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LE RADICI COMUNI DELL’ISTRUZIONE TECNICA
E PROFESSIONALE
T ra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento imprenditori, movimento operaio e cattolico premono per accorciare le distanze tra scuola e lavoro.
Nascono le prime scuole tecniche, gestite dai Ministeri competenti per i diversi settori: agricoltura, industria, commercio. Per l’avvio ufficiale dell'istruzione tecnica e professionale, caratterizzate da radici comuni, bisognerà arrivare agli anni T renta.
L EGGE 15 giugno 1931 n.889
Regio Decreto del 21 settembre 1938, n.2038, convertito nella LEGGE 2 giugno 1939, n.739
Nascono gli istituti tecnici, riorganizzati e ricondotti nella competenza del Ministero della pubblica istruzione.
Istituzione di scuole di istruzione tecnica con ordinamento speciale: primo nucleo della futura istruzione professionale
Anni ’50
C.M. 27 febbraio 1959 n. 95
Scuole tecniche speciali denominate “ istituti professionali”, istituiti con singoli D.P.R.
Formalizzate per la prima volta le qualifiche e 100 profili professionali,ripartiti in 14 settori, sulla base delle classificazioni adottate dal Ministero del Lavoro.
L EGGE 27 ottobre 1969 n. 754
Istituzione dei corsi post-qualifica, per il conseguimento del diploma di maturità professionale.
D.P.R. 15 gennaio 1972 n. 10
T rasferimento alle Regioni delle funzioni amministrative in materia di istruzione artigiana e professionale.
Legge Quadro 21 dicembre 1978, n. 845 sulla formazione professionale
Le Regioni esercitano, ai sensi art. 117 della Costituzione, la potestà legislativa in materia di orientamento e formazione professionale, quale strumento della politica attiva del lavoro. Assicurano la coerenza tra il sistema di formazione professionale, nelle sue articolazioni ai vari livelli, e il sistema scolastico.
I corsi di addestramento e formazione professionale sono realizzati presso strutture pubbliche o in convenzione con enti accreditati.
Alla Stato resta la competenza sui percorsi di istruzione professionale finalizzati al conseguimento di un titolo di studio.
Gli anni ’70
Con i Decreti delegati l’impianto giuridico-amministrativo della scuola italiana si rinnova completamente.
Cambia lo stato giuridico del personale, sono istituiti gli organi collegiali e inizia la stagione delle sperimentazioni “assistite”.
D.P.R. 31 maggio 1974 n. 419 Fissa i criteri per attivare nelle scuole progetti di innovazione dei curricoli scolastici attraverso le sperimentazioni.
È lo strumento per adeguare i percorsi di studio all’evoluzione sociale ed economica del Paese, ampiamente utilizzato dalle scuole, in attesa di una riforma organica della scuola secondaria superiore.
Gli istituti professionali reagiscono con due orientamenti contrapposti: richiesta di corsi di qualifica specialistici collegati a esigenze produttive locali ; proposte di corsi quinquennali di più ampio spessore culturale, che, però, rischiano di sovrapporsi ai percorsi degli istituti tecnici.
1974: l Decreti delegati
Il Progetto ’92Piano nazionale di
sperimentazione assistita
da oltre 150 qualifiche a 18 qualifiche
3 settori principali + 2 sanitari10 indirizzi atipici
D.M. 24 aprile 1992
� Riorganizzazione dei corsi triennali di qualifica (biennio unitario + monoennioprofessionalizzante);
� Nuovi programmi
D.M. 15 aprile 1994 � Rinnovo del biennio post-qualifica per il diploma quinquennale;� Introduzione dell’area professionalizzante, cd. “ Terza Area”
1997, Legge n. 59, art.21
Il Progetto 2002La sperimentazione dei
Curricoli dell’Autonomia
� Orario settimanale da 40 a 34 ore
� Maggiore flessibilità del curricolo
� Didattica orientativa
� Raccordo più stretto con il territorio e il mondo del lavoro
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ORDINAMENTO E ORGANIZZAZIONE
Gli ordinamenti dei percorsi di studio dei diversi ordini di scuola (percorsi liceali, di istruzione tecnica e professionale) sono definiti dallo STATO con regolamenti governativi.
L’organizzazione delle scuole secondarie superiori sul territorio èstabilita dalle singole Regioni, nell’esercizio delle loro competenze esclusive in materia di programmazione dell’offerta formativa.
(ad esempio, una Regione può stabilire che, per motivi logistici, possano essere compresenti percorsi liceali, percorsi di istruzione tecnica e professionale in un medesimo istituto secondario superiore; oppure che i percorsi liceali siano realizzati solo nei licei, quelli dell’ istruzione tecnica solo negli istituti tecnici, quelli di istruzione professionale solo negli istituti professionali, per salvaguardare l’identitàdei singoli ordinamenti)
GLI ALUNNI DEL L’IST RUZIONE PROFESS IONALE
AREE GEOGRAFICHE Alunni Classi
NORD OVEST121.032(22,09%) 5.461
NORD EST91.972(16,79%) 4.237
CENTRO101.328(18,50%) 4.707
SUD
163.300(29,8%) 7.684
ISOLE70.194(12,81%) 3.356
TOTALE ALUNNI ISCRIT TI IS TI TU TI PROFES SIONALI
A.S 2009 - 2010:
547.826 (= 21,3 % studenti scuola
secondaria)
0
200000
400000
600000
800000
1000000
1200000
L'EVOLUZIONE DEGLI ORDINAMENTI DALL'A.S. 1995/1996 ALL'A.S. 2009/2010
ISTRUZIONE
CLASSICA, SCIEN
TIFICA E
MAGISTRALE
ISTRUZIONE
TECNICA
ISTRUZIONE
PROFESSIONALE
ISTRUZIONE
ARTISTICA
DISTRIBUZIONE DEGLI ALUNNI NEI PRINCIPALI
INDIRIZZI DELL'ISTRUZIONE PROFESSIONALE
IS TITU TO P R O FE S S IO N AL E
P E R L 'AG R IC OL TU R A E
L 'AMB IE N TE
IS TITU TO P R O FE S S IO N AL E
P E R I S E R VIZI C O MME R C IAL I,
TU R IS TIC I E P U B B L IC ITAR I
IS TITU TO P R O FE S S IO N AL E
P E R I S E R VIZI S O C IAL I
IS TITU TO P R O FE S S IO N AL E
P E R I S E R VIZI AL B E R G H IE R I E
D E L L A R IS TO R AZIO N E
IS TITU TO P R O FE S S IO N AL E
P E R L 'IN D U S TR IA E
L 'AR TIGIAN ATO
Tipi di scuola Lavorano Cercano lavoro
Studiano Altro Totale v.a.
Istituti. Professionali 75,5 13,8 7,7 2,9 74.817
Istituti Tecnici62,7 15,0 19,5 2,9 174.201
Licei26,8 12,6 58,9 1,6 117.626
Liceo socio-psico-pedagogico
40,4 20,4 37,5 1,7 33.327
Istruzione artistica 50,1 22,4 17,4 10,1 15.276
Totale Italia 52,6 14,8 29,9 2,7 415.247
I DIPLOMATI E IL LAVOROIl tipo di scuola frequentata è uno dei fattori che maggiormente influenzano
l’inserimento lavorativo dei giovani diplomati
Ricerca ISTAT 5 agosto 2009´́ Diplomati del 2004 per condizione professionale nel 2007µµ
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Schema di regolamento recante norme concernenti il riordino degli Istituti professionali ai sensi dell’articolo 64, comma 4, del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133.”*.
* deliberato in prima lettura dal Consiglio dei Ministri il 28/5/2009
NUOVO IMPIANTO ORGANIZZATIVO
S E T TORE DEI SERVIZI S E T TORE INDUS T RIA E ARTIGIANATO
1. Servizi per l’agricoltura e lo sviluppo rurale
2. Servizi per la manutenzione e l’assistenza tecnica
3. Servizi socio-sanitari
4. Servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera
5. Servizi commerciali
1. Produzioni artigianali e industriali
2 SE T T ORI, 6 INDIRIZZI
2. Servizi per la manutenzione e l’assistenza tecnica
IDENTITÀ NUOVI IS TI TUTI PROFES SIONALI
Percorsi quinquennali con una solida base di istruzione generale e tecnico professionale
per acquisire la cultura del settore produttivo
di riferimento in una visione sistemica:
+ SAPERI E COMPET E NZE coerenti con le esigenze formative delle filiere di riferimento (produzione di beni e/o servizi)
+
+ COMPET ENZE nell’uso di tecnologie e metodologie innovative in contesti applicativi
CAPACITÀ di rispondere alle richieste di personalizzazione dei prodotti e dei servizi
��
Il percorso è articolato in:
2 bienni e 1 quinto anno
(il secondo biennio è articolato in singole annualità per facilitare i passaggi tra diversi sistemi di istruzione e formazione)
Gli apprendimenti sono suddivisi in:�un’area di istruzione generale comune a tutti i percorsi e �aree di indirizzo specifiche
STRUTTURA PERCORSO
QUINQUENNALE
ISTITUTI PROFESSIONALI
1 + 1
1 + 1
5
1 23
45
��
AREA GENERALE
COMUNE
AREA
INDIRIZZO
SPECIFICA
Primo biennio 660 ore 396 ore
Secondo biennio e quinto anno
495 ore 561 ore
LA S T RUT TU RA ORARIA DEL PERCORSO QUINQUENNALE
MONTE ORE ANNUALE 1.056 ore
PIU’ AUTONOMIA PER LE SCUOL E
Quote di AUTONOMIA e F L E S SIBILI TÀ
� 20% di autonomia dal primo biennio al quinto anno, sull’orario complessivo di 1.056 ore annuali;
� 25% di flessibilità nel primo biennio (99 ore);
� 35 % di flessibilità nel secondo biennio (=196 ore)
� 40 % di flessibilità nel quinto anno (=224 ore)
solo nelle AREE di INDIRIZZO per:
1) rispondere a documentate richieste del territorio, del mondo del lavoro e delle professioni;
2) organizzare un’offerta formativa coordinata con il sistema di istruzione e formazione professionale di competenza delle Regioni.
Rapporti tra AUTONOMIA e FLES S IBILI TÀ
AUTONOMIALe istituzioni scolastiche possono modificare il monte ore annuale delle discipline di insegnamento di ciascun anno scolastico per una quota non superiore al 20% per realizzare – in base al piano dell’offerta formativa e nei limiti delle disponibilità di bilancio – attività e insegnamenti facoltativi, coerenti con il profilo educativo, culturale e professionale dello studente in relazione al percorso scelto. L’orario di ciascuna disciplina non può essere ridotto oltre il 20%.Gli studenti sono tenuti alla frequenza delle attività e degli insegnamenti facoltativi prescelti. La valutazione dei risultati di apprendimento delle materie facoltative concorre alla valutazione complessiva.Le richieste sono formulate all’atto delle iscrizioni alle classi.Al fine di ampliare e razionalizzare le scelte, gli istituti possono organizzarsi in rete e stipulare anche contratti d’opera con esperti, entro i limiti e le risorse iscritte nel programma annuale di ciascuna istituzione scolastica.
F L E S SIBILI TÀGli spazi di flessibilità consentono:
• di articolare le aree di indirizzo in OPZIONI non previste dal regolamento governativo.
• di utilizzare, nel primo biennio, le opzioni anche ai fini del rilascio – in regime di sussidiarietà – di qualifiche triennali e diplomi quadriennali di competenza delle Regioni.
NUOVI MODELLI ORGANIZZATIVI
DIPARTIMENTI per favorire l’integrazione disciplinare ela progettazione formativa
COMITATO TECNICO SCIENTIFICO
con composizione paritetica di docenti e di esperti del mondo del lavoro, delle professioni e della ricerca scientifica e tecnologica. Funzioni consultive e di proposta per organizzazione aree di indirizzo e utilizzazione degli spazi di autonomia e flessibilità
UFFICIO TECNICOper gli istituti S E T TORE INDUS T RIA ED ARTIGIANATO
con il compito di organizzare in maniera funzionale i laboratori, il loro adeguamento alle innovazioni tecnologiche, le misure necessarie per la sicurezza delle persone e dell’ambiente.
CARATT E RIS TICHE INNOVATIVE
� Forte integrazione tra i saperi anche nella dimensione operativa;
� Risultati di apprendimento declinati in competenze, abilità e conoscenze anche in relazione al Quadro europeo dei titoli e delle qualifiche (EQF), per favorire la mobilità delle persone in Unione europea (da definire con
apposito decreto);
� Centralità dei laboratori;� Stage, tirocini e alternanza scuola-lavoro per
apprendere in contesti operativi soprattutto nel secondo biennio e nel quinto anno;
� Possibile collaborazione con esperti esterniper arricchire l’offerta formativa e sviluppare competenze specialistiche
MONITORAGGIO E VALUT AZIONE DI SIS T EMA
Costituzione del COMITATO NAZIONAL E PER L’IST RUZIONE TECNICA E PROFESSIONALE , composto da:
� dirigenti e docenti della scuola;� esperti del mondo del lavoro e delle
professioni, dell’università e della ricerca;� esperti designati dalla Conferenza dei
Presidenti delle Regioni e dall’Unione Province d’Italia, dal Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, dal Ministero dello sviluppo economico, dal Ministero della gioventù, con funzioni di proposte e consulenza per l’aggiornamento periodico dei percorsi degli istituti professionali.
LE FASI DI ATTUAZIONE
Con successivi decreti ministeriali sono definiti i seguenti aspetti:
� descrizione dei risultati di apprendimento (competenze, abilità e conoscenze) in relazione agli insegnamenti previsti negli Allegati B e C delRegolamento (profili professionali e quadri orari);
� criteri e modalità per definire le opzioni in cui è possibile articolare le aree di indirizzo;
� predisposizione dell’elenco nazionale delle opzioni, con indicazione delle discipline di riferimento, il relativo monte ore, la descrizione dei risultati di apprendimento;
� definizione delle classi di concorso e articolazione delle cattedre del personale docente, compreso quello da destinare all’Ufficio tecnico;
� definizione degli indicatori per la valutazione e l’autovalutazione di sistema degli istituti professionali con riferimento al Quadro europeo per la qualità dei sistemi di istruzione e formazione.
CRITER I DI CONFLUENZA NEL NUOVO ORDINAMENTO
� Il sistema è RIORDINATO e INNOVATO valorizzando il capitale sociale maturato nelle esperienze pluriennali degli istitutiprofessionali;
� Tutti i corsi di ordinamento degli attuali istituti professionaliconfluiscono nel nuovo ordinamento.
I lavori in corsoA seguito delle proposte formulate durante l’iter dello schema di regolamento qui presentato, sono allo studio ipotesi di emendamento del testo (ad esempio, l’inserimento di due articolazioni nell’indirizzo degli istituti professionali del settore servizi ad indirizzo “socio-sanitario”per “Ottico” e “Odontotecnico”).
E’ cominciato il lavoro di raccolta delle proposte delle scuole, delle associazioni professionali e disciplinari, delle parti sociali per la descrizione dei risultati di apprendimento in termini di competenze, abilità e conoscenze relativi a ciascuno degli indirizzi e delle articolazioni previste dallo schema di regolamento. I documenti prodotti saranno resi disponibili nelle prossime settimane sul sito dell’ANSAS.
Gli istituti professionali potranno rilasciare qualifiche di durata triennale, in regime di sussidiarietà, a partire dal prossimo anno scolastico previa intesa tra MIUR, MEF e singole Regioni di cui all’articolo 8, comma 2, dello schema di regolamento in esame.
Anche a questo fine è ripreso il confronto istituzionale, a livello tecnico, con il Ministero del Lavoro e il Coordinamento delle Regioni per completare e aggiornare il repertorio sperimentale delle qualifiche professionali nell’assolvimento del diritto-dovere all’istruzione e alla formazione, definito nell’Accordo sottoscritto il 5 febbraio 2009 in Conferenza Stato Regioni, recepito nel decreto interministeriale MIUR – MLSPS 29/05/09, pubblicato sulla G.U. n. 140 del 19/06/09.
RAPPORT I TRA GLI IS TI TU TI PROFESSIONALI E LE S T RU T T URE FORMATIVE ACCREDITATE DALLE
R EGIONI• Il Regolamento sul nuovo obbligo d’istruzione,
emanato con D.M. 22 agosto 2007, n.3, stabilisce, “l’equivalenza formativa di tutti i percorsi, nel rispetto dell’identità dell’offerta formativa e degli obiettivi che caratterizzano i curricoli dei diversi ordini, tipi e indirizzi di studio” (art. 2, comma 3).
• Con il conseguimento di una qualifica professionale di durata almeno triennale entro il 18° anno di età si assolve il diritto / dovere all’istruzione e alla formazione di cui al Decreto legislativo 15 aprile 2005, n.76. (Art.1 del D.M. 22 agosto 2007, n.39).
• Nuovi modelli di collaborazione: i poli tecnico-professionali (Legge 2 aprile 2007, n.40, art. 13, c. 2).
Per non lasciare indietro nessuno, l’offerta coordinata
Nel quadro di intese tra il MIUR, il ME F e le singole Regioni, gli istituti professionali possono svolgere, per i giovani tra i 14 e i 18 anni, in regime di sussidiarietà, un ruolo integrativo e complementare rispetto ai sistemi regionali di istruzione e formazione professionale per il rilascio di qualifiche triennali e di diplomi professionali quadriennali di tecnico,indicati negli Accordi di cui all’art.27, comma 2, del Decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226.