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Mettersi in viaggio significa aver voglia di capire. Di imparare. Di conoscere. Mettersi in viaggio significa rinunciare alle comodità, alle certezze, ai pregiudizi. Mettersi in viaggio significa provare a costruire il futuro. Non solo aspettarlo.
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Matteo Renzi
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Mettersi in viaggio significa aver voglia di capire. Di imparare. Di conoscere.
Mettersi in viaggio significa rinunciare alle comodità, alle certezze, ai pregiudizi.
Mettersi in viaggio significa provare a costruire il futuro. Non solo aspettarlo.
Ci siamo messi in viaggio una mattina di settembre, da Verona. E abbiamo
terminato il nostro percorso a Palermo. Abbiamo toccato tutte le province
italiane, ascoltando e parlando. Mentre la politica allontana i cittadini, abbiamo
riempito i teatri e le piazze per dire che noi vogliamo un’Italia diversa. Un’Italia
più coraggiosa, più semplice, più bella. Un’Italia che potremo realizzare se il 25
novembre le primarie del centrosinistra vedranno una grande affluenza di donne
e uomini.
Abbiamo deciso di rischiare, senza inciuci. Noi abbiamo scelto di navigare
in mare aperto: abbiamo detto pubblicamente che era l’ora di dire basta a una
classe dirigente che ci ha condotto fin qui. Avete visto in che condizioni sta il
Paese? Come è possibile che chi ha avuto responsabilità di governo in questi
vent’anni adesso si presenti come la soluzione di tutti i problemi?
Lo abbiamo detto ad alta voce. Rottamare per noi non vuol dire fare a meno
degli anziani. Tutt’altro: l’esperienza e la saggezza degli anziani è importante.
Si può essere giovani dentro a 80 anni. E vecchi dentro a 20. Ma rottamare
significa dire che chi è stato troppo a lungo in Parlamento e al Governo deve
andare a casa. Hanno già avuto la loro possibilità. Hanno fallito. Adesso tocca
ad altri.
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Mettersi in viaggio significa aver voglia di capire. Di imparare. Di conoscere.
Mettersi in viaggio significa rinunciare alle comodità, alle certezze, ai pregiudizi.
Mettersi in viaggio significa provare a costruire il futuro. Non solo aspettarlo.
Ci siamo messi in viaggio una mattina di settembre, da Verona. E abbiamo
terminato il nostro percorso a Palermo. Abbiamo toccato tutte le province
italiane, ascoltando e parlando. Mentre la politica allontana i cittadini, abbiamo
riempito i teatri e le piazze per dire che noi vogliamo un’Italia diversa. Un’Italia
più coraggiosa, più semplice, più bella. Un’Italia che potremo realizzare se il 25
novembre le primarie del centrosinistra vedranno una grande affluenza di donne
e uomini.
Abbiamo deciso di rischiare, senza inciuci. Noi abbiamo scelto di navigare
in mare aperto: abbiamo detto pubblicamente che era l’ora di dire basta a una
classe dirigente che ci ha condotto fin qui. Avete visto in che condizioni sta il
Paese? Come è possibile che chi ha avuto responsabilità di governo in questi
vent’anni adesso si presenti come la soluzione di tutti i problemi?
Lo abbiamo detto ad alta voce. Rottamare per noi non vuol dire fare a meno
degli anziani. Tutt’altro: l’esperienza e la saggezza degli anziani è importante.
Si può essere giovani dentro a 80 anni. E vecchi dentro a 20. Ma rottamare
significa dire che chi è stato troppo a lungo in Parlamento e al Governo deve
andare a casa. Hanno già avuto la loro possibilità. Hanno fallito. Adesso tocca
ad altri.
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Se gli italiani ci daranno credito, proveremo a costruire un futuro diverso
da quello che ci hanno preparato loro. Ma per farlo siamo scesi in strada. Fuori
dai palazzi del potere. Fuori dalla logica dei vitalizi e dei privilegi. E abbiamo
incontrato il Paese profondo, quello vero, quello bello.
Quello che soffre. Quello che ci prova. Quello che riesce.
Convinti che il meglio debba ancora venire.
Ci siamo messi in gioco soprattutto con donne e uomini che amministrano
le città. Gente concreta, abituata a fare i conti con i tagli e con i problemi.
Abbiamo lanciato un progetto per l’Italia (www.matteorenzi.it) con proposte
concrete sul lavoro, la sanità, l’organizzazione della burocrazia e del fisco,
i fondi europei, le infrastrutture.
Abbiamo indicato una visione per l’Italia dei nostri figli: ambiente,
innovazione, manifatturiero d’eccellenza, agro alimentare, cultura e turismo.
Ma soprattutto scuola, scuola, scuola. Perché solo mettendo al centro il capitale
umano possiamo salvarci.
Abbiamo raccontato il nostro sogno degli Stati Uniti d’Europa e l’idea
di una comunità solidale in cui un diciottenne dedica almeno tre mesi della
propria vita a un servizio civile obbligatorio. Perché noi siamo l’Italia.
E dobbiamo tornare a esserne orgogliosi.
Portiamo la carica del nostro entusiasmo alle primarie del 25 novembre. Per
la prima volta un cambiamento radicale del sistema politico è possibile non
attraverso l’intervento dei magistrati o dei tecnici o dell’antipolitica.
No, il cambiamento è a portata di mano e non è mai stato così vicino. Perché noi
non parliamo di cambiamento, noi siamo il cambiamento che stiamo aspettando.
Per la prima volta una nuova generazione di amministratori combatte lealmente
e a viso aperto una battaglia serena e franca: noi vogliamo cambiare l’Italia.
E pensiamo che non si possa ridare speranza all’Italia con le stesse facce che
da anni la governano.
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Se gli italiani ci daranno credito, proveremo a costruire un futuro diverso
da quello che ci hanno preparato loro. Ma per farlo siamo scesi in strada. Fuori
dai palazzi del potere. Fuori dalla logica dei vitalizi e dei privilegi. E abbiamo
incontrato il Paese profondo, quello vero, quello bello.
Quello che soffre. Quello che ci prova. Quello che riesce.
Convinti che il meglio debba ancora venire.
Ci siamo messi in gioco soprattutto con donne e uomini che amministrano
le città. Gente concreta, abituata a fare i conti con i tagli e con i problemi.
Abbiamo lanciato un progetto per l’Italia (www.matteorenzi.it) con proposte
concrete sul lavoro, la sanità, l’organizzazione della burocrazia e del fisco,
i fondi europei, le infrastrutture.
Abbiamo indicato una visione per l’Italia dei nostri figli: ambiente,
innovazione, manifatturiero d’eccellenza, agro alimentare, cultura e turismo.
Ma soprattutto scuola, scuola, scuola. Perché solo mettendo al centro il capitale
umano possiamo salvarci.
Abbiamo raccontato il nostro sogno degli Stati Uniti d’Europa e l’idea
di una comunità solidale in cui un diciottenne dedica almeno tre mesi della
propria vita a un servizio civile obbligatorio. Perché noi siamo l’Italia.
E dobbiamo tornare a esserne orgogliosi.
Portiamo la carica del nostro entusiasmo alle primarie del 25 novembre. Per
la prima volta un cambiamento radicale del sistema politico è possibile non
attraverso l’intervento dei magistrati o dei tecnici o dell’antipolitica.
No, il cambiamento è a portata di mano e non è mai stato così vicino. Perché noi
non parliamo di cambiamento, noi siamo il cambiamento che stiamo aspettando.
Per la prima volta una nuova generazione di amministratori combatte lealmente
e a viso aperto una battaglia serena e franca: noi vogliamo cambiare l’Italia.
E pensiamo che non si possa ridare speranza all’Italia con le stesse facce che
da anni la governano.
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LE PERSONE NON FANNO I VIAGGI, SONO I VIAGGI CHE FANNO LE PERSONE J. STEIMBECK
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LE PERSONE NON FANNO I VIAGGI, SONO I VIAGGI CHE FANNO LE PERSONE J. STEIMBECK
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Ci Candidiamo per CerCare di
C’è un momento in Cuila dignita’ e’ piu’ forte del Compromesso e la bellezza piu’ forte della pavidita’.
restituire la speranza al paese, per raCContare i 25 anni Che non abbiamo anCora vissuto
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Ci Candidiamo per CerCare di
C’è un momento in Cuila dignita’ e’ piu’ forte del Compromesso e la bellezza piu’ forte della pavidita’.
restituire la speranza al paese, per raCContare i 25 anni Che non abbiamo anCora vissuto
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Ci serve una sinistra diversa: del merito, una sinistra
non ossessionata dal denaro,
la sinistra del Coraggio, non integralista, una sinistra CapaCe di sognare
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Ci serve una sinistra diversa: del merito, una sinistra
non ossessionata dal denaro,
la sinistra del Coraggio, non integralista, una sinistra CapaCe di sognare
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DOVEVAMO ANCORA ANDARE LONTANO, MA CHE IMPORTAVA LA STRADA è LA VITA J. KEROUAC
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DOVEVAMO ANCORA ANDARE LONTANO, MA CHE IMPORTAVA LA STRADA è LA VITA J. KEROUAC
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DOVEVAMO ANCORA ANDARE LONTANO, MA CHE IMPORTAVA LA STRADA è LA VITA J. KEROUAC
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Foto:Stefano GuindaniMassimiliano Montingelli/SGP Stefano Guindani PhotoAlfonso Catalano/SGP Stefano Guindani PhotoMarco Erba/SGP Stefano Guindani PhotoAndrè Lucat/SGP Stefano Guindani PhotoAlfredo Bosco/SGP Stefano Guindani PhotoEmiliano Scatarzi/SGP Stefano Guindani Photo
www.matteorenzi.itwww.adessopartecipo.it