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02/05/09 00:19 TRAX - Bill Viola - Lanterne mistiche Pagina 1 di 8 file:///Users/giuseppediliberti/Desktop/filosofia%20e%20scienze%2…mane/TRAX%20-%20Bill%20Viola%20-%20Lanterne%20mistiche.webarchive B i l l V i o l a Lanterne mistiche Una riflessione del videoartista statunitense: quasi una pagina di diario in cui si incontrano lanterne magiche, misticismo e realtà virtuale. Viola's impressions on virtual reality, misticism and magic lanterns. © Bill Viola Sono un neofita della realtà virtuale, di cui ho seguito lo sviluppo da una certa distanza ma con molto interesse. Al momento sono impegnato nello sviluppo del mio primo progetto di realtà virtuale, un’installazione creata per una mostra al Los Angeles County Museum of Art, intitolata Hidden in Plain Sight – Illusion and the Real in Recent Art. Vi parlo quindi non in qualità di esperto di realtà virtuale, ma come videoartista con un esperienza che ammonta ormai a venticinque anni di lavoro – lavoro svolto più che altro creando installazioni e ambienti che occupano intere stanze, combinando suoni, effetti acustici e proiezioni in spazi architettonici che coinvolgono lo spettatore dal punto di vista fisico, psicologico ed emotivo. Pertanto esporrò qualche appunto sulla realtà virtuale, non come riflessione su una pratica, quanto come una serie di commenti e osservazioni sul modo in cui il mio lavoro si è trovato ad anticipare, contemplare e infine collimare con il concetto di realtà virtuale. Voglio iniziare con citazione che risale a un incontro di molti anni fa: "È impossibile esprimere a parole la bellezza di queste immagini. Qualsiasi dipinto sembra morto a confronto: questa è la vita in sé, anzi, qualcosa di più complicato ed elevato, se solo sapessi trovare le parole per descriverlo". La citazione risale al 1622. Siamo in Olanda, la nostra guida è Constantijn Huygens, segretario della principessa di Orange. Sta descrivendo una camera oscura, quella straordinaria immagine ottica che riesce a ritrarre il mondo in tempo reale e in tutta la sua vivacità. È il mondo reale intrappolato in una stanza, o proiettato su uno schermo luminoso, sul quale brillano la possibilità, l’autorità, l’incertezza e la tensione di un

Viola, Bill - Lanterne Mistiche

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Bill Viola

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    B i l l V i o l a Lanterne mistiche

    Una riflessione del videoartistastatunitense: quasi una paginadi diario in cui si incontranolanterne magiche, misticismo erealt virtuale.

    Viola's impressions on virtualreality, misticism and magiclanterns.

    Bill Viola

    Sono un neofita della realt virtuale, di cuiho seguito lo sviluppo da una certa distanzama con molto interesse. Al momento sonoimpegnato nello sviluppo del mio primoprogetto di realt virtuale, uninstallazionecreata per una mostra al Los Angeles CountyMuseum of Art, intitolata Hidden in PlainSight Illusion and the Real in Recent Art.Vi parlo quindi non in qualit di esperto direalt virtuale, ma come videoartista con unesperienza che ammonta ormai a venticinqueanni di lavoro lavoro svolto pi che altrocreando installazioni e ambienti che occupanointere stanze, combinando suoni, effettiacustici e proiezioni in spazi architettoniciche coinvolgono lo spettatore dal punto divista fisico, psicologico ed emotivo. Pertantoesporr qualche appunto sulla realt virtuale,non come riflessione su una pratica, quantocome una serie di commenti e osservazioni sulmodo in cui il mio lavoro si trovato adanticipare, contemplare e infine collimare conil concetto di realt virtuale.

    Voglio iniziare con citazione che risale a unincontro di molti anni fa:" impossibile esprimere a parole la bellezzadi queste immagini. Qualsiasi dipinto sembramorto a confronto: questa la vita in s,anzi, qualcosa di pi complicato ed elevato,se solo sapessi trovare le parole perdescriverlo".

    La citazione risale al 1622. Siamo in Olanda,la nostra guida Constantijn Huygens,segretario della principessa di Orange. Stadescrivendo una camera oscura, quellastraordinaria immagine ottica che riesce aritrarre il mondo in tempo reale e in tutta lasua vivacit. il mondo reale intrappolato inuna stanza, o proiettato su uno schermoluminoso, sul quale brillano la possibilit,lautorit, lincertezza e la tensione di un

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    surrogato dellesistenza. Anche avvalendosidel sistema ottico pi primitivo, limmaginesi manifesta agli occhi di Huygens e diriflesso anche al nostro sguardo in tutta lasua potenza ontologica. Ovvero, limmagineesiste, incarna lEssere, o un essere: unapresenza che avvertiamo quasi istintivamente,e che responsabile del suo puro fascino checi conquista un fascino che sfuggeallanalisi, per parlare direttamente ainostri corpi.

    Ecco unaltra citazione, che ci viene da untempo ancora pi lontano. La dobbiamo a IbnArabi (1165-1240): mistico, poeta e filosofo,ribattezzato "Il sommo maestro" e, a ragione,ritenuto una delle menti pi brillanti ditutto lIslam, autore di pi di settecentolibri e, sfortunatamente, poco studiato inOccidente. La sua conoscenza la dobbiamosoprattutto al suo pi fedele interpreteoccidentale, Henri Corbin, il pi grandestudioso francese che, in questo nostrosecolo, si sia dedicato alle religioniorientali.

    "Tra luniverso che pu essere capito solograzie alla percezione intellettuale pi pura[il regno assoluto del divino] (luniversodelle intelligenze dei cherubini) e luniversopercepibile ai sensi, si apre un mondointermedio, il mondo delle Idee-Immagini,figure archetipe, sostanze rarefatte, materieimmateriali. Questo mondo reale eoggettivo, opaco e tattile quanto gli altrimondi intelligibili e sensibili: ununiverso intermedio in cui lo spiritualeprende corpo e il corpo diventa spirito".

    Parafrasando Arabi, Corbin ha definito questospazio "Mondo Immaginale": uno spazio che non n qui n l, e che, tuttavia, reale. Unmondo fatto di immaginazione, idee, immagini,sogni, ricordi in un certo senso il mondopi importante per lessere umano. Il MondoImmaginale si avvicina molto al mondo in cuici stiamo rapidamente abituando a vivere luniverso immateriale e reale dei telefoni,dei media, della TV, di Internet, dellemail edelle immagini elettroniche. Ciononostante IbnArabi si riferiva a qualcosa che trascendessele nostre semplici strategie di marketing. la componente vitale, esistenziale eontologica che definisce il Mondo Immaginale;e torniamo cos alla condizione fondamentaleespressa dalla camera oscura, e, ancora prima,dal suo antenato, limmagine iridescente chesi distende sulla nostra retina ancheadesso, proprio nel momento in cui vi parlo.

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    La realt virtuale comincia a rivelarsi unapratica molto antica. Il suo legame con lacamera oscura documentata per la prima voltain Cina nel nono secolo richiama una seriedi costanti che vale la pena di elencare:

    Limmagine una costruzione artificiale;esiste nel tempo reale (cio, nel tempo dellospettatore) ed soggetta alla suamanipolazione; si lega allo spazio in cui vivelo spettatore.

    Da questo punto di vista, la realt virtualeci appare come lultimo segmento di unlunghissimo processo storico, un legameevoluzionistico che collega la tecnologia delventesimo secolo ai dipinti nelle caverne delpaleolitico, alla camera oscura, allaprospettiva rinascimentale, agli affreschiincorniciati in spazi architettonici eallantico desiderio di abitare unimmagine,di entrarvi.

    Sono questi i miei punti di riferimento, ed alla luce di queste posizioni e della miaesperienza che ho assistito allo sviluppodella realt virtuale in tempi pi recenti.Gli appunti che seguono sono solo sempliciriflessioni personali.

    Nella realt virtuale credo che questasensazione sia una delle prime che cicolpiscono limmagine grafica,tradizionalmente considerata una registrazionedi entit gi esistenti (una traccia, un segnosu una superficie), conquista quella fluiditradicale, quella volatilit, quella stessacasualit e quelle potenzialit metamorficheproprie dellattimo presente. Non sto parlandodal punto di vista linguistico ointellettuale: uso una logica spaziale. Nellarealt virtuale il tempo sempre coniugato alpresente. Nella maggior parte dei lavori chesi avvalgono della realt virtuale si distendeuna specie di inconcepibile "presenteinfinito": gli oggetti sono legati lunlaltro dallo spazio, non dal tempo. Anche seli incontriamo in un dato ordine, in unasequenza, gli oggetti sembrano curiosamentedivincolati da quella logica: vivono inuniverso eterno, senza tempo. Lattimopresente si trasforma anchesso in spazio,illuminato dalla percezione diretta,riproponendo una situazione che molti filosofie osservatori della natura umana hanno cercatodi descrivere nel passato.

    Nel mondo virtuale il desiderio diventa unelemento operativo e una caratteristicaindividuante. Mi piace pensare alla realt

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    virtuale come una forma darte che pratica lascultura della curiosit e del desiderio: lasua forma pi vera universale e fondamentalequanto la sequenza tipicamente infantile"vedo-tocco-prendo". Ho sempre pensato che lavista fosse lagente responsabile delmovimento e dellazione, mentre la sequenzaazione/reazione una nuova forma compositiva,che scavalca limportanza dellimmagine eimpone la necessit di rivedere ed espandere imetodi tradizionali di discussione einsegnamento dellarte, nutriti di pregiudizifondati sulla prevalenza della vista e suimmagini e oggetti statici.

    Il linguaggio della realt virtuale prevalentemente spaziale. Di solito si cercadi collegare lo spazio apparente dellimmaginecon quello familiare, reale in cui si muove lospettatore: gran parte degli sforzi dellarealt virtuale si concentrano sullacostruzione di uno spazio continuo pi ampio,contiguo e parallelo al nostro spazio reale.Insomma, uno spazio nuovo, provvisto di uncerto orientamento e di certe dimensioni, allequali lo spettatore pu accedere solo inparte, a seconda della posizione che mantienein un preciso istante. Lefficacia dellarealt virtuale si misura proprio sulla basedelle conquiste operate nella costruzione diquesti legami. Ed parte essenziale dellarealt virtuale la cognizione che esistonovaste porzioni del mondo immaginario cherestano invisibili o inaccessibili dal puntodi vista in cui ci troviamo in un datomomento: ci sono porzioni che sono dietro dinoi, altre al di l dellorizzonte, altreancora sono oscurate da un qualche oggetto.Quindi, nella realt virtuale, ci sono piimmagini di quante effettivamente colpiscanoil nostro occhio.

    Questa enfasi sullorientamento spaziale comemodalit operativa introduce limmaginegrafica direttamente nello spazio del corpo,segnando un importante passo nella storiadellarte. Credo sia una conquista totalmentenuova, per quanto sia uno sviluppo radicaledelle premesse inscritte nei grandi cicli diaffreschi inseriti in ambienti architettonici,secondo il modello che si sviluppa tra iltredicesimo e il quindicesimo secolo. Loscarto pi evidente che oggi le immaginihanno un comportamento, e la loro forma soggetta alle azioni e intenzioni dellospettatore.

    Il luogo, il locus dello spazio reale ilcorpo umano, la convergenza di tutte lecoordinate spaziali: perci la creazione dello

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    spazio nella realt virtuale prima di tuttola creazione e la personificazione dellospettatore. Le coordinate del corpo diventanoil punto di riferimento dellambientecircostante, sia di quello interno sia diquello esterno. Il problema non ci che vedinel mondo virtuale, quanto piuttosto il postoche occupi, il "dove sei": il senso del s,dello spazio e del corpo a costituire ilcentro dellesperienza e della costruzione direalt virtuali. Ed in questo senso che sipu cogliere il legame tra realt virtuale,Brunelleschi e linvenzione della prospettivalineare nellItalia del rinascimento.

    Ogni volta che ci si rivolge al corpo inveceche allintelletto, ci si imbatte in una seriedi pericoli. La funzione principale delmovimento la conoscenza. Un anatroccolo chevenga trascinato dalla madre in un cesto,invece di seguirla passo a passo, non subiscealcun imprinting. La sequenza tipicamenteinfantile "vedo-tocco-prendo" una modalitepistemologica fondamentale; ma, per moltiadulti, il sistema di azione/reazione torna aessere utile solo nella pratica fisica deglisport e del sesso. Come sapeva bene Mliscentanni fa e come ben sanno Lucas eSpielberg una bella corsa su un otto volantefunzioner sempre in un film: il movimento ins, senza scopo n fine, molto seducente,anche se di rado pu diventare uno strumentodi conoscenza.

    La parola "arte" ricorre in tutti i titolidegli interventi presentati in questaconferenza, ripetuta come un mantra. Quindi,prima di concludere, credo che valga la penaprecisare cosa intendo io con quel termine.

    In primo luogo dobbiamo sottolineare chelarte:

    1.si fonda sempre su una data tecnologia ed connessa ai suoi sviluppi; 2. sempreinterattiva, sia nella sua essenza originaria,sia nel processo che la mantiene viva e lamuta secondo la storia

    Quando penso allinfluenza della tecnologiasullarte, mi riferisco agli archi rampantidel dodicesimo secolo, allinvenzione deicolori a olio nel XV secolo, allo sviluppo deitubetti per i colori nel 1800 e alla creazionedelle videocamera portatile nel nostro secolo.Quando parlo di interattivit dellarte, pensoa quando ci si sposta nella cappella degliScrovegni di Giotto, o quando si incontra losguardo della ragazza in un dipinto diVermeer, o, ancora, alla mia retina e al mio

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    cervello che inconsciamente mescolano i coloriper creare la figura di una donna della GrandeJatte di Seurat.

    Molte persone entrano in contatto con larte,o si accorgono di fare dellarte, quando siiscrivono alluniversit e scoprono la vecchiadivisione in "arti e scienze". Lutilizzo deltermine "arte" in questo contesto deriva dalmedioevo, quando sia lartigianato sia certeforme di conoscenza venivano raggruppate sottolo stesso termine di arte. In quellepoca ilmondo dellarte si esprimeva nel sistema dellecorporazioni, che, dal medioevo fino alrinascimento e oltre, resta il sistemadominante per la creazione e promozione delleopere darte. Sono espressioni dellecorporazioni gli innumerevoli trittici, lepale daltare e le sacre conversazioni cherivelano ben poche innovazioni compositive odi contenuto, ma una grande affinazionetecnica e formale. Lenfasi sulla tecnologiasi ripresenta ogni volta in cui larteincontra una tecnica radicalmente nuova, comenel caso della fotografia nel 1800, odellelettronica nella nostra fine secolo.

    Oggi, quando sentiamo la parola "arte",pensiamo a qualcosa di ben fatto, prodotto diunabilit straordinaria e di un misto distile e grazia, come nel caso dellarte diMichael Jordon, di Tom Hanks o di ItzakPerlman. Oppure pensiamo a unattivit o a unadisciplina che richiede la perfetta conoscenzadi una tecnica, come nei casi dellarte delcucito, del legno o, infine, della realtvirtuale. Entrambi gli esempi pongonolaccento sulla tecnica, la bravura elesperienza, implicando una scala di valoribasata sulla qualit conquistata grazie allapratica e allesercizio.

    Ma c una terza zona che non racchiusanella definizioni legate alla capacit tecnicao artigianale. Itzak Perlman un grandeviolinista dotato di una straordinariaabilit, ma non scrive musica: non nMozart, n Beethoven. Essendo un compositore,Beethoven pretende che i musicisti condividanoe interpretino la sua musica per renderceladisponibile. Il musicista deve essere unvirtuoso, deve conoscere la tecnica, maBeethoven non chiederebbe mai a un musicistadi scrivere musica. Ecco unimportantedistinzione, tra compositore ed esecutore.Essere un esecutore non riduce affatto labravura e la creativit di Perlman o diqualsiasi altro musicista, n incrina larelazione simbiotica che li lega a uncompositore. Il problema che Perlman non

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    coinvolto nella vera, assoluta Creazione,quella inarrestabile forza della visioneindividuale che riesce a introdurre nel mondoqualcosa che non esiste prima, qualcosa chetrascende lo strumento o la tecnica,introducendo in un oggetto costruito ad artequella misteriosa ineffabilit che ci permettedi distinguere un Giotto o un Vermeer dacentinaia di semplici artigiani dellepoca.Quella stessa ineffabilit che, dopo secoli,ci parla ancora con lo stesso tono di voce,personale e profondo.

    Ho voluto dare questa definizione di ci cheintendo con il termine "arte" perch neinostri musei, nelle nostre conferenze, leparole "arte" e "artisti" sono applicate alleattivit e alle persone pi diverse edistanti. A differenza degli Inuit, che hannouna decine di parole per parlare della neve,noi abbiamo un solo termine per descriverelarte, e continuiamo a utilizzarla perriferirci a uno spettro gigantesco dicondizioni culturali, creando una confusioneche compromette lapprezzamento e lacomprensione di tutti gli aspetti dellArte.

    Per quanto mi riguarda, quando parlo di arteintendo ci che vi ho appena detto; ed quellineffabilit che cerco, dentro o fuoridal recinto delle Belle Arti. quellelementoche cerco nelle parole, nelle immagini, neisuoni, nella stessa esperienza e in disciplinequali la pittura, la musica, il video e larealt virtuale. E non mi posso affidare aimiei occhi, alle orecchie, alle mani o allepapille gustative per riconoscerla; solo ilmio essere pi profondo, la mia emotivit,lintuito e le emozioni ne percepiscono laforma familiare. Larte ci che conoscointimamente, eppure come diceva sanAgostino: "So benissimo cosa sia il Tempoalmeno fino a che qualcuno non mi chieda dispiegarglielo" non so nulla sulla sua veraNatura, o su come controllarla, riprodurla edevocarla a comando (condizioni che sononecessarie per garantirsi un buon successocommerciale). Credo che ci sia una specie dicondizione immutabile che scaturiscedallinterazione creativa tra esseri umani eoggetti materiali; e questa condizione siriproporr costantemente e inevitabilmente, aprescindere dalla direzione in cui decidiamodi incanalare la nostra curiosit ecreativit. Ci sar sempre, finch locchiopotr vedere, finch la mente potrimmaginare, fino a che continuer levoluzionedella tecnologia delle immagini. Larte quicon noi, adesso, latente e in potenza, in ognispazio che creiamo, reale o virtuale che sia:

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    noi dobbiamo soltanto lasciarle lo spazio percrescere e svilupparsi, e riconoscerla quandoapparir sotto nuove forme.