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Comune di Sesto Fiorentino UOA Assetto del Territorio ‐ Ufficio di piano
PIANO STRUTTURALE: VARIANTE 2014 AVVIO DEL PROCEDIMENTO VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA:DOCUMENTO PRELIMINARE art. 23 L.R. 10/2010
Marzo 2014
Sindaco: Gianni Gianassi Assessore all’Urbanistica: Maurizio Ulivo Soldi
Responsabile UOA Assetto del Territorio: Lorenzo Venturini Nucleo tecnico di progettazione: Giacomo Trentanovi (coord.), Matilde Casciaro, Leonardo Mangiarotti, Lorenzo Venturini Supporto amministrativo: Valeria Casella Garante della comunicazione: Stefania Nesi
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INDICE
1 Premessa ......................................................................................................................................... 3 2 Il Processo di Valutazione................................................................................................................ 4 2.1 Introduzione ............................................................................................................................ 4 2.2 Aspetti metodologici e iter procedurale ................................................................................. 6
3 Obiettivi della Variante 2014 al Piano Strutturale .......................................................................... 9 4 Valutazione di coerenza ................................................................................................................ 12 4.1 Valutazione preliminare di coerenza esterna ....................................................................... 12 4.2 Piani e programmi per ulteriori verifiche di coerenza esterna nel R.A. ................................ 20 4.3 Valutazione di coerenza interna............................................................................................ 20
5 Criteri per l’impostazione del rapporto ambientale ..................................................................... 21 5.1 Esito delle “consultazioni preliminari” .................................................................................. 21 5.2 Caratterizzazione dello stato dell’ambiente.......................................................................... 21 5.3 Definizione degli obiettivi di protezione ambientale ............................................................ 23 5.4 Possibili effetti significativi sull’ambiente ............................................................................. 24 5.5 Misure per impedire ridurre o compensare gli effetti ambientali negativi .......................... 28 5.6 Scelta delle alternative individuate per le azioni previste .................................................... 28 5.7 Sistema di monitoraggio........................................................................................................ 28 5.8 Sintesi non tecnica................................................................................................................. 28
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1 Premessa
Il Comune di Sesto Fiorentino è dotato di Piano strutturale approvato con deliberazione del Consiglio Comunale n. 18 del 30 marzo 2004 e successiva variante approvata con deliberazione del Consiglio Comunale n. 40 del 10 maggio 2012. Il Comune è altresì dotato di Regolamento Urbanistico approvato con deliberazione del Consiglio Comunale n. 71 del 12 dicembre 2006 e del 2° Regolamento Urbanistico approvato con deliberazione del Consiglio Comunale n. 6 del 28 gennaio 2014.
In sede di controdeduzione è emerso con particolare chiarezza che alcune esigenze di carattere socioeconomico, emerse di recente, non possono essere soddisfatte modificando il solo Regolamento Urbanistico.
Dal punto di vista della valutazione, secondo la legge regionale 1/20051 e la legge 10/2010 e ss.mm.ii, che ne regola anche le procedure, il Piano Strutturale è soggetto alla valutazione ambientale strategica (Vas)2.
1 Legge regionale 3 gennaio 2005 n. 1 art. 11 comma 1. 2 Legge regionale 12 febbraio 2010. art. 5 bis comma 1 lettera g.
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2 Il Processo di Valutazione
2.1 Introduzione
La valutazione ambientale strategica, che da ora in poi per semplicità chiameremo Vas, rappresenta lo strumento attraverso il quale gli aspetti di tipo ambientale vengono presi in considerazione durante l’elaborazione degli atti di pianificazione. É regolamentata da una normativa nazionale3 che la Regione Toscana ha recepito attraverso la legge regionale 10/20104. L’intero processo di valutazione è caratterizzato da un iter abbastanza complesso la cui schematizzazione è riportata nella figura 2.1. In essa vengono indicate: le diverse fasi della procedura, le relative tempistiche, la documentazione tecnica da produrre e gli adempimenti del procedimento amministrativo.
3 D.lgs 152/2006 4 La legge regionale 12 febbraio 2010 n. 10 “Norme in materia di valutazione ambientale strategica (VAS) di valutazione di impatto ambientale (VIA) e di valutazione di incidenza “è stata modificata prima dalla legge regionale 12 febbraio 2010 n. 11, poi dalla legge regionale 30 dicembre 2010 n. 69 e infine dalla recentissima legge regionale 17 febbraio 2012 n. 6.
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Figura 2.1 ‐ Schema del processo di valutazione secondo la legge 10/2010
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2.2 Aspetti metodologici e iter procedurale
Come è possibile ricavare dal precedente schema, l’intero processo valutativo si inquadra all’interno del più generale percorso di elaborazione dello strumento di pianificazione, dal momento in cui l’Amministrazione predispone l’atto con il quale da inizio formale alla procedura fino alla definitiva approvazione. Così come avviene per il piano vero e proprio, anche la procedura di Vas, secondo le disposizioni della normativa regionale5, deve svolgersi in due momenti: il primo si conclude con l’adozione e il secondo termina con l’approvazione. A tali momenti sono associate attività di diversa natura (elaborazione documentale, coinvolgimento di enti esterni, istruttorie, formulazioni di pareri, ecc), che interessano soggetti differenti con compiti specifici.
2.2.1. I soggetti e gli organi coinvolti nel procedimento di Vas
L’elenco successivo indica i soggetti e gli organi che partecipano al processo e i relativi ruoli: 1. l’autorità procedente e il proponente sono entrambi rappresentati dall’Amministrazione
comunale di Sesto Fiorentino rispettivamente attraverso: il Consiglio Comunale che adotta e approva il piano e l’U.O.A. Assetto del Territorio che elabora il Piano e la documentazione relativa alla Vas;
2. l’autorità competente, che ha il compito di esprimere il parere motivato, è costituita dal responsabile dell’UOA Lavori Pubblici, dal Responsabile del Servizio Mobilità del Comune di Sesto Fiorentino e da un funzionario dell’area tecnica del Comune di Calenzano;
3. gli enti interessati e i soggetti con competenze ambientali6, che hanno il compito di esprimere pareri e fornire contributi, sono rappresentati da: 1) Regione Toscana; 2) Provincia di Firenze; 3) Autorità di ambito territoriale ottimale per la gestione dei servizi idrici AATO n. 3 “Medio
Valdarno” ovvero Autorità Idrica Toscana; 4) Soprintendenza per i beni Archeologici della Toscana; 5) Soprintendenza per i Beni Architettonici ed il Paesaggio e per il Patrimonio Storico Artistico e
Demoetnoantropologico; 6) Ufficio tecnico del genio civile; 7) Autorità di Bacino dell’Arno; 8) ARPAT: Dipartimento di Firenze; 9) Autorità per il servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani ATO Toscana centro; 10) ASF – Azienda sanitaria di Firenze 11) Consorzio di Bonifica dell’Area Fiorentina.
2.2.2. Avvio della procedura e consultazioni preliminari
L’avvio formale del processo di valutazione avviene con la trasmissione all’autorità competente e ai soggetti indicati al punto 3 del precedente paragrafo di un rapporto preliminare, predisposto dal proponente, con lo scopo di ottenere contributi, pareri ed eventuali ulteriori informazioni, di cui tener conto nello sviluppo della valutazione.
5 In applicazione del D.lgs 152/2006 6 Legge regionale 10/2010 art. 18 e art. 19
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Il Proponente e l’Autorità Competente hanno stabilito7 in 60 (sessanta) giorni il termine per l’invio dei contributi e/o pareri, come risulta da apposito Verbale della seduta dell’Aut. Competente.
2.2.3. Il documento preliminare (di “scoping”)
Il rapporto preliminare (documento di “scoping”) è un documento che contiene le indicazioni utili per definire la portata e il livello di dettaglio delle informazioni da includere nel rapporto ambientale e i criteri con il quale impostarlo. A tale scopo:
specifica gli obiettivi e gli scenari di riferimento; valuta la coerenza preliminare di tali obiettivi con quelli degli altri strumenti e/o atti di
pianificazione che interessano il territorio (rinviando al Rapporto ambientale la valutazione dei piani di settore che vengono elencati);
illustra la metodologia con la quale si intende costruire il quadro conoscitivo ambientale e gli indicatori che si prevede di utilizzare;
definisce gli obiettivi di protezione ambientale; individua i possibili effetti significativi sull’ambiente.
2.2.4. Rapporto ambientale ed adozione
Il passaggio successivo consiste nell’elaborazione di un rapporto ambientale e rappresentata il momento più significativo del percorso di valutazione. Ovviamente in questa fase è opportuna e necessaria una forte integrazione con il processo di pianificazione, in quanto risultano strettamente intercorresse e conseguenti alle decisioni sulle scelte le attività di seguito elencate:
la definizione di un quadro conoscitivo di dettaglio, arricchito dalle informazioni acquisite durante la fase preliminare;
l’individuazione di obiettivi specifici quale declinazione di quelli più generali; la definizione di azioni per il loro conseguimento; l’individuazione delle possibili soluzioni alternative.
A supporto di queste attività viene predisposto il Rapporto ambientale che contiene:
1. l’analisi della coerenza degli obiettivi specifici e delle azioni con gli altri strumenti o atti di pianificazione (coerenza esterna) e, per quel che riguarda le azioni, con le linee di indirizzo, gli obiettivi, gli scenari e le eventuali alternative dello stesso piano oggetto della valutazione (coerenza interna);
2. la valutazione dell’effetto atteso sotto il profilo ambientale delle eventuali diverse soluzioni alternative;
3. il confronto delle alternative e le ragioni che hanno condotto alla selezione di quella ritenuta migliore;
4. l’indicazione delle misure di mitigazione cioè degli interventi o delle azioni previste per ridurre o compensare gli eventuali effetti negativi sull’ambiente generati dall’attuazione del piano;
5. la definizione di un adeguato sistema di monitoraggio; 6. l’illustrazione degli esiti delle consultazioni della fase di scoping e dell’analisi dei contributi
pervenuti; 7. una sintesi non tecnica delle informazioni contenute nel Rapporto ambientale.
Il Rapporto ambientale e la sintesi non tecnica8 sono adottati contestualmente alla proposta di piano.
7 La durata massima di questa fase è di 90 gg salvo un termine inferiore concordato fra proponente e autorità competente
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2.2.3. Adempimenti successivi all’adozione e contenuti degli atti relativi
Con l’adozione del piano, del rapporto ambientale e della sintesi non tecnica si conclude la prima parte del processo di Vas, che prosegue secondo le seguenti fasi:
1. comunicazione da parte del proponente all’Autorità competente della proposta di piano adottata, del rapporto ambientale e della sintesi non tecnica e contestuale pubblicazione sul BURT di un avviso9;
2. pubblicizzazione dei documenti adottati per 60 giorni entro i quali chiunque ‐ soggetti competenti in materia ambientale, pubblico interessato, associazioni ‐ ha la facoltà di presentare osservazioni; all’autorità competente e all’autorità procedente; tale fase coincide con quella prevista dalla legge 1/2005 per le l’istituto delle osservazioni10;
3. espressione del parere motivato dell’autorità competente entro i 90 giorni successivi alla scadenza del termine di cui al punto 2; che può contenere eventuali proposte di miglioramento del piano;
4. a seguito del parere motivato trasmissione da parte del proponete all’Autorità procedente:
1) della proposta di piano eventualmente modificata; 2) del Rapporto ambientale; 3) del parere motivato; 4) della documentazione acquisita durante la fase delle osservazioni; 5) della proposta della dichiarazione di sintesi.
Al termine di queste fasi si può procedere all’approvazione con un provvedimento che è accompagnato da una dichiarazione di sintesi contenente la descrizione:
a) del processo decisionale seguito; b) delle modalità con cui le considerazioni ambientali sono state integrate nel piano o programma; c) delle modalità con cui si è tenuto conto del rapporto ambientale, delle risultanze delle
consultazioni e del parere motivato; d) delle motivazioni e delle scelte anche alla luce delle possibili alternative individuate nell’ambito
del processo di Vas.
8 Legge regionale 10/2010 art. 8 comma 6 9 Legge regionale 10/2010 e s.m.i art. 25 comma 1 10 Legge regionale 1/2005 art. 17
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3 Obiettivi della Variante 2014 al Piano Strutturale Come già evidenziato nelle premesse la Variante 2014 al Piano Strutturale prende spunto da una serie di esigenze che si sono evidenziate nel corso dell’approvazione del 2° Regolamento Urbanistico e ritenute condivisibili, alle quali non è stato possibile dare soddisfazione mediante le sole modifiche al RU. Tali esigenze, di natura tecnica o di carattere socioeconomico, sono:
Spazi produttivi: verifiche degli spazi produttivi con particolare riferimento all’area dell’Osmannoro e generale revisione delle ripartizioni del dimensionamento tra ambiti di trasformazione e aree urbane non consolidate;
Area collinare – modifica delle condizioni per il recupero del patrimonio edilizio diruto; Area collinare – verifica della disciplina relativa al territorio aperto, aggiornamento delle
condizioni di conservazione e trasformazione del patrimonio edilizio esistente abitativo per migliorare le condizioni di abitabilità;
Poli funzionali: verifica dell’attualità delle previsioni e possibile riorganizzazione degli stessi, con eventuale modifica di alcune destinazioni funzionali e ridefinizione dei perimetri;
Infrastrutture: adeguamento previsioni del sistema infrastrutturale; Adeguamenti alla normativa e pianificazione paesaggistica regionale e alle normative settoriali; Completamento dell’aggiornamento della strumentazione urbanistica vigente per le questioni
idrauliche e geo‐morfologiche; Aggiornamento del Quadro conoscitivo del Piano Strutturale sulla base di quello del Secondo
Regolamento Urbanistico approvato.
Per ogni obiettivo è stata individuata in via preliminare una serie di azioni e di indicatori per la valutazione ed il monitoraggio.
OBIETTIVO 1
Spazi produttivi: verifiche degli spazi produttivi con particolare riferimento all’area dell’Osmannoro e generale revisione delle ripartizioni del dimensionamento tra ambiti di trasformazione e aree urbane non consolidate
Azione 1: revisione del dimensionamento delle attività produttive all’interno dell’UTOE Osmannoro, e della ripartizione tra produttivo diffuso e in senso stretto, valutando un riequilibrio delle previsioni tra ambiti di trasformazione (AT) e aree urbane non consolidate (AUNC)
Indicatori: quantità di superfici a destinazione produttiva all’interno degli ambiti di trasformazione dell’UTOE Osmannoro
Azione 2: specializzare parte dell’AUNC IV Osmannoro sud quale area destinata all’insediamento di grandi complessi produttivi o a destinazioni di interesse strategico per l’intera area metropolitana
Indicatori: modifiche qualitative effettuate
OBIETTIVO 2
Area collinare – modifica delle condizioni per recupero di ruderi e del patrimonio edilizio diruto
Azioni:
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verifica dell’estensione della possibilità di recupero e di modifica delle destinazioni d’uso per i ruderi presenti nell’area collinare nei diversi subsistemi
Indicatori: quantità di edificazione diruta recuperata
OBIETTIVO 3
Area collinare – verifica della disciplina relativa al territorio aperto, aggiornamento delle condizioni di conservazione e trasformazione del patrimonio edilizio esistente abitativo per migliorare le condizioni di abitabilità
Azioni: approfondimento del quadro conoscitivo relativo al patrimonio edilizio collinare esistente, revisione della disciplina di conservazione e trasformazione dello stesso in relazione alla disciplina sovraordinata
Indicatori: quantità di edifici oggetto di revisione e monitoraggio
Azione 2: revisione dei perimetri relativi agli insediamenti collinari consolidati, allo scopo di permettere maggiore flessibilità nell’integrare le dotazioni e le attrezzature pubbliche e di interesse collettivo e altri interventi di qualificazione urbana
Indicatori: modifiche qualitative e quantitative effettuate
OBIETTIVO 4 Poli funzionali: verifica dell’attualità delle previsioni e possibile riorganizzazione degli stessi, con eventuale modifica di alcune destinazioni funzionali e ridefinizione dei perimetri
Azioni: verifica e possibile modifica dell’estensione dei perimetri, con eventuale modifica di alcune destinazioni funzionali, finalizzate ad un aggiornamento delle previsioni in relazione alle condizioni socioeconomiche attuali e alle trasformazioni avvenute nel decennio trascorso dall’approvazione del PS
Indicatori: modifiche qualitative e quantitative effettuate
OBIETTIVO 5
Infrastrutture: adeguamento previsioni del sistema infrastrutturale
Azioni: modifiche delle previsioni relative al sistema infrastrutturale sovracomunale in coerenza al nuovo scenario ed alle prospettive di realizzazione sul medio periodo
Indicatori: modifiche qualitative e quantitative effettuate
OBIETTIVO 6
Adeguamenti alla normativa e pianificazione paesaggistica regionale e alle normative settoriali
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Azioni: modifiche alla disciplina relative a richiami, rimandi e riferimenti a leggi e strumenti di pianificazione paesaggistica approvati ed in corso di approvazione; modifiche alle disposizioni di contenimento del rischio idro‐geo‐morfologico
Indicatori: modifiche qualitative e quantitative effettuate
OBIETTIVO 7
Completamento dell’aggiornamento della strumentazione urbanistica vigente per le questioni idrauliche e geo‐morfologiche
Azioni: aggiornare il Quadro conoscitivo del Piano Strutturale sulla base degli studi di supporto al Secondo Regolamento Urbanistico che anticipano l’aggiornamento del Quadro conoscitivo del Piano di assetto idrogeologico (PAI), tenuto conto di eventuali modifiche ed integrazioni
Indicatori: modifiche qualitative e quantitative effettuate
OBIETTIVO 8
Aggiornamento del Quadro conoscitivo del Piano Strutturale sulla base di quello del Secondo Regolamento Urbanistico approvato
Azioni: armonizzazione dei Quadri conoscitivi del Secondo Regolamento Urbanistico e del Piano Strutturale
Indicatori: modifiche qualitative e quantitative effettuate.
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4 Valutazione di coerenza
4.1 Valutazione preliminare di coerenza esterna
Mediante questa analisi si tratta di verificare la compatibilità preliminare, l’integrazione e il raccordo degli obiettivi rispetto alle linee generali della pianificazione sovraordinata e a quella di competenza della stessa Amministrazione comunale di Sesto Fiorentino. Questa analisi viene svolta attraverso l’utilizzo di una valutazione di coerenza che sarà: coerente, indifferente, non coerente, coerenza condizionata.
4.1.1. Con il Piano di indirizzo territoriale (PIT)
OBIETTIVO 1
Spazi produttivi: verifiche degli spazi produttivi con particolare riferimento all’area dell’Osmannoro e generale revisione delle ripartizioni del dimensionamento tra ambiti di trasformazione e aree urbane non consolidate
Obiettivi del PIT 2° metaobiettivo. Sviluppare e consolidare la presenza “industriale” in Toscana.
Il PIT ritiene uno degli obiettivi prioritari la presenza e la permanenza ‐ dinamica ma durevole – della presenza, come patrimonio territoriale toscano, del settore “industriale” inteso come l’insieme di quella “operosità manifatturiera” fatta di industrie e fabbriche propriamente dette, ma anche di ricerca pura e applicata, di evoluzione e innovazioni tecnologiche, di servizi evoluti a sostegno, degli attori, dei processi e delle filiere produttive e distributive […] ricca di reti multiverse e interattive per risultare competitiva nei mercati del mondo.
Valutazione Coerente
OBIETTIVO 2
Area collinare – modifica delle condizioni per recupero di ruderi e del patrimonio edilizio diruto
Obiettivi del PIT 3° metaobiettivo. Conservare il valore del patrimonio territoriale della Toscana. 1° obiettivo conseguente: tutelare il valore del patrimonio “collinare” della Toscana.
Il patrimonio “collinare” è uno dei fattori salienti della qualità del territorio toscano, cioè della sua universale riconoscibilità: un bene ‐ dunque ‐ imprescindibile per lo stesso valore del patrimonio territoriale collettivo. I poggi e i declivi che quel patrimonio compongono, esprimono una storia plurisecolare di razionale ed equilibrato rapporto fra lavoro e natura, oltre che di lotta per la sopravvivenza in un territorio fragile che l’intelligenza di generazioni di uomini e di comunità sociali hanno trasformato in opera d’arte. […] quando parliamo di “colline”, non a caso circondiamo la parola di virgolette. Poiché, parlare di “colline”, nel contesto e ai fini di questo Pit, significa ricorrere a una metafora per richiamare un fenomeno erosivo che investe più parti del patrimonio paesistico e ambientale toscano (...che le “colline”, per l’appunto, nell’immaginario collettivo simboleggiano).
Valutazione Indifferente
OBIETTIVO 3
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Area collinare – verifica della disciplina relativa al territorio aperto, aggiornamento delle condizioni di conservazione e trasformazione del patrimonio edilizio esistente abitativo per migliorare le condizioni di abitabilità
Obiettivi del PIT 3° metaobiettivo. Conservare il valore del patrimonio territoriale della Toscana. 1° obiettivo conseguente: tutelare il valore del patrimonio “collinare” della Toscana.
Il patrimonio “collinare” è uno dei fattori salienti della qualità del territorio toscano, cioè della sua universale riconoscibilità: un bene ‐ dunque ‐ imprescindibile per lo stesso valore del patrimonio territoriale collettivo. I poggi e i declivi che quel patrimonio compongono, esprimono una storia plurisecolare di razionale ed equilibrato rapporto fra lavoro e natura, oltre che di lotta per la sopravvivenza in un territorio fragile che l’intelligenza di generazioni di uomini e di comunità sociali hanno trasformato in opera d’arte. […] quando parliamo di “colline”, non a caso circondiamo la parola di virgolette. Poiché, parlare di “colline”, nel contesto e ai fini di questo Pit, significa ricorrere a una metafora per richiamare un fenomeno erosivo che investe più parti del patrimonio paesistico e ambientale toscano (...che le “colline”, per l’appunto, nell’immaginario collettivo simboleggiano).
Valutazione Indifferente
OBIETTIVO 4 Poli funzionali: verifica dell’attualità delle previsioni e possibile riorganizzazione degli stessi, con eventuale modifica di alcune destinazioni funzionali e ridefinizione dei perimetri
Obiettivi del PIT 2° metaobiettivo. Sviluppare e consolidare la presenza “industriale” in Toscana.
Il PIT ritiene uno degli obiettivi prioritari la presenza e la permanenza ‐ dinamica ma durevole – della presenza, come patrimonio territoriale toscano, del settore “industriale” inteso come l’insieme di quella “operosità manifatturiera” fatta di industrie e fabbriche propriamente dette, ma anche di ricerca pura e applicata, di evoluzione e innovazioni tecnologiche, di servizi evoluti a sostegno, degli attori, dei processi e delle filiere produttive e distributive […] ricca di reti multiverse e interattive per risultare competitiva nei mercati del mondo.
Valutazione Coerente
OBIETTIVO 5 Infrastrutture: adeguamento previsioni del sistema infrastrutturale
Obiettivi del PIT 1° meta obiettivo – integrare e qualificare la Toscana come “città policentrica” attorno ad uno “statuto” condiviso ; 3° obiettivo conseguente: sviluppare la mobilità intra e inter‐regionale Si tratta di perseguire la messa in opera ‐ mediante la definizione concordata dei Pum ‐ del Piano
regionale per la mobilità e per la logistica al fine di “rimettere in moto” la “città” regionale e stimolarne le opportunità rendendo agevole il muoversi tra i suoi centri e le sue attività secondo parametri di efficacia e di sostenibilità ‐ sul piano ambientale, economico e organizzativo ‐ così da rendere pienamente agibili per persone, merci e informazioni l’accesso e l’attraversamento della Toscana e l’insieme delle sue connessioni col resto d’Italia, d’Europa e del mondo. Ciò significa l’attivazione e, a seconda degli stadi di attuazione, il consolidamento di opzioni concernenti operazioni strategiche per la Toscana quali descritte nel «Quadro strategico regionale» ‐ parte
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integrante di questo Piano Si tratta[…] del compimento della modernizzazione e dello sviluppo del sistema stradale e autostradale regionale.
Valutazione Coerente
OBIETTIVO 6
Adeguamenti alla normativa e pianificazione paesaggistica regionale e alle normative settoriali
Obiettivi del PIT PIT come “ponte” dei sistemi funzionali del Pit tra i “metaobiettivi” e i Progetti integrati regionali del Prs che dei primi rappresentano un essenziale volano attuativo. Questo schema inverte il senso del previgente assetto programmatorio regionale e colloca il Pit all’inizio del processo di pianificazione e programmazione mediante le sue scelte statutarie ma ricolloca poi le sue stesse opzioni in una stretta complementarietà con le scelte strategiche dello sviluppo regionale. Su tale base si vanno quindi a costruire i piani e programmi settoriali, che trovano nella coerenza con il Pit, sul piano delle scelte territoriali, e con il Prs, su quello più generale delle priorità strategiche dello sviluppo, il terreno del confronto operativo e delle progettualità specifiche. Con deliberazione del Consiglio Regionale n. 32 del 16 giugno 2009 è stata adottata l’implementazione del Pit per la disciplina paesaggistica, mai approvata, per cui sono valide esclusivamente le salvaguardie rinnovate con deliberazione del Consiglio Regionale n. del …
Valutazione Coerente
OBIETTIVO 7
Completamento dell’aggiornamento della strumentazione urbanistica vigente per le questioni idrauliche e geo‐morfologiche
Obiettivi del PIT 1° meta obiettivo – integrare e qualificare la Toscana come “città policentrica” attorno ad uno “statuto” condiviso ; 4° obiettivo conseguente: sostenere la qualità della e nella “città toscana”. Riveste particolare rilievo il sistema integrato della difesa del suolo, costituito dalla correlazione tra pianificazione territoriale e pianificazione di bacino, per prevenire i rischi idraulici, idrogeologici e geomorfologici, mediante interventi coerenti alle esigenze qualitative testé prospettate.
Valutazione Coerente
OBIETTIVO 8
Aggiornamento del Quadro conoscitivo del Piano Strutturale sulla base di quello del Secondo Regolamento Urbanistico approvato
Valutazione in relazione al PIT Indifferente
4.1.2. Con il Piano territoriale di coordinamento (PTC)
OBIETTIVO 1
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Spazi produttivi: verifiche degli spazi produttivi con particolare riferimento all’area dell’Osmannoro e generale revisione delle ripartizioni del dimensionamento tra ambiti di trasformazione e aree urbane non consolidate
Obiettivi del PTC Art. 23 Norme. Razionalizzare la localizzazione degli insediamenti produttivi e contenere il consumo di suolo; rafforzare prioritariamente gli insediamenti di livello sovracomunale che presentano collocazioni ottimali rispetto alle infrastrutture primarie per la mobilità e scarse limitazioni o condizionamenti dal punto di vista ambientale; ridurre l’impatto ambientale degli insediamenti produttivi e il loro consumo di risorse non rinnovabili, promuovendo la costituzione di “aree produttive ecologicamente attrezzate” (APEA) di cui al successivo art. 26; innalzare la qualità degli insediamenti produttivi dal punto di vista funzionale e formale.
Valutazione Coerente
OBIETTIVO 2
Area collinare – modifica delle condizioni per recupero di ruderi e del patrimonio edilizio diruto
Obiettivi del PTC Art. 19 Norme. 1. Nei nuclei ed insediamenti minori del “territorio aperto”, di cui al precedente art. 7, non sono di norma consentiti ampliamenti edilizi e nuovo consumo di suolo. Può essere consentito un ampliamento dell’insediamento accentrato verso l’esterno solo in un’unica direzione. A tal fine, deve essere dimostrato che tutto il patrimonio edilizio esistente sia adeguatamente utilizzato. A tutela del valore complessivo del territorio aperto, nei nuclei ed insediamenti minori: a) la dimensione e la tipologia edilizia dei nuovi fabbricati devono essere proporzionate e contestualizzate rispetto agli insediamenti storici di cui divengono appendice; b) deve essere data assoluta preminenza alla funzione residenziale, in quanto essa costituisce il connettivo sociale ed economico più congruo; c) eventuali nuove destinazioni devono essere commisurate e proporzionate in quantità e qualità a quelle pre‐esistenti.
Valutazione Coerenza condizionata
OBIETTIVO 3
Area collinare – verifica della disciplina relativa al territorio aperto, aggiornamento delle condizioni di conservazione e trasformazione del patrimonio edilizio esistente abitativo per migliorare le condizioni di abitabilità
Obiettivi del PTC Art. 19 Norme. 1. Nei nuclei ed insediamenti minori del “territorio aperto”, di cui al precedente art. 7, non sono di norma consentiti ampliamenti edilizi e nuovo consumo di suolo. Può essere consentito un ampliamento dell’insediamento accentrato verso l’esterno solo in un’unica direzione. A tal fine, deve essere dimostrato che tutto il patrimonio edilizio esistente sia adeguatamente utilizzato. A tutela del valore complessivo del territorio aperto, nei nuclei ed insediamenti minori: a) la dimensione e la tipologia edilizia dei nuovi fabbricati devono essere proporzionate e contestualizzate rispetto agli insediamenti storici di cui divengono appendice; b) deve essere data assoluta preminenza alla funzione residenziale, in quanto essa costituisce il connettivo sociale ed economico più congruo; c) eventuali nuove destinazioni devono essere commisurate e proporzionate in quantità e qualità a quelle pre‐esistenti.
PIANO STRUTTURALE: VARIANTE 2014 VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA:
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Valutazione Coerenza condizionata
OBIETTIVO 4
Poli funzionali: verifica dell’attualità delle previsioni e possibile riorganizzazione degli stessi, con eventuale modifica di alcune destinazioni funzionali e ridefinizione dei perimetri
Obiettivi del PTC Art. 23 Norme. Razionalizzare la localizzazione degli insediamenti produttivi e contenere il consumo di suolo; rafforzare prioritariamente gli insediamenti di livello sovracomunale che presentano collocazioni ottimali rispetto alle infrastrutture primarie per la mobilità e scarse limitazioni o condizionamenti dal punto di vista ambientale; ridurre l’impatto ambientale degli insediamenti produttivi e il loro consumo di risorse non rinnovabili, promuovendo la costituzione di “aree produttive ecologicamente attrezzate” (APEA) di cui al successivo art. 26; innalzare la qualità degli insediamenti produttivi dal punto di vista funzionale e formale. Art. 24 Norme. Il potenziamento e la nuova localizzazione di servizi ed attrezzature di rilievo sovracomunale sono ammessi a condizione che: a) sia assicurato un elevato livello di accessibilità mediante il trasporto pubblico locale (TPL), attraverso la verifica delle caratteristiche delle reti infrastrutturali esistenti, programmate o eventualmente da realizzare contestualmente all’intervento; b) siano previste misure idonee a contenere gli impatti sugli elementi di interesse culturale e paesaggistico, ivi compresi gli impatti percettivi, nonché sul sistema ambientale, e siano stabilite misure di compensazione per gli impatti non mitigabili; c) sia definita adeguata dotazione di spazi verdi, di parcheggi e di strutture di servizio in relazione al numero di utenti programmato. Art. 24bis. Il Piano interprovinciale per la gestione dei rifiuti urbani e speciali è formato dalla Provincia, congiuntamente alle province di Prato e di Pistoia, ai fini dell’esercizio delle funzioni sovracomunali in materia di gestione dei rifiuti e in attuazione della LR 25/1998. Il quadro conoscitivo di detto piano interprovinciale integra il quadro conoscitivo del PTC. Art. 27 Norme. In conformità alle prescrizioni contenute nell’art. 15 della disciplina del PIT: a) le previsioni recanti nuove aree o aree in ampliamento di quelle esistenti per la localizzazione di grandi strutture di vendita costituiscono interventi che determinano effetti sugli assetti territoriali a scala intercomunale, e pertanto sono oggetto di concertazione tra le diverse amministrazioni competenti; b) la localizzazione di nuove grandi strutture di vendita è da consentire soltanto in aree urbane o ad esse contigue, senza soluzioni di continuità con il terreno urbanizzato. La valutazione di coerenza con il PTC è effettuata con riferimento ai seguenti criteri: a) garanzia di buone condizioni di accessibilità con le direttrici forti del trasporto pubblico locale e le stazioni ferroviarie del sistema ferroviario regionale; b) assenza di interferenze significative con l’ambiente; c) promozione e innalzamento della qualità urbana; d) riqualificazione ambientale e funzionale di aree urbane e/o di frangia.
Valutazione Coerenza condizionata
OBIETTIVO 5
Infrastrutture: adeguamento previsioni del sistema infrastrutturale
Obiettivi del PTC Art. 30 Norme. I piani strutturali dei Comuni: a) recepiscono nel proprio quadro conoscitivo le indicazioni dei piani regionali e del PTC e individuano ambiti di destinazione finalizzati alla possibile realizzazione o al potenziamento delle infrastrutture stradali; b) dettano direttive per gli atti di governo del territorio per assicurare che gli interventi di trasformazione urbanistica non comportino
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impatti negativi sul sistema della mobilità di interesse sovracomunale, secondo quanto stabilito dall’articolo 9, commi 7 e 8 del PIT; c) recepiscono le indicazioni relative alle fasce di rispetto della viabilità provinciale. Per ciò che attiene alla viabilità locale, i piani strutturali: a) introducono limitazioni alla possibilità di aprire nuove strade locali, nonché di potenziare o variare il tracciato delle strade esistenti, nel rispetto dei criteri dettati ai paragrafi 2.1.1.2 e 2.1.8 del Titolo II dello Statuto del territorio; b) subordinano la previsione degli interventi sopra indicati, alle verifiche stabilite al paragrafo 2.1.8 del Titolo II dello Statuto del territorio; c) assicurano la tutela della viabilità di interesse storico‐paesaggistico nel territorio rurale, nel rispetto dei criteri dettati al paragrafo 2.1.8 del Titolo II dello Statuto del territorio. Gli SU dei Comuni possono proporre modifiche ai tracciati di interesse provinciale, purché siano assicurate le funzioni di collegamento previste dal PTC, in conformità ai seguenti criteri: a) soddisfare esigenze derivanti dalla necessità di minimizzare l’impatto sull’ambiente e sul paesaggio e/o in caso di rilevanti difficoltà di costruzione; b) per ragioni di diverso assetto urbanistico. Art. 30 Norme. I piani strutturali dei comuni recepiscono nel proprio quadro conoscitivo le indicazioni dei piani regionali e del PTC e prevedono, in relazione alle infrastrutture da potenziare e da realizzare, adeguati corridoi infrastrutturali. Possono precisare, sulla base di rilevazioni di maggior dettaglio, il sedime delle aree effettivamente destinate ad attrezzature ferroviarie senza che ciò costituisca variante al PTC. Art. 33 Norme. I piani strutturali dei comuni recepiscono nel proprio quadro conoscitivo le indicazioni del master plan relative all’aeroporto di Firenze, prevedendo opportune salvaguardie in relazione all’eventuale espansione. Possono precisare, sulla base di rilevazioni di maggior dettaglio, il sedime delle aree aeroportuali senza che ciò costituisca variante al PTC. I piani strutturali, in coordinamento con la Provincia: a) assicurano un’adeguata accessibilità all’area aeroportuale, prevedendo opportuni corridoi infrastrutturali. La previsione delle opere da realizzare è demandata a specifici piani di sviluppo aeroportuale, così come previsto dal Master plan; b) dettano le direttive agli atti di governo del territorio inerenti le aree aeroportuali, le aviosuperfici e le elisuperfici sulla base della disciplina del Master plan. Art. 34 Norme. Le indicazioni cartografiche del PTC e le disposizioni contenute nello Statuto del territorio, Titolo II, hanno valore orientativo per la localizzazione delle opere di infrastrutturazione non esplicitamente disciplinate dalle presenti Norme.
Valutazione Coerenza condizionata
OBIETTIVO 6
Adeguamenti alla normativa e pianificazione paesaggistica regionale e alle normative settoriali
Obiettivi del PTC Art. 1 quinquies Norme. Al fine di contribuire alla formazione delle scelte paesaggistiche e di consentire il coordinamento delle misure da adottare nell’ambito del territorio provinciale in attuazione della disciplina paesaggistica regionale: a) sono da considerare i dati conoscitivi contenuti nell’Atlante delle invarianti strutturali, nelle Monografie dei sistemi territoriali e nel quadro conoscitivo; b) costituiscono elementi rilevanti per la definizione degli ambiti: 1) particolari combinazioni della morfologia, degli usi del suolo, degli appoderamenti e della maglia insediativa che conferiscono loro un carattere omogeneo; possono essere presenti in diverse parti del territorio provinciale; 2) sistemi dotati di una loro riconoscibilità in base alle specifiche relazioni sussistenti tra fattori naturali e di matrice antropica (litologia, morfologia, usi del suolo, caratteridell’edificato e dell’infrastrutturazione), riscontrabili in determinate parti del territorio e tali da connotarlo in modo
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univoco; possono essere ricondotte alle principali articolazioni della morfologia del territorio (montagna, collina, pianura), alle ‘regioni’ agrarie oppure a partizioni più fini.
Valutazione Coerente
OBIETTIVO 7
Completamento dell’aggiornamento della strumentazione urbanistica vigente per le questioni idrauliche e geo‐morfologiche
Obiettivi del PTC Art. 4 Norme. 1. Gli ambiti interessati dagli interventi di tipo strutturale per la riduzione del rischio idraulico sono individuati dalla pianificazione di bacino e, limitatamente alle casse di esondazione, schematicamente indicati con finalità ricognitive nelle Carte dello Statuto del territorio del PTC come specificato in legenda. In tali aree si applicano le misure di salvaguardia dei piani di bacino di cui alla legge 18 maggio 1989, n. 183. 2. Gli strumenti della pianificazione e programmazione provinciale promuovono azioni e comportamenti tali da non alterare l'efficienza idrogeologica del suolo, della copertura vegetale e quella idraulica della rete idrografica principale e minore. 3. Gli SU dei Comuni indirizzano le trasformazioni del territorio al fine di ridurre il rischio idraulico e di consentire il riequilibrio del territorio ed il suo utilizzo nel rispetto di uno sviluppo sostenibile. Art. 4 Norme. 1. Sono aree di protezione idrogeologica quelle sottoposte a vincolo idrogeologico ai sensi del R.D.L. n. 3267 del 30/12/1923. 2. A finalità ricognitiva tali aree sono individuate nella Carta del grado di vulnerabilità degli acquiferi all'inquinamento di cui al precedente art. 1 e nell’elaborato QC 08.1. (Protezione idrogeologica) del quadro conoscitivo. 3. In sede di riordino del vincolo idrogeologico, il PTC recepisce nel quadro conoscitivo gli elaborati tecnici elencati nell’art. 13 delle norme di attuazione del Piano stralcio assetto idrogeologico (PAI) della pianificazione di bacino del Fiume Arno. Tale integrazione non costituisce variante al PTC.
Valutazione Coerente
OBIETTIVO 8
Aggiornamento del Quadro conoscitivo del Piano Strutturale sulla base di quello del Secondo Regolamento Urbanistico approvato
Valutazione in relazione al PTC Indifferente
4.1.3. Con il Piano di assetto idrogeologico (PAI)
OBIETTIVO 1
Spazi produttivi: verifiche degli spazi produttivi con particolare riferimento all’area dell’Osmannoro e generale revisione delle ripartizioni del dimensionamento tra ambiti di trasformazione e aree urbane non consolidate
Valutazione in relazione al PAI Indifferente
OBIETTIVO 2
Area collinare – modifica delle condizioni per recupero di ruderi e del patrimonio edilizio diruto
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Valutazione in relazione al PAI Indifferente
OBIETTIVO 3
Area collinare – verifica della disciplina relativa al territorio aperto, aggiornamento delle condizioni di conservazione e trasformazione del patrimonio edilizio esistente abitativo per migliorare le condizioni di abitabilità
Valutazione in relazione al PAI Indifferente
OBIETTIVO 4 Poli funzionali: verifica dell’attualità delle previsioni e possibile riorganizzazione degli stessi, con eventuale modifica di alcune destinazioni funzionali e ridefinizione dei perimetri
Valutazione in relazione al PAI Indifferente
OBIETTIVO 5
Infrastrutture: adeguamento previsioni del sistema infrastrutturale
Valutazione in relazione al PAI Indifferente
OBIETTIVO 6
Adeguamenti alla normativa e pianificazione paesaggistica regionale e alle normative settoriali
Valutazione in relazione al PAI Indifferente
OBIETTIVO 7
Completamento dell’aggiornamento della strumentazione urbanistica vigente per le questioni idrauliche e geo‐morfologiche
Valutazione in relazione al PAI Coerente
OBIETTIVO 8
Aggiornamento del Quadro conoscitivo del Piano Strutturale sulla base di quello del Secondo Regolamento Urbanistico approvato
Valutazione in relazione al PAI Indifferente
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4.2 Piani e programmi per ulteriori verifiche di coerenza esterna nel R.A.
I piani e programmi da prendere in considerazione sono:
1. Piano di indirizzo Territoriale (Pit) approvato il 24 luglio 2007; 2. Piano di indirizzo energetico regionale (Pier); 3. Piano regionale dei Rifiuti; 4. Piano regionale terzo stralcio relativo alla bonifica delle aree inquinate; 5. Piano di tutela delle acque del Bacino dell’Arno; 6. Piano di ambito territoriale ottimale dell’ATO 3 “Medio Vladarno”; 7. Piano stralcio Qualità delle acque del bacino dell’Arno; 8. Piano stralcio per l’assetto idrogeologico (Pai) del Bacino dell’Arno; 9. Piano regionale di Sviluppo Rurale (Psr) 10. Piano territoriale di coordinamento (Ptcp) delle Provincia di Firenze vigente; 11. Piano territoriale di coordinamento (Ptcp) della provincia di Firenze adottato; 12. Piano energetico ambientale provinciale (Peap); 13. Piano provinciale dei rifiuti urbani; 14. Piano provinciale dello sport; 15. Piano urbano della mobilità; 16. Piano comunale di classificazione acustica.
4.3 Valutazione di coerenza interna
Partendo dalla definizione del quadro degli obiettivi specifici, di quelli dedotti dalla normativa vigente, da direttive, da accordi e raccomandazioni che costituiscono un riferimento a livello nazionale e internazionale e delle azioni previste dagli strumenti, che insieme costituiranno gli obiettivi di sostenibilità, sarà condotta un’analisi mirata a verificare se sussista consequenzialità nel processo di pianificazione cioè se le azioni previste siano in grado di conseguire gli obiettivi fissati.
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5 Criteri per l’impostazione del rapporto ambientale
5.1 Esito delle “consultazioni preliminari”
Nell’elaborazione del Rapporto ambientale si terrà conto dei contributi ricevuto nella fase delle “consultazioni preliminari” dall’Autorità Competente e dai Soggetti competenti in materia ambientale, precedentemente elencati.
5.2 Caratterizzazione dello stato dell’ambiente
La procedura di Vas, essendo finalizzata a valutare gli effetti sull’ambiente dei piani necessita di un quadro di riferimento sulla situazione ambientale iniziale che in questo caso possiamo rappresentare con il quadro conoscitivo, costruito tramite la predisposizione di un sistema di indicatori di riferimento. Sotto il profilo metodologico, l’ampia esperienza di reporting a scala globale, nazionale e locale rende ormai disponibili sia manuali che casi‐studio. Ai fini dell’applicazione della Vas, in linea generale, ciò che sembra opportuno focalizzare è la necessità di adattare il reporting in tre direzioni: 1. una selezione delle componenti e dei temi ambientali coerente con l’oggetto analizzato; 2. una valutazione della criticità delle componenti ambientali e della significatività degli impatti
eventualmente esistenti anche in assenza delle trasformazioni previste, fattori di impatto, patrimoni da tutelare e valorizzare;
3. la semplificazione della rappresentazione e della descrizione della situazione, in maniera tale da rendere intelligibile e comunicabile agli altri soggetti coinvolti nel processo di pianificazione priorità, criticità, opportunità.
Da raccolta di dati statistici o da strumento meramente descrittivo dello stato dell’ambiente, il reporting ambientale è evoluto verso una funzione di supporto al processo decisionale, in relazione sia agli aspetti socio‐economici e sia alle prestazioni da assicurare.
5.2.1. Definizioni delle liste di indicatori
E’ ormai noto come esista una ampia letteratura sul tema degli indicatori e siano ormai disponibili numerose liste e manuali. In particolare, nell’ambito della valutazione ambientale degli strumenti di pianificazione, gli indicatori comunemente utilizzati sono quelli basati sul modello DPSIR della EEA (European Environmental Agency).
Nel caso in esame la lista degli indicatori (tabella 5.1) discende dalla verifica in primo luogo della rilevanza ai fini del secondo Ru e poi della possibilità di essere popolati.
Tabella 5.1 – Lista indicatori
Sistema ambientale Indicatore
Emissioni inquinanti atmosferici
Qualità dell’aria ‐ classificazione ai sensi del decreto legislativo 351/1999 Aria
Qualità dell’aria ‐ rilevamento
Qualità delle acque superficiali
Qualità delle acque sotterranee
Prelievi idrici e disponibilità Acqua
Distribuzione delle reti
Consumo di suolo Suolo
Pericolosità geomorfologica
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Sistema ambientale Indicatore
Geologia e rischio sismico
Pericolosità idraulica
Qualità di suolo e sottosuolo
Presenza di aree soggette a vincolo paesaggistico
Presenza di beni archeologici e culturali Sistema storico paesaggistico e naturale
Aree naturali
Clima acustico Rumore
Classificazione acustica
Mobilità Traffico e mobilità
Produzione di energia da fonti rinnovabili
Consumi energetici Energia
Emissioni climalteranti
Tracciato elettrodotti Campi elettromagnetici
Localizzazione antenne
Produzione di rifiuti urbani
Modalità di trattamento, recupero e smaltimento e relativi quantitativi
Raccolta differenziata Rifiuti
Produzione di rifiuti speciali
5.2.2. Situazione ambientale e disponibilità dei dati
Verranno ulteriormente studiate le già approfondite conoscenze ambientali contenute nel Rapporto ambientale Secondo regolamento urbanistico secondo le indicazioni riportate nella successiva tabella 5.2.
Tabella 5.2 ‐ Dati necessari alla costruzione del quadro conoscitivo ambientale
Sistema Indicatori Disponibilità Possibile detentore
Stato qualitativo acque superficiali e sotterranee
Sira
Consumi ATO, Gestore servizio idrico
Depurazione ATO, Gestore servizio idrico
Presenza pozzi idropotabile ATO, Gestore servizio idrico
Acqua
Reti distribuzione Comune
Aria IRSE ARPAT
Bonifiche Comune
Consumo di suolo Comune Suolo
Geologia Studi geologici
Rete ecologica Comune Ptcp provincia
Aree naturali Comune Natura e biodiversità
Aree a verde Comune
Consumi Comune (PEAC) Energia
Rete distribuzione gas Gestore servizio
PCCA Comune Rumore
Esposti Comune Comune
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Sistema Indicatori Disponibilità Possibile detentore
Elettrodotti Gestore tracciato linee e fasce di rispetto Elettromagnetismo
Antenne Comune
Parco auto ACI
Parcheggi Comune Mobilità
Piste ciclabili Comune
Rifiuti Tutti gli indicatori ARRR
Socio economico Popolazione Comune
5.2.3. Presenza e caratteristiche dei problemi ambientali ed aree di particolare rilevanza ambientale
In questa sezione del documento verrà messa in evidenza la presenza di eventuali criticità anche in assenza di trasformazioni (problemi ambientali esistenti) o di situazioni che potrebbero diventare critiche a seguito delle trasformazioni.
In particolare si segnala la presenza di alcune aree protette (tabella 5.3) che occupano oltre il 50% del territorio comunale. Verrà valutato come le limitate modifiche previste dagli obiettivi della variante possano incidere su queste aree mediante lo studio preordinato alla valutazione di incidenza
Tabella 5.3 ‐ Aree protette nel territorio comunale
Tipo Codice Denominazione Area (ha) Sup. coperta rispetto alla sup. territoriale
SIR ‐ SIC IT5140008 Monte Morello 1.725 35%
SIR ‐ SIC ‐ ZPS IT5140011 Stagni della Piana Fiorentina e Pratese 139 3%
ANPIL APFI10 Torrente Terzolle 992 20%
ANPIL APFI02 Podere La Querciola 58 1%
5.3 Definizione degli obiettivi di protezione ambientale
In applicazione del D.lgs 152/2006 e della legge regionale 10/2010, tra le informazioni da includere nel Rapporto ambientale vi sono: “ […] e) obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o degli Stati membri, pertinenti al piano o al programma, e il modo in cui, durante la sua preparazione, si è tenuto conto di detti obiettivi e di ogni considerazione ambientale”. In questo paragrafo saranno descritti e sintetizzati i principali riferimenti regionali (PRAA 2007‐2010) nazionali (Documento del ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio:) e internazionali (IV Programma di azione Ambientale dell’unione Europea) che porteranno alla definizione sia degli obiettivi di protezione ambientale e sia dei parametri rispetto ai quali saranno valutati gli effetti ambientali e saranno costruite le possibili alternative.
Tabella 5.4 ‐ Raffronto dei principali documenti di riferimento regionale, nazionale e internazionale per la definizione degli obiettivi di protezione ambientale
VI° Programma di Azione Ambientale 2002‐2012 dell’Unione Europea
Strategia d’azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia (Ministero dell’ambiente) e Piano di azione ambientale (PRAA) nella Regione toscana
Aree azione/obiettivi strategici Strategie tematiche/obiettivi specifici Aree azione/obiettivi strategici
Strategie tematiche/obiettivi specifici
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VI° Programma di Azione Ambientale 2002‐2012 dell’Unione Europea
Strategia d’azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia (Ministero dell’ambiente) e Piano di azione ambientale (PRAA) nella Regione toscana
Aree azione/obiettivi strategici Strategie tematiche/obiettivi specifici Aree azione/obiettivi strategici
Strategie tematiche/obiettivi specifici
Cambiamento climatico: stabilizzare le concentrazioni atmosferiche di gas serra ad un livello che non generi variazioni innaturali del clima terrestre
Inquinamento atmosferico: raggiungere livelli di qualità dell’aria che non comportino rischi o impatti negativi significativi per la salute umana e per l’ambiente
Cambiamenti climatici e protezione della fascia dell’ozono
I cambiamenti climatici e l’effetto serra
L’ozono stratosferico
Natura e biodiversità: proteggere una risorsa unica: proteggere e ripristinare il funzionamento dei sistemi naturali ed arrestare la perdita di biodiversità nell'Unione europea e nel mondo; proteggere il suolo dall'erosione e dall'inquinamento.
Protezione del suolo: manca un obiettivo specifico ma si sottolinea che “la protezione del suolo richiede un approccio integrato” poiché “è più il risultato della sua natura trasversale che non dell’intenzione esplicita di affrontare i problemi.”
Protezione e valorizzazione sostenibile della natura e della biodiversità
Le risorse viventi
Le biotecnologie
Suolo, sottosuolo e desertificazione
Ambiente e salute: ottenere una qualità dell'ambiente in virtù della quale il livello dei contaminanti di origine antropica, compresi i diversi tipi di radiazioni, non dia adito ad impatti o a rischi significativi per la salute umana
Inquinamento atmosferico: raggiungere livelli di qualità dell’aria che non comportino rischi o impatti negativi significativi per la salute umana e per l’ambiente.
Ambiente urbano: contribuire ad una migliore qualità della vita mediante un approccio integrato e attraverso un livello dell’inquinamento che non provochi effetti nocivi per la salute umana e l’ambiente.
Qualità dell’Ambiente e qualità della vita negli ambienti urbani
La qualità dell’aria
Il rumore
L’inquinamento elettromagnetico
Uso sostenibile delle risorse naturali e gestione rifiuti: garantire che il consumo delle risorse rinnovabili e non rinnovabili non superi la capacità di carico dell'ambiente; ottenere lo sganciamento dell'uso delle risorse dalla crescita economica mediante un significativo miglioramento dell'efficienza delle risorse, la dematerializzazione dell'economia e la prevenzione dei rifiuti.
Uso sostenibile risorse naturali: ridurre gli impatti ambientali negativi prodotti dall’uso delle risorse naturali in un’economia in espansione (disaccoppiamento)
Prevenzione e riciclaggio dei rifiuti: prevenzione dei rifiuti e incentivo al riutilizzo, al riciclaggio e al recupero. Lungo periodo: società basata sul riciclaggio che usa i rifiuti come risorsa
Prelievo delle risorse e produzione di rifiuti.
Le risorse idriche
I cicli di produzione‐consumo
I rifiuti
5.4 Possibili effetti significativi sull’ambiente
La valutazione dei possibili effetti significativi sull’ambiente sarà sviluppata attraverso 2 diversi livelli di analisi: valutazione qualitativa degli effetti ambientali: in questa prima fase, utilizzando lo strumento
dell’analisi matriciale, saranno individuate le relazioni causa‐effetto delle previsioni con gli obiettivi specifici assunti come parametri di valutazione, esprimendo anche un giudizio qualitativo sulle caratteristiche dell’effetto atteso (effetto potenzialmente negativo, effetto potenzialmente positivo, effetto incerto), formulato attraverso il giudizio di esperti;
valutazione quantitativa degli effetti ambientali rilevanti: per gli effetti ambientali più significativi individuati nella prima fase, laddove possibile sarà approfondito il livello di analisi con l’obiettivo di arrivare a fornire una stima quantitativa dell’effetto atteso.
5.4.1. La valutazione qualitativa degli effetti
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La valutazione avrà inizio partendo dagli obiettivi generali e specifici e dalle previsioni del Piano individuando gli effetti ambientali significativi, ovvero gli effetti da valutare, in relazione agli obiettivi di protezione ambientale assunti e ai relativi indicatori,. In generale, gli effetti significativi dovranno essere valutati su una scala territoriale adeguata e confrontati con opportune soglie basate su standard di tolleranza dei sistemi ambientali (capacità di carico, impatti sulla qualità dell’aria) o standard di capacità dei servizi (in termini di disponibilità idriche, capacità di smaltimento dei rifiuti, ecc…). Il processo di valutazione si tradurrà poi in “indicazioni di compatibilità o compensazione ambientale”.
E’ evidente come, nella fase di definizione e valutazione degli effetti ambientali, per alcuni aspetti prevale una certa discrezionalità: talvolta può risultare complessa e certamente non esaustiva l’individuazione degli effetti ambientali perlopiù indiretti legati ad un determinato intervento, per altri sono ormai disponibili riferimenti metodologici abbastanza condivisi e consolidati
A tal proposito l’Allegato I della legge regionale 10/2010 “Norme in materia di valutazione ambientale di strategica (Vas) valutazione di impatto ambientale (VIA) e di valutazione di incidenza” fornisce alcuni criteri di valutazione della significatività degli effetti, indicando la necessità di tener conto in particolare dei seguenti elementi: 1. probabilità, durata, frequenza e reversibilità degli effetti; 2. carattere cumulativo degli effetti; 3. rischi per la salute umana o per l'ambiente (ad es. in caso di incidenti); 4. entità ed estensione nello spazio degli effetti (area geografica e popolazione potenzialmente
interessate); 5. valore e vulnerabilità dell'area che potrebbe essere interessata a causa: delle speciali
caratteristiche naturali o del patrimonio culturale, del superamento dei livelli di qualità ambientale o dei valori limite, dell'utilizzo intensivo del suolo;
6. impatti su aree o paesaggi riconosciuti come protetti a livello nazionale, comunitario o internazionale.
Un altro aspetto utile ai fini della valutazione è la definizione di standard di riferimento11 in rapporto ai quali verificare l’efficacia delle scelte ipotizzate. A tal proposito è però importante segnalare la difficoltà nel definire in modo univoco soglie di riferimento generali per ogni effetto ritenuto significativo. Infatti, poiché in taluni casi gli standard non presentano il carattere di efficacia richiesto, è opportuno mantenere una certa elasticità nella loro determinazione.
Sono comunque riportati alcuni riferimenti utili per la definizione degli standard in rapporto alle risorse e alla situazione territoriale. Tali riferimenti riguardano sia lo stato delle risorse sia le pressioni che si esercitano su di esse sia il livello di servizio che viene assicurato.
11 Gli standard di riferimento possono essere definiti a livello sia qualitativo che quantitativo, oppure possono risultare dalla composizione di un insieme di criteri, mediante i quali determinare la rilevanza di un dato effetto ambientale
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Tabella 5.5 ‐ Possibili riferimenti utili per la definizione degli standard ambientali per la valutazione
Obiettivi settoriali
Aria:
riduzione dei gas che contribuiscono all’effetto serra
Acqua:
riduzione del livello di pressione delle sostanze inquinanti sulle risorse idriche
riduzione del livello di prelievo delle acque per i diversi usi
Natura e biodiversità:
tutela delle attività di conservazione della natura
Suolo:
contenimento del consumo di suolo
bonifica dei siti inquinati
Difesa del suolo:
prevenzione rischio idraulico ed idrogeologico
diminuzione esposizione al rischio
Energia:
contenimento dei consumi energetici
Rumore
riduzione del livello di pressione sonora
Rifiuti:
diminuzione della produzione dei rifiuti
aumento della raccolta differenziata
aumento della quantità dei rifiuti recuperati
Capacità di carico dei sistemi ambientali con particolare riferimento alle Zone vulnerabili, Zone sensibili e Zone di criticità ambientale
Verifica della capacità di carico esaminando, dove pertinente, i seguenti fattori di crisi: zone di rischio idraulico e dissesto, zone di sovrasfruttamento delle falde, zone di inquinamento delle falde, zone di inquinamento acque superficiali zone di inquinamento atmosferico, zone che non gestiscono bene i rifiuti.
Standard di capacità dei servizi
Aria:
garantire la coerenza con le misure di riduzione dell’inquinamento atmosferico definite in particolare con il piano regionale di rilevamento della qualità dell’aria.
Acqua:
elevare il grado di riutilizzo delle acque reflue e il conseguente risparmio di nuova risorsa
Suolo:
garantire che il consumo di nuovo suolo sia subordinato alla dimostrazione dell’impossibilità di utilizzare metodi di coltivazione differenti
Difesa del suolo:
garantire il rispetto delle esigenze di difesa del suolo espresse in particolare nella pianificazione di bacino
Energia:
incentivare l’uso di sistemi, impianti macchinari a minor impatto energetico
Rumore
incentivare l’uso di impianti e macchinari a minor emissione acustica
Rifiuti:
attuare azioni per il corretto recupero/smaltimento
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L’individuazione degli effetti ambientali significativi verrà effettuata attraverso l’analisi matriciale, uno strumento operativo rivolto a fornire una rappresentazione sintetica dei risultati e dei processi di analisi. Nella prima colonna della matrice verranno riportate le azioni previste dal piano; nella prima riga saranno invece richiamati gli effetti attesi legati ai temi prioritari per la valutazione ambientale (obiettivi di protezione ambientale). Questi ultimi saranno selezionati fra quelli che, appartenenti ad un set più ampio, di volta in volta risulteranno più appropriati, in relazione al tipo e all'intensità dell'interazione degli interventi previsti.
Nella matrice saranno evidenziati gli effetti attesi significativi adottando i seguenti livelli di valutazione: 1. effetto ambientale atteso potenzialmente positivo o comunque compatibile con il contesto
ambientale di riferimento (casella verde); 2. effetto ambientale atteso potenzialmente negativo, per cui si rendono necessarie opportune
misure di mitigazione (casella arancione); 3. effetto ambientale atteso incerto; l’intervento può avere effetti positivi o negativi a seconda
delle modalità con cui viene realizzato l’intervento (casella gialla); 4. non è individuabile un effetto significativo atteso dall’intervento con ripercussioni dirette
sull’aspetto ambientale considerato (casella bianca). Legenda
� Effetto potenzialmente positivo ▼ Effetto potenzialmente negativo
Effetto con esito incerto Effetto atteso non significativo
Tabella 5.6 ‐ Esempio di matrice di valutazione degli effetti ambientali del Piano
OBIETTIVI SPECIFICI / EFFETTI ATTESI
Lotta ai processi di cambiamento climatico
Salvaguardia della natura e delle biodiversità
Tutela dell'ambiente e della salute
Uso sostenibile delle risorse naturali e gestione dei rifiuti
AZIONE
Ridu
zion
e em
ission
i di CO2
Razion
alizzazion
e e ridu
zion
e de
i consum
i ene
rgetici
Mantenimen
to e re
cupe
ro
dell’eq
uilibrio idrogeologico
Tutela delle aree naturali di pregio
Ridu
zion
e de
lla pop
olazione
esposta
ad inqu
inam
ento atm
osferico e
acustica
Ridu
zion
e de
lla produ
zion
e di rifiu
ti,
e diminuzione
quantita
tivi con
feriti in
discarica
Conten
imen
to del con
sumo di suo
lo
Tutela qualità de
lle acque
ed uso
sosten
ibile della risorsa idrica
Azione 1 ▼ ▲ ▼ ▲ ▼ ▼ ▲
Azione 2 ▲ ▲
5.4.2. La valutazione quantitativa degli effetti rilevanti
Per quanto riguarda alcuni aspetti, cioè quelli per i quali sarà possibile una quantificazione (presumibilmente rappresentati dalla risorsa idrica, dal consumo di suolo e dalla produzione di rifiuti), verrà effettuata una stima dei fabbisogni in modo che questa possa essere confrontata con le reali disponibilità.
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DOCUMENTO PRELIMINARE
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5.4.3. Problemi specifici rispetto alle aree di particolare rilevanza ambientale potenzialmente interessate dal Piano
Saranno costruite specifiche elaborazioni che permetteranno di verificare eventuali situazioni di interferenza tra le criticità individuate al capitolo Errore. L'origine riferimento non è stata trovata. e gli ambiti territoriali che potenzialmente potrebbero essere interessati, in particolare verrà svolta una analisi più dettagliata nelle aree di trasformazione che il piano intende localizzare.
5.5 Misure per impedire ridurre o compensare gli effetti ambientali negativi
Ai sensi della legge regionale 10/2010, tra le informazioni da fornire nell’ambito del Rapporto ambientale sono incluse: “ […] g) misure previste per impedire, ridurre e compensare nel modo più completo possibile gli eventuali effetti negativi significativi sull’ambiente dell’attuazione del piano o del programma”.
In questo capitolo saranno fornite, in relazione ai diversi sistemi ambientali, direttive e indicazioni per la compatibilità ambientale delle previsioni da seguire o adottare durante la fase attuativa degli interventi, al fine di ridurre e/o minimizzarne le pressioni ambientali potenzialmente prodotte. Tali misure, che possono riguardare aspetti infrastrutturali, gestionali e tecnologici, si dividono in: 1. requisiti di compatibilità ambientale: rappresentano gli elementi di mitigazione degli effetti
ambientali negativi causati dall’intervento; 2. indirizzi ambientali: non hanno la caratteristica della prescrizione vera e propria ma possono
comunque determinare un miglioramento significativo del livello di sostenibilità dell’intervento.
5.6 Scelta delle alternative individuate per le azioni previste
Ai sensi della legge regionale 10/2010 tra le informazioni da fornire nell’ambito del Rapporto ambientale sono incluse: “h) sintesi delle ragioni della scelta delle alternative individuate e una descrizione di come è stata effettuata la valutazione […]”.
In tal senso nel documento sarà sviluppata l’analisi di possibili misure alternative.
5.7 Sistema di monitoraggio
Ai sensi della legge regionale 10/2010 tra le informazioni da fornire nell’ambito del Rapporto ambientale sono incluse: “h) sintesi delle ragioni della scelta delle alternative individuate e una descrizione di come è stata effettuata la valutazione […]”.
In tal senso nel documento sarà sviluppata l’analisi di possibili misure alternative.
5.8 Sintesi non tecnica
Ai sensi dell’Allegato 2, lettera j della legge regionale 10/2010 il capitolo avrà le caratteristiche di una sintesi non tecnica delle informazioni contenute nel Rapporto ambientale.