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VOCE DI BUCCINO 2006_2

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VOCE DI BUCCINO 2006_2 ESTATE (ANNO XII N. 2)

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Pag. 2 La Voce di Buccino - Estate 2006

Editorialedi

AngeloImbrenda

La VOCE di BUCCINOAut. Tribunale di Roma n. 190/95

Direttore resp. - Dino Baldi

DirettoreAngelo Imbrenda

Direz. - Redaz. - Amm.neVia Carolei, 22 - 00173 Roma

Tel. e Fax 06.72670085Cell. 329-6156267

e-mail: [email protected]: GRG Tipolitografica - Salerno

mese giugno 2006

Il giornale si sostiene con il Vostrocontributo volontario:Quota Abb. Annuale euro 10.00C/C postale n. 36456002intestato a:Angelo ImbrendaIl foro competente per ogni controversia èquello di Roma.

La cerimonia di premiazione av-verrà il 1 luglio alle ore 19 nell’Au-la Consiliare del Comune diBuccino.Il premio al Buccinese nel Mondo2005 sarà assegnato a MarioMagaldi , titolare della Magaldi In-dustrie.La giuria ha voluto premiare un im-prenditore che, nel solco della tra-dizione familiare, ha saputo trasfor-mare la Magaldi Industrie, nata nelterritorio buccinese, in un’aziendaleader a livello internazionale.Il premio alla memoria sarà asse-gnato alla indimenticabile ostetricaTullia (Gemma)De Rosa che ci halasciato solo un anno fa.

Premio “Marcello Gigante”al Buccinese nel Mondo 2005

Giovedì 15 giugno stavo viaggiandoverso Salerno, per definire gli ultimi det-tagli per la stampa de La Voce e dell’alle-gato libercolo L’odissea del Capitano,quando sento squillare il telefonino. Era un collaboratore di un dirigente diuna importante azienda nazionale chemi informava che il sabato17 giugno ilsuo principale veniva a Buccino perprendere parte alla manifestazione diinaugurazione di nuove vie nel centrostorico.Il benemerito professionista aveva avu-to la gentilezza di informarmi che sa-rebbe stato presente alla manifestazio-ne e, immagino, convinto di incontrar-mi alla stessa. Purtroppo, non essendoa conoscenza dell’evento, o meglio de-gli eventi (nel pomeriggio dello stessogiorno si andava ad inaugurare anchela nuova caserma dei Carabinieri in lo-calità San Paolo), avevo già asunto al-tri impegni a Roma. Eppure, il giornoprima, avevo sentito telefonicamente ilSindaco Parisi per chiedergli l’utilizzodell’aula consiliare per la manifestazio-ne relativa al Premio Buccinese nelmondo 2005. Non solo il giorno prima,ma anche il primo giugno avevo telefo-nato al Sindaco per chiedergli di far tro-vare qualcuno nella sede del Munici-pio, perché sarei stato a Buccino il gior-no successivo con un gruppo di amicidell’Associazione dei Campani delLazio, per fare visitare a costoro il par-co archeologico dell’Antica Volcei. Sivede che al Dott. Parisi, preso da tantiimpegni, gli è sfuggito di rendermi par-tecipe delle manifestazioni organizzatedall’Amministrazione da lui guidata.Non cercavo l’invito personale ma al-meno essere informato quale direttorede La Voce di Buccinoche, come eglistesso sa, raggiunge centinaia dibuccinesi in Italia e all’estero.Non mi meraviglio se di LIBR’ARTE

(mostra –mercato del libro), ultima diuna serie di iniziative organizzate daivari assessorati , non è stato inviatonessun comunicato stampa né a priori, tanto meno a posteriori. Si sono di-menticati non solo del giornale ma an-che dell’editore che tre o quattrolibercoli su Buccino li ha pure pubbli-cati. Anche in questo caso devo rin-graziare un salernitano che ha avuto lacortesia di mandarmi una e-mail perconoscenza. In altra parte del giornaletroverete un articolo su LIBR’ARTE in-viatomi da Anna De Rosa e che volen-tieri pubblico.Dicevo, non mi meraviglio degli asses-sori, purtroppo l’hardware è quello e ilsoftware è andato in loop da anni. Madel Sindaco sì: mi meraviglio. Non vor-rei che anche il primo cittadinovolceiano venga colto da crisi di riget-to verso un corpo, considerato a tortoo a ragione (facciano lor signori), estra-neo. A pensar male si fa peccato maspesso si indovina, direbbe Andreotti.Siamo arrivati alla vigilia della festapatronale e non vorrei peccare, proprioin una occasione così particolare, percolpa dell’ennesimo disguido?!?!Non vorrei che, con il disarcionamentodel Cavaliere e la salita in cattedra delProfessore, il sottoscritto torni ad es-sere considerato di nuovo un figlio diun dio minore.Malgrado il terreno accidentato, in cuisiamo costretti a muoverci, con i rela-tivi incidenti di percorso, La Voce diBuccino, è giunta al giro di boa deldodicesimo anno e amplia sempre piùla sua sfera di lettori. La cosa più im-portante è che, tra i nuovi sostenitori,tanti non sono buccinesi e malgrado ciòlo leggono con piacere. Molti di questinon conoscevano neppure dove si tro-vasse Buccino, l’Antica Volcei.Sarà il nuovo corso editoriale e la con-vinta partecipazione dei vecchi e nuovicollaboratori che a titolo del tutto gra-tuito permettono a questo libero fogliodi navigare in mare aperto.Mi auguro che la mia dialettica ( notateil termine leggero o light),espressa inquesto editoriale, non porti qualcuno diquesti a tirarmi le orecchie e darmi delbiricchino!Sanno bene i miei amici collaboratori

Il dente del giudizio

che ogni tanto devo svuotare il saccoaltrimenti mi sento male. Meglio, a que-sto punto, l’ occhio per occhio… cheil porgi l’altra guancia. Anche perchéil 7 giugno ho dovuto farmi estrarre ilsecondo dente del giudizio e per qual-che giorno la guancia predestinata a ri-cevere gli ultimi schiaffi era già gonfiadi per sé.Uhh, forse sono andato troppo a ruotalibera. Dipende dalla mancanza dell’ul-timo dente del giudizio?Non vorrei che qualcuno pensi ed escla-mi: o vì loco, è pazzo, oì, è pazzo !

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La Voce di Buccino - Estate 2006 Pag. 3

Tredici righe, fit te fit te, incise su unmonumentale cippo funerario, rinvenuto pro-babilmente durante la costruzione dell’anticoconvento di Sant’Antonio Abate -ora nel chio-stro- per ricordare la vita infranta, a soli ven-tiquattro anni, di un soldato volceiano: ilpretoriano Gaio Celio Aniceto.Neppure il suo bel cognome, derivante dal-l’aggettivo greco anìketos, che significa invit-to, invincibile, servì in qualche modo a con-trastare il suo amaro destino.L’epigrafe fu pubblicata, per la prima volta,nell’Appendix Mazochii Papiensis, nel 1521,e, circa un sessantennio più tardi, l’umanistaCelso Cittadini degli Angiolieri, segretario delvescovo conzano Marcantonio Pescara, dimo-rante in Buccino e Auletta, la trascrisse conquesta annotazione: “Nella porta delmonasterio di S. Antonio da man destra uscen-do”Gaio Celio era figlio illegittimo di Celia Prima-per il nome, Coelius, derivatogli dalla madre-e di Nìnfico, il quale espletava a Volcei l’inca-rico di arcarius, vale a dire di cassiere, addet-to al controllo delle rendite pubbliche. Militònella II coorte pretoria -la Guardia urbana cre-ata da Augusto e dal 23 d. C. alloggiata in unagrande caserma presso la Porta Viminalis- colgrado di singularis, cioè di attendente deltribuno, quest’ultimo, l’ufficiale preposto alcomando della coorte.I Coelii sono di origine plebea, -celebri però aPompei, quali proprietari della nota Casa delCinghiale-, e Cicerone li gratifica del titolo dihomines novi. Tra quelli noti: il giurista LucioCelio Antipatro; Gaio Celio Caldo, uno deiquattro tribuni delle Leges Tabellariae, che

sancivano il voto segreto per le leggi; MarcoCelio Rufo, difeso da Cicerone e ucciso, conMilone, nella rivolta del 48 a. C.In un’epoca che potrebbe essere quella diTraiano, o giù di lì, allorquando stava per ot-tenere il grado di beneficiarius, cioè di soldatoesentato da servizi particolari, aspirante dun-que alla carriera di centurione, Celio morì; inbattaglia o di morte naturale? A noi non è datosapere. In compenso l’amministrazione cit-tadina di Volcei, in vista di questa meritatapromozione, gli conferì gratis l’onore deldecurionato. Una prassi, questa, istituita an-che in altri municipi e città dell’Italia romanae che esentava il cittadino, insignito di taleonorificenza, dal pagare la cosiddetta tassad’ammissione. Il decurionato, ricordiamolo,era l’organo più importante del sistema am-ministrativo municipale.Agli sconsolati genitori il triste compito dicompiangere la sorte sventuratadell’amatissimo figlio: quella che noi ora leg-giamo su quel monumentale cippo lapideo.Su un latèrcolo militare -la lista di terracottacontenente il nome e la patria dei soldati-,proveniente da Roma, riscontriamo il nome diun altro soldato di Volcei: Marco SattioRufino, scelto sempre tra le file dei pretoriani.Costui ricopriva la carica di speculator, ossia,nell’ordinamento militare di Roma, di guardiadel corpo dell’imperatore Antonino Pio, nel-l’anno 144 dopo Cristo.Il romanista Domaszewski intravedeva la fi-gura di uno di questi speculatores nel soldato-equipaggiato di elmo con soggolo, corazza,mantello borchiato sull’omero destro e gladio-raffigurato accanto all’imperatore nel rilievodella Colonna Antonina.A proposito di raffigurazioni, una graziosastatuetta di bronzo, rinvenuta nell’ambito del-la villa romana di San Nicola, ma mùtila dellatesta, delle gambe e del braccio destro, ripro-duce la figura di un soldato romano, armato discudo e gladio. Forse ornava la mensula, iltavolino, dell’illustre Bruzio Presente, -al qua-le probabilmente appartenne questa sontuo-sa villa-, come ricordo della sua condizione diuomo d’armi alla guida di eserciti vittoriosicontro Marcomanni e Sàrmati o, diversamen-te, come simbolo della potenza militare diRoma, da ricordare sempre, anche durante leore liete dell’otium trascorse nell’amena e ri-dente campagna di Volcei. Inoltre, una zampaequina di bronzo, proveniente dagli scavi del-la medesima villa, farebbe pensare a una sta-tua equestre del console Bruzio, padredell’augusta Bruzia Crispina e suocero diCommodo, innalzata in onore del suo rango edel suo elevato prestigio.Arriviamo all’epoca di Settimio Severo ed eccoche, su un altro latercolo militare, trovato adAlbano Laziale, leggiamo soltanto la patria(domo Vulceis) di due soldati di Volcei, non iloro nomi, che sfortunatamente risultanoabrasi.Questi due ignoti militarono nella famosa II

legione Partica, per l’appunto, la seconda delletre legioni fondate dall’imperatore SettimioSevero e di stanza nei confini del pomeriumdell’Urbe, sui colli di Albano Laziale. Caracallane trasferì una parte in Asia e, al tempo delconflitto tra Macrino e Elagabalo, i soldati diquesta legione acquartierati ad Apamea par-teggiarono per quest’ultimo imperatore. Lasua insegna era il centauro contrassegnato dalmotto: Pia Fidelis Aeterna.Dal punto di vista storico-linguistico, la gra-fia Vulceis è di estrema importanza, in quantoc’informa che, ai tempi di Settimio Severo(197-211 d. C. ), il nome Volcei si era già tra-sformato in Vulcei.Tra i soldati arruolati in detta legione, in baseai dati offerti dal latercolo di Albano Laziale,v’erano: diciannove traci, 4 pannoni, tre dalnome illirico, tre “italiani”, un daco, forse duesiri, due africani, ed uno dal nome egizio. Traquesti tre italiani vanno inclusi i due soldatidi Volcei.Confesso che, anni addietro, leggendo un vec-chio articolo di Mario Pavan (Iscrizioni latinead Albano Laziale, in “Athenaeum”, XL, 1962,p. 87 segg.), laddove trattatasi anche di que-sto latercolo, rivendicai subito alla lucanaVulcei e non all’etrusca Volci, come sostenevail rinomato Autore, la patria dei due legionari.La mia corretta esegèsi ha trovato, poi, feliceriscontro nello scritto autorevole di GiovanniForni (Estrazione etnica e sociale dei soldatidelle legioni nei primi tre secoli dell’Impero,in AA.VV, Aufstieg und Niedergang derRöemischen Welt. Principat, II, Berlin-NewYork, 1974, p. 374), il quale, in opposizionealla tesi del Pavan, ha dichiarato giustamentevulceiani questi due ignoti legionari.Speriamo che, in futuro, altre liste militari enuove epigrafi possano rivelarci i nomi di al-tri soldati di Volcei, i quali, in epoche diverse,impugnarono le armi in difesa della suprema-zia e della gloria di Roma.

VOLCEIANI MILITESSoldati di Volcei arruolati nell’esercito imperiale di Roma

di Giuseppe Arduino

Buccino, Chiostro di Sant’AntonioLa lapide di Gaio Celio Aniceto

Buccino, San Nicola. Statuetta di soldatoromano.

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BUCCINO: ECONOMIA E RISORSE

Il suggestivo scenario naturale diBuccino, ricco di ampie distese collinariricoperte da folte e vigorose piante di uli-vo, rende possibile lo sviluppo dell’eco-nomia locale basata naturalmente sullaproduzione dell’olio, l’ “oro di Buccino”,pietra miliare dell’economia, che permet-te la diffusione di un prodotto locale egenuino e allo stesso tempo garantisce ladiffusione e la pubblicità del luogo. Nonpassa in secondo piano la regina dellagastronomia, la pasta fatta in casa con lesue numerosissime trafile: i triddi, le ma-tasse, i fusilli, i cavatielli, le chiapparelle.Le diverse forme animano la tavola e lericette che prendono forma grazie allemani esperte di chi ricorda ancora le tec-niche tramandate nel tempo, come un te-soro da custodire. Tutto questo sembraquasi riportarci indietro nel tempo, colle-gando in alcune situazioni la cucina allacultura religiosa come i tagliolini al latte,con zucchero e cannella, che abbondanoin occasione della festa dell’Ascensione.Questo prodotto è inoltre accompagnatoda un evento, l’omonima sagra, che ralle-gra il paese nel periodo estivo tra il 16 e il18 agosto.

Accanto a questi due tesori della culturagastronomica si collocano altrinumerosissimi prodotti di produzionemeno estesa, grazie alla natura che svol-ge il ruolo di madre generosa, offrendopreziosi frutti che accompagnati dai pro-cessi produttivi e dal sapore antico, per-mettono il formarsi di prodotti di alta qua-lità.

Ricordiamo i vini rossi locali, il moscatodi Salvitelle, pane e prodotti da forno comead esempio il pane di granturco fragranteappena sfornato, ottimo anche dopo unasettimana; fragole e fragoline di bosco;formaggio e latticini elaborati con il lattedelle mucche di razza podalica; prodottidel sottobosco; asparagi selvatici, diver-se qualità di funghi tra cui porcini,chiodini, amanita cesarea, prataioli e icosiddetti funghi moneta; i salumi, pro-dotti in camere areate dove i fumi prove-

nienti da fuochi a legna gli trasmettonoun aroma particolare; soppressate, sala-mi, prosciutti, capicolli, salsicce, pancet-te di vario tipo esempio quella arrotolatao quella steccata, aromatizzata dalpeperoncino; i vari tipi di carne tra cuiricordiamo il cinghiale, il maiale, il vitello,il capretto; e infine legumi e piante aro-matiche.

Un’ulteriore fonte di sviluppo econo-mico è la antica produzione disupercinghie che ancora oggi rappre-senta un’importante risorsa. L’indu-stria Magaldi è una delle più impor-tanti industrie meccaniche italiane perla produzione di supercinghie eMAC.

MAGALDI INDUSTRIE S.r.l.

Uffici commerciali e amministrativi:Via Irno, 21984135 - SALERNO (SA) - ITALYTelefono: (+39)089.688111Fax: (+39)089.481766email: [email protected]: www.magaldi.com

PROFILO

La Magaldi Industrie S.r.l. è un’aziendapresente sui mercati internazionali dal1929. Investendo costantemente nella ri-cerca e nello sviluppo tecnologico deisuoi prodotti, è divenuta leader del set-tore nei sistemi di evacuazione emovimentazione di materiali ad alta tem-peratura, taglienti ed abrasivi. La filoso-fia aziendale, e quindi la produzione dellemacchine, è basata sul concetto:“Dependable technologies”, cioè“affidabilità costante nel tempo”. La con-ferma sono i continui consensi provenientida prestigiose fonderie che hanno impie-gato il trasportatore a nastro di acciaio,

oggi noto come Magaldi Superbelt. Il na-stro trasportatore Magaldi Superbelt è lasintesi fra la resistenza dell’ acciaio e laflessibilità della gomma. Garantito 36 mesiil nastro Magaldi Superbelt nelle fonde-rie è utilizzato prevalentemente nelle se-guenti applicazioni: trasferire motte e fu-sioni dal peso anche maggiore di 2.000kg; smaterozzare direttamente sul nastrocon livello di rumorosità <65 dB; movi-mentare e deferrizzare le terre contenentibave calde; più in generale trasportareogni tipo di materiale caldo, abrasivo, ta-gliente e di grossa pezzatura.

PROGRAMMA DI PRODUZIONE

- Il nastro trasportatore Magaldi-Superbelt è costituito da un nastro tes-suto in acciaio speciale a cui è fissata unaserie di piastre d’acciaio sovrapposteparzialmente tra loro. - Il metodo esclusi-vo di fissare le piastre al nastro forma uncanale chiuso, virtualmente a tenuta sta-gna. - Il nastro Magaldi-Superbelt resistea temperature più elevate rispetto a quel-le ammesse da ogni altro trasportatoreperchê le piastre restano libere di dilatar-si in ogni senso. - Eventi accidentali cheprovochino la rottura di elementi del com-plesso non compromettono l’affidabilitàdel nastro Magaldi-Superbelt che conti-nua a marciare senza pericolo di fermateimpreviste. Concettualmente un traspor-tatore Superbelt è simile a un trasporta-tore a nastro di gomma tradizionale. Ilnastro Magaldi-Superbelt è supportato darulli piani superiori e rulli di sostegno in-feriori. La coppia motrice è trasmessa perattrito da un tamburo di trazione cilindrico,

Il gruppo di Magaldiè diviso in quattro di-visioni separate, cia-s c u n ospecializzantesi in uncampo di applicazionedistinto.

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La Voce di Buccino - Estate 2006 Pag. 5contrapposto ad un tamburo rinvio, do-tato di un dispositivo di tensionamento.

Visita all’azienda Magaldi

Nella nostraseconda vi-sita aBuccino, cisiamo recatiin una dellei n d u s t r i epiù impor-

tanti del meridione, la “Magaldi Industries.r.l.”, che con il suo sviluppo ha abbrac-ciato tutto il secolo portando nel campotecnologico innovazioni rilevanti.

Il Gruppo Magaldi trae le sue origini dal-l’intuizione di una famiglia di inventori, iMagaldi appunto. La storia industrialedella famiglia nasce nel 1901 con un bre-vetto per una speciale cinghia di trasmis-sione formata da strisce di pelle di bufalotenute insieme da rivetti, l’idea vennequindi perfezionata da Paolo Magaldi nel1929. L’adozione dei nastri Supercinghiaè la soluzione ideale perché rende impos-sibile una rottura completa improvvisa,infatti un eventuale taglio non si può pro-pagare a causa della struttura a liste indi-pendenti del nastro.

Dopo notevoli successi riscossi con lacommercializzazione della Supercinghia,Paolo Magaldi insieme con il figlio Mariohanno un’altra idea importante: un nastrodi acciaio capace di resistere ad alte tem-perature, senza problemi di usura, con unaconcezione meccanica semplice.

Mario Magaldi, attuale presidente delgruppo, sviluppa così nel 1972 l’idea e fanascere il Superbelt, versatile nastro tra-sportatore che viene applicato con suc-cesso in innumerevoli applicazioni in tut-to il mondo, in settori che spaziano dalcemento alle fonderie, dagli inceneritorialle centrali elettriche. E’ per quest’ulti-mo settore che è stato sviluppato il MAC“Magaldi Ash Cooler”, l’unico sistema almondo in grado di estrarre le ceneri pe-santi a secco ovvero senza nessun utiliz-zo di acqua a differenza dei sistemi tradi-zionali. La richiesta mondiale viene sod-disfatta con cooperazioni ed accordi sem-pre più importanti con primarie societàstraniere soprattutto americane e giappo-nesi.

Il gruppo si ingrandisce ed alla originariaMagaldi Industrie, si affianca la MagaldiRicerche e Brevetti, nata per lo sviluppodi nuove idee e la loro realizzazione. Nel1997 viene fondata la RRS società dedi-cata all’automazione degli impiantiMagaldi ed alla gestione di impianti inBOT, ovvero un leasing dell’impianto, contotale gestione dello stesso fino alla sca-denza del contratto. Nel2001 nasce laMagaldi Power S.p.A. esclusivamentededicata alla commercializzazione e rea-lizzazione di impianti tipo MAC. Nel 2003nasce infine la Magaldi Power AustraliaPty. Ltd. Per rafforzare la presenza delgruppo sul territorio australiano. Impor-tanti obiettivi sono stati raggiunti nelcorso degli anni quali i due accordi di Li-cenza con Kawasaki Heavy Industries, ilprimo per la commercializzazione in Giap-pone delle tecnologie Magaldi, il secon-do per la commercializzazione nel sudEuropa delle tecnologie Kawasaki, un ac-cordo di Licenza con una società statalecinese. Dopo alcuni cenni storici è impor-tante sottolineare che oggi il gruppo è inforte crescita. Il gruppo da solo è in gra-do di realizzare impianti chiavi in manodalla progettazione all’avviamento in tut-to il mondo.

Alimentazione di Magaldi

L’alimentazione S.p.A. di Magaldi di divi-sione di alimentazione, fondata in 2002, èil membro più giovane del gruppo ecommercializza i sistemi di trasporto dellacenere inferiore asciutta del Magaldi perle caldaie alimentate a combustibile soli-do nell’alimentazione che genera l’indu-stria. I relativi prodotti principali sono ilMAC - dispositivo di raffreddamento del-la cenere di Magaldi per le caldaie prati-che polverizzate del carbone ed il sistemadi FLUIMAC per le caldaie a lettofluidizzato di combustione. L’alimentazio-ne di Magaldi funziona universalmente at-traverso una rete dei rappresentanti edelle associazioni, compreso un accordodel licenziatario con Kawasaki HeavyIndustries per il sistema del MAC nel Giap-pone e nell’uno con lo PS Yuan lungo perla Repubblica popolare cinese.

Magaldi Ricerche e Brevetti S.r.l.

La divisione Magaldi Ricerche la e Bre-vetti S.r.l. di sviluppo & di ricerca, fonda-to in 1992, è la divisione dove le nuovetecnologie e le loro applicazioni delMagaldi sono sviluppate e brevettate,prima di passarli ad un altro delle aziendedel gruppo per introduzione al mercato.Dal relativo fondamento, Magaldi Ricer-che la e Brevetti ha brevettato una vastagamma di nuove tecnologie di manipola-zione in blocco che ora sono applicatenell’alimentazione, in cemento, in fonde-rie ed in altre industrie metallurgiche.

Magaldi Industrie S.r.l.

La cinghia & la divisione industriale fon-data in 1929, Magaldi Industrie sviluppa,progetta, produce e commercializza le tec-nologie del nastro trasportatore diMagaldi, compreso il Supercinghia, il na-stro trasportatore unbreakable del cuoiodel bufalo ed il Magaldi Superbelt, il na-stro trasportatore d’acciaio resistente cre-dibile in primo luogo brevettato in 1972,così come una vasta gamma di attrezzatu-re e dei componenti relativi. Grazie ad unaccordo esclusivo del licenziatario conKawasaki Heavy Industries (Giappone),Magaldi Industrie può inoltre fornire ilFDC, il trasportatore aria-sostenuto didynamics di flusso, al mercato europeo.Magaldi Industrie possiede e funzionaun’officina in Buccino (SA), Italia, in cuii prodotti del gruppo sono manufacturede montati. Oggi, Magaldi Industrie serveun’ampia varietà di clienti in parecchi set-tori industriali, compreso cemento, calce

& gesso, le fonderie, le acciaierie ed altreindustrie metallurgic e l’industria auto-mobilistica.

R.r.s. S.r.l. L’elettrici & control-lano l’apparecchiatura e l’auto-mazione

La divisione R.r.s. S.r.l. è stata fondata in1998 dal gruppo di Magaldi per eseguire icontratti di B.o.t.. Oggi, R.r.s. non soltan-to ha installato ed ora possiede e funzio-na 3 sistemi del MAC dentro sotto la rela-tiva responsabilità completa, ma inoltreeffettua le attività del gruppo di Magaldinel disegno e nello sviluppo dei sistemidi controllo dell’automazione & elettricie. Un sistema di controllo dedicato e unaSIG.na denominata software (sistema dicontrollo integrato Magaldi) è stato svi-luppato e brevettato ed ora è usato inmolti sistemi del MAC in tutto il mondo.

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Pag. 6 La Voce di Buccino - Estate 2006

Nel numero precedente de La Voceho pubblicato un articolo dal titolo :“A Borgo Pio” un buccinese vegliasul Papa. Avete così appreso l’im-portante ruolo che ha svolto e che tut-t’ora svolge all’ombra del Cupolone.In questa seconda puntata vi farò co-noscere il Prefetto Salvatore Festacosì come l’ho conosciuto io.Siamo nel 2000 e parlando a Buccinocon Nando Salimbene della prossimapubblicazione di un libro sul calcio aBuccino vado a sapere che Rino Fe-sta, lavorava a Roma presso ilViminale ( sede del Ministero degliInterni). Rino è stato una possentemezz’ala dei boys del Casale dei pri-mi anni ‘60 e per un breve periodoun valido centrocampista della primasquadra buccinese che esportava cal-cio nei paesi vicini. Dopo circa quarant’anni l’ho rivistonon più come un promettentecentrocampista dai piedi buoni ( or-mai le scarpette bullonate sono appe-se al chiodo dei comuni ricordi dellanostra lontana giovinezza) ma comeun affermato professionista.Avendo a disposizione più tempo libe-ro, di tanto in tanto, con la scusa diportargli l’ultima copia de La Voce diBuccino coglievo l’occasione perscambiare quattro chiacchiere daamarcord volceiano.Nell’ultimo incontro, pensando di scri-vere un articolo sulla sua attività pro-fessionale con l’importante incaricoche ricopre ho voluto approfondire lasua conoscenza. Tutte le volte chevado a trovarlo non devo fare moltaanticamera e la sua porta si apre su-bito. Questa volta mi sono appenaseduto e dopo i primi convenevolimetto in moto il registratore che sup-plisce alla mia ormai vecchia e arrug-ginita memoria per raccogliere le in-formazioni utili per l’articolo. Ma, ildovere sotto forma di una telefonatalo porta fuori ufficio per incontrarealcuni prelati del vicino Vaticano.

Il Prefetto Salvatore Festa visto da vicinodi Angelo Imbrenda

In quei pochi minuti di assenza, men-tre un suo aiutante cerca in archiviouna foto da darmi per il servizio, miritornano in mente alcune immagini diRino nell’esercizio del suo alto incari-co. Nella mente mi scorrono le im-magini televisive dell’8 dicembre 2004,quando Giovanni Paolo II si reca perl’ultima volta a piazza di Spagna arendere omaggio alla statua della Ma-donna. E’ un appuntamento che si rin-nova ogni anno e che in passato ave-vo seguito qualche volta ma in ma-niera superficiale. Quando quell’8 di-cembre ho intravisto l’amico Rino ( ilprefetto Festa) in servizio di scorta alSanto Padre mi sono sentito quasi inobbligo di seguire tutta la funzione. Inme c’era l’orgoglio di un buccineseche vedeva un suo compaesano svol-gere un così importante ruolo: vigila-re sulla sicurezza del papa.Il Prefetto Festa nel frattempo è tor-nato dalla breve missione vaticana edopo essersi tolto il soprabito si siededietro la scrivania. Mentre si scusaper avermi fatto aspettare lo vedobaciare un santino che ha in mano.Sbircio e vedo che ha tra le mani unafoto del nuovo Pontefice: BenedettoXVI Avevo già visto con quanta cura con-servava un quadro gigante con la fi-gura del Papa polacco nel suo prece-dente ufficio presso l’ispettorato. Miviene allora spontaneo chiedergli:Rino, in questi tre anni di perma-nenza presso il Vaticano hai avu-to modo di conoscere sia Giovan-ni Paolo II che Benedetto XVI…R. Giovanni Paolo II l’ho conosciu-to quando purtroppo era già mina-to fisicamente ma posso garantireche emanava una specie di fluidoparticolare che ti colpiva in manie-ra eccezionale.Anche questo papa è dotato dellostesso fluido quindi diciamo che amio modesto giudizio se GiovanniPaolo II avesse potuto scegliere il

suo successore, sicuramente avreb-be scelto Ratzinger. Non ho alcundubbio su questo perché è il natu-rale continuatore della sua opera.

Rino, per te Buccino che cosa è.

Buccino per me è il luogo dei mieiricordi più belli perché ho trascor-so lì il periodo delle scuole elemen-tari. Da quando avevo due annifino ai dieci anni quando mi tra-sferii a Napoli ove ho fatto le scuolemedie e gli studi successivi. Ma ,immancabilmente i mesi estivi li tra-scorrevo a Buccino, tranne il bre-ve periodo trascorso al mare. Perme andare a Buccino era semprepiacevole tranne il periodo subitodopo il terremoto dell’80, perchépersi mia zia e dopo quattro annimorì anche mio zio sempre in con-seguenza del terremoto. Ultimamen-te invece sento il bisogno di farmiuna passeggiata ogni tanto aBuccino e vado alla ricerca dei luo-ghi e delle persone con cui da ra-gazzino giocavo. L’ultima mia an-data a Buccino è stata proprio inoccasione della inaugurazione nelparco della Rimembranza di unastele a ricordo dei martiri del bom-bardamento del 16 settembre 1943.Queste poche parole di questa breveintervista bastano e avanzano per com-prendere l’uomo e il professionistache, pur vivendo lontano dal suo pae-se da oltre quarant’anni, non ha di-menticato “ la terra dei tramonti” , come amòdefinire Buccino lo storico TheodorMommsen.

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Cara Voce,Sono nato a Buccino, poi la vita – ormai diciottenne - miha portato definitivamente sulle sponde del fiume Tevere,che all’epoca conoscevo solo grazie ai libri di scuola.Leggendo il tuo giornale, riemergono in me tanti cari ri-cordi dell’età giovanile e con essi ripercorro con gioia tuttii luoghi, le storie vissute, le persone che credevo dimenti-cate.Sfogliando poi la raccolta Antologica dei primi dieci anni -1994/2004 – di “La Voce di Buccino”, ho sentito forte lavoce di richiamo verso la terra Volcei che non sempre hopotuto frequentare.Concordo, pertanto, con l’amico Clemente “lu Santariedd”dal Canada: il tuo giornale ci ha rivitalizzati, facendocimantenere vivo quello spirito d’appartenenza alla terrad’origine.I ricordi di un tempo che riaffiorano, non sono quelli deltelefonino, della play-station o del personal computer, mala semplicità, le ingenue storielle che avevano un saporedi freschezza, l’entusiasmo per le piccole e modeste atti-vità di passatempo, il rispetto per gli altri e per la naturacircostante e poi il respiro dell’aria, il magnifico tramontodel sole, il profumo d’ambiente che con le stagioni si ve-stivano di nuove forme e di colori e tutto ciò che c’era dinuovo da vedere ed osservare ci rendeva inconsciamentecuriosi e felici.Non ho dimenticato fra i miei ricordi il gioco dellecerbottane di sambuco, quello dei bottoni strappati dai pan-taloni, il gioco delle biglie di vetro sui marciapiedi, bellissi-mo ricordo quello del pallone che giocavamo sulla piazzettadi S. Antonio con una palla costruita da noi ragazzi contoppe di stoffa rammendate tra loro.Piacevole era anche l’altalena che facevamo sui tronchidi legno davanti alla segheria “r Z’Ndonio lu Magnanes”Mettevamo due tronchi sovrapposti incrociati su cui vol-teggiare fino a quando “lu Magnanes” non avvertiva lanostra presenza poco gradita.Fra i miei ricordi, francamente, riaffiorano anche momen-ti di paura: il timore della guerra che all’epoca incalzava,le bombe che scoppiavano, le mitragliatrici che sparava-no, i mezzi militari e gli aerei che solcavano spesso il cielodi Buccino ne erano una conferma.Dopo tutto però, per noi ragazzi (8/11 anni), rappresenta-va anche uno spettacolo da vedere: sidecar e camionmilitari andare su e giù, gli aeroplani volteggiare - di cuiriuscivamo a distinguerne la nazionalità oppure se a sin-gola o doppia fusoliera - che s’innalzavano e poi si allon-tanavano e ritornavano ancora a tutta velocità in picchia-ta mitragliando e bombardando le postazioni tedesche po-sizionate nella zona dell’Eliceto. Quando poi gli aerei siriportavano in quota, l’artiglieria contraerea tedesca rea-giva sparando.Non ho dimenticato lo spavento di una mattina, era all’in-circa giugno del 43, quando giunsero a S. Vito alcuni mez-zi blindati tedeschi in assetto da guerra, con grosse mitra-glie puntate verso le nostre abitazioni. “Che paura!”.

Dai blindi e da altri camion alseguito scesero, in coppia, deimilitari con mitra e bombe amano nella cintura, che agli or-dini di un terzo militare gradua-to, entrarono di prepotenza nel-le abitazioni circostanti ove re-quisirono grosse caldaie dirame.Prima che Buccino venissebombardata, arrivò a S. Vito,palcoscenico dei miei ricordi,un’autocolonna tedesca di cir-ca 20 autocarri, erano tutti mi-metizzati con rete di colore gri-gio-verde e carichi di munizio-

ni, si disse allora. Parcheggiarono sotto gli alberi lungo iltratto di strada che da S. Vito va a S. Antonio e vi restaro-no due / tre giorni. Andarono via di notte e dopo qualchegiorno alcuni aerei alleati lanciarono dei volantini che inci-tavano a scacciare i tedeschi da Buccino.Il 16 settembre 1943, - “eterno riposo ai miei cari compa-gni e tutti gli altri Buccinesi periti quel giorno” – con isoliti amici, che abitavano vicini: “Tonino Cipriani, GerardinoDe Lucia, Ciccilluzzo Tuozzo, Gerardino Caporale”, ci sia-mo ritrovati sui legnami “r Z’Ndonio lu Magnanes” dovepoi alla spicciolata arrivarono anche i ragazzi di altri quar-tieri: Giuseppe Basile, Ettore Scaffa, Giuseppe Parisi,Ferdinando Salimbene, Pasquale Russo, Antonio Catone,Rodolfo Del Chierico.Spensierati come sempre, ci siamo messi a giocare e vol-teggiare sui tronchi. Per noi rappresentavano un’esperienzadi coraggio, che ci faceva sentire più grandi e sicuri.Io ero con loro quel giorno ma sono qui a ricordarli perchépochi minuti prima la voce del destino mi chiamò (quellavoce era di mia madre) e mi permise di ritornare a casalasciando lì miei compagni di giochi.Quel giorno, Buccino venne bombardata dagli “alleati”!Terminati i bombardamenti, mio fratello maggiore andò allasegheria. Si presentò a lui un susseguirsi di immaginiangoscianti. Una tragedia si era consumata sui tronchidell’altalena.I ragazzi, gli amici miei del 43, staranno sempre nel miocuore. Sono eroi morti senza eroismo che, grazie a te “Vocedi Buccino”, ho avuto la personale opportunità di rievoca-re con i ricordi di allora e l’emozione di adesso.Grazie anche al defunto Professore Marcello Gigante checon il discordo pronunciato nel gennaio del 1988, a 45 annidall’eccidio, ne ha tracciato il significato storico – politi-co, ed un grazie anche al Sindaco di Buccino Parisi, che aricordo dei ragazzi del 43, ha fatto erigere il 5 novembre2005, nel Parco della Rimembranza, una scultura dell’ar-tista Bartolomeo GATTO.

Roma, 20 aprile 2006 Vicenzo Di Leo

Vincenzo Di Leo ricorda i compagni peritisotto il bombardamento del 16-09-43 a Buccino

Lettera a: La Voce di Buccino Amarcord Volceiano

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Pag. 8 La Voce di Buccino - Estate 2006

Colgo l’occasioneper porgerle i mieisaluti.La scrivo per infor-marla che non rice-vo più il giornale “ Lavoce di Buccino” puravendo provvedutoal pagamento previoc/c postale della quo-ta di socio per l’an-no 2005, dopo la gen-tilissima nonché tan-to gradita ed inattesapubblicazione dellamia precedente lettera, non ho potutopiù avere la gioia di cimentarmi diver-tendomi a leggere, soprannomi e storievariegate dei nostri sempre amatissimiconterranei.Ho chiesto a mio padre”Prezioso lufuntanar” di informarsi dal carissimoamico Mario Chiariello, che saluto tan-to, sempre con immenso piacere, comemai non ricevevo più il giornale, ma nonho avuto notizie.Adesso mio figlio Davide il primogeni-to ha sei anni, ha imparato già a legge-re da quasi un anno, io un po’ fanatico,un po’ nostalgico desidero vivamenteche anche lui legga e conservi in sé lesue origini di Buccinese puro, infattioltre all’italiano corretto spesso gli parloin dialetto nostrano e mi fa ridere, maallo stesso modo mi suscita una parti-colare emozione quando si esprime inun dialetto verace. Pochi giorni fa era-vamo in casa e lui si divertiva un mon-do a leggere la voce di Buccino, poi miha chiesto, quando arriva l’altro gior-nale? Gli ho risposto presto vedrai.Oggi stesso ho provveduto al pagamen-to della quota soci 2006, poi quandoscendo ad agosto, chiederò a mia non-na se ha conservato le copie che mimancano visto che oltre alla lettura,amo collezionarle, ne farò una mia per-sonale enciclopedia di Buccino ed i suoifigli, che custodirò gelosamente comeun inestimabile tesoro.Voglio ancora ringraziarla per quella let-tera pubblicata, non me l’aspettavo fuun’emozione grande leggere il mio nomein mezzo ai miei compaesani, un onoreper me.Fra circa due mesi sarà il primo com-pleanno della mia secondogenita Chia-ra, io in tempo debito le manderò un e

mail o le scriverò perchè se è possibi-le, pagando ovviamente, vorrei farle imiei auguri con una foto pubblicata sulgiornale, in modo che anche i cugini ezii che risiedono all’estero la possonovedere.Pensi che riceverà il battesimo in esta-te, dopo il compimento dell’anno di età,tutto perché con l’aiuto di Dio, deside-ro che avvenga nella chiesa di SantaMaria, sotto gli occhi e la protezionedella nostra Madonna, dove ci siamosposati io e mia moglie LeonildeTrimarco, nipote del recente purtrop-po estinto “Ciccillo r sant sant”. Sia-mo stati i primi a essere uniti in matri-monio davanti all’altare di Santa Ma-ria, dopo la lunga attesa per il restaurodella chiesa, per i danni causati dal ter-ribile terremoto del 23 novembre 1980.Ricordo che i lavori di restauro nonerano ancora ultimati e Don AntonioVolpe non era tanto d’accordo sul no-stro desiderio di volerci per forza spo-sare lì, ma poi tra tante preghiere e unabuona dose di entusiasmo siamo riu-sciti a convincerlo, così il 27 settem-bre 1997, con persino la benedizionedel tanto amato Giovanni Paolo II, ab-biamo fatto sì che le porte di quellabellissima chiesa si riaprissero per per-mettere alla gente di ritornare a gremi-re quelle panche che per tanto tempoerano rimaste vuote.E’ soltanto uno dei tanti ricordi bellidella nostra terra, della nostra gente,ieri per esempio è stato San Giuseppe,non può immaginare come avrei volu-to essere ieri sera vicino ad un“fucanoi” (falò) a cantare, ballare, man-giare le famose zeppole r’ San Giusep-pe e divertirmi come facevo sempredurante questa festa quando ero a

Lettere al direttoreStefano Candela da Voghera:

Aspettando una Voce che mai non arriva…

Buccino, ma intanto sono a Voghera equi il falò e le zeppole non fanno partedella tradizione del posto e quindi nonci sono.Nel salutarla spero tanto di poterla in-contrare magari in estate, così gustan-do un buon caffè vorrei raccontarletante altre storie che mi auspico non lerecano noia. Anche lei abita lontano dalnostro paese ma una cosa ci unisce, lapassione per il conoscere e tenere altoil nome di Buccino, anche nelleminuziose sfaccettature dai mille rac-conti di chiunque, dal personaggio fa-moso a quello un po’ più in ombra, chepoi messi insieme compongono unmeraviglioso grande puzzle di nomeVolcei o più semplicemente BuccinoVoghera 20.03.06Il tuo cambio di indirizzo e la mancataaggiunta del numero civico aveva in-terrotto l’arrivo della Voce. Abbiamoprovveduto a ripristinare il contattoanche con i numeri arretrati.La tua lettera, caro Stefano, ha leproprietà di un forte ricostituente ericeverla fa tanto bene. Non devi es-sere tu a dover pagare per questogradevole medicinale che mi haimandato ma sono io che mi sento indebito con te. Mille volte grazie. a.i.

Il 31 maggio scorso è prematuramen-te scomparso il

maestro fornaioFrancesco Verderese

di anni 68

alla moglie, ai figli e ai parenti tutti le

più sentite condoglianze daLa Voce di Buccino eAssociazione Buccinesi nel Mondo.

LUTTO

Il 27 maggio scorso, mese dedicato

alla Madonna, madre di Gesù, all’età

di 96 anni è decedutaTeresa Trimarco

vedova Iannone

Dopo una vita dedicata alla famiglia,chiuso il suo ciclo terreno, è volata

in cielo a raggiungere Gaetano e

Pasquale,i suoi due figli che l’hannopreceduta.

Ciao Zia Teresa e grazie per l’esem-

pio di bontà che mi hai lasciato.

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La Voce di Buccino - Estate 2006 Pag. 9

La lavorazionedel rame e dell’al-l u m i n i oal l ’Annunziataveniva fatto pres-so la bottega diNicola Magaldi.Ci lavoravano in

tanti tra cui mio padre e alcuni appren-disti come Francesco Cutinella(Ciccillo r’ cut’nella). Anch’io ci an-davo dopo la scuola, di pomeriggio. Ri-cordo il tornio per lavorare l’alluminiocon le varie forme di legno per farepadelle, tegami, caldaie (tielle) mediee piccole con i coperchi. Ciccillo r’cut’nella ci lavorava con una steccain ferro, che aveva una punta grandequanto un’oliva grande, in acciaiorotante per fare le varie forme con iltornio. C’erala taglierinaper prepara-re le variemisure per lalavorazione.Ci sono an-dato perpoco tempoma il ricordoè ancoranitido. Ilgassometroper saldarecon la fiam-ma ossidricale varie for-me. Un paio di volte, di mattina, ci fuuno scoppio, dato che veniva caricatoa carburo. La gente in piazza merca-to sentito il forte boato diceva: è scop-piato il gassometro. Una volta anch’ioandai a curiosare e vidi il padre diMichele Chiariello (vrusciapaìis) chelavorava lì adagiato fuori la bottega,per terra svenuto, mentre alcuni glifacevano annusare dell’aceto per farloriprendere. Questi era il più anzianotra i lavoranti. Una volta, era il 6 di-cembre, San Nicola, mio padre mi dis-

se: “ ti cerca Nicola Magaldi”. Pen-sai che mio padre avendo fatto gliauguri a Nicola, lo stesso volesse ri-cambiarli anche a me, che avevo lostesso nome. Invece mi regalò dei sol-di, non ricordo quanto, perché alcunipomeriggi avevo aiutato Ciccillo Ca-tinella ed altri. Ricordo le pulitrici conle ruote di tela pesante per lucidarel’alluminio.

La trebbia dei Magaldiall’AnnunziataIn estate all’Annunziata NicolaMagaldi sistemava la trebbia per latrebbiatura. I contadini trasportavanocon asini e muli i covoni raccolti incampagna e li accatastavano nei pres-si della trebbia. Si formava così unpiccolo paese fatto di case costruite

da covoni uno sull’altro che a sua voltaformavano tanti vicoli e viuzze. Conla trebbiatura si formavano montagnedi paglia che venivano poi trasforma-te in balle attraverso una imballatri-ce. Noi ragazzi di sera andavamo agiocare a nascondino, a guardie e la-dri proprio in questo fantasticopaesino che resisteva solo pochi gior-ni. Nei pressi della trebbia venivanoconficcati nel terreno due pali conappesa l’immagine della Madonna, edi San Vito. Ai piedi di questi due pali

I ricordi di Nicolino D’AcuntoNicola Magaldi all’Annunziata

venivano offerte una o più gregne (co-voni). Alla fine le gregne offerte ve-nivano trebbiate e il grano ricavato ve-niva consegnato ai rispettivi comitatifeste.Un anno presero fuoco le balle di pa-glia e le fiamme in pieno giorno die-dero vita ad un falò fuori stagione.Quel compagnone di CaravogliaIl dott. Giuseppe Caravoglia da stu-dente universitario, quando veniva aBuccino per le vacanze e per la festadella Madonna invitava noi ragazzi altiro a segno al luna park. “ Chi vuolesparare, pago io” diceva. Così con ilfucile si sparava ai palloncini attac-cati ad un palo. Lo stesso faceva pres-so la sala da bigliardo al corsoGaribaldi. Chi voleva giocare con luipoteva farlo tanto pagava sempre lui.Era sempre allegro e compagnone.Paolo Picciotti in vacanza da RomaPaolo Picciotti veniva in vacanza daRoma e stava dalla nonna al Merca-to. Figlio del dott. Michele Picciotti cheebbe il suo momento di notorietà perun medicinale in fiale. Essendo del vi-cinato eravamo diventati molto amicie quando Paolo tornò a Roma mi man-dò delle cartoline di saluti.Quando andai per lavoro a Roma trail 1953 e il 1995 ci incontrammo varievolte e una volta mi invitò a casa suaa via Taro. Nella stessa via abitavaGina Lollobrigida.Ricordo anche che il Dott. MichelePicciotti offrì a Don Pasquale Griecouna bella somma per far restaurareSanta Croce o Santa Maria e una la-pide in marmo ne ricorda l’evento.Se non sbaglio era il 1954.

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Pag. 10 La Voce di Buccino - Estate 2006

Dopo il risultato elettora-le, che ha visto l’afferma-zione di misura dell’Unio-ne di Prodi, grazie allamancata coalizione tra leliste della Casa della Li-bertà , devo fare alcuneconsiderazioni in base aquanto è stato scritto proe contro il vecchio leonedi Bergamo.Nel numero di primavera,alla vigilia delle elezioni

avevo scritto un editoriale provocatorio dal titolo Tremagliafor President. Ancora prima, nel numero inverno 2005, apag 13, nell’articolo: Dai buccinesi d’Argentina agli Ita-liani nel Mondo avevo scritto:Per più di quarant’anni un solo partito e in particola-re un uomo politico ha dedicato la sua vita politica esi è battuto per il riconoscimento del diritto al votodei nostri connazionali. Oggi che questo diritto è sta-to sancito da una legge costituzionale, la stragrandemaggioranza dei partiti italiani hanno scoperto i no-stri connazionali. Con il loro lavoro e il loro sacrifi-cio si sono dimostrati i nostri migliori ambasciatoriha affermato non da oggi un politico italiano. Quel-l’uomo- Mirko Tremaglia- che oggi è il Ministro degliItaliani nel Mondo, sarà fra un anno ,molto probabil-mente fatto da parte e buttato via come un ferro vec-chio. (Non solo ciò si è avverato ma hanno provato i vin-citori? a buttare via non solo il vecchio Mirko ma anche ilMinistero degli Italiani nel Mondo). E mentre… Nella Pampas argentina come nel Rio Grande del Sud,dalle foci dell’Orinoco al Connecticut, da Toronto aSydney, da Nizza a Marcinelle passando per Zurigo eDusseldorf sventolano i vecchi e i nuovi simboli degliitalici partiti come le bandierine dei pionieri alla con-quista del West, quell’uomo solo, al comando di unanobile idea di Italianità, che lo ha spinto a realizzareil sogno di milioni di italiani residenti all’estero, nonsarà dimenticato e fa parte già della storia, della no-stra storia, quella degli Italiani nel Mondo. Grazie Mirko.

3. VOTO ALL’ESTEROGian Luigi Ferretti:

“Riaffermo il mio orgoglio di essere amico diMirko Tremaglia”

“Ho combattuto al suo fianco, condiviso molte scon-fitte, ma anche splendide vittorie. Ora bevo con luil’amaro calice”

ROMA – “Riaffermo il mio orgoglio di essere amico di

Mirko Tremaglia. Per tanti anni ho combattuto al suo fian-co, con lui ho compartito molte sconfitte, ma anche splen-dide vittorie. Ora bevo con lui l’amaro calice. Da ragazzonon riuscivo a capire che Garibaldi, l’eroe che aveva fattol’unità d’Italia, avesse poi finito la sua vita in una speciedi esilio a Caprera.Crescendo ho provato lo stesso stupore per un WistonChurchil mandato a casa alle prime elezioni dopo aver vintola guerra o per Lech Walesa, l’eroe di Danzica, il liberato-re della Polonia dal comunismo, che perdeva malamentele elezioni.Continuo a non capire, e ritengo profondamente ingiusto,che Mirko Tremaglia sia stato umiliato dai “suoi” italianinel mondo. E mi rammarico di tutto cuore per avere con-tribuito alla sua umiliazione.D’altronde chi è stato nello studio di Tremaglia a Bergamoavrà notato un cartello con la scritta “La riconoscenza è ilsentimento della vigilia”.A parte i sentimenti, credo che, facendo una seria analisipolitica , il nostro sia stato un errore di valutazione.Noi ritenevamo che gli italiani all’estero fossero interes-sati alle loro specificità, al loro particolare status, ai loroproblemi, mentre invece si sono coinvolti nel plebiscito ita-liano sinistra contro destra ed hanno segnato o il simbolocon il nome di Prodi o quello con il nome di Berlusconi.Gli italiani all’estero hanno scelto di farsi rappresentaredai partiti.Rispetto la loro scelta, ma siccome quel “coglione” diTremaglia mi ha insegnato ad amarli profondamente, pre-go sinceramente perché non rimangano delusi. (Gian Lui-gi Ferretti, coordinatore generale CTIM/Inform)

1. VOTO ALL’ESTEROIl grazie di Franco Narducci alle elettrici e agli

elettori per l’ampio consenso ottenuto“La nostra vittoria è in ogni caso, indipendente-mente dai risultati elettorali, anche la vittoria di

Mirko Tremaglia”Il destino ha voluto che proprio in questo primo appunta-mento - a causa dei risultati usciti dalle urne italiane - siaccendessero i riflettori sugli italiani all’estero. Nel mo-mento di gioia per l’attenzione e la ribalta che abbiamoconquistato, desidero esprimere il ringraziamento dovero-so al Ministro Mirko Tremaglia che per anni ha sostenuto,insieme ad altri parlamentari illuminati, la battaglia per idiritti degli italiani residenti all’estero. La nostra vittoria èin ogni caso, indipendentemente dai risultati elettorali, an-che la Sua vittoria. Non possiamo dimenticarlo, soprattut-to di fronte alle critiche ingiuste che uomini politici pocoaccorti e disinteressati alle nostre vicende hanno espres-so in queste ultime ore. (Franco Narducci/Inform)

Tremaglia for ever President … degli Italiani nel Mondo

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La Voce di Buccino - Estate 2006 Pag. 11Dibattito sulla fiducia al Governo: le dichiarazioni divoto dei deputati Ricardo Merlo e di MirkoTremaglia

Tremaglia: “I connazionali all’estero non hanno piùun ministro degli italiani nel mondo: nominiamo unodi loro, è giusto”

ROMA - Durante le dichiarazioni di voto, che hannofatto seguito alla replica del Presidente del Consi-glio Romano Prodi, ha preso la parola ieri ancheRicardo Antonio Merlo- il deputato della circoscri-zione Estero eletto nella lista Associazioni Italianein Sud America e ora iscritto al gruppo misto - cheha sottolineato come il suo sì al governo Prodi nonrappresenti un sostegno politico, ma un contributoalla stabilità del nostro Paese. Quella governabilitàche è “un elemento indispensabile per i nostriconcittadini che reclamano efficienza e stabilità, af-finché l’Italia si rafforzi nell’ambito europeo emondiale”.

Da Merlo è stato auspicato un impegno coerente, signifi-cativo e tangibile che dia priorità al rafforzamento dellerelazioni dell’Italia con il Mercosur e con il resto dei paesidell’America Latina. Un continente che “per le suepotenzialità politiche, economiche e commerciali e per lapresenza di milioni di italiani dovrebbe occupare un ruolostrategico e vitale nella politica estera dell’Italia…Mi au-guro, altresì, - ha proseguito Merlo - che su queste basi sipossano meglio conoscere, con una speciale attenzioneper il prezioso lavoro delle associazioni, dei Comites e delCGIE, i principali problemi degli italiani residenti all’este-ro, per affrontarli e risolverli. Ritengo doveroso esprimere- ha infine concluso il deputato del gruppo Misto - un sen-tito ringraziamento ad una persona che nelle ultime setti-mane è stata da alcuni erroneamente giudicata… Voglioperciò sottolineare che l’onorevole Mirko Tremaglia, cheha fatto degli italiani all’estero una missione di vita, saràsicuramente considerato dalla storia come un uomo capa-ce di pensare ad una politica che va al di là del un merocalcolo elettoralistico”.La parola è poi passata proprio all’ex Ministro per gli ita-liani nel mondo che, pur rinunciando alla lettura del suointervento, ha espresso la sua opinione sulla questione dellanomina dei vice ministri.“Dopo avere ascoltato le argomentazioni significative del-l’onorevole Fini e di altri - ha detto Tremaglia che si èespresso contro la fiducia al governo - vorrei fare unacritica severa al Presidente del Consiglio. I connazionaliall’estero non hanno più un ministro degli italiani nel mon-do: nominiamo uno di loro, è giusto”. Nel testo della di-chiarazione di voto, agli atti della Camera, Tremaglia ri-vendica inoltre con forza la conquista del pieno eserciziodi voto all’estero, una vittoria di cui si sente orgoglioso, etraccia un bilancio positivo dei risultati ottenuti dal suo di-castero che ha lavorato 5 anni , attraverso la realizzazionedi convegni e di strutture come la Confederazione degliimprenditori italiani nel mondo, per “far scoprire il Siste-

ma Italia che esiste all’estero”. Nel testo Tremaglia, oltrea ricordare di aver ottenuto l’equiparazione delle pensioniminime all’estero con quelle italiane, chiede un adeguatoassegno sociale per gli indigenti delle nostre comunità, lacostituzione del gruppo parlamentare degli italiani nel mon-do, lavori parlamentari per sessioni e la formazione di unacommissione bicamerale che tratti i problemi economici,culturali e politici da promuovere all’estero. Sul fronte delleelezioni Tremaglia ribadisce sia gli errori politici del cen-tro- destra, che si è presentato all’estero con più di cinqueliste, sia le numerose irregolarità che hanno caratterizzatoqueste prime consultazioni nel mondo. “Non si può con-fondere - scrive però Tremaglia che respinge con sdegnoogni tentativo di linciaggio politico della sua persona- lavittoria storica ottenuta, cambiando per due volte la Cartacostituzionale, con la recente sconfitta nellevotazioni”.(G.M.-Inform)

Il senatore Luigi Pallaro (Associazioni Italiane in SudAmerica)

ha votato la fiducia al governo.

Quale il significato del suo voto?

Il nostro voto è stato un contributo di responsabiltà, per lanascita del governo. Ma non siamo schierati con il governo diProdi, non facciamo parte della coalizione di centrosinistra. Sia-mo e rimaniamo indipendenti, per cui le nostre posizioni saran-no fissate di volta in volta. D’altra parte va ricordato che, esclu-si i voti dei senatori a vita, il governo ha ottenuto la fiducia perdue voti, non solo il mio, per cui, come hanno ricordato chediceva Churchill, “mi avanza anche un voto, perché ho uno inpiù dei necessari”. E a chi nel centrodestra mi ha rinfacciato lanostra decisione, ho risposto che non siamo stati noi a modifi-care la legge elettorale che ha portato a un risultato così contro-verso.

Vincent Quaranta (La Guida): “Il Governo non abolisca il

Ministero per gli Italiani nel Mondo”

TORONTO – Vincent Quaranta, direttore del periodico La Gui-da, da Toronto chiede all’esecutivo guidato da Prodi di nonabolire il Ministero per gli Italiani nel Mondo. Chiuderlo sareb-be per Quaranta un errore, “la più grande offesa che l’Italia diRoma farebbe all’Italia del mondo”, “dopo avere stabilito il mi-glior rapporto tra le due Italie nel mondo ed averne ricevutomolteplici benefici economici,culturali ed aver introdotto‘l’italianità nel mondo’”. “Il nostro Ministero –prosegue Qua-ranta - ha dato prestigio a noi emigrati e rinnovato in noi l’amoreper il nostro paese d’origine, il quale per ragioni economiche, cicostrinse ad emigrare”. Indignazione di Quaranta: “E’ questoora il vostro riconoscimento? E’ questo il vostro grazie? Peravervi onorato col nostro quotidiano lavoro?”. L’invito: “Si-gnori miei, ponderate prima di assumere la grande responsabili-tà di abolire un Ministero che funziona e reca alla nostra Italiabenessere economico e tanto orgoglio di sentirci italiani”. Euna forte sollecitazione: “Basta con le polemiche e per cortesiaabbandonate le vostre differenze politiche e lavorate come noiper il benessere del più bel paese del mondo, dove avete lafortuna di poter vivere”. (Inform)

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Pag. 12 La Voce di Buccino - Estate 2006

Anche se ha preferito non dare im-portanza alla cosa, quel che è capita-to ieri pomeriggio al ministro Moratti èassai grave, e merita di essere chiama-to con il suo nome: una violenta,indecorosa gazzarra che chiama in cau-sa responsabilità più vaste di quelle deisuoi autori. A nulla è valso che LetiziaMoratti partecipasse al corteo milane-se commemorativo della Liberazionespingendo la carrozzella con il padremedaglia d’argento della Resistenza; anulla è valso che la sua sola presenzaattestasse — se ce ne fosse stato maibisogno! — la condivisione degli idealidi libertà evocati dalla ricorrenza: no,nulla è valso a nulla per proteggerla dallasalva di fischi, di insulti, di minacce,che le è piovuta addosso per tutta ladurata del corteo. Ovvia la sua colpa:stare politicamente nel centrodestra;per giunta come ministro dell’Istruzio-ne e dell’Università del governoBerlusconi, cioè in un ruolo che perlungo tempo è stato oggetto di una verae propria demonizzazione ad opera deisettori più beceri e massimalisti dellasinistra italiana che da decenni, ahimé,si annidano per l’appunto nelle scuolee negli atenei della Repubblica.

Di fronte a quanto accaduto, che èl’esatta ripetizione di quanto già ac-caduto altre volte in altri 25 aprile, icommenti degli esponenti delcentrosinistra, limitatisi tutti (con lasola, felice eccezione, oltre che dellaRosa nel pugno e di Mastella, di BrunoFerrante, concorrente con la Morattinella prossima elezione a sindaco diMilano) a un formale rincrescimento,appaiono penosamente inadeguati. Tan-to più se ricordiamo che sono proprioessi a rammaricarsi regolarmente delfatto che i politici del centrodestra nonpartecipano ai festeggiamenti della Li-berazione: e perché mai lo dovrebberose questa è la fine che li aspetta? Persuperare l’esame di autolesionismo?

Più inadeguata delle altre, per l’eviden-te importanza della sua figura, la rea-

zione di Romano Prodi, il quale, puravendo l’occasione di parlare nel co-mizio a conclusione del corteo, dal pal-co ha fatto appena un cenno all’acca-duto.

Ha evitato così di dire, il nostro fu-turo presidente del Consiglio, ciò cheinvece andava detto e che da lui ciaspettavamo. Che allora in sua vecediciamo noi: e cioè che la democraziaitaliana non sa che farsenedell’antifascismo dei faziosi e dei vio-lenti; che la nostra democrazia non sache farsene di quell’antifascismo che— come ha scritto coraggiosamente ildirettore di Liberazione PieroSansonetti — non capisce che «unacosa è cacciare i nazisti e un’altra ècacciare Berlusconi», che la democra-zia italiana non sa che farsene — e nonvuole avere niente a che fare — conl’antifascismo che non esita a strumen-talizzare le grandi, drammatiche pagi-ne della storia nazionale e i valori piùalti del nostro patto costituzionale persfogare i suoi poveri livori politici, percelare le sue pochezze, all’occasioneper maramaldeggiare.

Finché l’antifascismo dei democra-tici non saprà prendere le distanzedall’ antifascismo «militante», da que-sta sua contraffazione intollerante e vio-lenta, e non saprà farlo a voce alta, essosarà sempre vittima, anche elettorale,del suo ricatto politico. È così, mi chie-do, è mostrando una simile timidezzaideologica che si crede di poter costru-ire il Partito democratico? Sul punto diandare al governo con un’esiguissimamaggioranza parlamentare, i gruppi di-rigenti del centrosinistra commettereb-bero un grave errore a non capire cheè proprio su questioni come questa cheessi si giocano la possibilità di convin-cere e di raccogliere intorno a sé unaparte del Paese più vasta di quella cheli ha votati.

Dal Corriere della sera del 26 aprile2006

Il 25 aprile peggiora con gli anni. Lo proval’imboscata incivile, premeditata e non cer-to isolata, a Letizia Moratti che spingevala carrozzella di suo padre, deportato neicampi di sterminio nazisti. Entrambi sonostati bersaglio di feroci insulti, tanto daessere costretti a lasciare il corteo. Se quellidel centro-destra vanno al corteo sono con-testati, se non vanno sono accusati di es-sere dalla parte dei nazisti. Non c’è scam-po. Più si allontana il suo riferimento sto-rico, drammatico e civile e piùl’antifascismo diventa una fiction ideolo-gica, vendicativa, sottilmente settaria, cheuna parte d’Italia usa contro l’altra. Così èstato ieri. Da anni il 25 aprile non dividepiù gli italiani tra fascisti e antifascisti matra militanti ideologici e resto d’Italia. Dauna parte c’è chi separa l’Italia tra giusti esbagliati, tra buoni e cattivi, e dall’altra c’èchi non fa distinzioni tra razze ideologi-che, ma solo tra individui e scelte persona-li. Da anni l’antifascismo non serve a col-pire i fascisti ma a stabilire la superioritàmorale, civile e intellettuale, di chi si rico-nosce nella religione politica antifascistacontro chi invece si considera semplice-mente e liberamente cittadino italiano. Daanni la liberazione si oppone alla libertà,nel nome della militanza e di un aggressivospirito di esclusione. Così il 25 aprile èdiventata la giornata del rilascio o della re-voca di patenti di circolazione: una parted’Italia decide la legittimazione dell’altra.Chi celebra il 25 aprile usa la storia percolpire e tenere in scacco l’avversario po-litico, ed esclude chi invece consegna lastoria alla memoria o agli storici, e non allepiazze o alla lotta politica…Da:Libero del 26 aprile 2006

Rassegna Stampa

Disapprovare non bastadi Ernesto Galli Dalla Loggia*

GLI IDIOTI DEL 25 APRILE di MARCELLO VENEZIANI

Oriana Fallaci aiuta la pace.Parola di giudici

MILANO Quello che non è stato fattodalla politica né dagli uomini di cultura èarrivato da una stanza del settimo piano diun palazzo di giustizia. Il più grande rico-noscimento ad Oriana Fallaci è stato scrit-to ieri da un giudice milanese, il gup BrunoGiordano che la definisce « una donna uni-versalmente riconosciuta quale testimonedi pace, un’autrice di denunce di grandiquestioni civili » e la assolve dalla denun-cia di diffamazione mossa dal leader noglobal Vittorio Agnoletto. La celebre scrit-trice, il 15 maggio del 2004 sulle colonnedel Corriere della Sera, descrive il numerouno dei no global come « boss del SocialForum e insignificante individuo per cuinon ho mai avuto il minimo rispetto » .Agnoletto si sente diffamato e parte inquarta con la querela, ma la Fallaci, secon-do il giudice, non ha compiuto alcun reato.Ha solo espresso un’opinione politica e,soprattutto, risposto a pesanti e iniqueaccuse rivoltele da Agnoletto.

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La Voce di Buccino - Estate 2006 Pag. 13

Don Giuseppe, soprannominato “lu

cannavèl” (soprannome intraducibile), era

un sacerdote che affrontava la vita con

ironia ma, qualche volta, si dimostrava

anche un po’ troppo irascibile.

Un anno, durante la questua per la

festa della Madonna del Carmine o del

Carmelo (che a Buccino è stata ripristina-

ta da qualche anno), gli capitò questo fat-

to.....

Ròn Gësépp lu “Cannavèl” e la quéstapp la Marònna r lu Càrmën.

Quànn éra la Marònna, quéra r lu Carmën,

s facìa fésta,

accussì raccundèva nanònna, e pp ffà

sòld s facìa la quésta,

ppëcchè la bbànda s’avìa pagà ca

ìa appriéss a la pruggëssión

e ppò r ffuóch s’avìa sparà; e ttànn

r ffacìa “Zì Pòpón”.

Po’ ngë vulìa lu prërrëcatór pp nóv iuórn,

cioè la nuvéra,

e lu panaggìr avìa fà ra fór a la méssa r la

fésta ca éra r séra.

Accussì ròn Gësépp, pp la fésta,

ccù ttrè ccriatùr ccù lu mùcch a lu

nès,

ìa ggërànn pp ffà la quésta e gghìa

facénn chès, chès.

Traséz andò ‘na vicchiarédda e ccërcà ‘na

cósa pp la fésta;

quésta éra assèj povërédda ma vulìa rà

‘na cósa pp la quésta.

E ddèss: “ Cchè bbulìt fà, auànn

nün è bbóna l’annèta, nün bból

chióv!…”

Aprèz lu casción ccù i pànn e

ccaccià ra fór sùl n’uóv.

Lu réz a lu prévut, pp la quésta, e ddèss: “

Quést v pòzz rà auànn….

Però facìt ‘na bbèlla fésta, ué ròn Gësé, m

raccummànn ! »

Ròn Gësépp s ‘ngazzà e ffrëcà

l’uóv ‘mbrònd lu mùr ;

l’uóv, allóra, s scazzà e ddòn

Gësépp rèss pùr:

« Ma va t fà frìj, tu vìr quésta !… ccù

n’uóv cchè bbulìv fà ?

Tè, la vì ddà, l’àmm fàtta la fésta, è

‘mbaccë lu mùr, guàrdëla ddà!”

Don Giuseppe il “Cannavale” e laquestua per (la festa della) la Madon-na del Carmine

Quando era la Madonna, quella del

Carmine, si faceva festa,

così raccontava nonna e per far (racco-

gliere) soldi si faceva la questua,

perché la banda si doveva pagare

che andava dietro la processione

e poi il fuoco (pirotecnico) si do-

veva sparare e allora lo faceva “Zì

Pòpon”.

Poi ci voleva il predicatore per nove gior-

ni, cioè la novena,

e il panegirico doveva fare fuori (in piaz-

za) durante la messa della festa che era di

sera.

Così don Giuseppe, per la festa,

con tre bambini col muco al naso,

andava girando per fare la questua

e andava facendo case, case.

Entrò da una vecchietta e chiese qualco-

sa per la festa;

questa era assai poveretta ma voleva dare

qualcosa per la questua.

E disse: “Che volete fare, quest’an-

no non è buona l’annata, non vuo-

le piovere!…”

Aprì il cassone con i panni e tirò

fuori solo un uovo.

Lo diede al prete, per la questua, e disse:

“ Questo vi posso dare quest’anno….

però fate una bella festa, uè don Giusè,

mi raccomando!”

Don Giuseppe si incazzò e tirò l’uo-

vo in “fronte” al muro;

l’uovo, allora, si ruppe e don Giu-

seppe disse pure:

“Ma vatti a far friggere, tu vedi questa!…

con un uovo, che volevi fare?

Eccola là, l’abbiamo fatta la festa, è in

“faccia” al muro, guardala là!”

Ròn Gësépp lu “Cannavèl” e la quéstapp la Marònna r lu Càrmën. Causa la pioggia , libr´arte concepito

come iniziativa da svolgersi all´aperto,perché ambiente è cultura, ha dovuto tra-sferire il suo allestimento presso il comu-ne di Buccino . Arredando così gli antichie luminosi corridoi della sede con gli standespositivi e l´aula consigliare per gli in-contri e i convegni.Ospite a tale iniziativa e partecipe a colla-borare da esterna all´entouragedell´informa giovane, come autrice, misono ritrovata a desiderare di scapparedal blob organizzativo in stato confusio-nale, insicuro e quindi in tensione per lariuscita dell´evento. Forse colpa del pa-drone di casa, che non me ne voglia ma civuole qualcuno che lo sproni, dovuto piùal suo carattere enigmatico e dolente, in-curante dal fatto che la leadership richie-de carisma, prontezza organizzativa, au-torevolezza e condanna l´atteggiamentodespote. Un padrone di casa mette a suoagio i propri ospiti, li presenta fra loro edè attento a creare armonia e sintonia, pur-troppo così non è stato. Ma un raggio disole ha illuminato il percorso della mani-festazione, una donna coraggiosa e sen-sibile, l´assessore alle pari opportunitàGERARDA SALIMBENE, donna di curio-sità evolutiva, tenace, amichevole, è riu-scita nel suo intento, evento culturale perun paese che nonostante un patrimonioarcheologico importante, non riesce adecollare, forse perché non riesce a farcrescere la propria gente, convincendolache l´aggregazione socio culturale è fon-damentale per la rivalutazione anche turi-stico - economica di Buccino.Le prerogative ci sono, sottolinea il sin-daco NICOLA PARISI che conferma unasua volontà a questo possibile progetto,pregando i partecipanti, numerosi nono-stante le pessimistiche previsionidell´assessore alle culture giovanili, chein fondo ha ragione per quando riguardala difficile adesione proprio dei giovani,ma a parere della scrivente forse questivanno sollecitati e raccolti nei loro terri-tori proprio come faceva San GiovanniBosco grande pedagogo. I giovani van-no presi all´amo, affascinarli è un arduocompito dell´istituzioni!Libr´arte è una buona iniziativa e il mioaugurio quasi da madrina è la crescita e lacontinuità, perché la civiltà è un diritto eun dovere. Anna De Rosa

LIBR´ARTE A BUCCINOVERNACOLIERE VOLCEIANO

da: I CUND R’ NANONNA di Vito Russo

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Pag. 14 La Voce di Buccino - Estate 2006

Il giorno 29 giugno 1946, consacrato aisanti apostoli Pietro e Paolo, a MassaApuania, ridente cittadina della Toscananord-occidentale, detta così per la fusio-ne dei comuni di Carrara, Massa eMontignoso, -avvenuta il 18 dicembre1938-, si compiva il tragico destino delgiovane vicebrigadiere dei Carabinieri:Pasquale Forlenza, Lilino per i buccinesi.Lilino, appena ventiduenne, figlio del fa-coltoso commerciante in rame GiuseppeForlenza e di Concetta Lenzi, rimasto or-fano del padre (anch’esso deceduto tra-gicamente a Minervino Murge, ventanniprima) fu amorevolmente circondato dipremure, assieme con la sorella Carlotta,di due anni più piccola, dagli zii PeppinoArduino, Tanina e Ciccio Forlenza, affet-tuosamente vicini alla desolata cognataConcettina.Di bell’aspetto, bruno, aitante, amantedella musica e dellacommedia napoletana,conseguì il diplomamagistrale, sotto laguida del cuginoTittino, e subito dopodecise di arruolarsinell’Arma dei Carabi-nieri, seguendo il cor-so di sottufficiale aRoma. Lì, lo ricorda ilsuo coetaneo e inse-parabile amico MenottiLandolfi, che prestavaservizio alla Polizia diStato, allorquandol ’ a s p i r a n t esottufficiale, fattolo vestire dei suoi abitiborghesi, lo condusse al teatro Parioli,dov’era di scena una commedia del cele-bre Cafiero, maestro con Demmadell’intramontabile Nino Taranto.Il 1946 –di cui sono in corso oggi leconcelebrazioni- per l’Italia è l’anno deltripudio. Quattro giorni prima della mortedi Lilino (zio Lilino) si era insediata l’As-semblea costituente. Toccò a VittorioEmanuele Orlando pronunciare il discor-so inaugurale. Il referendum del 2 giugnosi compì con perfetta regolarità. Vinse larepubblica contro la monarchia -secondola Corte di Cassazione- con 12.717.923contro 10.719.284. La “tappa dell’alto si-lenzio”, la terza delle tre tappe, in baseall’acuta analisi di Hans Kelsen, il qualeosserva che le costituenti nascono daprocessi più complessi attraverso tre tap-pe, inizia finalmente il 25 giugno. La Co-stituente si riunisce, elegge De Nicola allacarica di capo provvisorio dello Stato.Proseguono i governi dello Stato repub-

blicano. Proseguono i governi DeGasperi, che includono sempre i comuni-sti, e la stesura della Costituente risentecerto di un compromesso. Come sottoli-nea Piero Calamandrei “compensa le for-ze di sinistra di una rivoluzione mancatamentre le forze di destra non si oppongo-no ad accogliere nella Costituzione unarivoluzione promessa”. Ma fu su quelcompromesso che cominciò la nuova sto-ria d’Italia, vennero evitate tragichecontrapposizioni, e si concluse la guerracivile tra vinti e vincitori malgrado la guer-ra fredda imminente. Dicevamo che ilQuarantasei è stato un anno radioso perla nazione, ma fu anche l’anno della fame.All’inizio dell’anno si registrò una ripre-sa dell’inflazione, che andò man manocrescendo nei mesi successivi. “Di con-seguenza le agitazioni sociali –annotaGiorgio Candeloro in: Storia dell’Italia

moderna, Feltrinelli- che già si erano ac-centuate in primavera, si aggravarono nelcorso dell’estate sotto la spinta del con-tinuo aumento della vita. Al tempo stes-so si accrebbe fino a due milioni di unitàil numero dei disoccupati”. Date queste premesse, dunque, per losfortunato Lilino essersi arruolato nell’Ar-ma costituiva un avvenire sicuro, unabase economica certa, di ausilio e soste-gno soprattutto alla giovane madre, allaquale, dopo la morte dell’adorato figlio-lo, mi pare, non venisse riconosciuto al-cun vitalizio da parte delle autorità com-petenti, sia pure minimo; ma, quand’an-che fosse stato sostanzioso, sarebbe sta-ta ben poca cosa a lenire l’animo strazia-to dal dolore, che la povera zia Concettinacontemperò sempre con grandissima di-gnità fino all’ultimo giorno della sua vita.Era, dicevamo, il 29 giugno 1946, un tele-gramma di Lilino, inviato da Massa, doveil sottufficiale prestava servizio presso ilComando Compagnia dei Carabinieri, an-

nunciava alla famiglia il suo arrivo aBuccino per l’imminente festa della Ma-donna, che quell’anno cadeva il 7 di lu-glio, cui si univa anche un clima festosodi manifestazioni di giùbilo in onore dellaneonata Repubblica.Ma, zio Lilino non arrivò mai nella suaamata Buccino, né poté abbracciare la fa-miglia, gli adorati parenti, gli amici cariche lo attendevano con ansia, il nipotinoGiacomo, primogenito di sua sorellaCarlotta, e soprattutto la fidanzata, chedi lì a breve sarebbe diventata la compa-gna della sua vita.Un truce destino, quello che gli antichiGreci chiamavano Mòira, il destino cieco,cui anche gli dei dovevano piegarsi, in-franse la sua giovane vita. Difatti, nellaconcezione fatalistica della vita, elabora-ta dal pensiero greco, tutta la vita umanaera in balia di questa oscura potenza, adifesa della quale non giovava neppureaffidarsi alla divinità, perché anche que-st’ultima sottostava al destino.In quell’assolata mattinata di fine giugnodi sessantanni fa, il vicebrigadiere LilinoForlenza (sarebbe dovuto partire in se-rata per Roma e poi proseguire perBuccino) salì su una barca, assieme conun commilitone, che prese il largo dalpontile di Massa Marittima, veleggiandoin gita verso la nota Forte dei Marmi, aSud di Massa. Per cause ignote,rintracciabili soltanto nel rapporto giudi-ziario, l’imbarcazione si capovolse. Ilsottufficiale (da quel che si diceva in fa-miglia), che col mare aveva pocadimistichezza, non riuscì a tenersi a galla,annegando miseramente. Il cadavere, tra-scinato dalle forti correnti spiranti dal li-torale spezzino, fu rinvenuto soltanto al-cuni giorni dopo ad alcune miglia di di-stanza dal luogo della tragedia.All’annuncio della ferale notizia, inutilerammemorare lo strazio dei familiari e ilprofondo cordoglio dei suoi cari amici,che lo attendevano festosamente inBuccino. Lo stesso papà mio, ricadenteogni anno quel giorno, fausto per la chie-sa ma infausto per i parenti, si raccoglie-va per qualche minuto in un profondo si-lenzio e rievocava, commosso, il tristeepisodio. A Buccino non arrivarono giam-mai le sue spoglie, in quanto la sua fidan-zata volle fargli erigere una piccola tom-ba nel cimitero del comune maremmano:ultimo atto di incommensurabile affetto edi eterno ricordo di un giovane, nutrito diogni speranza e di lusinghiere promesse,ma vittima purtroppo di un amaro e bef-fardo destino. G. A.

Sessantanni fa si compiva il tragico destino di Lilino Forlenza,vicebrigadiere dell’ Arma dei Carabinieri

Lilino Forlenza (a sinistra ), in un una foto del 1942, con la madre e la sorella sulla loggia dei parenti Arduino.

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La Voce di Buccino - Estate 2006 Pag. 15

L’Italia che non mi piace.Quella che si arrende

Oggi siamo tutti a rischio perché è venu-to meno il valore fondante della nostraumanità, il valore della sacralità dellavita. Nel mondo islamico il nichilismo èdegenerato nel disconoscimento del di-ritto alla vita propria e altrui, al puntoche assistiamo a dei terroristi suicidi-omicidi che si fanno esplodere addirit-tura dentro le moschee, nella certezza diconquistare il paradiso islamico massa-

crando dei fedeli musulmani che pregano il loro stesso Dioall’interno del luogo di culto di Dio. Ma, ahimè, abbiamo ache fare anche con un Occidente in preda al nichilismo e alrelativismo culturale, la cui magistratura legittima questi ter-roristi suicidi-omicidi, i cui politici corteggiano gli estremistiislamici illudendosi che così facendo si calmeranno le acquee salveranno la pelle. Sì, è possibile che salveranno la pellenel breve termine, ma è certo che perderanno tutto il resto, acominciare dal diritto alla vita dei loro figli e dal bene dellaciviltà occidentale i cui valori sono un patrimonio dell’uma-nità.La battaglia comune che ci attende, in Italia, in Occidente enei Paesi musulmani, è essenzialmente una battaglia di ideeaffinché trionfino valori in grado di cementare una comuneciviltà dell’uomo. Sono i valori del primato della vita, dellacentralità dell’individuo, del rispetto dei diritti fondamentalidella persona. Che cosa ci impedisce oggi in Italia di afferma-re i nostri valori e la nostra identità? È solo la nostra incapa-cità o mancanza di volontà a risultare credibili, a far applica-re le leggi e a far rispettare le istituzioni. Dobbiamo biasima-re soltanto noi stessi. Sbagliano coloro che, per tenersi buonigli estremisti islamici, per scongiurare che anche l’Italia pos-sa essere oggetto di un attentato terroristico, finiscono perscendere a patti con loro, mercanteggiando sulle leggi delloStato, legittimando dei fuorilegge. Mi sconcerta l’Italia chemette sullo stesso piano Bin Laden e Bush, l’attentato e larappresaglia, il terrorismo e la guerra sferrata da chi si difen-de dal terrorismo.Mi preoccupa l’Italia che manda i suoi militari e i suoi cara-binieri in Iraq e poi sembra darli in pasto ai terroristi definen-doli «forze di occupazione», ignorando che sono pienamentelegittimati sul piano internazionale dalla risoluzione 1511del 16 ottobre 2003, che l’Iraq è uno Stato pienamente sovra-no sulla base della risoluzione 1546 dell’8 giugno 2004 e cheil regime di occupazione è cessato dal 28 giugno 2004. Milascia perplesso l’Italia che guarda all’Onu come a un totemda venerare quando si tratta di condannare la «guerra ille-gale» in Iraq, dimenticando che anche gli interventi militari acui ha partecipato in Bosnia nel 1995, in Kosovo nel 1999, aBeirut nel 1983 e nel Sinai nel 1981 sono avvenuti senza l’au-torizzazione dell’Onu, eppure vengono considerati legittimidalle forze politiche di destra e di sinistra. Mi indigna l’Italiache nobilita il terrorismo qualificandolo «resistenza», quasigioendo per la lunga scia di sangue in Iraq perché sarebbe laprova della «guerra civile». Ma soprattutto provo orrore per

l’Italia che è intollerante nei confronti di se stessa, della pro-pria identità nazionale, dei propri valori.L’Italia ammalata di intolleranza schizofrenica, che si tra-muta in un omicidio- suicidio dell’anima prima ancora chedel corpo. L’Italia che ripudia parte di sé, che usa la violenzaverbale e fisica per aggredire se stessa, che esulta «dieci, cen-to, mille Nassiriya», che ha trasformato la festa della Libera-zione nella giornata nella disunione nazionale, che innalzadifferenti vessilli partigiani ma quasi si vergogna di marciareunita all’insegna del tricolore. L’Italia che brucia le bandie-re dell’America, che l’ha liberata, e di Israele figlia dell’Olo-causto, che ha alimentato. L’Italia dell’islamicamente corret-to che si fa in quattro per condannare le vignette su Maomet-to, ma tace sull’oltraggio a Gesù. L’Italia che deve ancoraimparare ad amarsi, rispettarsi, fare il proprio bene. Noi vo-gliamo unire la nostra voce a quella del papa Benedetto XVIcontro la «anticultura della morte» e la «cosificazione del-l’uomo». Vogliamo dar corpo e forza al «Movimento per lavita e la libertà» che unisca cristiani, laici e musulmani dibuonsenso nella battaglia per i valori umani universali. Di-ciamo no al relativismo culturale ed etico, no al negazionismoe al revisionismo storico, no al nichilismo valoriale e ideolo-gico, no al multiculturalismo e all’assimilazionismo.Diciamo sì alla sacralità della vita di tutti, sì al valore fonda-mentale della libertà, sì alla centralità della persona, sì aun’identità forte e condivisa.Io, che non sono cristiano, rico-nosco che la parabola di Gesù è la più adeguata a raffigurarela realtà odierna e il compito che ci attende. Nel Vangelosecondo Matteo si legge: «Gesù entrò nel tempio e scacciòtutti coloro che vendevano e compravano nel tempio, rove-sciando i tavoli dei cambiavalute e i banchi di quelli che ven-devano le colombe. E disse loro: “Sta scritto: la mia casa saràchiamata casa di preghiera, ma voi ne avete fatto una spelon-ca di ladri”». Ecco: i templi dell’Occidente e dell’Islam sonostati trasformati in una spelonca di ladri e devono essere libe-rati da coloro che per ignoranza, ingenuità, paura, viltà, ipo-crisia, cinismo, avidità, fanatismo, odio e ideologismo hannovenduto l’anima e se stessi a un nemico interno e a un nemicoesterno.Dunque, seguiamo l’esempio di Gesù: cacciamo i mercantidal tempio! Questo non è il tempo del compromesso, perchénon si mercanteggia sulla vita e sulla libertà. Questo non è iltempo del dialogo, perché non si devono legittimare i predi-catori d’odio. Questo non è il tempo della pace, perché dob-biamo prima liberarci dei burattinai del terrore che ci hannodichiarato guerra. Questo è il tempo della chiarezza, perché osi sta dalla parte della vita e della libertà o si sta dalla partedella morte e della tirannia. Questo è il tempo della fermezza,perché solo difendendo senza se e senza ma la sacralità dellavita, tuteleremo la libertà. Questo è il tempo di cacciare i cac-ciare i mercanti dal tempio, perché se non lo facciamo noi, senon lo facciamo ora, noi soccomberemo e con noi morirà laciviltà umana.Rimbocchiamoci le maniche, diamoci la mano e collaboriamoinsieme per salvare l’Italia, l’Occidente e l’Islam.

Dal saggio «Io amo l’Italia. Ma gli italiani la amano?» di Magdi Allam

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Pag. 16 La Voce di Buccino - Estate 2006

Siamo in untiepido po-meriggio digiugno deiprimi annidel terzomi l lenn io .Un uomosolo passeg-gia per le viequasi deser-

te di Buccino-Antica Volcei, un paesedell’entroterra salernitano ai confini conla Basilicata. Il suo passo è ancora deci-so, la testa leggermente curva sotto il peso di poco meno di un secolo di vita.Cammina sul marciapiede che fiancheg-gia la strada che porta a Romagnano alMonte.

Sulla sua sinistra scorge il nuovo campodi calcio, copia riveduta e abbellita delvecchio e glorioso campo di largoPescara. E’ giunto all’altezza delle ultime abitazioni che segnano il confine tra ilcentro abitato e il lungo rettilineo chemena al paese fantasma.

Proprio guardando a sinistra, verso quell’ultimo avamposto abitativo, il suo pen-siero vola indietro nel tempo e si fermaalla fine degli anni venti, del secolo appe-na passato, quando su quello spiazzo inleggera pendenza,ove oggi sorgono ledue palazzine GESCAL, alcuni pioniericrearono il primo campo di calcio. Quellaestrema parte del più ampio largo Pescaraera conosciuta come lu puzz’ r’ la pigna(il pozzo della pigna).

Nella sua mente e nei suoi occhi scorro-no le immagini della storia del calcio delsuo paese che lo videro prima tra ifondatori e poi tra i protagonisti insiemea tanti amici che oggi lo hanno lasciato. Ninnillo, Giannino, Michele, Maione, Pa-squale, Pepeppe, Armando, Nenenne,Umberto, Vito, non rispondono più al suorichiamo di capitano, lo hanno lasciato per riposare al fresco dei cipressi di SantaMaria.

E’ uscito il libro di Angelo Imbrenda

L’Odissea del CapitanoUmberto Basile

racconta la sua guerra (1940-1946)

Li rivede, uno a uno, e ogni volto gli ri-corda qualche episodio legato alla suagiovinezza vissuta in un periodo stori-co, povero di mezzi ma ricco di passione,che lo portava insieme ai suoi amici a faregrandi sacrifici con il sorriso sulle labbra. La sua storia sportiva e quella dei suoicompagni di squadra, l’ho già racconta-ta in “C’era una volta il calcio aBuccino” e nel successivo libercolo “Quando il calcio era passione” .

Mentre mi raccontava la sua storiacalcistica incastonata in quella del nostropaese , di tanto in tanto faceva riferimentia persone e fatti che lo avevano avutoprotagonista in terra d’Africa. Così, dopoaver completato la storia sul calcio misono ripromesso di approfondire quegliavvenimenti a lui ancora vivi nella mente.

GIUSEPPE BELLELLI(1853-1935)

Avvocato penale di grande valoreesercitò la sua professione a Salerno,Napoli e Roma e fu giustamente chia-mato avvocato principe del forosalernitano. Lontano dalla politicaesplicò la sua attività instancabilesolo per la difesa dei diritti dei con-cittadini e fu molto amato dai suoiconterranei. Morì a Salerno e la suasalma venne deposta nella tomba difamiglia a Buccino.

ROBERTO GALLO(1854-1927)

Nativo di Giffoni Sei Casali vissesempre a Buccino ove fu insegnantevaloroso nelle scuole elementari enella scuola media privata; elesseBuccino come sua seconda patria.Per oltre un quarantennio insegnò nel-le scuole elementari e per i suoi me-riti scolastici non comuni ebbe il ti-tolo di Direttore Didattico e fu insi-gnito della medaglia d’oro dei bene-meriti della Pubblica Istruzione. Oc-cupò molte cariche e fu giudiceconciliatore per molti anni, chiama-to a questa carica dalla stima che go-deva presso le autorità. Morì a 73anni ed è sepolto nella tomba che ilfiglio dott. Giulio Gallo. Medico va-lente di Salerno, gli eresse a Buccino.

DE VITO FRANCESCO(1859-1924)

Valente avvocato civile del forosalernitano, si laureò nella Universi-tà di Pisa affermandosi giovanissi-mo nel ramo civile per la sua com-petenza giuridica. Fu molto apprez-zato dal suo amico Ministro Gran-turco che recensì la sua importanteopera giuridica << NUNCIAZIONEDI NUOVA OPERA COMPIUTA SULCORPUS IURIS>> pubblicata a spe-se dello Stato ed inserita nell’Archi-vio Giuridico. Fu per molti anni Con-sigliere e Deputato Provinciale dellaProvincia di Salerno elettounanimemente dagli elettori delMandamento di Buccino. Si spenserepentinamente a Napoli e la sua sal-ma fu sepolta nel cimitero di Salerno.

BUCCINESI INSIGNI

La storia registra i fatti, non sem-pre la verità.

La coscienza è la legge naturale,alla quale ogni persona deve ren-dere conto in ogni momento dellasua vita.

Chi ama la lettura ama l’umanità,divenendo cittadino del mondo. Illibro è l’eco dei tempi lontani, divoci presenti e di vie future.

L’amicizia, fondata sul solo rapportopolitico, è come la scrittura fattasulla sabbia dei ventosi deserti, osull’acqua dei tempestosi oceani.

Fanciulli, oggi nella scuola, domaninella vita, non dite, non fate maicose nemiche dell’onestà, della ve-rità, della Giustizia.

Solo chi cade può provare la gioiadi risorgere.

Gli aforismi di Michele Grieco

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La Voce di Buccino - Estate 2006 Pag. 17

Carissimo Direttore,

di sicuro sono inritardo, ma nonvolevo rinunciareal desiderio di far-vi giungere i mieiringraziamenti perl’amabilità ricevu-ta e per avermi

reso protagonista nelle vostre diversemanifestazioni e premiazioni. Allo stes-so modo voglio ringraziare l’amico ma-estro Mario Chiariello per le tante at-tenzioni che ha rivolto alla mia perso-na.Mi è molto piaciuta la sua serata orga-nizzata in piazza Mercato con i ragazzipreparati nei costumi e nelle parole inrispetto all’usanza di cinquant’anni fa.Ho apprezzato la piazza piena di giova-ni e di anziani che gustavano e gradi-vano quel tipo di rappresentazione.Io ero fra questo pubblico quando sonostato da lui chiamato, con mia meravi-glia, e invitato sul palco per essere pre-miato con una targa dedicata a un non-no buccinese con 50 anni di Argentina.Trovarmi su quel palco accanto al Sin-daco di Buccino, al parroco Don Anto-nio Volpe e ad altre autorità scolasti-che, è stato per me un onore e una com-mozione.Voglio ringraziare anche tutta l’ammi-nistrazione comunale per avermi fattopartecipare alla riunione regionale perl’approvazione del progetto digemellaggio Italia-Argentina che si re-alizzerà nell’anno 2006- 2007.In giugno 2006 un gruppo di giovaniargentini figli di buccinesi saranno ospi-tati in Buccino per conoscere il luogonatio dei genitori e i loro nonni.Saranno affiancati da un gruppo di an-ziani che dalla loro prima partenza perl’estero non sono più tornati in patria.In Dicembre 2006 – gennaio 2007 ungruppo di giovani buccinesi potrannoandare in Argentina per conoscere lefamiglie mai viste.Ringrazio tutti i cittadini buccinesi chemi hanno confuso con le loro attenzio-ni e mi hanno fatto sentire orgogliosodi essere un umile figlio di questaterra.Chiudo con un affettuoso saluto diret-to a tutti i Buccinesi di Buccino, aibuccinesi del mondo e a tutti i lettoridella Voce di Buccino. Nicola Catone

Risposta ad Antonio Salimbene di Asti

Caro Antonio,mi sarebbe davvero dispiaciuto mancareall’appuntamento che mi ero imposto. Latua lettera sarà giunta di sicuro al cuoredi tutti i lettori della Voce. Sono stato perdiverso tempo impegnato in una manife-stazione della Scuola che non mi ha la-sciato respiro. Già soffrivo per essere disicuro fuori tempo consentito, ma Ange-lo mi ha confortato nel dirmi che potevoancora essere presente.E cosi, essendomi appena liberato dall’im-pegno che mi assillava, eccomi a te.La tua lettera mi ha fatto tanta tanta tene-rezza e poi mi ha indotto a un tuffo nelpassato.Se sei abbonato da poco al nostro gior-nale avraia p p e n aavuto lapossibilitàdi leggereq u a l c h em i oscritto:scrivosu questog i o r n a l eda anni emi chiamoM a r i oChiariello. Se tu seidel 1949,io sonodel 1946.Come vedila nostra distanza in età è minima. Non sose ti ricordi di me, di sicuro è difficileperchè a quell’epoca ero un ragazzino in-significante. Io invece penso di ricordar-mi di te per il tuo segno distintivo, conquel busto che ti imprigionava e ti rende-va diverso da noi altri.

Noi non facevamo caso alla tua diversitàe tanto meno alla sofferenza che tu vive-vi. Nella povertà di quei tempi noi ragazziavevamo almeno la sanezza fisica per cor-rere e scorazzare nei vicoli e nelle piazzedel rione. Si correva a giornate intere eper rendere più veloci le nostre corsespesso immaginavamo di montare un ca-vallo inventato che con ambo le manispronavamo. Ci bastava molto poco perdimenticare la miseria e sentirci felici.Solo oggi, attraverso il tuo scritto, possocomprendere come dovevi sentirti esclu-so da tutto questo. La vita, allora, era diper sè già abbastanza sofferta. Scoprirsicolpito poi da una grave patologia eradavvero un disastro.

Quello che hai raccontato è raccapriccian-te. E la tua condizione attuale non è mol-to felice se ti costringe a vivere notte egiorno con l’ossigeno.

Non ci sono parole che posso-no confortare, ma se pensi che una no-stra visita può renderti felice, questa nonti sarà negata. Con Angelo ci siamo senti-ti e chi prima di noi due avrà la possibilitàdi muoversi, sarà da amico d’infanzia, dafratello della terra natìa, al tuo fianco perqualche ora. Io sono pigro a muovermima ho promesso al mio amico CarmineFernicola e a Daniele il figlio, di Torino, difare loro una visita. In quell’occasionepotrei approfittare per sentirci più vicinie rivivere ricordi comuni di sicuro molto

emozio-nanti. All’iniziodi questalettera tip a r l a v odi un la-voro sco-l a s t i c oche mi hat e n u t omolto im-pegnato.Ho fe-steggiatocon i ra-gazzi del-la scuolail 6 giu-

gno i 60 anni della Repubblica a Buccino.Sono partito dalla realtà del 1946 con fo-tografie per giungere ai tempi nostri. Misono soffermato prevalentemente suglianni 50. Sulla condizione di noi ragazzi diallora, sulla scuola, sulle botte, sui pidoc-chi in testa e sulla poca igiene nelle casee sul corpo.E’ stato un vero momento di riflessionefra ieri e oggi. Si è rivissuto tutto un pas-sato che sa di povertà e di vergogna.Se fossi stato fra noi avresti avuto anchetu, di sicuro, la tua parte di emozione.Prima che questa lettera esca sul giornalepenso di raggiungerti con un mio scrittopersonale con l’aggiunta di un DVD cheti consentirà di vedere la Processionedella Madonna di qualche anno fa. Resti nei nostri cuori e ti possa conforta-re di essere entrato a far parte della gran-de famiglia degli amici della Voce diBuccino. Non so quanto ti potrà giovare,ma di certo ti aiuterà a non sentirti tantosolo e così lontano dal paese che ami. Mario Chiariello

Lettera dall’Argentina

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Pag. 18 La Voce di Buccino - Estate 2006

Caro Angelo,dopo la inaugu-razione del miostabilimento aBuccino ho avu-to modo di veri-ficare, de visu,le tantissime

problematiche collegate alla Zona In-dustriale di Buccino.Nell’immediato dopo-terremoto fu de-ciso di creare una zona industriale sulterritorio di Buccino ( solo per amordel vero, debbo sottolinearti che la ini-ziativa fu tutta ed esclusiva del tantocriticato Sindaco Renato Matursi ) inuna ansa del fiume.Sono state espletate tutte le operazionidi bonifica, di sondaggi geologici, diconsolidamento, con conseguente rin-forzo degli argini.Essendoci, quindi, una indagine geolo-gica completa ed accurata della zona,non si ravvisava la necessità, se nonburocratica, di procedere ad ulterioriindagini geologiche i singoli lotti.Invece, regolarmente, ogni lotto è sta-to sottoposto ad una ulteriore indaginecon conseguente aumento dei costi.L’Enel, trattandosi di una zona indu-striale, avrebbe dovuto fornire la ener-gia elettrica senza pretendere le cabinedi derivazione per ogni singolo lotto.Il metanodotto, pur passando per lazona industriale, non ha uno sbocco diuscita sulla stessa, ed i costi di allac-ciamento, di conseguenza, salgono adismisura.La rampa di collegamento alla Nazio-nale già ha presentato in passato pro-blemi strutturali e, a lume di naso, nepresenterà sicuramente altri in futuro.Sulla zona industriale non vi è collega-mento ADSL per internet e, nei tempimoderni, questo è assurdo e fortemen-te limitativo per le aziende.In passato sono state date delle con-cessioni per attività speculative più cheoperative ma, anche recentemente, sonostati consentiti degli insediamenti tut-t’altro che leciti.Sulla zona Industriale per regolamento( ma i regolamenti potrebbero essere

modificati, come è successo, per esem-pio, sulla zona industriale di Tito ) nonsi possono creare strutture com-merciali.Ne comprendo la ragione ma, se le stes-se, sono ad esclusivo servizio e van-taggio della zona Industriale, ritengoche debbano essere autorizzate ad ope-rare : bar, giornali, tabacchi, banca,ferramenta, etc)Poi, e qui la nota è dolentissima, la stra-da di collegamento con i paesi dellazona è assurda.Ci si serve della scorciatoia dellaPetrosa, ripida, pericolosa, strettissimaall’imbocco e con un manto stradale dastrada mulattiera.Si poteva e si doveva pensare ad un col-legamento veloce che, bada bene, col-legherebbe non solo Buccino ma anchegli altri paesi interessati : San Gregorio,Ricigliano e Romagnano.A quando un incontro proprio tra i sin-daci di Buccino, San Gregorio,Ricigliano e Romagnano, proprio perdiscutere le varie problematiche comunia questi quattro paesi (una per tutte, ilmattatoio).E allora, caro Angelo, si potrebbe ipo-tizzare in loco ( sono a disposizionecon la sala convegni del mio stabilimen-to di Buccino ) fra gli operatori econo-mici e le autorità dei paesi limitrofi (perrendere l’incontro proficuo io mi limi-terei ad un incontro tra titolari di azien-de e sindaci).l’incontro lo si potrebbe fare immedia-tamente dopo i mondiali di calcio e pri-ma delle ferie di Agosto.vorrei il tuo parereun abbraccio Eduardo

Vedo e propongo di Eduardo Magaldi

La Zona Industriale di Buccino Problemi (vecchi - nuovi) e prospettive

Caro Eduardo,La Voce di Buccino sentiva la man-canza del tuo rumoroso silenzio e ti rin-grazio per aver voluto riprendere a darvoce alla rubrica da te ideata : Vedo epropongo.Se si escludono i periodici convegnitenuti da organizzazioni politico-sin-dacali che lasciano tutto come il gior-no prima, non si vede nascere nessunainiziativa da parte della società civileche va a toccare i problemi socio-eco-nomici della nostra comunità.Leggo spesso di convegni- seminari chesi tengono sul territorio del Sele -Tanagro ma leggo anche, purtroppo,che a queste kermesse parolaie parte-cipano solo i soliti noti. Gli artisti diquesto circo Barnum si spostano dauna piazza all’altra e dopo il loro spet-tacolo cala il silenzio e l’oblìo su que-ste terre neglette.Ammiro la tua voglia di scuotere daltorpore la nostra comunità e facciomia la tua proposta. In occasione del-la festa patronale di inizio luglio avre-mo modo di parlarne e dar corpo allatua iniziativa e … se son rose dovran-no pur fiorire un giorno. a.i.

GEMELLAGGIO

ITALIA-BRASILE

Il cav. Eduardo Magaldi con Romario

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La Voce di Buccino - Estate 2006 Pag. 19

La Campania attraverso i secoliViaggio nel Parco nazionale del Cilento e del Vallo di Diano

L’Associazione Campani nel Lazio,nel suo annuale viaggio, ha inseritoquest’anno la parte meridionale delterritorio che ha come capoluogo diregione la città di Napoli. In partico-lare, quest’anno si è privilegiato ilVallo di Diano. Ma prima di immegersinella verde pianura attraversata dalfiume Tanagro, si è fatto sosta aBuccino (antica Volcei) per visitare il

Parco archeologico urbano. La comi-tiva del presidente Gianni Scala hapotuto conoscere così la storia di que-sto antico borgo di origine lucana gra-zie al cicerone di turno - PeppinoArduino che ha accompagnato il grup-po lungo il centro storico volceiano.Tra una illuminazione e l’altra conditada citazioni latine che hanno risveglia-to in tanti il ricordo di una ormai lon-tana gioventù si è giunti all’ora di pran-zo. Tappa obbligata, per far conosce-re, oltre la storia, anche la tradizioneculinaria del paese, è stato il ristoran-te Montestella che ha proposto allacomitiva romana un classico antipa-sto locale e un duetto di fusilli eorecchiette e... ci fermiamo qui pernon infierire sugli assenti. Nel pome-riggio si è visitato il palazzo di cittàcon il chiostro e la chiesa di San An-tonio. Negli ampi corridoi era stata al-lestita una mostra di libri e in una se-rie di vetrine una collezione ideata ecurata da Maria Rosaria Pagnani cheracconta le mode e i modi delle donneattraverso manufatti, utensili, foto,

cartoline che andranno a formare, for-se, il museo delle donne nel palazzoducale di Buccino. Venuta espressa-mente da Eboli la prof. Pagnani ha ac-compagnato le signore a conoscere finnei più piccoli particolari la sua crea-zione.Il giorno seguente i campani di Romahanno visitato le Grotte di Pertosa.Accompagnati da un Caronte locale

hanno scoperto lebellezze di questofantastico mondonascosto dentro le vi-sceri degli Alburni.La comitiva si è poispostata a Teggianoper visitare la cittàmuseo del Vallo e cisi è trovati, senzasaperlo, coinvolti nel-la festa patronale.Infatti San Cono cheè il patrono di questacivettuola cittadina sifesteggia il 3 giugno.

Nel pomeriggio visita alla stupendaCertosa San Lorenzo di Padula ac-compagnati da una guida speciale:Michele Rizzo. Questo ascetico per-sonaggio ha accompagnato il gruppoall’interno di questo monumento na-zionale facendo vivere a questi mo-menti di forte e intensa emozione.L ’ u n i c anota nega-t i v al ’ a s p e t t ologistico. Ipulman chea r r i v a n oalla Certo-sa devonof e r m a r s inel par-c h e g g i opredispostoe non pos-sono farscendere ituristi da-vanti all’in-g r e s s o

principale. E qui niente di male, maperché non predisporre una navettaper permettere agli anziani di raggiun-gere più facilmente l’ingresso, in par-ticolare quando piove?

L’ultima giornata campana ha porta-to il gruppo a visitare i templi diPaestum e il vicino museo. Piena im-mersione nella Magna Grecia ancheper chi aveva già vissuto in passatoqueste meraviglie. Infatti, uno deifondatori dell’Associazione, il dott.Francesco Pisciotta con la signoraRosetta, i coniugi Gaetano e IoleCitarella insieme ai coniugi Fabi, puravendo già visitato questi luoghi han-no trovato ancora una volta interes-sante questo viaggio.

Prima di far ritorno a Roma la comiti-va ha fatto tappa al Santuario diPompei per ascoltare la Santa Mes-sa.

Dopo aver curato anche lo spirito si èripartiti per Roma e sul pulman il pic-colo Leonardo, secondogenito del pre-sidente Scala ci ha fatto tornare bam-bini costringendoci a cantare. O for-se siamo stati noi a fare di tutto perfarci coinvolgere. La seconda che hodetto dovrebbe essere quella giusta. a.i.

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Pag. 20 La Voce di Buccino - Estate 2006

Gemma De RosaSalimbeneIl simbolo della ma-ternità buccinese haun nome e un co-gnome: Tullia NoemiGemma De Rosa,chiamata Gemma. Il

nome impostole dalla madre Luigia sem-bra nato dalla fantasia di Liala, profondaconoscitrice dell’animo femminile e autri-ce di storie leggere. Ma la storia di Gem-ma leggera non fu.Tullia nasce il 3 marzo 1911 al Borgo, invia Pescara dove il padre Francesco pra-tica l’antica arte del ramaio, seconda ditre figli,Caterina, detta Tanuccia e Giusep-pe detto Peppino. Le due sorelle similinell’aspetto, piccole di statura, si somi-gliano poco nel carattere. Tanuccia inse-gnante elementare, nubile, appare più ri-servata, curata nell’aspetto non disdegnail velo di cipria e l’ombra di rossetto. Gem-ma, invece, sceglie una maggiore sempli-cità, costretta per lavoro ad uscire a tuttele ore, ad entrare nelle case e nei tugurinei momenti in cui dal dolore nasce la vita.Gemma madre di figli e di nipoti sa essereper tutta la vita”la mammana”, la madre ditutti. Per il profondo istinto materno, chelei stessa definisce morboso, il primo va-gito dei neonati che tendono le braccia lesembra un’invocazione,”mamma” rivolta

proprio a lei. E quei bimbi, infatti li sentesubito suoi, se ne distacca a fatica, se-gue la loro crescita, gioisce e soffre per levicende della loro vita, fino a consacrarequesto vincolo diventando di molti lamadrina di battesimo .La strada di Gemma scelta per professio-ne diventa la strada percorsa per voca-zione, tanto che ripeteva spesso che seavesse potuto riscrivere la sua vita nonavrebbe cancellato la parola “levatrice”.Eppure il percorso professionale non èfacile. Diplomatasi tra grossi sacrifici eco-nomici il 14 luglio del 1936 in Ostetriciaminore e poi in Puericultura, deve vincerel’ostilità delle donne che a lei in camicebianco e borsa dei ferri, vista come unmalaugurio, preferiscono la vecchiapraticona dal fare brusco e dai metodiempirici. Inizia a lavorare a Romagnano alMonte che raggiunge a piedi ogni gior-no, anche la domenica, rifocillandosi aFontana Palazzo, accompagnata da unragazzo orfano con cui divide la stradadeserta. Ma poi, dopo i primi fortunatiparti buccinesi in cui dà prova della suaprofessionalità diventa l’amica di tutte legestanti. Le bacia, le accarezza durante ilpuerperio e se necessario dorme accantoa loro, andando via solo quando la suaopera si conclude e non fa differenza trale mogli dei professionisti e quelle deicontadini.

La voce delle donne di BuccinoCarissimi lettori da questo numero nasce la rubrica “Donne di Buccino” a cura di M.R.Pagnani, perciò viinvitiamo a segnalarci i nomi delle buccinesi di cui volete che andiamo a raccontare. Abbiamo ritenuto oppor-tuno iniziare da Gemma De Rosa Salimbene perché la Voce di Buccino la eletta buccinese dell’anno 2005.

E questo per un’intera vita professiona-le, per quarantacinque anni, molti dei qualicondivisi col compagno di lavoro dottorVincenzo Fuccia, per tutti Ndindino.Gemma è amata da tutti, perché è estro-versa, generosa anche quando non navi-ga nell’oro, indulge ai sorrisi e ai consi-gli, sa essere l’acuta osservatrice di per-sone e situazioni. Niente le sfugge, lapolitica la intriga, il sociale l’affascina,tanto che è un punto di riferimento permolti, anche non buccinesi, anche al di làdelle esigenze medicali. Gemma sposa Ni-cola , il suo grande amore, il 21 aprile del1931, ma non c’è festa, perché la sposadeve raggiungere subito Napoli per fre-quentare il corso di Ostetricia e non sipuò concedere assenze. Forse sarà statoper quella rinuncia al momento convivia-le in quel particolare giorno, o soltantoper la sua innata socievolezza che Gem-ma ha sempre avuto aperta la sua casa eimbandita la sua tavola a decine di amicie anche agli amici dei suoi amici.Gemma che amava definirsi una donnadebole, è moglie coraggiosa, madre stra-ziata e generosa che, sorretta da una pro-fonda fede, non si lascia abbattere dalleavversità, né si chiude nell’isolamento,anche quando lascia la casa in via Forcel-la dopo il sisma dell’80 e soffre perché sisente lontana dalla sua gente. Uno statod’animo comprensibile solo da colui alquale è negato di respirare l’aria della pro-pria infanzia.Per le migliaia di bambini nati dalle suemani, le adolescenti iniziate alla consape-volezza della propria femminilità, le don-ne assistite durante la miracolistica fasedella gestazione e del parto il primo giu-gno del 2005 è scomparsa una personaimportante.Perché se è vero che la malattia l’avevacostretta a perdere la sua autonomia e lavecchiaia la teneva prigioniera, a noi tuttibastava sapere che lei c’era. Maria Rosaria Pagnani

P.S. Ringrazio Amelia, Renato e Antonioche , come al solito, hanno colmato i vuoti della mia memoria e della mia cono-scenza.Gemma De Rosa in un incontro conviviale buccinese-ebolitano

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La Voce di Buccino - Estate 2006 Pag. 21

N e l l a

s c a n s i o n ep e r i o d i c a

del nostro

g i o r n a l e ,per me, due

sono gli ap-

puntamentidi una certa

rilevanza: quello di Natale e quello di Lu-

glio.Entrambi questi momenti uniscono reli-

giosamente la comunità ai tradizionali

valori della nostra terra. La festa dellaMadonna di sicuro riesce a conservare il

primato in assoluto per la solennità dei

festeggiamenti, per la coralità dei parteci-panti e per una consolidata consuetudi-

ne,

Ed io, puntualmente e psicologicamente,mi preparo a un dialogo speciale con i

lettori della Voce.

L’anno scorso avvenne l’importante even-to di avere la bandiera Argentina in testa

alla sfilata. Fu l’ufficiale riconoscimento

di solidarietà diretto a tutti i Buccinesisparsi per il mondo.

Quest’anno sono rimasto particolarmen-

te contento che l’apporto dei voti dei cit-tadini italiani all’estero abbia determina-

to la formazione del governo. Questa cir-

costanza ha forzatamente richiamato l’at-tenzione generale sulla realtà dei nostri

emigranti.

E’ una realtà da non ignorare e da nonsottovalutare.

Di frequente mi è capitato di scrivere sul-

le problematiche e sofferenze dei nostriconnazionali all’estero. Una mia riflessio-

ne del momento, da non sottovalutare, è

caduta sul destino dei figli, cresciuti interra straniera, i quali sono e si sentono

cittadini della nuova terra, e figliastri di

quella dei genitori.Questa è di sicuro una forte delusione per

i nostri emigrati, ed anche il più grande

tradimento verso l’amore che essi porta-no nell’animo per la terra d’origine, terra

che non dimenticheranno mai.

Riporto il capoverso di chiusura di un ar-ticolo di un nostro buccinese in Belgio,

A UN FIGLIO ONOREVOLE DI BUCCINOdi Mario Chiariello

pubblicato su questo giornale nell’autun-

no dell’anno 2003Oggi mi ritrovo con una vita da minato-

re, diviso fra due patrie, quella del lavo-

ro che mi ha permesso di vivere e quella

degli affetti dove ho lasciato il resto della

mia famiglia. In Italia ritorno spesso, ma

questa volta sono particolarmente con-

tento: per aver conosciuto Mario

Chiariello; per aver trovato il suo pre-

zioso libro che ho divorato in due gior-

ni; per aver scoperto la Voce di Buccino

della quale diventerò sostenitore e che

mi aiuterà a sentire più vicino il mio

paese.

Sono quasi struggenti queste parole. San-no di sofferenza antica e attuale. Da rileg-

gere sarebbe tutto il suo articolo, perchè

è una prosa che scorre come poesia, so-prattutto se si pensa che è stato scritto

da un ex-ragazzino finito in casa di corre-

zione dove (come un colpo di fortuna) hapotuto ricevere tanta istruzione e diven-

tare poi uomo.

Caro Donato Di Vona, la tua vita, raccon-tata in quella circostanza speciale, di quel-

la sera speciale, è sempre con me e mi

onoro di essere qui a sottolinearla per ri-cordarla come una favola d’altri tempi.

Ti chiederai, di sicuro, come mai questa

particolare menzione per Te. So che que-sto scritto sa di speciale e di straordina-

ria sorpresa. Qui in Italia abbiamo avuto

Raffaella Carrà conduttrice di un graditospettacolo “Caramba che sorpresa”. Io

non ho i suoi poteri ma amo giocare a re-

galare con poco belle emozioni. Questa èdedicata a te che la meriti a pieno titolo.

Nei festeggiamenti di luglio di quest’an-

no, prediligo celebrarti come primo citta-dino della nostra Buccino.

Tu, senza pensarlo, con un generoso

gesto, ti sei posto in testa alla classificanon solo dei sostenitori della Voce, ma

dei nostalgici puri della propria terra.

La tua offerta di 100 Euro, in testa allalista dei sostenitori del numero scorso, è

così straordinaria che ci commuove, ci

confonde, invita a riflettere.Tu ignori quanti sono pronti a cestinare

questo foglio e a mortificare il suo Diret-

tore.Di conseguenza ignori anche quanto hai

riempito non le tasche di Angelo

Imbrenda, ma il suo cuore di fiducia e diincoraggiamento.

Chi ama davvero la sua terra, può trovare

gradevole anche l’odore forte del letame.E per la nostra cultura tradizional-conta-

dina il letame resta il migliore fertilizzante

naturale.Grazie Donato, non ti sentire così lonta-

no. Non hai l’idea di quanto sei vicino a

me.Se anche quest’anno in testa al corteo

della Processione ci sarà una bandiera,

come spero, a sventolare quella bandieraio ci vedrò te. Di sicuro anche Angelo e

certamente anche i tanti lettori di questo

periodico che condividono la passioneper la tua e nostra Buccino.

Gentile Sig. ImbrendaSono un abbonato alla Voce diBuccino ma fino adesso non ho po-tuto rinnovarel’abbonamento. Spero farlo quest’an-no perchè sono il capo di ungruppo di 27 americani-tutti amanti divino- e passeremo 3 giorni aBuccino presso l’ albergo Montestella- 30 giugno -3 luglio. Perme, questa è la prima volta per la fe-sta; ricordo bene la nonna che miparlava sempre della festa dellaMadonna. Ogni volta che passo aBuccino vedo il monumento ai cadu-ti Piazza San Vito dove si trova il miocognome (3 volte, anche un VincenzoMarottoli!)Penso che lei sarà a Buccino in queigiorni e può lasciare un messaggio inalbergo. Vincenzo Marottoli USA

Gentile Sig. Marottoli,sarò a Buccino in occasione dellaFesta della Madonna.Avrò il piace-re di conoscerla di persona e scam-biare quattro chiacchiere con lei econ i suoi amici. a.i.

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Pag. 22 La Voce di Buccino - Estate 2006

Su iniziativa della locale Direzione didattica e con solerte colla-

borazione della scuola Media statale è stata allestita, nelle aule

dell’edificio scolastico, al rione Borgo, una Mostra Dantescarealizzata con sculture genuine e disegni ispirati all’Opera del

grande Poeta, eseguiti dagli alunni della scuola Media inferiore.

La rassegna dantesca è stata inaugurata da sua Eccellenza ilvescovo di Campagna Iolando Nuzzi e dal Provveditore agli

Studi di Salerno prof. Francesco Vacca, alla presenza di autorità

civili e militari.Erano presenti per l’occasione l’On. prof. Salvatore Valitutti,

l’ispettore scolastico di Eboli, il vice prefetto dott. Umberto

Grieco e il Consigliere di Cassazione Antonio Grieco, nostri be-nemeriti concittadini. La presenza di quest’ultimi era giustifica-

ta dal fatto che, nello stesso giorno, fu intitolata alla memoria

del sac. prof. Antonio Grieco la Scuola Media del nostro paese.Dopo la santa messa, celebrata dal vescovo e la benedizione al

Monumento dei Caduti, in piazza Municipio, il corteo si diresse

alla vicina Scuola media per lo scoprimento della lapide a impe-rituro ricordo, benedetta dal vescovo Iolando Nuzzi. Subito dopo

si radunò nella sala del Cinema K2, ove si svolse la cerimonia

concelebrativa.

Maggio 1966. Celebrato a Buccino il VII centenario della nascita di Dante(dalla Cronaca dell’epoca)

Cinema K2. Si riconoscono: il prefetto Grieco, il sindacoMastursi, gli insegnanti Cerulo e Sacco.

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A porgere il benvenuto alle Autorità furono gli alunni delle Scuo-le elementari, con un canto corale preparato dall’insegnante

Tittino Arduino, che si lasciò ascoltare per la bellezza della com-

posizione. Al canto seguì un inno a Dante, composto dalla ma-estra Elsie Maffei e accompagnato sempre con la fisarmonica

dal maestro Arduino.

Parole sentite furono pronunciate dal sindaco di Buccino,Fernando Mastursi, dal preside prof. Donato Cosimato, dalla

direttrice didattica Liana Annarumma e dal Provveditore Vacca.

Fu anche proiettato un film sulla Divina Commedia, realizzatocon mezzi rudimentali dal maestro Scafa.

Dopo la cerimonia al cinema K2 l’illustre comitiva, seguita dagli

alunni e da numerosi concittadini, si portò all’edificio scolasti-co, in rione Borgo, per ammirare la mostra di alcuni lavori artisti-

ci, sia plastici che pittorici, elaborati dagli scolari di IV e di V

elementare, sotto la guida dell’insegnante Colonnese e dellamaestra Amelia Salimbene.

La cerimonia si concluse con l’unanime compiacimento degli

invitati e la legittima soddisfazione degli organizzatori (docentie alunni).

Buccino, 5 maggio 1966. Tittino Arduino con gli alunni davantil’edificio scolastico di Via Pescara, edificato nel 1956 e demolitocon il “rinnovo edilizio” del dopo terremoto.

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La Voce di Buccino - Estate 2006 Pag. 23

SAN GREGORIO MAGNO - La valorizzazione dei prodotti ali-mentari tradizionali del territorio compreso tra le aree del Tanagroe dell’Alto e Medio Sele è l’obiettivo che ha portato alla sceltadi costituire un consorzio pubblico-privato denominato “So-vranità Alimentari e Termali”, che ha sede a San Gregorio Magno.L’intenzione è quella di valorizzare un territorio vasto caratteriz-zato da innumerevoli risorse che spaziano dall’arte alla cultura,all’ambiente, al patrimonio architettonico, per andare ai prodot-ti alimentari tradizionali che risentono dell’aria salubre delle ter-re bagnate dal Sele e dal Tanagro, che per questo suscitanoinvidia ed ammirazione di altre zone d’Italia.I prodotti tipici sono, più di altri, gli elementi che possono fareda traino allo sviluppo turistico: è l’opinione diffusa basata sullaconvinzione che i prodotti alimentari e, più in generale, le risor-se dell’area nel suo complesso, rappresentano l’essenza stessadel territorio e, proprio per questo, lo specchietto per le allodoledei turisti che qui possono trovare il meglio dell’Italia meridio-nale: paesaggi incontaminati, bellezze architettoniche, ricchez-ze storiche ed artistiche di indubbio pregio, prodotti gastrono-mici di qualità, sani, genuini e realizzati ancora come si facevaun tempo.Il consorzio “Sovranità Alimentari e Termali” è presieduto daFrancesco Comentale, direttore dell’Associazione ProvincialeAllevatori, mentre Giacomo Rosa, neo eletto sindaco del comu-ne di Contursi, ne è vicepresidente: l’ente è costituito dagli ottocomuni della Comunità Montana “Zona del Tanagro” (Buccino,San Gregorio Magno, Ricigliano, Salvitelle, Caggiano, Auletta,Palomonte, Romagnano al Monte) dal comune di Contursi Ter-me per la Comunità Montana “Alto e Medio Sele” , dai due entimontani, da imprenditori locali ed associazioni di sviluppo e dipromozione turistica. Del Comitato tecnico scientifico, inoltre,fanno parte le Università degli Studi di Salerno e l’Universitàdella Basilicata.Sabato prossimo ci sarà l’avvio delle iniziative che il consorziointende portare a termine con il taglio del nastro della sede del-l’ente, che si trova a San Gregorio Magno, nei pressi del muni-cipio, e che avverrà alla presenza di autorità politiche ed istitu-zionali del territorio interessato. Annavelia Salerno

San Gregorio Magno, nasce il

Consorzio Sovranità Alimentare e TermaliL’ente, a carattere pubblico-privato,

garantirà la tutela delle tradizioni alimentaridel Tanagro e dell’Alto e Medio Sele

GIUSEPPE ARDUINO

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