem pars coronae hyatide, adamante et crystallo bapidibus alli-gabatur.

MAUR. Sat. 2, 4, 12 Idem Augustus quia Maecenatern suum noverat stilo esse remissa, maui et dissoluto, talem se in epistuhs quas ad eum scnibehat saepius exhibebat, et contra castigationem loquendi, quam alias jibe scribendo servabat, in epistula ad Maecenatem famihani piura in iacos effusa subtexuit: vale mi ebenum Medulliae, ehur ex Etruria, lasa r A rretin uin, adamas Supernas, Tiherin um margaritum, Cilnio rum smaragde, laspi Iguvinaru m, berulle Porsenae, carbunculuin Hadriae, fea avurépei isauya, /JcAa zga moecharum.

MARUELL. med. 26, 95, 33 Vt vera adminenis sanguinis hincini uirtutern, adamans lapis inuictus, qui neque igne neque fenno uincitur, Si sanguine hircino perfusus fuenit, max soluetun.

PRIsc. periheg. 308-11 Hi miscent qua se ponti glaciali-bus undis, / Nascitun electrum praefuigens luce nitenti, Mense sobet prima qualms spiendescene buna, / Has ada-manta begunt iuxta fares Agathyrsi. 1011-22 Indonum tetras hinc Tethyos aequona ciaudunt, / Quas prima Titan ascen-dens bumine cennit. / Vnde color popubis niger est fiagran-tibus ortu, / Atque genunt similes hyacintho fronte capibios. / Effodiunt ahi terras aunique metalium; / Ast ahi texunt tenuissirna tegmina bini / Vei dentes stningunt elephantis ab ore reuulsos; / Scrutantur nipis ahi torrentibus imbni / Benylbi gemmas glauci nitidum adamanta; / Atque aura uinidi begitun quae splendet iaspis / Cunablique decus hqui-di gratique topazi; / Punpureaque amethystas inest suffusa coione 1063-64 Hic adarnas fuiget bymphantia pectona sanans / et prohibens misenis occulti damno ueneni

DAMIG. lapid. 3, 1-7 [Lapis adamas] Adamas autem lapis dunion fenro, et optimus nascitur in India, secundus post hunc in Arabia, ceteni in Cypro. Praeterea in Philippico aura inueniuntur similes. Omnes tamen et cobone et magnitudine propemodum panes. Apti stint ueno ad omnem magicam actionem et uires easdem hahent. Sed a quibusdam lapis iste dicitur dun yicf rrç quad cagat et penfi-ciat omnia in quibus cum desidenabis. Hunc lapidern


Serv. Aen. 6, 552 solidoque adamante lapis est durissimus et tantae soliditatis ut nec ferro possit infringí quem hircino sanguine frangi dicunt.

Hier, in Am. 3. 7, 7-9 LXX.- Sic ostendit mihi Dominus: Et ecce vir stabat super murum adamantinum, et in manu eius adamas. Et dixit Dominus ad me: Quid tu vides, Amos?Et dixi: Adamantem. [...]. [...] transeamus ad anago- gen de Xenocrate, qui scripsit super lapidum gemmarum- que naturis pauca uerba ponentes: 'Adamas sui nominis lapis est, quem Latine indomitum possumus appellare, eo quod nulli cedat materiae, nec ferro quidem. Nam si pona- tur super incudem, et graui ictu feriatur mallei, antea incus et malleus uulnus accipiunt, quam adamas conteratur. Cumque ignis omnia dornet, et uniuersa metalla consumât, reddit adamantem duriorem, ut ne paruulum quidem in eo angulum uis nimii ardoris obtundat. Vidi et in auro adamantem magnitudine millii, cumque uicinum consumma- tur aurum longo usu ac nimia uetustate, solus adamas non atteritur, et nulla lima imminui potest, sed econtrario limam terit, et quicquid attigerit, lineis sulcat. Hic lapis durissimus et indomabilis solo hircorum cruore dissoluitur, et missus in calidum sanguinem, perdit fortitudinem suam. Est autem paruus et indecorus, ferrugineum habens colorem, et splendorem crystalli. Quattuorque adamantis genera describuntur. Primus est Indicus, secundus Arabicus, tertius Macédoniens, quartus Cyprius, pro qualitate regio- num uel plus uel minus duritiam possidentes. Dicitur quoque in electri similitudinem uenena deprehendere, et maleficis resistere artibus! Talis est Dominus atque Salvator. hom. Orig. in 1er. 3, 771-772 Refert autem de adamante historia, quia fortior sit omni caedenti se malleo, incontri- tus et inconvincibilis permanens [Al. perseverans]. Licet supra stet malleus Zabulus, et suppositus sit draco, qui est quasi incus indomabilis, nihil tarnen in manu Dei, et in conspectu ejus consistens adamas perpetitur. Duo itaque contraria sunt adamanti isti, malleus, et incus improducibi- lis. [...] Aiunt eos, qui mercimonia lapidum exercent, cum voluerint probare adamantem, ignorantes utrum sit adamas, an non sit, quamdiu malleum et incudem non inve- nerint: tune autem persuaden esse verissimum adamantem, si indomitus lapis, si [Dele alter si] inter incudem et malleum perseverai, si percutiente desuper malleo, et incude supposita, durior lapidum natura compigit. Talis vir est ante tentationes, ab his probare lapides nesciunt, igno- ratur. Certissime autem novit adamantinorum lapidum naturam solus Deus plurimis ignoratam. Ego ipse adhuc nescio utrum, veniente malleo, et percutiente me, confrin- gar et conterar, convictus, quia non sum adamas, an certe verus adamas ostendar, si ingruentibus persecutionibus, periculis, tentationibus, tam contritus fuero ad ictus mallei, quam probatus.

AUG. doctr. chr. 2, 61 Nam et carbunculi notitia, quod lucet in tenebris, multa inluminat etiam obscura librorum, ubicumque propter similitudinem ponitur; et ignorantia berylli vel adamantis claudit plerumque intelligentiae fores, civ. 21, 4 Adamantem lapidem multi apud nos habent et maxime aurifices insignitores gemmarum, qui lapis nec ferro nec igni nec alia vi ulla perhibetur praeter hircinum sanguinem uinci. Sed qui eum habent atque noverunt, numquid ita mirantur ut hi, quibus primum potentia eius ostenditur? Quibus autem non ostenditur, fortasse nec credunt; aut si credunt, inexperta mirantur; et si contigerit experiri, adhuc quidem mirantur insolita, sed assiduitas experiendi paulatim subtrahit admirationis inci- tamentum. Magnetem lapidem novimus mirabilem ferri est raptorem; quod cum primum vidi, vehementer inhorrui. Quippe cernebam a lapide ferreum anulum raptum atque suspensum; deinde tamquam ferro, quod rapuerat, vim dedisset suam communemque fecisset, idem anulus alteri admotus est eundemque suspendit, atque ut ille prior lapi- di, sic alter anulus priori anulo cohaerebat; accessit eodem

modo tertius, accessit et quartus; iamque sibi per mutua circulis nexis non inplicatorum intrinsecus, sed extrinsecus adhaerentium quasi catena pependerat anulorum. Quis istam virtutem lapidis non stuperet, quae illi non solum inerat, veruni etiam per tot suspensa transibat et invisibili- bus ea vinculis subligabat? Sed multo est mirabilius, quod a fratre et coepiscopo meo Severo Milevitano de isto lapide comperi. Se ipsum namque vidisse narravit, quem ad modum Bathanarius quondam comes Africae, cum apud eum convivaretur episcopus, eundem protulerit lapidem et tenuerit sub argento ferrumque super argentum posuerit; deinde sicut subter movebat manum, qua lapidem tenebat, ita ferrum desuper movebatur, atque argento medio nihilque patiente concitatissimo cursu ac recursu infra lapis ab homine, supra ferrum rapiebatur a lapide. Dixi quod ipse conspexi, dixi quod ab ilio audivi, cui tamquam ipse vide- rim credidi. Quid etiam de isto magnete legerim dicam. Quando iuxta eum ponitur adamans, non rapit ferrum, et si iam rapuerat, ut ei propinquaverit, mox remittit. India mittit hos lapides; sed si eos nos cognitos iam desistimus admirari, quanto magis illi, a quibus veniunt, si eos facilli- mos habent, sic forsitan habent, ut nos calcem, quam miro modo aqua fervescentem, qua solet ignis extinguí, et oleo non fervescentem, quo solet ignis accendi, quia in promp- tu nobis est, non miramur.

Claud. 22, 443-445 canitiem inclinât radiis. tum sponte reclusus / laxauit postes adamans, penetrale profundum / panditur et sedes aeuique arcana patescunt.

Mart. Cap. 1, 75 [ornamenta lunonis] posterior autem pars coronae hyatide, adamante et crystallo lapidibus alli- gabatur.

Macr. Sat. 2, 4, 12 Idem Augustus quia Maecenatem suum noverai stilo esse remisso, molli et dissoluto, talem se in epistulis quas ad eum scribebat saepius exhibebat, et contra castigationem loquendi, quam alias ille scribendo servabat, in epistula ad Maecenatem familiari plura in iocos effusa subtexuit; vale mi ebenum Medulliae, ebur ex Etruria, lasar Arretinum, adamas Supernas, Tiberinum margaritum, Cilniorum smaragde, iaspi Iguvinorum, berulle Porsenae, carbunculum Hadriae, 'iva avurépat náura, páXaypa moecharum.

Marcell. med. 26, 95, 33 Vt vero admireris sanguinis hircini uirtutem, adamans lapis inuictus, qui neque igne neque ferro uincitur, si sanguine hircino perfusus fuerit, mox soluetur.

Prisc. periheg. 308-11 Hi miscent qua se ponti glaciali- bus undis, / Nascitur electrum praefulgens luce nitenti, / Mense solet primo qualis splendescere luna. / Hos adamanta legunt iuxta fores Agathyrsi. 1011-22 Indorum terras hinc Tethyos aequora claudunt, / Quas primo Titan ascen- dens lumine cernit. / Vnde color populis niger est flagran- tibus ortu, / Atque gerunt similes hyacintho fronte capillos. / Effodiunt alii terras aurique metallum; / Ast alii texunt tenuissima tegmina lini / Vel denles stringunt elephantis ab ore reuulsos; / Scrutantur ripis alii torrentibus imbri / Berylli gemmas glauci nitidum adamanta; / Atque aura uiridi legitur quae splendei iaspis / Curallique decus liqui- di gratique topazi; / Purpureoque amethystos inest suffusa colore 1063-64 Hic adamas fulget lymphantia pectora sanans / et prohibons miseris occulti damno ueneni

Damig. lapid. 3, 1-7 [Lapis adamas] Adamas autem lapis durior ferro, et optimus nascitur in India, secundus post hunc in Arabia, celeri in Cypro. Praeterea in Philippico auro inueniuntur similes. Omnes tamen et colore et magnitudine propemodum pares. Apri sunt uero ad omnem magicam actionem et uires easdem habent. Sed a quibusdam lapis iste dicitur duayKmc, quod cogat et perfi- ciat omnia in quibus eum desiderabis. Hunc lapidem

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Alessandra Bravi

adeptus include in nucem argenteam et consecraturn per-Las et inuicturn te praestabit et indomitum aduersus mimi-cos et hostes et maleficos et ab omnibus superbis, homini-busque efficieris uniuersis formidolosus. Repellit autern omnem metum et uisiones incertorurn somniorum et simu-lacra umbrarurn et uenena et lites. Conficies itaque armilla ex auto, argento et ferro et aeramento, tortile fac et gere circa sinistrum bracchium, quia in hoc enirn lapide magnum est a deo auxiliurn.

Lapid. naut. 2 'A6dia; ical 6 yAaunoç KaAod/lcvoç 6 6z' Maiccäor'Ia rrEpL Y6 T[dyyatou 5pog 6; xaAd(p EOLICEU cirrorpdrraio; /.LcyIaTov nA68wuo Kai TuulJoc. Td 61iota 86 86uaai icai 6 rrapd Yz.'801; c6ptcr/c6/JEuoç, 6 rw EK8EL rrvppóg icai cipyvpoct8ç. K9EIOUWP 86 6 aL87)pIgOJU.

Dc. Romul. 10, 482-3 Allecto testis ceras adamante notavit: / anguibus horrendis per regia tecta flagellant.

VEN. Four. carm. 6, 1, 110-111 sapphirus, alba, ada-mans, ciystalla, zmaragdus, iaspis / cedant cuncta: novarn genuit Hispania genimam

ISID. orig. 16, 13, 2-9 Adamans Indicus lapis parvus et indecorus, ferrugmneum habens colorem et splendorem crystalli, numquam autem ultra magnitudinem nuclei Avellani repertus. Hic nulli cedit rnateriae, nec ferro qui-dem nec igni, nec urnquarn incalescit; unde et nomen interpretatione Graeca indornita vis accepit. SecI dum sit invictus ferri ignisque contemptor, hircino rumpitur san-guine recenti et calido maceratus, sicque multis ictibus ferri perfrangitur. Cuius fragmentas sculptores pro gemmis insigniendis perforandisque utuntur. Hic autem dissidet cum magnete lapide in tantum, Ut luxta positus ferrum non patiatur abstrahi, magnetem aut si admotus magnes comprehendenit, rapiat atque auferat. Fertur quoque in electri similitucline venena deprehendere, mews vanos expellere, maleficis resistere artibus. Genera ems sex.

EuG. TOLET. carm. 60 Magnes fernicolor ferrum suspen-dere novit: / sit praesens adamans, quod tenet ille, cadit. 62 Praedurus adarnans ferrum non suscipit omne; / hircino tactus sanguine mollis erit.

DIG. (MARC.) 39, 14, 16, 7 Species pertinentes ad vecti-gal: cinnamomum: piper longum: piper album: folium pentasphaerum: folium barbaricurn: costum: costarnomum: nardi stachys: cassia turiana: xylocassia: smurna: amornum: zingiberi: rnalabathrurn: aroma Indicurn: chalbane: laser: alche: lucia: sargogalla: onyx Arabicus: cardamornum: xylocmnnamomum: opus byssicum: pelles Babylonicae: pelles Parthicae: ebur: ferruni Indicum: carpasurn: lapis universus: margarita: sardonyx: ceraunium: hyacinthus: smaragdus: adamas: saffirinus: callainus: beryllus: chely-niae: opia Indica vel adserta: metaxa: vestis serica yel sub-serica: vela tincta carbasea: nerna sericurn

II. Fibula AEL. SPART. Hadr. 10, 4-5 cum etiam vicena miha

pedibus armatus ambularet, triclinia de castris et porticus et cryptas et topia dirueret, vestern humilli-mam frequenter acciperet, sine auto balteum sume-ret, sine gemmis fibula (saguin) stringeretEun], capulo vix eburneo spatham clauderet

VARRO Men. 569 cum neque aptarn nnollis urneris fibu-lam sagus ferret

VERG. Aen. 4, 138-139 cui pharetra ex auro, crines noclantur in aurum, / aurea purpuream suhnecit fibula uestem 5, 313 balteus et tereti suhnecit fibula gemma 7. 815-16 uelet honos leuis umeros, Lit fibula crinern / auro

internectat, Lyciam Ut gerat ipsa pharetrarn 12, 274 balteus et laterum iuncturas fibula mordet Ciris 126-8 ergo omnis caro residebat cura capillo, / aurea solemni comptum quem fibula ritu / Cecropiae tereti nectebat dente cicadae.

CLAUD. DON. Aen. 7, 815 ut fibula crinein auro inter-nectat': crinern elus non acus feminea, sed virilis fibula militarisque nectebat. aurum illic ostrumque supererat, sic tarnen, Ut regmnae esse totum, non quo illis clelectari vide-retur quae tendehat ad hellum.

Liv. 30, 17, 13 munera quoque quae legati ferrent regi decreuerunt sagula purpurea duo cum fibulis aureis singu-lis et lato clauo tunicis, equos duo phaleratos, bina eque-stria arma cum loricis et tabernacula militaremque suppel-lectilem qualem praeheri consuli mos esset. 39, 31, 18 Qumnctius alter praetor sues equites catellis ac fibulis clonauit.

Ov. met. 2, 412-3 nec positu variare comas; ubi fibula vestem, / vitta coercuerat neglectos alba capillos 8, 318-19 rasilis huic summam niordehat fibula vestem, / crinis erat simplex, nodum collectus in unum 14, 394-5 fibula quod fuerat vestemque momorderat atirum, / pluma fit et fulvo cervix praecingitur auro

VAL. MAX. 5, 1, 7 itaque puerum anulo fibulaque aurea et tunica laticlauia 1-lispanoque sagulo et ornato equo donatum datis qui eUITI prosequerentur equitihus ad Masinissam misit (scil. Africanus posterior).

PUN. nat. 12, 88 Hi recto cursu per sinus mnpellunt, atque a prornunwrmi ambitu angestae cleferunt in portum Gebbanitarum qui vocatur Ocilia. Quarn ob rem illi maxi-me id petunt, produntque vix qumnto anno reventi negotia-tones et multos interire. Contra revehunt vitrea ac aPna, vestes, fibulas cum armillis ac monilibus. Ergo negotiatio illa ferninarum maxime fide constat. 33, 39 Deorurn hono-nis causa in sacris nihil aliud excogitatum est quam Lit auratis cornibus hostiae, maiores dumtaxat, immolarentur. Sed in militia quoque in tantum aclolevit haec luxunia, Lit M. Bruti e Philippicis campis epistulae repeniantur frernen-tis fibulas tribunicias ex auto geri. 33, 152 Argentum suc-cedit aliquando et auro luxu ferninarum plebis compedes sibi facientiuni, quas induere aureas mos tritior vetet. I ... ] Et quid haec attmnet colligere, cum capuli militurn chore etiam fasticlito caelentun argento, vaginae catellis, baltea lamnis crepitent, iam yero paedagogia in transitu virilitatis custodiantur argento, feminae laventur et nisi argentea solia fastidiant, eadernque materia et cibis et prohis serviat?

VAL. FL. 1, 433 at tibi collectas solvit iam fibula vestes

MART. 5, 41, 5-6 trabeasque et Idus fibulasque censu-sque, / et pumicata pauperes manu monstras.

STAT. Theb. 7, 658-9 carhaseique sinus, et fibula rasilis auto / Taenariarn fulva niordehat laspicle pallam 9, 693-4 ense gravis mmio: tereti iuvat aurea morsu / fibula, pen-dentes circum latera aspera cinctus

TAG. Germ. 17, 1 Tegurnen omnibus sagum fibula aLit, si desit, spina consertum 81st. 1, 57 nonas lanuarias Vitellio accessit I ... ] nec pnincipes modo coloniarum aut castrorum, quibus praesentia ex adfluenti ci parta victoria magnue spes, sed nianipuli quoque et greganius miles uiatica sua et balteos phalerasque, insignia armorum argento decora, loco pecuniae tradebant, instinctu et impetu et avaritia.

SVET. Fib. 6, 3 Munera, quibus a Pompeia Sex. Pompei sorore in Sicilia donatus est, chlarnis et fibula, item bullae aurae, durant ostendunturque adhuc Bais.

FEST. p. 474 s)uffibulurn est vestimentum al(burn, prae-textum, qua) drangulum, oblongum, quod in capite virgi-

14 Alessandra Bravi

adeptus include in nucem argenteam et consecratum por- tas et inuictum te praestabit et indomitum aduersus inimi- cos et hostes et maléficos et ab omnibus superbis, homini- busque efficieris uniuersis formidolosus. Repellit autem omnem metum et uisiones incertorum somniorum et simu- lacra umbrarum et uenena et lites, Conficies itaque armilla ex auro, argento et ferro et aeramento, tortile fac et gere circa sinistrum bracchium, quia in hoc enim lapide magnum est a eleo auxilium.

Lapid. naut. 2 ASápaq mi ó yXavKoq KaXovpevoq ó èu McuceSovía nepl tò UáyyaLou öpoc, Sç jaAáftj eoLKCv dnorpónraLoc, peyiarov kXvôcùvoc, ml Tvtpüuoc,. Tà öpoia Sè SvmraL mi ó napà 'IvSoTq evpLampevoq, ó tù eïSeL wppòq mi ápyvpoeLSpc,. KpeLaauv Sè ó mSrtpLCùJu.

Drag. Romul. 10, 482-3 Allecto testis ceras adamante notavit; / anguibus horrendis per regia tecta flagellant.

Ven. Fort. carm. 6, 1, 110-111 sapphirus, alba, ada- maos, crystalla, zmaragdus, iaspis / cédant cuneta: novam genuit Hispania gemmam

Isid. orig. 16, 13, 2-9 Adamans Indiens lapis parvus et indecorus, ferrugineum habens colorem et splendorem crystalli, numquam autem ultra magnitudinem nuclei Avellani repertus. Hic nulli cedit materiae, nec ferro quidem nec igni, nec umquam inealeseit; unde et nomen interpretatione Graeca indomita vis aeeepit. Sed dum sit invictus ferri ignisque contemptor, hircino rumpitur sanguine recenti et calido maceratus, sieque multis ictibus ferri perfrangitur. Cuius fragmentas Sculptores pro gemmis insigniendis perforandisque utuntur. Hic autem dissidet cum magnete lapide in tantum, ut iuxta positus ferrum non patiatur abstrahi, magnetem aut si admotus magnes comprehenderit, rapiat atque auferat. Fertur quoque in electri similitudine venena deprehendere, metus vanos expeliere, maleficis resistere artibus. Genera eius sex.

Bug, Tolet. carm. 60 Magnes ferricolor ferrum suspen- dere novit: / sit praesens adamans, quod tenet ille, caclit. 62 Praedurus adamans ferrum non suscipit omne; / hircino tactus sanguine mollis erit.

Dig. (Marc.) 39, 14, 16, 7 Species pertinentes ad vecti- gal: cinnamomum: piper longum: piper album: folium pentasphaerum: folium barbaricum: costura: costamomum: nardi stachys: cassia turiana: xylocassia: smurna: amomum: zingiberi: malabathrum: aroma Indicum: chalbane: laser; alche: lucia: sargogalla: onyx Arabicus: cardamomum: xylocinnamomum: opus byssicum: pelles Babylonicae: pelles Parthicae: ebur: ferrum Indicum: carpasum: lapis universus: margarita: sardonyx: ceraunium: hyacinthus: smaragdus: adamas: saffirinus: callainus: beryllus: chely- niae: opia Indica vel adserta: metaxa: vestis serica vel sub- serica: vela tincta carbasea: nema sericum

n. Fibula

Ahl. Spart. Hadr. 10, 4-5 cum etiam vicena milla pedibus armatus ambulare!, triclinia de castris et porticus et cryptas et topia dirueret, vestem humilli- mam frequenter acciperet, sine auro balteum sume- re!, sine gemmis fibula {sagunì) stringeretfur], capulo vix eburneo spatham clauderet

Varrò Men. 569 cum ñeque aptam mollis umeris fibulam sagus ferret

Verg. Aen. 4, 138-139 cui pharetra ex auro, crines nodantur in aurum, / aurea purpureara subnecit fibula uestem 5, 313 balteus et tereti subnecit fibula gemma 7, 815-16 uelet honos leuis umeros, ut fibula crinera / auro

internectat, Lyciam ut gerat ipsa pharetram 12, 274 balteus et laterum iuncturas fibula mordet Ciris 126-8 ergo omnis caro residebat cura capillo, / aurea solemni comptum quem fibula ritu / Cecropiae tereti nectebat dente cicadae.

Claud. Don. Aen. 7, 815 'ut fibula crinem auro internectat'-. crinera eius non acus femínea, sed virilis fíbula militarisque nectebat. aurum illic ostrumque supererat, sic tarnen, ut reginae esse totum, non quo illis delectad videretur quae tendebat ad bellum.

Liv. 30, 17, 13 muñera quoque quae legati ferrent regi decreuerunt sagrila purpurea duo cum fibulis aureis singulis et lato ciano tunicis, equos duo phaleratos, bina eque- stria arma cum loricis et tabernacula militaremque suppel- lectilem qualem praeberi constili mos esset. 39, 31. 18 Quinctius alter praetor suos équités catellis ac fibulis donauit.

Ov. met. 2, 412-3 nec positu variare comas; ubi fibula vestem, / vitta coercuerat neglectos alba capillos 8, 318-19 rasilis huic summam mordebat fibula vestem, / crinis erat simplex, nodum collectus in unum 14, 394-5 fibula quod fuerat vestemque momorderat aurum, / pluma fit et fulvo cervix praecingitur auro

Val. Max. 5, 1, 7 itaque puerum anulo fibulaque aurea et tunica laticlauia Hispanoque sagrilo et ornato equo donatum datis qui ermi prosequerentur equitibus ad Masinissam misit (seil. Africanus posterior).

Plin. nat. 12, 88 Hi recto cursu per sinus inpellunt, atque a promunturii ambitu argestae deferunt in portum Gebbanitarum qui vocatur Ocilia. Quam ob rem illi maxime id petunt, produntque vix quinto anno revertí negotia- tores et multos interire. Contra revehunt vitrea ac aëna, vestes, fibulas cum armillis ac monilibus. Ergo negotiatio ilia feminarum maxime fide constat. 33. 39 Deorum hono- ris causa in sacris nihil aliud excogitatum est quam ut auratis cornibus hostiae, maiores dumtaxat, immolarentur. Sed in militia quoque in tantum adolevit haec luxuria, ut M. Bruti e Philippicis campis epistulae reperiantur fremen- tis fibulas tribunicias ex auro geri. 33, 152 Argentum suc- cedit aliquando et auro luxu feminarum plebis compedes sibi facientium, quas induere aureas mos tritior vetet. [...] Et quid haec attinet colligere, cum caprili militum ebore etiam fastidito caelentur argento, vaginae catellis, baltea lamnis crépitent, iam vero paedagogia in transiti! virilitatis custodiantur argento, feminae laventur et nisi argentea solia fastidian!, eademque materia et cibis et probis serviat?

Val. Fl. 1, 433 at tibi collectas solvit iam fibula vestes

Mart. 5, 41, 5-6 trabeasque et Idus fibulasque censu- sque, / et pumicata pauperes manu monstras.

Stat. Tìoeb. 7, 658-9 carbaseique sinus, et fibula rasilis auro / Taenariam fulva mordebat iaspide pallara 9, 693-4 ense gravis nimio: tereti iuvat aurea morsu / fibula, pen- dentes circum latera aspera cinctus

Tac. Germ. 17, 1 Tegumen omnibus sagum fibula aut, si desit, spina consertum hist. 1, 57 nonas lanuarias Vitellio accessit [..,] nec principes modo coloniarum aut castrorum, quibus praesentia ex adfluenti et parta victoria magnae spes, sed manipuli quoque et gregarius miles uiatica sua et balteos phalerasque, insignia armorum argento decora, loco pecuniae tradebant, instinctu et impetri et avaritia.

Svet. Tib. 6, 3 Muñera, quibus a Pompeia Sex. Pompei sorore in Sicilia donatus est, chlamis et fibula, item bullae aurae, durant ostendunturque adhuc Bais,

Fest. p. 474 s)uffibulum est vestimentum al(bum, prae- textum, qua) drangulum, oblongum, quod in ca(pite virgi-

Gil in2peratori della Histouia Augusta

15

nes Vestales, cum sacrificant, semper K ha here solent, i)dque fibula comprehenditur.

TERT. resurr. 40, 3 Ita uocabulum homo consertatum substantiarum duarurn quodammodo fibula est, sub quo uocabulo non possunt esse nisi cohaerentes. idol. 19, 2 Et virgam portavit Moyses, fibulam et Aaron, cingitur loro et Iohannes, agmen agit et lesus Naue, bellauit et populus, si placet ludere. pail. 1, 1 Pallii extrinsecus habitus et ipse quadrangulus ab utroque laterum regestus et ceruicibus circumstrictus in fibulae morsu, humeris acquiescebat.

LACT. inst. 1, 16, 10-12 Non inlepide Seneca in libris moralis philosophiae quid ergo est inquit quare apud poe-tas salacissirnus Tuppiter desierit liheros tollere? utrum sexagenarius factus est et illi lex Papia fibularn imposuit?

PROD. cath. 7, 156-160 Rex ipse Coos aestuantern muri-ces / laenam reuulsa dissipabat fibula, / gemmas virentes et lapillos sutiles / insigne frontis exuebat uinculum / turpi capillos inpeditus puluere Psych. 447-9 Qua se cumque fugax trepidis fert cursibus agmen, / damna iacent: crinalis acus redimicula uittae / fibula flammeolum strofium diade-ma monile.

CLAUD. rapt. Pros. 2, 16-17 Idalia diuisus acu; sudata marito / fibula purpureos gemma suspendit arnictus.

SIDON. carm. 2, 397-8 Fibula mordaci refugas a pectore vestem / dente capit. { ... 1 5, 18-20 Ostricolor pepli textus, quem fibula torto / mordax dente uorat; turn quicquid mamma refundit / tegminis, hoc patulo concludit gemma recessu.

C0RIPP. lust. 2, 121-125 Aurea iuncturas morsu praestrinxit obunco / fibula et a summis gemmae nituere catenis, / gemmae quas Getici felix uictoria belli / praebuit atque fauens dominis Rauenna reuexit / quasque a Vandalica Belisa bus attulit aula.

GREG. M. epist. 8, 3, 14 Fibularn vero aurearn quarn praedictus vir moriens pariter reliquit, considerare, Ut arbi-tror, debuistis quae esset summa eius substantiae

yEN. FORT. carin. 8, 3, 271-6 brattea gemmatam cycla-dem fila catenant, / sidereis donis arte sigifla tument. / pulchra topaziacis oneratur zona lapillis, / chrysolitha aurata fibula claudit acu, / veste superposita: bis cocto purpura bysso, / qualem nupta deo ferre puella potest.

IsID. orig. 19, 31, 17 Fibulae sunt, quibus pectus femina-rum ornatur vel pallium tenetur a viris in hurneris seu cm-gulum in lumbis 19, 33, 4 fibula Graecum est, quarn illi fiblin dicunt, quod ligat.

DIG. 34, 2, 25, 2 (ULP.) Vittae margaritarurn, item fibulae ornameotorum rnagis quam vestis sunt.

Coo. lust. 11, 12 (11), 1 fibulis quoque in chiarnidibus his utantur, quae solo auro et arte pretiosae sunt.

m. Anulus (speciatirn signatorius)

AEL. SPART. Hadi: 26, 7 anulus, in quo imago ipsius sculpta erat, sponte de digito delapsus est.

PLAUT. Asin. 778 spectandurn ne quoii anulum det neque roget. Bacch. 327-330 atque heus In. NI. quid uis? CH. anulum gnati tui / facito Lit mernineris ferre. NI. quid opust anulo? / CH. quia id sIgnumst cum Theotimo qui, eum illi adferet, / ci aurum Lit reddat. NI. meminero, et recte mones. Gas. 144 CL. Opsignate cellas, referte anulum ad me 708-12 si ecfexis hoc, soleas tibi daho et anuluna in digito / aureum et bona pluruma. Curc. 346-47 ilium quem dixi Lyconem, atque ci mandaui, / qui anulo meo

tabellas opsignatas attulisset 1...] 651-53 TH. memini istanc turbam fieri. sed in dic mihi, / ubi is est homo qui te sur-rupuit? PL. nescio. / uerum hunc seruaui semper mecum una anulum Pseud. 55-56 ea cadssa miles hic reliquit sym-bolum, / expressam in cera ex anulo suam imaginem Ti-in. 788-790 sed epistulas quando opsignatas adferet, / [sed quom opsignatas attulerit epistulas] / nonne arbitraris eum adulescenti anuli / paternum signum nosse? ME. étiam tu Laces? ThUG. 274 mancupion accipias? gestas tecum ahenos anulos? Vidul. frg. 14 (11) signurn recte comparebat; huius contendi anulum

TER. Heaut. 650-51 religiosae, quorn exponendam do

liii, de digito anulum / detraho et eum dico una cum puel-la exponeret Hec. 574 ipse eripuit vi, In digito quern habuit, virgini abiens anulum. 829-30 dicitque sese illi anu-lum, dum luctat, detraxisse. / eum haec cognovit MyrrinO in digito modo me habente[m]

Cic. Veru. ii 3, 80, 185-87 Hinc ille est anulus aureus quo Iii istum in contione donasti; quae tua donatio singulari imprudentia nova Siculis omnibus, mihi veto etiam incre-dibili videbatur. Saepe enim nostri imperatores superatis hostibus, optime re publica gesta, scribas suos anulis aureis in contione donarunt [.1 Anulo est aureo scriba donatur, et ad earn donationem contio est advocata. Quod erat os tuum, cum videbas in contione eos homines quo-rum ex bonis istum anulo aureo donabas, qui ipsi anulos aureos posuerant liberisque suis detraxerant, Lit esset unde scriba runs hoc tuum munus ac beneficium tueretur? II, 4, 25, 56-8 0 tempera, o mores! Nihil nimium vetus profe-ram. Sunt vestrum aliquam multi qui L. Pisonern cognorint, huius L. Pisonis, qui praetor fuit, pattern. Ei cum esset in Hispania praetor, qua in provmncia occisus est, nescio quo pacto, dum armis exercetur, anulus aureus quem habebat fractus et comminutus est. Cum vellet sibi anulum facere, aurificem iussit vocari in forum ad sellam Cordubae et palarn appendit aurum; hominem in foro iubet sellam ponere et facere anulum omnibus praesentibus. Nimium fortasse dicet aliquis hunc diligentern; hactenus reprehen-deret, si qui volet, nihil amplius. Verum fuit ci conceden-dum; filius enirn L. Pisonis erat, eius qui prinius de pecu-niis repetundis legem tulit. Ridiculum est me nunc de Verre dicere, cum de Pisone frugi dixerirn; verum tamen quantum intersit videte. Iste cum aliquot abacorum faceret vasa aurea, non laboravit quid non modo in Sicilia verum etiam Romae in iudicio audiret: ille in auri semuncia totam Hispaniam scire voluit uncle praetori anulus fieret. [.1 genera ipsa cupio breviter attingere, tit hic modo me corn-monuit Pisonis anulus quod toturn effluxerat. Quam multis istum putatis hominibus honestis de digitis anulos abstulis-se? Numquam dubitavit, quotienscumque alicuius aut gemnia aut anulo delectatilis est. [.1 Cum Valentio, eius interpreti, epistula Agrigento adlata esset, casu signum iste animadvertit in cretula. Placuit ci; quaesivit Linde esset epi-stula; respondit Agrigento. Iste litteras ad quos solebat misit, Lit is anulus ad se primo quoque tempore adferretur. Ita litteris istius patri familias, L. Titio, civi romano, anul]Lis de digito detractus est. de orat. 3, 32 (127) ex quihus Elius Hippias cum Olympiam venisset [ ... ] sed anulum, quem haberet, pallium, quo amictus, soccos, quibus indutus esset, se sua manu confecisse. off 3, 9, 38 hinc ille Gyges inducitur a Platone, qui, cum terra discessisset magnis qui-busdam imbribus, descendit in ilium hiatum aeneumque equum, Lit ferunt fabulae, animadvertit, cuius in lateribus fores essent; quibus apertis corpus horninis mortui vidit rnagnitudine invisitata anulumque aureum in digito; quem Lit detraxit, ipse induit - erat autem regius pastor-, turn in concilium se pastorum recepit. ibi cum palam eius anuli ad pairnam converterat, a nullo videbatur, ipse auteni omnia videbat; idem rursus videbatur cum in locum anti-Vim inverterat. itaque hac oportuftitate anuli usus reginac stuprum intulit eaque adiutrice regem dorninum interemit.


nes Ve)stales, cum sacrificant, semper {habere soient, i)dque fibula comprehenditur.

Tert. resurr. 40, 3 Ita uocabulum homo consertatum substantiarum duarum quodammodo fìbula est, sub quo uocabulo non possunt esse nisi cohaerentes. idol. 19, 2 Et virgam portavi! Moyses, fìbulam et Aaron, cingitur loro et lohannes, agmen agit et lesus Naue, bellauit et populus, si placet ludere, pall. 1,1 Fallii extrinsecus habitus et ipse quadrangulus ab utroque laterum regestus et ceruicibus circumstrictus in fibulae morsu, humeris acquiescebat.

Lagt. inst. 1, ló, 10-12 Non inlepide Seneca in libris moralis philosophiae quid ergo est inquit quare apud poe- tas salacissimus luppiter desierit liberos tollere? utrum sexagenarius factus est et illi lex Papia fìbulam imposuit?

Prud. cath. 7, 156-160 Rex ipse Coos aestuantem múri- ces / laenam reuulsa dissipabat fibula, / gemmas virentes et lapillos sutiles / insigne frontis exuebat uinculum / turpi capillos inpeditus puluere Psych. 447-9 Qua se cumque fugax trepidis fert cursibus agmen, / damna iacent: crinalis acus redimicula uittae / fibula flammeolum strofium diadema monile.

Claud, rapt. Pros. 2, 16-17 Idalia diuisus acu; sudata marito / fibula purpúreos gemma suspendit amictus.

SlDON. carni. 2, 397-8 Fibula mordaci refugas a pectore vestem / dente capit. [...] 5, 18-20 Ostricolor pepli textus, quem fibula torto / mordax dente uorat; tum quicquid mamma refundit / tegminis, hoc patulo concludi! gemma recessu.

Coripp. lust. 2, 121-125 Aurea iuncturas morsu praestriwxit obunco / fibula et a summis gemmae nituere catenis, / gemmae quas Gelici felix uictoria belli / praebuit atque fauens dominis Rauenna reuexit / quasque a Vandalica Belisanus attulit aula.

Greg. M. epist. 8, 3, 14 Fibulam vero auream quam praedictus vir moriens pariter reliquit, considerare, ut arbitror, debuistis quae esset summa eius substantiae

Ven. Fort. carm. 8, 3, 271-6 brattea gemmatam cycla- dem fila catenant, / sidereis donis arte sigilla tument. / pulchra topaziacis oneratur zona lapillis, / chrysolitha aurata fibula claudit acu, / veste superposita: bis cocto purpura bysso, / qualem nupta deo ferre puella potest.

Isid. oiig. 19, 31, 17 Fibulae sunt, quibus pectus feminarum ornatur vel pallium tenetur a viris in humeris seu cin- gulum in lumbis 19, 33, 4 fibula Graecum est, quam illi flblin dicunt, quod ligat.

Dig. 34, 2, 25, 2 (Ulp.) Vittae margaritarum, item fibulae ornamentorum magis quam vestis sunt.

Cod. lust. 11, 12 (11), 1 fibulis quoque in chlamidibus his utantur, quae solo auro et arte pretiosae sunt.

m. Anulus (specialim signatorius)

Ael. Spart. Hadr. 26, 7 anulus, in quo imago ipsius sculpta erat, sponte de digito delapsus est.

Plaut. Asin. 778 spectandum ne quoii anulum det neque roget. Bacch. 327-330 atque heus tu. NI. quid uis? CH. anulum gnati tui / facito ut memineris ferre. NI. quid opust anulo? / CH. quia id sígnumst cum Theotimo qui, eum illi adferet, / ei aurum ut reddat. NI. meminero, et recte mones. Cas. 144 CL. Opsignate celias, referte anulum ad me 708-12 si ecfexis hoc, soleas tibi dabo et anulum in digito / aureum et bona pluruma. Cure. 346-47 ilium quem dixi Lyconem, atque ei mandaui, / qui anulo meo

tabellas opsignatas attulisset [...] 651-53 TH. memini istanc turbam fieri, sed tu die mihi, / ubi is est homo qui te sur- rupuit? PL. nescio. / uerum hunc seruaui semper mecum una anulum Pseud. 55-56 ea caússa miles hic reliquit symbolum. / expressam in cera ex anulo suam imaginem 7inn. 788-790 sed epistulas quando opsignatas adferet, / [sed quom opsignatas attulerit epistulas] / nonne arbitraris eum adulescenti anuli / paternum Signum nosse? ME. étiam tu taces? Truc. 274 mancupion accipias? gestas tecum ahenos anulos? Vidul. frg. 14 (11) Signum recte comparebat; huius contendi anulum

Ter. Heaut. 650-51 religiosae, quom exponendam dò îlli, de digito anulum / detraho et eum dico una cum puella exponeret Hec. 574 ipse eripuit vî, în digito quem habuit, virgini abiens anulum. 829-30 dicitque sese illi anulum, dum luctat, detraxisse. / eum haec cognovit Myrrinâ in digito modo me habente[m]

Cie. Verr. ti 3, 80, 185-87 Hinc ille est anulus aureus quo tu istum in contione donasti; quae tua donatio singulari imprudentia nova Slculis omnibus, mihi vero etiam incre- dibili videbatur. Saepe enim nostri imperatores superatis hostibus, optime re publica gesta, scribas suos anulis aureis in contione donarunt [...] Anulo est aureo scriba donatur, et ad eam donationem contio est advócala. Quod erat os tuum, cum videbas in contione eos homines quorum ex bonis istum anulo aureo donabas, qui ipsi anulos áureos posuerant liberisque suis detraxerant, ut esset unde scriba tuus hoc tuum munus ac beneficium tueretur? il, 4, 25, 56-8 O tempora, o mores! Nihil nimium vêtus profe- ram. Sunt vestrum aliquam multi qui L. Pisonem cognorint, huius L. Pisonis, qui praetor fuit, patrem. Ei cum esset in Hispania praetor, qua in provincia occisus est, nescio quo pacto, dum armis exercetur, anulus aureus quem habebat fractus et comminutus est. Cum vellet sibi anulum facere, aurificem iussit vocari in forum ad sellam Cordubae et palam appendi! aurum; hominem in foro iubet sellam ponere et facere anulum omnibus praesentibus. Nimium fonasse dicet aliquis hunc diligentem; hactenus reprehen- deret, si qui volet, nihil amplius, Verum fuit ei conceden- dum; filius enim L. Pisonis erat, eius qui primus de pecu- niis repetundis legem tulit. Ridiculum est me nunc de Verre dicere, cum de Pisene bugi dixerim; verum tamen quantum intersit videte. Iste cum aliquot abacorum faceret vasa aurea, non laboravit quid non modo in Sicilia verum etiam Romae in iudicio audiret: ille in auri semuncia totani Hispaniam scire voluit unde praetori anulus fieret. [...] genera ipsa cupio breviter attingere, ut hic modo me commonuit Pisonis anulus quod totum effluxerat. Quam multis istum putatis hominibus honestis de digitis anulos abstulisse? Numquam dubitavit, quotienscumque alicuius aut gemma aut anulo delectatûs est. [...] Cum Valentio, eius interpreti, epistula Agrigento adlata esset, casu Signum iste animadvertit in cretula. Placuit ei; quaesivit unde esset epistula; respondit Agrigento. Iste litteras ad quos solebat misit, ut is anulus ad se primo quoque tempore adferretur. Ita litteris istius patri familias, L. Titio, civi romano, anulus de digito detractus est. de orat. 3, 32 (127) ex quibus Elius Hippias cum Olympiam venisse! [...] sed anulum, quem haberet, pallium, quo amictus, soceos, quibus indutus esset, se sua manu confecisse. off. 3, 9, 38 hinc ille Gyges inducitur a Platone, qui, cum terra discessisset magnis quibusdam imbribus, descendit in illum hiatum aeneumque equum, ut ferunt fabulae, animadvertit, cuius in lateribus fores essent; quibus apertis corpus hominis mortui vidit magnitudine invisitata anulumque aureum in digito; quem ut detraxit, ipse induit - erat autem regius pastor-, tum in concilium se pastorum recepii, ibi cum palam eius anuli ad palmam converterat, a nullo videbatur, ipse autem omnia videbat; idem rursus videbatur cum in locum anulum inverterat. itaque hac oportunifate anuli usus reginae stuprum intuii! eaque adiutrice regem dominum interemit.

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Alessandra Brad

sustulit quos obstare arhitrabatur, nec in his, eum facinori-bus, quisquarn potuit videre. sic repente anuli beneficio rex exortus est Lydiae. hunc igitur ipsum anulurn Si habeat sapiens, nihil plus sibi licere putet peccare quam si non haberet; honesta enirn bonis viris, non occulta quaeruntur. fin. 5, 1, 3 Turn Pomponius: At ego, quem uoS tit deditum Epicuro insectari soletis, sum multurn equidem cum Phaedro, quem unice diligo, tit scitis, in Epicuri hortis, quos modo praeteribamus, sed ueteris prouerbis admonitu uiuorurn memini, nec tamen Epicuri licet obliuisci, si cupiam, cuius imaginern non modo in tabulis nostri fami-hares, sed etiarn in poculis et in anulis habent. ad Q. fr. 1, 1, 13 sint aures tuae quae id quod audiunt existirnentur audire, non in quas ficte et simulate quaestus causa insu-surretur. sit anulus tuns non Ut vas aliquod sed tamquam ipse tu, non minister ahienae voluntatis sed testis tuae. Att. 6, 1, 17 in illa (scil. statua) autern quae est ad rroAuKVoug Herculern inscriptum est 'cos(cens)'; quam esse elusdem status, amictus, anulus, imago ipsa declarat.

NEP. Eum. 2, 1 Alexandro Babylone mortuo, cum regna singuhis farnihiaribus dispertirentur et summa return tradita esset tuenda eidern, cul Alexander moriens anulurn suurn dederat, Perdiccae.

Liv. 1, 11, 8 Additur fabula, quod uolgo Sabini aureas armillas magni ponderis brachio laeuo gemmatosque magna specie anulos hahuerint, pepigisse earn quod in sinistris manibus haberent; eo scuta ilhi pro aureis donis congesta. 9, 46, 12 tanturnque Flaui cornitia indignitatis habuerunt tit plerique nobilium anulos aureos et phaleras deponerent. 23, 12, 1 Ad fidem deinde tam laetarum re-rum effundi in vestibulo curiae iussit anulos aureos, qui tantus acervus fuit, ut rnetientibus supra tris rnodios exples-se sint quidarn auctores; farna tenuit, quae propior vero est, aud plus fuisse modio. 26, 36, 5 aururn argenturn (aes) si- gnaturn omne senatores crastino die in pubhicum confera-mus, its ut anulos sibi quisque et coniugi et hiberis, et filio hullam, et quibus uxor fihiaeue stint, singulas uncias pon-do auri relinquant 27, 28, 4 anuhis Marcelhi simul cum cor-pore Hannibal potitus erat. eius signi errore ne cui dolus necteretur a Poeno metuens, Crispinus circa ciuitates proxi-mas miserat nuntios occisurn conlegam esse anuhisque eius hostem potitum; ne quibus hitteris crederent nornine Marcelhi compositis. 43, 16, 14 prior Claudius causam dixit; et cum ex duodecirn centuriis equitum octo censorem condernnassent multaeque aliae primae classis, extemplo principes ciuitatis in conspectu popuhi anuhis aureis positis uestem mutarunt, tit supplicis plebem circumirent.

Ov. am. 1, 4, 25-6 cum tibi, quae faciarn, mea lux dica-mue placebunt, / uersetur digitis anulus usque tuis 2, 15 (14), 15-8 idem ego, ut arcanas possirn signare tahellas / neue tenax cerarn siccaque gemma trahat, / urnida formo-sae tangam prius ora puellae; / tantum ne signem scripta dolenda mihi. ars 1, 473-4 ferreus assiduo consurnitur anu-lus usu, / intent assidua uorner aduncus humo. 3, 221 anu-lus Ut fiat, primo colhiditur aurum 3, 445-6 nec toga dcci-piat filo tenuissirna, nec si / anulus in digitis alter et alter erit. Pont. 2, 10, 1-8 Ecquid ab impressae cognoscis imagi-nae cerae / haec tibi Nasonem scribere uerba, Macer, / auctorisque sul Si flOfl est anulus index, / cognitane est nostra litters facta manu? / an tibi notitiam rnora temporis eripit horurn, / nec repetunt ocuhi signs uetusta tui? / sis hicet obhitus pariter gemmaeque manusque, / exciderit tan-turn ne tibi cura mci.

VAL. MAX. 3, 5, 1 quarn cum propinqui ab co pollui ani-maduerterent, id egerunt, ne aut sellam ponere aut ius dicere auderet, insuperque e manu eius anulum, in quo caput Africani sculptum erat, detraxerunt 7, 8, 9 M. uero Popilius senatori ordinis Oppium Gallurn [.1 moriens I ... ] respexit I ... ] insuperque anulos quoque suos ci tradidit, I ... ]

quos Oppius, uir dihigens, sed morientis arnici plenum contumehiae ludibrium, in locellum repositos et a praesen-tihus adsignatos diligentissirne heredibus ilhius exheres ipse reddidit. 8, 14, 4 L. autem Sulla, etsi ad neminem scriptorem ariimum direxit, tamen hugurthae a Boccho rege ad Mariurn perducti totam sibi laudem tam cupide adseruit, Ut anulo, quo signatorio utebatur, insculptam illam traditionem haberet.

CURT. 3, 6, 7 Diu animo in diuersa uersato, nulli quid scriptum esset enuntiat epistularnque sigillo anuli sui impresso puluino, cui incubabat, subiecit. 3, 7, 12 Huic epistulam Cretensis miles, obsignatam anulo cuius signum haud sane notum erat, tradidit. 6, 6, 6 Litteras quoque quas in Europam mitteret ueteris anuli gemma obsignabat, us quas in Asiam scriheret Darei anulus imprimebatur, Lit adpareret unum animum duorum non capere fortunarn. 10, 5, 4 Propiusque adire iussis amicis narn et uox defi-cere iam coeperat, - detractum anulum digito Perdiccae tradidit adiectis mandatis, Lit corpus suum ad Hammonem ferri iuberent. 10, 6, 4-5 Tunc Perdicca regia sells in con-spectum uolgi data, in qua diadema uestisque Alexandri cum armis erant, anulum sibi pridie traditum a rege in eadem sede posuit. [.1 Et Perdicca: "Ego quidem", inquit, anulum, quo ille regni atque imperil uires obsignare erat solitus, traditum ab ipso mihi, reddo vobis.

ScRIB. LARG. 152 hoc medicamentum cum componitur, pileum higneum sit; qui contundit, anulum ferreum non habeat. hanc enim superstitionem adiecit Ambrosius mcdi-cus Puteolanus, qui affirmavit multos se hoc rnedicamento sanasse.

SEN. benef. 3, 15, 3 0 turpem humani generis fraudis ac nequitiac pubhicae confessionem! anulis nostris plus quam animis creditur. In quid isti ornati uiri adhibiti stint? in quid imprimunt signs? namque ne ille negat accepisse Se, quod accepit. 3, 25, 1 Bello ciuihi proscriptum dominus seruus abscondit et, cum snubs cius sibi aptasset ac uestem in-duisset, speculatonibus occurrit nihilque se deprecani, quo minus imperata peragerent, dixit et delude ceruicem por-rcxit. 3, 26, 1-2 Cenabat Paulus praetorius in conuiuio quodam imaginern Tib. Caesaris habens ectypa et eminen-te gemma. Rem ineptissimam feccro, si nunc uerba quse-siero, quemadmodurn dicam iblum matellam sumpsisse; quod factum simul et Mato ex notis illius temporis uestiga-toribus notauit, et scruus cius, quoi nectebantur insidiac, ci ebrio anulum extraxit. Et cum Mato conuivas testaretur admotam esse imaginem obscenis et iarn subscriptionern componeret, ostendit in manu sua seruus anulum. Si quis hunc seruus uocat, et iblum conuivam uocahit. nat. 7, 31, 2 exornamus anulis digitos, in omni articubo gemma disponitur.

PeTRON. 32, 3 habebat etiam in minimo digito sinistrac manus anulum grandem suhauratum, cxtrcmo vero articu-bo digiti sequentis minorem, ut mil-ii videbatur, totum aureum, sed plane ferreis vehuti stelbis ferruminatum. 58, 10 ergo aut tacc aut meliorem nobi molestare, qui te natum non putat; flSl si me iudicas anuhos buxeos curare, quos amicac tuae involasti. 71, 9 tc rogo tit naves ctiam [monu-menti mci] facias plenis velis cuntcs, et me in tribunali sedentem praetextatum cum anulis aureis quinquc et num-mos in pubbico de saccubo effundentem; scis enim quod epuhum cledi binos denarios.

PLAN. nat. 33, 8-41 Pessimum vitae scehus fecit qui pri-mus induit digitis, nec hoc quis fecerit traditur. Nam de Prometheo omnia fabulosa arbitror, quamquam ilbi quoquc ferreum anulum dedit antiquitas vincuhumque id, non gcstamcn, intcllegi voluit. Midac quidem anulurn, quo cir-cumacto habcntcm ncmo ccrneret, quis non etiam fabuho-siorem fatcatur? Manus et prorsus sinistrac maximam auc-toritatern conciliavere suro, non quidem Romanae, qua-rum in more fcrrci crant et virtutis bebbicac insigne. Dc

16 Alessandra Bravi

sustulit quos obstare arbitrabatur, nec in his, eum facinori- bus, quisquam potuit videre. sic repente anuli beneficio rex exortus est Lydiae. hunc igitur ipsum anulum si habeat sapiens, nihil plus sibi licere putet peccare quam si non haberet; honesta enim bonis viris, non occulta quaeruntur. fin. 5, 1, 3 Turn Pomponius: At ego, quem uos ut deditum Epicuro insectari soletis, sum multum equidem cum Phaedro, quem unice diligo, ut scitis, in Epicuri hortis, quos modo praeteribamus, sed ueteris prouerbis admonitu uiuorum memini, nec tarnen Epicuri licet obliuisci, si cupiam, cuius imaginem non modo in tabulis nostri fami- liares, sed etiam in poculis et in anulis habent. ad Q.fr. 1, 1, 13 sint aures tuae quae id quod audiunt existimentur audire, non in quas ficte et simulate quaestus causa insu- surretur. sit anulus tuus non ut vas aliquod sed tamquam ipse tu, non minister alienae voluntatis sed testis tuae. Alt. 6, 1, 17 in illa (se//, statua) autem quae est ad mÁVKÁéovc, Herculem inscriptum est 'cos(cens)'; quam esse eiusdem status, amictus, anulus, imago ipsa déclarai.

Nep. Eum. 2, 1 Alexandra Babylone mortuo, cum regna singulis familiaribus dispertirentur et summa rerum tradita esset tuenda eidem, cui Alexander moriens anulum suum dederat, Perdiccae.

Lrv. 1, 11, 8 Additur fabula, quod uolgo Sabini aureas armillas magni ponderis brachio laeuo gemmatosque magna specie anulos habuerint, pepigisse eam quod in sinistris manibus haberent; eo scuta Uli pro aureis donis congesta. 9, 46, 12 tantumque Flaui comitia indignitatis habuerunt ut plerique nobilium anulos áureos et phaleras deponerent. 23, 12, 1 Ad fidem deinde tarn laetarum rerum effundi in vestíbulo curiae iussit anulos áureos, qui tantus acervus fuit, ut metientibus supra tris modios exples- se sint quidam auctores; fama tenuit, quae propior vero est, aud plus fuisse modio. 26, 36, 5 aurum argentum (aes) si- gnatura omne senatores crastino die in publicum confera- mus, ita ut anulos sibi quisque et coniugi et liberis, et filio bullam, et quibus uxor filiaeue sunt, singulas uncias pon- do auri relinquant 27, 28, 4 anulis Marcelli simul cum cor- pore Hannibal potitos erat. eius signi errore ne cui dolus necteretur a Poeno metoens, Crispinus circa ciuitates próxi- mas miserai nuntios occisum conlegam esse anulisque eius hostem potitum; ne quibus litteris crederent nomine Marcelli compositis. 43, 16, 14 prior Claudius causam dixit; et cum ex duodecim centuriis equitum octo censorem condemnassent multaeque aliae primae classis, extemplo principes ciuitatis in conspectu populi anulis aureis positis uestem mutarunt, ut supplicis plebem circumirent.

Ov. am. 1, 4, 25-6 cum libi, quae faciam, mea lux dica- mue placebunt, / uersetur digitis anulus usque tuis 2, 15 (14), 15-8 idem ego, ut arcanas possim signare tabellas / neue tenax ceram siccaque gemma trahat, / umida formo- sae tangam prius ora puellae; / tantum ne signem scripta dolenda mihi. ars 1, 473-4 ferreus assiduo consumitur anulus usu, / interit assidua uomer aduncus humo. 3, 221 anulus ut fiat, primo colliditur aurum 3, 445-6 nec toga deci- piat filo tenuissima, nec si / anulus in digitis alter et alter erit. Pont. 2, 10, 1-8 Ecquid ab impressae cognoscis imagi- nae cerae / haec tibi Nasonem scribere uerba, Macer, / auctorisque sui si non est anulus index, / cognitane est nostra littera facta manu? / an tibi notitiam mora temporis eripit horum, / nec repetunt oculi signa uetusta tui? / sis licet oblitus pariter gemmaeque manusque, / exciderit tantum ne tibi cura mei.

Val. Max. 3, 5, 1 quam cum propinqui ab eo pollui ani- maduerterent, id egerunt, ne aut sellam ponere aut ius dicere auderet, insuperque e manu eius anulum, in quo caput Africani sculptum erat, detraxerunt 7, 8, 9 M. uero Popilius senatori ordinis Oppium Gallura [...] moriens [.,,] respexit [...] ¿«superque anulos quoque suos ei tradidit, [...]

quos Oppius, uir diligens, sed morientis amici plenum contumeliae ludibrium, in locellum repositos et a praesentibus adsignatos diligentissime heredibus illius exheres ipse reddidit. 8, 14, 4 L. autem Sulla, etsi ad neminem scriptorem animum direxit, tamen lugurthae a Boccho rege ad Marium perducti totani sibi laudem tam cupide adseruit, ut anulo, quo signatorio utebatur, insculptam illam traditionem haberet.

Curt. 3, 6. 7 Diu animo in diuersa uersato, nulli quid scriptum esset enuntiat epistulamque sigillo anuli sui impresso puluino, cui incubabat, subiecit. 3, 7, 12 Huic epistulam Cretensis miles, obsignatam anulo cuius Signum haud sane notum erat, tradidit. 6, 6, 6 Litteras quoque quas in Europam mitteret ueteris anuli gemma obsignabat, iis quas in Asiam scriberet Darei anulus imprimebatur, ut adpareret unum animum duorum non capere fortunam. 10, 5, 4 Propiusque adire iussis amicis - nam et uox defi- cere iam coeperat, - detractum anulum digito Perdiccae tradidit adiectis mandatis, ut corpus suum ad Hammonem ferri iuberent. 10, 6, 4-5 Tune Perdicca regia sella in con- spectum uolgi data, in qua diadema uestisque Alexandri cum armis erant, anulum sibi pridie traditum a rege in eadem sede posuit. [...] Et Perdicca: -Ego quidem», inquit, «anulum, quo ille regni atque imperii uires obsignare erat solitos, traditum ab ipso mihi, reddo vobis. [...]».

Scrib. Laro. 152 hoc medicamentum cum componitur, pileum ligneum sit; qui contundit, anulum ferreum non habeat. hanc enim superstitionem adiecit Ambrosius medi- cus Puteolanus, qui affirmavit multos se hoc medicamento sanasse.

Sen. benef. 3, 15, 3 O torpem humani generis fraudis ac nequitiae publicae confessionem! anulis nostris plus quam animis creditor. In quid isti ornati uiri adhibiti sunt? in quid imprimunt signa? namque ne ille negat accepisse se, quod accepit. 3, 25, 1 Bello ciuili proscriptum dominus seruus abscondit et, cum anulos eius sibi aptasset ac uestem in- duisset, speculatoribus occurrit nihilque se deprecari, quo minus imperata peragerent, dixit et deinde ceruicem por- rexit. 3, 26, 1-2 Cenabat Paulus praetorius in conuiuio quodam imaginem Tib. Caesaris habens ectypa et eminen- te gemma. Rem ineptissimam fecero, si nunc uerba quae- siero, quemadmodum dicam illum matellam sumpsisse; quod factum simul et Maro ex notis illius temporis uestiga- toribus notauit, et seruus eius, quoi nectebantur insidiae, ei ebrio anulum extraxit. Et cum Maro conuiuas testaretur admotam esse imaginem obscenis et iam subscriptionem componeret, ostendit in manu sua seruus anulum. Si quis hunc seruus uocat, et illum conuiuam uocabit. nat. 7, 31, 2 exornamus anulis dígitos, in omni articulo gemma disponitur.

Petron. 32, 3 habebat etiam in minimo digito sinistrae manus anulum grandem subauratum, extremo vero articulo digiti sequentis minorem, ut mihi videbatur, totum aureum, sed plane ferreis veluti stellis ferruminatum. 58, 10 ergo aut tace aut meliorem noli molestare, qui te natum non putat; nisi si me iudicas anulos buxeos curare, quos amicae tuae involasti. 71, 9 te rogo ut naves etiam [monumenti mei] facias plenis velis euntes, et me in tribunali sedentem praetextatum cum anulis aureis quinqué et num- mos in publico de sacculo effundentem; scis enim quod epulum dedi binos denarios.

Plin. nat. 33, 8-41 Pessimum vitae scelus fecit qui primus induit digitis, nec hoc quis fecerit traditur. Nam de Prometheo omnia fabulosa arbitror, quamquam ¡Ili quoque ferreum anulum dedit antiquitas vinculumque id, non gestamen, intellegi voluit. Midae quidem anulum, quo cir- cumacto habentem nemo cernerei, quis non etiam fabulo- siorem fateatur? Manus et prorsus sinistrae maximam auctoritatem conciliavere auro, non quidem Romanae, qua- rum in more ferrei erant et virtutis bellicae insigne. De

GU imperatori del/a Historict Augusta

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regibus Romanis non facile clixerim. Nullurn habet Rornuli in Capitolio statua nec praeter Nuniae Serviique Tullii alia ac ne Lucii quidem Bruti. Hoc in Tarquiniis maxime miror, quorum e Graecia fuit origo, Linde hic anulorum usus venit, quamquam etiamnum Lacedaemone ferreo utuntur. Sed a Prisco Tarquinio omnium primo filiurn, cum in prae-textae annis occiclisset hostem, bulla aurea clonatum con-star, uncle mos bullae duravit, Lit eorurn, qui equo meruis-sent, filii insigne id haberent, ceteri lorum; et icleo rniror Tarquinii eius statuam sine anulo esse. Quamquam et de nornine ipso ambigi video. Graeci a digitis appellavere, apud nos prisci ungulurn vocabant, postea et Graeci et nostri symbolum. Longo certe tempore ne senatum qui-deni Ronianum habuisse aureos nianifestuni est, siquidem us tanturn, qui legati ad exteras gentes ituri essent, anuli publice clabantur, credo, quoniam ita exterorum honoratis-sirni intellegebantur. Neque aliis uti nios fuit quani qui ex ea causa publice accepissent, volgoque sic triumphabant et, corn corona ex auro Etrusca sustineretur a tergo, anulus tarnen in digito ferreus erat aeque triumphantis et servi for-tasse coronarn sustinentis. Sic triumphavit de Jugurta C. Marius aureurnque non ante tertiurn consulaturn sumpsisse traclitur. Ii quoque, qui oh legationern acceperant aureos, in publico tanturn utehantur us, intra dornos vero ferreis, quo argumento etiarn nunc sponsae muneris vice ferreus anulus mittitur, isque sine gemma. Equiclem nec Iliacis temporibus ullos fuisse anulos video. Nusquarn certe Hornerus clicit, cum et coclicillos missitatos epistularum gratia indicet et conclitas arcis vestes ac vasa aurea argen-teaque et eas colligatas nodi, non anuli, nota. Sortiri quo-que contra provocationes duces non anulis tradit, fabricae etiarn deum fibulas et alia muliebris cultus, sicut inaures, in primordio factitasse, sine mentione anulorum. Et qui-squis primus instituit, cunctanter id fecit: laevis manibus latentibusque induit, cum, si honos securus fuisset, dextra fuerit ostentandus, quodsi inpedirnenturn potuit in co au-quod intellegi, etiarn serioris usus argurnentum esset: rnaius in laeva fuisset, qua scutum capitur. Est quidem apud eunclern Hornerum virorurn crinibus aurum inplexurn; icleo riescio an prior uscis ferninis coeperit. [.1 Frequentior autem usus anulorurn non ante Cn. Flaviurn Anni filium cleprehenditur [ ... ] Addituni Flavio, ut sirnul et tribunus plebei esset, quo facto tanta indignatio exarsit, cit anulos abiectos in antiquissimis reperiatur annalibus. Fallit plerosque quod turn et equestrem orclinern id fecisse arhi-trantur; etenim acliectum hoc quoque sed et phaleras posi-tas propterque nornen equitum acliecturn est; anulos quo-que depositos a nohilitate in annales relaturn est, non a senatu universo. Hoc actum P. Sempronio L. Sulpicio cos. Flavius vovit aeclem Concordiae, si populo reconciliasset orclines, et, cum ad id pecunia publice non decerneretur, ex multaticia faeneratoribus condemnatis aediculam aereani fecit in Graecostasi, quae tunc supra cornitium erat, inciditque in tabella aerea factam earn aedem cciiii annis post Capitolinarn cledicatarn. Id a. ccccxxxxvuii a condita urhe gestum est et priniuni anulorum vestigium extat; promiscui auteni usus alteruni secunclo Punico hello, neque enim aliter potuisset triniodia anulorum illa Carthaginem ab Hannibale rnitti. Inter Caepionem quoque et Drusum ex anulo in auctione venali inimicitiae coepere, uncle origo socialis helli et exitia return. Ne tunc quideni omnes senatores habuere, utpote cum memoria avorum multi praetura quoque functi in ferreo consenuerint - sicut Calpurniuni et Maniliurn, qui legatus C. Marii fuerit lugurthino hello, Fenestella tradit, et multi L. Fufidiuni ilium, ad quem Scaurus de vita sua scripsit-, in Quintiorum vero farnilia aurum ne feminas quidem habere mos fuerit, nullosque ornnino niaior pars gentiurn hominumque, etiam qui sub imperio nostro degunt, hoclieque habeat. Non signat oriens aLit Aegyptus etiarn nunc litteris conten-ta solis. Multis hoc niodis, cit cetera ornnia, luxuria variavit gernmas addenclo exquisiti fulgoris censuque opimo digi-

tos onerando, sicut dicemus in gemmarum volumine, mox et effigies varias caelando, Lit alibi ars, alibi materia esset in pretio. Alias dein gemmas violari nefas putavit ac, ne quis signandi causam in anulis esse intellegeret, solidas induit. Quasdam veto neque ab ea parte, qua digito occul-tantur, auto clusit aurumque millis lapillorum vilius fecit. Contra veto multi nullas aclmittunt gernrnas auroque ipso signant. Id Claudii Caesaris principatu repertum. Nec non et servitia iam ferrum auro cingunt - alia per sese mero auro clecorant -, cuius licentiae origo nomine ipso in Samothrace id instituturn cleclarat. Singulis primo cligitis geri mos fuerat, qui stint minimis proximi. Sic in Numae et Servi Tullii statuis videmus. Postea pollici proximo indue-re, etiani in deoruni sirnulacris, clein iuvit et mininio dare. Galliae Britanniaeque rnedio dicuntur usae. Hic nunc solus excipitur, ceteri omnes onerantur, atque etiam privatirn articuli niinoribus aliis. Sunt qui uni tantuni niinirno conge-rant, alii vero et huic tanturn unum, quo signantem signent. Conditus ille, tit res rara et iniuria usus incligna, velut e sacrario promitur, tit et unum in minimo digito habuisse pretiosioris in recondito suppellectilis ostentatio est. lam aid pondera eorurn ostentant, alui plures quam unum gestate labor est, alui bratteas infercire leviore materia propter casum tutius gemmarum sollicitudini putant, aid sub gem-niis venena cludunt, sicut Demosthenes surnmus Graeciae orator, anulosque mortis gratia habent. Denique tit plurima opum scelera anulis fiunt. Quae fuit illa vita priscorum, qualis innocentia, in qua nihil signabatur! Nunc cibi quo-que ac potus anulo vindicantur a rapina. Hoc profecere mancipiorum legiones, in domo turba externa ac iam ser-vorum quoque causa nomenclator 2idhil)efldli.is. [.1 Gravatis sonino aLit morientibus anuli detrahuntur, maior-ci ue vitae ratio circa hoc instrumentum esse coepit. Incertum a quo tempore; vidernur tamen posse in externis auctoritatem eius rei intellegere circa Polycraten Sami tyrannurn, ccii dilectus ille anulus in mare ahiectcis capto relatus est pisce, ipso circiter ccon< cirhis nostrae annum interfecto. Celebratior quidem ciscis cum faenore coepisse clebet. Arguniento est conscietcido volgi, act sponsiones etiamnurn ancilo exiliente, tracta ab eo tempore, quo non-clum erat arra velocior, tit plane adfirmare possimus nurn-mos ante apcid nos, mox ancilos coepisse. Dc nummis pacilo post clicetcir. Ancili distinxere alterum ordineni a plebe, ut sernel coeperant esse celebres, siccit tunica ab anulis senatuni. Quarnquarn et hoc sero, vulgoque pcirpci-ra latiore tunicae cisos invenirnus etiani praecones, sicut patrem L. AcId Stilonis Praeconini oh id cognominati. Sed anuli plane tertiurn orclinem niecliurnque plebei et patribcis inserciere, ac quocl antea militares eqcii nomen clederant, hoc nunc pecciniae indices tribuunt. Nec prideni id fac-turn. Divo Acigcisto deccirias orclinante maior pars iuclicum in ferreo ancilo fuit uiqcie non eqcutes, sed icidices voca-bantur. L .1 Tiberii clemurn principatci nono anno in cinita-tern venit eqciester orclo, anulorumque auctoritati forma constituta est C. Asinio Pollione C. Antistio Vetere cos. anno cirhis conditae DCCL)O(V, qciocl miremur, futtili paene dc causa, cum C. Sulpicius Galba, iuvenalem famam apuci principem popinarcirn poems aucupatus, qciestcis esset in senatci, volgo institores eius culpae defendi anulis. Hac de causa constituturn, ne cui Rn esset nisi qcu ingencius ipse, patre, avo paterno H5 CCCC census fcusset et lege lulia theatrali in quattuordecim ordinibus sedisset .1 Fcut et alia Clauclui principatu differentia insolens us, quibus admissio-nes liherae icis dedissent irnaginem principis ex aciro in anulo gerencli, magna criniinum occasione, quae oninia salutaris exortcis Vespasiani irnperatoris abolevit aeqcialiter publicanclo principern. 37, 2-11 Quae fcierit origo et a qui-bcis initiis in tantuni aclmiratio haec exarserit, cliximus qua-clamtenus in nientione auri ancilorciniqcie. Fabulae prinior-chum a rcipe Caucasi tradunt, Promethei vinccilorcim inter-pretatione fatali, prirncimqcie saxi eicis fragmentcini mdci-sciin ferro ac digito circumdatcim: hoc fcusse ancdcim ci


regibus Romanis non facile dixerim. Nullum habet Romuli in Capitolio statua nec praeter Numae Serviique Tullii alia ac ne Lucii quidem Bruti. Hoc in Tarquiniis maxime miror, quorum e Graecia fuit origo, unde hic anulorum usus venit, quamquam etiamnum Lacedaemone ferreo utuntur. Sed a Prisco Tarquinio omnium primo filium, cum in prae- textae annis occidisset hostem, bulla aurea donatum constat, unde mos bullae duravi!, ut eorum, qui equo meruis- sent, filii insigne id haberent, celeri lorum; et ideo miror Tarquinii eius statuam sine anulo esse. Quamquam et de nomine ipso ambigi video. Graeci a digitis appellavere, apud nos prisci ungulum vocabant, postea et Graeci et nostri symbolum. Longo certe tempore ne senatum quidem Romanum habuisse áureos manifestum est, siquidem iis tantum, qui legati ad exteras gentes ituri essent, anuli publice dabantur, credo, quoniam ita exterorum honoratis- simi intellegebantur. Neque aliis uti mos fuit quam qui ex ea causa publice accepissent, volgoque sic triumphabant et, cum corona ex auro Etrusca sustineretur a tergo, anulus tarnen in digito ferreus erat aeque triumphantis et servi fortasse coronam sustinentis. Sic triumphavit de lugurta C. Marius aureumque non ante tertium consulatum sumpsisse traditur. li quoque, qui ob legationem acceperant áureos, in publico tantum utebantur iis, intra domos vero ferreis, quo argumento etiam nunc sponsae muneris vice ferreus anulus mittitur, isque sine gemma. Equidem nec Iliacis temporibus ullos fuisse anulos video. Nusquam certe Homerus dicit, cum et codicillos missitatos epistularum gratia indicet et conditas arcis vestes ac vasa aurea argen- teaque et eas colligatas nodi, non anuli, nota. Sortiri quoque contra provocationes duces non anulis tradit, fabricae etiam deum fibulas et alia muliebris cultus, sicut inaures, in primordio factitasse, sine mentione anulorum. Et qui- squís primus instituit, cunctanter id fecit: laevis manibus latentibusque induit, cum. si bonos securus fuisset, dextra fuerit ostentandus, quodsi inpedimentum potuit in eo aliquod intellegi, etiam serions usus argumentum esset: maius in laeva fuisset, qua scutum capitur. Est quidem apud eundem Homerum virorum crinibus aurum inplexum; ideo nescio an prior usus feminis coeperit. [...] Frequentior autem usus anulorum non ante Cn. Flavium Anni filium deprehenditur [...] Additum Flavio, ut simul et tribunus plebei esset, quo facto tanta indignado exarsit, ut anulos abiectos in antiquissimis reperiatur annalibus. Fallit plerosque quod tum et equestrem ordinem id fecisse arbi- trantur; etenim adiectum hoc quoque sed et phaleras posi- tas propterque nomen equitum adiectum est; anulos quoque depósitos a nobilitate in annales relatum est, non a senatu universo. Hoc actum P. Sempronio L. Sulpicio cos. Flavius vovit aedem Concordiae, si populo réconciliasse! ordines, et, cum ad id pecunia publice non decerneretur, ex multaticia faeneratoribus condemnatis aediculam aeream fecit in Graecostasi, quae tune supra comitium erat, inciditque in tabella aerea factam eam aedem ccmi annis post Capitolinam dedicatam. Id a. ccccxxxxvmi a condita urbe gestum est et primum anulorum vestigium extat; promiscui autem usus alterum secundo Punico bello, neque enim aliter potuisset trimodia anulorum illa Carthaginem ab Hannibale midi. Inter Caepionem quoque et Drusum ex anulo in auctione venali inimicitiae coepere, unde origo socialis belli et exitia rerum. Ne tune quidem omnes senatores habuere, utpote cum memoria avorum multi praetura quoque functi in ferreo consenuerint - sicut Calpurnium et Manilium, qui legatus C. Marii fuerit lugurthino bello, Fenestella tradit, et multi L. Fufidium illuni, ad quem Scaurus de vita sua scripsit-, in Quintiorum vero familia auaim ne feminas quidem habere mos fuerit, nullosque omnino maior pars gentium hominumque, etiam qui sub imperio nostro degunt, hodieque habeat. Non signât oriens aut Aegyptus etiam nunc litteris conten- ta solis. Multis hoc modis, ut cetera omnia, luxuria variavit gemmas addendo exquisiti fulgoris censuque opimo dígi-

tos onerando, sicut dicemus in gemmarum volumine, inox et effigies varias caelando, ut alibi ars, alibi materia esset in pretio. Alias dein gemmas violan nefas putavit ac, ne quis signandi causam in anulis esse intellegeret, solidas induit. Quasdam vero neque ab ea parte, qua digito occul- tantur, auro clusit aurumque millis lapillorum vilius fecit. Contra vero multi nullas admittunt gemmas auroque ipso signant. Id Claudii Caesaris principatu repertum. Nec non et servitia iam ferrum auro cingunt - alia per sese mero auro décorant -, cuius licentiae origo nomine ipso in Samothrace id institutum déclarai. Singulis primo digitis geri mos fuerat, qui sunt minimis proximi. Sic in Numae et Servi Tullii statuis videmus. Postea pollici proximo induere, etiam in deorum simulacris, dein iuvit et minimo dare. Galliae Britanniaeque medio dicuntur usae. Hic nunc solus excipitur, celeri omnes onerantur, atque etiam privatim articuli minoribus aliis. Sunt qui uni tantum minimo conge- rant, alii vero et huic tantum unum, quo signantem signent. Conditus ille, ut res rara et iniuria usus indigna, velut e sacrario promitur, ut et unum in minimo digito habuisse pretiosioris in recondito suppellectilis ostentatio est. lam alii pondera eorum ostentant, alii plures quam unum gestare labor est, alii bratteas infercire leviore materia propter casum tutius gemmarum sollicitudini putant, alii sub gemmis venena cludunt, sicut Demosthenes summus Graeciae orator, anulosque mortis gratia habent. Denique ut plurima opum scelera anulis fiunt. Quae fuit illa vita priscorum, qualis innocentia, in qua nihil signabatur! Nunc cibi quoque ac potus anulo vindicantur a rapina. Hoc profecere mancipiorum legiones, in domo turba extema ac iam ser- vorum quoque causa nomenclátor adhibendus. [...] Gravatis somno aut morientibus anuli detrahuntur, maior- que vitae ratio circa hoc instrumentum esse coepit. Incertum a quo tempore; videmur tarnen posse in externis auctoritatem eius rei intellegere circa Polycraten Santi tyrannum, cui dilectus ille anulus in mare abiectus capto relatus est pisce, ipso circiter ccxxx urbis nostrae annum interfecto. Celebratior quidem usus cum faenóte coepisse debet. Argumento est consuetudo volgi, ad sponsiones etiamnum anulo exiliente, tracta ab eo tempore, quo non- dum erat arra velocior, ut piane adfirmare possimus num- mos ante apud nos, mox anulos coepisse. De nummis paulo post dicetur. Anuli distinxere alterum ordinem a plebe, ut semel coeperant esse celebres, sicut tunica ab anulis senatum. Quamquam et hoc sero, vulgoque purpura latiore tunicae usos invenimus etiam praecones, sicut patrem L. Adii Stilonis Praeconini ob id cognominati. Sed anuli plane tertium ordinem mediumque plebei et patribus inseruere, ac quod antea militares equi nomen dederant, hoc nunc pecuniae indices tribuunt. Nec pridem id factum. Divo Augusto decurias ordinante maior pars iudicum in ferreo anulo fuit iique non équités, sed iudices voca- bantur. [...] Tiberii demum principatu nono anno in unita- tem venit equester ordo, anulorumque auctoritati forma constituta est C.Asinio Pollione C.Antistio Vetere cos. anno urbis conditae DCCLKXV, quod miremur, futtili paene de causa, cum C. Sulpicius Galba, iuvenalem famam apud principen! popinarum poenis aucupatus, questus esset in senatu, volgo institores eius culpae defendi anulis. Hac de causa constitutum, ne cui ius esset nisi qui ingenuus ipse, patre, avo paterno HS cccc census fuisset et lege lulia theatrali in quattuordecim ordinibus sedisset [...] Fuit et alia Claudii principatu differentia insolens iis, quibus admissio- nes liberae ius dedissent imaginem principis ex auro in anulo gerendi, magna criminum occasione, quae omnia salutaris exortus Vespasiani imperatoris abolevit aequaliter publicando principem. 37, 2-11 Quae fuerit origo et a quibus initiis in tantum admiratio haec exarserit, diximus qua- damtenus in mentione auri anulorumque. Fabulae primor- dium a rupe Caucasi tradunt, Promethei vinculorum interpretatione fatali, primumque saxi eius fragmentum inclu- sum ferro ac digito circumdatum: hoc fuisse anulum et

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Alexcandra Bract

hoc gemmam. - His initils coepit auctoritas in tantum amorem data, tit Polycrati Samio, insularum ac litorum tyranno, felicitatis suae, quam nirniam fatehatur etiam ipse qui felix erat, satis piamenti in unius gemmae voluntario damno videretur, si cum Fortunae volubilitate paria fecis-set, planeque ab invidia eius abunde se redirni putaret, si hoc unum doluisset, adsiduo gaudio lassus. Ergo provec-tus navigio in altum anulum mersit. At ilium piscis, eximia magnitudine regi natus escae vice raptum, Ut faceret ostentum, in culina domino rursus Fortunae insidiantis manu redclidit. Sardonychem eam gemmam fuisse constat, ostenduntque Romae, si credimus, in Concordiae delubro cornu aureo Augustae dono inclusam et novissimum prope locum praelatis multis optinentem. - Post hunc anu-lum regis alterius in fama est gemma, Pyrri illius, qui ad-versus Romanos bellum gessit. Namque hahuisse dicitur achaten, in qua novem Musae et Apollo citharam tenens spectarentur, non arte, sed naturae sponte ita discurrenti-bus maculis, ut Musis quoque singuiis sua redderentur insignia. Nec deinde alia, quae tradatur magnopere, gem-marum claritas exstat apud auctores, praeterquam Ismenian chorauien multis fuigentibusque uti solitum, comitante fabula vanitatem eius: indicato in Cypro sex aureis smaragdo, ubi erat scalpta Amymone, iussisse numerari et, cum duo reiati essent, male, Hercules, factum dixisse, multum enim detractum gemmae dignitati. Hic videtur instituisse, tit omnes musicae arCs hac quoque ostentatione censerentur, veluti Dionysodorus, aequalis eius et aemuius, ut sic quoque par videretur qui tertius eodem tempore inter musicos fuit: Nicomachus enim mul-tas tantum hahuisse gemmas traditur, secl nulla peritia electas. Sed forte quadam his exemphs initio voluminis oblatis adversus istos, qui sibi hac ostentatione adrogant, tit palam sit eos tibicinum gloria tumere: Polycratis gemma, quae demonstratur, intacta inlibataque est; Ismeniae aetate multos post annos apparet scaipi etiani smaragdos solitos. Confirmat hanc eandem opinionem edictum Aiexanclri Magni, quo vetuit in hac gemma ab alio se scalpi quam ab Pyrgotele, non dubie ciarissimo artis eius. Post eum Apollonides et Cronios in gloria fuere qui-que divi Augusti imaginem simillime expressit, qua postea principes signant, Dioscurides. Suila dictator traditione Iugurthae semper signavit. Est apud auctores et Intercatiensem illum, cuius pattern Scipio Aemilianus ex provocatione interfecerat, pugnae effigie eius signasse, volgato Stilonis Praeconini sale, quiclnam fuisse facturum, si Scipio a patre eius interemptus fuisset. Divus Augustus inter initia sphinge signavit. Duas in matris anulis eas mdi-scretae simihtudinis invenerat. Aitera per helia civilia absente ipso signavere amici epistuias et edicta, quae ratio temporum nomine eius reddi postulabat, non inficeto lepore accipientium, aenigmata adferre cam sphingem. Quippe etiam Maecenatis rana per collationes pecuniarum in magno terrore erat. Augustus postea ad devitanda con-vicia sphingis Aiexandri Magni imagine signavit. Gemmas plures primus omnium Romae habuit - quod peregrino appellant nomine dactyliothecam - privignus Sullae Scaurus, diuque nuHa alia fuit, donec Pompeius Magnus cam, quae Mithridatis regis fuerat, inter dona in Capitoho dicaret, Lit Varro aliique aetatis eius auctores confirmant, muitum praeiata Scauri. Hoc exemplo Caesar dictator sex dactyliothecas in aede Veneris Genetricis consecravit, Marceilus Octavia genitus unam in aede Paiatini Apollinis. 37, 81-2 insignis etiam apud nos historia, siquidem exstat hodieque huius generis gemma [scil. opaius], propter quam ab Antonio proscriptus est Nonius senator, filius Strumae Noni eius, quem Catuilus poeta in sella curuli visum indigne tulit, avusque Servih Noniani, quem consu-1cm vidimus the proscriptus fugiens hunc e fortunis omni-bus anuiam abstuht secum. Certum est sestertio vicies turn aestimatuni, secl mira Antoni feritas atque luxuria propter gemniam proscribentis

QUINT. inst. 9, 2, 61 Lit Cicero narrato Pisonis exempio, qui anulum sihi cudi ab aurifice in tribunali suo iusserat, uelut hoc in memoriam inductus achiecit: Hoc modo ne commonuit Pisonis anulus quod totum effluxerat. Quam muitis istum putatis hominibus honestis de chigitis anulos aureos ahstuhisse? 11, 3, 142 Manus non impleatur anuhs, praecipue medios articulos non transeuntibus

MART. 5, 61, 5 per cuius digitos currit levis anulus omnis 10, 70, 7 nunc ad iuciferam signat mea gemma Dianam 11, 37, Zoile, quid tota gemmam praecingere hibra / te iuvat et miserum perdere sardonycha? / anulus iste tuis fuerat modo cruribus aptus: / non eadem digitis ponclera conve-niunt. 11, 59 Senos Charinus omnibus digitis gent / nec nocte ponit anulos / nec cum lavatur. causa quae sit quae-ntis? / dactyhiothecam non habet.

STAT. site. 1, 3, 47-9 Vidi artes veterumque mantis varii-sque metalla / viva modis. labor est auri mernorare figuras / aut ebur aut dignas digitis contigere gemnias 2, 1, 131-6 enormes non ille sinus, sed semper ad annos / texta legens modo puniceo velabat amictu, / nunc herbas imi-tante sinu, nunc duice rubenti / munice, nunc vivis digitos incendere gemmis / gaudebat; non turba comes, non munera cessant: / sola verecundo deerat praetexta decori.

FRONTIN. strat. 4, 7, 38 T. Quintius Crispinus post infau-stam aduersos Poenos dimicationem, qua coilegam MarceHum amiserat, cum compenisset potitum anulo inter-fecti Hannibahem, litteras circa rnunicipia totius Itahiae chimisit, ne crederent epistohs, si quae Marcelhi anulo signatae perferrentur. qua) monitione consecutus est tit Salapia et ahiae urhes frustra Hannibahis dohis temptarentur.

TAC. iNst. 1, 13, 1 nec minor gratia Icelo Galbae hherto, quem anuhis donatum equestri nomine Marcianum uocita-hant 2, 57, 2 postulante exercitu, tit hihertum suum Asiaticum equestri dignitate donaret, inhonestam adulatio-nem compescit; dein mobilitate ingenil, quod paiam abnuerat, inter secreta conuiuii largitur, onerauitque Asia-ticum anuhis, foeclum mancipium et mahis artibus amhitio-sum. 4, 3, 2 solacio fuit seruus Vergihii Capitonis, quem proclitorem Tarracinensium diximus, patihuho adfixus in isdem anuhis, quos acceptos a Vitelhio gestabat. ann. 2, 2, 3 Inuidebantur et Graeci comites ac uihissima utensihium anuho clausa.

PUN. epist. 8, 6, 4 Mitto quod Pailanti seruo praetoria ornamenta offeruntur (quippe offeruntur a seruis), mitto quod censent non exhortandum modo, uerum etiam corn-pellenclum ad usum aureorum anuiorum; erat enim contra maiestatem senatus, Si ferreis praetorius uteretur 10, 74, 2-3 Queni ego perductum ad me, cum eadem narrasset, mit-tendum ad te putaui; quod paulo tarchus feci, chum requiro gemmam, quarn sihi habentem imaginem Pacori et quibus ornatus fuisset subtractam iuchicabat. Voiui enim hanc quo-que, si inueniri potuisset, simul mittere, sicut glehuham misi, quam Se ex Parthico metahio attuhisse dicehat. Signata est anulo meo, cuius est aposphragisma quadriga.

tuv. 1, 26-30 cum pars Nihiacae plebis, cum uerna Canopi / Crispinus Tyrias umero reuocante lacernas / uen-tilet aestiuum chigitis sudantibus auruni / nec sufferre queat maionis pondera gemmae, / difficile est saturam non scri-here. 1...] 11, 42-5 tahihus a dominis post cuncta nouissimus exit / anulus, et chigito mendicat PoHio nuclo. / non prae-niatuni cineres nec funus acerbum / luxuriae sed morte magis metuenda senectus.

ScHoL. lay. 1, 28 Ventilet ae(stivum) d(igitis sudantibus au-um): per luxuriant enini anulos aestivos et hiemales invenerat.

SVET. Jul. 33 Nam cum in adioquenclo adhortandoque saepius digitum laeuae mantis ostentans aclfinmaret se ad

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hoc gemmam. - His initiis coepit auctoritas in tantum amorem elata, ut Polycrati Samio, insularum ac litorum tyranno, felicitatis suae, quam nimiam fatebatur etiam ipse qui felix erat, satis piamenti in unius gemmae voluntario damno videretur, si cum Fortunae volubilitate paria fecisset, planeque ab invidia eius abunde se redimi putaret, si hoc unum doluisset, adsiduo gaudio lassus. Ergo provec- tus navigio in altum anulum mersit. At ilium piscis, eximia magnitudine regi natus escae vice raptum, ut faceret ostentum, in culina domino rursus Fortunae insidiantis manu reddidit. Sardonychem earn gemmam fuisse constat, ostenduntque Romae, si credimus, in Concordiae delubro cornu aureo Augustae dono inclusam et novissimum prope locum praelatis multis optinentem. - Post hunc anulum regis alterius in fama est gemma, Pyrri illius, qui adversus Romanos bellum gessit. Namque habuisse dicitur achaten, in qua novem Musae et Apollo citharam tenens spectarentur, non arte, sed naturae sponte ita discurrenti- bus maculis, ut Musis quoque singulis sua redderentur insignia. Nec deinde alia, quae tradatur magnopere, gemmarum claritas exstat apud auctores, praeterquam Ismenian choraulen multis fulgentibusque uti solitum, Gomitante fabula vanitatem eius: indicato in Cypro sex aureis smaragdo, ubi erat scalpta Amymone, iussisse numerari et, cum duo relati essent, male, Hercules, factum dixisse, multum enim detractum gemmae dignitati. Hic videtur instituisse, ut omnes musicae artis hac quoque ostentatione censerentur, veluti Dionysodorus, aequalis eius et aemulus, ut sic quoque par videretur qui tertius eodem tempore inter músicos fuit: Nicomachus enim multas tantum habuisse gemmas traditur, sed nulla peritia electas. Sed forte quadam his exemplis initio voluminis oblatis adversus istos, qui sibi hac ostentatione adrogant, ut palam sit eos tibicinum gloria tumere: Polycratis gemma, quae demonstratur, intacta inlibataque est; Ismeniae aetate multos post annos appare! scalpi etiam smaragdos solitos. Confirmât hanc eandem opinionem edictum Alexandri Magni, quo vetuit in hac gemma ab alio se scalpi quam ab Pyrgotele, non dubie clarissimo artis eius. Post eum Apollonides et Cronios in gloria fuere qui- que divi Augusti imaginera simillime expressit, qua postea principes signant, Dioscurides. Sulla dictator traditione lugurthae semper signavit. Est apud auctores et Intercatiensem illum, cuius patrem Scipio Aemilianus ex provocatione interfecerat, pugnae effigie eius signasse, volgalo Stilonis Praeconini sale, quidnam fuisse facturum, si Scipio a patre eius interemptus fuisset. Divus Augustus inter initia sphinge signavit. Duas in matris anulis eas indi- scretae similitudinis invenerat. Altera per bella civilia absente ipso signavere amici epistulas et edicta, quae ratio temporum nomine eius reddi postulaba!, non inficeto lepore accipientium, aenigmata adferre eam sphingem. Quippe etiam Maecenatis rana per collationes pecuniarum in magno terrore erat. Augustus postea ad devitanda con- vicia sphingis Alexandri Magni imagine signavit. Gemmas plures primus omnium Romae habuit - quod peregrino appellant nomine dactyliothecam - privignus Sullae Scaurus, diuque nulla alia fuit, donee Pompeius Magnus eam, quae Mithridatis regis fuerat, inter dona in Capitolio dicaret, ut Varrò aliique aetatis eius auctores confirmant, multum praelata Scauri. Hoc exemple Caesar dictator sex dactyliothecas in aede Veneris Genetricis consecravit, Marcellus Octavia genitus unam in aede Palatini Apollinis. 37, 81-2 insignis etiam apud nos historia, siquidem exstat hodieque huius generis gemma [seil, opalus], propter quam ab Antonio proscriptus est Nonius senator, filius Strumae Noni eius, quem Catullus poeta in sella curuli visum indigne tulit, avusque Servili Noniani, quem consu- lem vidimus ille proscriptus fugiens hunc e fortunis omnibus anulam abstulit secum. Certum est sestertio vicies turn aestimatum, sed mira Antoni feritas atque luxuria propter gemmam proscribentis

Quint, inst. 9, 2, 6l ut Cicero narrato Pisonis exemple, qui anulum sibi cudi ab aurifice in tribunali suo iusserat, uelut hoc in memoriam inductus adiecit: -Hoc modo ne commonuit Pisonis anulus quod totum effluxerat. Quam multis istum putatis hominibus honestis de digitis anulos áureos abstulisse?» 11, 3, 142 Manus non impleatur anulis, praecipue medios articules non transeuntibus

Mart. 5, 61, 5 per cuius digitos currit levis anulus omnis 10, 70, 7 nunc ad luciferam signât mea gemma Dianam 11, 37, Zoile, quid tota gemmam praecingere libra / te iuvat et miserum perdere sardonycha? / anulus iste tuis fuerat modo cruribus aptus: / non eadem digitis pondera conve- niunt. 11, 59 Senos Charinus omnibus digitis gerit / nec nocte ponit anulos / nec cum lavatur. causa quae sit quae- ritis? / dactyliothecam non habet.

Stat. silv. 1, 3, 47-9 Vidi artes veterumque manus varii- sque metalla / viva modis. labor est auri memorare figuras / aut ebur aut dignas digitis contigere gemmas 2, 1, 131-6 enormes non ille sinus, sed semper ad annos / texta legens modo puniceo velabat amictu, / nunc herbas imi- tante sinu, nunc dulce rubenti / murice, nunc vivis digitos incendere gemmis / gaudebat; non turba comes, non muñera cessant: / sola verecundo deerat praetexta decori.

Frontin. strat. 4, 7, 38 T. Quintius Crispinus post infau- stam aduersos Poenos dimicationem, qua collegam Marceilum amiserat, cum comperisset potitum anulo inter- fecti Hannibalem, litteras circa municipia totius Italiae dimisit, ne crederent epistolis, si quae Marcelli anulo signatae perferrentur. (qua) monitione consecutus est ut Salapia et aliae urbes frustra Hannibalis dolis temptarentur.

Tac. hist. 1, 13, 1 nec minor gratia Icelo Galbae liberto, quem anulis donatum equestri nomine Marcianum uocita- bant 2, 57, 2 postulante exercitu, ut libertum suum Asiaticum equestri dignitate donaret, inhonestam adulatio- nem compescit; dein mobilitate ingenii, quod palam abnuerat, inter secreta conuiuii largitur, onerauitque Asia- ticum anulis, foedum mancipium et malis artibus ambitio- sum. 4, 3, 2 solacio fuit seruus Vergilii Capitonis, quem proditorem Tarracinensium diximus, patíbulo adfixus in isdem anulis, quos acceptos a Vitellio gestabat. ann. 2, 2, 3 Inuidebantur et Graeci comités ac uilissima utensilium anulo clausa.

Plin. epist. 8, 6, 4 Mitto quod Fallanti seruo praetoria ornamenta offeruntur (quippe offeruntur a seruis), mitto quod censent non exhortandum modo, uerum etiam com- pellendum ad usum aureorum anulorum; erat enim contra maiestatem senatus, si ferreis praetorius uteretur 10, 74, 2- 3 Quem ego perductum ad me, cum eadem narrasse!, mit- tendum ad te putaui; quod paulo tardius feci, cium requiro gemmam, quam sibi habentem imaginera Pacori et quibus ornatus fuisset subtractam iudicabat. Volui enim hanc quoque, si inueniri potuisset, simul mittere, sicut glebulam misi, quam se ex Parthico metallo attulisse dicebat. Signata est anulo meo, cuius est aposphragisma quadriga.

luv, 1, 26-30 cum pars Niliacae plebis, cum uerna Canopi / Crispinus Tyrias umero reuocante lacernas / uen- tilet aestiuum digitis sudantibus aurum / nec sufferre queat maioris pondera gemmae, / difficile est saturara non seri- bere. [...] 11, 42-5 talibus a dominis post cuneta nouissimus exit / anulus, et digito mendicai Pollio nudo. / non prae- maturi ciñeres nec funus acerbum / luxuriae sed morte magis metuenda senectus.

Schol. luv. 1, 28 Ventilet ae(stivum) d(igitis sudantibus aurum}. per luxuriant enim anulos aestivos et hiemales invenerat.

Svet. lui. 33 Nam cum in adloquendo adhortandoque saepius digitimi laeuae manus ostentans adfirmaret se ad

Gil imperatorl della Historia Augusta

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satis faciendum omnibus, per quos dignitatem suarn defensurus esset, anulum quoque aequo animo detractu-rum sibi, extrema contio, cui facilius erat uidere contio-nantem quam audire, pro dicto accepit, quod uisu suspica-batur Aug. 50. In diplomatibus libellisque et epistulis signandis initio sphinge usus est, mox imagine Magni Alexandri, nouissime sua, Dioscuridis manu scuipta, qua signare insecuti quoque principes perseuerarunt. Tib. 73 nonnulli, puluinum iniecturn, corn extractum sibi deficienti anulurn mox resipiscens reqUisisset. Seneca eurn scrihit in-tellecta defectione exempturn anulum quasi alicui traditu-rum parumper tenuisse, dein rursus aptasse digito et com-pressa sinistra manu iacuisse din immobilem; subito uoca-tis ministris ac nernine respondente consurrexisse nec pro-cul a lectulo deficientibus uiribus concidisse. Cal. 12 Per hanc insinuatus Macroni ueneno Tiberiurn adgressus est, Ut quidarn opinantur, spirantique adhuc detrahi anulum et, quoniam suspicionem retinentis dabat, puluinum iussit inici atque etiam fauces manu sua oppressit, liberto, qui ob atrocitatem facinoris exclamauerat, confestim in crucern acto. Nero 46 auspicanti Sporus anulurn muneri optulit, cuius gernrnae sculptura erat Proserpinae raptus

HYG. astr. 2, 15, 4 sed mernoriae causa ex utraque re, hoc est lapide et ferro, digiturn sibi uinciri iussit. Qua con-suetudine homines usi, quo satisfacere Prornetheo uide-rentur, anulos lapide et ferro conclusos habere coeperunt.

GELL. 10, 10, 1-2 Veteres Graecos ariulum habuisse in digito accepimus sinistrae rnanus qui minirno est proxi-rnus. Romanos quoque hornines aiunt sic plerurnque anu-us usitatos. Causarn esse huius rei Apion in libris Ac-gyptiacis hanc dicit, quod insectis apertisque hurnanis cor-poribus, tit rnos in Aegypto fuit, quas Graeci dr'arofthç appellant, repertum est neruum quendarn tenuissirnus ab eo uno digito, de quo diximus, ad cor horninis pergere ac peruenire; propterea non inscitum uisurn esse eurn potissi-mum digitum tall honore decorandum, qui continens et quasi conexus esse cum principatU cordis uideretur. 10, 15, 6 item anulo uti nisi peruio cassoque fas non est.

APLTL. met. 10, 9 ne forte aliquis, inquarn, istorum, quos offers, aureorurn nequam uel adulter repperiatur, in hoc ipso sacculo conditos eos anulo tuo praenota, donec altera die nurnmulario praesente comprobentur". 10, 10 donec iussu magistratuum ministeria publica contrectatis nequissimi serui manibus anulum ferreum deprehensum corn signo sacculi conferunt, quae comparatio praeceden-tern rohorauit suspicionem. JZor. 9 p. 12 Helm etiam pe-durn tegumenta crepidas sibimet compegerat; etiam anu-lum in laeua aureum faberrimo signaculo quem ostentabat: ipse eius anuli et orbiculurn circulauerat et palarn clause-rat et gemmarn inscuipserat. apol. 75 p. 84 Helm pater elus plurimis creditoribus defaeneratus maluit pecuniam quarn pudorem; nam cum undique uersurn tabulis flagitaretur et quasi insanus ab omnibus obuiis teneretur, pax, inquil negat posse dissoluere, anulos aureos et ornnia insignia dignitatis abicit, cum creditoribus depaciscitur.

TERT. apol. 6, 4 Circa feminas quidern etiarn illa maio-rum instituta ceciderunt, quae modestiae, quae sobrietati patrocinabantur, cum aurum nulla norat praeter unico digi-to, quern sponsus oppignorasset pronubo anulo: cum mulieres usque adeo uino abstinerentur, Lit rnatronarn oh resignatos cellae uinariae loculos sui media necarint, sub Rornulo uero quae uinum attigerat, impune a Metennio marito trucidata sit. anim. 46, 5 Philippus Macedo, non-dum pater, Olympiadis uxoris naturam obsignasse viderat anulo: leo erat signum; crediderat praeclusam genituram, opinor, quia leo semel pater est Aristodemus vel Aristo-phon coniectans immo nihil vacuum obsignari: filiurn, et quidem maximi impetus, portendi. Alexandrurn qui sciunt, leonem anuli recognoscunt. Ephorus scribit. resurr. 57

Atquin et uestis albae nitore et anuli aurei honore et patro-ni nomine ac tribu mensaque honoratur. idol. 16, 2 Eas mundas esse opinor per semet ipsas, quia neque vestitus virilis neque anulus aut coniunctio maritalis de alicuius idoli honore descendit. 'Maledictus enirn', inquit. 'omnis, qui rnuliebribus induitur'. pudic. 9, 11 Recuperabit igitur et apostata uestem priorern, indumenturn Spiritus sancti, et anulum denuo, signaculum lauacri.

lusT. 15, 4, 1 Priusquarn bellurn inter Ptolomeurn socio-sque eius adversurn Antigonum committeretur, repente ex Asia rnaiore digressus Seleucus novus Antigono hostis accesserat. Huius quoque virtus clara et origo admirabilis fuit; siquidem mater eius Laudice, cum nupta esset Antio-cho, claro inter Philippi duces viro, visa sibi est per quie-tern ex concubitu Apollinis concepisse, gravidarnque far-tam munus concubitus a deo anulum accepisse, in cuius gemma anchora sculpta esset; iussaque donurn filio, quern peperisset, dare. Admirabilem fecit hunc visurn et anulus, qui postera die eiusdem sculpturae in lecto inventus est, et figura anchorac, quae in femore Seleuci nata rum ipso parvulo fuit. Quamobrem Laudice anulum Seleuco eunti rum Alexandro Magno ad Persicarn militiam, edocto de origine sua, dedit. Ubi post mortem Alexandri occupato regno Orientis urbem condidit, ibi quoque geminae origi-nis memoriam consacravit. Nam et urbem ex Anthiochi patris nomine Anthiochiam vocavit et campos vicinos urbi Apollini dicavit. 43, 5, 12 patrem (scil. Pompei Trogi) quo-que sub C. Caesare militasse epistularumque et legatio-num, simul et anuli curam habuisse.

Dio 53, 30, 1-2'0 8' A8yovaro 2'8Pcayou fLera Kak rrovprIou Tilauvo; 6pccac 4ppuiaT7707E11 abOrç, [ ... J TrciL-'Ta gaG.' 65 iazi 7_C11CU740-00 bt8bcyo [.1 ri 8' 'AypiTrTrçl ybu 8anr6At07' EVEXELPLUE.

Liv. Perioch. 112 Caesar post tertiurn diem insecutus, cum ci Theodotus caput Pornpei et anulum ohtulisset, infensus est et inlacrirnavit.

luL. VAL. 1, 8 turn mulieris virginal hiblo contegere con-signareque anulo aureo visebatur, cui inscalptio erat solis effigies et leonis caput hastili subiecto [.1 turn interpres:"o Philippe, verum istud est nec in aliud interpretandurn, Ut adsolet, opmnabile. quod enim signari vidisti virginal femi-nae, fidem rei visae testatur I ... ] Aegyptiurn igitur semen est qui conceptus est, non tarnen humile, sed datum plane vel regium propter aurei anuli visionem; hoc enim metallo nihil scirnus esse pretiosius, in quo etiarn deorum effigies veneramur. sed quoniarn signaculurn quod solis forma visebatur subterque leonis caput hastile quoque adiacens erat, is ipse, quisque nascetur, in orientis usque veniet praepotentia possessionem omnia audens, quae natura est leonis, idque vi et hasta faciet quarn una vidisti. enimvero quoniam deum capite arietino testaris eundem-que canurn, est deus Libyae Arnmonis nomine.

EuTR. 3, 11 Post cam pugnarn multae Italiae civitates, quac Romanis paruerant, se ad Hannibalem transtulerunt. Hannibal Romanis obtulit, tit captivos redimerent, respon-sumquc est a senatu cos cives non necessarios, qum, rum armati essent, capi potuissent. ille omnes postea variis supplicis interfecit et tres modios anulorum aureorum Carthaginem misit, quos ex manibus equitum Rornanorum, senatorurn et militum detraxerat.

OPTAT. 1, 10 Ut hacretici omnes neque claucs habeant, quas solus Petrus accepit, nec anulum, quo legitur fons esse signatus

HIER. epist. 22, 28 Omnis his cura de uestibus, si bene oleant, si pes laxa pelle non folleat. Crines calamistri uesti-gio rotantur, digiti de anulis radiant et ne plantas umidior uma spargat nix imprimitur summa uestigia. Tales rum uide-


satis faciendum omnibus, per quos dignitatem suam defensurus esset, anulum quoque aequo animo detractu- rum sibi, extrema contio, cui facilius erat uidere contio- nantem quam audire, pro dicto accepit, quod uisu suspica- batur Aug. 50. In diplomatibus libellisque et epistulis signandis initio sphinge usus est, mox imagine Magni Alexandri, nouissime sua, Dioscuridis manu sculpta, qua signare insecuti quoque principes perseuerarunt. Tib. 73 nonnulli, puluinum iniectum, cum extractum sibi deficienti anulum mox resipiscens requisisset. Seneca eum scribit in- tellecta defectione exemptum anulum quasi alicui traditu- rum parumper tenuisse, dein rursus aptasse digito et com- pressa sinistra manu ¡acuisse diu immobilem; subito uoca- tis ministris ac nemine respóndeme consurrexisse nec pro- cul a lectulo deficientibus uiribus concidisse, Cai. 12 Per hanc insinuatus Macroni ueneno Tiberium adgressus est, ut quidam opinantur, spirantique adhuc detrahi anulum et, quoniam suspicionem retinentis dabat, puluinum iussit inici atque etiam fauces manu sua oppressi!, liberto, qui ob atrocitatem facinoris exclamauerat, confestim in crucem acto. Nero 46 auspicanti Sporus anulum muneri optulit, cuius gemmae sculptura erat Proserpinae raptus

Hyg. astr. 2, 15, 4 sed memoriae causa ex utraque re, hoc est lapide et ferro, digitum sibi uinciri iussit. Qua con- suetudine homines usi, quo satisfácete Prometheo uide- rentur, anulos lapide et ferro conclusos habere coeperunt.

Geli. 10, 10, 1-2 Veteres Graecos anulum habuisse in digito accepimus sinistrae manus qui minimo est proximus. Romanos quoque homines aiunt sic plerumque anulis usitatos. Causant esse huius rei Apion in libris Ae- gyptiacis hanc dicit, quod insectis apertisque humanis cor- poribus, ut mos in Aegypto fuit, quas Graeci duaropdc, appellant, repertum est neruum quendam tenuissimus ab eo uno digito, de quo diximus, ad cor hominis pergere ac peruenire; propterea non inscitum uisum esse eum potissi- mum digitum tali honore decorandum, qui continens et quasi conexus esse cum principatu cordis uideretur. 10, 15, 6 item anulo uti nisi pernio cassoque fas non est.

Apul. met. 10, 9 -ne forte aliquis», inquam, «istorum, quos offers, aureorum nequam uel adulter repperiatur, in hoc ipso sacculo conditos eos anulo tuo praenota, donee altera die nummulario praesente comprobentur». 10, 10 donec iussu magistratuum ministeria publica contrectatis nequissimi serui manibus anulum ferreum deprehensum cum signo sacculi conferunt, quae comparado praeceden- tem roborauit suspicionem. flor. 9 p. 12 Helm etiam pe- dum tegumenta crepidas sibimet compegerat; etiam anulum in laeua aureum faberrimo signáculo quem ostentabat: ipse eius anuli et orbiculum circulauerat et pal«m clause- rat et gemmam insculpserat. apol. 75 p. 84 Helm pater eius plurimis creditoribus defaeneratus maluit pecuniam quam pudorem; nam cum undique uersum tabulis flagitaretur et quasi insanus ab omnibus obuiis teneretur, «pax», inquii, «negat posse dissoluere, anulos áureos et omnia insignia dignitatis abicit, cum creditoribus depaciscitur.

Tert. apol. 6, 4 Circa feminas quidem etiam illa maiorum instituía ceciderunt, quae modestiae, quae'sobrietà ti patrocinabantur, cum aurum nulla norat praeter unico digi- to, quem sponsus oppignorasset pronubo anulo; cum mulieres usque adeo uino abstinerentur, ut matronam ob resígnalos cellae uinariae loculos sui inedia necarint, sub Romulo uero quae uinum attigerat, impune a Metennio marito trucidata sit. anim. 46, 5 Philippus Macedo, non- dum pater, Olympiadis uxoris naturam obsignasse viderat anulo: leo erat Signum; crediderat praeclusam genituram, opinor, quia leo semel pater est Aristodemus vel Aristo- phon coniectans immo nihil vacuum obsignari: filium, et quidem maximi impetus, portendi. Alexandrum qui sciunt, leonem anuli recognoscunt. Ephorus scribit. resurr. 57

Atquin et uestis albae nitore et anuli aurei honore et patro- ni nomine ac tribu mensaque honoratur. idol. 16, 2 Eas mundas esse opinor per semel ipsas, quia neque vestitus virilis neque anulus aut coniunctio maritalis de alicuius idoli honore descendit. 'Maledictus enim', inquit, 'omnis, qui muliebribus induitur'. pudic. 9, 11 Recuperabit igitur et apostata uestem priorem, indumentum Spiritus sancii, et anulum denuo, signaculum lauacri.

Iust. 15, 4, 1 Priusquam bellum inter Ptolomeum socio- sque eius adversum Antigonum committeretur, repente ex Asia maiore digressus Seleucus novus Antigono hostis accesserat. Huius quoque virtus clara et origo admirabilis fuit; siquidem mater eius Laudice, cum nupta esset Antio- cho, claro inter Philippi duces viro, visa sibi est per quie- tem ex concubitu Apollinis concepisse, gravidamque factam munus concubitus a deo anulum accepisse, in cuius gemma anchora sculpta esset; iussaque donum filio, quem peperisset, dare. Admirabilem fecit hunc visum et anulus, qui postera die eiusdem sculpturae in lecto inventus est, et figura anchorae, quae in femore Seleuci nata cum ipso párvulo fuit. Quamobrem Laudice anulum Seleuco eunti cum Alexandra Magno ad Persicam militiam, edocto de origine sua, dedit. Ubi post mortem Alexandri occupato regno Orientis urbem condidit, ibi quoque geminae origi- nis memoriam consacravi!. Nam et urbem ex Anthiochi patris nomine Anthiochiam vocavit et campos vicinos urbi Apollini dicavit. 43, 5, 12 patrem {.seil. Pompei Trogi) quoque sub C, Caesare militasse epistularumque et legatio- num, simul et anuli curam habuisse.

Dio 53, 30, l-2'O ô' Avyovaroz, évôéKarov perà Kak novpuLov JTiacjuoc, âpÇaq fippiooTpaeu avdiç, [...] tráura yovu cltq ml TeXevnjaaiu ôtédero [...] rw S' Aypímra tòu SaKTVÁLOu éuexeípicje.

Liv. Periodo. 112 Caesar post tertiuni diem insecutus, cum ei Theodotus caput Pompei et anulum obtulisset, infensus est et inlacrimavit.

Iul. Val. 1, 8 turn mulieris virginal biblo contegere con- signareque anulo aureo visebatur, cui inscalptio erat solis effigies et leonis caput bastili subiecto [...] tum interpres: «o Philippe, veruni istud est nec in aliud interpretandum, ut adsolet, opinabile, quod enim signari vidisti virginal feminae, fidem rei visae testatur [...] Aegyptium igitur semen est qui conceptus est, non tamen humile, sed darum plane vel regium propter aurei anuli visioneni; hoc enim metallo nihil scimus esse pretiosius, in quo etiam deorum effigies veneramur. sed quoniam signaculum quod solis forma visebatur subterque leonis caput bastile quoque adiacens erat, is ipse, quisque nascetur, in orientis usque veniet praepotentia possessionem omnia audens, quae natura est leonis, idque vi et hasta faciet quam una vidisti. enimvero quoniam deum capite arietino testaris eundemque canum, est deus Libyae Ammonis nomine»,

Eutr. 3, 11 Post earn pugnam multae Italiae civitates, quae Romanis paruerant, se ad Hannibalem transtulerunt. Hannibal Romanis obtulit, ut captivos redimerent, respon- sumque est a senatu eos cives non necessarios, qui, cum armati essent, capi potuissent. Ole omnes postea variis suppliciis interfecit et tres modios anulorum aureorum Carthaginem misit, quos ex manibus equitum Romanorum, senatorum et militum detraxerat.

Optat. 1, 10 ut haeretici omnes neque claues habeant, quas solus Petrus accepit, nec anulum, quo legitur fons esse signatus

Hier, epist. 22, 28 Omnis his cura de uestibus, si bene oleant, si pes laxa pelle non folleat. Crines calamistri uesti- gio rotantur, digiti de anulis radiant et ne plantas umidior uia sparga! uix imprimitur summa uestigia. Tales cum uide-

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