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Tempo scaduto. I ragazzi del programma regionale hanno atteso invano. Se la vita è fatta di appuntamenti mancati... Settimanale indipendente di informazione Anno 37 - 8 Giugno 2013 - Numero 23 euro 0,50 di Alessandro Cofone UNA RASSEGNA PER LE SCUOLE La musica delle Serre esplode sotto il Vesuvio Arcangela Filippelli, nuovo fiore tra i beati La Giovane orchestra dell’Ic Cerisano conquista il San Carlo di Napoli FIGURA DI VENERABILITÀ di Pierfrancesco Greco di Lucia De Cicco La causa di canonizzazione di chi ha conosciuto gli abusi dell’orco

Voceaigiovani

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Sabato 6 giugno 2013

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Page 1: Voceaigiovani

Tempo scaduto. I ragazzi del programma regionale hannoatteso invano. Se la vita è fatta di appuntamenti mancati...

Settimanale indipendente di informazioneAnno 37 - 8 Giugno 2013 - Numero 23 euro 0,50

di Alessandro Cofone

UNA RASSEGNA PER LE SCUOLE

LLaa mmuussiiccaaddeellllee SSeerrrree eessppllooddeessoottttoo iill VVeessuuvviioo

AArrccaannggeellaaFFiilliippppeellllii,, nnuuoovvooffiioorree ttrraa ii bbeeaattii

La Giovane orchestra dell’Ic Cerisanoconquista il San Carlo di Napoli

FIGURA DI VENERABILITÀ

di Pierfrancesco Greco di Lucia De Cicco

La causa di canonizzazione di chiha conosciuto gli abusi dell’orco

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Alla fine è arrivata la tanto temuta scadenza dei contratti per i ra-gazzi del Programma Voucher 2008. “Arruolati” con bando pubblico che prevedeva una selezione per ti-toli (conditio sine qua non era il voto di 110/110 a cui si aggiunge-vano master, iscrizione ad albi professionali, dottorati, corsi di lin-gua ect.) si sono lasciati trasportare da questo “vento di rinnova-mento” che stava investendo la loro amata Calabria. Negli anni sisono distinti per il contributo portato nelle pubbliche amministra-zioni locali tanto da meritarsi un contratto di collaborazione primae un successivo rinnovo poi. Queste occasioni sono sempre statefrutto di un continuo dialogo tra loro e le istituzioni competenti. Conil confronto hanno sempre cercato una strada per continuare a la-vorare nella loro Calabria e ancora oggi dal confronto cercano un“felice epilogo” alla loro vicenda.Venerdì 31 maggio erano a Reggio Calabria in occasione delConsiglio regionale. Hanno atteso, come previsto dai punti all’or-dine del giorno, che venisse affrontata la loro questione, ma così nonè stato. Quello di venerdì scorso è stato solo l’ultimo degli “appun-tamenti mancati”. È infatti dal consiglio del 16 maggio scorso che

la “questione stagisti” viene portata in aula senza otte-nere alcuna risposta.Nonostante abbiano sostenuto nel mese di aprile dueaudizioni, in conferenza dei capigruppo ed in com-missione bilancio ricevendo sempre rassicura-zioni sulla possibilità di considerare le pro-poste presentate, non si è avuto ancora al-cun provvedimento concreto... alcunacertezza.Da tempo, si sono interfacciaticon l’assessore al LavoroNazareno Salerno che da subito hapreso a cuore la situazione dei giovanilaureati. Molte sono state le rassicurazionida parte dell’assessore che, anche a Crotone,in occasione della conferenza stampa per il pro-getto “Antica Kroton”, ha annunciato che è in fasedi approvazione il piano che prevede un contratto peraltri trenta mesi. Nonostante il periodo storico avverso alla crescita pro-fessionale di giovani preparati e capaci, “gli stagisti”sono andati avanti convinti che il loro operato all’in-terno delle amministrazioni pubbliche fosse il bigliet-to da visita migliore.Cercano dunque risposte realistiche, sono aperti comesempre al dialogo e al confronto convinti che le isititu-zioni regionali terranno fede agli impegni presi; non vo-gliono credere di non aver gettato al vento cinque annidelle loro vite professionali, vogliono continuare a scom-mettere su un progetto che hanno sposato appieno nel-le finalità e nei valori e che considerano come l’ap-puntamento più importante della loro vita professiona-le.

sabato

8 giugno 2013II

di Alessandro Cofone

Voucher,tempo scadutoVoucher,tempo scaduto

I ragazzi del programma regionale con bando pubblico hanno atteso invano

Appuntamenti mancati...

Alla fine è

arrivata la

tanto temuta

scadenza

dei contratti

per i giovani

che ci hanno

creduto,

che hanno

cercato

un dialogo

con le

istituzioni,

che lottano

per rimanere

a lavorare

in Calabria

Intanto

in Consiglio

regionale

la “questione

stagisti”

viene portata

in aula senza

ottenere

alcuna

risposta

Ancora un importante riconoscimento per l’Università dellaCalabria. Dopo la recente inclusione del professor Domenico Talianella “Top italian scientists”, la famosa lista in cui vengono inse-riti gli scienziati italiani con il maggiore impatto scientifico almondo, redatta periodicamente dalla “Virtual italian academy”(www.via-academy.org), s’arricchisce di un altro docente “targa-to Unical”. Si tratta dell’or-dinario di Fisica applicata,Vincenzo Carbone che fi-gura all’84° posto della gra-duatoria. Con Carbone sal-gono a 16 gli scienziatidell’Unical inclusi in questaprestigiosa graduatoria cheviene costantemente ag-giornata grazie ad una seriedi calcoli incrociati basatisulle citazioni delle pubbli-cazioni scientifiche di cia-scuno studioso. L’Unical, con quest’ultimo inserimento, miglio-ra la sua quotazione complessiva, pur rimanendo al 44° posto tragli istituti di ricerca italiani ed al 6° posto tra quelli del Sud Italia. Questa la lista aggiornata dei docenti Unical inclusi nella Top ita-lian scientists http://www.topitalianscientists.org/top_italian_scien-tists.aspx)Giancarlo Susinno (Fisica) (59° nella classifica Tis);Marco Schioppa (Fisica) 63;Giovanni Crosetti (Fisica) 64;Enrico Tassi (Fisica) 67;Marcella Capua (Fisica) 71;Nicola Leone (Computer sciences) 75Anna Mastroberardino (Fisica) 78Ernesto Lamanna (Fisica-Medicina) 78;Nino Russo (Chimica) 79;Enrico Drioli (Chimica) 81; Pierluigi Veltri (Fisica) 82;Gabriele Bartolo (Chimica) 83;Giuseppe Passarino (Genetica) 83:Domenico Talia (Computer Sciences) 84;Giovanni De Munno (Chimica) 84;Vincenzo Carbone (Fisica) 84.

Unical al topScienziati sul podio

La sede del Consiglio regionaledella Calabria

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Di fronte alla crisi dilagante che colpisce la nostra regione e all’al-largarsi progressivo della fascia di povertà non possiamo e non dob-biamo rassegnarci.Per fortuna in questo momento drammatico ci sono in Calabria e,in particolare, in provincia di Cosenza uomini e donne, movimen-ti, associazioni, parrocchie e gruppi di volontari che non si dannoper vinti e che ogni giorno combattono una guerra senza quartiereal fianco dei più poveri, degli emarginati, di quanti hanno perdutoil loro posto di lavoro e non riescono ad assicurare ai loro figli e al-le loro famiglie nemmeno il sostentamento quotidiano.La Fondazione Banco alimentare, con la rete dei suoi 21 banchi, at-tualmente riesce ad aiutare oltre 8.000 strutture caritative grazie allavoro di 1600 volontari. Solo l’anno scorso sono state distribuite,attraverso il supporto di 660 enti socio-assistenziali sparsi in tutta laregione, 4.000 tonnellate di prodotti per un valore commerciale chesfiora i 12 milioni di euro e sono state aiutate complessivamente130.380 persone che versano in condizioni di estrema povertà.Purtroppo, però, tutto questo non basta. Occorre fare di più. In uncontesto così difficile anche le briciole contano.Per questo motivo facciamo appello a tutti coloro che in qualchemodo, poco o assai, possono dare il proprio contributo a non tirar-si indietro. Ci rivolgiamo in particolar modo alle aziende agro-ali-mentari, alle piccole e medie industrie, alla grande ristorazione. Unappello particolare ed accorato rivolgiamo al circuito della GrandeDistribuzione: supermercati, ipermercati, catene alimentari. Ancorasono troppo poche le realtà che, in Calabria, mettono a disposizio-ne di una Fondazione come la nostra le loro eccedenze alimentari.Tonnellate di cibo vengono sprecate e portate ogni giorno al mace-ro, mentre potrebbero essere recuperate e riacquistare un altissimovalore umano e sociale.Un invito pressante a non dimenticare quanti soffrono e vivono aimargini della società lo rivolgiamo, infine alle istituzioni: allaRegione, ai Comuni e alle Province affinchè abbandonino definiti-vamente la retorica e le analisi di circostanza e predispongano mi-sure ed iniziative concrete, mirate ad alleviare le sofferenze di quan-ti, e sono tanti, in questa nostra terra quotidianamente soffrono e vi-vono nella solitudine e nella povertà assoluta.

Gianni Romeo

direttore generale Banco alimentare Calabria

sabato

8 giugno 2013III

C’è bisogno di tutti

«Per fortuna

in questo

momento

drammatico

ci sono

in Calabria

uomini

e donne,

movimenti,

associazioni,

parrocchie

e gruppi

di volontari

che non

si danno

per vinti»

Combattiamo insiemecontro la povertàCombattiamo insiemecontro la povertà

L’appello del direttore generale del Banco alimentare della Calabria Gianni Romeo

Entro il 20 giugno si può presentare la domanda per l’assegna-mento dei benefici a minori riconosciuti solo dalla madre. Lo ri-corda il settore Welfare a proposito dell'avviso pubblico per laconcessione di un sostegno economico a favore dei bambini bi-sognosi privi di un papà biologico che li abbia riconosciuti.L'importo del beneficio economico individuale sarà determinatoin base al numero di minori riconosciuti dalle sole madri che avran-no prodotto domanda di partecipazione entro la data di scadenzae che siano in possesso dei requisiti richiesti nell'avviso. In ognicaso l'impegno di spesa complessivo è di euro 13.000.Maggiori informazioni sul sito web del Comune, www.comu-ne.cosenza.it, al link "Servizi sociali e Salute - Sostegno ai minoririconosciuti dalla sola madre" o, in home page, nella sezione "inevidenza".

Solo con mammama non da soli

Entro il 20 giugno le domande per i benefici

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«Riceviamo un messaggio positivo perché sono gli studenti dellescuole a trasmettercelo e non perché inviato dall’alto. Ecco perchéquesto concorso è un’iniziativa lodevole: sono le nuove generazio-ni a dover fare quella rivoluzione culturale che serve per invertirel’andamento attuale». È questo uno dei passaggi dell’intervento del-l’assessore all’Ambiente della Regione Calabria, onorevole FrancescoPugliano, che ha preso parte alla cerimonia di premiazione del con-corso dedicato alle scuole “Un messaggio per... Madre Terra: la scuo-la racconta”, organizzato dall’Agenzia regionale per la protezionedell’ambiente della Calabria (Arpacal) nell’auditorium dell’Istituto“E. Fermi” di Catanzaro Lido.Nel portare i saluti ai duecentocinquanta studenti presenti nell’au-ditorium, accompagnati da docenti e dirigenti scolastici, la dotto-ressa Sabrina Santagati, direttore generale dell’Arpacal, ha sottoli-neato come le iniziative di educazione ambientale dell’Agenzia «nonsi fermino a questo concorso; abbiamo deciso di aprire le porte deinostri laboratori alle scuole, fornendo loro il nostro know-how tec-nico-scientifico per specializzare ulteriormente i ragazzi che stannofrequentando corsi focalizzati sull’ambiente, o realizzando insiemepercorsi di alternanza “scuola e lavoro”, ma anche dando la possi-bilità a tesisti universitari di concludere il loro percorso nei nostrilaboratori. La nostra attività quotidiana - ha sottolineato Santagati -ci caratterizza sempre più frequentemente come ente di supportotecnico-scientifico della Regione».Antonio Alvaro, commissario del Parco nazionale dell’Aspromonte,tra gli enti insieme alla Provincia di Reggio Calabria che hanno so-stenuto l’iniziativa dell’Arpacal, ha invece rilevato come «le attivitàdi educazione ambientale siano strategiche per i parchi nazionali,che potremmo definire dei veri e propri laboratori all’aperto».

Il concorso “Un messaggio per... Madre Terra: la scuola racconta”dell’Arpacal è stato inserito tra le iniziative che il comitato italianoUnesco per il Decennio per l’Educazione allo sviluppo sostenibile(Dess) ha selezionato tra i migliori progetti che riguardano la diffu-sione dei valori della sostenibilità. Per l’anno scolastico 2012-2013l’Arpacal, infatti, ha presentato il suo progetto, nel quale era inseri-to questo concorso dedicato alle scuole, ed è stata tra le poche ini-ziative calabresi ad essere approvate dal Comitato italiano del Dess- Unesco. Il concorso (aperto dal 30 novembre 2012 al 30 aprile2013) è stato dedicato a tutti agli alunni frequentanti le scuole pri-marie e secondarie di I e II grado della Calabria; l’obiettivo è statoquello di stimolare gli studenti, utilizzando differenti linguaggi espres-sivi, a sviluppare il senso di appartenenza nei confronti del territo-rio, a riflettere sugli attuali stili di vita, sui comportamenti sosteni-bili e sulla consapevolezza delle proprie scelte alimentari.

Quattro le categorie in gara: poesia, disegno,slogan, progetti. Centosettanta elaborati giu-dicati, con prevalenza dei disegni ma anchedei progetti applicati. Settantasei scuole ade-renti, alcune di esse con più elaborati, per unnumero approssimativo di tremila studenticoinvolti. Sono alcuni dei numeri che emer-gono dall’analisi dei dati conclusivi del con-corso “Un messaggio per... Madre Terra: lascuola racconta”, promosso dall’Arpacal. Lescuole elementari, con 75 elaborati, rappre-sentano la fetta maggiore di classi aderential concorso, mentre le scuole medie hannorisposto con 37 elaborati e le superiori con58. La forma comunicativa preferita dallescuole elementari è stata il disegno; le me-die hanno scelto prevalentemente la poesiae le superiori, anche per la specificità di al-cune classi con “preparazione ambientale”, i progetti. Nel corso della cerimonia, ciascuna classe vincitrice non solo ha ri-cevuto l’attestato ma anche un bonus in denaro da spendere per ini-ziative formative nel prossimo anno scolastico focalizzate sull’e-ducazione ambientale e lo sviluppo sostenibile.

Ciò è stato possibile grazie ad un apposito gruppo di lavoro costi-tuito dall’Arpacal, Gruppo di Educazione ambientale (Gea) istitui-to per realizzare iniziative di educazione ambientale, per parlare conle scuole di ogni ordine e grado, per contribuire a diffondere i valo-ri della tutela e protezione dell’ambiente attraverso iniziative e pro-getti che passino anche dalle scuole. Ed è stato il Gea, quindi, a pro-porre l’idea di bandire la prima edizione del concorso “Un messag-gio per... Madre Terra: la scuola racconta”.

Il Gruppo di Educazione ambientale (Gea) dell’Arpacal è compostoda: Nuccia Giordano, Francesco Gionfriddo, Annamaria Grazioso,Antonella Federico, Claudia Morabito, Emilio Cellini, RaffaellaDamiano. Nel corso della cerimonia hanno portato il loro saluto,premiando alcune delle classi vincitrici, anche il prefetto di Catanzaro,

Antonio Reppucci, ed il direttore dell’Ufficioscolastico regionale, Francesco Mercurio.«Come in altre occasioni - ha detto Reppucci- vorrei stimolare la vostra coscienza civicaperché solo dai nostri comportamenti quoti-diani, come la raccolta differenziata ad esem-pio, riusciremo a difendere il nostro ambienteche, lo ribadisco per l’ennesima volta, nonha nulla da invidiare ad altre realtà setten-trionali d’Italia. La Sila - ha detto Reppucci- ha qualcosa di meno delle Dolomiti? Maper valorizzare questo inestimabile patrimo-nio ambientale, dobbiamo partire dai picco-li gesti quotidiani».«Iniziare dai quartieri, magari dalle scuole -ha invece detto il direttore dell’UfficioScolastico regionale, Francesco Mercurio -può essere il punto di partenza di iniziative,come ad esempio la raccolta differenziata,

che devono invertire la tendenza. Non si può certo parlare di gran-di numeri se prima non costruiamo dalle piccole realtà, operativa-mente ma anche culturalmente; e su questo, lo garantisco - ha con-cluso Mercurio - le scuole calabresi sono pronte a fare la loro par-te».

sabato

8 giugno 2013IV

La scuola racconta

Cerimonia di

premiazione

del concorso

organizzato

dall’Arpacal

Consegnati nell’istituto “E. Fermi” di Catanzaro i premi del concorso “Un messaggio per Madre Terra”

Sostenibilitàper una Terra che ci sostieneSostenibilitàper una Terra che ci sostiene

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I ragazzi delle scolaresche presenti, prima di tornare a casa, hannoricevuto tra i regali della giornata anche confezioni di frutta frescabiologica che la Cof srl di Vibo Valentia, capogruppo della Rti delprogetto “Frutta nelle scuole” di Calabria e Sicilia, ha voluto dona-re per contribuire alla manifestazione.

Le scuole vincitrici sono:Per la categoria Progetto:per la sezione Scuola primaria, classe 4a A dell’Istituto comprensi-vo “G. Moscato” Reggio Calabriaper la sezione Scuola secondaria 1° grado: classi 1a e 1aB dell’Istitutocomprensivo “G. Marconi” di Petilia Policastro Crotoneper la sezione Scuola secondaria 2° grado: classi 5a Ae 3a dell’Istitutod’Istruzione superiore “A. Righi” di Reggio Calabria. Per la categoria Slogan:per la sezione Scuola primaria: classe 5a A dell’Istituto comprensi-vo “Alcmeone” di Crotoneper la sezione Scuola secondaria 1° grado: classe 3aA dell’Istitutocomprensivo di Mongrassano Cosenzaper la sezione Scuola secondaria 2° grado: classe 4a C dell’Itis “E.Fermi” di Vibo Valentia.Per la categoria Disegno:per la sezione Scuola primaria: classe 3a A Istituto comprensivo diCropani Catanzaroper la sezione Scuola secondaria 1° grado: classe 2aD dell’Istitutocomprensivo di Roccella Jonica Reggio Calabriaper la sezione Scuola secondaria 2° grado: classe 2aB Itt - CorsoBiotecnologie sanitarie dell’Itt “Ferrari” di Chiaravalle Catanzaro.Per la categoria Poesia:per la sezione Scuola primaria: classe 3aH dell’Istituto comprensi-vo “Maggiore Perri Pitagora” di Lamezia Terme Catanzaroper la sezione Scuola secondaria 1° grado: classe 3aF dell’Istitutocomprensivo “G. Galilei - G. Pascoli” di Reggio Calabriaper la sezione Scuola secondaria 2° grado: classe 2aE Istituto magi-strale “Tommaso Gulli” di Reggio Calabria.

sabato

8 giugno 2013V

La scuola racconta

Le attività contenute nel progetto “Diversamente a ...mare 2013”riguardano il turismo sostenibile con la fruibilità di spiaggia e ma-re a soggetti diversamente abili e ad anziani con problemi moto-ri, attraverso un servizio di accompagnamento con l’utilizzo diparticolari carrozzine adatte anche ad entrare in acqua.Il servizio è attuato da operatori di cooperative di tipo A che svol-geranno in collaborazione con personale volontario anche attivitàdi sensibilizzazione ed animazione sulle tematiche ambientali,raccolta differenziata e valorizzazione del territorio per il perio-do estivo nei mesi di luglio e agosto.La scadenza di presentazione delle manifestazioni d’interesse èfissata per giorno 15 giugno 2013 alle ore 12,00. Maggiori infor-mazioni sul sito del Comune di Lamezia.

In modo diverso...ma andiamo al mare

Accompagnamento per disabili e anziani

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Se si dovesse scegliere un personaggio emblematico per rappre-sentare il brigante calabrese, eroico, buono, generoso, innamoratoe temerario, la figura di Marco Berardi sarebbe un candidato obbli-gato. Re della montagna, difensore dei poveri, degli eretici, degliumili sempre vincitore sui suoi nemici, sconfitto alla fine solo dal-l’ipocondria, dalla delusione del tradimento del suo migliore ami-co, dalla ingordigia dei numerosi headhunter (cacciatori di taglie)attratti dalla ricca taglia posta sul suo capo dal viceré spagnolo piut-tosto che dai suoi ideali di giustizia e libertà. Sognava una repub-blica libera dagli spagnoli e dagli ecclesiastici e piuttosto che ar-rendersi e consegnarsi ad una legge ingiusta e crudele preferì unamorte amica, avvelenandosi insieme alla sua fedele compagna. Marco e Giuditta muoiono così stretti l’uno all’altro in un abbrac-cio che suggella il loro amore che li ha legati negli ideali e negli af-fetti. La loro storia, come tutte le più belle storie d’amore, è avvol-ta nel fascino della leggenda, confonde realtà e fantasia. Solo la dam-natio memoriæ ha potuto oscurare il fascino di una figura che avreb-be potuto rappresentare un serio pericolo più da morto che da vivoe per questo si è tentato in tutti i modi di ridurlo a un povero diavo-lo con qualche confusa idea di giustizia sociale.Ecco, ad esempio, come viene descritto da Camillo Minieri Riccio1:«Marco Berardi detto comunemente re Marcone, nacque in un ca-sale di Cosenza e fu famoso capo di banditi. Sotto i suoi ordini aveauna masnada di 1500 de’più eletti e temerari assassini e con quel-li volle tentare l’acquisto della città di Cotrone. Il duca di Alcalà vi-ceré del reame di Napoli gli spedì contro forte esercito di spagnuo-li che fu miseramente massacrato e que’pochi poterono salvare lavita furono presi e venduti a’corsari. Alla fine un nuovo esercito di2000 fanti e 600 cavalli disperse quell’orda di assassini».2

Quello che appare incomprensibile è il motivo che ha indotto CamilloMinieri Riccio a includere Marco Berardi tra gli “scrittori” del Regnodi Napoli, che aveva solo scritto con il sangue la poesia della sua vi-ta avventurosa.Il macabro rituale che fu inscenato per mostrare il trofeo del suo ca-davere voleva distruggere il mito con lo scherno e il dileggio dellesue spoglie. Ne hanno riferito Davide Andreotti3, Luigi Accattatis4,Nicola Misasi5, Gustavo Valente6, e tanti altri, che forniscono tuttiuna versione dei fatti molto simile salvo per qualche particolare diminor rilievo.Nel racconto di Mario Borretti, quando i cadaveri dei due amantifurono ritrovati nella grotta dove si erano tolti la vita, Marco fu «rivestito di grotteschi paludamenti e con una corona di cartone intesta, fu condotto su di un asino in lugubre inefficace spettacolo perle strade di Cosenza, e deposto quindi, con un cartiglio sul petto edun cerchio di ferro in testa, nel sepolcreto dell’arciconfraternita diS. Caterina dentro la chiesa di S. Francesco d’Assisi»7.Davide Andreotti aggiunge che a perenne memoria della sorte ri-servata a coloro che osano sfidare il potere regio e quello ecclesia-stico egli fu tumulato con la corona di ferro in testa e una pergame-na sul petto con la scritta “Marco re de’ Monti” e tra le mani gli fuposto un bastone come uno scettro beffardo, come aggiunge NicolaMisasi.Come in tutte le leggende che si rispettino, anche nel caso di ReMarcone, come era stato chiamato, gran parte della sua epopea èavvolta nella nebbia e le notizie sono contraddittorie. Nulla si sa del-la sua infanzia se non che i suoi genitori fossero di Mangone, unpaese presilano che si erano trasferiti a San Sisto (oggi detto deiValdesi) dove possedevano un podere. Non è certo se Marco sia nato nell’una o nell’altra località, ma tra-scorse la sua infanzia tra i valdesi, imparando il provenzale e rima-nendo affascinato dalla natura gentile di quei ultramontani trapian-tati nel cuore della Calabria che avevano mantenuto nei secoli i lo-ro costumi e un cuore gentile.8

Secondo la ricostruzione di Antonio Perrotta9, la vicenda persona-le di Marco Berardi è strettamente legata all’eccidio dei valdesi av-venuto nel 1561, quando migliaia di loro furono trucidati barbara-mente e il villaggio di San Sisto dato alle fiamme per cancellare ogni

loro traccia.10

«Nacque da onesti e laboriosi contadini provenienti da Mangone,vicino Cosenza, abitò nella località Berarda e frequentò con pia-cere le persone di San Sisto, nonostante parlassero una lingua di-versa dalla sua e professassero la religione evangelica», scrive Perrotta.

sabato

8 giugno 2013VI

Per circa

un anno

aveva

costituito

una sorta

di repubblica

nell’altopiano

Fu tradito

dal suo

migliore

amico; e

pur di non

consegnarsi

agli aguzzini

preferì

la dolce

morte

per veleno

insieme alla

sua fedele

compagna

Giuditta

Il Re della Silache combattè l’InquisizioneIl Re della Silache combattè l’Inquisizione

Prima parte

a cura di Oreste Parise

Calabresi illustri

Marco Berardi, il brigante calabrese eroico, buono, generoso, innamorato e temerario, difensore degli ultimi

1Storico napoletano,primo bibliotecario dellaBiblioteca San Giacomo(dal 1865) e poi diretto-re dell'Archivio di Statodi Napoli dal 1874. Fuuno dei fondatori dellaSocietà napoletana distoria patria. Lavoravasu una ricca base docu-mentaria e le sue rico-struzioni delle vicendesono molto accurate.2C. Minieri Riccio,Memorie storiche degliscrittori nati nel Regnodi Napoli, Napoli, 1844.ad vocem.3D. Andreotti, Storia deiCosentini, vol. II,Cosenza, 1869.4L. Accattatis,Vocabolario del dialettocalabrese, Cosenza1963, Rist. Vol.II, pp.407-408.

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Secondo Gustavo Valente «praticando in quel mondo severo e diverso, a contatto con gentediscreta che parlava un linguaggio per tanti versi seducente per ungiovane, si era, forse, aperto alla religione valdese».Era ancora un bambino quando nel 1545 si apriva il Concilio diTrento, dove si discuteva animatamente sulle azioni da intrapren-dere per combattere le tesi eretiche di Martin Lutero, e in che mo-do controbattere le tesi eretiche. Si decise per una risposta sul pia-no dogmatico, e una dura condanna di tutte le chiese che non rico-noscevano il primato del Papa Romano. Per tale scopo si istituì ilTribunale della Santa Inquisizione che doveva giudicare, condan-nare e curare l’esecuzione delle condanne inflitte agli eretici. IlConcilio sarebbe terminato nel 1563, ma il Tribunale entrò imme-diatamente in azione, e i valdesi di Calabria fu uno dei primi e ter-ribili esempi dei suoi metodi e della loro crudele efficacia.Nel 1532 i valdesi avevano organizzato un sinodo a Chanforan, peraderire alla Riforma protestante calvinista e furono per primi ad es-sere perseguitati. Come racconta Voltaire11, nel 1544 gli abitanti diMérindol e di Cabrières «furono sgozzati come degli animali in fu-ga, che si spingono in un recinto e si uccidono». Accettarono il lo-ro destino e non si difesero.Fu deciso di creare dei pastori (da loro chiamatiBarba) che dovevano organizzare e diffondere ilculto nelle colonie valdesi in Calabria, e furonomandati i barba piemontesi Stefano Negrin eGiacomo Bonelli. Successivamente - nel 1560 - fumandato Gian Luigi Pascale, un uomo molto col-to e pio per evangelizzare i paesi abitati dai valde-si. La diffusione del movimento evangelico destòpreoccupazione e timori nella curia romana per lapaura che essa potesse diffondersi in tutto ilMeridione. Servendosi delle informazioni ricevu-te da alcuni delatori come fra’ Giovanni daFiumefreddo, l’inquisitore Michele Ghisleri (in se-guito diventato papa Pio V), decise di intervenireimponendo un lungo elenco di prescrizioni ai val-desi: obbligo di abiura, divieto di matrimonio traloro per 25 anni, demolizione delle proprie chiese,obbligo di indossare l’abitello giallo per essere ri-conosciuti come eretici, di frequentare le cerimo-nie religiose e numerose altre di natura più strettamente politica co-me divieto di riunione, dell’uso del provenzale che avevano lo sco-po di annientare la loro identità e cancellare la memoria del loro pec-cato.12

Si instaurò un clima di dura repressione di tutti i comportamenti ri-belli tanto da provocare una rivolta che assunse un carattere di som-mossa a San Sisto, che aveva trovato anche un capo:Molti miscredenti imbevuti della dottrina di Calvino turbavano loStato, e i fuorusciti unitesi a truppe aveano fatto loro capo un co-sentino chiamato Marco Berardi, che fattosi chiamare Re Marcone,si usurpò tra’ suoi le Regie insigne, e la Real Podestà. Il Ducad’Alcalà diede a tutte queste cose opportuni e savj ripari.13

Lo stesso è confermato da A. Perrotta secondo il quale gli abitanti«si ribellarono alle imposizioni dell’Inquisizione e che uccisero, per-suasi e diretti da Marco Berardi, il Governatore di Montalto, lo spa-gnolo Barone de Castagnedo».14

Fu proprio l’amore per Giuditta e porsi a capo della rivolta, nellaquale egli mostrò delle indiscusse capacità militari e organizzative.Era poco più che ventenne, se si accetta l’ipotesi che fosse nato nel1538, come afferma Antonio Perrotta. La risposta della Regia Corte,e del Tribunale della Santa Inquisizione fu immediata e terribile,poiché si decise di estirpare definitivamente la razza degli eretici,un genocidio programmato e attuato con una ferocia inaudita.Marco Berardi fu catturato e rinchiuso nelle carceri di Cosenza, inattesa di una esecuzione esemplare, ma riuscì a liberarsi e ritornaretra gli insorti organizzandoli e ponendosi a capo dei ribelli. Fu nuo-vamente catturato e sottoposto a duri interrogatori nelle Carceri ar-civescovili di Cosenza, ma non fu giustiziato perché non era valde-se e si voleva dimostrare che il tribunale sapeva essere clemente conquanti decidevano di diventare di buoni cristiani.Ben presto, li indagatori vennero a sapere degli ideali di questo po-polo, dell’attaccamento alla sua terra e lo sottoposero a lunghi edestenuanti colloqui; infine, lo condussero nelle carceri Arcivescovilidi Cosenza, ma non fu giustiziato perché italiano, e perché, fiduciosidi un suo cambiamento nei confronti dei valdesi.«Fu imprigionato: tenne duro a’propri convincimenti: fu torturatoe designato ad esser arso vivo nella maggior piazza di Cosenza, ma,riuscito a spezzar i cancelli delle prigioni arcivescovili cacciassi ne’prossimi boschi della Sila».15

continua...

sabato

8 giugno 2013VII

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N. Misasi, Racconti cala-bresi, Napoli 1892.6

G. Valente, DalViceregno spagnoloall'Unità d'Italia,Rubbettino Soveria,1992, pp. 212, 213.7

M. Borretti M, Le stradedi Cosenza, in Calabrianobilissima n.4/1948,pp.180 -181; 8

Per infangare la memo-ria di Berardi si è tentatodi confondere la suafigura con quella diBenedetto Mangone, unbandito feroce e violen-to che "scorreva" la cam-pagna di Eboli. Quandofu catturato fu trascina-to per le vie di Napoli sudi un carro, mentre ilboia gli strappava lecarni con una tenaglia,e portato a PiazzaMercato il 17 aprile1587 e ucciso a colpi dimartello tra l'acclamazio-ne della folla.9

I valdesi a San Sisto,Pellegrini, Cosenza,2005, p. 85.10

La maggioranza deglistudiosi citati raccontacon dovizia di particola-ri, il ruolo svolto daMarco Berardi durantel'eccidio. Alti autoricome F. De Boni(L'inquisizione e iCalabro-Valdesi, Milano,1864), che pur sonomolto rigorsi nella espo-sizione dei fatti, non locitano affatto. Sorge ilsospetto che possa trat-tarsi di una ricostruzioneromanzata della suavita, prendendo spuntodal luogo di nascitadella sua fedele compa-gna. Nella ricostruzioneassai accurata di AndreaPasavento (Le Gesta diRe Marco, Il Paese nr.04/10/1993) non paresi siano dubbi sulla veri-dicità della sua parteci-pazione all'insurrezionedi San Sisto. Altrettantoconvinta è l'opinione diAntonio Perrotta (I val-desi di San Sisto,Guardia, San Vincenzo,Vaccarizzo, Argentina ePiano dei Rossi, Cosenza2005. Sarebbero statiproprio i tragici avveni-menti cui aveva assistitoad aver provocato laribellione di MarcoBerardi, disgustato daimetodi brutali degliecclesiastici, e della com-plicità dei governatorispagnoli.11

Voltaire, Trattato sullatolleranza, Parigi, 1763.12

Queste prescrizioni sonoelencate nella lettera del3 agosto 1561dell'Arcivescovo diReggio, Gaspare delFosso al cardinaleAlessandrino, citata in A.Perrotta, I valdesi a S.Sisto, Cosenza, 2002, p.135.13

G. Origlia, J. B. Ladvocat- Dizionario storico con-tinente quanto vi ha dipiù notabile nella storiasacra, profana, antica emoderna d'Italia, Napoli1756 ad vocem.14

A. Perrotta, cit. p. 87.15

E. Arnoni, La CalabriaIllustrata, Cosenza,1875, vol. II p. 270.

Scene di persecuzioniperpretate dalla Chiesanel periododelle inquisizioni

A sinistra, Papa Pio V

e uno scorciodi San Sisto, luogoprobabile di nascitadi Marco Berardi

Calabresi illustri

Page 8: Voceaigiovani

Il tema dell'edizione di quest'anno è stato: "Biodiversità è Economia- Conservazione ex situ, in situ e on farm delle risorse genetiche dimontagna". Una cinque giorni molto intensa tra escursioni guidate,convegni, seminari tematici, e sessione poster, culminata nell'ora-mai storico Cento visite Cupone, nel cuore del Parco nazionale del-la Sila con un convegno tecnico molto articolato e alla presenza dinumerose autorità. Si sono ritrovati tutti insieme i firmatari del protocollo d'intesa sul-l'attuazione del laboratorio “Officina delle idee sostenibili”. Un con-fronto serrato tra ricercatori, professionisti, enti locali ed imprese,per discutere di paesaggio, biodiversità, aree interne, aree montane,nell'ottica dello sviluppo sostenibile. Amoderare la giornata MaurizioMenicucci, giornalista Rai.

Sonia Ferrari, presidente dell’ente Paro nazionale, e MicheleFerraiuolo, presidente del Gruppo nicologico, hanno aperto i lavo-ri di questa giornata conclusiva, consapevoli del grande ruolo chequesta manifestazione ha assunto negli anni e che trova nell'edizio-ne 2013 il Parco nazionale della Sila quale candidato italiano Mab- Unesco.

Lina Pecora, presidente dell'Ordine degliAgronomi e forestali di Cosenza, haraccontato la storia, il presenteed il futuro di questo even-to di prestigio interna-zionale, grazie allanutrita presenza direlatori prove-nienti datutta

Europa. Il paesaggio, il sistema bosco-legno, le filiere produttive, losviluppo sostenibile e la politica agricola comunitaria post 2013 gliargomenti affrontati dai relatori.

Michele Laudati, direttore dell'ente Parco nazionale della Sila,Giovanni Aramini e Giuseppe Oliva, dirigenti della Regione Calabria,Giuseppe Bombino, ricercatore Uni-Rc, Maurizio Agostino, di Icea,e il botanico Dimitar Uzunov, hanno affrontato i lavori della matti-nata, per poi chiudere con Giovanni Soda, dirigente settoreProgrammazione Provincia di Cosenza, Antonella Greco Cia diCosenza, e il presidente di Coldiretti Cosenza Pietro Tarasi.Le conclusioni, affidate a Rosanna Zari, vice presidente Conaf, eMaurizio Nicolai, adg psr Calabria 2007-2013. Tutti insieme, rela-tori ed organizzatori hanno sapientemente tracciato una strada vir-tuosa, fornendo spunti sulla quale la biodiversità segna un percorsoeconomicamente valido e sostenibile per il futuro del territorio ca-labrese.

Basti pensare che delle oltre 7.000 specie di piante che l'uomo hacoltivato attraverso i secoli, oggi 150 compongono la dieta dellamaggioranza della popolazione del mondo. Di queste solo 12 for-niscono oltre il 70% dei prodotti alimentari; 4 specie (riso, mais, fru-mento e patate) costituiscono oltre il 50% dell'approvvigionamen-to di cibo e 30 colture forniscono il 90% del fabbisogno caloricodella popolazione umana. E a partire da queste considerazioni cheSila officinalis ha tracciato una strategia in piena sintonia con la"Strategia nazionale per la biodiversità", ponendosi come strumen-to di integrazione della esigenze della biodiversità nelle politichenazionali di settore, e riconoscendo contemporaneamente a tale stra-tegia la necessità di mantenere e rafforzare la conservazione e l'uso

sostenibile per il suo valore intrinseco e in quanto elemento es-senziale per il benessere umano. Ed è in tale ottica che la bio-

diversità risponde appieno alla sfida 2011-2020 per la biodi-versità.

Occorre pertanto integrare appieno la tutela ambientale intutte le politiche di settore, con la partecipazione attiva

a tutti i livelli istituzionali e di tutti i portatori di inte-resse, in quanto la conservazione e l'uso sostenibile

della biodiversità sono un'esigenza primaria per ga-rantire un futuro all'umanità e per mantenere pro-sperità economica e benessere.

Franco Bartucci

sabato

8 giugno 2013VIII

Risorse genetichedi montagnaRisorse genetichedi montagna

Conclusa nel Centro visite "Cupone" l'XI edizione di Sila officinalis

Biodiversità è economia

Un confronto

serrato tra

ricercatori,

professioni-

sti, enti locali

e imprese

per discutere

di paesaggio,

biodiversità,

aree interne,

aree

montane,

nell’ottica

dello sviluppo

sostenibile

Page 9: Voceaigiovani

Acausa delle gravi difficoltà economiche del Paese e delle famiglie,oggigiorno è sempre più difficile, specie per i più giovani, riuscirea fare della propria passione un lavoro. Occorrono grande coraggioe idee chiare, ottimismo e forza di volontà: qualità che non manca-no alla giovane Ida Garofalo, architetto che ha scelto di buttarsi sulmercato, fiduciosa del proprio talento e di quello della compagna diquesta avventura, Emanuela Magarò, anche lei architetto, e con al-le spalle già diverse e significative esperienze.«Io ed Emanuela abbiamo lavorato per diversi anni nel ramo, comecollaboratrici per conto terzi; - ci ha raccontato Ida - i clienti ci han-no sempre apprezzate e questo ha fatto nascere in noi una certa con-sapevolezza nei nostri mezzi. A un certo punto quindi abbiamo de-ciso di giocare questa carta, di metterci in gioco». Per farlo, le ar-chitette hanno scelto di avviare uno studio tecnico con vetrina, didedicarsi all’arredamento su misura, ma non soltanto. Inoltre, il so-gno, le cui basi per la realizzazione sono già state avviate, è quellodi creare una rete di professionisti che sappiano cooperare al fine disoddisfare le esigenze della clientela.«Abbiamo ritenuto necessario avere uno spazio fisico per esporre,per incontrare le persone. Non volevamo restarcene a casa. Abbiamo

poi pensato di mettere a punto un sistema di col-laborazione con le maestranze locali; - ci sve-

la Garofalo - artigiani, artisti , tecnici, acompleta disposizione del cliente, che

noi se-

guiamo sin dall’ideale iniziale, fino alla scelta del complementod’arredo. I nostri partner li abbiamo ricercati e contattati in base al-la professionalità e alle specifiche qualità. Alcuni di loro, e questoci ha fatto enormemente piacere, ci hanno invece contattato».Non è stato facile, certo, abbandonare certe certezze lavorative neltentativo di raggiungere una più forte affermazione delle proprie ca-pacità. Non è stato semplice per Ida, laureata con il massimo dei vo-ti presso l’università di Reggio Calabria, né per Emanuela, che sidivide tra il lavoro di architetto e quello di madre. Dopo aver con-seguito la laurea in architettura presso l’università "La Sapienza" diRoma, Magarò ha collaborato con un ben avviato studio della ca-pitale. A Roma l’architetto ha infatti partecipato attivamente alla ri-strutturazione della sede de “Il Riformista”, a Piazza Barberini, e aquella di Palazzo Grazioli, solo per citare qualcuna delle sue espe-rienze. Quando nel 2006 è rientrata in Calabria ha avviato un suostudio in provincia e operato sul territorio fino all’incontro con l’at-tuale partner. «La nostra idea di architettura - confessa Ida - corrisponde a quelladi una passione che ti occupa a pieno in tutte le tue energie.Arredamento e design sono solo alcune delle facce di questo me-stiere, che si occupa a 360 gradi di tutto quanto concerne la vivibi-lità dell’uomo e della donna. Oltre alle nuove realizzazioni - prose-gue - ci occupiamo di ristrutturazione, una pratica oggi fondamen-tale. Progettiamo, tenendo presente tutte le esigenze del caso, l’al-lestimento per locali commerciali e per le strutture ricettive in ge-nere. Il cliente è il nostro punto di riferimento, e ci adoperiamo pergarantire la qualità sotto ogni aspetto. Anche la scelta dei materiali,dalla forma ai colori, sono il frutto di studi attenti. Così come lo so-no anche le progettazioni per i sistemi di illuminazione».

La creatura delle giovani architette si chiama IdEm Architects e,ufficialmente, prenderà vita nei prossimi giorni con l’inau-

gurazione presso la propria sede nel centro città. «Èpassato un anno - afferma soddisfatta Magarò - daquando abbiamo deciso di avviare questa attività.Quando ci siamo conosciute, nel corso di unacollaborazione lavorativa, io e Ida ci siamo pia-

ciute subito. Venivamo da espe-rienze lavorative differenti e ave-vamo un bagaglio di abilità che sicompletavano a vicenda.Abbiamo messo anima e corpo inquesto progetto, - prosegue - ab-biamo ristrutturato il locale e trapochi giorni saremo finalmenteall’opera».

sabato

8 giugno 2013IX

di Federica Montanelli

I volti rosa dell’architetturaI volti rosa dell’architettura

Per le gravi difficoltà economiche del Paese è sempre più difficile, specie per i più giovani

riuscire a fare della propria passione un lavoro

Sogni in testa e maniche su

Emanuela Magaròe Ida GarofaloLe due architette

nella foto in basso

sono a lavoro nel corso

della ristrutturazione della sede

Occorrono

coraggio

e idee chiare:

qualità che

non mancano

a Ida Garofalo

architetto

che ha scelto

di buttarsi

sul mercato

insieme alla

compagna

d’avventura

Emanuela

Magarò

Page 10: Voceaigiovani

«È stato bellissimo... è bellissimo... Grazie... a questi splendidi gio-vani, a tutti»... un’espressione semplice ma copiosa di significati perraccontare un trionfo assoluto, grandioso, indimenticabile: il trionfocolto, nella mattinata di lunedì, 3 giugno, contestualmente al fiabe-sco proscenio del Teatro San Carlo di Napoli, dalla Giovane orche-stra dell’Istituto comprensivo di Cerisano, la quale, diretta dal suoartefice e primo alfiere, maestro Fabrizio Zecca, ha conquistato ilprestigiosissimo Premio San Carlo 2012/2013, rassegna musicaleper le scuole, promossa dallo storico Teatro napoletano in collabo-razione con Miur - ufficio scolastico regionale per la Campania. Unsuccesso, se possibile, reso ancor più dolce dalla menzione specia-le della Giuria, assegnata, quale miglior musicista a Carmine Covello,percussionista della scuola Cerisano, che, seguito nel suo percorsoartistico dal maestro Massimo Belmonte, è stato definito dal presi-dente della Commissione «un assoluto talento».

Un successo senza precedenti, insomma, quello conseguito dal gio-vane e rinomato sodalizio musicale cerisanese, per la verità ormaiavvezzo da tempo ad affermazioni di straordinario livello, fatte pro-prie in tutta Italia, sull’onda di una peculiarità interpretativa pun-tualmente contrassegnata, presso qualsivoglia ribalta, dalla sopraf-fina perfezione avvolgente l’esecuzione dei brani compendiati nelsempre più aulico programma proposto dagli studenti cerisanesi; unprogramma fuori dal comune, spaziante dal repertorio classico aquello più leggero, con una spiccata predilezione per l’universo at-tinente all’opera lirica, in particolare al melodramma italiano e, ov-viamente, a quello che è il suo massimo rappresentante, ovveroGiuseppe Verdi, di cui quest’anno ricorre il bicentenario dalla na-scita ed al quale, per l’occasione, la direzione del Teatro San Carlo,la cui storia gloriosa s’intreccia vigorosamente con la leggenda delmaestro di Busseto, ha inteso dedicare la rassegna appena conclu-sa, giunta alla quarta edizione.

Un’edizione, quella 2012-13, vertente sul tema “Verdi e il San Carlo”,che ha registrato il record d’istituti partecipanti: 73, provenienti daLazio, Campania, Puglia, Sicilia e, ovviamente, Calabria, per un to-tale di circa 4mila studenti di età compresa tra gli 11 e 16 anni chehanno preso parte alle fasi di selezione nei mesi di febbraio e mar-zo 2013. Nel mese di aprile sono state, poi, 28 le formazioni orche-strali esaminate: di queste solo cinque hanno passato la selezione,solo cinque si sono esibite sul palco centrale del Regio Teatro, diquello che, dal ‘700 in poi, fu la perla della dinastia borbonica, as-surgendo, per via delle sue monumentali dimensioni, della sua ori-ginale struttura e delle sue ineguagliabili precipuità, fin dai primianni di vita, a modello per i successivi teatri del continente e a me-ta irrinunciabile per il gotha della musica europea, che allora anno-verava figure come Haydn, Bach, Mozart, per citare solo alcuni deivati che hanno respirato l’aurea aria e assaporato l’acustica perfet-ta del Teatro partenopeo; il medesimo, che nel 1817, durante la pro-ficua gestione dell’impresario Domenico Barbaja, lasciò senza fia-to, abbagliato, strabiliato Stendhal, il quale, travolto dalla bellezzadel San Carlo, così ebbe ad esprimersi: «Non c’è nulla in tutta Europache non dico si avvicini a questo Teatro ma ne dia la più pallida idea.Gli occhi ne restano abbagliati, l’anima rapita... In un primo mo-mento, quando sono entrato, ho creduto di essere stato trasportatoin un palazzo di qualche imperatore d’oriente» (Stendhal, Roma,Napoli e Firenze nel 1817). La stessa impressione, la medesima sin-drome, che, probabilmente, al momento di entrare nella grandissi-ma e scintillante sala a ferro di cavallo, creata, a suo tempo, dagliarchitetti Giovanni Antonio Medrano e Antonio Nicolini, avrà per-vaso i maestri e i giovani componenti delle precitate cinque orche-stre approdate alla finale di lunedì mattina: Cava dei Tirreni, Pagani,Gaeta, Giarre e Cerisano. Di queste, una sola ha vinto, quella diCerisano; un’orchestra eccezionale, meritoria di maggiori attenzio-ni da parte delle nostre istituzioni locali; un’orchestra, anzi, l’or-

chestra, preparata dai maestri Donatella Belmonte, MassimoBelmonte, Maria Rosaria Luchetta, Ilia Marta Falanga, Pascal Ferraro,Paolo Manfredi e diretta da Fabrizio Zecca, che ne cura gli arran-giamenti. Maestri di vita, oltre che di musica, i quali, nel coltivaree valorizzare le passioni e le attitudini dei singoli giovani musicisticomponenti l’orchestra, sulla base di valori quali la volontà di mi-gliorarsi, l’impegno nel fare il proprio dovere, l’abnegazione nellostudio e la gioia di crescere e stare insieme, sono riusciti a plasma-re un collettivo capace di dare, in linea con la solida tradizione mu-sicale cerisanese, avvolgente espressione al piacere di fare grandemusica.Fare musica, in effetti, vuol dire elevarsi in una dimensione parti-colare, unica, totalizzante, dominata da un pensiero, generato daisensi o dai sensi percepito e tradotto: una dimensione, avente qua-le essenza l’eleganza della bellezza, lo stile della passione, la raffi-natezza della poesia, la libertà di vedere o di disegnare la realtà se-condo i canoni della creatività, del virtuosismo, della genialità, del-la meraviglia in cui trova piena espressione la natura umana. La me-raviglia, che si prova nell’interpretare un pensiero muisicale; la me-raviglia che quel pensiero riesce a suscitare in chi ascolta; la mera-viglia che raggiunge vette apicali allorquando tale pensiero avvol-ge e riempie non solo gli umani sensi, ma anche luoghi onirici, co-me certi, pochissimi, teatri, come il San Carlo, appunto, in cui lamusica s’è, nei suoi quasi tre secoli di storia, trasfigurata in magia,accarezzando la maestosità delle architetture e lo sfarzo degli ori edegli stucchi, diventando Storia: Storia di bellezza, di passione, dipoesia.

sabato

8 giugno 2013X

Una rassegna per le scuole

di Pierfrancesco Greco

La musica delle Serreesplode sotto il Vesuvio

La musica delle Serreesplode sotto il Vesuvio

La Giovane orchestra dell'Istituto comprensivo di Cerisano conquista il San Carlo di Napoli

Trionfo

assoluto

per i ragazzi

guidati

e diretti

dal maestro

Fabrizio

Zecca

esibitisi

lunedì

3 giugno nel

prestigioso

proscenio

centrale

del fiabesco

teatro

partenopeo

in occasione

della quarta

edizione

del Premio

San Carlo

Page 11: Voceaigiovani

Che meraviglia: la meraviglia che certamente avrà abbracciato le sen-sazioni più recondite dei ragazzi componenti la Giovane orchestradell’Istituto comprensivo di Cerisano, e dei suoi maestri, nel calca-re, lunedì 3 giugno, il palcoscenico del grandioso Teatro di Napoli;la meraviglia che ha inondato il loro cuore nel fare musica in quelluogo straordinario, nel fare la musica di Verdi, il Cigno di Busseto,nume tutelare della rassegna di quest’anno e grande passione delmaestro Zecca, che nel ripercorre la straordinaria esperienza napo-letana vissuta insieme ai suoi ragazzi e ai suoi colleghi, palesa tuttal’emozione e la soddisfazione di chi è consapevole di aver compiu-to qualcosa di eccezionale, per i suoi allievi, per Cerisano, per l’in-tero firmamento artistico calabrese. «È stato bellissimo... è bellissi-mo... Grazie... a questi splendidi giovani, a tutti»... questo il suo sin-tetico e significativo commento.Sì, deve essere stato veramente bellissimo entrare nel San Carlosplendente, internamente sovrastato dall’immenso dipinto troneg-giante sul soffitto; deve essere stato bellissimo salire con i suoi al-lievi sul palcoscenico e dirigerli sul podio di un teatro oculatamen-te descritto dal maestro Riccardo Muti come «il più bello del mon-do» e da Giovanni Minoli definito, in una delle sue preziose tra-smissioni d’approfondimento, «un luogo di elezione, l’orgoglio diNapoli e dell’intera Italia», amato follemente dal sovrano Carlo diBorbone, a tal punto da pretendere che il suo gioiello fosse diretta-mente collegato al Palazzo Reale, forse per poterlo sentire ancorapiù suo.Sì, deve essere stato bellissimo, in quella incantata cornice, ador-nata dal sipario aprico verso l’estasiata Sala, trarre fuori da quella

Giovane e grande orchestra le note del Preludio del Rigoletto, ria-dattate in partitura dal direttore medesimo, e sentirle risuonare nelteatro che fu di Verdi, con il pubblico, in silenzio, che ascolta, chesi emoziona, che si commuove, salutando con un autentico boatod’entusiasmo l’esibizione dei fantastici giovani artisti cerisanesi delmaestro Zecca: esplode l’applauso del teatro intero in ogni ordinedi posto, la giuria si entusiasma, si ode una voce che dice«Cerisano»...

Sì, è bellissimo!

L’Orchestra di Cerisano vince.Cerisano vince il “Premio San Carlo”. Deve essere stato bellissimoper i ragazzi e i maestri pensare al lavoro e all’impegno di anni, ilmedesimo che li ha condotti a Napoli; sì, deve essere stato bellissi-mo per il maestro Zecca volgere lo sguardo della memoria al suopercorso artistico e professionale, agli anni giovanili, al suo maes-tro, il compianto Mario Greco, di Cerisano, colui che, come amaspesso ripetere Zecca, «mi mise in mano uno strumento» e che, c’èda esserne certi, da eccelso cultore di Verdi qual era, avrà ascoltatocompiaciuto, da qualche parte, le sublimi note a cui hanno dato for-ma i giovani diretti dal suo poliedrico allievo.Sì, per il maestro Zecca deve essere stato bellissimo ringraziare, unoper uno, i suoi collaboratori e i suoi ragazzi, grandi protagonisti diun risultato fuori dall’ordinario; deve essere stato bellissimo per iragazzi, per tutti, pensare a quello che si è fatto e a come lo si è fat-to: con passione, rigore e, soprattutto, amore; amore per la musica,per il bello, trascorrendo intere giornate a provare i brani e le arieda offrire all’affezionato pubblico dell’Orchestra, presente, con intesta i genitori dei ragazzi e i parenti dei maestri, in gran numero an-che nella platea, nei cinque ordini di palchi e nel loggione del SanCarlo, per conquistare il quale i giovani cerisanesi hanno dovutonon solo raffinare ulteriormente la loro abilità musicale ed inter-pretativa, ma soprattutto, appropinquarsi, con un certosino lavorodi ricerca, alla figura del grande Verdi; un vero e proprio percorsodi conoscenza, quello intrapreso dai giovani di Zecca, i quali, conla supervisione del loro maestro, hanno realizzato un articolato esorprendente e-book, un libro elettronico, titolato Giuseppe Verdi eil Teatro San Carlo, sfogliando il quale si coglie la natura incom-mensurabilmente elevata dell’attività incarnata dall’orchestra in que-stione: un’attività di metodo, forza morale e incredibile interazionesimbiotica tra il maestro e i suoi allievi, vero segreto, questo, deisuccessi passati, presenti e futuri riscossi dal magnifico sodaliziocerisanese.

«Il bando di gara - racconta in proposito Zecca - per la partecipa-zione alle selezioni del “Premio San Carlo” prevede la realizzazio-ne di un prodotto multimediale sul compositore parmense e sul Teatrodi San Carlo. Mentre preparavamo il programma musicale per l’au-dizione, durante una prova d’orchestra, specificatamente dopo l’e-secuzione del Preludio del Rigoletto, ci siamo fermati per chiedereagli “orchestrali” cosa ne pensassero, cosa proponessero, quali ideeavanzassero per rispondere alla richiesta del bando.Le prime idee ci sembravano un tantino ovvie, abusate: un video,una presentazione Power point, un iper-testo, ci mancava che di-cessero un cartellone! Non per essere originali per forza, invitavo iragazzi a pensare a qualcosa di più divertente, a qualcosa che po-tesse rappresentare una nuova sfida, oltre a quella del fare musicainsieme, d’interpretare partiture che mai avremmo pensato di poter

eseguire alle scuole medie». «Professò ho trovato la soluzione, èdavanti ai vostri occhi» esclamò una timida “violinista” indi-

candomi il leggìo. Sul leggìo ripongo il mio ipad, dove “cu-stodisco” i miei arrangiamenti necessari alla concerta-

zione dei brani. «Pensi ad un e-book?» chiesi - e la ra-gazzina rispose di sì - «Perché no? Aggiudicato»!

E ci siamo messi al lavoro! Un lavoro, ornato edintegrato da interessantissimi contributi mul-

timediali, in cui, oltre ad un’accurata biografiadi Verdi, è presente un sintetico ma particolareg-

giato tratteggio afferente al Teatro di San Carlo diNapoli, un olimpo della musica senza eguali, il custo-

de fiero dell’antica e nobile tradizione musicale parteno-pea; un tempio dell’unico linguaggio universale, qual è la

musica, che, «carico della sua storia - ha affermato in una fa-mosa intervista il maestro Riccardo Muti - e pieno della sua bel-

lezza e del suo splendore», è, dopo i recenti lavori di restauro, «ri-tornato alla luminosità sua originaria».Un luogo che ha gli assoluti crismi dell’unicità, «prima di tutto - os-serva Muti -, perché è il più bel Teatro del mondo; secondo, perchéha una delle storie più gloriose, se non la più gloriosa dei teatri ita-liani e, quindi, dei teatri del mondo, e, terza cosa, perché rappresentail Teatro più importante di tutto il sud dell’Italia».

sabato

8 giugno 2013XI

Una rassegna per le scuole

Il bando

di gara

prevedeva la

realizzazione

di un

prodotto

multimediale

su Verdi

e sul Teatro

di San Carlo...

«Professò,

la soluzione

è sotto i

vostri occhi!»:

un e-book?

e perché no?

Così è nata

l’dea vincente

L'Orchestradi Cerisanoal San Carlodiretta dal maestro Zecca

Sotto, i maestrie giovani i componentidell'orchestae il maestro Zeccamentre ricevei complimentidel sovraintendentedel Teatro S.Carlo

Page 12: Voceaigiovani

Del resto, «il Teatro di San Carlo, già Real Teatro di San Carlo - silegge nel predetto e-book realizzato da Zecca e dai suoi allievi -, èil teatro lirico di Napoli ed è uno dei più famosi e prestigiosi al mon-do». È il più antico teatro d’opera in Europa ancora attivo, essendostato fondato nel 1737. Affacciato su via San Carlo e lateralmentesu piazza Trieste e Trento, ricalca l’architettura delle grandi reggeborboniche e fu il simbolo di una Napoli che sottolineava il suo sta-tus di grande capitale europea. Eretto per vo-lontà di Carlo di Borbone, fu inaugurato il 4novembre 1737, nel giorno dedicato a SanCarlo. La prima opera ad andare in scena fuL’Achille in Sciro, di Domenico Sarro, maben presto il prestigio del Teatro crebbe tan-to da attirare illustri personalità di fama in-ternazionale. Nel 1751 andò in scena La cle-menza di Tito, di Christoph Willibald Glucked alcune opere di Bach. Sul finire delSettecento, il San Carlo accolse uno dei piùquotati compositori europei ed uno dei piùimportanti esponenti della scuola musicalenapoletana: Domenico Cimarosa. IlCimarosa debuttò al teatro napoletano nel1782 con L’eroe cinese. Dal 1815 al 1822 ildirettore musicale del Teatro fu GioacchinoRossini e dopo di lui l’incarico fu affidato aGaetano Donizetti, direttore artistico fino al1838. Durante la seconda parte del regno diFerdinando II, la vita artistica del teatro furesa particolarmente ostica dalle maglie del-la censura che tormentarono soprattutto ilrapporto con Giuseppe Verdi. La sua colla-borazione fu tuttavia molto proficua, conmolte opere rappresentate ed alcune primeassolute. Infatti, dopo la messa in scenadell’Oberto Conte di San Bonifacio, nel1841, nel 1845 Verdi, non senza difficoltà,completò l’opera Alzira per il San Carlo diNapoli. La prima volta del maestro nel sudd’Italia non fu particolarmente entusiasmantese non fosse per i luoghi, che Verdi dimostròdi apprezzare, e per il calore del pubblico,che tributò alla sua opera un discreto suc-cesso, anche se l’Alzira non ebbe un avve-nire florido. Circa quattro anni dopo il de-butto di Alzira, il compositore tornò a Napolicon una delle sue opere più interessanti, LuisaMiller (...), melodramma tragico in tre atti rappresentato al teatroSan Carlo di Napoli l’8 dicembre 1849. Per la prima volta in modonetto Giuseppe Verdi abbandonava i riferimenti a fatti storici o a ge-sta eroiche per orientare il suo teatro verso la sfera privata antici-pando l’impostazione della Traviata. Molti anni dopo, nel settem-bre del 1857, Verdi mise in cantiere un nuovo progetto, molto am-bizioso per Napoli, Un ballo in maschera. Il Teatro di San Carlochiedeva una prima esclusiva e il maestro si recò nella città borbo-nica nel gennaio del 1858 per risolvere personalmente gli innume-revoli problemi creati della censura. «Sono un vero inferno», scri-veva allo scultore Luccardi: «Maledetto il momento in cui ho ac-cettato questo contratto». Alla fine riuscì a vincere una causa con ilTeatro, ridicolizzando le banali modifiche richieste dai censori.Ancora una volta il compositore rimase incantato dalla bellezza del-la natura e dalla mitezza del clima ed anzi si rammaricò di non averammirato in eruzione il Vesuvio: «Io non ho mai visto quel signorein furia e pagherei... una sinfonia a vederlo» sospirava Verdi.

Passarono altri 15 anni prima che Verdi tornasse a Napoli, dove tra-scorse l’inverno a cavallo degli anni 1872 e 1873 per eseguire un’e-dizione dell’Aida. AVerdi si deve la costruzione della buca per l’or-chestra del Teatro di San Carlo, proprio nel 1872, quando riuscì aconvincere la direzione del Teatro, peraltro suggerendo accorgimentiacustici. Durante il soggiorno partenopeo Verdi compose un quar-tetto per archi assai gradevole di tradizione classica nel filone diHaydn e Beethoven, eseguita in prima assoluta dalle prime parti

dell’Orchestra Teatro di San Carlo. Si trattadell’unica composizione cameristica di Verdi,data in dono nella sua stesura originale alConservatorio di San Pietro a Majella. Il le-game intenso tra il Teatro di San Carlo ed ilcompositore di Busseto non si è mai inter-rotto tanto che in questo 2013, anno in cuirealizziamo questo scritto, ricorrente il bi-centenario della nascita del compositore, ilTeatro di San Carlo ha fortemente puntatosul compositore italiano, con varie iniziati-ve dirette a testimoniare la vicinanza tra ilmaestro e la città di Napoli. (...). «Verdi - hadichiarato il direttore artistico del TeatroVincenzo de Vivo - non è solo musica ma èvolontà, è cultura per migliorare la qualitàdella vita di un’Italia che ancora non sembraaver risolto i problemi del suo Risorgimento».Il maestro Verdi, secondo de Vivo, rappre-senta «realmente ciò che siamo, un’Italia chedesidera guardare verso il futuro con le ra-dici nel passato, un’Italia che non si rasse-gna e guarda lontano». La ricerca è stata ap-passionante e gratificante. Conoscere a fon-do questo artista ci ha appagato»

(Estratto di Fabrizio Zecca & GiovaneOrchestra Cerisano. “Giuseppe Verdi

e Il Teatro di San Carlo”IC Cerisano, 2013. iBooks).

Un appagamento che lunedì mattina, sul pal-coscenico del San Carlo è diventata magia:«un’emozione indescrivibile - ha scritto qual-cuno dei fortunati che hanno preso parte al-la giornata del San Carlo -. Il Teatro più bel-lo del mondo, la città illuminata da uno splen-dido sole, dai grandi finestroni si scorge ilMaschio Angioino. Siamo a Napoli al Teatro

di San Carlo sul palcoscenico la Giovane orchestra dell’Istituto com-prensivo di Cerisano, sul podio il maestro Fabrizio Zecca... Rigoletto...il boato del Teatro... La vittoria dell’Orchestra di Cerisano». La vit-toria della Cerisano più autentica, della Cerisano amante della mu-sica, del bello, della raffinatezza culturale, artistica e valoriale! Ilsuccesso di un paese baciato da una vocazione prescindente il tem-po e lo spazio... Il trionfo di un’eredità creativa e di un presente vi-vido che riempie il borgo delle Serre di giusto e nobile orgoglio!«È vero - racconta Maria Greco, giovane cerisanese, residente aNapoli e presente in platea - ... è stata un’emozione fortissima, in-tensificata dalla suggestione del maestoso Teatro San Carlo! Ancorauna volta l’orchestra di Cerisano ha dimostrato la propria eccellen-za, conseguendo il prestigioso premio. Da spettatrice diretta dellamanifestazione, posso dire che è stata un’emozione nell’emozione...un’emozione grandissima, per me, assistere a questo trionfo»! Sì...«È stato bellissimo... è bellissimo... Grazie... a questi splendidi gio-vani, a tutti»...

sabato

8 giugno 2013XII

Una rassegna per le scuole

Oltre

al premio

assegnato

al sodalizio

musicale

cerisanese,

esaltante

è risultata

anche

la menzione

speciale

riconosciuta

dalla giuria

a Carmine

Covello

abile percus-

sionista dello

straordinario

collettivo

La facciatadel Teatro San Carlo

Sotto, la targa premioricevuta dal sodalizio

cerisanesee la platea al momento

dell’esibizione

Page 13: Voceaigiovani

Una martire calabrese, la giovane Arcangela Filippelli, nata nel se-colo diciannovesimo e vittima dell’orco. Una venerabilità, che ar-riva proprio a ridosso del caso di violenza che ha sconvolto la cit-tadina di Corigliano, dove due adolescenti, una vittima e l’altro car-nefice, sono stati protagonisti di un efferato caso di “femminicidio”(il termine coniato dai media per designare i casi di abusi e omici-di ai danni delle donne). La cerimonia si è svolta nella Cattedrale diCosenza nei giorni scorsi, il 29 maggio, dove si è chiusa l’inchiestadiocesana per la beatificazione della Serva di Dio Arcangela.

La triste vicenda di questa martire, nata nel 1853, inizia il 7 febbraiodel 1969, giorno di Carnevale. Lei fu incoraggiata, dalla madre, adandare a raccogliere legna in un bosco privato con un gruppo di ami-che, sorelle di chi poi sarebbe stato il suo assassino, AntonioProvenzano. Con un pretesto, il ragazzo di solo 22 anni, si offrì diaiutare la giovane rimasta in difficoltà per la fascina legata male dal-lo stesso. Dopo poco allontanate le sorelle, tendò di usarle violen-za, ma lei divincolata, invocando il Cielo, gridava che era peccatoe che «la Madonna non vuole queste cose». Nella nebbia fitta del-la montagna, al processo, le sorelle di Antonio, testimoniarono chesia i cittadini che loro avevano sentito le urla strazianti di Arcangela,ma che per timore non si erano avvicinati, ma che l’avevano senti-ta affermare «morta sì, ma non mi farò mai toccare da te». Fu mar-tirizzata, difendendo la sua purezza, a colpi di scure: prima le furo-no recisi mani e piedi e poi fu colpita ripetutamente sul corpo. Seguìil processo ad Antonio Provenzano, che fu condannato alla pena dimorte ma morì di cancrena, prima che l’esecuzione avesse luogo, il5 agosto 1872.Il corpo di Arcangela nel tempo fu traslato a Longobardi nella chie-sa di San Francesco, con permesso del vescovo di Tropea, ed è ve-nerato da molti ogni anno.

Oggi, questa immagine appare di forte attualità, data la situazionefemminile in tutto il mondo e non solo in Italia, con un forte richia-mo alla dignità della donna. L’arcivescovo di Cosenza, monsignorSalvatore Nunnari ha costituito la causa di canonizzazione il 18 di-cembre 2006, a fronte di una petizione d’iniziativa popolare e deiparroci di Longobardi, ottenendo il “nihil obstat” il 23 maggio del2007 dalla Congregazione delle Cause dei Santi, dopo il parere del-la Conferenza episcopale calabra il 7 febbraio 2007. L’Inchiesta dio-cesana è stata avviata l’1 ottobre 2007. Il vescovo ha indirizzato,

inoltre, una lettera ai giovani della Chiesa cosentina sulla figura diArcangela. In questa il padre arcivescovo racconta la storia dellaFilippelli, che diverrà presto beata a Roma. Un sacrificio, quello diArcangela, spiega il vescovo durante la celebrazione, che non è va-no, se oggi appare di enorme attualità. Il coraggio di andare fino infondo, lo chiama Nunnari, che ci deve portare non soltanto a indi-gnarsi per ciò che di violento c’è attorno a noi, ma anche a scopri-re il vero valore del vivere. Non vivacchiate, scrive Nunnari, e nonlasciatevi trasportare dalle mode. «Pensate in grande - questo l’au-gurio del padre arcivescovo - testimoniando l’ardore, che la stessaFilippelli testimoniò».Alla fine dell’omelia, alla presenza del clero cosentino e dei vesco-vi di Tropea e di Scalea, Rienzo e Bonanno, si è data lettura dellacausa di postulazione di presunto martirio e conseguente venerabi-lità presieduta dal vicario don Enzo Gabrieli, che ha seguito tuttol’iter.Nell’assemblea erano presenti: i discendenti della Filippelli; un pro-nipote diretto e la commissione di storici, avvocati e medici, che sisono occupati di esaminare il caso. Il postulatore dellacausa, don Enzo Gabrieli, ha espresso una grandecommozione nell’esaminare le carte e gli attiche hanno riguardato questo caso. Una serieanche di fortuite coincidenze, che hanno fat-to sì che tutto andasse nel migliore dei mo-di, come il ritrovamento di importanti do-cumenti, l’importanza di avere un proces-so con delle testimonianze di eccellenza.La causa si conclude con la lettura dell’i-ter: il giudice delegato della causa, donLuca Perri; don Bruno Di Domenico, pro-motore di giustizia; certificate le firme egli apposti sigilli dal cancelliere don Cosimode Vincentis, con il notaio nominato dal ve-scovo, il signor Francesco Reda, si concludela cerimonia durata due ore, in uno scroscio diapplausi e con i saluti del sindaco della città diLongobardi, Giacinto Mannarino, che ha anti-cipato che nel consiglio comunale in giugno sidedicherà una struttura presso il plesso scolastico,che vuole essere un documento che faccia capire atutti che questa storia, che sembrerebbe antica,così ha detto Mannarino, spesso è di forteattualità. La figura della Filippelli, oggiappare importante perché immagine cheunisce e manifesto inequivocabile del-la grandezza della stessa.

sabato

8 giugno 2013XIII

Un nuovo fiore

tra i beati

Un nuovo fiore

tra i beati

Arcangela Filippelli, una figura di venerabilità che dia dignità alla donna

Per non dimenticare

Una martire

calabrese

nata

nel XIX secolo

e vittima

dell’orco. Una

venerabilità

che arriva

proprio

a ridosso

del caso

di violenza

che ha

sconvolto

la città di

Corigliano

di Lucia De Cicco

Arcangela Filippelli

Sopra, la letturadella venerabilitàda parte di don EnzoGabrieli davanti al notaioFrancesco Reda,il vescovo Nunnari,don Bruno e don Perri

Page 14: Voceaigiovani

Lo scorso venerdì, presso la sede della Soprintendenza per i Benipaesaggistici e architettonici di piazza dei Valdesi, sono stati pre-miati i giovani studenti che hanno preso parte al concorso, banditodalla stessa soprintendenza, che ha avuto come protagonisti i beniculturali del territorio calabrese. Un’iniziativa interessante, finaliz-zata ad avvicinare i giovani alla conoscenza delle bellezze del no-stro territorio e a far loro capire la fondamentale importanza dellaconservazione, della preservazione e della restaurazione. Il concor-so, suddiviso in due sezioni, ha interessato studenti dei licei artisti-ci e delle scuole d’arte di Cosenza e provincia, le cui opere sono sta-te sottoposte al giudizio, per la proclamazione dei vincitori, dellacommissione composta dal soprintendente, Luciano Garella, dalpresidente dei Lions club di Cosenza Host, Emilio Minasi, e da LuigiReda, dirigente scolastico. Ad accogliere i giovanissimi partecipantinella sede di Piazza dei Valdesi sono stati i collaboratori della so-printendenza: Antonio Puntillo, Anna Francesca La Rosa, VincenzoFacciola, Rosella Chiarello, Lucia Trotta e Gradita Malizia. Gli stu-denti hanno potuto vedere le loro opere esposte nella sala, osserva-te con un misto tra curiosità e ammirazione dagli ospiti sopraggiunti.Diverse sono le opere fotografiche, molti i commenti prosaici cherichiamano, anche nella lingua, la calabresità. Protetto da una tecafa bellissima figura il plastico della chiesa di Sant’Angelo di Luzzi,progettato e costruito in scala. Particolare, un’opera che non passainosservata, è la breve storia fumettata che ha come protagonista ilcastello svevo.Apresenziare la cerimonia di premiazione è lo stesso soprintendente,Luciano Garella, che si dice «rincuorato per la partecipazione deicittadini del futuro». Garella ha poi illustrato le sue impressioni cir-ca i giovani partecipanti: «Mi ha sorpreso la profondità di pensieroprofusa da tutti - ha svelato, osservando quanto - l’entusiasmo deigiovani sia più importante di tutto il resto. Voi prenderete il nostroposto nella tutela di queste terre, - ha auspicato il soprintendente -che meritano di essere ricordate per l’amichevolezza della gente,per le sue tradizioni e, naturalmente, per le sue bellezze naturali moz-zafiato».A ringraziare Garella e ciascuno dei collaboratori è stato il presi-dente dei Lions club di Cosenza Host, Emilio Minasi, citando il con-corso appena concluso come un perfetto esempio di sinergia. Minasi,da membro della commissione che ha valutato i lavori ha osserva-to che «al di là del valore tecnico ed estetico di ciascuna opera, tut-te di ottima qualità, abbiamo tenuto conto dell’attenzione per la nar-razione e voluto premiare l’originalità».

È giunto poi il momento più atteso dai giovani artisti: quello dellaproclamazione dei vincitori.Il premio della sezione A - quella dedicata agli studenti delle classiI,II e III - è andato al lavoro delle classi II e III B del Liceo artisticostatale di Cosenza, autori di un’accurata opera fotografica.Ad aggiudicarsi il primo premio per la sezione B - dedicata agli stu-denti frequentanti le classi IV e V - è stato Dario Bernardini, fre-quentante classe IV sezione A del Liceo artistico cosentino. Il lavo-ro dello studente è una storia fumettata che ha come protagonistauna restauratrice chiamata a “portare agli antichi fasti” le precariestrutture del castello svevo. Nel racconto, ben suddiviso in scene,intervengono anche la componente fantastica e il tema della sicu-rezza sul lavoro. Una vittoria sicuramente meritata.A meritare sarebbe stato anche lo splendido plastico della chiesa diSant’Angelo di Luzzi, realizzato - come detto - in scala, e costruitocon legno di balsa. Un piccolo capolavoro che non poteva lasciareindifferenti i membri della giuria, che hanno pensato a un’appositamenzione speciale. Un premio che non era previsto nel bando, dadestinare alla classe V A del Liceo artistico di Luzzi, rappresentatoper l’occasione da tre studenti: Luigi Garritano, Salvatore Crocco eWalter Benvenuto, visibilmente soddisfatti per il riconoscimento,arrivato dopo un lavoro - dicono - lungo otto anni.

Le opere vincitrici saranno ora esposte al pubblico presso la sededella Soprintendenza; inoltre, i vincitori del concorso per la sezio-ne B avranno modo di partecipare a uno stage di tre giorni pressol’ente, con tanto di visita ai cantieri, all’interno dei quali potrannoconoscere le tecniche per la conservazione e la restaurazione dei be-ni del territorio. I vincitori della prima sezione parteciperanno a unostage di un giorno, all’interno del quale apprendere la mission del-

sabato

8 giugno 2013XIV

Beni culturali in mani sicureBeni culturali in mani sicure

La Soprintendenza premia gli studenti artisti del Cosentino, preparati e originali

di Francesco Fotia

Un’iniziativa

finalizzata

ad avvicinare

i giovani alla

conoscenza

delle bellezze

del nostro

territorio

e a far loro

capire la

fondamentale

importanza

di conservare,

preservare

e restaurare

Con gli occhi sul futuro

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Page 15: Voceaigiovani

la soprintendenza e conoscerne le metodo-logie operative.

«Siamo molto soddisfatti di aver portatoavanti questo progetto che ci ha visti sti-molare i giovani verso la scoperta dellosplendido territorio che abitano: stabilirequesto contatto è parte integrante del nostrolavoro, - ha commentato Antonio Puntillo,direttore dei Servizi educativi - perché il ter-ritorio, in tutte le sue sfaccettature, ha tuttoda guadagnare da una presa di coscienza edell’aiuto della comunità».Gli fa eco Anna Francesca La Rosa, dellasezione didattica, che ha spiegato con or-goglio: «Divulgare la cultura è la nostra mis-sion; quando i mezzi sono esigui, come cre-do in tutte le altre attività, ci vuole un mag-giore impegno da parte di tutti per raggiun-gere il traguardo desiderato. Partire dallescuole è fondamentale perché è da lì che èpossibile fare conoscere ai giovani tutti i no-stri splendidi tesori, che a volte ignoriamo.La nostra Calabria - ha osservato infine - ècome un scrigno pieno di gioielli da far co-noscere a tutti. Le nostre terre sono state se-gnate dalla notevole varietà di popoli chel’hanno abitata, facendo della Calabria unadelle culle della civiltà. Questo è il nostrotesoro».

Un tesoro da promuovere e difendere. Partire dai più giovani è ilgiusto modo per assicurare alle nostre terre e ai nostri beni un futu-ro migliore.

sabato

8 giugno 2013XV

Con gli occhi sul futuro

1 - Lo staff dell’iniziativa2 - Il vincitoreDario Bernardini conalle spalle la sua opera3 - I vincitoridella sezione A4 - Lo splendido plasticodella chiesa di Sant’Angelo5 - Emilio Minasie il soprintendenteLuciano Garella6 - Il vincitore ritirail premio tra AntonioPuntillo e Luciano Garella 7 - I giovanirappresentantidella scuoladi Luzzi

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Page 16: Voceaigiovani

“Videro e credettero” è il titolo della mostra itinerante organizzatada Comunione e liberazione per l’anno della fede e che vuole esse-re uno strumento di catechesi e di missione per arrivare davvero atutti. La struttura della mostra è costituita da trentadue pannelli ognu-no dei quali riporta il testo del curatore arricchito da brani letterari,biblici e da un affascinante apparato iconografico. La mostra, cheverrà nelle varie sedi, presentata da guide, che si sono preparate conun corso di formazione, prevede anche dei possibili eventi musica-li e teatrali. Si svolgerà dall’1 giugno all’1 settembre di quest’annoe tra le tappe prevede anche l’Unical, le chiese principali della cittàdi Rende di Cosenza, di Mendicino, San Pietro in Guarano,Bisignano, Scigliano, Rogliano, e in estate inoltrata la costa, SanLucido, Paola, e la Sila con San Giovanni in Fiore e Luzzi.È stata preceduta dall’inaugurazione ufficiale del 4 giugno scorso,con il vescovo Nunnari, presso l’auditorium Giovanni Paolo II, nelSeminario di Rende, da una conferenza illustrativa, con il respon-sabile delle aggregazioni laicali, don Pasquale Traulo, il coordina-tore, Carlo Trentacapilli ed Emanuela Belvedere, moderati dal re-sponsabile dell’Ufficio delle Comunicazioni sociali della diocesi,don Enzo Gabrieli, che ha fatto comprendere che ogni opera è sta-ta messa lì per invitare la persona a riflettere partendo proprio daltitolo per finire alla proposta scritta che è posta all’opera.Dando importanza al fatto che Comunione e liberazione, come tan-ti dei movimenti che sono in diocesi, con 15mila laici associati etesserati, vivono la fede aderendo al messaggio della Chiesa, bat-tezzati, servono le parrocchie e su invito di Papa Francesco cerca-no di andare verso le periferie.Dal 12 al 14 giugno, la mostra si troverà all’Università della Calabriapresso l’University club, quindi si raggiungerà anche il mondo del-l’istruzione e dei giovani futuri professionisti.

Emanuela Belvedere ha illustrato il percorso della fede a partire dalcinismo dei nostri giorni, che vive l’uomo moderno, fino a capireche la convivenza con Cristo stesso è importante, così come fecerogli apostoli. Infatti, l’immagine scelta a rappresentare questo cam-mino è proprio il vecchio e il nuovo, che corrono verso il sepolcrodove è il Risorto, Pietro e Giovanni. Spiegato anche lo scopo dellamostra: approfondimento della fede personale, testimonianza dellagioia e della bellezza dell’essere Cristiani, che troviamo nella se-conda sezione della mostra. La terza sezione, infine, ci narra la bel-lezza dell’essere toccati e feriti da Cristo e con la vita dei Santi, fi-no all’ultimo pannello che rappresenta l’immagine di Cristo con lascritta tratta da un discorso di Benedetto XVI: «La porta della fedeche introduce la vita di comunione con Dio e permette l’ingressonella sua Chiesa è sempre aperta per noi». Le guide che introdur-ranno alla mostra sono anche semplici battezzati e fedeli non ne-cessariamente appartenenti a movimenti, ma che opportunamenteformati, daranno vita alla stessa, che diventa una forma di missio-ne per una città e territorio.

Abbiamo chiesto a uno dei responsabili, Carlo Trentacapilli, che co-sa ha determinato la scelta delle locazioni.Il vicario per il laicato Traulo ha scelto in base alle foranie, due par-rocchie per ogni zona e due parrocchie marine per i mesi estivi, Paolae San Lucido, cercando di fare coincidere anche le feste patronalidi modo da fare affluire il maggior numero possibile di fedeli.

Perché la scelta dell’immagine del pannello di apertura, che ripro-duce Giovanni e Pietro?Caratteristica del movimento è che a livello culturale ha sempre uni-to le due anime della chiesa, la tradizione e la profezia. È stata scel-ta dal gruppo editoriale Itaca, che è vicino al nostro movimento e sioccupa di mostre. La consulta per il laicato, dopo la nostra propo-sta si è resa disponibile ad accettare la stessa, così anche il padre ar-civescovo, si è dimostrato contento di questa iniziativa. Imponenteorganizzazione che coinvolge quindici parrocchie e tanti laici vo-lontari, che non solo saranno da guida per i ragazzi che visiterannola mostra, ma anche si occuperanno di montare e smontare la stes-sa. Saranno coinvolti Azione cattolica, il Rinnovamento, le Acli; unrichiamo forte a quell’unità che Papa Francesco molte volte auspi-ca per la Chiesa e il Popolo di Dio. Unico corpo con tanti carismi.

Le altre tappe della mostra:dal 15 al 20 giugno Cosenza, Chiesa di San Domenico, e dal 21 al27 giugno in Santa Teresa del Bambino Gesù;chiesa di San Pietro in Mendicino, dal 28 giugno al 4 luglio;San Pietro in Guarano, chiesa di Santa Maria di Gerusalemme, dal5 all'11 luglio;dal 12 al 18 luglio santuario Madonna di Monserrato, Scigliano;dal 19 al 25 luglio Santuario di Sant'Umile, Bisignano;dal 26 luglio all’1 agosto San Lucido, chiesa del Rosario;Paola, dal 2 all'8 agosto al Santuario;chiesa di San Pietro Rogliano, dal 9 al 16 agosto;dal 17 al 23 agosto, chiesa di Santa Lucia a San Giovanni in Fiore;dal 24 al 28 agosto, casa circondariale, tappa questa che, tuttavia,ancora non è confermata, per via dei permessi che la stessa situa-zione richiede;per finire Luzzi dal 29 agosto all’1 settembre, chiesa dell’Immacolata.

Oltre la metà dei fedeli della diocesi quindi saranno coinvolti e rag-giunti da questa esperienza. All’inaugurazione della mostra, prece-dette il convegno "Testimoni uniti nella speranza", moderato daGiulia Gabrieli e sui temi/ambiti delle settimane sociali:vita affettiva con i coniugi Palmala festa, con Adam Ruffolo, animatore di comunità uscente del pro-getto Policoro,la fragilità con Franco De Maria, dell’associazionismo,tradizione con Nicola Gaudio, di Azione cattolica,immigrati e cittadinanza a cura delle Acli con Salvatore Turano. Illustrato da Filippo Salatino segretario della consulta delle aggre-gazioni laicali.

LdC.

sabato

8 giugno 2013XVI

Esposizione itinerante organizzata da “Comunione e liberazione” per l'Anno della fede

La fede in mostra

Strumento

di catechesi

per arrivare

davvero

a tutti

La struttura

della mostra

è costituita

da trentadue

pannelli

ognuno dei

quali riporta

il testo

del curatore

arricchito

da brani

letterari,

biblici

e da un

affascinante

apparato

iconografico

Vedere per credereVedere per credere

Carlo Trentacapilli,Emanuela Belvederee Filippo Salatino

Sopra, don EnzoGabrieli edon Pasquale Trauloseduti tra il curatoree Belvedere

Page 17: Voceaigiovani

L’International association for Art and psychology - sezione diBologna, tramite il suo presidente professor Stefano Ferrari, do-cente di Psicologia dell’arte all’Università di Bologna, organiz-za nei giorni dal 24-30 giugno 2013, presso la Sala Polifunzionaledel Palazzo comunale della Gran Guardia di Verona, una rasse-gna di Arte visiva intitolata “Introspective”, curata dalla storicae critica dell’arte Carmelita Brunetti, direttrice responsabile del-la rivista Arte contemporanea news.Il titolo della collettiva è molto significativo e avvia il fruitoreverso un percorso interiore personale oltre che al riconoscimen-to del valore estetico e artistico dell’opera.

Trattare un argomento molto delicatocome l’auto-rappresentazio-ne del corpo e dell’i-dentità attraverso ilmedium della foto-grafia - riferisce laBrunetti - «è nonsolo un mezzo perregistrare il mo-mento dell’attoperformativo incui gli artisti-atto-ri eseguono la sce-na, ma anche unamodalità di ricono-scimento delle pro-prie emozioni. Fardialogare i diversilinguaggi del corpoattraverso l’uso del-la fotografia, dellaperformance e del vi-deo, è il fil rouge chequesta rassegna propone.Un percorso visivo ine-dito perché l’introspezio-ne come traccia del Sé di-venta un’occasione di ri-conoscimento personaledi ognuno di noi attraver-so l’opera d’arte». Gli artisti chiamatia interpretare questo complesso temain un’epoca così difficile come l’at-tuale, sono: Maurizio Cesarini, MonaLisa Tina, Massimo Festi, ValentinaMedda, Emiliano Zucchini. Ognunodi loro esporrà 5 lavori per un totale di25 opere. Si tratta di cinque autori ri-conosciuti dalla critica e che si avvia-no sempre di più a conquistare il fa-vore del pubblico. L’evento è partena-riato dalla rivista Arte contemporaneanews e patrocinato dalla Scuola di spe-cializzazione in Beni storico-artisticidell’Università di Bologna. Con la col-laborazione del Comune di Verona.

Inaugurazione il 25 giugno ore 17,00.

sabato

8 giugno 2013XVII

Non solobellezzaesteriore

Non solobellezzaesteriore

Introspective, rassegna d'arte visiva

Emozioni in mostra

Il coro giovanile polifonico di “Nuova solidarietà equivoci”, è ilprimo classificato nel prestigioso concorso internazionale giova-ni musicisti, svoltosi a Paola. Il coro composto da trenta elemen-ti (ragazzi e ragazze) è nato sei anni fa - come enuncia lo statuto- per unire i giovani al connubio musica - solidarietà in un dise-gno di crescita non solo musicale ma anche spirituale all’internodell’associazione. “Ricercate - nell’esecuzione e anche nell’aspetto!”, è questa lasintesi della valutazione finale che ha permesso alle ragazze diEquivoci di portare a casa un riconoscimento di elevata portata.Le splendide voci, brillantemente dirette dal maestro ClaudioBagnato, hanno prevalso sulla concorrenza di altrettanto presti-giosi cori, esibendosi in pezzi di alto spessore musicale eviden-temente ed efficacemente apprezzati dalla prestigiosa commis-sione aggiudicatrice.Il Coro Equivoci ritirerà l’ambìto premio sabato 1 giugno nellaserata di gala al teatro Rendano di Paola, Cosenza.

“Equivoci” ma vincentiPremio internazionale Giovani musicisti

Al Palazzo

della Gran

guardia

di Verona

a cura di

Carmelita

Brunetti

con la colla-

borazione

di Stefano

Ferrari

Dal basso:Looking for love,

Doppio tempo,Human

Nella foto grandeAnamnesi

Page 18: Voceaigiovani

È andato in scena lo spettacolo teatrale: “Scrutando il cielo” libera-mente tratto dal libro L’uomo dal naso d’oro di Kitty Ferguson, acura delle professoresse Natalia Polimeni e Silvana Comi, con laconsulenza scientifica della professoressa Angela Misiano.La rappresentazione conclude il progetto: “Leggere la Scienza” mes-so in atto dal Planetario provinciale Pythagoras - sezione CalabriaSocietà astronomica italiana.La Società astronomica italiana, e con essa il Planetario provincia-le di cui ha la responsabilità scientifica, ha tra le sue molteplici atti-vità quelle di formazione rivolte ai docenti e quelle di orientamen-to rivolte agli allievi. Molte di esse sono svolte in collaborazionecon la direzione generale per gli Ordinamenti scolastici e perl’Autonomia scolastica del Miur. La Società astronomica italiana,costituita ente morale dal 1939, è riconosciuta, infatti, dal Miur qua-le ente qualificato per la formazione dei docenti.

Il progetto: “Leggere la scienza” è stato rivolto ai docenti di discipli-ne scientifiche e umanistiche di scuola secondaria di II grado. In nu-mero limitato, sono stati ammessi a partecipare anche allievi del trien-nio degli Istituti secondari di II grado particolarmente interessati altema. Il corso è stato caratterizzato da lezioni frontali svolte da do-centi di astrofisica, arte, letteratura seguite dallo studio e rielabora-zione dei contenuti proposti. All’interno del percorso teorico sonostati attivati i laboratori di arte e recitazione guidati, rispettivamen-te, dalla professoressa Franca Marrapò e dalle professoresse NataliaPolimeni e Silvana Comi. Queste attività laboratoriali hanno con-sentito di avvicinare i giovani alla scienza in modo creativo e diver-tente. I prodotti di questo percorso sono stati la realizzazione di qua-

dri creati dagli studenti ispirati alla Scienza e la rappresentazione tea-trale “Scrutando il cielo”. Quest’ultima tratta di Tycho Brahe eGiovanni Keplero, la strana coppia che rivoluzionò la scienza.

Nel periodo, infatti che va da Copernico a Newton si realizza il pas-saggio da una scienza ancora pesantemente condizionata dai lasci-ti del Medioevo alla scienza moderna. Fra coloro che più contri-buirono a rendere possibile questo passo ci sono Tycho Brahe,L’uomo dal naso d’oro, e Keplero, il matematico che, fondandosisu uno scarto minimo fra i propri calcoli e le osservazioni di Tychorelativi al pianeta Marte scardinò, con le sue tre leggi, l’astronomiatradizionale ponendo le basi per lo studio di un universo regolatonon più dalla geometria, ma dalla fisica. Due personaggi tanto di-stanti e diversi che hanno saputo coniugare le loro ricerche e hannoin questo modo cambiato il volto dell’astronomia. Con questo spet-tacolo il Planetario provinciale non ha la presunzione di fare teatroscientifico piuttosto teatro didattico: didattico è qualsiasi teatro cheinvita il pubblico a riflettere su un problema, a comprendere una si-tuazione, ad adottare un atteggiamento critico a suscitare curiositàattorno a problemi specifici fornendo solo il bandolo di una matas-sa che si dipanerà, ci si augura, altrove.Con questa prima esperienza di “messa in scena” della Scienza so-stenuta dall’assessore provinciale alla Cultura Eduardo LambertiCastronuovo, sotto cui ricade la gestione del Planetario, si è volutodare agli studenti un ruolo da protagonisti ed uno spazio “scientifi-co” in cui far incontrare alunni e docenti di scuole diverse che han-no messo in comune, confrontandosi, esperienze diverse. Gli attoriprovengono dall’Università Mediterranea, dal Conservatorio “Cilea”,dal liceo classico “Tommaso Campanella”, dal liceo scientifico“Leonardo da Vinci”, dall’Istituto tecnico statale per il settore eco-nomico “Raffaele Piria”, dall’Istituto comprensivo “Vittorino daFeltre - Carducci”.Si è pensato di dedicare questo spettacolo alla Città della Scienza diNapoli a cui devolvere il contributo, libero e volontario, che gli spet-tatori vorranno versare per contribuire alla sua ricostruzione. Un pic-colo gesto nella consapevolezza che i giovani si educano al rispet-to della legalità ed alla cittadinanza attiva con l’esempio, con gesticoncreti e con il loro coinvolgimento attivo.

sabato

8 giugno 2013XVIII

Scrutando il cielo

Dopo un lungo periodo di assenza, la Peppa Marriti band è tornata a far ascol-tare le note del suo rockarbëresh lì dove tutto è iniziato, a Santa Sofia d'Epiro.La nota band cosentina, infat-ti, ha riacceso gli animi dei suoisostenitori in un concerto che,più che un concerto, è stata unavera e propria festa tra amici.L'occasione è stata quella deifesteggiamenti dell'Ottava diSant'Atanasio, patrono del pic-colo borgo arbëresh che si fe-steggia il 2 maggio, ed è pro-prio qui che quei "vecchi ami-ci" si sono voluti rincontrareper condividere un momentodi festa e di allegria. "Sentivamo, in un certo senso,l'esigenza di tornare musical-mente a casa - dichiarano dal-la band - e di far ascoltare dei brani che sono nati quando molti dei ragazziche ci seguono erano soltanto dei bambini o alcuni, addirittura, non eranoneanche nati. Eppure a distanza di anni le nostre canzoni fanno parte inte-

grante non solo della loro track list sul proprio cellulare o sull'ipod, ma dellaloro stessa esistenza. Abbiamo un debito di riconoscenza verso di loro".

Ad aprire la serata sono stati al-tri giovani locali con la band"Le Distorsioni", dopodichéspazio agli attesissimi big chein un paio d'ore di concertohanno infiammato il pubblicopresente. L'occasione è statabuona anche per presentare duenuovi pezzi che faranno partedel prossimo album: "Gabbianie delfini", e un pezzo sul pro-blema dello sfruttamento dellaprostituzione.Il gruppo, che vede al bassoDemetrio Corino, alla voce echitarra acustica Angelo Conte,alla batteria Nunzio Di

Benedetto, alla chitarra Antonio Castrovillari, al violino Pino Murano e PaoloImbrogno alle tastiere, ha eseguito quale tributo alla festa locale un brano(Bugua) che è stato accompagnato dalla voce di Rita Guido.

Rockarbereshe, torna la Peppa Marriti bandSi riaccendono gli animi

Le stelle da Copernicoa Newton

Le stelle da Copernicoa Newton

"Leggere la scienza" è stato rivolto ai docenti

di discipline scientifiche e umanistiche di scuola secondaria di II grado

Teatro

Politeama

“Siracusa”

di Reggio

Calabria,

si chiude

il progetto del

Planetario

provinciale

Pythagoras -

sezione

Calabria

Società

astronomica

italiana

Monumento a Tycho Brahee Giovanni Keplero, la coppiache rivoluzionò la scienza

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Il commissario straordinario della Provincia di Catanzaro, WandaFerro, è intervenuta nel corso dell’incontro conclusivo del progetto“Gutenberg”. Nel corso dell’incontro, il presidente del “Gutenberg”,professor Armando Vitale, ha ringraziato Wanda Ferro per il soste-gno dato anche quest’anno all’iniziativa e soprattutto per essere riu-scita, con il proprio intervento, a superare in tempi brevi le proble-matiche tecniche e burocratiche che rischiavano di impedire la rea-lizzazione della tensostruttura di piazza Prefettura, che ha ospitatoi principali eventi della rassegna dedicata al libro, giunta alla sua XIedizione.

Wanda Ferro ha quindi espresso apprezzamento per il progettoGutenberg, che si è confermato un evento di grande spessore, ca-pace di portare i temi più attuali del dibattito culturale, sociale e let-terario anche fuori dal capoluogo, con oltre 50 eventi tenuti in tuttala provincia di Catanzaro e nelle altre province calabresi.

«Ho sempre sostenuto questa iniziativa - dice Wanda Ferro - primada amministratore comunale, poi da presidente della Provincia, per-ché ritengo che la cultura rappresenti un importante ascensore so-ciale per la crescita della nostra terra, e il Gutenberg ha dimostratodi sapere avvicinare i giovani alla lettura e di accrescere l’amore peril libro come mezzo di conoscenza, di crescita e di libertà. Dal cuo-re di una regione come la Calabria viene sprigionato un messaggiodi grande valore: una comunità può crescere solo grazie al confronto,al dialogo, alle idee, a quella conoscenza che è la base per una cit-tadinanza consapevole e per una democrazia compiuta. Perché, co-me diceva Longanesi, ‘non è la libertà che manca, mancano gli uo-mini liberi’.La vera sfida, che deve vedere i giovani protagonisti, è quella di for-mare coscienze libere. Questo messaggio continua a prendere cor-po grazie alla felice intuizione e all’impegno instancabile di DinoVitale e, nel segno della continuità, della dirigente scolastica del li-ceo classico ‘Galluppi’ Elena De Filippis. Inoltre occorre rimarca-re la bella esperienza della piena sinergia tra il liceo scientifico‘Siciliani’e il liceo classico ‘Galluppi’, che ha visto lavorare fiancoa fianco i docenti e gli studenti dei due istituti. Il “Gutenberg” ha di-mostrato una straordinaria vitalità, e la capacità di aprirsi a nuovi te-mi, a nuove realtà culturali e a nuovi territori.L’idea di portare il “Gutenberg” nel centro storico di Catanzaro ha ungrande significato simbolico: quello di una scuola che vuole con-frontarsi con il suo territorio, compiendo la sua missione culturalein un confronto serrato con la città e i suoi giovani, i suoi cittadini.In una città che, come tante realtà soprattutto meridionali, soffre lacrisi economica e sociale, fare rivivere il centro storico attraversoun evento culturale riveste una grande importanza. È la stessa sfidache, come amministrazione provinciale, abbiamo intrapreso con l’at-tività del museo di arte contemporanea Marca, che proprio in que-sti giorni ospita una mostra, “Bookhouse”, dedicata al libro, e conuna serie di iniziative culturali che hanno l’obiettivo di fornire sem-pre nuove occasioni di dibattito e di crescita».

sabato

8 giugno 2013XIX

Catanzaro, il plauso di Wanda Ferro al progetto “Gutenberg”

del professor Armando Vitale

Un messaggio prezioso

WandaFerro

Formare

coscienze libere

Formare

coscienze libere

Dal cuore di

una regione

come

la Calabria

viene

sprigionato

un messaggio

di grande

valore: una

comunità

può crescere

solo grazie

al confronto,

al dialogo,

alle idee,

a quella

conoscenza

che è la base

per una

cittadinanza

consapevole

e per una

democrazia

compiuta

Sarà il giovane fisarmonicista Giancarlo Palena a rappresentarela Calabria nella selezione nazionale del Concorso “Giovani ta-lenti per la musica Alda Rossi da Rios”, che si svolgerà in set-tembre in Toscana. Lo ha deciso la commissione esaminatrice,presieduta da Anita Frugiuele, presidente del SoroptimistInternational club di Cosenza, e composta dal direttore delConservatorio di Cosenza, Antonella Calvelli, dal direttore di quel-lo di Vibo Antonella Barbarossa e dai maestri Cinzia Dato eGiuliano Mazzoccante, al termine delle esecuzioni che i candi-dati hanno effettuato nell’aula magna del Conservatorio “StanislaoGiacomantonio” di Cosenza, sede scelta per le selezioni regiona-li. Al secondo posto ex aequo si sono classificati il pianista BrunoFrancesco Leone, 19 anni, di Reggio Calabria, e il violinistaAlessandro Acri, anch’egli diciannovenne, di Cosenza. Palena, diciassette anni, è allievo del Conservatorio di ViboValentia, e concorrerà così al premio dell’Ottava edizione delConcorso, che consiste in una borsa di studio di 3000 euro per ilprimo classificato, di 2000 per il secondo e 1000 per il terzo. Il premio “Alda Rossi da Rios” è nato per iniziativa del SoroptimistInternational d’Italia allo scopo di valorizzare giovani musicistidotati di qualità artistiche e di capacità tecniche di rilevante spes-sore, ed è destinato a studiosi della musica, italiani o stranieri, al-lievi di Conservatori e Istituti musicali presenti sul territorio na-zionale, che non abbiano compiuto il ventiduesimo anno di età.Nelle passate edizioni sono stati due le allieve calabresi ad ag-giudicarsi un premio, con Ilde Notarianne (saxofono) delConservatorio cosentino, che nel 2001 si classificò al secondo po-sto, e Roberta Miseferi, (violino) del Conservatorio di Vibo, chenel 2007 si posizionò al terzo.La selezione nazionale si svolgerà presso il Conservatorio “LuigiCherubini” di Firenze il prossimo 27 settembre.

La fisarmonica di Palenaa Firenze

Giovani talenti per la musica

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«Giulia è figlia della nostra terra. E con lei, lo sono tutti quelli che nella speranza trovano un motivo per alleviarele pieghe della sofferenza. Un destino ingiusto ne ha segnato la vita normale, mandando in aria i progetti di unafamiglia, ma soprattutto il dono più bello che la vita possa darci: la felicità. I genitori di Giulia hanno trovato l’e-nergia giusta per continuare una battaglia che va oltre la loro stessa terribile esperienza e che, giorno dopo giorno,li fortifica nel difficile percorso di una condizione che ha stravolto la loro vita, spingendoci a perseguire con for-za il raggiungimento del bene comune che è fatto di tante storie e sofferenze individuali». Questo quanto dichia-rava l’onorevole Alessandro Nicolò, vice-presidente del Consiglio regionale della Calabria, in occasione della pre-

sentazione del progetto del film “Giuliauna vita spezzata” prodotto dall’associa-zione nazionale unalottaxlavita onlus,presso la sala regionale Giuditta Levatoin data 10-11-2012.«La Regione promuove la cultura non so-lo come veicolo di crescita economica ecivile, ma anche come strumento di soli-darietà concreta. Ci stiamo adoperandoaffinché quella della piccola Giulia si pos-sa trasformare nel più breve tempo possi-bile da una vita spezzata ad una vita sal-vata». Questo invece quando dichiaratodall’assessore regionale alla cultura ono-revole Mario Caligiuri all’internazionaledel libro di Torino in occasione della pre-sentazione dello spot “Giulia una vitaspezzata”.Il promo spot pubblicitario del film cheproprio a Torino ha raccolto immensi pa-reri favorevoli - uno tra i tanti quello diVittorio Sgarbi - è stato realizzato sotto laregia di Marco Limberti e con la collabo-razione sia della regione Calabria che del-la film commision Calabria.

Per la sua prima nazionale tenutasi aPalermo in data 24-05-2013, alla presen-za del produce Film commision CalabriaMichele Geria, di Giuseppe Agliano, delresponsabile di produzione RobertoBarreca e del sindaco di Palermo LeolucaOrlando, si è registrato il tutto esaurito alteatro Don Orione. Nell’occasione ha di-chiarato papà Gabriele: "Ora occorre pas-sare ai fatti, occorre racimolare una con-creta somma e dare il via al primo ciak.Occorre mettere insieme sinergie pubbli-che e private, associazioni no profit e fon-dazioni , insieme si può. Il promo del filmche presto sarà trasmesso in tutte le tv re-gionali e quindi anche nazionali serve araccogliere i fondi necessari per realizza-re il film “Giulia una vita spezzata”www.giuliamonteraunavitaspezzata.it chepoi garantiranno gli innumerevoli viaggidella speranza della piccola calabrese vit-tima di mala sanità sia in Italia che all’e-stero.All’appello di papà Gabriele, presidentedi Unalottaxlavita onlus, associazione noprofit ormai presente in quasi tutte le re-

gioni italiane e quindi di rilievo nazionale con quasi 5900 iscritti, non tardano ad arri-vare risposte, risposte concrete come si auspicava lo stesso non più tardi di una settima-na orsono a Palermo. È stato infatti ospite, il 6 giugno con inizio l’associazione unalot-taxlavita e soprattutto la piccola Giulia e la famiglia Montera, dei Giochi del Mare 2013che si tengono a Reggio Calabria fino al 9 giugno. È stato proiettato lo spot del film“Giulia una vita spezzata” girato proprio a Reggio Calabria appena due mesi addietrodal regista Marco Limberti e da Calabria Film commission con il patrocinio della RegioneCalabria, la collaborazione della provincia di Reggio Calabria e dell’Asi. Fu infatti pro-prio l’assessore Eduardo Lamberti-Castronuovo a presentare lo spot in provincia a Reggiocon la presenza di Giuseppe Agliano e del vice presidente nazionale Asi Tino Scopelliti.

Il link del promo dello spot:youtube http://www.youtube.com/watch?v=qugOaIXOykE&feature=youtu.be

sabato

8 giugno 2013XX

Figlia della nostra terraFiglia della nostra terra

È stato proiettato ai Giochi del Mare 2013 di Reggio lo spot del film "Giulia una vita spezzata"

girato proprio nella città dello Stretto due mesi addietro dal regista Marco Limberti

Una vita spezzata

Un destino

ingiusto ne

ha segnato la

vita normale

mandando

in aria

i progetti

di una

famiglia, ma

soprattutto

il dono più

bello che

la vita possa

darci:

la felicità

I genitori

di Giulia

hanno

trovato

l’energia

giusta per

continuare

la battaglia

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Donna è anche sinonimo di associazionismo per il nostro territorioe sono tante le donne, che si ritrovano a dirigere associazioni a va-rio titolo, dalla solidarietà alla cultura. Gabriella Coscarella è presi-dente dell’associazione Xènia, retaggio, il nome, dell’antica MagnaGrecia e con il dovere, ci racconta, nella scelta del nome di ricam-biare l’ospitalità ricevuta, il nome stesso significa “dono ospitale”.L’associazione è nata proponendo ospitalità a chi vuole contribuirenella crescita della conoscenza e della cultura in generale. L’ultimoconvegno, presentato alla Provincia di Cosenza salone degli stem-mi, dal titolo “Il pane e la mamma, dalla farina al profumo... di buo-no” ha registrato la presenza di altre donne dell’associazionismo,Angela Gatto, dell’associazione Convegno di cultura Maria Cristinadi Savoia, Cecilia Gioia, di Mammachemamme, Rita Fiordalisi,scrittrice, Valentina Mazzuca biologa e con il reading poetico a cu-ra dell’attrice Rossella Gaudio e con il patrocinio dell’assessorato,Maria Francesca Corigliano.

Gabriella Coscarella, di cosa si occupa la sua associazione?Si occupa di promuovere la cultura in ogni ambito della conoscen-za e della promozione del territorio, che lo vediamo non gode di ot-tima salute. Rivolta al curioso, al cittadino che vuole conoscere ilmondo della cultura, inteso in modo ampio e generale. I soci colla-borano attivamente alla operazione, ma sono invitati tutti a dare illoro contributo. Ci occupiamo di presentazione di libri, favorendogli autori locali proprio per dare enfasi alla nostra terra con le ec-cellenze del territorio, ma ci occupiamo anche di altri argomenti,che possono riguardare i giovani. Come le estemporanea di fumet-ti, il decennale dell’euro, convegni sulla psicoanalisi e impegnaticome il contrasto alle mafie in collaborazione, quest’ultimo, conLibera. Quattro anni fruttuosi ed intensi su temi di realtà e del quo-tidiano. Che cosa l’ha spinta nell’associazionismo?È stata la voglia personale di conoscere, amo molto viaggiare e cu-riosare. Volevo fare conoscere agli altri cosa mi porta alla ricerca e,a volte, non si conoscono le cose che abbiamo in casa. Quindi, ho

pensato di avviare l’associazione, per dare spazio a questa prospet-tiva, nata in maniera semplice. Quanto è difficile per le donne mettersi in gioco?Come donne è più facile l’accesso al mondo dell’associazionismo,siamo coinvolgenti e molteplici nelle dinamiche e negli aspetti.Tuttavia è il territorio a creare difficoltà, perché tende a fare le stes-se cose con un’utenza fissa. Noi cerchiamo un coinvolgimento ge-nerale, che possa spaziare in ogni ambito e con un pubblico varie-gato. Come rispondono le Istituzioni nelle va-rie manifestazioni?Noi essendo un’associazione no profit vi-viamo di quote associative. Le istituzionici offrono i luoghi, soprattutto la Provinciadi Cosenza, l’Archivio di Stato, con il qua-le abbiamo fatto un paio di anni di pro-gettazione e devo dire che lo abbiamo ri-lanciato, poiché era fruibile solo per laconsultazione di documenti. Un progettocon l’Archivio dal titolo “Conosciamo icomuni della Provincia di Cosenza” cheè durato un anno, in cui abbiamo invitatoSindaci e comuni, cercando anche una va-rietà territoriale dal più piccolo al più gran-de, dalla montagna alla marina. In ambi-to religioso abbiamo fatto un’escursionenei paesi di lingua Arberesche, con gran-de attenzione dei Papas sulla tematica, conla visita al museo dell’icona, il quarto perimportanza in Europa e le varie chiese diquesta realtà.

I prossimi passi?L’associazione ha un programma trime-strale. In programmazione un grosso even-to di beneficienza cui teniamo tantissimo e che coinvolgerà un pub-blico molto giovane. Anche attività che spazia dal canto lirico allamusica impegnata come la classica, escursioni che offrono la pos-sibilità di curiosare nel territorio.

sabato

8 giugno 2013XXI

di Lucia De Cicco

Donna è sinonimodi “Ospitalità”Donna è sinonimodi “Ospitalità”

Intervista a Gabriella Coscarella, presidente dell'associazione Xènia

Mettersi in gioco per gli altri

Una

associazione

che si occupa

della

promozione

della cultura

in ogni

ambito della

conoscenza

e del

rilancio del

territorio, che

non gode di

ottima salute

Rivolta

al curioso,

al cittadino

che vuole

conoscere

il mondo

della cultura,

inteso in

modo ampio

e generale

GabriellaCoscarella

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247È giusto che un amministratore pubblico sia di assoluta fede circail rispetto dell’etica sociale e politica. Nel dubbio deve dimettersi;almeno in attesa di un infallibile giudizio. Cugino Pasquale diceva:«Una volta si aveva paura nell’amministrare la cosa pubblica, il de-naro dei cittadini. Si poteva anche sbagliare qualche volta, ma quan-do uno sbagliava piangeva e si disperava per l’errore.Oggi sbagliano tutti e sempre. Vanno al comune o alla regione pro-prio con lo scopo di fregare il prossimo. Oggi si vuole diventare am-ministratori proprio per rubare e imbrogliare gli elettori. Non c’è piùritegno, sono rari i giusti e gli onesti. Come si sono capovolte le co-se con questa politica d’oggi! Come siamo diventati?»

248Come maturavano i chicchi di uva alla pergola dell’orto, Franco seli mangiava. Lo zio Vincenzo sbottava sempre. «Non lascia nientequesto mangione» diceva. «Per provare l’uva bella matura, dob-biamo chiudere il cancello dell’orto e non fare entrare nessuno» sen-tenziava.

249La corriera non faceva mai ritardo. Una volta vicina al paese, suo-nava insistentemente. Per Peppe era un calvario sentirla. Voleva con-tinuare a dormire. Il dovere lo chiamava e, con grande sforzo, si al-zava e si preparava a partire. Teneva per molto, ancora, gli occhichiusi dal sonno.

250Andava a scuola, ogni mattina, con la bicicletta. Sulla strada in ter-ra battuta, quando era piccolo e non c’erano le strade bitumate, so-prattutto nella discesa che portava alla marina, andava come il ven-to. Nei tre chilometri di fortissima discesa, con tre curve pericolo-sissime e altre due di media entità, premeva i freni due sole volte.Per tutta la vita lo ricorda agli amici. Per vanto.

251A volte andavamo fino alla stazione, alla marina, con la bicicletta,poi proseguivamo prendendo la littorina. Da Locri a S.Ilario era me-glio andare con la littorina. Era comoda anche per la coincidenza diorari, facevamo meno fatica che se andassimo in bici. Tra S.Ilario eLocri c’erano otto chilometri di strada. Meglio farne solo metà conla bici -S.Ilario Superiore-S.Ilario marina- e il resto in treno, ancheperché la parte tra la stazione di S.Ilario marina e quella di Locri erasempre trafficata e correvano a velocità pericolosa le auto che tran-sitavano sulla nazionale. Si trattava, per noi, sia di fare meno sfor-zi, sia di guardarci dal pericolo della strada nazionale, un nastro diasfalto non molto largo da lasciarci tranquilli. Erano così più con-tente le nostre madri che ci raccomandavano di lasciare le biciclet-te da don Filippo, un amico bottegaio della marina che possedevaun ampio orto come retrobottega, posto proprio appena ci immet-tevamo sulla nazionale dove non stavamo più al sicuro dal traffico.Lì, da don Filippo, stavano al sicuro, nessuno ce le poteva rubare.E loro, le nostre mamme, ma anche i nostri padri che, per quantopiù coraggiosi, erano sempre in ansia per la nostra incolumità, sta-vano più tranquille.

252Non dimentico mai la fermata che facevo, tornando dalla scuola diLocri, per mangiare le nespole a Cardesi o le more e le arance al

Bollo. Tardavo, pertanto, l’arrivo a casa per una o due ore, ma i mieisapevano di questo mio piacere e non temevano alcunché. Anzi,quando qualcuno domandava quando sarei tornato dalla scuola, di-cevano «a seconda se si ferma per la strada a mangiare frutta o pergodersi, comunque, la campagna».

253M’incamminai in direzione di quella specie di spuntone di roccia,da dove mi sarebbe apparso tutto il caseggiato di Portigliola con ilcampanile della sua chiesetta gialla. Erano due le chiesette che ciapparivano, dentro il centro del paese. Una rossa e una gialla. Dagrande, non sono mai entrato in quelle chiesette. Le ricordo sempreviste da quel posto, alla stessa stregua. Solita immagine! Non era-no altro che quello che da lì apparivano. Il resto non mi ha mai in-teressato. Luogo di culto? Mbu!...Solo case più grandi, in evidenzaper la larghezza delle pareti, del paese ! I campanili indicavano chesi trattava chiese.

254Ho sentito guaire due levrieri nel campo di avena alta. Pensavo pu-re alle serpi che sarebbero potute sgusciare verso di me. Mi allon-tanai per sicurezza. Aspettai mio padre che nell’intanto aveva siste-mato il cavallo e si sarebbe messo al lavoro, non lontano da me.Molti uccelli svolazzavano nella vallata dominata dalla timpa ros-sa. Erano quelli che mangiavano i fichi, a volte senza lasciarne tan-ti.

255Quando è morta mia nonna, mia madre piangeva che si sentiva dal-la piazza vicina. Io non riuscivo a sentirla e stavo lontano assai. Eropiccolo, non partecipavo al lutto. I ragazzini venivamo lasciati fuo-ri dal lutto, quando moriva uno della famiglia. Proprio per non far-ci prendere dal dolore e vedere quello spettacolo di pianti e dispe-razioni, tra una miriade di donne vestite in nero! Da grandi nonavremmo dovuto ricordare quello strazio.

sabato

8 giugno 2013XXII

Narrativa

È giusto che un amministratore pubblico sia di assoluta fede circa il rispetto dell'etica sociale e politica

di Giuseppe Aprile

Cugino

Pasquale

diceva:

«Una volta

si aveva

paura

nell’ammini-

strare la cosa

pubblica,

il denaro

dei cittadini

Si poteva

anche

sbagliare

qualche volta,

ma quando

uno sbagliava

piangeva e

si disperava»

La corriera

non faceva mai tardi...

La corriera

non faceva mai tardi...

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256Fino a quando non diventavano grandi di tantissimi anni, i contadi-ni facevano capitozzare gli ulivi.Sarebbero cresciuti più rigogliosi, fortificati, produttivi. Quante piùolive avrebbero fatto!

257Fraternizzava con tanta facilità. Era di buon animo, sorridente e di-sponibile a belle conversazioni, animava la compagnia e portavaallegria, anche se dentro di sé poteva avere ragioni di turbamento,al contrario di tanti che sono musoni e che non vorresti incontraremai!

258Mia madre era buona. Mi voleva un bene pazzo. Era sempre pen-sosa del mio destino. Voleva che crescessi bene educato, frequen-tatore della Chiesa. Su questo punto, però, avvenivano spesso con-trasti. Io ho sempre amato la libertà totale e non ho mai riconosciu-to autorità che stesse sopra dell’uomo. Era questo l’unico contrasto. Mia madre soffriva un po’,ma si era rassegnata al mio volere. Solo qualche volta, molto rara,si presentavano occasioni per esplodere in attimi di rabbia. Lei eramolto credente. Non ci potevo fare niente, però. Qualche volta si la-mentava con mio padre. Pensava che mi potesse orientare, ma luile diceva: «Lascialo stare. È un ragazzo che sa il fatto suo, non siperderà in errori. La sua natura conta più di ogni altra cosa, per lui.E va bene così».

259Le mani di mio nonno Micantoni erano sempre piene di calli. E luidiceva: «Beate le mani callose. Sono simbolo del lavoro e del sa-crificio. Io non ho molta stima di chi non ha calli alle mani!».

260Non ho mai sentito il bisogno di confessarmi con un prete. Non l’homai fatto. Ma io mi sono sempre ritenuto illuminato dalla mia stes-sa indole. E ho sempre pensato: «Magari ci fosse un Dio! Sono cer-to che mi apprezzerebbe più di quelli che vanno in chiesa con de-vozione. La devozione è spesso apparente, falsa. Io, invece, mi sen-to cristiano più di quelli che si professano tali. Non si deve averepaura del giudizio divino. Bisogna avere paura della propria co-scienza. Questo vorrebbe un Dio per come io me lo immagino!».

261Da piccoli avevamo paura delle ombre. Non c’era la luce elettricanelle strade e nelle case. Si viveva al lume della lumiera ad olio eogni volta che la si spostava produceva ombre dappertutto. E noiragazzini avevamo paura. Ci venivano i brividi. Ci siamo cresciuti,tanti, con paure che solo l’età avanzata ci ha consentito di scaccia-re dalle nostre vite. Io, ancora, se mi avvicino al camposanto del miopaese, rivivo le paure che mi sono portato dietro a vita. In altri pae-si passo vicino al cimitero. Non mi fa impressione. Ma quello delmio paese è tale che da solo non ci passo senza brividi, come quan-do ero piccolo. Dentro di noi c’è come una memoria che prescindedalla nostra mente. È una sensazione formata da piccoli che non puòessere mai più dimenticata. A volte tremo di paura, anche se con lamente penso una qualunque altra cosa.

262Guardando, sul campanile, laddove è la finestra dove pende la cam-pana, mi piace guardare il battaglio che mi dice dei suoni sempre eper tutti eguali, sentiti da cento generazioni. Prima e dopo di noi, lacampana resta e il suo suono è una musica misteriosa e invincibilenel tempo.

263Arranca sugli scaloni di casa propria un vecchierello. Penso che unaserie di stessi scaloni, della stessa dimensione, che non fossero quel-li di casa sua, non li saprebbe superare.

264Tre onoranze funebri mi è toccato di svolgere nella qualità di se-gretario generale del sindacato. Ho voluto onorare di belli e meri-tati pensieri, tre nostri dirigenti che avevano fatto tanto per servire ilavoratori di questa nostra terra. Antonio Tropeano, Antonio Marcianòe Gennaro Santucci. Sono felice delle parole che ho pronunciato equando penso di aver potuto lacrimare di fronte alle loro bare, difronte a tanta gente e alle famiglie costernate da profondo dolore,sento di più il valore della vita e la responsabilità etica dell’uomo.Non ho saputo della morte improvvisa di Mimmo Romeo e mi ram-marico di non aver potuto fare altrettanto per lui, parimenti merite-vole. Sono tuttora presenti in me, come famigliari scomparsi. Se nonc’è questo nella vita, cosa dovrebbe esserci?

265Un fulmine ha stroncato il grande albero ramoso che durava da sem-pre, nella piazza Garibaldi del paese, di fronte alla mia casa, a po-chi mesi dalla tragica morte di mia sorella Rosetta, trafitta da un in-farto cardiaco. Nello stesso anno. La natura ha voluto regalarle, tra-sformato come un mazzo di fiori per la sua tomba, l’albero della suae nostra vita.

266È arrivato il mio amico Andrea. Un grande artista che mi ascolta. Èuno dei pochi che comprendono bene il valore dello stare assieme,senza mai rinchiudersi, come solitamente fanno tanti artisti, nellaproverbiale “torre d’avorio” che finisce spesso per limitare il pote-re creativo, autentica fonte dell’arte.

267Andrea mi ha consegnato tre litografie, prove di autore, da donarecome omaggio a tre persone a noi care. Non tutti gli artisti sono co-sì generosi e capiscono l’importanza del farsi leggere e del farsi in-terpretare.

sabato

8 giugno 2013XXIII

Narrativa

Oggi invece

si vuole

diventare

amministra-

tori proprio

per rubare

e imbrogliare

gli elettori

Non c’è più

ritegno, sono

rari i giusti

e gli onesti

Come si sono

capovolte

le cose

con questa

politica

d’oggi

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