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Visita della Città di Montefiascone ANNO 1583 · 2015-10-06 · patrimonio culturale ed artistico delle nostra Città e ne mette in risalto un ... di assistenza e di carità. La

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Traduzione : Domenico Cruciani Mezzetti Leone Luigi

Ricerche : Mezzetti Leone LuigiLa VISITA PASTORALE del 1583 à stata fotografata per gentile concessione del

responsabile dell’Archivio della Curia Vescovile di Montefiascone Don Angelo Maria Patrizidi Grotte di Castro - Viterbo

È Vietata ogni riproduzione

La Presente pubblicazione è fatta su Gentile autorizzazione della BibbliotecaComunale di Montefiascone.

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Sommario

Visita della Città di MontefiasconeANNO 1583 ...........................................1

PRESENTAZIONE .............................7

VISITA DELLA CITTÀ DIMONTEFIASCONE .......................11

VISITA DELLA CATTEDRALE ........................11VISITA DELLA CATTEDRALE ........................11VISITA DELLA CATTEDRALE ........................11VISITA DELLA CATTEDRALE ........................11VISITA DELLA CATTEDRALE ........................11BATTISTERO ..................................................................................................... 14SAGRESTIA ........................................................................................................ 15CAMPANILE ...................................................................................................... 16IL CAPITOLO ..................................................................................................... 16IL DECANO. ....................................................................................................... 16SAGRISTA. ......................................................................................................... 19CANONICI. ......................................................................................................... 19CAPPELLANI PERPETUI. ............................................................................... 22CHIERICI. ........................................................................................................... 24CORO .................................................................................................................. 25I BENI DEL CAPITOLO e della SACRESTIA. ................................................ 27 I BENI DELLA SAGRESTIA. ....................................................................... 27 I BENI DI MASSA. ...................................................................................... 28

CHIESA PARROCCHIALE DI SAN FLAVIANO .......................28SANTA MARIA IN CASTELLO, ...........................................28

LA CHIESA DI SANTA LUCIA ...............................28

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LA CHIESA PARROCCHIALE DISAN FLAVIANO ............................ 29

ALTARI................................................................................................................ 35

LA CHIESA PARROCCHIALE DISANT’ANDREA ............................. 35

ALTARI................................................................................................................ 36

LA CHIESA DI SAN BARTOLOMEO .................... 39

LA CHIESA DI SANTA MARIA IN CASTELLO... 43

LA CHIESA DI SAN PIETRO......... 45

OSPEDALE DEL SANTO SALVATORE .................... 49

LA CHIESA DEL SANTO SALVATORE .................... 53

MONASTERO DISAN BENEDETTO........................... 55

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LA CHIESA DI SAN FRANCESCO 59

LA CHIESA DI SANT’AGOSTINO 63

CONFRATERNITADELCORPO DEL SIGNORE.................. 67

CONFRATERNITA DI SAN LORENZO ............................. 69

LA CHIESA DI SANTA FELICITA 71

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PRESENTAZIONE

Il presente Documento contribuisce senz’altro alla valorizzazione delpatrimonio culturale ed artistico delle nostra Città e ne mette in risalto unperiodo storico significativo.

Il Visitatore Apostolico che ha compiuto la Visita nel lontano 22febbraio 1583, il Rev.mo Giuseppe Mascardo, Protonotario Apostolicodel Papa Gregorio XIII, ci propone una sorta di diario nelle cui pagine,con un viaggio a ritroso nel tempo, è possibile cogliere indicazioni inte-ressanti delle Chiese della nostra Città e dei relativi loro arredi sacri, dialcuni o dei quali oggi non esiste più traccia. Ci sono, altresì, notizie relati-ve ad ecclesiastici, - diaconi, chierici, canonici - che operano in quell’annonella chiesa Cattedrale di Santa Margherita e nelle altre Chiese, e aConfraternite che prestarono la loro attività assistenziale, quali quella dellaMisericordia, del Corpo del Signore, di San Lorenzo Confalone. Questecorporazioni ecclesiastiche, formate da fedeli in prevalenza laici,canonicamente erette e governate da superiori competenti, erano, dun-que, molto attive anche nella nostra Città, e promuovevano la vita cristia-na per mezzo di opere di culto, di assistenza e di carità.

La descrizione delle Chiese visitate dal Protonotario Apostolico risul-ta particolareggiata e minuziosa : apprendiamo, per esempio, che, nell’an-no 1583, la Basilica di Santa Margherita, essendo in costruzione, era privadi tetto ed aperta da ogni lato.

Quasi fotografica è la presentazione degli altari e dei numerosi arredisacri, all’interno, molti dei quali oggi sono andati perduti.

Ugualmente minuziosa è la descrizione della chiesa di Sant’Agostino,annessa al convento dei frati dell’Ordine Eremitario, “di forma oblunga ecomposta da una sola navata, dal tetto a travi di legno, coperto conmattoni e bisognoso di restauro”.

Seguono con altrettanta scrupolosa presentazione gli interni dellachiesa di Santa Lucia, di San Flaviano, di Sant’Andrea, di San Bartolomeo,di San Francesco, di Santa Felicita.

A mio avviso, tuttavia, questo documento, pur nella staticità delladescrizione, riesce a farci vedere, tre le righe, momenti di vita, scorci diumanità pulsante che appartengono ad un lontano passato.

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A don Domenico Cruciani e Mezzetti Leone, dunque, che ci hannopermesso con questo loro lavoro di scoprire aspetti artistici, religiosi edumani inediti di Montefiascone, Città alla quale siamo legati da profondoaffetto, vada senz’altro il più vivo ringraziamento di tutti noi che andia-mo giustamente fieri del passato glorioso della nostra Città.

Montefiascone, 10 luglio 1991.

Prof.ssa

Maria Teresa FOCARELLI

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Nel Nome di MARIANel Nome di MARIANel Nome di MARIANel Nome di MARIANel Nome di MARIA15831583158315831583

NEL NOME DEL SIGNORE. AMENNEL NOME DEL SIGNORE. AMENNEL NOME DEL SIGNORE. AMENNEL NOME DEL SIGNORE. AMENNEL NOME DEL SIGNORE. AMEN

Questo è lo strumento della Visita della città di Montefiascone, com-piuta dal Rev.mo Giuseppe Mascardo, Protonotario Apostolico, deputa-to dal Rev.mo Signor Nostro Papa Gregorio XIII, nell’anno 1583, il qua-le Visitatore Apostolico, dopo la Visita della Città di Corneto, raggiunsequesta Città Flasconese.

Sulla deputazione, una volta fatta dal SS.mo Nostro Papa GregorioXIII, come sopra, risulta nell’istrumento della Visita della città di Corneto,il quale istrumento fu separato da questo per maggiore comodità.

Questo Visitatore Apostolico, prevenuto dalla morte, compì, per al-lora, la Visita della città di Montefiascone e di Corneto. La Diocesi, però,in seguito, fu Visitata, nello stesso anno 1583, da Scipione Macillenti,surrogato dal SS.mo Nostro Papa predetto, come appare negli altri stru-menti delle Visite.

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VISITA DELLA CITTÀ DIVISITA DELLA CITTÀ DIVISITA DELLA CITTÀ DIVISITA DELLA CITTÀ DIVISITA DELLA CITTÀ DIMONTEFIASCONEMONTEFIASCONEMONTEFIASCONEMONTEFIASCONEMONTEFIASCONE

Il giorno vigesima sesta (22 febbraio 1583).

Essendo giunto nella città di Montefiascone nel giorno precedente,volendo iniziare la Visita, si portò, al mattino, nella chiesa Cattedrale sot-to l’invocazione di Santa Margherita ed ivi, celebrata la Messa, alla pre-senza del Capitolo, dei Canonici, del Clero, radunati insieme, tenne undiscorso sulle cose che riguardano la Visita, con il significare loro che staper incominciare la Visita e con l’ammonirli, il Capitolo, i Canonici, ed ilClero, che siano presenti alla Visita della Cattedrale, delle Parrocchiali edelle altre Chiese, secondo che riguarda la posizione di ognuno di loro ecioè le Bolle o Fedi dei conferimenti dei benefici che ritengono, degliOrdini loro conferiti, nonché offrano le Fedi della professione emessa e,sul momento, le presentino, e le altre cose, così come sono contenutepiù estesamente nell’Editto proposto.

VISITA DELLA CATTEDRALE

Nello stesso giorno, 22 febbraio 1583.

Il Rev.mo Signore, dopo pranzo, ritornò alla chiesa Cattedrale pre-detta, la quale, essendo in costruzione ed essendo priva di tetto e lepareti, edificate con insigne struttura, non siano portate alla forma desi-gnata, riguardo alla sua forma, pensò di notare, allora, che, la quale formaottangolare con le Cappelle ricavate nel mezzo dei singoli angoli, è co-

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struita ad una sola nave e, presentando da tutte le sue parti, un aspettonotabile per magnificenza di costruzione.

La Chiesa, che è in costruzione, non venne consacrata; vi si celebranei giorni solenni di Santa Margherita.

ALTARI

Presentemente si trova la Cappella Maggiore ridotta a tollerabile per-fezione ed essa è a volta.

In essa si trova il Coro e sedili ad uso di uomini.Dopo la stessa Cappella vi sono fabbricate delle pareti, da ambedue

i lati, per provvedere alle presenti necessità e sono coperte con tetto ditavole e laterizi.

Questa parte serve per tutto il corpo della Chiesa ed ivi dimorano perle funzioni, le donne.

L’ALTARE MAGGIORE è posto sotto la Cappella maggiore predettadove è collocato il Tabernacolo del SS.mo Sacramento, il quale è costru-ito di legno a forma di tempio, decorato con oro e fabbricato di recente.Dentro è ornato di taffettà di colore rosso. Ha una porticina fortementechiusa di serratura e di chiave; dentro vi si conserva la SS.ma Eucarestia,custodita in due vasi d’argento dei quali uno, tollerabile, a forma di Pissideper comunicare il Popolo; l’altro è a forma di cupola che serve per gliinfermi. In ambedue si trovano le particole consacrate e non c’è nessu-n’ostia grande consacrata. Le quali particole sogliono essere rinnovateogni otto giorni, d’estate, invece, d’inverno, ogni quindici giorni e ven-gono prese dalle ostie confezionate da otto giorni prima.

Nei Tabernacoli predetti si trova steso il corporale: non vi si troval’ostensorio. Si trova, invece, un conopeo di seta di colore verde.

Per estrarre il SS.mo Sacramento dal tabernacolo si sale un gradinomobile che viene collocato sopra la predella dello stesso altare.

Non vi si trovano i sacchetti per coprire i tabernacoli piccoli predetti,ma, in loro luogo, si trovano veli di seta.

Manca la tela cerata. Vi si trovano tre tovaglie tollerabili, un palio dicuoio dorato. Vi si trovano otto candelabri di auricalco, grandi e piccoli,e due angeli di legno vecchi ad uso di candelabri e da togliersi ed ha unanobile suppellettile conservata in Sagrestia. Vi si trova un solo pluminare

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assai vecchio. Vi si trova una croce di legno dipinta di celeste, ma nessu-na figura vi è dipinta. Vi si trova un’ombrella di cuoio rosso.

Di rimpetto al tabernacolo vi si trova un lampadario con quattrolampade una delle quali è sempre accesa; però, nei giorni di festa, siaccendono tutte.

Non è dotata ed è di libera collazione e non ha nessun onere.La predella è a forma...Nella parete della stessa Cappella, nella parte posteriore, si trova una

grande finestra munita di vetri diafani i quali, in alcune parti rotti, sono darestaurarsi.

Il pavimento della stessa Cappella è di laterizio.Nel suo muro di sinistra di chi entra si trova il pulpito.Dal lato del Vangelo dell’Altare maggiore si trova il trono episcopale.

L’altare, una volta, sotto l’invocazione di SANTA MARIA MADDALENA,ora, però, chiamato del SS.MO CROCIFISSO, è privilegiato, con indulgenzaconcessa dal SS.mo Nostro Signore, a quelli che vi celebrano, secondoche si trova nei libri Apostolici da mostrarsi.

In questo Altare vi è eretto un beneficio o perpetua cappellania sottol’invocazione di Santa Maria Maddalena di diritto di patronato sul quale èda fare ricerche. Vi è rettore Don Sante Bolinzono che dice di avere,come reddito, ogni anno, circa trenta scudi, con l’onere di celebrare unaMessa, ogni venerdì, ciò che ha compiuto per mezzo del presbiteroFeliziano, cappellano eletto da Don Terenzio Tarturino affittuario o ge-store dei negozi del detto rettore il quale, al detto cappellano, per lemesse da celebrarsi, pagò, ogni anno, venticinque giuli.

In quello vi è collocata una grande croce di legno con l’immagine diCristo Signore crocifisso, abbastanza antica e devota, alla quale fu con-cessa l’indulgenza predetta, la quale croce è custodita dentro un orna-mento di legno a guisa di armadio munita di valve. Dentro è dipinto conpii immagini vecchie, fuori, però, completamente disadorno.

Lo stesso altare è privo di tutti gli ornamenti richiesti ma il Capitolo,per aumentare la devozione nel Popolo, lo ornò con tre tovaglie, con unpalio di panno nero, con due candelabri di ferro, con una croce di legnodipinta senza immagine. Vi si trova la croce e la tabella dei secreti (Carteglorie).

La mensa è di pietra non consacrata; vi si trova l’altare portatile.

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L’Altare sotto l’invocazione di SANTA ELISABETTA, nel quale si trovaun’icona di legno dipinta con pii immagini, rovinata per antichità, allora,in alcune parti, ornata d’oro.

La mensa è di pietra non consacrata, tuttavia ha la pietra consacrata.È fornito di tre tovaglie, di un palio di panno di colore croceo, di duecandelabri di ferro, di una croce dipinta senza immagine, le tabelle deisecreti. Non si trova l’ombrella e c’è la predella.

In questa chiesa Cattedrale vi è eretta la cappellania perpetua all’alta-re da costruirsi sotto l’invocazione di SANT’ANNA, di diritto di patronato(come si dice), detta una volta, del Don Pompilio Giusto, Decano, sudotazione, sulla quale più estesamente si parla nello strumento rogato dalSig. Dott. Manilio Rosello. Il rettore asserì che il frutto della medesimaascende a dodici scudi ogni anno. Vi è come rettore o cappellano DonTorquato Giusto il quale presentò la traslazione della collazione di talecappella a sé fatta dal moderno Rev.mo Signor Vescovo nel giorno 6novembre 1582. Il frutto, si dice, che pervenga da incerti e dai beni im-mobili consegnati in dote alla stessa cappella. Al detto cappellano incom-be l’onere di celebrare una volta la settimana a sì fatto altare da costru-irsi e poiché l’altare, per il fatto che la Chiesa ancora non è completa, nonfu eretto, il cappellano fa celebrare nella stessa chiesa, per altri cappellanidella stessa chiesa, come fu riferito.

BATTISTERO

Il Battistero è costruito di marmo, infisso nella parete a destra di chientra. Di forma oblunga, di lunghezza di un cubito e mezzo e di larghezza,invece, di cinque once e coperto da una copertura di legno di noce ed hadentro un ripostiglio nel quale si conservano gli oli sacri, gli asciugatoi edil libro rituale.

I vasi dell’olio sacro dei catecumeni e del crisma sono in argento,costruiti a forma d’uovo.

Dentro si trovano alcune lamine che dividono e che costituiscono iloculi per gli oli predetti separatamente e distintamente con le loro lettereche li distinguono.

Invece l’olio degli infermi si trova in un altro vasetto ugualmented’argento custodito in una scatola di legno.

Non si trova il ciborio né il cucchiaio d’argento, ma, al suo posto, si

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usa una ciotola di vetro.Si battezza per infusione e l’acqua, dal capo del bambino che è bat-

tezzato, scende nel medesimo vaso e ritorna alla medesima acqua. Non visi trova un buco o fistola per il quale l’acqua possa scorrere via dal capodel bambino battezzato nella cisterna inferiore.

Inoltre, vicino al vaso del battistero, vi si trova un altra vaschetta, dimarmo, lnfissa similmente nella parete ad uso di sacrario che però nonviene usato nel battezzando.

Lo stesso vaso del battistero non è chiuso da nessun recinto di ferroo di legno. Vi si ascende per due gradini di legno.

Vicino al medesimo battistero si trova un altro grande vaso di pietradi forma ottangolare che una volta serviva per il battistero: al presentenon serve a niente ed è da rimuoversi.

Nell’ingresso della stessa chiesa si trova un vaso d’acqua santa co-struito in pietra rude sopra una colonnella di simile pietra, ha gli aspersoridi legno e rudi.

SAGRESTIA

La Sagrestia, vicino alla porta della Chiesa, è costruita a volta, abba-stanza grande ed insigne, fornita di parecchi paramenti ed ornamenti diseta decorati d’oro, di calici e di altre cose delle quali si parla nell’inven-tario.

Si trova una sola finestra grande, munita di grata di ferro, dalla qualeprende abbondantemente luce e rafforzata da sportelli di legno.

Il pavimento è fabbricato come è il pavimento della Chiesa.La porta per cui si entra, costruita vicino alla porta della Chiesa, è

munita di valve, di serratura e chiave valida.Non vi si trova l’altare né l’armadio che abbia forma di altare con

l’icona.Poiché è stata di fresco edificata, è priva dei requisiti nel Rotolo.Vi si trova un grande armadio di legno nel quale si custodiscono i

sacri indumenti, ed è costruito sopra il pavimento, diviso da tramezzi dilegno che fanno più luoghi agli sportelli di legno, munite validamente dichiavi e di serrature.

Vi si trova una grande cassa di legno dove si custodiscono i calici ele croci d’argento insieme con le reliquie dei Santi.

Vi si trovano due strumenti per fare le ostie.

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Vi si trovano delle scatole di legno per conservare le ostie.Accesi, poi, i lumi, furono ispezionate le sacre reliquie dei Santi.In una certa grande cassa di legno, in sacre immagini scolpite in

opere d’oro e decorate di velluto rosso, si custodiscono alcune reliquiedi Santi per noi incerti, sebbene vi sia stata trovata una schedula nellaquale si legge: “Reliquie di Santa Margherita, Santa Felicita, la testa di S.Euprepia, due costole di Santi Cosma e Damiano e molte altre reliquie diSan Martino, di Santa Maria Maddalena e di San Matteo Apostolo.

Vi si trovano anche le teste di Santa Margherita e di Santa Felicita edi San Flaviano in teche d’argento, le quali si presentano in forma dibusto con il loro capo e collo.

CAMPANILE

Ancora non è stato costruito il campanile. Vi si trovano cinque cam-pane, maggiori e minori, collocate nella parete della Chiesa.

IL CAPITOLO

Nella medesima chiesa Cattedrale, per recente costituzione dalla me-moria di Urbano V che eresse tale Cattedrale ed anche confermata dallamemoria di Eugenio IV Romano Pontefice, si trovano otto Canonici esingoli prebendati che formano il Capitolo e sono:

Le due dignità: il DECANO Don Camillo Giannazi ed il SAGRISTA DonDomenico Angelo Scarinzi.

I SEI CANONICI: Don Tiburzio Petrucei, Don Giustiniano de Giustiniani,Don Giovanni Flavi, Don Cristoforo Scurzi, Don Rosato Pisanelli, DonCristoforo de Fabris.

CAPPELLANI SEI e sono: Don Dardano Pisanelli, Don Stefano Silvi,Don Stefano de Achilli, Don Cesare Aversi, Don Feliziano de Feliciani,Don Demenico de Olivi.

CHIERICI CINQUE e sono: Orazio di Domenico Martino, Paolo Scianetti,Cristoforo di Salvatore, Muzio Giustiniani, Giovanni di Flaviano.

LE DIGNITÀ

IL DECANO.

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Nella medesima chiesa Cattedrale, per recente costituzione della me-moria di Urbano V che eresse tale Cattedrale ed anche confermata dallamemoria di Eugenio IV, Romano Pontefice, si trovano otto Canonici esingoli prebendati che formano il Capitolo, il primo dei quali è detto:

DECANO

il quale, dopo il Vescovo, è a capo degli altri Canonici e personedella detta Chiesa ed ottiene il primo luogo, la prima voce in Coro ed inCapitolo e nella Chiesa. Per di più, come si espresse il Rev.mo DonCamillo Giannazio, dottore di diritto Pontificio, per privilegio di facol-tà di tale decanato, che è dignità curata, al quale è pervenuto per rinunciadi Don Pompilio Giusti che, allora, l’otteneva nelle mani per mezzo di uncerto procuratore a questo scopo da lui specialmente designato, resosispontaneamente vacante, per Autorità Apostolica, fu provveduto, comerese noto, con lettera Apostolica spedita in forma sotto piombo e data aRoma presso San Pietro nell’anno dell’incarnazione del Signore 1573 il25 maggio, I Pontificato del SS.mo Signore Nostro Gregorio XIII, annoprimo. Similmente mostrò uno strumento pubblico dichiarato dalla buo-na memoria del Vescovo Guinuzio, allora Vescovo Falisco, sulla idoneitàdello stesso a questo, previo l’esame fatto ed anche un altro istrumentosimile della presa di possesso di tale decanato. Similmente presentò lefedi degli ordini a lui conferiti, asserendo di aver emesso la professionedi fede nella cancelleria Apostolica: allora di questa non mostrò docu-mento.

Il Decano, risiede nella propria casa poiché non esiste casa parroc-chiale, la quale casa, però, è contigua alla Chiesa. Interrogato di qualelibri si serve nell’amministrare la penitenza e gli altri Sacramenti dellaChiesa rispose di avere più libri ecclesiastici e specialmente il RitualeRomano, la Somma Angelica, Nostrense, Navarra, il catechismo Roma-no scritto in latino del Concilio di Trento, i Sacri Canoni e molti altri libridei quali si serve nell’amministrare i sacramenti della Chiesa e special-mente della penitenza. In tempo di Pasqua, soltanto da sé o su sua licen-za dal confessore approvato dal Rev.mo ordinario, amministra il sacra-mento dell’Eucarestia ai Parrocchiani. Descrive nello stesso tempo quelliche comunica e, passati otto giorni, denuncia al Rev.mo ordinario seavrà trovato quelli non comunicanti.

Ha una banca di legno con tovaglie a questo uso, tuttavia destinate

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per comunicare il Popolo in tempo di Pasqua e, poiché la Chiesa non ècapace, si comunicano maschi e femmine promiscuamente.

Purifica il Popolo con vino messo in una ciotola di cristallo ed ha unpanno di lino per aspergere le bocche di coloro che prendono il purifica-to.

Non ha descritto lo stato delle anime.Per comunicare al mattino gli infermi dà un segno con la campana al

mattino stesso. Trasporta il Sacramento della SS.ma Eucarestia agli in-fermi vestito di cotta, stola e pluviale sotto il baldacchino con parecchilumi e lanterne e con campanello ed aspersorio senza secchiello portatiper mezzo dei Confratelli della Società del Corpo del Signore e dei Chie-rici della Chiesa. E porta almeno tre particole su pisside d’argento convelo di seta. Delle quali particole una viene amministrata all’infermo, lealtre, con lo stesso ordine, le riporta in Chiesa per riporle nel tabernacolo.Nell’andare e nel venire suole recitare i salmi penitenziali ed altri. Porta ilSant’olio degli infermi vestito di cotta e di stola precedendo la croceportata da un chierico con l’aspersorio di acqua benedetta.

Asserì che, nel celebrare i matrimoni, osserva la forma del sacroConcilio di Trento. Non unisce gli sposi se non premesse tre denuncie ingiorni festivi fatte in Chiesa. Unisce allora gli sposi per lo più in Chiesa edin casa se si dà una giusta causa, su licenza del Rev.mo ordinario, dimattina e di sera, non essendovi nessuna prescrizione di ora. Ed istruiscegli sposi su che cosa comporti tale sacramento e li ammonisce che primadi consumare il matrimonio compiano le opere stabilite dal diritto cioèconfessarsi, comunicarsi ed ascoltare la Messa degli sposi e ricevere lasolita benedizione.

Assicurò che i decreti sul matrimonio editi nel Concilio Tridentino,una volta, sono stati pubblicati.

Nel battezzare i bambini si serve della forma prescritta nel RitualeRomano. Ha il libro nel quale vengono descritti i nomi degli stessi bambi-ni e dei loro compatrini e comari e parenti. Ammonisce gli stessi patrini eparenti sulla affinità spirituale contratta e su tutte le altre cose che, secon-do la disposizione dello stesso sacro Concilio, è necessario che loroconoscano.

Nel fare la cresima non istruisce il Popolo su che comporti quelsacramento perché lo compie il Rev.mo Vescovo. Ha ancora il libro nelquale vengono descritti i cresimati con i loro parenti.

Insegna ai fanciulli i primi rudimenti della fede tutti i giorni festivi,però non spiega il Vangelo.

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SAGRISTA.

Il Sagrista della Sagrestia, che ottiene l’ufficio, suona le campane e,ancora, deve custodire fedelmente e con rispetto i vasi sacri ed i libri egli altri utensili della detta Chiesa ed ha il secondo luogo e la secondavoce in coro, ed in Capitolo e nella Chiesa.

Il Rev.mo Domenico Angelo Scarinzi, Falisco, al presente Sagrista,mostrò la bolla di collazione a Sagrista ed ottiene l’ufficio di Sagrista perla vacanza da parte di Don Pietro Tartarini, dalla buona memoria di Vin-cenzo Fucherio, una volta, Vescovo di Montefiascone, a lui fatta nelgiorno 19 settembre 1578. Similmente mostrò le fedi di quattro (ordini)minori e del presbiterio, però, degli altri sacri ordini non le mostrò, comedisse, ed ancor meno fece conoscere di aver fatto la professione di fede.

CANONICI.

Però, gli altri sei Canonici che, dopo il Decano ed il Sagrista, secon-do la sacra provvisione, ottengono l’ordine, i luoghi, le alternanze e levoci sono gli infrascritti, cioè:

Don Tiburzio Petruceio che presentò le lettere della provvisionedalla felice memoria di Paolo IV Papa, spedite sotto piombo, date aRoma presso San Silvestro in Quirinale nell’anno dell’Incarnazione delSignore 1558 il 20 settembre. Similmente asserì di aver preso possessodel detto canonicato in vigore delle lettere Apostoliche di cui fu esecutoreil Vescovo di buona memoria, quantunque non sia nota l’adozione di talepossesso se non per pubblico istrumento del giuramento prestato nellemani del Decano di allora e del Vicario Generale soliti a prestarsi daiCanonici. Similmente mostrò le fedi degli ordini a lui conferiti legittima-mente, della emessa professione di fede, allora non documentò.

Rev.mo Don Giustiniano de Giustiniani UJD il quale, per facoltàdella beata memoria di Pio V rimase provvisto del canonicato e dellaprebenda resa vacante, allora, per la morte di Don Bartolomeo Venturelli,per autorità Apostolica, come documentò con lettere della medesima fe-lice memoria di Papa V, spedite in forma graziosa, sotto piombo, date inRoma presso S. Pietro l’anno dell’Incarnazione del Signore 1571 il 20maggio. Il medesimo presentò il mandato dell’immissione in possessoda parte del Rev.mo Adriano, Vescovo Aquinatense, speciale esecutore

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delle predette lettere Apostoliche; asserì di essere stato emesso in pos-sesso del presente canonicato in vigore di quel mandato. Inoltre presentòle fedi degli ordini del Suddiaconato e del Presbiterato a lui conferiti,asserendo di aver smarrito la fede degli altri ordini a lui legittimamenteconferiti al tempo della Visita della buona memoria del Vescovo Binariniuna volta Visitatore Apostolico: ugualmente affermò di aver emesso laprofessione di fede nelle mani del Rev.do Don Bartolomeo Marini, Vica-rio Generale dell’episcopato Falisco in luogo dell’Ill.mo e Rev.mo Car-dinale Farnese, amministratore dell’episcopato Falisco.

Rev.mo Don Giovanni Flavio il quale, per autorità Apostolica, fuprovvisto del canonicato e della prebenda resi vacante per la morte diDon Giovanni Scarenzi che l’ottenne in vita, come documentò con lette-re Apostoliche spedite sotto piombo e date a Roma presso San Pietronel 1573 il 23 luglio, anno secondo del Pontificato del Nostro SignorPapa. Il medesimo mostrò le fedi degli ordini ricevuti; non mostrò ildocumento della professione di fede.

Rev.mo Don Cristoforo Scuzio al quale per tale canonicato, resovacante allora per la morte di Don Ottavio Filettini suo ultimo possesso-re, fu concesso di essere provvisto per autorità Apostolica come docu-mentò con lettere di provisione del SS.mo Nostro Papa spedite sottopiombo date in Roma presso San Marco il primo settembre 1574, nellequali si fa parola di un certo istrumento sulle cappellanie che allora ilmedesimo Don Cristoforo riteneva insieme nella Cattedrale, che esigevala residenza personale e della quale, poi, per assunzione di tale canonicatoin certo modo vacante, asserì, una volta, che fu provvisto al presbiteroDomenico e altre nella chiesa parrocchiale di S. Flaviano che non richie-devano la personale residenza. Sul conferimento di tale canonicato, poi,documentò, per lettere spedite dalla buona memoria di Francesco Guinisio,date in Falisco il 20 dicembre dello stesso anno 1574 ed anche sulla ado-zione di quel possesso per istrumento pubblico rogato per il Sig. ManilioRosello. Sulla professione di fede, poi, da lui emessa non documentò easserì di non ricordarsi di averla emessa. Il medesimo, dunque, mostrò lelettere di conferimento della cappellania perpetua che ottiene all’altare diSanta Maria Maddalena nella chiesa di San Flaviano, fatte a lui dalla buo-na memoria del Vescovo Carlo de Grassi il giorno 28 dicembre del 1567.Mostrò, inoltre, le fedi degli ordini a lui legittimamente conferiti.

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Rev.mo Don Rosato Pisanello UJD che mostrò le lettere Apo-stoliche sotto piombo della provisione di tale canonicato, spedite in for-ma graziosa, date a Roma presso San Pietro l’anno dell’Incarnazione delSignore il 15 marzo 1576 ed ancora le lettere Apostoliche parimenti spe-dite sotto piombo ai Rv.mi Signori Patriarca Alessandrino e Vescovo diMontefiascone e di Viterbo allo scopo di immettere in possesso, date aimedesimi nell’anno e nel giorno medesimo di cui sopra ed in oltre unmandato di immettere in possesso di quelle emanato dallo stesso Rev.moPatriarca Alessandrino della Camera Apostolica Generale Auditore. Lostrumento del possesso a lui assegnato dal Rev.do, allora Vicario Gene-rale e dal Capitolo e dai Canonici in forza del mandato predetto alloradiretto per mano di Don Cesare Tincosino di Viterbo allora Vicario Ge-nerale della curia vescovile di Montefiascone il giorno 3 aprile dell’annopredetto 1577. Nel quale istrumento risulta anche emessa la professionedi fede.

Rev.mo Don Cristoforo de Fabbris di Sasso Corbario della dio-cesi di Urbino, rettore della chiesa parrocchiale di San Bartolomeo, alquale, su tale canonicato, per rinuncia fatta nelle mani della buona memo-ria del Vescovo Fucherio da Don Domenico Angelo, Sagrista della stessachiesa, il quale, allora, otteneva tale canonicato, reso vacante, fu provvi-sto per Autorità Ordinaria come documentò con lettere della buona me-moria del Vescovo Fucherio, a lui fatta il 29 ottobre 1578. Il medesimopresentò le lettere Apostoliche di provisione della chiesa parrocchiale diSan Bartolomeo (che ottiene) con Apostolica autorità, a lui fatta a Frascatil’anno dell’Incarnazione del Signore l’11 giugno 1579 nell’anno ottavodel Pontificato di Papa Gregorio XIII, e, poi, il medesimo presentò lefedi degli ordini a lui conferiti, però, non documentò la professione difede.

I Canonici hanno la facoltà di testare loro concessa da Pio V e con-fermata dal Nostro Papa, come similmente risultò affermato dagli stessiCanonici.

I singoli Canonici hanno una loro prebenda dalla quale uno prendepiù dell’altro.

Dalla Massa, però, i singoli prendono 35 scudi ogni anno e, comeasseriscono, ricevono ogni anno la prebenda con la Massa al sommoquaranta scudi.

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CAPPELLANI PERPETUI.

Presbitero Dardano Pisanello al quale, di una delle sei cappellaniedella Cattedrale, fu conferita, resa vacante per libera rinuncia nelle manidella buona memoria di Ubaldino, Vescovo di Montefiascone, da TerenzioTartarini che, allora, l’otteneva per autorità ordinaria come documentòcon lettere della buona memoria del Vescovo che la conferì per talecappellania a lui fatta il 13 maggio 1550. Il medesimo mostrò le fedi deiquattro ordini minori e del presbiterato e degli altri ordini, però, e dellaprofessione di fede, da lui emessa, non mostrò.

Presbitero Stefano Silvi il quale fu provvisto di tale cappellania,allora vacante per la morte di Rosati Guerrini con autorità ordinaria comedocumentò con lettere a lui conferiti dalla buona memoria del vescovoUbaldino il 10 dicembre 1550. Il medesimo mostrò le fedi degli ordini delSuddiaconato e presbiterato soltanto dicendo che gli altri ordini gli furo-no conferiti nella chiesa Cattedrale di Montefiascone e cioè la prima ton-sura e i quattro ordini minori, però disse di non poterne avere le fedi perla morte del notaio le cui scritture non si trovano. E che l’ordine delDiaconato lo ricevette dal Vescovo Amarino, sul quale e sulla professio-ne di fede non presentò documento.

Presbitero Stefano de Achilli il quale, per ordinaria autorità, fuprovvisto di tale cappellania per la sua libera rinuncia nelle mani del Rev.moOrdinario da Lorenzo Clerici di Montefiascone spontaneamente fatta va-cante, come documentò con lettere della buona memoria di Achille deGrassi allora Vescovo, l’8 settembre 1554. Il medesimo mostrò le letteredella provvisione della cappellania perpetua di San Giovanni sita nellachiesa di San Flaviano e la sagrestia vacante per la libera rinuncia delpresbitero Lorenzo che allora otteneva, come mostrò, con lettere dallafelice memoria di Guido Ascanio Sforza Cardinale di Santa Romana Chie-sa, di Santa Fiora, Vescovo di Montefiascone, il 15 marzo 1546. Il me-desimo mostrò le fedi degli ordini a lui conferiti.

Presbitero Cesare Aversio il quale fu provvisto di tale cappellaniadalla buona memoria del Vescovo Achille de Grassi per autorità ordina-

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ria, come mostrò, con lettere spedite dal medesimo Vescovo di buonamemoria, l’8 novembre 1554. Il medesimo presbitero Cesare ottiene leperpetue cappellanie una sotto l’invocazione di Santa Vittoria e l’altra diSant’Angelo in San Flaviano e l’ultima di Santa Lucia. Nella chiesa dellamedesima Santa Lucia, vicino e fuori le mura di Montefiascone, resevacanti, allora, per la morte di Bartolomeo Venturelli che l’otteneva, men-tre era in vita, provvisto per autorità Apostolica, come risultava essereprovvisto per concessione, come mostrò con lettere apostoliche, sottopiombo, spedite e date in Roma presso San Pietro nell’anno dell’incar-nazione del Signore nel 1571, sesto del Pontificato del Papa Pio V edancora per lettere conferite in vigore delle medesime lettere applicate dalRev.mo Giovan Battista Squarzo, allora Vicario Viterbese e Commissa-rio Apostolico, per questo deputato, a lui fatte e comandato di immetterein possesso di tale cappellanie come più estesamente nelle medesimelettere date a Viterbo il 9 ottobre 1571. Non mostrò i documenti degliordini.

La Chiesa di Santa Lucia è distrutta ed in essa non si celebra. Siesamini l’onere incombente sulla cappella e dove si adempia.

Il predetto Presbitero Cesare asserì di aver avuto lettere Apostolichedi dispensa a più benefici da ritenersi sotto lo stesso tetto, ma di averlesmarrite al tempo del Visitatore Binarino, Vescovo, di buona memoria.

Il medesimo asserì di aver smarrito le lettere del conferimento dellacappellania perpetua all’altare della Visitazione e sotto la sua invocazio-ne, nella chiesa di San Flaviano, vacante per la morte del Presbitero Lo-renzo, che la tenne finché visse, a lui fatta dalla buona memoria del Ve-scovo Carlo de Grassi. Inoltre asserì di aver smarrito le fedi degli ordinia lui conferiti nel medesimo tempo della Visita predetta. Asserì di averemesso, per due volte, la professione di fede, ma, allora, non documen-tò.

Presbitero Feliziano de Feliciani il quale fu provvisto, con autori-tà ordinaria, di tale Cappellania vacante per assegnazione del canonicatodi detta chiesa da parte di Don Giovanni Flavio che la otteneva, allora,come mostrò con lettere della buona memoria di Francesco Guinizio,allora Vescovo, spedite come sopra, il 20 ottobre 1576.

Presbitero Domenico de Olivi il quale, per autorità Apostolica, fuprovvisto o gli fu concesso di essere provveduto della cappellania per-

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petua parrocchiale così chiamata nella chiesa di Montefiascone, resa va-cante per la morte di Paolo Pane ultimo possessore finché visse, comedocumentò con lettere di tale provvisione spedite sotto piombo, date inRoma nell’anno dell’incarnazione del Signore 1582 il 26 giugno, undecimodel Pontificato del Nostro SS.mo Papa. Il medesimo mostrò le fedi degliordini a lui legittimamente conferiti.

Ognuno ha la sua propria prebenda e ricevono la rata della MassaCapitolare loro spettante. Pertanto, con i frutti della prebenda, contaticon la rata della Massa, ognuno, ogni anno, al sommo riceve 24 scudi.

CHIERICI.

Sono in numero di CINQUE.

ORAZIO DI DOMENICO MARTINO, PAOLO SCIANETTO, CRISTOFORO DI

SALVATORE, MUZIO GIUSTINIANO, GIOVANNI DI FLAVIANO, tutti degni di otte-nere la Dignità, l’ufficio del Sacrista, e del Canonicato e le Cappelle,come si rifirisce in Cattedrale sono promossi all’ordine del Presbiterato,il quale ordine è annesso ai medesimi e cioè all’ufficio della Dignità, e aicanonicati e ai cappellani con l’onere continuo di servire, secondo sinarra nella costituzione di Urbano V la quale prevede che i medesimicioè il Decano, il Sagrista, i Canonici ed i Cappellani siano costituiti nelsacerdozio oppure dentro l’anno nel quale hanno conseguito il Decanato,la Sagrestia, i Canonicati e le Prebende e le Cappellanie in modo pacificosi facciano promuovere al sacerdozio.

I Chierici che per disposizione della costituzione predetta devonoessere quattro, uno sia diacono, un’altro suddiacono e gli altri due coristio ceroferari; al presente, però, sono stati trovati cinque e nessuno di loroè stato promosso al sacro ordine. Ciò accade, come fu riferito daiCapitolari, per la piccolezza dei frutti di tali clericati.

Due Canonici e due Cappellani, di questa Chiesa di Montefiascone,costituiti nel sacerdozio, continuamente servano nella chiesa di SanFlaviano, vicino alla detta Città, che è Parrocchiale, in modo tale, però,che siano tenuti a venire nella Chiesa Cattedrale nel giorno di Santa Mar-gherita: però, gli altri Canonici e Cappellani, di continuo, servano nella

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stessa chiesa Cattedrale, come nella costituzione di Urbano V per la ele-zione del Capitolo e, come più estesamente viene confermata dalla beatamemoria del Papa Eugenio IV.

Hanno proprie prebende e la rata della Massa, come i predetti Cap-pellani, dalle quali, ogni anno, ciascuno percepisce 12 scudi.

CORO

Quelli che ottengono le Dignità del Decanato e del Sacrista precedo-no i Canonici. Invece i Canonici precedono fra di loro tenuta ragione deltempo; infatti il primo ammesso ottiene il primo scanno in Coro e la Vocein Capitolo. Non vi sono altri ufficiali in Coro. Tutti sono tenuti al servi-zio del Coro, allora servono per settimana e per ciascuna settimana. Quat-tro Canonici, compreso il Decano o Sacrista e tre Cappellani e due chie-rici. Però, nei giorni festivi, intervengono i singoli Canonici che esconodalla Sacrestia, procedono verso il Coro senza ordine e fanno ciò ancheuscendo dal Coro. Sono presenti in Coro vestiti di cotta, di almuzia e diberretto per costituzione della buona memoria del Vescovo Bartolomeo(Vitelleschi). Portano lo zucchetto ed assistono alla predica senza cotta esenza almuzia.

Non vi è prefetto di Coro né maestro.Ci sono due puntatori, uno Canonico e l’altro Cappellano, soliti ad

essere eletti dal Capitolo, il cui ufficio dura soltanto un anno. Il dovere diquesti puntatori è il giuramento, prima di tutto, di esercitare fedelmente illoro ufficio, da prestarsi nelle mani del Decano e di avere diligente curadelle puntature. Hanno due libri di puntature per ogni settimana, comeriferito dai Canonici. I puntatori, sul rapporto del Sacrista o degli altri delCapitolo, puntano quelli che non furono presenti. I puntatori, in fine anno,sono tenuti a presentare al Capitolo i libri delle puntature ed anche aconsegnare i nomi di tale loro ufficio integralmente e, quantunque, nonsia lecito di presentare a nessuno tali libri di puntazione dentro l’anno,tuttavia, qualche volta, fu riferito che furono presentati.

Sogliono recitare le preghiere del mattino e prima del sorgere del solee nei giorni festivi cantano l’Antifona ed il Benedictus con le orazioni ecommemorazioni.

Nei giorni di festa intervengono tutti ma, fra la settimana, metà diloro, come è stato già detto.

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Tutti recitano i salmi ed hanno un eddomadario il cui ufficio è di diri-gere l’ufficiatura e, come dicono, di intonare le Antifone.

Il Canonico incaricato a cantare la Messa nei giorni festivi, vestito dicotta e di stola, benedice in Sacrestia l’acqua, poi, vestito di amitto, dicamice e di stola e di piviale asperge il Popolo con la medesima acqua.

Gli anniversari per i morti e per i benefattori della Chiesa si fanno perquattro mesi continui cominciando dal primo giorno di settembre e finen-do come segue. Però, negli altri mesi, si celebra una Messa conventualeper i morti, ogni lunedì. Se accade nei quattro mesi sopraddetti e neilunedì nei quali si debba celebrare la Messa per i morti conventualmentevi concorra una Messa feriale o di festa corrente allora la Messa per imorti si suole cantare quanto prima.

Sogliono recitare le altre ore canoniche secondo il rito del MessaleRomano di recente pubblicato.

Non hanno distribuzioni quotidiane ma soltanto della massa che per-dono per l’assenza di oltre un mese, per costituzione del VescovoBartolomeo predetto. Con la quale, inoltre, si prescrive che gli assentiper sei mesi siano privati per lo stesso diritto da tutti i loro beneficieccetto coloro che espressamente furono assenti per cause fissate nellastessa costituzione.

Nelle feste solenni dell’anno, non però nelle domeniche e negli altrigiorni festivi, gli assenti perdono di più ed il di più si accresce a quelliche intervengono.

Si stia all’asserzione del Canonico che asserisce che fu impedito perinfermità, se dura per poco tempo, se, però, la malattia va per le lunghe sideve avere la fede dal medico.

In ogni giorno festivo e di domenica si tiene la processione dentrol’ambito della Chiesa e si cantano le litanie le quali litanie, ogni giornoferiale, vengono recitate nella chiesa.

Ogni venerdì si tiene il Capitolo in Sacrestia, dopo i Vespri, anche seè giorno festivo, per le urgenti necessità del Capitolo, con nessuna penaindetta a chi non interviene.

Intervengono al Capitolo dopo il segno della campana e trattanosulle cose correnti senza preavviso. Tutti quelli che ottengono il decanato,il sacristato, l’officialato ed il canonicato asserirono di aver emessso laprofessione di fede.

Hanno un notaio mercenario che cura a confezionare gli strumentidel Capitolo e delle sue procurazioni.

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Non hanno l’Archivio, ma soltanto una cassa di legno munita dichiavi nella quale sono custoditi gli strumenti e le altre scritture del Capi-tolo. Però non hanno il conferimento e le costituzioni dei benefici diUrbano V; si conosce che l’elezione del Decano spetta al Capitolo, ma laconferma al Vescovo. Quantunque ancora in nessun modo costi che lacostituzione predetta fosse andata in uso riguardo a tale elezione.

I BENI DEL CAPITOLO e della SACRESTIA.

Alcuni dei Canonici e dei Cappellani sopraddetti e cioè DonMichelangelo e Don Giovanni Flavio, Don Cristoforo Canonici ed ilPresbitero Cesare Aversi ed il presbitero Domenico presero in affitto ibeni dal Capitolo, cioè:

Don Michelangelo 25 salme di terra per un annuo affitto di 12 salmedi frumento ed uno di orzo e metà di ghiande, per nove anni, da rinnovar-si da triennio a triennio le quali salme 25 di terra, con simile affitto, lepossiede da oltre sedici anni.

Don Giovanni Flavi un molino di frumento per l’annuo affitto di 29salme di frumento, per sei anni, e questo è il quinto, da rinnovarsi comesopra, da triennio a triennio.

Don Cristoforo ha la chiusa con querce e prato per l’annuo affitto didieci scudi per un quadriennio cominciando dall’anno presente sebbenesu questo ancora non fu fatto l’istrumento.

Il Presbitero Cesare il luogo che si chiama di San Pietro cioè le caseed il terreno della chiesa di San Pietro presso il lago con il canneto e gliolivi e gli altri alberi fruttiferi, per nove anni, il presente è il quinto, darinnovarsi da triennio in triennio, per l’annuo affitto di 31 scudi e conl’onere di offrire un pranzo al Capitolo e ai Canonici che si recano in quelluogo per celebrare nella festa di San Pietro, i quali Canonici, dopo ilbagno, ivi banchettano.

Presbitero Domenico, mezza salma di terra incolta e senza alberifruttiferi, a vita, con l’onere di migliorarla, per l’annuo canone o conrisposta di sei giuli.

Le funzioni dei ministri degli ordini non sono richiamate ad uso.

I BENI DELLA SAGRESTIA.

La Sagrestia ha redditi annui di duecento scudi da pagarsi alla mede-

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sima, ogni anno, dalla Camera Apostolica, come dai medesimi Canonicifu detto.

I BENI DI MASSA.

I frutti della Massa provengono da beni immobili in Città e da TuriFalisco e si costituiscono in soldi numerati ed in frumento.

La distribuzione della Massa si fa a maggio ed al tempo di Natale.

LE CHIESE UNITE ALLA CATTEDRALE.

Alla Chiesa parrocchiale e al Capitolo sono unite : la

CCCCCHIESAHIESAHIESAHIESAHIESA P P P P PARROCCHIALEARROCCHIALEARROCCHIALEARROCCHIALEARROCCHIALE DIDIDIDIDI S S S S SANANANANAN F F F F FLAVIANOLAVIANOLAVIANOLAVIANOLAVIANO

alla quale chiesa serve per mezzo di un cappellano amovibile.

e di

SANTAANTAANTAANTAANTA M M M M MARIAARIAARIAARIAARIA INININININ C C C C CASTELLOASTELLOASTELLOASTELLOASTELLO,

Nella chiesa di Santa Maria in Castello, però, non amministrano iSacramenti, perché la cura dei parrocchiani è annessa alla Cattedrale.

LA CHIESA DI SANTA LUCIA

La chiesa di SANTA LUCIA, vicino e fuori le mura di Montefiascone,ora è distrutta.

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LA CHIESA PARROCCHIALE DI SANLA CHIESA PARROCCHIALE DI SANLA CHIESA PARROCCHIALE DI SANLA CHIESA PARROCCHIALE DI SANLA CHIESA PARROCCHIALE DI SANFLAVIANOFLAVIANOFLAVIANOFLAVIANOFLAVIANO

Il giorno primo di Quaresima.

La chiesa parrocchiale di SAN FLAVIANO, unita in perpetuo alCapitolo, situata fuori le mura della Città in luogo detto FUORI PORTADEL SUBURBIO, di cui è VICARIO perpetuo il presbitero STEFANO DEL

FU ACHILLE, CAPPELLANO DELLA CHIESA CATTEDRALE al quale sono assegnati iredditi dei beni immobili della medesima Sacrestia della Chiesa, che arri-vano, ogni anno, al valore di circa 12 scudi. I redditi, poi, di tale Chiesa,si dice, che ascendono, ogni anno, a circa 18 scudi.

La stessa Chiesa è consacrata e se ne fa la festa il 26 aprile, però, ilgiorno festivo di San Flaviano si celebra il 22 dicembre.

Le anime che soggiacciono alla cura abitano in Città e fuori raggiun-gendo il numero oltre quattrocento.

Il Rettore o Vicario non risiede nella casa parrocchiale da oltre seianni per paura dei banditi.

La forma della Chiesa è oblunga consistente in tre navate. Ha il tettodi travi e di tegole, il pavimento è di mattoni.

Il Rettore insegna la dottrina Cristiana ai fanciulli tutte le feste. Tieneanche la predica al Popolo.

ALTARI DELLA CHIESA DI SAN FLAVIANO INFERIORE.

La Cappella maggiore è costruita a volta, vi si trova l’Altare maggio-re nel quale è posto il Tabernacolo dove si conserva l’Eucarestia.

Il tabernacolo è di legno dorato e dipinto, abbastanza tollerabile.Dentro è coperto di seta rossa di colore violaceo, ma non in tutto ed ha laporticina a valve con serratura e chiave robusta. Vi si trovano due vasid’argento nei quali si custodisce l’Eucarestia, uno ad uso per la comu-

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nione del popolo, l’altro per i malati. In quello ad uso del popolo si tro-vano sette particole che vengono rinnovate ogni otto giorni, come asserìil Vicario, nel tempo invernale, che si prendono dalle ostie che ogni mesevengono fatte, e d’estate, però, ogni quindici giorni. I vasi predetti sonochiusi da ogni parte e da essi non si può vedere il Sacramento, tuttaviasono decenti e si possono tollerare.

Nel tabernacolo grande di legno si trova disteso il corporale bene-detto.

Vi si trova un sacchetto di seta di vari colori e due veli di seta percoprire il tabernacolo o i vasi predetti. Vi si trova l’ombrella sopra iltabernacolo, e lo stesso altare è (ricoperto) dal lino di colore bianco.Però il tabernacolo è coperto da un conopeo di velo.

Davanti al Sacramento si trova un lampadario di legno con quattrolampade di cristallo delle quali una brucia continuamente, però, nei giornidi festa, si accendono e bruciano tutte.

L’Altare predetto si trova sotto la Cappella maggiore ed ha, nel retro,un vuoto ad uso di Coro di forma semicircolare e minore della formaprescritta. La mensa è di marmo. Intorno ad ogni parte vi sono stateaggiunte alcune tavole per la sua ristrettezza e pietre ed è costruita dipietre robuste.

L’altare si crede che sia stato consacrato, però, tuttavia non appaio-no i segni. Sotto si trova una finestra grande che rende vuoto l’altare e daisegni dentro si vede che fu costruito per conservarvi un lampadario adonore delle sacre reliquie di qualche Santo che, per caso, in quel tempoed in quel luogo vi erano poste.

Vi si trovano quattro candelabri di bronzo e due di legno sorretti dadue angeli anch’essi di legno dorato che sono decenti ed antichi.

Vi si trova la Carta dei secreti non, tuttavia, affissa in tavola.Vi si trovano tre tovaglie decenti ed anche un’altra di tela rude infissa

nelle tavole dell’altare a reggere la mensa che si ritiene per consacrata.La predella è di pietra solida per la quale si sale per due gradini

parimenti di pietra solida.Ha un palio di velluto rosso, alcuni ornamenti propri che si dice

essere conservati in Sacrestia sulle quali si parlerà sotto.Dietro l’Altare maggiore, da ambedue le parti sotto la predetta Cap-

pella maggiore, addossati alla parete, vi si trovano due altari, uno dallaparte del Vangelo ed è sotto l’invocazione di:

SAN GIOVANNI ed è dotato e, si dice, di diritto di patronato della

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famiglia di Caponero ed ha una propria dote consistente in un prato e duevigne dalle quali, ogni anno, provengono dodici scudi. Ha l’onere dicelebrare ogni mercoledì. Rettore è il sopraddetto presbitero Stefanoche ne fu provvisto da oltre 25 anni circa, come si dice, constare dai librida mostrarsi. Non vi si trova l’icona, ma nella parete vi sono dipinte leimmagini di San Giovanni che battezza Cristo Signore, rovinate per l’an-tichità. L’altare non è a forma richiesta. La mensa è di pietra non consa-crata pur tuttavia ha pietra sacra decente.

Ha tre tovaglie decenti, due palli uno di ormesino di colore croceo,l’altro di panno verde. Vi si trovano quattro candelieri, due di ferro e duedi legno, indecenti cioè quelli di legno. Vi si trovano tre pluminari, vi sitrova anche una grande croce di bronzo e d’orata, tollerabile.

L’altare è troppo vicino all’altare maggiore, non vi si trova una pre-della decente. Nel luogo, dove si dovrà porre la predella, vi sono duesepolcri e la predella, nella quale ascende o sale il sacerdote per celebra-re, non si può collocare decentemente se non sopra le aperture di queisepolcri.

Un altro altare dal lato dell’Epistola, sotto l’invocazione dell’AN-NUNCIAZIONE DELLA BEATA VERGINE non è dotato ed in quellonon c’è l’icona ma nella tribuna della Cappella si trovano immagini cherappresentano tale mistero. Non ha propria suppellettile; vi si trovanosoltanto due candelabri di ferro, un pallio di cuoio dorato, tre tovagliedecenti. La mensa è di pietra non consacrata. Dista dall’altare maggiorecome si è detto poco fa. L’altare non è a forma richiesta. Non vi si trovala predella, presso il luogo dove si dovrebbe collocare vi si trova unsepolcro la cui apertura deve essere coperta con copertura di pietra soli-da. È privo delle altre cose richieste.

Nella Cappella sotto l’invocazione di SAN LAZZARO a fiancodell’Epistola dell’altare maggior, fu eretto l’altare dalla devozione delCapitano Alessandro Tartarino di Montefiascone che assegnò al presbiteroStefano Vicario, un oliveto con l’onere di celebrare la Messa ogni vener-dì e, come asserì lo stesso presbitero Stefano, lo stesso Capitano Ales-sandro desidera di dotare tale altare. La positura dell’altare è tale che ilcelebrante volge le spalle all’altare maggiore ed è costruito nella Cappellafabbricata dentro le pareti della Chiesa, rude ed indecente. Non vi si troval’icona ma soltanto si notano alcuni immagini assai vecchie e lacerate che

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a stento si possono vedere. Il luogo è molto umido ed oscuro senzaalcuna finestra. Nella parete si trova una finestrella ed una piccola portache una volta serviva ad uso di scala per la quale si saliva alla partesuperiore della Chiesa. Per questo il visitatore comandò al presente retto-re della chiesa e che ascolta che, sotto pena di sospensione a “divinis” daincorrersi “ipso fatto”, osi dire Messa e fare funzioni sacre a quest’altarefinché non sarà stato ordinato diversamente.

Lo stesso altare non è a forma prescritta. La mensa è di pietra nonconsacrata né vi si trova la pietra propria consacrata. Ha tre tovagliedecenti, un pallio di cuoio dorato decente, due candelabri di ferro inde-centi, la croce e la tabella dei secreti sono antiche ed indecenti, vi si trovala predella.

L’Altare di SANTO STEFANO, nella parete a destra di chi entra,non è dotato, non ha l’icona ma, nella parete vi sono delle immaginivecchie e molto corrose ed indecenti. Non ha candelabri né le altre coserichieste a celebrarvi la Messa. Però, poiché a questo altare fu traslato edunito l’altare di Sant’Angelo esistente una volta nella parte superioredella Chiesa con gli oneri dello stesso. Nell’altare di Sant’Angelo serve ilpresbitero Cesare Aversi come più estesamente si dirà a suo luogo. Fuimposto al medesimo presbitero Cesare di ornare questo altare decente-mente, il quale consente ed accetta. Vi si trovano tre tovaglie ed un palliodi raso rosso, vi manca la predella e nel luogo dove sarebbe da porsi vi èun sepolcro che è da rimuoversi. A questo altare si ascende per duegradini.

L’altare di SANT’EGIDIO, vicino alla porta della chiesa, a destra dichi entra, non è dotato ed è disadorno ed in luogo oscuro vicino allaparete ed il sacerdote celebrante volta le spalle all’altare maggiore. Vicinoa questo altare, nella parete, vi è costruita una finestra ad uso di armadio.

L’altare di SANTA CATERINA, a sinistra di chi entra, è senzadote. Costruito vicino alla porta, del tutto disadorno sebbene sia consa-crato ed il celebrante volta le spalle come sopra. Si trova in luogo oscuroe perciò da rinnovarsi.

La Cappella con l’altare dei SANTI INNOCENTI, di diritto dipatronato, come si dice, della famiglia Onofri, di cui è rettore il presbitero

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Stefano Gigni il quale asserì di percepire, da circa dodici anni, i frutti ditale cappellania i quali consistono, come asserì, in una salma e mezza diun’altra salma di grano, ogni anno, con l’onere di celebrarvi ogni vener-dì. Non mostrò le bolle, ma disse di aver avuto tale beneficio da un certoDon Ovidio a causa della rinunzia allora fatta nelle mani del Vicario. LaCappella è costruita a volta, dipinta con pie immagini devastaste dallavecchiaia. La mensa dell’altare è di pietra non consacrata. Vi si trovainclusa la pietra consacrata, non è a forma per lunghezza e per larghezza.Ha propria suppellettile cioè tre tovaglie, due candelabri di ferro, unacroce di legno dipinta senza figure ed un pallio di panno nero. Vi si trovala predella di pietra e la tabella dei secreti senza tavola.

La Cappella con l’altare sotto l’invocazione di SANTA MARIAMADDALENA, a volta, è molto oscura che a stento vi si può leggeresenza luce accesa. Il pavimento è di terra e dalla buona memoria delVescovo Binarino, si dice, che fu ingiunto al rettore di questa Cappellaperché la facesse pavimentare, ancora tuttavia non fu dato ad esecuzio-ne. Nella parete sopra l’altare si trovano dipinte le immagini di Cristo incroce e di altri Santi devastate per l’antichità, le quali pareti, per decretodella buona memoria Vescovo Visitatore, erano e sono, al presente, darestaurare ed illustrare. L’altare, costruito con mattoni, ha la mensa dipietra non consacrata con la pietra consacrata validamente inclusa la qua-le, pertanto, troppo si alza sopra la mensa la quale non è coperta di telacerata. È lunga sette palmi e mezzo, larga quattro e mezzo ed alta altret-tanto sopra la predella. Vi si trova la predella di nuovo costruita, decente.Ha propria suppellettile cioè quattro tovaglie, un pallio di cuoio dorato,due candelabri di ferro in qualche modo decenti. Vi manca la croce,parimenti, da farsi per decreto del Visitatore. Si trova la carta gloria. Inquesta Cappella è situato un beneficio all’altare predetto sotto l’invoca-zione di Santa Maria Maddalena di cui è rettore Don Cristoforo Sensi,Canonico della Cattedrale, che ha l’onere di celebrarvi ogni lunedì e loassolve a piacimento non tanto integralmente, come è tenuto.

Nella stessa Cappella vi si trova la porta di una certa mansiuncola, trala stessa Cappella e l’altra, come sotto diremo, nella quale si conservanoquattro candelabri o ceroferari di ferro della stessa Chiesa e vi si fa ilfuoco per riscaldare i Chierici e gli inservienti della Chiesa.

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La Cappella dell’altare di SANTA VITTORIA nella quale fu erettoun beneficio o perpetua cappellania di diritto di patronato, come vienedetto, della famiglia di Giovanni Battista di cui è rettore Cesare Aversicon l’onere di celebrare ogni giovedì, ciò che viene fatto. L’altare dimattoni ha la mensa di pietra consacrata che è coperta da una tela cerata.Vi si trovano due tovaglie tollerabili ed un lenzuolo e due candelabri dilegno non dipinti e privo degli altri requisiti. Vi si trova il pallio di tela divari colori, vecchio ed indecentissimo. La predella vi manca. Vi è unasepoltura la cui apertura tocca la predella quando vi sarà Messa.

L’altare sotto l’invocazione della VISITAZIONE della BEATAVERGINE eretto nella parete dietro la predetta Cappella vicino alla sca-la per la quale si sale in Sagrestia, è dotato e di diritto di patronato, comesi dice, di Don Irsilio Scarinari per fondazione e dotazione. Vi è rettoreDon Cesare Aversi al quale incombe l’onere di celebrare ogni lunedì.L’altare è di mattoni e la mensa di pietra non consacrata fortemente inclu-sa. Nella parete, figure dipinte che presentano il mistero della Visitazione,da ripulirsi e restaurarsi. E’ ornato di due colonne di pietra sopra le qualivi è edificato un arco che abbisogna di restauro. Lo stesso altare non è aforma giusta. Vi si trova una predella indecente e non tollerabile. Vi sitrovano due tovaglie decenti ed una è piccola, la croce dipinta senzafigure, due candelabri in ferro e la carta gloria. Un pallio di seta, comedicono, di broccatello tollerabile. Vi si trova il confessionale decente,mancano, tuttavia, i casi riservati.

SAGRESTIA

La sagrestia, alla quale si salisce per tre gradini, è costruita dentro laChiesa, fornita di suppellettili decenti e di calici dei quali si parla sullostrumento. Vi si trovano quattro messali nuovi e decenti, vi è l’acquasan-tiera, vi è lo sgabello oratorio. La mensa di legno che presenta la forma dialtare. L’armadio nel quale si conservano le sacre vesti e le altre cose è dilegno fortemente munito di serratura e di chiavi.

LA CHIESA SUPERIORE DI SAN FLAVIANO

La Chiesa superiore che è formata da tre navate, come la chiesainferiore, non è costruita a volta, ma dal tetto di mattoni devastato in

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alcune parti e l’acqua e la neve vi penetrano dentro.

ALTARI

L’ALTARE MAGGIORE, costruito con pietre solide, ha una grandemensa di pietra, fu consacrato da Urbano IV ad onore della BEATA VERGI-NE MARIA, di SANTA CROCE, di SANTA LUCIA e di PAPA URBANO, dei DUE

FABIANI e di SAN SEBASTIANO, di SANTA AURA VERGINE, come appariscecon lettere di pietra di marmo scolpite nello stesso altare che è privo ditela cerata. È lungo dieci palmi, largo sei, alto, oltre la predella, quattro emezzo; fu trovato completamente spoglio, come riferì il rettore, perché iparamenti erano bagnati di neve. È indotato e non ha nessun onere.

L’altare di SAN SILVESTRO fu trovato completamente spogliatoper la neve che vi fu trovata. In tale altare non vi si celebra se non nellafesta di San Silvestro ed allora è ornato con i paramenti della Chiesa.L’altare è di pietre solide e non consacrato.

L’altare di SANT’ANGELO, nella parte oltre e nell’angolo dellastessa Chiesa costruito, il cui titolo, si dice, traslato all’altare di SantoStefano dal Rev.mo Ordinario, fu trovato completamente disadorno edin luogo indecente. Vi è rettore Don Cesare Aversi con l’onere di celebra-re ogni martedì. Sarà da approvarsi la traslazione ed ordinarsi che l’altaredi Santo Stefano venga ornato.

LA CHIESA PARROCCHIALE DILA CHIESA PARROCCHIALE DILA CHIESA PARROCCHIALE DILA CHIESA PARROCCHIALE DILA CHIESA PARROCCHIALE DISANT’ANDREASANT’ANDREASANT’ANDREASANT’ANDREASANT’ANDREA

Giorno ultimo di febbraio.

La chiesa parrocchiale di SANT’ANDREA, il cui rettore non sitrova e che da otto anni oltre fu servito da un cappellano per modo diprovvisione, deputato dall’ordinario poiché per la scarsità dei frutti nes-

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suno fu trovato da volerla prendere in titolo. Al presente è cappellanoDon Sebastiano Ricci deputato dall’odierno ordinario da oltre sei mesi alquale furono assegnati i frutti della medesima Chiesa che ogni anno, sidice, arrivino a circa 25 scudi.

La stessa Chiesa è formata da tre navate, il tetto è di mattoni ed inalcune parti ha bisogno di riparazioni affinché la pioggia non gli cadadentro specialmente in quella parte dove fu messo l’orologio che è l’uni-co in Città, alla cui cura è obbligata la cittadinanza.

Il pavimento della navata di mezzo è di mattoni, la navata, però, dallaparte del Vangelo dell’altare maggiore è a volta ed in parte pavimentata dimattoni. Però, la navata dalla parte dell’Epistola ha il pavimento di terra.Le pareti sono scrostate ed hanno bisogno di restauro. La finestra roton-da, sopra l’ingresso, è priva di vetri e similmente un’altra finestra nellamedesima parete è priva di vetri. Vi si trova il campanile con due campa-ne cioè una grande ed una piccola. Vi si trovano quattro sepolture duecon coperture della Società del Rosario di pietre solide con anello affissonel mezzo e due che hanno bisogno di coperture. Ha una sola grandeporta ad uso del popolo. Nella sua parte superiore non vi sono immagini.

Vi è il vaso dell’acquasanta di pietra tollerabile.

ALTARI

La Cappella nella quale è costruito l’ALTARE MAGGIORE è a vol-ta ed ornata da alcune immagini sacre devastate per l’antichità, nella qualesi trova un’icona di legno vecchia ed indecente amovibile nella quale ilCristo in croce appeso vi è dipinto e vi si trovano altre immagini chesono molte vecchie e bisognose di aggiustamento.

Lo stesso altare per lunghezza non è di forma giusta, la mensa è dipietra non consacrata e vi si trova l’altare portatile che si eleva tropposopra la mensa. Vi sono tre tovaglie decenti, due candelabri di ferrovecchio ed indecenti, due pluminari, un pallio di lana di colore ceruleo.

Vi manca la croce. Vi si trova una predella angusta.Da ambedue le parti dell’altare si trovano nella parete due finestrelle

per custodire i vasetti, tuttavia indecenti e da ripararsi. Inoltre a “cornuepistolae” vi si trova un’altra finestrella munita di sportelli, di serratura, dichiave e di stanga a forma di armadio nella quale si conservano le sacrevesti e gli altri oggetti necessari alla Messa e fa da Sagrestia.

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Vi furono visti dei mobili che stanno in quella e vi fu furono trovatiasciugamani per pulirsi le mani e purificatori molto rudi ed indecenti. Vi sitrova una pianeta di raso nero con fregio a ciambellotti rossi in partelavorata con stola ed anche il manipolo parimenti di raso nero rotti edindecenti e non tollerabili. Vi si trova un‘altra pianeta di panno rosso conla stola ed il manipolo dello stesso colore. Vi è un unico camice immon-do. Non vi si trova un calice proprio. Vi sono due corporali e non vi èaltra suppellettile. Non vi è nessun onere. È di libera collazione. Non vi siconserva l’Eucarestia. L’olio degli infermi è in un vasetto di piombo inscatola di legno senza coperchio. Non vi è il sacchetto per portarlo agliinfermi. Il cappellano vi celebra ogni domenica e qualche volta dentro lasettimana sebbene asserisca che non vi è prescritto l’onere di celebrare.

L’altare costruito sotto la navata dal lato del Vangelo, il cui titolo siignora, si dice essere dotato dalla Famiglia di Giuseppe GIUSTI ed unitoin perpetuo alla Chiesa predetta. È completamente disadorno, vi mancal’icona e le pitture nella parete, per la vecchiaia, sono devastate.

Sull’altra navata vi fu eretto l’altare del SANTO ROSARIO dalladevozione della Confraternita del SS.mo Rosario la quale, eretta da circadodici anni, prende cura di questo altare e vi fa celebrare dal cappellanoogni prima domenica del mese e, per mercede, passa al medesimo, ognianno, sei scudi. Si trova nella parete un’icona dipinta con i misteri delRosario. La mensa dell’altare è di pietra non consacrata, non ha la pietrasacra. Ha proprie suppellettili cioè tovaglie decenti, un pallio di vellutorosso, similmente un altro di raso bianco e due di panno rosso e lionato.La pianeta con la stola ed il manipolo di buon colore croceo, il camice ela croce d’argento, quattro candelabri due di auricalco e due di ferro,cinque pluminari. Vi è l’ombrella ed anche la predella. È chiuso da can-celli e da valve di legno.

CASA PARROCCHIALE

La casa parrocchiale è composta di due parti e cioè una superiorenella quale abita il cappellano e l’altra inferiore che può servire ad uso dicantina o piuttosto per conservarvi la legna. Tuttavia potrebbe essereingrandita ed infatti il sito è tale dove si potrebbero fare altre due mansio-ni.

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CONFRATERNITA del SS.MO ROSARIO

La Società del Rosario convoca maschi e femmine, ogni prima do-menica del mese, all’altare del SS.MO ROSARIO nella chiesa di S.Andrea.

I Confratelli hanno le regole o gli istituti della stessa Confraternitaconsegnate loro dai presbiteri dell’ordine dei Predicatori (Domenicani).Non hanno propri redditi né beni immobili eccetto un podere di terralasciato alla Società da Laura Bimi ed un onere di un casale lasciato allastessa Società da D. Panta Damiano ed un altro di mezza notte. Con leelemosine, tuttavia, che raccolgono fra i Confratelli, pagano la mercede alcappellano e provvedono di cera o di lumi. Non hanno una propria divi-sa. Per i funerali, poi, e nelle Processioni quattro dei Confratelli vestonosacchi di tela verdi.

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LA CHIESA DI SAN BARTOLOMEOLA CHIESA DI SAN BARTOLOMEOLA CHIESA DI SAN BARTOLOMEOLA CHIESA DI SAN BARTOLOMEOLA CHIESA DI SAN BARTOLOMEO

Il detto ultimo giorno di febbraio.

La chiesa parrocchiale di SAN BARTOLOMEO, di cui è rettore donCristoforo Fabri di Sasso Corbario della diocesi di Urbino, Canonicodella chiesa Cattedrale di Montefiascone. Si ignora se la Chiesa sia stataconsacrata, da alcuni segni, però, si crede consacrata né vi si celebra ilgiorno di festa. Tuttavia vi si celebra la solennità di San Bartolomeo. IlRev.do Rettore (disse) che i redditi, ogni anno, ascendevano a circacinquanta scudi con l’onere di celebrare la Messa tutti i giorni festivi eduna Messa durante la settimana in questa Chiesa ed in Cattedrale dueMesse la settimana e cioè il mercoledì ed il giovedì.

La Chiesa è di forma quadrata e composta di tre navate. Il tetto è dilegno e di mattoni, ha bisogno di riparazioni in alcune parti per le quali fuvista fluire l’acqua piovana sul pavimento della stessa Chiesa. Il pavi-mento è di mattoni.

A destra ed a sinistra l’Altare maggiore ha bisogno di restauro. Hal’unica porta e grande ad uso di Popolo. Vi è una sola finestra di formaquadrata con vetri e tela, costruita nella parete della nave di mezzo laquale, nel mezzo della stessa parete, dovrebbe costruirsi in forma roton-da. Le pareti, da ogni parte disfatte, hanno bisogno di restauro e di im-biancatura.

Vi è il campanile con due campane, una grande ed una piccola. Vi sitrova un luogo, a guisa di cappella, che si estende dai muri della Chiesanel quale vi sono costruite due sepolture. Vi si trova un decente confes-sionale, tuttavia, senza lamina. C’è un vaso dell’acqua santa decente dipietra posto presso l’ingresso. Non c’è Sagrestia ma, dietro l’Altare mag-giore, si trova un vuoto spazio dove si ripongono le sacre vesti e le altrecose ad uso per la Messa dentro una cassa. Non vi si conserva l’Eucarestia.Il vaso dell’olio per i malati è d’argento, molto piccolo, in una scatola di

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legno decentemente custodito con sacchetto abbastanza indecente. IlParroco osserva la festa di San Bartolomeo, patrono della Chiesa par-rocchiale, alla quale si reca il Magistrato della Città ed il Capitolo ed iCanonici della Chiesa maggiore i quali cantano i vesperi e le Messe solen-ni nei giorni di domenica per il Popolo. Denuncia le feste che si celebranoin questa Chiesa.

Le fanciulle nubili non avevano l’abitudine, nei giorni di festa, diascoltare le Messe se non a Pasqua ed a Natale. Non spiega il Vangelo nétiene predica durante le Messe solenni al Popolo, non insegna ai fanciullila dottrina Cristiana perché chiamati non ci vanno. Nell’amministrare isacramenti si serve di un libro chiamato Familiare dei Chierici ed ha altrilibri ecclesiastici e cioè la Somma Teologia, Navarra, Rosella, Concilio diTrento ed altri libri. Fa le denuncie dei matrimoni in tre giorni continui difesta durante la Messa solenne e tuttavia una sola volta su licenza delVicario del Vescovo, asserì, di averle fatte queste denuncie nei giorniferiali e, portato a termine le denuncie, unisce gli sposi in Chiesa, dimattino e di sera, non essendovi ora prescritta e, talvolta, nella casa pro-pria della sposa su licenza del predetto Vicario.

I coniugi vecchi contraggono, non confessando, i loro peccati, tregiorni prima, né prendono l’Eucarestia prima delle denuncie. Il parroconon colloquia con loro sul loro matrimonio da contrarsi né chiede loro ilconsenso ma lo prestano soltanto i consanguinei dei contraenti.

Porta l’olio Santo agli infermi vestito di cotta e di stola precedutodalla Croce portata da un altro anche laico, dal quale è portato anchel’aspersorio con l’acqua santa senza vaso.

Nel tempo di Pasqua convoca il Popolo in parrocchia ed a questouso ha una banca di legno oblunga e tovaglie e pulisce le bocche di queiche prendono la purificazione con un mantile preparato soltanto a questoscopo.

Amministra il vino che si usa per il Popolo dopo che ha presol’Eucarestia in un piccolo calice consacrato. Quando sia amministra laSS.ma Eucarestia al popolo in tempo di Pasqua si conserva in un caliceconsacrato.

Quando il parroco si reca a comunicare i malati prende la SacraOstia dalla Cattedrale e porta con sé tutte le particole consacrate che sitrovano, in un vaso ad uso degli infermi. Nel tabernacolo, allora, rimaneun altro tabernacolo nel quale sono conservate le altre sacre particole peril Popolo.

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Nel portare, poi, il Sacramento agli infermi indossa il piviale, la cottae la stola sotto il baldacchino con molti ceri accesi. Il velo che portacopre, tuttavia, non solo la pisside ma anche le spalle dello stesso defe-rente. Non trasporta il corporale benedetto da stendersi sulla mensa nellaquale la medesima Ostia consacrata deve essere posta nella casa delmalato. Il parroco dunque non porta il sacro lino ma lo preparano i fami-liari che lo stendono davanti al petto degli infermi che prendono la sacraOstia. Porta l’acqua santa in un aspersorio, non in un vaso, durante ilcammino verso la casa dell’infermo, recita il salmo Miserere Mei Deus elo ripete tante volte quanto è necessario fino a giungere alla casa dell’in-fermo. Al ritorno il parroco è vestito con il pluviale, la cotta e la stola coni lumi accesi ed il Popolo che lo accompagna associato, e ripone il Sa-cramento nel Tabernacolo. E quando sia giunto alla chiesa denuncia aifedeli, che furono presenti nell’andare e nel ritorno, l’indulgenza che han-no meritato da quell’ufficio di pietà.

Nota in una scheda i nomi di coloro ai quali a Pasqua amministra laComunione e nessuno è rimasto senza comunione in parrocchia sia neltempo di Pasqua.

Nessun Concubinario e nessun usuraio che in persona conosce. Vi èuna donna chiamata Gentilina che abita separata dal marito ed è sospettadi impudicizia.

C’ha un libro nel quale vengono scritti i matrimoni. Non ha il librodei morti né dei battezzati né dei cresimati; infatti i battezzati ed i cresimativengono scritti in Cattedrale dove si amministrano questi sacramenti.

Nel tempo di Pasqua non amministra l’Eucarestia se non da sé o daun confessore approvato dal Vescovo per le confessioni, della qualeconfessione consegnano una fede scritta.

ALTARI

L’ALTARE MAGGIORE, davanti alla Cappella Maggiore, fu co-struito in luogo ultimo ed elevato ed aderente alla parete, fatta di tavole,per la quale la stessa Cappella rimane separata. Nel luogo vi si troval’icona, una grande croce con grande immagine di Cristo crocifisso, rot-ta e non tollerabile. La mensa è di pietra non consacrata ed ha l’altareportatile. È lungo otto palmi, largo quattro, alto cinque sopra la predella.Ha tre tovaglie, due candelabri di ferro, un pallio di ciambellotto rossovecchio. Vi è una croce d’orata di auricalco bisognosa di ripulitura; ha

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tre calici con la patena, la palla ed il velo. I purificatori sono tre, i veli tre,però, non decenti e di colore delle quali si serve la Chiesa. Le borse per icorporali sono strette, antiche e non tollerabili, vi si trovano due pluminari.La predella è di pietre. Vi sono cinque pianete con le loro stole e manipo-li, una di raso violaceo con fregio di colore ormesino rosso rotta edabbastanza vecchia, l’altra di ciambellotto rosso tollerabile, l’altra di rasocroceo, vecchia, rotta; le altre due sono di tela di vario colore di formaantica e molto indecenti. Vi è il camice e l’amitto, vi si trova anche unturibolo vecchio ed indecente; manca di navicella.

L’ALTARE dalla parte del Vangelo dell’altare maggiore è costruitoaddossato alla parete, angusto ed indecente e completamente disadorno,in nessun patto da tollerarsi.

L’ALTRO è dalla parte dell’Epistola abbastanza vicino all’altare mag-giore e, come l’altro, è indecente e disadorno.

L’Altare di SANT’ANTONIO è stretto e disadorno nel quale vi sicelebra una volta l’anno nel suo giorno festivo.

L’Altare di SAN BIAGIO di fronte all’altare maggiore ed a lato dellaporta della stessa Chiesa nel quale il celebrante volta le spalle all’altaremaggiore è disadorno e male custodito.

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LA CHIESA DI SANTA MARIA INLA CHIESA DI SANTA MARIA INLA CHIESA DI SANTA MARIA INLA CHIESA DI SANTA MARIA INLA CHIESA DI SANTA MARIA INCASTELLOCASTELLOCASTELLOCASTELLOCASTELLO

Ultimo giorno di febbraio.

La chiesa parrocchiale di SANTA MARIA IN CASTELLO, unita al Capito-lo, si trova in luogo alto ed in qualche modo abbandonata. I redditi sonocosì tenui e cioè di 15 scudi il che lasciò pensare di provvedere perquella Chiesa più alla sanazione che alla restaurazione.

La Chiesa è formata di tre navate, il pavimento è di pietra, il tetto dilegno e di mattoni e molto devastato.

È quasi del tutto abbandonata e gli altari sono indecenti e disadorni.L’angolo sopra al quale sono poste le due campane dal lato dell’Epi-

stola dell’altare maggior minaccia rovina.Ha due ingressi abbastanza aperti che, come la Chiesa, furono trova-

ti ripieni di grande neve.

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LA CHIESA DI SAN PIETROLA CHIESA DI SAN PIETROLA CHIESA DI SAN PIETROLA CHIESA DI SAN PIETROLA CHIESA DI SAN PIETRO

Il giorno primo di marzo.

La chiesa parrocchiale di SAN PIETRO, contigua al monastero dellemonache di San Benedetto, la quale è usata dalle monache dello stessomonastero.

La cura Don Giustiniano de Giustiniani, Canonico della Cattedrale diMontefiascone, cappellano deputato, per modo di provvisione, da partedell’ordinario, come asserì, con l’assegnazione dei frutti della stessa Chiesache si dicono ascendere, ogni anno, a circa 15 scudi.

La forma della Chiesa è oblunga composta di una sola nave. Lepareti sono rozze ed in parte devastate. Il pavimento rotto è bisognoso direstauro. Al posto del tetto vi si trova un tavolato al quale le monachepossono andare a loro piacimento e, attraverso i buchi che sono in quel-lo, possono vedere ed essere viste da chi si trova in Chiesa. Vi si trovanodue finestre, nella parete di sinistra di chi entra in Chiesa, senza sportelli esenza vetri o protetti da altra copertura.

Vi si celebra quasi ogni giorno non per onere ma per devozione dellostesso cappellano e per fare cosa grata alle monache. Però nei giornifestivi è tenuto a celebrare in questa Chiesa e per di più ad una solaMessa ogni mercoledì in Cattedrale.

La Chiesa non è consacrata. Vi si celebra la festa di San Pietro, diSan Benedetto sotto la cui regola vivono le monache. La porta è nelmezzo della parete anteriore.

Il vaso dell’acquasanta è di pietra tollerabile. Non vi si conserval’Eucarestia. L’olio santo degli infermi è conservato in un vaso di rameindecente dentro una scatola di legno nella finestrella della parte del Van-gelo dell’altare maggiore munita con sportelli, serratura e chiave. Dentrodel tutto disadorno. In questa finestrella una volta si conservava l’Eucarestiacome si può capire da un calice con l’ostia scolpita in quello.

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GLI ALTARI

L’ALTAREMAGGIORE si trova in fondo alla Chiesa, ma perlunghezza non è a forma. La mensa è di mattoni non consacrata e fabbri-cata con materiale rozzo, ha però la pietra consacrata troppo elevatasopra la mensa. Vi si trovano tre tovaglie la maggiore delle quali è decen-te, le altre indecenti. Il pallio è di lana di vari colori in tessuto. Vi si trovauna croce di auricalco vecchia e bisognosa di lucidazione. Vi sono duecandelabri di ferro indecenti, vi è la tabella dei secreti. Non c’è nessunaicona, tuttavia vi si trovano alcune immagini dipinte nella parete oscure edabbastanza vecchie. Vi è la predella non è a forma. Nel mezzo dellastessa parete sopra il detto altare vi si trova una finestrella di forma oblungaper uso delle monache che si trovano all’interno per ricevere l’Eucarestia.La finestrella è munita di una grata di ferro sulla quale si parlerà più sottonella visita all’interno dello stesso monastero. Vi si trova una finestrellaad uso dei vasetti. Si trova l’ombrella sopra l’altare. Nell’intorno vi sitrovano sedili di pietra rotti; ha propria suppellettile non del tutto decenteperò per il momento tollerabile per la povertà delle monache.

Dalla parte del Vangelo si trova, nella parete, una finestrella ad uso dicomunicare le monache munita di cancelli di ferro tuttavia allora troppoaperta e non tollerabile.

Dal lato dell’Epistola vi è un’altra finestrella ad uso di rota. La stessarota è fatta di assi di legno non robuste e vecchia e attraverso i buchi chevi si trovano si può vedere chiaramente ed apertamente dentro il mona-stero.

L’altare sotto l’invocazione di SANTA MARIA fu eretto a suo onoreper la devozione dalla badessa di questo monastero moderno. Non vi sitrova l’icona ma nella parete vi sono dipinte immagini sacre della BeataMaria che tiene in braccio Cristo figlio e dei Santi Agostino e MicheleArcangelo. La mensa dell’altare è di mattoni e molto irregolare cosicchéa stento vi si possa collocare il calice. Vi si trova un’unica tovagliadecente ed un pallio di lana. È privo degli altri requisiti. La predella èindecente.

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L’altare di SAN BIAGIO di diritto di patronato (come si dice) diMarcantonio Sellazi Falisco di cui è rettore il presbitero StefanoSciamannini. I frutti, si dice, che ascendono ogni anno ad otto scudi conl’onere di celebrarvi la Messa durante la settimana. Nella parete dellostesso altare si trovano dipinte sacre immagini dei santi Biagio, Egidio edella Beata Lucia. L’altare e la sua mensa è di pietra non consacrata. Vi sitrovano tre tovaglie non abbastanza decenti, due candelabri di ferro vec-chi, la croce dipinta senza figure è di legno ed indecente, il pallio di cuoiodeaurato e vecchio. Vi si trova uno sgabello di legno da rimuoversi o dacoprirsi con tovaglie. Vi si trova la tabella dei secreti, non c’è la predelladi legno. Vi si trovano due sepolture per seppellirvi le monache.

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OSPEDALE DEL SANTOOSPEDALE DEL SANTOOSPEDALE DEL SANTOOSPEDALE DEL SANTOOSPEDALE DEL SANTOSALVATORESALVATORESALVATORESALVATORESALVATORE

Il giorno primo di marzo.

L’OSPEDALE DEL SANTO SALVATORE che ha un oratorio attiguo assaicapace con l’altare nel quale si celebra tutti i giorni festivi dai Confratellidella Società della MISERICORDIA alla cui Società e Confratelli fu conces-so, tuttavia, senza privazioni e sottrazioni dei diritti dell’Ospedale, comeasserì l’Ospedaliere.

Le Messe si celebrano a spese della Confraternita.Il cappellano, deputato a celebrare le Messe, è il presbitero Cesare

Aversi, amovibile a volontà della Confraternita, la cui mercede, ogni anno,è di dodici scudi. Vi si trova l’inventario dei beni tanto mobili quantoimmobili che al presente si conserva in cancelleria della Città presso lostesso Cancelliere.

Le sacre vesti e tutto il resto necessario alla celebrazione fu accorda-to alla medesima Confraternita per la concessione dell’oratorio fatta allamedesima Confraternita.

È dotato di molti beni e si dice di diritto di patronato della magnificaComunità Falisca dalla quale fu dotato. Su questo diritto di patronatodovrà farsi, in seguito, un’inchiesta più estesamente. Si ignora se fu eret-to per autorità ordinaria o no e parimenti da ricercarsi. Ha i capitoli (Sta-tuti) riguardanti l’amministrazione dell’Ospedale che si trovano presso iCancellieri dell’Episcopato e della Comunità, compilati al tempo del Ve-scovo De Grassi.

Al presente l’Ospedale funziona e vi si trovano quattro malati a letto.Per le cure degli infermi sogliono servirsi del medico della Città il

quale a spese della Comunità serve i malati. L’Ospedale, poi, paga lemedicine secondo l’ordinazione del medico. Si ingaggia anche un chirur-go la cui mercede viene pagata dallo stesso Ospedale ed è di quattroscudi l’anno. Il principale scopo dello stesso Ospedale è quello di curare

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gli infermi ed i pellegrini ricoverati e bambini abbandonati e poveri orfanitanto maschi come femmine.

Il luogo degli infermi è composto di una unica corsia e vi si trovanootto letti per i malati ed anche per i poveri sani che si recano all’Ospedalee non vi è nessuna stanza per le donne, separata dagli uomini ma insiemeconvivono finché rimangono in Ospedale.

L’Ospedaliere al presente è Giovanni Cerquini eletto dal Consiglio diquesta Città il cui ufficio dura un anno e la sua mercede è di diciottoscudi oltre il vitto ed il vestito. Viene eletto dalla Comunità con votazionesegreta per facoltà che compete alla medesima per antica consuetudine.Vi si trovano anche altri ufficiali tra i quali due che chiamano Santesi il cuiufficio è di ricevere ogni settimana la nota delle spese fatte dall’Ospedalieree rivederla e moderarla secondo gli Statuti ed i Capitoli, il quale ufficioviene esercitato gratuitamente. Vi è anche colui che presiede agli infermi,eletto dall’Ospedaliere con consenso della Cittadinanza. Vi si trova inol-tre un altro servo chiamato Casengo il quale serve a procurare la legna ele altre cose necessarie la cui mercede è di diciassette scudi e quattro paiadi scarpe. Vi si trova anche una certa qual donna chiamata Prioressa cheè a capo del reparto dei bambini sopraddetti la cui paga annua è di quat-tro scudi e mezzo oltre il vitto ed il vestito la quale, oltre sedici anni, servelo stesso Ospedale.

L’Ospedaliere ha il libro delle spese e delle entrate. In fine di ognianno rende conto dell’amministrazione nelle mani di coloro che sonostati eletti a questo scopo dalla Cittadinanza, presente tuttavia il Vescovoo il suo Vicario. I quali deputati presentano agli uomini scelti dalla Citta-dinanza la sentenza condannatoria o assolutoria. Il predetto Ospedaliereè tenuto a giurare nelle mani del Cancelliere della Comunità di esercitarefedelmente il suo ufficio. Il presente Ospedaliere, poi, affermò di nonaver ancora prestato tale giuramento.

Nell’Ospedale vengono ricevuti i girovaghi, i fannulloni e simili.L’Ospitalità si mantiene con frutti e redditi dei beni dell’Ospedale.

Tali redditi si dice che ascendono ogni anno a cinquecento scudi.

Vi sono oneri di celebrare alcuni uffici a giorni stabiliti durante l’an-no, però, non si poteva avere una notizia certa per quale causa si fanno.Infatti fu riferito che le scritture e l’archivio dell’Ospedale rimasero bru-ciati in tempo di guerra.

L’Ospedale ha l’abitudine di offrire elemosine ai bisognosi della Cit-

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tà le quali elemosine si dice che ascendono ogni anno a cento scudi.Vengono distribuite per via di bollettini concessi su ordine del Consiliodella Città e poi firmati dall’ordinario o da due Canonici della Cattedralecome si contiene nelle ordinazioni e nei capitoli dell’Ospedale. Lo stessoOspedale, similmente, suole dare la dote alle fanciulle che furono educatenello stesso Ospedale.

Prima che si accolgano i poveri infermi non confessano i peccati alconfessore né ricevono la sacra comunione.

Non si trova chi istruisca i poveri nei precetti della religione Cristiana.Il parroco di Sant’Andrea, sotto il quale si trova l’Ospedale, ogni

settimana visita gli infermi ed amministra loro i Sacramenti, il quale riceveogni anno dodici scudi dall’Ospedale come sua mercede.

Sopra lo stesso Ospedale vi si trovano stanze per uso dei bambini edelle bambine sopraddette. I fanciulli sono tre, le fanciulle quattro, tuttiinsieme abitano e prendono sonno, cibo e bevande. I quali fanciulli efanciulle furono interrogati sui primi elementi della fede e si trovò chel’ignoravano; questo sanno, recitare rettamente: il Pater Noster, l’AveMaria e la Salve Regina. I fanciulli frequentano la scuola delle lettere equando raggiungono gli anni dell’adolescenza si applicano a qualchemestiere e l’Ospedale se ne prende cura. Le fanciulle, però, vengonoalimentate finché raggiungono l’età di nozze quando, poi, vanno sposel’Ospedale offre a ciascuna trenta scudi come dote, similmente un letto ele vesti e gli altri mobili.

Le fanciulle dormono separate dai fanciulli insieme con la Prioressa.I fanciulli invece in altre stanze.

Tale casa è composta di più stanze che furono ispezionate: vi è undormitorio con celle o cubicoli distinte avendo ognuno i suoi letti. C’è lacantina con più botti di cui tre sono piene di vino.

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LA CHIESA DEL SANTOLA CHIESA DEL SANTOLA CHIESA DEL SANTOLA CHIESA DEL SANTOLA CHIESA DEL SANTOSALVATORESALVATORESALVATORESALVATORESALVATORE

Il giorno primo marzo.

La chiesa del SANTO SALVATORE è attigua all’Ospedale, nella quale èeretta la CONFRATERNITA DELLA MISERICORDIA. È (di forma) oblunga e vi siscende per sette gradini. Il tetto è di mattoni e di legni, ha bisogno direstauro. Il pavimento è di mattoni. Vi si trovano due finestre a formaquadrata munite con intelaiatura di legno con tela. L’unica porta che ha ègrande, priva di valve di legno e sopra non vi sono altre sacre immagini.La stessa chiesa fu di nuovo ampliata e restaurata e vi si trova un soloaltare di mattoni. La mensa, poi, è di pietra non consacrata ed ha la pietraconsacrata. È lunga a forma. La predella è decente, non vi si trova l’iconama nella parete sopra l’altare vi è una grande croce con l’immagine diGesù Cristo crocifisso che viene portata in processione dai Confratelli.Vi sono tre tovaglie, il pallio di cuoio dorato vecchio, due candelabriantichi di ferro.

Il luogo della Chiesa era Ospedale e, come fu riferito, serviva per iconvalescenti. Il medesimo fu elargito alla Confraternita della Misericor-dia dalla Comunità anche con il consenso del Rev.mo Ordinario alloraVescovo di quel tempo come è contenuto nell’istrumento fatto sopra. Lastessa Confraternita ed i Confratelli restaurarono il luogo e lo ridussero aforma di Chiesa abbastanza tollerabile.

Il Priore di questa Città, si dice che è il magnifico Alessandro Galluziche al presente tiene il luogo della città di Bolsena.

Sotto il Priore si trova don Cesare Tignosini il quale fu eletto a taleufficio il mese di settembre dell’anno precedente. L’elezione avviene pervoti segreti nelle mani del cappellano. L’ufficio dura un anno.

L’istituto di questa Confraternita si occupa anche di visitare le carce-ri e provvederle delle cose necessarie in quanto le facoltà della stessaConfraternita intervengono a disporre i condannati a morire rettamenteed a seppellire i morti, visitare gli infermi e tutte le altre opere di tale pietà.

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Non ha redditi sicuri e le opere già dette sono compiute con elemosineche di giorno in giorno vengono raccolte per la Città. La stessa Confra-ternita fu eretta già da circa cinquanta anni ed è unita alla Confraternita diSan Giovanni Decollato in Roma e gode degli stessi privilegi ed indulgen-ze ed ha gli stessi capitoli o istituti di cui si serve la predetta Società diSan Giovanni. Si vestono con divisa nera e militano sotto lo stesso ves-sillo della Società predetta, però, procedono a volto coperto. Hanno ungrande crocifisso con vessillo e lo portano in processione. Hanno lanter-ne e alquanta suppellettile ad uso di Messa, però, non sufficiente.

Il cappellano è il presbitero Cesare Aversi al quale ogni anno dannoper mercede dodici scudi con l’onere di celebrare una sola Messa duran-te la settimana ed un’altra Messa tutti i giorni festivi ed anche di celebrarele Messe di San Gregorio per l’anima di quello fra i Confratelli che èmorto durante l’anno, con l’aggiunta, tuttavia, della condizione che pertali Messe Gregoriane da celebrarsi vengano date al cappellano diecicarolini.

In tutti i giorni di domenica, al mattino, recitano i sette salmi, al po-meriggio, invece, il cappellano espone il Vangelo e si fanno preghieresecondo la regola prescritta.

Si osservano gli Statuti ma non integralmente.Il Rettore ed il Camerlengo della Confraternita presentarono i libri di

amministrazione e di relazione dei conti fatti dagli ufficiali in carica con lequietanze dai successori nell’ufficio avendo premesso il calcolo finale,senza tuttavia la presenza del Rev.mo Ordinario o di altro da lui designa-to. I sopraddetti Rettore e Camerlengo e alcuni Confratelli si lamentaronoche sebbene da tempo immemorabile ed oltre la Confraternita stessa fu esia nella quasi possessione di percepire l’interticio oppure (come si chia-ma) una fiaccola ai medesimi Confratelli che portano i morti a seppelliresolita a darsi dagli eredi del defunto, tuttavia i Rettori delle Chiese tantosecolari che regolari cominciarono a molestare ed a turbare gli stessiConfratelli nell’accettare la detta fiaccola pretendendo che tale fiaccoladebba essere loro respinta a titolo della sepoltura anche perché altri dirittidebbano essere attribuiti alle medesime Chiese a nome di tale sepoltura.Perciò chiesero che dal Visitatore, con decreto da valere in perpetuofuturo, che tale fiaccola sia offerta ed applicata alla Confraternita ed aiConfratelli che accompagnano il cadavere e proibisca ai Rettori, tantosecolari che regolari, che nell’accettare la fiaccola non molestino gli stes-si Confratelli.

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MONASTERO DI SAN BENEDETTOMONASTERO DI SAN BENEDETTOMONASTERO DI SAN BENEDETTOMONASTERO DI SAN BENEDETTOMONASTERO DI SAN BENEDETTO

Giorno 2 Marzo 1583.

Il Visitatore, entrato nella clausura del Monastero, si recò nella Chie-sa interna nella quale vi è eretto un altare con l’icona nella parete conimmagini sacre di opera in rilievo, che chiamano stucco, il quale altare èornato di candelabri di auricalco, di tovaglie, di pallio di seta e di pluminarinel quale (si dice) che finora vi fu celebrato nel tempo nel quale le mona-che vestivano il sacro velo.

Nella parete che divide la Chiesa in questa dalla parte interiore vi èuna finestra con grata di ferro attraverso la quale le monache vedonol’elevazione della Santissima Ostia. Questa finestra, oltre la grata di ferro,ha, tuttavia, sportelli di legno che sono munite di stanghetta senza chiavee senza serratura. Vi si trova l’organo che suonano le monache durante laMessa e gli altri uffici. Nella medesima parete vi si trova una finestrellaper uso di confessionale per le monache e per la comunione la quale èmunita di cancelli di ferro e di un cancello di legno con tela inamovibile econ sportelli di legno senza chiave e serratura. È alta un palmo e mezzo elarga un palmo. Per una porta costruita in questa Chiesa si entra nel vuotoo scoperto nel quale vi è un pozzo di acqua. Vi si trova anche un’altrafinestra nella quale è collocata la rota per porgere il necessario al cele-brante. Questa finestra è munita di sportelli di legno con serratura e chia-ve. La rota, poi, è molta antica e fatta di assi di legno leggero e già rotteper la vecchiaia. Questa finestra è alta tre palmi e mezzo in circa, largadue palmi, la stessa rota, poi, è divisa nel mezzo da tavole.

Nel visitare la clausura, i luoghi, trovò una stanza che chiamano refet-torio nella quale si trova una finestra aperta munita soltanto di sportelli dilegno che guarda sulla via pubblica e posta in luogo nel quale le monachepossano essere viste ed anche vedere.

Nella stanza che chiamano cucina e nella quale per lo più, special-mente d’inverno le monache soggiornano, si trova un’altra finestra apertache guarda nella via pubblica come la predetta finestra.

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Vi è un luogo, dopo la mansione predetta scoperta, al quale le mona-che andando possono essere viste dalle finestre delle case...via di mezzo.Le pareti pertanto sono da alzarsi più in alto da quella parte..

Nella casa di Don Camillo Lisinzi si trovano finestre che guardanonel monastero specialmente nel luogo sopraddetto e nelle finestre dellealtre stanze dello stesso monastero.

Nella stanza inferiore che chiamano cantina, nella quale si trovano itorchi, vi è una porta che si apre sulla via pubblica con battenti di legnocon serrature e chiavi dentro e fuori che la badessa tiene presso di sé. Siscende in questo luogo per via di scale sopra le quali è costruita unaporta munita di battenti di legno di serratura e chiave. In questa stanza sitrovano delle finestre che guardano nella via munite di grate di ferro. Incantina, in tempo di vendemmia, vi entra specialmente il servo che portale uve e per di più qualche volta la legna che getta dalla strada in cantina ele monache hanno cura di quelle.

Dopo questa mansione (cantina) c’è un’altra cantina con due fine-stre munite di grate di ferro tollerabili.

In due mansioni contigue superiori ad uso di dormitori si trovano inciascuna una finestra munita di sportelli soltanto di legno dalle quali lemonache, se vogliono, possono comodamente guardare nella strada. Ildormitorio è formato di due mansioni nelle quali tutti dormono in propriletti. Nella prima si trova una porta munita di battenti, di serratura e dichiave che viene chiusa e le chiavi di notte si conservano presso la badessa.In altro dormitorio si entra per un vuoto a forma di arco senza battente.Nei locali superiori dove si conserva il grano si trovano delle aperturedonde vi è facoltà di guardare nella pubblica via.

Le monache sono diciotto di cui undici velate, sei sono sotto l’annodi professione ed una conversa. Abbadessa è suor Aurelia Tartarina il cuiufficio dura tre anni. Viene eletta con voti e suffragi segreti davanti alVescovo. Vi sono ministre cioè due cellarie, una portinaia, due infermie-re. Vivono sotto la regola di San Benedetto che veniva osservata secon-do quanto fu riferito. Hanno redditi annuali di grano cioè salmi sessanta,di vino otto botti, di olio, come dicono, sestari o, come dicono, ottoboccali. Le quali sessanta salmi provengono dai beni immobili e dallevacche delle quali non è scritto ancora un numero sicuro. La prefetta obadessa viene eletta più che quarantenne. Ogni venerdì si radunano inCapitolo per il regime del monastero. Le chiavi sono custodite dallaBadessa presente la portinaia. La porta del monastero ha diverse chiavi,

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le quali sono custodite presso la Prefetta di giorno e di notte. Vicino aquesta porta si trova un buco oblungo in forma di finestra ad uso diprendere e di consegnare il pane dal fornaio ed è così spazioso, come sivede, che da quello si può entrare senza grande difficoltà nel monastero.

Nel luogo dove le monache lavorano non sempre si usa la lettura.Hanno la cassa eraria (cassaforte) munita di diverse chiavi nella quale sicustodiscono le monete e le chiavi di questa si conservano presso duemonache.

La giovane che vuole essere ammessa nel monastero non viene ac-colta se prima non ha avuto un colloquio ed il consenso del Vescovo equindi, proposti e ricevuti in capitolo i voti delle monache dati a vivavoce. Prima della professione della novizia le monache non ricevononiente in occasione della dote.

La dote che in grazia di elemosine viene data al monastero al tempodella professione non viene deposta presso alcuno ma le monache se neservono per pagare i debiti del monastero e per altre necessità.

Tutte, di giorno e di notte, prendono parte alle ore divine in corso: ilmattutino viene recitato un’ora prima del giorno e lo recitano leggendonon però cantando eccetto che nelle solennità.

Hanno un refettorio comune nel quale tutte insieme prendono il cibocon distinzione soltanto delle novizie dalle professe. Durante il pasto sitiene una sacra lezione. Non hanno un vestito comune ma ogni monacaritiene i propri mobili cioè vesti di lana, tovaglie e le altre cose che servo-no al loro uso.

Il ricavato dai lavori ed altro denaro che per qualunque causa provie-ne alle singole monache viene consegnato alla badessa non per l’uso delmonastero ma per i bisogni di quella monaca cui appartengono le entrate.Non si dà il segno di andare a dormire.

Gli uomini che servono al monastero per i negozi esterni sono cioè: ilfattore o gestore dei negozi in età di quarant’anni ed oltre ed il servo iquali ogni tanto su licenza del Vescovo o del suo Vicario entrano.

A parlare con le monache non vengono ammessi se non su licenzadel Vescovo o di altri che ha potere per questo.

Accolgono fanciulle secolari per essere educate nel monastero sulicenza del Vescovo e con il mensile di quindici giuli. Una volta uscite dalmonastero non vengono più accolte.

Non hanno predicatore se non nel giorno di San Benedetto. Hanno ilconfessore approvato dal Vescovo. Si confessano e si comunicano unasola volta al mese.

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LA CHIESA DI SAN FRANCESCOLA CHIESA DI SAN FRANCESCOLA CHIESA DI SAN FRANCESCOLA CHIESA DI SAN FRANCESCOLA CHIESA DI SAN FRANCESCO

Il giorno 3 di marzo 1583.

La chiesa sotto l’invocazione di SAN FRANCESCO, convento dei fratidello stesso ordine dei Minori Conventuali, è composta di una sola navee a forma di croce con molte cappelle ed altari. È molto insigne e capacedi una moltitudine di Popolo. Il tetto, fino al grande arco intermedio, è ditravicelli di legno, è fatto di mattoni e munito di riquadrature di legno, ilcui culmine è devastato ed è bisognoso di grande restauro e dalla fatturadel tetto nonché la pioggia ma anche una grande neve cade nella chiesa.Dopo l’arco intermedio si allunga la navata obliqua la quale rende lastessa chiesa a forma di croce costruita a volta e con pietre artisticamenteincise. Il pavimento è di mattoni. Le pareti, una volta rese bianche sebbe-ne siano alquanto rese nere, sono sembrate tollerabili.

La Chiesa dai segni appare consacrata.L’Eucarestia si conserva nel tabernacolo dell’Altare maggiore.Il tabernacolo è di legno di forma ottangolare ed ornato d’oro e di

colore decente. La porticina è munita di serratura e di chiave. Dentro ècompletamente disadorna. È coperto da un conopeo a rete di lino intessutocon dobletto di seta. L’Eucarestia si conserva in una pisside d’argentodecente. Vi furono trovate cinque particole con una sola ostia grande chesi sogliono rinnovare ogni otto giorni. Dentro la stessa pisside non èsostenuta da un corporale benedetto. Davanti vi brucia una delle tre lam-pade che pendono dal lampadario di legno dorato.

La Sagrestia è a volta abbastanza grande e luminosa però fornita diumile suppellettile.

Il Coro, posto sopra la Sagrestia, è a volta, luminoso e decente.Nella Chiesa si trovano parecchie sepolture, similmente tre vasi di

pietra posti sopra colonne simili decenti.Non si trovano le sedi per le confessioni.

ALTARI

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La CAPPELLA dell’ALTARE MAGGIORE si trova nella parete di fronte allaporta maggiore ad uso del Popolo. Si trova, nella tribuna della stessa,costruita un’icona con più immagini di opera fittile (stucco) che si pre-sentano plasmate a forma di religioso ornato. L’altare è di pietre solide.Vi si trova la mensa di pietra ben lavorata e consacrata che non è copertacon tela cerata. È ornato con cornici di legno di noce. Vi si trovano tretovaglie, due candelieri di ferro vecchi ed indecenti, il pallio è di cuoiodorato, la tabella dei secreti è indecente. Invece della predella vi si trovauna tavola vecchia ed indecente. Non vi è l’ombrella. Dalla parte del-l’Epistola dell’altare, nella parete fuori della Cappella, è costruito un ta-bernacolo scolpito in pietra dove una volta veniva conservata l’Eucarestiae sotto si trova la mensa di pietra che offre una forma d’altare. È ornatadi un vecchio pallio e di un unico candelabro di ferro indecente. Si giudi-cò che si debba rimuovere questo tabernacolo con la sua mensa.

Al posto dove è da collocarsi una predella decente vi si trovano duesepolture le cui aperture siano coperte dalla stessa predella. Similmentealtre tre sepolture che distano soltanto quattro palmi dalla predella e tuttisi trovano dentro il luogo destinato ai cancelli dello stesso altare.

Dal lato del Vangelo dello stesso altare maggiore si trova la CAPPELLA

sotto l’invocazione di SAN GIOVANNI BATTISTA con l’altare costruito den-tro le pareti, ornata di alcune pii immagini non del tutto indecenti perl’antichità. Però l’altare è completamente disadorno e privo di tutti i re-quisiti. Sotto la sua mensa è costruita una sepoltura aperta. Lo stessoaltare vuoto si dice che fu eretto dalla devozione del Sig. Giuseppe Giustidi Montefiascone il quale cura la celebrazione del giorno di festa e sicrede dotato, però, di ciò, non fu presentato nessun documento.

L’altare sotto l’invocazione della MADONNA DI LORETO eretto e dotatodal sig. Cristoforo Bisenzi il quale per questo donò al Convento settesalmi di terra con l’onere di celebrare due messe alla settimana il qualeonere si riferì che venne adempiuto. Tutto l’altare è di mattoni non con-sacrato e da ridursi a giusta forma. Vi si trova la pietra consacrata chedeve essere coperta da tela cerata. Vi si trova un’unica ed indecentetovaglia ed un solo candelabro di ferro vecchio ed il pallio è ornato dicuoio dorato e manca di tutto il resto. Al posto dell’icona vi è dipinta lacasa di Loreto con l’immagine della Madonna. È lunga sette palmi emezzo, larga cinque, alta cinque. La predella non è decente e presso talealtare si trova la sepoltura della famiglia del predetto Sig. Cristoforo la cui

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copertura deve essere coperta con una predella decente almeno che nonvenga rimossa da altro.

L’altare sotto l’invocazione di SANT’ARGANGELO, dell’arte dei tessito-ri, è del tutto disadorno e troppo vicino all’altare predetto dal quale distasoltanto dieci palmi.

Un altro altare di SANT’ANGELO, indecente e del tutto disadorno vici-no un palmo e mezzo al predetto altare. Si dice essere eretto per devozio-ne della famiglia di Don Cesare Aversi, tuttavia non è dotato.

L’altare di SAN FRANCESCO vicino alla porta a sinistra di chi entra sidice eretto e dotato dai Signori Pompeo ed Anzio de Mazzanti per unpezzo di terra del valore di venti scudi dato al Convento che frutta poco.È del tutto disadorno e spogliato di tutto. Il celebrante che vi celebravolta le spalle all’altare maggiore nel quale si conserva la SS.ma Eucarestia,vicino al quale si trova il sepolcro dei predetti Mazzanti.

Un altro altare vicino alla porta a destra di chi entra è indecente deltutto disadorno che deve essere tolto.

La CAPPELLA sotto l’invocazione di SAN ROCCO e SEBASTIANO co-struita a volta è separata da cancelli di legno. Vi si trova l’altare che fueretto dalla Confraternita degli stessi Santi della quale si parlerà poi. Vi sitrova l’altare che è di pietra, la mensa, però, non è consacrata ed hal’altare portatile. È lungo dieci palmi, largo quattro, alto cinque, la predel-la non è a forma: è ornata di una cornice di legno rotta dalla parte delVangelo, di due tovaglie, di un pallio di cuoio dorato, di due candelabri diferro, manca del resto. Nella parete dalla parte del Vangelo pende unagrande croce la quale si suole portare in processione dai Confratelli. Dallato dell’Epistola pendono, da strumenti di legno costruiti indecentemen-te, i sacchi di tela rossa che indossano i Confratelli. Vi si trova anche unacassa di legno chiusa a chiave della medesima Confraternita. In tale Cap-pella si trova una porta per cui si entra in un certo locale attiguo allaCappella che appartiene alla Confraternita nella quale si trova una finestraaperta senza sportelli ed il tetto ha bisogno di restauro.

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L’altare di SANT’ANTONIO è formato con mensa di pietra inter-nata nella parete e sostenuta da pietre simili sotto la quale c’è un vuotocompletamente spoglio e manca di requisiti. A posto dell’icona sulla pa-rete si trovano dipinte le immagini di Sant’Antonio e degli altri Santi, chehanno bisogno di restauro. È dotato di un pezzetto di terra del valore di12 scudi consegnato al Convento da parte di Apollo Barbitonsore il cuifruttato annuale è di cinque giuli.

La CAPPELLA sotto l’invocazione di MARIA MADDALENA a volta, de-corata di figure guaste per l’antichità, si dice eretta dagli antecessori delsignor Malatesta de Malatesti, Falisco. Le pareti sono scrostati da ogniparte e la finestra che è unica è priva di vetri. L’altare è di pietre solide, lamensa di mattoni lunga sette palmi e mezzo, larga cinque, alta cinque,completamente disadorna e priva di tutto. Non c’è la predella.

L’altare di SANT’ANTONIO da Padova è costruito vicino all’in-gresso della Chiesa che si trova costruito dalla parte dell’altra porta ed ilsacerdote celebrante volta le spalle al SS.mo Sacramento e, poiché non èdecente, fu giudicato da togliersi.

L’altare della SS.ma TRINITÀ,vicino alla porta predetta, è inde-cente e del tutto disadorno e senz’altro da rimoversi.

La CAPPELLA del CROCIFISSO a fianco dell’Epistola dell’Al-tare maggiore e vicino alla sua Cappella, è a volta. Le sue pareti e la voltadevono essere imbiancate.

L’altare è composto di mensa di pietra aderente al muro sostenuta dacolonne di pietra, lunga sette palmi e mezzo, largo tre. È completamentedisadorno ed è privo di tutto. Sotto è vuoto, nel quale si trova un’apertu-ra sepolcrale ostruita da pietra solida della famiglia dei Signori de Bisenzioper devozione dei quali tale altare fu eretto e tuttavia non dotato.

La Sagrestia è a volta, abbastanza grande e luminosa però fornita diumile suppellettile.

Il Coro posto sopra la Sagrestia è a volta, luminoso e decente.Nella Chiesa si trovano parecchie sepolture, similmente tre vasi di

pietra posti sopra colonne simili, decenti.Non si trovano le sedi Confessionali.

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LA CHIESA DI SANT’AGOSTINOLA CHIESA DI SANT’AGOSTINOLA CHIESA DI SANT’AGOSTINOLA CHIESA DI SANT’AGOSTINOLA CHIESA DI SANT’AGOSTINO

Il giorno 4 marzo 1583.

La chiesa di SANT’AGOSTINO del Convento dei Frati del medesimoordine Eremitari, è oblunga, composta di una sola nave. Il tetto è a travidi legno coperto con mattoni, bisognoso di riparazione. Il pavimento è dipietre solide ed in alcune parti guasto ed oltre la metà scavato per farvialcune tombe per i morti per cui l’Eucarestia, una volta conservata nel-l’altare maggiore, fu trasportata nella CAPPELLA sotto l’invocazione di SANTA

MARIA DELLA PESTILENZA. Davanti all’unica porta grande ad uso del Popo-lo è costruito un porticato a volta. La Sagrestia è fornita di suppellettiledecente.

Non vi sono le sedi per le confessioni.

ALTARI

Nella CAPPELLA sotto l’invocazione di SANTA MARIA DELLA PESTILEN-ZA si conserva l’Eucarestia, collocata nel tabernacolo nell’altare della Cap-pella predetta. Il tabernacolo è di legno dorato, il conopeo coperto divelo però disadorno, dentro tuttavia sorretto da corporale benedetto edha la porticina munita di serratura e di forte chiave. Vi furono trovatedieci particole in una pisside d’argento dorato e sorretta da un corporaledecente benedetto le quali particole vengono rinnovate ogni otto o diecigiorni e a volte ogni quattro. Brucia davanti continuamente una lampada aspese del Convento. L’altare è di mattoni ed ha una mensa di pietra con-sacrata e tuttavia niente affatto coperta da tela cerata. È lunga otto palmi,larga cinque, alta quattro e mezza. La predella è di pietre solide la quale,essendo angusta, deve essere allargata. Vi è una piccola icona con l’im-magine del Salvatore con le mani piene di saette e della beata VergineMadre Mediatrice assai vecchia. Nella finestra sulla parete la quale è ab-bastanza aperta e disadorna bisognosa di un decente ornamento è da

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munirsi con cancelli di legno o di ferro. Ha propria suppellettile di cui sicura la CONFRATERNITA della BEATA MARIA DELLA PESTILENZA e DELLA POTEN-ZA che è eretta a questo altare.

La Cappella è a volta e decorata di pie immagini di opera antica ed’orate per la metà le quali in vero annerite per l’antichità saranno darestaurarsi e da ripulirsi. Dall’altra metà della parete c’è una volta imbian-cata, per l’umidità sono annerite. Il pavimento è di mattoni decentementelastricato; all’intorno si trovano dei sedili di pietra solida sorretti da similicolonne.

In questa Cappella, ogni prima domenica del mese, convengono iConfratelli, sia maschi che femmine, e fanno cantare la Messa e, sebbenesiano tenuti a confessare i loro peccati e ricevere l’Eucarestia in ciascunaprima domenica del mese, non lo fanno se non raramente o mai. Durantele solennità delle Messe si fa la questua fra gli stessi Confratelli che poiviene consegnata al celebrante. Poi dopo la Messa si chiede un’altraelemosina con la cassetta da spendersi per gli altri usi della Confraternita.

La CAPPELLA o ORATORIO di SANTA MARIA DELLA POTENZA è unita aquesta Cappella. La Cappella si trova sotto la cura della stessa Confrater-nita posta sopra il portico sopraddetto al quale si salisce per alcunigradini di pietre solide. È costruito in luogo molto segreto ed in qualchemodo separato dalla Chiesa e non capace del Popolo che vi affluisce perdevozione. L’altare è indecente e da rimoversi. Nella parete è dipintal’immagine della Vergine che tiene fra le braccia il figlio, di grande devo-zione nel Popolo. Poiché, tuttavia, questa Cappella che ha più forma diambiente che di cappella è, come si è detto, separata da ogni contattodella Chiesa.

Il Priore del Convento asserì che fu già decretato dai Padri dellostesso ordine che si debba demolire l’ambiente ed il portico che lo so-stiene e l’immagine predetta da collocarsi in luogo più decente nella Chie-sa. Allora, per il decoro della stessa Chiesa che a causa del portico èmolto sformata, è stata restituita a modo ed ancora per la venerazionedella stessa immagine.

Vicino alla Cappella predetta si trova un locale attiguo alla Chiesa alquale si va per le scale della stessa Cappella dove si conservano i sacchie le altre cose mobili della Confraternita. I sacchi di cui si vestono sonodi tela di colore celeste. Il vessillo, con l’immagine della Beata Vergine, è

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indecentissimo, corroso per vecchiaia ed in nessun modo da tollerarsi.Una croce di legno piccola indecente e non tollerabile che viene portatain processione. Vi si trova una lanterna tollerabile e una cassa di legnocon alcuni paliotti dell’altare fra i quali non vi si trovano nessuno decenteper le solennità e, eccetto uno di panno di colore promiscuo, sono tuttivecchi. Vi si trova una cassa con alcuni ex voto d’argento fissi conpanno nero che nei giorni di festa si espongono nelle Cappelle predette.

Fu imposto al Camerlengo in carica della Confraternita perché sipresenti con i rettori della Confraternita in persona e porti i libri delleentrate e delle uscite e gli statuti o capitoli.

Il SACELLO o CAPPELLA di SANT’ANTONIO dell’ARTE DEI MURATORI è avolta e decorata in ogni parte da pie immagini che per la vecchiaia sonoannerite e chiusa da cancelli sostenuti da colonne di pietra e muniti dabattenti di legno con serratura e chiave.

L’altare è di pietre solide e la mensa di pietra integra non è a forma, lapredella è indecente. Al posto dell’icona si trova l’immagine antica diSan’Antonio dipinta in parete molto annerita come sono le altre immaginidella stessa Cappella. Vi si trova soltanto un paliotto di cuoio dorato edue candelabri di ferro indecenti e privo degli altri requisiti. All’intornogirano sedili di pietra sorretti da colonnette di pietra. Si dice che la cura diquesta Cappella e dell’altare spetti agli uomini dell’Arte dei Muratori eper loro devozione si celebra solennemente la festa del Santo. Nel qualegiorno i Muratori ricevono le offerte che si fanno per la celebrazione diMesse, poi fanno celebrare, al massimo, dieci Messe nel giorno predetto.Nel qual giorno i predetti uomini si raccolgono e mangiano e bevonoinsieme e fanno pranzo. Durante l’anno, poi, fanno celebrare la Messaogni prima domenica del mese. Nella parete della Cappella dal lato destrodel Vangelo vi si trova un armadio con sportelli di legno e munito diserratura e di chiave ritenuta da uno degli uomini.

L’altare maggiore è da rimuoversi e collocarsi in luogo più decente,la cui mensa è di pietra decente e per questo del tutto disadorno.

Vi si trovano altri sei altari i quali, per il fatto che la Chiesa è in via direstauro sono del tutto disadorni e poiché il pavimento, come si dice, èda alzarsi.

Tutti gli altari saranno da levarsi e da ricondursi a forma.

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Quattro, poi, di questi altari sono troppo vicini fra di loro, tre soltan-to, internati nella parete delle Cappelle, sono state erette, le quali Cappelledistano tra di loro quattro palmi e mezzo.

Un altro altare, poi, sotto l’invocazione di SANTA LUCIA vicino all’ul-tima delle Cappelle predette e da questa distante tre palmi si trova postaquasi sotto il pulpito ed è dotato da Bernardino Desideri, soltanto non sisa quale sia né quale onere aggiunto.

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CONFRATERNITACONFRATERNITACONFRATERNITACONFRATERNITACONFRATERNITA

DELDELDELDELDEL

CORPO DEL SIGNORECORPO DEL SIGNORECORPO DEL SIGNORECORPO DEL SIGNORECORPO DEL SIGNORE

Il giorno 4 marzo 1583.

La CONFRATERNITA DEL CORPO DEL SIGNORE, eretta in Cattedrale ed unitaalla CONFRATERNITA UNIVERSALE DEL CORPO DI CRISTO nella Chiesa della Casadella Beata Vergine Maria sopra Minerva in Urbe come mostrarono conprivilegio spedito, dalla medesima Confraternita, l’ultimo giorno di giu-gno del 1551 sopra l’aggregazione alla stessa Società e concessione eprivilegio ed indulgenza di cui godono i Confratelli stessi. Hanno regole ocapitoli. Non hanno beni immobili eccetto una cantina posta in Città,riceve ogni anno come pensione due scudi. Fu anche riferito, dalCamerlengo in carica che è il signor Lorenzo di Angelo Falisco, che fuvenduto un certo pezzo di terra della medesima Confraternita al prezzo di25 scudi per pagare un piviale fatto fare dalla stessa Confraternita.

Lo scopo principale di questa Confraternita è di provvedere di luminecessari ad accompagnare il Sacramento mentre viene portato in pro-cessione ed agli infermi ed ancora di olio per le lampade che brucianodavanti al Sacramento come fu detto sopra nella visita di quello.

La magnifica Comunità Falisca affinché tale Confraternita più facil-mente possa sostenere l’onere di provvedere l’olio concesse alla mede-sima il ricavato della misurazione dell’olio che viene venduto. Il qualericavato, si dice, che per negligenza dei Ministri della Confraternita learreca poco vantaggio. E per ciò ci si rese conto che era da provvedereche questa misura venga affittata come sogliono essere affittate le altremisure della Città dalle quali fu riferito che alla Comunità proviene unanon modesta utilità.

Si vestono di sacchi di tela bianca quando si aggirano a cercare leelemosine per la Città e ad accompagnare i morti solamente della stessaConfraternita e ricercare le elemosine con le quali provvedere al detto

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onere di lumi e di olio ed il resto lo impiegano ad usi pii.I ministri sono: il Rettore, due Camerlenghi: ufficio del Rettore è

presiedere al regime della Confraternita ed esigere dai Camerlenghi i con-ti. Il Camerlengo in carica asserì che l’ufficio dei Camerlenghi è di esige-re i redditi e le elemosine della Confraternita e di impiegarli per gli usisopraddetti e di tenere i redditi e descrivere distintamente elemosine espese per render conto su quelle al termine del proprio ufficio che durasoltanto un anno.

Accompagnano l’Eucarestia nelle processioni con lumi accesi senzacroce e senza stendardo e non vestiti di sacco. Non hanno oratorio pro-prio né una stanza per conservarvi le cose della Confraternita, però con-servano i ceri e gli olii per le lampade e le lanterne in un luogo decentevicino alla Cappella maggiore della Chiesa dove, per una scala, è la disce-sa nella Chiesa inferiore.

Fu imposto al Camerlengo in carica che insieme all’altro Camerlengoin carica e con il Rettore compaia in Capitolo e presenti i libri delle entratee delle uscite.

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CONFRATERNITA DI SAN LORENZOCONFRATERNITA DI SAN LORENZOCONFRATERNITA DI SAN LORENZOCONFRATERNITA DI SAN LORENZOCONFRATERNITA DI SAN LORENZO

Il giorno 4 marzo 1583.

La CONFRATERNITA chiamata di SAN LORENZO DEL CONFALONE nella Cap-pella maggiore della Chiesa inferiore di Santa Margherita fu eretta edaggregata all’Arciconfraternita del Confalone della Gloriosa Vergine Ma-ria in Roma come appare dalle lettere dell’aggregazione e della conces-sione delle indulgenze e dei privilegi della stessa Arciconfraternita, date inRoma il 24 ottobre 1582.

Fino ad ora non ebbe i capitoli della stessa Arciconfraternita peròintendono di averli. Hanno capitoli antichi della stessa Società che furonomostrati, però fu riferito che non vengono affatto osservati. Vestono sac-chi bianchi e vanno in processione con una grande croce con lanterna elumi accesi. Hanno redditi propri provenienti dai beni immobili della stes-sa Confraternita e poiché non si poteva avere un sicuro conto di taliredditi fu imposto al Rettore in carica di mostrare i libri delle entrate edelle uscite della Confraternita. A tale Confraternita si dice che è unita laCONFRATERNITA DELLE DONNE una volta chiamata DELLA PIETÀ che al presentemilita sotto la stessa regola e capitoli dei quali si serve la stessa Confra-ternita.

Ed i beni della Confraternita delle donne predette fu riferito ugual-mente che furono applicate a questa Confraternita degli uomini.

La predetta Cappella, si dice, che fu concessa a questa Confraternitadal Capitolo però su tale concessione non fu presentata nessuna scrittu-ra.

La stessa Cappella è a volta, il pavimento invece è di cemento.L’altare di San Lorenzo vicino alla tribuna della stessa Cappella fu

eretto con pietre solide ed ha mensa di pietra integra con altare portatiledecente. È lungo nove palmi, largo quattro, alto cinque sopra la predella.La predella è a forma decente tuttavia stretta e da allargarsi. L’icona è dilegno dipinta con sacre immagini ed vi è inclusa la croce con l’immaginedel crocifisso, la quale, quando viene portata in processione, la portanocon velo di damasco bianco decente. A fianco, poi, del Vangelo vi èl’immagine di San Lorenzo fatta a mano. Vi si trovano tre tovaglie decen-

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ti, il paliotto di cuoio dorato, due candelabri di ferro, similmente due fittilipiccoli ed indecenti, tre pluminari ed un altro pallio di damasco ceruleodecente e nuovo. Vi sono tre calici uno dei quali d’argento e tollerabile,gli altri due aventi la coppa d’argento, i piedi poi, di rame dorato, sonoindecenti per la vecchiaia e da riattarsi. Quattro corporali immondi e bi-sognosi di imbiancatura, come sono i purificatori. I calici ed i corporalied i purificatori sono sotto la cura del rettore laico in carica come delresto sono gli altri mobili della Società. I quali tutti si conservano indiverse casse di legno munite di chiavi e di serrature. Nel detto altare ognidomenica la Confraternita vi fa celebrare, tuttavia non ha propria Cappel-la. Davanti a tale altare pendono quattro lampade da un lampadario dilegno dorato una delle quali arde ogni sabato e domenica però nei giornidi domenica soltanto quando si celebra la Messa bruciano tutte.

Un altro altare della PIETÀ a fianco del Vangelo è di mattoni ed ha lamensa non consacrata di pietra ed è senza la pietra o altare portatileconsacrata. Vi è una pietà di gesso fatiscente per l’antichità e da nontollerarsi. Una croce con il crocifisso di auricalco dorato ed argentatache deve essere ripulita. Lo sgabello ed il gradino di legno dove è collo-cata tale croce rende la mensa dell’altare deforme ed angusta e perciò datogliersi se è stato visto opportuno. È lungo sette palmi, largo quattro,alto quattro e mezzo, vi si trovano due tovaglie ed il pallio di cuoio dora-to ed una carta vecchia dei secreti. È privo di candelabri. La predella èindecente. In quest’altare vi si celebra ogni domenica del mese per devo-zione delle donne della detta Confraternita. La Cappella predetta ha dueaperture una nella Chiesa inferiore l’altra in via pubblica. Vi si trovanodue vasi di acqua indecenti ed è tollerabile.

Vi si trovano sgabelli per inginocchiarsi e nella parte anteriore sedilidi travi rudi e da togliersi.

I sacchi pendono all’intorno da ganci di legno rudemente tagliati peri quali la Cappella si rende molto deforme.

Vi si trovano due sepolture una per gli uomini e l’altra per le donnedella Confraternita.

Ogni domenica i Confratelli si radunano al mattino in questa Cappel-la e recitano l’ufficio della Beata Vergine, però, da oltre un mese, lo fannoogni venerdì di quaresima.

Vi si trovano due campanili di legno pendenti dentro le pareti dellaCappella.

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LA CHIESA DI SANTA FELICITALA CHIESA DI SANTA FELICITALA CHIESA DI SANTA FELICITALA CHIESA DI SANTA FELICITALA CHIESA DI SANTA FELICITA

Il giorno 5 marzo 1583.

La chiesa sotto l’invocazione di SANTA FELICITA nel Convento deiCappuccini di San Francesco, costruita di recente insieme con il Con-vento dalla magnifica Comunità Falisca ed arricchita dal Rev.mo Vesco-vo in carica, di alcuni mobili specialmente di biblioteca con libri del valo-re di cinquecento scudi ed oltre.

La Chiesa ha una sola navata di forma oblunga di cui il Convento sisuole servire.

Risulta tutta imbiancata e custodita con pulizia e splendore.Vi sono due altari decenti ed artistici e forniti di tutti i requisiti.Vicino alla seconda Cappella si trova un grande vaso di pietra per

l’acqua santa poggiato su colonna di pietra.

ALTARI

L’ALTARE MAGGIORE è costruito nella Cappella maggiore ed in quelloè esposto il tabernacolo dove si conserva l’Eucarestia.

Il tabernacolo, poi, è di legno dorato ed assai grazioso coperto diconopeo di seta verde dentro ornato di seta rossa con corporale bene-detto disteso, con la porticina munita di chiavi e di serratura molto robu-sta.

L’Eucarestia si conserva in una pisside d’argento dorato da coprirsicon conopeo di seta decente. Davanti vi brucia continuamente una lam-pada, vi si trova inoltre un’icona di legno grande decorata di pie immaginicon mano esperta.

La Cappella maggiore a volta è separata da balaustra di legno e nellasua parte interna, divisa dall’anteriore per mezzo di un muro aggiuntovi,vi è costruito il Coro.

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L’altro altare è stato costruito nella Cappella, costruita a volta, laquale per la sua ampiezza si estende fuori delle pareti della Chiesa dallaparte destra vicino alla porta di chi entra.

Vicino alla Cappella predetta si trova un grande vaso di pietra perl’acqua santa poggiato su colonna di pietra