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C onsiglio G enerale degli I taliani all’ E stero Ministero degli Affari Esteri Commissione Continentale America Latina (Città del Messico, 17-19 luglio 2006) DOCUMENTI

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C onsiglio G enerale degli I taliani all’ E stero Ministero degli Affari Esteri

Commissione Continentale America Latina

(Città del Messico, 17-19 luglio 2006)

DOCUMENTI

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COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA(Città del Messico, 17-19 luglio 2006)

INDICE

Ordine del giorno …………….…………….………………………………… ……….pag. 3

Commissione Continentale del 17 luglio – 1^ giornata.………………….………..pag. 4

Commissione Continentale del 18 luglio _ 2^ giornata……………….…………..pag. 29

Commissione Continentale del 19 luglio – 3^ giornata……………………………pag. 56

RELAZIONI - DOCUMENTI – ORDINI DEL GIORNOAll. 1. Relazione dell’Esperta Casalini (Messico)All. 2. Relazione del Consigliere Maria Rosa Arona (Argentina)All. 3. OdG n. 1 “Convocazione VI Commissione Tematica”All. 4. OdG n. 2 “Natura giuridica dei Comites”All. 5. OdG n. 3 “Patronati”All. 6. OdG n. 4 “Parlamentari”All. 7. OdG n. 5 “Cittadinanza”All. 8. Documento finale

ELENCHI

Consiglieri componenti la Commissione Continentale Esperti partecipanti

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Consiglio Generale degli Italiani all’Estero

Il Vicesegretario Generale per l’America Latina

Ordine del Giorno Commissione Continentale America Latina

17, 18 e 19 luglio 2006, Città del Messico-Messico

1. Analisi del problemi emersi durante e dopo le consultazioni politiche e referendarie:

proposte di intervento 

2. Rete consolare: quadri Paese, servizi erogati e da erogare (valutazioni sulla

proposta di legge per il riordino della gestione economico-patrimoniale delle

Ambasciate e dei Consolati)

3. Emergenza riconoscimento doppie cittadinanze in America Latina

4. Finanziaria: previsioni di spesa per capitoli concernenti gli italiani nel mondo.

5. I finanziamenti per la formazione professionale per i giovani

6. Revisione contributi per l’insegnamento della lingua italiana all’estero

7. Riforma CGIE e Comites

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C onsiglio G enerale degli I taliani all’ E stero Ministero degli Affari Esteri

COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA(Città del Messico, 17-19 luglio 2006)

Resoconto sommario

Presenti Mario Araldi, Maria Rosa Arona, Ricardo E. Buttazzi, Giacomo Canepa, Michele Coletta, Nello Collevecchio, Ugo Di Martino, Mariano Gazzola, Antonio Laspro, Filomena Narducci, Renato Palermo, Marina Piazzi, Claudio Pieroni, Gerardo Pinto, Marcelo H. Romanello, Marina A. Salvarezza, Adriano Toniut

Silvana Mangione

S.E. Ambasciatore Felice Scauso (Ambasciatore d’Italia in Messico); Cons. Alessandro Ferranti (Primo Segretario d’Ambasciata); Cons. Alberto Tiurbini (Responsabile della Cancelleria consolare)

On. Ricardo Merlo

Min. Plen. Bernardo Carloni (Segretario Esecutivo del CGIE)

Esperti Andrea Calvaruso; Regina Canalini; Maria Teresa Mazzini; Paolo Pagliai; Maria Rigamonti

Assenti Paolo Castellani, Juan Antonio Garbarino, Sen. Luigi Pallaro

LUNEDÌ 17 LUGLIO 2006 - I lavori iniziano alle ore 9.50

Dopo aver motivato l’assenza del Vice Segretario Generale, Sen. Luigi Pallaro (Argentina) e del Segretario Generale del CGIE On. Franco Narducci (Svizzera), ed aver rappresentato l’impossibilità dell’Amb. Adriano Benedetti (Direttore Generale della DGIEPM) ad intervenire ai lavori della Commissione, il Min. Plen. Bernardo CARLONI propone che, in assenza del Vice Segretario Generale d’area, assuma la presidenza il Consigliere Marina Piazzi (Messico), che si è fatta carico dell’organizzazione della riunione.

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La proposta è accolta con un caloroso applauso

Saluta quindi l’Ambasciatore d’Italia in Messico, S.E. Felice Scauso, l’On. Ricardo Merlo, recentemente eletto nella circoscrizione estero in rappresentanza dell’America Latina, e i Consiglieri, gli Esperti e gli ospiti presenti.

Presidenza del Consigliere Marina PIAZZI

Il PRESIDENTE rivolge a tutti un indirizzo di saluto e dà la parola all’Amb. Scauso.

Dopo aver porto alla Commissione il benvenuto in Messico ed aver augurato un proficuo lavoro, l’Amb. Felice SCAUSO (Ambasciatore d’Italia in Messico) dà lettura del messaggio di saluto che il Sen. Pollastri ha fatto pervenire. La comunità italiana all’estero è tornata all’attenzione dell’Italia dopo le recenti elezioni politiche. Il nuovo Parlamento deve affrontare i problemi relativi al mondo dell’emigrazione prendendo atto dell’evoluzione intervenuta e del fatto che le comunità italiane sono integrate nei Paesi di accoglienza e svolgono un ruolo ponte di sicuro interesse. L’Italia ha un debito verso i connazionali costretti a suo tempo ad emigrare alla ricerca di migliori condizioni di vita, che ha abbandonato nella fase di inserimento nei Paesi ospiti e che tuttavia hanno mantenuto un forte legame affettivo con la Madrepatria. In termini pressanti si pongono problemi di grande attualità, ad iniziare da una valutazione sulle recenti elezioni politiche e sulle possibili misure da adottare per rendere più efficace la partecipazione delle collettività, che in Messico è risultata relativamente bassa anche per l’anomalia per cui il Messico, di cultura latino-americana, è politicamente inserito nell’area nord-americana. In tema di allineamento dell’anagrafe sono stati compiuti passi avanti e tuttavia rimangono intollerabili discrepanze di dati. Occorre rivedere la legge sulla cittadinanza ed è necessario adeguare le strutture del MAE perché possano offrire ai connazionali la dovuta assistenza.A proposito della carenza di risorse lamentata dall’Amministrazione degli Esteri, è dell’idea che si debba abbandonare la politica dei tagli lineari e, riconoscendo che il Paese non dispone di risorse che consentano di mantenere l’attuale struttura all’estero, procedere a riforme strutturali e ad una complessiva razionalizzazione. Un margine di recupero sarebbe consentito qualora ci si avvalesse di personale locale a contratto, così sostenendo una spesa notevolmente inferiore. È compito del CGIE formulare proposte e presentare suggerimenti che possano essere recepiti dal Parlamento.

Il PRESIDENTE ringrazia l’Ambasciatore Scauso; informa poi che il Segretario Generale On. Narducci ha fatto pervenire il proprio augurio di buon lavoro e che è attesa una comunicazione del Vice Ministro Sen. Danieli. Saluta quindi i componenti del Comites e i due ex Presidenti di Comites, presenti come uditori. In considerazione del fatto che il Messico, l’America centrale e i Caraibi, pur se di cultura latino-americana, fisicamente appartengono all’area nord-americana nella quale la legge elettorale li ha inserirti, il Consigliere Silvana Mangione (USA) ha ritenuto di seguire i lavori della Commissione al fine di valutare come meglio articolare la cerniera rappresentata da tali Paesi.

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Gli Esperti sono rappresentanti della comunità che conoscono a fondo i temi all’ordine del giorno.

L’On. Ricardo MERLO (Argentina) ritiene doveroso che i Parlamentari eletti nella Circoscrizione estero siano presenti alle riunioni continentali dell’area che rappresentano, anche per farsi conoscere dalle realtà locali. Sottolinea il più che mai fondamentale ruolo del CGIE, unico in grado di informare sulle problematiche locali e del quale i rappresentanti eletti devono essere strumento facendosi carico di presentare, possibilmente in modo trasversale tutti insieme, progetti di legge elaborati in seno allo stesso Consiglio Generale. Per quanto lo riguarda, si adopererà per essere sempre presente. Egli fa parte dell’Ufficio di Presidenza della Commissione Esteri della Camera e nel corso di una audizione, la scorsa settimana, con il Sottosegretario Donato Di Santo ha avuto la sensazione che da parte del Governo vi sia maggiore attenzione verso l’America Latina e i processi di integrazione; suggerisce che nella prossima riunione continentale si inviti l’On. Di Santo per conoscere la visione del Governo e per informarlo sulle diverse problematiche. Il PRESIDENTE da lettura dell’ordine del giorno e suggerisce di anticipare la trattazione del punto 7) “Riforma Comites e CGIE”, sul quale dovranno intervenire gli Esperti la cui presenza è prevista nei soli primi due giorni di riunione, nonché di aggiungere un punto 8) “Varie ed eventuali”. Informa poi che il Cons. Toniut (Argentina) interverrà sulla metodologia.

A nome della delegazione del Venezuela Michele COLETTA (Venezuela) fa rilevare che nell’ordine del giorno dovrebbe essere previsto un punto specifico relativo all’assistenza sociale, problema irrisolto del quale vanno investiti i 18 Parlamentari eletti nella circoscrizione estero.

Il PRESIDENTE è dell’avviso che tale tematica possa essere affrontata in sede di discussione del punto sulla Legge finanziaria, mentre Michele COLETTA (Venezuela) insiste sull’opportunità che si inserisca un punto a parte.

In considerazione della difficile situazione che si vive nell’area latino-americana e in particolare in Venezuela, Nello COLLEVECCHIO (Venezuela) si associa e chiede l’inserimento del punto: “Problematiche sociali in America Latina”.

Ricardo BUTTAZZI (Argentina) propone che, prima di procedere all’approvazione dell’ordine del giorno, si dia la parola al Cons. Toniut (Argentina) per ascoltarne i suggerimenti.

Adriano TONIUT (Argentina) conviene sulla necessità di includere un punto “Varie” perché si possa affrontare i temi della cittadinanza e della lingua e cultura italiana. A proposito delle proposte legislative, osserva che riguardano tematiche che il Consiglio Generale ha ampiamente affrontato; è auspicabile che si pervenga a proposte traversali, sottoscritte dai 18 Parlamentari eletti dalle comunità italiane nel mondo. A proposito del metodo di lavoro, dopo aver ricordato che nelle ultime riunioni continentali sui singoli argomenti all’ordine del giorno ciascuno poteva

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intervenire e si finiva con il non esaurire tutte le tematiche o con il concludere affrettatamente i lavori, fa presente che in passato i Consiglieri si dividevano in 3-4 gruppi di lavoro che trattavano ciascuno un numero limitato di argomenti producendo un documento da discutere collegialmente l’ultimo giorno di riunione. Propone di tornare a quella impostazione. In particolare, egli suggerisce di dedicare la prima mezza giornata all’audizione degli esperti per poi procedere alla suddivisione dei Consiglieri in gruppi, dedicando l’ultima giornata a una riunione plenaria.

Il PRESIDENTE fa notare che non si è preparati ad affrontare tale metodo di lavoro e comunque sottopone all’assemblea la scelta se dividersi sin d’ora in gruppi di lavoro o rinviare tale metodologia alla prossima riunione continentale.

Ugo DI MARTINO (Venezuela) sottolinea l’opportunità che prima delle riunioni calendarizzate in ciascun Paese si analizzi l’ordine del giorno al fine di presentare il quadro dei problemi da tutti gli angoli visuali. La proposta del Cons. Toniut (Argentina) è interessante, ma non va dimenticato che nei vari Paesi i problemi sono diversi e devono essere tutti rappresentati nel documento della Commissione.

In questa, che è la prima riunione continentale dopo le elezioni politiche, considerato che le problematiche sono note a tutti, per Francisco NARDELLI (Argentina) occorre effettuare scelte di opportunità ed è preferibile essere incisivi sui punti già all’ordine del giorno, sui quali va richiamata l’attenzione dei Parlamentari eletti dalla comunità.

Il PRESIDENTE osserva che la delegazione argentina, più numerosa, non avrebbe difficoltà a suddividersi in gruppi di lavoro, ma altrettanto non può dirsi delle altre delegazioni e, poiché si è tutti interessati ai diversi temi, è utile un dibattito collettivo.

Claudio PIERONI (Brasile) conviene con il Presidente sull’opportunità di una discussione collegiale sui temi all’ordine del giorno che – ricorda – è stato predisposto in tempi limitatissimi perché il CGIE potesse riprendere la propria attività. Peraltro, egli si è preoccupato di inviare ai colleghi la bozza di ordine del giorno chiedendo eventuali contributi migliorativi, ma ha avuto un riscontro soltanto dal Consigliere Marina Piazzi (Messico).

Adriano TONIUT (Argentina) fa osservare che, seppure i Consiglieri dell’Argentina non si sono espressi sull’ordine del giorno, tuttavia si sono autoconvocati e hanno predisposto un documento che affronta tutte le tematiche e che metteranno a disposizione della Commissione. Propone che in futuro ogni delegazione produca un documento relativo al/ai Paesi che rappresenta.

Precisando che il metodo di dividersi in gruppi di lavoro potrà avere attuazione soltanto dalla prossima riunione, il PRESIDENTE mette ai voti la proposta del Consigliere Toniut.

La proposta è approvata a maggioranza, con un voto contrario.

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Giacomo CANEPA (Perù) tiene a motivare il proprio voto contrario. Egli ha vissuto la precedente esperienza, che ha evidenziato l’impossibilità di avere una visione approfondita di tutti gli argomenti.

Il PRESIDENTE invita a definire l’ordine del giorno, del quale si procede a un riordino inserendo un punto: “Problematiche sociali in America Latina” e un altro: “Varie”.

L’ordine del giorno è approvato all’unanimità

Avvertendo che i punti 1) e 2) sono collegati tra loro, il PRESIDENTE informa che l’Esperto Regina Casalini (Messico) interverrà su entrambi i temi in un’unica esposizione.

Maria Rosa ARONA (Argentina) conviene che è difficile parlare della Rete consolare prescindendo dalle ultime esperienze elettorali.

Punto 1 dell’OdG: Analisi dei problemi emersi durante e dopo le consultazioni poli-

tiche e referendarie: proposte di intervento

Punto 2 dell’OdG: Rete consolare: quadri Paese, servizi erogati e da erogare (valuta-

zioni sulla proposta di legge per il riordino della gestione econo-

mico-patrimoniale delle Ambasciate e dei Consolati)

Andrea CALVARUSO (Esperto - Guatemala) fa parte del Comites del Guatemala e reca la testimonianza del Paese in cui vive ed opera. Chiarisce anzitutto che l’immigrazione italiana in Guatemala è avvenuta in tre fasi. Nel 1870 il Governo guatemalteco ha richiesto la presenza di cittadini europei e gli italiani giunti in questo, che era un Paese un po’ fuori del mondo, erano artigiani. Quella generazione ha perduto completamente i contatti con l’Italia. Una seconda grande immigrazione si è verificata dopo la seconda guerra mondiale e ha interessato persone che sono rimaste tra loro più unite. Quasi 3.000 sono gli iscritti all’anagrafe, il 55 per cento dei quali ha votato. La terza migrazione si è verificata a partire dagli anni ’90 e ha riguardato connazionali alla ricerca di un’alternativa economica e di modello di vita rispetto all’Italia; in taluni casi si tratta di persone implicate in Patria in attività “non sane”. Va ricordato che il Centro America, e in particolare il Nicaragua e il Guatemala, è stato il rifugio, successivamente nel tempo, di terroristi di destra e di sinistra e di persone coinvolte in scandali economici, che intendono rimanere nell’anonimato e dunque evitano di votare. È chiaro che chi ha provveduto ad iscriversi all’anagrafe consolare e ha mantenuto i contatti con l’Ambasciata, è maggiormente stimolato a votare. Ma se il contatto non esiste, viene meno anche l’interesse al voto. Si deve quindi focalizzare l’attenzione sul necessario processo di trasformazione dei servizi, che non riguarda solo il Guatemala ma il mondo globalizzato e occorre riflettere sul fatto che chi non ha votato per lo più non lo ha fatto per ragioni logistiche. Altre Ambasciate hanno adottato metodi differenti approfittando dei vantaggi offerti dalla tecnologia, come Internet o altri modelli di comunicazione, e oggi si

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possono erogare servizi senza che questo comporti di spostarsi fisicamente da una parte all’altra. È chiaro che bisogna tenere presente l’aspetto della sicurezza, ma nel Comites del Guatemala si ha la sensazione che da una parte non vi sia molta chiarezza sui servizi offerti dalle Ambasciate, e dall’altra che non esista interesse da parte degli italiani. Poiché a suscitare l’interesse sono i benefici che si possono trarre, renderli palesi e facilmente ottenibili potrebbe essere un modo per ampliare il numero degli interessati a partecipare alle attività delle Ambasciate e alla consultazione politica. Forse è necessario effettuare un monitoraggio dei servizi in termini quantitativi e qualitativi, che permetta di fare il punto della situazione. Obiettivo dei Comites deve essere il miglioramento dei servizi, in sinergia con le Ambasciate e tenendo conto dei bisogni che i cittadini italiani esprimono. Per lo meno in Guatemala, ciò di cui si sente la mancanza è la chiarezza, la possibilità di essere informati sui diritti e i doveri e su ciò che comporta essere cittadini italiani.

L’Ambasciata d’Italia ha permesso a Regina CASALINI (Esperto – Messico) di seguire da vicino le ultime tre consultazioni elettorali e la campagna di verifica dei dati effettuata lo scorso settembre. Quale cittadina italiana residente all’estero ha potuto vivere questa esperienza da diversi punti di vista e pensa di poter asserire che uno dei maggiori problemi riscontrati durante le ultime consultazioni elettorali sia la mancanza di comunicazione delle variazioni di indirizzo da parte dei cittadini alla propria circoscrizione consolare, ma anche in caso di puntuale comunicazione si sono verificati disservizi.Costituisce un serio problema il mancato allineamento tra i dati AIRE e delle anagrafi consolari, che dovrà essere affrontato con determinazione nei prossimi mesi. Lamenta poi la scarsa chiarezza delle informazioni contenute nel plico elettorale e le difficoltà a ricevere il segnale di RAI International, per cui sono numerose le persone che non hanno espresso un voto consapevole. Si sofferma quindi sull’inutilità di inserire nel plico elettorale l’intera legge sul voto all’estero, quando sarebbe sufficiente stralciare la parte che nel caso specifico interessa. Il breve lasso di tempo intercorso tra le due ultime consultazioni, politica e referendaria, ha ritardato e in taluni casi addirittura bloccato alcune attività del Consolato, sempre carente di personale. Le riunioni itineranti del Comites le hanno consentito di prendere atto delle problematiche della Rete consolare. In particolare, è generalizzata l’impossibilità di ottenere informazioni telefoniche e il personale a contatto con il pubblico in linea di massima non è sufficientemente formato. Sottolinea l’esigenza che l’informazione sulle procedure sia univoca e che si adottino criteri uguali per tutti. (All. 1)

I lavori, sospesi alle ore 11.15, riprendono alle ore 11.50

Maria RIGAMONTI (Esperto – Repubblica Dominicana) informa che, a fronte di 5.890 cittadini italiani iscritti all’AIRE, la reale presenza è di 28 mila persone, e che annualmente visitano il Paese oltre 200 mila turisti italiani.L’esperienza delle diverse consultazioni politiche e referendarie ha evidenziato come il sistema del voto per corrispondenza non fornisca sufficienti garanzie di

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trasparenza e di sicurezza. Inoltre, l’inefficiente servizio postale del Paese induce il Consolato ad avvalersi, per la consegna dei plichi elettorali, di ditte private non sempre sufficientemente responsabili, sicché numerosi connazionali sono di fatto impossibilitati ad esercitare il loro diritto. In paesi di piccole dimensioni come la Repubblica Dominicana sarebbe più opportuno istituire in loco seggi elettorali, garantendo agli elettori un servizio gratuito di trasporto e, tra l’altro, sostenendo una spesa decisamente più contenuta. Come buona parte dei Paesi dell’America Latina, la Repubblica Dominicana soffre di mali endemici: servizi pubblici inefficienti, corruzione diffusa, sanità pubblica inesistente, scuole pubbliche con gravissimi problemi, delinquenza diffusa e organizzata, sistema carcerario al collasso, costo della vita elevato. In tale situazione appare indispensabile l’erogazione di servizi adeguati da parte dell’Ambasciata, che a tal fine dovrebbe disporre di una maggiore dotazione finanziaria. È auspicabile che, grazie all’intervento dei Parlamentari eletti all’estero, in questa Finanziaria si prevedano adeguati finanziamenti in particolare per quanto concerne l’assistenza agli indigenti e agli anziani, la sanità, le attività ricreative e culturali. Sul versante dei provvedimenti legislativi preoccupa la situazione di stallo della riforma della legge dei Comites, ai quali vanno riconosciuti una congrua dotazione finanziaria, poteri che consentano di operare concretamente e la natura giuridica di ente di diritto pubblico. Pone quindi l’accento sull’importanza che da una politica di provvedimenti tampone si passi ad una politica di programma verso le comunità italiane nel mondo.

In Costarica si sono registrate quattro successive ondate migratorie, afferma Maria Teresa MAZZINI (Esperto – Costarica), a fine ‘800-inizio ‘900, dopo la prima guerra mondiale, dopo la seconda guerra mondiale e, infine, negli ultimi 10-15, da parte di persone che hanno effettuato una diversa scelta di vita. Su una popolazione italiana che l’Ambasciata stima in 80-100 mila unità, gli iscritti all’AIRE sono 3.200. Sono state restituite 700 schede votate, 500 sono giunte con ritardo e altre stanno tuttora arrivando perché il servizio postale è decisamente deficitario. Non sono mancati disguidi per cui, ad esempio, a lei sono giunte tre schede: la sua, della madre da poco deceduta e del figlio in viaggio all’estero. Se avesse voluto, avrebbe potuto votare tre volte! Le modalità del voto per corrispondenza a suo avviso devono essere rivedute. L’informazione comunque è stata ampia e il Comites si sposta periodicamente per mantenere i contatti e informare le comunità italiane, che sono insediate in aree ben definite. In Consolato il lavoro è complicato per la presenza di documenti vecchissimi e di dichiarazioni che non corrispondono allo stato civile. Inoltre, sono numerose le persone che non denunciano le nascite, le morti e i matrimoni. La maggior parte delle pratiche riguarda passaporti, visti, documenti di viaggio, stato civile, processi di estradizione, atti notarili, problemi di anagrafe e rogatorie. In ogni caso il Consolato lavora con speditezza, compatibilmente con l’iter burocratico delle pratiche. Prende quindi spunto dal caso della figlia per segnalare il problema di chi deve registrare il proprio matrimonio essendosi sposato in un Paese e poi vivendo in un altro, poiché non è sufficiente il certificato legale di matrimonio.

Maria Rosa ARONA (Argentina) avverte anzitutto che la sua relazione è frutto 10

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di un lavoro di gruppo dei Consiglieri dell’Argentina. Pur se gli orientamenti anche politici sono diversi, si cerca comunque di collaborare con spirito costruttivo. A proposito della Rete consolare, ricorda che durante la crisi politica, per smaltire gli arretrati riferiti soprattutto alle pratiche di cittadinanza, nei Consolati è stato assunto personale con contratto a tempo determinato, poi rinnovato soltanto per 90 unità. La conseguenza è che dal marzo 2003 sono stati sospesi gli appuntamenti per le nuove richieste. La collettività italiana ha dato prova di interesse e attiva partecipazione alle consultazioni elettorali raggiungendo in occasione del referendum, e nonostante l’assenza di una campagna informativa organica, la percentuale del 40,7 per cento, la più alta fra i grandi Paesi di emigrazione. Si tratta di un dato importante e da tenere presente quando si pensa alle politiche per l’emigrazione, se si tiene conto che dei 700 mila iscritti all’anagrafe consolare, quasi 123 mila sono nati in Italia, mentre gli altri sono discendenti di italiani. Si sofferma quindi sull’incidenza politica che ha avuto il voto espresso all’estero e lamenta le tuttora rilevanti discrepanze tra i dati AIRE e delle anagrafi consolari. Al marzo 2005 (data dell’ultima rilevazione) presso gli Uffici consolari vi erano 25.891 domande in corso di istruzione, 4.361 appuntamenti fissati e 75.904 richieste di appuntamento presentate. Risulta che le circoscrizioni di Mar del Plata e La Plata hanno esaurito l’arretrato e istituito un sistema di appuntamenti mensili via Internet. Negli ultimi mesi gli appuntamenti elettorali hanno impegnato il già scarso personale, per cui è stato inevitabile sacrificare alcuni settori privilegiando i servizi per l’utenza già in possesso della cittadinanza. Cita inoltre la corsia preferenziale istituita per i discendenti diretti dei cittadini già iscritti. L’insufficienza della Rete consolare in Argentina, riconosciuta dagli stessi funzionari del MAE, non permette l’ottimizzazione dei servizi ai connazionali. Le strutture consolari, che dovrebbero essere simili a quelle di un Comune italiano medio-grande, sono inadeguate e non garantiscono ai cittadini italiani i servizi dovuti, oltre a quello di voto. Vanno recuperati i tagli operati alla Rete diplomatico-consolare al fine di renderla più efficiente anche attraverso un maggiore ricorso alle tecnologie e potenziando il servizio consolare polifunzionale e la risorsa rappresentata dai corrispondenti consolari. Alcuni aspetti rivestono carattere prioritario, e precisamente: adeguamento degli organici (sentite le parti sociali) anche attraverso l’assunzione di personale in loco, meno oneroso per l’Erario; miglioramento del servizio alla comunità; costituzione di un ufficio elettorale permanente in ogni Consolato; informatizzazione; valorizzazione del ruolo dei patronati in attuazione della legge 152/2001. Segnali in tal senso giungono dal Vice Ministro Danieli, che si è impegnato a studiare come rendere più efficiente la Rete consolare. (All. 2)

Antonio LASPRO (Brasile) sottolinea come siano tra loro simili le problematiche rappresentate dagli Esperti. La legge sul voto all’estero è sicuramente perfettibile, ma va tenuto presente che la soluzione del voto per corrispondenza ha consentito l’esercizio del diritto a connazionali residenti in Paesi di grande estensione, altrimenti impossibilitati a recarsi al seggio. Occorre però migliorare l’informazione e prevedere per l’estero una tempistica diversa rispetto all’Italia. Inoltre, deve essere data

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maggiore evidenza ai nomi dei candidati. Come in Guatemala, anche in Brasile la prima fascia di emigrazione ha mostrato disinteresse al voto; la seconda, maggiormente partecipe, ha lamentato la carenza di informazione; la terza, più recente, è per lo più costituita da persone che per svariati motivi preferiscono rimanere nell’anonimato. È a tutti noto che un connazionale ricercato in Italia, che per 27 anni ha soggiornato in Brasile in modo del tutto anonimo, è stato immediatamente arrestato quando si è presentato come candidato alle elezioni del Comites di Rio de Janeiro.

Claudio PIERONI (Brasile), che esprime apprezzamento per il meritorio lavoro svolto dal Consolato di San Paolo, ha avanzato nel Comitato di Presidenza la proposta che all’estero la macchina elettorale sia avviata anticipatamente rispetto all’Italia. Inoltre, in una riunione di coordinamento a Brasilia è stato chiesto che i nominativi dei candidati affianchino il simbolo del partito. Si sofferma poi sul divario tuttora esistente tra gli iscritti all’AIRE e all’anagrafe consolare. Nella circoscrizione di San Paolo a fronte di 156 mila iscritti si contano soltanto 78 mila elettori. È necessario affrontare con decisione e tempestività il problema, che è serio come lo è quello relativo alle pratiche di cittadinanza, che a suo avviso si può risolvere soltanto costituendo una task force per l’America Latina. In tal senso egli si è espresso in sede di Comitato di Presidenza, alla presenza del Vice Ministro Danieli. L’informazione diffusa da RAI International in occasione sia delle elezioni politiche che della prova referendaria è stata ovunque carente, e in particolare in Brasile non vi sono state tribune elettorali. Riferisce infine alcuni dati relativi ai servizi forniti dai Consolati, mettendo in evidenza i tempi di attesa estremamente lunghi.

Più che di una task force, il PRESIDENTE ravvisa la necessità che si applichino le leggi esistenti, in particolare la n. 152/2001 relativa alla convenzione tra MAE e Patronati, i quali hanno dato la loro disponibilità ad essere di supporto ai Consolati. Tuttavia, il MAE si è limitato a diramare una Circolare con la quale si autorizzano i Consolati ad avvalersi della collaborazione di Patronati e Comites, una collaborazione i cui termini è necessario definire puntualmente. Riferisce poi che per la prima volta il Messico ha sperimentato il voto dei suoi cittadini nel mondo e ha istituito un elenco elettorale volontario al quale si sono iscritti 40 mila dei circa 5 milioni di messicani all’estero. Qualora anche l’Italia adottasse tale soluzione, tra l’altro si eviterebbe il rischio che vi sia chi vota per persone decedute o che non risiedono più nel Paese, e soprattutto si eserciterebbe un controllo più puntuale. Per quanto riguarda i referenda, i quesiti sono in genere posti in termini poco chiari e, in particolare nell’ultimo referendum, che a differenza dei precedenti è stato confermativo e non abrogativo, il testo era di difficile comprensione anche per gli italiani in Italia, e questo ha certamente condizionato il risultato. Ancora una volta l’informazione di RAI International, della quale i connazionali in Europa lamentano di non ricevere il segnale, è stata scarsa e fuori tempo. Peraltro, neppure la RAI ha fornito un’informazione adeguata, per cui sarebbe forse opportuna una riflessione globale non escludendo di prendere in considerazione l’idea di un’unica emittente laddove nel mondo vivono cittadini italiani. È necessario ripensare la taratura della macchina elettorale tenendo conto dei

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problemi che si sono verificati all’estero in ordine alla tempistica, poiché non è trascurabile la quantità di schede votate che giungono fuori tempo massimo, con percentuali all’incirca uguali nei diversi Paesi dell’America Latina. In tal senso possono essere di aiuto i Parlamentari eletti nella circoscrizione estero. Il rispetto della privacy, che non può essere addotto a motivazione quando si tratta di ottenere informazioni sui numeri, per quel che riguarda le persone costituisce un ostacolo. Ella ha avuto modo di consultare la lista degli elettori di un candidato, nella quale erano presenti persone decedute, trasferite e minori. A una ripulitura in tal senso potrebbero contribuire i locali Consiglieri del CGIE e i Comites, qualora si individuasse la forma per garantire che i nominativi non vengono utilizzati per scopi diversi da quelli elettorali.

Adriano TONIUT (Argentina) ritiene che in questa riunione continentale si debba evidenziare che in occasione delle elezioni non si sono registrati brogli, mentre c’è stata molta confusione a proposito del quesito referendario e informazione scarsissima e fuori tempo da parte della RAI. Tuttavia, nella circoscrizione alla quale appartiene la percentuale di votanti alle elezioni politiche è stata di più del 64 per cento, ed ha superato il 50 per cento in occasione del referendum. Si tratta dei migliori risultati in America Latina. La legge sul voto all’estero non deve essere modificata, poiché a suo avviso il voto non può che essere per corrispondenza. Non concorda con la proposta di un elenco volontario degli elettori al quale iscriversi perché la difficoltà che molti hanno a raggiungere il Consolato rappresenta uno scoraggiante ostacolo. Il problema del personale degli Uffici consolari è gravissimo, ciò nonostante non vi è disponibilità ad accettare l’aiuto che i Patronati e i Comites hanno offerto. Al fine di affrontare in modo definitivo le ancora notevolissime discrepanze tra gli elenchi dei Consolati e dell’AIRE e di accertare i motivi per cui non è stato possibile recapitare numerosi plichi elettorali, egli propone la creazione di un ufficio elettorale permanente in ogni Consolato, dipendente anche sotto il profilo economico dal Ministero dell’Interno. Tale ufficio dovrebbe essere attivato al più presto, poiché non è accettabile che ogni qualvolta si è chiamati alle urne il Consolato sia costretto per 20-30 giorni a sospendere ogni altra attività e a non erogare servizi.

Per Francisco NARDELLI (Argentina) non si può parlare di Rete consolare senza pensare che è immersa nella problematica del MAE, il quale dispone di uno stanziamento in costante contrazione e ben al di sotto degli omologhi Ministeri degli altri Paesi europei. Si possono fare le migliori proposte, ma senza risorse e senza una vera politica del Paese verso l’estero ben poco si conclude. Più volte si parla degli italiani all’estero come di una risorsa, ma in realtà non la si valorizza e non ci se ne avvale; le parole vanno anche riempite di contenuti. È paradossale e costituisce uno spreco di risorse il fatto che la Rete consolare onoraria sia quasi impossibilitata ad agire. Ad esempio, nella circoscrizione consolare alla quale appartiene, una delle più vaste del mondo, dei connazionali distanti dal Consolato più di 1.500 chilometri, che non avevano ricevuto il plico elettorale, ne hanno fatto richiesta al Console onorario, il quale non ha potuto che indirizzarli al Consolato. Questi aspetti potrebbero essere risolti con un modestissimo impegno di risorse economiche. Dopo che si sono susseguite 5 votazioni, continuare ad inviare agli elettori l’intera legge sul voto all’estero è un ulteriore spreco di risorse e motivo di

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confusione, mentre sarebbe preferibile fornire maggiori informazioni. Proprio per carenza e scarsa chiarezza nelle informazioni si è verificato, in particolare in piccoli centri, che in occasione del recente referendum si sia votato “sì” nella convinzione che con il “no” si sarebbe rinunciato al diritto di voto.

Ugo DI MARTINO (Venezuela) osserva che per cercare di risolvere i problemi gli italiani all’estero oggi possono fare assegnamento sui Parlamentari che hanno eletto, i quali devono poter contare sul sostegno del CGIE, il cui ruolo deve essere più incisivo, dei Comites, dei Patronati, delle Associazioni e degli utenti. Il primo problema da affrontare riguarda le risorse economiche del MAE ed è necessario che la Legge finanziaria attualmente in discussione ne preveda un aumento. La situazione complessiva del Comites di Caracas non si discosta da quella dei Comitati degli altri Paesi dell’America Latina. È preoccupante il fatto che dei 170 mila italiani che risultano iscritti all’anagrafe consolare, soltanto 70 mila abbiano potuto votare. La questione va approfondita. Anche se rimangono tuttora circa 7 mila pratiche da smaltire, grazie allo Sportello unico istituito presso il Consolato i servizi offerti sono decisamente migliorati, ma non è sufficiente la buona volontà del personale. Serve l’organizzazione, attraverso la quale soltanto si può avere un servizio efficiente.La rete consolare onoraria non è al passo con i tempi, non ha disponibilità economiche né è preparata per rispondere alle richieste di informazione in ordine, ad esempio, alle pensioni, alle dichiarazioni dei redditi, ai servizi sanitari, per i quali i connazionali si rivolgono ai Patronati. Occorre formazione perché alla comunità si possano dare risposte e non essere prodighi soltanto di vane parole. L’informazione RAI è scarsa e inattendibile, ivi compreso Sportello Italia, tanto è vero che quando ci si reca al Consolato si viene a sapere che quanto si era appreso attraverso i servizi radio-televisivi in genere è sbagliato. Dopo che è stata ripetutamente fatta l’esperienza del voto per corrispondenza, e che ne sono stati evidenziati i difetti e le carenze, egli ritiene che si dovrebbe tornare ai seggi elettorali costituiti presso i Consolati, così realizzando anche un risparmio di spesa.

Marina SALVAREZZA (Ecuador) ringrazia l’On. Merlo, che ha voluto essere presente ai lavori della Commissione, della quale auspica che possa riportare in Parlamento le esigenze. Rappresenta Ecuador e Colombia e mette anzitutto in evidenza che entrambi i Paesi hanno lo stesso numero di italiani residenti e che dunque anche la Colombia avrebbe diritto a un proprio rappresentante in seno al CGIE. In Ecuador ufficiosamente risiedono circa 17 mila italiani, mentre ufficialmente gli iscritti sono 7 mila, e di questi una buona percentuale ha votato (62%). L’informazione è stata carente ma ella ha personalmente inviato delle indicazioni a un buon numero di connazionali che è stata in grado di raggiungere non perché l’Ambasciata o il Consolato le hanno fornito la lista dei votanti (per il rispetto della privacy non potevano farlo), ma avendola avuta perché ha sostenuto un candidato. La stessa lista ha fornito anche al Comites, che ora potrà assolvere al suo compito istituzionale di raggiungere tutti gli italiani residenti. A tal fine si sta facendo ricorso all’autofinanziamento, sollecitando il contributo delle ditte italiane presenti. L’emigrazione dall’Ecuador verso l’Italia è consistente ed ella sottolinea che in

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futuro vi saranno numerosi elettori italo-ecuadoriani. La capitale economica dell’Ecuador è Guajaquil ma la capitale politica è Quito, distante circa 500 chilometri. È lì che si trova l’Ambasciata, dove per qualsiasi esigenza i connazionali residenti a Guajaquil devono recarsi, poiché il Consolato onorario ha incarichi limitatissimi. Per i cittadini italiani ciò si traduce in una spesa di non poco conto, dal momento che a quella di viaggio molto spesso si aggiunge l’altra per il soggiorno, poiché difficilmente in un solo giorno si riesce ad espletare le pratiche. Per non parlare delle lunghe attese in strada, di fronte all’Ambasciata, e del fatto che spesso il personale addetto alla vigilanza non conosce l’italiano e agli italiani che non conoscono lo spagnolo viene risposto con arroganza. Ha rimarcato più volte e inutilmente questi problemi, evidenziando l’esigenza di avere a Guajaquil almeno un’Agenzia consolare. Al fine della semplificazione delle procedure burocratiche, perché non consentire l’autodichiarazione, così come avviene in Italia? Vi sono molti modi per rendersi efficienti. È difficile poter parlare con l’Ambasciatore, e lei stessa deve spesso chiamarlo sul suo cellulare. Inoltre, il venerdì alle 16 l’Ambasciata chiude e il cittadino italiano che avesse dei problemi non ha più modo di raggiungere alcuno.La Convenzione con RAI International sarà presto ridiscussa, ha asserito il Sen. Danieli, e per migliorare l’informazione ella suggerisce un maggiore coinvolgimento di Comites e CGIE, che hanno l’esigenza di rendere più incisiva la loro presenza. Da due anni fa parte del Consiglio Generale ed è orgogliosa del lavoro svolto. Quanto al futuro, i Parlamentari eletti dalla comunità all’estero potranno offrire un valido sostegno alle iniziative, ma è necessario proporre soluzioni concrete evitando sterili discussioni sui medesimi temi. Tornando al suo Paese vorrebbe poter dire che gli italiani in stato di necessità saranno soccorsi.

Concluso il momento elettorale, gli italiani all’estero hanno i loro rappresentanti in Parlamento e adesso si parla di cosa fare per migliorare le cose in futuro, ma per Michele COLETTA (Venezuela) bisogna anche trarre dei vantaggi dalla nuova situazione. Si riferisce al fatto che, escludendo l’On. Merlo, nessun altro degli eletti oggi è presente, mentre a suo avviso hanno l’obbligo di esservi quando si discutono le problematiche degli italiani all’estero. Nella prossima riunione vorrà constatare la presenza di tutti i Parlamentari eletti dell’America Latina, che hanno il dovere di venire evitando di trincerarsi dietro la scusa di importanti votazioni in Parlamento, perché ancora più importanti sono gli elettori che li hanno portati a Montecitorio o a Palazzo Madama, con i quali devono collaborare. Dopo le elezioni la situazione si presenta in termini diversi e bisogna stabilire cosa fare dall’una e dall’altra parte.

I lavori, sospesi alle ore 13.30, riprendono alle ore 15.05

Nello COLLEVECCHIO (Venezuela) concorda con le riflessioni che sono state fatte e osserva che nel continente latino-americano le problematiche sono comuni. Il problema dell’informazione, particolarmente serio in Venezuela, egli lo ha più volte sollevato nelle riunioni continentali in Perù, Brasile e Argentina, ma per lo meno in Venezuela non vi si è posto rimedio. E se una comunità è disinformata, le conseguenze sono serie.

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Se le problematiche sono comuni e se ne parla da almeno due anni, su di esse ci si dovrebbe concentrare proponendo soluzioni concordate che possano essere fatte proprie dai Parlamentari eletti nella circoscrizione estero e proposte al Governo e alle istituzioni italiane.

Paolo PAGLIAI (Messico) intende spezzare una lancia a favore di una riflessione sulla proposta della lista volontaria elettorale, che per un Consolato non rappresenta un peso maggiore di un ufficio elettorale permanente. Egli ritiene che sia opportuno approfondire la proposta, eventualmente criticandola con argomenti forse anche costituzionali. Però va ricordato che per garantire il diritto di rappresentanza si deve contare su numeri certi. Probabilmente bisogna essere creativi. Per esempio, molti italiani residenti in Messico non risultano nella lista elettorale, ma non sono certo clandestini; sono infatti in possesso di un regolare permesso di soggiorno, quasi sempre a vita. Se i dati del Governo messicano sono protetti dalla legge della privacy, forse il Governo italiano potrebbe prendere contatto con quello messicano per verificare chi vive nel Paese. Occorre tenere presente che l’iscrizione all’AIRE è un obbligo di legge, e dunque in realtà il diritto alla privacy non esiste. Questa potrebbe essere una strada per raggiungere tutti. Non crede nella soluzione della task force perché non riesce a immaginare quale compito dovrebbe avere, in quanto trovare persone che sono a un indirizzo piuttosto che a un altro è impossibile anche per una task force. E non vorrebbe che ci si trovasse di fronte a un paradosso quale è stato l’invio di lettere ai connazionali con le quali si domandava se realmente vivevano all’indirizzo della lettera. Egli l’ha ricevuta e ha risposto positivamente, ma se non l’avesse ricevuta perché non viveva a quel indirizzo, non avrebbe mai saputo che gli era stata inviata. Per questi motivi egli invita a riflettere senza negare a priori possibilità che potrebbero migliorare la rappresentatività democratica: la lista volontaria non cambierebbe l’indice di rappresentatività con il variare del numero di coloro che dovessero scegliere di godere del diritto di votare a distanza.

Filomena NARDUCCI (Uruguay) riferisce che sia per le elezioni politiche che per il referendum erano 45 mila i cittadini italiani iscritti nell’elenco elettorale a fronte dei circa 59 mila aventi diritto. 85 mila sono gli iscritti nell’anagrafe consolare, 6-7 mila dei quali sono cittadini di prima emigrazione. In Uruguay la partecipazione al voto è stata mediamente del 50 per cento ed ha raggiunto il 63,5 per cento in occasione delle elezioni politiche, la percentuale più alta tra i Paesi di emigrazione storica, che a suo avviso sta ad indicare la volontà delle nuove generazioni di partecipare alle vicende dell’Italia e alla vita politica italiana. Va detto che in occasione dell’ultimo referendum la percentuale si è abbassata, ma ha certamente pesato la scarsissima informazione e la formulazione nebulosa del quesito referendario. Del resto, anche non esprimere un voto quando non si capisce per cosa si sta votando è prova di senso di responsabilità. È importante che l’informazione sia ampia e chiara e questo si deve esigere con determinazione. Non vede alternative al voto per corrispondenza, anche se il sistema va perfezionato, perché un ritorno al voto ai seggi nei Consolati riproporrebbe il problema delle distanze. La possibilità di iscrizione volontaria all’elenco elettorale era stata presa in esame dal CGIE e poi accantonata anche in considerazione del fatto che non sarebbe comunque garantito che i plichi

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arrivino a destinazione. Per l’invio dei plichi elettorali in Uruguay ci si è avvalsi del servizio postale statale, che nel Paese non è problematico. Comunque, se brogli devono verificarsi, ciò può accadere con tutti i sistemi elettorali. Mette quindi in discussione il corretto funzionamento dei programmi in uso presso i Consolati dal momento che, nonostante l’ultima operazione di allineamento e dopo il mailing, negli elenchi elettorali si continuano a rilevare errori. A suo avviso i programmi vanno perfezionati ed è importante che si proceda all’incrocio dei dati. Per affrontare in modo serio il problema ritiene che in ogni Consolato si debba creare un ufficio elettorale permanente.Il Consolato in Uruguay non vive una situazione diversa dagli altri in America Latina. Da che ha memoria, il personale si compone di 14 impiegati più il Console ma quella forza, che era sufficiente quando i cittadini italiani erano 20-30 mila, si trova ora a dover rispondere a 100 mila connazionali. Per ottenere il passaporto il tempo di attesa è di due mesi e, in caso di urgenza, spesso se ne deve giustificare il motivo. Dal 2003 l’ufficio cittadinanze non riceve nuove pratiche, pertanto lei lo considera chiuso, ed è gravissimo che vi siano cittadini che per questo motivo sono nell’impossibilità di esercitare i propri diritti. È necessario fotografare la situazione dell’intera Rete consolare, ascoltando i Comites e le associazioni, e tutti insieme ricercare il modo migliore per far funzionare a dovere il sistema, senza dimenticare che negli ultimi anni il budget del Ministero degli Esteri è addirittura diminuito, per cui va richiesto lo stanziamento di maggiori risorse da destinare alla Rete consolare, privilegiando l’area latino-americana dove è totalmente inadeguata. Vi sono però alcune misure che sarebbe possibile decidere sin d’ora senza aggravio di spesa. Ad esempio, se anziché dell’ultimo assunto l’Ufficio informazioni del Consolato si avvalesse di una persona a conoscenza delle diverse problematiche, vi sarebbe un effetto filtro iniziale e gli utenti sarebbero più soddisfatti. Inoltre lo strumento dell’autocertificazione, qualora venisse utilizzato come avviene in Italia, consentirebbe uno snellimento delle procedure. A proposito di risorse, osserva che i consistenti incassi dei Consolati per le legalizzazioni degli atti di stato civile, che ora debbono essere rimessi al MAE, potrebbero in parte essere destinati agli stessi Consolati perché offrano migliori servizi a chi quei soldi ha pagato. In sostanza, la Rete consolare deve essere adeguata alle necessità delle collettività italiane, alle quali vanno erogati i servizi in modo efficiente e in tempi rapidi. Ricorda infine il meritorio lavoro dei Patronati, talvolta misconosciuto, e la legge tuttora mancante del decreto attuativo per cui i Consolati non possono avvalersi della collaborazione prevista dalla Convenzione.

Mariano GAZZOLA (Argentina) invita a maggiore concretezza. Nel corso dei lavori è stata avanzata la proposta di costituire un ufficio elettorale permanente presso i Consolati, sulla quale non gli sembra di aver sentito altri pareri oltre quello del Cons. Filomena Narducci (Uruguay). Eppure, in caso di accordo se ne deve fare menzione nel documento finale. Presentando la Relazione dell’Argentina, a proposito degli organici dei Consolati il Cons. Maria Rosa Arona (Argentina) ha suggerito un incontro con le parti sociali onde superare le logiche corporative; anche in proposito non ha sentito pareri. Della task force si è parlato in termini generali, senza indicare se si è d’accordo oppure no.

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C’è poi la questione dell’iscrizione volontaria alle liste elettorali, contenuta nelle linee programmatiche del Vice Ministro degli Esteri, e anche su di essa non c’è stata una presa di posizione. I rappresentanti dell’Argentina non sono d’accordo su tale ipotesi, ma in una discussione ad ampio raggio vanno valutati i pro e i contro in modo che la Commissione Continentale America Latina poi esprima il proprio parere.

Il PRESIDENTE fa notare che la questione dell’iscrizione volontaria è stata oggetto di discussione nel corso di una passata legislatura del CGIE, che si è anche espresso con il voto. L’argomento pertanto non è nuovo, ma su di esso vale la pena di tornare dal momento che è contemplato nel documento del Vice Ministro Danieli. In ogni caso, la Commissione America Latina non deve prendere posizione adesso, e piuttosto sta cercando di valutare quali siano i punti sui quali intervenire dopo sei mesi di inattività.

Giacomo CANEPA (Perù) ha predisposto assieme ad alcuni funzionari dell’Ambasciata di Lima un documento che intende illustrare e che dà conto dello sforzo compiuto dagli impiegati del Consolato, i quali si adoperano per far fronte agli impegni e tuttavia non riescono a smaltire le pratiche. Tra l’altro, c’è un aumento di richieste da parte sia dei connazionali nuovi cittadini, come pure dei cittadini peruviani che chiedono il visto per recarsi in Italia, sicché l’Ufficio visti ha una quantità di personale quasi pari alla Cancelleria consolare. Rispetto ai cittadini di altri Paesi i peruviani sono discriminati, in quanto ad essi è richiesto il visto, analogamente ai colombiani ed ecuadoriani.Procede quindi alla presentazione dei dati. Gli iscritti all’anagrafe consolare sono 27.135, 16.480 dei quali sono iscritti negli elenchi elettorali. La percentuale di partecipazione al voto sia nelle elezioni politiche che per il referendum ha raggiunto all’incirca il 50 per cento. Come ovunque, l’informazione è mancata, ma grazie alla contenuta dimensione della collettività si è potuto spiegare l’importanza di votare per il referendum e i funzionari dell’Ambasciata, recatisi presso le diverse associazioni, hanno chiarito il significato del sì e del no. È di 4.400 il numero delle pratiche in attesa di trascrizione e sono 6.270 gli appuntamenti riprogrammati in attesa della documentazione di riconoscimento, mentre gli appuntamenti concessi fino al 5 febbraio 2010 sono 17.200 e riguardano 41.238 pratiche. Il periodo di attesa per ottenere un appuntamento per il rilascio o il rinnovo del passaporto è di 60 giorni, mentre un appuntamento per legalizzazioni, certificati e altre pratiche diverse dai passaporti è dato a distanza di 6 mesi.Più volte egli ha sollecitato il sostegno dei colleghi della Commissione Continentale per ottenere almeno un Consolato di prima categoria, ma con chiarezza il Console ha escluso questa possibilità. Da 18 anni lavora per la comunità e tanto è stato fatto, eppure i connazionali non ne hanno la percezione. Per raggiungere gli obiettivi, oltre che con l’intelligenza e la volontà occorre impegnarsi con il cuore, e in questo senso è esemplare l’On. Merlo, il quale durante la precedente legislatura ha seguito i lavori del CGIE pur non facendone parte e ora che è stato eletto è l’unico dei Parlamentari presente. Con i 18 Parlamentari la comunità italiana nel mondo acquisisce una nuova dimensione e, se essi riusciranno a farsi ascoltare in Parlamento, sarà possibile fare molto per la collettività.

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Per quanto riguarda i temi discussi, si riserva di riflettere approfonditamente prima di decidere.

L’On. Ricardo MERLO ricorda che a disposizione c’è lo strumento dell’interrogazione parlamentare, che egli può presentare il prossimo settembre per conoscere dal Ministro D’Alema il motivo della discriminazione nei confronti dei cittadini di Perù, Colombia ed Ecuador. Con l’occasione può anche consegnare un documento firmato da tutti i componenti la Commissione Continentale America Latina.

Andrea CALVARUSO (Guatemala) considera stimolanti i lavori di questa giornata ma osserva che si stanno toccando due ambiti, della generalità e della particolarità, che dovrebbero essere ben separati perché si possa identificare il ruolo da ricoprire in questo processo. L’ambito della generalità riguarda i diritti e i servizi che lo Stato italiano attraverso l’Ambasciata mette a disposizione dei cittadini. Il voto è un diritto recentemente acquisito dagli italiani nel mondo e si possono riscontrare problemi per quel che riguarda i mezzi utilizzati per metterlo in pratica. È comunque un processo perfettibile e il ruolo da giocare riguarda l’identificazione dei problemi, che vanno sottoposti alla struttura responsabile perché li possa analizzare. A volte, però, vi è una commistione con i bisogni, che invece rientrano nell’ambito della particolarità e sono differenti paese per paese. Mescolare le due aree crea il rischio di non giungere mai a una conclusione perché, mentre rispetto al campo dei diritti l’apporto che si può dare è di critica costruttiva verso l’Autorità, nel secondo caso si tratta di evidenziare i problemi perché ci sia una presa di posizione dell’Autorità. I ruoli sono dunque divisi: di accompagnamento alle azioni dello Stato l’uno, di segnalazione di bisogni particolari perché lo Stato possa prenderne atto e dare una risposta l’altro. Le due dinamiche, che possono sembrare similari, in realtà funzionano in forme differenti, perché ciò che attiva l’accompagnamento allo Stato sono azioni concrete e relative a specifiche congiunture, come il voto, mentre in relazione ai bisogni della comunità italiana occorre sviluppare altri strumenti, più permanenti nel tempo, quale potrebbe essere, ad esempio, un osservatorio. Se sono chiari i doveri del Consolato, o i servizi che può mettere a disposizione, è facile effettuare un monitoraggio sulla cui base disporre di strumenti di negoziazione politica con l’Ambasciata. Si ha così la possibilità di adattare il servizio alla particolarità locale. Queste microsoluzioni fanno parte di una governabilità e non possono essere generali perché ogni paese è differente dall’altro, ed è compito dei Comites e del CGIE attivare, attraverso una critica costruttiva, un processo di miglioramento del servizio, processo che si sviluppa nel territorio specifico e sui bisogni specifici della comunità di ogni singolo paese. Il voto all’estero è un diritto da poco acquisito e si deve fare in modo che quante più persone possibile ne usufruiscano. A tal fine serve l’informazione ed egli chiede che si faccia chiarezza, perché nel Comites del Guatemala c’è un po’ di disorientamento.

Marcelo H. ROMANELLO (Argentina) condivide la posizione del Cons. Gazzola (Argentina) e concorda con la proposta del Cons. Toniut (Argentina) di creare nei Consolati un ufficio elettorale a carattere permanente. Conviene quindi sull’opportunità di rivedere i compiti dei Consoli onorari, ai quali andrebbero

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attribuite maggiori possibilità di azione. Si compiace per la presenza dell’On. Merlo, che di sua iniziativa ha deciso di presenziare ai lavori della Commissione. Sia lui che il Cons. Maria Rosa Arona (Argentina), ritenendo opportuno invitare i Parlamentari dell’area, avevano inviato anche al CdP una mail in tal senso, non ricevendo però alcuna risposta. Nelle prossime riunioni continentali ritiene doveroso invitare i Parlamentari e domanda se sia loro riconosciuto un rimborso delle spese.

L’On. Ricardo MERLO riferisce che in occasione di una recente riunione con il Presidente della Camera On. Bertinotti è stata affrontata anche la questione della mobilità dei Parlamentari eletti all’estero all’interno della loro circoscrizione elettorale. Ritiene che dal prossimo settembre sarà possibile partecipare alla riunioni continentali, se invitati, senza alcun aggravio di spesa.

Il PRESIDENTE fa notare che non occorre l’invito ma è sufficiente comunicare l’indizione delle riunioni continentali, alle quali i Parlamentari eletti all’estero hanno in una certa misura il dovere di partecipare. Anche coloro che non sono Consiglieri del CGIE devono sapere che il Consiglio Generale è la loro casa.

Poiché il Comitato di Presidenza ha deciso che, in concomitanza con la prossima Assemblea Plenaria a Roma, nella mezza giornata dedicata alle riunioni continentali saranno invitati i Parlamentari delle singole aree, affinché essi possano prenderne nota nella loro agenda Claudio PIERONI (Brasile) prega il Ministro Carloni di inviare tempestivamente gli inviti.

Marcelo H. ROMANELLO (Argentina) nota che non si è minimamente parlato dei sette mesi di silenzio cui sono stati costretti i Consiglieri del CGIE, quasi fosse stato messo loro un bavaglio.

Ricardo BUTTAZZI (Argentina) è d’accordo con il Cons. Romanello (Argentina) e considera che bloccando i lavori è stata recata offesa ai Consiglieri della circoscrizione estero (va ricordato che si è in una circoscrizione elettorale), che invece avevano tutta l’intenzione di lavorare. Avere rappresentanti in Parlamento è un’opportunità storica e i Parlamentari eletti dagli italiani nel mondo devono essere consapevoli delle loro responsabilità e del fatto che tutti insieme si deve partecipare alla costruzione di quel Sistema Italia di cui ha parlato il Vice Ministro Danieli e del quale si fa parte. La collettività italiana è apprezzata ovunque nel mondo è presente e ha contribuito alla crescita sociale e culturale dei Paesi in cui vive. Se ne deve essere orgogliosi, sia in Italia che all’estero. I Parlamentari della circoscrizione latino-americana hanno avuto oggi l’opportunità di essere presenti ai lavori dei rappresentanti di chi li ha eletti e non l’hanno colta. Sarà necessario far loro capire che hanno dei doveri e che non serve un invito, ma la loro presenza deve essere frutto di una scelta consapevole. Sono stati portati al Parlamento e si deve sapere come stanno operando. Nell’ambito del CGIE è opportuna una riflessione su quello che si pensa debba essere il futuro dell’italianità nel mondo.

Renato PALERMO (Uruguay) una volta ancora ha constatato che le problematiche dei paesi dell’America Latina sono tra loro simili.

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Occorre tenere conto della nuova realtà politica, del fatto che nella sua Relazione al Senato il Vice Ministro Danieli ha affrontato proprio i temi oggi in discussione e che anche l’On. Donato Di Santo è interessato agli italiani in America Latina. È il momento di elaborare una nuova strategia e di avvalersi dei Parlamentari eletti all’estero per sviluppare una politica che favorisca il mondo dell’emigrazione.

Antonio LASPRO (Brasile) non condivide l’affermazione del Cons. Toniut (Argentina), che in occasione delle elezioni non si sono verificati brogli, perché ne hanno parlato ampiamente le agenzie di stampa, l’On. Tremaglia, il Presidente della Camera e addirittura è stato pubblicato che alla stazione di Trastevere, a Roma, sono stati trovati due scatoloni di plichi elettorali degli italiani all’estero. Dunque, qualcosa di poco chiaro si è verificato.

L’On. Ricardo MERLO interviene per sottolineare che chi ha notizie certe di brogli è tenuto a denunciarli. Adriano TONIUT (Argentina) fa presente che non vi è stata alcuna denuncia di casi specifici.

Rivolgendosi all’On. Merlo Antonio LASPRO (Brasile) osserva che, anziché ricorrere allo strumento dell’interpellanza parlamentare, sarebbe più semplice applicare la legge sulla responsabilità amministrativa dei pubblici uffici, i quali entro il termine di 90 giorni dovrebbero fornire risposte.

Claudio PIERONI (Brasile) precisa che la task force che egli ha proposto non dovrebbe interessarsi dell’aggiornamento dell’anagrafe, bensì delle pratiche di cittadinanza in America Latina, per le quali i tempi di attesa raggiungono gli 8-9 anni. Quanto all’anagrafe, la soluzione sta nella costituzione presso i Consolati di un ufficio elettorale permanente. Il problema della Rete consolare, i cui carichi di lavoro sono particolarmente pesanti in America Latina in relazione al personale presente, va affrontato riformando la legge in modo che i Vice Consolati e gli Agenti consolari abbiano una certa autonomia operativa. Per il tramite dei Parlamentari si potrà presentare una richiesta in tal senso. Fa poi presente che il Vice Ministro Danieli ha chiesto che gli sia fornita una situazione dettagliata per ogni Consolato e il Brasile vi provvederà al più presto. Questo gli sembra un buon auspicio per il futuro.

Francisco NARDELLI (Argentina) considera che a seguito dell’operazione di mailing si è di fatto arrivati a creare un elenco elettorale volontario, poiché chi non ha risposto al mailing, o chi non l’ha ricevuto, a seguito di una decisione congiunta MAE/Ministero dell’Interno è stato “congelato” e inserito nell’archivio storico, dal quale viene recuperato soltanto facendone richiesta al Consolato o all’Ambasciata.

A proposito dell’operazione di mailing, Nello COLLEVECCHIO (Venezuela) riferisce che in Venezuela non è stata fornita alcuna informazione sull’imperativa necessità di restituire la busta al Consolato, pena la cancellazione dall’anagrafe e dalle liste elettorali. Nel solo Consolato di Caracas sono circa 50.000 i connazionali cancellati, i quali non hanno neppure potuto votare, sicché il lavoro svolto negli anni precedenti

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con l’obiettivo di raggiungere il numero di 150 mila votanti è stato vanificato e gli aventi diritto al voto sono risultati solo 70 mila. Una protesta è stata presentata in merito all’operato dei Consolati del Venezuela, poiché si era parlato di congelamento dei nominativi e non di cancellazione. Cita poi il caso di un connazionale da 55 anni in Venezuela, che nel mese di novembre si trovava in Italia e che, recatosi successivamente al Consolato per richiedere un certificato, si è sentito dire che in Venezuela egli non esisteva.

Interviene Filomena NARDUCCI (Uruguay) per chiarire che in sede di Comitato di Presidenza il Vice Ministro Danieli ha chiesto che sulla Rete consolare gli si facesse pervenire in dettaglio il punto di vista delle collettività, non quello delle Ambasciate. La delegazione dell’Argentina ha fatto riferimento a una lettera, inviata anche al CdP, con la quale si chiedeva che fossero invitati a questa riunione i Parlamentari dell’area latino-americana. Se la lettera è giunta alla Segreteria del CGIE, certamente è stata inviata al Segretario Generale, tenuto ad inoltrarla al Vice Segretario di area che ha la competenza di convocare la riunione, fare l’ordine del giorno e invitare gli esperti e le personalità. Ella non era a conoscenza della lettera, e del resto alle due ultime riunioni del Comitato di Presidenza il Vice Segretario d’area non ha partecipato, tanto è vero che nel corso dell’ultimo incontro il Segretario Generale ha ripetutamente cercato di rintracciarlo telefonicamente anche per sapere se avrebbe presieduto i lavori di questa Commissione.

Maria Rosa ARONA (Argentina) fa presente che la lettera è stata indirizzata alla Segreteria del CGIE perché fosse inviata a tutti gli ambiti istituzionali. Con rammarico nota che i sette mesi di inattività hanno comportato anche di non avere risposte, una mancanza di organizzazione che è di ostacolo al lavoro.

Giacomo CANEPA (Perù) invita a rivolgere un pensiero alla memoria dei colleghi Barindelli e Sindona.Il Consiglio Generale è stato colpito da numerosi lutti e il PRESIDENTE propone di iniziare la giornata di domani con un minuto di silenzio.

I lavori, sospesi alle ore 16.45, riprendono alle ore 17.05

Punto 3 dell’OdG: Riforma CGIE e Comites

Il PRESIDENTE dà la parola al Ministro Carloni per una precisazione.

Il Min. Plen. Bernardo CARLONI espone sinteticamente le tappe della vicenda che ha bloccato il funzionamento del CGIE nel primo semestre dell’anno, chiarendo preliminarmente che la Segreteria del Consiglio Generale non svolge una parte attiva e che l’Epasa ha fatto ricorso contro l’Amministrazione. Accogliendo il ricorso del patronato Epasa, che reclamava di non essere stato incluso fra i 9 rappresentanti di sindacati e patronati, il TAR ha decretato l’annullamento del decreto di nomina di quei 9 esponenti. In realtà il decreto della Presidenza del Consiglio riguardava tutti i 29 di nomina governativa. Il 15 dicembre la sentenza è stata depositata e i primi di gennaio gli avvocati dell’Epasa hanno diffidato per iscritto il Segretario Generale Narducci e il Segretario Esecutivo dal consentire lo svolgimento di qualsiasi attività del CGIE,

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considerato illegittimo perché mancante di un’intera componente. Avverso la sentenza del TAR, attraverso l’Avvocatura Generale dello Stato, l’Amministrazione ha inoltrato ricorso con richiesta di sospensiva al Consiglio di Stato, il quale avrebbe dovuto pronunciarsi il 4 aprile. Poiché il TAR ha fornito la documentazione solo a metà marzo, è slittata al 5 maggio l’ordinanza del Consiglio di Stato, il quale ha respinto la richiesta di sospensiva mentre in merito al ricorso deve ancora pronunciarsi. L’Amministrazione ha dovuto a questo punto attuare la sentenza del TAR, che imponeva di rinominare i Consiglieri governativi decaduti con il decreto annullato e, su parere della Avvocatura Generale dello Stato e interpretando la sentenza, ha ritenuto di attivare la procedura solo per rinominare i 9 rappresentanti dei patronati e dei sindacati. Dopo aver fissato i criteri di selezione, a fine giugno sono stati inviati due modelli di lettera - uno per i patronati e uno per i sindacati - a circa 70 indirizzi corrispondenti agli aventi diritto ad eventualmente candidarsi per essere rappresentati nel CGIE. Dopo il 5 maggio, quando il Consiglio di Stato ha respinto la richiesta di sospensiva, anche in forza del parere dell’Avvocatura Generale dello Stato che limitava gli effetti della sospensiva ai 9 rappresentanti decaduti e consentiva il funzionamento del CGIE per l’attività strettamente istituzionale, con il Segretario Generale si è deciso di convocare il primo e poi il secondo CdP, nei quali i due rappresentanti di patronati e sindacati sono stati invitati come esperti, e quindi le Commissioni Continentali, composte esclusivamente da Consiglieri eletti. L’Assemblea è stata invece rinviata a dopo la nomina dei 9 che si è deciso di sostituire.

A parere di Antonio LASPRO (Brasile) si è peccato di eccesso di cautela perché i 65 Consiglieri eletti, che rappresentano la maggioranza, avrebbero dovuto poter operare; il Consiglio non poteva essere sospeso.

Non perché ci si addentrasse in una discussione, ma soltanto per un doveroso chiarimento il PRESIDENTE ha chiesto al Ministro Carloni di intervenire. Il blocco dell’attività è stato imposto e ora non resta che lavorare per recuperare il tempo perduto.

Mario ARALDI (Brasile) domanda se il calendario che prevede l’Assemblea in ottobre sia già definito. Ne ha conferma.

Adriano TONIUT (Argentina) chiede se, dopo la nomina dei nuovi 9 rappresentanti, nel Consiglio rimarranno valide le cariche precedentemente attribuite.Il Min. Plen. Bernardo CARLONI risponde a titolo puramente personale. Egli ritiene che l’impostazione data dall’Amministrazione possa corrispondere ad un’ipotesi di mera sostituzione di alcuni consiglieri, senza quindi incidere necessariamente sull’insieme delle cariche precedentemente votate.

Maria Teresa MAZZINI (Costarica) chiarisce anzitutto che attualmente il Comites della Costarica è nominato, ma poiché è stato superato il numero di 3.000 cittadini italiani iscritti, con le prossime elezioni il Comites potrebbe essere elettivo. Il lavoro che il Comites svolge è soprattutto di avvicinamento alle comunità, anche prevedendo trasferte laddove c’è una maggiore concentrazione dei

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connazionali, al fine di conoscerne i bisogni. Viene lamentata la mancanza di infrastrutture e di scuole di italiano per i bambini; inoltre, vi sono difficoltà a raggiungere il Consolato. È difficile far coincidere le esigenze della legge italiana con quella costaricense e il punto di appoggio è rappresentato dalla Camera di commercio, poiché il Comites non può affittare un locale, ottenere una linea telefonica, disporre di un conto in banca. Il Comites della Costarica ha rinunciato a pronunciare il parere non vincolante sui finanziamenti agli enti italiani che ne fanno richiesta, poiché non vengono forniti i necessari elementi di giudizio, ad esempio i bilanci. Peraltro, l’Ambasciata assume le proprie decisioni basandosi anche su altri elementi, per cui il parere del Comites ha un valore del tutto marginale. In alcuni casi potrebbe anche sembrare che gli aiuti vengano concessi più per abitudine o per conformismo, che per un fondato convincimento dell’effettivo impegno dimostrato da chi li sollecita.

Paolo PAGLIAI (Messico) sottolinea l’inadeguatezza della legge dei Comites ai bisogni delle collettività italiane, già segnalata in passato quando, a Montevideo, il CGIE è stato richiamato alla responsabilità di difendere la propria proposta di riforma, che in sede ministeriale era stata totalmente stravolta e che era frutto di una larga consultazione dei Comites. Ricorda poi la proposta di riforma Calzolaio, che pure dava ai Comites un ruolo di rilievo. Il Comites che presiede ama definirsi la rappresentanza democratica degli italiani in Messico e una rappresentanza democratica ha bisogno di strumenti per costruire politiche sul territorio. La proposta di riforma Calzolaio immaginava il Comites come una sorta di municipio extraterritoriale, che disponeva di mezzi e strumenti per agire. Si dovrebbe tornare su quei passi perché con l’attuale legge, se ad essa ci si dovesse strettamente attenere, il Comites non avrebbe alcuna funzione. Certo, in questa legge si trovano numerosi vuoti che con un po’ di creatività consentono di fare molto, ma con un grande dispendio di energia. Il Comites si occupa di lavoro, assistenza, cultura e in Messico è stata assunta l’iniziativa di un’assicurazione di gruppo, come se gli italiani in Messico fossero una grande impresa, per dare assistenza sanitaria a un costo ragionevole. E si è anche immaginato un rientro per l’Associazione italiana di assistenza, in modo che attraverso questa iniziativa il Comites possa generare un ulteriore patrimonio per la comunità, e in particolare per i nullatenenti, gli anziani, ma anche i giovani che fanno lavori al bordo della soglia di povertà. Tutto questo il Comites ha fatto senza che la legge dia strumenti ideali per farlo, ma senza che lo proibisca. La legge non mette le comunità nelle condizioni ideali di svolgere il proprio lavoro, e questo è grave in particolare nel campo della cultura. Nella proposta di riforma del CGIE era prevista la facoltà del Comites di prendere visione dei capitoli della cultura gestiti direttamente dagli Istituti italiani di cultura, ma il Ministero ha eliminato tale facoltà; e questo in collettività dove gli Istituti di cultura, per stessa ammissione del Ministero, fanno aperta concorrenza alle associazioni italiane del settore che operano sul territorio. Si dovrebbe puntare a ottenere la facoltà di conoscere i numeri, anche perché afferiscono a un’istituzione come l’Istituto italiano di cultura, il quale dà lavoro a cittadini italiani residenti in Messico (in questo caso) che dunque rientrano nella sfera di interesse del Comites, il quale si occupa delle loro condizioni di lavoro,

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migratorie e salariali. Il Comites del Messico sta concretizzando l’idea di un contratto collettivo per i professori di italiano, che percepiscono stipendi da fame, e lo fa senza che la legge ne dia facoltà o strumenti. Vorrebbe però avere la possibilità di spendere soldi in maniera più elastica, senza trovarsi con le mani legate. Se il CGIE e i Parlamentari realmente vogliono che tutto funzioni, i Comites devono essere messi in condizione di funzionare. In una circoscrizione come quella del Messico, grande quasi otto volte l’Italia, il Comites non può spostarsi perché le spese di viaggio sono state tagliate, e se cerca di trovare soldi altrove gli viene detto che non può farlo. Così non si può lavorare. Non si chiede un solo euro in più, ma si vorrebbero le condizioni per lavorare, e la riforma va ripensata totalmente, perché quella attuale è stata soltanto uno specchietto per le allodole ed è la peggiore legge del Comites che si potesse avere, peggiore anche della precedente. Rivolto in particolare all’Esperta Mazzini (Costarica) afferma che è sbagliato rinunciare alla facoltà di esprimere un parere, che non è vincolante ma resta, è ufficiale e nessuno può occultarlo. Non si deve rinunciare ai piccoli mezzi di pressione che si hanno a disposizione.

Maria Teresa MAZZINI (Costarica) sottolinea come la grande limitazione stia nel fatto di non avere voce. La Costarica è un paese gregario, al margine della capitale culturale, e da tempo è stata richiesta una visita del Consigliere del Messico, cosa di cui gli Ambasciatori che si sono succeduti non hanno tenuto conto, sicché non è stata possibile alcuna presa di contatto e nessun tipo di confronto.

Silvana MANGIONE (USA) si compiace che sia stata ricordata quella proposta di riforma che era stata costruita ascoltando i pareri di tutti e arrivando a una da sempre definita “sofferta unitarietà”. Adesso ci sono i Parlamentari eletti all’estero, alcuni dei quali si comportano benissimo e altri un po’ meno, poiché non si sono ancora visti, e in mezzo c’è il Consiglio Generale, sul quale intende concentrarsi. Occorre decidere la natura del nuovo Consiglio Generale. C’è il sogno di una modifica costituzionale e di diventare come il CNEL. Ma una modifica costituzionale richiede moltissimo tempo e in più darebbe solo la facoltà di presentare direttamente le leggi in Parlamento, della quale non c’è bisogno perché ora c’è la rappresentanza parlamentare. Del resto, a sua conoscenza, una sola delle proposte di legge presentate dal CNEL è arrivata alla discussione in una Commissione parlamentare, dove si è fermata. L’altra possibilità, per la quale si deve a suo avviso combattere, è che il CGIE acquisti una maggiore indipendenza anzitutto di gestione amministrativa. Il Consiglio Generale è finanziato con un capitolo di spesa del Ministero degli Esteri, il quale indica un funzionario delegato, appunto il Ministro Carloni che, spiegando i motivi per i quali il CGIE per sei mesi non si è riunito, non ha voluto ricordare che, laddove si fosse deciso comunque di riunirsi e il Consiglio di Stato si fosse espresso in senso negativo perché c’era la sentenza del TAR, lui stesso avrebbe dovuto reintegrare le spese sostenute per le riunioni non accettabili ai sensi del ricorso. Vi è poi una serie di cose su cui riflettere e decidere, anzitutto la sede. All’interno del Ministero degli Esteri o presso il CNEL? Il problema era già stato

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posto in occasione della prima riforma del CGIE, scritta da un gruppo di lavoro del Consiglio Generale degli italiani all’estero che ella ha coordinato, il cui testo in pratica è diventato la riforma, tranne poche modifiche e un’aggiunta dovuta al legislatore, che è la Conferenza Permanente Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE. In secondo luogo vanno considerate le funzioni, ma anche che cosa deve essere il CGIE per le funzioni che deve avere. Nella sua visione deve diventare un’arma d’assalto, nel senso che in Assemblea non si deve più sentir parlare di questioni particolari che vanno invece affrontate con la Direzione Generale competente, perché tanto più di queste si discute, tanto meno ci si occupa di cose serie e si preparano le leggi. Ci si deve abituare ad “usare” i Parlamentari che gli italiani all’estero hanno eletto e il CGIE deve diventare la boite a penser. La prima e fondamentale funzione è propositiva. È stato analizzato l’universo mondo, si è scritto su tutto, si sa tutto di tutto, è ora di tradurre questo tutto in proposte di legge, però articolando il lavoro all’interno del CGIE in maniera diversa, perché per ragioni di manuale Cencelli alcune Commissioni non funzionano al meglio. Laddove ci sono dei problemi, alla competente Commissione Tematica se ne affida l’analisi, che un comitato ristretto provvederà a sintetizzare in un documento da sottoporre all’Assemblea, che lo voterà articolo per articolo per poi consegnarlo ai Parlamentari perché lo presentino con le 12 firme alla Camera e con le 6 firme al Senato. Per inciso, basta con le corse alla presentazione di una pessima proposta di legge sul riacquisto di cittadinanza, nella quale si dimostra di non conoscere neppure la differenza fra riacquisto e riconoscimento. Per non dire che non solo di riacquisto e di riconoscimento bisogna dibattere, ma anche di riassetto. Oggi si è ripetutamente parlato di tre generazioni di emigrazione, la prima delle quali non ha interesse nei confronti dell’Italia. In quel caso si dovrebbe distinguere tra cittadinanza e nazionalità, ossia un’appartenenza che può diventare cittadinanza a pieno diritto laddove si creino determinate condizioni (di rientro, di necessità). Riprendendo le fila della riflessione momentaneamente interrotta, osserva che la funzione propositiva è già prevista dalla legge in termini ampi all’art. 2 dbis, secondo cui “il CGIE ha il dovere di contribuire all’elaborazione della legislazione economica e sociale che ha riflessi sul mondo dell’emigrazione”. Non è mai stato fatto. Il CGIE ha sempre analizzato un DPEF già confezionato e non ha mai avanzato proposte a priori relative al capitolo sugli italiani all’estero. L’altra funzione, programmatica, si articola in due chele fondamentali che sono state scarsamente sfruttate: la Conferenza Permanente Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE, che dà gli indirizzi per i prossimi tre anni, che condizionano lo stesso CGIE; e la Relazione annuale, che deve contenere una premessa di carattere generale sulla collocazione degli italiani all’estero nel sistema della politica estera dell’Italia, e allegati i quadri Paese. La presentazione delle situazioni dei diversi Paesi deve diventare oggetto di elaborazioni da allegare alla Relazione annuale, in modo che il legislatore possa documentarsi. Se all’interno dei Comites o del CGIE non c’è la capacità di stesura di questo tipo di relazione, il CGIE ha già il diritto di commissionare studi e indagini all’esterno, e questo stesso diritto va inserito anche nella legge sui Comites. La terza funzione, consultiva, deve avere maggior valore. Posto che ai sensi della legge italiana il parere vincolante lo ha soltanto il Consiglio di Stato, si potrebbe adottare lo stesso metodo di cui ci si è avvalsi nei confronti dei bandi

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del Ministero del Lavoro sulla formazione professionale: il parere del CGIE conta per “x” della percentuale della decisione. Su tale soluzione bisogna insistere, prevedendone l’inserimento nella legge in maniera non immediatamente precettiva, ma programmatica. Vi è poi la funzione conoscitiva, che è stata esercitata benissimo nella prima legislatura del CGIE, quando sono state realizzate tutte le Conferenze alle quali continuamente ci si richiama, e poi quasi totalmente dimenticata nella seconda legislatura, che tuttavia può vantare una splendida indagine sui giovani, alla quale si deve riuscire a far seguire la Conferenza sui giovani. Il CGIE vive in osmosi perenne con i Comites per assorbire da essi, dalle comunità, dalle associazioni, dai patronati, dai sindacati, da tutte le forze sociali presenti nelle comunità, tutto quanto hanno da dire, e ne fa una sintesi che ha due sfaccettature: il principio generale e il modello a moduli variabili che si possano applicare alle diverse realtà. Quindi principi generali buoni per tutti, ma specificando l’applicazione a questo sistema variabile.Da tutto questo discende la composizione del CGIE, non pre, post. Prima che cos’è, com’è, cosa fa; poi come riflette le diverse realtà; quindi come si articola al suo interno, perché le Commissioni Continentali sono fondamentali ma non possono più essere le tre che sono ora. I casi di discrepanza non sono solo il Messico e l’America Centrale, c’è anche l’Africa del Nord, francofona, che sta con l’Europa nella Commissione Continentale, ed è la giusta collocazione dal punto di vista culturale, ma elettoralmente sta con l’Asia e l’Australia. Il problema esiste anche per il Sud Africa e l’Australia. Bisogna quindi prevedere un modulo variabile che consenta di mantenere la configurazione attuale per le riunioni che prevedono temi che afferiscono ai problemi culturali e sociali della zona, mentre per i temi che hanno a che fare con l’anagrafe, l’esercizio del diritto di voto, i diritti civili, ecc. si dovrà tenere conto della divisione del mondo in 4 quarti, corrispondenti alle ripartizioni elettorali. Su questa minima traccia di impianto vanno stabiliti i rapporti con i Parlamentari. Gli approcci sono due: a) con i Parlamentari che fanno parte del CGIE; b) con i Parlamentari che non fanno parte del Consiglio Generale. Per quanto riguarda i primi, tre sono le correnti di pensiero sulle quali la Commissione Continentale deve esprimersi: 1) rimangono come consiglieri mantenendo le cariche; 2) si dimettono dalle cariche ma rimangono consiglieri; e) si dimettono da tutto. Ella è dell’idea che debbano rimanere nel Consiglio, per mantenere un legame che altrimenti si allenterebbe, ma dimettersi dalle cariche perché si potrebbero creare dei conflitti. Reca in proposito l’esempio dell’On. Marco Fedi, che è Vice Segretario Generale per i Paesi anglofoni e fa parte della Commissione Esteri della Camera, alla quale il CGIE verrà prima o poi invitato per un’audizione. Quanto agli altri, vanno esortati a lavorare trasversalmente sui temi specifici del mondo dell’emigrazione; sugli altri temi lavoreranno presumibilmente secondo le divisioni di partito, anche se sarebbe preferibile che ciò non avvenisse e che anche il CGIE cominciasse ad assumersi i doveri della maggiore età, poiché non ci si può fossilizzare sui temi strettamente afferenti agli italiani all’estero, ma si deve cominciare a parlare anche su temi di politica italiana, perché quello che l’Italia fa in politica estera e in politica interna ha delle ricadute sulle comunità nel mondo e sulla loro immagine. Il rapporto con i Comites deve essere di osmosi continua. Il rapporto con le rappresentanze italiane nei Paesi in cui si è stati eletti finora è dipeso dalla maggiore o minore sensibilità dei diplomatici con i quali si è lavorato; occorre

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dare un minimo di definizione al rapporto. Quanto ai Paesi ospitanti, ci vuole il supporto delle rappresentanze del Governo italiano che consenta l’accesso al rapporto con le Autorità straniere, sempre nel massimo rispetto delle norme del diritto internazionale e avendo presente che i delicatissimi rapporti tra Paesi devono essere portati avanti dai diplomatici. Infine, più difficile di tutti, c’è il rapporto interno o esterno con il Governo. Oggi il Presidente del CGIE è il Ministro degli Esteri. Il Presidente deve essere una figura autorevole, oppure no? Questo è un altro dei nodi chiave che il CGIE deve sciogliere decidendo che cosa vuole fare. Bisogna essere molto forti per eliminare una presenza così autorevole, e si deve tenere sempre presente che il rapporto diretto è con l’Amministrazione degli Esteri. Infine, il Cons. Canepa (Perù) ha affermato che i connazionali non hanno contezza di ciò che si fa, perché sembra che non si sia fatto nulla. È necessario avere il coraggio di informare i connazionali che senza tutto quello che è stato fatto ci si troverebbe ora in una situazione ancora peggiore, perché il primo e fondamentale impegno è stato arginare i tentativi di tagli di bilancio negli interventi per gli italiani all’estero. Il CGIE non interviene nel concreto, ma sulle politiche, e le cose succedono se le politiche vengono definite in un certo modo. Vanno chiuse le porte a tutti i provincialismi, quelli interni e quelli dell’Italia nei confronti degli italiani nel mondo, e ciò è possibile soltanto se il CGIE acquisisce in pieno la propria dignità istituzionale, che è fondamentale.

Claudio PIERONI (Brasile) plaude al progetto presentato dall’Esperto del Messico, di assicurazione sanitaria globale. Qualcosa di analogo è stato tentato anche in Brasile. All’Esperta della Costarica fa presente che i Consolati non hanno l’obbligo di rendere disponibili i bilanci consuntivi degli enti, però il Comites di San Paolo ha risolto la questione in modo semplice: dicendo agli enti gestori che se non avessero volontariamente fornito in visione i bilanci consuntivi, ci si sarebbe pronunciati nel senso che era impossibile esprimere il parere. Da allora non si è mai verificato che un ente gestore non abbia inviato il proprio bilancio. Concorda che il Presidente del Comites del Messico che non si deve rinunciare a una prerogativa importante come l’espressione del parere.

Francisco NARDELLI (Argentina) interviene sul tema della natura giuridica dei Comites, che per la legge italiana sono enti di diritto pubblico ma che non sono giuridicamente definiti nelle realtà all’estero. Nella discussione sulla riforma della legge dovrà essere chiaramente indicato che l’Italia deve assumersi la responsabilità di fare in modo che siano riconosciuti dalle Autorità dei Paesi di insediamento. Propone quindi che i Parlamentari eletti nella circoscrizione estero entrino di diritto a far parte del CGIE assieme ai 65 Consiglieri eletti e ai 29 di nomina governativa, senza diritto di voto e senza possibilità di ricoprire cariche. In questo periodo nella stampa soprattutto telematica si agita una campagna di opinione secondo cui il CGIE non ha più ragione di essere. Ritiene che nel documento finale della Commissione debba essere evidenziato che solo nel CGIE tutte le realtà dell’emigrazione sono presenti con la loro voce ed esso deve costituire il punto di riferimento per i Parlamentari, affinché siano realmente in grado di rappresentare tutti. È infatti impensabile che senza il Consiglio Generale, pur con la migliore buona volontà possano dare ascolto ai

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problemi delle piccole realtà lontane che, per come è impostata la legge (che si può cercare di migliorare ma è bene non mettere in discussione), non avranno mai propri rappresentanti in Parlamento. Riepilogando, la Commissione deve dare alcuni messaggi chiari, e la proposta che egli ribadisce riguarda i Parlamentari eletti all’estero, che devono far parte del Consiglio Generale, e il CGIE, che rimane il luogo dove c’è l’opportunità di ascoltare tutte le voci dell’emigrazione.

Il PRESIDENTE fa notare che sulla proposta relativa ai Parlamentari eletti dalla collettività italiana nel mondo si dovrà aprire il dibattito ed eventualmente votare. Sospende quindi la seduta e convoca la Commissione per le ore 9 dell’indomani, avvertendo che proseguiranno gli interventi che dovranno concludersi con un’espressione di voto.

I lavori terminano alle ore 18.10

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MARTEDÌ 18 LUGLIO 2006 - I lavori iniziano alle ore 9.20

Presidenza del Consigliere Marina PIAZZI

Il PRESIDENTE invita a costituire il comitato di redazione del documento finale della Commissione.Esso risulta così composto: Maria Rosa Arona (Argentina); Ricardo Buttazzi (Argentina); Michele Coletta (Venezuela); Filomena Narducci (Uruguay); Claudio Pieroni (Brasile).Il Cons. Silvana Mangione (USA) collaborerà alla revisione del testo.

Adriano TONIUT (Argentina) suggerisce che i Consiglieri che nel corso dei lavori della giornata precedente hanno presentato proposte, le facciano pervenire per iscritto al Comitato di redazione.

I Consiglieri osservano quindi un minuto di silenzio per ricordare i colleghi scomparsi

Il PRESIDENTE invita a riprendere il dibattito sul punto 3) dell’ordine del giorno e dà la parola al Cons. Pieroni (Brasile).

La legge brasiliana non consente al Comites di disporre neppure di un conto in banca e per Claudio PIERONI (Brasile) il problema della natura giuridica di questi organismi si trascina da troppo tempo e deve essere affrontato e risolto con la riforma della legge.

Data l’importanza della riforma delle leggi del CGIE e dei Comites, Adriano TONIUT (Argentina) ritiene che sarà opportuno istituire una commissione di studio che avanzi proposte partendo dal lavoro già fatto. Dovranno a suo avviso essere chiaramente indicati i termini del rapporto tra Consoli e Comites, che in taluni casi non è affatto facile. Poiché è impensabile che il parere espresso dai Comites possa divenire vincolante, considera condivisibile la soluzione delle percentuali suggerita dal Cons. Silvana Mangione (USA). Le legislazioni variano da paese a paese e il problema della natura giuridica dei Comites difficilmente potrà essere superato con una soluzione unica, valida per tutti. Per quanto riguarda il personale di cui il Comites si avvale, la sua proposta è che il Consolato se ne faccia carico. Nonostante la legge stabilisca che entro i primi 4 mesi dell’anno ai Comites devono pervenire i finanziamenti, in realtà ciò non avviene e si è costretti a ricorrere a soluzioni particolarmente onerose. Se all’inizio dell’anno il MAE rimettesse il 10-20 per cento del finanziamento dell’anno precedente si potrebbe almeno dare avvio alle attività. Quanto al CGIE, certamente si dovrà rivedere il sistema di relazioni alla luce della presenza dei Parlamentari della circoscrizione estero, mettendo ovviamente in risalto il ruolo del Consiglio Generale, di supporto alla rappresentanza in Parlamento. Ritiene che le autorità di area debbano essere elette esclusivamente dai Consiglieri della specifica area; inoltre, sarebbe auspicabile una riduzione del numero di Consiglieri di nomina governativa. Qualora in tal senso vi fosse

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accordo si potrebbe presentare una proposta, anche se è da ritenere che difficilmente possa essere accolta.

Paolo PAGLIAI (Messico) riferisce che il Comites del Messico è un’associazione civile con una propria denominazione riconosciuta dall’Autorità messicana, ha un Consiglio direttivo formato dall’Esecutivo, un’Assemblea composta da tutti i Consiglieri del Comites stesso, dispone di un conto in banca. Il Presidente del Comites è il presidente dell’associazione civile e in questo modo viene superato l’aspetto, che ritiene inaccettabile, di avere sul conto personale i soldi dello Stato italiano. Non gli sembra una buona idea usare il Consolato come punto d’appoggio.

Adriano TONIUT (Argentina) si domanda cosa può capitare se, a conclusione della legislatura, i membri del Comites non intendono rinunciare alle cariche riconosciute dalla legislazione messicana.

Questa eventualità è stata prevista nello statuto dell’associazione locale, afferma il PRESIDENTE, con una specifica clausola secondo la quale “sono membri dell’associazione le persone elette nelle elezioni italiane dei Comitati degli italiani all’estero”. Copia dello statuto ella ha fatto pervenire ai Comites di Costarica e della Repubblica Dominicana.

Maria Teresa MAZZINI (Costarica) fa presente che in Costarica né l’Ambasciatore né la legislazione locale permettono modifiche di statuto in tal senso.

Il PRESIDENTE ritiene che all’Ambasciatore potrebbe essere indirizzato un messaggio dalla Segreteria del CGIE, mentre per quanto riguarda le leggi locali, l’ostacolo andrebbe aggirato.

Paolo PAGLIAI (Messico) osserva che il rapporto è sempre tra l’Autorità italiana e l’istituzione italiana e che l’Ambasciata non dà i soldi all’associazione messicana, ma al Comites; pertanto, anche senza modificare lo statuto per introdurre una clausola di salvaguardia, sarebbe sufficiente che il nuovo Comites costituisse una nuova associazione qualora gli eletti del precedente Comites non fossero disposti alla rinuncia.

Francisco NARDELLI (Argentina) fa notare che gli eventuali acquisti effettuati con il codice fiscale dell’associazione sarebbero di proprietà dell’associazione e questo è un ostacolo al fatto che invece si vuole garantire la trasmissione al Comites di qualsiasi bene. Chiarisce poi che, proponendo che il Consolato si faccia carico del personale del Comites, il Cons. Toniut (Argentina) ha inteso che tale personale, che oggi è assunto dal Presidente del Comites, possa apparire come dipendente del Consolato. In linea di massima concorda con quanto è stato detto in termini di riforma del CGIE, ma non sul fatto che si debba ridurre il numero dei Consiglieri di nomina governativa, il cui compito è di riportare in seno alle loro istituzioni quanto si dibatte nel Consiglio Generale, al fine di sensibilizzare ai problemi degli italiani all’estero. Forse questo aspetto dovrebbe essere maggiormente garantito dal legislatore, ma si rende comunque conto che tutto è legato alle persone, delle

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quali talvolta, in occasione delle riunioni plenarie a Roma, si deve lamentare un eccessivo protagonismo che sta ai Consiglieri eletti cercare di bilanciare. Facendo riferimento all’intervento di ieri del Cons. Silvana Mangione (USA) a proposito della presidenza del CGIE, egli conviene che si debba decidere se il Consiglio dovrà o meno essere autorevole. A suo avviso è il momento di compiere un salto di qualità, poiché ora, nonostante più di due terzi dei Consiglieri siano eletti, nel momento decisionale l’ultima parola spetta sempre al Ministero degli Esteri, contrariamente a quanto avviene per i Comites, che sono liberi di agire nel modo che ritengono opportuno senza che il Console possa interferire. Qualora dunque si parli di modificare la legge del CGIE – ma su questo occorre una certa cautela - una delle questioni più importanti di cui discutere è la sua autorevolezza.

Filomena NARDUCCI (Uruguay) sottolinea la fondamentale importanza, per la vita del Comites, che ne sia definita la natura giuridica per non continuare a brancolare alla ricerca di soluzioni che, se sono valide per un Paese, non lo sono per un altro. In Uruguay, ad esempio, non si potrebbe replicare l’esperienza del Messico. Lo strumento Comites deve avere un riconoscimento di legge. Ella ipotizza la possibilità di un intervento della rappresentanza diplomatica presente nel Paese estero presso il locale Ministero degli Esteri, perché sia concessa una copertura giuridica che almeno consenta libertà di azione per quanto riguarda il personale e il conto corrente bancario.

Poiché il Comites è un’istituzione creata con una legge italiana, come è avvenuto per l’ICE il Paese deve assumersi la responsabilità di farla riconoscere all’estero chiarendo che si tratta di un’istituzione pubblica italiana che agisce all’estero nei riguardi dei connazionali, sostiene Francisco NARDELLI (Argentina). Non sta ai Consiglieri del CGIE farsi carico di inventare soluzioni, cercando di “travestire” da istituzione locale un’istituzione italiana.

Per Marcelo H. ROMANELLO (Argentina) c’è il rischio che si continui a discutere all’infinito senza esito perché varie sono le realtà nei diversi Paesi e addirittura in uno stesso Paese. In Argentina, per esempio, dopo aver cercato inutilmente di ottenere la personalità giuridica il Comites di Mendoza ha avuto la possibilità di ottenere una scheda della FIP, con la quale può acquisire beni mobili, mantenere in regola il personale, disporre di un conto corrente bancario. La stessa cosa non è stata però possibile ai Comites di altre circoscrizioni consolari del Paese. Ci si deve porre l’obiettivo di ottenere che i Comites siano riconosciuti come enti di diritto pubblico dello Stato italiano operanti all’estero. In fase di riforma della legge del CGIE si dovrebbe puntare a che i Consiglieri di nomina governativa provengano dalle Regioni, le quali sono abbastanza impegnate nei confronti dei corregionali all’estero. È preferibile confrontarsi con un Consigliere, ad esempio del Piemonte o della Sicilia facente parte del Consiglio Generale, piuttosto che con uno che rappresenta un sindacato o un patronato.

Ricardo BUTTAZZI (Argentina) si sofferma sulla responsabilità del Comites in ordine alla gestione dei fondi. Esso è tenuto a presentare un bilancio preventivo che deve essere approvato dal Consolato prima e dal MAE poi, e

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successivamente un bilancio consuntivo, che pure deve avere l’approvazione del Consolato e del Ministero degli Esteri. Nonostante lo Stato italiano assuma su di sé il ruolo di controllore, la responsabilità giuridica è del presidente del Comites. Si deve puntare a liberare da tale responsabilità chi è stato eletto per svolgere il compito politico che il Comites ha. Si può anche discutere di ciò che accade in ogni Paese, ma a conclusione della discussione si deve presentare una proposta di legge che valga per l’Italia, non per l’Argentina, il Brasile o il Messico.

Marcelo H. ROMANELLO (Argentina) chiede che nella prossima riunione a Roma sia invitato un esperto della materia.

Il PRESIDENTE osserva che in tal caso ci vorrebbe un esperto per ogni Paese, mentre a Roma più che di un esperto ci sarebbe bisogno di qualcuno in grado di trovare per i Comites una soluzione analoga a quella che è stata adottata per l’ICE; altrimenti essi saranno sempre sudditi dell’Ambasciata o del Consolato. In questo senso va presentata formale richiesta all’Amministrazione dopo che la questione sarà stata portata all’attenzione dell’Assemblea Plenaria.

Marina SALVAREZZA (Ecuador) segnala che in Ecuador il Comites, che ha solo due anni di vita, non ha praticamente ricevuto alcun contributo dal MAE e attualmente si ricorre all’autofinanziamento per far fronte alle spese per l’affitto e lo stipendio della segretaria. Non sono facili i rapporti con l’Ambasciata, che dimostra scarsa attenzione al Comites, il quale vive anche una crisi interna perché numerosi Consiglieri si dicono stanchi di discutere da due anni quasi esclusivamente di bilancio. A tutto questo si aggiunge il problema dello stato giuridico, cui spera che si possa trovare una risposta al fine di operare nel Paese in modo efficiente. Si associa all’idea di ridurre il numero di Consiglieri di nomina governativa, poiché in tal modo vi sarà spazio nel CGIE per esponenti di altri paesi, come la Colombia, la cui situazione vorrebbe vedere risolta una volta per tutte dal momento che lei, sebbene conosca il Paese, non è in condizione di farsene portavoce e presentarne adeguatamente i problemi. In proposito potrebbe presentare una mozione oppure potrebbe provvedervi la stessa Commissione Continentale. Domanda poi il motivo per il quale la Bolivia non è rappresentata in seno all’America Latina, benché si tratti di una nazione importante. Ha ritenuto di sollevare la questione perché non va dimenticato che i rappresentanti in Parlamento degli italiani all’estero in un prossimo futuro dovranno assumere decisioni riguardanti anche situazioni di politica internazionale, e il CGIE deve far sentire la propria voce.

Nello COLLEVECCHIO (Venezuela) ritiene che, ora che gli italiani all’estero hanno la loro rappresentanza parlamentare, vada ripensata la presenza dei Consiglieri di nomina governativa. È tempo che il Consiglio Generale sia costituito soltanto da cittadini italiani nel mondo.

La questione della natura giuridica dei Comites è annosa, afferma Antonio LASPRO (Brasile), che per circa 7 anni è stato presidente del Comites e oggi è presidente della Commissione giuridica del Comites. In Brasile, poi, la situazione si è aggravata rispetto al passato per via della modifica introdotta al

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codice civile, per cui ben presto non sarà più possibile avere il conto corrente in banca. Considerato che il Comites è un ente di diritto pubblico, non c’era che da investire del problema l’Ambasciata, poiché è l’Autorità italiana a doversi preoccupare di risolverlo così come ha fatto per l’ICE e l’Istituto italiano di cultura. Il fatto è che neppure l’Ambasciata sa quale sia la soluzione possibile e, interpellata, risponde che sta studiando la questione.

Andrea CALVARUSO (Guatemala) sostiene che anche in Guatemala si pone lo stesso problema dal punto di vista sia della rappresentatività del Comites che della gestione del budget. La rappresentatività dei Comites è questione che viene considerata Paese per Paese, mentre dovrebbe essere gestita in forma globale attraverso l’accreditamento presso i Governi locali da parte delle Ambasciate. In presenza di una struttura pubblica si genera una serie di cose positive: essendo la rappresentazione internazionale di una struttura italiana, il Comites avrebbe personalità giuridica internazionale, il che dà delle garanzie; e poiché la struttura è creata sulla base dell’ordinamento italiano, qualora intervenissero cambiamenti con il cambiare dei componenti, sarebbe comunque risolta la questione dei beni mobili e immobili che il Comites dovesse eventualmente possedere. Inoltre, l’esenzione fiscale ridurrebbe i costi di funzionamento. Cercare soluzioni locali significa non riconoscere il carattere politico del Comites; se questo è una struttura politica, in quanto tale ha uno status superiore all’Istituto di cultura o a qualsiasi altra istituzione che viene accompagnata dalle Ambasciate nel suo funzionamento. Diversamente, il budget va gestito a livello locale, perché le peculiarità di ogni Paese vanno rispettate, però attualmente è gestito a livello centrale e questo determina che molte spese che per il Comites sono vitali non vengono autorizzate perché chi decide sta a Roma e non ha idea di cosa succede in altre realtà. In Guatemala, per esempio, ai lavoratori vengono corrisposti 15 stipendi l’anno, e qualsiasi lavoratore venga assunto va pagato per 15 mensilità; ma in Italia ne sono riconosciute soltanto 12. Rispetto al budget il suo suggerimento è che si riprenda in considerazione il fatto che il Comites è una struttura politica e che la gestione del suo budget non deve essere centralizzata a livello tecnico. La soluzione si chiama “decentramento”. Piuttosto che attendere la decisione che viene dal vertice a Roma, che non è negoziabile, egli preferirebbe negoziare il suo budget con qualcuno dell’Ambasciata nel suo Paese, perché quella persona ha un volto, e un volto vuol dire responsabilità. La negoziazione non dovrebbe riguardare la sola America Latina, ma toccare gli interessi degli italiani a livello mondiale, e a tal riguardo si dovrebbe fare lobby.

Dal ’91 al ’96 Ugo DI MARTINO (Venezuela) è stato presidente del Comites di Caracas, che non si è costituito in associazione ma ha chiesto il supporto dell’Ambasciata e del Consolato perché fornissero i documenti necessari per aprire un conto corrente bancario, cosa che è regolarmente avvenuta sicché è stato possibile affittare una sede e assumere una segretaria. Tuttora non vi sono problemi. Della natura giuridica dei Comites si discute da che sono nati ed egli propone che si chieda al Comitato di Presidenza di fornire il parere a suo tempo formulato, gli sembra dal Consiglio di Stato; occorre poi stabilire se i Comites

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debbano realmente costituirsi in associazione, nel qual caso occorre provvedervi in tutto il mondo perché si deve avere una sola linea di comportamento. Una volta chiarito il quadro complessivo, sarà possibile affrontare la discussione su una proposta di riforma. Per quanto riguarda il CGIE, tutto dovrebbe essere meno complesso.

Maria Rosa ARONA (Argentina) chiarisce che il parere cui si è fatto riferimento è stato pronunciato lo scorso anno dal Ministero degli Esteri e in esso si afferma che il Comites è un organismo di natura pubblica che nei Paesi di residenza deve uniformarsi alla legislazione locale. Sulla base di questo parere vanno formulate le proposte.

Il PRESIDENTE ricorda che con la collaborazione di tutti i Comites era stata a suo tempo elaborata una bozza di testo di legge, recepita quasi totalmente dalla proposta di legge Calzolaio. Con l’elezione dei Parlamentari della circoscrizione estero la situazione è cambiata rispetto ad allora e si deve cercare di capire quali modiche apportare alla legge del CGIE avendo presente l’esigenza di armonizzare ulteriormente i tre livelli di responsabilità costituiti da Comites, CGIE e rappresentanza parlamentare e facendo tesoro dell’esperienza passata per costruire una legge migliore. A questo punto la questione della natura giuridica dei Comites potrà essere probabilmente considerata sotto una nuova luce. Il problema non è soltanto dell’America Latina, che però è importante che esprima la sua posizione nei confronti della riforma in generale, indicando se è disposta a orientarsi nel senso di una riforma più globale.

Francisco NARDELLI (Argentina) non conosce la proposta di legge Calzolaio e chiede che l’argomento sia posto all’ordine del giorno della prossima riunione a Roma, concomitante con l’Assemblea Plenaria, in modo che sia fornita la necessaria documentazione sulla cui base lavorare.

Il PRESIDENTE fa presente che la proposta di legge Calzolaio, presentata quasi contemporaneamente a quella attualmente in vigore ma non calendarizzata nella precedente legislatura, è reperibile in Internet. Ella invita a darne lettura perché corrisponde quasi del tutto al corpo di legge costruito dal CGIE tenendo conto dei pareri di tutti i Comites. In quella legge si proponeva tra l’altro che i Comites fossero considerati alla stregua di consigli comunali di un Comune medio italiano, e che quindi fossero previsti gettoni di presenza che permettessero di superare seppure formalmente la fase del volontariato totale.

Nell’ambito della riforma del CGIE e dei Comites, ma da essa svincolata, va presa in considerazione anche la proposta di “leggina” che dovrebbe risolvere il problema dei viaggi e delle diarie dei Consiglieri, afferma Filomena NARDUCCI (Uruguay), che dà lettura del testo. Approfittando della presenza dell’On. Merlo, che peraltro non era a conoscenza dell’iniziativa, lo prega di interessarsene insieme agli altri 17 Parlamentari, affinché la proposta sia approvata in tempi rapidi.

A seguito di una serie di considerazioni e domande, Silvana MANGIONE (USA) interviene per un chiarimento. Per due volte in Assemblea Plenaria il CGIE ha approvato all’unanimità un ordine del giorno a prima firma Silvana Mangione,

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contenente le richieste che dalla Segreteria sono state messe sotto forma di due articoli di legge. Nella penultima e nell’ultima riunione del Comitato di Presidenza questi due articoli sono stati presentati ai 3 deputati presenti, gli onn. Narducci, Fedi e Bucchino, con preghiera di presentazione immediata. Augurandosi che ciò sia avvenuto, suggerisce che si chieda all’On. Merlo di farne verifica e, qualora la leggina non fosse ancora stata presentata, che si provveda a farlo con la firma di tutti i 18 Parlamentari eletti all’estero.

Marina SALVAREZZA (Ecuador) prende atto della situazione anomala per cui dal CdP è stata elaborata una leggina e l’On. Merlo non ne sa nulla.

Il PRESIDENTE comprende la preoccupazione del Cons. Marina Salvarezza (Ecuador), data dal fatto che si avrebbe talvolta l’impressione che il CdP assuma decisioni anche per l’Assemblea, ma il Cons. Mangione (USA) ha spiegato come sono andate le cose e in questa particolare situazione era importante agire in fretta.

La riflessione di Marina SALVAREZZA (Ecuador) riguarda la mancanza di informazione interpersonale fra i Parlamentari che rappresentano gli italiani all’estero. La sua non vuole essere una critica ma risponde alla volontà di definire sin dall’inizio un modus operandi efficiente.

Se la Commissione Continentale approva una mozione in base alla quale tutti gli strumenti di legge o proposte di legge che il Consiglio Generale approva, modifica o prepara vengono trasmessi a cura del CdP a tutti i 18 Parlamentari, Silvana MANGIONE (USA) si impegna a sottoporla alla Commissione Continentale Anglofona per l’approvazione; potrà essere poi presentata alla Commissione Europa e Africa del Nord, che si riunirà contemporaneamente al Comitato di Presidenza.

Marina SALVAREZZA (Ecuador) è d’accordo e il PRESIDENTE avverte che la mozione va presentata per iscritto e messa ai voti. Dà quindi lettura del messaggio di saluto del Segretario Generale d’area Sen. Pallaro.

I lavori, sospesi alle ore 10.50, riprendono alle ore 11.20

Il PRESIDENTE fa presente che è stato distribuito un documento, elaborato dal SINDMAE, il sindacato cui aderisce gran parte del personale diplomatico e amministrativo del MAE, che dovrebbe essere preso in esame dalla Commissione Tematica del CGIE competente per la materia, al fine di verificare se vi siano interventi che possano avere ricadute sulle collettività all’estero. Sembrerebbe emergere un orientamento in direzione della privatizzazione di alcune prestazioni offerte dai Consolati alle collettività e alle comunità dei Paesi ospiti. Il tema va approfondito.

Punto 4 dell’OdG: Revisione contributi per l’insegnamento della lingua italiana

all’estero

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Gerardo PINTO (Argentina) riferisce che nel caso dell’Argentina il contributo assegnato dal MAE per l’anno 2005 è stato di quasi 2,5 milioni di euro, mentre per il 2006 è stato di poco meno di 2,7 milioni di euro, corrispondenti in entrambi i casi al 55 per cento degli importi richiesti. È di fondamentale importanza che si proceda alla riforma della legge n. 153, prevedendo tra l’altro corsi a distanza, formazione di docenti locali, implementazione dei Piani-paese triennali concordati con tutte le istanze interessate. Per una reale diffusione della lingua italiana non si può prescindere da una rinnovata politica estera che preveda un intenso interscambio commerciale, industriale e culturale. Inoltre, l’insegnamento della lingua italiana deve diventare curricolare a partire dalla scuola elementare.

Il PRESIDENTE fa riferimento a una comunicazione di qualche mese addietro della Direzione Generale per le attività culturali, relativa ai contributi alle organizzazioni che tengono corsi integrativi di lingua italiana destinati in genere a bambini, ma in taluni casi anche ad adulti italiani, che a seguito di un’analisi condotta dal Cons. Perico sugli statuti locali stabiliva che per ottenere il contributo avrebbero dovuto uniformarsi a un determinato criterio. Ancora una volta ci si trova di fronte a una mancanza di chiarezza sul come e a che titolo devono agire le organizzazioni locali. Sono stati comunque forniti suggerimenti alle associazioni sul modo in cui eventualmente intervenire per cambiare certi commi dei loro statuti, ma in relazione agli statuti locali non si possono certo introdurre cambiamenti. I fondi sono sempre più scarsi, tuttavia le istituzioni che organizzano corsi integrativi si avvalgono di personale qualificato non proveniente dall’Italia, e quindi meno costoso, che dovrebbe essere sostenuto con un contributo congruo. Il fatto di appigliarsi a cavilli ha il sapore di scappatoia per non elargire i contributi necessari per il funzionamento dell’unico servizio che si può offrire ai bambini perché sia loro trasmessa la lingua e la cultura italiana.

In considerazione dell’insufficiente misura dei contributi lamentata dal Cons. Pinto (Argentina), Ricardo BUTTAZZI (Argentina) suggerisce di presentare alle Regioni una proposta di collaborazione per far fronte alla richiesta di corsi, che è talmente forte che mancano persino le strutture necessarie. Il problema va affrontato in sede di Commissione Stato-Regioni-CGIE.

Francisco NARDELLI (Argentina) richiama la proposta di modifica della legge n. 153 ad opera del CGIE, che è stata approvata in Commissione senza essere poi tramutata in legge. Quella proposta va ripresa ma, egli ricorda, i Consiglieri dell’America Latina hanno espresso riserve in ordine alla richiesta di certificazione ISO, troppo onerosa per le associazioni, che nella quasi totalità a malapena riescono a sopravvivere, mentre pochissime sono in grado di dare garanzie fiduciarie o di affrontare una fideiussione. Lo Stato ha sicuramente il dovere di garantire la diffusione della lingua e la promozione della cultura italiana e la posizione della Commissione Stato-Regioni del Consiglio Generale è nel senso che quanto le Regioni mettono a disposizione sia aggiuntivo al contributo dello Stato. D’altra parte, la legge obbliga le Regioni a interventi in favore dei corregionali, ed esse hanno delle priorità da rispettare e sono libere di scegliere le aree di interesse.

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Ai figli degli italiani all’estero deve essere garantito l’insegnamento gratuito della lingua italiana, e in tal senso ci si deve esprime nel documento finale della Commissione. Si parla di qualità dell’insegnamento, il che significa che si vuole migliorare qualcosa che già c’è, ma prima ancora si deve curare che la possibilità di apprendere l’italiano sia data ovunque è presente una consistente collettività italiana. Soltanto dopo si potrà parlare di certificazione ISO 9000 e di qualità.

Ugo DI MARTINO (Venezuela) sottolinea l’urgenza della riforma anche degli Istituti di cultura, oltre che della legge n. 153. Con il Governo venezuelano è stato sottoscritto un accordo per l’insegnamento della lingua italiana come lingua straniera ai bambini che frequentano le scuole elementari, e i risultati sono soddisfacenti. Ma questo non basta. La lingua e la cultura italiana interessano anche ai giovani, che devono essere raggiunti negli istituti universitari intermedi e nelle università. Non gli risulta che le Regioni destinino fondi per la diffusione della lingua e cultura italiana, mentre è a conoscenza del fatto che in Sicilia dei fondi sono destinati alla diffusione della lingua siciliana. Il MAE ha diffuso un documento che riporta, paese per paese, il quadro dei contributi erogati e si sta provvedendo ad approntare la copia relativa ai Paesi latino-americani, da distribuire.

Gerardo PINTO (Argentina) cita il caso dell’università di Lomas de Zamora, dove l’insegnamento della lingua italiana si deve a un’associazione Dante Alighieri ed è finanziato con i fondi del cap. 3153 in quanto i docenti appartengono a quella associazione.

Interviene Ugo DI MARTINO (Venezuela) per sottolineare la mancanza di personale qualificato all’insegnamento negli istituti superiori e nelle università. Perché si possa parlare di diffusione capillare della lingua e cultura italiana è necessario anzitutto formare i docenti e poi ottenere che i fondi destinati a tale scopo siano assegnati a un maggior numero di istituzioni; in questo senso la Commissione deve presentare una richiesta.

Maria Teresa MAZZINI (Costarica) è molto interessata a quanto si va dibattendo, in quanto in Costarica giungono scarsissime informazioni. L’insegnamento della lingua italiana si deve a enti come la Dante Alighieri. Personalmente dirige l’Istituto di lingua italiana dove, in convenzione con l’Università per stranieri di Perugia, si consegue il CELI, diploma riconosciuto a livello internazionale. Nell’università sono previsti corsi di primo livello per coloro che vogliono acquisire un credito ai fini del conseguimento della laurea, e l’insegnamento è affidato a un lettore proveniente dall’Italia. Nei licei si insegnano soltanto le lingue inglese e francese, e il Governo costaricense non dimostra alcuna apertura verso quella italiana. Il tentativo esperito anni addietro, di fondare una scuola italiana a partire dall’asilo – definita dall’Ambasciatore di allora una “scuoletta” – si è miseramente concluso dopo poco più di un anno. Per ben tre volte in passato ella ha presentato richiesta affinché l’Istituto che dirige fosse riconosciuto come centro di insegnamento dei corsi integrativi per bambini, non ricevendo però alcuna risposta da parte dell’Ambasciata.

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Evidenzia il problema della mancanza di docenti di lingua italiana, nonostante la presenza stimata di circa 100 mila connazionali, e il fatto che la Costarica è esclusa dalle grandi rotte culturali e dagli eventi che l’Italia o le Regioni organizzano nel mondo. Da parte dell’Ambasciata non è stato finora possibile avere indicazioni e sostegno in relazione alla possibilità di ottenere contributi.

Poiché in proposito c’è molta disinformazione, il PRESIDENTE prega la Segreteria del CGIE di inviare a tutti i Comites l’elenco dei capitoli di spesa riguardanti i contributi relativi a iniziative di carattere culturale. Indica quindi a chi nel MAE l’Esperta di Costarica potrà rivolgersi per segnalare l’intenzione di aprire corsi integrativi. Sin dal 1971 la legge n. 153 avrebbe dovuto essere riformata. Essa è obsoleta, rivolta a utenti che non sono quelli ai quali ora si rivolge l’interesse. Non vi sono più, infatti, analfabeti da recuperare, ma esistono analfabeti in termini di cultura e persone desiderose di preservare la lingua italiana anche quale veicolo culturale. I validissimi operatori culturali che il Messico vanta non hanno alcun riconoscimento perché non vengono mandati dall’Italia, da cui giungono lettori e docenti laureati in lettere, non in lettere e lingue straniere. Ricorda quindi che l’Esperta invitata nel 2003 per discutere su questi temi ha indicato che in alcuni istituti universitari del Messico l’italiano è la seconda lingua straniera dopo l’inglese, avendo superato il francese. C’è una richiesta crescente di italiano e se mancano gli strumenti che garantiscano la preparazione e l’aggiornamento costante degli insegnanti anche locali, non sarà possibile quella diffusione della cultura che la stessa Italia richiede. Poiché la Costituzione italiana garantisce l’istruzione ai propri figli, per quanto riguarda i corsi integrativi si dovrà individuare un meccanismo più agile ed elastico, che si adatti alle diverse realtà e consenta una preparazione costante. L’istruzione per i figli e i discendenti degli italiani all’estero e la diffusione della lingua e della cultura italiana attraverso le istituzioni e le università locali appartengono a due ambiti diversi, anche se paralleli, che vanno però affrontati in un’unica legge che si augura non sia più la 153.

Per quanto riguarda i corsi di italiano e quelli di formazione e aggiornamento degli insegnanti, in Venezuela non c’è motivo di lamentarsi, afferma Nello COLLEVECCHIO (Venezuela). In particolare, la formazione degli insegnanti è curata da professori dell’università di Siena ed egli offre la possibilità di partecipare ai corsi a chi della Costarica, dell’Ecuador o di altri paesi fosse interessato. Non si deve consentire all’Ambasciatore o al Console di calpestare sacrosanti diritti ed egli riferisce che in un recente passato da parte del Console vi era stato il tentativo, sventato, di negare alla Federazione dei 35 Centri italo-venezuelani, dove si fa cultura italiana a 360 gradi, un accordo per la realizzazione di corsi di italiano, sostenendo che questi vanno tenuti solo nelle scuole, possibilmente venezuelane. L’attuale direttrice didattica è invece intenzionata a promuovere i corsi di italiano in tutte le istituzioni italiane. È importante trasmettersi le esperienze, non temere di denunciare alla Direzione Generale ciò che eventualmente i Consoli dovrebbero fare e non fanno e, ove si verificassero problemi di questo tipo, esorta a reagire unendo le

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forze. Occorre superare l’immobilismo per il quale il CGIE nulla ha fatto affinché, ad esempio, le cose cambino in Ecuador. Segnala infine che una scuola privata riconosciuta dal Governo italiano come scuola statale italiana, assieme ad esperti provenienti dall’Italia curerà la produzione in Venezuela di libri per l’insegnamento dell’italiano.

In tema di mancate risposte Maria Teresa MAZZINI (Costarica) fa presente che da anni il Comites sollecita inutilmente l’Ambasciatore a richiedere la visita in Costarica del Cons. Marina Piazzi (Messico).

Prima di consentire la prosecuzione degli interventi il PRESIDENTE informa che l’On. Merlo ha accertato che la proposta di “leggina” non è stata ancora annunciata.

Distinguendo tra diffusione e insegnamento della lingua italiana, Marina SALVAREZZA (Ecuador) sottolinea la latitanza dello Stato italiano. È in Ecuador da 30 anni ed ha avuto modo di constatare quanto interesse vi sia anche tra i cittadini ecuadoriani nei confronti dell’Italia e della sua cultura. Ciò l’ha indotta a organizzare conferenze ed esposizioni d’arte, inutilmente chiedendo la collaborazione dell’Ambasciata, secondo la quale la Madrepatria sosteneva la diffusione della tecnologia, non della cultura. Francia, Germania, Spagna e Inghilterra sono sempre state consapevoli dell’importanza della diffusione della loro cultura, tanto è vero che, ad esempio, l’Alliance Française a Guajaquil ha 3.000 studenti, rispetto ai 30 di italiano. Forse negli ultimi 10 anni l’Italia ha preso coscienza di non poter vivere solo di ruderi di Roma e di design di Armani e le cose sembra stiano cambiando, ma occorre una politica di sostegno poiché molti connazionali non possono affrontare la spesa di 200 dollari per 10 settimane di insegnamento della lingua italiana. Se il Governo italiano stanzia dei fondi, si augura che la comunicazione raggiunga tutti. Segnala poi che solo ultimamente sono giunti dall’Italia artisti validi e con un repertorio attuale. Ma c’è un problema. Per avere a Guajaquil un buon Jazz Group al quale l’Italia aveva pagato il viaggio solo con destinazione Quito, senza alcun compenso per la presentazione, ha dovuto provvedere lei stessa a reperire i fondi. Si adopererà sempre volentieri perché ha l’Italia nel cuore, ma non si potrebbe fare sistema, creare una rete? I buoni artisti, che non mancano, potrebbero presentarsi in tutta l’America Latina come messaggeri della cultura italiana, con grande soddisfazione di una collettività stanca di ascoltare “O sole mio”.

Maria Teresa MAZZINI (Costarica) suggerisce l’opportunità di un coordinamento anche con le iniziative regionali.

Non va accettata supinamente la posizione di chi, venendo dall’Italia, ritiene di poter disporre a piacimento della destinazione dei fondi, sostiene Nello COLLEVECCHIO (Venezuela) e in ogni caso è importante che siano presentati progetti. Fa poi presente che in Venezuela gli enti che fanno formazione per gli insegnanti ricevono circa 300 mila euro l’anno.

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Il PRESIDENTE nota che è diffusa l’esigenza di avere informazioni sui capitoli ai quali si può avere accesso, sulle quantità e sulle destinazioni. Se la proposta del CGIE di legge sui Comites non è stata accolta, uno dei motivi è che prevedeva si avesse visione dei fondi che ricevono, ad esempio, gli Istituti di cultura. Di norma viene promossa la cultura italiana che si produce in Italia, non quella prodotta da italiani nei Paesi ospiti. È questo l’obiettivo che si è posto il Comites proponendosi di realizzare un archivio degli artisti italiani in Messico e allestendo, in collaborazione con l’Ambasciata, l’ICE e l’Istituto di cultura, un’esposizione di opere d’arte, recentemente conclusa, che ha riscosso notevole successo. Ben più numerosi sarebbero stati gli artisti meritevoli di parteciparvi, ma non è stato possibile aiutarli a sostenere le spese di spedizione e assicurazione. Se si vuole qualità occorre investire, e con questo si torna alla necessità di riformare la legge dei Comites.

Adriano TONIUT (Argentina) osserva che anche gli eventi sportivi significano cultura e ipotizza che nella prossima riunione si affronti la questione, magari invitando un funzionario del CONI.

Francisco NARDELLI (Argentina) si sofferma sul fatto che il Comites esprime un parere sul preventivo riguardante i contributi, ma non viene poi a conoscenza del consuntivo e di come i fondi siano stati utilizzati. Poiché in questo come in altri settori il parere è obbligatorio, nella riforma della legge dovrebbe essere previsto per il Comites un certo potere di controllo almeno in quei casi per i quali ha l’obbligo di dare il parere. La gestione dei contributi è affidata ai dirigenti scolastici e tale potere essi non vogliono certo perdere.

Convinto che non sarà mai data la possibilità di effettuare controlli, Claudio PIERONI (Brasile) fa presente che è comunque possibile ottenere informazioni, come è avvenuto a San Paolo nel caso degli enti che ieri ha citato. Anche le visite periodiche della Commissione cultura sono un modo per esercitare una forma di controllo.

A proposito della “leggina” interviene Mario ARALDI (Brasile), chiedendo che sia verbalizzato che non è stata ancora annunciata. Tra qualche giorno ci si dovrà nuovamente informare.

Paolo PAGLIAI (Messico) fa presente che il Comites del Messico esprime parere sui bilanci preventivi degli enti gestori sulla base di una documentazione che considera obbligatoria, composta dal consuntivo dell’esercizio finanziario precedente, dal bilancio preventivo in discussione e dalla relazione dettagliata dei bilanci. Alla riunione di approvazione partecipano i rappresentanti legali delle associazioni richiedenti, che illustrano le richieste e i consuntivi e rispondono alle eventuali domande. Finora il Comites ha approvato tutte le richieste degli enti gestori, in virtù anche del fatto che viene sempre operata una decurtazione rispetto a quanto è richiesto. Poiché il Comites si interessa pure della situazione lavorativa, dalla prossima volta ha deciso di porre al primo punto dell’attenzione il trattamento

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economico dei professori non soltanto dei corsi integrativi, ma dell’istituzione in genere. Il suggerimento del Cons. Pieroni (Brasile) è chiaro ed efficace: è sufficiente far presente a un’associazione che se non presenta il consuntivo non sarà possibile emettere un giudizio. Anche se la valutazione del Comites non è vincolante, difficilmente un Consolato esprimerà un parere totalmente opposto, anche perché dovrebbe giustificare la distanza di visione. Egli ritiene che tutti abbiano interesse a presentare la documentazione completa. All’esposizione degli artisti italiani in Messico, che è l’avvio dell’iniziativa volta a creare l’archivio, quindi la mappatura della produzione artistica italiana sul territorio, farà seguito la costituzione di un circuito in modo altre città del Messico, oltre alla capitale, possano usufruire dell’occasione di artisti che, ad esempio, vengono per due serate nei locali dell’Istituto italiano di cultura.È intenzione del Comites riunire intorno a un tavolo tutti i rappresentanti delle istituzioni culturali, compreso l’Istituto italiano di cultura, perché torna evidente la necessità di conoscere gli stanziamenti culturali per ogni paese. Deve esservi la pulsione a creare una politica sul territorio a cui agganciare eventuali richieste.

Secondo Adriano TONIUT (Argentina), in tutti i casi in cui il Comites deve emettere un parere si dovrebbe conoscere quello del Console e, in caso di discordanza, le motivazioni. Osserva poi che, viste le pesanti decurtazioni che in genere subiscono le richieste di finanziamento presentate, si finisce con il “gonfiare” i bilanci per avere quanto meno il necessario per il funzionamento dell’organismo.

Marina SALVAREZZA (Ecuador) auspica chiarezza nei bilanci. Chiede inoltre se nella riforma della legge si potrebbe prevedere la voce “spese di rappresentanza”.

Il PRESIDENTE conviene che spesso i Comites e le associazioni, pur non volendolo, sono costretti ad agire in modo che sanno non essere il più corretto e trasparente.

Andrea CALVARUSO (Guatemala) informa che i componenti del Comites del Guatemala si sono autotassati per pagare lo stipendio alla persona che vi lavora, in quanto il bilancio preventivo, corrispondente alle spese realmente da sostenere, è stato tagliato. Ha contatti lavorativi con molte Ambasciate e in questo senso quella italiana è il fiore all’occhiello della vergogna. Prescindendo dal Comites del Guatemala, nel caso di quelli elettivi chi li compone è stato eletto ed ha un potere attribuito dai connazionali che consente di negoziare; ma si deve avere più coscienza del potere che si ha. Non ci si può perdere in questioni tecniche dimenticando una carica politica che significa insieme un potere e un dovere, una responsabilità superiore alle piccole questioni tecnico-amministrative, che sono una parte minima della responsabilità assunta nei confronti dei connazionali.

Il PRESIDENTE avverte che la trattazione del punto 5 dell’OdG: “Finanziaria: previsioni di spesa per capitoli concernenti gli italiani nel mondo” è rinviata in attesa di disporre della necessaria documentazione.

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Punto 6 dell’OdG: Problematiche sociali in America Latina

Nello COLLEVECCHIO (Venezuela) ringrazia che il tema sia stato inserito nell’ordine del giorno, poiché le problematiche sociali in Venezuela si aggravano sempre più a causa della situazione socio-economica e politica. In particolare, manca qualsiasi tutela sanitaria e chi è stato in grado di stipulare una polizza assicurativa sanitaria, in caso di malattia nel giro di non più di due settimane ne esaurisce la disponibilità. Numerose famiglie in passato benestanti sono andate in rovina. Nella Conferenza Permanente Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE l’argomento è stato trattato a fondo ed è stata avanzata la proposta che lo Stato provveda alla stipula di una polizza assicurativa privata in favore delle persone bisognose, dividendo la spesa con le Regioni. Egli chiede alla Commissione di indirizzare alla Conferenza Stato-Regioni, nella quale ripone molte speranze, un documento che sia di stimolo alla costituzione della cabina di regia e alla ripresa delle attività con l’organizzazione di convegni nelle Regioni, al fine pure di sensibilizzarle su queste problematiche. Anche il problema dei sequestri si va facendo via via più grave: la scorsa settimana sono stati sequestrati 4 connazionali, tra i quali un bambino di 9 anni, e di media risultano costantemente sequestrate 10-15 persone. È stata fatta richiesta che presso l’Ambasciata sia costituito un ufficio permanente di esperti antisequestro, poiché i due inviati nel 2004 hanno risolto positivamente diversi casi; per motivi economici sono stati poi richiamati in Patria. È stato anche chiesto che si pensi a sottoscrivere quanto prima un accordo di collaborazione affinché esponenti della polizia venezuelana seguano dei corsi in Italia e specialisti italiani si rechino in Venezuela. Attualmente, in caso di sequestro non si sa a chi rivolgersi e le leggi non assistono in alcun modo. L’Ambasciatore ha un’attenzione particolare al problema, ma sta all’Italia investire dei fondi per tutelare i suoi cittadini in Venezuela.

Michele COLETTA (Venezuela) aggiunge che ultimamente il Governo italiano ha mostrato maggiore sensibilità riguardo alla questione dei sequestri e per una visita ha inviato a Maracaibo e a Caracas esponenti di alto livello della Scuola di Polizia. A seguito di ciò qualcosa sembra cambiare all’interno della polizia locale. Inoltre, la Direttrice Generale dell’Unità di crisi, la dr.ssa Belloni, con un rappresentante del MAE e uno del Ministero dell’Interno e assieme ad altre personalità, si è recata in Venezuela per verificare la possibilità della promulgazione di una legge antisequestro e per offrire appoggio tecnologico e di insegnamento alla polizia venezuelana. Passando ad altro argomento, auspica che i risultati dei lavori che si svolgono all’interno del CGIE ad esso siano attribuiti, nel senso che qualora fosse presentata una legge in tema di sanità, di sequestri o di qualsiasi altra questione discussa dal Consiglio Generale, non dovrebbe recare la firma di un parlamentare. Per questo ieri ha insistito sulla necessità di una presenza costante degli eletti nella circoscrizione estero, i quali non devono dimettersi dal Consiglio Generale che, con la perdita di elementi validi e dell’interrelazione che deve esservi tra il CGIE e i Parlamentari, sarebbe penalizzato in termini di qualità. Il Consiglio può mettere in evidenza i problemi, ma presentare le richieste sta ai rappresentanti eletti, i quali devono essere consapevoli della responsabilità che hanno verso i connazionali, nei cui

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confronti non devono dimenticare il vincolo di fratellanza. A livello individuale ciascuno deve svolgere opera di convincimento nei confronti di chi ha eletto affinché non abbandoni il CGIE. La questione dell’assistenza dipenderà moltissimo dal lavoro che si dovrà svolgere di comune accordo.

L’On. Ricardo MERLO avverte che non si può presentare una legge a nome del CGIE; potrà recare la firma dei 18 Parlamentari eletti all’estero, ma sempre con l’indicazione del primo firmatario. Poiché quando si parla di questione sociale s’intende l’America Latina, qualora si prepari una proposta di legge riguardante la questione sociale sarebbe opportuno discuterne con la Commissione e, una volta raggiunto il consenso, presentarla in Parlamento con un riferimento al CGIE e alle persone del CGIE che hanno partecipato alla sua elaborazione.

Il PRESIDENTE invita il Cons. Collevecchio (Venezuela) a predisporre una bozza della mozione da indirizzare alla Conferenza Permanente Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE, affinché l’indomani se ne possa discutere.

Adriano TONIUT (Argentina) approva appieno la posizione dell’On. Merlo e ritiene che nel documento finale si dovrà esprimere l’auspicio che i parlamentari eletti all’estero facciano propri in maniera trasversale tutti i progetti di legge riguardanti tematiche sulle quali da anni il CGIE discute. Il tema dell’assistenza è stato ampiamente valutato e si è consapevoli delle necessità sociali di tutti i Paesi dell’America Latina. Poiché le Regioni sono state chiamate in causa, egli intende riferire quanto si è verificato a proposito del fondo di solidarietà istituito al tempo dell’emergenza in Argentina. La dotazione del fondo era di 2,5 milioni di euro e di questi le Regioni hanno deciso che 1,5 milioni sarebbero stati utilizzati per fornire un’assicurazione sanitaria agli italiani indigenti, attraverso un’apposita convenzione. Nel momento in cui egli ha preso visione del contratto, che riguardava la copertura sanitaria per italiani di più di 70 anni di età, ha inviato immediatamente una lettera all’allora Ministro Tremaglia, all’Ambasciatore, al Segretario Generale Narducci e al dr. Baraldi, tra l’altro segnalando che in Argentina tutti gli ultrasettantenni godono di diritto dell’assistenza sanitaria pubblica. Pertanto quella convenzione si sarebbe risolta in uno spreco di denaro che avrebbe potuto essere meglio utilizzato. Era convinto di avere bloccato l’iter della pratica, ma dopo alcuni giorni ha ricevuto da parte delle Regioni una lettera che esprimeva apprezzamento per la sua preoccupazione e comunicava che la convenzione era stata comunque sottoscritta. Invita a tenere conto dell’esperienza passata se si pensa a possibili accordi che le Regioni possono fare.

Nello COLLEVECCHIO (Venezuela) domanda se sia possibile avere notizie in ordine a un contratto di copertura sanitaria stipulato dalla Regione Veneto con un’assicurazione privata a favore di 200 corregionali.

Mariano GAZZOLA (Argentina), che può fornire copia della documentazione, precisa che la questione è stata gestita dalla Regione Veneto in collaborazione con la Federazione delle associazioni venete dell’Argentina.

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Il PRESIDENTE chiede che informazioni in proposito siano inviate a tutti i Consiglieri, così come farà il Comites del Messico riguardo allo schema scelto con le Assicurazioni Generali.

Filomena NARDUCCI (Uruguay) non ritiene si debba continuare a parlare della situazione che si sta vivendo nei diversi Paesi latino-americani, di cui in questi anni si è detto moltissimo. Ora che c’è una nuova situazione, di quanto è stato detto si deve avere la capacità di fare sintesi per trasferirla ai rappresentanti in Parlamento degli italiani all’estero, affinché vi sia un riscontro e si trovi una soluzione. Giorni addietro è venuta a conoscere che è stata presentata in Parlamento una proposta di legge sull’assegno sociale, recante una serie di firme. Ma il CGIE ha le sue proposte, costruite in anni di lavoro in collegamento con le associazioni e discusse in tutte le riunioni continentali. Non sarebbe stato logico essere consultati o avere in visione l’articolato perché su di esso ci si potesse esprimere? Si è poi informata presso alcuni Parlamentari indicati come co-firmatari della proposta, i quali hanno affermato di non averla neppure vista. Questo non è un giusto metodo di lavoro e invece i Parlamentari eletti all’estero devono lavorare con metodo, prendendo in considerazione quanto ha fatto il CGIE e in particolar modo questa Commissione Continentale in tema di intervento di solidarietà in favore dei connazionali.Sottolineando l’assenza sia dell’interlocutore politico che dell’Amministrazione, si augura che ci si trovi di fronte a un fatto eccezionale e che non si pensi che questa Continentale sia ormai priva di valore. Comunque, data la difficile situazione che si sta vivendo, anche il fatto eccezionale è grave, ed ella chiede che sia rimarcato che non vi è alcuna presenza istituzionale. Molte questioni che si stanno dibattendo avrebbero risposte puntuali qualora vi fosse un rappresentante dell’Amministrazione, e del resto è nell’ambito ristretto delle riunioni continentali che si deve cercare di risolvere le problematiche specifiche dell’area. Per fortuna è presente l’On. Merlo!

Della proposta cui si è fatto riferimento l’On. Ricardo MERLO ha avuto notizia soltanto dalle agenzie di stampa; si è informato presso i colleghi indicati come co-firmatari, i quali hanno affermato di non conoscerla. È d’accordo su quanto è stato detto a proposito del metodo di lavoro, però fa notare che ogni parlamentare è libero di fare la propria scelta, che è politica.

Come metodo di lavoro, per il futuro i Parlamentari devono tenere presente che esiste il CGIE, sostiene Filomena NARDUCCI (Uruguay), al quale devono almeno inviare preventivamente una bozza delle proposte di legge che si accingono a presentare, perché ne prenda visione.

I lavori, sospesi alle ore 13.35, riprendono alle ore 15.20

Adriano TONIUT (Argentina) suggerisce che nella giornata odierna si esauriscano i punti all’ordine del giorno, per discutere l’indomani il documento finale.

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Il PRESIDENTE ricorda che si dovrà anche affrontare il punto relativo alla Legge Finanziaria, che è stato rinviato in attesa della necessaria documentazione.

Premesso che si è tutti d’accordo che i 18 Parlamentari portino avanti insieme le iniziative a favore della collettività italiana all’estero e che alla questione dell’assegno sociale il CGIE ha dedicato anni di lavoro, Renato PALERMO (Uruguay) non ritiene che si debbano muovere critiche al deputato che ha presentato in Parlamento una proposta di legge corrispondente a una delle prime iniziative che offriva all’elettorato durante la campagna elettorale. Del resto, un problema che ha carattere di urgenza non è male che sia affrontato in tempi rapidi. Al di là dei protagonismi, che è un terreno sul quale non vuole entrare, occorre tenere conto che non è sufficiente che i 18 Parlamentari della circoscrizione estero siano favorevoli a questa legge; ci vuole la maggioranza del Parlamento e per ottenerla si sta ricercando l’appoggio della competente Commissione e del Vice Ministro Danieli. L’apporto che il CGIE può dare perché questa legge sia votata al più presto sta nel sollecitare a che l’appoggino i 18 Parlamentari, i quali in questo senso dovranno anche esercitare pressione sui propri gruppi politici.

Ciò di cui si discute, fa rilevare il PRESIDENTE, è che diventi metodologicamente indispensabile che i deputati eletti all’estero facciano riferimento al lavoro portato avanti dal CGIE, dai Comites e dalle associazioni, perché ogni volta che si mette mano a una proposta intervengono variazioni che non tengono conto del dibattito e delle iniziative precedenti. In occasione della riunione a Montevideo, alla quale hanno preso parte alti funzionari dell’INPS, sembrava che la questione dell’assegno sociale fosse ormai risolta, e non si può ricominciare ogni volta con una proposta differente. È compito dei Parlamentari che fanno parte del CGIE spiegare agli altri che non rappresentano soltanto la loro parte continentale, ma le proposte e le istanze che a livello collettivo sono state presentate; e avvalendosi degli strumenti a disposizione, tutti i Consiglieri devono adoperarsi perché prima di avviare qualsiasi iniziativa i propri rappresentanti verifichino l’esistenza di proposte da parte del CGIE, che deve essere tenuto in considerazione.

Conviene in tal senso Renato PALERMO (Uruguay), osservando che così si ottiene anche il risultato di stringere i rapporti tra i Parlamentari e il CGIE.

Che i Parlamentari della circoscrizione estero ricordino chi li ha eletti, aggiunge Giacomo CANEPA (Perù)

Ricordato che l’art. 3 della legge del CGIE sancisce che il Consiglio Generale esprime parere obbligatorio sulle proposte del Governo e delle Regioni, Silvana MANGIONE (USA) suggerisce alcune fasi di azione. Anzitutto, le Commissioni Continentali potrebbero dare mandato al Comitato di Presidenza (l’iniziativa potrebbe essere assunta da questa Commissione e ripresa la prossima settimana dall’Anglofona a Montreal) di inviare una lettera ai 18 Parlamentari indicando le proposte che il CGIE ha prodotto su questioni tutte presenti nei loro programmi elettorali e assicurando la disponibilità del Consiglio Generale a contribuire alle successive elaborazioni.

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In secondo luogo, ai Parlamentari andrebbe fatto presente che il CGIE riprende la facoltà di iniziativa data dal punto dbis dell’art. 2 della legge istitutiva, che recita: “Il CGIE provvede a contribuire all’elaborazione della legislazione economica e sociale che ha riflessi sul mondo dell’emigrazione”, e sin d’ora si potrebbe cominciare a elaborare suggerimenti relativi al DPEF dell’anno prossimo. Infine, nella modifica che si prevede di predisporre alla legge istitutiva si dovrebbe trovare una formula relativa al rapporto diretto con i Parlamentari, che non può essere cogente ma può diventare parte della funzione consultiva del CGIE, con un parere obbligatorio sulle loro ipotesi di legge a favore degli italiani all’estero.

I mali che affliggono la Repubblica Dominicana: servizi pubblici inefficienti, corruzione diffusa e quasi istituzionalizzata, sanità pubblica inesistente, scuole pubbliche con gravissimi problemi, sono endemici e comuni agli altri Paesi dell’America Latina, afferma Maria RIGAMONTI (Repubblica Dominicana), e numerosi sono gli italiani indigenti e bisognosi di assistenza per aiutare i quali, data l’esiguità dei fondi a disposizione, si deve fare ricorso a donazioni o collette della collettività italiana. Il problema sanitario è particolarmente pesante e chi non è in grado di assicurarsi privatamente è costretto a rientrare in Patria oppure a rivolgersi agli istituti di sanità pubblica, che sono al collasso. Sarebbe pertanto auspicabile un’assicurazione collettiva per i connazionali che non hanno possibilità di accesso alla sanità privata.

Maria Rosa ARONA (Argentina) si rammarica per la mancanza di interlocutori istituzionali, poiché ciò costituisce una limitazione rispetto al dibattito, che si risolve in una ripetizione di cose già dette. La risposta ai problemi sociali è l’assegno sociale, in relazione al quale sono state fatte diverse elaborazioni e c’è una presentazione in Parlamento che si dovrà conoscere. Le sembra opportuna e da accogliere la proposta del Cons. Silvana Mangione (USA), che il metodo di lavoro sia impostato sulla base di una collaborazione tra CGIE e Parlamentari, ai quali far pervenire le proposte finora elaborate dal Consiglio Generale. Il problema sanitario è gravissimo e generalizzato nei Paesi dell’America Latina, anche se in Argentina si nota una tendenza al miglioramento, tendenza che riguarda anche il sistema previdenziale, grazie a battaglie condotte da 15 anni dal Movimento dei pensionati. Sottolinea l’importanza che nei Paesi dove sono vigenti convenzioni tra Stati riguardanti la sicurezza sociale in senso lato, si aggiorni la parte sanitaria tenendo conto delle esigenze locali. Bisogna evitare l’eventualità che si verifichi quanto è capitato in Argentina con il fondo di solidarietà, per cui 1,5 milioni saranno utilizzati in modo molto discrezionale e senza la chiarezza e l’efficacia della quale vi sarebbe bisogno.

Andrea CALVARUSO (Guatemala) domanda se il CGIE possa investire in consulenze esterne al fine di creare un sistema standardizzato, tarato sui bisogni di informazione del Consiglio Generale. Se si creasse un modello di riferimento per tutti i Comites, il CGIE potrebbe contare su una corretta e sempre attuale informazione, con la possibilità di confronto rispetto ai Paesi e alle regioni nel mondo.

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Il PRESIDENTE conferma tale possibilità e la proposta può essere oggetto di una mozione che prega l’Esperto Calvaruso (Guatemala) di far avere al comitato di redazione del documento finale.

Punto 7 dell’OdG: Finanziamenti per la formazione professionale per i giovani

Claudio PIERONI (Brasile) chiede che nel documento finale della Commissione si solleciti lo sblocco del Bando 2004 del Ministero del Lavoro, poiché la formazione è l’unico strumento disponibile per favorire l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro.

Francisco NARDELLI (Argentina) condivide il convincimento che la formazione professionale sia uno degli strumenti più validi per consentire ai giovani di accedere a posti di lavoro e compiere un salto di qualità nella società in cui vivono. Nel documento finale questo dovrà essere ribadito, ma la Commissione dovrebbe riflettere su come sono finanziati questi interventi.Ricorda che un anno fa si era affacciata l’ipotesi che non vi sarebbero più stati fondi disponibili per finanziare i corsi di formazione professionale, in quanto era stato previsto che le ditte potessero utilizzare i fondi che versavano al Ministero del Lavoro per la formazione dei propri lavoratori e nulla garantiva che vi fosse un residuo per i progetti che il Ministero del Lavoro finanziava all’estero. Se il CGIE è convinto della validità dei corsi, se ne dovrebbe ribadire l’importanza facendo un appello a che si trovino canali di finanziamento che garantiscano la loro continuità nel tempo. Ma ci si dovrebbe anche soffermare sui progetti, perché molti di essi non appaiono scaturire dai reali bisogni della collettività. Su questi due aspetti egli ritiene che dovrebbe vertere il dibattito.

Paolo PAGLIAI (Messico) riferisce che da anni in Messico si pensa che vadano introdotti cambiamenti per quanto riguarda i corsi di formazione professionale e gli enti gestori. Molti progetti potrebbero nascere sul territorio; le comunità dell’America Latina, ivi compresa quella messicana, con la loro esperienza e il loro associazionismo anche imprenditoriale potrebbero offrire a costi infinitamente più bassi prodotti più alti, perché nascono sul territorio e sono più facilmente gestibili e controllabili. All’estero gli italiani hanno raggiunto la maturità necessaria per formare da soli le proprie nuove generazioni e così si risponderebbe a una serie di esigenze finanziarie oggi condizionanti, sempre che in Italia ci sia la volontà di chiudere il business della formazione professionale. Se si vuole affrontare il problema alla radice, questo è il discorso da fare e vi dovrebbero riflettere seriamente i Parlamentari italiani eletti all’estero.

Il PRESIDENTE osserva che ancora una volta si ripropone la questione della valenza del parere del Comites in merito ai finanziamenti; se poi questi sono destinati a sparire, ci si adopererà per reperire altri canali. Per quanto riguarda i programmi del Ministero del Lavoro, ricorda che lo schema fornito per l’espressione del parere neppure prevedeva lo spazio

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sufficiente per motivarlo. I Comites, che dovrebbero conoscere la comunità, sono gli unici a poter indicare di che cosa realmente vi è bisogno. In ogni caso, poiché mancano gli interlocutori, queste considerazioni cadranno nel vuoto come in passato.

Ad ogni punto che si analizza si pone la questione dell’onestà, della trasparenza, della chiarezza, nota Marina SALVAREZZA (Ecuador), sicché sembra di essere in presenza di un sistema che non va, che per anni ha coperto inefficienze, che si è reso complice di una certa corruzione. Uno dei primi contratti dei quali il Comites dell’Ecuador ha discusso era relativo a un progetto che riceveva più di 300 mila dollari ed era rivolto alla formazione di italiani residenti nella campagna ecuadoriana. Alla richiesta di maggiori informazioni si è accertato che a nessuno risultava che giovani italiani avessero lavorato ai fini della formazione presso gli indios ecuadoriani della campagna, eppure da 15 anni qualcuno a Quito riceveva 300 mila dollari l’anno. Quando si è pensato di procedere ad approfondimenti, è stato detto che si trattava di qualcosa che aveva a che fare con la Chiesa, forse con l’Opus Dei, e che era preferibile non insistere. Non va dimenticato che quando un Comites esprime parere negativo, non ha poi modo di verificare quale seguito vi sia. Forse è necessario assumersi la responsabilità di non firmare più pareri o cambiare il sistema.

Ricardo BUTTAZZI (Argentina) riferisce che il suo Comites, il quale lo scorso anno doveva esprimere il parere sull’impiego di 24 milioni di euro, non ha avuto il tempo di approfondire tutte le proposte.

Dovrebbe anche essere data la possibilità di monitorare l’andamento dei progetti, che hanno mediamente la durata di 2-3 anni, e di dare un giudizio sul risultato finale, considera il PRESIDENTE. Aggiunge poi che i finanziamenti dovrebbero essere erogati in base all’avanzamento dei lavori.

Giacomo CANEPA (Perù) riferisce in ordine all’unica esperienza di formazione professionale che ha interessato il Perù, della quale ha una buona conoscenza per avervi partecipato uno dei suoi figli. Si trattava di un progetto articolato in tre anni, che era finanziato con 800 mila euro l’anno e riguardava 15 ragazzi. Nel primo anno il corso è stato estremamente superficiale; il secondo anno gli studenti sono stati condotti in Sardegna per prendere visione di un’impresa locale; il terzo anno non vi è stato seguito perché con il Comites locale il progetto è stato fatto cadere. Ci vuole un maggior controllo in questo settore, altrimenti si aiuta ad arricchirsi persone che hanno una morale discutibile.

Mario ARALDI (Brasile) ha ragione di ritenere che la competenza sui corsi professionali dovrebbe passare dal Ministero del Lavoro alle Regioni. Il PRESIDENTE informa che per il momento qualsiasi iniziativa è bloccata.

Punto 8 dell’OdG: Emergenza riconoscimento doppia cittadinanza in America Latina

Il PRESIDENTE domanda a chi ha proposto il tema se intende che si parli solo della doppia cittadinanza o del tema della cittadinanza in generale.

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Claudio PIERONI (Brasile) ritiene che si possano anche prendere in considerazione tutti gli aspetti legati alla cittadinanza, ma è chiaro che l’emergenza riguarda la doppia cittadinanza, i cui effetti si riflettono anche sul voto all’estero. Chiarisce che nella bozza di ordine del giorno questo tema era ricompreso nel punto “Rete consolare”, poi la Segreteria ha ritenuto di indicarlo come punto a sé stante.

Il PRESIDENTE, che ha fatto distribuire la proposta di legge Merlo, apre il dibattito.

Ugo DI MARTINO (Venezuela) distingue tra riconoscimento della cittadinanza alle mogli, ai figli e ai discendenti, che richiede una modifica della legge e riguarda in particolare l’Argentina e il Brasile, e riacquisto della cittadinanza, che interessa in Venezuela un gran numero di naturalizzati che hanno perduto la cittadinanza italiana per motivi di lavoro e non hanno potuto riacquistarla nei termini in cui questa possibilità è stata concessa. Di qui la richiesta di riapertura dei termini. Ed egli propone che attraverso il Ministero degli Esteri sia posto un quesito al Ministero dell’Interno in ordine alla possibilità che l’ex cittadino italiano che voglia riacquistare la cittadinanza, anziché in Italia presenti la domanda in Ambasciata, che è territorio italiano. In tal modo si risolverebbero problemi anche di ordine economico di connazionali che, non volendo, sono stati tuttavia costretti a una rinuncia dolorosa. I cittadini italiani all’estero, che oggi hanno diritto di partecipazione e di voto, devono essere trattati alla stessa stregua di quelli che vivono in Italia.

Il problema è alla base, afferma Filomena NARDUCCI (Uruguay) ed è l’inadeguatezza della Rete consolare con i conseguenti ritardi nell’erogazione dei servizi. In questi giorni si parla di cambiare la legge o di porre un altro requisito, quello della conoscenza della lingua italiana. Forse è vero che la legge va rivista, ma non è ponendo altri paletti che si risolve il problema. Richiama quindi le rivendicazioni che il CGIE ha votato non solo in sede di Commissioni Continentali, ma anche in Assemblea Plenaria: la riapertura dei termini per la presentazione delle domande di riacquisto della cittadinanza nel luogo di residenza senza limiti temporali; il diritto alla cittadinanza per i figli di donne italiane nati prima del 1948; il diritto alla cittadinanza per i figli maggiorenni quando i genitori hanno riacquistato la cittadinanza italiana. Ora c’è una proposta di legge dell’On. Merlo riguardante i figli nati prima del 1948 da donne italiane, che sembra condivisibile, ed ella vorrebbe sapere se sono in preparazione proposte di legge riguardanti gli altri due punti. Come il Consiglio Generale si propone di far pervenire ai propri Parlamentari l’elenco delle questioni discusse e delle proposte formulate, ella chiede reciprocità e che siano forniti i progetti di legge che sono in Parlamento sulla cittadinanza, presentati da singoli parlamentari o da gruppi.

L’On. Ricardo MERLO riferisce che sulla riapertura dei termini per il riacquisto della cittadinanza un mese fa il deputato Ferrigno ha presentato un progetto di legge che ha già completato l’iter di presentazione. È invece tuttora in itinere la proposta di legge relativa ai figli nati prima del 1948 da cittadine italiane, e

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si è ancora in tempo ad apportare eventuali modifiche. Egli è presente ai lavori della Commissione anche per ascoltarne il parere. Non è stato contemplato il caso dei figli maggiorenni al momento del riacquisto della cittadinanza italiana da parte dei genitori, e può ancora essere inserito nel suo progetto di legge, ma l’alternativa che suggerisce è che se ne presenti uno apposito, magari indicando che ha preso corpo proprio nella riunione continentale dei Consiglieri del CGIE dell’America Latina.

Michele COLETTA (Venezuela) si vede costretto ad essere ripetitivo e se ne scusa, ma non può mancare di insistere sulla necessità che i Parlamentari eletti all’estero e il CGIE lavorino in sintonia. Ha effettuato una verifica in Internet constatando che sono stati presentati due progetti di legge relativi a questioni alle quali il CGIE lavora da anni: sull’assegno di solidarietà l’uno, a prima firma dell’On. Bafile, e quindi del Segretario Generale Narducci e di alcuni altri eletti del CGIE, e sulla cittadinanza l’altro, presentato dal Sen. Pallaro e dagli onn. Merlo e Angeli. Oggi si parla della possibilità di apportarvi eventuali modifiche, ma come è possibile intervenire se non si conosce il testo? Ci vuole considerazione e rispetto per il Consiglio Generale!

Silvana MANGIONE (USA) ben comprende che i Parlamentari eletti all’estero vogliano rapidamente rispondere ai loro elettorati. Nella proposta di legge dell’On. Ferrigno non si capisce la differenza tra riacquisto della cittadinanza e riconoscimento, e questo è grave perché nel momento in cui il riconoscimento di una doppia cittadinanza trasmessa da padre in figlio fino al ’48, e da padre o madre in figlio dal ’48 in poi diventa riacquisto, si ipotizza una perdita che non c’è stata e quindi si apre una voragine di possibili ricorsi. È poi del tutto inaccettabile sottoporre il riacquisto nei due aspetti proposti (ecco perché si parla di riacquisto anche nel caso del riconoscimento) alla conoscenza della lingua italiana. Questo è un requisito che di solito i Paesi ospitanti richiedono allo straniero che vuole diventare cittadino, per essere certi che sia capace di dialogare con le Autorità locali, di avvalersi dei servizi, ecc. In sostanza, tale proposta di legge riporta indietro ai problemi della precedente legislatura, durante la quale sono stati presentati 26 progetti di legge sul riacquisto della cittadinanza, quando basterebbe un articolo che indicasse la data di riapertura dei termini per il riacquisto, senza limiti temporali. L’On. Merlo sta concentrandosi su un problema gravissimo e di difficile soluzione, poiché esiste lo sbarramento del 1948. Si sta chiedendo la retroattività del principio della parità di diritti che ha concesso alle donne la possibilità di trasmettere la cittadinanza; sarebbe un primum e vale la pena di sostenere l’iniziativa. Ai Parlamentari che rappresentano in Parlamento gli italiani all’estero rivolge l’esortazione che si concertino tra loro e, prima di presentare progetti di legge, si avvalgano degli uffici legali della Camera e del Senato.

Mariano GAZZOLA (Argentina) ringrazia l’On. Merlo, che ha fatto distribuire la sua proposta di legge. Se la donna italiana potrà trasmettere la sua cittadinanza ai figli nati anche prima del 1948 sarà valutato negli ambiti competenti e comunque, per non

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creare confusione, questa proposta a suo avviso deve avere un corso separato da quella che può essere presentata, relativa al riconoscimento della cittadinanza ai figli di italiani, maggiorenni quando i genitori hanno riacquistato la cittadinanza.

Maria Teresa MAZZINI (Costarica) riferisce che in Costarica si presenta un caso molto particolare, che non sa quanto possa pesare nel quadro generale. Al tempo della seconda guerra mondiale la Costarica si è schierata contro l’Italia, la Germania e il Giappone e ha internato in campo di concentramento i cittadini italiani e tedeschi confiscando loro tutti i beni; li ha poi liberati a patto che assumessero la cittadinanza costaricense. Sono attualmente numerosi i discendenti di quegli italiani, i quali non possono aspirare ad essere cittadini italiani.

La stessa cosa si è verificata in Ecuador con i cittadini italiani e tedeschi, asserisce Marina SALVAREZZA (Ecuador), e a questi ultimi è stato concesso di riacquistare la cittadinanza tedesca.

A seguito di quanto riferito dal Cons. Coletta (Venezuela) a proposito dei cofirmatari della proposta di legge sull’assegno di solidarietà, e poiché il 10 luglio scorso nella riunione del Comitato di Presidenza i tre deputati presenti che sarebbero cofirmatari non ne hanno fatto cenno, Filomena NARDUCCI (Uruguay) ha preso contatto con il Segretario Generale Narducci per avere chiarimenti. Le è stato assicurato che quel progetto di legge non reca né la sua né la firma degli altri due deputati membri del CdP perché essi, pur condividendo l’urgenza che sia risolta la questione dell’assegno di solidarietà, tuttavia ravvisano la necessità di una serie di verifiche anche con il CEPA.

Giacomo CANEPA (Perù) comprenderebbe nella stessa proposta di legge dell’On. Merlo, sulla quale esprime accordo, anche il caso dei figli maggiorenni quando i genitori hanno riacquistato la cittadinanza italiana. È anche d’accordo sulla proposta di acquisto iure sanguinis, ma ritiene un errore la pregiudiziale posta dal Vice Ministro Danieli, della conoscenza della lingua italiana; questo è il parere di numerosi appartenenti ad entrambi gli schieramenti politici. Il CGIE si è impegnato per ottenere il riconoscimento del diritto di voto attivo e passivo e i Parlamentari eletti danno ora continuità ai lavori che il Consiglio Generale ha portato avanti nel tempo; sarebbe comunque preferibile che, seguendo l’esempio dell’On. Merlo, approfittassero delle esperienze maturate all’interno del CGIE.

Claudio PIERONI (Brasile) manifesta assoluta contrarietà in ordine alla richiesta di conoscenza della lingua italiana, tra l’altro discriminante rispetto a chi in passato ha ottenuto il riconoscimento della cittadinanza. Qualora poi si perseguisse fino in fondo questa via, ai giovani dovrà essere data la reale possibilità di apprendere l’italiano.

Con riferimento alla questione dei cognomi, che Marina SALVAREZZA (Ecuador) tempo addietro ha proposto all’attenzione del MAE, e alla risposta che le è stata data, che si deve attendere la legislazione europea in materia che sarà poi adottata da tutti i Paesi dell’Unione, domanda se prima di

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legiferare su particolari questioni il Parlamento italiano debba attendere la promulgazione di una legge europea.

Il Parlamento italiano non è condizionato da quello europeo e, per quanto riguarda la questione dei cognomi, l’On. Ricardo MERLO ritiene possa trattarsi di una scelta politica. In ogni caso, la scorsa settimana è stata presentata una legge riguardante l’adozione di entrambi i cognomi.

Nel frattempo si creano situazioni problematiche, aggiunge Marina SALVAREZZA (Ecuador), poiché in America Latina è previsto il doppio cognome, paterno e materno, ma la Prefettura di Genova - a Guajaquil la maggior parte dei cittadini italiani è di origine ligure - ha dato disposizione che in tutti i documenti i bambini vengano registrati con il cognome del padre, creando così un assurdo giuridico.

Francisco NARDELLI (Argentina) si aspettava che si parlasse della task force, alla quale finora non si è fatto cenno, e invita il Cons. Pieroni (Brasile) a presentare una proposta formale.

Marcelo H. ROMANELLO (Argentina) invita a cogliere la proposta dell’On. Merlo, che al suo progetto di legge si leghi il nome del CGIE. Sarebbe un precedente importante anche per gli altri Parlamentari che questa Commissione Continentale sostenesse una proposta di legge.

Il PRESIDENTE riferisce una considerazione del Console Tiurbini: se la cittadinanza in Italia è riconosciuta iure sanguinis, nessuna norma dovrebbe essere considerata superiore al diritto di sangue. Se a questo ci si potesse appellare nelle proposte di legge, verrebbe anche a cadere il veto al riconoscimento della cittadinanza per i figli nati prima del ’48 da cittadine italiane.

Silvana MANGIONE (USA) trova interessantissimo il suggerimento. È necessario controllare esattamente quali erano i diritti delle donne nel 1912 perché in base a quelli, se ci sono alcune garanzie di diritti, facendo valere il concetto della trasmissione della cittadinanza iure sanguinis c’è un aggancio per la retroattività. Le sembra comunque di ricordare che la dizione della legge 555/1912 sia drastica e limitativa nello stabilire che la cittadinanza è trasmessa “soltanto” per via di padre; quel soltanto, se realmente c’è, limita la trasmissione iure sanguinis al sangue de padre.

Punto 9 dell’OdG: Varie ed eventuali

Nello COLLEVECCHIO (Venezuela) ha la sensazione che la Commissione Continentale America Latina non abbia la capacità di ottenere sufficiente ascolto nel CGIE e anche i Consiglieri dell’area che fanno parte del Comitato di Presidenza dovrebbero essere maggiormente incisivi.

Adriano TONIUT (Argentina) ritiene sia da discutere in quest’ambito la posizione da assumere sulla questione della eventuale incompatibilità con le cariche, per quanto riguarda i Parlamentari eletti all’estero.

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Il tema può essere discusso, afferma il PRESIDENTE, ma non può esservi alcuna presa di posizione della Commissione, perché qualsiasi decisione va lasciata ai diretti interessati.

Claudio PIERONI (Brasile) fa presente che la questione è stata affrontata dal Comitato di Presidenza e non sembra esistere alcuna incompatibilità. Le tre alternative possibili sono: dimissioni dalle cariche e dal CGIE; dimissioni solo dalle cariche; nessuna dimissione. I Parlamentari che del CdP fanno parte pensano di dimettersi per lo meno dalle cariche e l’orientamento generale è che debbano rimanere come Consiglieri nel CGIE, rafforzandolo con la loro presenza. In ogni caso, per quanto riguarda le cariche ciascuno deciderà a titolo del tutto personale.

Silvana MANGIONE (USA) ritiene di ricordare che sia prevalsa l’idea di sentire l’indicazione dell’Assemblea, alla quale la questione dovrà essere proposta. La Commissione Continentale America Latina, così come le altre Commissioni, potrebbe esprimere una raccomandazione, di cui il CdP possa tenere conto nella predisposizione dell’ordine del giorno dell’Assemblea Plenaria.

Antonio LASPRO (Brasile) è dell’idea i Parlamentari eletti all’estero dovrebbero continuare a far parte del Consiglio Generale, ma senza cariche anche perché non avrebbero il tempo per assolvere adeguatamente all’uno e all’altro compito.Osserva poi che il punto “Varie ed eventuali” dovrebbe essere affrontato l’indomani, dopo che saranno stati discussi tutti gli altri punti all’ordine del giorno.

Il PRESIDENTE ricorda che sarà discusso l’indomani solo il punto 5), che è rimasto in sospeso in attesa della documentazione, e per questo è stata anticipata la trattazione di tutti gli altri, ivi compreso il punto 9).Per quanto riguarda i Parlamentari, considerato che si pongono tre alternative forse si potrebbe fare un sondaggio per conoscere la posizione di ciascuno dei presenti.

Ugo DI MARTINO (Brasile) conferma la disponibilità degli eletti membri del CdP di dimettersi ma rimanere nel CGIE. In tal senso egli è d’accordo, sia perché non ci si trovi a rinunciare all’esperienza di chi da anni fa parte del CGIE e anche perché per il loro tramite è costante il contatto con il Parlamento.

Esprimono l’avviso che debbano rimanere nel CGIE rinunciando alle cariche i Cons. Mario ARALDI (Brasile), Giacomo CANEPA (Perù), Marina SALVAREZZA (Ecuador), Nello COLLEVECCHIO (Venezuela), Renato PALERMO (Uruguay), Gerardo PINTO (Argentina), Marcelo H. ROMANELLO (Argentina), Francisco NARDELLI (Argentina), Adriano TONIUT (Argentina), mentre per Michele COLETTA (Venezuela), se ciò che importa è che restino nel Consiglio Generale, deve essere comunque chiaro che non vi è intenzione di escluderli dalle cariche.

Claudio PIERONI (Brasile) ha espresso nel CdP il parere che per lo meno il Segretario Generale e i Presidenti delle Commissioni potrebbero mantenere le

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cariche, mentre vede qualche difficoltà per quanto riguarda i Vice Segretari d’area. Poiché non si possono fare distinzioni, caldeggia la loro permanenza nel CGIE, ma con rinuncia alle cariche.

La proposta che rimangano come Consiglieri è coerente con la richiesta fatta ai Parlamentari eletti all’estero che non sono del CGIE, di partecipare alle riunioni del Consiglio Generale. Come dimostra l’assenza del Sen. Pallaro, sarà però difficoltoso mantenere le cariche che non possono essere delegate, sostiene il PRESIDENTE, che ritiene ci si debba porre anche un’altra domanda: cosa succederà quando sarà giunta a termine questa legislatura del CGIE?

Premesso che la decisione è personale di chi in questo momento riveste le due cariche e che non si sta esprimendo un voto, ma il sentire dei componenti la Commissione Continentale America Latina, Filomena NARDUCCI (Uruguay) considera che si sta parlando di persone che dalle loro comunità sono state elette nel CGIE prima della seconda elezione che li ha portati ad essere parlamentari, pertanto a suo avviso durante questa legislatura del CGIE devono rimanere come Consiglieri, perché questo è il mandato loro conferito. Quanto alle cariche, condivide che sarebbero opportune le dimissioni. Nella riforma della legge del CGIE conviene che sia bene prevedere che i Parlamentari eletti all’estero partecipino di diritto ai lavori del CGIE.

Pur convinto che dovrebbero rimanere nel CGIE, Ricardo BUTTAZZI (Argentina) non intende esprimersi poiché la decisione se mantenere le cariche o no, e se concludere il mandato oppure no è del tutto personale, così come lo è la responsabilità sulle decisioni in qualsiasi senso assunte.

Maria Rosa ARONA (Argentina) crede che, al fine del migliore funzionamento del CGIE e per facilitare l’integrazione tra questo organismo e tutti gli eletti all’estero, si dovrebbe rivolgere una raccomandazione a che i colleghi eletti si dimettano dalle cariche, rimanendo però come Consiglieri nel Consiglio Generale.

Sottolineando che le decisioni e le responsabilità sono personali, Mariano GAZZOLA (Argentina) esprime comunque l’avviso che debbano rimanere nel Consiglio, ma rinunciando alle cariche.

A Silvana MANGIONE (USA), la quale suggerisce che la raccomandazione sia trasformata in un invito agli eletti a voler rimanere come consiglieri del CGIE, obietta Filomena NARDUCCI (Uruguay) che in questa sede si tratta soltanto di esprimere ciascuno la propria opinione su una situazione che si è determinata nel Consiglio Generale. Si può affermare qual è la maggioranza delle opinioni, ma a livello collettivo poi si deciderà.

Data la delicatezza della questione occorre misurare attentamente le parole e c’è bisogno dell’accordo di tutti. Silvana MANGIONE (USA) proporrebbe la seguente formulazione: “La Commissione Continentale, nel pieno rispetto della decisione che potranno assumere i Consiglieri del CGIE eletti al Parlamento italiano, raccomanda che vogliano rimanere nel CGIE come semplici consiglieri.”

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È forse il caso di trovare un’altra formulazione, afferma il PRESIDENTE, poiché questa proposta appare troppo “forte”. Ad esempio, la Commissione potrebbe auspicare che i Consiglieri eletti al Parlamento decidano di continuare a comporre il Consiglio Generale pur rinunciando alle cariche.

La proposta di Michele COLETTA (Venezuela) è nei seguenti termini: “Anche gli eletti per motivi di lavoro debbono rinunciare agli incarichi nel Consiglio Generale, la nostra speranza è che per lo meno rimangano come consiglieri.”

Filomena NARDUCCI (Uruguay) fa osservare che è un loro diritto rimanere come consiglieri, poiché sono stati eletti.

Ribadendo la posizione già espressa, Ricardo BUTTAZZI (Argentina) propone si dica, come auspicio della Commissione, che almeno rimangano come consiglieri.

Andrea CALVARUSO (Guatemala) suggerisce che li si inviti a considerare se i nuovi impegni lasceranno loro tempo sufficiente per svolgere il ruolo che hanno nel CGIE, in caso contrario rimanendo come consiglieri.

Poiché quasi tutti i componenti la Commissione hanno considerato che la soluzione migliore sia che gli eletti all’estero rimangano come consiglieri lasciando però le cariche, Renato PALERMO (Uruguay) non ritiene che si possa urtare la loro sensibilità comunicandoglielo.

Poiché si sta ponendo una questione che ha a che vedere con il funzionamento di questo organismo, e la Commissione Continentale America Latina nota che nel suo ambito vi sono difficoltà di funzionamento, Maria Rosa ARONA (Argentina) insiste che, con spirito costruttivo e per dare continuità nel modo migliore al CGIE, si esprima una raccomandazione a che gli eletti rimangano come consiglieri, rinunciando alle cariche. Certo, in altre Commissioni le cose potrebbero stare diversamente, e del resto tutto dipende dalle persone, alcune delle quali possono avere la capacità di far fronte agli impegni sui due versanti, e altre invece no.

Silvana MANGIONE (USA) ricorda che vi sono alcuni precedenti. Ad esempio, l’On. Tremaglia ha dato le dimissioni dal Comitato di Presidenza quando è diventato Presidente della Commissione Esteri della Camera, rimanendo come consigliere; divenuto ministro, ha dato le dimissioni anche da consigliere. Vi è poi stato un consigliere che, divenuto sottosegretario, non si è dimesso ma non ha poi recato alcun tipo di contributo ai lavori del CGIE. La raccomandazione non ha valore cogente ed è giustificata dall’ansia di rilanciare il Consiglio Generale, per cui non si può rischiare di non avere 6 persone come consiglieri, ma neppure si può rischiare di averli nelle posizioni attuali solo nominalmente. Il loro incarico di parlamentari è più importante che non una carica all’interno del CGIE, ma la loro presenza come consiglieri è rilevante.

Filomena NARDUCCI (Uruguay) sottolinea che quando ha assunto la presidenza della Commissione Esteri della Camera Tremaglia era onorevole e

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prendeva parte alle riunioni del CdP; egli ha rinunciato alla carica solo perché ne ha assunto un’altra all’interno della Camera. Si è tutti d’accordo che i colleghi parlamentari debbano essere invitati a rimanere perché sono stati eletti dalle proprie comunità come consiglieri; il problema sono le cariche all’interno del CGIE e si dovrà cercare il modo migliore di formulare una raccomandazione, o comunque la si voglia chiamare.

Marina SALVAREZZA (Ecuador) nota che i verbi ricorrenti sono raccomandare, rispettare e auspicare. Si potrebbe auspicare che la raccomandazione venga accettata, ma l’azione è il raccomandare che i Parlamentari eletti rimangano, ma senza cariche.

Per Paolo PAGLIAI (Messico) il verbo corretto è “ritenere opportuno”, che dà il senso della chiarezza della posizione, e il suo suggerimento è: “Riteniamo opportuno che ci sia una scissione tra la carica e l’incarico”. Il rispetto, che è dovuto, è nella frase finale: “Lasciano comunque al criterio dei singoli interessati ogni eventuale decisione”.

Il PRESIDENTE conclude invitando a valutare domani mattina come sarà stato sviluppato il documento finale. Quanto al punto “Varie” non lo considera concluso, in quanto vorrebbe affrontare la questione del Messico e della sua posizione divisa tra America Latina e Centrale. Sospendendo i lavori della Commissione, la convoca per le ore 9 dell’indomani.

I lavori terminano alle ore 17.30

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MERCOLEDÌ 19 LUGLIO 2006 - I lavori iniziano alle ore 9.10

Presidenza del Consigliere Marina PIAZZI

Il PRESIDENTE comunica che il Cons. Castellani (Cile), al quale ella ha chiesto l’eventuale disponibilità a effettuare la prossima riunione continentale a Santiago, darà una risposta dopo aver consultato il Cons. Garbarino (Cile).Riprendendo il punto “Varie ed eventuali” pone l’accento sulla situazione del Messico, che si trova a metà tra le due realtà latino-americana e nord-americana. Qualcosa dovrà essere cambiato e all’On. Merlo chiede se ritenga vi siano possibilità di risolvere la questione dal punto di vista della legge elettorale.Personalmente ritiene che i Parlamentari eletti in aree specifiche debbano comunque pensare in termini allargati, e dunque a tutti gli italiani residenti all’estero, però vi sono interessi che toccano alcuni determinati territori, e a tal riguardo le cose si complicano. Gradirebbe indicazioni su come muoversi in questa sorta di limbo. Secondo la legge del CGIE si continuerà a partecipare alle riunioni dell’America Latina e a seguirne le politiche, ma non vorrebbe che si rimanesse esclusi da quelle dei Parlamentari che si è contribuito ad eleggere. In occasione di questa riunione ella si è posta tra l’altro l’obiettivo di evidenziare che i problemi dei grandi Paesi dell’America Latina non differiscono da quelli del Messico e dei Paesi dell’America Centrale, dove la più ridotta presenza italiana rende meno visibili le stesse necessità. Teme che la situazione possa aggravarsi a seguito della posizione anomala in cui l’area si è venuta a trovare e che rimarrà tale per lo meno fino a quando non sarà modificata la legge del CGIE. Chiede pertanto l’impegno e la collaborazione di tutti per cercare di avere visibilità.

Mario ARALDI (Brasile) definisce un ibrido la posizione del Messico e dell’America Centrale, culturalmente legati al Sud America ed elettoralmente all’America del Nord; e cambiare la legge elettorale non è facile. Anche se i Parlamentari eletti nella Circoscrizione estero dovrebbero interessarsi di tutti i connazionali all’estero, la tendenza di ciascuno è a dare la preferenza all’area di propria competenza. Ritiene che non si possa fare altro che cercare di sensibilizzare i Parlamentari eletti nell’America del Sud perché si interessino anche dell’America Centrale come se fosse parte della loro circoscrizione elettorale.

Per Francisco NARDELLI (Argentina) la duplice collocazione potrebbe essere anche considerata positivamente, come l’opportunità di presentare problemi e proposte su due fronti. Occorre un lavoro di squadra e sensibilizzare i Parlamentari.

Antonio LASPRO (Brasile) ritiene la situazione indubbiamente non facile; potrebbe però tramutarsi in un vantaggio perché la duplice collocazione consente di bussare a due porte. In ogni caso, indipendentemente dall’area di appartenenza gli eletti all’estero rappresentano l’intera comunità italiana nel mondo e pertanto faranno propri i problemi di tutti.

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Il PRESIDENTE conviene sulla possibilità che da una situazione innegabilmente difficile si possa trarre un vantaggio, ma non si può ignorare l’eventualità contraria, che si arrivi all’annullamento di una realtà. Esorta pertanto l’On. Merlo ad adoperarsi affinché gli eletti in America del Sud lavorino in sinergia con il CGIE e gli eletti nel Nord America, perché non si verifichi un palleggio di competenze.

Giacomo CANEPA (Perù) comprende la preoccupazione che risultino emarginati il Messico e l’America Centrale, che per problematiche ed etnia sono vicini all’America Latina, ma quando si parla di America Latina in genere ci si riferisce ai grandi Paesi che ne fanno parte. È necessario far capire che i piccoli hanno problemi uguali se non maggiori e a tal fine sono utili le riunioni continentali, che consentono di prendere atto di persona delle situazioni dei Paesi in cui si svolgono.

Mario ARALDI (Brasile) considera che oggi esiste una comprensione delle problematiche e un interesse nei confronti del Messico e del Centro America perché alcuni Parlamentari dell’area nordamericana sono componenti del CGIE. In futuro i Paesi di questa fascia continentale dovrebbero riuscire a far eleggere un proprio rappresentante tra i Parlamentari dell’America del Nord o altrimenti, con la revisione della legge elettorale, cercare di aderire all’area latino-americana.

Il Messico e l’America Centrale costituiscono una cerniera fra due realtà e da questo potranno derivare delle opportunità, ma non mancheranno difficoltà se non altro di audizione da parte di un settore o dell’altro, che in questa sede sono rappresentati dall’On. Merlo e dal Cons. Silvana Mangione (USA). Ad essi il PRESIDENTE chiede di indicare quale sia la visione delle aree da cui provengono.

Silvana MANGIONE (USA) premette che esprimerà soltanto posizioni personali, riguardo alle quali non ha avuto modo di confrontarsi con alcuno. La sua presenza a questa Commissione è motivata dall’esigenza di approfondire la conoscenza di una realtà e di una cultura diverse da quelle anglosassoni in cui vive. Ritiene che tre siano le scelte possibili: o poiché la ripartizione in quattro sezioni ha penalizzato il mondo

dell’emigrazione, di cui nulla sanno persone in taluni casi elette con pochissimi voti, con le quali non esiste alcun rapporto, si potrebbe proporre una revisione della legge sul voto indicando che le liste sono uniche a livello mondiale, ma ad ognuna delle quattro sezioni si garantisce almeno un deputato e un senatore;

o che il Messico e l’America Centrale anche elettoralmente facciano parte dell’America Latina. In tal caso sarebbe comunque difficile che riuscissero ad eleggere un proprio candidato;

o che ai fini elettorali tutto rimanga come ora, poiché toccare la legge sul voto all’estero può essere estremamente rischioso, ma all’interno del CGIE Messico e America Centrale diventino un jolly, partecipando all’una o all’altra Commissione Continentale a seconda degli ordini del giorno: alla Commissione America Latina quando si discutono temi specifici dell’area, e

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alla Commissione Nord e Centro America (che dovrà essere creata) quando la discussione verte su temi generali e/o elettorali. Questa soluzione a moduli variabili sarebbe a suo avviso da approfondire.

Situazioni anomale riguardano anche Africa e Australia, e la stessa Commissione Continentale per i Paesi anglofoni si riunirà a Montreal, dove si parla francese. Forse il caso potrebbe essere presentato nel documento finale e in un ordine del giorno segnalando che nella prossima modifica della legge del CGIE si dovrà tenere ovviamente conto delle ripartizioni elettorali, ma anche delle reali esigenze di Paesi culturalmente e socialmente simili a quelli dell’America Latina.

È fondamentale mantenere vivo il tema, osserva il PRESIDENTE.

Con riferimento alla prossima riunione continentale, che dovrebbe tenersi in Cile o in Uruguay, o magari in Venezuela, Michele COLETTA (Venezuela) ritiene che ci si dovrebbe pronunciare sulla proposta di riduzione a due sole giornate, che non può riguardare la sola Commissione Continentale America Latina. Se vi sono problemi di bilancio la riduzione deve interessare tutti e comunque non è pensabile che ci si possa spostare per migliaia di chilometri solo per due giorni di lavoro.Ritiene scorretto questo modo di fare e desidera che a Roma si sappia della contrarietà dell’America Latina.

Adriano TONIUT (Argentina) chiede se vi sia chi è in grado di chiarire il motivo della decisione di ridurre a due giorni la prossima riunione continentale.

Claudio PIERONI (Brasile) informa che le due giornate di riunione sono soltanto indicative e la decisione definitiva dovrà essere presa dal Comitato di Presidenza che si riunirà il 21 e 22 settembre. Il problema è la concentrazione degli impegni, che comprendono anche un’assemblea plenaria per ora solo prevista dal 2 al 6 ottobre, e che tra l’una e l’altra Commissione Continentale devono intercorrere non meno di 15 giorni per la fase organizzativa e gli adempimenti ai quali l’Amministrazione deve fare fronte.

Ad Adriano TONIUT (Argentina), che domanda per quale motivo non sia certa la data dell’Assemblea Plenaria, Claudio PIERONI (Brasile) spiega che si è in attesa del completamento delle procedure per l’emanazione del decreto del Presidente del Consiglio, relativo ai nuovi 9 Consiglieri di nomina governativa.

Filomena NARDUCCI (Uruguay) invita anzitutto a considerare che in un semestre si sta svolgendo l’attività di un intero anno. Le date indicate per l’Assemblea Plenaria non è detto che siano definitive poiché tutto dipende da quando il Presidente del Consiglio firmerà il decreto di nomina dei Consiglieri contestati, così consentendo di ricostituire il plenum, che potrà finalmente riunirsi. Soltanto ora, verificando il calendario, prende atto che soltanto alla Commissione Continentale America Latina sono riservati due giorni, ed ella suggerisce che si decidano la sede e almeno i temi centrali all’ordine del giorno della prossima riunione, in modo che nel Comitato di Presidenza che si riunirà il

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21 e 22 settembre, in base alle necessità si potrà richiedere che i giorni siano tre.

Antonio LASPRO (Brasile) sottolinea l’importanza di non creare precedenti, poiché è inaccettabile che si usino diversi pesi e misure. Bene ha detto il Cons. Coletta che è impensabile affrontare spostamenti estremamente faticosi, per di più in classe economica, per soli due giorni.A suo avviso si sarebbe potuto non perdere sei mesi poiché 65 Consiglieri su 94, che costituiscono la maggioranza, avrebbero potuto continuare a svolgere la normale attività.

Mario ARALDI (Brasile) pone una questione di principio: il Cons. Filomena Narducci (Uruguay) ha suggerito di preparare un ordine del giorno per poi chiedere tre giorni di riunione, ma quando è stata presa la decisione per le Commissioni anglofona e dell’Europa e Nord Africa queste non hanno presentato il loro ordine del giorno. Che i giorni, dunque, siano per tutti o tre o due. Un eventuale problema di ristrettezza di tempi non può ricadere soltanto su una parte di Consiglieri rimasti per sei mesi a disposizione prima di riprendere a lavorare.

Filomena NARDUCCI (Uruguay) fa notare che un calendario è già stato fatto e va cambiato. Assicura che, tenendo conto degli impegni complessivi, saranno richiesti tre giorni.

Francisco NARDELLI (Argentina) sottolinea come tutti siano d’accordo che tre giorni sono il minimo per svolgere un lavoro serio. Indubbiamente si deve chiedere una modifica del calendario ed egli esorta a predisporre l’ordine del giorno da presentare al CdP. Se il CGIE non ha avuto la possibilità di riunirsi nei primi sei mesi dell’anno, tutto è dovuto al fatto che esso non è autorevole e dipende dalle decisioni del MAE. Quando si discuterà la riforma della legge del CGIE, la domanda da porsi è se si voglia o meno essere autorevoli.

Ugo DI MARTINO (Brasile) ricorda che il CGIE non si è potuto riunire perché lo ha vietato una sentenza del TAR a seguito del ricorso di un sindacato, e il MAE ha poi deciso di sentire il parere del Consiglio di Stato. Comunque, dopo sei mesi ci si è riuniti, i tempi sono stretti e si deve fare i conti anche con gli impegni dei Parlamentari eletti all’estero. La decisione in ordine ai giorni di riunione spetta ai Vice Segretari d’area ed egli non conosce il motivo per cui ne sono stati decisi soltanto due per l’America Latina. In ogni caso si deve prendere posizione, eventualmente anche con espressione di voto, sul fatto che i problemi dell’area latino-americana non sono minori o meno importanti di quelli delle altre aree e che tre giorni sono indispensabili per trattarli. Non è accettabile alcuna differenziazione.

Ad Antonio LASPRO (Brasile) risulta che vi siano consistenti residui di fondi che, se non si decide come impiegare, andranno in economia, e poi si vuole risparmiare sulle riunioni. Con tutte le difficoltà che gli spostamenti comportano, se la riunione dovesse essere di due giorni, sarebbe meglio non farla.

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Nello COLLEVECCHIO (Venezuela) chiede conferma che con la sentenza del TAR sono stati diffidati il Ministro Carloni e il Segretario Generale Narducci dal consentire lo svolgimento di qualsiasi attività del CGIE, e che è stato possibile riunirsi solo quando è intervenuto il Consiglio di Stato.

Tornando sulla questione della prossima riunione continentale dell’America Latina, Claudio PIERONI (Brasile) precisa che in Comitato di Presidenza solo inizialmente si è parlato di due giorni, ossia del 23 e 24 settembre, e che poi il Segretario Generale ha affermato che eventualmente non vi sarebbero problemi ad aggiungere un altro giorno. Non è stata presa una vera e propria decisione, ma si è dato incarico al Ministro Carloni di sistematizzare il calendario. È ovvio che non si accetteranno differenziazioni rispetto alle altre Commissioni.

Poiché è stato chiamato in causa il Ministro Carloni, Michele COLETTA (Venezuela) ne vorrebbe conoscere l’opinione.

Il Min. Plen. Bernardo CARLONI ricorda che la riunione del CdP è stata breve ed affrettata, e dunque potrebbe anche essergli sfuggito qualcosa. Comunque il calendario non è un documento definitivo e invariabile: basta che si decida in ordine al terzo giorno ed egli provvederà a modificarlo.

Il PRESIDENTE è in attesa della risposta dal Cile, e il ritardo è probabilmente dovuto al fatto che proprio nei giorni della riunione continentale è prevista la visita del Ministro D’Alema, per cui è necessario consultare anche l’Ambasciatore per conoscerne la disponibilità a ricevere la Commissione. Qualora fosse impossibile tenere la riunione in Cile, domanda se vi sia qualche altro Paese disposto ad offrirsi come sede.

Premettendo che sarebbe preferibile il Cile proprio per approfittare della Presenza dal Presidente del CGIE, Filomena NARDUCCI (Uruguay) dà la disponibilità eventualmente per Montevideo.

Francisco NARDELLI (Argentina) fa notare che, se si è d’accordo che i giorni debbano essere tre, quello da aggiungere dovrebbe essere mercoledì 25 settembre.

Aderendo alla proposta del Cons. Toniut (Argentina) il PRESIDENTE dà mandato ai Consiglieri che ne fanno parte di comunicare al CdP la richiesta della Commissione. Apre quindi la discussione sugli ordini del giorno presentati, a iniziare da quello a firma Toniut, concernente l’istituzione di un Ufficio elettorale permanente presso ogni Consolato, del quale dà lettura concludendo che sarebbe preferibile evitare l’indicazione di chi dovrebbe sostenere le spese.

Secondo Filomena NARDUCCI (Uruguay) ci si dovrebbe limitare a chiedere l’ufficio elettorale permanente nei Consolati.

Poiché l’Ufficio elettorale fa capo al Ministero dell’Interno, che gestisce l’elenco elettorale, Silvana MANGIONE (USA) fa notare che perché si possa aprire un

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ufficio elettorale presso il Consolato ci vuole una legge che attribuisca una serie di poteri.

L’ordine del giorno dovrebbe allora essere indirizzato al Ministero dell’Interno, afferma Filomena NARDUCCI (Uruguay), poiché si sta chiedendo un’innovazione. La sua idea è che si inizi col chiedere l’ufficio elettorale permanente, poi i costi e come sarà istituito verrà deciso in seguito.

Ugo DI MARTINO (Brasile) è convinto che sia necessaria una legge e il CGIE potrebbe presentare una proposta di articolato. Ciò che importa è ottenere che vi siano uffici elettorali in tutti i Consolati.

Viene stabilito che l’ordine del giorno, sul cui testo la Commissione si esprime favorevolmente, sia rimesso al CdP per le opportune valutazioni e decisioni.

Michele COLETTA (Venezuela) si augura che questo documento, che nel CdP passerà a persone interessate a sostenere che nel mondo si sono verificati fatti discutibili intorno al voto all’estero, non contribuisca ad alimentare le polemiche.

Il PRESIDENTE dà lettura dell’ordine del giorno a firma Nardelli, concernente i parlamentari eletti all’estero.

A Michele COLETTA (Venezuela), che fa notare che si chiama ad essere membri del Consiglio Generale coloro che già lo sono mentre dovrebbero divenirlo coloro che, eletti all’estero, sono al di fuori del CGIE, Francisco NARDELLI (Venezuela) precisa che la visione è prospettica e presuppone la riforma della legge del CGIE.Allora andrebbe precisato che l’ordine del giorno riguarda chi non è già membro del CGIE, aggiunge Michele COLETTA.Il PRESIDENTE osserva che il termine “auspica” è espressione di un astratto desiderio. Viene sostituito con “ritiene utile”. A seguito della riflessione di Mario ARALDI (Brasile), che i parlamentari membri di diritto, quindi anche di voto, aumenterebbero il numero di componenti del Consiglio Generale, Silvana MANGIONE (USA) suggerisce la seguente formulazione: “membri ex officio con solo diritto di parola”. Rispondendo a Mario ARALDI, il quale domanda se un Consigliere del CGIE eletto parlamentare perda il diritto di voto nel Consiglio Generale, il PRESIDENTE sottolinea che l’eletto nel CGIE ha diritto di voto appunto in virtù del fatto che è stato eletto, indipendentemente dalla successiva elezione a parlamentare. Se il tema appare nel documento finale, in considerazione della mancanza di chiarezza di posizioni e di proposte suggerisce di sospenderne la discussione.

Il PRESIDENTE dà lettura dell’ordine del giorno a firma Collevecchio, concernente la convocazione della VI Commissione Tematica del CGIE.

L’OdG “Convocazione VI Commissione Tematica” è approvato all’unanimità con il n. 1 (All. 3)

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Il PRESIDENTE legge l’ordine del giorno a firma Narducci e Arona, concernente la natura giuridica dei Comites.

L’OdG “Natura giuridica dei Comites” è approvato all’unanimità con il n. 2 (All. 4)

Il PRESIDENTE legge l’OdG concernente i Patronati.

L’OdG “Patronati” è approvato all’unanimità con il n. 3 (All. 5)

Il PRESIDENTE dà lettura dell’OdG concernente “Parlamentari eletti dagli italiani all’estero”.

L’OdG “Parlamentari eletti dagli italiani all’estero” è approvato all’unanimità con il n. 4 (All. 6)

Il PRESIDENTE dà lettura dell’OdG a firma Pieroni, Araldi e Laspro, concernente “Cittadinanza”.

L’OdG “Cittadinanza” è approvato all’unanimità con il n. 5 (All. 7)

Il PRESIDENTE dà lettura dell’OdG a firma Pieroni, Araldi e Laspro concernente “Modifica della tempistica elettorale”.

Mariano GAZZOLA (Argentina) domanda se le modiche richieste riguardino la legge o il regolamento, poiché qualora si trattasse di intervenire sulla legge si correrebbero rischi dei quali si è già discusso.

Il PRESIDENTE ritiene che le modifiche investirebbero la legge, ma l’alternativa è non essere mai in grado di votare in condizioni migliori.

Michele COLETTA (Venezuela) suggerisce che ci si affidi al parere e alle decisioni del Comitato di Presidenza.

Poiché tuttora esiste un partito trasversale contrario al voto degli italiani all’estero, l’On. Ricardo MERLO invita a un’attenta riflessione sull’opportunità politica delle iniziative che intende assumere la Commissione, nella quale il livello di discussione è molto elevato. Sarebbe forse opportuno lasciar trascorrere un po’ di tempo prima di avanzare certe richieste. Suggerisce poi che, ora che in Parlamento siedono i rappresentanti che la comunità ha eletto, anziché chiedere loro conto delle proposte di legge che presenteranno, il CGIE avanzi esso stesso delle proposte da affidare per la presentazione ai Parlamentari eletti all’estero. In questo modo essi realmente diverrebbero strumento del CGIE, che è l’organismo di rappresentanza della base. È dell’avviso che sia importante riflettere su come ogni Consigliere debba svolgere il suo nuovo, importantissimo ruolo.

Marina SALVAREZZA (Ecuador) ritiene che le osservazioni da fare non vadano rinviate, poiché non si può prescindere dal mettere in chiaro i problemi e non ci si può far condizionare dai timori, anche se è opportuna una

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valutazione nel senso indicato dall’On. Merlo e se si deve tenere conto della nuova situazione. In sostanza, non si deve perdere l’occasione di chiarire le difficoltà e i problemi mettendoli nero su bianco e, poiché nel prossimo futuro è prevista una serie di riunioni, le riflessioni successive consentiranno forse di individuare una modalità vantaggiosa per tutti, anche con il consiglio e il conforto dei Parlamentari degli italiani all’estero, con i quali forse si può rinsaldare il rapporto presentando loro nuove proposte di legge.

Maria Rosa ARONA (Argentina) fa presente che nella bozza di documento che verrà in seguito sottoposta alla Commissione tra l’altro è affrontata la questione delle esigenze delle comunità all’estero relative alle scadenze degli adempimenti previsti dalla legge sul voto per corrispondenza, e in quel ambito si può conciliare la preoccupazione politica dell’On. Merlo con la convinzione, che è di tutti, che non ci si debba porre limiti nel formulare valutazioni oggettive sulla realtà.

Il PRESIDENTE invita a tenere in sospeso anche questo ordine del giorno. Non dubita che tuttora esista, e che ci sarà anche in futuro, un partito trasversale contrario al voto degli italiani all’estero, ma ritiene che esso possa risultare rafforzato se non si sarà in grado di esprimere vero interesse per il voto; pertanto, può essere utile affermare che si vuole votare, ma avendo l’informazione corretta e con i tempi giusti. Forse basterebbe una leggina per apportare la modifica nel senso richiesto, e d’altra parte già esiste una differenza tra chi vota in Italia e non indica le preferenze, e chi vota all’estero e invece le indica. Nel momento in cui si mette alla prova dei fatti una nuova legge, è evidente che possono servire degli aggiustamenti.

Marina SALVAREZZA (Ecuador) ribadisce la richiesta più volte avanzata, che la Colombia abbia un proprio rappresentante nel Consiglio Generale e in tal senso presenta una mozione, della quale il PRESIDENTE dà lettura.

Silvana MANGIONE (USA) fa rilevare che l’attribuzione territoriale dei 65 componenti del CGIE è fatta per tabella che può essere modificata dal Ministro degli Esteri e ogni volta che si è tentato di riaprire tale tabella si è dato il via a una lunga serie di rivendicazioni. Occorre dunque cautela e considerare che, ad esempio, si potrebbe sostenere che dovrebbe esserci un rappresentante per ogni Paese dell’America Centrale, oltre che del Messico, e la stessa cosa potrebbe dirsi per Grecia e Spagna e per la Danimarca.

Marina SALVAREZZA (Ecuador) obietta che se un Paese in cui risiedono più di 3.000 connazionali ha diritto ad avere un Comites, ha anche diritto ad avere un proprio rappresentante nel CGIE. Se valesse tale regola, fa osservare Silvana MANGIONE (USA), gli Stati Uniti dovrebbero avere 11 Consiglieri nel Consiglio Generale e il Canada 8.Marina SALVAREZZA sostiene che la questione andrebbe posta in altri termini, considerando che ogni Paese dovrebbe avere almeno una voce che lo rappresenti.

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È lungo l’elenco dei Paesi che non sono direttamente rappresentati, viene obiettato da più parti, e il PRESIDENTE invita il Cons. Marina Salvarezza a ribadire ai connazionali in Colombia che a lei devono rapportarsi. Il Ministro degli Esteri stila la tabella una volta eletto il CGIE ma, aggiunge Silvana MANGIONE (USA), mantenendo invariato il numero di 65 Consiglieri, per cui qualcuno dovrebbe rinunciare a una rappresentanza per lasciare spazio alla Colombia. Nella riforma della legge del CGIE a parere di Marina SALVAREZZA (Ecuador) dovrebbe esservi una previsione in tal senso. In tal caso, interviene il PRESIDENTE, non si tratterebbe di presentare una mozione riferita alla Colombia, ma di ricercare tutti assieme, prima della riforma della legge del CGIE, una soluzione condivisa. Ella, ad esempio, ha più volte rappresentato l’opportunità che vi sia un rappresentante per il Messico e uno per l’America Centrale e i Carabi, realtà similari tra loro, che si differenziano dal Messico. Cogliendo il suggerimento, Marina SALVAREZZA aggiungerebbe nel testo il rinvio al momento della riforma della legge del CGIE.

Dopo aver letto nuovamente la mozione, il PRESIDENTE osserva che per come è formulata sembrerebbe adombrare la rinuncia alla rappresentanza a favore della Colombia. In realtà, afferma Marina SALVAREZZA (Ecuador), al momento dell’elezione si è impegnata a rinunciare a dicembre alla rappresentanza. In passato la Colombia ha sempre avuto un rappresentante, mentre per l’Ecuador questa è la prima volta.Con decisione il PRESIDENTE afferma che la scelta degli elettori va rispettata e consiglia di ritirare la mozione. Filomena NARDUCCI (Uruguay) fa notare che le realtà cambiano e, ad esempio, nei due precedenti mandati il Messico era rappresentato dalla Costarica, così come la Grecia era rappresentata dalla Spagna mentre oggi è il contrario non perché sia stata decisa un’alternanza, ma a seguito di un’elezione. Si potrebbe semmai auspicare che per il futuro la tabella sia rivista in base alla consistenza dei Paesi e la rappresentatività delle aree, e ritirare la mozione.Marina SALVAREZZA ritira la mozione chiedendo che nel documento finale vi sia un richiamo alla necessità di revisione della tabella nel senso indicato dal Cons. Filomena Narducci.

Qualora la visione del CGIE del futuro fosse clientelare, Silvana MANGIONE (USA) si dimetterebbe immediatamente. Come i Parlamentari eletti in rappresentanza di una certa area, dal momento in cui sono entrati nel Parlamento italiano rappresentano tutti gli italiani, chi entra nel CGIE come Consigliere non rappresenta soltanto il proprio Paese, ma dibatte gli interessi di tutti e dà il proprio apporto alla soluzione dei problemi di tutti. Se il Cons. Marina Salvarezza, che rappresenta due Paesi, ha un problema etico, si dimetta e passi il testimone alla Colombia. Certo il CGIE non può farsi carico di un impegno che lei ha assunto.

Marina SALVAREZZA (Ecuador) conferma la volontà di ritirare la mozione.

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I lavori, sospesi alle ore 11.50, riprendono alle ore 12.30

Considerato l’esiguo tempo a disposizione, il PRESIDENTE mette ai voti la proposta di rinviare alla prossima riunione a Roma la discussione sulla Legge finanziaria.La proposta è accolta all’unanimità.

Ritenendo che potrebbe essere motivo di rinnovate polemiche sullo svolgimento delle elezioni, Adriano TONIUT (Argentina) considera opportuno ritirare l’ordine del giorno presentato, relativo all’istituzione di un ufficio elettorale permanente presso i Consolati, purché nel documento finale sia rappresentata la necessità della creazione di tale organismo.

Il PRESIDENTE prende atto della volontà espressa dal Cons. Toniut e dà quindi lettura del documento finale, sul quale apre la discussione.

Richiamando la proposta del Cons. Nardelli (Argentina), Michele COLETTA (Venezuela) aggiungerebbe al punto E. Varie ed eventuali, che i Parlamentari eletti che non sono componenti del CGIE ne fanno comunque parte.

Non si può cambiare la legge, fa osservare il PRESIDENTE, e l’auspicio che i 18 Parlamentari partecipino ai lavori del CGIE è già espresso nel secondo capoverso del documento.

Silvana MANGIONE (USA) suggerisce alcune correzioni formali, che vengono accolte.

A seguito della considerazione di Nello COLLEVECCHIO (Venezuela), che nel documento non si fa cenno alla questione del riacquisto della cittadinanza, il PRESIDENTE aggiunge all’elenco delle proposte emerse un punto 6) del seguente tenore: “riaprire i termini per la presentazione di domande di riacquisto della cittadinanza nel luogo di residenza e senza limiti temporali”.

Accogliendo il suggerimento di alcuni colleghi, per consentire un approfondimento della questione Francisco NARDELLI (Argentina) ritira l’ordine del giorno concernente i Parlamentari eletti all’estero e si propone di presentarlo nuovamente in occasione della prossima riunione a Roma.

Il PRESIDENTE ricorda che una decisione va assunta in relazione all’ordine del giorno concernente la modifica della tempistica elettorale, presentato dai Consiglieri del Brasile. Adriano TONIUT (Argentina) è dell’idea di rimettere al Comitato di Presidenza la decisione in ordine al momento più opportuno per dargli corso. Filomena NARDUCCI (Uruguay) fa rilevare che al punto 2) del documento finale si chiede appunto che per quanto riguarda i tempi la legge elettorale tenga conto delle esigenze delle comunità all’estero. Il PRESIDENTE fa notare che in questo ordine del giorno si sta ponendo un problema che comunque non può essere risolto dal Comitato di Presidenza e neppure dal CGIE. Per Claudio PIERONI (Brasile) è comunque opportuno porre la questione.

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Filomena NARDUCCI (Uruguay) ritiene che un tema così importante vada considerato sotto ogni aspetto con seri approfondimenti. Propone pertanto che se ne discuta a Roma nella prossima riunione dell’area.

Invitando a superare la logica del chiedere e demandare ad altri il fare, Mariano GAZZOLA (Argentina) suggerisce di ritirare l’ordine del giorno e di riprendere la questione a Roma, presentando ai Parlamentari un’articolata proposta di riforma della legge.

Ugo DI MARTINO (Venezuela) considera interessante tale proposta ma non eviterebbe di esternare al CdP e all’Assemblea le preoccupazioni della Commissione.

Dopo aver sottolineato che il tema è stato posto nel documento finale, il PRESIDENTE conclude che se il Cons. Pieroni non intende ritirare l’ordine del giorno, non resta che metterlo ai voti.

Maria Rosa ARONA (Argentina) non comprende l’insistenza del Cons. Pieroni, il quale tra l’altro ha presenziato alla stesura del documento finale finché sulla questione non si è trovata una sintesi che rispecchiasse il suo pensiero. Anche al fine di una valorizzazione del CGIE le sembra apprezzabile il suggerimento del Cons. Gazzola (Argentina), di non attendere che altri risolvano i problemi ma presentare proposte concrete. È ora di dare prova di maturità politica.

Claudio PIERONI (Brasile), dopo aver richiamato l’attenzione sulla diversa valenza di un ordine del giorno rispetto al documento finale, dichiara di aderire alla proposta del Cons. Gazzola (Argentina) e ritira l’ordine del giorno.

Silvana MANGIONE (USA) suggerisce che a conclusione del documento si aggiunga che “la Commissione approva gli ordini del giorno allegati come parte integrante del presente documento”.

Essendo stato accolto il suggerimento e conclusa la discussione,

il Documento finale è approvato all’unanimità (All. 8)

Il Cons. Alessandro FERRANTI esprime un sincero ringraziamento per l’opportunità concessa all’Ambasciata d’Italia, e a lui in particolare, di seguire i lavori di questa Commissione, molto articolati e di grande spessore. Auspica che il Documento finale abbia un buon esito e che all’orizzonte si profilino lavori altrettanto proficui. Al suo personale saluto aggiunge quello dell’Amb. Scauso.

Il PRESIDENTE ringrazia per l’impegno e la disciplina di cui tutti hanno dato prova, che ha consentito un proficuo svolgimento dei lavori, e si scusa per gli eventuali inconvenienti. Tiene poi a far presente che la riunione, approntata in un tempo brevissimo, non sarebbe stata possibile senza il più che valido contributo che la signora Casalini ha offerto sin dall’inizio, curando l’organizzazione quando lei era ancora in Italia.

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A titolo personale e a nome dei colleghi della Commissione Ricardo BUTTAZZI (Argentina) ringrazia il PRESIDENTE per l’impegno nel presiedere la riunione e per l’ottima organizzazione.

Il PRESIDENTE dichiara chiusi i lavori della Commissione Continentale America Latina.

I lavori terminano alle ore 13.15

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Allegato 1COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA

(Città del Messico, 17-19 luglio 2006)

Relazione dell’Esperto Regina CASALINI – Messico

Analisi dei problemi emersi durante e dopo le consultazioni politiche e referendarie : proposte di intervento.

Grazie alla collaborazione che l’Ambasciata d’Italia mi ha permesso di svolgere presso ufficio consolare, ho avuto l’opportunità di seguire da vicino le ultime 3 consultazioni elettorali ed inoltre la campagna sulla verifica dei dati effettuata il passato settembre.Questa collaborazione mi ha dato modo, essendo prima di tutto un cittadino italiano residente all’estero, di vivere questa esperienza da diversi punti di vista.

Penso di poter asserire con certezza che uno dei maggiori problemi riscontrato durante le consultazioni di questi ultimi anni in Messico, sia la mancanza di comunicazione da parte del cittadino alla propria circoscrizione consolare (all’Ambasciata nel nostro caso) della variazione di indirizzo. Infatti parlando di percentuali, ciò rappresenta circa il 25 % degli aventi diritto al voto (MIN).

Una piccola parte di questa percentuale può essere imputabile alla mancanza di controllo da parte dell’operatore dell’indirizzo riportato dal cittadino sul modello di richiesta passaporto

Un’altra parte può essere dovuta a ritardi da parte dell’Ambasciata nella trasmissione dei cambi di indirizzi ricevuti dalla rete consolare, però l’incidenza totale é minima.

Un altro grande problema é rappresentato dalla mancanza di allineamento tra i dati MAE e MIN, che nonostante la verifica dell’anno scorso, continua a rappresentare un forte impegno per i prossimi mesi.

Una delle cause di ciò é la registrazione degli atti di stato civile direttamente con il Comune, senza che quest’ultimo ne richieda la validità (formale e sostanziale) al Consolato corrispondente, cosa che invece avviene tra le varie sedi consolari. La registrazione diretta crea delle notevoli differenze , gli ultimi incroci effettuati sulla lista provvisoria hanno provato che i Comuni continuano a registrare direttamente l’atto del residente all’estero senza invitare lo stesso a registrarsi presso la propria circoscrizione consolare.

Questo l’ho provato anche personalmente, ne presso la delegazione, ne all’anagrafe centrale di Roma, nessuno mi ha mai detto che avevo l’obbligo di ricofermare la mia iscrizione Aire entro un anno presso il consolato locale, pena la cancellazione.

Inoltre in Messico il programma informatico del MAE é utilizzato da pochi anni percui non tutte le precedenti trascrizioni, effettuate in word, risultano nel sistema.

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Plico elettorale – poco chiare le spiegazioni, in particolare riguardo le modalità di invio che in questo paese avviene via corriere, e non via posta e con busta preaffrancata come specificato nelle istruzioni generali. Anche per le informazioni sull’inserimento della scheda e del tagliando nella corretta busta esiste un’interpretazione varia e personale. Forse é necessario personalizzare le istruzioni del paese e ripetere le più importanti direttamente sulla busta da reinviare con la scheda votata.

Nonostante la grande campagna pubblicitaria di Rai International, molti degli italiani residenti in Messico non ne hanno accesso. L’interesse per le votazioni é forte ma, molte volte si limita solo alla “partecipazione” e non per esprimere un voto consapevole a causa della mancanza di informazione.

Ritornando sull’indirizzo, ritengo giustissima la procedura seguita dal MIN nell’ultima consultazione a causa del poco tempo a disposizione: nominativo MIN dell’avente diritto al voto + l’indirizzo risultante dall’anagrafe consolare.

Anche qui l’esperienza personale mi ha aiutato a riscontrare dei problemi di questa catena. Il mio nucleo familiare ha cambiato da poco indirizzo. Il cambiamento é stato mandato al Comune di Roma a nome del capofamiglia riportando il mio e quello di mio figlio come famigliari conviventi. Risultato : Plichi elettorali arrivati all’indirizzo corretto a tutti e due (mio figlio é minorenne), la cartolina inviata dal Comune di Roma per le passate votazioni locali, è stata inviata a me (familiare convivente) al nuovo indirizzo ed a mio marito (capofamiglia) all’indirizzo precedente. Forse é il caso di trovare un’alternativa a questo farraginoso procedimento.

L’applicativo del Sicc I é una forma rapida e efficace per stralciare dall’elenco provvisorio ed inserire nell’elenco aggiunto i nominativi ritenuti idonei. Non potrebbe esistere una forma simile per la trasmissione dei dati ai Comuni. Si eviterebbero così costi, perdita di tempo alle rappresentanze consolari e agli stessi Comuni. Inoltre, cosa più importante, non sarebbe necessaria la ripetitiva trascrizione dei dati che crea errori di digitazione.

Le disposizioni del MAE riguardo al poter emettere duplicati ed inserire in elenco aggiunto i cittadini italiani fino alle 16.00 dell’ultimo di giorno delle elezioni, crea discriminazione e quindi disparità di trattamento tra un cittadino residente a Città del Messico, che potrà votare quindi fino all’ultimo momento ed uno per esempio residente a Veracruz a 4- 5 ore di macchina. Come evitarlo?

Il diritto all’iscrizione nell’elenco elettorale dovrebbe essere automatica con la trascrizione dell’atto di nascita però ciò non avviene in tutti i Comuni, questo é stato uno dei motivi dell’impossibilità di votare (in maggioranza nella cittadinanza per matrimonio).

Nel plico elettorale é necessario inserire la Legge sul voto all’estero (sono circa 8/12 pagine) e solo ½ pagina rispetto al tema trattato dalla consultazione elettorale. Si potrebbe cambiare? Si potrebbero dare più informazioni inerenti alla specifica votazione?

Per quanto riguarda le elezioni politiche le liste dei candidati non erano molto chiare (carattere troppo piccolo) e sono state confuse per le schede elettorali quindi molti hanno votato scheda e lista.

Come ultima cosa, vorrei aggiungere la difficoltà che penso abbiamo riscontrato tutti, dovuta alla vicinanza tra le consultazioni politiche e

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referendarie. È stato necessario ritardare ed in certi casi bloccare il lavoro del consolato (parte Aire- Stato Civile) per poter correggere gli indirizzi dei cittadini i cui plichi elettorali erano tornati indietro nella precedente consultazione.

Ora, alla chiusura del referendum, é necessario eseguire una revisione dei nuovi plichi tornati al mittente usufruendo di tutti i dati forniti dal corriere riguardo il mancato recapito (cambio indirizzo, trasferimento, rimpatrio, decesso, ecc.) per correggere i dati sbagliati. Però la carenza di personale rende difficile questo lavoro senza creare dei disservizi allo sportello.

Rete Consolare :

In Messico esiste una rete consolare composta da più di 20 rappresentanze onorarie tra consolati onorari, vice consolati onorari, agenzie consolari onorarie e corrispondenti consolari onorari. Guadalajara. Monterrey, Queretaro, Cancun, Acapulco, Puebla e Veracruz sono città che concentrano collettività italiane o di discendenti (come nel caso di Puebla e Veracruz) Attraverso le riunioni itineranti nel territori messicano del Comites e grazie sempre alla collaborazione con l’Ambasciata, ho avuto modo di rendermi conto delle problematiche relative a questo argomento.

Ciò che principalmente manca é la comunicazione. L’attuale organigramma dell’ufficio consolare, non consente di dedicare una persona ai rapporti con la rete consolare, quindi di verificare in linea lo stato di una pratica o l’arrivo di un documento o solamente di richiedere una consulenza su di un caso particolare.Infatti disponendo di 1 persona ai passaporti, 1 ai visti e cittadinanze per matrimoni, 1 all’Aire – stato civile le stesse sono occupate allo sportello durante l’orario di attenzione al pubblico (09.00 /12-13.00) e al disbrigo delle pratiche ed alla consulenza telefonica ai cittadini fino alle 15.30. La rete consolare dovrebbe quindi aspettare le 13.00 per chiamare sperando di trovare la linea telefonica disponibile. Incaricare una persona responsabile della comunicazione con la rete consolare, alla cui linea possa rispondere sempre.

L’altra necessità è il continuo aggiornamento in termini di informazioni, modulistica e tariffe. Inoltre, ad eccezione di una piccola percentuale che offre continuamente la propria presenza, molte rappresentanze sono portate avanti da segretarie. Quest’ultime, sempre molto disponibili ad ascoltare le necessità ed a risolverle quando possibile, rappresentano un ulteriore anello della catena, quindi nel caso di una riunione atta a “ preparare” la rete consolare non sarebbe indirizzata a chi in realtà ha il contatto con il pubblico ma, a coloro la cui posizione è più rappresentativa che operativa. Da qui si evince la necessità, oltre alla riunione annuale della rete consolare, l’esigenza di preparare localmente gli addetti ai lavori.

Inoltre la riduzione dei costi non aiuta la rete consolare nel pagamento delle sempre alte fatture telefoniche, mezzo necessario per seguire tutte le richieste dei cittadini italiani dell’area. Dar la possibilità di ridurre le spese telefoniche prendendo anche in considerazione il nuovo sistema Ripa, istallato nelle Ambasciate.

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Informazione univoca circa il procedimento : nella stessa ambasciata esistono più versioni della stessa procedura dovute alla diversa esperienza degli operatori locali o provenienti dal ministero o da altre sedi all’estero. Forse sarebbe necessario fare in modo che anche coloro con contratti locali possano aggiornarsi in Italia o in altre sedi. Sarebbe necessario per il Comites avere un riferimento al Ministero a cui poter rivolgere direttamente un quesito generato da indicazioni diverse avute localmente.

Esempio : l’atto di nascita di un figlio legittimo registrato all’ufficio civile messicano da uno solo dei due genitori é valido in Messico in quanto esiste a monte la registrazione di un atto di matrimonio fra i medesimi Lo stesso sembra non essere valido in Italia e pertanto necessario il riconoscimento del figlio da parte dell’uno con il consenso dell’altro. Ultimamente si sta procedendo in questo senso anche con l’aiuto della rete consolare per evitare che un’intera famiglia debba viaggiare a Città del Messico per completare l’atto.Inoltre la registrazione del figlio con l’apposizione anche del cognome materno é sempre più richiesta e, nonostante in Italia questo avvenga, cioè molte persone registrando l’atto direttamente in Comune riescono ad ottenere il doppio cognome senza dover ricorrere al ricorso entro 30 giorni dalla notifica, questo all’estero non é possibile. Qui si procede alla rettifica del cognome riportato sull’atto di nascita secondo le normative vigenti in Italia, quindi con il solo cognome paterno ed oltretutto quando, nel caso di padre straniero, possiede già i due cognomi, vengono imposti gli stessi al bambino senza considerare che gli viene apposto invece del cognome materno, il cognome della nonna. Ciò crea problemi nelle famiglie perché il figlio in Messico risulta come fratello del padre e non figlio ed inoltre se ha un fratello nato in Italia, può essere che sia stato registrato, direttamente dal Comune, solo con il cognome paterno del padre. Quindi nel caso volessero ricorrere ad un ricorso potrebbero farlo anche dopo i famosi 30 giorni e direttamente o anche attraverso l’Ambasciata?Pertanto ciò che ritengo sia importante é stabile un criterio uguale per tutti e nei tutti includerei anche i comuni.

Inoltre, a causa della legge sulla privacy, ad oggi non é stato possibile consegnare alla rete consolare la lista degli elettori della loro area per effettuare un controllo dei dati

Inoltre sarebbe importante agevolare il cittadino permettendogli di usufruire localmente di un servizio per il quale oggi é necessario presentarsi direttamente in ambasciata. In realtà le pratiche vengono svolte presso l’Ambasciata di Città del Messico

L’appoggio potrebbe essere migliore ed anche l’organizzazione, se alcuni consolati fossero muniti del programma MAE per l’inserimento dei dati anagrafici, consentendo cosi il continuo aggiornamento dello stesso ed il rapido passaggio all’ambasciata tramite un supporto magnetico.

Inoltre sarebbe importante creare per la rete consolare , come anche per la sede:

elenco traduttori conosciuti dal rappresentante locale da poter consegnare al cittadino in caso di richiesta;

elenco medici di fiducia dell’Ambasciata o della rappresentanza onoraria per il rinnovo della patente, come anche per l’emissione di certificati medici;

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istruzioni precise riguardo la validità dell’atto di nascita non registrato da entrambi i genitori;

possibilità di effettuare localmente le dichiarazioni di riconoscimento quando necessario;

possibilità di consegna documenti per la richiesta della cittadinanza per matrimonio; Si fa notare che nel caso di cittadinanza per matrimonio gli interessati vengono da tutte le parti del paese. Quindi dovendo essere presenti i due coniugi per firmare degli atti notori, gli stessi affrontano una grande spesa di viaggio. Stesso dicasi per tutti i servizi per i quali si richiede la presenza degli interessati direttamente in Ambasciata.

Richiedere ai consolati di seguire un “manuale di procedura” creato dall’ufficio consolare di Città del Messico il quale dia delle istruzioni sopra specificate.

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Allegato 2

COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA(Città del Messico, 17-19 luglio 2006)

Relazione del Consigliere Maria Rosa ARONA - Argentina

Rete Consolare

La rete consolare in Argentina é composta di nove uffici di prima categoria ( 5 Consolati Generali, 2 Consolati, 2 Agenzie Consolari, e di circa 60 di seconda categoria.

La numerosa comunitá italiana e la conseguente domanda di servizi, soprattutto riguardante il riconoscimento della cittadinanza, in una superficie geografica di 2.780.000 kmq, richiedono di un impegno politico volto a dare senso ed in coerenza alle conquiste fatte dalle comunitá all’estero.

Vorremmo ricordare, che durante la crisi politica dell’Argentina, erano stati assunti nei diversi consolati, personale a contratto che sembrava costituire un primo passo in avanti verso l’adeguamento degli organici. Circa 90 di questi contratti furono rinnovati grazie alla legge del 31 maggio 2003 n. 122. Purtroppo non aver dato stabilitá a questi contratti, che avrebbero contribuito a bonificare smaltendo gran parte degli arretrati, soprattutto riferiti alle pratiche di cittadinanza che dal marzo 2003 sono stati sospesi gli appuntamenti per le nuove richieste.

L’esperienza elettorale di quest’anno (le elezioni politiche di aprile ed il Referendum di giugno) ha dimostrato un forte interesse ed un’attiva partecipazione della collettivitá italiana. In particolar modo é da rilevare che, in occasione del referendum consultivo costituzionale, la partecipazione dall'Argentina e' stata per la prima volta quella percentualmente piu' significativa fra i grandi paesi d'emigrazione (40,17%). Nelle scorse elezioni il primato (come dato relativo) era stato sempre dell'Uruguay, dove questa volta ha votato il 34,16%. In termini assoluti (voti espressi) se in occasione delle politiche una meta' dei voti della ripartizione America Meridionale era stato espresso in Argentina, per il referendum costituzionale la proporzione e' passata a 2/3 del totale dei voti.

E´ importante questa informazione se si pensa che dagli anagrafi consolari di circa 700 mila iscrittti, i nati in Italia sono attualmente 122.993 persone, cioé l’elenco elettorale é composto soprattutto dai discendenti degli italiani.

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Elettori potenziali ai sensi degli schedari consolari

Nominativi elenchi elettorali Mininterno

Nominativi non esatti o incompleti

Plichi elettorali inviati

Plichi recapitati

Voti espressi

Referendum giugno 2003

555.094 253.150 102.746 262.934 227.649 94.537

Elezioni Comites marzo 2004

560.314 319.315 42.809 291.255 270.625 151.958

Referendum giugno 2005

568.572 366.431 45.037 340.460 274.667 112.119

Elezioni politiche aprile 2006

440.300 394.440 (solo Senato)

379.009 38.297 352.225 283.859 200.824

Referendum costituz.Giugno 2006

453.856 362.762 14.448 350.333 293.582 141.371

Tabella A : raffronto anagrafi consolari ed elenchi elettorali (Dati ottenuti dall’Ufficio Emigrazione dell’Ambasciata d’Italia in Argentina)

Per la comunitá italiana, dunque, il voto all’estero si é rivelato decisamente significativo e, dal momento che per il recente referendum non vi é stata alcuna campagna informativa organica né dal mondo dell’Associazionismo,né dal mondo dei partiti politici, il significato e la propensione a partecipare della comunitá assume maggiore valore. Ancora piú importante risulta aver “scoperto” l’incidenza politica rilevante del voto espresso nella circoscrizione estero sui risultati elettorali finali.

Ció nonostante, esiste un problema di fondo grave dato dal persistere di un’allarmante discrepanza tra idati delle anagrafi consolari ed i dati contenuti nell’elenco degli elettori giunto dal Ministero dell’Interno. Gli elenchi del Ministero dell’Interno contengono infatti in alcuni casi meno della metá dei nominativi che risultano agli atti dei Consolati; tale percentuale di per sé bassa é a sua volta ulteriormente abbassata dal fatto che oltre il 40% dei dati del Ministero dell’Interno riporta dati incompleto o errori.

Parimenti allarmante é il fatto che gli elenchi del Ministero dell’Interno non sembrano aver tenuto conto delle bonifiche, aggiornamenti, incroci

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nominativi e salvataggio dati effettuati dalle sedi consolari su istruzioni del Ministero degli Affari Esteri negli ultimi anni.

Sede 1) Iscritti anagrafe 2)Elenco elett. 3) Nominativi 4) Elenco 5) Totale elettori

al 16/5/06 provvisorio stralciati da 2) aggiuntivo 2-3+4

Bahía Blanca 31964 20001 1992 665 18674

Buenos Aires 175361 125625 490 646 125781

Córdoba 44567 25804 597 3812 29019

La Plata 61343 43277 3931 1302 40068

Lomas de Zamora 33847 23443 377 854 23920

Mar del Plata 29443 22357 621 347 22083

Mendoza 20670 14717 1852 417 13282

Morón 37007 34.193 101 505 34597

Rosario 71713 53345 4527 1107 49925

TOTALE 505915 362762 14488 9655 357929

Tabella B: Numero di elettori in Argentina. Referendum Costituzionale 2006 (Dati ottenuti dall’Ufficio Emigrazione dell’Ambasciata d’Italia in Argentina)

La legge 459/2001, all’art. 5 recita:

•    1. Il Governo, mediante unificazione dei dati dell'anagrafe degli italiani residenti all'estero e degli schedari consolari, provvede a realizzare l'elenco aggiornato dei cittadini italiani residenti all'estero finalizzato alla predisposizione delle liste elettorali, distinte secondo le ripartizioni di cui all'articolo 6, per le votazioni di cui all'articolo 1, comma 1. DPR 104 /2003 Art. 5•Comma 4: ai fini della realizzazione dell'elenco aggiornato, i Ministeri degli affari esteri e dell'interno provvedono a confrontare in via informatica i dati contenuti nelle anagrafi degli italiani residenti all'estero con quelli degli schedari consolari.

•Comma 5: in base alle risultanze del confronto di cui al comma 4, il Ministero dell'Interno provvede ad inserire nell'elenco aggiornato i nominativi dei cittadini iscritti contemporaneamente sia nelle anagrafi degli italiani residenti

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all'estero sia negli schedari consolari, nonché i nominativi di coloro che sono iscritti solo nelle anagrafi degli italiani residenti all'estero.

La rete consolare in Argentina la quale soffriva strutturalmente di gravi limitazioni, con l’organizzazione delle elezioni politiche prima e del referendum costituzionale ha diminuito bruscamente la gestione dei servizi che per legge debbono offrire i consolati.

Dall’informazione ricavata dall’Ufficio Emigrazione dell’Ambasciata d’Italia in Argentina, la situazione dei servizi consolari al marzo 2005, data dell'ultima rilevazione, “vi erano 25891 domande in corso di istruzione, 4365 appuntamenti fissati e 75904 richieste di appuntamento presentate (dal marzo 2003 sono stati sospesi gli appuntamenti). E' da tenere presente che ogni pratica comprende un nucleo familiare in media di 4-5 persone. Dall'ultima rilevazione Mar del Plata e La Plata hanno esaurito l'arretrato e hanno istituito un sistema di appuntamenti mensili  per internet. Negli ultimi mesi il settore cittadinanza e' stato ovunque "sacrificato", a causa dei continui appuntamenti elettorali. Si preferisce concentrare lo scarso personale disponibile nei servizi per l'utenza gia' in possesso della cittadinanza (passaporti, anagrafe, assistenza, notarile, stato civile). E' inoltre da tenere presente la corsia preferenziale istituita per i discendenti diretti dei cittadini gia' iscritti. La loro richiesta viene considerata di stato civile piuttosto che come ricostruzione di cittadinanza”.

UFF. CONSOLARE IMPIEGATI TOTALE CONNAZIONALI CONNAZIONALI Variazioni organico prox 6 mesi

TOTALE

DI RUOLO

A CONTRATTO

IMPIEGATI PER IMPIEGATO cessazioni

sostituzioni

BAHIA BLANCA 6 4 10 31.964 3.196 0 0 10BUENOS AIRES 26 24 50 175.361 3.505 ? ? ?CORDOBA 11 7 18 44.567 2.476 3+1(*) 2 16LA PLATA 13 11 24 61.343 2.556 4+1(*) 3 22LOMAS DE ZAMORA

4 6 10 33.847 3.385 2 0 8

MAR DEL PLATA

5 6 11 29.443 2.677 1 2 12

MENDOZA 5 4 9 20.670 2.297 2 2 9MORON 6 5 11 37.007 3.364 0 0 11ROSARIO 9 7 16 71.713 4.482 3(*) 0 13

TOTALI 85 74 159 505.915 17 9 101

Tabella C: Relazione del numero di connazionali e dei dipendenti degli uffici consolari italiani in Argentina al 30 maggio 2006

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Allegato 3

C onsiglio G enerale degli I taliani all’ E stero Ministero degli Affari Esteri

COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA(Città del Messico, 17-19 luglio 2006)

ORDINE DEL GIORNO N. 1“ Convocazione VI Commissione Tematica”

La Commissione Continentale America Latina, riunita a Città del Messico dal 17 al 19 luglio 2006,

tenuto conto dell’ottimo esito della seconda assemblea plenaria della Conferenza Stato – Regioni – Province Autonome – Consiglio Generale degli Italiani all’Estero,

considerato che per garantire il carattere permanente della Conferenza stessa, sancito dalla legge istitutiva, nella II assemblea è stato elaborato ed approvato un piano di lavoro triennale,

CHIEDE

al Comitato di Presidenza del CGIE che sia convocata al più presto una riunione dellaVI Commissione tematica del CGIE, Conferenza S-R-PA-CGIE, per riprendere le indicazioni contenute nel documento finale e definire tempi e modi di attuazione delle iniziative previste.

A firma del Cons. Nello Collevecchio (Venezuela)

APPROVATO ALL’UNANIMITA

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Allegato 4

C onsiglio G enerale degli I taliani all’ E stero Ministero degli Affari Esteri

COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA(Città del Messico, 17-19 luglio 2006)

ORDINE DEL GIORNO N. 2“Natura giuridica dei Comites”

La Commissione Continentale America Latina, riunita a Città del Messico dal 17 al 19 luglio 2006,

resa edotta dei gravi problemi affrontati dai Comites in parecchi Paesi dell’America Latina, con particolare riferimento al riconoscimento di personalità giuridica del Comites ai sensi delle leggi locali, con conseguenti difficoltà di accesso a strumenti finanziari e conclusione di contratti di lavoro, di locazione e di altri utili per l’adempimento dei compiti dei Comitati,

ritiene necessario che si faccia finalmente chiarezza sulla natura giuridica dei Comites non soltanto ai sensi della legislazione italiana, ma anche alla luce delle norme di diritto internazionale, pertanto

impegna il Comitato di Presidenza del CGIE ad esperire ogni possibile iniziativa, ivi inclusa la richiesta di un parere pro veritate al Consiglio di Stato.

A firma dei Cons.ri Filomena Narducci (Uruguay) e Maria Rosa Arona (Argentina)

APPROVATO ALL’UNANIMITA`

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Allegato 5

C onsiglio G enerale degli I taliani all’ E stero Ministero degli Affari Esteri

COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA(Città del Messico, 17-19 luglio 2006)

ORDINE DEL GIORNO N. 3“Patronati”

La Commissione Continentale America Latina, riunita a Città del Messico dal 17 al 19 luglio 2006,

avendo approfondito nel corso del dibattito la situazione di grave disagio in cui versano gli organici della rete diplomatico-consolare, ormai inadeguati per garantire un accettabile livello di qualità e tempestività dei servizi consolari ed

avendo valutato la necessità ormai inderogabile di avvalersi di tutte le risorse disponibili per potenziare e sostenere gli organici stessi,

considerando che la difficile congiuntura economica del Paese non consente di disporre delle necessarie risorse finanziarie per nuove assunzioni di contrattisti,

ritiene che l’applicazione della Legge 252/01, art 11, possa rappresentare un valido contributo all’auspicato miglioramento dell’erogazione dei servizi consolari e

CHIEDE

al Comitato di Presidenza del CGIE di organizzare un incontro con le Parti sociali del Ministero degli Affari Esteri per un approfondito esame delle modalità di stipula della delle convenzioni tra Amministrazione e Patronati previste dalla predetta legge.

APPROVATO ALL’UNANIMITA’

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Allegato 6

C onsiglio G enerale degli I taliani all’ E stero Ministero degli Affari Esteri

COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA(Città del Messico, 17-19 luglio 2006)

ORDINE DEL GIORNO N. 4“Parlamentari eletti dagli italiani all’estero”

La Commissione Continentale America Latina, riunita a Città del Messico dal 17 al 19 luglio 2006,

CHIEDE

al Comitato di Presidenza del CGIE di informare i 18 parlamentari eletti dagli italiani all’estero del lavoro di approfondimento già operato dal Consiglio Generale, anche inviando loro le proposte elaborate, fra l’altro, in materia di:

. erogazione dell’assegno di solidarietà; . modifica della legge istitutiva del Comites; . riforma della 153/71; . Osservatorio delle Donne Italiane all’Estero; . mozioni ed o.d.g. sulla cittadinanza;

dichiarando l’assolta disponibilità del CGIE a contribuire a tutti gli ulteriori studi che riterranno necessari, nonché “all’elaborazione della legislazione economica e sociale che ha riflessi sul mondo dell’emigrazione” (ex art. 2, comma d-bis della legge18.6.1998 n.198, istitutiva del Consiglio Generale),

CHIEDE ALTRESI’

che il CGIE venga informato preliminarmente sulle proposte di legge che riguardano direttamente gli italiani all’estero.

APPROVATO ALL’UNANIMITA’Allegato 7

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C onsiglio G enerale degli I taliani all’ E stero Ministero degli Affari Esteri

COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA(Città del Messico, 17-19 luglio 2006)

ORDINE DEL GIORNO N. 5“Cittadinanza”

La Commissione Continentale America Latina, riunita a Città del Messico dal 17 al 19 luglio 2006,

rilevato ancora una volta il serio problema dell’accumularsi di migliaia di domande di riconoscimento di cittadinanza, a tutt’oggi inevase

CHIEDE

che il Ministero degli Affari Esteri costituisca una Task Force ad hoc, per affrontare e risolvere una volta per tutte la situazione di grave crisi nell’erogazione dei servizi e nella garanzia del pieno godimento dei diritti dei cittadini.

A firma dei Cons.ri Claudio Pieroni, Mario Araldi e Antonio Laspro (Brasile)

APPROVATO ALL’UNANIMITA’

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Allegato 8

C onsiglio G enerale degli I taliani all’ E stero Ministero degli Affari Esteri

COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA(Città del Messico, 17-19 luglio 2006)

DOCUMENTO FINALE

La Commissione Continentale America Latina, riunita a Città del Messico dal 17 al 19 luglio 2006, ha preso atto della mancata presenza delle rappresentanze istituzionali (del Governo e dell’Amministrazione) ed ha espresso preoccupazione per gli effetti sull’esito della riunione.D’altra parte, ha manifestato soddisfazione per la presenza dell’Ambasciatore d’Italia in Messico e dei suoi collaboratori, nonché dell’ On. Ricardo Merlo, auspicando in futuro la partecipazione di tutti i parlamentari eletti all’estero, come momento di collaborazione e sinergia tra le due istanze di diretta emanazione delle collettività italiane all’estero.

Dopo l’intervento degli esperti ed un approfondito e serrato dibattito sui diversi punti dell’ ordine del giorno la Commissione conclude:

A. I due primi punti all’odg, il RISULTATO ELETTORALE ed il FUNZIONAMENTO DELLA RETE CONSOLARE sono stati analizzati simultaneamente, in quanto strettamente collegati. L’esperienza ha dimostrato un forte interesse ed un’attiva partecipazione della comunità italiana, nonostante le carenze dell’informazione e le limitazioni strutturali della rete consolare.

Dal dibattito sono emerse le seguenti proposte:

1) la costituzione di un Ufficio elettorale con carattere permanente presso le sedi consolari, che contribuirebbe anche a ridurre lo scarto registrato tra gli schedari consolari e l’AIRE dei comuni, che a tutt’oggi rappresenta una grave anomalia per lo svolgimento delle elezioni;

2) che la legge elettorale tenga conto delle particolari esigenze delle comunità all’estero per quanto riguarda le scadenze degli adempimenti previsti dalla legge che regola l’esercizio del diritto di voto in loco;

3) la stipulazione della convenzione prevista dalla legge n. 152/2001, art. 11, per le attività di supporto ai servizi consolari da parte dei patronati;

4) la valorizzazione delle funzioni degli uffici consolari onorari;

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5) la istituzione di una “Task force” per far fronte alle importanti giacenze di domande inevase di cittadinanza, che si riscontrano nella maggior parte dei Consolati dell’America Latina;

6) la riapertura dei termini per la presentazione delle domande di riacquisto della cittadinanza nel luogo di residenza e senza limiti temporali.

B. Riforma COMITES e CGIE

1- La Commissione rileva la necessità di definire con chiarezza la natura giuridica dei COMITES al fine di consentire la loro operatività nei confronti sia delle Autorità locali che di quelle italiane, nonché facilitare la loro gestione amministrativa compatibilmente alle norme dello Stato ospitante. Tutto ciò per definire giuridicamente i ruoli e le responsabilità di competenza dei COMITES.2- La Commissione, alla luce della nuova situazione emersa dopo la elezione dei parlamentari provenienti dalla Circoscrizione estero, considera necessario valorizzare il ruolo che svolgerà il CGIE come strumento propositivo a sostegno della loro attività. Inoltre, chiede che le future iniziative legislative a favore delle comunità italiane all’estero siano sostenute dai 18 eletti nella Circoscrizione estero ed auspica che i predetti parlamentari si avvalgano dell’esperienza e dei lavori realizzati dal CGIE nell’adempimento delle proprie funzioni.

C. Revisione contributi per l’INSEGNAMENTO DELLA LINGUA CULTURA ITALIANA e la FORMAZIONE PROFESIONALE per i giovani.

La Commissione prende atto della richiesta di maggiore informazione sollevata da diversi Consiglieri sulle possibilità e modalità di accesso ai contributi pubblici per il sostegno delle attività culturali. Inoltre, auspica che si concluda il processo di riforma della Legge n. 153/1971, per la quale il CGIE ha elaborato un progetto di legge nel 2005. Auspica infine che, nell’ambito della Conferenza Permanente Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE, si ottimizzi il coordinamento dei contributi statali e regionali per le iniziative culturali a favore delle comunità all’estero. La Commissione chiede, altresì, che venga sbloccato il Bando 2004 del Ministero del Lavoro per la formazione professionale e che siano rivisti i criteri di attribuzione, trattandosi di uno dei principali strumenti disponibili per la valorizzazione ed integrazione dei giovani italiani all’estero nel mondo del lavoro.

D. PROBLEMATICHE SOCIALI IN AMERICA LATINA.

La Commissione solleva nuovamente la questione dell’emergenza della problematica sociale in America Latina e ribadisce la necessità dell’istituzione di un assegno di solidarietà per gli italiani bisognosi. A tale proposito impegna i parlamentari eletti nella Circoscrizione estero a farsi portavoce in Parlamento delle proposte elaborate in merito dal CGIE. A seguito di uno scambio di informazioni sulle diverse esperienze realizzate nell’ambito dell’assistenza sanitaria, la Commissione ribadisce la rilevanza del

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problema per le nostre comunità.

E. Varie ed eventuali.

La Commissione, consapevole dell’assoluta assenza di qualsiasi prescrizione normativa al riguardo e nel pieno rispetto delle valutazioni personali di ognuno, ritiene opportuno, al fine di prevenire possibili situazioni di incompatibilità con negative ripercussioni sulla funzionalità dello stesso Consiglio Generale, che i Consiglieri eletti al Parlamento nella Circoscrizione estero rinuncino alle cariche assunte all’interno del CGIE. Auspica, però, che essi restino come Consiglieri per l’espletamento del mandato conferitogli dalle rispettive collettività al momento del rinnovo del CGIE e per il valore aggiunto che in qualità di parlamentari possono offrire all’attività del Consiglio Generale.

La Commissione approva gli ordini del giorno allegati come parte integrante del presente documento.

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COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA

Vice Segretario Generale d’Area: Luigi PALLARO (Argentina)

2. ARALDI Mario (Brasile)3. ARONA Maria Rosa (Argentina)4. BUTTAZZI Ricardo E. (Argentina) 5. CANEPA Giacomo (Perù)6. CASTELLANI Paolo (Cile)7. COLETTA Michele (Venezuela)8. COLLEVECCHIO Nello (Venezuela)9. DI MARTINO Ugo (Venezuela)10.GARBARINO Juan Antonio (Cile)11.GAZZOLA Mariano (Argentina)12.LASPRO Antonio (Brasile)13.NARDELLI Francisco F. (Argentina)14.NARDUCCI Filomena (Uruguay)15.PALERMO Renato (Uruguay)16.PETRUZZIELLO Walter A. (Brasile)17.PIAZZI Marina (Messico)18.PIERONI Claudio (Brasile)19.PINTO Gerardo (Argentina)20.ROMANELLO Marcelo H. (Argentina)21.SALVAREZZA Marina (Ecuador)22.TONIUT Adriano (Argentina)

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COMMISSIONE CONTINENTALE AMERICA LATINA(Città del Messico, 17-19 luglio 2006)

ESPERTI

Andrea CALVARUSO (Guatemala)

Regina CASALINI (Messico)

Maria Teresa MAZZINI (Costarica)

Paolo PAGLIAI (Messico)

Maria RIGAMONTI (Repubblica Dominicana)

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