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Anno 89° - n. 01 - Gennaio 2010 Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - Dl 353/2003 (conv. in legge n° 46 del 27/02/2004) art.1 comma2, DCB Asti © FOTOMAYER IL BINOCOLO Famiglia come piccola Chiesa - I colori dell'amore Una festa di giovani

Una festa di giovani - San Giuseppe Marello · 2019-10-19 · Il mio ricordo di Anna Scorza di padre Gennaro Citera osj 22 I santi di Benedetto XVI di padre Franco Careglio ofm.conv

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Anno 89° - n. 01 - Gennaio 2010

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IL BINOCOLO Famiglia come piccola Chiesa - I colori dell'amore

Una festa di giovani

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Dall’1 al 31 agosto 2009 ho compiuto la seconda Visita Canonica ai Con-fratelli della Provincia “Nuestra Señora de Guadalupe” (Messico). In quellavisita mi hanno accompagnato i Consiglieri Generali P. Brian Crawford, P.Guido Miglietta (fino al 10 agosto) e l’Economo Generale P. Sebastian Meleth.Siamo stati accolti molto bene e ci siamo sentiti davvero in famiglia.

Con il Provinciale P. Enrique Barragán abbiamo condiviso, durante tutto il“pellegrinaggio” nelle nostre comunità messicane, momenti di amicizia, alle-gria, dialogo e discernimento. Con il Consiglio Provinciale ci siamo riuniti duevolte per analizzare e valutare il livello di vita religiosa della Provincia, il sensodi appartenenza alla Congregazione, il servizio alle Chiese locali, la trasmis-sione del nostro Carisma e della nostra Spiritualità attraverso le opere di apostolato.

Le nostre comunità vivono in serenità. Dopo l’incontro personale con ognuno dei Confratelli ho riunito tutta la comu-nità per una revisione di vita, sottolineando le cose positive e quelle in cui migliorare.

La settimana di formazione permanente costituiva uno degli obiettivi principali di questa seconda Visita Canonica.Per una settimana si sono alternati momenti di preghiera, riflessioni, allegria e fraterna convivenza, dialoghi persona-li e comunitari. Abbiamo affrontato temi di spiritualità, vita consacrata e comunitaria, apostolato, senso di appartenen-za alla Congregazione. È stata, senza dubbio, un’esperienza bella, positiva e apprezzata.

In Messico abbiamo 3 seminari. I formatori mi hanno fatto buona impressione ed ho apprezzato il loro servizio.Quest’anno non ci sono novizi messicani. L’Orientatore Vocazionale è molto entusiasta e con speranza “getta le reti”.Durante la Visita Canonica tre Professi temporanei hanno rinnovato i loro voti annuali.

Uno dei momenti più belli ed emozionanti della Visita Canonica sono state le ordinazioni sacerdotali di P. José Anto-nio Sibrian (di El Salvador) e quelle diaconali di Abel Enrique Martinez (di El Salvador) e di Raul Matias (Messico). Lacerimonia si è svolta nella parrocchia di San Paolo, in una delle zone più povere e problematiche della città di Monter-rey. La gente del quartiere ha partecipato in massa e con molto amore.

Molto bello e allegro è stato l’incontro nazionale della pastorale giovanile con i giovani delle nostre parrocchie, dura-to due giorni, dando molta responsabilità ai giovani stessi, nella parte organizzativa e in quella esecutiva. L’allegra con-vivenza, l’accoglienza degli organizzatori, il senso di appartenenza alla Famiglia del Santo Marello e la voglia di viveree di sentirsi protagonisti della propria storia sono state le caratteristiche migliori.

In tutte le nostre parrocchie ho avuto la gioia di incontrarmi con i laici giuseppini marelliani e vedere, con soddisfa-zione, il loro senso di appartenenza alla Famiglia del Marello.

In tutte le parrocchie ci sono attività sociali, ma vorrei sottolinearne tre in particolare. La prima è la “CASA DELPEREGRINO” nella parrocchia di Huichapan: molta gente del Centro America ed anche messicani del sud vanno allaricerca di una vita più degna e perseguono il sogno di andare in USA. Clandestinamente salgono sui treni che tra-sportano minerali e si nascondono, andando incontro a pericoli e difficoltà di ogni genere. Nei pressi della nostra par-rocchia i treni si fermano un paio di giorni per far riposare i ferrovieri. Gli immigrati clandestini, uscendo dai loronascondigli, entrano in città e facilmente sono accoltimolto male. I nostri confratelli, dopo aver fatto pren-dere coscienza ai cristiani impegnati di questo grandeproblema umano-sociale, insieme a loro hanno elabo-rato e messo in atto un piano di accoglienza: una casadove i clandestini hanno la possibilità di pregare, lavar-si, lavare i loro vestiti, mangiare, risposarsi, e conl’aiuto di volontari scrivere alle loro famiglie. Sempre inHuichapan abbiamo il “CENTRO DE AYUDA Y PROMO-CION HUMANA SAN JOSE’ MARELLO”: in un grandecaseggiato ricevuto in dono e adattato si impartonocorsi di informatica, inglese, artigianato, elettricità,musica, ballo; si dà assistenza pediatrica, dentistica edi vario tipo. La terza opera è il CENTRO SOCIAL JESU-CRISTO UNICO SALVADOR DEL MUNDO nei pressidella nostra Parrocchia di san José de los Jardines,dove si impartono corsi di informatica, segretariato erecupero scolastico; un piccolo ambulatorio medico euno studio giuridico per le necessità della gente.

Alla famiglia giuseppino-marelliana sparsa nel mondoper testimoniare il Vangelo di Gesù Risorto

Spirito e vita Gennaio 2010

di padre Michele Piscopopadre generale osj

Da sinistra, p. Francisco Olivares, p. José Antonio Sibrian, il padre generaleMichele Piscopo e p. Enrique Barragan il 7 agosto 2009 a S. Luis de Potosi

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Nelle vicende di Rosarno inCalabria, la Chiesa dovrebbetenersi fuori da simili questioni einteressarsi solo della parte spiri-tuale.

La Chiesa è fatta da Gesù, suofondatore, essenzialmente perdedicarsi agli altri, per servire ilprossimo, “dare la vita” comeGesù l’ha data e continua a darlanel centro più spirituale dellaChiesa, la Santa Messa.

Se c’è una situazione dove sitrovano violenza, morte, ingiusti-zia, mai la Chiesa può passareoltre, mai può tirarsi indietrocome se quelle persone vittimenon esistessero, quelle minaccenon la toccassero, quelle ingiusti-zie non fossero consumate, e queipeccati – in buona o mala fede –non fossero commessi.

Perciò ci parliamo chiaro:siamo cristiani? Allora, chiediamoa Dio l’aiuto per essere magnani-mi, benevoli … perciò non stupidi,a dire e pensare che il male nonesiste, e che la parte della Chiesaconsiste solo nell’affidare a Dio lebare dei fratelli e delle sorelleuccise.

Affidiamo a Dio anche le perso-ne vive, le vittime come gliaggressori, perché cessino diessere tali e agiamo di conse-guenza perché ci riconosciamouguali: il nostro DNA di “nuovagenerazione” dà fastidio a Qual-cuno?

Invece è proprio la coerenzacon il senso del Vangelo che ciporta a voler bene al nostro pros-simo.

Senza forzature ma prendendosul serio l’invito a costruire unasocietà fraterna.

Spirito e vita di padre Michele Piscopo osj 2

Editoriale di padre Guido Miglietta osj 4

La lettura del Vangelo ai bambini di suor Marianna Cortellino osj 5

La dignità dei laici giuseppini marelliani di padre Gabriel Kamus osj 6

Nico Reale Diacono 7

La famiglia è una piccola Chiesa di In Hye Kim 8

Il colori dell’amore di monsignor Bruno Forte 10

L’Amore nelle sue radici bibliche di padre Tarcisio Stramare osj 12

Dialogando con gli amici di padre Paolo Re osj 14

La Risurrezione di San Giuseppe 15

Il capo della Santa Famiglia modello di padre di monsignor Emmanuel A. Badejo 16

La storia della Santa Famiglia e del giovane Gesù di Antonio Gaspari 17

Parola...e fatti 18

Tra Riccia e i monti del Matese: la storia continua di Alessandro De Stefano 20

State buoni se potete 21

Il mio ricordo di Anna Scorza di padre Gennaro Citera osj 22

I santi di Benedetto XVI di padre Franco Careglio ofm.conv. 23

Notizie dal mondo giuseppino ([email protected]) 24

Padre Paolo Monni osj di Ugo Collu 28

Padre Carlo Corazzola osj di padre Manuel Manrique F. osj 29

Presentiamo un libro 30

Lettera di un missionario di padre Pierdomenico Ceriani osj 31

sommario

Al Direttore

BINO

COLO

In copertina:I ragazzi del Centro giovanile

S. Giuseppe Marello di Solofra (Av)al campo invernale di Riccia,

Campobasso

La quota associativa può essere espressa nei seguenti modi:Abbonamento Postale 16,00 Sostenitore 30,00 Per l’estero 40,00

Il numero di c.c.p. è 120147 [il numero IBAN completo è IT15A0760110300000000120147] intestatoa Periodico Joseph Direzione: via Boccea 364 - 00167 - Roma. Il modulo di c.c.p. allegato alla rivistaserve all’ufficio spedizioni come etichetta di indirizzo e non è assolutamente un sollecito di pagamen-to, ma può offrire a quanti lo desiderino l’opportunità di inviare la propria solidarietà nei tempi e neimodi preferiti. Per i nuovi abbonati occorre inviare il coupon compilato e copia del bollettino a:Redazione Joseph, via Boccea 364 - 00167 - Roma. Oppure via fax allo 06 66 01 66 23.

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Direttore responsabile: Luigi Bellone

Direttore editoriale: Guido Miglietta

In redazione: Michael Odubela, Francielly Hellena Camilo,Luis Chavez, Marianna Cortellino, Marcello Di Nardo,Luz Erica Limachi Mejia, Agostino Meloni, Daniele Raponi,Christian Saminal, Joseph Starkweather

Hanno collaborato: Alessandro De Stefano, Antonio Gaspari,Bruno Forte, Emmanuel A. Badejo, Gabriel Kamus,Gennaro Citera, In Hye Kim, Manuel Manrique F.,Michele Piscopo, Paolo Re, Pierdomenico Ceriani, Rita Margiotta, Tarcisio Stramare, Ugo Collu

Editore: Oblati di San GiuseppeProgetto grafico e impaginazione: Teknoart - Roma

Stampa: Tipografia Città Nuovavia San Romano in Garfagnana, 23 - 00148 Roma

Registrazione: Presso il Tribunale di Asti n. 12del 4 luglio 1948

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

NotificazioneI dati e gli indirizzi per l’invio della rivista Joseph sono gestiti unica-mente dall’amministrazione del giornale. Nel rispetto della legge675/96, i dati personali dei nostri abbonati non saranno oggetto dicomunicazione o diffusione a terzi se non per ciò che riguarda la spe-dizione della rivista o iniziative da essa promosse.Si potranno chiedere in ogni momento modifiche, aggiornamenti,cancellazioni.Chiuso in redazione il 14 Gennaio 2010.

Anno 89 n. 01 Gen. 2010

Periodico degli Oblati di San Giuseppe e del Movimento Giuseppino

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Rinnovati i responsabili degli Oblati di San Giuseppe in ogni Paese

Pensiamo in modo globale e agiamo a livello locale

Editoriale

...oggi Joseph si legge anche on-line: http://www.teknoart.it/Joseph/index.html

È il Signore per primo,straordinario nelle coseordinarie: ha fatto di noiinnanzitutto una congre-gazione globalizzata. Seviviamo uniti nel Suonome, le gioie si moltipli-cano e i dolori si dividono.L'ultima “divina avventu-ra”? L’11 gennaio que-st'anno era l'inizio deltempo ordinario nella litur-gia, primo lunedì dopo ilBattesimo di Gesù: insom-ma il tempo della normali-tà più piatta e straordina-ria di tutti i giorni. E giornomigliore non poteva sce-gliersi, perché proprio inquella data il nostro carogenerale padre MichelePiscopo ha comunicato allafamiglia di san GiuseppeMarello la nomina deiresponsabili degli Oblati diSan Giuseppe a livellomondiale, e contentisiamo.

Ecco i nomi: nellosconfinato Brasile, il padreAntonio Ramos de MouraNeto; nell’incantevoleIndia padre John Attulli: inItalia, provincia S. Giusep-pe Marello padre LuigiMarsero; sempre in Italia,provincia Santa Famiglia,padre Ferdinando SabinoPentrella; nelle – una voltalontane, ora non più –

Isole Filippine, padreRonulfo Alkonga; nellaterra degli Atzechi e Olme-chi e Toltechi il Messico,padre Enrique Barragan;nella patria del Servo diDio papa Giovanni PaoloII, la Polonia il padre Sta-nislaw Kozik; negli StatiUniti d’America, Californiafrontiera del mondo ilpadre John Warburton, enel più tradizionale degliStates – la Pennsylvaniaun Californiano il padrePhilip Massetti. Il delegatodel padre generale nelcuore andino del Sudame-rica – la Bolivia - il padreJan Pelczarski, e nel cen-tro del continente africanoil più grande e popolosodei Paesi, la Nigeria, ilpadre Michael OdubelaAdemola. Manca soltanto ilPaese delle civiltà preco-lombine il Perù, che già hail provinciale padre ManuelManrique.

Il momento è partico-larmente lieto, da Regnodi Dio che si costruisceattraverso il servizioumile, gioioso e generosodi San Giuseppe. Con fedeabbiamo insieme pregatoil Signore, perché la nostrafamiglia oblata possacostituirsi e realizzare lasua semplice vocazione e

missione attorno a questinostri cari confratelli, scel-ti per il servizio. A ciascu-no, tantissimi, cari e affet-tuosi auguri! Il mandatocomincerà per tutti il 14marzo 2010 e varrà per iltriennio 2010-2013.

Un saluto speciale, eauguri e preghiere, ainuovi: il padre Philip Mas-setti della California,nominato nuovo provincia-le della Pennsylvania, ilpadre John Attulli muovoprovinciale - ma nonnuovo all’incarico - dellaprovincia St. Thomas inIndia, il padre Yan Pelczar-ski per la prima volta dele-gato della Bolivia; ma,soprattutto, il padreMichael Ademola Odubela,perché è il primo delegatoNigeriano della Nigeria. Ilsuo mandato rinnova lasanta profezia del santomissionario Daniele Com-boni: - L’Africa agli Africa-ni. Esprimiamo il ringra-ziamento e la riconoscen-za ai padri Varghese Met-tekattu dell'India, PaulMcDonnell degli StatiUniti (Pennsylvania),Renato Camboni dellaBolivia e Dory Tubesadella Nigeria, che allastessa data terminerannoil loro servizio ai confra-

telli. Grazie per la vostragenerosità espressa intutti questi anni passati.E anche grazie a tutti iconfratelli che, vedendosirinnovare il loro mandatodi servizio, lo hanno nuo-vamente accettato e, avolte non senza difficoltà.Un grazie al più anziano,il padre Luigi Marserodella provincia San Giu-seppe Marello, Italia, con43 anni di sacerdozio,così come al più giovane,padre Michael Odubeladelegato del padre gene-rale per la Nigeria, da 4anni sacerdote.

Ricordiamo, alla stes-sa data, anche la nominadei consiglieri, rispettiva-mente per le delegazionidella Bolivia e Nigeria,che lavorano al futuro delcarisma e della nostramissione di famiglia reli-giosa: per la Bolivia, ilpadre Federico RapuCamanà, Boliviano, e ilpadre Juan Velarde Moyadel Perù; per la Nigeria, ilpadre Leo OnyekachiUkwani, Nigeriano, e ilpadre Dory Tubesa delleFilippine. In un abbraccioglobale, insomma, comedice padre generale,siamo fieri di essereOblati di San Giuseppe.

Da sinistra, p. Antonio Ramos de M.Neto (Brasile), p. John Attulli (India), p. Luigi Marsero e p. Fedinando Pentrella (Italia),p. Enrique Barragan (Messico), p. Ronulfo Alkonga (Filippine), p. Stanislaw Kozik (Polonia), p. John Warburtor e p. Phil Massetti (Stati Uniti),

p. Jan Pelczarski (Bolivia), p. Michale Odubela (Nigeria)

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Leggere il vangelo aibambini ha sempre ungrande successo! Quandosi introduce la Parola rac-contando che gli evangeli-sti hanno scritto ciò cheloro stessi hanno visto evissuto, o quello chehanno sentito raccontareda chi ha conosciutoGesù, suscita grandecuriosità e attenzione neifanciulli. Sono eventi cheseppur avvenuti tantotempo fa, riguardano unapersona molto importantee perciò suscitano grandeinteresse. La persona diGesù affascina i piccoli,perché Egli è vivo e hagrande influenza anchenella vita di oggi. Gesù èuna persona speciale.Dilungarsi in spiegazionimolto lunghe, anche sesemplici, non ha mai l’ef-fetto che produce unaparabola letta direttamen-te dal vangelo, o un inse-gnamento tratto dalle

parole riportate dal testosacro. Il linguaggio usatonelle parabole è compren-sibile, semplice, schiet-to…come dire “è efficacecome una spada a doppiotaglio”.

Ho sperimentato moltevolte come i bambinifanno silenzio quandoleggo un brano del vange-lo. L’ultima volta è statoquando ho letto la parabo-la del buon seminatore. Iloro visetti erano tutti fissisu di me e le loro boccheerano sigillate, veramente“il nostro cuore ha sete,sete del Dio vivente” e“dalla bocca dei bimbi edei lattanti esce la tualode o Signore”. Segue laspiegazione, ma se leparole sono accompagna-te da immagini appropria-te, colorate, che ripercor-rono quanto letto nel Van-gelo il messaggio siimprimerà ancora piùchiaramente. Se poi l’in-

segnamento di Gesù, datoattraverso le immaginidella vigna, del buonpastore, della pecorasmarrita, si collega allavita che i fanciulli vivonoquotidianamente, allemille occasioni in cui ilSignore si fa presenterichiamando ad atti diamore nelle piccole cosedi ogni giorno, allora stia-mo veramente raggiun-gendo la meta: fare dellacatechesi “un’adesionenon solo intellettiva, maesistenziale”, creando unacomunione di vita semprepiù profonda con il Mae-stro (cfr. CT 5).

La parola deve entrarenella vita, deve incarnar-si, altrimenti resta solouna bella favola. Beneaveva capito Chiara Luce,una ragazza morta in gio-vane età a causa di untumore ed ora in processodi canonizzazione. Lei hafatto della sua vita un

canto di lode al Signore.Ogni occasione si tradu-ceva in un atto di amoreal “suo” Gesù: una chia-mata ad un’amica, unsorriso dato ad una per-sona che l’aveva offesa,un lavoro che non leandava di fare, ma cheera bene fare, il modo divestire e di parlare deglialtri, fino a realizzare lacomunione con Cristoanche nella sua malattia,portata come un’occasio-ne che Dio le dava peramare e stare unita a Cri-sto sofferente. Chiaraaveva fatto della cateche-si della parola la sorgentedella sua vita. Questi etanti altri esempi di vitapossono portarsi ai bam-bini, dimostrando che ilparadiso non è poi cosìlontano, ma si costruisceogni giorno con il nostroimpegno quotidiano,avendo nel cuore Gesù.

Sr Marianna Cortellino osj

La lettura del Vangeloai bambini

Catechisti oggi

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I bambini del II anno di catechismodella parrocchia S. Giuseppe all'Aureliodi Roma durante la recita di Natale

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L’anno 2010 è dedicatoai Laici Giuseppini Marel-liani. Il superiore generalepadre Michele Piscopotenendo conto dell’unitàdi tutta la nostra famigliatratterà nelle sue letterealla congregazione il temadei Laici Giuseppini Marel-liani. Abbiamo bisogno diaccettare la sfida dell’ec-clesiologia conciliareaffermando la vicendevo-le corresponsabilitàdavanti a Dio, con i LaiciGiuseppini Marelliani.

Il tempo dello SpiritoSanto ci porta, con la suairruzione vivificante, alleassociazioni laicali dellanostra Congregazione.Occorre consultare inten-samente lo Spirito Santoin questa riflessione equesto passo in avantidei laici nella Congrega-zione. Non bisogna muo-vere lingua, cuore o piedesenza prima consultare loSpirito Santo. Uguaglian-za di spirito: imparare daGesù che, se ancheriprendeva, lo faceva congrande dolcezza: dobbia-mo essere tutta carità(dai Consigli di S. Giusep-pe Marello a Suor Alberti-na Fasolis, il 16 aprile1884). Non si può ridurretutta la complessa realtàdel mondo laicale nellacongregazione ad un casounico, ma si trova unagrande varietà di realtàdiverse: gli aggregati, gli

ex-allievi, i collaboratori,i cooperatori, i familiari eparenti dei Oblati e delleOblate e i benefattori,appartengono sempre allafamiglia spirituale di SanGiuseppe Marello, almodo del ‘corpo mistico’di Cristo.

Insieme agli Oblati ealle Oblate ci impegniamoper la nostra santificazio-ne vivendo la spiritualità eil carisma giuseppino-marelliano: unione conDio, nell’umiltà nelnascondimento, nellalaboriosità, nella dedizio-ne agli interessi di Gesù –dalle nostre costituzioni,art. 3. Infatti, l’apparte-nenza dei laici alla Con-gregazione si può ripartirein due modi: con il ‘solovincolo spirituale dellacarità’- stando all’abbozzodi una Compagnia di S.Giuseppe elaborato da S.Giuseppe Marello - identi-ficando l’unica sorgentedella vita in Cristo Gesùsecondo lo spirito e la spi-ritualità del Fondatore, ein questo tutti noi siamo‘figli di San GiuseppeMarello – e lo spiega l’ul-timo capitolo generale,nella delibera 22 -; oppu-re anche attraverso un’or-ganizzazione e una strut-tura riconosciuta, così dadefinire la propria identitàed esserci in un serviziopreciso, in modo che isuoi membri possano

dare la testimonianza,attraverso il loro ruolo e laloro disponibilità, di esse-re fedele al carisma delFondatore, …chiamati ariprodurre nella propriavita e nell’apostolato ilmistero cristiano come lovisse San Giuseppe(Costituzioni, art. 3).

L’ecclesiologia delConcilio Vaticano II spa-lanca l’opportunità dellasantità per tutti. È evi-dente che la santità che cioffre il modello del nostrosanto fondatore GiuseppeMarello, è un dono e unavocazione rivolti giusta-mente a tutti: religiosi,sacerdoti e laici; vale adire, è una fonte, la stes-sa fonte, uguale per tutti.La Chiesa ritiene valido untale guadagno, un talerisultato, un tale merito epunto di arrivo, per ilbene della Chiesa interain previsione della cresci-ta dell’istituto sia nellasua espansione geografi-ca sia nella profondità spi-rituale. Nei suoi anni disviluppo la congregazionesempre si è conformata etrasformata secondo i“segni dei tempi”, indiversi campi: le missioni,l’apostolato, le operesociali, l’identità giuridica,etc. La Congregazionesostiene di proclamare etestimoniare il vangelonella Chiesa, della caritàdi Cristo Gesu’. Una gran-

de novità che ci penetrariguarda lo ‘spazio’ per ilaici. Ancora oggi si ripeteche è il ‘tempo’ dei laicinella Chiesa. È venuto ilmomento di condividerevicendevolmente, sensi-bilità e corresponsabilitàdei laici con i religiosioblati, con i sacerdotioblati. La corresponsabili-tà sorge dalla dignitàumana e cristiana di tuttie di ciascuno, si fonda suuna tale dignità, e nonsemplicemente da unadimostrazione di apparte-nenza sotto i simboli del-l’istituto. Dal fatto diessere cristiani, tutticoloro che sono corre-sponsabili derivano laloro integrità affidandosialla fondamentale voca-zione di prendersi curadella Compagnia come uncorpo – con una facilesolidarietà fra tutti i suoimembri, di suscitare ognimiglior occasione e cer-care i svariati modi coiquali nella immensa gra-dazione delle capacitàdiverse vi possa essere lacooperazione di tutti. (S.Giuseppe Marello, abboz-zo della Compagnia di S.Giuseppe). Quest’apertu-ra e questo aggiornamen-to ci indicano la nuovadirezione da assumereper raggiungere l’integra-zione dei laici e con i laici.

padre Gabriele Kamus osj

assistente generale dei Laici

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La dignità dei laicigiuseppini marelliani

Nella Chiesa e nella società

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Il 20 dicembre scorso,IV domenica di Avvento,nella parrocchia di santaMaria del Campo e dellaPietà a Ceglie del Campo,periferia di Bari, Nico Realeosj è stato ordinato diaco-no dall’arcivescovo France-sco Cacucci. Grande è statala partecipazione soprat-tutto dei giovani, che sonostati seguiti da lui in questianni di pastorale negli ora-tori giuseppini. Noi viabbiamo partecipato dicuore. Una gioia, un'alle-gria da condividere appas-sionatamente. Straordina-rio l'arcivescovo di Bari,straordinario il padre gene-

rale Michele Piscopo, stra-ordinari il coro e i giovani.Straordinario il coronamen-to delle feste per l'80moanniversario della presenzadei confratelli Oblati aCeglie del Campo, con lacelebrazione della "Leviticaschiera" di sacerdoti Oblatiche lì sono nati e hannoonorato e animano lanostra famiglia religiosa, eil ricordo di quanti hannoprestato il loro umile servi-zio, a cominciare dal gran-de Don Besozzi fino agliattuali, padre GiuseppeFanelli, padre FrancescoRusso e padre Salvatore - eora si aggiunge il diacono

Nico - che lì lavorano e ani-mano con il Vangelo dellavita soprattutto i giovani.

L’arcivescovo FrancescoCacucci ha presentato ilsacramento come il primopasso verso il presbiteratoe, commentando la Lette-ra agli Ebrei, ha sottolinea-to la differenza tra il sacer-dozio nell’Antico Testa-mento dove si offrivano insacrificio gli animali, e ilsacerdozio nel Nuovo dovela vittima, l’altare e ilsacerdote è Cristo stesso.“Ora ti incammini verso lapartecipazione al sacerdo-zio di Gesù – ha detto SuaEccellenza – e tutti dobbia-mo avere la consapevolez-za che questo si innestaproprio sull’eterno esommo sacerdozio di Cri-sto”. Ricordando i treaspetti del ministero diaco-nale , cioè l’annuncio dellaParola, il servizio all’altaree la carità, si è soffermatoproprio su quest’ultima. “La fede si sposa con lacarità –ha aggiunto – e la

garanzia della carità cri-stiana, cioè della caritàautentica, è la fede vissu-ta”. Il vescovo, facendoriferimento al carisma giu-seppino – marelliano, haesortato vivamente donNico ad affidarsi a MariaSantissima, donna missio-naria e della carità, e a SanGiuseppe, il custode deidoni più grandi di Dio:Gesù e Maria. La paternitàdi Giuseppe, il cui nomesignifica Dio mi ha dato unfiglio, è modello di ognipaternità. Il celibatoabbracciato da don Nico,già con la professione reli-giosa e rinnovato nel dia-conato, rende partecipi diuna paternità simile aquella di Giuseppe, piùgrande di quella naturale.

Alla fine della celebra-zione eucaristica don Nicoha ringraziato Dio per ildono, ricevuto proprio nellacomunità parrocchiale chel’ha visto crescere e matu-rare nella sua vocazione.Ha ringraziato i presenti,soprattutto padre MichelePiscopo superiore generale,padre Ferdinando Pentrel-la, provinciale della SantaFamiglia, i formatori, i con-fratelli giunti dalle varieparti della provincia e daRoma. Infine ha ringraziatoi giovani manifestando unaffetto particolare per loro.Sr Marianna Cortellino osj

Nico Reale DiaconoUna festa di giovani per l’ 80° della comunità di Ceglie e della provincia Santa Famiglia

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Nel 1939 Igino Giordani viene aconoscenza di un articolo anonimo,che risulterà davvero determinan-te: “La famiglia, chiesa minuscola”.Nel dicembre 1939 lo tradusse dalfrancese e lo pubblicò nella rivistaFides da lui diretta, indicandolocome un articolo anonimo tradottodal tedesco su La Vie Intellectuelle,in data 10 luglio 1939. Non sapevachi ne fosse l’autore e spesso lonomina definendolo «un profondoteologo tedesco» o «un benedetti-no germanico».

Ho fatto una ricerca accurata,ed ho avuto la gioia di scoprirnel’autore. È una teologa, una donnasposata: Maria Schlüter-Hermkes,che lo ha pubblicato nel mensileStimmen der Zeit nel maggio del1938. L’autrice, conosciuta comefilosofa, pedagoga e storica, eranata nel 1889 a Düsseldorf, laurea-ta all’Università di München nel1918. È stata attiva come scrittricee oratrice dopo la seconda guerra.Fino al 1960 ha rappresentatoall’UNESCO la Repubblica FederaleTedesca. È stata consigliere dell’as-sociazione Goerres, presidente del-l’associazione culturale Dante epresidente del Movimento Europeo;è stata anche vicepresidente dellaSt. Joan’s Social and PoliticalAlliance.

Perché La Vie Intellectuelle pub-blicando l’articolo in Francia, hafatto diventare articolo anonimo?Forse era per dare ad esso maggio-re credibilità, poiché erano i tempinei quali la voce di una donnaaveva poca incidenza nella società;e forse anche per evitare all’autricedelle persecuzioni da parte delregime dittatoriale che era piutto-sto ostile alla vita cristiana, come sipuò intuire dalla seguente citazionedella presentazione che La VieIntellectuelle fa dell’articolo: “Que-sta meditazione sulla profondaanalogia di S. Giovanni Crisosto-mo: “la famiglia è una chiesa inminiatura”, è nata in uno di questifocolari tedeschi che debbono sal-

vaguardare coraggiosamente il fer-vore della loro vita cristiana, in unambiente ostile”.

Ne sintetizzo brevemente il con-tenuto. L’Autrice, ricordando l’inse-gnamento dei Padri, in specialmodo Giovanni Crisostomo, affer-ma che la famiglia cristiana deveessere come una piccola chiesa.Perciò, “la volontà di organizzare lafamiglia, come una piccola chiesa,obbliga l’uomo a rigenerare la vitacristiana alla sua sorgente; parten-do dalle scaturigini più profondedella natura, dal senso più severodella vita quotidiana, esso forza ilcristiano che deve essere un altroCristo – christianus alter Christus –

a erigersi, di fronte al mondo, inuna maniera tanto semplice quantoconvincente”.

Maria Schlüter-Hermkes scuote-va fortemente la coscienza cristia-na, invitando ad essere di fronte almondo un altro Cristo, a dilatare lapropria anima in modo tale da nonpreoccuparsi solo di essa ma dioccuparsi anche di tutta la comuni-tà familiare: “Chiunque ha ricevutoil sacramento del matrimonio,cessa di essere responsabile sol-tanto di se stesso, perché d’allorain poi, egli deve rispondere davan-ti a Dio, del suo coniuge e dei suoifigli, e collocare la comunità fami-liare, come tale, nell’ordine cristia-

La teologa Maria Schlüter-Hermkes introdusse l’espressioneIL BINOCOLO

La famiglia è una piccola Chiesa

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no della grazia, del sacrificio, del-l’amore e della fede”. Il tal modo lafamiglia è, come la Chiesa, unacomunità “dispensatrice di grazia”.Ella sottolinea particolarmentel’aspetto sociale del sacramento delmatrimonio: esso dispensa la gra-zia a una comunità, cioè la tra-smette agli sposi e alla famiglia.Nessuno degli sposi ha più il dirittodi pensare alla propria “salute”senza pensare al suo coniuge, poi-ché «agli occhi di Dio gli sposi sondivenuti unità e un’unità così densache è molto [difficile] se uno deidue possa salvarsi senza l’altro». Èun’affermazione tanto nuova,quanto forte.

Da questo centro dell’amoreconiugale, s’irradiano le forme del-l’amore della famiglia: amore

paterno, amore materno, amorefiliale e fraterno. L’Autrice cita Ago-stino che annunciava a tutti i fede-li che il padre di famiglia è vescovo,«Domini fratres et coepiscopi mei»:ogni padre di famiglia deve pren-dersi cura delle anime, come ilVescovo per la diocesi (Sermones,94). Inoltre, ella afferma che l’es-senza della maternità è la “fede”:come la Chiesa conserva per l’uma-nità il depositum fidei, così lamadre deve conservare il tesorodella fede. “Nel modo stesso che ilpadre fa della famiglia una comuni-tà d’amore, la madre ne fa unacomunità di fede. Il padre è imma-gine del Padre celeste, la madre èla rassomiglianza della Chiesa,della Mater Ecclesia”. Ellaricordache i figli devono essere educatitanto dal caldo amore del padre,quanto dalla luminosa fede dellamadre, come figli di Dio. Per i geni-tori è importante educare i loro figli– soprattutto con l’esempio dellaloro vita conforme al Vangelo – inmodo che possano, a loro volta,accendere il fuoco d’amore nellapropria casa.

La famiglia cristiana, in quantoincarna lo spirito del sacrificio diCristo, è anche una “comunità delsacrificio”: gli sposi cristiani sonochiamati a una scelta radicale: «orestare ritti ai piedi della croce, osepararsi dalla comunità di quelliche appartengono a Cristo e allasua Chiesa». Per tutto questo, l’Au-trice definisce la famiglia come la“chiesa minuscola”, una definizioneche merita particolare attenzioneperché in quel momento storicocostituisce una vera e propriariscoperta che solo dopo la secondaguerra mondiale comincerà a farsistrada fino ad essere assunta nelConcilio Vaticano II nella Costitu-zione dogmatica sulla ChiesaLumen gentium: La famiglia sipotrebbe chiamare Chiesa dome-stica (11).

L’Autrice continua a scriveresulla dignità del matrimonio, conforza che «bisogna comprenderecon chiarezza […] che non esistonocristiani di prima e seconda classe

e che gli sposi non sono dei semi-cristiani». Il comandamento diessere perfetti come il Padre cele-ste è stato rivolto a tutti, sia allepersone coniugate che alle personecelibi. Invece, si constata, lungo isecoli della cristianità, che non esi-ste una santa canonizzata che nonsia stata vergine, o martire, oppu-re vedova.

Esiste la santità dei laici coniu-gati? In un passaggio fondamenta-le descrive la possibile santità deiconiugi, partendo dal senso pro-fondo dell’unità sigillata con ilsacramento del matrimonio: essonon solo unisce gli sposi l’unoall’altro, ma li unisce a Dio; l’amo-re coniugale perfetto, riflesso del-l’Unico Amore, diventa santità: “LaChiesa e la famiglia sono, in unperpetuo rinnovamento, le duecomunità di amore e di fede deiredenti da Cristo. Il senso dellacomunità sacramentale degli sposiè che, diventati un’unità, l’uomo ela donna si comportano, riguardo aCristo, nello stesso modo dellaChiesa. Come Cristo e la Chiesacompongono, fra loro due, il Cristomistico e Uno, così gli sposi debbo-no essi pure costituire il Cristonella perfezione della loro unità.Non basta che essi siano divenutiuna unità in Cristo, bisogna pureche codesta unità Lo rappresenti.Il matrimonio non unisce soltantogli sposi l’uno all’altro; in quantosposi, padre e madre, li unisce aDio. La comunità dell’uomo e delladonna non si contenta di rappre-sentare la comunità di Dio e del-l’uomo: la completa. L’unità, inDio, dell’uomo e della donna, deigenitori e dei figli, è il senso piùprofondo del matrimonio e dellafamiglia. L’amore coniugale per-fetto, santificato dal sacramento,diventa trasporto eroico alla virtùd’amore, diventa santità. Una dellepiù importanti scoperte della vitainteriore è che non esiste che unamore, e che questo amore unico,tanto nella verginità quanto nelmatrimonio, deve essere realizzatoalla perfezione”.

In Hye (Colomba) Kim

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nel 1938. I servi di Dio Giovanni Battista Montini e Igino Giordani l’hanno valorizzata

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Pubblichiamo di seguito alcunepassi della Lettera pastorale di mon-signor Bruno Forte, Arcivescovo diChieti-Vasto per l’anno 2009-2010:“I colori dell’amore”. Parole e frasiChiave: Perché è giusto e bello spo-sarsi in Chiesa? Come prepararsi aun passo così importante? Non è unasemplice convenzione sociale, ma ilmomento decisivo in cui sull’amoredei due viene impresso il sigillo del-l’amore eterno. È il dono che potràrenderli capaci di amarsi fedelmente,camminando uniti nella buona e nellacattiva sorte, per costruire la nuovafamiglia di figli di Dio, sfida e pro-messa di un amore che sia ogni gior-no nuovo e che non abbia fine…

I colori di Dio: il bianco della luce,il rosso della passione e l’oro del-l’eternità.

I primi tre colori potrebbero esse-re riferiti a Dio, Trinità d’amore: se ilbianco rinvia alla luce del Padre, chetutto avvolge ed in cui tutto vive, ilrosso evoca la vicenda del Figlio,venuto nella carne per versare il suosangue sulla Croce e risorgere allavita per noi, mentre il giallo-ororichiama la presenza dello SpiritoSanto, vincolo che unisce il Padre e il

Figlio e irradia nel tempo lo splendo-re dell’eternità. Nella realtà misterio-sa significata da questi colori si puòtrovare la risposta alla domanda checi riguarda tutti: chi ci renderà capa-ci di amare? Kahlil Gibran nel suolibro Il Profeta risponde in modosemplice e denso: “Quando ami nondire: ‘Ho Dio nel cuore’; dì piuttosto:‘Sono nel cuore di Dio’”. Si diventacapaci di amare quando ci si scopreamati da Dio, lasciandoci condurreda Lui verso il futuro, che Egli vuolecostruire con noi. Fare questa espe-rienza vuol dire credere nel Dio Trini-tà, che si è rivelato nella Croce eRisurrezione del Signore Gesù. È lìche la fede riconosce anzitutto la pre-senza del Padre, eterna sorgente del-l’Amore, gratuità pura e assoluta, cheamando dà inizio a ogni cosa e nonsmette di amare neanche di fronte alpeccato degli uomini, fino a nonrisparmiare Suo Figlio e a consegnar-lo per tutti noi. Accanto all’eternoAmante, la fede contempla sullaCroce il Figlio abbandonato peramore nostro, l’eterno Amato, che ciinsegna come divino non sia soltantoil dare, ma anche il ricevere, e con laSua vita fra noi ci fa riconoscere eaccogliere l’iniziativa della carità di

Dio. Con l’Amante e con l’Amato lafede si apre infine all’opera dello Spi-rito Santo, che unisce l’uno all’altronel vincolo dell’amore eterno edinsieme li apre al dono di questostesso amore: estasi di Dio, lo Spiri-to viene a liberare l’amore, a render-lo sempre nuovo e irradiante. Nel-l’unità del reciproco darsi ed acco-gliersi dei Tre, il Dio cristiano si offrecome l’evento irradiante dell’amoreeterno: “In verità, vedi la Trinità, sevedi l’amore”. “Ecco sono tre:l’Amante, l’Amato e l’Amore” (San-t’Agostino). Sposarsi nel nome dellaTrinità vuol dire entrare nell’esperien-za viva e profonda di questo amore:perciò, non solo è giusto e necessa-rio per chi crede, ma è bello, dellabellezza a cui solo la partecipazioneall’amore infinito può aprirci. (2)

Lo stile dell’amore: il verde dellasperanza e il rosa della tenerezza.

Due colori possono evocare lostile di comportamento più adatto alrapporto di coppia: il verde della spe-ranza e il rosa della mitezza e delrispetto. Colore delle piante sempre-vive, sul quale il trascorrere delle sta-gioni non incide, il verde evoca lavirtù forse più necessaria alla scelta

La lettera dell’arcivescovo Bruno Forte ai fidanzatiIL BINOCOLO

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I coloridell’amore

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di sposarsi e di aprirsi al dono deifigli: la speranza, fondata sull’amoredi Dio e sull’impegno di reciprocafedeltà dei due. Chi non spera nonama, perché non riesce ad accettareil rischio che ogni amore comporta, inquanto è il prezzo dell’incontro delledue libertà che scelgono di donarsil’una all’altra. Senza speranza la fati-ca arresta il cammino. L’amore vivedi speranza, dovendo ogni giornoaprirsi alle sorprese del futuro, chechiamano i due a mettersi in giocosempre di nuovo: se non è l’impegnodi ogni giorno, l’amore è il rimpiantodi tutta la vita! La forza della speran-za rende capaci di cominciare ognigiorno da capo: essa fa giovanel’amore, anche quando il peso deglianni e le prove della vita lo espongo-no ai rischi della stanchezza e delledisillusioni. Lo testimonia la Sposadel Cantico dei Cantici, meravigliosoinno all’amore: “Mettimi come sigillosul tuo cuore, come sigillo sul tuobraccio; perché forte come la morteè l’amore” (8,6). Con la speranza, lostile dell’amore esige la tenerezza,nutrita di attenzione e di rispetto ecapace di dare gioia al cuore dell’al-tro: il rosa della mitezza tenera edaccogliente è non meno necessariodegli altri colori dell’amore. Gli sposisono chiamati a custodire ciascuno lalibertà e la dignità dell’altro e a vive-

re la generosità del reciproco darsi.Perciò, una parola mite, un gesto ditenerezza sono capaci di sanaretante ferite e di far crescere i duenella pace. La stessa unione deicorpi, aperta alla fecondità in manie-ra responsabile e vissuta con genero-sità, tenerezza e rispetto, fa deglisposi veicolo dello Spirito Santo l’unoper l’altra. L’esperienza della vitacondivisa mostra peraltro come l’elo-gio della tenerezza non escluda nes-suna delle età dell’amore! Non èforse vero che la tenerezza che sidimostrano due sposi avanti neglianni, il loro guardarsi con un amoreche li riconosce belli l’uno per l’altranonostante il tempo passato, tocca ilcuore e fa sperare che l’amore siasempre possibile, e che perciò la vitapuò essere sempre bella? (5)

La somma di tutti i colori.È la luce a comprendere tutti

colori, a renderli visibili. Per chicrede la luce vera, venuta in questomondo, arriva dall’alto, non adistruggere, ma a plasmare,costruire ed esaltare le forme dellavita, come nei meravigliosi quadri diCaravaggio. È la luce della graziadivina che illumina, salva, perdona,risana. Essa non annulla le difficoltà,ma ci rende capaci di superarle: colsuo aiuto possiamo dire veramente

che “non è il cammino che è diffici-le, è il difficile che è cammino!”(Pavel Evdokimov). L’ultima parolasull’amore non potrà essere perciòche l’invocazione di questa luce, vis-suta nel silenzio dell’ascolto e del-l’adorazione di Dio, dove ci si lasciasemplicemente amare da Lui, enella supplica, che chiede umilmen-te alla Trinità di renderci partecipidella Sua vita divina: è l’inno delgrazie, della lode, dell’intercessione,che vorrei innalzare per tutti glisposi, presenti e futuri, ed insiemecon loro. (7)

L’inno del Grazieper tutti gli sposi

Ti ringraziamo, Padre, per tuttigli sposi, che hai chiamato adamarsi in Te, segno reciproco dellaTua tenerezza e della Tua fedeltà. Illoro amore, tante volte faticoso edesigente, è riflesso del dialogo e deldono senza fine, che unisce Te alFiglio Amato nello Spirito dell’eter-no amore. Grazie per quanto hailoro dato, grazie per quanti li hannoamati, grazie per quanti essi hannoamato, grazie per quelli ai qualiattraverso il loro amore hai dato odonerai la vita, grazie perché li haidonati l’uno all’altra e, insieme, aTe. Aiutali a vivere il loro amorecome Cristo ha amato la Chiesa, neldono di sé fino alla fine. Rendilicapaci di una continua e semprenuova accoglienza reciproca. Fa’che siano sempre uno, e contaginoa quanti incontreranno l’amore cheviene da Te, che è rispetto, atten-zione, cura e giustizia verso ognipersona. Benedici il loro amore,mantienilo vivo nella freschezza diuna fedeltà sempre nuova, rendiloirradiante ed operoso nel seno delTuo popolo e custodisci nella gioia illoro dono reciproco, perché siasegno per tutti della vocazioneall’amore che hai posto nel cuore diciascuno, come immagine fedele diTe. Te lo chiediamo per Cristo,Sposo della Chiesa, nello Spiritodell’eterna alleanza nuziale, confi-dando nell’intercessione di Maria, laSposa delle nozze eterne. Amen.

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Tra giovani a volte troppa superficialitàSposarsi è un atto autentico e vero

Quando due giovani si decidono per il matrimonio debbono sapere chevogliono compiere un atto vero e profondo sia dal punto di vista civile chereligioso. Per sommi capi, civilmente devono assumersi numerosi oneri: l’ob-bligo innanzitutto del reciproco rispetto e del mantenimento se uno dei duenon è più in grado di farlo; inoltre, di allevare ed educare i figli fino alla mag-giore età. La donna prende il cognome del marito così pure i figli, con l’ob-bligo di denuncia dei medesimi all’anagrafe al momento della nascita: conquesto atto i figli acquisiscono i diritti civili. Dal punto di vista religioso ilmatrimonio, oltre a produrre tutti gli oneri e gli effetti di quello civile, è unsacramento – un dono di profondo Amore - e come tale va vissuto e prati-cato.

Al modo disinvolto di considerare l’unione come convivenza, corrispondeun concetto di famiglia - e i doveri che ne derivano - alquanto annacquato.Con mentalità del genere, e relativo comportamento, è difficile parlare dieducazione familiare, morale e tanto meno di religione e società. Una simi-le strada dove può portare? Da più convivenze possono nascere più figli. Fra-telli tra loro? Quando conviene. Altrimenti estranei. I valori, religiosi, educa-tivi, morali della famiglia cristiana non sono del passato. Ne abbiamo tantobisogno oggi. Agostino Meloni

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Riguardo all’amore, il credenteha l’enorme vantaggio di conoscer-ne la sorgente, che per lui è il Diodella creazione, “amante dellavita”. Leggiamo nel libro dellaSapienza:

“Tu, infatti, ami tutte le coseche esistono / e non provi disgustoper nessuna delle cose che haicreato; / se avessi odiato qualchecosa, non l’avresti neppure forma-ta./ Come potrebbe sussistere unacosa, se tu non l’avessi voluta? /Potrebbe conservarsi ciò che da tenon fu chiamato all’esistenza? / Tusei indulgente verso tutte le cose,perché sono tue, / Signore, aman-te della vita” (11, 24ss.).

È l’amore di Dio che crea labontà delle cose, verso le quali lanostra volontà è attratta. E’ ugual-mente l’amore di Dio che decidedella differente “amabilità” dellecose. “Non ci sarebbe una cosamigliore dell’altra, se Dio nonvolesse a una cosa un bene piùgrande che a un’altra” (S.Tommasod’Aquino, Summa Theologiae, I, q.20, a. 3 in c.). Ne segue che “perDio amare qualcosa di più, non èaltro che volere a tale cosa un benepiù grande”. Ebbene, è proprioquesta la chiave di lettura cheincontriamo subito al principio dellibro della Genesi. L’autore sacro,infatti, descrivendo le successiveopere della creazione, sottolineadopo ciascuna di esse che “Dio videche era buona” (vv. 4. 10. 12. 18.21. 25); avvedutamente, dopo l’ul-tima opera, quella che le coronatutte, ossia “l’uomo, immagine diDio” (1, 27), egli alza il tono: “eracosa molto buona” (v. 31).

Il Servo di Dio Giovanni Paolo II,analizzando il mistero della crea-zione alla luce della sua sorgenteche è Dio-amore, ne evidenzia lasua caratteristica essenziale di“dono”, ossia di segno visibile del-l’Amore divino, soffermandosisoprattutto sull’uomo, l’unica crea-tura che Dio ha voluto per se stes-sa e conseguentemente più carica

di significato. “L’uomo appare nelmondo visibile come la più altaespressione del dono divino, per-ché porta in sé l’interiore dimensio-ne del dono. E con esso porta nelmondo la sua particolare somi-

glianza con Dio, con la quale eglitrascende e domina anche la sua‘visibilità’ nel mondo, la sua corpo-reità” (21.II.1980). L’uomo, dun-que, costituito sacramento delsommo Amore, è essenzialmente

Celebrando la Festa dei Santi Sposi Maria e Giuseppe il 23 gennaioIL BINOCOLO

L’Amore nelle sue radici bibliche

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Santa Famiglia, di Sabrina Samuel 2008

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dono e si manifesta tale quandonon rimane “solo”: “Non è beneche l’uomo sia solo” (Gn 2,18).

L’uomo, infatti, realizza la suacaratteristica di essere “immaginedi Dio” appunto nel “donarsi”,ossia, “esistendo ‘con qualcuno’ e,ancor più profondamente e piùcompletamente, esistendo ‘perqualcuno’”. La relazione e la comu-nione delle persone si rivelano fon-damentali e costitutive. “Comunio-ne delle persone significa esisterein un reciproco ‘per’, in una relazio-ne di reciproco dono”. È proprio il“corpo” a far emergere, attraversole differenze sessuali, la dimensio-ne di dono che le è propria. “Ilcorpo, che esprime la femminilità‘per’ la mascolinità e viceversa lamascolinità ‘per la femminilità,manifesta la reciprocità e la comu-nione delle persone. Le esprimeattraverso il dono come caratteri-stica fondamentale dell’esistenzapersonale. Questo è il corpo: testi-mone della creazione come di undono fondamentale, quindi cometestimone dell’Amore come sorgen-te, da cui è nato questo stessodonare” (10 feb.1980). “Il corpo, esoltanto esso, è capace dei renderevisibile ciò che è invisibile: lo spiri-tuale e il divino. Esso è stato crea-to per trasferire nella realtà visibiledel mondo il mistero nascosto dal-l’eternità in Dio, e così essernesegno. L’uomo, mediante la suacorporeità, la sua mascolinità efemminilità, diventa segno sensibi-le dell’economia della Verità e del-l’Amore, cha ha la sorgente in Dio

stesso e che fu rivelata già nelmistero della creazione” (21 feb-braio1980).

A questo dono totale di sé, chia-mato “sponsale”, corrispondel’amore di amicizia, che non è unamore qualsiasi, ma “quello che èunito alla benevolenza, quandocioè amiamo uno volendogli delbene. Se invece non vogliamo delbene agli esseri amati, ma voglia-mo il loro bene per noi, non si trat-ta allora di amore di amicizia, ma diconcupiscenza… Anzi, per l’amicizianon basta neppure la benevolenza,in quanto si richiede anche l’amorescambievole” (S. Tommaso, Contragentiles, III, 123). Il Deuteronomioesplicita proprio questa esigenzariguardo al popolo “eletto”: “Ascol-ta, Israele: il Signore è il nostroDio, unico è il Signore. Tu amerai ilSignore, tuo Dio, con tutto il cuore,con tutta l’anima e con tutte leforze” (6, 4s.). L’amore di amiciziasuppone la somiglianza o la richie-de: “Per il fatto stesso che duesono simili, quasi ad avere lo stes-so essere, sono in qualche modouno in quell’essere… E perciò l’af-fetto dell’uno tende verso l’altrocome a se stesso e vuole per lui ilbene come a se stesso” (S. Th., I-II, q. 27, a.3 in c.). E’ questo il pre-supposto che spiega la “legge disantità”: “Siate santi, perché io, ilSignore, vostro Dio, sono santo”(Lv 19,2; cf. 11,44; 20,26).L’espressione popolare: “animegemelle” insegna.

Quando questa somiglianza nonè perfetta, l’amore di amicizia

degenera in amore di concupiscen-za, che è “l’amore dell’utile e deldilettevole” (Ibidem, a. 1 ad 3).Entra qui l’esperienza peccaminosadella conoscenza del bene e delmale (cf. Gn 2,17; 3,11), che hatolto all’uomo, uomo-donna, la“piena libertà” da ogni costrizionedel corpo e del sesso (v.10), lalibertà soprattutto come padronan-za di se stessi (autodominio), indi-spensabile “per poter rimanere nelrapporto del ‘dono sincero di sé’ eper diventare un tale dono l’unoper l’altro attraverso tutta la loroumanità fatta di femminilità e dimascolinità” (17.I.1980). Ed èancora il racconto biblico dellacreazione a sottolineare questaperdita della “piena libertà” dallacostrizione del corpo e del sesso,ossia della purezza del dono, quan-do fa notare che “si aprirono gliocchi di tutti e due e si accorsero diessere nudi; intrecciarono foglie difico e se ne fecero cinture” (Gn 3,7;cf. 2,25); e inoltre, riguardo alladonna: “Verso tuo marito sarà iltuo istinto, ma egli ti dominerà”(3,16; cf. 2,23). Il peccato origina-le ha compromesso così la funzionesacramentale del corpo, il suo“significato sponsale”. L’uomo nonritroverà mai più pienamente sestesso nel dono totale di sé e finirà,al contrario, col rendere l’altro,“osso delle sue ossa, carne dellasua carne” (Gn 2,23), non più iltermine del proprio dono, ma l’og-getto delle proprie brame.“Mediante la concupiscenza l’uomotende ad appropriarsi di un altroessere umano, che non è suo, mache appartiene a Dio” (Lettera alleFamiglie, n. 20).

Ma, per il cristiano, l’amore diDio troverà la sua massima espres-sione nel mistero dell’Incarnazione,che è il “dono” del Figlio unigenito,Gesù Cristo, per la redenzione del-l’umanità peccatrice, la liberazionedall’amore di concupiscenza e larealizzazione dell’amore-dono. Neha trattato recentemente Benedet-to XVI nella sua Enciclica Deus cari-tas est, - Dio è Amore - dove iltema è ampiamente sviluppato.

Padre Tarcisio Stramare osj

13Il decalogo dell’Amore coniugale e familiare 1. Rispetta la persona dell’altro come mistero2. Sforzati di capire le ragioni dell’altro3. Prendi sempre l’iniziativa di perdonare e di donare4. Sii trasparente con l’altro e ringraziala/o della sua trasparenza con te5. Ascolta sempre l’altro, senza trovare alibi per chiuderTi o evadere

da lui/lei6. Rispetta i figli come persone libere7. Dà ai tuoi figli ragioni di vita e di speranza, insieme al tuo sposo/alla

tua sposa8. Lasciati mettere in discussione dalle attese dei figli e sappi discuterne

con loro9. Chiedi ogni giorno a Dio un amore più grande10. Sforzati di essere per l’altro e per i figli dono e testimonianza di Lui.

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Cari Amici, un altro anno il Signore ci ha dato diincominciare. Diamogli grazie e per l’anno passa-to e per questo iniziato. Un anno per vivere lanostra fede impegnandoci nel bene e nella carità,perché solo la carità è la prova regina dell’auten-ticità della fede.

Siamo realisti: giungeremo alla fine di questo2010? Auguriamoci di sì, ma la certezza non l’ab-biamo e non possiamo darcela. La nostra vita ènelle mani di un Padre. Affidiamoci a Lui. Auguri

Testimonianze non cristiane.Padre, mi assalgono dubbi di fede molto forti. Alcu-

ni amici mi hanno detto che dell’esistenza di CristoGesù non esistono altre informazioni che quelle conte-nute nei vangeli. E’ così ? Se è così come fare a cre-dere?…

Emilio S.

Caro amico, il problema della “storicità dei vangeli”è un problema ampio che non posso trattare qui inbreve. Puoi cercare in una “libreria cattolica” qualchelibro al riguardo. Lo troverai.

Ti dico solo brevemente che non è affatto vero chenon esistano fonti non cristiane che testimoniano l’esi-stenza di Cristo. Non sono molte, ma sono assai elo-quenti, perché provengono da ambienti non sospetti disimpatizzare per la fede cristiana. Te ne cito alcune:

1) Una lettera di Plinio il Giovane, governatore dellaBitinia (Asia minore), il quale scrive verso il 112 d.C. aTraiano imperatore, chiedendogli come comportarsi coni cristiani portati in tribunale. E dice, descrivendo amodo suo le abitudini loro.” Sono soliti radunarsi in ungiorno stabilito (= la domenica n.d.r.) all’alba perinneggiare a Cristo che essi considerano come loroDio“. E’ dunque una lettera ufficiale, notizie ufficiali.

2) Verso il 116 Cornelio Tacito (Annales XV,44), par-lando dell’incendio di Roma provocato da Nerone, affer-ma che l’imperatore per sviare da sé i sospetti, ne river-sò la colpa sui cristiani, precisando:” L’autore di questasetta, Cristo, era stato suppliziato dal procuratore Pon-zio Pilato sotto l’impero di Tiberio. Repressa per ilmomento, questa dannosa superstizione tornava a dif-fondersi non solo nella Giudea, ove aveva avuto origi-ne, ma anche nell’Urbe dove confluiscono tutte le cosepiù volgari e ignominiose”. Questo giudizio dimostra cheTacito non conosceva i cristiani se non per le dicerie dif-fuse dai nemici, ma contiene preziose precisazioni che

coincidono con le affer-mazioni evangeliche (Pilato, il supplizio….). Enon sa nulla dell’esisten-za dei vangeli.

3) Molto interessante è anche la testimonianza del-l’ebreo Flavio Giuseppe, nelle sue “Antichità giudaiche”scritte alla fine del I secolo: ”In questo tempo visseGesù, uomo saggio se può essere chiamato uomo. Erainfatti autore di opere meravigliose e maestro di que-gli uomini che accolgono con gioia la verità e trasse asé molti giudei e anche molti greci. In seguito alle accu-se dei nostri capi fu condannato al supplizio della croceda Pilato, ma coloro che prima lo avevano amato noncessarono di amarlo: e apparve di nuovo vivo il terzogiorno…Anche oggi esistono quelli che dal suo nome sidicono cristiani”.

Questo, amico, te l’ ho detto perché tu non sia trop-po facilone a credere alle chiacchiere di chi non sa.

Dio è più grande della nostra miseriaSono disperata, padre, per tutto quello che ho fatto

nel mio passato. Quel che più mi fa male è che ho sop-presso una vita nel mio grembo… Sono in età ormaiavanzata. Sono qui: non riesco più a confessarmi,penso di non avere scusanti, se continuo così finiròpazza. Dio potrà mai perdonarmi?

Abbonata piemontese (lettera firmata)Non sto a ripeterle ciò che il suo cuore già le dice

sulla gravità del suo peccato. Ma devo ricordarle che ilSignore è “infinitamente” misericordioso: e perdonasempre a chi, nel dolore, si rivolge a Lui.

Non si privi della gioia del Suo amore! Affronti conumiltà e coraggio l’esperienza della confessione: preghicon fiducia e poi cerchi di guardarsi intorno e di dare aqualche persona sofferente (un malato, un orfano, unvecchio solo… ) un po’ di quell’amore che ha negato. Edifenda sempre la vita nei suoi discorsi in un mondo chenon l’apprezza. Vedrà: si sentirà più serena.

Un Sinodo per l’AfricaSu una rivista cattolica ho letto la notizia di un sino-

do per l’Africa. Che significato ha? Giovanna D.

Sì, si è tenuto a Roma nel mese di ottobre scorso edè stato preceduto, oltre che da una laboriosa fase dipreparazione, dalla visita del Papa in Camerun e in

Dialogando con gli amici“L’uomo è stato creato per amore;

ecco perché c’è in lui un così grande bisogno di amare. Ma egli è così

grande che nulla sulla terra riesce ad accontentarlo. Solo quando volge

il suo sguardo verso Dio riesce a essere contento” (s. Curato d’Ars)

Scrivete a padrePaolo Re osj

Corso Alfieri, 38414100 Asti

e-mail: [email protected]

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La Risurrezionedi San Giuseppe

La Risurrezione di S.Giuseppe è il titolo sceltodagli autori, Don PrimoMartinuzzi e Mario Marti-nuzzi, anche se in realtàtale argomento occupasolo una parte della pub-blicazione, come è suggeri-to dal sottotitolo: “Padreverginale del Verbo Incar-nato. Vero Sposo dellaB.V.Maria. Custode delRedentore”, Paliano (Frosi-none) 2009, pp.347.Ovviamente il privilegiodella risurrezione di sanGiuseppe sta molto a cuoreagli autori, soprattuttocome espressione del loroamore verso san Giuseppee del vivo desiderio divederlo glorificato come ilsuo ruolo nella storia dellasalvezza e della sua altissi-ma dignità sembra richie-dere. E’ vero che, nella teo-logia, la glorificazione inanima e corpo di san Giu-seppe è classificata come“pia opinione”, ma ciò nonne annulla il significato ediminuisce l’importanza;tanto meno le viene tolto ildiritto di cittadinanza nellateologia cattolica, a motivodella sua pluricentenaria“conditio possidentis”, cherisale al celestino PierrePocquet (+1405) e al gran-de Jean Gersone (+1429).Ne hanno fatto oggetto dipredicazione san Bernardi-no da Siena (+1444), ibeati Bernardino da Feltre(+1494) e da Busto(+1513). Se ne sono occu-pati l’Isolano (+1522) eanche san Francesco di

Sales (+1622). Il card.A.H.Lépicier l’attribuisce a“molti gravi autori”. Piùrecentemente ne condivi-deva l’opinione il beatoGiovanni XXIII (1960).Un’eventuale “sorpresa”,perciò, non è giustificata erivela soltanto una scarsaconoscenza della figura disan Giuseppe.

La fede “devozionale”non va vista in concorrenzacon la fede “definita”, nécon essa confusa. Essaesprime, invece, il “sensusfidei” dei credenti, i quali,nel nostro caso, considera-no il matrimonio di Mariacon Giuseppe alla luce del-l’affermazione del loroFiglio Gesù: “L’uomo nonsepari ciò che Dio ha con-giunto”, e conseguente-mente vedono i due santiconiugi “inseparabili” nonsolo qui in terra ma anchein cielo. La teologiadelle due Trinità, celestee terrestre, anch’essaben radicata nel misterode l l ’ i n ca rnaz i one ,potrebbe favorire il suosviluppo teologico,tenuto conto che nelle“Intercessioni” deiVespri della Festa dellaSanta Famiglia si affer-ma: “Hai unito a teMaria e Giuseppe nellagloria del cielo”. Il valo-re umano del matrimo-nio e della famiglia èstato assunto e redentodal Verbo incarnato; daparte sua, la fede devo-zionale fissa gli occhi sul“compimento”. Non è

questa la realizzazione del-l’aspirazione che tantefamiglie hanno per il loro“ricongiungimento”?

Oltre il contributo origi-nale che Don Primo portaall’argomento del titolo, èparticolarmente preziosa lasua professionalità di psi-chiatra e psicoterapeuta,che si riflette nel modo diconsiderare la paternità diSan Giuseppe, modellosublime di paternità a cuipossono riferirsi i padri difamiglia per prevenire esanare le tante ferite nel-l’area dell’affettività, cosìdiffuse nei giovani di oggi,e che la sana psicologiaben motiva come conse-guenza della carenza delruolo educativo del padrenella nostra società.

Il Dottor Mario Marti-nuzzi presenta, invece, sanGiuseppe come modello e

patrono di varie categoriedi fedeli sulla base dellasua personale esperienzadella presenza paterna disan Giuseppe nella vita diuno sposo e di un padre. E’“un gesto di filiale ricono-scenza verso san Giuseppeper una grazia ricevuta”.

“In allegato” troviamoaggiunti il testo dell’Esorta-zione apostolica “Il Custodedel Redentore”, scritta daGiovanni Paolo II, nel1989, punto di riferimentoobbligatorio per la teologiadi san Giuseppe, e alcunibrani sulla vita di san Giu-seppe della mistica MariaValtorta.

Al termine del volume,Don Primo inserisce, come“Appendice”, il programmaformativo-terapeutico per ilreinserimento al lavoro digiovani svantaggiati. Ecco-mi allora indotto a pensare

che all’interesse diDon Primo per lafigura di san Giusep-pe abbia contribuitomolto proprio lacostatazione “profes-sionale” della man-canza di una figurapaterna matura nellaloro storia personale,causa di un arrestonella loro maturazio-ne. La dottrina trovacosì una confermanell’esperienza. Labella veste tipografi-ca rende gradita lapresentazione delvolume. Padre Tarcisio Stramare,

OSJ

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Il libro di don Primo Martinuzzi e Mario Martinuzzi

Inserto

SAN GIUSEPPE

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Ecco i passaggi impor-tanti dell’esposizione dimonsignor Emmanuel Ade-toyese Badejo vescovodella diocesi di Oyo, relato-re principale del simposio.

A sette anni sapevo giàcosì tanto della Santa Fami-glia da mia madre, chesembrava parlare di lorocome dei suoi parenti stret-ti che vivono nel villaggioaccanto. Ci ha raccontatocome era bella la VergineMaria e come era dolce efacile andare da suo maritoGiuseppe. Parlava spessodello stile di Giuseppe diesser genitore. Ma cosa c'èdi così speciale in Giusep-pe?

Un ammiratore di SanGiuseppe un giorno midisse: "È'già abbastanzadifficile essere padre di unafamiglia non santa come lamia, ma per esser padre diuna Santa Famiglia, unodeve compiere degli sforzisovrumani". A lui si deveapplicare il metodo del"vedere giudicare e agire".Dopo aver visto l'uomochiamato Giuseppe, allorapossiamo giudicare dove sitrova il suo genio e agire diconseguenza noi stessi.

L’uomo dal silenziod'oro

Il modo per lui di esserepadre della Santa Famigliadoveva essere un terrenoappositamente preparatodalla grazia di Dio. Ognidubbio circa la sua idoneità

deve essere totalmenterisolto quando leggiamo iltesto di Matteo 1,19:"Giuseppe suo sposo, poi-ché era un uomo giusto,ma non voleva esporla allavergogna, decise di sepa-rarsi da lei in silenzio."

Nella nostra culturanigeriana paternalisticacolui che dà il nome albambino possiede i mezziper il suo futuro ed ha cer-tamente voce in capitolosul suo destino. Qualepadre avrebbe rinunciato adire qualcosa al bambino"ribelle", quando lo trova-rono nel tempio dopo laloro ricerca angosciosa? (Lc2 48-50).

L’uomo giustoGiusto è: misericordio-

so, paziente, premuroso ecompassionevole. La com-binazione di queste qualitàlo ha portato alle scelte piùvere

Umile e senza pretese Che uomo è questo Giu-

seppe, che non sembra maiintrodurre noi nel suo pro-prio merito, salvo in calcealla questioni riguardantisua moglie e suo figlio,come se la sua stessa esi-stenza fosse un incidente!Come radicalmente diversadalla paternità di Giuseppeè oggi la nostra, provenien-te da quella cultura in cui inogni famiglia il padre ottie-ne la prima menzione el’onore più grande! Quantisono gli uomini che hanno

ostacolato il progres-so delle loro famiglieattraverso inutili insi-curezze, gelosie einvidie, provenientidal problema abba-stanza comune chela loro moglie è piùistruita o ha un lavo-ro migliore?

Giuseppe “Pro-Life”

Giuseppe, Patro-no della difesa dellavita umana dei non-nati, delle CampagneAnti Aborto. L'argo-mento della lobbyabortista ai nostrigiorni è che è legitti-mo eliminare il bam-bino aggressore chenon è mai stato volu-to. Se mai ci fossequalcuno che non hamai veramente"voluto" un bambino e nonha mai fatto nulla per dar-gli un volto, ma subito lo haaccolto, ebbene questi èGiuseppe.No, lui ha presola sua decisione di obbedireall'angelo di Dio. Giuseppecredeva che Dio ha l'ultimaparola e deve avere unmotivo per tutto.

L'uomo dalla parte diDio

Ma Giuseppe pur sotto-messo alla volontà e alpiano e al metodo di DioOnnipotente, risolve imme-diatamente il grande dilem-ma tra ottenere sicurimezzi di sussistenza e pro-

teggere l'eredità della fede.Giuseppe, sapendo delpericolo in cui si trovaGesù, “si alzò, prese ilbambino e sua madre, e sene andò quella notte inEgitto, dove rimase fino allamorte di Erode" (Mt 2,13-15).

Il costo di tale gesto,per il padre della SantaFamiglia è stato oggetto dinumerosi studi. Il lavoro difalegname è legato al terri-torio, alla acquisizione diuna clientela fedele cheregolarmente lo frequenti elo sostenga. Tutto questoGiuseppe ha abbandonato,per salvare il figlio di Dio!

Il capo della Santa Famigliamodello di padre

Il 5 dicembre a Lagos Nigeria il 1° simposio arcidiocesano su S. Giuseppe

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Monsignor Emmanuel Adetoyese Badejovescovo di Oyo in Nigeria, durante il simposio

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In realtà, egli non ha maipiù fatto ritorno a casa,perché l’'angelo ancora unavolta lo ha messo in guardiada Archelao che era succe-duto al padre Erode. Giu-seppe va invece a Nazarethmettendo su la sua officinadi carpenteria. Quante sonole situazioni nei nostri gior-ni, quando con la scusa di"guadagnare il pane per lafamiglia", molti hannoabbandonato il dovere diconservare la fede e l'eredi-tà spirituale nella cura dellapropria famiglia? Quante evolte il benessere dei bam-bini, visti come doni di DioOnnipotente, è stato sacrifi-cato per la stabilità econo-mica e la comodità? Moltipadri spesso non riesconooggi a proteggere i figli cheDio ha affidato alla lorocura, dagli Erode dellamoderna immoralità, delconsumismo, dell'individua-lismo, dell relativismo edell’ateismo che investonola società moderna?

L’uomo dello spirito. Nel linguaggio di oggi, la

linea telefonica di Giuseppenon era troppo occupata danon ascoltare la voce dalcielo. Nella sua lettera aiRomani, Paolo dice: "chicammina secondo la carne,tende verso ciò che ècarne; quelli guidati dalloSpirito, tendono a quelloche è spirito" (Rm 8,5-6).

Giuseppe il Teologo Infine, forse potremmo

applicare la nostra immagi-nazione un po 'e dichiaranodi San Giuseppe, padredella Santa Famiglia, unteologo. Papa BenedettoXVI ha descritto il vero teo-logo come colui che nonutilizza la misura della suaintelligenza per scandaglia-re il mistero di Dio. Questadescrizione si adatta perfet-

tamente Giuseppe. Non hamai razionalizzato lo scopo,il piano di Dio, e così perse-verò fino a quando non sispense nel Vangelo. Egli eraun uomo di totale sottomis-sione a Dio.

Più di un centinaio dianni fa, un uomo in viaggioin un treno si trovava sedu-to accanto a qualcuno chesembrava essere un anzia-no contadino con un rosarioin mano. «Signore», lo stu-dente affrontò il vecchio,"Crede ancora in questaroba vecchia?" "Sì," l'altrorispose: "Certamente sì. Evoi?". Lo studente scoppiòa ridere e continuò: "Io noncredo a quelle sciocchezze.Segua il mio consiglio: gettivia il Rosario dal finestrino eimpari ciò che la scienza hada dire a riguardo".

"La scienza?... Forse mipotrebbe spiegare?" risposel'uomo con umiltà ma conle lacrime agli occhi. Lostudente notata l'emozionesul volto del suo compagnodi viaggio, per evitare diferire oltre i suoi sentimen-ti gli disse: "La prego, midia il suo indirizzo e lemanderò alcune informa-zioni". Poi, guardando ilbiglietto da visita che l'uo-mo aveva preso dalla tascainterna della giacca, il gio-vane tacque. Lesse: LouisPasteur, Direttore Scientifi-co Istituto di ricerca. LouisPasteur di Parigi, uno deipiù grandi benefattori del-l’umanità che aveva risoltoil problema della rabbia edel carbonchio che sem-bravano irrisolvibili nel XIXsecolo, e ha contribuitoallo sviluppo dei primi vac-cini, e il suo lavoro ha datoluce a molti rami dellascienza. Eppure, diceva ilrosario e apertamente,mettendo Dio e la sua fedeal di sopra di tutto quelloche lui sapeva.

La nascita e la vicendadi Gesù è il mistero deimisteri. Mille le domande:era veramente il figlio diDio? Qual è la sua storiaterrena? E’ vissuto cometutti gli altri bambini e gio-vani? Ha lavorato comefalegname aiutando suopadre? Chi era veramenteMaria sua madre, e Giusep-pe suo padre? Per rispon-dere a queste e altredomande, don Nicola Bux,professore di Liturgia orien-tale e di Teologia dei sacra-menti nella Facoltà Teologi-ca Pugliese, consultoredelle Congregazioni per laDottrina della Fede e per leCause dei Santi e consulto-re dell’Ufficio delle Celebra-zioni liturgiche del SommoPontefice, ha scritto il libro:“Gesù il Salvatore. Luoghi etempi della Sua venutanella storia” (edizioni Can-tagalli). Secondo don Nico-la, “non sono da condivide-re quelle posizioni esegeti-che che hanno negato lastoricità dei fatti e li hannoridotti al genere letterariodel ‘racconto d’infanzia’quasi che la rivelazione siaavvenuta fuori della storia erenda impossibile verificar-la col metodo storico”.

L’autore è convinto che“fede e storia come fede eragione, seppur distintenon sono separabili” perquesto motivo il libroaccompagna i lettori in un

pellegrinaggioideale allariscoperta deiluoghi che fece-ro da corniceall’evento stra-ordinario del-l’ingresso di Dionella storia.

La narrazione non sisvolge con cieca devozione,ma è una ricerca appassio-nata dei fatti condotta conmetodo storico per stabilireuna mappa che permetta ditoccare con mano il misterodel figlio di Dio che è venu-to in Terra.

Don Nicola ha svoltouna raccolta e comparazio-ne rigorosa delle prime cro-nache della vita di Gesù. Haricostruito la genealogia ela vita familiare della sacrafamiglia, ha ritrovato inTerra Santa i luoghi dell’in-fanzia di Maria, i suoi spo-stamenti, ci mostra la casapaterna in cui la Verginericevette la visita dell’Ange-lo Gabriele, osserva com-mosso la grotta in cui nac-que il Salvatore e ci invita acontemplare il mistero diGesù fanciullo.

L’autore attinge a fontidiverse e antichissime, ecompie un viaggio straordi-nario nella Terra Santa ecosì ci porta a conoscere lastoria del Salvatore quelladei suoi genitori terreni edei nonni materni.

Antonio Gaspari

La storia dellaSanta Famiglia edel giovane Gesù

In un libro di don Nicola Bux

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1 Gennaio 2010. Maria San-tissima Madre di Dio. Num 6,22-27; Gal 4,4-7; Lc 2,16-21: “Ipastori trovarono Maria eGiuseppe e il bambino”

Ho trovato Gesù nel volto pienodi gioia di un papà con la mogliedisabile e sei figli. In quegli occhic’era qualcosa di speciale c’era laluce, c’era la pace, c’era

l ’ a m o r e … c ’ e r aGesù. Questo papàfa parte del cammi-no neocatecumena-le e lì ha incontratoil Signore che hatrasformato e rin-novato la sua vita,

il suo modo di pensare e di vivere.E lì ho capito che incontrare Gesù erestare con Lui è tutto. Marianna

3 Gennaio 2010. II Domenicadopo Natale. Sir 24,1-2,8-12nv 1-4, 12-26; Ef 1,3-6.15-18; Gv 1,1-5.9-14: “A quanti lo hannoaccolto ha dato il poteredi diventare Figli di Dio”

Ho sperimentato che guardandoa Gesù, come ha vissuto e ciò cheha insegnato, cercando di impararedal suo cuore, mi aiuta a fargli spa-zio dentro di me. Fare spazio aGesù è importante per poterloaccogliere. Pensavo poco tempo faa quanto è difficile per me andareincontro a Gesù, ma poi ho medita-to queste parole “Vieni SignoreGesù”, eravamo in periodo d’Avven-to. È vero Gesù viene! Viene e non

si stanca di veni-re. Viene perportarci la pace,viene per portar-ci la gioia, vieneper portarci indono se stesso.Vieni SignoreGesù io sonopronta ad acco-

glierti e solo così potrò perdonare,solo così potrò accorgermi dell’al-tro, solo così potrò amare. Sr Maria

6 Gennaio 2010. Epifania delSignore: Is 60,1-6; Ef 3,2-3; 5-6;Mt 2,1-12: “Videro il bambi-

no con Maria sua Madre, siprostrarono e lo adoraro-no”

I re magi videro Gesù. Ma noiriusciamo a vederlo o abbiamo gliocchi offuscati dai pregiudizi, daipreconcetti, dalla presunzione, dal-l’amor proprio? Quando veramenteVEDIAMO Gesù allora non possiamoche prostrarci innanzi a Lui e ado-

rarlo. Io l’hovisto nel sor-riso della miaconsore l la,quando sonoarrivata acasa stancae lei mi has a l u t a t abaciandomi,

allora tutto in me si è rasserenato.L’ho visto quando, pur pensando diavere troppe cose da fare, mi sonoaffidata alla sua Provvidenza, a Luiche è il padrone del tempo, deside-rando solo di fare la sua volontà epoi tutto si è sistemato. Ho visto ilcuore di Cristo sanguinante, ma vit-torioso quando ho colto la gioia dichi si è sentito perdonato e alloraho pensato a quante volte Gesù miha perdonato e prostrata continuoad adorarlo. Sr Anna

10 Gennaio 2010. I Domeni-ca del tempo ordinario/C: Is40,1-5.9-11; Tt 2,11-14; 3,4-7; Lc3,15-16.21-22: “Tu sei ilFiglio mio, l’amato” Questeparole hanno in sé la vita e l'effica-cia necessarie per sostenere e illu-

minare tutta l'esi-stenza. Scoprirmifiglia amata dal Padreproprio così comesono, mi dà gioia ealimenta in me lafiducia di poter diven-

tare quella che già sono agli occhi dimio Padre. Scoprire che Lui mi amarende leggero il cuore e lo riempie.La scoperta del Suo Amore mi faanche scoprire come ridicoli i mieitentativi di essere al centro delleattenzioni per ricevere amore: sonoal centro del Cuore di mio Padre,questo mi basta. Sr. Elisa

17 gennaio 2010. II Domeni-ca del tempo ordinario/C: Is62,1-5; 1Cor 12,4-11; Gv 2,1-11:“Tu hai tenuto da parte ilvino buono finora”. Questaverità detta a Gesù dà tanta spe-ranza, che la vera gioia ela letizia della vita ver-ranno alla fine e non alprincipio, e tutta la vita èun Crescendo. Beato chicustodisce gli insegna-menti di Gesù (Sl 119,2)e se questo si fa il piùpresto possibile, fin dagiovane, meglio ancora(Sl 119,9). Amato

24 gennaio 2010. III Dome-nica del tempo ordinario/C: Ne8,2-4.5-6.8-10; ICor 12,12-30; Lc1,1-4; 4.14-21:

“Riavvolse il rotolo, loriconsegnò all’inservientee sedette” . Mettiamoci alla pre-senza di Gesù e facciamo silenzio.Ora lui crea un mondonuovo, ora lui “disper-de i superbi nei pensie-ri del loro cuore”, oralui ”rovescia i potentidai troni e innalza gliumili”, ora lui “ricolmadi beni gli affamati e rimanda i ric-chi a mani vuote”, come ha cantatosua Madre Maria. Mario

31 gennaio 2010. IV Domeni-ca del tempo ordinario/C: Ger1,4-5.17-19; 1Cor 12.31-13,3; Lc4,21-30: “Non è costui ilfiglio di Giuseppe?” Non ècostui uno zingaro? Non è costeiuna prostituta? Eppure quantelezioni di sapienza possiamo riceve-re dalle persone che cipassano accanto, quandolasciamo cadere i nostripregiudizi e permettiamoallo Spirito Santo di muo-versi con libertà dove equando vuole... Le nostre chiusureci insegnano che la sapienza checerchiamo è ancora, troppe volte,quella del mondo e non quella delSignore crocifisso e Risorto. Sr.Teresa Pane

Parola... e Fatti I Vangeli delle feste di Gennaio

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Angola: La grande stampa e i media non si sono moltointeressati di questo importante avvenimento ecclesia-le. La particolare importanza storica dell’avvenimento èdovuta al fatto che il continente africano, nonostante lesue critiche condizioni economiche e politiche (dovute inbuona parte allo sfruttamento operato dalle grandipotenze e dalle multinazionali occidentali e orientali), èdestinato ad assumere un ruolo assai importante nelfuturo.

L’Africa batte con forza alle porte del mondo occiden-tale. Problemi enormi, mentre la Chiesa si propone difar giungere il messaggio evangelico a tutti i popoliattraverso l’annuncio della Parola, quale priorità costan-

te nella evangelizzazione, attraverso il dialogo intesocome metodo per una conoscenza reciproca; attraver-so l’ inculturazione dei veri valori umani e cristiani eattraverso l’ indicazione dei grossi problemi di sussi-stenza e di pacificazione di cui il Continente ha estremobisogno di soluzione.

Non deve meravigliare se per il Sinodo è stata scel-ta la sede di Roma: si sono volute evitare interferenzedi carattere politico derivanti dagli stati africani. D’altraparte non è la prima volta che a Roma l’Africa catto-lica si ritrova a discutere e a confrontarsi sui problemiassillanti che la travagliano. Già Giovanni Paolo II avevaindetto il I° Sinodo nel 1994.

Un anno in parrocchiadedicato al servizio

La parrocchia San Giuseppe all’Aurelio in Roma hapromosso l’iniziativa di dedicare l’anno pastorale 2009-2010 al servizio. Dopo l’esperienza dell’anno paolino,che ha visto i fedeli della parrocchia partecipare nume-rosi ai pellegrinaggi organizzati nelle quattro basilichededicate a San Paolo, si è voluta ripetere l’esperienza.La richiesta è partita proprio dalle famiglie che hannopartecipato ai pellegrinaggi paolini e che vogliono rivi-vere delle giornate di riflessione e di fraternità. La pro-posta è stata accolta con grande favore dal parrocopadre Giuseppe Lai che ha organizzato quattro visite inquei luoghi che sono segno del sevizio.

Il primo pellegrinaggio è stato a novembre al san-tuario del Divino Amore. L’orionino don Giovanni D’Er-cole ha guidato il pellegrinaggio (nella foto), facendouna relazione sul servizio a partire da Maria. La suapresenza tra noi si è avuta pochi giorni prima che fossenominato vescovo ausiliare de L’Aquila. Egli ci ha ricor-dato la grande disponibilità di Maria al disegno delPadre e il suo mettersi al servizio di questo disegno diamore; nella gioia lo Spirito Santo è potuto scenderesu di Lei per realizzare il capolavoro dell’Incarnazionesolo grazie al suo sì.

Il secondo pellegrinaggio si è svolto il 16 gennaionella basilica di San Lorenzo fuori le Mura, dove abbia-mo ricordato il servizio che questo diacono ha reso allaChiesa, fino a sacrificare la sua stessa vita.

La terza tappa sarà nel mese di marzo alle Cata-combe di San Sebastiano, dove numerosi sono i mar-tiri che hanno versato il loro sangue per amore di Cri-sto e nostro, permettendo che la fede cristiana giun-gesse fino a noi. Quali grandi esempi di disponibilitàconcreta resa con amore gratuito e totale!

L’ultima tappa sarà Assisi dove, sulle orme di Fran-cesco, vorremmo imparare a metterci a servizio dellenostre Comunità. È bello percorrere queste tappeavendo nel cuore una viva riconoscenza verso chi ha

saputo mettersi adisposizione dellavolontà di Dio Padre eci ha trasmesso unafede pura e coerente. Èimportante vivere que-sti momenti insiemecon la comunità parroc-chiale, sentendosi fami-glia che cammina insie-me, concedendosi pic-cole soste per riflettere,approfondire il signifi-cato di essere cristianie verificare la propriavita confrontandola con

l’esempio offertoci da questi Santi. Siano essi, per noitutti, stimolo di crescita in un servizio gioioso e gratui-to a chi è nostro prossimo nella quotidianità. Sr. Marian-

na Cortellino osj.

Esperienze di vita

Con Don Giovanni D'Ercole,ora vescovo ausiliare di L'Aquila,al Divino Amore (Roma)

Con il Padre generale degli Oblati di San Giuseppe Michele Piscopoa San Lorenzo fuori le Mura (Roma)

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Il campo invernale del Centro giovani-le “S. Giuseppe Marello” di Solofra

Avere punti di riferimento durante l’adolescenza rap-presenta, per ogni ragazzo, la possibilità di rapportarsimeglio col mondo, avendo esempi a cui ispirarsi e obiet-tivi da raggiungere.

Questo concetto è stato al centro di una nuova espe-rienza che noi, animatori e ragazzi del Centro GiovanileS. Giuseppe Marello di Solofra, abbiamo vissuto durantequesto inverno.

“Quando la meta è fissa, crolli il mondo…bisognaguardare là e sempre là”, diceva il Marello, e grazie alsuo esempio così forte, siamo presto giunti alla conclu-sione che bisognava dare alle nuove generazioni, la stes-sa opportunità di crescita che tempo addietro abbiamoavuto noi stessi: quella fortuna di vivere esperienze adiretto contatto con Dio e di poter maturare insiemecomprendendo i valori più importanti.

Partiti nel pomeriggio di domenica 3 Gennaio, giun-gemmo a Riccia, in provincia di Campobasso, per cosìiniziare il nostro campo invernale, con noi nelle vesti di“animatori” alle prime armi dopo una lunga “carriera dagiovani”, e con le nuove promesse del nostro Centro Gio-vanile… tutti capitanati dal diacono Marcello Gallo o.s.j.,sapiente esperto di arte culinaria e non solo.

Una volta accolti dal grande padre Lorenzo Piazzollao.s.j., subito ci dedicammo alla sistemazione nelle stan-ze che ci avrebbero ospitato.

I ritmi della serata furono scanditi dalla cena e daimomenti di preghiera in cappella, occasioni per com-prendere meglio la gioia dello stare insieme. Una brevechiacchierata tra amici per fare un po’ il resoconto e poitutti a letto.

La giornata seguente, lunedì 4 si aprì in bellezza. Ilfreddo era aumentato e qualche fiocco di neve già inizia-va a far capolino anche in paese. Era, tra l’altro, proprioquello il giorno in cui avremmo dovuto affrontare le ire

meteorologiche sui pendii dei monti Matesi.Anima e coraggio, e la preparazione dei panini, che

avrebbero funto da pranzo, cominciò tra la grande frene-sia di ognuno. C’era chi correva su e giù per le scale neltentativo di comprendere cosa indossare per la traversa-ta, chi insieme a P. Lorenzo si recava a prelevare i dueducato che ci avrebbero condotti alla volta dei monti echi come Don Marcello strigliava i più giovani, turbolentiper via dell’entusiasmo.

Quando finalmente tutto fu pronto, ecco che l’interacompagnia s’imbarcò per cominciare la giornata. Sareb-be troppo raccontare tutto ciò che avvenne durante ilviaggio, basti pensare che giunti ad un certo punto dellastrada, la neve e la tormenta che s’era ormai generata cicostrinsero a fare dietrofront, ma senza abbatterci, riu-scimmo a raggiungere un’altra località attrezzata, dovenoi insieme con i più piccoli affittammo diversi slittini chetra tonfi, derapate e salti in mezzo agli ostacoli, ci dona-rono alcuni piccoli dolori, ma un’immensa soddisfazionee tanto divertimento.

Qualche difficoltà maggiore si avvertì nel ritorno aRiccia, dato che il manto stradale era oramai ricoperto dineve, e i due ducato, se solo avessero posseduto unapropria volontà, di certo sarebbero rimasti incatenati aglialberi pur di non intraprendere un viaggio così difficile.Anche se i nostri conducenti furono davvero in gamba,avemmo comunque fortuna, dato che a precederci capi-tò giusto uno spalaneve, che come la cometa per i Magi,così indicò a noi la strada per tornare al paese.

La serata trascorse serena, con il classico e doverosomomento di preghiera e la cena. Così, dopo una docciacalda e qualche simpatico aneddoto in stanza, anche ilsecondo giorno vide giungere il tempo del riposo.

Il terzo giorno, martedì 5, fu per noi, l’ultimo atto delcampo invernale. La mattina, nel tempo utile appunto,coadiuvati da Don Marcello abbiamo intrapreso l’inizio diun cammino per far comprendere ai ragazzi la figura delMarello. Con un piccolo dibattito, siamo riusciti a gettare

le basi per continuare l’opera diformazione cristiana che datempo ci siamo prefissi di porta-re avanti, tramite un percorsogiuseppino ricco di carisma eforza di volontà.

I ragazzi hanno risposto dav-vero molto bene e la nostra sod-disfazione ci invoglia tuttora acontinuare con tali esperienze,che a breve si ripeteranno.

Così, dopo aver salutato ilruggente P. Lorenzo, siamoripartiti alla volta di Solofra, lanostra città, sede dell’amatoCentro giovanile S. GiuseppeMarello… ovvero, la nostraseconda casa! A presto amici diJoseph! Alessandro De Stefano

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Tra Riccia e i monti del Matese: la storia continua

I ragazzi del Centro giovanile S. Giuseppe Marello di Solofra (Av) al campo invernale di Riccia,Campobasso. A sinistra padre Lorenzo Piazzolla, a destra il diacono Marcello Gallo.

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State buoni... se potete! (san Filippo Neri)

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Io pattino sul ghiaccio: la passione dirischiare e lanciarsi

Ciao sono Anna, tra poco compio 12 anni e sono unapattinatrice su ghiaccio.

Quando hai cominciato a praticare il pattinag-gio su ghiaccio?

Ho cominciato in una piccola pista della mia città maandando avanti ho dovuto cominciare ad andare a Tori-no, ogni anno sempre di più; adesso mi alleno lì e vado4 volte a settimana ma quando faccio le gare vado dipiù.

Il pattinaggio su ghiaccio è uno sport o èun'arte?

Il pattinaggio artistico è un modo di esprimersi. Lamia insegnante dice che le gare servono nella vita per-ché riuscire a stare in una pista da soli facendo cose dif-ficili e salti molto difficili, saper rischiare è un' esperien-za fantastica e nella vita serve, perché poi nessuno piùti può fermare in qualunque cosa...

Occorrono degli allenamenti? E' un'attivitàfaticosa o facile? Quante volte ti alleni la settima-na?

È un' attività molto faticosa che richiede impegno,sacrifici,e rinunciare a tanto.

Quali sono i rischi che possono capitare?Possono capitare cadute, slogamenti, mal di schie-

na, rotture, gambe piene di lividi cioè quelle che ho ioperché provando i doppi (salti difficili a 2 o più giri inaria) si rischia di farsi molto male...

E' vero che ogni tanto vai a fare deiperiodi, degli stages fuori della tuacittà? E sei stata anche all’estero?

D’estate quando i palazzetti sono chiu-si la mia società organizza delle settimanedi stage in Svizzera aChampery, in Francia e aTorino. Sono stata aChampery a fare unostage mentre per le garesono stata ad Aosta indiverse città, a Torino, aMerano in Svizzera, pernominarne alcuni.

Che cosa ti appassio-na di più nel pattinaggiosu ghiaccio? Quali sonogli esercizi più facili,quali i più difficili?

Di questo mi piaccionole gare in cui ci sei solo tuin pista e devi dimostrarequello di cui sei capace,quello che hai imparato èuna soddisfazione per isacrifici.

Ogni gara deve esserepresa come un allenamen-

to infatti nella gare che ho pensato a un allenamentosono andata benixx come una (per nominarne una) aTorino in cui "giocavo in casa" mi sono venuti tutti e 3gli Axel - un salto in cui devi saltare molto, lasciarloandare e fare un giro e mezzo - però nel doppio rit -salto doppio - ho volato e mi sono spatasciata...

Il pattinaggio si fa come un esercizio indivi-duale, o insieme ad altre in squadra?

Io pratico il pattinaggio artistico individuale maesiste anche il pattinaggio di coppia e il pattinaggiosincronizzato.

Che attrezzatura bisogna comprare percominciare a esercitarsi?

Servono i pattini con lame. Ho i pattini Riedell conle lame Legacy, quelle per i salti doppi - salti difficili,alti a due giri -.

L'attività di pattinaggio è accompagnata dallamusica, no? Quali sono le musiche più famose eimportanti per la performance?

La performance ossia Disco è accompagnata damusica, può essere di qualsiasi tipo ma senza parole.La mia musica è un Flamenco, “il Ciclone”.

Quali sono le campionesse italiane, o mondia-li in questo campo?

La campionessa italiana è Carolina Kostner con unargento ai Campionati Mondiali del 2008, e campio-nessa mondiale è Yuna Kim giapponese con l'oro aimondiali.

A sinistra, Anna. Sopra, Carolina Kostner campionessa italiana.

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Incontrai Anna aRoma quando frequenta-

vo l’Urbaniana ed eroviceparroco a San Giu-seppe all’Aurelio. Perdiversi anni, a collaborarealla catechesi ai giovani ealla preparazione allaCresima. Brucia di zeloma sa venire incontro alleesigenze dei giovaniinventando sempre qual-cosa di nuovo per loro,affascinandoli e impe-gnandoli. Sa essere esi-gente, ma sostiene tuttoil suo operare con profon-da preghiera. I giovani liporta nel cuore, li ama esoffre con loro quando liscorge deboli nell’amoreal bello e al buono. Safarsi carico dei problemidei giovani e delle diffi-coltà delle famiglie:prega tanto e intensa-mente e si mette ad ani-mare e sostenere la spe-ranza. E’ molto metodicae fedele agli impegni chesi assume e che si dà dase stessa. La Santamessa quotidiana, la pre-ghiera, i ritiri mensili nonsi toccano per nessunmotivo! E’ convinta che

per poter dare bisognaessere pieni di Lui, Gesù.E’ educatrice dei ragazzial carcere di Tor di Pietrae viaggia spesso in Sar-degna per lo stesso moti-vo. L’ho seguita spiritual-mente per anni e miinformava di tutto: i suoidesideri di far conosceree far amare Gesù brucia-vano costantemente nelsuo cuore.

Sostenuta da una pre-cedente guida spirituale,della quale mi parlavacon venerazione, PadreCarias un frate minimo diPaola al quale scriveva olo visitava periodicamen-te, e coinvolgendo meche ero all’inizio del mini-stero sacerdotale, mi fecevivere l’esperienza diun’anima che brucia diamore per Gesù e vuoleconsacrare se stessatutta a Gesù come apo-stola nel mondo. La con-sacrazione con voti fumolto curata con esercizispirituali programmatimolto tempo prima, eattesa come grazia spe-ciale in un crescendo diamore, che faceva atten-dere lo sposo per unaconsegna di tutto il pro-prio essere per sempre.Fu festa grande di LUCE edi AMORE, festa deiCUORI. Rifuggiva le coseesterne.

Prima di celebraretutto ciò, Anna visse unperiodo molto critico perla sua salute, si sentivavicina alla morte. Mi chie-se di ricevere l’Unzione

degli Infermi. Non le dissidi no, ma mi presi un po’di giorni. E intanto lelasciai il Rituale dicendo-le: “Leggi un po’ l’intro-duzione che spiega l’im-portanza del sacramentoe anche le preghiere così,se resti dell’idea di rice-verlo, sappiamo meglioquello che facciamo.Dopo due o tre giornitorna con il rituale e lamedesima convinzione:“Sento che devo ricever-lo. Ne ho bisogno”. In unprimo pomeriggio, in unacappellina delle Suore ledo l’Unzione: è moltopartecipe e profonda-mente raccolta, quasiassorta. “Ora, se mi vuolechiamare sono pronta,posso andare e se non mivuole chiamare mi deveilluminare e mi deve farlavorare per LUI!”.

Gesù la prende inparola, non la chiama, laillumina e la porta allaconsacrazione. Poi le pre-para tanto lavoro, anchenuovo. La salute è torna-ta buona. Dopo la consa-crazione, oltre il lavorosuo proprio, ecco un mol-tiplicarsi di attività: visitaai malati, catechesi, corsidi formazione, organizza-zione di gruppi cheaccompagna a recitare ilRosario alla radio Vatica-na, centri di ascolto, pro-mozione e diffusionedella buona stampa, chespesso sovvenzionavaalmeno in parte. Quantozelo per far conoscereTitty, una ragazza di

Roma morta qualcheanno prima, della qualeconoscemmo insieme lamamma, la Signora Mar-cella, il cui parroco avevascritto una piccola biogra-fia, che diffondemmo alarghissimo raggio. Pro-muovemmo insieme dellediapositive che fecerotanto bene nel presentarela breve esistenza diTitty.

Tanto materiale arrivòanche a Paola, dove l’an-ziano Padre spiritualesempre l’accoglieva eincoraggiava nello zeloapostolico.

Conobbe Suor MariaGabriella de Mieriall’ospedale Cristo Re, ele due anime si sintoniz-zarono nell’amore aGesù, nella preghiera peri sacerdoti e nello zelo diogni opera buona. Dopola morte di Suor MariaGabriella, sostenne edincoraggiò la stampa perfarla conoscere e prega-re, spesso andava a visi-tarla al cimitero per por-tare un fiore e pregare unpo’ insieme, specie per isacerdoti.

L’ultimo campo dilavoro lungo e intenso dicui mi informava di tantoin tanto, pur dietro lequinte, è stato Telepaceche ha amato come tuttele cose belle che incon-trava e che promuoveva-no l’annuncio e la cono-scenza di Gesù. È entratanella pace del Signore il21 maggio 2009.

Padre Gennaro Citera osj

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Il mio ricordo di Anna Scorza

“ Ministro straordinario dell'Eucaristia, Anna era sempre pronta a dare tutto,la vita, il tempo, la pensione, ai bisognosi”

(Don Guido Todeschini direttore di Telepace)

Una laica con un’intensa esperienza di amore di Dio e del prossimo

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Non sono credente, perchè?Un evento come il terremoto di Haiti – cento-duecentomila morti - mi porta a non credere più in Dio che è

Amore. Che ti posso dire? Che l’ateismo moderno è nato proprio dalla riflessione sul terribile terremoto di Lisbo-na del 1755, che fece 30.000 vittime innocenti. Voltaire scrisse il Poema sul disastro di Lisbona per esprimeretutta la sua amarezza e rifiutare l’idea di un Dio, impossibile. Sono stato in mezzo ai terremoti. Mi ricordo, inparticolare, quello del Salvador nel 2001. Vi ero giunto da Roma subito dopo le prime forti scosse, e mi trovai inmezzo a quelle successive. Ricordo le precipitazioni di acqua sulla costa del Venezuela di fine millennio. Ero inRuanda durante uno dei prodromi di quello che sarebbe stato lo spaventoso eccidio del 1994-ottobre 1990. Perla prima volta misi in conto nella mia vita che avrei potuto essere ucciso. Credo in Gesù risorto. Il cristiano haun’idea post-morte e continua a vivere, se gli/le è concesso, sorretto dalla forza della sua Risurrezione. Morto inquesti giorni con tutti i morti di Haiti, sono vivo per dare la vita mia con la Sua per i miei fratelli. La nostra quo-tidianità è emergenza di Amore.

San FRANCISCO COLL Y GUITART,religioso domenicano, sacerdote, fondato-re.

(Gombreny, Gerona, Spagna 18.5.1812- Vich, Spagna, 2.4.1875)

Ultimo dei dieci figli di famiglia operaia,frate nel 1830 e sacerdote nel 1836, sidedicò da vero figlio di San Domenico adun intenso ministero della Parola, in Cata-logna, con l’amico Sant’Antonio M. Cla-ret (1807-70). Questi gli ottenne da Pio IXun prestigioso titolo e nutrì verso di luistima tale da asserire: dove predico io, il p.Coll può ancora spigolare; dove predica lui,a me non resta più nulla da raccogliere.Trasferitosi a Vich e lasciata la pastorale, P.Coll si dedicò all’insegnamento, a favoredei giovani, avendo ben verificata la caren-za della preparazione religiosa. Nel 1856diede vita ad un istituto di suore domeni-cane, dette semplicemente Terziarie (chenel 1884, dopo la sua morte, si chiamaro-no Domenicane dell’Annunziata). Loscopo era l’insegnamento della dottrina cri-stiana e della formazione umana. P. Collrimase alla guida dell’istituto fin che lasalute glielo permise. Divenuto poi cieco,delegò un confratello come rettore della Congregazione.La Parola di Dio fu l’unica sua unica sorgente di sicurez-za. Questo santo seppe dire ai giovani del suo tempo laparola della novità: il Regno è già cominciato, ed è den-tro di noi. Se ascoltiamo e viviamo la Parola saremoanche noi suscitatori di vita là dove la morte ha trionfa-to.

San ZYGMUNT FELIX FELINSKI, vescovo, fondato-re.

(Volinia, Polonia, 1.11.1822 - Cracovia 17.9.1895)Eccoci dinnanzi alla figura di un uomo di fede immen-

sa e di forza d’animo sconvolgente. Ricevuta un’educazio-

ne profondamente religiosa soprattuttodalla madre, studiò presso le università diMosca e poi di Parigi; il suo animo entusia-sta lo portava verso una prestigiosa carrie-ra, ma varie avversità (la situazione politicadella sua patria, la perdita di persone care,il disinganno del mondo) lo fecero rifletteresul modo di spendere i suoi straordinaritalenti. Scoprì che Cristo era l’unica perso-na affidabile per il quale valeva la pena divivere e di immergersi nel lavoro. Ordinatosacerdote nel 1855, constatò come la viaper raggiungere Dio passava attraverso lavia dell’uomo sofferente, del quale avevafatto conoscenza tra le tragiche traversiedella sua patria. Per questo nel 1857 diedevita a Pietroburgo ad un istituto di religiose,le Suore della Famiglia di Maria, affidan-do loro la cura dei malati e degli anziani.Tanta generosità, unita ad una spiritualitànutrita dall’Eucaristia, non passò inosserva-ta: Pio IX lo nominò arcivescovo di Varsavia(1862). Dopo soli 16 mesi di governopastorale e di attività impressionante adifesa del popolo polacco e della Chiesa,dovette lasciare Varsavia per l’esilio, accu-sato dal regime zarista di attività antigover-

nativa. Difese la sua gente; si adoperò in ogni modo con-tro la violenza; mantenne sempre una fede immensaanche nelle prove più dure. La sua vicenda ricorda quelladi Mons. Romero, ucciso nel 1980. Nel 1888, liberato dal-l’esilio, potè andare a Roma per incontrarsi con LeoneXIII.

Scrisse molte opere di teologia, lettere pastorali e unnumero enorme di pagine di sofferenza, le più belle edense di amore a Dio.

Questo santo vescovo ci insegna che dobbiamo oggiprepararci ad un cristianesimo spoglio di parole, che conla sofferenza e l’amore torni ad essere irradiazione dellebeatitudini.

I santi di Benedetto XVI di ppadre FFranco CCareglio oofm cconv

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NNoottiizziiee ddaall mmoonnddoo ggiiuusseeppppiinnooA Margherita di Savoia padre Gennaro Farano osj ha ringraziato il Signore per i suoi 25anni di sacerdozio

Il 27 Dicembre scorso, nella parrocchia Maria SS. Addolorata inMargherita di Savoia (FG), “Venticinque anni di grazia!” ha escla-mato entusiasta p. Gennaro, con gli occhi pieni di commozione.Mons. Giovan Battista Pichierri ha presieduto la celebrazione euca-ristica e il provinciale padre Ferdinando Pentrella ha concelebratoinsieme a molti Oblati di san Giuseppe giunti dalle varie città dellaprovincia e dalla casa generalizia. “Amo Gesù, amo Maria e comeOblato amo Giuseppe “ ha detto padre Farano alla fine della cele-brazione, facendo vibrare il cuore di tutti i presenti. In quest’occa-sione ha voluto rinnovare la sua consacrazione al Cuore immaco-lato e addolorato della bella Mamma celeste affidando alle sue curematerne il suo sacerdozio e manifestando nuovamente la suaimmensa gioia, quando lo scorso 15 aprile l’ha vista incoronataRegina di Margherita di Savoia per le mani del papa Benedetto XVIa Roma. Noi tutti ci uniamo a questo ringraziamento che festososale a Dio, chiedendo per p. Gennaro tante benedizioni e grazie dalCielo. [Nella foto padre Gennaro con il Cardinale Angelo Comastri il3 aprile scorso durante la visita alla parrocchia e la benedizione delcampo nuovo di calcetto] Suor Marianna Cortellino osj

Dal Centro Giovanile di Solofra (AV) Domenico De Rubeis parte volontario per il PerùPer il Centro Giovanile San Giuseppe Marello e per tutta a comunità il 27 Novembre 2009 si è vissuto un evento

molto importante. Un giovane del nostro Centro De Rubeis Domenico è partito per il Perù, per svolgere il servizio civi-le volontario a fianco degli Oblati di S. Giuseppe. Noi tutti ammiriamo il coraggio di Domenico, nel lasciare la pro-

pria città, i parenti e gli amici, per offrire questo servi-zio e inoltrarsi in una nuova realtà. E’ bello vedere ungiovane che mette a servizio degli altri i propri doni, inuna autentica comunione di vita cristiana. E’ un serviziofinalizzato alla promozione umana, sociale e cristianadelle fasce deboli, imitando lo stile del nostro Fondato-re San Giuseppe Marello, di cui il nostro Centro porta ilnome. Credo che una persona possa ritenersi completa,adulta e matura solo se, al di là dei sentimenti di egoi-smo e salvaguardia di se stessa, riesce a svilupparesentimenti di altruismo che la portino a percepire e

comprendere le difficoltà degli altri e a spendere le proprie risorse per il bene dei più bisognosi. Noi accompagniamocon la preghiera Domenico in questo cammino, affinché sia positivo per la sua crescita umana e cristiana, e sia diincitamento per noi del Centro Giovanile a lavorare generosamente per chi ha più bisogno di aiuto. [Nella foto Dome-nico al centro, in partenza all’aeroporto di Fiumicino il 6 Dicembre, tra mamma e papà, p. Vincenzo Grossano a destrae Antonio Vignola a sinistra]. Per i LL.GG.MM e per il Centro G. San G. Marello. Rita Margiotta

A Marco Robella e Venusia Govetto il premio del Volon-tariato Internazionale a Roma

In occasione della Giornata Mondiale del Volontariato,indetta dalle Nazioni Unite e celebrata il 5 dicembre, Volontarinel Mondo – FOCSIV, ha promosso la consegna del Premiodel Volontariato Internazionale, un riconoscimento simbolicodedicato a quanti si sono contraddistinti per l'impegno contro lapovertà, per l'affermazione della dignità e dei diritti di ognidonna ed uomo, dimostrando un impegno costante a favoredelle popolazioni del Sud del mondo. Il Premio del VolontariatoInternazionale 2009 è assegnato a Marco Robella e VenusiaGovetto, una coppia di giovani Volontari CISV/FOCSIV impe-

ITALIA

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gnati in Senegal in progetti inseriti in una strategia di co-sviluppo che mette in rete le associazioni locali con le asso-ciazioni di migranti senegalesi in Italia. Originari lei di Sorrento e lui di Montemagno, in provincia di Asti, si eranoconosciuti tre anni fa proprio durante il lavoro comune in Senegal. Si sono sposati quest’estate, naturalmente nelPaese africano. La cerimonia di consegna si è svolta a Roma sabato 5 dicembre 2009 presso la sede Rai diViale Mazzini. La loro famiglia è stata ospite delle suore Oblate di San Giuseppe a Roma, e abbiamo espresso aMarco e Venusia i saluti della famiglia giuseppina marelliana e dei lettori di Joseph.

Ordinazione di due Oblati di San Giuseppe sacerdoti: Padre Benedict e Padre JosephDurante la visita canonica del Padre generale in Nigeria accompagnato dai padri Brian, Kamus e

Meleth, sabato 12 dicembre si è svolta l’ordinazione presbiterale di due nostri confratelli nigeriani: padre Benedict NgoziUwanaka e padre Joseph Ntui Ekpayip. il vescovoordinante era monsignor John Ebebe Ayah, vescovodi Okoja. Il 13 Dicembre la loro prima messa.

Quattro ordinazioni sacerdotali e due ordinazioni diaconaliLunedì 28 Dicembre i nostri confratelli Thelaparambil Josemon, Puthen-

veetil George Nimosh, Pazhangattuparambil Dhanush, Panackal Joseph Anooj sonostati ordinati sacerdoti nella diocesi di Kottapuram, e i confratelli Anoop Kalathitara eJoyson Choothaparambil sono stati ordinati diaconi dal vescovo S.E. Mons. Francis Kal-larakal. Grande la partecipazione dei confratelli, delle famiglie, dei seminaristi e dei laici giuseppini marelliani. Rin-graziamo i benefattori dei nostri confratelli sacerdoti, rispettivamente le Suore Isnardine di Asti, Cereda Enzo di Mera-te, Ferron Isabella di Vigasio e Antonioli Carlo (England).

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NIGERIA

INDIA

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12, 13 E 14 MARZO 2010ARICCIA (RM) zona Castelli Romani sui Colli Albani di fronte al Lago di Albano

“Sia fatta la tua volontà”(Mt. 6,10)

Predicatore: p. Joseline Chootamparambil, osj(PARROCCHIA SANT’ANTONIO DI NOVI LIGURE)

CASA DIVIN MAESTRO - Statale 218 km 11 - 00040 ARICCIA (RM)

PROGRAMMA

VENERDI’ 12 MARZO 2010

ORE 16,00: Arrivo, sistemazione e accoglienza presso la Casa di Spiritualità del Divin MaestroORE 17,00: S. MessaOre 19,30: CenaOre 21,00: Prima Meditazione “Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà” (Mt 26,42).Compieta

SABATO 13 MARZO 2010

ORE 8,30: Lodi e S. MessaORE 9,30: ColazioneORE 10,00: Seconda Meditazione “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. (Lc 1,38)ORE 11,15: Pausa caffèORE 11.45: Riflettiamo insieme in piccoli gruppi

Ora MediaORE 13,00: Pranzo

ORE 15,00: Santo RosarioORE 16,00: PausaORE 16,30: ConfessioniORE 18,00: Terza Meditazione “Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo” (Mt 1,24)ORE 19,30: CenaORE 21,00: Adorazione Eucaristica

DOMENICA 14 MARZO 2010

ORE 8,30: Lodi ORE 9,00: ColazioneORE 9,30: Quarta Meditazione “Uniformità completa ai voleri di Dio: ecco il gran mezzo per inoltrarci nella via della perfezione” (L 52)ORE 10,30: Condivisione delle esperienze locali come Laici Giuseppini MarellianiORE 11,30: Solenne Celebrazione EucaristicaORE 13,00: pranzoSaluti e partenza.

Per informazioni e iscrizioniBarbara Bordini cell. 335/5413484 - mail: [email protected]. Alberto Manunza tel. 02/48706703 - mail: [email protected] Pino Piscopo cell. 338/4055405 - mail: [email protected] p. Sabino Di Molfetta tel. 081/5035871 - mail: [email protected]

ESERCIZISPIRITUALI PER LAICI

La prossimauscita di Joseph[Febbraio/Marzo]sarà lo SPECIALEOPERE SOCIALIdegli Oblati di SanGiuseppe nelmondo. A conclu-sione dell’annocentenario dell’ap-provazione pontifi-cia degli Oblati diSan Giuseppe, lanostra fedeltà allalinea di San Giuseppe Marello per l’educazione della gioventù e i poveri saràfotografata nello speciale Rapporto sulle nostre opere sociali.

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Granato Monzo 1964 – 2009Dopo mesi di malattia affrontata con dignità umana e con fede cristiana è tornato alla Casa

del Padre. Al Getsemani di Paestum aveva lavorato per anni, come fosse la sua seconda casa.Sacerdoti e suore, personale e ospiti affidano la sua anima alla misericordia di Dio,e implorano per i familiari il conforto della fede.

Cavallaccio Anna, nata a Parete il 1° Settembre 1923, deceduta il 27 Ottobre 2009. LaicaGiuseppina Marelliana si è distinta per l’amore alla famiglia , la gioia del lavoro, il culto dell’onestà chefurono le realtà luminose della sua vita.

Salvatore Chianese nato a Parete (CE) il 17 Febbraio 1937, è tornato alla casa del Padreil 25 Novembre 2009.

Maresciallo dei VV FF in pensione, si è sempre distinto per l’attaccamento al lavoro e alla famiglia.Laico Giuseppino Marelliano da molti anni, ha sempre partecipato alle varie iniziative del seminario

insieme con la moglie Gina.A lei, ai figli, ai familiari tutti le nostre più sentite condoglianze e l’assicurazione della nostra

preghiera di suffragio.

Giuseppe Scarnata

Non è una frase di convenienza affermare che, con la scomparsa di Giuseppe Scarnata, il mondosi è ritrovato più povero. Infatti si può affermare che era la bontà personificata. Di animo buono si èsempre dimostrato verso tutti attento e delicato ed ha affinato nel tempo queste sue qualità.

Dotato di intelligenza non comune, l'ha messa al servizio del bene scrivendo alcune opere in prosaed in poesia, di cui ha avuto lusinghieri premi e riconoscimenti.

Un affetto ed un particolare attaccamento ha sempre dimostrato verso la Congregazione degli Oblati di S.Giuseppe di cui è stato allievo nel Seminario e del suo Fondatore, S. Giuseppe Marello, del quale ha scritto unpoemetto in poesia. Un altro poemetto l'ha scritto in ricordo del sacerdote p. Antonio Geremia e di altri sacerdoti diRiccia, suoi compaesani. Ultimamente ha voluto ricordare gli angeli di S. Giuliano, sempre con un poemetto in rima.

Amava il suo paese natale come un figlio affezionato ama la sua mamma. Con la sua morte si è spento su ques-ta terra un grande cuore che ora continua ad amare attraverso quello di Dio e la sua figura risplende nel cielo comestella luminosa che illumina il nostro cammino.

Gabriella Lorenzelli in BurdiLa comunità di Ceglie del Campo piange la scomparsa di Gabriella Lorenzelli. Più che rara lei è stata

una persona unica, che ha lasciato in tutti coloro che l'hanno conosciuta un ricordo piacevole eindelebile.

Di carattere gioviale e piena di vita e di entusiasmo, aveva per tutti un sorriso e parole dolci ed affet-tuose che entravano nel cuore a portarvi gioia. Incoraggiava tutti e, se necessario, rimproverava.

Era apprezzata da tutti ma soprattutto dai suoi alunni. Ha accettato con forza e con grande spirito di fede la suamalattia, senza mai lamentarsi. Ceglie si unisce al dolore del marito e dei figli e ringrazia il Signore per il dono grandedi una donna come Gabriella, di fede vera e con grandi valori cristiani, umani e sociali che vuole conservare comesua preziosa eredità.

ll fratello José Enrique MercadoMercado professo perpetuo

La sua professione perpetua è avvenuta a il 4 gennaio 2010 aManalisco, Jalisco. Erano presenti i padri Enrique, Lauro, Salo-

mon, Epifanio, FranciscoMartinez, Luis Chavez,Irineo, Acasio, Eduardo,e i diaconi Raul e Abel, etutti i seminaristi, i rap-presentanti dei Laici Giu-seppini Marelliani e ifedeli della parrocchiaSantiago Apostol diTepalcapa.

MESSICO

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Padre Paolo Monni osj Deceduto il 29 Dicembre 2009 all’età di anni 87. Era nato a Dorgali (NU) il 17 Novembre 1922

Era religioso professo da 68 anni, sacerdote da 60 anni.

Una vita da conservare gelosamente Da giovane appariva un po’ altero e da adulto piuttosto burbero. Un portamento fiero e auto con-

sapevole, tipico, se non si offendono, dei dorgalesi quasi sempre in possesso di doti non comuni diintelligenza e di creatività. Che volentieri mostrano.

Una laurea brillante in lettere classiche all’Università di Torino, dove poté giovarsi anche delle lezioni di Nicola Abba-gnano cui serbava la riconoscenza di averlo introdotto ai temi dell’esistenzialismo. Per le sue doti la Congregazione degliOblati lo chiamò poi a ricoprire incarichi istituzionali di grande rilievo. Ma a fine incarico, nello spirito del Marello, egli tor-nava umilmente alla vita comune e alle comuni mansioni della vita religiosa. Parroco o vice parroco, confessore e con-sigliere spirituale. Quando lo conobbi ad Asti nel Collegio Fulgor ero anch’io studente, ma poi con lui condivisi i dieci annidel Convitto Marello a Nuoro. Mentre concludevo gli studi universitari, egli insegnava al Liceo classico di Nuoro. Tra i suoistudenti conosciamo oggi apprezzati professionisti: medici, professori, manager, politici importanti. Lo ricordano in tantiper il rigore delle sue lezioni, per la sua asciutta schiettezza e per la cura sincera dei giovani. Non era solo la competen-za indiscussa in greco e latino ad intrigare, ma la rotondità culturale con la quale contestualizzava l’insegnamento - spa-ziante dalla filosofia alla teologia, dalla letteratura al pensiero politico – tanto da farlo diventare sintesi armonica nell’ap-plicazione alla vita quotidiana. Continuò l’insegnamento al liceo anche dopo la chiusura del Convitto (1973) fino a quan-do fu chiamato (1978) a ricoprire importanti incarichi ad Asti e a Roma. Tornò nella nostra città come rettore della Comu-nità e parroco del Santuario (1981). La nuova esperienza di parroco alle Grazie (dopo altri grandi sacerdoti come P. Gio-vanni Mesina, P. Fiorenzo Cavallotto, per citare i due precedenti) lo trasformò in quel mite pastore evangelico la cui pie-nezza si rese visibile soprattutto nell’ultimo periodo della vita. Le sue omelie possono considerarsi la traccia chiara di unafede adamantina e salda, ma contemporaneamente esse erano intrise di tensione culturale, procedevano sempre da unaconturbante provocazione al ragionamento, alla riflessione e alla decisione. Omelie contrappuntate di domande radicaliche mettevano in scacco tergiversazioni e disimpegni. Erano le stesse domande che lui spietatamente rivolgeva a sestesso, alla ricerca di un approdo sempre più alto all’essere cristiano. Una fede che indaga la ragione e una ragione cheindaga la fede; convinto com’era che una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta. L’esperienza della debolez-za e del dolore apre porte importanti alla comprensione e ci trasforma. L’incontro con le famiglie, con i mille problemiche ne angustiano la vita, l’incontro soprattutto con la grande sofferenza delle persone malate, derelitte o abbandona-te, l’incontro insomma con la dimensione oscura e dolente dell’umanità ne hanno smussato a tal punto il carattere darivestirlo di una sensibilità nuova, attenta ai bisogni altrui, in ascolto accogliente e in atteggiamento di conforto.

Il nuovo atteggiamento in P. Monni diventa quasi una seconda natura. La permanente saldezza nei principi non gliimpediva la comprensione delle difficoltà e debolezza della nostra umanità. Era diventato “uomo dell’ascolto”. A lui sirecavano persone di ogni ceto e provenienza per un consiglio, un aiuto, un indirizzo, una parola di consolazione.

Uomo di Dio, devoto fervente della Madonna di cui cantò le lodi sia con la ricerca storica che con la poesia, intellet-tuale fine e profondo, scrittore e poeta, cultore della lingua sarda (la sua traduzione della Divina Commedia in limba èda considerarsi un dialogo alla pari fra due lingue di inestimabile espressività), amava la preghiera tanto da estraniarsitotalmente durante la meditazione. Lo si poteva vedere immobile, in ginocchio o seduto sui banchi del coretto del san-tuario, col rosario in mano, come in estasi per ore, incurante di tutto quello che gli avveniva intorno. Negli ultimi duedecenni P. Paolo ha seguito vari gruppi di preghiera tra cui curava soprattutto i cursillos e i carismatici. Scherzando, lorimproveravo dicendogli che si era dato alle sette protestanti. Ma forse l’esperienza che maggiormente lo ha segnato èstata quella di esorcista nell’ultimo scorcio della sua vita. Una esperienza delicatissima, di lotta inimmaginabile che solocon la forza di una fede come la sua si poteva affrontare senza uscirne a pezzi. Ricordo una sera quando, ospite da mee sollecitato, egli ne parlò. Discorreva in modo controllato e quasi con titubanza. Ma quello che diceva era terribile, tantoda scuotere ogni residuo di scetticismo. Casi drammatici dell’estrema debolezza umana nei quali la sua persona venivacoinvolta totalmente senza soluzione di continuità con gli interventi. Ogni caso diventava un problema “suo” con la forzademoniaca, una lotta impari che gli ipotecava la vita stessa di ogni giorno. Si sentiva apostrofare con minacce e impro-peri indicibili, “leggere la vita” per bocca di persone che non l’avevano mai visto e conosciuto. Una giovane (di culturaelementare) per cacciarlo lo irrise spiattellandogli un elenco dettagliato di “peccati” giovanili e poi, al fine di dare forzaulteriore a quanto gli urlava, ripeteva il tutto in greco e latino.

La mia formazione razionalista uscì molto scossa da quella conversazione, esattamente come accaduto d’altronde aqualche suo confratello, convinto ad abbandonare lo scetticismo con segnali inquietanti. Sì, bisognava un po’ forzarloperché parlasse di quelle esperienze, ma anche nella sobrietà dei cenni si capiva che la sua vita dopo tali “incontri” eracambiata radicalmente. Ogni intervento era un esame severo dell’anima, vi si doveva preparare come per la primacomunione. Niente imperfezioni. Penitenza, preghiera e digiuno. Il suo animo doveva sgombrarsi totalmente del pecca-to. Un’ascesi che lo ha portato all’affinamento della spiritualità e alla trasfigurazione della personalità, incamminandoloverso la mistica dei santi. Ugo Collu

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Padre Carlo Corazzola osjDeceduto il 26 dicembre 2009 all’età di anni 82 in Barranco, Lima, Perù.

Era nato a Tres, Trentino, Italia il 22 giugno 1927Era religioso professo da 65 anni, sacerdote da 56 anni.

P. Carlo Corazzola Zadra era terzo di 9 figli di Iginio e Domitila. Il 18 di settembre del 1939 entrò nella Casa Madredi Santa Chiara ad Asti come aspirante, e il 1 di ottobre del 1944 terminò il suo noviziato con la professione dei votireligiosi. Fece gli studi di filosofia ad Armeno e quelli di la Teologia ad Asti. Fu ordinato sacerdote il 28 di giugno del1953 e fu destinato alla casa di Alba, dove rimase per cinque anni come Vice Parroco nel Santuario della Moretta.Nell’estate del 1958 incontrò Mons. Marco Libardoni, che lo aveva accompagnato nella prima giornata quando entròin Santa Chiara. Mons. Marco, che conosceva le sue qualità pastorali, lo animò a fare domanda di andare in Perù efare il suo ministero nella recente istituita Prelatura di Huari. Secondo la tradizione, P. Carlo ricevette la Croce di mis-sionario nell’ottobre del 1958. Dopo il viaggio in nave, mezzo più comune in quel tempo, arrivò a Huari dove Mons.Marcos lo destinò ad andare con il P. Faustino Cimarolli a lavorare nella immensa parrocchia di Huacrachuco. Fu moltomemorabile il lunghissimo viaggio verso Conchucos (Prov. di Pallasca) fino a Huacrachuco, per accompagnare il P.Faustino. Presto, P. Carlo fu nominato Parroco di Huacaybamba, distante due giorni di cavallo da Huacracucho. Lirimase dal novembre del 1958 fino al 1960, quando fu trasferito alla vicina Parrocchia di Llamellín. In questa città P.Carlo si interessò delle necessità della gioventù del posto con la creazione di un centro artigianale, non essendociancora l’energia elettrica. Nei quindici anni di pastorale in quella città, della quale sempre conservò un bel ricordo,terminò la costruzione della Chiesa e della casa parrocchiale. Il 19 novembre del 1975 fu nominato primo parrocooblato della Parrocchia Nostra Signora del Sacro Cuore a Huaraz. Organizzò la vita pastorale della zona rurale dellaparrocchia con l’aiuto dei catechisti rurali. La sua attitudine pastorale si dimostra di nuovo con l’interesse verso laeducazione dei bambini e la gioventù e con la creazione e costruzione del Centro di Educazione Iniziale del Centro diEducazione Artigianale di Monterrey, e dell’Istituto Tecnologico San Giuseppe Marello in Huaraz. Per 25 anni P. Carlosi dedicò con generosità e fedeltà al servizio dei fedeli, specialmente per il bene dei bambini e giovani. Nel 1999 simanifestarono i primi sintomi di un grave disturbo cardiaco. Nei primi giorni di aprile 2000, P. Carlo fu destinato allaCasa Niño Dios in Chimbote come Rettore. La sua presenza fu fondamentale per l’amministrazione del Collegio, dovedi nuovo si rese evidente la sua passione per l’educazione dei bambini e giovani, ampliandolo e rinforzandolo.

Padre Manuel Manrique Figueroa osj

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presentiamo un LIBRO

P. Ferdinando Pentrella OSJNOVENA in onore di SAN Giuseppe, Santuario Maria SS. dello Sterpeto

Ed. Rotas, Barletta 2009, pp. 48“La Chiesa dai tempi più antichi ha sempre riservato un culto speciale a San Giuseppe, sulla

base dei riferimenti evangelici e biblici, a cui si è aggiunta la tradizione data dalla devozione vissuta. E il culto diSan Giuseppe è andato sempre più sviluppandosi, specie ad opera di fedeli, movimenti e Santi particolarmentedevoti. Proprio su questo culto San Giuseppe Marello, Fondatore della nostra Congregazione degli Oblati di San Giu-seppe, prendendo spunto dall'etimologia ebraica del nome, che significa "Dio aggiunge", scrive: "«Filius accrescensJoseph» e i figli di S. Giuseppe devono crescere anch'essi, se non altro, nel culto del loro Santo Patrono" (Lettera239). S'intende un culto espresso con l'onore, la riflessione e l'imitazione.

Onorando San Giuseppe e riflettendo su di Lui, per poter meglio imitarlo, pensiamo subito allo stretto rapportoche questo Santo ha con la Chiesa, che siamo tutti noi cristiani e che Lo riconosce suo Patrono: un rapporto comu-nitario e per questo prima di tutto personale”. Dall’introduzione dell’A., il quale dedica la sua opera a San Giusep-pe Marello nel centenario di approvazione pontificia della Congregazione degli Oblati di S. Giuseppe e ricorda il qua-rantesimo della sua Ordinazione Sacerdotale.

Grazie a chi ci fa del bene a cura di fratel Marcello Di Nardo osj

AMICI SOSTENITORI: Follador Vito – Novarese Not. Paolo – Santini Ago-stino – Eleuteri Don Santè – Pipiato Ezio – Lavazzi Enrico – CamelliniMaria – Barbero Maria – Brida Fabio – De Vito Luigi – Mentcassa Giu-liana – Consorzio Casa Di Milano –Petralia Giuseppe – Tagliabue Enri-ca – Suore Ist. Purificazione-SV – Manca Franceschina – MabrittoMauro – Fusari Don Giuseppe – Radaelli Gian Vittorio – Alciati Enrico –Boeri Don Luigi – Ubezio – Lunghi Baluardo SandraRavera Dr. Ing. Vit-torio – Cerutti Mario – Marchiaro Pontacolone – Amandola Maria.MESSE MISSIONARI: Garavello Paolo – Grisa Maria – Brida Fabio.MESSE PERPETUE: Fagiolo M. Teresa – Collina Ada Lomero – Corti Fran-co e Zaira – Lo Monaco Maria Grazia – Borzi’ Angelina Pelluzza Cristi-na – Marsilio Teresa – Manca Franceschina – Spinelli Don Giovanni -Casogna Nunzia. MISSIONI: Rossi Liliana – Caldera-Cavagna Maria –Burzio Sac. Giovanni – Cetto Letizia – Losi Cesare – Roveda Ruggero– Alciati Enrico – Votta Vincenzo – Cerutti Mario – Padelli Rizieri –Marchiaro Pontttacolone - Saracco Cesare. IN ONORE DI S. GIUSEPPE:Gandini Giovanna-Merati – Millidari Concetta. IN ONORE DI S. GIUSEP-PE MARELLO: Capellini Maria – Millidari Concetta.

EMERGENZA HAITI

Per sostenere gliimmediati bisogni diemergenza e ricostruzio-ne in Haiti, OPERE SOCIA-LI MARELLIANE OSM haaperto una sottoscrizione

dal titolo: “Emergenza Haiti: aiuti all’ospedaleSan Camillo di Port-au-Prince”. Opere SocialiMarelliane in collegamento alla ong “Movimento Svi-luppo e Pace”, che negli anni passati ha concluso inHaiti la costruzione e l’attrezzatura dell’ospedale“Foyer socio-sanitario” San Camillo nella capitale diHaiti Port-au-Prince per i Padri Camilliani, indirizza ilsuo aiuto alla cura e assistenza delle persone lì rico-verate nei 100 posti-letto dell’ospedale. Molti feritidal terremoto stanno trovando lì i primi aiuti: l’edifi-cio ha resistito al sisma, è stato costruito grazieall’opera di tanti volontari dall’Italia: ingegneri,architetti, muratori, elettricisti, artigiani.

- Inviare le offerte a Opere Sociali Marelliane tra-mite C/C POSTALE N. 52643558 specificando nellacausale: “Emergenza terremoto Haiti”. Offerte sonopossibili anche tramite Banca Popolare SondrioConto corrente bancario IBAN: IT42 H05696 0321200000 4050X63 SWIFT: POSOIT22

Via Boccea, 364 – 00167 Roma – Tel./Fax 06660486523 – e-mail: [email protected]

Diamo informazione dell'iniziativa della OnlusOREMI di Asti: aprirà una raccolta di aiuti indenaro nella fase del post--emergenza e riabi-litazione - dove più facilmente ci si dimentica dellevittime dei disastri - e risponderà ai bisogni sanitariattraverso il Movimento Sviluppo e Pace, in favoreall’ospedale San Camillo di Port-au-Prince e in favo-re di altre iniziative urgenti, per i giovani e le per-sone più abbandonate.

Sante Messe perpetueper vivi e defunti.

Per aderire a questa opportunità, che consente la quotidiana cele-brazione della santa Messa, basta versare la quota che si crede conve-niente utilizzando il c.c.p. 120147 intestato a: Periodico Joseph -Corso Alfieri 384 - 14100 Asti. Questo fondo non può essere uti-lizzato o destinato ad altro scopo e gli interessi maturati annualmenteservono per celebrare, durante l’anno, tante altre sante Messe sia nelsantuario san Giuseppe in Asti che nei vari santuari tenuti dalla con-gregazione, anche in terra di missione. All’atto dell’iscrizione verrà invi-ata una conferma di adesione.

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Lettera di un missionario

BambiniPer debellare definitivamente la miseria è necessario offrire possibilità educative a chi è nell’indigenza. Noi Oblati di San Giuseppe ci occupiamo dell’educazione dei bambini edei giovani in diversi Paesi: India, Nigeria, Bolivia, Perù, Messico, Filippine, Brasile. Amico e lettore di Joseph, vuoi aiutarci adottandone uno? Il contributo annuale è di euro 310.Riceverai le notizie che riguardano il bambino e avrai una sua fotografia. Nell’offrire il nostro aiuto ai poveri non possiamo limitarci a fare solo carità: dobbiamo essere loroaccanto, insegnando a procurarsi il cibo e a costruirsi il futuro con il sudore della propria fronte. Con la vostra offerta costante e generosa, cari amici, state aiutando i vostri figliadottati a vivere la loro vita da protagonisti.

SeminaristiLa Chiesa ha bisogno di uomini che predichino il Vangelo in tutto il mondo. Noi Oblati di San Giuseppe stiamo preparando molti giovani alla vita religiosa e sacerdotale in variPaesi bisognosi: India, Nigeria, Brasile, Bolivia, Perù, Messico, Polonia, Filippine, fiduciosi che un giorno saranno le guide spirituali e morali del popolo di Dio. Vuoi aiutarci a for-mare i futuri apostoli di Cristo? Il contributo annuale è di euro 1050 (secondo le modalità che scegli tu: mensile, semestrale, annuale).

Adozioni a distanza

Carissimi amici,Dopo molto tempo ritorno a voi per mandarvi notizie e

soprattutto condividere con voi gli auguri di Natale. Unnuovo anno passato a Barranco. Sommando i tre periodiin cui ho lavorato qui ormai posso raggiungere 22 anni,insomma la terza parte della mia vita.

Un anno difficile in cui nel mondo si é molto parlatodella crisi globale prodotta del capitalismo. Quando Gio-vanni Paolo II nella Centesimus annus del 1991 mettevain guardia il mondo di non farsi illudere dalla fine delcomunismo e che se il mondo non cercava di stabilire cri-teri di giustizia ci saremmo trovati di fronte a grandi diffi-coltá, purtroppo i fatti gli hanno dato la ragione.

Nei paesi del Terzo Mondo (oggi non piace questaespressione e neppure quella di paese in via di sviluppo,si parla volentieri di paesi emergenti) i governi presenta-no con orgoglio i risultati delle loro politiche “macroecono-miche” che in alcuna forma hanno potuto superare o ren-dere meno drammatica la situazione.

La gente comune peró non ne sente tutto il vantaggio.Si dice che la povertá estrema é passata dal 48 al 42 percento. É giá qualcosa, ma resta ancora il 42 per cento… Enoi che facciamo davanti a questi problemi globali, con i

cambi di clima, il riscaldamento della terra, effetto serra?Che possiamo fare quando ci troviamo davanti a neces-sità urgente di salute ed educazione. I governi non sem-pre mettono al primo posto questi settori, che alla finenon sono produttivi, e invece sono un investimento alfuturo.

Sono già oltre 20 anni che abbiamo fatto la scelta dipuntare sull`istruzione e sulla salute, facendo un lavoro disupplenza che oggi più che mai è necesario. In teoria lasalute pubblica è un diritto, ma senza soldi è un diritto enon si può esercitare. La pubblica istruzione non sempreè all’altezza della situazione e anche se in teoria è gratui-ta, suppone sempre spese di gestione (libri, divisa scola-stica, cancelleria). I nostri progetti di Barranco sono natiin questa prospettive. Sono progetti che non possonoessere autofinanziati in un 100%.

Il refettorio di Manuel Medina, sostenuto dal 1989 dallacomunità parrocchiale san Giuseppe Artigiano di SestoFiorentino, il policlinico parrocchiale san José Obrero con isuoi 3000 pazienti al mese con 60 medici a part time nelledifferenti specialità, si autogestisce. Ma grazie ancheall’impegno e aiuto di persone generose ed enti regionalie provinciali italiani (provincia di Trento e regione Trenti-no) si è potuto comprare macchine di ultima generazionee strumenti moderni per analisi che hanno reso possibileche il nostro centro offra un servizio di qualità alla popo-lazione non solo della zona, ma anche di altri quartieridella città .

Il programma apoyo escolar. In questi ultimi due annisi è notevolmente sviluppato con la creazione di un’equi-pe di lavoro, guidato da una assistente sociale, con la col-laborazione di alcuni educatori e maestri, un avvocato. Inquesto modo stiamo ricominciando il programma defensadel niño y del adolescente. Il progetto é sostenuto parti-cularmente dalla parrocchia Madonna Pellegrina in Bareg-gio (Mi), parrocchia di origine ed altri amici, soprattuttoormai rispettabili ultra sessantenni, ex condiscepolidell´etá dorata dell’infanzia. Padre Pierdomenico Ceriani osj

Opere Sociali Marelliane - OnlusVia Boccea, 364 - 00167 Roma - tel/fax 06 660486523 e-mail: [email protected]

CCP n° 52643558 CCB: Banca Popolare Sondrio n° IT42 H05696 03212 00000 4050X63

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AVVISO AL PORTALETTERE: in caso di mancato recapito, reinviare all’ufficio postale di 14100 ASTI CPOdetentore del conto, per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa.

Taxe perçue - Tassa riscossa

SCONOSCIUTO INESATTO TRASFERITO RESPINTO DECEDUTO DOPPIO