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Una frese per saluto Tutto comincia e finisce con una frase, una breve frase, lasciata lì, tra le pagine di un quaderno che ricorda tanto quello delle scuole elementari. Giusto nella prima di queste pagine, lasciata lì tra tante altre, risalta una scritta: 'libertà di pensare è anche libertà di vivere o di morire'. Diversi sono gli interrogativi che questa particolare scritta ha innescato in chi scrive queste righe. Questa frase, forse per il modo in cui è stata scritta, richiama per stile e aspetto i primi scarabocchi di uno scolaretto. Forse a primo acchito l'aspetto e la grafia sono segno del fatto che chi l'ha scritta non avesse molta dimestichezza con carta e penna; o forse, più semplicemente, questa volta scriveva per nuovi intenti. Forse non aveva dimestichezza con la finalità di scrivere per esternare i propri pensieri. Effettivamente, io che ho avuto la fortuna di conoscere chi ha scritto la frase, posso confermare che la sua grafia non era il massimo in termini di comprensibilità. Solitamente, quando Norman scriveva con carta e penna, non lo faceva mai per gli altri. No, non per egoismo. Norman usava carta e penna solo per gli appunti; quegli appunti che poi lo stesso Norman, più anziano di qualche ora, andava a rileggere. Ma questa volta le cose stanno diversamente: la scrittura insolita credo stia giusto a segnalare un'intenzione insolita. Quelle parole, dal suono vagamente profondo, sono state scritte per qualcuno, qualcuno che sicuramente non avrebbe dovuto essere un Norman più vecchio. Questa volta, questa scritta, è stata concepita per essere letta da qualcuno, un qualcuno in particolare, qualcuno cui Norman si riferiva chiamandolo compá. Potrei continuare cercando di chiarire, tanto a voi quanto a me stesso, il destinatario reale di queste parole lasciate come una specie di testamento. Ma il risultato che ne verrebbe fuori non farebbe altro che dividere, ancora una volta, le persone che in un modo o nell'altro sono state condizionate dalla personalità e dalle scelte di Norman. Ma che vuol dire 'libertà di pensare è anche libertà di vivere e di morire'? La cosa non è semplice. Qui non parliamo di cosa ognuno di noi è portato a credere; o cosa ognuno debba interpretare secondo una specifica corrente di pensiero. Qui bisogna cercare di comprendere il senso globale dell'atto, che ha inizio proprio dalla fine: proprio da questa frase. È stato proprio questo preciso punto di vista a portarmi a scrivere queste poche righe, e a riflettere su queste parole. Non si vuole affatto insegnare niente a nessuno; e nemmeno procedere in discussioni varie, sinceramente fuori luogo per un argomento così tristemente solenne. Qui bisogna solo provare a comprendere a fondo cosa sia in realtà questa frase, cosa significhi effettivamente, e cosa essa possa restituirci di una persona così speciale com'è stato chi l'ha scritta. Tutto questo può essere ottenuto solo dopo aver inquadrato bene in quale prospettiva vada letta e interpretata questa breve frase. Va infatti premesso che si tratta della realtà di Norman. Mi permetto di farlo non per spiegare nulla a nessuno, ma solo per dar fiato e modo di espressione a qualcosa che nella sua natura non vuol essere altro che questo: pura espressione.

UNA FRASE PER SALUTO

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Il saluto a Norman, a un anno dalla scomparsa, di Vitaliano Catanese

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Page 1: UNA FRASE PER SALUTO

Una frese per saluto

Tutto comincia e finisce con una frase, una breve frase, lasciata lì, tra le pagine di un quaderno che ricorda tanto quello delle scuole elementari. Giusto nella prima di queste pagine, lasciata lì tra tante altre, risalta una scritta: 'libertà di pensare è anche libertà di vivere o di morire'. Diversi sono gli interrogativi che questa particolare scritta ha innescato in chi scrive queste righe. Questa frase, forse per il modo in cui è stata scritta, richiama per stile e aspetto i primi scarabocchi di uno scolaretto. Forse a primo acchito l'aspetto e la grafia sono segno del fatto che chi l'ha scritta non

avesse molta dimestichezza con carta e penna; o forse, più semplicemente, questa volta scriveva per nuovi intenti. Forse non aveva dimestichezza con la finalità di scrivere per esternare i propri pensieri. Effettivamente, io che ho avuto la fortuna di conoscere chi ha scritto la frase, posso confermare che la sua grafia non era il massimo in termini di comprensibilità. Solitamente, quando Norman scriveva con carta e penna, non lo faceva mai per gli altri. No, non per egoismo. Norman usava carta e penna solo per gli appunti; quegli appunti che poi lo stesso Norman, più anziano di qualche ora, andava a rileggere. Ma questa volta le cose stanno diversamente: la scrittura insolita credo stia giusto a segnalare un'intenzione insolita. Quelle parole, dal suono vagamente profondo, sono state scritte per qualcuno, qualcuno che sicuramente non avrebbe dovuto essere un Norman più vecchio. Questa volta, questa scritta, è stata concepita per essere letta da qualcuno, un qualcuno in particolare, qualcuno cui Norman si riferiva chiamandolo compá. Potrei continuare cercando di chiarire, tanto a voi quanto a me stesso, il destinatario reale di queste parole lasciate come una specie di testamento. Ma il risultato che ne verrebbe fuori non farebbe altro che dividere, ancora una volta, le persone che in un modo o nell'altro sono state condizionate dalla personalità e dalle scelte di Norman.Ma che vuol dire 'libertà di pensare è anche libertà di vivere e di morire'? La cosa non è semplice. Qui non parliamo di cosa ognuno di noi è portato a credere; o cosa ognuno debba interpretare secondo una specifica corrente di pensiero. Qui bisogna cercare di comprendere il senso globale dell'atto, che ha inizio proprio dalla fine: proprio da questa frase. È stato proprio questo preciso punto di vista a portarmi a scrivere queste poche righe, e a riflettere su queste parole. Non si vuole affatto insegnare niente a nessuno; e nemmeno procedere in discussioni varie, sinceramente fuori luogo per un argomento così tristemente solenne.Qui bisogna solo provare a comprendere a fondo cosa sia in realtà questa frase, cosa significhi effettivamente, e cosa essa possa restituirci di una persona così speciale com'è stato chi l'ha scritta. Tutto questo può essere ottenuto solo dopo aver inquadrato bene in quale prospettiva vada letta e interpretata questa breve frase. Va infatti premesso che si tratta della realtà di Norman. Mi permetto di farlo non per spiegare nulla a nessuno, ma solo per dar fiato e modo di espressione a qualcosa che nella sua natura non vuol essere altro che questo: pura espressione.

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Quando ho fatto il mio ingresso nell'aula dove avrei dovuto seguire la prima delle materie che avrebbero costituito il corso in Filosofia della Conoscenza e della Comunicazione, dopo solo alcuni minuti dopo che avevo preso posto, mentre avevo osservavo i miei futuri colleghi, la mia attenzione è stata catturata da un ragazzo con uno zainetto 'Invicta' e una sahariana verde. Prima del mio sguardo Norman riuscì a catturare l'interesse delle mie orecchie col frastuono provocato dal suo goffo inciampare con la sedia. Se il buongiorno si vede dal mattino, allora devo solo aggiungere che il primo istante in cui lo vidi fu solo il preludio di tanti momenti esilaranti che l'alchimia tra mondo e Norman usava offrire. Dopo averlo conosciuto, dopo aver scambiato alcune parole su quella prima lezione seguita assieme, Norman diventò il mio collega di riferimento. Spesso ci soffermavamo a commentare le caratteristiche dei docenti, o le nostre preferenze per questa o quella materia. Inutile dire che ci trovavamo quasi sempre d'accordo sugli argomenti in questione. Il nostro chiacchierare era un vero e proprio confronto. Nonostante fosse più piccolo di me di quasi dieci anni riusciva con naturalezza a farsi ascoltare; talvolta anche a farmi cambiare idea, cosa peraltro poco frequente. Uno degli argomenti che spesso affrontavamo era la Fede. Norman non era un credente. Non era un cristiano praticante. A suo dire, se c'era una qualche divinità che potesse essere principio e ordine del tutto, non avrebbe affatto potuto seguire i principi militareschi della Chiesa. Non posso nascondere che questo era uno degli argomenti che separavano nel modo più netto le nostre posizioni intellettuali. I suoi ultimi interessi per la fisica non facevano altro che aumentare le distanze tra le nostre prospettive teologiche. Anche se iniziavamo un discorso parlando di sport, finivamo spesso per affrontare 'battaglie' dialettiche a sfondo religioso. Ricordo bene che una delle mie argomentazioni più forti, seppure indimostrabili, era quella che essendo stati educati secondo canoni cristiani non potevamo che essere, anche che senza rendercene conto, in qualche modo cristiani. Quando arrivavamo al momento fatidico in cui facevo riferimento a questa posizione, smettevamo di parlare dell'argomento e cambiavamo discorso. Spesso chiudeva il discorso con un suo morbido 'può essere'. Ero convinto che Norman fosse un ottimo cristiano. Norman era il prototipo del cristiano. Generoso come pochi. Non voglio per questo fare uno stupido e insignificante elenco delle sue doti d'animo. Devo solo dire che Norman aveva una predisposizione all'ascolto e al culto dell'altro che non ho mai visto in nessuno, neanche in coloro che dovrebbero avere questa prerogativa per mestiere o per vocazione. L'altro era il protagonista della giornata e della vita di Norman. A costo di sembrare stupido era disposto a fare il pagliaccio per strappare un sorriso a chi fosse con lui. I suoi momenti pubblici erano tutti dominati dalla presenza e dall'esistenza degli altri. Cosa pensava quando fosse da solo è ormai poco utile a tutti quanti siamo rimasti digiuni del suo affetto, delle sue parole, della sua esistenza. Dopo il fatto molti abbiamo indossato il camice della scienza, molti ci siamo concentrati a capire perché. Qualcuno si è anche cimentato in commenti poco felici, mossi innanzitutto da principi apparentemente cristiani. Ma questo Norman probabilmente se lo aspettava. È forse proprio il motivo di quella frase. È forse questo il motivo del suo inneggiare alla libertà. Libertà di pensare è anche libertà di vivere o di morire. Egoisticamente non posso fare a meno di leggere in quelle parole un saluto, un ultimo abbraccio del mio amico, del mio fratello minore. Le parole di Norman sono un riferimento, fin troppo chiaro, al dono più bello che Dio abbia dato all'essere umano: l'intelletto. Molte coscienze morali hanno puntato il dito contro il gesto di Norman, catalogando il gesto alla voce 'problemi familiari o depressione', pronti a condannare Norman come chi semplicemente commette un delitto contro la vita. Certo non si può invitare nessuno a condividere la sua scelta, ma credo ci sia in questo caso l'obbligo di comprendere a fondo l'accaduto nella sua interezza. Il messaggio finale di Norman vuole proprio essere una richiesta speciale. Con quella frase credo che abbia proprio voluto chiedere scusa, forse perché sfinito e dilaniato dai morsi del suo possente pensiero interiore, ricordando ai suoi futuri giudici che se Dio ci ha regalato il libero arbitrio; se Dio

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stesso, o qualunque Cosa ci abbia creato, ci ha resi liberi di scegliere; allora siamo liberi di scegliere anche di fermarci e scendere dal rumoroso treno che chiamiamo vita. Se esiste e se vogliamo una completa libertà di pensiero, allora dobbiamo ritenerci liberi di scegliere. E se possiamo ancora scegliere, allora la scelta verte su tutti gli argomenti possibili, anche quelli più tristi. Non voglio giustificare tutte le scelte, ma solo ricordare e sottolineare come sembri facile emettere giudizi sulle scelte altrui. A queste persone dal giudizio facile vorrei ricordare che un giudizio viene concepito solo attraverso parole, e che ogni parola indica e fa riferimento a una rappresentazione di un numero molto ampio di cose. Pertanto ogni giudizio, essendo fatto di parole, descrive cose in generale. In questa storia, in questo brutto esodo, molti giudicano con superficialità la scelta di Norman, forse perché fanno riferimento ad esperienze precedenti proprio in modo astratto e generale. La scelta di Norman non è stata qualcosa di generale: è stata la scelta di Norman, e solo la sua. Anch'io vorrei sentire dalla sua bocca le sue motivazioni, certamente interessanti; vorrei sentirgli pronunciare queste stesse parole con quella sua s leggermente felpata; ma Norman ha deciso da tempo di andare via; di andare chissà dove. L'unica cosa di cui sono certo, ancora oggi, è che se qualcuno lo starà ascoltando in questo momento si sentirà sicuramente meglio di me che posso ormai solo ricordarlo, insieme a quanti lo hanno giustamente apprezzato e adorato.