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1 UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DELL’AQUILA DIPARTIMENTO SCIENZE CLINICHE APPLICATE E BIOTECNOLOGICHE CDLM SCIENZA E TECNICA DELLO SPORT “PROGRAMMAZIONE E PERIODIZZAZIONE DELL’ALLENAMENTO DEGLI SPORT DI SQUADRA” Prof. Gianfranco Tivoli

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DELL’AQUILA

DIPARTIMENTO SCIENZE CLINICHE APPLICATE E BIOTECNOLOGICHE CDLM SCIENZA E TECNICA DELLO SPORT

“PROGRAMMAZIONE E PERIODIZZAZIONE DELL’ALLENAMENTO DEGLI SPORT DI SQUADRA”

Prof. Gianfranco Tivoli

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1^ CAPITOLO

LE TIPOLOGIE DELLE SOCIETA’ DEGLI SPORT DI SQUADRA

SESSO: Maschile, Femminile e in rari e sporadici casi Misti. ETA’: Esordienti, Allievi, Juniores, Seniores. CARTE FEDERALI: Dilettanti – Professionisti. LIVELLO (per conv. Int.) ALTO Prime 2 serie in ordine cronologico es. A – B oppure A1 – A2 MEDIO 3^ e 4^ es. C1 – C2 BASSO dalla 5^ in giù es. D a scendere CLASSIFICA: (si considera il Campionato a Squadre, andata e ritorno, come modello classico) UPGRADING Squadre che lottano per il primato OUTSIDER Squadre di mezza classifica DAUNGRADING Squadre che lottano per non retrocedere nella serie inferiore ORGANIZZAZIONE SETTORE FINANZIARIO Imprenditori – Sponsors – Pubblicisti – Patrimonio (capitalizzazione in

borsa, azioni, giocatori, immobili, convitto, mezzi di trasporto, impianti) SETTORE MANAGEMENT Top Manager – Amministratore Delegato – Direttore Generale – Direttore

Sportivo – Direttore Servizi – Direttore Impianti. SETTORE SERVIZI Personale Amministrativo – Magazzino – Manutenzioni – Ausiliari SETTORE SANITARIO Personale Medico e Paramedico. SETTORE TECNICO Metodologi - Allenatori – Preparatori – Assistenti – Analisti –

Osservatori.

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2^ CAPITOLO

LA FORMAZIONE E LA GESTIONE DELLA SQUADRA

TESSERAMENTO GIOCATORI

PROFESSIONISTI Mercato – Settori Giovanili – Osservatori – Procuratori – Allenatori – Giocatori DILETTANTI Relazioni – Settori Giovanili – Realtà Territoriali – Scuola

INDIVIDUAZIONE DELLA “ROSA”

- Allenatore “A”, costruisce la squadra secondo il gioco che predilige. - Allenatore “B”, adatta il modulo di gioco alle caratteristiche dei giocatori a disposizione.

I GRUPPI OPERATIVI SETTORE TECNICO SANITARIO

1^ GRUPPO Metodologo – 1° e 2° Allenatore - Assistenti 2^ GRUPPO Metodologo – 1° Allenatore - Preparatori – Analisti 3^ GRUPPO Metodologo – 1° Allenatore – Staff Medico e Paramedico

GRUPPI OPERATIVI SPECIALI

CALCIO Allenatori Portieri PALLAVOLO Allenatore Alzatori – Allenatore Difesa RUGBY Allenatore Mischia – Allenatore Calciatori PALLANUOTO Allenatore Acquaticità Ecc. ecc.

I LIVELLI DI INTERVENTO

SCUOLA SPORT - Attività motoria di base 6 – 10 anni - Avviamento tecnico speciale - Ricerca dei talenti CAMPIONATI GIOVANILI - Impostazione tecnico tattica generale 11 – 18 anni - Organizzazione del gioco - Specializzazione del ruolo - Selezione dei talenti SENIORES - Definitiva maturazione tecnico tattica > 18 anni - Professionismo - Squadre nazionali - Risorsa patrimoniale

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3^ CAPITOLO

LE UNITA’ E LE CARATTERISTICHE DELLA COMPETIZIONE E DELL’ALLENAMENTO

L’UNITA’ CAMPIONATO

Ad eccezione del Metodologo, dei Preparatori e dello Staff Medico Sanitario, che operano esclusivamente su basi professionali rigorosamente scientifiche, le Componenti Tecniche devono conoscere perfettamente l’ambiente sociale-tecnico-tattico-comportamentale nel quale operano, e pertanto saranno sempre (e giustamente…..) ex giocatori. LA FORBICE OBIETTIVO E’ la differenza tra la massima prestazione prevista e la minima prestazione prevista PROBABILISTICA PREVISIONALE A titolo esemplificativo, classifichiamo le eventuali squadre di un campionato con le lettere dell’alfabeto, conoscendone le caratteristiche, potremo ricavare ,il seguente schema previsionale: A C B D F E H difficile , probabile G sostanziale equilibrio I prevedibile risultato positivo E risultato negativo O L N P M T Q R

L’UNITA’ TORNEO E INTERNAZIONALE

La specifica metodologia sarà successivo oggetto di studio relativo alla periodizzazione, allo stato attuale occorre limitarsi ad osservare che le caratteristiche delle squadre italiane, in relazione allo stato di forma dei giocatori, in occasione delle suddette competizioni, non è mai il massimo, privilegiando per motivi facilmente intuibili il campionato, uniche eccezioni appaiono essere il Rugby e la Pallanuoto che riservano grande attenzione alle competizioni relative alla rappresentativa nazionale.

I CAMBIAMENTI INDOTTI DALL’ALLENAMENTO

ANATOMICI Muscolo scheletrico – cardio vascolare – respiratorio – metabolismo BIOCHIMICI Attività enzimatica FUNZIONALI Miofibrilla – Neuroni ULTRA STRUTTURALI Mitocondri – Bio Molecolari Se consideriamo la reazione allo stress allenante, nella fattispecie avremo due tipi di reazione: ASPECIFICA comune a tutti gli stressor: fisici, chimici, psichici, SPECIFICA diversa secondo ogni stressor Ovviamento la sintesi dgli stressor, nel campo operativo di cui trattasi è rappresentata dal: Carico.

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CARATTERISTICHE DELLA PROGRAMMAZIONE NEI GIOCHI SPORTIVI

La caratteristica fondamentale degli sport di squadra, cioè dei giochi sportivi o, meglio, degli sport di situazione, è rappresentata dalla elevata capacità di ragionamento e cioè dalla: tattica di gioco, individuale e collettiva. L’ALLENAMENTO negli sport di situazione ha caratteristiche multidisciplinari e si compone di vari tipi di preparazione: - CONDIZIONALE che raggruppa tutti i lavori di natura organica e muscolare (resistenza, forza ecc.); - TECNICA relativamente alla specificità del gesto di gara; - TATTICA conseguente alla propria strategia e a quella dell’avversario ai fini della prestazione; - MOTORIA la più importante e basilare per il coordinamento delle caratteristiche precedenti. PRESUPPOSTI BASILARI per la programmazione risultano indispensabili: - AVVIAMENTO PRECOCE E POLIVALENTE - DIDATTICA SAPIENTE NELLA GRADUAZIONE DELLE DIFFICOLTA’ - ESERCIZI FINALIZZATI ALLO SCHEMA MOTORIO SPECIALE - ORIENTAMENTO DEL CARICO MODULARE SUBMASSIMALE E MASSIMALE - COMPETENZA PEDAGOGICA DELL’ADDESTRAMENTO MOTORIO LA PROGRAMMAZIONE UNITARIA DELL’ALLENAMENTO dipende essenzialmente dalle 6 componenti fondamentali: 1- Descrizione dell’esercizio 2- Numero delle ripetizioni e loro durata 3- Numero ripetizioni nell’unità di tempo 4- Capacità motorie necessarie all’esercizio 5- Carico di allenamento 6- Effetto dei carichi sull’organismo e che devono tenere conto delle fasi sensibili dell’ allenamento cronologico condizionale: LA FORZA scarsa fino a 14 anni, sensibile dai 16 ai 20 anni; LA VELOCITA’ sensibile dai 7 ai 14 anni sempre più dispersiva in seguito; LA RESISTENZA scarsa fino a 14 anni, sensibile dai 15 in poi; L’ARTICOLARITA’ sensibile fino ai 14 anni sempre più dispersiva in seguito; GLI ELEMENTI DELLA PRESTAZIONE derivano dall’imposizione del proprio ritmo e tempo di gioco come in seguito specificheremo, alla caratteristiche morfologiche, dall’attacco e dalla difesa, e dalle componenti funzionali e psicologiche; ovviamente ad uno stadio iniziale dello studio l’orientamento scientifico sarà indirizzato verso la generalizzazione delle componenti succitate dello sport di situazione con la finalità di pervenire alla capacità più importante cioè alla MOTIVAZIONE anche settoriale e alle conseguenze della frustrazione. In particolare la metodologia applicata trova particolare elettività nelle seguenti operazioni: - SELEZIONE - CONTENUTI DEL TRAINING - PREPARAZIONE FISICA INTERDIPENDENTE - LA RESISTENZA OTTIMALE - IL VOLUME DELL’ALLENAMENTO - GLI SPORT AUSILIARI - L’ELETTIVITA DEGLI ESERCIZI - LA SUPERCOMPENSAZIONE - IL SISTEMA CIBERNETICO DEL MOVIMENTO - L’EQUIPE DEGLI SPECIALISTI - I FATTORI SIMULTANEI E SUCCESSIVI.

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4^ CAPITOLO

L’ ALLENAMENTO MOTORIO DEGLI SPORT DI SITUAZIONE

L’APPRENDIMENTO MOTORIO costringe l’individuo a modifiche dettate dalla varietà dell’ambiente nel quale si muove e le conseguenti acquisizioni, se inizialmente dipendenti dalle caratteristiche genetiche, vengono via via integrate dagli stimoli ambientali, i quali ricevuti e decodificati dal sistema percettivo grazie all’attività degli analizzatori, favoriscono il nuovo apprendimento soprattutto grazie a tre importanti mediatori: l’attenzione, la memoria e la motivazione, anch’essi e, soprattutto, nella nostra professione, allenabili. A questo punto occorre riflettere anche sui sistemi di comunicazione, che nel nostro caso limiteremo a quello verbale e a quello simbolico. Nell’allenamento dell’attenzione, attraverso il sistema percettivo, l’atleta imparerà a separare lo stimolo che interessa dagli altri, attraverso la somministrazione di esercizi contenenti azioni di disturbo. La segnalazione e la decodificazione verbale consentiranno di far immaginare agli analizzatori ciò che non stanno percependo e questa sarà la massima aspirazione degli esercizi di apprendimento. La metodologia applicata favorisce l’allenamento della memoria componendo gli stimoli e favorendo l’archiviazione di due tipi di ricordo attraverso la memoria a breve termine e quella a lungo termine. LA METODOLOGIA DELL’APPRENDIMENTO MOTORIO si evolve attraverso gli stadi cronologici, nei bambini e nei principianti, gli stimoli sensoriali, soprattutto visivi, verranno analizzati e decodificati attraverso l’osservazione e l’imitazione, successivamente, nelle categorie allievi e juniores, le sensazioni prevalentemente cinestetiche, attraverso il sistema delle ripetizioni e dell’automatismo, concorreranno alla stabilizzazione dei ricordi; infine, con i seniores si affermerà definitivamente il sistema verbale, grazie al fatto che le procedure precedenti, avranno consentito l’acquisizione di un elevato numero di immagini.

LA MOTIVAZIONE è stata ed è motivo di numerose ricerche relativamente all’influenza causale delle convinzioni di autoefficacia rispetto al conseguimento del successo. E’ dunque possibile anche in ambito sportivo sviluppare l’autoefficacia e di godere di tutti i benefici che a questa si associano, a due condizioni: 1°- La necessità di confidare veramente nella possibilità che ciascuna persona ha di migliorare il controllo che esercita sulle proprie scelte; 2°- Potenziare le capacità individuali di riflessione di autoregolazione che permettono di trarre i maggiori vantaggi dagli insegnamenti dell’esperienza, dai propri talenti e dalle opportunità delle circostanze. Mentre la capacità di riflettere su se stessi e sull’esperienza rappresenta la condizione perché si sviluppi un robusto senso di efficacia personale, la capacità di raccordare le proprie aspirazioni alle proprie abilità, alle opportunità ai vincoli delle situazioni è ciò che caratterizza la capacità di adattamento e di realizzazione dell’individuo. Nello sport la spinta motivazionale, all’inizio, interessa l’apprendimento e il perfezionamento delle competenze; nei giovani sono soprattutto la famiglia, la scuola ed i pari ad esercitare un’influenza decisiva, fornendo le occasioni, i modelli e gli standard che promuovono la scelta delle varie attività con le quali mettersi alla prova e dalle quali in seguito trarre informazioni sulle proprie capacità e sul proprio valore. Successivamente, con il consolidamento dell’identità personale, è soprattutto la capacità di auto-dirigersi e di trarre vantaggio dall’esperienza che determina le mete, le ambizioni e le decisioni, che indirizzano il corso di una vita. Anche la partecipazione e il coinvolgimento in attività sportive sono significativamente influenzate dalle convinzioni circa le proprie capacità di riuscita non meno che dagli incoraggiamenti.

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Quando l’interesse per le attività sportive è messo direttamente alla prova, le convinzioni di efficacia che contano sono quelle di riuscire a padroneggiare le complesse abilità fisico-motorie che contraddistinguono le diverse discipline. L’esperienza del successo contribuisce a rafforzare l’impegno e il desiderio di migliorare le proprie prestazioni. Quando un novizio è finalmente in grado di svolgere in modo corretto un esercizio i sentimenti di soddisfazione generano una maggiore disponibilità ad apprendere tecniche nuove, la capacità di monitorare le proprie prestazioni è decisiva per ottimizzare l’impiego delle risorse personali e in questa ottica un programma per obiettivi aiuta a definire meglio i livelli che si intendono raggiungere e a riconoscere i progressi delle prestazioni in corso, al riguardo diversi studi sostengono l’importanza del goal setting e del feedback. Complessivamente i risultati di ricerca che emergono dalla ricerca sul GOAL SETTING indicano che: - obiettivi specifici dirigono l’attività più efficacemente e in maniera più attendibile rispetto a obiettivi vaghi o generali; - obiettivi difficili e che rappresentano una sfida producono una prestazione migliore di obiettivi modesti o facili; - obiettivi a medio termine favoriscono il raggiungimento di obiettivi a lungo termine. L’assegnazione di obiettivi appropriati: 1°- Focalizza l’attenzione 2°- Regola lo sforzo profuso nell’attività 3°- Aumenta la perseveranza perché l’impegno viene continuato finchè si raggiungono gli obiettivi 4°- Promuove lo sviluppo di nuove strategie per migliorare la prestazione. Nel caso particolare della prestazione sportiva, gli allenatori svolgono un ruolo importante nel promuovere un sistema di autoregolazione nell’allievo o nell’atleta, creando e selezionando le occasioni per metterlo alla prova e informandolo sulla prestazione mettendo in risalto i suoi punti di forza e di debolezza. E’ intuibile che il valore informativo del FEEDBACK viene compromesso sino a diventare inutile quando esso assume una valenza penalizzante o colpevolizzante, o quando i rapporti interpersonali sono tali da impedire o da rendere poco credibile qualsiasi comunicazione. Oltre alla pratica del goal setting e del feedback nell’apprendimento e nel perfezionamento di una prestazione sportiva è utile disporre di MODELLI ai quali fare riferimento, capaci di esemplificare e rappresentare anche concretamente come far fronte alle diverse situazioni traendo da esse i maggiori vantaggi. I modelli più influenti sono quelli che sentiamo più simili, o perché condividono le nostre stesse condizioni o perché rappresentano ciò che noi vorremmo essere o diventare. Insegnanti, allenatori e avversari possono “dare un volto” ai nostri desideri e alle nostre aspirazioni. In ambito sportivo la tecnica del MODELING è stata ampiamente utilizzata; osservare gli altri mentre eseguono una complessa prestazione sportiva costituisce un modo efficace di accumulare esperienze prima ancora di sperimentarle direttamente. Nelle prestazioni sportive di alto livello sono spesso gli stessi atleti che si assegnano i propri obiettivi. Questi obiettivi, per esercitare l’attrazione che è propria di una sfida, possono essere anche molto difficili, quasi impossibili, in tali casi anche il mancato raggiungimento della meta può corrispondere comunque a un miglioramento del proprio standard e concorrere a rafforzare il il senso della propria efficacia personale. Al contrario gli obiettivi facili rischiano di incrinare il senso di autoefficacia, nella misura in cui configgono con i propri standard personali e nella misura in cui possono esporre all’insuccesso per mancanza di entusiasmo, di interesse e di impegno.

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Educatori, manager e allenatori non dovrebbero perciò sottovalutare il fatto che gli atleti di alto livello che di norma danno alte prestazioni possono beneficiare di un programma di assegnazione di obiettivi solo se quelli che vengono loro proposti non contrastano “offensivamente” con quelli che essi stessi spontaneamente si danno; mentre prospettare un obiettivo irraggiungibile può comunque favorire, insieme al rischio del mancato raggiungimento, un impegno maggiore rispetto a quello che si associa a un semplice incoraggiamento a fare del proprio meglio, prospettare un obiettivo che viene percepito come troppo semplice può dar luogo a vissuti di svalutazione, sconforto e rabbia. Nel complesso gli studi indicano che le tecniche del goal setting e del feedback da una parte, e quelle del modeling e della persuasione verbale dall’altra, concorrono sinergicamente a produrre e rafforzare il senso di efficacia e ad innalzare il livello di MOTIVAZIONE.

LO SVILUPPO MOTORIO, tutto ciò premesso, non potrà che dipendere essenzialmente dalle esperienze maturate in età giovanile e quindi, dal perfezionamento e dall’affinamento del sistema percettivo. E’ necessario pertanto, porre un accento su quelli che vengono definiti i fattori limitanti negli sport di squadra e che prevedono un inadeguato allenamento del sistema di elaborazione tattica e uno scarso sviluppo delle capacità coordinative con conseguente, incompleta costruzione dello schema corporeo. LE CARATTERISTICHE PSICOLOGICHE E FISICHE, vanno pertanto anch’esse cronologicizzate e riferite soprattutto all’ età giovanile, pertanto avremo un comportamento iniziale acritico che man mano, attraverso il miglioramento della capacità d analisi, porterà ad un miglioramento della prestazione motoria. GLI AUTOMATISMI meritano un accenno particolare, ancora oggi oggetto di controversia, dallo scrivente ritenuti fondamentali, rvestono un importanza primaria e pur nel rispetto della migliore pedagogia operativa e relative modalità di intervento, costituiscono il miglior sistema per la flessibilità delle mappature motorie elastiche e rigide, presupposto essenziale per la migliore performance tecnica, preludio al successo della capacità di elaborazione tattica e perciò alla scelta dell’atto motorio più adeguato.

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5^ CAPITOLO

LE CARATTERISTICHE STRUTTURALI DELL’ALLENAMENTO DEGLI SPORT DI SQUADRA

dipendono dall’esigenza scientifica dell’allenamento moderno, nel garantire l’esistenza di un transfert d’orientamento tecnico tattico tra i diversi sport di squadra; questo transfert d’orientamento permette a sua volta, di fare delle generalizzazioni, sintetizzate in caratteristiche, che si applicano alle tendenze esistenti attualmente, e che lasciano prevedere l’interessamento di un nuovo professionista del settore quale il Metodologo ovvero il/la laureato/a in SS.MM. 1- ACCRESCIMENTO DELLE CARATTERISTICHE MORFOLOGICHE E BIOMETRICHE: a) ALTEZZA- assolutamente prioritaria negli sport di squadra in cui esistono strutture elevate come la rete nella pallavolo, il canestro nella pallacanestro, ma anche nelle fasi di gioco aereo nel calcio, nel rugby e comunque fondamentale per la massa movente. b) AUMENTO DELLE MASSE MUSCOLARI- velocizzazione massimale delle varie fasi del gioco, aumentata richiesta di forza veloce come ad esempio nella manifestazione di capacità di salto (elevazione), necessità di possedere possenti strutture muscolari anche ai fini della prevenzione dei traumi. 2- IMPOSIZIONE DEL RITMO E DEL TEMPO DI GIOCO:

a) RITMO- rapporto cronologico e spaziale delle azioni tecnico tattiche individuali e collettive, cioè delle combinazioni tattiche nel quadro del sistema del gioco, nelle fasi di attacco e di difesa. b) TEMPO- numero delle azioni individuali e collettive di attacco e difesa per unità di tempo, cioè sulla durata di un attacco o di una difesa. c) RITMO E TEMPO- più rapidi dell’avversario per cui si cerca di obbligare l’avversario ad entrare in crisi di tempi e di ragionamento tattico cioè disporre di meno tempo per adeguare le risposte ragionate. d) VARIABILITA’ DI RITMO E DI TEMPO- per utilizzare occasionalmente delle variazioni del ritmo e del tempo in funzione del punteggio e del risultato finale.

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3- SEMPLIFICAZIONE DELLA COSTRUZIONE DELL’ATTACCO COLLETTIVO:

a) FINALIZZAZIONE DELLE AZIONI DI GIOCO- si utilizza la tecnica, il ragionamento e la lotta fisica inoltre le combinazioni tattiche non ricercano principalmente la superiorità numerica ma quella di posizione cioè la distanza e l’angolo di attacco più convenienti. b) ACCELLERAZIONE DELLA VELOCITA’ NELLA FASE FINALE DELL’AZIONE- ricerca dell’accelerazione nella fase finale dell’esecuzione tecnica al fine di segnare il punto, ciò è causato dalla diminuzione della distanza tra il difensore e l’attaccante. c) AUMENTO DELL’IMPORTANZA DEL CONTRATTACCO- il rapido passaggio tra la fase di difesa e quella di preparazione all’attacco. d) AUMENTO DELLA DISTANZA E DELLA SUPERFICE NELLE QUALI SI PREPARA E TERMINA L’ATTACCO- è determinato dall’aumento della forza e della precisione, dalla capacità dei giocatori di segnare punti da grande distanza, dalla partecipazione dei difensori non soltanto alla fase di costruzione dell’attacco, ma anche alla sua fase finale. 4- AUMENTO DELL’EFFICACIA DELLA DIFESA: a) PERFEZIONAMENTO E DIVERSIFICAMENTO IN FUNZIONE DELL’ATTACCO AVVERSARIO: cioè la capacità di utilizzare varie combinazioni di sistemi di difesa. b) AMPLIFICAZIONE DEL CARATTERE “DISTRUTTIVO”: l’avversario non deve segnare il punto. c) PARTECIPAZIONE DEGLI ATTACCANTI NELLA FASE DIFENSIVA- specialmente quando i difensori avversari hanno recuperato il pallone e cercano di contrattaccare (pressing degli attaccanti).

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LE CARATTERISTICHE METODOLOGICHE

partono dalla premessa che lo sportivo è allenabile, cioè che si può positivamente modificare il livello della sua capacità di prestazione. Negli sport di squadra l’allenamento è considerato un processo specializzato di sviluppo e di formazione della personalità del giocatore, sia preso individualmente che, allo stesso tempo, integrato nel gruppo-squadra. Esso viene considerato sotto l’aspetto dello sviluppo fisico, tecnico,tattico e psicologico al fine di raggiungere il massimo della capacità di prestazione elevata. Per il raggiungimento della performance l’allenamento deve essere sviluppato su basi scientifiche, con le scienze dell’Educazione Fisica e dello Sport divisa nei seguenti livelli di intervento: - COMPONENTI BIOLOGICHE - COMPONENTI BIOMECCANICHE - COMPONENTI MOTORIE - COMPONENTI FISIOLOGICHE - COMPONENTI PSICOLOGICHE Tenuto quindi presente quanto finora enunciato e al fine di rendere pratico l’assunto teorico premesso, si prenderanno in osservazione quelli che attualmente si ritiene essere I GRANDI FATTORI METODOLIGICI TENDENZIALI DELLA PRESTAZIONE SPORTIVA: 1- I CAMPI DI APPLICAZIONE a) Preparazione precoce b) Programma pluriennale di preparazione c) Allenamento quotidiano anche in più sedute 2- SELEZIONE DEI GIOCATORI a) Costituzione fisica b) Qualità motorie relative alla tipicità dello sforzo c) Personalità: combattività, volontà, equilibrio psichico, resistenza alla variabilità degli stress, capacità di ragionamento tattico 3- IL CONTENUTO DELL’ALLENAMENTO a) Il più vicino possibile alle condizioni della gara b) Sulla base degli elementi della prestazione 4- LA PREPARAZIONE FISICA a) Il continuo collegamento tra preparazione generale e quella speciale 5- LA RESISTENZA a) Raggiungimento di una resistenza di massimo livello durante il tempo di gioco, prolungata al di là dei limiti della gara. 6- IL VOLUME DELL’ALLENAMENTO a) Grande quantità di lavoro e di sforzo ad elevato regime 7- SPORT AUSILIARI a) Utilizzazione ed adattamento dei mezzi di allenamento specifici di altri sport come elementi adiuvanti dell’allenamento specifico di ciascuno dei sport di squadra (policoncorrenza).

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8- ELETTIVITA’ DEGLI ESERCIZI a) Numero ridotto di esercizi ed efficacia selettiva e cumulante, ma con elevatissimo numero di ripetizioni 9- COMPENSAZIONE DA RIPOSO DOPO SFORZO a) Rapido recupero fisico e psichico dopo l’allenamento e la gara, e un fattore relativamente recente cioè il razionale dosaggio del riposo dopo l’allenamento e la gara, con accento più sul ristabilimento funzionale e psichico e meno sulla sollecitazione allo sforzo. 10- SISTEMA CIBERNETICO a) Utilizzazione degli elementi cibernetici: modello, programma e delle matematiche nella programmazione e nel controllo dell’allenamento. 11- L’EQUIPE DEGLI SPECIALISTI a) Il Primo Allenatore, i collaboratori tecnici, il medico, lo psicologo, il biochimico, il dietologo, il fisioterapista. b) Il Metodologo (Dott. SS.MM.) stretto collaboratore del primo allenatore coordina i risultati delle determinazioni fatte dagli altri specialisti, controlla le verifiche sui risultati elaborati durante gli esercizi, valorizza i dati utili alla ricerca, studia, segue, controlla, analizza e riferisce sulle reazioni degli allenatori e degli atleti in relazione agli stress delle competizione al fine dell’ottimizzazione delle prestazione individuali e collettive.

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6^ CAPITOLO

I PRESUPPOSTI E L’INSEGNAMENTO DELLA TECNICA

Negli ultimi 15 anni in Italia si è sviluppata, contro l’eccessiva specializzazione nell’allenamento sportivo soprattutto giovanile, la concezione che uno degli obiettivi principali dell’allenamento sia lo sviluppo delle capacità coordinative. Questo obiettivo, pur giusto, va però confrontato con l’apprendimento delle abilità motorie e quindi delle tecniche sportive. Uno dei problemi affrontati dall’allenamento moderno sta nella esigenza tra la stabilizzazione delle abilità tecniche, attraverso ripetizioni, e lo sviluppo della variabilità più legato alla componente coordinativa. Appare però verosimile che uno dei compiti principali dell’allenamento tecnico è proprio il rapporto tra tecnica e coordinazione, espresso con il termine di fattore tecnico-coordinativo. Il concetto che spesso ricorre nell’allenamento soprattutto giovanile è che lo sviluppo delle capacità coordinative sia sufficiente per poter apprendere la tecnica, mentre, in realtà, questa deve essere oggetto d’insegnamento. Per tecnica sportiva s’intende un procedimento specifico che permette di risolvere determinati problemi motori che si realizzano nella pratica sportiva. Di fatto esiste una differenziazione della tecnica, secondo lo sport cui si fa riferimento. Nei giochi sportivi, per tecnica si intende una esecuzione del movimento adattata alle condizioni della situazione di gioco e al tipo di giocatore, cioè funzionale ed economica. In relazione all’obiettivo della prestazione, la tecnica sportiva dipende dai seguenti elementi: 1) Il raggiungimento della massima potenzialità dell’atleta, soprattutto dal punto di vista energetico e costituzionale 2) Il corretto utilizzo in relazione alle esigenze biomeccaniche; 3) Le esigenze dettate dalla tattica. L’approccio moderno considera la tecnica come la risultante di un processo di elaborazione delle informazioni. L’atleta assume le informazioni dall’ambiente, anticipa il risultato dell’azione che vuole svolgere, li adatta alla propria situazione secondo la sua percezione, regola la contrazione muscolare ed effettua il movimento. Questo tipo di approccio fa intendere come l’apprendimento della tecnica non sia semplicemente un fatto meccanico, ma sia guidato, in maniera differente caso a caso, dalla componente cognitiva dell’atleta. L’insegnamento della tecnica si riferisce a tutte le fasce di età e a tutti i livelli di prestazione, il suo perfezionamento non cessa mai ed anche l’atleta evoluto deve “ripassarla” continuamente, La tecnica può essere definita come un modello ideale di un movimento che serve a risolvere un compito motorio specifico e , più specificatamente determina una sistematica riduzione della differenza tra il movimento effettuato e il modello ideale di riferimento. Per l’apprendimento di un movimento possiamo determinare due livelli di azione: 1- L’applicazione dei processi per lo svolgimento di un compito legato all’imitazione di un modello; 2- L’invenzione dei processi basata sulla capacità di sperimentare di ciascun soggetto (es. Fosbury). Ogni tecnico dovrebbe rispettare questa interpretazione personale e proprio nelle prime fasi dell’apprendimento l’esecuzione della tecnica deve essere maggiormente finalizzata al risultato dell’azione. Gli strumenti che l’operatore motorio ha a disposizione per poter lavorare sulla tecnica dell’atleta sono l’osservazione e la valutazione. La strada migliore per la tecnica è quella della “delimitazione negativa”, cioè della determinazione degli errori:

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“ L’ERRORE NELLA ESECUZIONE TECNICA, è la differenza che si rileva tra lo stile personale e il modello ideale di riferimento, tale da ridurre il rendimento di un gesto tecnico” E’ importante non cadere nella confusione tra errori tecnici ed adattamenti individuali. Le cause di errore possono essere di diversi tipi: I- Carenza di presupposti fisici II- Carenza nella preparazione condizionale e coordinativa III- Lacune tecniche legate ad una scarsa comprensione del compito assegnato Tra i principianti molti miglioramenti si hanno attraverso lo sviluppo della forza. Nell’insegnamento è opportuno capire che una carenza di forza o di mobilità articolare, non consente alcun tipo di correzione tecnica. E’ inutile pretendere un esecuzione corretta, per esempio della schiacciata nella pallavolo, se l’atleta non ha sufficiente forza nelle braccia e nell’elevazione. Occorre ricordare che uno degli elementi fondamentali dell’apprendimento della tecnica risiede nella capacità del tecnico di osservare, giudicare e correggere in particolare riguardo ai seguenti elementi: - la conoscenza teorica delle caratteristiche tecniche della disciplina - le posizioni più utili per osservare - la preventiva conoscenza della possibile casistica di errori - i metodi per la correzione Un altro elemento fondamentale come già precedentemente indicato è il feed-back che si può esprimere nei seguenti elementi: - la frequenza delle sedute che evita la casualità e l’instabilità - la precisione legata alla qualità dell’apprendimento - il momento giusto cioè la scelta del momento migliore per far apprendere un determinato movimento.

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7^ CAPITOLO

LA TATTICA

La tattica con le sue molteplici possibilità e variazioni è una parte importante di tutti gli sport di squadra. Viene definita come l’insieme delle tecniche individuali e del gioco di squadra usato per raggiungere un risultato ottimale nelle partite. La tattica deve rispettare le regole del gioco, le condizioni della gara, le qualità fisiche, tecniche e psicologiche dei giocatori, le capacità combinate della squadra e, naturalmente, la tattica degli avversari. La tattica di squadra è divisa in SETTE parti fondamentali:

1- IL METODO DI GIOCO Composizione della squadra = Ruolo dei giocatori = Tattica TATTICA INDIVIDUALE TATTICA DI SQUADRA Fondamentali tecnici individuali di difesa Schemi di difesa di reparto Fondamentali tecnici individuali di attacco Schemi di difesa di squadra Combinazione di attacco di reparto Combinazioni di attacco di squadra

2- LA STRATEGIA GENERALE Preparazione a lungo termine Preparazione della singola partita Preparazione Psicologica Generale verso il singolo giocatore Della squadra verso una partita

3- L’ALLENAMENTO TATTICO OSSERVAZIONE DELLA SQUADRA AVVERSARIA Per preparare una buona tattica di gioco bisogna conoscere a fondo la squadra avversaria: 1) Composizione della squadra avversaria (il ruolo in cui giocano), 2) Abilità tecniche e tattiche (riserve comprese) La vittoria o la sconfitta vengono spesso decise dalle capacità fisiche e psichiche piuttosto che da quelle tecniche o tattiche: 3) Livello delle maggiori capacità condizionali 4) Lo spirito della squadra 5) La risposta caratteriale quando si subisce il punto 6) Presenza di incitatori 7) Livello di attenzione 8) Livello di resistenza psicologica 9) Livello di instabilità caratteriale (soprattutto eccessivo nervosismo) 10) Il Conduttore del gioco 11) Livello psicologico dell’allenatore 12) Capacità decisionale dell’allenatore

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Queste osservazioni, qualora analizzate scientificamente, hanno bisogno di un particolare professionista che, attualmente, viene identificato, sull’esperienza del Football Americano, nel Metodologo (Dott./Dott.ssa in Scienze Motorie). Se si è lavorato bene nell’analizzare quanto esposto, il passo successivo è quello di cercare di creare durante gli allenamenti delle condizioni simili a quelle previste, in particolare: - Riprodurre il ritmo e i tempi delle gara - Svolgere “amichevoli” contro squadre che hanno o che siano addestrate allo stesso stile e agli stessi schemi dell’avversario al fine di sperimentare le opportune strategie - Comunque svolgere partite di preparazione per verificare la forma della squadra e le capacità dei giocatori, soprattutto dare ai giocatori la sicurezza di essere capaci di usare sufficientemente le tattiche previste e di essere ben preparati - Scegliere la formazione titolare ed esaminare le probabili riserve.

4- PRIMA DELLA PARTITA

RIUNIONE DELLA SQUADRA In maniera chiara e sintetica l’allenatore riassume i punti principali della tattica da adottare, preparata negli allenamenti precedenti, assegna i ruoli, da una valutazione reale ma ottimistica, delle possibilità di vittoria PREPARAZIONE (RISCALDAMENTO) Raggiungere il campo di gara almeno due ore prima della gara, in modo da effettuare almeno un’ora di “riscaldamento” centrato soprattutto sul condizionamento fisico e mentale

5- INIZIO DEL GIOCO E CONDUZIONE DELLA GARA

Comincia in questo momento il compito più delicato per l’allenatore, compito non facile: - Nelle prime fasi del gioco l’allenatore deve valutare se i suoi giocatori sono in grado di attuare le tattiche predisposte - Deve individuare la tattica avversaria e disporre le contromisure - Deve, nella fase iniziale scoprire se vi sono giocatori non in buona forma o che non rispondono bene alle tattiche previste ed operare i cambi opportuni - Non bisogna modificare il piano tattico fino a quando non si sia sicuri che non è adeguato - L’allenatore non deve mai “mollare” i giocatori faranno altrettanto - Ogni squadra ha dei punti critici durante la gara, l’allenatore deve saperlo e fare in modo che la squadra raggiunga in vantaggio questa criticità - Durante le pause l’allenatore deve essere costruttivo e non distruttivo, i giocatori, specie quando si perde hanno bisogno di consigli utili e non di prediche - L’allenatore non deve criticare le decisioni arbitrali ciò di solito scatena gli alibi dei giocatori in svantaggio - I giocatori chiamati a sostituire i titolari devono essere istruiti adeguatamente

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6- LA LOTTA PSICOLOGICA

Ad un certo livello saper cogliere l’aspetto psicologico del gioco è un’arma che può spesso contribuire alla vittoria. L’allenatore deve avere una buona conoscenza ed esperienza in questo campo e deve insegnare ai suoi giocatori come sfruttare questa abilità. Vi sono modi per impressionare gli avversari e per influenzare il loro equilibrio mentale, molti di questi metodi non sono leali, ma alcuni sono accettabili. E’ molto importante che l’allenatore sappia che ogni aspetto delle sue capacità professionali e ogni azione dei suoi giocatori hanno un effetto psicologico sulla sua squadra e su quella avversaria. Quindi l’allenatore dovrebbe avere un ottimo autocontrollo e tenere in considerazione l’effetto psicologico di tutte le sue azioni, dei suoi consigli e dei suoi gesti. Tutto ciò che fa deve servire a rafforzare il comportamento della sua squadra e a mettere in crisi il morale e la sicurezza degli avversari. Tre elementi sono essenziali per una buona carica psicologica di una squadra: a) la sicurezza di vincere la partita se ogni giocatore da il meglio di se stesso; b) lo spirito combattivo che non fa rinunciare a una palla prima che l’arbitro fischi la fine; c) lo spirito di squadra perc cui ogni giocatore deve avere fiducia nei propri compagni e deve dare il meglio per riparare gli errori degli atri giocatori puntando sempre alla vittoria.

7- ANALISI E VALUTAZIONE DELLA PARTITA

Bisogna fissare una riunione dopo la gara per studiare la vittoria o la sconfitta e trarne insegnamento per il futuro immediato. La riunione deve svolgersi in luogo tranquillo, dopo un certo tempo servito a stemperare le emozioni in modo che i giocatori siano in grado di avere una visione chiara della partita e dare tempo all’allenatore di preparare una valutazione obiettiva e condivisa. Non è necessario discutere tutti gli aspetti della gara, ma precisare i seguenti punti: - Il successo dei giocatori nel realizzare il punto - il modo di interpretare il proprio ruolo - lo spirito e il coinvolgimento della squadra e dei singoli - i fattori essenziali per la vittoria o la sconfitta - la conduzione dell’allenatore - l’analisi degli allenamenti che hanno preceduto la gara - le prestazioni degli avversari

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8^ CAPITOLO

CARATTERISTICHE METODOLOGICHE DELLA PREPARAZIONE TECNICO-TATTICA E DELLA PREPARAZIONE PSICOLOGICA

TECNICO TATTICA

Il giocatore, durante la gara, esegue azioni tecniche adattate alle varie fasi di gioco; tale comportamento viene svolto in condizioni di “lotta” con gli avversari, e con elevata sollecitazione del sistema cardiocircolatorio e muscolo scheletrico, inoltre è presente un carico psicologico molto elevato. Le suddette articolazioni avvengono, possiamo dire, a regimi variabili, pertanto le preparazione dovrà tendere a azioni di attacco e difesa che escludano comportamenti tecnici atipici e isolati e soprattutto le esercitazioni dovranno essere il più possibile vicine alle dinamiche di gara. In particolare appare opportuna la seguente scansione programmatica: - Riduzione del numero delle tattiche, compensata dall’aumento dell’efficacia dovuta a un numero più variabile di azioni di attacco. - Esercizi speciali per ogni fase di attacco, quali: conquista e possesso palla, contrattacco immediato, piazzamenti a schema. - Esercizi speciali per ogni fase di difesa, quali: blocco del contrattacco, ripiegamento organizzato, dispositivo di marcamento. Una programmazione simile dovrà prevedere vari tipi di unità di allenamento, di seguito se ne illustrano le più utilizzate: 1) CONOSCENZA DELLA SQUADRA (Partite, Test, Rapporto medico, Metodologia individuale e di squadra). 2) APPRENDIMENTO ( Nuove tattiche in regime di ridotto impegno fisico, elevata capacità di osservazione e memorizzazione, miglioramento qualitativo della comunicazione). 3) RIPETIZIONE (Rispettando sempre la variabilità del gioco deve però contenere elementi già conosciuti, massima correttezza tecnica e tempi di esecuzione rapidi, si applica indifferentemente a tutti gli aspetti della preparazione: fisica, tecnica e tattica.). 4) CONTROLLO (frequenti sedute, gare amichevoli, match analisi, riprese cinematografiche, temi particolari, studio avversari, si effettua sempre dopo gli allenamenti di apprendimento). 5) MISTA (è la seduta di allenamento più praticata nei Giochi Sportivi, vi sono tutte le forme di apprendimento e perfezionamento, più capacità condizionali, lavori a circuiti e intervallati, individuale e di reparto, attacco e difesa, elevatissima densità, di solito molto gradita dagli atleti).

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PSICOLOGICA

N.B.: L’IMPEGNO, LA PAZIENZA E L’OTTIMISMO FATTORI DI SELEZIONE INDISPENSABILI PER LA RIUSCITA SPORTIVA

Una frase che ricorre spesso sulla bocca degli allenatori riguarda la mancanza di impegno dei propri allievi o, comunque, a non dare il massimo di se stessi. Questa frase ripetuta dagli allenatori, pur se può apparire retorica, pone il in luce il ruolo svolto da uno dei fattori che determinano la riuscita in un’attività cioè l’impegno. La rilevanza dell’impegno emerge anche in relazione allo sport di vertice, in cui è stato ampiamente dimostrato che no è affatto sufficiente possedere il talento per raggiungere alti livelli. Gli allenatori ed in particolare il Metodologo hanno a disposizione dei profili caratterizzanti la predisposizione alla performance sotto il rifilo dell’impegno: 1- Essere pronti a mettere in secondo piano alcune cose importanti della propria vita per riuscire come sportivi. 2- Impegnarsi molto per migliorare le proprie abilità motorie. 3- Provare piacere nel gareggiare vincere. 4- Impegnarsi a valutare in maniera costruttiva le prestazioni e i risultati. 5- Assumersi la responsabilità dei propri errori. 6- Dare il massimo ad ogni allenamento e ricercarne la massima soddisfazione. 7- Provare interesse e piacere nell’apprendere tecniche nuove. 8- Considerare gli errori delle opportunità di miglioramento. La Pazienza è un’altra caratteristica strettamente correlata all’impegno, essa facilita la costanza e la scrupolosità dell’impegno; al contrario, l’impazienza ostacola fortemente il raggiungimento degli obiettivi. Infatti gli individui eccessivamente reattivi non accettano di migliorare poco alla volta, perché vorrebbero imparare più rapidamente e con poca fatica, hanno difficoltà ad imparare dagli errori che attribuiscono invece a situazioni casuali e sfortunate. Quando si pensa troppo al futuro occupando la mente, ad esempio con il pensiero della prossima gara, è facile diventare troppo preoccupati, magari delle critiche in caso di sconfitta; la mente dedicherà così meno attenzione a cosa bisogna fare per prepararsi a questo evento, ad esempio allenamento, preparazione psicologica, alimentazione ecc., e sarà eccessivamente proiettata sulla prestazione futura. La pazienza è, invece, una delle chiavi per restare focalizzati sul presente e per costruire l’efficacia della prestazione partendo dalla concentrazione sui compiti che devono essere svolti ora. In tal modo l’atleta guida se stesso attraverso la realizzazione di quanto deve fare sino al momento in cui avrà inizio la competizione e, avendo sviluppato un’attenzione costante al presente, continuerà con grande probabilità a mantenere lo stesso tipo di focalizzazione anche durante la gara. La competizione sportiva è una situazione in cui il singolo atleta deve fornire la sua prestazione migliore attraverso il confronto con altri atleti che hanno il suo stesso obiettivo; inoltre, minore è la differenza di competenza fra gli atleti e maggiore è l’importanza dell’evento sportivo cui partecipano; maggiore sarà di conseguenza la pressione agonistica avvertita dai contendenti. Pertanto la gara è identificabile come una situazione in cui è necessario guidare se stessi, assumendo un’atteggiamento positivo ed ottimista nei riguardi della possibilità di fare bene durante quella specifica competizione. Essere ottimisti significa essere consapevoli che, nonostante si possano subire insuccessi e frustrazioni, grazie all’impegno costante delle proprie capacità gli eventi successivi saranno affrontati dando il meglio di sé anche se ci si trova a fronteggiare situazioni molto difficili.

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L’Atteggiamento dell’ottimista e del pessimista sono così identificabili. 1- L’Ottimista accetta gli eventi stressanti, dando il meglio di sé anche nelle situazioni di maggior pressione competitiva e imparando qualcosa da queste situazioni; il Pessimista invece non affronta le situazioni che possono essere fonte di stress e mostra una minore consapevolezza dei problemi. 2- L’Ottimista è concentrato sul compito che sta svolgendo mentre il Pessimista è focalizzato sugli aspetti negativi delle esperienze. 3- L’Ottimista è orientato a trovare la soluzione più adatta, mentre il Pessimista si preoccupa e sviluppa pensieri ripetitivi negativi. 4- L’Ottimista regola in modo efficace le sue reazioni emotive, mentre il Pessimista sfugge ai problemi esasperando alcuni comportamenti, ad esempio alimentandosi in maniera eccessiva o sbagliata, manifestando uno stato di stanchezza eccessiva, isolandosi dagli altri o cerandone a ogni costo il sostegno psicologico. 5- L’Ottimista affronta le situazioni problematiche mentre il Pessimista non le affronta e vorrebbe evitarle. 6- L’Ottimista è poco centrato sui sintomi fisici quali la stanchezza ecc., mentre il Pessimista ne è molto preoccupato. 7- L’Ottimista pianifica il futuro e stabilisce obiettivi a breve termine mentre il Pessimista pensa che ci vorrà troppo tempo per migliorare. 8- L’Ottimista affronta direttamente che mette in discussione il proprio operato, presentando i fatti che sono contrari a queste affermazioni, mentre il Pessimista si fa convincere e si sente incapace. 9- L’Ottimista interpreta i propri insuccessi in termini di impegno insufficiente o di scelta strategica sbagliata e non di mancanza di capacità mentre il Pessimista li attribuisce a incapacità personali, quindi a fattori modificabili solo nel tempo e perciò ritiene che nella prossima gara si presenterà una situazione analoga, non sarà in grado di affrontarla positivamente. 10- L’Ottimista accetta le situazioni che non si possono cambiare, mentre il Pessimista cerca di fuggirle e le richiama sempre alla memoria. 11- L’Ottimista ricerca le opportunità nelle difficoltà, il Pessimista trova difficoltà nelle opportunità.

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Partendo da quanto detto è abbastanza evidente quanto sia importante assumere un atteggiamento ottimista soprattutto nelle situazioni di stress agonistico. Ogni atleta prima di una gara si sente teso, nervoso ed è conscio dell’importanza che ha per lui quella situazione. Queste reazioni psichiche comportano la presenza di sensazioni fisiche anche fastidiose come ad esempio la mani fredde e sudate, il mal di stomaco o la nausea, la tensione eccessiva, l’ansia ecc.; queste sensazioni non distinguono però, coloro che forniscono prestazioni scadenti da quegli atleti che forniscono abitualmente prestazioni di successo. Infatti non sono queste reazioni fisiche ad incidere negativamente sulla prestazione; ciò che invece esercita un effetto negativo è la componente cognitiva associata a queste manifestazioni. In altri termini, è di fondamentale importanza quello che pensa l’atleta quando avverte queste sensazioni fisiche. A tale proposito sono possibili almeno tre reazioni: a) REAZIONE POSITIVA: l’atleta sviluppa un dialogo interno di questo tipo: “dopo aver tanto aspettato questa gara finalmente ci siamo, manca più di un’ora e sento il cuore che batte a mille, mi sembra di averlo in gola, mi trasmette molta energia e poi è così che mi sento ogni volta che ho fatto ottime gare. Sì sono pronto. b) REAZIONE NEGATIVA: l’atleta sviluppa un dialogo interno di questo tipo: “ lo sapevo, sento troppo le gare e perciò mi ritrovo ad avere la nausea, il batticuore ecc. e tutto questo proprio oggi. D’altra parte è così ogni volta di una gara importante, parto troppo teso e faccio schifo, l’esperienza non mi ha proprio insegnato nulla. c) REAZIONE POSITIVA A UNA CONDIZIONE NEGATIVA: l’atleta sviluppa un dialogo interno di questo tipo: “ sono tesissimo mi manca il fiato, ho il cuore in gola se continua così all’inizio della gara sarò già cotto. Devo fare assolutamente qualcosa per uscire da questa situazione. So cosa funziona per me in queste situazioni: respiro profondamente, immagino l’ultima partita che ho giocato, che belle sensazioni, mi sentivo proprio forte. Anche adesso lo sono, mi sono preparato con cura e ha fatto tutto quello che era nelle mie possibilità. Il cuore va meglio, batte veloce ma va bene così, mi sento teso ma non sono più preoccupato. Ora mi concentro sulla mia prestazione, m’immagino esattamente quello che devo fare: la mia azione è fluida, coordinata e sicura”. In conclusione, emerge abbastanza chiaramente che essere ottimisti non significa assumere un atteggiamento superficialmente sicuro e spavaldo, ma vuol dire impegnarsi a sviluppare un atteggiamento che promuova le risorse personali e le incrementi attraverso l’utilizzo di un programma di preparazione psicologica costruito per trovare soluzioni alle molte situazioni problematiche che l’atleta si trova ad affrontare durante la sua carriera agonistica.

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9^ CAPITOLO

LE CARATTERISTICHE METODOLOGICHE DELLA PREPARAZIONE FISICA NEI GIOCHI SPORTIVI

Nello sforzo specifico di un gioco sportivo le qualità motorie secondarie agevolano la valorizzazione delle qualità motorie dominanti, rafforzandone l’efficacia, in particolare nell’esecuzione degli atti tecnico-tattici ed in caso di sforzi molto intensi e in stati di affaticamento. Le qualità motorie sono presenti nell’esecuzione di ogni atto motorio, la loro percentuale di partecipazione è diversa. Una delle qualità è predominante, le altre si scaglionano, differenziate come secondarie. Nei giochi sportivi è particolarmente evidente e caratteristica la manifestazione concomitante delle qualità motorie e la loro interferenza, ciò ha prodotto la nozione di Regime di manifestazione delle qualità motorie. Il Regime di Manifestazione rappresenta il modo di manifestarsi di una qualità motoria, determinato dall’influenza di un’altra o di altre qualità motorie con le quali essa si manifesta. Il regime è determinato dalle caratteristiche dell’atto motorio e rappresenta delle coppie e degli insiemi funzionali, es: la resistenza in regime di velocità, la velocità in regime di forza, la resistenza in regime di elevazione e destrezza, ecc. NELL’ALLENAMENTO SPECIFICO DEI GIOCHI SPORTIVI IL REGIME APPARE NELLA MESCOLANZA DEI FATTORI DELL’ALLENAMENTO, ES: LA PREPARAZIONE TECNICA IN REGIME TATTICO, LA PREPARAZIONE FISICA IN REGIME TECNICO, ECC. La conoscenza della nozione di regime è indispensabile perché l’allenamento si sviluppi in ogni gioco sportivo, su basi scientifiche, e perché siano affrontati simultaneamente i fattori dell’allenamento. Sulla base delle considerazioni espresse, nel progettare un sistema di allenamento occorre definire tre interventi operativi successivi: 1° OPERAZIONE Definire le qualità motorie dominanti, al riguardo si può affermare che la qualità dominante nei giochi sportivi, la cui durata media supera i 90’, risulta essere la Resistenza nei vari regimi: Pallacanestro: resistenza in regime di velocità, elevazione e abilità tecniche. Pallavolo: resistenza in regime di velocità di reazione, elevazione e abilità tecniche. Pallamano: resistenza in regime di forza, velocità e abilità tecniche. Calcio: resistenza in regime di velocità di esecuzione e di spostamento, forza e abilità tecniche. Rugby: resistenza in regime di velocità di spostamento, forza e abilità tecniche. Si constata la presenza, approssimativamente delle stesse qualità motorie ma integrate in insiemi diversi e soprattutto con delle notevoli differenze per ciò che concerne la loro percentuale nella composizione del regime.

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2° OPERAZIONE Bisogna individuare le caratteristiche dello sforzo specifico di ogni gioco sportivo attraverso i seguenti parametri: INTENSITA’ Sforzo Massimo frequenza cardiaca >240 p’ – frequenza respiratoria >45/50 al minuto. Sforzo Massimale frequenza cardiaca 200 p’ – frequenza respiratoria 35/45 al minuto. Sforzo Submassimale frequenza cardiaca 180 p’ – frequenza respiratoria 30/40 al minuto. Sforzo Grande frequenza cardiaca 130/180 p’ – frequenza respiratoria 25/35 al minuto. Sforzo Moderato frequenza cardiaca <130 p’ – frequenza respiratoria 15/25 al minuto. DURATA Breve-Lungo-Continuo-Variabile con senza interruzioni. COMPLESSITA’ Semplice (senza contatto fisico)-Standard (contatto moderato)-Complesso (contatto esasperato) METABOLICO Aerobico-Anaerobico-Misto-Acidosi Applicando questi concetti ad alcuni giochi, avremo:

SPORT DURATA COMPLESSITA’ METABOLISMO PALLACANESTRO variabile con brevi

interruzioni Standard con elevata pressione psichica

Misto probabile acidosi

PALLAVOLO variabile con numerose interruzioni

Semplice con elevatissima pressione psichica

Misto

PALLAMANO Variabile moderate interruzioni

Standard con elevata pressione psichica

Misto probabile acidosi

CALCIO Variabile con numerose interruzioni

Standard con moderata pressione psichica

Misto acidosi

RUGBY Variabile con grandi interruzioni

Complesso con moderata pressione psichica

Misto probabile acidosi

3° OPERAZIONE In relazione alle considerazioni suesposte si può stabilire un piano di allenamento, in particolare nel caso in esame, occorre stabilire la dinamica degli sforzi durante l’allenamento ed il programma della preparazione fisica. Come affermato, nei giochi sportivi, la preparazione fisica riguarda tanto lo sviluppo di ogni qualità motoria, come il loro sviluppo in insiemi in cui esse sono integrate relativamente allo sforzo specifico. Pertanto avremo la seguente successione degli obiettivi e delle attività di allenamento basate sulla preparazione fisica: 1) Sviluppo delle basi funzionali per la pratica dello sport, specialmente l’apparato cardiovascolare-respiratorio. 2) Adattamento degli organi e degli apparati allo sforzo massimale specifico. 3) Massimo sviluppo di ogni qualità motoria dominante in regime di resistenza. 4) Integrazioni delle qualità motorie, sviluppate separatamente, negli insiemi specifici. 5) Sviluppo della resistenza speciale in situazioni di gara.

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10^ CAPITOLO

IL CARICO DEL’ESERCIZIO FISICO

IL CARICO COME STIMOLO ALLENANTE (Beraldo-Polletti/La Preparazione Fisica)

Il Carico è il parametro di valutazione dell’esercizio fisico. Tutto il complesso degli esercizi e delle varie attività fisiche che vengono svolte in una seduta di allenamento o in una competizione , presentano due tipi essenziali di carico quello esterno e quello interno. CARICO ESTERNO: Quantificazione oggettiva mezzi adottati nell’allenamento: misurazione del carico CARICO INTERNO: Somma dei carichi esterni più le condizioni psico-fisiche dell’organismo nel momento in cui viene sottoposto a tali stimoli. Dobbiamo pertanto considerare che ogni carico somministrato, venga adoperato in rapporto alle sue finalità. La finalità del carico non è altro che un sistema di stimoli che presenta le seguenti componenti: DURATA dello stimolo è la durata dell’azione di un singolo o di una serie di stimoli. Si riferisce al tempo cronometrico in cui viene applicato il carico di allenamento detratto delle pause di recupero. VOLUME dello stimolo è il numero degli stimoli inerenti il singolo esercizio o l’intera seduta di allenamento. Viene riferito ad una sommatoria omogenea dei carichi come: numero dei chili sollevati, numero delle ripetizioni di un gesto, numero delle serie, distanza percorsa ecc. INTENSITA’ dello stimolo è l’impegno organico e muscolare rispetto alla massima prestazione possibile. Per esempio, si riferisce alla quantità di chili sollevati rispetto al massimale, al numero di ripetizioni di un gesto in dato tempo, alla velocità di spostamento, all’altezza superata, ecc. DENSITA’ dello stimolo è il rapporto tra esecuzione e tempo di recupero. Si esprime in valori di tempo o in percentuale rispetto alle serie del singolo esercizio o dell’intera seduta di allenamento.

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LA SUPERCOMPENSAZIONE

Attraverso adeguati stimoli allenanti si tende ad instaurare il meccanismo chiamato supercompensazione che è l’adattamento-risposta ai carichi e allo strass dell’allenamento. I Carichi di conseguenza, dovranno risultare quantitativamente e qualitativamente equilibrati, tali da provocare quei processi biologici di adattamento che nel tempo consentano risposte sempre più elevate allo stimolo dato. Particolare attenzione va posta ai giusti periodici recupero tra le varie sedute di allenamento, è infatti in questa fase che l’organismo ricostituisce le riserve energetiche e le possibilità funzionali “intaccate” dall’allenamento. Per attuare il meccanismo corretto di super compensazione è necessario che lo stimolo allenante si ponga entro certe soglie: - STIMOLI BLANDI E CONTINUI creano un iniziale e leggero adattamento in persone non allenate. Sono inefficaci e peggiorano la condizione generale di forma in atleti allenati. - STIMOLI DI MEDIA INTENSITA’ E CONTINUI permettono un momentaneo mantenimento del livello di efficienza raggiunto che nel tempo tenderà leggermente a decrescere. Se lo stimolo infatti, non subisce opportuni incrementi di intensità e volume, verranno a crearsi delle vere e proprie “barriere” oltre le quali non è possibile nessuna forma di ulteriore sviluppo. - STIMOLI ADEGUATI NELL’INTENSITA’ E VOLUME con un’ottimale programmazione del numero di allenamenti e recuperi, comportano la migliore situazione di adattamento-risposta ai carichi. - STIMOLI TROPPO ELEVATI ED ERRATI PERIODI DI RECUPERO peggiorano rapidamente la condizione di allenamento. In questo caso si può andare incontro allo stato patologico di “sovrallenamento”, oltre a possibili traumi sugli organi e apparati eccessivamente sollecitati.

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11^ CAPITOLO

LO SPORT DI SITUAZIONE-MISURAZIONE DEI CARICHI

Gli Sport di Situazione, di cui, quasi tutti gli sport di squadra fanno parte, sono contraddistinti dalla elevata componente tecnico-tattica. Ciò impone una SUDDIVISIONE DEI MEZZI DI ALLENAMENTO che, in particolare, saranno classificati in successione: - Esercizi di recupero per i giocatori infortunati - Preparazione fisica generale - Preparazione fisica speciale - Preparazione Tecnico Tattica - Gara In sede di questo lavoro, mi permetto di osservare, come tutto ciò abbia bisogno di un’attività di coordinamento che abbia caratteristiche di competenza dei vari aspetti enunciati, si ritiene che tale variegata conoscenza, dei vari saperi, sia esclusivo patrimonio della Laurea in Scienze Motorie e che tale operatore specializzato venga perciò definito: METODOLOGO.

IL CARICO DI ALLENAMENTO DEGLI SPORT DI SQUADRA

Negli sport di squadra la valutazione del carico è assai complessa (Arcelli-l’allenamento-Sperling e Kupfer), perché, ad esempio, l’alternanza dei meccanismi aerobico e anaerobico rende tale misurazione assai problematica, inoltre le difficoltà aumentano con la misurazione del carico relativo agli esercizi tecnico-tattici per di più eseguiti da un numero rilevante di giocatori. Per rispondere perciò alla improrogabile esigenza di valutare comunque i carichi allenanti, presupposto essenziale per la prestazione, sono stati adottati vari metodi, in questo studio se ne propongono alcuni sperimentati, attuati e verificati in prima persona. In linea generale si assegneranno dei coefficienti di carico a ciascun mezzo di allenamento o esercitazione, di conseguenza si individueranno i coefficienti di alcuni parametri quali: - Frequenza Cardiaca - Lattato - Distanze - Velocità di percorrenza - Sensazione di fatica per ogni lavoro

VALUTAZIONE DEL CARICO ESTERNO IN BASE ALLA FREQUENZA CARDIACA (FQ) METODO KOCLHI

E’ necessario conoscere la Frequenza Cardiaca massima (FQ max), ciò si ottiene con due metodologie note ai fruitori di questo lavoro: - Test di Conconi - Applicazione della formula teorica di Blunt: 220-età Ottenuto tale parametro si applica la metodologia con i coefficienti di Koclhi, come di seguito esposto, tenuto conto che per l’applicazione di tale metodologia è indispensabile la registrazione della FQ (Cardiofrequenzimetro e/o altri dispositivi specifici) per il tempo totale di lavoro, suddiviso dai tempi parziali trascorsi nelle rispettive zone di lavoro di riferimento.

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ZONE DI LAVORO DI RIFERIMENTO L = fino al 70% della FQ max Q = dal 70% all’ 80% della FQ max S = dall’ 80% al 90 % della FQ max FS = > al 90 % della FQ max COEFFICIENTI L = 30 Q = 60 S = 80 FS = 100

CALCOLO DEFINITIVO DEL CARICO ESTERNO METODO KOCLHI

Al fine della rappresentazione grafica (foglio Excel, carta millimetrata o quadrettata) del carico esterno con il metodo Koclhi, si considera: 1’ = 0,017 + coefficiente di compensazione strutturale (CSK=0.05)x FS 30’ = 0,510 1h = 1,020 t’ L Q S FS 1’ 1 1 2 4 2’ 1 2 3 6 3’ 2 3 5 10 4’ 2 4 6 12 5’ 3 5 8 15 6’ 3 6 9 18 7’ 4 7 11 20 8’ 4 8 12 24 9’ 5 9 14 28 10’ 5 10 15 30 15’ 8 15 23 35 20’ 10 20 31 42 25’ 13 26 38 50 30’ 15 31 46 60 35’ 18 36 54 70 40’ 20 41 61 80 45’ 23 46 69 90 50’ 26 51 77 100 55’ 28 56 84 110 1h 31 61 92 120

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VALUTAZIONE DEL CARICO INTERNO

METODO SCALA DI BORG

Per i Giochi Sportivi di situazione, la scala di Borg è più proporzionale del metodo Koclhi perché più attinente all’ intensità variabile del carico. Bisogna notare che la risposta dell’atleta è fisiologicamente e psicologicamente diversa ogni giorno o brevi periodi di giorni, inoltre varia la risposta interna al carico esterno, tutto ciò consente una valutazione complessiva non solo in funzione dei parametri fisiologici, ma anche in rapporto alle sensazioni soggettive di fatica. La scala di Borg è stata proposta in due versioni una successiva all’altra, la seconda è attualmente più utilizzata. SCALA DI BORG 1^ Applicazione (20 indici di coefficienza) 1 13 Poco Pesante 2 14 probabile Soglia Anaerobica (SANAE) 3 15 Pesante 4 16 5 17 Molto Pesante 6 18 7 Notevolmente Leggera 19 Notevolmente Pesante 8 20 9 Molto Leggera 10 11 Moderatamente Leggera 12 Occorre notare che i maggiori studi di questa scala (Birk e Birk 1987) collocano i maggiori adattamenti allenanti, per atleti adulti, tra gli indici 12 e 17. Per quanto riguarda l’individuazione della SANAE vengono segnalati: (De Mello e Collaboratori) indici 13/14 (Tivoli CUS L’Aquila 1987) indice 15 SCALA DI BORG 2^ Applicazione (10 indici di coefficienza) 0 Nullo 6 SANAE (concentrazione di lattato pari a 4 mmol/litro) 0,5 Appena Percepibile 7 Molto Pesante 1 Molto Debole 8 2 Leggero 9 Sforzo Estremo 3 Moderato 10 Massimale 4 Poco Pesante 5 Pesante Anche qui occorre notare ciò che deriva dagli studi prodotti: - (Lyungreen e collab. 1992) da questa scala, più diretta e percepibile della 1^ , si deduce che le percezioni soggettive possono essere ritenute valide per la misurazione del carico di ogni singolo allenamento. - (Tivoli CUS L’Aquila 1987) la collocazione della SANAE all’indice 6, in particolare riferito alla concentrazione di 4 mmol/litro di lattato, rappresenta il massimo livello di equilibrio tra acido lattico prodotto e lattato smaltito)

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12^ CAPITOLO

CALCOLO DEL CARICO DI UN SINGOLO MEZZO DI ALLENAMENTO

METODO KOVANSKY 1992

Il Metodo Kovansky si fonda su tre principi basilari: 1° - A ciascun mezzo di allenamento si attribuisce un proprio coefficiente di carico: K, corrispondente a un certo tempo di riferimento (ogni minuto o ogni ora o porzione di ora di lavoro). 2° - Il K può essere espresso in punti da attribuire a ogni ora o porzione di ora, ovvero ad ogni minuto t’, poiché in quest’ultimo caso risulta più comprensibile. 3° - Il Carico C si calcola : C = K x t’. Se applichiamo il Metodo Kovansky alla tipica gara dei Giochi Sportivi, ovvero la partita di allenamento, ad essa può essere attribuito un K pari a 7, 8 o 9. Ciò consente di scegliere il valore più adatto in funzione dei seguenti fattori: - Impegno dei Giocatori - Condizioni del Campo di Gara - Temperatura Ambiente - Sensazioni Soggettive di Fatica - Frequenza Cardiaca ecc. ecc. Da ciò ne deriva, per esempio, che per quanto suesposto, 40’ di partita potranno determinare un C = 280 se il lavoro non sarà stato molto impegnativo (7 x 40 = 280), oppure C = 360 se il lavoro risulterà abbastanza impegnativo, per esempio ritmo più sostenuto (9 x 40 = 360) Ovviamente il C potrà essere calcolato per ogni seduta di allenamento, Il C totale sarà uguale alla somma del C di ogni singolo mezzo di allenamento. Si prenda in esame, a titolo di esempio, un allenamento del gioco-sport Calcio: 10’ Corsa Lenta K = 3 10 x 3 = 30 15’ Stretching K = 1 15 x 1 = 15 14’ Multibalzi K = 6 14 x 6 = 84 22’ Tiri in porta con soluzioni tattiche K = 6 22 x 6 = 132 C totale = 261 di cui 129 Carico Condizionale, 132 Carico Tecnico Tattico

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CALCOLO DEL CARICO SETTIMANALE E MENSILE - Il Carico Settimanale C7 si calcola sommando i carichi giornalieri e le partite. - Il Carico Mensile C 30 si calcola sommando i carichi settimanali. - Il Carico Settimanale Medio C7 m si calcola dividendo per 7, C7 ( C7 / 7 ). - Il Carico Mensile Medio C 30 m si calcola dividendo per 30, C 30 ( C30 / 30 ). Calcolando così i carichi settimanali e mensili si ottiene un immediato raffronto tra il lavoro svolto globalmente nella settimana e il lavoro svolto in ogni singola seduta, avendo, in questo caso, i due parametri, lo stesso ordine di grandezza.

INTENSITA’ MEDIA DEL CARICO (d)

L’intensità Media del Carico d è molto utile per conoscere i coefficienti che sono stati applicati, siano essi più o meno elevati, (cioè grazie a lavori leggeri o un minor quantitativo di lavori più intensi). Pertanto, dividendo il carico totale per il tempo complessivo di lavoro si ottiene l’intensità media del carico d.

d = C / t’

Per esempio, nel caso di una seduta di Calcio come quella descritta alla precedente pagina 29, il valore d sarà uguale a 4,28, essendo stato raggiunto il carico totale C = 261 in un tempo t’ di 61’ Analogamente si procede per la settimana e il mese.

L’ENTITA’ DEL CARICO (E)

La quantità di lavoro svolto può essere valutata attraverso il calcolo del carico totale C, mentre la qualità del lavoro può essere meglio definita dall’intensità media del carico d. Tuttavia, può essere utile avere anche un unico indice che esprime l’insieme di questi due parametri. Consideriamo, per esempio, due settimane di lavoro: - la prima settimana comporta un carico C7 = 2500, svolto a un’intensità media d = 6; - la seconda settimana presenta un carico C7 = 2000, svolto a un’intensità media d = 3. Se conoscessimo solo C7 potremmo unicamente concludere che nella seconda settimana la quantità del carico è stata ridotta di 1/5. Invece, considerando anche d, possiamo notare che il lavoro è stato ulteriormente alleggerito, poiché l’intensità media degli allenamenti è stata ridotta di 1/2. Il lavoro, perciò, è stato più leggero, mentre la durata dell’allenamento è stata maggiore. Quindi, in un caso come questo, agli effetti di una valutazione globale dell’allenamento, possiamo affermare che la riduzione dell’entità del carico è stata determinata sia dalla minore quantità del carico totalizzato nella settimana, sia dalla minore intensità, nonostante la durata sia aumentata. Per considerare con un unico indice entrambi i fattori, e farci quindi un’idea globale dell’Entità del Carico E, possiamo moltiplicare il carico settimanale C7 per d e ricavare poi la radice quadrata di questo prodotto:

E = √C7 x d

Perciò avremo: - 1^ Settimana E = 122 - 2^ Settimana E = 77

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L’indice ottenuto in questo modo esprimerà l’entità del carico nelle sue due componenti principali: la quantità e l’intensità. Nel caso riportato come esempio, si può notare che la riduzione dell’ entità del carico è del 37 %. La radice quadrata si rende necessaria per riportare l’indice ottenuto a ordini di grandezza simili a quelli dei valori di partenza. Con lo stesso metodo si può determinare l’entità del carico per la singola seduta o per il mesociclo di lavoro e in alcuni casi può essere il parametro più indicativo della tendenza del lavoro svolto.

METODO A GRIGLIA

La metodica precedente può mostrare qualche limite, non potendo essere basata esclusivamente su parametri oggettivi. Tuttavia consente all’allenatore di valutare i carichi di lavoro in modo più razionale di quanto sia possibile fare attraverso una stima globale, priva dunque di riferimenti parcellari. L’obiettivo deve perciò essere la ricerca di informazioni sempre più oggettive, che possono rendere più preciso alla base il sistema di valutazione. Il Metodo a Griglia consente una più attenta valutazione della capacità dell’atleta di assimilare l’allenamento, la registrazione dell’allenamento può essere agevolata dall’adozione di una griglia che include, quotidianamente tre scale di dieci gradi 1^ SCALA Si indica il recupero dell’allenamento precedente, valutato la mattina successiva: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 = recupero completo 2^ SCALA Viene valutato il carico di allenamento (espresso con il sistema del punteggio e strutturato in modo che il valore massimo possa corrispondere a 10): 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 3^ SCALA L’atleta è invitato a indicare un valore uguale a quello della seconda scala se la sua fatica è stata normale in rapporto al lavoro svolto; mentre deve dare un valore proporzionalmente maggiore o minore se ha compiuto maggiore o minore fatica del previsto. * Il confronto d queste tre scale si è rivelato molto valido per gli scopo proposti. Ha inoltre un notevole valore pedagogico poiché può servire a sviluppare nell’atleta la capacità di valutare le proprie sensazioni di fatica e l’effetto dei vari mezzi di allenamento su di essa (ciò permette di meglio definire i coefficienti di carico).

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13^ CAPITOLO

PROGRAMMAZIONE, CONTROLLO E VALUTAZIONE DEL CARICO DI ALLENAMENTO NEI GIOCHI DI SQUADRA

Malgrado i notevoli progressi negli studi della metodologia dell’allenamento nei Giochi Sportivi, la maggior parte dei tecnici, nel pianificare il lavoro, lamenta la mancanza di conoscenze dei presupposti necessari per effettuare una programmazione su basi più razionali. Ciò che viene proposto in questo studio è un metodo per analizzare i dati che ci permettono di valutare e controllare il volume del carico di lavoro prodotto nel corso dell’allenamento. Prima di affrontare la spiegazione del metodo, sarà bene esporre i problemi che attualmente si presentano nel quantizzare e assegnare un valore all’intensità nell’ambito della valutazione del carico di lavoro.

LA VALUTAZIONE DEL CARICO NEI GIOCHI SPORTIVI (GG.SS.)

Come precedentemente già segnalato, si riconoscono,ormai, due tipi di carico di allenamento: il carico interno e il carico esterno. La valutazione del carico interno, che rappresenta l’adattamento dell’organismo sottoposto allo stress del carico esterno,è la più complessa, poiché dipende da numerose variabili. Il carico esterno negli sport di situazione può essere calcolato più facilmente se vengono adottati alcuni mezzi di allenamento per incrementare le qualità fisiche, senza ricorrere all’uso dell’attrezzo specifico di gara. Per esempio nel lavoro con i pesi per lo sviluppo della Forza, potrebbero essere calcolati i chilogrammi sollevati durante le serie e i rispettivi recuperi. Così come nelle azioni di corsa, potrebbero essere misurate le distanze percorse nei lunghi periodi e il tempo impiegato sulle distanze brevi. Non ultime, come difficoltà, si presentano le fonti energetiche, che negli sport di situazione appaiono diverse e mutevoli. Infatti negli sport di squadra sono coinvolte tutte e tre le principali fonti energetiche (aerobica, anaerobica lattacida e anaerobica alattacida).

PRINCIPI FONDAMENTALI PER LA PROGRAMMAZIONE DELL’ALLENAMENTO NEI GG.SS.

Di seguito si elencano alcuni principi per la programmazione e il controllo dell’allenamento: 1- Scelta dei mezzi di allenamento; 2- Verifica della condizione della squadra; 3- Esecuzione di test di base; 4- Definizione delle percentuali delle varie tipologie di allenamento; 5- Programmazione teorica dell’allenamento; 6- Trascrizione su un diario di allenamento; 7- Verifica dell’allenamento svolto; 8- Ripetizione dei test e controllo dell’allenamento svolto tra i test.

SUDDIVISIONE TIPOLOGICA DEI MEZZI DI ALLENAMENTO (Prof. R.Capanna)

- Riscaldamento R Preparazione psico-fisica - Preparazione Fisica Generale PFG Idoneità Atletica relativa alla morfofunzionalità del giocatore - Preparazione Fisica Speciale PFSle Adattamento biomeccanico e bioenergetico al gesto di gara - Preparazione Fisica Specifica PFSca Sviluppo organico funzionale correlato al modello di prestazione - Preparazione Tecnico Tattica PTT Individuale e di reparto

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VERIFICA PERIODICA

Nel primo periodo della stagione agonistica, occorre verificare la situazione Tecnica, Fisica e Psicologica attraverso allenamenti e test specifici. Per quanto riguarda i test, si consiglia di effettuarne pochi ma molto specifici. La loro programmazione deve prevedere quattro, cinque ripetizioni durante la stagione agonistica. I dati devono essere elaborati nel più breve tempo possibile e i risultati esaminati con le stesse giocatrici. Per gli sport di squadra si consigliano i seguenti test: - Test di Conconi per la valutazione delle caratteristiche aerobiche e anaerobiche. - Test di Bosco, per la valutazione di alcune caratteristiche muscolari. - Test a Navetta (10x20a+20r metri, recupero di 20”) per valutare le qualità di scatto e resistenza allo scatto. - Test di sintesi tecnica specifica di ogni singolo sport. - Valutazione del peso e della percentuale di massa grassa. - Alcuni esami clinici Come specificato sopra, questi test vanno ripetuti almeno cinque volte durante la stagione agonistica e soprattutto nei seguenti periodi: - Inizio Preparazione Pre-Campionato - Fine Preparazione Pre-Campionato - 1/3 del Campionato - 2/3 del Campionato - Fine Campionato Per una completa verifica andranno correlati tra loro, i risultati dei test e l’allenamento svolto nei periodi che intercorrono fra gli stessi.

PROGRAMMAZIONE TEORICA DELL’ALLENAMENTO

Conoscendo sia il tempo dedicato all’allenamento durante la settimana, sia gli obiettivi e le percentuali di riferimento, di seguito elencate: (si fa presente che le percentuali appresso segnalate sono puramente indicative e sono riferite a un settore giovanile): ETA’ 18 16 14 12 11 10 8 PTT+PFSle 70 70 75 80 80 80 85 PFG+PFSca 30 30 25 20 20 20 15 PTT 40 40 40 45 50 55 65 PFSle 30 30 35 35 30 25 20 PFG 10 10 15 15 15 20 15 PFSca 20 20 10 5 5 si può attuare la programmazione di un mesociclo di preparazione (periodo di 4/5 settimane) calcolando i tempi da dedicare giornalmente alle varie tipologie di allenamento. A seconda degli obiettivi scelti nella programmazione il tecnico dovrà stabilire con quali esercizi perseguirli. Qualora si rendesse necessario modificare il lavoro relativamente a qualche giorno, l’allenatrice potrà cambiare la tipologia e quindi il mezzo da utilizzare. Per realizzare quanto sopra esposto, sarà necessario organizzare la raccolta dei dati che consentono di effettuare i successivi controlli.

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Al riguardo si propone un modello informatico (Prof. Capanna – Campionati del Mondo Pallamano 87), per la registrazione dei dati dell’allenamento, che consente: - Verificare l’efficacia del lavoro compiuto; - Programmare il lavoro futuro; - Globalizzare i progressi relativi alla quantità e alla qualità dell’allenamento svolto; - Confrontare l’efficacia dei vari metodi di allenamento; -Individuare le cause degli eventi patologici e traumatici a carico delle atlete. L’elenco dei mezzi di allenamento viene indicato suddividendo i tipi di preparazione secondo il seguente schema: PTT Preparazione Tecnico Tattica 1 A Tecnica Individuale 1 B Tattica di Attacco e/o di Difesa 1 C Tattica della Situazione Gara PFSle Preparazione Fisica Speciale 2 A Esercizi Tecnico Tattici associati a esercizi per lo sviluppo della F (Forza) 2 B Esercizi Tecnico Tattici associati a esercizi per lo sviluppo della R (Resistenza) 2 C Esercizi di corsa specifici per la gara R (Resistenza) PFG Preparazione Fisica Generale 3 A Riscaldamento pre-allenamento 3 B Riscaldamento pre-partita 3 C Esercizi di pre-atletica e di pre-acrobatica 3 D Esercizi di Stretching 3 E Giochi Amorfi Policoncorrenziali PFSca Preparazione Fisica Specifica 4 A Sviluppo Forza Arti Superiori e Tronco F 4 B Esercizi con la Palla Medica per lo Sviluppo della F Veloce – F Esplosiva arti superiori 4 C Esercizi con Sovraccarico per lo Sviluppo della F Veloce – F Esplosiva arti inferiori 4 D Pliometria e Balzi 4 E Sprint in piano, in salita e in discesa anche con piccoli sovraccarichi 4 F Circuit Training F Resistente 4 G Esercizi per la Resistenza Alattacida 4 H Incremento della SANAE (Soglia Anaerobica) GARA 5 A Partita Amichevole 5 B Partita Ufficiale Indicando la quantità di tempo dedicata ad ogni singolo mezzo di allenamento,si può Verificare periodicamente il lavoro suddiviso tra le varie tipologie, inoltre, attraverso questi controlli, si razionalizzano meglio gli allenamenti futuri, e si possono correggere agevolmente gli eventuali errori di programmazione.

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14^ CAPITOLO

LA PERIODIZZAZIONE NEGLI SPORT DI SQUADRA

Se la Programmazione dell’allenamento rappresenta un fattore definitivo abbastanza delineato dalle competenze scientifiche e “di campo”, la Periodizzazione è quella chiave di volta che caratterizza le capacità professionali individuali, e che, in gran parte, fà la effettiva differenza fra le varie performance. Ovviamente in questa sede ci limiteremo a fornire dei dati generali che serviranno da base fondamentale per gli eventuali sviluppi professionali. Con il termine Periodizzazione si intende la enunciazione dei principi teorici relativi ad un andamento particolareggiato dello sviluppo dei carichi nei diversi periodi che costituiscono la struttura semestrale o annuale dell’allenamento. La Periodizzazione si propone il raggiungimento della massima forma e quindi l’estrinsecazione, da parte dell’atleta, di tutte le sue potenzialità fisiche e psichiche. Va fatta subito una distinzione tra la condizione fisica e la forma. La condizione fisica è determinata da un alto livello delle capacità funzionali dell’organismo ed è una situazione che può essere mantenuta per lungo tempo. La forma è un livello momentaneo raggiungibile solo partendo da una buona condizione fisica, è quello stato in cui il giocatore-la giocatrice, riesce a sintetizzare tutte le proprie capacità fisiche e a finalizzarle per uno scopo ben preciso, cioè, quello agonistico, cioè, la gara. Negli sport di squadra, una razionale periodizzazione permette di ottenere lo stato di forma da due a quattro volte l’anno e di mantenerlo per il tempo sufficiente a centrare i risultati programmati. Le Fasi di Acquisizione della Forma sono tre: - FASE DI SVILUPPO si svolge in due momenti, uno iniziale indirizzato alla ricerca di una efficienza generale avente lo scopo di aumentare le capacità funzionali dell’organismo; e un momento successivo in cui si ricercano gli elementi più specifici che portano al raggiungimento della forma vera e propria. Pertanto iniziando con un’attività multiforme e poliedrica, si andrà gradualmente verso un lavoro più specifico sia per quanto riguarda le qualità fisiche sia per le capacità tecnico tattiche. - FASE DI MANTENIMENTO l’andamento ondulatorio dei carichi di allenamento che si realizza con opportune variazioni della quantità e delle intensità, influisce sullo stato di forma che subisce leggere ondulazioni positive e negative. - FASE DELLA PERDITA TEMPORANEA DELLA FORMA, ma non della condizione fisica, si identifica con un calo transitorio, soprattutto dopo le gare importanti, ove la attività di allenamento si riduce, per non indurre a fenomeni di saturazione fisica e psichica con conseguente abbassamento repentino della forma. La durata delle tre fasi è condizionata dall’età dell’atleta, dalle sue proprie caratteristiche individuali e dalla sua condizione fisica generale. Per i giovani gli obiettivi immediati sono meno importanti e lo scopo principale deve essere quello di alzarne il livello delle qualità fisiche e tecnico-tattiche inserendo gradualmente esperienze agonistiche via via più impegnative. Per i senior la possibilità di incrementare le qualità fisiche e tecnico-tattiche, si riduce, mentre è più facile ottenere un costante rendimento di buon livello. Potrà quindi prolungarsi il periodo impiegato al mantenimento della forma e dedicare meno tempo al suo raggiungimento. In conclusione si può senz’altro affermare, che per quanto riguarda gli sport di squadra, la cui competizione principale è il campionato, la cui durata è almeno di otto mesi e più, diviene fondamentale garantire una elevata condizione fisica mantenuta nel tempo, e monitorare i vari picchi di forma individuale anche avvalendosi del turnover dei giocatori delle giocatrici.

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I VARI TIPI DI FATICA

Se usiamo il termine generico di “fatica” per indicare i fattori che determinano la diminuzione della prestazione che si può riscontrare nelle giocatrici e nei giocatori, a causa della gara o dell’allenamento impegnativo, si può dire che esistono diverse “fatiche”, e che i relativi tempi di recupero possono essere molto diversi: - La Fatica Alattacida, ha tempi di recupero molto brevi. Il tempo di “semipagamento” del debito alattacido è infatti di circa 30” nell’individuo normale e scende al di sotto dei 20” in certi atleti. - La Fatica Lattacida ha un tempo di “semipagamento” di circa 15’ nell’individuo normale, ed è molto inferiore, fino a 6’-7’, negli atleti in cui è importante eliminare rapidamente allattato nel sangue. - La Fatica derivante dall’accumulo di calore nell’organismo, soprattutto quando un lavoro intenso viene svolto per periodi protratti e in un ambiente, caldo, umidi e assolato, viene recuperata in alune decine di minuti. - La Fatica da disidratazione, causata da copiosa sudorazione necessita di alcune ore; d'altronde, a livello intestinale è possibile assorbire un massimo di 25 millilitri di liquido al minuto, mentre se ne può perdere circa il doppio con il sudore. - La Fatica da esaurimento del glicogeno muscolare, che si manifesta dopo sforzi intensi e prolungati, tipica delle partite degli sport di situazione, richiede recuperi di alcune decine di ore, oltre che di appropriati alimenti. - La Fatica Endocrina, in particolare quella che porta all’esaurimento delle “surrenali”, richiede alcuni giorni. - La Fatica da necrosi di fibre muscolari causata da sforzi molto protratti, viene recuperata dopo un paio di settimane. - La Fatica dei legamenti, dei tendini e delle articolazioni, ciòe il sovraccarico che ne provoca l’infiammazione, necessita spesso di tempi lunghi e di un particolare controllo da parte del personale medico e paramedico specializzato. Il controllo assiduo del personale preposto al monitoraggio degli status menzionati, deve essere coordinato con la verifica della programmazione e con i residui lasciati dalle gare. Ovviamente anche per quanto riguarda i parametri appena indicati, negli sport di squadra, và via via affermandosi l’esigenza del turnover, che logicamente, di contro, presente elevati costi in termini finanziari.

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QUANTITA’ E INTENSITA’ DEL CARICO

La quantità e l’intensità del carico di allenamento sono in stretta relazione tra di loro condizionandosi a vicenda sia in senso negativo che positivo. Infatti fino a un certo punto possono entrambi aumentare ma superata una determinata soglia si ha stabilizzazione o addirittura decremento di una delle due. Questi due parametri dovranno essere tenuti presenti non solo nella periodizzazione del lavoro annuale ma anche nei cicli più ristretti sia mensili che settimanali. Nei microcicli settimanali è opportuno inserire nella prima metà, dei carichi di allenamento caratterizzati prevalentemente dalla intensità, mentre nella seconda si intensificherà il lavoro quantitativo, diminuendo quello intensivo. Questo principio vale anche nella struttura della singola unità di allenamento infatti gli esercizi volti a incrementare l’ abilità motoria, la forza e la rapidità dovranno precedere quelli rivolti a incrementare la resistenza muscolare e organica. Ovviamente, trattandosi di sport di situazione, non si finirà mai di ricordare, che lo sviluppo delle capacità condizionali appena indicate, avverrà con metodiche basate prevalentemente sul gesto di gara, e osserverà la stessa gerarchia di intervento; cioè si lavorerà nella prima parte con esercizi di tecnica analitica per poi passare ad esercitazioni caratterizzate da prevalente componente tattica. I carichi dovranno essere sempre elevati sia per la qualità che per la quantità, con ritocchi periodici derivanti dall’incremento ottenuto e quindi mantenere le percentuali programmate. Soprattutto gli ultimi studi, hanno riaffermato come appaia fondamentale l’interruzione periodica della gradualità ovvero bruschi e repentini aumenti o diminuzioni del carico di allenamento, altrimenti delineato con la metodologia dell’alternanza dei carichi. Molta importanza va data al tempo di recupero, sia tra le varie serie e esercizi che tra una seduta di allenamento e l’altra, al fine di creare i presupposti fisiologici di adattamento e incremento delle qualità che vogliamo sviluppare. In sintesi: grandi carichi di lavoro intervallati da opportuni recuperi, (supercompensazione), reintegrano l’energia consumata e costruiscono gradualmente le riserve al di sopra del livello iniziale. E’ interessante osservare che tale fenomeno si ripercuote favorevolmente sulle componenti tecnico-tattiche della dinamica di gara, infatti, oltre che migliorare il sistema percettivo e quindi la gestione degli stimoli ambientali quali le traiettorie dell’ attrezzo-palla, i movimenti dei compagni e degli avversari, si nota un marcato sviluppo delle qualità tecnico-tattiche attraverso un sostanziale miglioramento delle capacità di elaborazione tattica e, perciò, del sistema effettuativo. Certamente i mediatori principali, come la motivazione e la memoria, si avvalgono delle maggiori capacità fisiologiche acquisite favorendo il miglioramento sistematico delle sovrastrutture corticali, indispensabili, soprattutto negli sport di situazione, per raggiungere elevati livelli di performance.

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15^ CAPITOLO

LA PERIODIZZAZIONE DEL CICLO DI ALLENAMENTO Nella periodizzazione del ciclo di allenamento si comprendono i seguenti parametri: - Periodo Preparatorio - Periodo Fondamentale - Periodo Transitorio ogni periodo conterrà - Mesocicli - Microcicli - Singole unità di allenamento

PERIODO PREPARATORIO E’ il periodo che precede quello agonistico ed è quindi dedicato alla preparazione per la prossima stagione competitiva. Negli sport di squadra normalmente non supera i due mesi e, a volte, continua a vivere nelle prime settimane di campionato. Questo periodo in realtà non solo serve alla preparazione di base ma anche in fase finale, per l’ottenimento dello stato migliore di forma atletica. I mezzi e le metodologie sono molteplici pertanto è bene suddividere il periodo preparatorio in due fasi: La prima fase, che rappresenta i due terzi del periodo da dedicarsi esclusivamente alla preparazione generale. La seconda fase, che rappresenta il restante terzo (e che continuerà nel periodo fondamentale). Tale rapporto di durata rimarrà costante sia in caso di periodizzazione semestrale che annuale. Normalmente si adotta una periodizzazione annuale (con i giovani sempre). La prima fase tenderà ad allargare la base generale delle qualità fisiche ovvero considererà quelle doti di base irrinunciabili che sono le qualità tecniche-tattiche in regime di forza, resistenza, velocità, mobilità articolare e coordinazione. Il gesto di gara specifico, a seconda dei vari sport, troverà collocazione universale nello schema di allenamento sia in regime delle capacità condizionali richiamate sia come richiamo di tecnica esecutiva. Il miglioramento delle capacità condizionali in regime tecnico e tecnico-tattico, dovrà essere parallelo per tutte, si interverrà particolarmente su di una qualità rispetto alle altre se l’atleta presenterà, per essa, vistose carenze. Il lavoro quantitativo prevarrà in maniera evidente su quello qualitativo che comunque non verrà mai tralasciato. La seconda fase vedrà gradualmente prevalere il lavoro specifico su quello generale. Inizialmente la quantità si manterrà pressoché costante e l’intensità aumenterà progressivamente fino ad arrivare, in prossimità dell’inizio del campionato, all’accentuazione dell’intensità sulla quantità. Nel periodo intermedio e finale della seconda fase vengono effettuate delle partite di controllo, senza però alterare il programma di lavoro che prevede scopi e obiettivi di più lunga scadenza. Appare utile sottolineare, che il gioco dei parametri, ovvero durata delle due fasi e tipo di lavoro da effettuare sono suscettibili di totali variazioni in quanto si dovrà sempre tenere conto delle caratteristiche individuali delle giocatrici dei giocatori, il suo grado di preparazione, l’età, etc.etc.

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PERIODO FONDAMENTALE

Nell’affrontare la tematica del periodo fondamentale occorre fare riferimento a pagina 4 del presente lavoro e in particolare al 3° Capitolo e ai seguenti argomenti: “La forbice obiettivo” e “La probabilistica previsionale”. Tutta la pianificazione dell’allenamento per l’atleta agonista, acquista un senso, solo se finalizzata al raggiungimento degli obiettivi previsti per questo periodo. Bisognerà quindi giungere al periodo fondamentale in ottima Condizione Fisica e Tecnica, al fine di ottimizzare al massimo il raggiungimento di un elevato stato di Forma media della squadra, tenuto conto della variegata difficoltà degli impegni settimanali ovvero dei giorni di gara e delle caratteristiche delle squadre avversarie. Questo periodo, per i campionati italiani ha una durata media di circa otto, nove mesi. Essendo il periodo in parola abbastanza lungo, sarà più utile una periodizazione di tipo annuale con due fasi intermedie, di tre o quattro settimane, ove verrà “richiamato” il lavoro generalizzato con momentanea riduzione di quello specifico. All’uopo, si utilizzano di solito, le interruzioni previste dai calendari federali, anche in virtù degli impegni della Nazionale. La metodologia basata sull’alternanza dei carichi, dovrà sempre essere adottata, per qualsiasi volume o intensità di carico previste. Il Microciclo che precede le gare obiettivo, che solo il rapporto tra l’andamento del campionato e “La Probabilistica Previsionale”, dovranno prevedere la riduzione della quantità con qualità ed intensità che rimangono pressoché costanti. Pertanto il carico totale subirà una riduzione che non deve però oltrepassare il 30-40 % dei valori medi dello stesso periodo competitivo.

PERIODO TRANSITORIO

Questo periodo è anche denominato “riposo attivo”, ad un periodo iniziale di totale riposo e relax, al massimo di due settimane, segue un periodo di lavoro molto ridotto. E’ il periodo in cui si cerca di smaltire la fatica fisica e psichica accumulate in tutto l’arco della periodizzazione, mantenendosi però nelle condizioni di poter riprendere un lavoro impegnativo per la prossima stagione, senza perdite di tempo, anzi, garantendosi una condizione ideale per ulteriori incrementi di carico e di risultati. Il periodo transitorio è irrinunciabile se si vogliono garantire futuri risultati, è infatti paragonabile al tempo di recupero tra una serie e l’altra e tra un’allenamento e l’altro, ovvero di quella pausa necessaria affinché l’organismo assorba il lavoro svolto, si adatti, e, infine, risponda esprimendosi a livelli sempre maggiori.

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IL MESOCICLO DI ALLENAMENTO

Comprende una variazione di tempo che va dai 30 ai 50 giorni, che nella struttura totale danno una visione completa dell’intero processo di allenamento. Le ragioni che consigliano la distribuzione degli allenamenti in mesocicli sono essenzialmente due: 1- L’andamento ondulatorio dei carichi di lavoro va rispettato anche durante un arco di tempo più ampio previsto da un microciclo, in modo tale che nel processo di allenamento avvenga quella sommatoria di carichi e di lavoro che è il presupposto essenziale per l’incremento delle qualità fisiche. Vanno inoltre rispettati i tempi fisiologici d ripristino delle condizioni ottimali di lavoro sull’organismo. Si dovranno perciò alternare opportunamente microcicli di compensazione a periodi di forte carico di lavoro. 2- Il contenuto e la metodologia di allenamento nei diversi periodi deve essere modificato periodicamente. Potremo avere pertanto i seguenti cinque tipi di mesocicli: - INTRODUTTIVO: Comporta un costante aumento delle intensità e del volume con netta prevalenza di quest’ultimo. Questo si verifica in un andamento medio, infatti si consigliano brusche variazioni di tendenza. Ogni ciclo agonistico inizia con un mesociclo di tipo introduttivo che è quello che in pratica contraddistingue l’inizio del periodo preparatorio. - DI BASE: è la parte più importante del periodo preparatorio. E’ in questa fase che viene svolto il lavoro fondamentale dell’allenamento tendente a incrementare le capacità funzionali dell’organismo e ad assicurare l’apprendimento e il perfezionamento delle tecniche e delle strutture tecnico-tattiche. Il mesociclo di base si distingue altresì in mesociclo di preparazione generale e mesociclo di preparazione specifica Mentre a seconda delle tendenze delle esigenze di allenamento abbiamo mesociclo di sviluppo e mesociclo di stabilizzazione. Il carico, durante durante questi mesocicli, è di solito molto elevato, va però tenuto presente l’inserimento periodico di uno o due microcicli di compensazione sia per avere un ottimale recupero fisico, sia per poter sostenere in seguito elevati carichi di lavoro. - PRE-AGONISTICO: precede le competizioni più importanti, di solito il campionato nazionale, nell’allenamento prevale l’aspetto specialistico con carichi di particolare intensità. Il microciclo iniziale sarà di compensazione per poi terminare nel microciclo agonistico culminante con le partite di campionato. - INTERAGONISTICO: sarà quello più lungo e “vivrà” fra una partita e l’altra, questo mesociclo inizierà sempre con un microciclo di compensazione e sarà volto al mantenimento o perfezionamento di quanto acquisito. Nel carico prevarrà il fattore intensità. - COMPENSAZIONE: è caratterizzato dal carico non elevato e dalla poliedricità delle esercitazioni aventi lo scopo di recupero completo da parte dell’organismo. I carichi sia nell’intensità che nella quantità saranno bassi, va comunque rispettato l’andamento ondulatorio dei carichi.

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IL MICROCICLO DI ALLENAMENTO

Si estende normalmente nell’arco di una settimana per un numero di sedute che può variare da 4 a 12. Il Microciclo è la parte più breve ma abbastanza completa dell’intero processo di allenamento. La strutturazione del microciclo riveste una priorità fondamentale per rendere efficace al massimo il lavoro che si svolge ed è quindi opportuno un approfondito studio degli esercizi, la loro quantità, qualità, successione e pause di recupero. Va data priorità, all’inizio del microciclo, agli esercizi di tecnica, tattica e velocità (rapidità), rispetto a quelli di potenziamento e resistenza specifica in regime di situazione di gara, che prevarranno nella seconda parte. Sommariamente i microcicli possono distinguersi in : - Microcicli di allenamento - Microcicli di competizione - Microcicli di recupero

L’UNITA’ DI ALLENAMEMNTO

Si compone di quattro parti: PARTE PREPARATORIA: altrimenti nota come “riscaldamento”consiste nel preparare l’organismo a impegni più specifici. Si eseguono esercizi di ginnastica generale, mobilità articolare e imitazione dei gesti tipici di gara. La sua durata varia da 20’ a 40’, a seconda del lavoro previsto nella parte fondamentale. PARTE FONDAMENTALE: varia da 80’ a 160’ e oltre, a seconda della quantità e dell’intensità del carico previsto. Questo tempo sarà dedicato prevalentemente allo sviluppo delle qualità fisiche, delle tecniche, delle tattiche e della preparazione degli schemi di attacco e difesa e delle strategie delle partite. PARTE CONCLUSIVA : della durata di circa 20’, verrà dedicata ad esercizi di allungamento, articolabilità e rilassamento. FASE DI RIPRISTINO : Comprenderà: Crioterapia, massaggi, bagni voltaici, idromassaggio ecc.ecc.

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L’ AQUILA 14.7.2009 N.B.: Il presente lavoro è destinato agli studenti della Facoltà di Scienze Motorie dell’Università degli Studi di L’Aquila, si diffida da qualunque altro utilizzo. Gianfranco Tivoli in L’Aquila 14.7.2009.

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