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Nel 1911, a Monaco di Baviera, nasce un altro movimento d’avanguardia: Der Balue Reiter (“Il cavaliere azzurro”).
Fondato in seguito alle divisioni nella Nuova associazione di artisti di Monaco da Vasilij Kandinskij e dall’amico Franz Marc, Der Balue Reiter coniuga l’espressione personale di ascendenza fauve con la ricerca di una spiritualità superiore.
Liceo Classico "Luigi Sodo"
«A tutti e due piaceva il blu. A Marc i
cavalli, a me i cavalieri. E così il nome
venne fuori da solo». V. Kandinskij
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Rispetto a Die Brücke, Der Blaue Reiter è mosso da una spinta utopica, per cui l’arte riveste un ruolo nell’elevazione dell’individuo.
Der Blaue Reiter è un gruppo internazionale di cui fanno parte anche August Macke e lo svizzero Paul Klee.
L’attività del gruppo finisce con la Prima Guerra Mondiale che disperde i membri e dà la morte a Marc.
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Nel primo decennio del Novecento,
Kandinskij lavora a una personale sintesi
fra il colore fauve e forme ispirate all’arte tradizionale russa.
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«Il sole tramontava; tornavo dopo avere disegnato ed ero ancora tutto immerso nel mio lavoro, quando aprendo la porta dello studio vidi davanti a me un quadro indescrivibilmente bello. All’inizio rimasi sbalordito, ma poi mi avvicinai a quel quadro enigmatico, assolutamente incomprensibile nel suo contenuto, e fatto esclusivamente da macchie di colore. Finalmente capii: era un quadro che avevo dipinto io e che era stato appoggiato al cavalletto capovolto. [...] Quel giorno, però, mi fu più chiaro che l’oggetto non aveva posto, anzi era dannoso nei miei quadri».
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Dopo il 1909 i titoli delle opere di
Kandinskij vengono raggruppati in
Improvvisazioni, Impressioni,
Composizioni.
Il Primo acquerello astratto è datato
1910, ma probabilmente eseguito
dall’artista nel 1913 e poi retrodatato per
garantirsi la paternità del passaggio
all’astrazione.
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Improvvisazione 26
Senza titolo (Studio per
Composizione VII, primo
acquerello astratto)
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Nel 1912 Kandinskij pubblica il saggio Lo spirituale nell’arte che non solo ribadisce l’autonomia dell’arte, ma assegna all’arte il compito di elevare l’uomo verso una vita spirituale superiore.
Ogni segno sul dipinto conta per se stesso, per il proprio colore e per la propria capacità di risuonare nell’animo dell’osservatore quasi come fosse una nota.
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Dopo la Prima guerra mondiale
Kandinskij torna in Russia dove il
linguaggio astratto si evolve dal
Cubofuturismo e prende forme
geometriche.
Le composizioni diventano meno
impetuose: le forme sono distinguibili
dallo sfondo, i motivi astratti si fanno
riconoscibili nelle loro diverse tipologie.
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Al ritorno in Germania segue l’inizio della collaborazione con
il Bauhaus nel 1922, che continuerà fino al 1933. Qui
Kandinskij insegna pittura con corsi che affrontano il disegno,
il design e la teoria del colore. In maniera del tutto
innovativa, introduce il tema degli elementi di base della
grammatica artistica, che compendia nel 1926 in una
pubblicazione pensata per gli studenti, Punto, linea,
superficie (1926).
Le opere di questa fase esprimono in immagini le sue
riflessioni teoriche e adottano linee e superfici
dall’andamento geometrico, in cui le forme sono
chiaramente distinguibili.
Le caratteristiche dei colori sono da considerarsi in relazione
alle forme, per cui, per esempio, il giallo raggiunge il massimo
della sua potenza espressiva del triangolo, il rosso nel
quadrato, l’azzurro nel cerchio.
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Definire Paul Klee un astrattista non è del tutto corretto; il suo percorso si snoda in parallelo all’Astrattismo, in particolare a quello dell’amico Vasilij Kandinskij.
La sua arte non sempre raggiunge esiti di astrazione totale; la sua pittura è in bilico tra astrazione e figurazione. In questo periodo l’arte primitiva, il disegno infantile e dei malati mentali alimentano l’immaginario poetico dell’artista.
Per Klee «l’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è».
I suoi disegni, dipinti, acquerelli, litografie sono quindi aperture su realtà possibili, piccole finestre su mondi immaginari. Due sono gli elementi fondanti di questi mondi: il colore, libero, gioioso o malinconico, e la linea, che in Klee vive di vita propria, perché «disegnare – come insegnava agli studenti del Bauhaus – è come portare una linea a fare una passeggiata». Liceo Classico "Luigi Sodo"
«Dalle radici affluisce nell’artista la linfa che attraversa lui e i suoi occhi. In tal modo egli adempie alla funzione del tronco. Premuto e commosso dalla potenza del flusso della linfa, egli lo dirige nell’opera secondo la sua visione. Come si vede il fogliame degli alberi allargarsi in tutte le direzioni, nel tempo e nello spazio, allo stesso modo accade anche per l’opera. [...] Nella sua funzione di tronco l’artista non può fare altro che raccogliere ciò che gli viene dalle profondità e trasmetterlo più lontano. Egli dunque non serve né comanda, fa solo da mediatore ».
Klee abbatte la contrapposizione tra arte figurativa e astratta: l’immaginazione è infatti sempre astratta, poiché essa nasce dalla visione dell’artista, e sempre realistica, perché parte da cose reali. Liceo Classico "Luigi Sodo"
Tra il 1912 e il 1913 Piet Mondrian si reca a Parigi, dove si interessa allo studio del Cubismo analitico. La sua adesione a questo linguaggio non va tuttavia letta in una prospettiva di scomposizione della realtà, ma casomai di sintesi della realtà in elementi base, comuni a tutti i fenomeni.
Per meglio comprendere questo processo è possibile seguire l’evoluzione di Mondrian attraverso le diverse opere dedicate, fra il 1908 e il 1912, al tema dell’albero.
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Questa progressiva eliminazione del
superfluo conduce Mondrian, qualche
anno più tardi, alla cancellazione
definitiva delle linee curve.
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Piet Mondrian pubblica nel 1917 sulla rivista
“De Stijl” – da lui fondata insieme a Theo
van Doesburg – il Manifesto del
Neoplasticismo.
Mondrian ribadisce il fine dell’arte, ovvero
l’eliminazione del tragico attraverso la
visualizzazione di un equilibrio dinamico semplificato, costruito sui soli elementi base
dell’espressione artistica: linee orizzontali e
verticali, bianco, nero e tre colori primari.
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Negli anni successivi alla fondazione di
“De Stijl” (1917) e alla pubblicazione del
Manifesto del Neoplasticismo Mondrian
perfeziona la sua sintesi della realtà fino
ad arrivare alle Composizioni degli anni
Venti, caratterizzate da una griglia nera
che delinea campiture rettangolari bianche, blu, grigie, rosse o gialle.
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Nel 1940, con la Seconda guerra mondiale, Mondrian si trasferisce a New York. A contatto con la scintillante metropoli americana, le sue luci e la sua vitalità, Mondrian realizza opere come Brodway Boogie-Woogie, in cui la griglia è formata da piccole sezioni di colore primario quadrate o rettangolari, dalle dimensioni variabili. Il ritmo è quello sincopato del jazz, e in particolare del boogie-woogie, allora di gran moda.
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Attraverso la partecipazione di critici, artisti,
filosofi, scienziati, musicisti, De Stijl si propone
di diffondere una concezione estetica
collettiva, un linguaggio astratto che possa
sposarsi con un’architettura razionale e
funzionale.
De Stijl si pone il problema di una traduzione
del linguaggio artistico nell’oggetto
quotidiano, e in questo modo si pone come
momento fondante del moderno design.
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Dopo una fase di Neoprimitivismo, Malevič approda all’astrazione nel 1913 e nel 1915 espone alcune opere all’ Ultima mostra futurista 0,10, evento che sancisce il rigetto totale del referente realistico della pittura.
Le sue opere, attraverso la geometria, aspirano ad un’arte pura che va al di là del mondo umano, sensibile, anche di quello scientifico.
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«Siamo in un deserto.
Solo un quadrato nero
su uno sfondo bianco ci
sta davanti»
«Sono uscito dal
bianco, sono
approdato al bianco, e
sono giunto nell’abisso
[...] ecco il libero abisso
bianco, l’infinito, sono
davanti noi ».
Lic
eo
Cla
ssic
o "
Luig
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do
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Se il Suprematismo poneva l’accento sul valore spirituale dell’astrazione, il Costruttivismo è caratterizzato, al contrario, da una connessione con la materialità dell’opera, che sia quella percettiva o quella tecnologica. L’arte per l’arte, sconnessa dalla sfera umana e pratica, non è possibile, perché essa si deve rivolgere alla vita quotidiana, all’”oggi”, senza cercare nella contemplazione il suo fine ultimo.
«Abbasso l’arte, viva la tecnica», Manifesto del Costruttivismo, 1920.
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