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Gazzetta del Sud Sabato 9 Marzo 2013 11 . Spettacoli Lunedì e martedì in prima serata su Raiuno la miniserie ispirata alla vita del celeberrimo poeta romano Un Trilussa molto Placido «Una nuova “Piovra”? Ne firmerei la regia con piacere: cambiò la tv» L’attore catanzarese Diego Verdegiglio Quel cinematografaro chiamato “Er sorcio” Roberto Messina Ancora un ruolo televisivo im- portante per l’attore catanzare- se Diego Verdegiglio, che torna a lavorare accanto a Michele Placido dopo il riuscitissimo Cossiga interpretato nella fic- tion “Aldo Moro. Il Presidente”, per Canale 5. In questa nuova produzione, Verdegiglio inter- preta un tipico “cinematografa- ro” degli anni 30, soprannomi- nato “Er sorcio”, che vorrebbe coinvolgere il grande poeta in una scalcagnata produzione di un film semi-mitologico (in realtà, di adulazione al regime fascista). Nella pellicola “Er sor- cio” fa lavorare Giselda (Valen- tina Corti), giovanissima debut- tante che piace moltissimo a Trilussa, al punto che ne diven- terà l’amante. «Si tratta di un personaggio vero – racconta Verdegiglio – Giselda fu effetti- vamente amante di Trilussa, e divenne una diva del muto col nome d’arte di Leda Gys». Verdegiglio è al suo secondo lavoro accanto a Valentina Cor- ti: sarà infatti suo “padre adot- tivo” in un’altra fiction Rai dal titolo “Altri tempi”, ambientata alla fine degli anni 50 in Pie- monte, che sarà trasmessa nella prossima primavera. Verdefiglio ha recitato ac- canto a Fiorello in “Sarò sempre tuo padre”, sempre per Raiuno; ad Alessio Boni in “Walter Chia- ri, fino all’ultima risata”nella parte del giudice che nel 1970 condannò al carcere, per pos- sesso di droga, il poliedrico at- tore e showman veronese. Noto e amato dai calabresi (e non solo) per tante partecipa- zioni a sceneggiati di successo Rai e Mediaset (“Indagine al mi- croscopio” con Claudia Koll, “Commesse” con Irene Pivetti, “Un medico in famiglia” con Li- no Banfi, e ancora “Orgoglio”, “La squadra”, “Distretto di Poli- zia”), per ruoli al cinema e in fa- mosi spot pubblicitari e soprat- tutto per le sue tournée teatrali in gran parte d’Italia, Diego Ver- degiglio fa oggi decisamente apprezzare la sua “maturità” ar- tistica di attore ma pure di straordinario doppiatore e acu- to saggista (molto apprezzati in particolare i suoi libri sull’assas- sinio di John Kennedy e sulla Tv italiana durante il fascismo, e quello – edito da Castelvecchi – su un argomento sconosciuto ai più: gli italiani in Vietnam tra il 1950 e il 1975, anno della cadu- ta di Saigon). 3 Si svolgeranno oggi a Roma i funerali di Damiano Damiani, il regista de “Il giorno della civetta” e della prima serie della “Piovra”, diventata di culto Portò sul piccolo schermo il suo cinema d’impegno civile Damiano Damiani aveva 91 anni Monica Guerritore con Placido in una scena: sotto, Valentina Corti è Giselda, che ebbe col poeta una relazione Alessandra Magliaro ROMA Una vita nel segno della pas- sione civile, così si può sinte- tizzare la storia del friulano Damiano Damiani, scrittore e attore e soprattutto, ovvia- mente, regista nato a Pasiano di Pordenone il 23 luglio del 1922 e morto giovedì sera a Roma nella sua casa, a 91 an- ni, per insufficienza respirato- ria. Da molti anni si era ritirato ma resta il suo cinema sboccia- to nell’epoca del Neorealismo e proseguito con film in cui ac- canto ai codici del cinema po- polare riusciva a far emergere una denuncia, in pieni anni 70, delle storture del sistema e della cupola di potere. Un ci- nema civile, con titoli come “Il giorno della civetta”, conside- rato il suo capolavoro, dal ro- manzo di Leonardo Sciascia, con Claudia Cardinale e Fran- co Nero (entrambi premiati con Il David di Donatello), Lee J. Cobb e Serge Reggiani, e “Confessione di un commissa- rio di polizia”, riuscendo – era il 1984 – a trasferire questo ci- nema persino in tv con la pri- ma e ormai cult “Piovra”, il film tv con il commissario Cat- tani interpretato da Michele Placido, che resta ancora oggi tra le cose più belle prodotte dalla Rai. Passionale, curioso, con il gusto per la polemica, Damia- no Damiani comincia a lavora- re insieme a quel gruppo di ta- lenti che si chiamano Comen- cini, Lattuada e Olmi. Nel 1960 firma il primo film, “Il rossetto”, in cui fa recitare nel ruolo di un commissario di po- lizia Pietro Germi. Gli anni 60 sono il decennio d’oro di Da- miani che piace ai critici, in- cassa al botteghino e ha le lodi della sinistra laica. Cesare Za- vattini lo affianca nell’adatta- mento dell’Isola di Arturo di Elsa Morante (1962) mentre è dell’anno successivo l’adatta- mento con Tonino Guerra del- la “Noia” di Alberto Moravia. Stesso anno, il 1963, della Rimpatriata con Valter Chiari. Si cimenta pure con gli spa- ghetti western con “Quien Sa- be” con Klaus Kinski. È del 1966 il suo film più noto, “Il giorno della civetta”, che se- gue un filone di cinema civile. Nel 1972 è il regista di “Giro- limoni, il mostro di Roma” con Nino Manfredi, uno dei mag- giori incassi del cinema di im- pegno, mentre è del ’70 “La moglie più bella”, il film d’esordio al cinema di Ornella Muti. Negli anni 80 il successo con “La piovra”, di cui firmò solo la prima serie ma che resta l’apri- pista di un genere tv che rac- conta la storia del Paese. Nel 1986 firma “L’inchiesta”, che indaga sulla morte di Gesù da una sceneggiatura di Suso Cecchi D’Amico, preceduto l’anno prima da “Pizza Con- nection”. In tv è regista del “Treno di Lenin”, “L’uomo di rispetto”, “Una bambina di troppo” e “Ama il tuo nemico”. Circa dieci anni fa il suo ritiro dalle scene anche per dedicarsi al segreto amore per la pittu- ra. I funerali del regista si svol- geranno oggi alle 14.30 nella Chiesa di Santa Prisca all’Aventino a Roma. Lunedì alle 16 Rai Movie ri- corderà Damiano Damiani con il suo film “Il giorno della ci- vetta”. 3 Marco Bonardelli MESSINA Lunedì e martedì Raiuno tra- smetterà in prima serata (ore 21.10) “Trilussa – Storia d’amore e di poesia”, ispirata alla vita del celeberrimo poeta romano ma concentrata in un solo anno, il 1937, con Trilussa, sessanta- seienne, all’apice della sua fama in una Roma che vive la vigilia dell’apocalisse, della persecuzio- ne ebraica e della guerra. Diretta da Lodovico Gasparini, la fiction in due puntate vede nel cast Mo- nica Guerritore (Rosa, che fu per più di 40 anni una presenza co- stante nella vita di Trilussa), Va- lentina Corti (Giselda, trasteveri- na con cui il poeta ebbe una rela- zione), Emanuele Bosi, il messi- nese Ninni Bruschetta e il catan- zarese Diego Verdegiglio. Prota- gonista assoluto Michele Placido, nei panni del celebrato poeta, che abbiamo raggiunto al telefono. Il lavoro di Gasperini proba- bilmente ci farà scoprire l’uo- mo dietro il poeta; una persona controcorrente anche nella vi- ta. Che peculiarità possiede il suo Trilussa? «In base a come ce l’hanno de- scritto i biografi e alla sua produ- zione letteraria, a cui gli sceneg- giatori si sono ispirati, è un perso- naggio molto libero in un periodo oscuro come il fascismo. Il suo pensiero e i suoi atteggiamenti erano controcorrente. Non è sta- to amato, ma sopportato. Era un vero anticonformista a differen- za di altri come D’Annunzio o Pi- randello, ad esempio, che aveva- no la tessera fascista. Lui non ha mai avuto timore, perché quando un artista si sente libero sul piano della scrittura e non si allinea di- venta un personaggio fuori dalla norma, straordinario; e Trilussa era così, altrimenti non se ne sa- rebbe fatto un film. Quando si fa un film si racconta una vita straordinaria, e anche sul piano esistenziale egli non ha temuto i poteri dell’epoca come la Chiesa e il Fascismo. Ha vissuto dentro la società romana ma ai margini, perché non è mai stato stipendia- to, anzi era sempre in bolletta, senza una lira, doveva arrangiar- si per pagare l’affitto; e questo l’ha fatto con un’intelligenza stre- pitosa e una poeticità magnifica, con grande capacità critica nei confronti della sua società. La sua arte è sempre attuale, tanto che Mondadori ristamperà le sue poesie. È sempre stato uno scapo- lone ed ha anche avuto un atteg- giamento disincantato nei con- fronti della vita, possedeva un ci- nismo melanconico e una grande autonomia e ironia». Questo aspetto malinconico del suo carattere emerge nella fiction? «Lui era un attento osservato- re, sia della povera gente che dell’alta borghesia. Sapeva defi- nire i mali della società ma allo stesso tempo guardava con atten- zione e compassione anche i me- no felici. Ha osservato tante por- tinaie e osterie dove gli anziani andavano a bere. Egli stesso era un frequentatore di osterie e tan- ta produzione poetica l’ha scritta sui tavolini delle osterie, come molti poeti francesi, come Rim- baud e Apollinaire». Lei ha interpretato tanti perso- naggi di spicco: Enzo Tortora, Pa- dre Pio, Bernardo Provenzano, Aldo Moro, Vittorio De Sica... Personaggi come questi o come lo stesso Trilussa, che hanno fatto storia sono a suo avviso ancora ri- cordati o il pubblico li ricorda so- lo quando il cinema e la televisio- ne ripropongono le loro vite? «C’è un passato remoto in cui Trilussa è stato molto letto e stu- diato a scuola. Non era solo un poeta romanesco, di cui la Mon- dadori ha stampato decine e deci- ne di edizioni della sua opera. Ha avuto una fortuna letteraria mol- to importante, non solo nel suo tempo; e forse l’ha avuta di più negli anni 50 e 60, periodo in cui fu nominato senatore a vita; anzi, “senatore a morte” come disse egli stesso perché morì poco do- po. Questo personaggio divenne una figura singolare e prima de- gli anni 70 fu molto studiato nelle scuole, specie tra quelli della mia generazione. C’è molta poesia nel film. Io stesso ne declamo tan- tissima. Ci sono la storia d’amore con una ragazzina alla quale ha fatto da pigmalione, Valentina Corti, essendo egli anche attore, e tanti momenti teatrali, come gli incontri con D’Annunzio, il Papa e Mussolini, che ci fanno vedere gli ambienti romani di quegli an- ni. Molti mi domandano: ma lei, pugliese, fa un romano? Ma che vuol dire? Intanto siamo attori e non facciamo i pugliesi tutta la vi- ta. È sicuramente più difficile fare Shakespeare a teatro, poi si può fare Trilussa». Non mancano riferimenti a Damiano Damiani, morto giove- dì, con cui Placido girò “La Pio- vra”: «La Piovra a distanza di qua- si trent'anni rimane un successo mondiale ad oggi ineguagliato. Ha dato alla Rai un nuovo volto, c'è un prima ed un dopo. Se mi posso permettere, bisognerebbe fare un po’ più di fiction come quella anche oggi. Il servizio pub- blico dovrebbe aumentare l’im- pegno civile nei confronti della fiction. Sono i cittadini e la socie- tà di oggi che lo richiedono. Mi piacerebbe in omaggio a Damia- no Damiani fare la regia di una nuova “Piovra”». L’attore e regi- sta, con più di 80 film all’attivo, ricorda: «La Piovra fu qualche co- sa di inaspettato. Io avevo appe- na interpretato un mafiosetto nel film “Un uomo in ginocchio”, poi Damiani mi disse che aveva fatto una battaglia per avermi perché in Rai circolavano altri nomi, tra cui Giuliano Gemma e Franco Nero. Quando Damiani mi chia- mò però gli dissi che pensavo di non essere adatto al ruolo di un commissario, ma lui, che mi co- nosceva bene anche nel privato, mi disse: voglio fare un commis- sario della porta accanto. Così mi ha reso famoso in tutto il mondo. Gli devo tutto». Potrebbe darci qualche anti- cipazione sui suoi lavori futu- ri? «Ho finito la tournée di “Re Lear” e ad aprile uscirà il mio ulti- mo film da regista, girato in Fran- cia, “Il cecchino”, che è stato pre- sentato al Festival del Cinema di Roma. Probabilmente farò una tournée estiva nei teatri della Ma- gna Grecia perché Albertazzi, che di questi teatri è direttore, mi ha chiesto di farla in Calabria e Basilicata. Sarà in generale però un’estate per godermi la fami- glia». 3 Michele Placido e Remo Girone nella serie cult “La Piovra” Michele Placido: il mio Trilussa, poeta anticonformista Diego Verdegiglio nella fiction con Valentina Corti

Un Trilussa molto Placido · poesie. § sempre stato uno scapo - lone edha ancheavuto unatteg - giamento disincantato nei con-fronti della vita, possedeva un ci - ... stesso Trilussa,

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Gazzetta del Sud Sabato 9 Marzo 2013 11.

SpettacoliLunedì e martedì in prima serata su Raiuno la miniserie ispirata alla vita del celeberrimo poeta romano

Un Trilussa molto Placido«Una nuova “Piovra”? Ne firmerei la regia con piacere: cambiò la tv»

L’attore catanzarese Diego Verdegiglio

Quel cinematografarochiamato “Er sorcio”Roberto Messina

Ancora un ruolo televisivo im-portante per l’attore catanzare-se Diego Verdegiglio, che tornaa lavorare accanto a MichelePlacido dopo il riuscitissimoCossiga interpretato nella fic-tion “Aldo Moro. Il Presidente”,per Canale 5. In questa nuovaproduzione, Verdegiglio inter-preta un tipico “cinematografa-ro” degli anni 30, soprannomi-nato “Er sorcio”, che vorrebbecoinvolgere il grande poeta inuna scalcagnata produzione diun film semi-mitologico (inrealtà, di adulazione al regimefascista). Nella pellicola “Er sor-cio” fa lavorare Giselda (Valen-tina Corti), giovanissima debut-tante che piace moltissimo aTrilussa, al punto che ne diven-terà l’amante. «Si tratta di unpersonaggio vero – raccontaVerdegiglio – Giselda fu effetti-vamente amante di Trilussa, edivenne una diva del muto colnome d’arte di Leda Gys».

Verdegiglio è al suo secondolavoro accanto a Valentina Cor-ti: sarà infatti suo “padre adot-tivo” in un’altra fiction Rai daltitolo “Altri tempi”, ambientataalla fine degli anni 50 in Pie-monte, che sarà trasmessa nella

prossima primavera.Verdefiglio ha recitato ac-

canto a Fiorello in “Sarò sempretuo padre”, sempre per Raiuno;ad Alessio Boni in “Walter Chia-ri, fino all’ultima risata”nellaparte del giudice che nel 1970condannò al carcere, per pos-sesso di droga, il poliedrico at-tore e showman veronese.

Noto e amato dai calabresi (enon solo) per tante partecipa-zioni a sceneggiati di successoRai e Mediaset (“Indagine al mi-croscopio” con Claudia Koll,“Commesse” con Irene Pivetti,“Un medico in famiglia” con Li-no Banfi, e ancora “Orgoglio”,“La squadra”, “Distretto di Poli-zia”), per ruoli al cinema e in fa-mosi spot pubblicitari e soprat-tutto per le sue tournée teatraliin gran parte d’Italia, Diego Ver-degiglio fa oggi decisamenteapprezzare la sua “maturità” ar-tistica di attore ma pure distraordinario doppiatore e acu-to saggista (molto apprezzati inparticolare i suoi libri sull’assas-sinio di John Kennedy e sulla Tvitaliana durante il fascismo, equello – edito da Castelvecchi –su un argomento sconosciuto aipiù: gli italiani in Vietnam tra il1950 e il 1975, anno della cadu-ta di Saigon). 3

Si svolgeranno oggi a Roma i funerali di Damiano Damiani, il regista de “Il giorno della civetta” e della prima serie della “Piovra”, diventata di culto

Portò sul piccolo schermo il suo cinema d’impegno civile

Damiano Damiani aveva 91 anni

Monica Guerritore con Placido in una scena: sotto, Valentina Corti è Giselda, che ebbe col poeta una relazione

Alessandra MagliaroROMA

Una vita nel segno della pas-sione civile, così si può sinte-tizzare la storia del friulanoDamiano Damiani, scrittore eattore e soprattutto, ovvia-mente, regista nato a Pasianodi Pordenone il 23 luglio del1922 e morto giovedì sera aRoma nella sua casa, a 91 an-ni, per insufficienza respirato-ria.

Da molti anni si era ritiratoma resta il suo cinema sboccia-to nell’epoca del Neorealismoe proseguito con film in cui ac-canto ai codici del cinema po-polare riusciva a far emergereuna denuncia, in pieni anni 70,delle storture del sistema edella cupola di potere. Un ci-nema civile, con titoli come “Il

giorno della civetta”, conside-rato il suo capolavoro, dal ro-manzo di Leonardo Sciascia,con Claudia Cardinale e Fran-co Nero (entrambi premiaticon Il David di Donatello), LeeJ. Cobb e Serge Reggiani, e

“Confessione di un commissa-rio di polizia”, riuscendo – erail 1984 – a trasferire questo ci-nema persino in tv con la pri-ma e ormai cult “Piovra”, ilfilm tv con il commissario Cat-tani interpretato da MichelePlacido, che resta ancora oggitra le cose più belle prodottedalla Rai.

Passionale, curioso, con ilgusto per la polemica, Damia-no Damiani comincia a lavora-re insieme a quel gruppo di ta-lenti che si chiamano Comen-cini, Lattuada e Olmi. Nel1960 firma il primo film, “Ilrossetto”, in cui fa recitare nelruolo di un commissario di po-lizia Pietro Germi. Gli anni 60sono il decennio d’oro di Da-miani che piace ai critici, in-cassa al botteghino e ha le lodidella sinistra laica. Cesare Za-

vattini lo affianca nell’adatta-mento dell’Isola di Arturo diElsa Morante (1962) mentre èdell’anno successivo l’adatta-mento con Tonino Guerra del-la “Noia” di Alberto Moravia.Stesso anno, il 1963, dellaRimpatriata con Valter Chiari.Si cimenta pure con gli spa-ghetti western con “Quien Sa-be” con Klaus Kinski. È del1966 il suo film più noto, “Ilgiorno della civetta”, che se-gue un filone di cinema civile.Nel 1972 è il regista di “Giro-limoni, il mostro di Roma” conNino Manfredi, uno dei mag-giori incassi del cinema di im-pegno, mentre è del ’70 “Lamoglie più bella”, il filmd’esordio al cinema di OrnellaMuti.

Negli anni 80 il successo con“La piovra”, di cui firmò solo la

prima serie ma che resta l’apri-pista di un genere tv che rac-conta la storia del Paese. Nel1986 firma “L’inchiesta”, cheindaga sulla morte di Gesù dauna sceneggiatura di SusoCecchi D’Amico, precedutol’anno prima da “Pizza Con-nection”. In tv è regista del“Treno di Lenin”, “L’uomo dirispetto”, “Una bambina ditroppo” e “Ama il tuo nemico”.Circa dieci anni fa il suo ritirodalle scene anche per dedicarsial segreto amore per la pittu-ra.

I funerali del regista si svol-geranno oggi alle 14.30 nellaChiesa di Santa Priscaall’Aventino a Roma.

Lunedì alle 16 Rai Movie ri-corderà Damiano Damiani conil suo film “Il giorno della ci-vetta”. 3

Marco BonardelliMESSINA

Lunedì e martedì Raiuno tra-smetterà in prima serata (ore21.10) “Trilussa – Storia d’amoree di poesia”, ispirata alla vita delceleberrimo poeta romano maconcentrata in un solo anno, il1937, con Trilussa, sessanta-seienne, all’apice della sua famain una Roma che vive la vigiliadell’apocalisse, della persecuzio-ne ebraica e della guerra. Direttada Lodovico Gasparini, la fictionin due puntate vede nel cast Mo-nica Guerritore (Rosa, che fu perpiù di 40 anni una presenza co-stante nella vita di Trilussa), Va-lentina Corti (Giselda, trasteveri-na con cui il poeta ebbe una rela-zione), Emanuele Bosi, il messi-nese Ninni Bruschetta e il catan-zarese Diego Verdegiglio. Prota-gonista assoluto Michele Placido,nei panni del celebrato poeta, cheabbiamo raggiunto al telefono.

Il lavoro di Gasperini proba-bilmente ci farà scoprire l’uo -mo dietro il poeta; una personacontrocorrente anche nella vi-ta. Che peculiarità possiede ilsuo Trilussa?

«In base a come ce l’hanno de-scritto i biografi e alla sua produ-zione letteraria, a cui gli sceneg-giatori si sono ispirati, è un perso-naggio molto libero in un periodooscuro come il fascismo. Il suopensiero e i suoi atteggiamentierano controcorrente. Non è sta-to amato, ma sopportato. Era unvero anticonformista a differen-za di altri come D’Annunzio o Pi-randello, ad esempio, che aveva-no la tessera fascista. Lui non hamai avuto timore, perché quandoun artista si sente libero sul pianodella scrittura e non si allinea di-venta un personaggio fuori dallanorma, straordinario; e Trilussaera così, altrimenti non se ne sa-rebbe fatto un film. Quando si faun film si racconta una vitastraordinaria, e anche sul pianoesistenziale egli non ha temuto ipoteri dell’epoca come la Chiesae il Fascismo. Ha vissuto dentro lasocietà romana ma ai margini,perché non è mai stato stipendia-to, anzi era sempre in bolletta,senza una lira, doveva arrangiar-si per pagare l’affitto; e questol’ha fatto con un’intelligenza stre-pitosa e una poeticità magnifica,con grande capacità critica neiconfronti della sua società. La suaarte è sempre attuale, tanto cheMondadori ristamperà le suepoesie. È sempre stato uno scapo-lone ed ha anche avuto un atteg-giamento disincantato nei con-fronti della vita, possedeva un ci-nismo melanconico e una grande

autonomia e ironia».Questo aspetto malinconico

del suo carattere emerge nellafiction?

«Lui era un attento osservato-re, sia della povera gente chedell’alta borghesia. Sapeva defi-nire i mali della società ma allostesso tempo guardava con atten-zione e compassione anche i me-no felici. Ha osservato tante por-tinaie e osterie dove gli anzianiandavano a bere. Egli stesso eraun frequentatore di osterie e tan-

ta produzione poetica l’ha scrittasui tavolini delle osterie, comemolti poeti francesi, come Rim-baud e Apollinaire».

Lei ha interpretato tanti perso-naggi di spicco: Enzo Tortora, Pa-dre Pio, Bernardo Provenzano,Aldo Moro, Vittorio De Sica...Personaggi come questi o come lostesso Trilussa, che hanno fattostoria sono a suo avviso ancora ri-cordati o il pubblico li ricorda so-lo quando il cinema e la televisio-ne ripropongono le loro vite?

«C’è un passato remoto in cuiTrilussa è stato molto letto e stu-diato a scuola. Non era solo unpoeta romanesco, di cui la Mon-dadori ha stampato decine e deci-ne di edizioni della sua opera. Haavuto una fortuna letteraria mol-to importante, non solo nel suotempo; e forse l’ha avuta di piùnegli anni 50 e 60, periodo in cuifu nominato senatore a vita; anzi,“senatore a morte” come disseegli stesso perché morì poco do-po. Questo personaggio divenneuna figura singolare e prima de-gli anni 70 fu molto studiato nellescuole, specie tra quelli della miagenerazione. C’è molta poesianel film. Io stesso ne declamo tan-tissima. Ci sono la storia d’amorecon una ragazzina alla quale hafatto da pigmalione, ValentinaCorti, essendo egli anche attore,e tanti momenti teatrali, come gliincontri con D’Annunzio, il Papae Mussolini, che ci fanno vederegli ambienti romani di quegli an-ni. Molti mi domandano: ma lei,pugliese, fa un romano? Ma chevuol dire? Intanto siamo attori enon facciamo i pugliesi tutta la vi-ta. È sicuramente più difficile fareShakespeare a teatro, poi si puòfare Trilussa».

Non mancano riferimenti aDamiano Damiani, morto giove-dì, con cui Placido girò “La Pio-vra”: «La Piovra a distanza di qua-

si trent'anni rimane un successomondiale ad oggi ineguagliato.Ha dato alla Rai un nuovo volto,c'è un prima ed un dopo. Se miposso permettere, bisognerebbefare un po’ più di fiction comequella anche oggi. Il servizio pub-blico dovrebbe aumentare l’im -pegno civile nei confronti dellafiction. Sono i cittadini e la socie-tà di oggi che lo richiedono. Mipiacerebbe in omaggio a Damia-no Damiani fare la regia di unanuova “Piovra”». L’attore e regi-sta, con più di 80 film all’attivo,ricorda: «La Piovra fu qualche co-sa di inaspettato. Io avevo appe-na interpretato un mafiosetto nelfilm “Un uomo in ginocchio”, poiDamiani mi disse che aveva fattouna battaglia per avermi perchéin Rai circolavano altri nomi, tracui Giuliano Gemma e FrancoNero. Quando Damiani mi chia-mò però gli dissi che pensavo dinon essere adatto al ruolo di uncommissario, ma lui, che mi co-nosceva bene anche nel privato,mi disse: voglio fare un commis-sario della porta accanto. Così miha reso famoso in tutto il mondo.Gli devo tutto».

Potrebbe darci qualche anti-cipazione sui suoi lavori futu-ri?

«Ho finito la tournée di “ReLear” e ad aprile uscirà il mio ulti-mo film da regista, girato in Fran-cia, “Il cecchino”, che è stato pre-sentato al Festival del Cinema diRoma. Probabilmente farò unatournée estiva nei teatri della Ma-gna Grecia perché Albertazzi,che di questi teatri è direttore, miha chiesto di farla in Calabria eBasilicata. Sarà in generale peròun’estate per godermi la fami-glia». 3

Michele Placido e Remo Girone nella serie cult “La Piovra”

Michele Placido: il mio Trilussa, poeta anticonformista

Diego Verdegiglio nella fictioncon Valentina Corti