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Una piccola comunità nasconde tesori che vanno valorizzati Alla riscoperta di cose perdute tra una chiacchiera e l’altra Settimanale indipendente di informazione Anno 38 - 8 Marzo 2014 - Numero 10 euro 0,50 di Oreste Parise PAROLA DI DONNA Rosse emozioni L’8... ogni giorno della mia vita Il Circolo “Sessa” parla agli studenti del ruolo femminile nella società Alberi in fila perché il verde è uguale per tutti FEDERPARCHI BUSSA... di Francesco Fotia Priorità per i finanziamenti Ue ai Comuni che ricadono in un Parco

Voce ai giovani

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Sabato 08 marzo 2014

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Una piccola comunità nasconde tesori che vanno valorizzatiAlla riscoperta di cose perdute tra una chiacchiera e l’altra

Settimanale indipendente di informazioneAnno 38 - 8 Marzo 2014 - Numero 10 euro 0,50

di Oreste Parise

PAROLA DI DONNA

RRoossssee eemmoozziioonniiLL’’88...... ooggnnii ggiioorrnnooddeellllaa mmiiaa vviittaa

Il Circolo “Sessa” parla agli studentidel ruolo femminile nella società

AAllbbeerrii iinn ffiillaappeerrcchhéé iill vveerrddeeèè uugguuaalleeppeerr ttuuttttii

FEDERPARCHI BUSSA...

di Francesco Fotia

Priorità per i finanziamenti Ueai Comuni che ricadono in un Parco

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Il 12 marzo 2014 sarà presentato il dossier statistico 2013 dell'Unar,presso la sala "Consiglio" del dipartimento di Scienze politichedell'Università della Calabria (piano terra, cubo 0B).La presentazione ufficiale del dossier è avvenuta il 13 novembre2013 presso la Sala "Caldora" dell'Università della Calabria.Questa seconda presentazione all'UniCal è stata voluta dal profes-sore Pietro Fantozzi, docente ordinario di Sociologia politica, conla prospettiva di organizzare una tavola rotonda avente come obiet-tivo quello di ripresentare il dossier dell'Unar, cercando di ap-profondire il seguente tema: "Migranti: il difficile processo di in-clusione sociale". L'incontro inizierà con i saluti del professore Pietro Fantozzi, poi cisarà il dottore Luca Di Sciullo (ricercatore del Centro studi e ricer-che Idos) e la dottoressa Roberta Saladino (dottore di Ricerca inStoria economica, Demografia, Istituzioni e Società nei Paesi delMediterraneo" presso l'UniCal) che sono entrambi i redattori deldossier dell'Unar, essi presenteranno i dati dell'immigrazione a li-vello nazionale e regionale.La professoressa Donatella Loprieno, la professoressa Anna Elia ela dottoressa Enza Papa faranno degli approfondimenti del feno-meno migratorio, di natura socio-giuridica.Amoderare sarà il professore Iaquinta, docente di Demografia pres-so l'UniCal.Parteciperanno al convegno non solo gli studenti (italiani e stranie-ri), i docenti e i ricercatori dell'UniCal ma tutti coloro che si occu-pano direttamente e indirettamente del fenomeno dell'Immigrazione.Inoltre sarà distribuito a tutti i partecipanti il Dossier, fino ad esau-rimento copia.

L’incontroinizierà

con i salutidel professore

PietroFantozzi,

poi ci saràil dottore

LucaDi Sciullo e

la dottoressaRoberta

Saladino,entrambiredattori

del dossier

sabato8 marzo 2014

II

Il 12 marzo sarà presentato il dossier statistico 2013 dell'Unar all’Unical

Migrantiil travagliodell’inclusionesociale

Migrantiil travagliodell’inclusionesociale

Un percorso difficile

Il vicario generale, monsignor Salvatore Bartucci, ha ricevuto unadelegazione dei “senza tetto” che attualmente sono nell’istitutodelle Suore Canossiane in viale della Repubblica che desidera-vano colloquiare con l’arcivescovo.I senza tetto hanno presentato la loro vicenda umana, descriven-do la situazione delle loro famiglie e dei tanti minori che con lo-ro vivono tale emergenza. In un clima molto disteso i membri del-la delegazione hanno potuto raccontare la loro vicenda umana ei diritti tante volte negati a causa della discriminazione e della pau-ra dell’altro. Hanno voluto affidare alla Chiesa il loro appello af-finchè si faccia voce delle istanze di dignità e dei diritti inviola-bili alla vita, ad una casa, ad un dignitoso futuro.Monsignor Salvatore Nunnari, attualmente fuori sede, è stato infor-mato di tutto e ha annunciato che telefonerà il prima possibile alsindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, per fissare un incontro nelPalazzo comunale con quanti sono preposti per la risoluzione ditale problematica facendosi portatore delle istanze presentate al-la Chiesa cosentina.

Senzatettoma non senza voce

Cosenza, i diritti dei deboli dal vicario generale

Anche un campo di calcetto per i ragazzi di via Popilia, dopo lacollocazione, lo scorso mese di dicembre, di una serie di giochiper bambini in piazza Salvatore Spiriti.Proprio in quella occasione, il sindacoMario Occhiuto, accogliendo una speci-fica richiesta delle famiglie residenti, ave-va promesso che il Comune avrebbe pre-sto provveduto a realizzare un campettonel popoloso quartiere.Sono seguiti, nelle scorse settimane, di-versi sopralluoghi dei tecnici comunali,che stanno ora valutando la migliore si-stemazione da dare al suolo individuato in via Salvatore Spiriti.Si intende creare un’area attrezzata con i sistemi più moderni econ ogni garanzia di sicurezza. È stato stilato il progetto definiti-vo sul quale procedere a gara. Seguirà l’aggiudicazione dei lavo-ri e già entro aprile il rettangolo di gioco potrà essere pronto perospitare le prime partite primaverili dei ragazzi.

A primaverasi scende in campo

Calcetto in via Popilia a Cosenza

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Per iniziativa della delegazione provinciale di Cosenza dell’Ordinenazionale biologi ha visto la luce di recente il I Quaderno che rac-coglie le relazioni svolte al seminario “Cosenza: città dell’acqua”accompagnato dalla mostra bibliografica- documentaria, svoltosi il19 aprile 2013 nella Biblioteca nazionale di Cosenza.Si tratta di un pregevole volumetto che in maniera sintetica, ma ri-gorosa dal punto di vista scientifico, e di gradevolissima lettura, il-lustra l’acqua “risorsa e benessere della vita”, che prosegue quel ta-volo di confronto avviato nel giugno 2012 tra amministrazione etutte le realtà cittadine, attente al “futuro dell’acqua a Cosenza”. Un bene inestimabile che continua a rarefarsi sempre più per incu-ria, dispersione e desertificazione.

Il I° Quaderno si apre con la prefazione del presidente GiovanniMisasi, che enuclea gli elementi fondamentali per un corretto uti-lizzo di un alimento indispensabile, il quale deve essere monitora-to e certificato con estremo rigore.Nell’introduzione Eugenio De Rose, esperto cultore di storia, im-pegnato per diversi anni nell’Unical e in iniziative culturali inter-nazionali, tratteggia a partire dalla Bibbia la simbologia dell’acqua:“principio cosmico”’, anima del mondo e della vita fisica, oltre chespirituale, non solo nel battesimo dei cristiani, ma già prima nei ri-ti di purificazione del mondo pagano.Un panorama che egli analizza puntualmente da Talete di Mileto aPlatone, per poi passare al pensiero medioevale e moderno, soffer-mandosi sia sul pensiero dantesco, tema da lui prediletto, come suidati scientifici, che a partire da Henry Cavendish stabilirono la com-posizione di idrogeno e ossigeno dell’acqua, alimento essenziale divita nel bere, bagnarsi e pulirsi.Il delicato problema della gestione delle risorse idriche è affrontatoda Carlo Federico Calaro. Si tratta dell’insieme dei vari servizi: dalla captazione alla distribu-zione dell’acqua potabile, dalle fognature alla depurazione delle ac-que reflue, che presentano tutti notevoli difficoltà e vanno perciòconosciuti per essere superati con metodi appropriati. Su tali metodiche interviene Francesco Piluso, enucleando in parti-colare i “metodi analitici per le acque”, mentre Luigina Pugliese in

“L’acqua come alimento” indica le caratteristiche fondamentali in-dispensabili per la sua immis-sione nel mercato e per una cor-retta utilizzazione .Concludono il Quaderno i con-tributi di Rita Fiordalisi eMassimo De Buono dellaBiblioteca nazionale, che dise-gnano per mezzo di splendideraffigurazioni “Cosenza cittàdell’acqua” con i suoi fiumi ele sue fontane, dove per secolii cittadini giornalmente si de-gustavano e approvvigionava-no, che con il loro scroscio fan-no ancora sentire la voce dellastoria, ampiamente illustratadalle mappe e dai testi espostinella mostra, indicati alfabeti-camente nell’annessa biblio-grafia, alla quale va aggiuntoil piacevole ritratto delle“Piccole fontane di Cosenza”di Gianluca Vivacqua, pub-blicato da Falco editore.Si può, perciò, ribadire - co-me ricorda l’adagio -: chi bencomincia e alla metà dell’o-pera. Non resta che attendere ilprossimo quaderno, al quale ci auguriamo che ne seguanotanti altri da proporre specialmente alla lettura degli allievi dellescuole di ogni ordine e grado, con l’auspicio che fontane e fonta-nelle, tasselli importanti anche sotto il profilo artistico della storiadelle città e dei centri rurali, vengono riscoperte e recuperate nonsolo a Cosenza, ma in tutti i comuni della Provincia, prima che ven-gano demolite e /o trafugate, come talora è avvenuto negli ultimidecenni, quando la speculazione edilizia e l’incuria degli addetti alcontrollo hanno contribuito a cancellare quelle fonti di vita, così ca-re ai nostri antenati, per essere sorgenti di vita.

sabato8 marzo 2014

III

di Pietro De Leo

Cosenzacittà dell’acquaCosenzacittà dell’acqua

Il primo Quaderno dei biologi cosentini

Dissetiamoci di conoscenza

Si tratta diun pregevole

volumetto chein maniera

sinteticama rigorosa

dal puntodi vista

scientificoillustra

l’acqua come“risorsa

e benesseredella vita”

La fontana dei Tredici canaliuno dei simboli

della città bruzia

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Oreste. «Luì, siamo arrivati»Luigi. «Finalmente!»O. «La strada è piena di buche, ma alla fine conviene venire daAltomonte. Il percorso da Lungro è più lungo di cinque o sei chilo-metri».L. «Bene, ora sbrighiamoci chiediamo dove è la canonica così tor-niamo subito».O. «Ci vuole pazienza, il papàs mi ha dato appuntamento per mez-zogiorno, siamo in largo anticipo».L. «Perché siamo venuti con tanta fretta, allora. Che ci facciamo quiper due ore».O. «Quanta impazienza. È la prima volta che vengo adAcquaformosa, facciamo un giro di ispezione per il paese. Il tempopassa in fretta».

Passa un ragazzo.O. «Ju falem, dini ku ësht zoti?»Vincenzo. «Flitni arbëresh? Kaha jini?»O. «Veramente lo parlo solo io. U jam nga Qana. Il mio amico hasolo sposato una gjegja. Che disgrazia!»V. «Perché disgrazia? Cosa gli è successo?»O. «Scherzo. Per i calabresi, i gjegji sono pericolosi più del lupo!Ma le donne arbëresh sono un patrimonio inestimabile».V. «Ah! Non so dov’è zoti Rafeli ora. È in giro a visitare le famigliedove c’è qualche malato o anziano che non può frequentare la chie-sa. Sta un po’con loro e somministra la Comunione a coloro che lodesiderano. Ma possiamo chiamarlo».L. «Tu lo conosci?»V. «Certamente, lo aiuto pure in parrocchia. Ma che fate qua, an-diamo in piazza».O. «Vieni, Luigi. Seguiamolo».V. «Io sto andando al negozio a prendere un po’di latte, e devo pas-sarci davanti».L. «Ma la chiesa con i mosaici dov’è?»V. «Proprio in piazza».O. «Lasciamolo in pace a zoti Rafeli. Noi siamo molto in anticipoperché ci aveva dato appuntamento a mezzogiorno. Ne approfittia-mo per fare un giro per il paese. Tu come ti chiami?»V. «Vincenzo. Se volete vi accompagno. È la prima volta che veni-te in paese?»O. «Per me sì, non ho avuto occasioni di venirci prima».L. «Io lo frequentavo tanti anni fa, perché venivamo a trovare i pa-renti di mia moglie. Erano anni che non venivo più. È cambiato pa-recchio da allora. Le strade sono lastricate e pulite, ma sembra chevi sia poca gente».V. «Come tutti i paesi interni anche Acquaformosa si sta spopolan-do, ma per fortuna il sindaco si sta dando da fare».O. «Per essere un paese interno, è stato stravolto dalla speculazio-ne edilizia, magari quella che voleva far passare come abuso di ne-

Con vasto pubblico, tipico delle grandi occasioni, presso l’audito-rium dell’Istituto comprensivo statale “Ludovico Docimo” di Roseè stata tenuta una interessante serata di cultura, organizzata dall’as-sociazione culturale “Libera-Mente” e dall’Istituto comprensivo sta-tale “Ludovico Docimo” di Rose (Cosenza).L’occasione è stata la presentazione del libro Tradizioni popolari interra di Calabria di Luigi de Rose. Ha aperto i lavori la professo-ressa Teresa Mancini, dirigente scolastico dell’Istituto comprensi-vo, che ha fatto emergere il meritorio aspetto socio-antropologico edidascalico del testo - la dirigente ha così puntualizzato.«L’opera di Luigi De Rose è importante perché ricorda ai giovaniil loro passato, il loro dialetto, i loro antichi costumi ed i detti/pro-verbi di un tempo». Esaustivamente e con plauso ha moderato ecommentato i vari interventi, la dottoressa Rosanna Labonia, presi-dente dell’associazione culturale “Libera-Mente”.Ha curato il coordinamento “tecnico” il maestro Marco PatrickSangermano. Con il sottofondo musicale del maestro AldoPietramala, davvero con elevata arte è stato il recital curato dallaprofessoressa Piera Smeriglio con gli alunni Valentina Panza eMelissa Fuoco. Del recital sono stati pure emozionanti le declama-zioni di Andrea Crispino per la poesia di De Rose La mulattiera; edi Natale Pignataro per la poesia L’emigrante. Simpatica anche lascena interpretata da Matilde Baldino ed Eva Infante relativa alla“tradizione” della “fattucchiera”. È seguito l’intervento di FrancescoNigro Imperiale. Egli si è soffermato sul dialetto, sui proverbi e sul-le superstizioni ed ha co-sì puntualizzato:«È magnifica ricchezzala memoria e la calabre-sità. Guardare al passa-to significa guardare al-l’avvenire; ma significa,soprattutto, comunicarel’uomo nei suoi variaspetti dell’uomo co-smologico e dell’uomoteologico. È un libro pre-zioso,quello di Luigi deRose, perché non soloha ricostruito l’etnia del-la Destra Crati rosetana-cosentina, ma ha espresso una bella paginadi letteratura, in quanto ha fatto avvertire l’ispirazione buona del-l’animo e del cuore».Con la cura del maestro Gianbattista Graziadio e con la collabora-zione della professoressa Rachele Iazzolino e del maestro GiuseppinaConti pure l’esecuzione musicale con flauti, percussioni, violini ecoro, operata da parte degli alunni del laboratorio di Musica anticadell’istituto. Sono vibrate le note di “Petit Vriens”, “Bransle desLavandieres”, “Spagnoletta”, “A lieta vita”. Insomma un flash che ha richiamato gli echi antichi dei “melici”,dei “clerici vagantes” e dei “girovaghi troubador”. Anche esaustivae precisa la relazione del critico, professoressa Mariolina CucunatoSantelli, la quale, nell’illustrare l’importanza della riscoperta degliantichi proverbi di Calabria, ha sottolineato il grande amore di LuigiDe Rose per la sua terra natale.Un plauso particolare, per la grande peculiarità socio-antropologi-ca va all’intervento conclusivo dell’autore, Luigi de Rose, che, nelringraziare la dirigente dell’istituto e la presidente dell’Associazioneculturale “Libera-Mente”, ha focalizzato, con alto prestigio, la sag-gezza della tradizione popolare della terra di Calabria e di Rose.Inoltre ha raccomandato ai giovani di «conservare la memoria sto-rica del patrimonio di conoscenze, nonché l’identità di nobile ap-partenenza alla terra natìa». Melodie antiche cosentine e stornella-te (testo e musica di Francesco Nigro Imperiale) sono state magi-stralmente eseguite da Enzo Scaglione. Insomma è da registrare, al-l’albo d’oro della città di Rose, una serata davvero emozionante, cheha fatto tanto vibrare le corde del cuore e del sentimento.

sabato8 marzo 2014

IV

Alla riscoperta di cose perdute

Interessanteserata

di culturaorganizzata

dallaassociazione

culturale“Libera-Memte”

e dall’Istitutocomprensivo

statale“Ludovico

Docimo”di Rose (Cs)in occasionedella presen-

tazionedel libro di

Luigi De Rose

Quello che i giovani devono ricordare

di Francesco De Gesu

Tradizioni popolariin CalabriaTradizioni popolariin Calabria

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cessità, ma qui ha lasciato un segno molto rilevante. Cosa sta fa-cendo Giovanni Manoccio?»V. «È vero che nel passato si sono fatti tanti scempi, ma ora c’è unadiversa consapevolezza. Oggi le regole le rispettano tutti. C’è in at-to un programma di accoglienza per i rifugiati politici, che ha giàportato in paese alcune famiglie straniere ed altre arriveranno. È unastraordinaria occasione per ridare un po’di vitalità e di freschezzagiovanile. Ma ecco Zoti Rafeli».O. «Diten e mirë, zot».

Papàs Raffaele. «Buon giorno. Siete già qui? Dovete scusarmi, madevo ancora completare il mio giro pastorale. I miei parrocchianimi aspettano per fare quattro chiacchiere e dire qualche preghiera.Sarò da voi tra poco più di un ora».Zoti Raffaele è un papàs giovane, con un viso radioso che ispira fi-ducia ed è molto disponibile con tutti.L. «Non vi preoccupate per noi. Stiamo in buone mani. Vincenzo èun bravo ragazzo e ci sta facendo da guida».Papas. «Bene, io vado allora, ci vediamo più tardi».O. «Andiamo a prendere un caffè, il bar è proprio di fronte. Vincèè buono qui il caffè?»

Si avvicina un signore che aveva assistito al dialogo.Antonio. «Se permettete ve lo offro io il caffè. Qui gli ospiti sonosempre graditi, e poi il caffè di mio zio è ottimo».Al bar sorseggiando il caffè, Antonio racconta la sua storia. LaSvizzera, la Germania, i tanti sacrifici per far studiare i figli. Ora so-no tutti fuori, chi a Roma, chi a Milano.

O. «E tu, Vincenzo, studi?»V. «No. Tanto è inutile, perché neanche con la laurea riesci a trova-re lavoro. Ma frequento un corso di liuteria a Bisignano, con la ni-pote del maestro De Bonis morto alcuni mesi fa».O. «Bisignano è lontano da qui, come ci arrivi? Ci sono dei pull-man? E cosa vi insegnano a questo corso?»V. «Impariamo a costruire strumenti a corda, come la chitarra bat-tente. La nipote ha voluto continuare la tradizione di famiglia. È unaattività che mi piace molto e per frequentare il corso abbiamo biso-gno della macchina. Non ci sono servizi di trasporto pubblico.Vogliamo entrare in chiesa a vedere i mosaici?»L., O. «Si andiamo».L. «Che meraviglia! È proprio un gioiello, non ricordavo niente disimile».V. «Sono anni che ci stanno lavorando e gradualmente tutta la su-perficie interna verrà ricoperta di mosaici. Noi siamo molto orgo-gliosi della nostra chiesa che è la più bella della provincia, per nonandare oltre. Proprio ora sono in corso i lavori per il completamen-to della navata laterale sinistra. È un vero e proprio laboratorio peril Maestro Biagio Capparelli che ci sta dedicando una vita».

La chiesa di San Giovanni Battista dà l’impressione di una grandemaestosità, risplendente di raffigurazioni sacre che coprono ogniangolo della navata centrale. L’opera è dovuta all’impegno e alla te-nacia del papàs Vincenzo Matrangolo. Acquaformosa è un paesemontano soggetto a grandi sbalzi di temperatura tra estate ed in-verno, per cui il maestro Biagio ha scelto il mosaico come forma ar-tistica che meglio resiste alle escursioni termiche e risponde altresìalla tradizione storico-culturale bizantina. Le tessere di smalto ve-troso e marmo non subiscono alterazioni né nel tempo né per le va-riazioni termiche. Il lavoro di mosaicamento è iniziato nell’ormailontano 1988 e durerà ancora del tempo, ma già ora si intravede ilquadro d’insieme. O. «Non ci aspettavamo di trovare un tesoro così. Acquaformosa ciha piacevolmente colpito».V. «Vi piacciono gli uccelli? Vorrei farvi vedere la clinica dei rapa-ci, ma dobbiamo andare un po’ fuori paese a 900 metri di altezza».L. «Cosa significa, come mai una clinica?»V. «Si fa per dire, ma è un’area in montagna dove si sono delle gran-di voliere dove vengono tenuti i rapaci vittime di qualche inciden-te, degli uccelli con qualche forma di handicap che gli impedisce ditornare in libertà perché non saprebbero come sopravvivere. Chi haun’ala rotta, chi un occhio, altri una o più zampe amputate. Sonoquasi tutti vittime di cacciatori. Quando vengono ritrovati si curanoe poi si rinchiudono in queste voliere».L. «Ma sono tutte specie stanziali?»V. «Quasi tutte sono specie che nidificano in Calabria, qualcuna vie-ne colpita nel momento in cui migrano. È una occasione unica pervedere dal vivo la grande varietà di rapaci che abbiamo nei nostricieli».O. «Ma come mai proprio qui? Chi ha realizzato questa struttura?»V. «Qui siamo nell’area del Parco nazionale del Pollino, e la Direzionedel Parco, insieme al Comitato italiano per la Protezione degli uc-celli rapaci hanno deciso di realizzare questa “clinica”. Questo è sta-to anche favorito dalla disponibilità del sindaco a mettere a dispo-sizione un’area gratuitamente!»L. «Interessante. Non ne sapevo niente. Ma ne vengono di visitato-ri?»V. «Qualche scuola, e molti forestieri. Si direbbe che la maggioranzadei calabresi ne ignorino proprio l’esistenza».

L’area è recintata, pulita e ordinata. Vi è un Centro di accoglienza,e le voliere dove si possono ammirare la poiana, il falco pecchiaio-lo, il nibbio, lo sparviere e altri splendidi esemplari. Benché sianoportatori di qualche forma di handicap sono molto vivaci, guatanocon il loro occhio vigile, planano veloci da un lato all’altro della lo-ro gabbia. Una pena per specie abituate ad ampi spazi, a voli rapi-dissimi. C’è anche una specie in grado di raggiungere e superare iduecento chilometri all’ora in picchiata dice Vincenzo.Si è fatto tardi, le lunghe ore sono passate in fretta e non sono statesufficienti a visitare anche il vecchio monastero segnalato nei car-telli. Papàs Raffaele ci attende in canonica per quello che lo scopodel viaggio. La visita a una incredibile biblioteca ricca di più di die-cimila volumi, anche molto preziosi. Un gioiello che nessuno siaspetta di trovare in una sperduta località della montagna calabre-se. Una biblioteca specializzata che la rende unica nel suo genere.Lì è possibile trovare preziosi libri nell’iconografia, Religione e sim-bolismo religioso; storia generale del mondo antico fino al 499 ca.,cristologia; e pedagogia. Di particolare interesse sono la calabrolo-gia, l’albanologia, la musicologia e teologia bizantina. I volumi so-no raccolti nei fondi antichi: il Fondo Patrimoniale Parrocchiale, ilfondo Giuseppe Ferrari e il fondo Vincenzo Matrangolo, che chesono dovuti alla paziente opera di collezione dei due importanti per-sonaggi acquaformositani.Ma le sorprese non finiscono qui.La canonica non è una minuscola casina dove si immagina il cura-to con la perpetua. Troviamo una struttura enorme, con una grandecapacità di accoglienza. Oggi è vuota, ma fino a qualche decenniofa pullulava di giovani, ospitati nel Centro assistenza preventiva gio-vanile, che per oltre un trentennio si occupati degli orfani, degli in-digenti e di quanti si trovano in stato di sofferenza e di rischio edhanno bisogno di cura e di speranza.Sembra fatta apposta oggi per realizzare il sogno di accoglienza diGiovanni Manoccio. Peppone potrebbe riprendere la grande operacaritatevole di Vincenzo Matrangolo con la politica dei accoglien-za dei rifugiati politici. Una speranza di risveglio di una comunitàgravemente colpita dalla progressiva decrescita della popolazione.

(Oreste Parise)

sabato8 marzo 2014

V

Alla riscoperta di cose perdute

Il gioiellobizantinodi Acquaformosa

Il gioiellobizantinodi Acquaformosa

Una piccola comunità che nasconde tesori che attendono di essere valorizzati

I mosaicidella chiesadi SanGiovanniBattista;la clinicaper uccellirapaci e laBibliotecaparrocchiale

Scopriamolifacendo duechiacchieretra le viedel paese...

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Si tiene sabato 8 marzo, presso l’Istituto “Leonardo Da Vinci” diCosenza, il convegno “Rosse Emozioni. L’8... ogni istante della miavita”, organizzato dal Circolo della Stampa “Maria Rosaria Sessa”,in collaborazione con il centro “Ascolto donna” dell’Asp di Cosenza.Protagonista dell’evento è il ruolo della donna nella società con-temporanea: una figura su cui spesso grava il peso della famiglia eal tempo stesso del lavoro; stella polare del focolare domestico e im-pegnata in ambito professionale, dove troppo spesso fa fatica a ve-dere rispettati a pieno i propri diritti. Da questa constatazione è nato il sottotitolo della manifestazione,che ha voluto così mettere l’accento sull’energia di cui deve disporreogni madre, ogni moglie, ogni lavoratrice, e sulla necessità di ve-derne riconosciuto il valore non solo in occasioni speciali, come ap-punto è la Giornata internazionale della donna, ma ogni giorno. Nell’arco della mattinata, inoltre, si affronta il tema sempre urgen-te della violenza di genere; un argomento particolarmente caro alCircolo dei giornalisti di Cosenza, che ha scelto di prendere il no-me di una vittima di femminicidio, la collega Maria Rosaria Sessa.In memoria sua e di tutte le donne uccise da uomini che dicevanodi amarle, sul palco saranno presenti le sagome femminili che ne ri-cordano il nome. Simboli, ideati dalla Adt group press di Cosenza,testimoni di forte vicinanza al problema, e che già erano stati al cen-tro della seconda edizione del Premio Sessa.

Rosse Emozioni si apre con la piccola ma importante performancepreparata dagli studenti della scuola, per poi proseguire con l’ana-lisi dei risultati di un questionario sulla violenza di genere, prepara-to dai professionisti del centro “Ascolto donna”, che nella scorsasettimana era stato distribuito agli studenti del “Leonardo Da Vinci”.L’idea è quella di avere dei dati riguardanti la percezione del feno-meno da parte degli studenti, così da potere anche sviluppare deipercorsi che possano aiutarli a carpirne fino in fondo la complessitàe la diffusione.

Ma la violenza di genere, di cui il femminicidio, lo affermano psico-logi e criminologi, è solo la punta dell’iceberg, è perpetrata in mo-dalità differenti e ugualmente devastanti: umiliazione fisica e psi-cologica, sottrazione di denaro, pretese sessuali. Il questionario pro-posto dal circolo della stampa e dal Centro “Ascolto donna” inten-de quindi accertare quanto sia forte la percezione del problema daparte degli studenti, e quale tipologia di violenza ritengano esserequella più diffusa.

Si fa attenzione anche al reato di stalking, in Italia introdotto nel 2009,e ai “luoghi” della violenza sulle donne: la strada, la discoteca, il la-voro, la scuola e la famiglia. Fondamentale capire anche chi sono,secondo lo studente, le persone violente e che tipo di persone sonole vittime: nel questionario, a ragione, si fa riferimento alla condi-zione socioculturale di entrambi i soggetti, a eventuali disturbi psi-chici e a problematiche quali l’assunzione di sostanze stupefacenti. Si domanda, inoltre, “Cosa ne pensi della vittima?” e “Cosa può fa-re una donna che subisce violenza?”, sottolineando la possibilità didenunciare l’aggressore alle forze dell’ordine e/o quella di rivolgersiai servizi socio-sanitari presenti sul proprio territorio. Dopo la do-manda riguardante la frequenza delle discussioni sulla violenza digenere all’interno delle aule scolastiche, il questionario si concludecon la stimolante richiesta: “Cosa si può fare secondo te per ferma-re o limitare questo fenomeno?”

Rosse Emozioni vuole essere un evento sul ruolo della donna a tut-to tondo; sulla scia di questa scelta va letta la presenza figure pro-fessionali provenienti da diversi ambiti della società, che con la lo-ro testimonianza vogliono raccontare agli studenti il grande corag-gio di cui ogni donna ha bisogno, in una società che le ha richiesto,e alla quale ha saputo rispondere con grande forza d’animo, una

sabato8 marzo 2014

VI

Il Circolo della Stampa “Maria Rosaria Sessa” parla agli studenti del ruolo femminile nella società

di Francesco Fotia

Parola di donna

L’8...ogni giornoL’8...ogni giorno

Puntarea metterel’accentosull’energiadi cui devedisporreogni madre,ogni moglie,ognilavoratrice,e sullanecessitàdi vedernericonosciutoil valorequotidiana-mente

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moltiplicazione costante dei suoi sforzi, senza però pienamente ga-rantirla sul piano della parità dei diritti.Dopo l’introduzione di Graziella Cammalleri, dirigente scolasticodell’Istituto “Leonardo Da Vinci - Itas Nitti”, di donne e giornali-smo parla Gregorio Corigliano, giornalista e presidente del Circolodella stampa “Maria Rosaria Sessa”, un professionista che anchenella veste di guida dell’associazione cosentina si è sempre schie-rato in prima linea in favore del riconoscimento dei diritti, dimo-strandosi particolarmente sensibile al problema della violenza di ge-nere. Un argomento che è sempre stato a cuore anche a MariaFrancesca Corigliano, assessore alle Politiche giovanili e femmini-li; donna e figura istituzionale sempre particolarmente attenta al bi-sogno di valorizzare la cultura e di metterla a disposizione dei piùgiovani, l’assessore discute con gli studenti sul tema “Femminile.La politica delle donne”. Nel parterre degli ospiti che intervengonofigura anche Manfredo Piazza, assessore alla solidarietà e coesione

sociale del Comune di Cosenza, che anche in questa occasione havoluto testimoniare la sua vicinanza alle donne vittime di maltrat-tamenti. Piazza relazione sull’importanza dell’ascolto, dell’acco-glienza e dell’aiuto da prestare alle donne che subiscono violenza,perché il coraggio di denunciare passa anche dalla vicinanza delleistituzioni. Conclude la serie di interventi Patrizia Nicotera, re-sponsabile del progetto Free - Fly del centro “Ascolto donna”dell’Asp. La psichiatra, sostenuta da quattro audiovisivi, spiega aglistudenti quanto sia fondamentale imparare a conoscere a fondo leemozioni. Le proprie e quelle degli altri, perché solo così si diven-ta capaci di capire quali sono i meccanismi che muovono le dina-miche dei maltrattamenti e della violenza psichica e fisica. I giova-ni, è questo il messaggio lanciato dal circolo della stampa e dall’Aspcosentina, sono il nostro futuro più prossimo. Un futuro che biso-gna illuminare con la cultura del rispetto del prossimo e della cer-tezza dei diritti, a partire da subito.

sabato8 marzo 2014

VII

Parola di donna

Accanto al titolo, la locandina dell’evento

Qui a sinistra, le sagome delle donne vittime di femminicidio

Sopra, Gregorio Corigliano e Maria Francesca Corigliano

Qui sottoIl programma della giornata

Page 8: Voce ai giovani

Otto marzo, festa della donna: un lieto giorno, checché se ne dica.Oggi, ogni uomo dovrebbe rivolgere un pensiero di gratitudine al-la donna che ama, e poi mettersi da parte, lasciandola sola almenoper 24 ore, senza affaticarla con la sua presenza, quella stessa chepretende e occupa lo spazio vitale dell’amata per tutto l’anno.Compagne, figlie, sorelle, madri: le nostre donne hanno bisogno diquesta leggerezza, di questo senso di unicità, che si festeggia nelgiorno delle mimose.

Per rendere omaggio all’universo femminile che ci trae verso l’alto,vi racconterò di un amore meraviglioso e leggendario, molto se-greto, insospettabile, tra un grande musicista, ed una donna che fe-ce parlare di sè tutta l’Europa all’inizio del 1800. Il grande musici-sta: Franz Liszt. La donna: Alphonsine Rose Plessis, che avrebbecambiato nome a soli 16 anni in Marie Duplessis. Adire il vero, que-sto nome dice ben poco: forse sarebbe meglio ricordarla comeAlexandre Dumas giovane, dopo essersene perdutamente innamo-rato, la avrebbe chiamata nel celebre racconto La Dame aux camé-lias, ossia Marguerite Gautier, o come Verdi la avrebbe chiamatanell’opera Traviata: Violetta Valery.Non solo la amò Dumas: molti altri furono gli amanti della giova-ne, che doveva essere veramente bella. La sua figura era minuta, equel che colpiva gli uomini era il suo incantevole sorriso: tanto in-cantevole, quanto di contro era sconveniente e proibito il mestiereche Marie decise di fare dai suoi 16 anni di età, quando compreseche poteva facilmente diventare ricca sorridendo agli uomini conquei suoi occhi luminosi. Da allora divenne una “donna di mondo”:condusse una vita brillante e disincantata nella migliore società pa-rigina, dotata com’era di una straordinaria sensibilità artistica, e ve-dendo le cose senza alcuna prevenzione morale o ideologica.Concedeva la sua compagnia a uomini socialmente altolocati, e ave-va una grande predilezione per i giovani artisti che pullulavano nel-la Parigi della Restaurazione post-napoleonica. Era una cortigianad’alto borgo, insomma: ma sempre disposta ad affinare il suo spiri-to. Era giunta analfabeta a Parigi: tuttavia, dopo pochi mesi, non so-lo aveva appreso a leggere ed a scrivere, ma anche studiava inten-samente per essere capace di dialogare degli eventi del mondo piùdisparati con i suoi nobili e ricchi corteggiatori.

Alcuni anni fa un anziano commediografo francese, Jean Darnel, cheper tutta la vita aveva raccolto documenti e ricordi di questa giova-ne ragazza, all’ombra di un vero e proprio culto nei suoi riguardi,mi raccontò la storia d’amore tra Marie Duplessis e Franz Liszt.Subito dopo che Marie aveva troncato i suoi turbolenti rapporti conDumas, incontrò l’allora trentacinquenne Franz: se lei era molto benconosciuta per le sue vicende amorose, lui era uno degli uomini piùfamosi d’Europa sia come grande virtuoso del pianoforte, che co-me grande compositore ed intellettuale.Ebbene, l’amore che sconvolse la vita del musicista ebbe un trattodiverso, e fu anche l’ultimo per Marie, che sarebbe morta di lì a po-co. Liszt avrebbe voluto prenderla come compagna stabile della suavita: uomo totalmente privo di remore morali, la avrebbe voluta spo-sare. Ciò, nei bigotti quanto controversi costumi dell’epoca, sareb-be anche stato possibile: purtroppo, però, vi era un problema insor-montabile. A parte quel “Du”, che Marie aveva messo di fronte alsuo cognome originale Plessis, quasi a mo’di titolo nobiliare, la gio-vane donna non possedeva alcuna traccia di nobiltà; e Liszt, soloper la fama che aveva, e per essere ospite prediletto di tutte le cortireali più importanti del tempo, non avrebbe potuto mai sposare unadonna che, in fin dei conti, era appena una popolana: sarebbe statoun insostenibile scandalo! Altro sarebbe stato se Liszt avesse sol-tanto accettato di convivere con la Duplessis: nessuno avrebbe obiet-tato nulla. D’altra parte, Liszt aveva già convissuto per circa cinqueanni con una donna, la contessa Marie d’Agoult, ed aveva avuto ad-dirittura tre figli da lei.

Secondo il mio amico commediografo, il grande pianista ungheresevoleva proprio sposare la Duplessis, darle il suo cognome: si tratta-va di un grande amore, insomma, e probabilmente Liszt avrebbevoluto riabilitare la giovane donna. Tuttavia l’insormontabile diffi-coltà imposta dalla società del tempo all’unione ufficiale tra il piùgrande pianista del mondo (all’epoca, significava possedere una fa-ma pari a quella che oggi potrebbero avere Messi e Cristiano Ronaldouniti in una sola persona...) e quella che era una prostituta, seppuredi alto borgo, logorò questa relazione, ed i due, dopo alcuni mesi dipassione, si lasciarono tristemente. Marie Duplessis d’impulso sigettò tra le braccia del conte Edouard de Perrégaux, quasi per ri-muovere l’amore conclusosi ineluttabilmente con il pianista, e losposò nel 1846 a Londra: ma il matrimonio fallì in pochi mesi. Marierientrò a Parigi dove si sfinì in una vita sempre più tumultuosa e di-sordinata, quasi a voler esorcizzare la malattia che avanzava ineso-rabilmente. E proprio sopraffatta dalla tubercolosi, si ritirò in un ap-partamento al numero di 11 di Rue de la Madeleine, dove morì 3febbraio 1847.

Franz Liszt parlerà molti anni più tardi di Marie, confessando da vec-chio che avrebbe voluto sposarla, tenerla tutta la vita per sé. JeanDarnel mi disse che, in un diario della governante di Franz Liszt diquando egli visse a Roma gli ultimi anni della sua vita prendendo ivoti ed entrando in convento, aveva trovato una pagina molto toc-cante, in cui la donna scriveva che il Maestro quel giorno si era sve-gliato molto triste, piangendo, e ripetendo più volte il nome“Alphonsine, Alphonsine...”.

Ma la maggior prova di questo commovente quanto intensissimo amo-re è una riflessione che tutti possono fare su un fatto assolutamentemusicale. Come si sa, Franz Liszt fu il maggior trascrittore per pia-noforte dei melodrammi di Giuseppe Verdi. Egli compose dellestraordinarie parafrasi per pianoforte sui temi delle opere verdianeche prediligeva: Rigoletto, Simon Boccanegra, Aida, Trovatore...Vi è una sola opera di Verdi che Liszt non trascrisse per pianoforte,pur amandola infinitamente: Traviata. Quell’opera che Verdi com-pose sulla trama del racconto di Alexandre Dumas giovane, La Dameaux camélias, che fu pubblicato un anno dopo la morte di MarieDuplessis, una donna che in soli 23 anni di vita aveva avuto il gothadella cultura europea ai piedi della sua bellezza. Il musicista ungherese, forse per riserbo e per discrezione, non se lasentì mai di mettere in musica il grande amore che lo travolse; lotenne per sé, nel suo cuore, sino agli ultimi suoi giorni, ed evitò dilasciarci la più piccola testimonianza scritta di questa vicenda, cheavrebbe certamente interessato gli storici, ma che avrebbe privatoquell’amore del fascino e della suggestione che solo una grande pas-sione romantica è in grado di suscitare.

sabato8 marzo 2014

VIII

A proposito dell’8 marzo

di Giuseppe Maiorca

Un grandemusicistae una donnache feceparlare di sétutta l’Europaall’iniziodel 1800

Franz Liszte AlphonsineRose Plessis

Per rendere omaggio all'universo femminile, vi racconterò

di un amore meraviglioso e leggendario

Ritratto di Alphonsine Rose Plessis la Dame aux camélias

Compagne, figlie,sorelle, madriCompagne, figlie,sorelle, madri

Page 9: Voce ai giovani

Per fornire servizi specialisti e ad elevato valore aggiunto in mate-ria di tutela della Proprietà industriale, in esecuzione del Programmapromozionale della Camera di Commercio di Cosenza e dellaConvenzione stipulata fra l’Unioncamere Calabria e CalabriaInnova,dallo scorso mese di novembre 2013 è operativo presso la Cameradi Commercio di Cosenza il servizio di orientamento gratuito in ma-teria di marchi e brevetti.Il personale dell’ufficio Studi, Promozione economica e Innovazionedella Camera di Commercio e quello di CalabriaInnova, è a dispo-sizione di imprese e di singoli richiedenti per l’erogazione di servi-zi di analisi e studio, propedeutici al deposito delle domande di re-gistrazioni e/o di brevetto, o, comunque, relativi alla tutela della pro-prietà industriale.In particolare sarà possibile scoprire se i risultati della propria atti-vità innovativa e creativa sono tutelabili e brevettabili, se il propriomarchio è nuovo ed originale, ricevere informazioni sullo stato le-gale di un brevetto e sullo stato dell’arte di un settore tecnologico,effettuare monitoraggio sulla concorrenza per l’analisi dei docu-

menti di proprietà industriale (marchi e brevetti) da questa deposi-tati.L’attivazione del servizio si inserisce nell’ambito di un più ampioprogramma di interventi teso a incentivare l’innovazione tecnolo-gica per il tramite degli strumenti di proprietà industriale, nella con-vinzione che la loro diffusione presso le imprese della provincia diCosenza possa costituire una leva importante per agevolarne i pro-cessi innovativi e creativi, per incentivarle ad essere più competiti-ve e a favorirne l’uscita dalla crisi.Il servizio sarà disponibile l’ultimo giovedì di ogni mese, dalle ore9.00 alle ore 12.30, per tutto l’anno 2014.

Per usufruire della consulenza è necessario prenotare contattandoGiuseppe Palopoli dell’Ufficio Studi, Promozione economica eInnovazione della Camera di Commercio di Cosenza, tel.0984/815267, fax 0984/815284, email [email protected].

sabato8 marzo 2014

IX

Ventiquattroreallo sportelloVentiquattroreallo sportello

Presso la Camera di Commercio di Cosenza il Servizio di orientamento gratuito per la tutela della Proprietà industriale

Una mano alle imprese

Il serviziosarà

disponibilel’ultimogiovedì

di ogni mese,dalle ore 9.00alle ore 12.30,

per tuttol’anno 2014

Presentati in Confindustria Cosenza i bandi per i regimi di aiuto nell’ambi-to dei Progetti integrati di sviluppo locale (Pisl) per gli interventi nel campodel turismo, alla presenza del numero uno degli Industriali cosentini NataleMazzuca, dell’Assessore regionale alla Programmazione Giacomo Mancini,degli imprenditori iscritti e dei tecnici regionali.Il presidente di Confindustria Cosenza Mazzuca ha richiamato l’importan-za del settore turistico, che ha definito «il nostro petrolio», per lo sviluppodell’economia della regione ed ha plaudito all’iniziativa dell’assessore Manciniin merito alle opportunità offerte dai bandi da poco pubblicati. Sono 51 i milioni di euro messi a disposizione delle imprese calabresi attra-verso i due bandi: uno dedicato alle azioni per la qualificazione, il potenzia-mento e l’innovazione dei sistemi di ospitalità delle destinazioni turisticheregionali; l’altro riservato alle azioni per il potenziamento delle reti di servi-zi per la promozione e l’erogazione dei prodotti/servizi delle destinazioni tu-ristiche regionali. «Per l’area della provincia di Cosenza sono destinati quasi 20 milioni di eu-ro, di cui 16 milioni per la prima linea d’intervento e 3,6 milioni di euro peril potenziamento dei servizi turistici. Non si tratta di somme che cambie-ranno il volto dell’economia regionale - ha sottolineato l’assessore regiona-le Mancini - ma se utilizzati in maniera efficace potranno certamente mi-gliorare l’offerta turistica territoriale. Spero che il mondo imprenditorialesappia sfruttare questa opportunità, dimostrando di saper crescere anche inun momento di difficoltà. Ringrazio il sistema Confindustria per l’attenzio-ne e l’affidabilità che dimostra sempre nell’interlocuzione e per le proposteche avanza, che il nostro Dipartimento tiene in dovuta considerazione». Commentando i bandi presentati, il presidente degli Industriali ha auspica-to che possano rappresentare l’occasione per invertire la tendenza. «Oggi siparla di sviluppo! Nessuno di noi desidera che resti una parola da convegnosenza concreta realizzazione - ha concluso Mazzuca -. L’impegno di tantepolitiche comunitarie, flussi finanziari ed iniziative specifiche, deve esseremirato a produrre benessere per i cittadini e crescita per le imprese, anchefacendo tesoro dei tanti errori del passato. Iniziative come quelle di oggi ser-vono ad invertire una condizione che ci vede purtroppo come una regionedai parametri macroeconomici abbondantemente negativi. Non possiamofar finta di non vedere. Dobbiamo reagire. Non possiamo più sopportare chele imprese chiudano, che si registrino tassi di disoccupazione pari al 23% ingenerale e del 50% per la realtà giovanile». Relativamente alla realizzazione delle infrastrutture connesse e che dovran-no essere realizzate dagli Enti Locali proponenti, per un ammontare di cir-ca 200 milioni di euro per la regione e 100 milioni di euro per la sola pro-vincia di Cosenza, il Presidente Mazzuca ha chiesto all’Assessore Mancini

l’impegno della Regione Calabria perché dia un indirizzo preciso circa leprocedure relative ai sistemi di appalto dei lavori e di vigilare con attenzio-ne perché lo stesso sia rispettato. «Sarebbe opportuno - ha sottolineatoMazzuca allargando lo spettro visuale al settore degli appalti pubblici- ri-lanciare la proposta della Sua provinciale per la gestione delle gare d’appal-to e dei contratti, anche per venire incontro alle esigenze di tanti piccoli co-muni che non hanno le strutture per gestire il tutto. In un momento così de-licato, di crisi lunga e persistente, è necessario garantire le stesse condizio-ni a tutte le imprese, con procedure chiare e trasparenti che garantiscano quel-la concorrenza leale che è l’anima dello sviluppo e della crescita».Ha illustrato i bandi Laura Tucci del Nucleo regionale di valutazione che haspiegato come i bandi si attuino attraverso i Pacchetti Integrati di Agevolazioneche consentono la richiesta dei contributi attraverso la presentazione di Pianidi Sviluppo aziendale, in particolare Piani di investimento produttivi, Pianidi servizi reali e Piani di formazione.«Con un’unica domanda - ha precisato l’asssessore regionale al Bilancio edalla Programmazione Giacomo Mancini - si possono richiedere più inter-venti che fanno capo a piani diversi. Termine per la presentazione delle do-mande è il 25 marzo. Proporrò l’istituzione di una Cabina di regia in seno alDipartimento programmazione per consentire il rispetto dei tempi, dal mo-mento che tutte le procedure, compresi l’erogazione dei fondi e la rendi-contazione, devono concludersi entro la fine del 2015».

A margine del convegno il Presidente Natale Mazzuca si è dichiarato «for-temente preoccupato per come la vicenda dei rifiuti stia andando avanti, conenormi disagi per tutta la cittadinanza. La mancanza di programmazione staimpedendo una corretta gestione che avrebbe consentito l’utilizzo di quali-ficate aziende locali, garantito il decoro delle città e la salubrità dei luoghi.Ricordo che un circa un anno fa come Confindustria ci rendemmo protago-nisti di una iniziativa pressi il Ministero dell’ambiente, presente il MinistroClini, abbiamo presentato una proposta organica che purtroppo è ancora let-tera morta, senza che si sia dato corso a nessun progetto alternativo».

Sos turismoI bandi di Confindustria Cosenza

Da destra, il presidente Mazzucae l’assessore Mancini

Page 10: Voce ai giovani

Una figura creata attraverso un master universitario di II livello gra-zie al progetto di ricerca e formazione “Servizio di gestione inte-grata e sostenibile del ciclo acqua-energia nei sistemi di drenaggiourbano”, approvato dall’Unione europea, nell’ambito del Pon“Ricerca e competitività 2007/2013”, con il sostegno del ministerodell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca scientifica, nonchédel ministero dello Sviluppo economico, il tutto coordinato dallaprofessoressa Patrizia Piro, responsabile scientifico Pon01_02543,del dipartimento d’Ingegneria civile dell’Università della Calabria.

Il master, che si è sviluppato attraverso lezioni teoriche in aula, se-minari e presentazioni di casi di studio, laboratori e lavori di grup-po, nonché visite guidate e tirocini con lezioni tenute da numerosistudiosi provenienti da università italiane ed estere, per una duratacomplessiva di 1.500 ore in 12 mesi, è stato seguito da 15 laureatiin Ingegneria ed altre materie tecnico-scientifiche. È stato un per-corso di studio finalizzato a formare figure professionali in grado disupportare settori quali la pianificazione, la gestione del territorio ela tutela ambientale di enti pubblici locali, enti di ricerca ed impre-se. Sono state fornite, tra le altre, conoscenze specifiche in meritoal controllo degli afflussi e del carico inquinante alla rete di dre-naggio, alle tecniche e ai processi per il trattamento delle acque me-teoriche, ai benefici termo energetici (controllo del micro clima ur-bano e riduzione del consumo energetico negli edifici), alle poten-zialità di riuso delle acque meteoriche, alla gestione e all’ottimiz-zazione delle prestazioni acqua-energia di sistemi a verde pensile inclima mediterraneo, e alla componente ecologica delle innovativesoluzioni del drenaggio urbano sostenibile.A conclusione di questo percorso di studio e delle ricerche in mate-ria, previste dal progetto Pon, di durata quadriennale (2011/2014),è stata organizzata, nella sede dell’University Club dell’Universitàdella Calabria, una cerimonia di consegna del diploma del Masterai quindici allievi ed una intera giornata di discussione, che dopouna introduzione della prof.ssa Patrizia Piro e i saluti del rettore,Gino Mirocle Crisci, nonché dell’assessore regionale alla Cultura,Mario Caligiuri, si è entrati nel merito attraverso un collegamentoin video conferenza con il dottor Fabrizio Cobis, del Miur, che haparlato dell’azione del suo ministero a sostegno della nuova im-prenditorialità innovativa, non trascurando una grande attenzioneverso tutto quello che l’Università della Calabria produce in mate-ria di ricerca scientifica utilizzando i fondi strutturali dell’Unioneeuropea.Investimenti e riscontri positivi ricono-sciuti dalla stessa Regione Calabria, chesecondo l’assessore Caligiuri è impegna-ta a predisporre una nuova programma-zione prevista nell’ambito dei fondi strut-turali per il periodo 2014/2020, con fortericaduta in termini di occupazione giova-nile; mentre per il rettore, Gino Crisci, èfortemente apprezzabile il dato scaturitodai concorsi nazionali per l’abilitazionedei ricercatori il cui dato nazionale si è at-testato attorno al 56%, a differenza di quel-lo dell’Università della Calabria che si ècollocato sul 66% degli abilitati.La giornata di discussione, prima dellaconsegna delle pergamene agli allievi delmaster, è entrata nel vivo con una rela-zione della professoressa Patrizia Piro, re-sponsabile scientifico del progetto Pon in questione, trattando il te-ma “Servizio di gestione integrata e sostenibile del ciclo acqua-ener-gia nei sistemi di drenaggio urbano”, in cui sono stati focalizzati tut-ti i percorsi di realizzazione del progetto, sia dal punto di vista scien-tifico che formativo, creando le condizioni di un rapporto stretto dicollaborazione con il mondo delle imprese con ricadute occupazio-nali per i giovani coinvolti, nella prospettiva di una nuova forma dicollaborazione più ampia con un nuovo progetto denominato “Unical-mente sostenibile”, al cui interno gravitano la confluenza di tante

esperienze legate all’acqua-energia, cibo-salute, ambiente-rapportisociali, nella prospettiva di trasformare il campus di Arcavacata inun laboratorio sperimentale trasferibile di convivenza sociale, civi-le e democratica, avendo nuovi strumenti e forme di governo conservizi tecnici - amministrativi legati all’innovazione tecnologicacon in primo piano una rete sinergica di collaborazione.Sono poi seguiti gli interventi di Antonio Cenedese, del dipartimentodi Ingegneria civile e ambientale dell’Università “La Sapienza” diRoma, che ha trattato il tema “L’isola urbana di calore”, facendo ri-ferimento ad un altro progetto Pon in corso di svolgimento nel Lazio,ma legato alle forme di sperimentazione del progetto Pon coordi-nato da Patrizia Piro nell’Università della Calabria; nonché diGiacomo Martirano, della società Epsilon Italia srl, che in poche pa-role ha spiegato il significato dell’imprenditorialità innovativa, pas-sando dalla teoria alla pratica, con la creazione di uno specialistadell’informazione geografica.

Il momento della consegna della pergamena agli allievi del masterè stato quello più gioioso che ha coinvolto anche i familiari di:Michele Turco, Giuseppe Brunetti, Serena Francesca Salamone,Stefania Dramisino, Olga Caruso, Mariannunziata Mazza, RiccardoVergari, Mauro Bonifacio Giuliano, Domenico Pucci, AnnalisaCaccione, Carla Esposito, Domenico Ferraro, Simone Veltri, WilliamCimitile Cortese.

Come sottolineato si sono qualificati dal punto di vista professio-nale acquisendo conoscenza in grado di supportare settori quali lapianificazione, la gestione del territorio e la tutela ambientale di en-ti pubblici locali, enti di ricerca e imprese. Sono state fornite, tra lealtre cose, conoscenze specifiche in merito al controllo degli afflussie del carico inquinante alla rete di drenaggio, alle tecniche e ai pro-

cessi per il trattamento delle acque me-teoriche, ai benefici termo energetici, al-le potenzialità di riuso delle acque me-teoriche, alla gestione e all’ottimizzazio-ne delle prestazioni acqua-energia di si-stemi a verde pensile in clima mediterra-neo, e alla componente ecologica delle in-novative soluzioni del drenaggio urbanosostenibile.Tutti argomenti ed analisi formativi og-getto di approfondimento nella sessionepomeridiana con relazioni ad opera deglistessi allievi del Master, con rapporti dilavoro sia all’interno dell’Università del-la Calabria, che in imprese private, qualila Epsilon Italia srl, la Zecca Spa (Serviziprogettazione appalti), la SM&S srl, laSering ingegneria srl.Obiettivo del Pon - è stato sottolineato de-

ve essere la coniugazione tra il mondo dell’impresa e il mondo del-la ricerca, da realizzarsi attraverso una sintesi, difficile ma indi-spensabile, tra quelle che sono le buone pratiche dell’impresa conle buone pratiche dell’accademia. E quanto abbiamo visto durantequesta esperienza e giornata di lavoro ne rappresenta una cartina ditornasole a vantaggio di questi giovani e non solo, dal momento ch’èin gioco una nuova immagine dell’Università quanto lo svilupporeale della Calabria.

Franco Bartucci

sabato8 marzo 2014

X

Ecco gli esperti in gestione integrata e sostenibile del ciclo acqua-energia nei sistemi di drenaggio urbano

Dottori per l’ambiente

Dall’Unical i nuoviprofessionisti del verdeDall’Unical i nuoviprofessionisti del verde

Col sostegnodel Ministerodi IstruzioneUniversitàe Ricercascientifica,nonchédel Ministerodello SviluppoeconomicoIl tuttocoordinatodallaprofessoressaPatrizia Piro

Scatti dal masterQui sopra, la consegnadelle pergamene

Page 11: Voce ai giovani

Il coordinamento di Federparchi Calabria, guidato da Sonia Ferrari(presidente dell’ente Parco nazionale della Sila), in una lettera indi-rizzata al presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, e agli as-sessori al Bilancio e alla Programmazione nazionale e comunitariae all’Agricoltura e Foreste, rispettivamente Giacomo Mancini eMichele Trematerra, pone l’accento su alcune questioni ritenute mol-to rilevanti e urgenti.In vista della nuova programmazione comunitaria, ed in particola-re in relazione alla nuova programmazione dei fondi Psr (Piani disviluppo rurale), Federparchi Calabria sottolinea come la leggeQuadro sulle aree protette, n. 394 del 1991, prevede all’art. 7 che aicomuni il cui territorio è compreso entro i confini di un parco na-zionale sia attribuita priorità nella concessione di finanziamentidell’Unione europea, statali e regionali, richiesti per la realizzazio-ne, sul territorio compreso entro i confini del Parco stesso, di alcu-ni interventi, impianti ed opere. Nella programmazione regionalecomunitaria 2000-2006 i Parchi sono stati considerati soggetti be-neficiari solo nell’ambito della misura relativa alla Rete Ecologica.Successivamente, con la programmazione 2007-2013, è stato pos-sibile beneficiare in particolare delle misure del Piano di rvilupporurale. È per questo che le aree protette calabresi, guidate dalCoordinamento regionale della Federazione dei Parchi, auspicanoche la Giunta regionale emani una declaratoria di recepimento deldettato normativo al fine di indirizzare i prossimi strumenti di pro-grammazione economica regionale in tal senso.

La prossima programmazione comunitaria 2014-2020, come è no-to, sarà rivolta principalmente alle aree interne e marginali. Con laricollocazione del “Poin (Fesr) Attrattori culturali, naturali e turi-smo” e, si spera, con il “Pain (Fas) Attrattori culturali, naturali e tu-rismo”, i 90 comuni calabresi i cui territori ricadono nei tre grandiParchi nazionali potrebbero ottenere significativi benefici econo-

mici. In tale programma, infatti, i territori dei tre Parchi nazionalicalabresi, e comuni contigui, sono stati individuati quali poli attrat-tori su cui investire risorse e gli enti Parco potrebbero essere sog-getti candidati a coordinare tali finanziamenti, secondo queste emer-genze da valorizzare: il Polo delle Montagne blu il Parcodell’Aspromonte; il Polo degli Alberi bianchi il Parco del Pollino;il Polo dei Giganti e delle Fate il Parco della Sila.In più, considerando l’importanza della candidatura del Parco na-zionale della Sila al riconoscimento MaB (“Man and biosphere”)dell’Unesco, rafforzata dal coinvolgimento di una considerevoleparte del territorio regionale (66 Comuni) e di ben 45 partner pri-vati e pubblici (associazioni di categoria, sindacali, ambientaliste,centri di ricerca, università, etc…), sarebbe opportuno - si scrive nel-la lettera - prevedere di destinare apposite misure a sostegno di que-sto ambizioso progetto. Ciò in virtù delle opportunità che il pro-gramma MaB offre rispetto alle future ipotesi di sviluppo regiona-le e, dunque, alla possibilità che lo stesso venga inserito tra le prio-rità del prossimo Por Calabria.Federparchi Calabria segnala, inoltre, altri interventi strategici perlo sviluppo sostenibile delle aree protette della regione, da realiz-zarsi nell’ambito della nuova programmazione comunitaria, qualilo sviluppo di forme di ospitalità diffusa, la valorizzazione delle ri-sorse enogastronomiche del territorio come attrattive turistiche, quel-la dei musei dei parchi, la realizzazione di una rete museale dellearee protette, anche informatica, il miglioramento dei servizi di ac-coglienza e d’informazione sul territorio con la creazione di puntiinformativi, l’implementazione dei servizi di guida ed altro ancora. È per tutte queste ragioni che il coordinamento regionale diFederparchi in conclusione auspica la nascita di un tavolo tecnicotra la presidenza, la direzione generale della programmazione re-gionale e i tre presidenti dei Parchi nazionali calabresi, al fine di de-finire modalità e tempi di attuazione di tutto quanto evidenziato.

sabato8 marzo 2014

XI

Alberi in fila

Federparchi Calabria scrive al presidente Scopelliti in vista della programmazione comunitaria 2014-2020

Il verdeè uguale per tuttiIl verdeè uguale per tutti

La leggeprevede cheai comuni ilcui territorioè compresoentroi confinidi un Parconazionalesia attribuitapriorità nellaconcessionedi finanzia-mentidell’Unioneeuropea,statalie regionali

Page 12: Voce ai giovani

Si svegliavano quando ancora ci sarebbero state almeno quattro, cin-que ore di notte. Si svegliavano perché avevano cominciato a dor-mire col pensiero che l’indomani sarebbero andati in comitiva aPolsi. E la gita a Polsi, alla Madonna della Montagna, pur essendoun fatto di passione religiosa, era dominata dalle scene tra comitiveche godevano dello stare assieme in grande felicità e divertimentoal suono di tamburi, organetti, zampogne e fisarmoniche, ballandoe cantando, senza mai stancarsi e sempre avendo dimenticato ognitristezza e guaio della vita quotidiana. Andavano a piedi. Alcuni, imeno arditi, all’inizio viaggiavano sul cassone di un camion.L’appuntamento, dopo tanti anni, è rimasto sempre lo stesso per lagente di Fossato e Cardeto, di Bagaladi e di Motta, di Montebello eCondofuri, di Bova, di Palazzi che, dopo ore di cammino, s’incon-travano con i provenienti dei paesi di tutta la Piana tirrenica, e deicentri aspromontani ionici e tirrenici, al casello della Forestale. Lì,da Taurianova (una volta chiamata Radicena), Cittanova, Molochio,Rosarno, Palmi, Gioia Tauro, Rizziconi, come da usanza consoli-data da anni ed anni di tradizione, si ritrovavano assieme in pienamontagna, dove adesso sorge la diga del Menta, e si mettevano aballare, a suonare, ad usare tutti i loro strumenti musicali e la loropassione di persone in pellegrinaggio, verso la Madonna di Polsiche veneravano da tanto tempo e nessuno mai dimenticava.

La festa ricorre il due Settembre, ma le comitive vi andavano moltigiorni prima e restavano, tra quelle montagne, per venerare la VergineMaria della Montagna, in quelle zone sperdute, “in capo al mondo”come dicevano, e nessuno si curava del tempo se qualche rara vol-ta, tendesse ad essere minaccioso. Solitamente, il tempo era serenoperché, alla fine di agosto e per metà settembre vi erano giornate disole, di caldo e quasi mai di pioggia. Il primo momento di adunatasi verificava in un punto, tradizionalmente ritenuto adatto, del pro-prio paese o di una certa campagna. Si partiva da tanto lontano, percome recitava una bella canzone, per “adorar la vergine Maria” por-tando un dono, il proprio amore, la propria porzione di affetto e diriconoscimento verso il Santuario e la statua che per la circostanza,proprio il due Settembre, giorno della festa, veniva portata in pro-cessione dai devoti, nelle campagne circonvicine, piene anche di ca-se che per il resto dell’anno sarebbero rimaste quasi vuote. Eranogiorni di grandi agitazioni e a Polsi s’incontravano comitive prove-nienti da mille altre parti. I pastori procuravano gli agnelli e i ca-pretti da fare arrosto per i festanti. Sotto gli alberi lo spazio era pie-no di capannelli di amici che si divertivano, si assiepavano attornoa coloro che ballavano, impegnando uno spiazzo a ruota nel centro,mentre tutti stavano attorno come in un teatro romano. Gente cheandava da una parte all’altra; che guardava chi ballava e “facevaruota”. Ogni ballo aveva un organizzatore detto “mastro di ballo”echi voleva ballare doveva avere il suo consenso. Nella parte vicinaalla chiesa era un pienone di gente: grandi, vecchi, giovani e bam-bini erano lì per un voto e per portare doni alla Madonna alla qualein molti chiedevano un miracolo.

“Si voliti vui, nchianai cu scecccu e mindiscndu a pedi” o Madonnamia, diceva chi aveva bisogno di un miracolo per guarire da una ma-lattia, magari alle gambe. Molti vi andavano a piedi o con l’asino sedovevano portare un ammalato da più tempo che non riusciva a cam-minare, o che aveva qualche malattia dichiarata inguaribile, e dopoavere sperimentato ogni forma di medicina e consultato medici ditanti paesi. Molti si erano rivolti perfino a specialisti di città dell’al-ta Italia. Avevano portato in giro, sperando nella guarigione, i pro-pri cari sofferenti delle malattie più disparate; senza risultati ed aven-do in tanti perso pure la speranza. Rimaneva però a loro la fede dipotere usufruire di un miracolo della Madonna della Montagna. Ela pregavano, la imploravano. Si rivolgevano a lei con preghierecommoventi, pianti, voti. C’era chi faceva il voto di trascinarsi apiedi per tutta la chiesa, magari strisciando la lingua per terra; chi

camminava scalza per tutta la processione; chi portava in voto unsimbolo della parte ammalata del corpo. Un piede di cera, una gam-ba, un cuore, una qualunque cosa che potesse testimoniare l’am-malato, magari non presente per una grave malattia di cui soffrivae per la quale non aveva potuto nemmeno presenziare a quell’an-data devota per invocare la Madonna perché facesse il miracolo diuna guarigione. La pregavano perché intercedesse presso Dio per-ché operasse un miracolo. Tutti erano commossi dinanzi a tanta fe-de.

Si ritrovavano paesani ed amici di ogni dove. E tutti si sentivano fe-lici, contenti, appartenenti allo stesso mondo di credenti e di devo-ti senza fine. Non mancavano comitive provenienti da grandi pae-si del Centro e del Nord d’Italia. Qualcuno veniva anche dall’este-ro. Tanti emigrati tornavano al paese natio proprio nel periodo cheavrebbe consentito loro di partecipare ad una comitiva di pellegri-ni devoti. Esiste anche un’immensa produzione di musicassette concanzoni in dialetto, al suono di tamburello e zampogna, e tanti arri-vavano a Polsi con la propria motoape o con un camion attrezzatoper vendere le musicassette, i cd e i dvd e attorno ai punti vendita siassiepavano per comprare, ascoltare, di sentire una delle tante mut-tette e canzoni appassionate di pellegrini in cerca di un miracolo, in-vocanti anche con canti personali, un aiuto alla Madonna, un inter-vento perché qualcuno della propria famiglia venisse guarito o al-lontanato da ogni male che imperversava tra il popolo impotente eprotetto solo dal manto divino. Si passavano giorni e notti in pienaallegria e sempre con balli continui, interrotti solo per entrare nellachiesa per adorare la Vergine Maria della Montagna. E si salutava-no, si volevano bene durante i giorni di festa, tra quelle montagneche, da una parte e dall’altra della valle dove sorgeva il Santuario,si ergevano lasciando libero il luogo in una valle dove, su un carro,per come si narra, era stata portata la Madonna che doveva mostra-

sabato8 marzo 2014

XII

Il racconto

Si svegliavano perché dormivano col pensiero che l'indomani sarebbero andati in comitiva a Polsi

Devozione e folkloreper la MadonnaDevozione e folkloreper la Madonna

di Giuseppe Aprile

La gitapur essendoun fatto di passionereligiosa,era dominatadalle scenetra comitiveche godevanodello stareassiemein grandefelicità edivertimentoal suonodi tamburi,organetti,zampogne efisarmoniche

Page 13: Voce ai giovani

re, dove si sarebbero fermati i buoi di quel carro, avrebbe gradito lacostruzione della sua chiesa.È stato proprio un carro, su cui vi era la Madonna, che, fermandosiin quel luogo, dopo avere superato ogni forma di ostacolo, avevaindicato il volere divino perché si costruisse la sua chiesa e dove ungiorno sarebbero arrivati i pellegrini per venerarla e adorarla. Questonarra la fantastica rievocazione dei credenti che si spiegavano cosìil perché in montagne, in terre sperdute, sorgevano santuari e luo-ghi di preghiera, di feste, di invocazione a Dio tramite l’interces-sione di un santo.

Si hanno, per queste tradizioni, tanti Santi miracolosi in altrettantiposti di pellegrinaggio. Vi sono i santuari in aperte campagne, tramonti lontani, in luoghi disparati. Così si hanno, da molte genera-zioni, i santi più miracolosi e venerati, che ricevono le maggioricompagnie di pellegrini.La Madonna del santuario di Bombile che ha voluto addirittura lachiesa scavata dentro una roccia grandissima e vastissima, a cui sigiungeva dopo aver sceso una scala di cento e più gradini scavati,anch’essi, nella roccia e resistenti nel tempo fino a che, nei tempimoderni, i gradini di roccia sono stati sostituiti da gradinate di ce-mento.Noti sono i santuari della Madonna di Seminara, dei Santi Cosimo eDamiano a Riace dove si celebra una delle più grandi feste paesa-ne di tutto il meridione d’Italia. Tutti i paesi della nostra terra diCalabria hanno momenti di festa e di venerazione per un santo. Sicelebra ovunque la festa di un santo che si ritiene il Patrono. Ed ognianno si festeggia con processioni, musiche, divertimenti vari, fuo-chi di artificio, i giganti, tamburi, complessi di ballo, orchestre. Nonc’è paese che non abbia il suo Santo patrono. Anche nelle contrademeno abitate e più sperdute si hanno le chiese, il luogo dei festeg-giamenti.

Anticamente la festa del santo patrono e i pellegrinaggi presso san-tuari e santi da venerare, costituivano il solo momento di svago col-lettivo, un momento quasi unico dell’anno, dove tutti vestivano anuovo, si incontravano, si divertivano, facevano giochi e schiamazzi,usavano i momenti di raccoglimento e di preghiera per un santo cuisi erano rivolti per protezione da ogni malattia. Anche il nome cheognuno ha è il nome di un santo. Persino i paesi portano spesso ilnome di un santo. Ci sono paesi e luoghi che sono conosciuti e ri-cordati da gente esterna solo perché luoghi di culto, perché in essisi venera un santo o c’è una chiesa particolarmente bella, antica, chetestimonia tradizioni del luogo che non devono morire. I paesi so-no ricordati, a volte, per l’importanza delle feste che in essi si fan-no ogni anno. In terre come la Calabria la religione è pane per i den-ti di tutti. Non c’è quasi persona che non abbia a che fare con il sen-timento religioso. In ogni paese c’è un prete, una chiesa, un Santuario,una ricorrenza per l’arrivo del vescovo, per la celebrazione di unafesta particolarmente voluta e celebrata con contributi anche di emi-granti oramai da una vita residenti in Australia, in Argentina, inAmerica o nei centri di Europa come la Germania, la Francia, ilBelgio.

Attorno alle tradizioni popolari particolarmente legate a fatti reli-giosi, s’è costruito il folklore fatto di musiche con chitarra, mando-lino, zampogna, tamburi, ciaramelle, lazzarino, fisarmonica e can-tanti quasi sempre dotati di una voce assai piacevole. La storia diqueste zone è spesso testimoniata dalle canzoni e dal folklore cosìcome ogni gesto umano ed ogni carattere delle popolazioni indige-ne. Anche nella vita contemporanea, nel comportamento della gen-te, nel linguaggio, nei caratteri si manifesta la derivazione dalle an-tichità delle zone e dei popoli. Si studiano i comportamenti attuali,spesso per capire la storia passata e la provenienza della gente. Inoltre,in occasione delle feste si tenevano i mercati che si dividevano indue forme particolari: quelli dei prodotti alimentari e di abbiglia-mento e quelli degli animali (maiali, pastorizia, pollame, asini. ca-valli, buoi).Molti luoghi e molte feste erano anche ricorrenze per questi tipi dimercato, detti fiere. Il mercato era il punto dove si manifestavano lecaratteristiche della vita delle intere famiglie locali. Si vendevanoattrezzi di campagna, ruote di carro e carrozzino, pertiche per l’ab-bacchiatura delle olive, tridenti per l’aia, falci. Oggi abbiamo le mac-chine agricole ed il relativo mercato dove ognuno si reca per at-trezzarsi di mezzi in uso nel mondo dell’agricoltura, per quel pocoche è rimasto. Molti, però, dicono: “Non va trascurata la campagna;ad essa tutti ci dobbiamo ritornare. Dobbiamo ricordare che ognibene viene dalla terra. La terra è sempre un bene di Dio, la nostraforza, la nostra storia. Dalla terra si ricava tutto. E prima o poi dob-biamo ritornare ad essa”. Si dice questo perché l’attuale economia,su base industriale, ha costretto la gente ad allontanarsi dalla terra ea dedicarsi al lavoro dell’industria metalmeccanica, chimica, tessi-le, di costruzioni.

Il mondo ha bisogno maggiormente di beni da consumo, e a bassocosto, oltre che di prodotti puramente industriali in base alle carat-teristiche della vita di oggi e dei suoi tempi basati sulla rapidità esull’uso particolarmente intenso del tempo, oltre che sulle abitudi-ni nuove che hanno investito la vita della nostra gente. Anticamente,per avere un frutto della terra, che era comunque meraviglioso e ge-nuino, dovevi aspettare il tempo della sua maturazione. Si viveva diabitudini e usi locali. Oggi, in tutte le stagioni hai i prodotti più di-sparati. Ci sono “le serre” e grossi capannoni che ti consentono difare frutti in ogni stagione perché dentro c’è il clima adatto. Sonopoche le produzioni agricole che restano legate alla propria stagio-ne. Con il fatto pure che i commerci sono internazionali e i prodot-ti viaggiano da paese a paese, dentro e fuori l’Europa, in campomondiale, puoi avere frutti che provengono da lontani paesi dove èestate quando da noi è inverno. Di questo rimane estasiato l’anticocontadino.Ciccio Abruzzese, uomo di oltre la novantina, dice: «Una volta permangiare la melanzana dovevi aspettare l’estate, coltivarla con su-dore e sacrificio. Oggi la puoi trovare in qualunque mese dell’annoe con pochi euro hai quanto non producevi in una intera stagione dilavoro e di sacrifici. Lo hanno fatto anche per stravolgere vecchie eantiche abitudini. Ma i prodotti non sono più genuini e saporiti».«Ma la cosa migliore» incalza Pietro, «è quando mangi nella sta-gione giusta il frutto del suo tempo». «Anche per il mangiare» ag-giunge Cosimo, «ogni frutto ha il suo tempo e i frutti vanno man-giati secondo tradizione. Così non fanno mai male» finisce.

sabato8 marzo 2014

XIII

Il racconto

Andavano apiedi. Alcuni,i meno arditi,all’inizioviaggiavanosul cassonedi un camionDopo tantianni l’appun-tamentoè rimastosemprelo stessoper la gentedi Fossatoe Cardeto,di Bagaladie di Motta,di Montebelloe Condofuri,di Bovae di Palazzi

Page 14: Voce ai giovani

È stato presentato nei giorni scorsi presso la sala convegni della par-rocchia della Beata Vergine di Lourdes di Rende, il libro di poesiavernacolare di Gaetano Caira dal titolo ‘a Speranza. Nella quarta dicopertina si legge: «La poesia è l’unico modo che conosco per me-tabolizzare i fatti della vita (...) con la semplicità e l’immediatezzapropria del dialetto». Il libro che è stato introdotto dalla poetessaAnna Laura Cittadino e esposto dagli interventi di Fabio Liparoti,Franco Calomino, Maria Chiovarelli, Angela Gallo e Ciccio de Rosee stato intermezzato dalle canzoni della cantautrice Raffaella Scarpellie con la presenza di Gaetano Caira, l’autore che abbiamo incontra-to nei minuti che hanno preceduto la presentazione e ci ha stupitoper la sua calma e serenità di animo e di sguardo forse dovuto aglianni passati nella chiesa come presidente dell’Azione cattolica del-la parrocchia Madonna di Lourdes. Tra il pubblico tutto il mondodell’associazionismo cattolico e culturale tra cui il professor Intrieri,direttore dell’Archivio diocesano e tantissimi poeti noti ed emer-genti del Cosentino. Una sala stracolma di amici, simpatizzanti eamanti del bel canto poetico, soprattutto di lingua madre, il dialet-to. Nel testo anche un omaggio al poeta delle Serre cosentine,Ferruccio Greco tra i maestri del “parlar materno” e alla sua fami-glia, in particolare al nipote Ferruccio Jr.

Il poeta ci ha spiegato che la speranza nel gergo ricorrente è la sem-plice parola che accompagna ogni nostro agire; ognuno di noi, ag-giunge, nutre la speranza di migliorarsi.Gli abbiamo chiesto il perché della scelta di fare poesia vernacola-re: «Perché esprime meglio ciò che è il mio poetare. Amo scriveredi tutto, tutto ciò che ho sotto agli occhi è stimolo per creare e trar-ne una lirica e metterla sui fogli. Nel libro c’è un poco di tutto dal-l’amore, ai personaggi che ho conosciuto e hanno rappresentatoqualcosa per me, però c’è anche tanta fantasia. La poesia che uso èun’osservazione accurata della vita sociale, religiosa, della famigliae della comunità. Ciò che è sotto gli occhi oggi è davvero tanto percui non trovare stimoli e spunti è impossibile tanto nello scrivere,quanto anche con gli amici».Il verso usato dal nostro poeta vernacolare è la rima baciata, che an-cora resiste in un ambito poetico in cui la rima è stata quasi sosti-tuita completamente dal verso libero; perché questa scelta? «Tantevolte le parole non riescono a soddisfare ciò che lo spirito vuole tra-sportare sulla carta, le parole sono difficili a esprimere ciò che è ve-ramente dentro, cerco gli aggettivi antichi, che ho conosciuto da pic-colo che nel dialetto odierno sono scomparsi o mutati, ma che io dasempre trasporto nella mia poesia».

Cresciuto nell’ambito ecclesiale, la presentazione del testo nella par-rocchia della Madonna di Lourdes non è quindi un caso; iscrittoall’Azione cattolica dei ragazzi dal 1943, sono tantissimi anni cheha sempre praticato con regolarità l’ambito della chiesa locale e an-cora oggi offre collaborazione e servizio nel Consiglio pastorale eAffari economici della parrocchia e ci dice che presentare le suepoesie alla Madonna di Lourdes comporta più che un semplice mo-tivo di soddisfazione, ma un grande senso di appartenenza e di for-te fede.La sua passione per la poesia nasce quasi per gioco tra i compagnidelle scuole elementari, riuscendo a mettere nero su bianco quegliaccenti dialettali che provenivano da altre parti del territorio. La pas-sione è andata maturando nel tempo e l’autore ha scritto ben 496poesie anche se le prime non le ha mai pubblicate sono con menocarattere rispetto alle ultime, come il poeta Caira afferma, ma inco-mincia a pubblicare dal 2002, tutti testi che hanno come soggettoun elemento o un modo di dire del vivere quotidiano comePampuglie, Stiddri; e anche elementi della vita culinaria povera del-la cucina calabrese come A Vitarva. E adesso arriva ‘a Speranza e,aggiunge Caira, «con la speranza di andare avanti e di produrre qual-che cosa ancora».È iscritto ad alcune associazioni culturali di poeti: la Bottega degliHobbies di Castrolibero, La GueCi di Rende e Tradizione e Futuroancora di Rende.Nella quarta di copertina Caira non si definisce un poeta, ma piut-tosto la poesia è sfogo e luce, che, soprattutto, arrivato all’anzianitàrischiara come barlume nel buio di alcune giornate. Nel testo perònon mancano alcuni riferimenti alla poesia impegnata come A mun-tagna vrùscia in cui il riferimento ai roghi estivi che danneggianole terre calabre porta come in un volo subitaneo il poeta alla bruttu-ra della guerra agli aeroplani, che lanciavano bombe sulle città in-difese e ora sono i soli a poter spegnere la cattiveria, la stessa, del-l’uomo che cambia le scene ma non i personaggi. Così come i rife-rimenti politici alla figura più chiacchierata degli ultimi cinque an-ni e forse anche prima, che è il “Cavaliere nazionale” che tra pro-cessi e Tv vuole, e ci riesce con successo, mostrare a tutti come sta-re a galla forse, secondo il poeta Caira, l’unico modo per dargli quelmerito che si è attribuito da solo anni prima come un nuovo Messiasarà quello della Croce, che possa passare però solo attraverso «ilcacciargli la voce». Il testo è arricchito da alcune tele dipinte dallostesso Caira che rappresentano luoghi della sua infanzia e dei suoiaffetti più cari.

Lucia De Cicco

sabato8 marzo 2014

XIV

Versi e tradizione

La poesia vernacolare di Gaetano Caira

‘a Speranza.Per migliorarsi‘a Speranza.Per migliorarsi Gaetano

Caira

Presentatoil libropresso la salaconvegnidellaparrocchiadella BeataVerginedi Lourdesdi Rende

Page 15: Voce ai giovani

“Strade di coraggio... diritti al futuro!” è il titolo delle due giornatetrascorse nella diocesi lametina dagli scout dell’intera Calabria, sultema del coraggio di educare. Sabato 1 e domenica 2 marzo, nellestrade più centrali di Lamezia Terme, 650 scout calabresi dell’Agesci(Associazione guide e scout cattolici italiani) hanno raccontato sto-rie ed esperienze sul coraggio di amare, essere cittadini attivi, libe-rare il futuro e farsi ultimi con umiltà e azione. Un forum regiona-le delle comunità R/S che rappresenta, inoltre, un’occasione per lan-ciare i giovani verso la Route Rs nazionale, evento che il prossimoagosto vedrà coinvolti circa 30.000 giovani.I gruppi rover e le scolte calabresi (giovani tra i sedici e i venti an-ni) hanno condiviso, attraverso la presentazione di cortometraggi daloro elaborati, le letture critiche del proprio territorio per tradurle,poi, in esperienze di coraggio. Come affermano, in una nota lanciataprima dell’evento, alla stampa gli incaricati alla branca RS, MarinaGiglietta e Gianfranco Schirripa (che hanno coordinato il percorsoformativo a livello regionale): «L’incontro è esperienza di confron-to fra giovani che hanno scelto di vivere da protagonisti il loro tem-po, spendendosi in percorsi d’impegno per la propria terra. Una par-ticolarissima occasione di contaminazione culturale, nell’intento digenerare energie nuove e di costruire un’idea condivisa su comepossa essere concretamente incarnata la virtù del coraggio nei no-stri territori». Il tutto accompagnato dalla conferenza stampa, allaquale hanno partecipato l’assessore alle Politiche giovanili delComune ospitante, Rosario Piccioni, importante è stato l’incontrocon don Giacomo Panizza da sempre a fianco dei ragazzi e del suoterritorio e con i responsabili regionali, l’assistente ecclesiasticoAgesci Calabria, Concetta Greco, Fabrizio Marano e don MassimoNesci.Abbiamo intervistato tre responsabili dell’organizzazione delle duegiornate, Gianfranco Schirripa, Marina Giglietta e un capo scout delCosentino Silvia Reda. Gianfranco Schirripa (incaricato regionale e referente riguardo allafascia tra i 16 e i 20 anni condivide l’incarico con Marina Giglietta,lavorano su mandato regionale dell’associazione) ci dice: «L’eventoè stato promosso dall’Agesci Calabria all’interno di un percorso na-zionale, ispirato alla linea guida sul coraggio, per invogliare i ra-gazzi della fascia di età adolescenziale a individuare nei loro terri-tori azioni di coraggio per percorsi di cambiamento. L’evento vis-suto a Lamezia si volgeva in contemporanea alle altre Regioni d’Italia,in sostanza la stessa esperienza vissuta in modo differente secondole tipicità territoriali. Abbiamo chiesto alle comunità scout dellaRegione di individuare le caratteristiche del loro territorio, sui qua-li elementi principali impostare un percorso di impegno e attraver-so una serie di cortometraggi mostrarceli. Un festival del corto nelpomeriggio di sabato primo marzo, evento che era anche aperto alpubblico e alla partecipazione dei cittadini di Lamezia Terme, Cz.Attraverso questa norma abbiamo elaborato una sorta di mappatu-ra del disagio per valorizzare i percorsi positivi. Un lavoro di con-fronto per concludere sul come si diventa coraggiosi nel territorioCalabrese».Il coraggio è la riflessione cui il percorso associativo è stato chia-mato a riflettere; allargando la stessa riflessione al movimento per-ché diventi elemento di stimolo per sviluppare energie nuove e po-sitive capaci di generare strategie per il cambiamento, teso alla co-

struzione di buoni cittadini per una Cittadinanzattiva. Il fatto di ri-trovarsi assieme per tutti questi giovani ha realizzato un bel colpod’occhio, corredato con le associazioni del territorio che sono stateinvitate a intervenire. Il palazzetto dello sport di Lamezia Terme haospitato la tavola rotonda per comprendere da chi vive il coraggionella propria missione e professione quotidianamente il come fare.La mattina del 2, ci racconta ancora Gianfranco Schirripa, si è chie-sto ai ragazzi di condividere un’idea di coraggio e di come essa pos-sa diventare una virtù, in un canalizzare in un percorso condivisodel coraggio. L’evento nazionale atteso per l’estate nel Pisano saràil momento del confronto con l’Italia intera, idee che potranno rac-cordarsi e commutarsi in un manifesto comune che possa essere unasorta di carta dell’impegno ispirata dai giovani scout italiani.Marina Giglietta ci racconta del suo compito nelle due giornate:«Incaricata regionale alla Branca Rs, con Schirripa abbiamo rac-colto così come si è fatto a livello nazionale le considerazioni deigiovani, legate al percorso, iniziato da un anno e dal titolo Sulle stra-de del coraggio, Agesci. Chiedendo ai giovani la realizzazione deifilms brevi, che raccontassero le esperienze vissute da loro stessi econ l’invito aperto alla cittadinanza far vedere ad altri ragazzi leesperienze dei loro coetanei. Abbiamo costruito anche un villaggiodi stand di carattere locale e regionale descrivendo cosa fanno mol-ti giovani coraggiosi nella loro quotidianità. C’era il Progetto Policoro,l’associazione antiracket lametina e altre associazioni organizzatedel territorio che hanno raccontato ai visitatori la loro esperienza;incisiva la testimonianza di don Giacomo Panizza, che da tempo davoce a queste iniziative con la sua associazione sul fronte coraggio.Nello specifico il mio incarico è stato quello di curare i vari passaggitra il locale e il regionale. La bella cosa del percorso è quella cheun’associazione sta chiedendo a 30mila giovani italiani, che cosavogliono per il futuro e che cosa chiedono per la sua realizzazione.Occasione da cogliere, nel fatto che qualcuno sta chiedendo i desi-deri e i pensieri degli adulti del domani».Lamezia Terme non è solo il centro raggiungibile facilmente da tut-ta la regione, ma anche perché è da qualche tempo che un uomo co-me don Giacomo Panizza sta a fianco di queste iniziative, la scom-messa sul suo intervento era scontato anche altrove, ma il luogo insé è aperto alle tematiche della Cittadinanzattiva. Abbiamo raccol-to la testimonianza di Silvia Reda, uno dei capi scout dell’associa-zione del Cosentino: «Un evento molto partecipato, grande tappa diun percorso nazionale. Ci tenevamo a una larga partecipazione del-la cittadinanza lametina, e delle associazioni e per sensibilizzare ilterritorio. Personalmente è stata una bella esperienza, una manieradi confrontarsi con una grande opportunità per i giovani e raccon-tarsi attraverso strumenti anche importanti come il cortometraggio.Un arricchimento, che ha dimostrato l’importanza di essere corag-giosi attraverso l’amore, attraverso l’essere veri cittadini. È stato uti-le vedere i due livelli su cui si è svolto il tutto. Io ho vissuto il livel-lo del capo, che ha organizzato poi, c’era il livello di chi ha recepi-to la proposta. La mia esperienza di organizzatore, è stata entusia-smante, perché ho visto giovani con la voglia di confrontarsi e vis-suto un percorso precedente che è nato da novembre all’apertura de-gli occhi sul loro territorio, diventando giovani pionieri e di comela loro azione può essere utile anche per altri, magari più inconsa-pevoli della realtà e di come essa può essere cambiata nella sua cri-ticità. Un ringraziamento all’amministrazione comunale di LameziaTerme, che non si è tirata indietro in nessun caso, sia nella messa adisposizione delle strutture che nella qualità delle stesse, sia per leattività che per il dormire».

sabato8 marzo 2014

XV

di Lucia De Cicco

Pillole di fede

Scout di Calabria: il coraggio di educare

Strade che puntino al futuroStrade che puntino al futuro

Importantea Lamezia

è statol’incontro

con donGiacomoPanizza

da sempre al fianco

dei ragazzie del suoterritorio

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