19
LIDI – Lega Italiana per la tutela dei Diritti degli Introversi web: www.legaintroversi.it e-mail: [email protected] VISITA AL TEMPIO DI CIBELE (O MAGNA MATER) SUL PALATINO Domenica 20 dicembre 2009, ore 10,30 Visita guidata condotta dall’archeologo Patrizio Pensabene. Per info: www.legaintroversi.it Notizie sul culto di Cibele La figura di Cibele risale alla preistoria anatolica ed è in parte riconoscibile nella dea Kubaba di Karkemisch nota da documenti assiri, mitanniani, urriti e ittiti della fine del secondo millennio, perché sono presenti in essa molte caratteristiche di questa divinità, quali il dio compagno Karhuha, che richiama Attis, e anche attributi (come il melograno). I santuari non erano apparentemente costruiti in muratura, bensì scavati nella roccia e tra i luoghi di culto più famosi dedicati a Cibele è la “città di Mida” in Frigia, risalente all’VIII sec.a.C., che probabilmente non è mai stata una città, bensì un enorme santuario rupestre 1 , dove la devozione dei fedeli era espressa dall’intaglio di sacelli votivi, tra cui il più noto dedicato da Mida e costituito da un piccolo sacello con Cibele alla base di una grande parete decorata con motivi geometrici scolpiti nella roccia, e ancora da rocce scolpite a forma di troni vuoti sia singoli, sia doppi, esprimenti cioè la divinità come doppia nelle sue prerogative di dea della fecondità e dea ctonia. Tuttavia a questa dea, non erano ancora associati un culto dal carattere orgiastico né la figura di Attis, perché erano estranei al mondo religioso di tali ambienti. E’ stata formulata l’ipotesi che l’introduzione del carattere orgiastico e di Attis sia dovuto invece 1 DE FRANCOVICH, 1990, p. 88. Cfr. da ultimo BIGA, CAPOMACCHIA 2008, p. 427: Kubelis (Kybele) già nelle iscrizioni frigie più antiche ha l’appellativo di madre ; in associazione con il leone si trova in Lidia, dove la dea Kufada (o Kufava o Kuwava), è considerata una forma di Cibele mutuata da Karkemish attraverso la Frigia.

Visita guidata al Tempio di Cibele

Embed Size (px)

DESCRIPTION

Visita guidata al Tempio di Cibele sul PalatinoRoma - 20 dicembre 2009(Notizie sul culto di Cibele - a cura dell'archeologo Patrizio Pensabene)

Citation preview

LIDI Lega Italiana per la tutela dei Diritti degli Introversi web: www.legaintroversi.it e-mail: [email protected]

VISITA AL TEMPIO DI CIBELE (O MAGNA MATER) SUL PALATINODomenica 20 dicembre 2009, ore 10,30 Visita guidata condotta dallarcheologo Patrizio Pensabene. Per info: www.legaintroversi.it

Notizie sul culto di CibeleLa figura di Cibele risale alla preist oria anatolica ed in parte riconoscibile nella dea Kubaba di Karkemisch nota da documenti assiri, mitanniani, urriti e ittiti della fine del secondo millennio, perch sono presenti in essa molte caratteristiche di questa divinit, quali il dio compagno Karhuha, che richiama Attis, e anche attributi (come il melograno). I santuari non erano apparentemente costruiti in muratura, bens scavati nella roccia e tra i luoghi di culto pi famosi dedicati a Cibele la citt di Mida in Frigia, risalente allVIII sec.a.C., che probabilmente non mai stata una citt, bens un enorme santuario rupestre 1, dove la devozione dei fedeli era espressa dallintaglio di sacelli votivi, tra cui il pi noto dedicato da Mida e costituito da un piccolo sacello con Cibele alla base di una grande parete decorata con motivi geometrici scolpiti nella roccia, e ancora da rocce scolpite a forma di troni vuoti sia singoli, sia doppi, esprimenti cio la divinit come doppia nelle sue prerogative di dea della fecondit e dea ctonia. Tut tavia a questa dea, non erano ancora associati un culto dal carattere orgiastico n la figura di Attis, perch erano estranei al mondo religioso di tali ambienti. E stata formulata lipotesi che lintroduzione del carattere orgiastico e di Attis sia dovut o invece allambiente balcanico, perch intorno al 1000 si pone la migrazione di trib traco -frigie in Anatolia 2. In seguito avvenne unellenizzazione del culto d cui non sempre facile analizzare gli aspetti. Se le tradizioni mitiche e rituali inerenti a Cibele e alla morte di Attis subirono mutamenti e vari condizionamenti a seconda delle varie epoche e i vari luoghi in cui il culto si svolse 3, tant vero che si sono sviluppate due versioni principali quella frigia dove Attis muore in seguito allautoevirazione, e quella lidia dove invece ucciso da un cinghiale -, tuttavia in questa sede cinteressa richiamare gli elementi principali della prima versione, quale tramandata, anche se con varianti, da Ovidio e soprattutto da Arnobio e Pausania 4, perch consentono di ricostruire alcune

1 DE FRANCOVICH, 1990, p. 88. Cfr. da ultimo BIGA, CAPOMACCHIA 2008, p. 427: Kubelis (Kybele) gi nelle iscrizioni frigie pi antiche ha lappellativo di madre ; in associazione con il leone si trova in Lidia, dove la dea Kufada (o Kufava o Kuwava), considerata una forma di Cibele mutuata da Karkemish attraverso la Frigia. 2 LAROCHE 1960, p. 129; SFAMENI GASPARRO 1985, p. 3. Cfr. B IGA, CAPOMACCHIA 2008, p.426, sulla possibile provenienza balcanica delle popolazioni frigie. 3 Da ultima v. LANCELLOTTI 2001, pp.115, ss. 4 PAUS., VII, 9-12; ARNOB., Adv. Nat., V,5-7. Secondo il racconto di questo nel tentativo di violentare la Madre Terra che Zeus perse il seme da cui fu fecondata la rupe Agdis.

LIDI Lega Italiana per la tutela dei Diritti degli Introversi web: www.legaintroversi.it e-mail: [email protected]

delle motivazioni storiche ed ideologiche che hanno dettato la rifunzionalizzazione del mito in base alle esigenze culturali e religiose dellambiente romano in cui era stato accolto 5. Giove, stanco, una notte si ripos sulla roccia del promontorio di una montagna chiamata Agdis; durante la notte perse il seme da cui la roccia partor un essere, che si chiam Agdistis e che apparve come mostruoso, in quanto androgino, crudele e dannoso per la terra. Gli dei decisero di porre fine al pericolo da lui costituito e, sapendo che di notte si recava sempre a dormire presso una fonte, incaricarono Dioniso di debellarlo. Dioniso mut in vino lacqua di questa fonte e quando Agdistis, prima di addormentarsi vi si abbever, si ubriac e cadde profondamente addormentato. Gli fu legato ai genitali maschili un albero piegato e, al momento del risveglio, lalbero lo mutil gravemente per cui Agdistis torn ad essere solo unessenza femminile. Nel frattempo, dal sangue scaturito dalla sua m utilazione, nacque un melograno (Pausania ci parla di un mandorlo). Successivamente questo melograno fior e fruttific; e ad esso si avvicin la ninfa Nana (figlia del fiume Sangarios presso cui era nato il melograno) che colse un frutto e se lo pose sul grembo: partor quindi un figlio, che si chiam Attis. Attis fu allevato nei boschi come pastore da Agdistis, secondo alcune fonti identificata con Cibele, secondo altre distinta invece dalla dea, quasi s volesse distinguerne il lato negativo da quello positivo. Pu comunque avvicinarsi o anche assimilarsi la figura di Agdistis alla figura della grande Madre. Il pastore Attis, cresciuto nei boschi, sempre in compagnia di Agdistis, e quindi come adoratore della Madre, Cibele -Agdistis, arrivato in et adulta , fece innamorare di se la figlia del re di Pessinunte che lo volle sposare. Il giorno delle nozze, Agdistis, folle di gelosia, fece impazzire Attis, il quale, durante laccesso furioso, si castr sotto un pino e mor: dal suo sangue caduto a terra nacquero le viole-mammole. Il colore delle viole viene attribuito da poeti come Ovidio e altri al colore del sangue; inoltre ci sono molte citazioni poetiche che alludono alle montagne di marmo di cui ricca la Frigia, come caratterizzate da macchie paonazze -bluastre (da cui il nome di marmo pavonazzetto) dovute proprio al sangue di Attis. 6 Agdistis, triste per il dolore causatole dalla morte del figlio -amante Attis, chiede a Zeus di farlo resuscitare. Il dio non acconsente interamente, per fa s che il corpo di Attis rimanga incorruttibile: i capelli e le unghie continuano a crescere, il mignolo si potr muovere. Agdistis deposita allora il corpo incorruttibile di Attis a Pessinunte sul fiume Gallos 7 ed istituisce ordini sacerdotali per il culto di Cibele e di A ttis: da qui, dunque, secondo la leggenda, lorigine del santuario di Pessinunte.

Cfr. HEPDING 1903, pp. 103-122; KARWIESE 1967, p. 190: si tratta, dunque, della versione frigia della morte di Attis che divenne quella ufficialmente accettata a Roma. Sulla versione lidia di Attis morto per le ferite inflittegli da un cinghiale, tramandataci da P AUS.,VII, 17, 9; SCHOL. NIKAND., Alexipharmaka, 8; PLUT., Sertorius, I; cfr. HEPDING 1903, pp. 100-102, 121-122. 6 STAT., Silv., I,5,34 ss. 7 Cfr. WAELKENS 1971, pp. 349-373.

5

LIDI Lega Italiana per la tutela dei Diritti degli Introversi web: www.legaintroversi.it e-mail: [email protected]

Il tema del vincolo sacro tra Attis e la divinit femminile ritorna anche in altre versioni nelle quali Attis compare come il sacerdote iniziatore del culto di Cibele, ed anz i nel carmen CCXX dellAntologia Palatina, dove nel viaggio tra Pessinunte e Sardi scampa da un leone battendo il tamburino sacro e promette di edificare una sacra cella alla dea sulla riva del Sangario, Attis definito thalamepolos , cio curatore del talamo8 Prima di addentrarsi in unanalisi di questo mito, necessaria una premessa: il culto di Cibele-Attis pu in effetti definirsi un culto mistico. E per necessario a livello metodologico differenziare il termine di culto mistico da quello di cu lto misterico.9 Per culto misterico si intende un complesso di rituali caratterizzati da aspetti esoterici -iniziatici e dalla rivelazione di verit che hanno come finalit quella della rinascita delliniziato: tipico culto miste rico quello eleusino di Demetra e Persefone. Il culto mistico, invece, un culto in cui la divinit presenta degli aspetti misterici, che per non rappresentano lelemento essenziale o comunque predomi nante del suo mito: ci sono dunque divinit mistiche che hanno anche aspetti m isterici e iniziatici, connessi, perci, in qualche modo con la promessa di salvazione. Si pu ancora ricordare lassimilazione o meglio la somiglianza fra i miti di Cibele e i miti dionisiaci, caratterizzati entrambi dal momento dellorgia. Per orgia, sem pre seguendo la Sfameni Gasparro nella sua ricerca su tali temi, si pu intendere un complesso rituale di tipo catartico, in funzione di culti esoterici, e durante lorgia ci che si vuole realizzare unesperienza mistica. Con questo termine dobbiamo in tendere unesperienza nella quale si verifica uninterfe renza tra il piano divino e il piano umano. Inoltre per arrivare alla condizione dellesperienza mistica, si deve passare attraverso lo stadio della mania, del furor, e a questo fine ci si avvale di strumenti musicali. Infatti nel culto di Cibele caratteristico proprio luso del tamburello e del flauto come anche nei culti dionisiaci e ci non meraviglia perch in entrambi i casi la musica, evidentemente ripetuta in modo ossessivo, aiutava la realiz zazione dellesperienza mistica 10. Per unulteriore definizione degli aspetti del culto di Cibele ed Attis, ci si deve ora rivolgere allanalisi del collegamento della figura sia di Cibele sia di Attis con la vegetazione o meglio, con la fecondit vegetale. Infatti in tutte le religioni antiche gli aspetti legati ad una promessa di rinascita ed espressi appunto dai culti ctoni e soteriologici - ove per culti ctoni sintendono i culti di divi nit legati alla terra - sono sempre collegati con aspetti della f econdit della terra, della vegetazione. In Asia Minore dovevano esistere diverse divinit femminili legate alla sfera della fecondit che furono in seguito assimilate a figure dellOlimpo greco; queste ne ere ditarono i caratteri che spesso si sovrapposero ai loro propri appa rentemente senza coerenza, in realt in base a connessioni profonde non sempre facilmente ricostruibili. Pi in generale si pu osservare che le possibilit perHEPDING 1903, pp. 7-8; GOW 1960, pp. 88,93; LANCELLOTTI 2001., p.118. Cfr. sempre SFAMENI GASPARRO 1982, p. ; EAD. 1985, p. 63; EAD. 2006, p. 190: laggettivo mistico si presta ad un uso pi ampio a definire figure divine ed esperienze religiose allinterno di prassi rituali che non presentano una prassi rituale ed una struttura iniziatica ed esoterica strictu sensu 10 Sullabbinamento nelle Baccanti di Euripide tra gli di Dioniso: PUGLIESE CARRATELLI 1990, p. 397.9 8

LIDI Lega Italiana per la tutela dei Diritti degli Introversi web: www.legaintroversi.it e-mail: [email protected]

le divinit greche di assumere aspetti o at tributi di dee orientali o c he divinit diverse abbiano in comune aspetti simili legati alla fecondit della terra e alla natura, trovano una spiegazione nel considerare lOlimpo antico greco in senso strutturale: cio come ununit della quale ogni divinit ne sia una parte o megli o una manifestazione. Ci pu aiutarci a capire, perch lArtemide Efesina, lArtemide Brauronia, Demetra, Hera, Afrodite e anche Cibele siano tutte legate ad aspetti della fe condit. Alcune di queste divinit tra laltro possono essere rappresentate in differentemente con una stessa iconografia, quella di "signora delle belve" ( ), in posizione cio rigidamente

stante con ai lati animali simmetricamente opposti (esiste anche la controparte maschile, il "signore delle belve", collegato con Dioniso Sabazio o Giove Ammone): iconografia che esprime dunque il rapporto tra la divinit (qualunque essa sia) ed il mondo vegetale ed animale e ancora le sue connessioni ctonie.11 Anche Attis, come si detto, connesso ad un elemento vegetale, in quanto nato da un melograno messo sul seno della ninfa Nana. Il suo culto, tuttavia, oltre ad un carattere vegetale, ne possiede uno tellurico, in quanto Agdistis nasce dalla fecondazione della grande Madre Terra. Attis inoltre si ricollega per la sua vicenda di morte e in un certo senso di rinascita anche al concetto di "presenza e assenza", che , per esempio, visibile nella Figura di Kore, che vive sei mesi dellanno nellAde e sei mesi sulla terra, con chiaro riferimento al volgersi delle stagioni. Cibele invece si pu ricollegare al senso della natura concepita come immutabile e feco nda. Questa duplicit di aspetti del culto di Cibele e Attis (immutabilit e avvicendarsi) ricompare sia in quello di Demetra e Kore sia in quello di Afrodite e Adone (la figura di Adone e della sua morte contrapposta ad Afrodite, eterna, che simboleggia la natura immutabile). Da ci che fin qui si detto e come stato gi da altri osservato 12 anche il culto di Cibele e Attis, si configura come un culto legato alla fecondit della terra 13 e ad esso dunque non dovevano essere estranei elementi ctonii. E forse per utile, per un chiarimento del significato del termine ctonio, osservare mondo antico il riferimento ctonio sia parte integrante del simbolismo religioso e come nel

funerario.

Questo, a sua volta, dato luso anche apotropaico che pot farsene , determin o influenz numerosi schemi iconografici non soltanto legati ai luoghi di culto e di sepoltura, ma anche alla vita di tutti i giorni (nella decorazione pittorica, musiva, architettonica degli edifici pubblici e delle case private, ornati sulle corazze, nel vasellame da tavola, ecc.). Si pensi di nuovo al motivo della "signora delle belve" o "signore delle belve" nelle numerose varianti e nei diversi contesti in cui appare: figura stante fra grifi, pantere, leoni o cerbiatti; figura

Sul rapporto tra liconografia della Signora delle belve e le divinit ctonie protettrici della vita animale e vegetale v. PENSABENE 1983, p. 118, ss.; cfr. P FROMMER 1990, p. 73ss. 12 Cfr. anche FRAZER 1973, pp. 543-558 13 v. nota 7 per il prodigio dellabbondante raccolto in corrispondenza dellarrivo di Cibele a Roma.

11

LIDI Lega Italiana per la tutela dei Diritti degli Introversi web: www.legaintroversi.it e-mail: [email protected]

intera o ridotta al busto o alla testa emergente da un cespo di foglie o da un fiore con ai lati grifi, sfingi, oppure isolata; cespo, foglie dacanto, fiore di loto, rosetta (elementi che sostituiscono o rappresentano la figura divina) isolati o tra grifi o sfingi; el ementi aniconici, a forma di pigna, cipolla, colonnetta, cono, uovo, ecc. sempre con la funzione simbolica di rappresentare la divinit ctonia.14 Anzi, si rileva che il significato simbolico originario di tutti questi motivi iconografici finisce col coincidere con quello decorativo ed noto che i due significati nel mondo antico non erano sempre separabili. Data quindi la genericit che il termine ctonio pu assumere a seconda dei periodi storici e dei contesti in cui impiegato, sembra utile tentare una m igliore comprensione della valenza di significati con cui era interpretata la figura di Attis a Roma. Nel mito, come si visto, Attis rappresenta la sussistenza al di l della morte, anche se non vi uno specifico discorso di rinascita: quindi ci che po teva garantire lattualit religiosa di questo mito era la ripetizione annuale della "vicenda luttuosa" di Attis, che, vedremo, costituiva lavvenimento principale delle feste che s svolgevano nel santuario al Palatino 15 A proposito di questa "vicenda" son o state fatte alcune considerazioni sul significato della castrazione: essa non va intesa come trasformazione della persona che si evira in essere femminile, ma, allinterno del significato pi profondo del culto di Cibele e Attis, come raggiungimento dell a purezza originaria16. Ed questo elemento della purezza che si ricollega alla fecondit: vi questa contraddizione che ritorna anche in altre divinit, come lArtemide venerata nel santuario nemorense vicino ad Ariccia, che dea vergine e nello stesso tempo protettrice della fecondit, sia umana sia animale. Quindi Attis non viene mutato in essere femminile, ma con levirazione recupera la bipolarit maschio -femmina e ritorna allandroginia di Agdistis e della grande Madre Terra.

Introduzione del culto di Cibele a RomaTerminata la seconda guerra punica alla fine del III sec.a.C., inizia clamorosamente da parte di Roma la conquista dellOriente, preceduta da una serie di interventi politici e diplomatici tesi ad esaltare lorigine troiana dei Romani qu ale giustificazione alla loro intromissione nello scacchiere politico del Mediterraneo orientale: Roma ricollega la sua fondazione a Enea, presentato come antenato di Romolo, e rivendica come divinit protettrice la dea Cibele, presso la quale Enea si era rifugiato dopo la distruzione di Troia. La decisione del senato romano di introdurre il culto di Cibele

14 15

v. nota 17 Di nuovo v. per questa osservazione e la seguente SFAMENI GASPARRO 1982, p. 16 Si veda pi ampiamente MESLIN 1983 (1985), pp. 181-183.

LIDI Lega Italiana per la tutela dei Diritti degli Introversi web: www.legaintroversi.it e-mail: [email protected]

a Roma dovuta ad una serie di complesse ragioni politiche e religiose 17, fortemente sostenute dalle famiglie pi influenti e colte dellepoca, tra cui in particolare quelle legate al circolo degli Scipioni, che rivendicavano unorigine troiana della loro gens. La causa occasionale, ancora nel corso della seconda guerra punica, venne offerta dal prodigio di una pioggia di sassi che Livio dice essere avvenuto a Roma nel 205 a.C., stante il perdurare della presenza di Annibale in Italia, e dal conseguente responso dei Libri Sibillini che imponeva appunto di introdurre a Roma la Grande Madre18. Ci determin, verso la fine dello stesso anno, linvio di unamba sceria a Pessinunte19, sede di un antico santuario -stato al confine tra la Frigia e la Galazia 20, dove si trovava il centro principale del culto di Cibele: gli ambasciatori, con la mediazione del re di Pergamo Attalo I, che probabile li accompagnasse perso nalmente, ottennero la consegna di una pietra nera meteoritica, appunto conservata a Pessinunte, la quale era considerata il simbolo della divinit 21. Giunto a Ostia, il simulacro venne accolto da un illustre rappresentante della famiglia degli Scipioni, il giovane Nasica, e subito trasportato a Roma, dove proprio sul Palatino ebbe inizio la costruzione del grande tempio alla Magna Mater (204 -191 a.C.), messo accanto a quello della Vittoria. Parte integrante del nuovo culto erano inoltre le importanti festiv it dei Ludi Megalenses, che dovevano svolgersi annualmente nella piazza antistante il tempio. Il culto di Cibele viene dunque avocato a Roma e posto addirittura nel luogo pi sacro della citt, il Palatino appunto, doverano la mitica Roma Quadrata (il nucleo originario della citt dal

perimetro quadrangolare) e le altre memorie connesse alle origini, contrariamente allusanza, sancita con obbligo di legge, di collocare i culti peregrini (stranieri) fuori del pomerio. Questa

eccezionale deroga alla tradi zione, che segner per sempre il destino del sito e la sua stessa immagine nel contesto urbano, deve essere letta alla luce del pi ampio significato politico assunto dallintroduzione del culto di Cibele, che indica chiaramente come Roma rivendichi ora il suo ruolo17

Tra i numerosi studi sullargomento si ricordano Graillot 1912 e Vermaseren ; inoltre Brenner 1979, pp. 19-22, Brenner 1964, p. 611 sgg., Thomas 1984, pp. 1599-1535, Gruen 1990, pp. 5-33, Burton 1996, pp. 36-63. 18 LIV., XXIV 14, : Impleverat ea res (finis Punici belli) superstitionum animos, pronique et ad nuntianda et ad credenda prodigia erant. Eo plura vulgabantur... Eorum procurandorum causa diem unum supplicatio fuit,et novendale sacrum, quod de caelo lapidatum esset, factum. Eo accessit consultatio de matre Idaea accipienda, quam.. recens nuntius aderat Terracinae iam esse; DIOD. SIC., XXXIV, 33, 2; APPIAN., Bell. Hann., 56, 233. 19 LIV., XXIX, 11, ; cfr. Graillot 1912, p. 50; M. J. Vermaseren, Cybele and Attis. The Mith and the Cult, London 1977, p. 39, G. Clemente, Esperti ambasciatori del Senato e la formazione della politica estera romana tra il III e II secolo a.C., in Athenaeum, 54, 1976, pp. 319-352, in particolare pp. 326-327. 20 B. Virgilio, Il Tempio Stato di Pessinunte fra Pergamo e Roma nel II-I secolo a.C., Pisa 1981. 21 LIV., XXIX, 11, 5: ... sacrum lapidem, quem Matrem Deum esse incolae dicebant; ARNOB., Adv. Nat. VII 949: Sed et Magna, inquit, Mater accita ex Phrygio Pessinunte iussis consimiliter vatum salutaris populo et magnarum causa laetitiarum fuit... si verum locuntur historiae neque ullas inserunt rerum conseriptionibus falsitates, adlatum ex Phrygia nihil quidem aliud scribitur missum rege ab Attalo, nisi lapis quidam non magnus, ferri manu hominis sine ulla inpressione qui posset, coloris furvi atque atri, angellis prominentibus inaequalis, et quem omnes hodie ipso illo videmus in signo oris loco positum, indotatum, et asperum et simulacro faciem minus expressam simulationem praebentem. Accanto alla versione liviana e di altre fonti sulla provenienza da Pessinunte della pietra nera, vi anche quella di Varrone, seconda la quale il culto della mater Idaea sarebbe stato importato da Pergamo (VARR., De ling. Lat., VI, 15: Megalesia dicta a Graecis, quod ex libris Sibyllinis arcessita ab Attalo rege Pergama; ibi prope murum Megalesion, id templum eius deae, unde advecta Romam); cfr. NILSSON 1974, p. 176, SCHALES 1985, pp. 145sgg., nota 849. Sui rapporti tra Roma e Pergamo nel 205, HOLLEAUX 1921, pp. 33-34, 94-95.

LIDI Lega Italiana per la tutela dei Diritti degli Introversi web: www.legaintroversi.it e-mail: [email protected]

di potenza paritaria a quelle orientali. In tal senso, infatti, la ripresa del mito dellorigine troiana di Roma che a tale rivendicazione si accompagna, trova proprio in Cibele un fondamentale caposaldo ideologico e culturale, dal momento che l a divinit viene considerata come protettrice di Enea quando fugg da Troia in fiamme con il padre Anchise e si rifugi la prima notte nel santuario del monte Ida22, e, di conseguenza, come protettrice del mitico fondatore Romolo e dunque divinit tutelare della citt. In questottica, dunque, la decisione di collocarne il culto proprio nellarea sacra del Palatino, unulteriore esaltazione del nesso Troia -Roma che diviene materialmente visibile attraverso lelevazione di un grande tempio in uno dei punti pi densi di memorie della citt. Daltro canto, il persistere del motivo della discendenza troiana nellambito della politica estera romana tra la fine del III e gli inizi del II secolo, comprovato da tutta una serie di testimonianze quali si ravvisano ad esempio nelle offerte consacrate da T. Quinzio Flaminino a Delfi nel 194, in occasione delle quali il liberatore della Grecia non manca di designare s stesso e i Romani come discendenti di Enea23; oppure nel corso della guerra siriaca, quando sia il com andante della flotta C. Livio Salinatore nel 190 24, sia L. Cornelio Scipione con il fratello P. Cornelio Scipione Africano poco pi tardi, si recano a Ilio per sacrificare a Minerva 25; oppure ancora quando lo stesso Livio Salinatore mostra un pari rispetto q uesta volta per Cibele, concedendo la pace agli abitanti di Sestos che stava assediando, in nome della Magna Mater e su richiesta dei fanatici galli 26. La particolare enfasi sul culto della Minerva Iliaca 27 e di Cibele ribadisce dunque nuovamente il forte legame che si era ormai consolidato presso la classe dirigente romana tra il pantheon delle divinit troiane e la Magna Mater. Accanto a queste, peraltro, pi complesse motivazioni alla base della scelta di Cibele come divinit indigena e tutelare (salutar is) della fondazione di Roma, possono ricercarsi anche nelle modalit del culto e nellassociazione con le altre divinit insieme alle quali essa era venerata anche a Pergamo alla fine del III secolo a.C. Se gli aspetti frigi del culto metroaco (cio della madre) legati ad Attis erano infatti gi conosciuti al momento della sua introduzione a Roma 28 (i doni votivi fittili che lo rappresentano sono in netta maggioranza rispetto a quelli raffiguranti Cibele nei depositi di II sec. a.C. del santuario), tutta via la connessione ad esempio dei Coribanti con laVIRG., Aen., IX, 85 sgg., X, 156-158; DION. HAL., I, 47. Anche la nave con la quale Enea raggiunse lItalia sarebbe stata costruita con sacri pini del monte Ida (dal santuario deriva inoltre lepiteto di Idaea, comunemente usato a Roma per la Magna Mater, cfr. Bartoli 1956-57, pp. xxxxxx, 15), mentre uneco dellintera vicenda riflessa in Ovidio ( Fasti, IV, 247sgg.), che spiega lintroduzione della Magna Mater a Roma appunto come ripetizione del viaggio di Enea. 23 PLUT., Flam., 12. 24 LIV., XXXVII, 9. 25 LIV., XXXVII, 37, 3: Sacrificavit Minervae praesidi arcis, et Iliensibus in omni rerum verborumque honore ab se oriundos Romanos praeferentibus, et Romani laetis origine sua. Cfr. Colin 1905, p. 160, Aurigemma 1909, pp. 32, 33; Perret 1942, pp. 34, 502 sgg., Alfldi 1979. 26 LIV., XXXVII, 9, 9. 27 V. ancora Liv., XXXVIII, 39, circa le disposizioni in Asia Minore di C. Manlio nel 188, dopo la pace di Apamea: et Iliensibus Rhoeteum et Gergithum addiderunt non tam ob recentia ulla merita, quam originum memoria. 28 Cfr. invece Showerman 1900, pp. 46-59, seguito da Lambrechts 1952a, pp. 141-170, Lambrechts 1952b, pp. 461-471.22

LIDI Lega Italiana per la tutela dei Diritti degli Introversi web: www.legaintroversi.it e-mail: [email protected]

dea, di cui figurano come accompagnatori 29 (compaiono accanto alla dea sulla base di Sorrento non posteriore al 12 a.C. 30, e soprattutto sul frontone del tempio palatino, noto dal rilievo di Villa Medici, accanto al trono vuoto su cui poggiava la corona turrita), a gettare ulteriore luce sulle ragioni dellidentificazione di Cibele come dea protettrice di Roma e sul significato politico dellintroduzione del suo culto. Queste ragioni sono, dunque, il legame tra Cibele, i Megaloi Theoi di Samotracia e le leggende troiane sulla fondazione della citt quali si erano codificate sullo scorcio del III secolo ed per questo che si pu condividere laffermazione che Cibele entra a Roma come dea nazionale a pieno di ritto31: evidentemente in base ad unattenta investigazione del senato di Roma sulladattabilit della dea madre anatolica 32 per il ruolo che le doveva essere attribuito di salutaris e che consent al senato di passare in seconda linea i misteri, le orge e t utti i vari aspetti connessi con una dea orientale della fertilit. Non meno significativo appare inoltre laccostamento del culto di Cibele sul Palatino con quello della Vittoria, che era gi stato collegato a determinati aspetti della saga romulea e alla sua rivisitazione in chiave troiana. Con la costruzione del tempio alla Grande Madre nel luogo pi sacro della citt, nellarea immediatamente prossima a quello della Vittoria, si ribadiva infatti il connubio tra le origini mitiche di Roma e la sua stes sa propensione al dominio, richiamandosi nuovamente alle medesime esigenze che avevano favorito lo sviluppo e la diffusione della teologia della Vittoria presso le monarchie ellenistiche, ossia lesaltazione del nuovo ordine politico e la giustificazione religiosa allespansionismo territoriale attraverso la vittoria militare assurta al rango di divinit 33. Non sorprende dunque che Cibele e Vittoria compaiano sovente, dora in avanti, in reciproca associazione 34, e che proprio allinterno del pi antico tem pio venisse

Cfr. LUCR., II, 629-643 sulla presenza, accanto a Cibele, dei Coribanti, che vengono chiamati anche Cureti (Curetas nomine Grai / quos memorant Phrygios) con cui erano assimilati e che coprono con il battito delle armi i vagiti di Giove infante a loro affidato da Rhea. 30 Guarducci 1971, p. 110, tav. 68; Musso 1983, pp. 23-25. 31 Thomas 1984, p. 1506; non per pi condivisibile la seconda parte dellaffermazione del Thomas: It was as Roman and national goddess that Cybele entered Rome and occupied her niche in Roman politics. Our problem is that we cannot see how she acquired that right. 32 Thomas 1984, p. 1506. 33 34 Ad esempio nelle emissioni monetali del 102/100 a.C. a nome del triunviro monetario C. Fabius, in cui ricorre per la prima volta la Magna Mater turrita e velata sul dritto e Vittoria conducente la biga sul retro ( R. Turcan, Numismatique romaine du culte mtroaque, EPRO 97, Leiden 1983, p. 6, tav. 2, 1-3, che identifica il triunviro con C. Fabius Hadrianus, partigiano di Mario); oppure in quelle pi tarde del 90, dell84, del 67 e del 55 a.C., a nome rispettivamente degli edili curuli P. Furio Crassipe, M. Pletorio Cestiano e A. Plautio, dove Cibele al dritto associata a Vittoria su biga in galoppo sul rovescio. . Daltro canto, che Vittoria sia stata accostata a Cibele fin dallinizio sembra riflesso nella stessa prescrizione dei Libri Sibillini, che ne avevano imposto lintroduzione del culto per assicurare la vittoria sui Cartaginesi. Ancora nel 189 la Magna Mater predice vittoria e potenza a Manlius (LIV., XXXVIII,18,9; POLYB., XXI, 37, 5-7); cfr. inoltre VAL. MAX., I, 1, 1: item matri deum saepenumero imperatores nostri, compotes victoriarum, suscepta vota Pessinuntem profeti solverunt.

29

LIDI Lega Italiana per la tutela dei Diritti degli Introversi web: www.legaintroversi.it e-mail: [email protected]

provvisoriamente ospitata la pietra nera giunta da Pessinunte 35, in attesa del completamento del nuovo edificio sacro36. Terminato nel 191 a.C. 37, il santuario palatino dotato gi in questa sua prima fase di un grande tempio costruito in opera q uadrata ed emergente da un ampio podio preceduto da una scalinata molto alta e larga quanto il fronte, che metteva in comunicazione anche con una vasca quadrangolare posta nellangolo sud est. Laltezza della scalinata risulta eccezionale nel panorama dei templi contemporanei e anche della successiva epoca repubblicana a Roma e in Italia, e non era dovuta soltanto al livello pi basso della platea antistante al podio: non sappiamo se anche in questa fase il tempio avesse una pianta pseudoperiptera, come doc umentato nella fase augustea, ma molto probabile che questa risalisse al primo impianto. Il santuario non fu dotato di un teatro stabile, ma ogni anno, in concomitanza con i ludi scaenici che si rappresentavano durante le festivit metroache, veniva costruito un edificio scenico provvisorio presumibilmente sul margine meridionale della platea 38. Celebrati ad ogni primavera tra il 4 e il 10 di aprile (giorni rispettivamente corrispondenti allanniversario dellaccoglienza della dea a Roma nel 204 e a quello della dedica del tempio nel 191 a.C. 39), i Ludi Megalenses40 furono da subito strutturati allinsegna della tradizione romana, nonostante il nome non latino 41, e, tra laltro, in modo di offrire ai personaggi politici che se ne facevano carico (inizialmente il praetor urbanus, poi gli aediles curules) una grossa occasione di propaganda 42. Parte integrante della grande festa, da cui non solo in et repubblicana erano esclusi gli schiavi e gli stranieri 43, erano: le processioni in citt, di cui un riflesso da vedere nei noti versi di Lucrezio44; i sacrifici in onore della dea che si35

LIV., XXIX, 14, 6-14; cfr. anche VAL. MAX., VIII, 15, 3. LIV., XXIX, 37, 1-2 (anno a.C. 204): Censores interim Romae M. Livius et C. Claudius viam e foro Bovario [et] ad Veneris circa foros publicos, et aedem Matris Magnae in Palatio faciendam locaverunt. 37 LIV., XXXVI, 36, 3-4 (anno a.C. 191). 38 Che i ludi scaenici fossero rappresentati in un teatro provvisorio, nellarea del santuario palatino, si ricava dallo stesso passo di Cicerone relativo alla profanazione dei ludi Megalenses da parte di Clodio nel 56 a.C.: questultimo infatti, approfittando della sua funzione di presidente dei giochi, fece invadere il teatro da una banda di schiavi e lo scandalo fu maggiore in quanto i Megalesia si svolgevano davanti al tempio proprio al cospetto della dea: CIC., De Harusp. Resp., 11, 24,24: Ac si volumus ea, quae de quoque deo nobis tradita sunt, recordari hanc Matrem Magnam, cuius ludi violati, polluti, paene ad caedem et ad funus civitatis conversi sunt, hanc, inquam, accepimus agros et nemora cum quodam strepitu fremituque peregrarenam qui ego de illis ludis loquar, quos in Palatio nostri maiores ante templum in ipso Matris Magnae conspectus Megalensibus fieri celebrarique voluerunt, qui sunt more istitutisque maxime casti, sollemnes religiosi?. 39 Cfr. per J. Rpke, Fehler und Fehlinterpretationen in der Datierung des dies natalis des stadtrmischen Magna Mater Tempels, in ZPE 102, 1994, pp. 237-248. 40 Cfr. in generale Graillot 1982, pp. 78 sgg. 41 Gi Cicerone, de har. resp., 13, 28-29, osserva: qui uni ludi ne verbo quidem appellantur Latino, ut vocabulo ipso et adpetita religio externa et Matris Magnae nomine suscepta declaretur. 42 Cfr. Thomas 1981, pp. 1513-1514, per una lista degli edili curuli che presiedettero ai ludi, tra i quali ricorrono appartenenti ai Cornelii Scipiones, ai Claudii, ai Valerii, famiglie strettamente legate allavvento della pietra nera a Roma, e in minor numero, ai Licinii, agli Aemilii, ai Fulvii, ai Iulii. 43 CIC ., de har. resp., 5, 11-16;12.; SUET., Claudius, 22; ZOSIM ., 2, 5, 1. 44 II, 600 sgg. Cfr. P. Boyance, Une exgse stoicienne chez Lucrce, in REL, 19, 1941, pp. 146-166: lautore pensa di aver stabilito, grazie a Cornutus, lorigine stoica e greca dellesegesi simbolica della Magna Mater, anche se non esclude che Lucrezio, nella sua descrizione della processione, possa essersi riferito a ci che vedeva nelle cerimonie romane.36

LIDI Lega Italiana per la tutela dei Diritti degli Introversi web: www.legaintroversi.it e-mail: [email protected]

svolgevano sul tempio del Palatino; ludi circenses, che dovevano tenersi nel sottostante Circo Massimo; banchetti pubblici (epula), probabilmente organizzati dai decemviri 45 e inizialmente utilizzati dai nobili associatisi in sodalitates, come mutitationes coenarum, sulla linea dei banchetti plebei che avvenivano durante i Cerialia, e forse in contrapposizione ad essi 46; ed infine, pare gi dal 194 a.C., proprio i ludi scaenici 47, tra i quali poterono annoverarsi molte delle prime rappresentazioni delle commedie di Plauto (lo Pseudolos nel 191, cio lanno di inaugurazione del tempio) e soprattutto di Terenzio (lAndria nel 166, lHecyra nel 165, lHeauton timoroumenos nel 163, lEunuchus , ma fu una ripresa, nel 161) 48. A queste rappresentazioni il pubblico assisteva sedendo sulla scalinata del tempio e forse anche negli spazi laterali: partendo dallarticolazione in due rampe della scalinata nella prima fase e dai posti degli spazi lateral i, si potuto calcolare un numero di pi di 1300 spettatori. Da un passo di Varrone49 sembrerebbe dedursi che verso l80 a.C. ledile guidava una processione con le exuviae della dea (cio la corona turrita) dal teatro, probabilmente quello provvisorio ere tto ogni anno - ma si ipotizzato anche un teatro stabile ai piedi del Palatino -, fino al tempio dove la corona veniva ricollocata sulla statua di culto 50. Da varie fonti risulta, infine, che nel 22 a.C., sotto Augusto, vi fu una riorganizzazione dei ludi 51, e in questa occasione o poco pi tardi la loro organizzazione torn nellambito dei compiti del pretore.

A Roma, le festivit megalensi richiamavano una folla numerosa di fedeli, per via degli stessi spettacoli che ne facevano parte, e lo spazio ad ess e riservato dovette ben presto apparire insufficiente. E per questo che in occasione dellincendio che nel 111 a.C. aveva distrutto non sappiamo esattamente in quale misura il tempio, venne decisa una monumentale ricostruzione del santuario, effettuata da Metello Numidico - tra laltro protettore delle arti teatrali e in particolare di Terenzio -, la quale adeguasse larchitettura del santuario alle esigenze delle festivit e, non ultime, proprio a quelle teatrali, che sappiamo dalle fonti avvenivano ante templum in conspectu Magnae Matris; ma soprattutto con lo scopo di rendere visibile monumentalmente la potenza acquisita da Roma. Si edific cos un nuovo tempio in opera cementizia (con caementa ottenuti dalla frantumazione dei blocchi e delle colonne del la precedente fase), rivestito di lastre diCfr. AUL. GELL., 18, 2, 11; Graillot 1912, p. 89. LIV., XXIV, 14; CIC ., de sen., 13, 45; A. Piganiol, Recherches sur le jeux romains, Strassbourg-Paris 1923, p.27; Thomas 1981, p. 1516. 47 LIV., XXXIV, 54: Megalesia ludos scaenicos A. Atilius Serranus, L. Scribonius Liber aediles curules primi fecerunt. La data del 194 si ricava dal fatto che Scipione lAfricano proprio in questanno, quando ricopr il suo secondo consolato, separ nel teatro innalzato per i Megalesia i posti dei senatori da quelli del popolo: ci risulta da CIC., de har. resp., 12, 24 e da VAL. MAX., 2, 4, 3: cfr. J. COLIN, Les snateurs et la Mre des Dieux aux Megalesia: Lucrce , 4, 79, in Athenaeum 32, 1954, pp. 346-355. 48 Cfr.GRAILLOT 1912, p.85; L.R.TAYLOR, The opportunities for dramatic performances in the time of Plautus and Terence, in TAPA, 68, 1937, pp.289-291; S.M.GOLDBERG, Plautus on the Palatine, in JRS, 88, 1998, pp.1-20. 49 Men., 150B: dum e scaena coronam adlatam imponeret aedilis signo deae. 50 Cfr. Goldberg 1998, p. 11. 51 DION. HAL., II, 19, 4; MARTIAL., 1041, 4; IUVENAL., 11, 193-194. Cfr. Thomas 1984, p. 1513.46 45

LIDI Lega Italiana per la tutela dei Diritti degli Introversi web: www.legaintroversi.it e-mail: [email protected]

peperino, prostilo ed esastilo, secondo modelli che univano tradizioni medio -italiche (v. lalto podio) e greco-ellenistiche (v. il rapporto 1:2 tra pronao e cella). Davanti al tempio si costru una grande platea artificialmente sostruita che si affacciava verso il Circo Massimo, mentre sul fianco ovest larea sacra del santuario fu limitata da un recinto porticato sostenuto da un lungo muro in cementizio (gettato in una cassaforma di cui restano le impronte delle tavole e apparentemente senza cortina perch forse intonacato o rivestito di lastre), dove fu scavata una lunga e stretta vasca rituale. La strada che in precedenza metteva in comunicazione il Velabro con il tempio della Vittoria, innestandosi nelle scala e Caci, divenne nel tratto terminale una via tecta che passava al di sotto della platea, per poi scendere a valle sulle propaggini terrazzate dellangolo sud ovest del colle, che sempre furono conservate e restaurate proprio al fine di preservare questa vi abilit52. La platea sopraelevata antistante al tempio si presentava, per chi guardava da sud, sostenuta da un grande muraglione in cementizio con paramento in opera reticolata, che in parte aveva inglobato la precedente sostruzione in opera quadrata di tuf o di et medio-repubblicana. Sul fianco ovest del colle, al di sotto del santuario, continu invece a sussistere il muraglione in opera quadrata, che solo nel suo proseguimento pi a nord, in corrispondenza dellarea

successivamente occupata dalla domus T iberiana, fu in parte inglobato e in parte riusato come fondazione di strutture in reticolato che crearono terrazze su cui vennero istallandosi alcune domus in et repubblicana, tra cui probabilmente quella dei Clodi; i resti murari di una di queste case, associati a pavimenti in signino e in mosaico, sono stati rinvenuti subito dietro il santuario, lungo il margine occidentale del colle e sotto i livelli della domus Tiberiana 53. Un altro episodio importante nella vita del santuario fu di nuovo un incendio, quello del 3 d.C., che caus una seconda ricostruzione, quanto meno della parte superiore del tempio (cella,

pronao, colonne, semicolonne e trabeazione del pronao e della cella), e del recinto porticato ad ovest del tempio, dove si sopraelev la pavimenta zione abolendo la vasca.

Sullintervento di ristrutturazione tardo-repubblicano, e in particolare sul nuovo impianto di sostruzione del santuario, v. infra, contributo di A. DAlessio. 53

52

LIDI Lega Italiana per la tutela dei Diritti degli Introversi web: www.legaintroversi.it e-mail: [email protected]

LIDI Lega Italiana per la tutela dei Diritti degli Introversi web: www.legaintroversi.it e-mail: [email protected]