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Vita OlgiateseQuindicinale della Parrocchia di Olgiate Comasco Anno 66° - N. 20 - 25 Dicembre 2011 - € 1.00
www.parrocchiaolgiate.org
La Lettera agli Ebrei eil Vangelo di Giovan-ni (sono due delle
letture proposte per la“Messa del giorno”) insi-stono nel legare il miste-ro del Natale al temadella Parola.
Dio, che aveva già par-lato nei tempi antichimolte volte e in diversimodi ai padri per mezzodei profeti, ultimamente,in questi giorni, ha parlatoa noi per mezzo del Figlio,afferma l’autore della let-tera agli Ebrei; e ilVangelo di Giovanni iden-tifica addirittura il bambi-no nato a Betlemme conla Parola di Dio: E il Verbosi fece carne e venne adabitare in mezzo a noi.
Certo, è più facile lega-re il Natale alla poesia delpresepio, alle dolci musi-che pastorali, al caloredella famiglia riunita, allaneve che tutto copre epurifica… La Parola di Dioè difficile da interpretare,è scomoda da vivere, èdura quando contesta inmodo spietato (una“spada a doppio taglio”, ladefinisce S. Paolo).
Eppure al centro delmistero del Natale c’è pro-prio la Parola! QuellaParola che era presso Dio,per mezzo della qualetutto è stato creato e che,a partire dai fatti diBetlemme, si è resa visibi-le e tangibile nel SignoreGesù.
* * ** * *
Quarantasei anni fa,esattamente il 18novembre 1965, i PadriConciliari promulgaronola CostituzioneDogmatica “Dei Verbum”sulla Divina Rivelazione.Un testo sofferto, discus-so profondamente, a piùriprese, per tutta la dura-ta del Concilio e, infine,approvato da 2.344 Padrisu 2.350; una maggio-ranza schiacciante.
Dopo secoli in cui, percontrapporsi a una delletesi principali dellaRiforma Protestante, laChiesa Cattolica avevapermesso a fatica che ifedeli leggessero diretta-mente la Scrittura, final-mente la Parola di Diotorna in mano a tutti icredenti. Sono solenni leparole del Concilio: IlSanto Sinodo esorta conardore e insistenza tutti ifedeli, soprattutto i reli-giosi, ad apprendere “lasublime scienza di GesùCristo” (Fil. 3,8) con lafrequente lettura delledivine Scritture.“L’ignoranza delleScritture, infatti, è igno-ranza di Cristo” (S.Girolamo).
E, per non correre ilrischio che queste solen-ni parole rimangano “let-tera morta”, il Conciliodispone che la Parola diDio abbia un posto pre-minente in ogni tipo dicelebrazione liturgica,che siano preparatenuove traduzioni appro-priate e corrette nellevarie lingue, che gli stu-diosi la approfondiscanosempre meglio anchecon l’aiuto dei piùmoderni strumenti scien-tifici, che riprenda ilposto centrale in tutto
l’insegnamento della teo-logia e che tutti i cristianila leggano spesso siapersonalmente che inappositi gruppi.
Insomma, un nuovoNatale, riproposto adistanza di quasi duemilaanni dal primo: ancorauna volta il Verbo di Dioscende in terra e simescola tra la gente!
* * ** * *
Sono passati quaran-tasei anni da quell’au-tunno del 1965. Lenostre parrocchie hannofatto notevoli sforzi perobbedire al Concilio:hanno introdotto, vin-cendo anche qualcheresistenza, la nuovaliturgia; hanno rinnovatola catechesi; hannoorganizzato corsi biblici;hanno proposto gruppiappositi; hanno insegna-to a pregare con i salmi,la preghiera più antica,più bella e più profondadella Chiesa…
Eppure si ha l’impres-sione che alla Parola diDio sia riservato ancoraun posto assolutamentemarginale nella nostravita personale e comuni-taria. Si ha l’impressione- fondata, purtroppo -che l’ignoranza delleScritture, che è ignoran-za di Cristo, sia ancoragrande tra di noi. Peresemplificare nel nostropiccolo: la “catechesibiblica” per gli adulti,proposta dalla diocesiproprio per conosceremeglio la Scrittura,vede, quest’anno, la par-tecipazione di circa100/120 persone. Unnumero notevole, se siguarda alla sala piena;un’inezia, se rapportataagli almeno settemilabattezzati adulti dellanostra comunità! Certo,ci sono molti altri modi
NATALE: DIO PARLANATALE: DIO PARLA
Riflessione natalizia nell’anno dedicato alla Parola
per ascoltale la Parola,sia personali che comu-nitari (gruppi…) e, sonosicuro, molti ne approfit-tano; questo non toglie,però, l’impressionegenerale, cioè che per lamaggior parte dei bat-tezzati la Parola sia un’il-lustre sconosciuta. E lacosa peggiore è che nes-suno giudica questodisinteresse come unpeccato, come uno deiprincipali “peccati diomissione” di cui ci accu-siamo sempre recitandoil “Confesso” all’iniziodella Messa!
È doloroso dirlo: mal’amara osservazioned e l l ’ e v a n g e l i s t aGiovanni, Venne tra la
Attingo alla rubrica “Mattutino” del card. Ravasi pubbli-cata su “Avvenire” del 27 novembre 2011, uno spunto sulnostro Dio che viene ancora in questo Natale.
“Il Dio di Platone era inaccessibile nella sua grandezza.Quello di Epitteto si confondeva con l’anima delle cose. IlCristianesimo, al contrario, ha condotto Dio alla portatadell’uomo. Gli ha dato un volto. Ne ha fatto nostro padre,nostro fratello, nostro salvatore.
Si convertì dopo una visita a Lourdes Alexis Carrel, No-bel per la medicina nel 1912, ci ha lasciato la testimonianzadella sua fede nell’opera, divenuta molto popolare, “L’uo-mo questo sconosciuto”.Noi invece abbiamo attinto a un al-tro suo testo, “La preghiera”, ove è messa in azione una sug-gestiva comparazione.
Grande è la spiritualità di Platone, ma il suo è un Dioperfetto e distaccato nella sua trascendenza. Il suo discepoloAristotele suggellerà questa perfezione gelida nella sua defi-nizione di Dio come “motore immobile”. Venne, poi, lostoicismo che ebbe nello schiavo filosofo Epitteto un altomaestro di spiritualità. Eppure quel Dio, che si era molto av-vicinato alle creature, si era disperso nello stesso creato, conuna immanenza così totale da dissolversi nella realtà, nelmondo, nell’umanità.
Ecco, allora, il Dio cristiano che rimane Dio, Verbo eter-no e infinito, eppure ha un volto col quale dialogare, nelquale fissare lo sguardo, dal quale attendere un sorriso ouna parola. È il viso di Gesù Cristo che conserva intatto losplendore del mistero, ma che ha anche tutto il calore diuna faccia umana, simile alla nostra.
È questo il segreto ultimo del Natale ove il volto di Dio è
sua gente ma i suoi nonl’hanno accolto, si puòapplicare perfettamenteanche a noi!
* * ** * *
Ci stiamo preparandoa celebrare, ancora unavolta, il Natale. Il mioaugurio, quest’anno, èche riusciamo a valoriz-zare sempre più laScrittura, riconoscendoin essa una delle formepiù preziose e ricchedella presenza di Dio nelmondo. Quella presenzasimboleggiata dalBambino che, ancorauna volta, abbiamoposto nella mangiatoiadei nostri presepi.
don Marco
Il viso di Dio
OORRAARRII NNAATTAALLIIZZIIS. NATALES. NATALE
25 Dicembre25 DicembreVigilia Alle ore 19 si sospenderanno le confessio-
ni, la chiesa parrocchiale verrà chiusa e riaperta alle
ore 23.00
SS. Messe “Nella notte” Sabato 24 dicembreore 24 in chiesa parrocchiale, a Somaino, a S.Gerardo
SS. Messe del giorno Normale orario festi-vo, tranne la Messa a Somaino ore 10.00
Santo StefanoSanto Stefano
26 Dicembre26 Dicembre
SS. Messe
In chiesa parrocchiale: ore 7.30-9.30.-11.00A Somaino: ore 9.30A San Gerardo: ore 9.00In Casa Anziani: ore 11.00
S. Maria Madre di DioS. Maria Madre di Dio
1 Gennaio 20121 Gennaio 2012SS. Messe secondo l’orario festivo.
31 Dicembre31 Dicembre
ore 18.00 S. Messa solenne di ringraziamento
in chiesa parrocchiale
EpifaniaEpifania6 Gennaio6 Gennaio
Giornata dell’infanzia missionariaSS. Messe secondo l’orario festivo.ore 15 Preghiera comunitaria e benedizione deibambini
quello del bambino, ma è anche il senso profondo dellaPassione quando quel profilo si lacera, sanguina, spasima eurla. In questa luce si capisce perché i salmisti ripetano unanelito costante: “Quando verrò e vedrò il volto di Dio”?
Se posso, aggiungo una mia riflessione. Saper vedere ilvolto di Dio, ad ogni Natale che arriva, in un Bambino nu-do e indifeso, è una prova difficile, abituato come sono alsolito Natale. Le luci che accecano, le melodie un po’ me-lense, le corse dell’ultimo momento, il regalo appropriato,in cucina non deve mancare nulla, il presepe sempre uguale,l’albero addobbato, le letterine dei nipotini in cui basta chie-dere…
Allora col presepio provo a esercitarmi in un gioco serio,persino paradossale, dove le belle statuine decidono di mar-car visita.
Il bue e l’asino trovano un pascolo più ricco, san Giusep-pe per lavoro emigra lontano, la Vergine ha altro da fare, ipastori preferiscono il caldo delle loro stalle, altri scelgonopiù ambite transumanze, Erode è impegnato al G20, i ReMagi si sono persi nel deserto…
Rimango io, solo, davanti al Bambino, -Lui c’è per prov-videnziale grazia,- e sarò capace una buona volta di vedere,contemplare, decidermi che, davanti a Lui e con Lui, la vitanon può essere uguale, monotona, senza spunto. PerchéDio sei venuto sulla terra? Domanda che non può fare a me-no dell’altra: che cosa ci sto a fare io sulla terra? Basterebbeil calore di questo Dio, nella notte gelida, a sciogliere la pau-ra della solitudine, della miseria, della pochezza e a sussur-rarmi in un orecchio: sei stato salvato!
Franco gh.
Giotto: Natività - Cappella degli Scrovegni, Padova
Il Signore nasce e ci porta la sua paceLa comunità parrocchiale, insieme ai suoi sacer-
doti, a tutti i gruppi,e alla redazione di Vita Olgiatese
augura che la pace del Signore entri in tutte lecase e che raggiunga
tutti i nostri missionari nel mondo, i sacerdoti nativi e
gli Olgiatesi lontani.
Buon Natale a tutti!
2 Vita Olgiatese25 Dicembre 2011
Ricordi del Presepe ViventeUna “insolita” NativitàL’immagine della Natività
affrescata nell’abside dellaBasilica di Sant’Abbondio inComo è davvero “insolita”.
Gesù Bambino, infatti, èrappresentato ben due volte.Una volta nella culla, avvoltoin fasce e scaldato dal caldofiato dell’asino e del bue; unaseconda, in braccio a una fi-gura femminile che si fa lava-re una mano, sopra una ti-nozza, da un’altra donna. Cisono, poi, Maria, ancora se-misdraiata subito dopo il par-to, e, lì accanto a lei, un S.Giuseppe pensoso e preoccu-pato: nessuno dei due guardail Bambino.
Chi sono queste due don-ne che nella nostra tradizio-nale rappresentazione dellaNatività solitamente noncompaiono? E perché il Bam-bino è raffigurato due voltein due luoghi diversi?
Se leggiamo il raccontodel Vangelo di Luca a cui og-
Mi ricordo l’ultimo Presepe Vivente che abbiamo fatto quia Somaino... che bei ricordi... ma non voglio tenervi tropposulle spine, quindi vi racconterò quello che ho vissuto.
1. La prova costumi Era una domenica mattina e dopo Messa io, come tutti gli
anni stavo, provando il mio vestito da pastore. Io mi sentivocome se fossi un ragazzo povero, come tanti ragazzi dell’epo-ca di Gesù, sembrava di fare un viaggio nel tempo, e quandotoglievo il vestito mi sembrava di tornare al mio tempo. Men-tre ero lì a osservare tutti quei ragazzi ansiosi di fare i perso-naggi nel presepe vivente, mi si accendeva nel cuore una fiam-ma viva piena di fede e di speranza, che mi dava ancora piùcarica nell’aspettare il momento della nascita di Gesù.
2. Pronti per iniziare?Ecco arrivata la sera del 24/12/2010. Io ero pronto a parti-
re con i miei amici, che con me avevano aspettato con trepi-dazione il momento di partire, per poi essere pronti ad acco-gliere i gruppi di persone che volevano vedere la grotta; ioero lì, insieme a Mattia, Giovanni e Luca, ed ecco il primogruppo, pronti a recitare ragazzi?
gi ogni “presepe” si ispira, troviamo solo tre personaggi:Maria, Giuseppe e il Bambino Gesù adagiato in una “man-giatoia”; a questi si aggiungono poi gli angeli e i pastori.Nulla più.
Se, invece, andiamo a leggere i “vangeli apocrifi” - cioèquei “vangeli” non riconosciuti dalla Chiesa come ispiratie, quindi, esclusi dal “canone” delle Sacre Scritture - trovia-mo notizie molto più dettagliate, racconti edificanti, aned-doti vari e anche vere e proprie favolette. Proprio tra que-sti racconti, c’è più volte la menzione anche di due levatri-ci che sarebbero state presenti alla nascita del Salvatore.
Ecco che cosa scrivono, a questo proposito, due tra gli“apocrifi” più importanti e conosciuti: il Protoevangelo diGiacomo e lo Pseudo-Matteo.
“Or ecco che una donna discese dalle montagne e dis-se a Giuseppe: uomo dove vai? Rispose: cerco una levatri-ce ebrea. (…) Ed ella soggiunse: e chi è quella che sta par-torendo nella grotta? (…) Ed egli le disse: è Maria, che èstata allevata nel Tempio del Signore e io l’ho avuta in sor-te come moglie, ma non è mia moglie, ha concepito peropera dello Spirito Santo. (…)
La levatrice gli chiese: è vero questo che dici? E Giusep-pe rispose: vieni a vedere. E la levatrice andò con lui. Sifermarono nel luogo dov’era la grotta, ed ecco una nuvolaluminosa adombrava la grotta. E la levatrice esclamò: oggiè stata magnificata la mia anima, perché i miei occhi hannovisto un prodigio meraviglioso: che è nata la salvezza d’I-sraele. (…)
La levatrice uscì dalla grotta e si imbatté in Salomè, suacollega: Salomè, Salomè, ho da raccontarti un fatto straor-dinario, una vergine ha partorito, ciò che è contrario allasua natura!
Ma Salomè rispose: come è vero che vive il Signoremio Dio, non crederò mai che una vergine abbia partoritofin che non avrò toccato e scrutato di persona. (…)
Ma Salomè, mentre controllava Maria, gettò un gridodicendo: maledizione alla mia empietà e alla mia incredu-lità! Poiché ho messo alla prova il Dio vivente, ecco che lamia mano si stacca da me, arsa dal fuoco.
E piegò le ginocchia davanti al Signore, dicendo: o Diodei miei padri, ricordati di me, che sono della stirpe diAbramo e di Isacco e di Giacobbe; non fare di me unesempio per i figli d’Israele, ma rendimi ai miei poveri; tusai infatti, o Signore, che nel tuo nome io compivo le mieopere di assistenza e la mia mercede la ricevo da te.
Ed ecco un angelo del Signore le fu presso, dicendole:Salomè, Salomè, il Signore ti ha dato ascolto: accosta la tuamano al bambino e sollevalo, e sarà per te salute e felicità.
E Salomè si avvicino e lo sollevò dicendo: io mi pro-sternerò davanti a lui, perché egli è nato per essere il gran-de re di Israele. Ed ecco subito Salomè fu guarita, e uscìdalla grotta perdonata.”.
[Protovangelo di Giacomo XIX, 1-3; XX 1-4]
“ Già da un po’ di tempo Giuseppe si era avviato a cer-care levatrici e quando ritornò alla grotta, Maria aveva or-mai messo al mondo il bambino. Ti ho condotto le levatri-ci Zelomi e Salomè, disse Giuseppe. (…)
La levatrice [Zelomi] esclamò a gran voce: o Signore, ogrande Signore, misericordia! Non si è mai sentito dire népotuto immaginare che le mammelle siano piene di latte esia nato un maschio, lasciando vergine sua madre! (…)
A sentire queste parole, Salomè, disse: non crederò aquello che odo, se non l’avrò constatato io stessa. E avvi-cinatasi a Maria le disse: permetti che io ti tocchi e possaconstatare se Zelomi ha detto la verità. Avendo Maria per-messo, Salomè stese la mano, ma, mentre la toccava, d’im-provviso la sua mano diventò secca ed essa per il dolorecominciò a piangere vivamente e a lamentarsi e a gridare,dicendo: Signore, tu sai che io ti ho sempre temuto, e hoavuto cura di tutti i poveri senza alcuna retribuzione perquello che ricevevano; non ho mai accettato nulla da unavedova o da un orfano e non ho mai lasciato andare viada me un povero a mani vuote. Ed ecco sono divenutauna disgraziata per colpa della mia incredulità, perché hoosato dubitare della tua vergine.
Mentre così diceva, le apparve accanto un giovane tut-to risplendente, che le disse: accostati al bambino, e ado-ralo, e toccalo con la mano, egli stesso ti salverà, perchéegli è il Salvatore del mondo e di tutti quelli che speranoin lui.
Essa subito si accostò al bambino e adorandolo toccò lefrange dei pannolini in cui il bimbo era involto e immedia-tamente la sua mano fu risanata.”
[Vangelo dello Pseudo-Matteo XIII, 3-5]Come si vede, secondo questi racconti le levatrici sareb-
bero state chiamate da Giuseppe, preoccupato per una na-scita in un luogo assolutamente non adatto. La prima si sa-rebbe subito accorta di essere davanti a un evento straordi-nario, legato, soprattutto alla verginità della Madre; la se-conda avrebbe dubitato e, volendo accertarsene di perso-
Parrocchia Santi Ippolito e Cassiano Olgiate Comasco
in collaborazione conASSOCIAZIONE NOI
Oratorio San Giovanni Bosco
PRESEPE VIVENTEper le vie di Somaino
partendo dal campetto di pallavolo dell’oratorio
il giorno dell'Epifania venerdì 6 gennaiocon inizio alle ore 16.30
( inizio ultima visita alle ore 19.30 ).In caso di maltempo il presepe viventesarà rimandato a Domenica 8 gennaio
con inizio alle ore 16.30.
Sabato 24 dicembre dalle ore 22.30: possibilità di una bevanda calda presso la
Locanda dell'Oratorio
in attesa della S. Messa di mezzanotte.
na, avrebbe subìto la giusta punizione. Il Bambino, poi,avrebbe compiuto il suo primo miracolo, concedendole laguarigione.
Quando, a partire dal VII secolo, si cominciò a raffigurarela nascita di Gesù, gli artisti attinsero a piene mani dagli “apo-crifi”, certamente più ricchi di particolari e di suggestioni.
Nei secoli successivi, specialmente dopo il famoso “prese-pe vivente” organizzato da S. Francesco a Greccio nel Nataledel 1223, i racconti fantasiosi di questi pseudo-vangeli furonovia via eliminati e si cominciò a rappresentare solo i fatti de-scritti dai due Vangeli canonici di Luca e di Matteo.
La Natività di S. Abbondio è testimone di questo passag-gio: mantiene il racconto “apocrifo” delle due levatrici (Zelo-mi lava la mano di Salomè dopo che è stata guarita dal con-tatto con il Bambino che tiene tra le braccia) e lo accosta alracconto “canonico” della nascita. Ecco perché il Bambino èrappresentato due volte ed ecco perché ci sono ancora le le-vatrici.
Olgiate Comasco - chiesa di San Gerardo
Presepe Artistico Vi invitiamo a visitare il nuovo Presepe
accanto alla Chiesa di San Gerardo, a Olgiate Comasco.
Il Presepe è in funzione dalle 8 alle 22.30,
tutti i giorni, dal 25 dicembre al 31 gennaio.
Le offerte raccolte saranno destinate a padre Firmino, missionario Comboniano
che svolge la sua opera in Congo.
3. Ecco si comincia!Ecco in vista il primo gruppo, io e i miei amici avevamo
iniziato a recitare con una musica che creava un’atmosferacalda e carica di emozioni, e io mi arricchivo con un’altraemozione tutta particolare: mio papà era il narratore del pri-mo gruppo! Ma non è stata l’ultima volta che ha narrato,poiché c’erano veramente tanti gruppi e pochi narratori, que-sti hanno dovuto fare in fretta per soddisfare la voglia di tuttigruppi di vedere Gesù nella sua piccola culla. Ma faceva fred-do, quindi ogni 3 gruppi che passavano ci portavano un bic-chiere colmo di thè caldo, era il più buono che avessi mai as-saggiato!
4. Preparazione per la MessaEra circa mezzanotte e io e i miei amici ci eravamo incam-
minati per tornare verso l’oratorio per cambiarci e fare i chie-richetti. Una volta vestiti, Riccardo Mascetti, il responsabiledei chierichetti, ci aveva già assegnato i “compiti” per i qualiavevamo fatto le prove un po’ di tempo prima, io avevo ilcompito di portare all’Altare le candele.
5. Ecco la Messa di NataleEcco la processione, don Omar bacia l’altare: la Messa inizia.Dopo i vari momenti della Messa ecco arrivato il momen-
to che aspettavo con trepidazione, prendo la candela e miposiziono a lato dell’Ambone. Don Omar comincia a leggere.Era bello ascoltare la Parola del Signore e guardare il presepe.Poi, ecco arrivare il momento centrale della Celebrazione eu-caristica e quindi la possibilità di fare comunione con Gesù ...Finita la celebrazione, don Omar dà la benedizione: ... andia-mo in pace. Per ciascuno di noi e per gli altri la pace è il do-no più bello del Natale
Matteo G.
Troviamo una scena del tutto simile anche in Giotto, negliaffreschi della basilica di Assisi; invece nella cappella degliScrovegni a Padova (vedi foto in prima pagina), Giotto haormai abbandonato definitivamente le tradizionali rappresen-tazioni fantastiche degli “apocrifi”, per privilegiare i dati piùsemplici ma più profondi dei Vangeli canonici.
fl. mr.
3 Vita Olgiatese25 Dicembre 2011
Mattia nel numero dei DodiciCon questi versetti termina il primo capitolo degli Atti de-
gli Apostoli, una sorta di “cerniera” tra la vicenda di Gesù,narrataci da Luca nel suo Vangelo, e l’inizio della storia terre-na della sua Chiesa.
Anche questo brano evidenzia l’interesse autentico del re-dattore. Non una semplice cronaca, ma una rielaborazionedei fatti tale da farci comprendere il loro vero significato.
Da un punto di vista storico emergono qui due elementicerti: la tragica fine di Giuda Iscariota - non sappiamo se sui-cida o perito in un incidente: si leggano le due diverse versio-ni della sua morte, quella di Matteo (27,5) e questa di Luca -e la ricostituzione del nucleo originario dei “Dodici” , fonda-mento della nascente Chiesa.
Diversi sono invece i significati teologici del brano.* Luca ci dice che Pietro parla ad un gruppo di 120 persone.
Il termine greco utilizzato dall’evangelista per indicare ilnumero delle persone (ochlòs) è lo stesso che Luca, nel suoVangelo, usa per definire coloro che, con frequente ricor-renza, seguono Gesù. Luca vuole dirci quindi che si tratta diun gruppo di fedeli che ha già la connotazione di una Chie-sa.
* L’insistenza sulla necessità di ricomporre il nucleo dei “Do-dici”, senza dirci chi sono i “Dodici”, ma solo specificandoripetutamente il numero, ne ribadisce il forte significatosimbolico: come dodici erano le tribù del “vecchio” Israele,dodiici sono coloro sui quali si fonda la sua Chiesa, il “nuo-vo” Israele.
* Questi “Dodici” devono poi avere certe caratteristiche: de-vono essere stati con Gesù dal suo battesimo fino all’ascen-sione, devono essere stati testimoni della sua risurrezione,non solo, ma devono anche averlo visto risorto. Solo Mat-tia e Giuseppe possiedono queste caratteristiche tra i 120
discepoli che troviamo riuniti con Pietro.
* Prima della scelta di Mattia, l’assemblea prega affinché Gesùmanifesti la sua volontà circa il prescelto. La preghiera è fat-ta al Cristo: è la prima volta, nel Nuovo Testamento, che siprega Gesù. Ora, poichè per gli Ebrei la preghiera era dovu-ta solo a Dio, appare qui che la neonata comunità di fedeliha già raggiunto la consapevolezza della divinità di Gesù.Durante la storia della Chiesa spesso ci si è dimenticati chesolo Dio - Padre, Figlio e Spirito Santo – deve essere prega-to. I Santi e Maria devono solo essere invocati perché pre-ghino per noi il Signore: un diverso atteggiamento puòsconfinare nell’idolatria.
* L’ultimo significato teologico del brano riguarda l’interpre-tazione della morte di Giuda. Luca fa riferimento al salmo69,2 e al salmo 109,8. Le due citazioni veterotestamentarieci raccontano del giusto perseguitato e della punizione chesopporteranno i persecutori: Giuda, che fa condannare Ge-sù, viene duramente punito.
Atti 1, 15 –26 introduce anche l’argomento relativo allagerarchia della Chiesa. La costituzione conciliare “Lumen Gen-tium” ben specifica questo tema esplicitando le basi biblicheche ne definiscono la formazione e il ruolo (per un approfon-dimento si rimanda ai nnrr. 19 e 20 della costituzione dogma-tica Lumen Gentium).
Prossimi incontri per continuare la lettura degli Atti degliApostoli:
Martedì 10 gennaio in casa parrocchiale; mercoledì 11 gen-naio presso l’oratorio di Sommino.
Lunedì 23 gennaio in casa parrocchiale; martedì 24 gen-naio presso l’oratorio di Somaino
Una notizia assolutamen-te inaspettata. Il mio amicoFranco Riva (Ginepro, damonaco) è stato eletto abatedella antichissima e impor-tante abbazia di Tamié in Al-ta Savoia, Francia.
MERCANTE DI PERLE
La Caritas italiana compie 40 anni
Dal 21 al 23 novembre scorsi, oltre 600 direttori e operatori delle220 Caritas diocesane e di Caritas italiana si sono incontrati aFiuggi per il 35° Convegno nazionale delle Caritas diocesane.Il titolo del Convegno era: “La Chiesa che educa servendo carità.... «si mise ad insegnare loro molte cose» (Mc 6, 34)”.Il Convegno ha avuto il suo epilogo giovedì 24 novembre con laCelebrazione Eucaristica presieduta dal cardinale AngeloBagnasco, presidente della CEI, e con l'udienza del Santo Padread oltre 10.000 volontari confluiti nella Basilica di San Pietro aRoma, per ricordare i 40 anni di Caritas italiana, nata il 2 luglio1971 per volontà del papa PaoloVI.Anche due rappresentanti della nostra Caritas Parrocchiale sonostate invitate a partecipare alla Celebrazione Eucaristica e all'u-dienza del Santo Padre. Federica ed io abbiamo accettato l'invito,e vi garantiamo che non siamo rimaste deluse, anzi è stata un'esperienza molto bella e fruttuosa.Mercoledì 23 novembre, dopo aver visitato la nuova sede dellaCaritas Diocesana inserita nel complesso Cardinal Ferrari inComo, siamo partite, con altre sedici rappresentanti provenientidai vari vicariati diocesani, a bordo di due pulmini verso Roma.Alle diciotto siamo arrivati nella Casa delle suore di SanGiuseppe dell'Apparizione, dove ci attendevano il nostro diretto-re diocesano Roberto Bernasconi, Luigi e Massimiliano: dueoperatori di Caritas diocesana che avevano partecipato alConvegno di Fiuggi.Già durante il viaggio, Federica ed io abbiamo avuto modo discambiare pensieri e opinioni con gli altri rappresentanti della dio-cesi. Ma, in modo più intenso durante la cena e la passeggiata sera-le per le vie di Roma, abbiamo avuto la possibilità di fare una veri-fica di confronto con la realtà della nostra parrocchia con quelledelle altre parrocchie della nostra diocesi. Fosse stato anche soloper questo “scambio” il viaggio non sarebbe stato vano.Il giorno dopo, verso le otto, eravamo tutti in San Pietro per lacelebrazione Eucaristica durante la quale sono state lette varietestimonianze di diverse Caritas Italiane veramente toccanti. Alledodici il tanto atteso momento con il Santo Padre. Difficile sinte-tizzare in poche righe l'intero discorso, che merita (è nostra inten-zione con l'aiuto di Don Marco farlo) di essere letto integralmen-te, analizzato e meditato profondamente per poter poi cercare diattualizzarlo. Ve ne riporto una breve sintesi:«Con gioia vi accolgo... vi saluto con affetto, unendomi al rin-graziamento dell'intero Episcopato italiano per il vostro preziososervizio... A voi è affidato un'importante compito educativo neiconfronti delle comunità, delle famiglie, della società civile incui la Chiesa è chiamata ad essere luce. Si tratta di assumere laresponsabilità dell'educare alla vita buona del Vangelo, che ètale solo se comprende in maniera organica la testimonianzadella carità...».«Cari amici, non desistete mai da questo compito educativo, anchequando la strada si fa dura e lo sforzo sembra non dare risultati.Vivetelo nella fedeltà alla Chiesa e nel rispetto dell'identità dellevostre Istituzioni, utilizzando gli strumenti che la storia vi ha con-segnato e quelli che “la fantasia della carità” - come diceva ilbeato Giovanni Paolo II - vi suggerirà per l'avvenire».«Nei quattro decenni trascorsi, avete potuto approfondire, speri-mentare e attuare un metodo di lavoro basato su tre attenzionitra loro correlate e sinergiche, ascoltare, osservare, discernere,mettendolo al servizio della vostra missione: l'animazione carita-tiva dentro le comunità e nei territori. Si tratta di uno stile cherende possibile agire pastoralmente, ma anche perseguire undialogo profondo e proficuo con i vari ambiti della vita ecclesia-le, con le associazioni, i movimenti e con il variegato mondo delvolontariato organizzato».«Ascoltare per conoscere, certo, ma insieme per farsi prossimo,per sostenere le comunità cristiane nel prendersi cura di chinecessità di sentire il calore di Dio e lo possano sentire tramitele nostre mani e i nostri cuori aperti. In questo modo le Caritasdevono essere come “sentinelle”, capaci di accorgersi e di faraccorgere, di anticipare e di prevenire, di sostenere e di propor-re vie di soluzioni nel solco sicuro del Vangelo e della dottrinasociale della Chiesa...».«...Quella dei gesti, dei segni è una modalità connaturata allafunzione pedagogica della Caritas. Attraverso i segni concreti,infatti, voi parlate, evangelizzate, educate...».«Fin dall'inizio del vostro cammino pastorale, vi è stato conse-gnato come impegno prioritario, lo sforzo di realizzare una pre-senza capillare sul territorio, soprattutto attraverso le CaritasDiocesane e Parrocchiali. È obbiettivo da perseguire anche nelpresente...».«Rispondere ai bisogni significa non solo dare il pane all'affa-mato … il pensiero non può non andare anche al vasto mondodella migrazione. Spesso calamità naturali e guerre creanosituazioni di emergenza. La crisi economica globale è un ulterio-re segno dei tempi che chiede il coraggio della fraternità...».«...L'umanità... cerca segni di speranza. La nostra fonte di spe-ranza è nel Signore. Ed è per questo motivo che c'è bisogno dellaCaritas; non per delegarle il servizio di carità, ma perché sia unsegno della carità di Cristo, un segno che porti speranza. Cariamici, aiutate la Chiesa tutta a rendere visibile l'amore di Dio.Vivete la gratuità e aiutate a viverla. Richiamate tutti all'essen-zialità dell'amore che si fa servizio. Accompagnate i fratelli piùdeboli. Animate le comunità cristiane. Dite al mondo la paroladell'amore che viene da Dio. Ricercate la carità come sintesi ditutti i carismi dello Spirito...».Al termine del suo discorso il Papa ci benedice e ci congeda; l'e-mozione è veramente forte. Penso che a nessuno sia venutavoglia di alzarsi per andare via, ma si è avvertita la necessità dirimanere lì, in quella Basilica, per poter continuare a riflettere epregare il Signore perché ci dia la forza, la capacità di attuarealmeno in parte quanto abbiamo ascoltato.Il tempo stringe, il Papa sta passando nella navata, salgo sullasedia per vederlo meglio, mi sembra molto più magro di quelloche pensavo. La gente spinge, i Sanpietrini ci invitano ad uscire,mi concedo una deviazione al percorso perchè non posso lasciarela Basilica senza passare davanti alla tomba del Beato GiovanniPaolo II. Ce l'ho fatta, a lui affido una preghiera da portare alSignore. Passo la soglia del grande portale, raggiungo gli altri,insieme partiamo alla volta di Como, certi che con l'aiuto delSignore riusciremo a continuare il cammino con maggior forza.
Bruna
Una notizia inaspettataperché Ginepro ha emesso ivoti perpetui a Tamié da po-co più di sei anni e per di-ventare abate la regola neprevede almeno sette; e poi,soprattutto, perché fin daitempi di S. Benedetto l’abatedeve essere prete, e Ginepronon lo è: ha sempre volutorimanere un semplice mona-co. L’impressione è che i mo-naci di Tamié, pur di avereGinepro come abate, sianostati disposti a fare le dovuteeccezioni sui tempi dei votiperpetui e ad aspettare qual-che mese fino a quando cisarà l’ordinazione presbitera-le. Con un paragone un po’azzardato, ho fatto notare aGinepro che è stato così an-che per S. Ambrogio, elettoa furor di popolo vescovo diMilano quando non era an-cora nemmeno battezzato(conoscendolo bene, sospet-to, tra l’altro, che anche luiabbia fatto di tutto, per nonfarsi eleggere, proprio comeS. Ambrogio…).
Con Franco, originario diRovenna di Cernobbio, hocondiviso gli anni di teologianel Seminario di Como. Eradi una classe avanti a me, main quegli anni non ci si for-malizzava sulle classi: aveva-mo costituito un “gruppo in-terclasse” e sia lui che il sotto-scritto ne facevamo parte.Siamo diventati molto amici,coinvolgendo anche le nostre
famiglie in questo legame. Lui era entrato in semina-
rio dopo il diploma alla “Ma-gistri”, cosa inusuale per queitempi. Forse anche per que-sto ha assunto fin dall’inizioun atteggiamento molto rigo-roso, motivato e propositivo.È per sua iniziativa se abbia-mo incominciato a frequenta-re l’Ozanam di via Napoleo-na; se ci siamo dedicati allacorsa in montagna; se, so-prattutto, abbiamo potuto fa-re esperienze estive di lavorocome manovali frontalierinella vicina Svizzera; ecc.
Quando i suoi compagni,nel 1974 alla fine dei corsiteologici, sono stati ordinatipreti, Franco ha deciso di im-boccare un’altra strada, quel-la della vita monastica. Indue, l’Augusto e io, l’abbia-mo accompagnato a piedi aRoma (750 Km. in 14 gior-ni…) dove è stato accoltonel monastero trappista delleTre Fontane. Dopo pocotempo, però, ha chiesto e ot-tenuto il trasferimento a Ta-mié, perché si era accortoche il monastero romano eratroppo ricco e non vivevadel lavoro dei monaci…
In Alta Savoia è rimastosei anni e poi, al momentodei possibili voti perpetui, hafatto la scelta di un’esperien-za monastica diversa e menogarantita. Dopo qualche an-no passato come monaco-la-voratore in provincia di Ber-gamo, ha acquistato una vec-chia baita in Val Perlana (so-pra Lenno) e vi si è trasferitostabilmente, assumendo an-che il nuovo nome di Gine-pro. Qui, oltre ad accudiregli animali della sua stalla(mucche, capre, un asino, uncane, vari gatti semiselvati-ci…) e a coltivare un invidia-
Echi dalla catechesi degli adulti (Atti, 1, 15 – 26)
bile orto, con l’aiuto di un’Associazione di amici è riusci-to a ristrutturare completa-mente l’antica basilica di S.Benedetto e una buona metàdel convento adiacente.
L’esperienza di un mona-chesimo semi eremitico eprevalentemente fondato sullavoro è durata quasivent’anni. Periodo bello an-che per me perché, vivendoin Valle Intelvi, mi era facilesalire in Val Perlana sia perriposare un po’, sia per lavo-rare (specialmente in estate afalciare il fieno), sia, sempli-cemente, per due chiacchierein amicizia.
Un po’ di stanchezza e,soprattutto, grosse difficoltàimpreviste che non permet-tevano la realizzazione delsuo sogno di riportare il bel-lissimo complesso monumen-tale di S. Benedetto in ValPerlana al suo uso originario,cioè alla vita monastica,l’hanno convinto ad abban-donare e a tornare a Tamié.
Qui, dopo i regolari votitemporanei, ha emesso i votiperpetui nel 2005, legando-si, così, per sempre a quellacomunità monastica. Il restoè storia di questi giorni.
Qualcuno ha sintetizzatola sua vicenda monastica conqueste parole: “da capraio adabate”. Ha ragione, vista dal-l’esterno è stata veramentecosì. Vista un po’ più nelprofondo, è da leggere allaluce della parabola evangelicadel “mercante di perle” che,quando ne vede una migliore,vende tutto e la compra.
Spero di riuscire ad anda-re a Tamié in febbraio per la“Benedizione abbaziale”.Forse avrò tempo di ricorda-re con Ginepro qualche belmomento vissuto insieme. Dicerto gli chiederò di avereancora un occhio per la ValPerlana: non si sa mai che daquella posizione…
m. f.
San Benedetto in Val Perlana
Abbazia di Tamié
Fra Ginepro con l’asino Tito
425 Dicembre 2011
Vita Olgiatese
Esce la seconda e la quartadomenica del mese
Autorizz. Tribunale Como n. 10/82.
Con approvazione ecclesiastica.
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Omar Corvi, Franco Ghielmetti, Paolo
Donegani, Rolando Moschioni.
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Dai registriparrocchiali
BattesimiNiang Yasmin di NiangBabacar Robert e CasoMaria CinziaMadrina: Macchia GiseldaBorghi Benedetta diErmanno e RusconiFrancescaPadrini: Borghi Ambrogio eBernasconi Rosa
MortiLocatelli Carlo di anni 58 -via Volta, 11Bulla Luigia in Benzoni di
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Quali Prospettive per il nuovo anno?Siamo giunti alla fine di
un anno che si sta chiuden-do con prospettive pocorassicuranti per il prossimo2012. Su tutti i giornalisono spiegati i provvedi-menti adottati dal nuovogoverno per quella cheviene definita una crisi“epocale”. Molto semplice-mente la stragrande mag-gioranza degli Italiani ilprossimo anno si troveran-no ad essere un po’ piùpoveri. Le ricette per farfronte a questa crisi sonostate preparate da “tecnici”,esperti non legati alla politi-ca. Improvvisamente ci si èaccorti, dopo circa 20 anni,di essere ritornati più omeno ai tempi del MedioEvo. Chi ha studiato un po’di storia si ricorda, semplifi-cando, che allora e perparecchi secoli fino allarivoluzione francese, dauna parte c’erano i nobilicon tutti i loro privilegi, dal-l’altra il popolo, che di privi-legi ne aveva ben pochi.Anche in Italia si è capitoche da una parte c’è unaconsistente minoranza chesi è accaparrata anno dopoanno privilegi incredibili,dall’altra c’è una maggio-ranza di persone chehanno subito, quasi senza
manovra, presto o tardi, neservirà ancora un’altra .….
Nell ‘enciclica “Caritasin veritate” Benedetto XVIinvoca il bene comune,afferma che la carità “è ilprincipio non solo dellemicro-relazioni ma anchedelle macro-relazioni: rap-porti sociali, politici, econo-mici”. Senza verità, senzafiducia - aggiunge il Papa -“l’agire sociale cade in baliadi privati interessi e di logi-che di potere, con effettidisgregatori sulla società “.In sintesi sembra proprio lafotografia della nostrasocietà che si sta sfaldan-do, guidata molto spessoda una politica ingorda edaffaristica. Quanti di coloroche ci governano o che cihanno governato hannopreferito al bene comune (ilbene formato da individui,famiglie e gruppi intermediche si uniscono alla comu-nità sociale), il bene legatoai propri interessi o a quellidi gruppi privilegiati, lontanianni luce da quella “equitàsociale” tanto invocata?Per usare un termine tantodi moda, quando questo“spread” negativo saràinvertito ?
P.D.
rendersene conto e chesubiranno l’anno prossimo,questa volta in modo tangi-bile ed immediato, un lento,costante, inesorabile impo-verimento.
In una famiglia in cui cifosse uno dei componentiche non badasse a spesepreoccupandosi soltanto delproprio benessere, la logicainsegna che il capo famigliacon un po’ di saggezza, noncercherebbe di indebitarsiper aiutare chi sperpera,non spingerebbe gli altri acontribuire ancora di più perrimediare alla ingordigia dichi ha speso troppo senzaalcun freno. C’è da sperareche imponga la sua autoritàa questo soggetto affinchétagli le spese, elimini glisprechi, si adegui al tenoredi vita degli altri componentipiù sobri e laboriosi.Soltanto così, alla fine lafamiglia, tutta insieme, si tro-verà con più fondi a disposi-zione e potrà finalmentecrescere. L’esempio lo sipuò applicare ai provvedi-menti che si stanno adottan-do per “salvare” l’Italia:vanno in questa direzione onon è proprio così? Perchése così non fosse, il Paesenon potrà mai crescere edopo questa ennesima
I provvedimenti economici e il bene comune
La sera di sabato 17dicembre, su invito di DonSilvio, una buona parte dicollaboratori si sono riunitiin cappellina per passareuna serata insieme.Certamente è stata un’oc-casione d’incontro tramamme e papà del bar,delle merende, delle puliziee altri collaboratori dell’ora-torio insieme alle loro fami-glie, onorati dalla presenzadi Don Marco, ma è statoanche un modo più concre-to per sostenere economi-camente il nostro Oratorio.È stata una serata propriobella all’insegna della cor-dialità e dell’accoglienza. Un gruppetto di animatori sisono resi disponibili per
Oratorio: Natale e voglia di novitàOratorio: Natale e voglia di novità
Mi trovo a scrivere inquesto numero di VitaOlgiatese con il grandedesiderio di ringraziare tutticoloro che collaborano inoratorio, coloro che presta-no servizio nelle “piccolecose”. Lo stile che dobbia-mo richiamarci vuole esserequello che il Vangelo ciindica. In questo tempo diNatale che si apre davanti anoi, possiamo ammirarel’innamoramento di un Dioche si fa uomo per farsicomprendere e per regalar-ci la sua capacità di volerebene. Penso spesso alledinamiche e alla attivitàche svolgiamo in oratorio ecredo sempre che il tentati-vo del nostro “operare” siasempre spinto dalla vogliadi rendere visibile quella
Parola che ascoltiamo aMessa e che ci viene offertacome dono per la nostravita.
Considerando il tempoche si apre davanti a noi, misoffermo a pensare comespesse volte facciamo faticaad accogliere le novità checi sono accanto, accogliere
l’altro vuol dire accoglierloper quello che è e per quelloche in questo momento mipuò dare, ma anche, nellostesso tempo, spronarci espronare gli altri a fare sem-pre qualche passo in piùnella direzione che ci per-mette di costruire relazioniautentiche e vere.
Cosa chiedere allora inquesto Natale come regalo?Qualcuno potrebbe chiederepiù coraggio per condivide-re le idee e le occasioni; altripotrebbero fidarsi di quelloche viene chiesto loro e ren-dersi disponibili a svolgereun servizio nella comunità ein oratorio; qualcun’altroancora potrebbe provare alasciarsi guidare un po’ dallaParola che viene donata….Io chiedo per questo Natale,lo chiedo per me e per voi,la capacità di non distoglierelo sguardo da Gesù bambi-no, ricordandomi che quel-l’indifeso bimbo ha cambiatoper sempre la storia umana.
Nulla è impossibile a Dio!Chiedo per me e per voi
lo stupore e l’entusiasmo cri-stiano che nasce dalla consa-pevolezza che non siamo solimai (il Natale che celebria-mo ci ricorda proprio que-sto) e nella mia mente frulla-no idee e pensieri che posso-no rendere nuovo lo stile delnostro oratorio… voletesapere quali sono? Chiedete!E nella vostra mente? Speroche ne abbiate anche voi…con nel cuore il desiderio dicamminare insieme.
A tutti un augurio sincerodi un santo Natale.
Don Silvio
servire ai tavoli e i nostriamici cuochi ci hanno deli-ziato con la loro semprebuona cucina. Ci siamo sen-titi molto coccolati e volutibene... Meglio di cosi!?!La cappellina e i tavoli sonostati addobbati in modo dacreare un clima natalizio contovaglioli rossi e blu e ramet-ti di pungitopo sparsi per itavoli e decorati con deigraziosi fiocchetti rossi.Questa occasione è statapropizia per stare insiemecon chi per un motivo o perl’altro non si riesce a incon-trare, vuoi perché i turni noncombaciano, vuoi perchécomunque si hanno anchemolti altri impegni esterniall’oratorio.
All’insegna della sobrietàabbiamo fatto un piccolodono a Don Silvio insiemealla richiesta di sostenercicon la preghiera per avere lacostanza di continuare ilnostro servizio con impegnoe passione, ma la nostragioia è stata accorgerci chegià lui aveva pensato a cia-scuno di noi, donandoci unabella immaginetta della nati-vità.Siamo dispiaciuti per coloroche non hanno potuto pren-dere parte alla serata, mavogliamo far arrivare a tuttigli auguri di un Natale pienodella Gioia vera che soloGesù Bambino può portarci.
I collaboratori
CORPO MUSICALE OLGIATESEin collaborazione con
CITTA’ DI OLGIATE COMASCO
GIOVEDI’ 5 GENNAIO 2012
ORE 21,00Auditorium Centro Congressi MEDIOEVO
CONCERTO di GALA di INIZIO ANNODirettore: M° Edoardo Piazzoli
con la partecipazione del
GRUPPO di MUSICA POPOLARE ABRUZZESE“ECO TRA I TORRIONI”
Direttore: M° Vincenzo Cori
Presenta: Franco Maino
INGRESSO LIBERO
oratorio
S. G. B
osco
Olgiate C.
Il grillo parlante
Dopo l’articolo pubblicato sullo scorso numero diVita Olgiatese rigurdante il restauro dell’organo“Carnisi 1846” nella nostra chiesa parrocchiale, sonogià pervenuti, per questo scopo, euro 3.734,00.
Ringraziamo i solleciti benefattori e ci auguriamoche siano di buon esempio anche per tante altre per-sone.
Il restauro dell’organo comincia a suscitare interesse in parrocchia e in città
Insieme per l’oratorio
anni 77 - via Campaccio, 24