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Settimanale indipendente di informazione Nella 6 a Giornata nazionale del Braille, per la libertà della dignità tra mille ostacoli, nel “firmamento dei magici puntini” Anno 37 - 23 Febbraio 2013 - Numero 8 euro 0,50 NOTE PER SOGNARE Le mani di Allevi sulla città di Cosenza UNA VITA SPEZZATA Abbraccio ideale per non dimenticare di Francesco Fotia di Federica Montanelli Aperte le iscrizioni all’associazione culturale “Romano Marino” Il più amato compositore classico contemporaneo arriva al Rendano

Voce ai giovani

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Sabato 23 febbraio 2013

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Settimanale indipendente di informazione

Nella 6a Giornata nazionale del Braille, per la libertà delladignità tra mille ostacoli, nel “firmamento dei magici puntini”

Anno 37 - 23 Febbraio 2013 - Numero 8 euro 0,50

NOTE PER SOGNARE

LLee mmaannii ddii AAlllleevviissuullllaa cciittttààddii CCoosseennzzaa

UNA VITA SPEZZATA

AAbbbbrraacccciioo iiddeeaalleeppeerr nnoonnddiimmeennttiiccaarree

di Francesco Fotia di Federica Montanelli

Aperte le iscrizioni all’associazioneculturale “Romano Marino”

Il più amato compositore classicocontemporaneo arriva al Rendano

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Far sì che la Calabria diventi una delle principali destinazioni turi-stiche internazionali è l’obiettivo della comunicazione e della pro-mozione presentata dalla Master Group di Gioia Tauro (Rc) all’ul-tima edizione della Borsa internazionale del turismo di Milano. Nellasua proposta ai principali tour operator nazionali e internazionalipresenti alla rassegna di promozione turistica, oltre a richiamare l’at-tenzione su alcune novità imprenditoriali calabresi riferite alle strut-ture di accoglienza presenti sul territorio, la struttura diretta dal ge-neral manager Lino Cangemi, attraverso una politica di sostenibi-lità unita all’innovazione dei servizi di qualità delle destinazioni pro-poste, ha saputo attrarre l’attenzione degli operatori del settore sul-le bellezze naturalistiche della regione Calabria.

In occasione della Bit, al mercato di riferimento italiano, la MasterGroup ha proposto il nuovissimo catalogo Calabria 2013: un pro-dotto molto apprezzato dalle agenziedi viaggio del Nord Italia, viste le nu-merose affiliazioni registrate al ter-mine dei vari incontri programmati.Per quanto riguarda il mercato stra-niero, la struttura di Gioia Tauro haproposto agli operatori del settore

giunti a Milano un cata-logo di promozione del-la Calabria in lingua rus-sa e un catalogo cosid-detto city break dove, ol-tre alle storiche destina-zioni italiane comeRoma, Firenze, Venezia,Milano e Napoli, è stataaggiunta la città diReggio Calabria. Moltopositivo il bilancio trac-ciato al termine dei nu-merosi incontri: sonostate incrementate, in-fatti, le cooperazioni diincoming con la stipuladi interessanti collabo-razioni con i mercati slo-vacchi, cechi, russi, po-lacchi e olandesi; inoltre,sono state concluse del-le particolari operazionituristiche, intensificando i circuiti di trekking inAspromonte e in Sila con la polacca Wloskie Podroze.

«Vista l’esperienza e i dati raccolti nelle nostre sedi diPomezia (Roma) e Moncalieri (Torino), ormai è dive-nuto sempre più evidente - ha affermato Cangemi allachiusura dell’edizione 2013 della Bit di Milano - comeil sostegno e lo sviluppo del turismo richiedono un for-te impegno comune, volto a coinvolgere e coordinarele forze di soggetti privati e istituzionali, chiamati ad

operare in sinergia tra loro. Si tratta di un processo laborioso ed ar-ticolato, ma assolutamente irrinunciabile. Ai nostri rappresentantilocali e a quanti dirigono il settore della promozione turistica dellanostra regione, rammentiamo che le attività e i prodotti turistici nonpossono e non dovrebbero essere delocalizzati, perché lo sviluppoturistico deve rimanere sempre un patrimonio del territorio su cuiquesto viene generato: unica e riconosciuta modalità da attuare perdeterminare delle condizioni stabili di sviluppo economico, socialee culturale, di cui necessita fortemente la nostra regione».

sabato23 febbraio 2013

II

La Calabria presentata all’ultima edizione della Borsa internazionale del turismo di Milano

Col sogno di diventare importanti

Il patrimonioturisticorichiedeimpegnoe coesione

Un momento delle trattativecon i tour operator internazionali

Sopra, una veduta notturna e una diurnadi due delle meravigliose

località calabresi

Una vetrina che vaoltre il vetroUna vetrina che vaoltre il vetro

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Il secondo “Raduno delle imprese eretiche” è ormai prossimo. Anchequest’anno l’obiettivo sarà quello di mettere insieme, per due gior-ni, sabato 16 e domenica 17 marzo, uomini e idee che possano im-primere una svolta decisa alle sorti di questa regione e della nazio-ne tutta. L’iniziativa nasce dalla consapevolezza del bisogno, da parte dellasocietà post-moderna, di eretici, ovvero di persone che hanno mes-so la sfida dinnanzi ai loro occhi ed hanno affrontato la vita con ere-sia, scegliendo una strada differente, sfatando luoghi comuni, an-dando laddove altri credevano fosse impossibile andare.«Gli imprenditori eretici - afferma Nuccio Cantelmi presidente del-l’associazione Ereticamente - non sono solamente titolari di azien-de o di attività commerciali. Sono uomini che hanno tracciato uncammino ed hanno intrapreso una sfida, in un senso non conven-zionale ed innovativo. Sono questi uomini che possono insegnarciil rispetto delle tradizioni, la forza del legame solidale, la gioia deldono e della condivisione, l’amore per la terra e per i suoi frutti na-turali, la bellezza del paesaggio, il sapore del genuino, la passioneincondizionata».Oggi c’è bisogno di eretici per uscire da una crisi che appare senzafine, per sconvolgere il modo comune di pensare e di agire, per re-mare controcorrente ed inventare nuove strade mai prima battute odimenticate da troppo tempo per essere ripercorse.Ma che cos’è un’impresa eretica?Un’impresa eretica è un’impresa (intesa non solo come attività eco-nomica, ma come risultato dell’azione dei singoli) responsabile, cheadotta i valori dell’etica hacker:· la passione per ciò che si fa · la libertà di pensiero e di informazione · la responsabilità sociale e individuale · l’apertura agli altri e la condivisione · il valore sociale delle proprie azioni · l’attività e la ricerca da contrapporre alla passività

e all’assistenzialismo · la creatività come motore del cambiamento Un’impresa eretica inoltre:· non basa sui finanziamenti pubblici la sua principale fonte

di finanziamento · è espressione del territorio e ne asseconda la vocazione · ha un saldo, tra consumo di risorse e creazione di valore,

positivo · non persegue, quale unico misuratore del successo, la logica

stringente del profitto · ha dimensioni proporzionate alla propria capacità di mantenere

inalterate qualità e caratteristiche dell’attività · intesse relazioni ed è aperta a contributi esterni alla struttura

organizzativa · persegue, tra i suoi obiettivi, la crescita professionale e umana

dei propri collaboratori · è eco-sostenibile e solidale. Qual è l’obiettivo?Due giorni per confrontarsi e raccontare la propria sfida, per cono-scersi e gettare le basi di future trame. In questo tempo di vittimi-smo e assistenzialismo c’è bisogno di portare sotto i riflettori buo-ni esempi. Noi riteniamo che l’impresa, umana ed aziendale, ri-sponda pienamente a queste caratteristiche. La condivisione e l’o-rizzontalità tra tutti i partecipanti porterà a tessere nuove relazioni,ad intrecciare esperienze e delineare nuovi orizzonti.«Il raduno - afferma Massimiliano Capalbo, presidente di Orme nelParco e ideatore insieme con Nuccio Cantelmi del Raduno - serviràa dare nuova linfa a coloro che vivono ogni giorno in prima lineaseguendo la strada impervia della legalità e della sana imprendito-ria e, ciò nonostante, difendendo valori eretici come quelli sopra de-scritti. C’è bisogno di coesione e di confronto da opporre al silen-zio delle istituzioni ed alla solitudine di chi intraprende un percor-so differente. C’è bisogno di buoni esempi da divulgare e portareall’attenzione dei giovani per accendere nei loro cuori la voglia del-la sfida. C’è bisogno di sognare nuove frontiere e di spostare in làquelle attuali».Sabato 16 e domenica 17 marzo presso il Villaggio Mancuso, nel-

la Sila catanzarese, si ritroveranno i moderni eretici, per ascoltare letestimonianze di uomini e donne che hanno lanciato la propria sfi-da, per conoscere imprese solitarie ed esempi di condivisione.Questi “produttori di valore sociale” disegneranno nuove vie e trac-ceranno nuovi percorsi da seguire come esempio per il futuro dellanostra regione.L’augurio è quello di riuscire a far sì che il “Raduno delle impreseeretiche” non sia solo un momento di incontro ma sappia accende-re quella fiamma che muove verso il cambiamento che è già pre-sente nel nostro territorio sotto forma di tante scintille isolate chenon riescono, però, ad assumere la forma di un incendio capace dibruciare il passato della mediocrità, del vittimismo e della corrutte-la.La prima giornata sarà suddivisa in quattro sessioni, gli imprendi-tori eretici verranno ripartiti in quattro categorie, quelli animati dapassione, quelli che assecondano la vocazione del territorio, quelliche hanno scelto di condividere idee e conoscenze e, infine, quelliche hanno scelto la strada più difficile, più impervia.Il primo tema è quello della passione, in questo filone troviamo buo-ni esempi di eresia nelle amministrazioni pubbliche, al di là di ciòche normalmente si può pensare. Saranno presenti il dirigente set-tore programmazione e internazionalizzazione della Provincia diCosenza, Giovanni Soda, insieme col Financial manager dellaRegione Calabria dell’unità organizzativa di progetto “Relazioni in-ternazionali, politiche euro-mediterranee”, Nicola Mayerà, che rac-conteranno del successo riscosso dal progetto “Destination moun-tain”, sottoprogetto del miniprogramma “Robinwood Plus” del pro-gramma comunitario Interreg iv C, nato con l’intento di promuo-vere lo sviluppo socio-economico delle aree rurali, attraverso unapianificazione forestale partecipata e una gestione sostenibile delleforeste. Il progetto ha visto coinvolti “Orme nel Parco” in qualità distakeholder principale, la Provincia di Cosenza in qualità di capo-fila con il Parco nazionale della Sila, il Metsahallitus Natural HeritageServices (Finlandia) con la riserva naturale di Paliakka, il comunedi Dealu (Romania) con la riserva naturale biogenetica di Ivò WildlifePark in Harghita Mountains, il Comune di Reggio Calabria con ilParco nazionale dell’Aspromonte.Ci sarà, inoltre, il sindaco di Marzi (Cs), Rodolfo Aiello, che rac-conterà il progetto delle Casette dell’acqua che ha realizzato nel suocomune a beneficio (in termini di salute e di riduzione dei rifiuti) ditutti gli abitanti del comprensorio.Infine avremo “Coessenza”, un’associazione cosentina che coniu-ga un costante lavoro sul territorio per sostenere le diversità cultu-rali e tradurle in una dialettica di conoscenza e comprensione conuna attività editoriale sempre molto ricercata e controtendenza. Lascelta di pubblicare esclusivamente nei termini della licenza creati-ve commons, infatti, è una sfida ai colossi del settore perché con-sente a chiunque di avere libero accesso alla conoscenza senza li-miti e nella piena legalità.

sabato23 febbraio 2013

III

I bisogni della società post-moderna

Il 16 e 17 marzo uomini e idee uniti per imprimere una svolta decisa

alle sorti di questa regione e della nazione tutta

Il raduno degli ereticiIl raduno degli eretici

Imprenditori

eretici -affermaNuccioCantelmipresidentedellaassociazioneEreticamente- non sonosolamentetitolaridi aziendeo di attivitàcommercialiSono uominiche hannotracciatoun camminoed hannointrapresouna sfida,in un sensonon conven-zionalee innovativo

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La Giornata nazionale del Braille, la sesta dalla data istitutiva tra-mite la legge n.126 del 3 agosto 2007, costituisce un’occasione percatturare l’attenzione sul percorso compiuto nella sfera dell’inte-grazione, per i ciechi e gli ipovedenti. Diversamente da quanto sipossa immaginare, integrarsi, o meglio, cogliere tutte le opportunitàe, quindi, sentirsi liberi di esprimersi nel movimento fisico e men-tale la naturale umanità del menage giornaliero, è cosa ardua, diffi-cilmente alla portata di chi non ha il senso della vista, o di chi è mi-norato a causa di una delle tante patologie o malattie dell’occhio.Nello specifico, i tanti orpelli punteggianti la nostra dimensione or-dinaria rappresentano gli ostacoli che la società dell’immagine im-pone a chi il mondo può solo ascoltarlo e percepirlo unicamente coltatto: un grande lavoro di trasformazione, di adattamento, di rimo-dulazione è, quindi, necessario ai fini della semplificazione di im-magini e parole. Al riguardo, gli ausili e i percorsi facilitati sono ob-bligatori a scuola, ma fuori, nel mondo quotidiano, c’è poca atten-zione nei confronti di chi vuole vivere, da non vedente, una digni-tosa quotidianità.

Certo, il genio di Braille ci ha consentito di essere autonomi nell’ap-prendimento del sapere e della conoscenza formale, la magia deipuntini ci ha resi consapevoli della nostra intelligenza, e la loro stam-pa oggi ci consente di fruire di tutti i testi, ma ciò non basta per sen-tirci sicuri e consapevoli della nostra libertà, che è poi la libertà dalbuio, quel buio causante sofferenza per coloro i quali si trovano im-possibilitati a superare la tenebra in cui affonda le sue radici la bar-riera dell’indifferenza; la medesima barriera che l’Unione italianadei ciechi e degli ipovedenti, intende non solo superare, bensì ab-battere, donando prospettive nuove a coloro i quali, per troppo tem-po, sono stati prigionieri di un vizio sensoriale e di un vizio socia-le, ovvero ostaggi dei loro occhi egri e di una società malata.

Attraverso l’associazione operiamo quotidianamente per mediare elenire quel disagio e quel silenzioso conflitto, quella strisciante ten-zone opponente i ciechi e gli ipovedenti alla cosiddetta “normalità”,sempre inseguita e spesso vagamente agognata.

Basterebbe, per garantireuna buona qualità di vita, che il cieco o l’ipovedente potesse fruire dipoche cose essenziali, rispetto alla sua alterità; poche cose, ma api-calmente rilevanti, quali la conoscenza del metodo di scrittura e let-tura braille, indispensabile, come già argomentato, per svilupparecompetenze e abilità intellettivo-culturali, una buona autonomia nel-l’orientamento e la mobilità, città con poche barriere architettoni-che, una tecnologia assistiva più diffusa. Poche cose, insomma, lacui efficacia potrà trovare effettiva esplicazione solo nel supera-mento del pregiudizio; condizione, questa, prodromica affinché lecondizioni di pari opportunità, che in Braille e nel suo sistema di let-to-scrittura hanno trovato il suo più luminoso alfiere, possano con-cretamente aprirsi alla completa fruizione del minorato della vista.In questo senso, l’Uici Calabria, recentemente, ha dibattuto con au-torevoli esperti del settore, nel corso del simposio “Comunicare ol-tre il buio, come informare per integrare ed includere”, afferente-mente al sistema Braille, fondamentale strumento di sapere e cono-scenza, e, quindi, di emancipazione, anzi, di libertà per una catego-ria di persone ancora considerate, attraverso l’opaco filtro del pre-giudizio e della subcultura, limitate o, secondo un inesatto gergo do-minante, handicappate.

No! Noi non accettiamo questo! Noi abbiamo un sogno: il sogno divivere appieno tutti i più semplici e unici, e perciò, magici, attimidell’esistenza. Un sogno, questo, che ha contrassegnato l’esistenzadi Louis Braille che, come ha con passione illustrato Giuseppe

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IV

Quello che la gente non vuol vedere

di Annamaria Palummo presidente regionale Uici Calabria

Sesta giornata nazionale del Braille: la libertà della dignità tra gli ostacoli della società dell’immagine

Il firmamentodei magici puntiniIl firmamentodei magici puntini

Un’occasioneper catturare

l’attenzionesul percorso

compiutonella sfera

dellaintegrazione

per ciechie ipovedenti

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Terranova, vicepresidente nazionale dell’Uici, in occasione del sum-menzionato convegno, «per noi ciechi è una personalità, una guida,un maestro; è colui il quale ci ha liberati, con il suo genio e la ma-gia dei suoi puntini, dalle catene e dal condizionamento delle tene-bre, collocandoci in una dimensione umana di pari dignità socialee giuridica. Una personalità, quella di Braille, a cui è strettamentelegata l’attività dell’Uici, che cominciò la sua azione puntando sul-l’istruzione, sulla cultura, trovando nell’insegnamento di Braille ilfattore precipuamente rilevante del riconoscimento legislativo ai no-stri diritti di persone libere. Partendo dalla cultura, abbiamo dunqueconquistato, successivamente, gli altri diritti, che sono poi i diritti divivere, di approfondire le nostre conoscenze direttamente, senzal’ausilio di altri strumenti, i quali, pur agevolando diverse nostre at-tività, non potranno mai sostituire il braille, la sua capacità di farcientrare in comunione con un testo, con un poesia, con la bellezzadell’ingegno e dei sentimenti umani».

Il Braille come strada verso un’integrazione sostanziale, dunque;Braille, che anche nella nostra regione sarà degnamente celebratonella giornata di domani, con una serie di iniziative che vedrannoimpegnate le varie sedi provinciali. In particolare, aCosenza si svolgerà una conferenza stampa,mentre il consueto convegno a tema, orga-nizzato annualmente (che, nell’occasione saràincentrato attorno alla figura di VincenzoFederici, pioniere calabrese del sentirePatriottico) verrà posticipato, a causa delleimpellenti elezioni politiche, al 21 di marzo,presso la Biblioteca nazionale di Cosenza.Nella provincia di Vibo Valentia, invece, leiniziative avranno luogo a Filadelfia, ovel’Uici sarà ospite di un liceo scientifico. Qui,accompagnati da alcuni dirigenti, i rappre-sentanti provinciali dell’Unione incontreran-no una quarta ed una quinta classe, ai quali siillustrerà o il valore del sistema di lettura e scrit-tura Braille e di tutti i mezzi ed i metodi uti-lizzati dai ciechi e dagli ipovedenti per co-municare. Approfittando anche dellapresenza degli insegnati, ci si sof-fermerà sul problema dell’inte-grazione scolastica nei suoi di-versi aspetti. Per quanto riguar-da Reggio Calabria, la localesezione provinciale dell’Uiciha già organizzato per il 21febbraio un incontro-dibattitosulla figura di Louis Braille esul suo sistema di scrittura, al-la presenza del presidente e dialcuni assessori dell’ente, conla presenza di un rappresen-tante del Provveditorato e della Biblioteca comunale di ReggioCalabria, dirigenti scolastici e studenti frequentanti gli istituti di scuo-la media superiore.Iniziative analoghe si sono avute a Catanzaro, ove la sezione pro-vinciale ha promosso un incontro sul tema “Il destino è scritto inbraille sulla superficie del sole”, e a Crotone.

Momenti importanti, utili per riflettere sul ruolo fondamentale chei magici puntini di Braille rivestono nella vita di chi non ha la for-tuna di godere direttamente della vista del creato e anche di coloroi quali, da vedenti, intendono relazionarsi, con maggiore consape-volezza, verso questo mondo, condividendono il metodo Braille.Punti di luce, illuminanti, alla stregua di stelle, più delle stelle, il fir-mamento interiore di chi non vede; stelle bellissime, come quelleluccicanti negli spazi siderali delle notti d’estate; spazi senza luce,resi magici dal luccichio stellare, da quei puntini astrali che rendo-no infinitamente affascinante e dolce, nella volta celeste, il buio cir-costante, facendo, nel contempo, sentire la vita di chi guarda parte,seppur piccola, della grandezza universale. Stelle bellissime, puntimagici, puntini di luce, proprio come quelli di Braille, che addolci-scono l’oscurità di chi non vede, la nostra oscurità, perchè ci ren-dono partecipi dell’esistente, facendoci sentire parte, certamente nonpiccola, della grande famiglia umana, ove ognuno di noi ha il suoruolo, la sua dignità, la sua vita, la sua buona stella.

sabato23 febbraio 2013

V

Quello che la gente non vuol vedere

Busto diLouis Braille

Diversamenteda quantosi possaimmaginaresentirsiliberi nelmovimentofisicoe mentaleè cosa ardua

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Può una sfida cambiare il mondo? Per il Wwf sì, se coinvolge l’in-tera comunità globale in concrete azioni di sostenibilità e la posta ingioco è la salvezza della vita sul pianeta. In occasione dell’Ora del-la Terra, la più grande mobilitazione globale per fermare il cambia-mento climatico che torna sabato 23 marzo dopo aver coinvolto l’an-no scorso oltre 2 miliardi di persone in 7000 città e 152 Paesi in unsuggestivo giro del mondo a luci spente, il Wwf lancia anche in Italia“I will if you will, Io farò se tu farai”: la piattaforma globale che ve-de celebrities - in Italia tagliano il nastro Lillo&Greg - cittadini, maanche istituzioni e imprese sfidare il mondo a intraprendere azionisostenibili e ridurre la propria impronta sul pianeta. Mentre alle città“amiche del clima” è dedicato lo speciale City challenge, che vedeForlì e la Provincia di Siena tra le 17 finaliste internazionali in liz-za per diventare capitale Earth hour 2013 in virtù dei loro Piani peril clima e l’energia: da oggi televoto “People’s choice” aperto a tut-ti sul sito del Wwf e via Instagram #peopleschoice, mentre la pro-clamazione ufficiale dei vincitori avverrà il 19 marzo a Malmö, inSvezia.

Inizia così, dall’attivazione di azioni concrete di sostenibilità ai va-ri livelli delle nostre società, la maratona di avvicinamento all’Oradella Terra, che nelle prossime settimane coinvolgerà i cittadini ditutto il mondo in una fitta serie di iniziative speciali per marcare l’ur-genza di cambiare le cose. È infatti ormai chiaro che il cambiamentoclimatico - una delle più gravi crisi globali che il mondo si trova adaffrontare, che nel 2012 ha visto la riduzione massima della ban-chisa artica estiva, che ha contribuito alle drammatiche siccità, al-luvioni e fenomeni meteorologici estremi che stanno devastando ilpianeta e che promette di trasformare il 2013 in uno degli anni piùcaldi di sempre (guarda la scheda) - sta minacciando in modo sem-pre più rapido e violento ecosistemi, specie e la vita di milioni dipersone. Ed è dovuto principalmente alle attività umane, con emis-sioni globali in costante aumento e la concentrazione di CO2 nel-l’atmosfera che nel gennaio 2013 ha raggiunto la cifra record di 395parti per milione. Un allarme oggi condiviso non solo dagli am-bientalisti ma anche da autorevoli scienziati e organismi interna-zionali come la Banca mondiale, l’Agenzia internazionale per l’e-nergia, il World economic forum e non ultimo il presidente ameri-cano Barack Obama, che ha posto la lotta al riscaldamento globaletra le priorità del suo secondo mandato.

«Il cambiamento climatico incalza più rapidamente di quanto gliscienziati avessero previsto e le azioni dei governi sono troppo len-te per fermare un rischio che mette a repentaglio la natura e la stes-sa civiltà umana - ha detto Mariagrazia Midulla, responsabile climae energia del Wwf Italia - Earth Hour è un’occasione unica per da-re voce e mobilitare l’intera comunità globale, perché tutti faccianola propria parte e per pretendere che i governi assumano la crisi delclima come priorità assoluta, prima che sia troppo tardi. Dobbiamopassare a un mondo nuovo decarbonizzato, basato su risparmio, ef-ficienza e rinnovabili. Cittadini, città, imprese ne saranno parte at-tiva e la loro voce potrà spostare la politica mondiale. Con migliaiadi sfide lanciate da ogni continente, diamo l’esempio di come si pos-sa agire, in concreto e ogni giorno, per dare un futuro alla vita sulpianeta».

Intanto iniziano ad arrivare le adesioni all’evento con decine diComuni italiani - tra cui la prima volta di Assisi - e monumenti sim-bolo come la Mole Antonelliana, il Teatro alla Scala di Milano, piaz-za del Plebiscito a Napoli, piazza Maggiore a Bologna, palazzoVecchio Ponte Vecchio e palazzo Sacrati Strozzi a Firenze, le muradi Lucca, la Fontana Maggiore di Perugia, la Torre dell’Elefante diCagliari, la statua di Garibaldi a Trapani, i ponti di Calatrava a ReggioEmilia, mentre il piccolo comune di Cenate di Sotto (BG) spegnetutte le luci del centro per 10 minuti. Le adesioni sono aperte suwww.wwf.it/oradellaterra per tutti i cittadini, le istituzioni e le im-prese che vogliono far parte e promuovere la più grande mobilita-zione per il pianeta, anche sui social!

Le prime video-sfide italianeDa Lillo&Greg ai cittadini...Per stimolare la transizione verso un futuro più sostenibile attraver-so un espediente divertente e partecipato, il Wwf ha ideato la piat-taforma “I will if you will, Io farò se tu farai” che l’anno scorso halanciato circa 10.000 sfide di sostenibilità coinvolgendo più di 4,6milioni di persone, tra cui celebrities come l’attrice Isabel Lucas ola top model Miranda Kerr, per stimolare cambiamenti nelle pro-prie abitudini quotidiane (come l’uso della bici o la riduzione di spre-chi e consumi) ma anche ottenere importanti successi per l’ambiente,come la nuova legge sulla protezione dei mari in Russia. In Italia atagliare il nastro delle sfide - che partono dai tre grandi ambiti del-

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VI

Luci spente in tutta Italia

Wwf sfida il mondo per salvare il pianeta

L’ora della TerraL’ora della Terra

Contro ilcambiamentoclimaticofuoricontrollocelebrities,cittadini,istituzionie impresesi sfidanoa rendereil mondosostenibilenella piùgrandemobilitazioneglobaleper il pianeta

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l’energia, della mobilità e dell’alimentazione sostenibili - sono i co-mici Lillo&Greg che hanno promesso di esibirsi in esilaranti per-formance teatrali se i fan accetteranno la loro sfida, mentre tra le pri-me arrivate dai cittadini ci sono i climbers che scaleranno le falesiedi Sperlonga se 500 persone andranno al lavoro con i mezzi pub-blici, i surfisti di Way4Sport che puliranno la spiaggia se 100 con-divideranno l’auto per andare a fare surf, il garden designer che daràconsulenze gratuite via Skype se 1000 persone coltiveranno un or-to urbano, gli studenti Aiesec che organizzeranno un flash mob ca-noro se 100 persone andranno in bici al lavoro. Ma è solo l’inizio...per lanciare la propria sfida o accettare una delle sfide 2013 pro-mosse in tutto il mondo basta andare su www.wwf.it/oradellaterra.

City challenge: Forlì e Provincia di Sienain finale, via al televoto on-line Una sfida del tutto speciale il Wwf ha voluto dedicarla alle città, re-sponsabili di oltre il 70% delle emissioni climalteranti globali e pro-prio per questo attrici indispensabili per realizzare il cambiamento.Nell’edizione Earth Hour 2012, il Wwf ha lanciato il City challen-ge, concorso internazionale per premiare i migliori Piani e programmiper il clima e l’energia che possono avviare azioni innovative sulfronte del cambiamento climatico. Il concorso ha coinvolto Canada,India, Norvegia, Svezia, Usa e Italia. E oggi il Comune di Forlì e laProvincia di Siena sono tra i 17 finalisti in lizza per diventare capi-tale Earth hour 2013, scelte tra le 66 città candidate dalla giuria diesperti internazionali tra cui Christiana Figueres, segretario esecu-tivo Unfccc, Pietro Laureano, consulente Unesco, esponenti del Wwfinternazionale, di Iclei e della società di consulenza accenture. Oratocca alla giuria popolare globale: tutti invitati a esprimere la pro-pria preferenza attraverso il “People’s choice” sul sito del Wwf ocaricando le foto delle città preferita su Instagram peopleschoice.La proclamazione ufficiale dei vincitori e la menzione speciale delPeople choice saranno il 19 marzo a Malmö, in Svezia. Le città fi-naliste sono Colwood, Surrey, Vancouver (Canada), Cochin,Coimbatore, Delhi (India), Forlì e Provincia di Siena (Italia), Arendal,Oslo, Stavanger (Norvegia), Malmö, Stoccolma, Uppsala (Norvegia),Chicago, Cincinnati, San Francisco (Usa). In particolare Forlì è sta-ta scelta per il Piano clima impostato sugli obiettivi 20-20-20, ac-compagnato da azioni concrete come l’istallazione di impianti fo-tovoltaici, la raccolta “porta a porta” dei rifiuti, la promozione delriutilizzo per alcune categorie merceologiche, come i pannolini la-vabili, misure di mobilità sostenibile come il bike sharing e nume-rose campagne informative partecipate. Mentre la Provincia di Sienaè stata selezionata per il progetto “Siena Carbon Free 2015” che mi-ra a renderla la prima provincia a emissioni zero sulla base di bi-lanci energetici certificati ed attraverso misure concrete come l’ef-ficientamento di 90.000 caldaie, la concessione di finanziamenti perl’installazione di piccoli impianti fotovoltaici distribuiti sul territo-rio più 4 impianti in discariche dismesse, oltre a un importante coin-volgimento dell’Università e degli attori economici e turistici, mi-surando in cinque anni la riduzione di oltre 200.000 tonnellate an-nue di CO2 prodotta. Il Wwf sarà naturalmente all’opera per valu-tare se le azioni concrete effettivamente intraprese dagli enti sele-zionati saranno adeguate a perseguire gli ambiziosi obiettivi di-chiarati.

Soci paperfree In perfetto stile “Earth Hour”, il Wwf promuove l’iscrizione “pa-perfree” interamente digitale, per tutti quelli che amano condivide-re, chattare e twittare il proprio amore per la natura. Un’iscrizionesenza carta, senza costi di spedizione, con meno impatto sull’am-biente e più risorse per il lavoro sul campo. Il socio paperfree rice-ve tessera e rivista per i soci in formato digitale, oltre a news in tem-po reale, app, contenuti speciali e abbonamenti digitali ad alcune ri-viste partner, da leggere su web, smartphone e tablet. Tutte le infosu www.wwf.it/paperfree

I partnerIl Wwf sta coinvolgendo i Comuni di tutta Italia grazie alla colla-borazione di Alpine Pearls, associazione borghi autentici d’Italia,Associazione comuni virtuosi e coordinamento Agende 21 locali.E quest’anno anche Agesci, l’associazione delle guide e scuote cat-tolici italiani, e Aiesec, l’organizzazione di studenti universitari piùgrande al mondo che si occupa di mobilità internazionale giovani-le, saranno al fianco del Wwf per coinvolgere i giovani nelle sfideglobali per il pianeta.

Al via la maratona di avvicinamento all’Ora di buio planetaria

E sabato 23 marzo alle 20.30 luci spente in tutta Italia!

Città, cittadini,istituzioni, imprese aderite su www.wwf.it/oradellaterra

sabato23 febbraio 2013

VII

Luci spente in tutta Italia

Guarda ilvideo diLillo&Grege le primesfidedei cittadini

Forlì eProvinciadi Sienafinaliste alCity challenge

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Ma dove abita chi abita in Calabria? Potrebbe sembrare una do-manda senza senso, lapalissiana, che provoca una risposta ovvia: inCalabria. La regione ha dei confini naturali, circondata com’è dalmare da tre lati e con il massiccio del Pollino che la separa dal re-sto della penisola italiana. Una regione che ha provocato amori esa-gerati che si sono tradotti in elogi sperticati. Ecco come ad esempiosi esprime il Marafioti in: «Onde per dar principio all’opera, sia dimestiero sapere, che è la Calabria una delle più belle provintie, qua-li fossero in tutta Europa, cinta nel sinistro lato dal mare d’Occidente,e nel destro dal mare d’Oriente, congionta a due provintie princi-palissime del regno di Napoli, cioè Basilicata, et anticamente Puglia,e da rimpetto verso il mezzogiorno ha l’isola di Sicilia, qual’è divi-sa dalla Calabria, per un canale di mare, detto il Faro, dove si con-gionge il mare d’Occidente col mare d’Oriente, e l’istesso Faro, èquello che fa cingere la Calabria da dui mari». Tuttavia, chi ten-tasse di ricercare notizie della regione nei testi classici, come adesempio tentare di ricostruire l’itinerario di Ulisse al suo ritorno dal-la Guerra di Troia, e identificare i luoghi della regione toccati dal-l’eroe omerico si troverebbe in serie difficoltà.

Gabriele Barrio, che fu il primo a dedicare un intero libro alla re-gione, si dilunga per più capitoli per elencare i vari nomi che ha avu-to nel corso dei secoli e le vicende che hanno portato tante volte acambiarlo. E se la prende molto alla lontana. «La Calabria è, natu-ralmente la più antica di tutte le regioni d’Italia», scrive il Barrio,«abitata fin dal diluvio, da Aschenaz, o Aschenez, o Ascenez, pro-nipote di Noè. Infatti, dopo il diluvio universale, avendo Gomer, pri-mo dei figli di Jafet, figlio di Noè, fatto stabilire i Galati in Asia,mandò il figlio maggiore Aschenaz in Italia perché vi abitasse ediffondesse il genere umano. Navigando con la sua famiglia dall’Asia,essendo giunto lì dove ora sorge Reggio, e perché per primo si eraofferto, e perché preso dall’amenità del luogo ... vi pose la primadimora e fondò una città, che dal suo nome chiamò Aschenaz eAchenazei i suoi abitanti. ... I Greci chiamaro Reggini gli Ascheni».Una ricostruzione molto fantasiosa che si ritrova in tante altre leg-gende legate a miti greci e leggende sugli eroi omerici che sono ve-nuti a colonizzare la regione.

«La Calabria fu indicata con vari nomi», prosegue Barrio, «infat-ti, dapprima detta dagli abitanti greci e dai confinanti Auxonia, dalverbo greco auxo, cioè augeo, far crescere, perché ivi sempre l’ab-bondanza di ogni cosa è accresciuta; fu detta anche dai Greci di le-vante Esperia, poiché sottoposta ad Espero, cioè al tramonto. Quindifu detta Enotria, dall’arcade Enotro, di poi Italia, da Italo della stir-pe di Enotro, nato e regnante in Calabria. ... Una parte dell’Enotriafu detta Peucezia da Peucezio, fratello di Enotro».

Interessante è il percorso del termine Italia che oggi denota l’interaPenisola, secondo la ricostruzione fantasiosa di Gabriele Barrio cheprecisa quanto aveva affermato qualche riga prima. «Durante l’etàdi Ercole, o poco prima, la Calabria fu detta Italia da un tale Italo,della stirpe di Enotro, re di quella regione, o, secondo altri, dai buoi.Di qui fu detta Morgete, figlio di Italo. Successivamente la parte vi-cino a Reggio fu detta Sicilia. La parte intorno a Petelia e Crotonefu chiamata Chonia e Japigia e Salentia. I greci, dall’abbondanzae bontà dei prodotti la chiamarono Calabria, come gli antichiAuxena; quindi Magna Grecia dalle grandi città o dal veramentegrande numero di eruditi di ogni genere di scienza. In ultimo, unazona intorno a Sibari fu detta Lucania, poiché la occupavano iLucani».

«Poi col passare del tempo, una piccola parte della Calabria, vol-ta ad occidente e settentrione, fu detta Brettia; in ultimo, come Pliniotramanda, una minima parte di essa, intorno a Turii, fu detta Lucania.

Questi lucani, come alcuni vogliono, in seguito furono detti Brettii». Fin qui il Barrio, che non dà alcuna spiegazione del perché alla fi-ne di tutti questi cambiamenti la regione ha preso il nome attuale.

La spiegazione generalmente accettata per tutto il Medioevo è le-gata alla sua feracità del suolo.

Leandro Alberti nella sua Descrittione di tutta Italia (1550) cosìscrive: «Per avventura potrebbe esser stato nominato questo pae-se de’ Brutii, con parte della Magna Grecia (come ho scritto)Calabria, dalla grand’abbondanza delle buone e necessarie cose,per il vivere de’mortali, che produce. Imperochè calos in greco, inlatino significa buono; et rheo, fluo, overo Bryo, che vuol dire ema-nare, o scaturire, come dicessimo, che quivi nascono, e scaturisco-no tutt’i beni. Il che conferma Pietro Razzano. In vero in questo fer-tilissimo Paese, anzi felice, nascono quasi tutte le cose, non sola-mente necessarie, per il vivere de’mortali, ma etiandio per le deli-zie, e piaceri d’essi: E perché ho detto, comprendersi sotto il nomedi Calabria ne’ tempi moderni, parte della Magna Grecia, voglioaddunque descrivere le lodi di detto Paese, quanto però appartie-ne a quello si contiene sotto detto nome. Egli è questo Paese quasitutto pieno di monti, e di belli e fruttiferi colli, e di vaghe valli. Quindisi cava grano, orzo, et altre biade, con vino d’ogni condizione, cioèaustero, e d’altre maniere: oglio, fichi, et altre saporite frutte.Zucchero, mele, cera, sale di miniera, e d’acqua marina; oro, ar-gento, lino, bambaggio, e zaffrana, con altre simili cose. Etiamdiose ne trae tanta seta, che si cava dal resto d’Italia (sono compara-tivamente) la si possa ragguagliare ad essa. Quivi nasce il lino, ca-nape, e dal cielo casca la manna; cosa veramente rara. Veggonsiappresso il sito di ciascuno di detti mari, e similmente ne’Mediterranei, belli giardini pieni di cetroni, aranci, e limoni di piùsorte. Ritrovansi utili fiumi; dilettevoli colli dell’Appennino, e foltiboschi di altissime ilici. Non vi mancano le fertili valli, producevo-li di frumenti, e d’altre biade, come dissi».Neanche Leandro Alberti, fornisce una spiegazione convincente.

Il Compendium of ancient geography (vol. 1, pag. 175) di MonsieurJean Baptiste Bourguignon d’Anville nella traduzione di John Horsleyfornisce notizie più convincenti, sebbene ancora non sufficienti a ri-solvere la questione. In primo luogo, la Calabria antica è ben lonta-na da quella attuale, poiché denotava la penisola salentina fino aBari e Taranto, comprendendovi gran parte della Lucania.«Secondo la suddivisione augustea, l’Italia era divisa in undici re-

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VIII

Un nome importato

Una terra indicata nel corso della Storia con vari nomi, ma «naturalmente la più antica d’Italia» dice il Barrio

a cura di Oreste Parise

Calabria, regioneunitaria nella diversitàCalabria, regioneunitaria nella diversità

L’anticadenomina-zione“Calabria”denotavala penisolasalentina finoa quandonon fuconquistatadaiLongobardinel IX secolo

I Bizantinipiuttosto chericonoscerela perditadi quellaimportanteprovincia netrasferironoil nomealla terradei Brutii

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gioni, la seconda delle quali era costituita dal Sannio, che include-va gli Irpini, e si estendeva fino all’Apulia e l’antica Calabria, finoal promontorio della Iapigia. La terza regione comprendeva laLucania e il paese dei Bruzi», scrive il D’Anville.«La Iapigia, tra gli scrittori greci, non è compresa entro gli stessiconfini della Messapia; si estende all’altra parte chiamata Apulia.Questa area nello stesso tempo è il paese degli antichi Calabri, lon-tano da quello che in epoca posteriore prese il nome di Calabria. ISalentini sembrano essere un altro popolo che abitava l’anticaCalabria. Tarentum, o Taras secondo i greci, è Taranto, che venneoccupata dai Lacedemoni, e costituì il pretesto della venuta di Pirroin Italia...Sulle rive di questo golfo, Metapontum, dove Pitagora insegnavala sua dottrina, Heraclea e Sybaris, hanno lasciato poche o nessu-na traccia: la prima era vicina a Tarentum, la seconda tra i due fiu-mi Aciris e Siris, e la terza tra un fiume che aveva lo stesso nomedella città e un altro chiamato Crathis. I Sibariti erano un popolomolto condannato per la licenziosità dei suoi modi: è la loro cittàfu distrutta dai Crotoniati, altri greci, tra i quali vi era Erodoto lostorico, e successivamente fu ricostruito prendendo il nome di Thurii,che mantenne fino a quando non scomparve.Quella che oggi è chiamata Calabria, a sud dell’antica Lucania,era occupata dai Brutii. Il Crathis e il Noethus, oggi Crati e Neto,erano i fiumi principali. Una vasta foresta, che produceva tremen-tina, era chiamata Brutia Sila; e negli Appennini permane ancorail nome Sila. La localizzazione della città che portava il nome diPandosia, non è è stata ancora trovata; ma Roscianum e Consentiasono in tutta evidenza Rossano e Cosenza. Petilia, costruita daFilottete dopo il suo ritorno dalla guerra di Troia, ha preso il nomedi Strongoli. Croton, che era una grande città, ha preso il nome diCrotone. Il vicino promontorio dove termina il Golfo di Taranto,chiamato Lacinum, è chiamato Cabo della Colonna (Capo Colonna),dalle rovine di un tempio di Giunone che sono ancora presenti. Cisoffermiamo su alcuni scogli che si trovano al largo di questo ca-po, perché tra gli altri nomi co’i quali sono conosciuti nell’antichitàappare quello di Isola di Calypso. Da un lato della parte più stret-ta del continente tra i due golfi, Scylacium si trasforma in Squillace;e sull’altro versante Hipponium, che portava anche il nome di Vibo,si ritrova in quello di Bivona, Troepea e Nicotera sono rimasti let-teralmente gli stessi».Quello che risulta ancora oscuro e il D’Anville non spiega è la ra-gione per cui il nome di Calabria si trasferisce dalla penisola salen-tina al territorio attuale.

Nicola Leoni (Della Magna Grecia e delle Tre Calabrie, ricerche et-nografiche, etimologiche, topografiche, politiche, morali, biografi-che, letterarie gnomologiche, numismatiche, statistiche, itinerarie,Napoli, 1844) fornisce una possibile chiave di lettura, che trova nu-merose conferme negli storici bizantini.«E omai è tempo», scrive il Leoni, «chè ben ci siam dilungati, de-terminar quando la prima volta si udì sotto il bruzio cielo il nomedi Calabria, e diffinirlo. Rotti, e dati in fuga i suoi eserciti daGrimoaldo quando Costanzo imperator dell’Oriente venne inBenevento, si perderono da lui in egual tempo, Gallipoli infuori, edOtranto, tutti i luoghi dell’antica Calabria mediterranea, e marit-tima, Taranto, Brindisi, Otranto, Gallipoli fino a Bari. E potea nondolersi l’imperator di Oriente, che dalla lunga seguela de’suoi ti-toli fosse cancellato quello di Calabria? Eppure non in tutto ne aveaperduto l’impero, rimanea ancor Gallipoli e Otranto. Da ciò vo-lendo ancor ritener questo antico titolo, lo trasportò sotto il bruziocielo. Ma Taranto sede dei Pretori dell’antica Calabria caduta sot-to il dominio del ducato di Benevento, i Greci trasportando questasede a Reggio, avvenne che al Bruzio fu donata la denominazionedi Calabria, che si estese poscia ancor nella Lucania. I Longobardinon meno appellarono Calabria tutti que’ luoghi, cui distendeanoil dominio nel Bruzio, que’che da Taranto sino a Brindisi aveanotolti a’Greci nell’antica Calabria denominarono Puglia.E donde tale denominazione? Tutto è pieno d’incertezza; né io sa-prei piegarmi ad ipotesi mal sicure, e sempre contraddette. Intantoaltri ne vede l’etimologia nel greco idioma, da καλοσ, bello-buo-no, e Βρυω, scorrere, dall’ubertosità di ogni cosa necessaria allavita. Mazzocchi la deriva da Calab, e Calba, cui da il significato dipece, e di resina, ciò da’boschi bruzi, ne’quali si fabbricava sì l’u-na, che l’altra. Altri rigettando questa etimologia danno all’ebreocaleb il significato di latte, a ragione degli ottimi pascoli, e de’nu-merosi armenti, di che sono ubertose le nostre contrade».

Secondo quanto asserisce Nicola Leoni, l’attuale nome della Calabriaè frutto di un bizantismo prodotto dalla vanità dell’Imperatored’Oriente di mantenere il titolo di Re di Calabria, anche quando ave-va ormai perso quella regione perché occupata dai Longobardi.

L’uso del plurale Calabrie nasce dalla necessità di includere nellostesso termine tanto la Calabria settentrionale (Terra d’Otranto) chela regione Bruzia. Un plurale nato per caso che però esprimeva mol-to bene le diversità di una regione ben definita da un punto di vistageografico, per i suoi confini naturali, ma che presentava una gran-de diseguaglianza storico-linguistica ed economico-sociale.La genialità di Gabriele Barrio è riuscita a dare unitarietà a una re-gione che è una somma di tante diversità.

La Calabria al tempo dei Romani(da Wikipedia)

La Regio II è denominata Apulia et Calabria si estendeva dai mun-tibus Calabri (l’attuale zona che comprende Murgia, Valle d’Itria eSalento) e al territorio dei Daunii e Peucetii unito col nome di Apulia.La regione comprendeva anche il Sannio irpino (Hirpinia).

La Regio III Lucania et Bruttii, la terza delle Regioni dell’Italia au-gustea, confinava ad est ed a nord con la Regio II Apulia et Calabria,a nord-ovest con la Regio I Latium et Campania, mentre a sud eraracchiusa tra Mar Ionio e Tirreno e si spingeva fino al Fretum Siculum(lo stretto di Messina).Geograficamente, il confine orientale era individuato nel corso delfiume Bradano (l’antico Bradanus) che scorre poco ad ovest del-l’odierna Matera (Mateola), quello nord-occidentale dal corso infe-riore del Sele (Silarus).

La Regio III comprendeva quindi tutta l’attuale Calabria abitata daiBruttii e dai Greci, l’odierna Basilicata con l’esclusione del Melfeseche era sannita e della Valle del Bradano che apparteneva all’Apulia,tutto il Cilento ed il Vallo di Diano nella provincia di Salerno meri-dionale, tutte queste zone erano abitate dai Lucani. Sulla sponda tir-renica il confine territoriale tra le due popolazioni era segnato dalfiume Lao (Laus) e dallo spartiacque del Pollino. Non si hanno infor-mazioni certe per il versante ionico, ma è probabile che doveva tro-varsi tra le vecchie colonie greche di Metaponto a nord, e di Sibaria sud. Entrambe le popolazioni erano di ceppo Osco.

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IX

Un nome importato

La Calabriaai tempi di Roma

Sotto,Capo Colonna

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La storia che raccontiamo questa settimana è una storia di speran-ze e sconfitte, di illusioni e frustrazioni, di infelice coraggio, di fit-tizie libertà, diuturnamente inseguite ma mai abbracciate, e di plum-bee catene, strangolanti arcaiche utopie; una storia di esistenze gio-vani, sfruttate e grame, votate alla difesa di interessi elitari, insiti inistituzioni anacronistiche, e di sangue versato copiosamente per ifantasmi subculturali dominanti un mondo ormai crepuscolare e ca-duco; è una storia di uomini trovatisi a calcare il palcoscenico del-le umane vicende dalla parte sbagliata, sempre, tenacemente dallaparte sbagliata; è una storia di soldati perennemente in guerra, conloro stessi, prima ancora che con nemici, vecchi e nuovi, avvezzi al-la vittoria; è una storia di italiani, di italiani meridionali prigionieri:prigionieri, soprattutto, del loro destino, piagato dalle asprezze diuna terra bellissima, ma sovente cattiva; particolarmente cattiva altempo in cui si svolsero le vicende che stiamo per raccontarvi som-mariamente; cattiva, soprattutto, per gli uomini che popolano que-sta storia, ovvero la storia deisoldati borbonici che, nel1861, all’indomani della di-sfatta subita ad opera delleCamicie rosse di Garibaldi edella conseguente dissolu-zione del Regno delle dueSicilie, si trovarono a com-battere per un altro Sud, ol-tre l’Atlantico, quello stac-catosi dagli Stati Unitid’America, successivamen-te all’elezione del repubbli-cano Abraham Lincoln, al-fiere di un orientamento eco-nomico, sociale e moraleavente come orizzonte i va-lori della moderna società in-dustriale; un orientamentodecisamente prevalente nelNord e, ovviamente, incom-patibile con l’impostazioneagricola, fondata sull’iniquoistituto dello schiavismo, de-gli Stati del Sud, riunitisi, sot-to la presidenza del demo-cratico Jefferson Davis, in un’entità statuale, che, nel febbraio del1861, assunse il nome di Stati Confederati d’America.

Un Sud che, benché dissimile, riguardo a tanti e basilari presuppostieconomico-ideali, dalla monarchia di Francesco II, aveva in sé quelcarattere tradizionale, radicalmente vincolato alla difesa identitariaendogena e pertinacemente idiosincratico alla filosofie economico-esistenziali ed alla cultura sociale progressista veicolate dalla mo-dernità, tale da apparire ai logori, inermi e confusi soldati sconfittia Milazzo, sul Volturno, a Gaeta, a Civitella del Tronto (tanto per ci-tare alcune delle battaglie che portarono i Mille dell’Eroe dei dueMondi, unitamente, successivamente, all’Esercito sabaudo, ad an-nientare l’“Esercito di Franceschiello”) una nuova Patria, una pos-sibilità di riscatto, un nuovo inizio, anche se, come vedremo, l’arri-vo in America degli ex soldati borbonici ed il loro contestuale ar-ruolamento nell’Esercito confederato, in larga parte non ebbe i cri-smi propri della pienamente libera volontà, quanto, soprattutto, quel-li dell’opportunità, sia da parte dei vincitori, sia da parte degli scon-fitti: se, infatti, da una parte, Garibaldi, prima, e i piemontesi, poi,

avevano la necessità di sfoltire la grande massa di prigionieri bor-bonici, dall’altra, per questi ultimi (anche per coloro i quali eranoemotivamente poco sensibili al “fascino romantico e decadente del-

l’altro sud”), il trasferi-mento in America e il ser-vizio nell’Esercito sudista,appariva una soluzione ac-cettabile, a fronte, soprat-tutto, di prospettive alter-native aventi come sfon-do o il rinnegamento, alcospetto dei nuovi gover-nati sabaudi, di granitici,per quanto, ai nostri occhi,difficilmente comprensi-bili, riferimenti ideali (op-zione, questa, inaccettabi-le per uomini cresciuti nelculto del re e della fedeltàad esso) o, peggio ancora,il buio umido di una cellain qualche campo di pri-gionia piemontese.Circostanze, eventualità,timori, speranze e frustra-zioni, che, dal 1861, inpoi, crearono le condizio-ni affinché le egri storie in-dividuali degli sconfitti del

meridione d’Italia si intrecciassero con gli avvenimenti che viderol’ascesa e la caduta dell’utopia vetusta animante il meridioned’America.

Proprio in quell’anno, nel 1861, le due vicende storiche afferenti aldefinitivo tramonto dell’epoca borbonica nel sud italiano e alle pri-me deflagrazioni della tempesta di fuoco e sangue che nel giro diquattro anni avrebbe travolto gli Stati del sud Confederato, si sfio-rarono temporalmente: il 20 marzo 1861, ovvero tre giorni dopo laproclamazione di Vittorio Emanuele II quale Re d’Italia, cadde, pie-gata dalle cannonate dell’Esercito piemontese, Civitella del Tronto,l’ultima fortezza borbonica; poco meno di un mese dopo, il 13 apri-le, a Charleston, nella lontana Carolina del Sud, un colpo di mor-taio esploso da una postazione confederata contro la guarnigioneunionista di Fort Sumter segnò l’inizio della Guerra di Secessioneamericana. Una guerra su cui vale la pena di aprire una corposa pa-rentesi, nel nostro racconto, al fine di contestualizzare meglio lecruente vicende che videro coinvolti tanti soldati meridionali, e ita-liani in genere; le ragioni della guerra civile americana sono com-

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X

Combattenti d’esportazione

Prima parte Prima contro i Moti di indipendenza in Italia, poi nella Guerra di secessione americana:

Ex militi borbonicida un Sud all’altroEx militi borbonicida un Sud all’altro

di Pierfrancesco Greco

Nel 1861,all’indomanidella disfattasubìtaad operadelle Camicierossedi Garibaldi,tantissimireducidel discioltoEsercitodel Regnodelle dueSicilie

si trovaronoa combattereper un altroSud, quelloConfederato,oltrel’Atlantico

Doveproseguironola lorodisperataguerra

storie dimenticate di coraggio, sangue e sconfitte

Page 11: Voce ai giovani

plesse e furono oggetto di dibattito sin dall’inizio della guerra, undibattito, ulteriormente complicato dall’intento revisionista di talu-ni scrittori volto a sminuire il ruolo svolto dallo schiavismo nellemotivazioni della secessione.

In ogni caso, in linea con le più autorevoli analisi storiografiche, sipuò tranquillamente affermare che le origini della Guerra di seces-sione americana risultano legate, come già accennato, ai diversi econfiggenti sistemi economici e doganali dominanti nella societàamericana del tempo, con gli Stati del Sud, agricoli e latifondisti, fa-vorevoli al libero commercio, e quelli del Nord, industriali, fautoridi tariffe protezionistiche. Su questa base si inserì la disputa tra ilNord abolizionista (in buona parte, per ragioni economiche, primaancora che etico-morali) e il Sud schiavista, che sfociò nella guerraa seguito dell’elezione a presidente di Lincoln (1860), favorevole auna graduale abolizione della schiavitù. La questione della schia-vitù riguardava non solo i diritti degli schiavi (anche se gli aboli-zionisti avevano sollevato la questione) ma anche il fatto che la schia-vitù risultava un male anacronistico incompatibile con i valori ame-ricani o con un sistema economico redditizio protetto dallaCostituzione. In ogni caso, stante la delicata situazione caratteriz-zante gli Stati del Sud, per le cui oziose e gaudenti classi dirigenti ilmantenimento e la crescita dello schiavismo costituiva il vero ful-cro del sistema economico-sociale su cui si fondava la loro prospe-rità (e, quindi, una condizione assolutamente non negoziabile), lastrategia del movimento anti-schiavitù, che aveva le proprie radicinella Dichiarazione d’Indipendenza, era quella di fermarne l’e-spansione e portare così il fenomeno su un percorso di gradualeestinzione. Era, questa, in effetti, l’idea del partito repubblicano, che,nel novembre 1860 riuscì a far eleggere, per la prima volta un suomembro, Abraham Lincoln, alla carica di Presidente degli Stati Uniti.Un’elezione, che, in breve tempo, fece precipitare gli eventi: nel di-cembre 1860 undici Stati sudisti si staccarono da Washington, perunirsi in una Confederazione con una propria capitale, Richmond,in Virginia e con un proprio presidente, Jefferson Davis. Nell’aprile1861, un mese dopo che Lincoln aveva assunto la presidenza, scop-piò la guerra civile, che fu il più lungo e sanguinoso conflitto veri-ficatosi tra le guerre napoleoniche e la I Guerra Mondiale. La guer-ra civile americana ebbe un carattere anzi già preludente a que-st’ultima, sia per le enormi masse mobilitate dall’una e dall’altraparte e per l’impiego di moderni mezzi tecnici, sia per il grande nu-mero di perdite umane e l’accanimento con cui furono condotte leoperazioni.

Nel corso del conflitto le armate sudiste opposero una straordinariaresistenza, riportando notevoli vittorie iniziali, grazie ai talenti delgenerale Lee, che ne comandava l’esercito, ed alla mancanza delnord di un’adeguata preparazione e di solide tradizioni militari, ele-

menti, questi, tipizzanti la conservatrice società del sud. Più volte,perciò, le forze nordiste, che tentarono di raggiungere la capitale su-dista Richmond, nella Virginia, furono sanguinosamente battute.Ma l’indomita decisione di Lincoln di salvare l’Unione dallo sfa-celo e la superiorità industriale del nord contennero i successi mili-tari sudisti. La confederazione inoltre, scarseggiando di industrie,era costretta a dipendere dall’estero per i propri rifornimenti. Moltaimportanza venne quindi ad avere per ambedue i belligeranti l’at-teggiamento dell’Europa.

Le simpatie delle corti reazionarie d’Europa, che mai avevano na-scosto la loro avversione alla democrazia repubblicana degli StatiUniti, andavano logicamente al Sud aristocratico e schiavista. Lamedesima simpatia, c’è da credere, che, intimamente doveva farecapolino nell’animo di gran parte dei superstiti dello sconfitto e di-sciolto Esercito borbonico, i quali, dopo aver subito la distruzionedel loro piccolo tradizionale mondo e la lacerazione del bianco ves-sillo dei Borbone, per mano di eserciti aventi, ai loro ottenebrati oc-chi, le fattezze degli invasori, guardavano con favore verso laConfederazione sudista, che presentava la propria lotta come unadifesa del diritto degli Stati americani meridionali a rendersi indi-pendenti dall’Unione e del libero scambio contro il protezionismoindustriale del Nord. Guadagnava perciò anche il favore del gover-no inglese, interessato a procurare alle proprie industrie un impor-tante mercato e ad assicurare loro cotone a buon prezzo, frutto del-lo sfruttamento schiavista nelle piantagioni confederate. Una que-stione, quella della schiavitù, che, è bene chiarire, contestualmentealle vicende della Guerra di secessione, fu decisiva nella decisionedel ribelle governo confederato di addivenire alla secessione e di at-taccare le forze unioniste. Del resto, sebbene non tutti i sudisti lot-tassero per preservare la schiavitù, la maggior parte degli ufficiali eoltre un terzo della truppa dell’Esercito di Lee aveva interessi lega-ti alla schiavitù. Per i nordisti, invece, la motivazione principale eraprincipalmente quella di preservare l’Unione, non di abolire la schia-vitù. Il 22 luglio 1861, la Casa Bianca promulgò, in proposito, la“Crittenden resolution” affermando che l’obiettivo della guerra erail mantenimento dell’Unione (non la sovversione antischiavista).Addirittura, un anno prima Lincoln era diventato presidente sullabase di una piattaforma che riconosceva a ogni stato dell’Unione ildiritto di controllare le sue istituzioni interne, schiavismo compre-so. Le cose sarebbero cambiate gradualmente. Infatti, anche se perAbraham Lincoln la salvezza dell’Unione era l’obiettivo centraledella guerra, intimamente vide sempre la schiavitù come una que-stione cruciale, facendone un ulteriore obiettivo finale, promulgan-do, prima, il Proclama d’emancipazione (1862), con cui decretò laliberazione di tutti gli schiavi dai territori degli Stati Confederatid’America a partire dal 1º gennaio 1863, e, successivamente, per-seguendo con determinazione l’approvazione, da parte del Congresso,del XIII emendamento alla Costituzione (1865), che, abolendo uf-ficialmente la schiavitù in tutti gli Stati Uniti, coronò la legislazio-ne abolizionista. A tanti osservatori straneri, quindi, la guerra, ancorprima dell’approvazione formale dei summenzionati atti, apparveassumere la foggia di una lotta per la democrazia contro lo schiavi-smo latifondista.

A Lincoln e all’Unione, perciò andavano le simpatie entusiastiche deimazziniani, dei garibaldini, e degli altri democratici d’Europa, il cuifermo atteggiamento impediva ai propri governanti di tradurre inintervento le loro simpatie per la Confederazione. A riprova del-l’afflato ideale legante i movimenti democratici alla causa unioni-sta, basti considerare i tanti garibaldini che combatterono nelle filadell’Esercito unionista, come i soldati del 39th New York volunteerinfantry regiment, denominato “Garibaldi guard”, che imbraccia-rono le armi a fianco dei primi afroamericani liberati, pagando unaltissimo tributo di sangue (il reggimento garibaldino perse, duran-te la Guerra di secessione, 9 ufficiali e 269 soldati, in azione, tra iferiti, ma soprattutto a causa delle malattie e delle infezioni; impe-gnati in tante battaglie cruciali, un gran numero di essi finirono pri-gionieri e sono oggi ricordati da un monumento a Gettysburg, cheha dato lustro alle imprese del Trentanovesimo) o ufficiali come ilsiciliano Enrico Fardella che, dopo aver partecipato alla liberazio-ne del sud Italia a capo di una brigata dell’Esercito meridionale, afianco di Garibaldi, si trasferì in America e organizzò un corpo difanteria di volontari.

...continua

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XI

Combattenti d’esportazione

A Lincolne all’Unione,

però, perle idee anti-

schiaviste,andavano

le simpatie dimazziniani,garibaldini,e degli altri

democraticid’Europa

Cattura di soldati borbonici durante la Spedizione dei MilleUna gran parte di essi furono poiimbarcati per l'Americadove combatterononell'esercito Confederato

Nella pagina accantounità sudistaa Pickdett's Charge3 luglio 1863

Page 12: Voce ai giovani

Si è tenuto nei giorni scorsi, presso la sala delle associazioni diCastrolibero, il convegno dibattito con la cittadinanza “Diagnosiprecoce dei tumori femminili” patrocinato dall’amministrazione co-munale (era presente l’assessore Sabrina Pacenza), dall’associazio-ne Centro italiano femminile di Castrolibero, dalla Lega italiana lot-ta tumori e dall’Asp di Cosenza. Determinanti le testimonianze e gliinterventi della dottoressa Maria Grazia Pagliuso per la prevenzio-ne nei tumori dell’utero e il dottor Antonio Salamanca per la pre-venzione nei tumori della mammella. La Pagliuso, ginecologa e col-laboratore della lega tumori, ci ha portato per mano nella diagnosiprecoce dei tumori femminili dell’apparato genitale. «La preven-zione è l’unica arma per aggredire il tumore. La Lega italiana, af-ferma la dottoressa Pagliuso, è presente su tutto il territorio provin-

ciale. Il discorso rimane sempre di fare prevenzione, combattere, iltumore è sotto questo profilo».

Castrolibero è un comune attento al discorso di prevenzione tumo-ri, pubblicizzato da sempre dall’amministrazione comunale, colla-borando con l’Asp, che lavora maggiormente con i consultori fa-miliari, ma con i fondi regionali e dei soci le associazioni privatepossono sopravvivere ed essere un valido supporto territoriale, co-me appunto la Lega. L’assessore Pacenza si è dichiarata soddisfat-ta dell’iniziativa e affermato che anche il privato può essere un ot-timo aiuto per colmare i vuoti del pubblico e arrivare davvero a tut-ti.La presidente del Cif di Castrolibero, Alba Caira ha dichiarato chele iniziative di carattere sociale e di solidarietà che sono program-mate dall’associazione comprendono anche una lotta alla preven-zione per la promozione della salute della donna. «Con la Lega tu-mori, dice la dottoressa Caira, contiamo di collaborare anche oltrenel campo della nutrizione, perché prevenzione è anche una corret-ta alimentazione».

Il dottor Salamanca, medico radiologo, direttore del Centro “WalterMarino”, si occupa di tumori femminili del seno. «Statisticamente,ci dice Salamanca, sono diminuiti i casi di tumori al seno, nel no-stro centro, perché chi viene è solo per fare prevenzione. Il consi-glio che posso dare alle donne è di fare prevenzione prima dei qua-rant’anni, l’età è scesa e l’incidenza dei tumori è anche nelle gio-vani, sotto i trent’anni, probabilmente sta virando verso fasce di etàche meno erano a rischio prima. Il picco maggiore di incidenza deitumori al seno rimane fissato, tuttavia, alla menopausa». Salamancacollabora con la Lega tumori da circa vent’anni. Al convegno dopole relazioni sono seguite testimonianze e un dibattitto aperto ai pre-senti. «Spesso noi donne, mamme, mogli, fidanzate non abbiamotempo per noi! Ha dichiarato, l’assessore Pacenza e abbiamo tem-po per tutto e tutti ma non per la nostra salute. Troviamolo questotempo, troviamolo per informarci, per capire, per conoscere, poi so-prattutto per intervenire e prevenire. Perché le persone che ci stan-no vicine hanno bisogno di noi per sempre diamo il buon esempiosempre».

L.D.C.

sabato23 febbraio 2013

XII

Convegno a Castrolibero sulla diagnosi precoce dei tumori femminili

Importante agire prima che sia troppo

La prevenzionee i suoi primi 40 anniLa prevenzionee i suoi primi 40 anni

Eventopatrocinatodall’ammini-strazionecomunale,dall’associa-zione Centroitalianofemminile diCastrolibero,dalla Legaitaliana lottatumorie dall’Aspdi Cosenza

Page 13: Voce ai giovani

Giovanni Allevi porta la sua musica a Cosenza, mercoledì 6 marzo.A ospitare l’artista marchigiano, il più amato compositore “classi-co contemporaneo” (il virgolettato è suo), non poteva che essere ilnostro Teatro di tradizione, l’Alfonso Rendano. Allevi arriva inCalabria per una tappa del Sunrise tour, la serie di concerti che pre-sentano “Sunrise”, settimo disco della sua prestigiosa carriera, rila-sciato nell’autunno dello scorso anno. Per l’occasione, ad accom-pagnare il maestro sarà L’Orchestra sinfonica italiana, chiamata aeseguire gli arrangiamenti partoriti dall’estro di questo rivoluziona-rio costruttore di musica, che dagli albori della sua ascesa al gran-de pubblico ha sempre inteso ammodernare la musica classica, nonsenza scontrarsi con una certa dose delle solite critiche che, inevi-tabilmente, vengono mosse a chi ha il coraggio di intraprendere nuo-ve strade. Se ne sarà fattauna ragione Allevi, vistoche i suoi estimatori, ormaisparsi in tutto il mondo, so-no decisamente superioriai, pochi, detrattori. Da unadi queste polemiche (o al-meno in parte, se così pos-siamo dire), prende vitaSunrise che, come spiegail compositore, è un albumdi rinascita, frutto, comeindica il titolo (l’alba), del-l’arrivo di uno spiraglio diluce (creativa) dopo il buio(dovuto a un periodo di dif-ficoltà). La luce è, in que-sto caso, insieme la spe-ranza che l’artista “vuole regalare” agli ascoltatori e la vena creati-va ritrovata dopo un blocco causato, anche e soprattutto, dalle fero-ci critiche destinategli dal noto violinista Uto Ughi nel 2009. «Maora sono un Giovanni felice - ha ripetuto in più frangenti Allevi - ecredo che quest’ultimo lavoro lasci trasparire il mio stato d’animo.Ora voglio solo che queste note siano vicine al cuore della gente,che siano di incoraggiamento a superare i momenti di buio, per ri-trovare quella luce che è dentro ognuno di noi».L’album è uscito a due anni di distanza da “Alien”, per pianofortesolo, e segue “Evolution”, del 2008, già pensato come contenitoredi brani per orchestra sinfonica. Sunrise è stato registrato al Teatro

Carlo Felice di Genova, e ha richiesto il lavoro di una mole im-pressionante di artisti: oltre sessanta professori d’orchestra dello stes-so teatro. Al violino, Allevi ha scelto di destinare la maestria diMariusz Patyra, giovanissimo artista polacco, già vincitore del PremioPaganini. Al Teatro Rendano andrà quindi in scena un concerto grandioso:un’esplosione di gioia che promette di far sognare la fantasia di don-ne e uomini di ogni età. La grandezza di Allevi, in fondo, è proprioquesta: il compositore ha trovato un amalgama perfetta, e del tuttopersonale, tra evidenti richiami classici e strutture pop, che facilita-no all’ascoltatore la fruizione e l’assimilazione della sua musica.Venature pop su richiami ai grandi maestri settecenteschi e otto-centeschi che, come noto, hanno fidelizzato un pubblico di giovanie giovanissimi e mosso critiche, quasi come per riflesso, dai musi-cisti più “conserva-tori”. A nostro avvi-so, la realtà è che ilfenomeno Allevi, peressere apprezzato co-me merita, vada in-serito in un contestodiscografico moder-no che non contem-pla più - e questo ècertamente un male- le grandi Sonate ole Opere da Camera.Il pubblico ha trova-to in lui il nuovo cheavanza perché Alleviha avuto l’intelligen-za artistica di nonrinnegare i suoi di-plomi al conservato-rio (come qualcunoha voluto affermare) ma di agganciarli, con tutto il carico di passioniche ne deriva (Bach e Beethoven), a un mercato che raramente èstato in grado di offrire un vero “nuovo”: musica orecchiabile maaffatto scontata imbevuta in note ora gioiose ora malinconiche ingrado di toccare, anche nell’arco di pochi secondi, tutte le corde del-l’animo umano. Una qualità che non ha rapporti diretti con nessungenere, tempo né, grazie a Dio, abilità tecnica. Giovanni Allevi ciaspetta quindi, con la sua musica e la “sua” orchestra, al Rendano(per info www.inprimafila.net): il Sunrise Tour promette di regala-re una notte di rara emozione. Con buona pace dei suoi più dotti de-trattori.

sabato23 febbraio 2013

XIII

Le mani di Allevisu CosenzaLe mani di Allevisu Cosenza

Il più amato compositore classico contemporaneo arriva al teatro Rendano il 6 marzo

Note che promettono di far sognare

In Calabriaper una tappa

del Sunrisetour

Lo accompa-gnerà

l’Orchestrasinfonica

italiana

di Francesco Fotia

Il Teatro Rendanodi Cosenza

A destra, la copertinadi “Sunrise”In aperturaGiovanni Allevi

Page 14: Voce ai giovani

Sono aperte le iscrizioni all’associazione culturale “Romano Marino”,che prende il nome dal giovanissimo cosentino che tre anni fa ha per-so la vita per una rara o misconosciuta malattia autoimmune del san-gue. «Tesserarsi, e quindi prendere attivamente parte all’organizza-zione e alla vita dell’associazione, è un modo per condividere connoi il ricordo di Romano - spiega Maria Donata Giardini, presiden-tessa dell’associazione e madre del giovane. Celebrare la memoriadi mio figlio insieme all’associazione che ne porta il nome - conti-nua - significa dedicare parte del proprio tempo ai giovani, all’arte eal rapporto genitori-figli».Questi, quindi, gli obbiettivi dell’associazione “Romano Marino”,che nelle sue attività da ampio spazio e importanza all’arte e allamusica, viscerale passionedel ragazzo, chitarrista pro-vetto. Passione celebratanell’annuale “Concert forRomano”, che lo scorsogiugno ha raggiunto la IIIedizione, in una serata cheha voluto mettere al centro,insieme alla musica, ancheil rapporto genitori-figli,sintetizzato con la lettura diun passo dal libro “Ciao,Caterina. Lettera sulla so-glia” ad opera di TizianaIaquinta, autrice dello stes-so volume.L’abbraccio ideale tra chiamava Romano ha spintol’associazione a perseguirenei suoi eventi: «È in corso- racconta Maria DonataGiardini - con il patrociniodell’assessorato Giovani eFuturo del Comune di Cosenza un concorso, con scadenza a mar-zo p.v., rivolto ai ragazzi di terza media. Dovranno scrivere un ela-borato di fantasia, con protagonista un ragazzo di nome Romanoche ama la musica. Il racconto dovrà essere corredato da una brevericerca sulla Sindrome da Attivazione Macrofagica (Mas), la ma-lattia che ha stroncato la vita terrena di Romano. Una giuria quali-ficata deciderà il vincitore, cui andrà in premio un i-Mac 21, gene-rosamente offerto dal Keystore One di Cosenza. Il 2 marzo - inol-tre - saremo “ospiti” nel corso del IX convegno della FondazioneLilli Funaro. Il nostro apporto all’evento ruoterà attorno all’Istiocitosi,il gruppo di malattie che racchiude quella di cui ha sofferto Romano».

Veicolare il tempo libero dei giovani e indirizzarli ad attività cultu-rali, diffondere informative sulla malattia che ha colpito Romano, esensibilizzare quindi l’opinione pubblica e le istituzioni. A queste li-nee guida l’associazione unisce un ultimo, ma fondamentale, punto:l’ascolto dei giovani e l’attenzione al rapporto che questi hanno conil mondo degli “adulti”. Secondo Maria Donata Giardini «bisognapensare a loro e al linguaggio con il quale esprimono le proprie emo-zioni e i propri disagi, perché i giovani non sempre comunicano inmodo diretto». Proprio in questo senso, nell’attesa del quarto Concert

for Romano, previsto a giugno,l’associazione ha proposto l’in-titolazione di una strada dedi-cata al giovane: «A dicembre- spiega la presidentessa - ab-biamo consegnato mille firmea testimonianza di questa co-mune volontà di un gruppo dipersone. Abbiamo pensato auna strada dell’isola pedonale,che vorremmo denominare“Via della Gioventù RomanoMarino”. Farla nascere - pro-segue - significherebbe im-pregnare il gesto di molteplicisignificati, tutti di elevato spes-sore e fissarli indelebilmentenella memoria della comunitàcittadina. È uno spazio cui pen-siamo come ad un luogo a mi-sura di giovane che aggiungaun ulteriore tassello al costan-

te percorso di sviluppo collettivo. Un luogo - conclude - che ci ri-cordi quanto importanti siano i giovani, tesoro da custodire, valo-rizzare e mai abbandonare».

Il “Concert for Romano”, simbolo dell’Associazione. Il terzo Concert for Romano è andato in scena l’1giugno 2012. Sisono esibiti gli “Sugar for your lips”, gli “Snap shot”, i “Brokenorange”, gli “Eternal stone” e il chitarrista Massimo Garritano. Leband protagoniste della serata erano composte da amici di Romano,nel cui ricordo sono ruotate tutte le performance. Tra le testimo-nianze di chi lo ha conosciuto, letture di versi di canzoni a lui dedi-cate, e la splendida lettera di Paolo (che abbiamo pubblicato inte-gralmente in mezzoeuro del 9 giugno), artisti e membri dell’asso-ciazione hanno regalato al pubblico una serata di commemorazio-ne e crescita che speriamo possa avere numerosi seguiti.

sabato23 febbraio 2013

XIV

Associazione Romano Marino, aperte le iscrizioni. Tante le iniziative in programma. Ce ne parla la presidentessa

Una vita spezzata

Abbraccio idealeper non dimenticareAbbraccio idealeper non dimenticare

L’iniziativaprende ilnome dal giovanecosentino cheperse la vitatre annifa per unamalattiamisconosciu-ta autoim-munedel sangue

In alto, un momentodel III concert

A sinistra, il pubblicodel teatro dell'Acquario

Page 15: Voce ai giovani

Sabato 23 febbraio si terrà la seconda edizione della ciaspolata “Sulleorme dei lupi”, organizzata dall’associazione “Maria Tarsitano” conla collaborazione del Parco nazionale della Sila, la Provincia diCosenza, l’Arssa Calabria, la Scuola italiana sci di Lorica, l’asso-ciazione culturale “La città del sole” e Sila notizie tv.La partenza è prevista alle 15.00 nel piazzale Funivia nella localitàcavaliere a Lorica e l’arrivo sulla cima più alta dell’altopiano sila-no, Monte Botte Donato.La ciaspolata sarà l’occasione per visitare luoghi suggestivi del Parcodella Sila e per trascorrere un pomeriggio all’insegna del diverti-mento ed a contatto con la natura. Musica, a cura della band“Svapurati folk”, danza ed uno spettacolo teatrale organizzato dal-la compagnia teatrale “Parco Tommaso Campanella” accompagne-ranno i partecipanti in questa divertente avventura fra i boschi del-la Sila. Educazione ambientale e sviluppo sostenibile dei luoghi sa-ranno gli argomenti affrontati dal cantastorie in un proscenio a ca-vallo dei secoli Ottocento e Novecento. Lungo il sentiero, la pièceteatrale “Attia Lupu” tratterà il tema del brigantaggio silano e deilupari, fra musica, balli e lupercali briganteschi.La prima edizione di questa ciaspolata ha registrato lo scorso announ importante successo, registrando la presenza di circa 100 parte-cipanti e già ne sono previsti altrettanti quest’anno.Informazioni sulla ciaspolata e la cena che concluderà questa di-vertente giornata, per le quali è necessaria la prenotazione, sono re-peribili su assmariatarsitano.wix.com.

sabato23 febbraio 2013

XV

Occasione per visitare luoghi incantevoli

Sabato 23 febbraio si terrà in Sila la seconda edizione della ciaspolata

La partenza è prevista alle 15,00

nel Piazzale funivia nella località Cavaliere

a Lorica; l’arrivo sulla cima più alta

dell’altopiano, monte Botte Donato

Sulle orme dei lupiSulle orme dei lupi

Page 16: Voce ai giovani

Il Bluocean’s workshop edizione 2013 dal titolo “Obiettivo repor-ter. Metti a fuoco il tuo talento”, patrocinato da National geographicItalia, si propone quale primo e completo corso di fotogiornalismoprodotto con le prestigiose firme di National Geographic.Da maggio a settembre, i quattro moduli, che interesseranno lavorid’aula e di reportage “sul campo”, fino al corso di editing, consen-tiranno un percorso culturale e didattico dello studio della fotogra-fia innovativo e di assoluto prestigio nel panorama nazionale.Bluocean insieme ai professionisti di National geographic (photo-reporter e photoeditor) Sergio Ramazzotti, Alessandro Gandolfi,Giancarlo Ceraudo e Marco Pinna, darà vita ad un mix di pratica eteoria per comprendere il modus operandi che si cela dietro un re-portage fotografico. All’insegna della formazione e della ricerca fotografica e di pho-toediting, i moduli d’aula che avranno sede a Reggio Calabria, e idue appuntamenti di reportage sul campo in puro “stile” NationalGeographic che interesseranno la Sicilia Occidentale e l’Area del-lo Stretto, rendono completo un programma che consente di condi-videre oltre 12 ore di lavoro giornaliero con le più titolate firme del-la fotografia italiana.Aperto a professionisti e appassionati della fotografia, il Bluocean’sWorkshop 2013, quale corso di fotogiornalismo, costituisce una so-lida base per intraprendere la carriera del reporter, e per impadro-nirsi di nuove competenze utili a sviluppare una propria ricerca vi-siva.Come trovare la notizia, come svilupparla, come realizzare tecni-camente le immagini, come editare il lavoro e come cercare di com-mercializzarlo o finalizzarlo in una pubblicazione o in una mostra. 10 giorni di lezioni in aula (riflessione teorica e analisi delle imma-gini) - 80 intense ore di shooting sul campo... Metti a fuoco il tuotalento!

A seguire i quattro moduli che si svolgeranno nel periodo compre-so tra maggio e settembre 2013:Modulo 1 - Formazione d’aulaCome nasce e si costruisce un reportage “Il punto di vista delPhotoreporter” con Sergio Ramazzotti, Reggio Calabria dal 3 al 5 maggio 2013.Modulo 2 - Shooting sul campo“Trapani: terra di confine, sintesi del Mediterraneo” con Alessandro Gandolfi, Base operativa Trapani dal 4 al 9 giugno2013. Modulo 3 - Shooting sul campo“Reggio e l’Area dello Stretto: mito e suggestioni di una bellezzarivelata” con Giancarlo Ceraudo, Base operativa Reggio Calabria dal 9 al 14luglio 2013.Modulo 4 - Formazione d’aulaDalle foto al racconto, dal portfolio alla professione “Il punto di vi-sta del Photoeditor” con Marco Pinna, Reggio Calabria dal 20 al 22 settembre 2013.Informazioni e programmi dettagliati possono essere richiesti a:[email protected] Ogni corso è aperto a professionisti e amanti della fotografia per unmassimo di 12 unità. Le iscrizioni si effettuano fino ad esaurimen-to dei posti disponibili

A seguire una breve presentazione dei master:

Sergio RamazzottiAutore di centinaia di reportage apparsi sulle principali testate delmondo. Le sue fotografie sono state esposte in numerose mostrepersonali in Italia e all’estero. Nel 1996 ha pubblicato il bestsellerVado verso il capo (Feltrinelli), cronaca di una traversata di tredici-

mila chilometri compiuta con i mezzi pubblici da Algeri a Città delCapo, adottato come libro di testo del corso di Sociologia del turi-smo all’Università Iulm di Milano. Con Feltrinelli ha pubblicato an-che Carne verde (1999) e La birra di Shaoshan(2002). Nel 2003 èuscito Liberi di morire (Piemme), ambientato in Iraq durante l’ulti-ma guerra. Nel 2005 è uscito il romanzo Tre ore all’alba (DeAgostini),ambientato fra l’Italia e l’Iraq. Nel 2006 ha pubblicato con FeltrinelliAfrozapping-Breve guida all’Africa per uomini bianchi, un libro diracconti africani frutto delle sue esperienze di viaggio nel ContinenteNero. Nel 2008 ha pubblicato per Éditions du Chêne di Parigi eThames & Hudson di Londra i due volumi fotografici Inde e Chine,e nel 2010 il volume fotografico Afghanistan 2.0 per LeonardoInternational. Tra il 2008 e il 2011 è stato protagonista della serie didocumentari sul fotogiornalismo Lauren Verslaat prodotti dalla tvprivata olandese Veronica, e del documentario in otto puntateBuongiorno Afghanistan prodotto da Sky Italia. Ha vinto il premiofotografico International Photography Awards di Los Angeles nel2005, e due volte (2005 e 2010) il premio di giornalismo “EnzoBaldoni” della Provincia di Milano.

Alessandro GandolfiAssiduo collaboratore di National geographic, è un apprezzato gior-nalista e reporter nel panorama internazionale. I suoi lavori sono apparsi su diversi giornali e riviste, fra i quali DieZeit, The Sunday Times Magazine, Le Monde, VSD, Marie Claire,Mare, National Geographic Italia, L’Espresso, Il Venerdì, Sette,Corriere della Sera, Sportweek, Qui Touring, Meridiani, Airone, LaRepubblica delle Donne. Le sue immagini sono state esposte in mostre personali e collettive,ha tenuto workshop fotografici e ha fatto parte di diverse giurie fo-tografiche (2010 Polaris Photo Contest, 2010 NGO World Videos -Milano Film Festival, EDT Photo Contest 2008). E’ membro delcomitato del Festival Colorno Photo Life (Parma) e vincitore di al-cuni premi tra i quali: “One Life Photography project - Top 100Photographer” (2011), “International Aperture Awards, BronzeAward” (2010), “National Geographic, February Best Edit Award”(2010) e “National Geographic, September Best Edit Award”(2011).http://www.alessandrogandolfi.com/

Giancarlo CeraudoAssiduo collaboratore di National geographic, è un fotogiornalistache vive tra Roma e Buenos Aires. Da dieci anni documenta le pro-blematiche socio-culturali, ambientali e sanitarie e questioni relati-ve alla tutela dei diritti umani, focalizzando la sua attenzionesull’America Latina. Lavora per riviste italiane e straniere, quali D La Repubblica delleDonne, Internazionale, El Pais, National Geographic e L’Espresso.Le sue immagini sono parte della collezione permanente del MAXXI(Museo Nazionale delle Arti del 21 ° secolo, Roma) e sono stateesposte in Italia, Europa e Stati Uniti.Altre pubblicazioni sono: Frontiera Sud (Fandango Editore, 2004),Made in Italia (Trolley Books, 2005).http://www.giancarloceraudo.com

Marco PinnaRedattore di National geographic Italia dal 1998, Marco Pinna è ungiornalista che svolge il compito di photoeditor e ricercatore ico-nografico per il magazine italiano e per il suo sito web, mantenen-do inoltre i rapporti con i fotografi e le agenzie fotografiche.Sempre attivo e presente sulla scena del fotogiornalismo e della fo-tografia in generale, ha partecipato a numerose giurie di premi fo-tografici e letture portfolio per manifestazioni nazionali e interna-zionali, tiene corsi di photoediting e fotogiornalismo in qualità didocente, cura mostre di fotografia, svolge lavoro di consulenza perfotografi professionisti e ha realizzato libri fotografici in qualità diphotoeditor e curatore. Scrive spesso su temi legati alla fotografiaed è titolare del blog di fotografia “Fuori fuoco” sul sito national-geographic.it. Da sempre, ha un occhio di riguardo particolare neiconfronti dei fotografi emergenti.

sabato23 febbraio 2013

XVI

Mettere a fuocoil proprio talento

Mettere a fuocoil proprio talento

Progetto del Bluocean’s workshop edizione 2013 patrocinato dal National geographic Italia

Concorso di fotogiornalismo

All’insegnadellaformazionee della ricercafotograficae diphotoeditingi modulid’aulache avrannosede a ReggioCalabriaDue appunta-menti direportagesul campoin puro stileNationalgeographicche interesse-ranno Siciliaoccidentalee l’areadello Stretto

Page 17: Voce ai giovani

Una giornata aperta al territorio davvero speciale dunque quella of-ferta lo scorso 17 febbraio, dall’Istituto d’istruzione superiore - Itis“Enrico Fermi”, Ipsia “Luigi De Seta” di Fuscaldo, diretto dal pro-fessor Giorgio Clarizio. L’evento ha avuto l’obiettivo di presentare i diversi indirizzi dell’i-stituto - Elettronica ed elettrotecnica, Informatica e telecomunica-zioni, Meccanica, Meccatronica ed energia, Grafica e comunica-zioni, Tecnico delle industrie elettroniche, Tecnico abbigliamento emoda, ed il corso serale di Elettronica e telecomunicazioni - offrendoai genitori l’opportunità di scegliere attraverso la presa di contattodiretta con esperienze di laboratorio e momenti di spettacolo.L’idea di presentare all’esterno professionalità, creatività e talentooltre che competenza ha ispirato l’organizzazione e la realizzazio-ne, da parte di studenti e docenti dell’istituto fuscaldese di tre pre-cedenti rappresentazioni di spettacolo e sfilata di moda svoltesi aScalea, Amantea e Paola.Essere presenti ed aperti al territorio ha consentito e consente all’i-stituto di disseminare la propria proposta formativa. Una “open day” d’eccezione in cui si sono alternati momenti di dan-za, canto, e sfilate di moda, e la presa di contatto diretta con espe-rienze di laboratorio attive alternate a momenti di illustrazione delPof.Un’occasione in cui tutti i laboratori - Informatica formazione a di-stanza ed e-learning, Elettronica, Telecomunicazioni, Elettronica emacchine elettriche, Meccanica, Meccatronica ed energia, Fisica,Chimica, Abbigliamento e Moda - sono stati aperti al pubblico perassistere ad esperimenti e visionarne attrezzature e strumentazioni.Tra le iniziative più apprezzate dai numerosi presenti lo spettacolomusicale di grande impatto e con una forte valenza sociale sottoli-neata dall’integrazione interculturale tra gli studenti italiani ed il co-spicuo numero di studenti egiziani che frequentano l’istituto d’i-struzione superiore, un esempio pragmatico ed efficace di educa-zione al rispetto ed alla tolleranza; e la sognante sfilata di moda pro-posta dalle allieve del triennio della sezione moda dell’Ipsia “LuigiDe Seta”, una collezione fresca come rugiada del mattino, vera di-mostrazione di eleganza.Sono stati i toni freddi a dominare con tutte le nuance del nero e delblu che si sciolgono nel glicine, nell’acquamarina, nel verde, nel ci-pria, nelle lievi sfumature del giglio d’acqua e dei petali di ciclami-no dal riflesso cangiante e nei toni madreperlati ed iridescenti.I colori delicatissimi e pastelli si traducono in altrettante delicatissi-me forme che accarezzano i corpi: i tessuti morbidi e i tagli scivo-lati si trasformano in abiti dalle linee pulite. Vestiti che si calibranosu varie lunghezze ma tutti estremamente eleganti che ricordanograzia e armonia sia se arrivano al ginocchio, sia se toccano le ca-viglie.

Una moda al chiaro di luna estremamente romantica e scintillanteper la sera, quando gli abiti dalla siluettes definita si arricchisconodi mille cristalli e di bagliori argentei. Illuminata da un raggio di sole, ecco nascere una nuova donna: conabiti-carezza da indossare col soffio luminoso dell’estate, e che han-no il profumo della pelle al sole, su una dolce scia di note orientali.Abiti di un magnetismo elettrico avvolgente. Un connubio di fre-schezza e passione. Vibranti come ali di farfalla, fluttuanti come pe-tali di fiori esotici: le ruches avvolgono con le loro spire, ed a ognipasso regalano un movimento, ad ogni gesto donano una fluiditàfemminile. Delicati ma scultorei, macro o micro, volant e balze gio-cano nell’aria con divertimento e gioia.Gioiosi, euforici, insolenti denotano con un tocco di originalità e unpizzico di vita qualsiasi quotidianità...Un caleidoscopio di emozioni dolci, frementi, frizzanti. Un’evasionedal solito alla scoperta del piacere di una nuova bellezza, briosa edoriginale. Gli abiti colgono l’essenza di una donna dinamica sem-pre in movimento. Delicati e soavi sottolineano l’anima vivace ecalda, di una donna teneramente mediterranea.

sabato23 febbraio 2013

XVII

Proposte formative

di Pileria Pellegrino

Una giornata aperta al territorio davvero speciale quella offerta

dall’Itis “Enrico Fermi”, Ipsia “Luigi De Seta” di Fuscaldo

La scuola si presentaLa scuola si presenta

L’eventoha avutol’obiettivodi presentarei diversiindirizzidell’istitutodandoai genitoril’opportunitàdi scegliere;attraversola presadi contattodiretta conesperienzedi laboratorioe momentidi spettacolo

Le precedentimanifestazioniopenday a Cosenza,Scalea e Amantea

Page 18: Voce ai giovani

Ce l’ho presente com’era combinata l’esattoria del paese, nella piaz-za Garibaldi. Al lato opposto a quello dell’entrata di casa mia, conuna porta al culmine di cinque gradini di pietra levigata, un pianointerno a unico vano di notevole larghezza, in fondo due tavoli mes-si l’uno accanto all’altro e sopra carte e cartelle, documenti vari, tim-bri e penne con calamaio, matite per l’occorrenza e sedie sparse, condue di spalla che consentivano a chi arrivava di sedersi di fronte al-l’esattore ed altre accostate alle pareti laterali per ospitare le genteche arrivava e doveva aspettare il proprio turno.La piazza era in terra battuta e la polvere proprio in quel luogo, allento soffiare del vento, produceva un mulinello che faceva girareal centro un nugolo di fogliame e rametti caduti dagli alberi; in tut-to cinque posti, quattro della stessa specie in fila da un lato ed uno,diverso e più grande, di rimpetto, al lato opposto e vicino al garagedi Vitale. D’estate era molto polverosa la piazza. Ricordo che le per-sone che vi passavano si piegavano all’indietro e si coprivano il mu-so con il bavero della camicia per evitare la polvere nello stomaco.D’inverno era tutta un’altra cosa. Un camminare tra invasi e riga-gnoli di acqua piovana, persone sotto l’ombrello e ragazzi che scia-mavano, giocando spensieratamente.

In quello spazio, largo non più di cinquecento metri quadri, che con-sideravamo piazza del paese, anche se altri luoghi simili vi erano inaltre parti, che somigliavano ad un piazzale, si snodava la via delpaese con le sue attività più caratteristiche e utili. Lì, ogni tanto, siteneva il mercato, si svolgeva la festa del patrono con il palco, siballava il cavalluccio del fochista Minasi, si teneva la fiera con invendita arnesi di campagna, noccioline americane, castagne bolli-te, infornate, crude o abbrustolite in una padella appositamente pie-na di buchi, ed altri dolciumi tra cui “gli zulli” delle Serre o ogget-ti vari di ambulanti che venivano da Bovalino per vendere in en-trambe le giornate in cui si svolgeva la festa di S.Ilario. Nella piaz-za arrivavano i camion dei rivenditori di terraglie, ceramiche, piat-ti, vetri, stoffe, vestiti, scarpe, minutaglie varie. Quasi tutte le do-meniche la piazza si riempiva di venditori che rendevano festose legiornate e richiamavano quasi tutti sia per le forniture di casa, siaper passare una giornata diversa e godere di una qualche cosa chetrasformasse la monotonia della vita paesana tra paesani.

Altri momenti diversi erano quando arrivavano le compagnie teatra-li siciliane che si trattenevano per tante serate utilizzando il garagedi Oreste come sala per le loro rappresentazioni. Aproposito di com-pagnie teatrali siciliane, ricordo che erano sempre dotate di una odue belle signorine che a quei tempi facevano innamorare i giova-notti del paese. Si trattava di figlie del gestore della compagnia chesapeva di tutto e di più. Era esperto in problematiche sociali per cuiriusciva a intrattenere per ore parlando di sue esperienze di vita eaffascinando tanta gente che solo in occasioni simili aveva la fortu-na di allargare la propria mente a conoscenze diverse da quelle stan-tie della vita paesana. Era fortuna di queste la venuta di qualche pae-sano proveniente dalle lontane terre d’America dove avevano avu-to occasione di vivere di cotte e di crude e tante esperienze caratte-ristiche che narravano fatti di quei luoghi, destini di vita di quellagente, stranezze e vicende di vario tipo dove i protagonisti eranopersone e famiglie che erano tutta un’altra cosa rispetto ai paesanicon i quali si viveva e si parlava sempre delle stesse cose.Le scenette alla fontana dove un contrasto per accaparrarsi il posto,segnato dalla disposizione delle proprie brocche che spesso veni-vano furbescamente spostate da chi si riteneva più dotato di espe-rienza e di intelligenza,o si riteneva in condizione per esprimere pre-potenza, era occasione di bisticci, a volte anche di rilievo e di in-giurie o addirittura di botte. Ed un bisticcio alla fontana diventavaun cinema perché si sapeva sapientemente narrare in ogni angolodella strada dove si incontravano persone occasionalmente e si for-mavano gruppetti, oppure nelle case al braciere durante le serate in-

vernali. Di un episodio rilevante che poteva essere uno scambio diingiurie o di botte vere e proprie, o di semplici rimbrotti e voce ec-cessivamente alterata, si ricavava un favoleggiare per mesi e mesi,dove all’avvenimento nudo e crudo, per come era stato vissuto, siaggiungeva la fantasia per arricchirlo, colorarlo, renderlo da un epi-sodio di cronaca a fatto favoleggiato, a narrazione tragicomica, sem-pre tendente a incuriosire, a rendere di forte interesse le conversa-zioni.

Una volta non c’era cinema, non radio, non altro divertimento chenon fosse l’occasionale incontrarsi tra persone e raccontare, dire del-l’uno e dell’altro senza rispetto alcuno; dove la ragione del narrareera il colorire i fatti, senza preoccuparsi di dire il vero o magari diinventare meriti o rovinare la reputazione del soggetto tirato in bal-lo. Molto spesso per tramutare il fatto in una grande farsa utile a in-curiosire, e comunque a interessare e fare i capannelli tra più amicie più persone, non si badava esagerare i fatti comportava discredi-tare i protagonisti, fossero singole persone o il contesto dentro suisi erano mossi. L’importante era che in quel momento l’improvvi-sata compagnia di divertiva ad ascoltare fatti che erano sempre unasorta di composizione teatrale, come si fa oggi con le telecamere.Da qui i futuri compositori di film, gli organizzatori di teatro, i re-gisti.Cinema e teatro nascono dalla strada, dalle case antiche dentro cuisi consumavano favolosi scenari di vita, matrimoni ricchi di sor-prese e di stranezze in cronaca, e nelle vie pubbliche dove era pos-sibile imbattersi in ragazzi che passavano dal semplice bisticcio diparole a guerre tra singoli e clan. Per ragioni di piccola entità, soli-tamente, perché in fatti gravi molto raramente si aveva motivo diimbattersi tanto era la collera derivante da una offesa recata all’al-tro o all’altra su questioni dove l’istinto, che dominava il cuore del-la gente di allora, non tollerava moderazioni o linguaggi accomo-danti. Una volta ho sentito un uomo che, avvicinandosi dall’altraparte della strada su cui camminava, si accostò a un suo conoscen-te e gli chiese scusa per le sgarbatezze che gli aveva rivolto alcunesere prima quando, sotto l’effetto del solito vino bevuto alla botte-ga di Pasquale, lo aveva apostrofato con epiteti stupidi, senza sen-so, come se avesse avuto a che fare con un imbecille qualunque nelmentre si trattava di un professore di scuola, quello presso cui eraandato a scuola, magari, anche suo figlio. Finita la sbornia del vino

sabato23 febbraio 2013

XVIII

Il racconto

di Giuseppe Aprile

D’estate la piazza era molto polverosa, le persone che passavano si coprivano il muso...

Il paeseche non c’è piùIl paeseche non c’è più

Lì ogni tantosi teneva ilmercato, sisvolgeva lafesta delpatrono conil palco, siteneva lafiera che ven-deva arnesi dicampagna

Page 19: Voce ai giovani

e tornato nella normalità, sentì il bisogno si scusarsi e quello rispo-se: «Non preoccupatevi Girolamo. Non ci penso neppure. Ho di-menticato tutto. Si capisce che in questo nostro paese capita che unobeve un goccio di vino in più e a tutti può capitare di fare degli sgar-bi e di dire una una parola in più. Ci capiamo, ci scusiamo a vicen-da, è come se nulla fosse accaduto. Comunque, mi fa piacere che ciabbiate tenuto a chiarire tra di noi. Solo questo è bello. Per il resto,nessuna offesa, solo normalità della nostra vita. State tranquillo, ami-ci come prima e meglio di prima. Per carità! Siete sempre stato ungalantuomo e sempre lo sarete. Non è che una parola rovina la re-putazione di gente per bene come noi». Finì tutto in un proseguiredi conversazione ed in un appuntamento per il dopo, nella stessagiornata o per la giornata successiva, comunque sempre in bella ami-cizia e reciproca stima.

Una volta a me è capitata una che merita citazione perché sembra unabarzelletta della natura. Bisticciai con un mio compagno che era fi-glio di uno che lo chiamavano “cacato delle galline”. Infatti si di-ceva in giro che la mamma lo richiamava sempre perché si mette-va vicino al pollaio e sempre si sporcava, tanto è vero che un gior-no, arrabbiata, gli disse: Mi sembri il cacato delle galline. Bisticciammo seriamente, tra l’altro ci volevamo bene, ma si sa chebasta un nonnulla per far venire una incomprensione con conse-guente litigata. Magari poi passa, nell’arco di due o tre giorni, e siritorna come prima. Ma quella volta la cosa fu un pochino più cu-riosa e di più lunga durata. Perché? Forse perché le botte che ci sia-mo date fossero state più dure? Niente di questo; che nemmeno bot-te ci siamo date. Ci sono stati degli spintoni e lui, scivolando, cad-de per terra. Guarda caso, su escrementi di polli. Proprio lui che ave-va la caratteristica che suo padre veniva spesso indicato, più che pernome normale, come il “cacato delle galline”. Ovviamente la cosasembrò tanto assurda che ne risentì sia lui che suo padre, tanto cheper poco non pretesero di venire a bastonarmi. Ero ragazzino ed eb-bi l’occasione di assistere alla rabbia di quell’uomo, mentre grida-va per la via: «Lo faccio nero di calci. Lo insanguino. Faccio che isuoi vengano a prenderlo con le lenzuola!». Maruzza si preoccupòe, vendendomi avvicinare incredulo e ignaro che parlavano di me,mi diede una spinta e mi fece entrare nella sua casa per protezione.«Stai zitto, nasconditi qui che quello ti ammazza sul serio. Quellolo ingiuriano “cacato delle galline” ma è il macellaio del paese. Ed

uno di quelli che tagliando ogni giorno carne da vendere, a furia diavere sempre coltelli per le mani, finisce che prendono confidenzacon le lame e non ci vuole niente che le adoperino. Statti zitto chefra poco gli passerà la rabbia. Dopo che s’è un pò sfogato. Speriamoche non si incontri con qualcuno dei tuoi in questo momento!». Estetti lì, zitto, zitto, dietro la porta di Maruzza, ma sembrava che ilconto non fosse mio. Avrei voluto uscire, come se quello gridasseper altri ma Maruzza che sapeva, che conosceva bene quel tipo esapeva pure che i macellai coincidevano spesso nella fantasia po-polare con i primitivi mafiosi del paese, mi trattenne e non mi feceuscire fino a quando non si assicurò che quello si era calmato e, ma-gari, se n’era andato verso casa.

Ricordo che solo pochi giorni dopo feci di tutto per incontrare quelmio amico. Compagno, tra l’altro, di tutta la nostra comune infan-zia e ci siamo fatti una bella risata per quello che era avvenuto tranoi. Mi disse: «Noi non ci siamo fatti niente, ma non mi ero accor-to che mi ero sporcato con feci di gallina che stavano per terra quan-do sono caduto. Mio padre s’è accorto una volta arrivato a casa emi ha domandato cosa mi fosse accaduto. Pensando che ritenessenormale un bisticcio tra ragazzi, gli dissi la verità». «Apriti cielo! Non l’ho potuto trattenere più. Ho dovuto accettarela sua collera e tutto quel casino che ha fatto dopo, nella strada, ri-bellando il paese con noi che, a parte questo inconveniente dello sci-volone, non ci eravamo fatti nulla di male. Sapevo che era stata unalite passeggera, che saremmo tornati come prima, magari dimenti-chi di quei minuti che avevamo passato con un fare che assomi-gliava ad un vero e proprio scherzo; ad uno dei soliti che ci capitadi fare davvero. Per questo non voglio avere molto a che fare con inostri genitori. Tra noi ragazzi ci capiamo, loro invece, cercano ilmodo di far vedere quanto bene ci vogliono, e magari fanno guai!».

Ciccio Marano sta sempre in disparte quando sente odore di bistic-ci. Ha sempre paura. Non ricordo mai di avere bisticciato seriamentecon qualcuno dei nostri compagni. Il suo fare è scappare via ad ogniapparire di parole grosse tendente ad un possibile imminente bi-sticcio. Se due bisticciano, hanno voglia di sperare che Ciccio si in-trometta per fare la pace! Lo prende sempre il panico e scappa via.Quando ti accorgi, ti rendi conto che lui ha già fatto mille passi perandarsene via. E meno male che la pace arriva da sola. Perché maici sono ragioni di rabbia vera o di veleno. Bisticciavamo per stupi-daggini nel gioco o per cosette di insignificante entità. Ma Ciccioaveva terrore delle botte e delle parole grosse. Scappava!

Anche la strada, il corso Garibaldi, come lo chiamavamo immagi-nandolo come il corso dei grandi paesi di marina, era in terra battu-ta. Aveva ai lati le cunette quasi sempre rotte e con l’acqua che, quan-do pioveva, fuoriusciva e aiutava il formarsi dei rigagnoli lungo lavia che era in leggera discesa, giù, fino all’entrata del paese che coin-cideva con la curva del Mulino e il frantoio dei fratelli Palmisani.Usavamo il fondo delle cunette, che erano avvallamenti di scarsaprofondità, per scorrere con il nostro carretto. Una rettangolo di ta-vola con ai lati le quattro ruote fatteci dal falegname e, per i migliori,i più esperti ed arditi, uno sterzo che si ricavava con un congegnoapplicato alla parte davanti che finiva a punta, dove si attaccava unabacchetta di legno che fungeva appunto da sterzo potendo girare suse stessa a seconda della linea che volevamo prendesse. Chi ci in-contrava ci diceva: «Avete comprato la macchina? Siete ora moto-rizzati! Se avete guasti, andate all’officina di mastro Mimmo». MastroMimmo non aveva officina, nel paese. Aveva solo qualche pinza, latenaglia, poche chiavi inglesi di diverse misure, improvvisati arne-si per poter aprire un cofano di auto, per riparare una ruota, per qual-che lavoretto da poco, dove davvero non serviva una officina at-trezzata. Perché qualche officina attrezzata c’era solo nella vicinaLocri, città per noi fornitrice di tutto. Sto parlando di un mondo po-vero, minimo, di quattro cose minute, di poche sceneggiate paesa-ne ma ricche tanto che a pensarci la mente ed il cuore si riempionodi gioia ancora oggi che restiamo legati ai nostri genitori, alla gen-te che non c’è più e che tanto abbiamo amato senza mai altro chepiacere di stare assieme e di costituire una meravigliosa vita in co-mune. Tra affetti e piaceri, sconfiggendo ogni forma di rancore dacui sempre venivamo fuori anche se, qualche volta tra parenti spe-cialmente, si stava nemici troppo a lungo: senza parlarsi ma maiodiandosi.

sabato23 febbraio 2013

XIX

Il racconto

Un mondopovero, maanche tantoricco di valoriche a pensar-ci ora ilcuore siriempie diemozioni

Paesaggio anticodisegno di Anna Wrobel Zucco

Page 20: Voce ai giovani

Al via la prima edizione del premio letterario “Città di Tiriolo”.Organizzato dall’associazione culturale “Teura” presieduta da AntonioMontuoro che ha recepito e condiviso una proposta dell’Accademiadei Bronzi e delle Edizioni Ursini, con il patrocinio della locale am-ministrazione comunale, assessorato alla cultura, il premio è riser-vato a monografie inedite su storie di paesi e personaggi calabresidi ogni epoca.Una sezione speciale è dedicata alla memoria del professor GiuseppeGuzzo (Capodistria 11.6.1937 - Catanzaro 18.6.2006). A tale se-zione possono partecipare i laureati in lettere, psicologia, sociolo-gia, teologia, con opere inedite (anche tesi di laurea), di carattere so-cio-psico-pedagogico o teologico. Su proposta dell’assessore allacultura e alla pubblica istruzione, Angelo Colacino, un ulteriore pre-mio speciale sarà assegnato alla classe della scuola secondaria di 1°che presenterà la migliore ricerca sulla storia o le tradizioni popo-lari del territorio.La partecipazione al concorso è gratuita ed aperta ad autori, anchesconosciuti, di qualsiasi regione o nazionalità, purché i lavori sianoin lingua italiana e non superiori a 180 cartelle, foto incluse.Gli elaborati, firmati e corredati di esatto indirizzo dell’autore, do-vranno pervenire in triplice copia cartacea, entro il 31 marzo 2013,con plico raccomandato, all’Associazione “Teura”, Viale Pitagora,16, 88050 Tiriolo.Ciascun partecipante deve inoltre accludere il file, in formato Word(non Pdf), dell’opera presentata.La premiazione si terrà a Tiriolo il 22 giugno. La giuria, presie-duta dal professore Vito Teti, Direttore del Dipartimento diFilologia all’Università della Calabria, è composta daGiuseppe Lucente, sindaco della città; Antonio Montuoro,presidente dell’Associazione “Teura”, Teobaldo Guzzo,dirigente scolastico e giornalista; Amalia Grande,docente del Liceo “Fermi” di Catanzaro; CaterinaPuccio, presidente della Pro Loco; DomenicoColacino, ingegnere; Vincenzo Ursini, presi-dente dell’Accademia dei Bronzi.L’opera che si classificherà al primo posto sarà pub-blicata gratuitamente dalle Edizioni Ursini. Altri premi,consistenti in targhe di argento e attestati di merito, saran-no assegnati a cinque autori finalisti.

sabato23 febbraio 2013

XX

Penne sulla grigliadi partenzaPenne sulla grigliadi partenza

Prima edizione del Premio letterario “Città di Tiriolo”

Opere inedite in gara

Organizzatodalla

associazioneculturale“Teura”

presiedutada Antonio

Montuoro cheha recepitoe condiviso

una propostadella

Accademiadei Bronzi

e delleEdizioni

Ursini

II successo annunciato ha reso più interessante l’appuntamentoculturale che hanno avuto gli studenti di alcune classi del biennioe del triennio dell’Istituto tecnico commerciale e per Geometri“Pizzini” di Paola (Cs), protagonisti della trentottesima edizionedel progetto di tradizione “Incontro con l’autore”. Libro prescel-to, “Stagioni” di Jole Monaco, scrittrice di acuta sensibilità che,nell’ambito della predetta scuola, è docente di Lingua e LetteraturaInglese da oltre un decennio. Per tale motivazione il fermentocreatosi intorno a lei è stato caratterizzato, da parte di tutte le com-ponenti scolastiche, da un’intensa partecipazione, originata ancheda una matrice emotiva profonda quanto autentica.Tantissime le letture critiche in biblioteca che hanno precedutol’atteso incontro, tenutosi nell’Aula Magna alla presenza diGiancarlo Florio, dirigente scolasti-co; di Antonietta Cozza, rappresen-tante editoriale Lpe; di Maria PiaSerranò, esponente dell’amministra-zione comunale di Paola; di DonPietro De Luca, giornalista pubblici-sta.Momento, questo, di riflessione e dicommento esteso alla stesura del li-bro “Stagioni”, su cui hanno lavora-to moltissimo ì ragazzi coinvolti nelprogetto, con la realizzazione di car-telloni ed, in particolar modo, gli stu-denti della II A Igea che si sono ci-mentati nella produzione di una video-clip della durata di dodiciminuti, molto apprezzata per l’adiacenza al testo, le immagini ele musiche selezionate.Dal tavolo dei lavori sono partite tante critiche positive alla tessi-tura di questa prima esperienza letteraria della Monaco che ha sa-pientemente lavorato sui quattro segmenti dell’esistenza: adole-scenza, prima giovinezza, seconda giovinezza, maturità. I relato-ri sì sono soffermati sui contenuti di “Stagioni” quali, il senso esal-tante dei sogni, la sperimentazione emotiva dei sentimenti, l’in-quietudine della delusione, l’esplosione vitale della memoria interza età. Motivazione letteraria, questa, che ha fatto emergerequanto la scrittrice sia stata presa dalla conoscenza dei rapportiumani, in genere, e, soprattutto dalle relazioni che scaturisconocon l’altro sesso, nella finalità di consegnare ai suoi giovani let-tori riflessioni ad hoc sui processi di crescita della personalità. IItutto, nella prospettiva di verificare, attraverso il flusso di coscienzadei personaggi del libro, l’evoluzione di carattere e di tempera-mento nonché il senso di maturità della vita, in genere.

StagioniTrama: Sabrina, Vicky, Elena e Vittoria. Quattro donne di età di-versa che rappresentano il variegato mondo femminile. Grazie al-l’analisi di ricordi, emozioni e sentimenti, e all’alternanza di mo-menti di confronto, con altri di crescita e maturazione, esse vivo-no la stessa giornata mostrando, dal di dentro, come una medesi-ma vicenda possa avere risvolti e aspettative diverse, e racchiu-dere in sé i quattro volti di un’unica storia.

Incontro con l’autoreAppuntamento con la cultura

Nella fotoAntonio MontuoroGiuseppe LucenteAngelo Colacino e

Domenico Montuoro

JoleMonaco

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Importante consenso di pubblico e critica per il maestro Luigi Grecole cui opere sono state nelle scorse settimane in mostra a Lissonenell’ambito della rassegna “Pittura e Musica”.Il maestro Greco che per l’occasione ha realizzato alcuni emble-matici quanto rappresentativi dipinti di Verdi, si è detto davvero mol-to emozionato per l’accoglienza riservatagli e l’attenzione dimo-strata verso i suoi dipinti. La montagna è materia prima delle opere di Luigi Greco, le vette ei paesaggi richiamano la bellezza della natura, oltre ad evocare lastoria, la tradizione della terra di Calabria. La mostra di Lissone è stata l’occasione per unire due espressionidifferenti dello stesso linguaggio: quello dell’arte.In una sorta di laboratorio sperimentale di “musica a colori” in cuiavviene la fusione delle percezioni tra la pittura e la musica attra-verso l’associazione del suono a vibrazioni cromatiche specifiche. La rassegna dell’artista è stata di un coinvolgente impatto scenicoanche la sezione dedicata al brigantaggio ha destato profondo inte-resse per un fenomeno storico tipicamente meridionale e sconosciutoal nord. Per l’artista di Celico pittura e vita si integrano a vicenda, come fat-to espressivo, poiché nella loro essenza l’una trae necessariamenteorigine dall’altra: il colore integra il disegno nell’intento di conferi-re una maggiore tensione alla struttura del dipinto, la luce, impre-gnando il colore medesimo e penetrando in tal modo nell’organi-smo pittorico diviene motore e ritmo dell’opera nella sua globalità. Per questo le sensazioni, gli stati d’animo, le emozioni che l’uomovive vengono catturate dall’artista che le elabora e le materializzanel quadro, dando corpo alla propria personalizzazione della realtà.In un soffio di luci ed ombre la pittura di Luigi Greco mostra i suoiluoghi ideali, perfettamente in sé raccolti e conclusi, per mettervi adimora immagini rigorose, ogni superficie dei dipinti stilla coloree luce. Un mondo di immagini fatto non solo di contemplazioneestatica, ma che vive solo quando se ne sia udita intera la musicatraboccante di suoni dolci, ma anche di spasmi, di urla, talvolta lan-cinanti. Una musica spesso fuori spartito.Un mondo dove il concetto di suono, colore, immagine, trovano lo-ro compiutezza nel far “vedere la musica”, in un linguaggio che èquello del “silenzio dei colori”.

sabato23 febbraio 2013

XXI

di Pileria Pellegrino

Quando il pennellocattura le emozioniQuando il pennellocattura le emozioni

Grande successo per il maestro di Celico Luigi Greco e le sue opere in mostra a Lissone

Musica a colori

La montagnaè materiaprima dellesue opereLe vettee i paesaggirichiamanola bellezzadella naturaoltrea evocarestoriae tradizionedella terradi Calabria

In occasione della prima edizione della rassegna didattica di can-to e teatro “Recicantando”, il 9 marzo dalle ore 10:00 del matti-no a mezzanotte, si svolgerà il memorial day, una giornata di mu-sica interamente dedicata a Gianluca Materazzo.Per ricordare un amico, un grande musicista, ma soprattutto unragazzo allegro, generoso e pieno di vita, i ragazzi della Scuoladi canto Bequadro hanno for-temente voluto che la rasse-gna fosse dedicata al grandeGianluca Materazzo, scom-parso ad agosto scorso a cau-sa di un incidente stradale, marimasto impresso nel cuore enei ricordi di tutti i suoi ami-ci. Una giovane vita, la sua, fat-ta di passioni, emozioni, va-lori bellissimi che vuole con-tinuare a esistere attraversotutte le persone che lo hannoamato con piccoli gesti, co-me questo di ricordarlo attra-verso la musica che era perlui un grande amore.L’idea è stata immediatamente accolta dal maestro egidio ventu-ra, presidente dell’associazione Bequadro e da Tiziana De Matteo,la docente di canto, che hanno pensato non solo di dedicare la ras-segna a Gianluca, ma di inserire all’interno della stessa una gior-nata di musica, dove tutti gli amici potessero ricordare Gianlucae la sua grande gioia di vivere. Al chiostro San Domenico dalle 10 del mattino si alternerannovari concerti dalle formazioni musicali a lui dedicate.

“Recicantando”Memorial day dedicato al maestro Gianluca Materazzo

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Un incontro di poesia e passione, quello che si è svolto a CasoleBruzio, in provincia di Cosenza, lo scorso 16 febbraio e che ha avu-to come protagonisti due libri, uno di poesia religiosa e non solo,“Canto d’amore”, edito da Aletti e “Una finestra nel tempo”, editodal Comune di Castrolibero che ne ha tutti i diritti e sta program-mando probabilmente una seconda ristampa, di Francesco Plastina.Evento organizzato dal poeta Giuseppe Salvatore e dall’associa-zione Prometeo 88 e tenutosi presso la sala consiliare del Comunedella città. Erano tra i relatori don Franco Greco, parroco di CasoleBruzio e Trenta (che ha fatto degli importanti riferimenti alla fedein questo anno che la ripercorre, a San Paolo e alla sua ricerca di una

fede rinnovata, cheguarda al mondo conocchi nuovi); il pro-fessore SalvatoreIazzolino, socio del-la Società di lingui-stica italiana (conuno sguardo di at-tenzione alla realtàche ci circonda e al-la vivacità del pen-siero di un autore cheè attraversato sempredall’amore per il suoterritorio che, dice, èpari a quello di unamministratore illu-

minato che cerca di fare cultura per il territorio gettando dei semi).

La professoressa Graziella Caputo, che è poeta e che ha espressoparole di affetto e di stima per entrambi gli autori (mettendo in evi-denza come i testi invitino ad un atteggiamento di vita e di pensie-ro meno distratto e fugace sulle cose: soprattutto il “Canto d’amo-re” ci invita a potenziare le scelte e i comportamenti conformando-li ad una condotta piena e responsabile per costruire tutti un mondopiù corretto).

Intermezzi del violino Emanuele Bilotto e letture dell’attrice, GiuliaCarmela Montalto, con la moderazione di Emiliano De Luca; foto-grafia di Maria Imbrogno. A relazionare sul testo di Plastina, ancheil poeta e attore Pasquale Coscarelli; un testo, come lo stesso auto-re ha detto, che ha visto il suo essere amico al paese di Castrolibero,approcciandosi ai documenti con un fare che nel tempo ha voluta-mente lasciato i pregiudizi di chi non vivendo la storia del suo ter-ritorio, difficilmente ne comprende il risultato dei nostri giorni.

Pasquale Coscarelli, poeta e scrittore, è un membro di Rinnovamentonello Spirito. «Mi sono avvicinato a questo movimento per un bi-sogno mio di ricerca della fede; capita nella vita di un giovane diavere dei dubbi e porsi nella difficoltà di continuare a credere ancheall’istituzione Chiesa. Forse era necessario dovere affrontare unacrisi per potere comprendere il mio posto. Ho scoperto un Gesù cheè amore ed è lui che mi fa dire e fare ciò che dico e faccio ogni gior-no. La lettura di domenica scorsa diceva che si salva chi professa ilSignore e per me Gesù è il centro di tutto».Tempo fa, in un convegno dedicato ai giovani, il relatore che era unanziano sacerdote disse alcune parole che lo fecero nuovamenteriavvicinare alla Chiesa. Oggi si dedica alla vita del movimento conassiduità non tralasciando l’organizzazione e la liturgia della pre-ghiera. «La mia figura di riferimento nella vita di crescita, nel mo-mento del passaggio alla vita attiva dentro al gruppo e che avvienecon una preghiera particolare nel percorso di seminario di vita nuo-va, è quella di Geremia e la figura di San Paolo, che è stato aposto-lo delle genti. Di queste figure, la prima, più introspettiva della for-giatura nel grembo materno, mi mette in rapporto con il divino; l’al-tra, quella di San Paolo, che stava a contatto con le genti capace divivere un Vangelo attivo in mezzo ad esse».Fa parte del movimento Forze del Sud, diffuso sul territorio pro-vinciale prestandovi attenzione e promuovendolo, strettamente le-gato alla realtà di riferimento. Anche il testo in questione di Plastinapotrebbe essere uno strumento valido di promozione e conoscenzadi un territorio? «Francesco Plastina ha scritto un libro importantedi portata storica per il posto, la storia politica, un lavoro fatto di sen-timenti ma anche di ricerca, che può diventare un patrimonio pertutti. Appartenenza diffusa che potrebbe essere la storia di tutti i pae-si, che supera e va oltre il territorio. Ed ciò che ci rende cittadini delmondo: riscoprire il senso alto e nuovo di appartenenza al luogo».Scrive poesie a verso libero con la ricercatezza di qualche parola.

sabato23 febbraio 2013

XXII

di Lucia De Cicco

Poesia e passione

A Casole Bruzio il 16 febbraio protagonisti due libri, “Cantod’amore” e “Una finestra nel tempo”

Pillole di fede

Eventoorganizzatodal poetaGiuseppeSalvatoree dallaassociazionePrometeo 88e tenutosipresso la salaconsiliaredel Comune

Il poetaPasquale Coscarelli

Sopra, il gruppodell’associazione

Prometeoalla presentazione

dei libri

Page 23: Voce ai giovani

Con la data zero del Fantasma tour si è aper-ta lunedì 18 febbraio, “ArTau”, la stagione2013 dell’Auditorium Unical, organizzatadal Cams (Centro Arti Musica e Spettacolo)con il sostegno della fondazione Carical. Unapartenza che ha visto sul palco del teatrodell’Università della Calabria i Baustelle, im-pegnati in un percorso che li porterà a esi-birsi in diverse città italiane accompagnatida un’orchestra sinfonica (l’Ensamblesimphony orchestra, diretta dal maestroEnrico Gabrielli).La band toscana è stata accolta da un’affolla-tissima platea. Seduti tra le poltrone rosse delteatro non solo studenti e giovanissimi, ma an-che fan di vecchia data, venuti da tutta laCalabria, oltre che da fuori regione. I Baustellenon li hanno delusi. Per un’ora e mezza han-no fermato il tempo, proponendo soprattuttobrani del nuovo album (Fantasma, uscito loscorso 29 gennaio), ma regalando pure qual-che pezzo ormai entrato nella memoria col-lettiva di chi li segue e ama da anni.E così se l’auditorium canta insieme aBianconi, Bastreghi e Brasini, Charlie fa surf,Il Corvo Joe, La guerra è finita, ascolta poiincantato e rapito i brani di Fantasma, chedisegnano un viaggio tematico attra-verso il tempo e le sue multiformideclinazioni. Il Futuro, Cristina,Maya colpisce ancora, Lamorte (Non esiste più), so-lo per citarne qualcuno,risuonano nel meravi-glioso e catturante ac-cordo tra momenti rock epartiture sinfoniche.Dopo avere ospitato l’attesissi-mo ritorno dei Baustelle, la pro-grammazione di “ArtAu - arti asso-lutamente urgenti” prosegue con un al-tro appuntamento dedicato alla musica. Ilprimo marzo alle 20.30 sarà la volta della fi-sarmonica jazz di Richard Galliano.

sabato23 febbraio 2013

XXIII

I Baustelle fermano il tempoall’UnicalI Baustelle fermano il tempoall’Unical

Il gruppo apre ArTau. Successo per i musicisti toscani

Note che non riempiono le poltrone

La data zerodel Fantasma

tour

Prende il via la IV edizione di Un augurio ad arte, progetto artistico-culturale intitolatoHic et Nunc, un segno d’artista, promosso e organizzato dal Centro per l’arte contem-poranea Open Space di Catanzaro e con il contributo delle Cattedre di Tecniche e tec-nologie della pittura, Pittura, e Storia dell’arte contemporanea dell’Accademia di BelleArti di Catanzaro. Sono stati invitati in questa edizione quarantacinque noti artisti del panorama artisticonazionale e internazionale, appartenenti a generazioni, geografie, formazione e linguag-gi visivi diversi: Yo Akao, Getulio Alviani, Salvatore Anelli, Caterina Arcuri, Paola Babini,Cesare Berlingeri, Danilo Bucchi, Stefano Cagol, Miki Carone, Angelo Casciello, LucillaCatania, Pietro Coletta, Mario Cresci, Fernando De Filippi, Lucio Del Pezzo, Danilo DeMitri, Giulio De Mitri, Teo De Palma, Marcello Di Donato, Luigi Filograno, AndreaFogli, Raffaella Formenti, Michele Giangrande, Sandra Hauser, Iginio Iurilli, LuigiMainolfi, Alfredo Maiorino, Marianna Masciolini, Franco Menolascina, Albano Morandi,Gianluca Murasecchi, Luigi Ontani, Antonio Paradiso, Luca Maria Patella, FrancescoPatriarca, Mimma Pisani, Valeria Sanguini, Maurizio Savini, Giuseppe Silos Labini,Giuseppe Spagnulo, Donatella Spaziani, Mauro Staccioli, Giuseppe Teofilo, SilvanoTessarollo, Antonio Violetta.Il progetto-mostra si avvale del supporto critico di Paolo Aita, Simona Caramia e GrazianoMenolascina.Un Augurio ad Arte è un progetto culturale e pedagogico in progress, una modalità di re-lazione che convoglia idee e riflessioni, un “ponte” che unisce passato e presente, unaproficua e ricca associazione di idee tra arte e società civile per un auspicabile cambia-mento. Un dialogo costruttivo e trasversale per un futuro migliore. Un complesso e significativo “mosaico” di creatività - una piccola icona di legno (for-nita all’artista dall’organizzazione) a supporto del proprio fare - per manifestare e testi-moniare qui ed ora un particolare “augurio ad arte”: un frammento di vitalità, un segnod’artista per un propositivo 2013. Mercoledì 20 febbraio 2013 nel Centro per l’arte contemporanea Open Space di Catanzaroè stata presentata la mostra-evento dai critici Paolo Aita, Simona Caramia e GrazianoMenolascina. A inaugurare l’evento il direttore dell’Accademia di Belle Arti Anna Russo.Successivamente ci sono stati, a cura di un gruppo di studenti della locale Accademia,una performance e la lettura di alcuni pensieri e/o riflessioni sul tema hic et nunc, redat-ti per l’occasione dai noti studiosi di arte contemporanea: Renato Barilli, Giorgio Bonomi,Luigi Paolo Finizio, Janus, Angela Sanna.La mostra-progetto resterà aperta fino al 15 marzo nei seguenti giorni ed orari: martedì,mercoledì e venerdì dalle ore 17.00 alle ore 20.00 e per appuntamento. Ingresso libero.

Cultura in progressMosaico di creatività

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