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Università della Terza Età Cinisello Balsamo Storia dell’Arte Contemporanea a.a. 2016 – 2017 Do.ssa Francesca Andrea Mercant

Università della Terza Età Cinisello Balsamo Storia dell’Arte Contemporanea · 2017. 5. 15. · nella “bruttezza” della donna rappresentata, preferì non ricevere in dono

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  • Università della Terza EtàCinisello Balsamo

    Storia dell’Arte Contemporaneaa.a. 2016 – 2017Dott.ssa Francesca Andrea Mercant

  • 7.Sincretismo ed esotismo

    alla fine Ottocento.Paul Gauguin

  • Autoritratto con Cristo giallo, 1890 – 1891, olio su tela, Parigi, Musée d'Orsay

  • Nato a Parigi, presso la casa di famiglia sita a rue Notre-Dame-de-Lorette 56 (che era stata in precedenza anche una "casa di

    tolleranza“), Paul Gauguin ebbe per genitori Clovis Gauguin, giornalista liberale francese e Aline Marie Chazal (figlia dell'incisore francese André Chazal e della scrittrice di

    origini spagnole Flora Tristan).L'avvento al potere di Napoleone III convince Clovis Gauguin ad abbandonare la Francia e a trasferirsi con la famiglia in Perù: lo

    scrittore non arriverà mai in America poiché morì durante il viaggio in piroscafo. La vedova e i figli sono ospit a Lima della

    famiglia materna. Poco tempo dopo, alla morte del nonno materno, Gauguin con la

    madre torna in Francia, ad Orleans dove studia nel Pett-Séminaire dal 1859 e nel 1865.

  • Dopo aver cercato di entrare, senza successo, alla scuola navale, il giovane Gauguin si arruola nella marina militare, prestando

    servizio a bordo della corvetta Jéröme Napoleon e partecipando alla successiva guerra franco-prussiana.

    Dopo la smobilitazione, nel 1871 si trasferisce a Parigi dove, dopo un breve periodo come agente di cambio, comincia a

    dipingere da autodidatta.Quest sono anche gli anni del suo matrimonio, contratto nel

    1873 con la danese Mette Sophie Gad, da cui avrà cinque figli.Gauguin si trasferirà con Mette a Copenhagen nel 1884,

    portando con sé quasi tutte le sue opere invendute e lasciandone gran parte in Danimarca dopo il suo ritorno In

    Francia, l'anno successivo.

    [Questo corpus di dipint costtuirà poi la spina dorsale della sezione dedicata a Gauguin alla Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen, che ancora oggi possiede una delle principali collezioni di opere dell'artsta francese].

  • Paul Gauguin, appassionato d'arte, nel 1874 si iscrive all'«Accademia Colarossi» e poco dopo partecipa, nel 1879, alla

    quarta mostra impressionista con una scultura.Successivamente parteciperà ad altre mostre impressioniste: alla quinta, nel 1880, presentando un'altra scultura e sette dipint, e alla sesta nel 1881 presentando due sculture e otto tele, tra cui

    Nudo di donna che cuce.La crisi economica che investe l'Europa ha un riflesso anche nella vita di Gauguin che, nel gennaio del 1883, dopo un drammatco

    crollo della Borsa di Parigi, viene licenziato dall'agenzia di cambio. È in questo momento che si colloca il già citato trasferimento a

    Copenhagen nel 1884.Nonostante le difficoltà economiche che lo costringono anche a

    lavorare come attacchino dei manifest, Gauguin non dimentca la pittura e partecipa all'ottava e ultma mostra degli impressionist,

    esponendo diciotto dipint: uno di quest è le Mucche in un pantano, ora nella Galleria d'Arte Moderna di Milano.

  • Nudo di donna che cuce, 1880, olio su tela, Copenaghen, Ny Carsberg Gliptotek

  • Mucche in un pantano, 1886, olio su tela., Milano, Galleria d’Arte Moderna

  • Alberi e figure sulla spiaggia, 1887, olio su tela, Parigi, collezione privata

  • In giugno soggiorna a Pont-Aven, in Bretagna, dove conosce il pittore Charles Laval, mentre nel novembre tornato a Parigi,

    conosce Théo van Gogh, che gestsce una piccola galleria d'arte, e Vincent van Gogh.

    Deciso a cercar fortuna fuori dalla Francia, parte con l’amico Laval per l’America: qui vive tra Panama, dove si mantene come

    sterratore, e Martnica finché non si imbarca come marinaio nuovamente per la Francia.

    Dopo aver rifiutato l’invito di Van Gogh di andare a vivere ad Arles, si trasferisce con Laval a Pont- Aven nel 1888.

    Qui conosce una personalità decisiva per la sua formazione artstca, il giovanissimo Émile Bernard che aveva elaborato un nuovo stle neo-impressionista, molto apprezzato dai critci e

    passato alla storia col termine di cloisonnisme.

  • « quest quadri danno l'impressione di una pittura decoratva, un tracciato esterno, un colore violento e di getto richiamano

    inevitabilmente l'imagerie e le giapponeserie. Poi, sotto il tono ieratco del disegno e del colore, s'intuisce una verità

    sorprendente che si libera dal romantcismo della passione, e soprattutto, poco a poco, la nostra analisi viene richiamata sulla costruzione intenzionale, razionale, intellettuale e sistematca

    [...] il pittore traccerà il disegno entro linee chiuse entro cui porrà diversi toni, la sovrapposizione dei quali darà la sensazione della

    colorazione generale ricercata, poiché colore e disegno si compenetrano a vicenda. Il lavoro di questo pittore è qualcosa

    come una pittura per compartimenti simile al cloisonné, e la sua tecnica risulterà una specie di cloisonnisme »

    E. Dujardin, «Le Cloisonnisme» in La Revue indépendante, 19 maggio 1888

  • Emile Bernard, Donne bretoni su un prato verde, 1888, olio su tela

  • Vincent Van Gogh, Donne bretoni, 1888, acquerello, Milano, Galleria d’Arte Moderna

  • Quattro donne bretoni, 1886, olio su tela, Monaco di Baviera, Neue Pinakotek

  • La visione dopo il sermone, 1888, olio su tela, Edimburgo, National Gallery of Scotland

  • L’opera, destnata a una piccola chiesa di paese, ha un soggetto religioso e rappresenta la lotta intrapresa da Giacobbe contro l'angelo, narrata nel libro della Genesi in 32,23-31 (la Bibbia in realtà non parla espressamente di una lotta contro un angelo, descrivendo l'antagonista di Giacobbe semplicemente come

    "uomo“).Già il nome dell'opera richiama una tematca cardine che getterà le basi per le future corrent simboliste: quella della visione. Le suore, appena uscite dalla chiesa dopo il sermone, immaginano

    la lotta tra Giacobbe e l'angelo (passo che probabilmente avevano udito durante l'orazione sermonica).

    Probabilmente l’opera è legata anche a un episodio della vita di Gauguin, che in Bretagna con Bernard aveva assistto alla

    cerimonia religiosa del Perdono.

  • Nel taglio asimmetrico come pure nel tronco d'albero che separa obliquamente il quadro in due sezioni, le pie spettatrici (la realtà) dalla visione (l'immaginazione), è evidente una somiglianza con

    le tecniche dei pittori giapponesi, come Hokusai, anche per l'essenzialità espressiva della scena di lotta biblica, che richiama

    le raffigurazioni dei lottatori di sumo, in cui la mancanza della prospettiva è funzionale a rendere l'impressione di irrealtà.

    Di fondamentale importanza è il ramo scuro che separa la scena surreale della lotta dalle suore (che simboleggiano il mondo

    terreno); con questo dettaglio del ramo il pittore riesce a rendere meno piatto e omogeneo il dipinto creando una sorta di ponte

    tra la visione assolutamente irreale e immaginaria della lotta e la realtà quotdiana di preghiera delle donne.

  • La belle Angèle, 1889, olio su tela, Parigi, Musée d'Orsay

    La donna ritratta nel dipinto, Marie-Angélique Satre, era un’albergatrice, ritenuta una delle donne più belle di Pont – Aven.La postura rigida, l'abito della festa della giovane donna e la scritta in lettere maiuscole LA BELLE ANGELE aumentano l'aspetto solenne di questa rappresentazione. Sulla sinistra, Gauguin inserisce una ceramica antropomorfa, d'ispirazione peruviana, che rafforza il carattere simbolico della composizione che appare come una versione esotca dell'idolo bretone.

  • Il quadro venne realizzato sulla spinta del grande desiderio di Gauguin di ritrarre la donna.

    A tela terminata però, la stessa Angele, che non si riconosceva nella “bruttezza” della donna rappresentata, preferì non

    ricevere in dono il dipinto, che rimase con il suo autore, fino al 1891, anno in cui il pittore Degas, ammirato dalla forza della tela,

    decise di acquistarlo.

  • Sempre nell’estate del 1888 Théo Van Gogh stpula con Gauguin un contratto che garantsce al pittore uno stpendio di 150

    franchi in cambio di un quadro ogni mese e contestualmente lo invita a raggiungere il fratello Vincent ad Arles, in Provenza,

    pagandogli il soggiorno. Gauguin, non abituato a ricevere tanto denaro, non può rifiutare e il 29 ottobre 1888 raggiunge Arles.

    Mentre Van Gogh apprezza il paesaggio mediterraneo e dimostra grande ammirazione per il suo nuovo compagno, con il quale spera di fondare un'associazione di pittori, Gauguin rimane

    deluso della Provenza e non crede possibile una lunga convivenza con Vincent, dal quale tutto lo divide: carattere,

    abitudini, gust e concezioni artstche.

  • Al caffè, 1888, olio su tela, Mosca, Museo Puškin

  • Miserie umane, 1888, olio su tela, Copenhagen, Ordrupgaard Museum

  • In una lettera, inviata da Arles, l’opera viene così descritta a Bernard: “ […] Vigne rosse che formano triangolo verso l'alto

    giallo cromo. A sinistra, una bretone di Le Pouldu in nero, grembiule grigio. Due bretoni abbassate dai vestiti blu-verde

    chiaro e corsetto nero. In primo piano, terreno rosa, e poveretta dai capelli arancione, camicia bianca e sottana (terra verde con del bianco). Il tutto eseguito a grandi tratti riempiti di toni quasi uniti con una spatola molto spessa su grossa tela di sacco. È un

    effetto di vigne che ho visto ad Arles […] È il mio quadro più bello di quest'anno e appena sarà asciugato lo manderò a Parigi .”

  • Vincent Van Gogh che dipinge girasoli, 1888, olio su tela, Amsterdam, Museo Van GoghLa stessa sera della realizzazione di questo dipinto, durante un litgio violento in un caffè di Arles , Van Gogh, ubriaco, scaglia il suo bicchiere contro Gauguin che scrive allora a Théo Van Gogh di essere costretto, data la situazione, a tornare a Parigi. Il 23 dicembre, secondo il racconto di Gauguin, Van Gogh lo rincorre per strada con in mano un rasoio. Si volta e lo fissa: Van Gogh si ferma e ritorna a casa dove, in preda a una crisi psicotca, si taglia un orecchio. Gauguin, che è andato a dormire in albergo, la mattina dopo trova i gendarmi che in un primo tempo lo fermano, accusandolo di aver ucciso l'amico, poi si rendono conto che Van Gogh si è ferito da solo e dorme, e lo rilasciano. La vigilia di Natale Gauguin parte per Parigi.

  • A Parigi compare tra gli organizzatori della mostra del Gruppo impressionista e sintetista nei locali del Caffè Volpini a cui partecipano anche Louis Anquetn, Émile Bernard, Léon Fauché, Charles Laval, George-Daniel de Monfreid, Louis

    Roy ed Émile Schuffenecker.Nella capitale europea dell’arte ottocentesca, Gauguin è

    sottoposto anche all’esame della critca: Fénéon sostenne che Gauguin era influenzato da Anquetn – un'influenza puramente

    formale, perché nelle sue opere non sembra c’era la minima emozione – mentre Albert Aurier rilevò in Gauguin, Bernard e Anquetn una netta tendenza al sintetsmo del disegno, della composizione e del colore, così come alla ricerca dei mezzi di

    semplificazione di espressione.Sfortunatamente nessun espositore alla mostra riuscì a vendere nemmeno un quadro, probabilmente per la mancanza di artst “veramente” impressionist, e Gauguin si spostò a Le Pouldu.

  • Il Cristo giallo, 1889, olio su tela, Buffalo, Albright-Knox Art Gallery

  • L'opera rappresenta Gesù crocifisso, ma con una trasposizione di luogo e di tempo, infatti Gauguin lo ambienta nel suo tempo e

    nella Bretagna.Le donne indossano i tpici costumi bretoni e sullo sfondo si

    notano case con tetti aguzzi, anch'essi tpicamente bretoni. Il quadro è “tagliato in due”, come facevano i giapponesi nelle loro opere con gli alberi, ma stavolta a “tagliare” la scena è la croce di Gesù. Le linee di Gesù sono più angolari e spigolose e ricordano

    i quadri medievali, mentre nel resto dominano linee curve. L'opera è composta da contorni netti e c'è un'assenza di ombra, è bidimensionale con colori irreali. La figura di Gesù è magra e spiccano invece gli alberi rossi che ricordano il sangue di Gesù,

    che non è presente invece sul suo corpo.

  • A proposito del Cristo giallo, lo storico dell’arte Lionello Venturi scrisse nel suo volume La via dell’Impressionismo:

    “[…] La forma sommaria del Cristo rappresenta abbastanza bene l'opera popolaresca, ma è appunto sommaria, non messa a punto per sostenere il rapporto delle tinte pure. L'interesse

    dell'artista è altrove, nel color giallo dell'immagine in rapporto con il giallo del fondo e con gli azzurri delle ombre, per esprimere la tristezza del paese, la sua aridità, il suo aspetto autunnale. Il

    simbolismo è dunque per Gauguin un modo di esprimersi indirettamente. Le scene della vita quotidiana sono un'occasione ora per un ritmo decorativo, ora per un motivo paesistico, e l'uno

    e l'altro alludono a uno stato di tristezza che dovrebbe accompagnare la vita religiosa.”

  • Nonostante il suo desiderio di allontanarsi dalla Francia – espresso nella richiesta formale al governo francese di essere inviato come colono nel Tonchino (i territori indocinesi sottopost dal 1884 a protettorato

    francese) prontamente respinta – l’artsta è costretto a restare a Parigi.Qui conosce un inventore, un certo Charlopin, che gli offre, per un

    consistente gruppo di quadri, 5.000 franchi, con cui Gauguin potrebbe permettersi un lunghissimo soggiorno in qualunque terra tropicale, ma

    l'offerta non va in porto.

    A lenire il suo ultmo periodo parigino è la conoscenza e la frequentazione di un gruppo di giovani pittori, i Nabis, profeti in

    ebraico, che hanno dato vita a circolo di pittura simbolista, in gran parte debitrice ai principi sintetst di Gauguin. Ne fanno parte Paul

    Sérusier, Denis, Pierre Bonnard, Ker-Xavier Roussel, Félix Vallotton e Édouard Vuillard, sostenut da critci come Albert Aurier e Lugné-Poe e poet e scrittori come Mallarmé, Jean Moréas, Maurice

    Barrès, Paul Fort e Charles Morice.

  • La cosa curiosa è che l’intento di Gauguin non è tanto quello di presentarsi come l'iniziatore e il promotore della poetca

    simbolista, quanto quello di procurarsi la massima pubblicità e solidarietà in vista di una progettata vendita all'asta dei suoi

    dipint, con il cui ricavato contava di poter finalmente salpare per le isole polinesiane, meta ultma dei suoi viaggi, dove, secondo quanto scrive a Odilon Redon, avrebbe potuto coltvare la sua

    arte allo stato primitvo e selvaggio: “[…]Per far questo mi occorre la calma: che me ne importa della gloria di fronte agli altri! Per questo mondo Gauguin sarà finito, non si vedrà più

    niente di lui!”

  • Ondina, 1889, olio su tela, Cleveland, Museum of Art

  • La perdita della verginità, 1891, olio su tela, Norfolk, Chrysler Art Museum

  • La tela rappresenta un perfetto esempio del modo “simbolista”, in cui Gauguin scelse di dipingere, dalla fine degli anni Ottanta in

    poi, per ottenere grande successo presso mercant d’arte e collezionist.

    Qui una giovane, sulla quale posa una volpe, simbolo della lussuria, è adagiata su un paesaggio che nulla ha di naturalistco,

    al fondo del quale si svolge un corteo nuziale.Modella del dipinto fu la ventenne Juliette Huet, sua amante nel

    momento della realizzazione del dipinto.

  • L'asta delle opere di Gauguin, preparata da diversi artcoli che esaltavano l'opera del pittore e seguita da un lungo artcolo di

    Albert Aurier che consacrava Gauguin come capostpite del simbolismo in pittura, fu tenuta a Parigi il 23 febbraio 1891 e

    fruttò più di 9.000 franchi.A marzo, grazie all'intercessione del figlio di Ernest Renan,

    Gauguin ottiene dal Ministro francese delle Belle Art Rouvier il riconoscimento di «missione gratuita» del suo viaggio – in

    sostanza, la promessa di acquistare un suo quadro al suo ritorno in Francia – oltre a uno sconto sul biglietto di viaggio.

    Finalmente il 4 aprile parte per Marsiglia dove, il 24 aprile, lo attendeva la nave per Tahit.

  • Il viaggio da Marsiglia durò 65 giorni, a causa dei lunghi scali – a Bombay, a Perth, a Melbourne, a Sidney, a Auckland – effettuat lungo il percorso. Il 28 giugno 1891 Gauguin sbarca a Papeete, il capoluogo di

    Tahit, presentandosi al governatore per specificargli la sua condizione di «inviato in missione artstca».

    Tahit, annessa alla Francia nel 1880 dopo esserne stata un protettorato dal 1842, presentava, grazie all’emigrazione europea, una società mista,

    in cui erano stat introdotti gli usi e i costumi, il sistema economico e perfino la religione europei.

    La capitale Papeete accoglie soprattutto funzionari francesi e le famiglie dei notabili indigeni e non vi può essere, in quel luogo, l'espressione

    dell'autentca civiltà maori, dei genuini caratteri e dei ritmi vitali degli indigeni non ancora toccat dal dominante influsso coloniale, che

    possono essere rintracciat solo nei villaggi più lontani. Perciò, dopo qualche mese si trasferisce vent chilometri più lontano, a Pacca e poi a

    Mataiea, dove si stabilisce in una capanna davant all'Oceano

  • Vahine no te tiare (Donna col fiore), 1891, olio su tela, Copenhagen, Ny CarsbergIl dipinto è la prima opera tahitana di Gauguin a essere inviata in Francia e a essere esposta, nel settembre 1892, nella Galleria d'arte Goupil, deludendo però gli amici che si attendevano un quadro in pretto stle simbolista.

  • Due donne tahitiane sulla spiaggia, 1891, olio su tela, Parigi, Musée d'Orsay

  • Ia Orana Maria (Ave Maria), 1891, olio su tela, New York, The Metropolitan Museum of Art

  • In questa opera tra cristanesimo e religione orientale, la donna in primo piano, con il pareo rosso, rappresenta Maria che porta sulla spalla suo figlio Gesù (la loro sacralità è indicata dalle due

    aureole). In secondo piano, troviamo due donne in atteggiamento di venerazione, mentre un angelo dalle ali gialle e

    viola, confuso fra la vegetazione, indica alle due donne la presenza di Maria. Infine, in primissimo piano riscontriamo

    una natura morta esotca con banane.In questo dipinto Gauguin fa emergere un tratto tpico della sua

    pittura: il sincretsmo, ossia l'unione di due culture molto diverse fra loro, in questo caso la religione cristana con la visione del

    mondo dell'esotco, al fine di rappresentare gli aspetti primitvi e naturali della spiritualità.

  • Manao tupapau (Lo spirito dei morti veglia), 1892, olio su tela, Buffalo, Albright-Knox Art Gallery

  • Nel dipinto compare Tehura, una delle sue compagne a Tahit – ne avrà parecchie – sdraiata prona sul letto, con espressione

    terrorizzata.In Noa-Noa (la Profumata), il racconto biografico e romanzato

    della sua scoperta dell'isola, scrive che, tornato a notte alta nella sua capanna, trovò «immobile, nuda, supina sul letto, gli occhi

    enormemente sbarrati dalla paura, Tehura mi guardava e sembrava non riconoscermi [...] Mi sembrava che una luce

    fosforescente uscisse dai suoi occhi dallo sguardo sbarrato. Non l'avevo mai vista così bella, soprattutto mai di una bellezza così

    commovente».Alla memoria visiva, il pittore aggiunge a sinistra nel quadro,

    incappucciato e con l'aria minacciosa, un Tupapau, una sorta di demone o spettro polinesiano dei mort.

  • Nafea faa ipoipo (Quando ti sposi?), 1892, olio su tela, Basilea, Kunstmuseum

    Nel quadro sono raffigurate due donne polinesiane (la modella è in realtà una sola) mentre riposano con abit e pose diverse.

    Conservato nel Kunstmuseum di Basilea è stato venduto il 6 febbraio 2015 per 300 milioni di dollari, circa 265 milioni di euro, divenendo il quadro più caro di sempre. L'opera, di proprietà di una fondazione svizzera, è stata acquistata da un consorzio di musei del Qatar.

  • Una parte della cultura tahitana molto esplorata da Gauguin fu la cultura religiosa dell’isola: a Tahit non esistevano

    rappresentazioni artstche delle divinità, se non i tiki, gli idoli, sculture in legno rappresentant divinità minori, utlizzate, fino

    all'arrivo dei missionari, alla fine del Settecento, a segnare i recint ove si svolgevano i rit sacrificali.

    L’artsta creò sculture in legno e in ceramica rappresentando dei e idoli maori, senza scrupoli filologici, ma operando una

    contaminazione di motvi iconografici, ridando in qualche modo vita a immagini della tradizione religiosa tahitana: tra queste

    opere si annoverano l'Idolo con la perla e Oviri (Selvaggio), una ceramica realizzata a Parigi nel 1894, prima della partenza per il

    secondo e definitvo viaggio a Tahit.

  • Idolo con perla, 1892 – 1893, Statuetta di legno ferro, madreperla, dente ed osso, Parigi, Musée d'Orsay

    Oviri, 1894, gres, Parigi, Musée d'Orsay

  • Senza più denaro, carico di debit, perché le tele inviate in Francia fruttano poco, non può che desiderare di lasciare Tahit e, carico delle sue tele, s'imbarca per la Francia dove il 3 agosto

    1893 barca a Marsiglia.Dopo aver vissuto in un piccolo appartamento, riesce a trasferirsi

    grazie all’eredità di 9.000 franchi lasciatagli da uno zio in un alloggio-studio confortevole e arredato esotcamente, dalle paret dipinte in giallo e in verde, dove accoglie gli amici del

    circolo simbolista.A dicembre rende l'ultma visita alla famiglia a Copenaghen e nel maggio del 1894 ritorna nei suoi luoghi preferit della Bretagna,

    dove la giovane compagna di origine giavanese, dopo averlo derubato di tutti i soldi ma non dei dipint, fa perdere le sue

    tracce.

  • Mahana no atua (Giorno di Dio), 1894, olio su tela, Chicago, Art Institute

    Il quadro è stato dipinto in Francia nell'intervallo tra due soggiorni a Tahit. Rappresenta un sacrificio alla dea Kali visibile nel centro del dipinto. Le chiazze in primo piano sono i riflessi che la variopinta vegetazione polinesiana produce sulla superficie del mare.

  • Nuovamente deciso a partre per la Polinesia, organizza il 18 febbraio 1895 una vendita delle sue tele: il ricavo è modesto ma sufficiente per partre. Si imbarca il 3 luglio

    a Marsiglia e durante lo scalo a Auckland, interessato all'arte maori, visita il Museo etnologico.

    Raggiunta Papeete l'8 settembre, si trasferisce nel villaggio di Paunaania, dove affitta un terreno nel quale,

    con l'aiuto degli indigeni, si costruisce una capanna.

  • Aita Tamari vahina Judith te Parari, 1896, olio su tela, Winterthur, collezione privata

  • La donna dei manghi, 1896, olio su tela, Mosca, Museo Puŝckin

  • Nell'aprile del 1896 Gauguin scrive in una lettera di avere appena dipinto: “[…] una tela di 130 per un metro, che credo ancora migliore di quanto abbia fatto finora: una regina nuda, sdraiata su un tappeto verde, una serva coglie

    dei frutti, due vecchi, accanto al grosso albero, discutono sull'albero della scienza; fondo di spiaggia; questo leggero schizzo tremolante ve ne darà solo

    una vaga idea. Credo di non aver mai fatto con i colori una cosa di tanto grave sonorità. Gli alberi sono in fiore, il cane fa la guardia, le due colombe a

    destra tubano. A che pro inviare questa tela, se ce ne sono tante altre che non si vendono e fanno urlare? Questa farà urlare ancora di più. Sono

    dunque condannato a morire di buona volontà per non morire di fame.”

    Si tratta probabilmente della prima tela dipinta dopo il suo ritorno in Polinesia, Te arii vahrine (La donna del re) o La donna dei manghi, che

    insieme richiama, nella posa, le Veneri del Rinascimento ma anche la Eva del giardino dell'Eden e dell'«albero della scienza»: un'immagine sincretstca dei

    mit religiosi di tutta la storia dell'Occidente.

  • No te aha oe riri? (Perché sei arrabbiata?), 1896, olio su tela, Chicago, Art Institute

  • Te tamari no atua (La nascita di Cristo, figlio di Dio), 1895, olio su tela, Monaco di Baviera , Neue Pinakothek

  • Quest’opera è un esempio della concezione della pittura di Gauguin, per il quale il dipinto non è il semplice risultato di un

    complesso di percezioni trasferite sulla tela, ma è un messaggio dell'artsta, la comunicazione di un pensiero.

    Qui il sonno e il sogno della ragazza si materializzano nella tela con l'immagine della Sacra Famiglia tahitana e del presepe e

    nello stesso tempo, nella capanna è presente un totem dipinto, segno dell'unità sostanziale dei mit religiosi. La reale esistenza

    della giovane compagna dell'artsta, che attende un figlio e sogna la sua natvità, è abbinata alla concreta rappresentazione

    dei fantasmi del suo sogno, coerentemente alla teorizzazione della pittura di memoria, fatta da Gauguin.

  • In questo periodo, in concomitanza con l’aggravarsi delle sue condizioni di salute a causa della sifilide, l’artsta realizza di getto una delle sue tele più significatve e amate, Da dove veniamo?

    Che siamo? Dove andiamo? nel dicembre 1897.In uno schizzo del dipinto Gauguin aveva rappresentato i simboli

    cristani della croce e del pesce, che nella tela sono in realtà assent: di fatto Gauguin sembra esprimere la sua adesione

    al buddhismo – nella quale, in stadi successivi di perfezione, si raggiunge il nirvana – avendovi invece rappresentato chiari simboli buddhist, come la dea Hina, che richiama le statue

    del Buddha, il daino che richiama il bassorilievo del tempio di Borobudur, nel quale Buddha è rappresentato come re dei daini e

    il fiore di loto.

    Il dipinto di Gauguin richiama quello, esposto al Salon di Parigi nel 1890, di Puvis de Chavannes, Inter Artes et Naturam.

  • Pierre Puvis de Chavannes, Inter artes et naturam, 1890 – 1895, olio su tela, New York, The Metropolitan Museum of Art

  • Da dove veniamo? Che siamo? Dove andiamo?, 1897, olio su tela, Boston, Museum of Fine Arts

  • È lo stesso artsta, in una lettera, a spiegare il significato di questa criptca opera:

    “Dove andiamo? Accanto alla morte di una vecchia. Un uccello strano stupido conclude. Che siamo? Esistenza giornaliera. L'uomo d'istinto si

    chiede che significa tutto ciò. Da dove veniamo? Fonte. Bambino. La vita comune. L'uccello conclude il poema in comparazione dell'essere

    inferiore di fronte all'essere intelligente in questo grande tutto che è il problema annunciato dal titolo. Dietro a un albero due figure sinistre,

    avvolte in vesti di colore triste, pongono accanto all'albero della scienza la loro nota di dolore causata da questa scienza stessa in confronto con

    gli esseri semplici in una natura vergine che potrebbe essere un paradiso di concezione umana, abbandonatasi alla gioia di vivere”.

    Il dipinto è stato portato solo tre volte in Europa: una prima volta a Parigi, la seconda volta a Genova nel 2011-2012 per essere esposto alla mostra Van Gogh e il viaggio di Gauguin e la terza alla Fondaton

    Beyeler di Basilea nel 2015.

  • Gauguin lavorò sulla tela notte e giorno per circa un mese, imponendosi un ritmo di lavoro frenetco che finì col prostrarlo.

    Concepita come il fregio di un tempio (numerosissimi sono i richiami alle figure del Partenone, ai templi di Giava e alla cultura maori), dà

    l'idea di un affresco, poiché presenta i bordi rovinat. Nei bordi inserisce il ttolo dell'opera (a sinistra) la firma e la data (a destra), altro

    elemento tpico dell'arte bizantna.L'opera va letta da destra a sinistra (appunto all'orientale) come un

    ciclo vitale disposto ad arco: non a caso, all'estrema destra è raffigurato un neonato, al centro un giovane (l'unico personaggio

    maschile adulto) che sta cogliendo un frutto e può essere interpretato in due modi, o come richiamo al peccato originale o come simbolo

    della gioventù che coglie la parte migliore dell'esistenza e all’estrema sinistra una vecchia raggomitolata su di sé in attesa della morte.

    Lo sfondo rappresenta la vegetazione in maniera sintetca: i rami si trasformano in arabeschi e i colori sono antnaturalistci, infatti gli

    alberi sono blu.Alle spalle del ragazzo compaiono due figure rosse sullo sfondo,

    simbolo dei torment e delle domande dell’anima.

  • Con un prestto di 1.000 franchi concessogli dalla Cassa agricola di Tahit compra un terreno a Paunaania e si fa costruire una casa, ma i debit, le malattie e la depressione lo spingono a

    tentare il suicidio, l'11 febbraio 1898: si avvelena con l'arsenico ma rigetta e si salva.

    Visto il bisogno di guadagnare, Gauguin si trasferisce a Papeete dove s'impiega, per sei franchi al giorno, come scrivano nel

    Ministero dei Lavori Pubblici finché, con il denaro pervenutogli dalla Francia grazie alla vendita dei suoi quadri, riesce a

    estnguere il debito con la banca, lasciare l'impiego e tornare nella sua casa di Paunaania.

    Per tutto il 1900 sembra non aver dipinto una sola tela: è certo che la sua salute è malferma e trascorre due mesi in ospedale.

    Ne esce nel febbraio 1901; venduta la sua casa, lasciata la famiglia tahitana, il 16 settembre approda in una delle Isole

    Marchesi, Hiva Oa, stabilendosi nel villaggio di Atuana.

  • Il cavallo bianco, 1898, olio su tela, Parigi, Musée d'Orsay

  • Racconti barbari, 1902, olio su tela, Essen, Folkwang Museum

    In questa tela la compagna dell’artsta, Tohotaua, appare in primo piano, a incarnare la rappresentazione della religione maori, con al centro la rappresentazione di quella buddhista, mentre la figura alle loro spalle è l'immagine della religione cristana, satreggiata nella figura dagli artgli e i tratti volpini.

  • Dopo aver causato numerose rivolte presso i natvi contro le autorità coloniali cattoliche e dopo aver denunciato un gendarme, che a sua volta lo aveva denunciato, viene

    condannato al pagamento di una multa e a tre mesi di carcere che non conterà mai: la mattina dell'8 maggio viene trovato

    morto, disteso nel suo letto, probabilmente a causa della sifilide. Il vescovo, accorso alla notzia, si preoccupa di distruggere quelle

    opere che giudica blasfeme e oscene, poi assolve la salma e gli concede una sepoltura senza nome nel cimitero della chiesa

    della missione.

    Pochi natvi assistettero alla sua sepoltura: presto dimentcata, la sua tomba fu ritrovata vent anni dopo e gli fu posta una lapide

    con la semplice scritta «Paul Gauguin 1903».

  • Vincent Van Gogh, La sedia di Vincent, autunno 1888, olio su tela, Londra, National Gallery

    Vincent Van Gogh, La sedia di Gauguin, 1888, olio su tela, Amsterdam, Van Gogh Museum

    Diapositiva 17. Sincretismo ed esotismo alla fine Ottocento. Paul GauguinDiapositiva 3Diapositiva 4Diapositiva 5Diapositiva 6Diapositiva 7Diapositiva 8Diapositiva 9Diapositiva 10Diapositiva 11Diapositiva 12Diapositiva 13Diapositiva 14Diapositiva 15Diapositiva 16Diapositiva 17La belle Angèle, 1889, olio su tela, Parigi, Musée d'OrsayDiapositiva 19Diapositiva 20Al caffè, 1888, olio su tela, Mosca,  Museo PuškinDiapositiva 22Diapositiva 23Diapositiva 24Diapositiva 25Diapositiva 26Diapositiva 27Diapositiva 28Diapositiva 29Diapositiva 30Ondina, 1889, olio su tela, Cleveland, Museum of ArtDiapositiva 32Diapositiva 33Diapositiva 34Diapositiva 35Diapositiva 36Diapositiva 37Diapositiva 38Diapositiva 39Diapositiva 40Diapositiva 41Diapositiva 42Diapositiva 43Diapositiva 44Diapositiva 45Diapositiva 46Diapositiva 47Diapositiva 48La donna dei manghi, 1896, olio su tela, Mosca, Museo PuŝckinDiapositiva 50Diapositiva 51Diapositiva 52Diapositiva 53Diapositiva 54Diapositiva 55Diapositiva 56Diapositiva 57Diapositiva 58Diapositiva 59Il cavallo bianco, 1898, olio su tela, Parigi, Musée d'OrsayRacconti barbari, 1902, olio su tela, Essen, Folkwang MuseumDiapositiva 62Diapositiva 63