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UN IMPEGNO CHE

COINVOLGE TUTTI

di Leonida Pozzi

Con la pubblicazione di questo numero speciale di “Prevenzione oggi”,tutto dedicato alle manifestazioni celebrative del 30° anniversario divita dell’AIDO (nata DOB al Monterosso nel novembre 1971),l’Associazione fa il bilancio di trenta anni dedicati alla solidarietà econtemporaneamente si lancia con coraggio in un nuovo impegno edi-toriale. Avevamo annunciato giusto un anno fa la decisione ormai presadi acquisire la testata di “Prevenzione oggi”. In questi mesi abbiamo per-fezionato l’operazione ma soprattutto è stata costruita una struttura ope-rativa che avrà il compito di continuare l’impresa editoriale amplian-dola. Già un anno fa avevo scritto che un’Associazione che opera comemovimento di opinione deve avere una particolare attenzione al mondodella comunicazione.“Dare e ricevere informazioni, scambiare esperienze, idee, osservazioni,parlare attraverso radio, stampa e TV, della grande idea che ci accomu-na - avevo scritto - cioè quella della donazione degli organi; parlare tradi noi ma soprattutto far sapere a chi ancora non ci conosce o su di noiha informazioni del tutto inesatte è sicuramente il fondamento della for-mazione delle coscienze”. Questo era e rimane il nostro principale obiet-tivo: lavorare affinché la disponibilità alla donazione degli organi dopola morte si diffonda sempre più come sentimento comune, come deside-rio di dare un aiuto così importante che salva la vita. Sono convinto chei problemi non mancheranno ma sono anche certo che troveremo ilmodo di risolverli. Dal settembre 1993, quando apparve per la primavolta sul retro di copertina di “Prevenzione oggi” la rosa spezzatadell’AIDO, abbiamo percorso molta strada. Adesso avvertiamo chiara-mente di esserci assunti un onere davvero pesante ma tanto più esal-tante. Le risorse umane sulle quali l’AIDO può contare sono enormi. Miaspetto molto dalla nostra Redazione, perché so che i componenti hannotutte le carte in regola per riuscire nel loro pur difficile compito. Ma miaspetto molto anche e soprattutto dai Gruppi e dalle Sezioni AIDO ditutta la regione Lombardia perché il loro sostegno, la loro presenza, laloro partecipazione renderanno la rivista lo strumento di divulgazione eformazione che tutti vogliamo.“Prevenzione oggi” è quindi un patrimonio di tutti che va custodito emigliorato. Giorno dopo giorno, con costanza e sincera dedizione. EDITORIALE

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SO

MM

AR

IPAGINA 4

L’APERTURA DELLE MANIFESTAZIONI

Aido: trent’anni spesi al servizio

di un’idea di civiltà

PAGINA 6

CONVEGNO: GLI INTERVENTI

La scienza accompagna il cammino

dei donatori di organi

PAGINA 13

LA FESTA DEI TRENT’ANNI

Una domenica per la storia

PAGINA 16

GLI AMICI HANNO SCRITTO

Messaggi augurali e di sostegno

inviati da tutta Italia

PAGINA 19

LA RELAZIONE DEL PRESIDENTE

PAGINA 26

IL CUORE DELLA CITTÀ BATTE PER L’AIDO

L’augurio del Vescovo Ausiliare

Mons. Lino Belotti

PAGINA 28

LA TESTIMONIANZA

Donare la Vita

PAGINA 29

OMAGGIO A GIORGIO BRUMAT

Una targa in via Galilei

PAGINA 32

VITA NELL’ASSOCIAZIONE

La parola ai protagonisti:

28 anni con l’Aido

Mensi le d i cu l tura sani tar ia

de l Consig l io Regionale AIDO Lombardia

Anno XI n. 105 - novembre 2001-12-10 Editore: Consiglio Regionale AIDO Lombardia

24125 Bergamo, Via Borgo Palazzo, 90

Tel. 035 23 53 27/26 - fax 035 23 53 27

e-mail: [email protected]

Direttore Editoriale

Leonida POZZI

Direttore Responsabile

Leonio CALLIONI

Redazione Scientifica

Ospedali Riuniti - Bergamo

Azienda Ospedalieria, 24128 Bergamo

Largo Barozzi, 1

Comitato Scientifico

Dott. Roberto FIOCCHI

Dirigente medico I livello U. O. Cardiochirurgia

Dott. Armando GAMBA

Dirigente medico I livello U.O. Cardiochirurgia

Responsabile programma Trapianti Cardiaci

Dott. Bruno GRIDELLI

Dirigente Responsabile U.O. Chirurgia III e

Centro trapianti Pediatrici

Dott. Giuseppe LOCATELLI

Dirigente Responsabile U.O. Chirurgia

Pediatrica - Responsabile del Centro Trapianti

Renali - Coordinatore del Dipartimento Trapianti

Pediatrici

Dott. Giuseppe REMUZZI

Coordinatore del Dipartimento Immunologia del

Trapianto

Redazione Scientifica

Istituto Ricerche Farmacologiche “M. Negri”

24125 Bergamo - Via Mauro Gavazzeni 11

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Dott. Giuseppe REMUZZI

Direttore Istituto Mario Negri di Bergamo

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Coordinamento editoriale

Laura Sposito

A questo numero ha collaborato

Albertina Moretti

Collaborazione Scientifica

Dott. Gaetano Bianchi

Impaginazione: CometaX - Bergamo

Fotolito: Overscan - Milano

Stampa: Industrie Grafiche Pubblicità - Milano

Ufficio sottoscrizioni

20091 Bresso (MI) Viale Matteotti 11

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Il socio sostenitore ha diritto a n. 9 copie aggiuntive

All’anno da omaggiare a un’altra persona, previa

segnalazione all’atto della sottoscrizione.

Reg. Trib. Di Milano n. 139 del 3/3/90

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Al c u n ianni ors o n o ,

non ricordo con esattezza cheanno fosse, fui invitato dalcav. Leonida Pozzi, a parteci-pare ad un incontro che sisarebbe svolto all’ospedale diPiario. Avremmo dovutoincontrare alcune persone cheerano responsabili di una rivi-sta (“Prevenzione oggi”) a dif-fusione regionale e che tratta-va di argomenti medici.Secondo il presidente Pozzi,l’AIDO avrebbe potuto trova-re una interessante collocazio-ne all’interno di questa rivistache così sarebbe diventata lostrumento di comunicazioneall’interno dell’Associazione.Nel contempo l’AIDO dellaLombardia avrebbe avuto lapossibilità di farsi conoscereda un pubblico più vasto.Infine il mensile avrebbeavuto una maggiore diffusio-ne migliorando la propriapenetrazione nella societàlombarda.Con due giovanotti dall’ariaindaffarata - Claudio Poletto eRoberto Picelli, due milanesipieni di idee e di entusiasmi -parlammo di questo progettoper tutto il pomeriggio. APiario incontrammo il dottorGaetano Bianchi dal qualevenne una conferma dellabontà della proposta e cosìtornammo convinti che vales-se la pena di provarci.L’AIDO trovò posto nel men-sile “Prevenzione oggi”, dive-nendone in breve tempo unacomponente importante. Cosìimportante che alcuni mesi fa,dopo anni - come si usa dire

- di “proficua collaborazione”,il Consiglio regionaledell’AIDO ha deciso il grandepasso: ha acquisito la testatadiventando così editore delperiodico.Per “Prevenzione oggi”, inr a p p r e s e n t a n z adell’Associazione, ho pubbli-cato diversi articoli in qualitàdi “addetto stampa”dell’AIDO. E devo dire che hoavuto così l’opportunità dicurare alcuni servizi che mihanno dato molto sia dalpunto di vista umano e sia dalpunto di vista professionale.Ora il Consiglio regionaledell’AIDO, su proposta delpresidente cav. Pozzi, mi haaffidato la Direzione respon-sabile della rivista, divenutaorgano ufficialedell’Associazione inLombardia. E’ una scelta chemi fa onore, che apprezzoprofondamente, che mi riem-pie di gioia per le opportunitàche offre di misurarmi inun’impresa che permette diabbinare scienza medica esolidarietà, giornalismo eamore per il prossimo. Unadimostrazione di stima per laquale pubblicamente ringra-zio il presidente LeonidaPozzi e tutto il Consiglioregionale AIDO Lombardia. Farò tutto il possibile peressere all’altezza di quello cheho accettato come un compi-to molto ampio, una vera epropria sfida.Con “Prevenzione oggi” l’edi-tore, nella persona del presi-

dente Pozziquale Direttoreeditoriale, sarà

concretamente presente.Insieme vogliamo dare unsegnale forte alla comunitàcivile: le liste d’attesa di gentesofferente in attesa di trapian-to sono una vergogna di cuidobbiamo tutti sentirciresponsabili. Noi dell’AIDOabbiamo il dovere di sensibi-lizzare la gente, lavorando perdiffondere e rafforzare unamentalità aperta alla donazio-ne degli organi dopo lamorte. Con il mensile editodal Consiglio regionale lom-bardo possiamo e dobbiamooperare in questa direzione.C’è chi, dopo l’approvazionedella legge del ‘99, vive neldubbio-tormento sel’Associazione abbia o noancora uno scopo. Intanto leliste d’attesa si allungano, i tra-pianti diminuiscono e le soffe-renze esplodono. Forsel’AIDO fra cinque, dieci oquindici anni avrà esaurito ilproprio compito e allora sare-mo contentissimi di chiuderequesta meravigliosa esperien-za iniziata nel 1971 alMonterosso con GiorgioBrumat. Ma da adesso ad allo-ra che cosa vogliamo fare:aspettare che i nostri fratelliammalati muoiono perchénon abbiamo saputo reagiread una situazione di “incertez-za”? Con “Prevenzione oggi”,se ci diamo tutti una mano,possiamo fare molto. Anchequesta volta non possiamoevitare di buttarci nella nuova“avventura” per provarci contutte le forze.

IL CORAGGIO

DELLA SPERANZA

di Leonio Callioni

Una nuova avventura si apre per l’AIDOnella consapevolezza di non aver ancora

esaurito il proprio compito. Questa esperienza nata nel 1971 ha

una importante occasione da non perdere.

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TRENT’ANNI SPESI AL SERVIZIO DI

UN’IDEA DI CIVILTÀ

L’APERTURA DELLE MA�IFESTAZIO�I

1971-2001: “DOB-AIDO 30anni... un impegno che conti-nua”. Questo lo slogan densodi significati che ha caratteriz-zato i festeggiamenti ed ilricordo del trentennale anni-versario della nascita di questaAssociazione alla quale vieneuniversalmente riconosciuto ilmerito di far avanzare la cultu-ra della donazione e renderlapatrimonio comune.Il cav. Leonida Pozzi, presi-dente provinciale dellaSezione di Bergamo, presiden-te regionale Lombardia, e vicepresidente nazionale AIDOha aperto le manifestazioniper una degna celebrazionedel trentesimo, presentandoall’apertura del convegno sullavita dell’AIDO, di sabato 28ottobre, i saluti del Ministroalla salute Sirchia e dell’avv.Antonio Rodari, ex presidentenazionale, impossibilitato apresenziare ma idealmente trai presenti nel ricordo dell’ami-co scomparso GiorgioBrumat, iniziatore del gruppoDOB, base di partenzadell’AIDO.Il prof. Lucio Parenzan, invi-tato a parlare, afferma di aversempre considerato l’AIDOcome un fiore all’occhiellodella comunità bergamasca,che ha così dimostrato il suogrande cuore. “Alla luce deirisultati attuali - dice - sembraimpensabile che possano esse-re stati raggiunti tali obiettivi,che rendono gli OspedaliRiuniti di Bergamo all’avan-guardia dei trapianti in camponazionale”. Anche Parenzanricorda Giorgio Brumat eporge un augurio ai giovani

medici perché insistano nellaricerca di un costante miglio-ramento.Il dott. Amedeo Amadeo,direttore generale dell’Ospe-dale “Bolognini” di Seriate,ribadisce il suo ringraziamen-to ai donatori per aver resopossibile la diffusione dei tra-pianti, anche se sottolinea chevi sono ancora alcune sfide daaffrontare: il raddoppio deitrapianti di cornea, i problemiirrisolti riguardanti gli espiantied il traffico di organi.L’appartenenza all’AIDO,prosegue, significa volontàgenerosa, trasparenza e garan-zia per i donatori, invitati acontinuare con lo spirito el’impegno di sempre, per rin-novare costantemente ilsegnale che la donazione è unatto di amore.Il dott. Emilio Pozzi, presi-dente dell’Ordine dei medici,rivolgendosi all’assemblea,esprime i suoi complimentiper il positivo bilancio dellacultura della donazione, con-trapposta con i suoi idealiall’insensibilità diffusa nellasocietà. Le donazioni devonoaumentare, così da azzerare ladifferenza con il fabbisognodi trapianti, effettuati tra l’al-tro da eccellenti impiantologi.Auspica sul piano tecnico chesi possa reperire un congruonumero di defibrillatori peroffrire l’identica possibilità disopravvivenza. Nel suo inter-vento di saluto il dott. BiancoSperanza, Assessore ai Servizisociali del comune diBergamo ed il cav Civera, pre-sidente provinciale AVIS, por-tano i loro saluti ai presenti e

si augurano che segno tangibi-le continui ad essere quellospirito di collaborazione con-sapevole che contraddistinguele Associazioni con comuniintenti. Viene invitato a parla-re il dott. Stefano Rossattini,Direttore generale ASLBergamo, il quale si rivolge aipresenti sottolineando comel’AIDO sia una realtà congrande carica umana e sensibi-lità e ribadisce come il servi-zio pubblico di sanità debbatrovare sinergia e collabora-zione con questa Associazionein quanto ognuno fa parte diun percorso di miglioramento,sulla spinta di un patrimonioculturale, per operare al servi-zio del cittadino. Riaffermapoi il concetto della responsa-bilizzazione delle personerispetto alla propria e altruivita e conclude dicendo chel’aspetto principale dellasanità è quello delle risorseumane e degli operatori: visono grandi potenzialità, mavanno sviluppate, anche attra-verso maggiori risorse econo-miche.

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Il vice presidente nazionale AIDOcav. Leonida Pozzi

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30º di Fondazione dell’AIDO 5

A sinistra, ildott. StefanoRossattini,direttoregeneraledell’ASLBergamo,insieme con ladott.ssaPalermo e ilcav. Pozzi. Adestra, il vicepresidentePozzi duranteil suo inter-vento. Sotto,la segreteriadelConvegno.

Qui a fianco, il saluto del prof. LucianoParenzan, pioniere dei trapianti e scienziatodi fama internazionale. Insieme conParenzan il cav. Leonida Pozzi e, seduto, ilprof. Bruno Gridelli, dirigente responsabileU.O. Chirurgia III e Centro Trapianti degliOspedali Riuniti di Bergamo.Sotto: il tavolo dei relatori al convegno del28 ottobre, con il quale sono iniziate lemanifestazioni per la celebrazione del 30.moanniversario di fondazione dell’AIDO (nataDOB) nel novembre 1971 nel quartiereMonterosso di Bergamo.

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Gli interventi al convegno di sabato 28 ottobre6

LA SCIENZA ACCOMPAGNAIL CAMMINO DEI DONATORI DI ORGANI

Il Coordinatore ai prelievi dellaLombardia, prof .Alessandro Pellegrini,porta i saluti e le riflessioni di CarloBorsani, Assessore alla sanità dellaRegione, e così si esprime:”L’Assessore alla sanità Carlo Borsani , che perragioni familiari non può presenziare a questamanifestazione, mi ha incaricato di rappresen-tarlo e di porgere il suo saluto a tutti i parteci-panti a questo convegno, alle autoritàdell’AIDO ed a quelle civili e militari presenti.Questa manifestazione ha un particolare signi-ficato, poiché celebra il trentesimo anniversariodella fondazione di questa benemerita associa-zione. L’Assessore desidera esprimere soprat-tutto il ringraziamento per quanto l’AIDO fa,sotto il profilo organizzativo, culturale, etico esociale, per la promozione di un così nobileimpegno, quale è la scelta della donazione diorgani. Sono testimone di come l’Assessoreabbia presente l’eccezionale valore terapeuticodi trapianto di organi e tessuti e di come rico-nosca il grande coinvolgimento etico e la com-plessa ed impegnativa organizzazione, indi-spensabile per la buona riuscita di un program-ma di trapianto. Anch’egli sottolinea che, pre-supposto indispensabile al trapianto, è il prelie-vo di organi e tessuti, allo sviluppo del qualel’AIDO si dedica, con grande concretezza.L’attività di prelievo nella nostra regione haperò subìto negli ultimi tempi una flessione.L’Assessore intende rilanciare il programma diprelievo, con una serie di azioni mirate, tra le

quali mi sembra particolarmente efficace ilriconoscimento concreto della attività dei coor-dinatori ocali. A loro sarà attribuita la gestionedi un budget, finalizzato alla promozione ed alriconoscimento della attività professionale eculturale degli addetti al prelievo. Ciò rappre-senterà uno stimolo ulteriore per i coordinatorilocali più attivi ed un concreto richiamo perquelli meno attivi. L’assessorato, che impegnaannualmente oltre 26 miliardi per promuoverel’attività di prelievo/trapianto, si attende conquesta ulteriore iniziativa, un significativo rilan-cio dei prelievi, nella nostra regione. L’obiettivoriveste un’importanza speciale, quando si pensiche il Ministro alla salute ha stabilito che il pro-gramma “trapianti” costituirà il “banco diprova” per la valutazione della qualità del siste-ma sanitario. Rinnovo, in nome dell’Assessore, imigliori auguri all’AIDO ed un sentito ringra-ziamento per quanto, con il suo milione e 450mila iscritti, rappresenta nel panorama dellasanità italiana.”

Il prof. Alessandro Pellegrini, mentre porge i saluti di Borsanidell’assessore alla Sanità della Regione Lombardia.

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Intervento della dott.ssa Enza Palermo,presidente nazionale AIDO.Per prima cosa ribadisce il suo plauso alla pro-vincia di Bergamo per la grande sensibilità neiconfronti della donazione. Quindi ricorda ilcompianto Giorgio Brumat, che con la sua sen-sibilità lo spirito di sacrificio e l’amore alla vita,ha trasmesso il senso di appartenenza all’asso-ciazione ed il sostegno ai malati in attesa di tra-pianto, lasciando a tutti il patrimonio di un’im-pronta culturale di rilievo.La solidarietà sociale, auspica la presidentePalermo non deve solo appartenere al volonta-riato, ma diventare un dovere civile di ogni cit-tadino, per costruire veramente una società chesi basi su valori improrogabili per tutti.Esistono purtroppo situazioni di estrema diffi-coltà per chi resta in attesa di trapianto: èimportante che siano completamente tutelati, inquesta loro aspettativa. A questo proposito lacultura della donazione assume un ruolo fonda-mentale: l’obiettivo non è cambiato nemmenocon l’approvazione della Legge n.91/99 sudonazione e trapianto d’organi. Rimane indi-spensabile una costante attenzione e presenzadell’Associazione che deve contribuire a rende-re perfetta tale legge, principalmente quando sitratta di dare una corretta informazione ai citta-dini e agli operatori sanitari. È fondamentaleche associazioni e istituzioni collaborino, perchéle informazioni, le sensazioni, i suggerimenti,diventano più efficaci se provengono diretta-mente dai cittadini.L’associazione inoltre deve essere sempre pre-parata a nuove problematiche e deve sapersegnalare costantemente ciò che ritiene nonopportuno o migliorabile. All’interno dellalegge, la manifestazione di volontà ha modifica-to il valore dell’adesione all’AIDO. Un decretoministeriale rischiava di rendere addirittura nulligli atti olografi ma con il nostro ricorso al Tar

abbiamo saputo far ribadire la validità dell’e-spressione di volontà dei nostri tesserati. Grandiperplessità suscita ancora nell’opinione pubblicail principio del “silenzioso assenso”: esso puòessere considerato positivo solo in presenza diuna notifica personalizzata e di un’informativachiara e capillare nei confronti dei cittadini; pur-troppo non è ancora partita un’informativa ana-grafica comunale ed in tal modo la normativarisulta inefficace. In quanto all’articolo 23 dalquale si desume che un prelievo sia sempre con-sentito a meno che i familiari facciano opposi-zione, si ritiene più corretto, al contrario, che seil cittadino ha dato disponibilità alla donazione,neppure la famiglia possa più negarla. Rispettoal tema dell’informazione la dott.ssa Palermo haevidenziato che sarebbe necessario che gli spor-telli ASL potessero dare spiegazioni approfon-dite alle persone interessate, ma nessun opera-tore amministrativo è in grado di farlo. Più cor-rettamente può operare un volontario AIDO,perché ben conosce e comprende l’importanzadi una corretta informazione sulla volontà didonazione. In questi momenti di incertezzamolti cittadini si sono avvicinati all’AIDO per-ché ritengono di essere meglio rappresentati daun’Associazione di volontariato alla quale si puòliberamente aderire.

Relazione del prof. Bruno Gridelli,Dirigente responsabile U.O. Chirurgia IIIe Centro trapianti.Nel campo particolare dei trapianti di fegato, gliOspedali Riuniti di Bergamo sono all’avanguar-dia in Italia ma la chirurgia dei trapianti ha suc-cesso solo se può contare su di un retroterra diciviltà, ricco di una solidarietà che dimostriestrema attenzione alla donazione. Il problemafondamentale infatti è la scarsità di organi datrapiantare e risulta decisamente necessario otti-mizzare la disponibilità, oltre che incrementarla.Per fare un esempio, su diecimila bambini, due

gli interventi 7

La presidente nazionale AIDOdott.ssa Enza Palermo

Il prof. Bruno Gridelli mentre illustra i dati sui trapianti di fegatoa Bergamo e in Italia

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l’apporto della scienza8

necessitano di un trapianto entro il secondoanno di età. Finora sono stati effettuati pochitrapianti rispetto alla necessità. Nel 1963 è statofatto il primo trapianto su un bambino , con ilfegato di un adulto riattato e ciò, come regolanormale, succede in quanto, fortunatamente, èscarsa la mortalità infantile. Negli anni ‘90 siperfezionano le tecniche di trapianto tra dona-tore vivente- familiare- e quella della divisionedel fegato in due parti, di cui la destra vieneinserita ad un adulto e la sinistra ad un bambi-no: questa tecnica, chiamata “split liver” (fegatodiviso), ha permesso risultati eccellenti, speciein campo pediatrico, al di sotto del primo annodi vita, durante il quale la mortalità risulta esse-re del 10%, ed è in fase di calo nei periodi suc-cessivi. Sono stati abbreviati anche i tempi diattesa, elemento questo di grande importanza.Inoltre è riscontrabile, altro dato positivo, unabuona funzionalità epatica nel 92% dei piccolitrapiantati.Per quanto attiene agli adulti, la richiesta nume-rica risulta altissima. Al di là dei tanti risultatipositivi, la mortalità è del 23% (una percentualeelevata perché si è in presenza di pazienti in giàgravi condizioni), con il 75% di sopravvivenza.Sempre parlando di tecniche, il trapianto traviventi espone ancora a grossi rischi il donato-re:. Per questi ragioni è meglio lo “split liver”che si ottiene dividendo il fegato in due partinon uguali, trapiantabili la parte più grandenegli adulti e quella più piccola nei bambini.Questo comporta di poter incrementare del71% i trapianti e si presenta quindi come la lineada perseguire nel futuro.

Relazione del prof. Giuseppe Locatelli,Direttore del Centro Trapianti renali edella Chirurgia pediatrica degli OspedaliRiuniti di Bergamo.Inizia il suo intervento augurandosi una diffu-

sione sempre maggiore degli ideali dell’AIDO.Grazie anche al contributo dell’Associazione èstato possibile il 13 dicembre dello scorso annoinaugurare un Centro di Terapia intensiva pedia-trica, un sogno che la comunità bergamasca hasaputo concretizzare in pochissimi anni. Lacostituzione di questo Centro è maturata nel-l’ambito della costruzione del dipartimento diPediatria e la sua necessità è legata alla notevoledifferenza delle variegate necessità del bambinorispetto all’adulto. Il bambino è una realtà diver-sa e le terapie per lui devono passare dalla curadei diversi organi fino a comprendere il malatooncologico e la trapiantologia.Nel 1997 nasce un Comitato volontario per ilDipartimento di pediatria: privati cittadini, enti,istituzioni, iniziative si mobilitano per creare lastruttura che al suo termine risulterà un ambien-te di 750 mq. luminoso , con una tecnologiaestremamente avanzata, che può ospitare 10pazienti e che prevede spazi per l’accoglienzadei familiari.E l’AIDO è stata tra i protagonisti di questagara di solidarietà, essendosi attivata generosa-mente per la raccolta dei fondi, avendo trasfusoil suo spirito di gratuità, coerente con il princi-pio di donazione. Altro non secondario aspettoè che questa costruzione potrà favorire l’attivitàdei trapianti.

Relazione del dott. Roberto Fiocchi, medi-co cardiochirurgo degli Ospedali Riuniti diBergamo.Nella sua relazione affronta il tema dei trapianticardiaci e ne illustra il percorso sottolineandoche Bergamo nel settore è attiva ormai da sedi-ci anni, con 546 trapianti, mentre nel mondo sene contano circa 50.000. La provenienza deipazienti è per il 60% dal loro domicilio e traquesti 433 uomini e 113 donne. Tra le cause chehanno indotto al trapianto: 216 soffrivano dimiocardiopatia dilatativa, 187 erano affetti daproblemi ischemici e 57 erano portatori di causecongenite. Secondo dati statistici delle 546 per-sone trapiantate 361 sono in vita, 157 sonoinvece deceduti; vi sono poi situazioni di secon-do trapianto. Per quanto attiene alla sopravvi-venza i dati internazionali riportano una mediadi 9 anni, che possono diventare anche 11 o 12.Il 50% dei pazienti risulta dopo questo periododeceduta. La realtà bergamasca è paragonabile aquella internazionale, con l’ 80% di sopravvi-venza entro i primi tre anni, il 65% dopo cinqueed il 62% dopo dieci. Nei casi di secondo inter-vento la mortalità si accresce perché la situazio-ne del paziente è molto più complessa e a

Il prof. Giuseppe Locatellidurante il suo intervento al convegno

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riflessioni sui trapianti 9

rischio. Nell’ambito pediatrico i risultati disopravvivenza sono di molto superiori perché sitratta di risolvere cardiopatie congenite inpazienti con sofferenze ben definite e non com-plicate come risultano essere nell’adulto.Negli anni 94/95 sono stati effettuati il maggiornumero di trapianti che ora stanno declinando,anche se aumentano i prelievi da donatori supe-riori ai 50 anni: nell’anno in corso si effettue-ranno probabilmente circa 30 trapianti e ciò permotivi di tipo organizzativo.Molto resta da fare ma alcuni dati sono confor-tanti. Il trapianto ha tutte le caratteristiche di unsalvavita; la sopravvivenza permette una qualitàdi vita eccellente; il trapianto pediatrico superaquello degli adulti. Purtroppo la carenza diorgani permette di soddisfare solo il 65% delladomanda.

Relazione del dott. Giuseppe Remuzzi,Direttore di Nefrologia e Coordinatore deldipartimento di Immunologia del trapian-to.Nel mondo i trapianti sono effettuati su cuore,

rene, pancreas e polmone. Sull’intestino sono infase sperimentale. La sopravvivenza media rag-giunge il 90% dopo il primo anno ed il 50%dopo il decimo anno, con aumento nel primocaso ed una proporzione costante nel secondo.Tali miglioramenti sono merito dei farmaci dinuova generazione, che presentano maggioreaccettabilità e minori effetti collaterali: tutto ciòconsente di fare notevoli passi avanti per il pro-lungamento della vita media. Il problema del-l’assunzione dei farmaci, di fondamentaleimportanza nei primi giorni successivi al tra-pianto, era tale in quanto alcuni di essi presenta-vano alti gradi di tossicità: al contrario quellimoderni riescono ad offrire una qualità di vitamigliore e meno tossicità. Ma il futuro tende afare in modo che l’organismo accolga e accettil’organo trapiantato come fosse proprio e inquesto campo la ricerca sta facendo numerosiprogressi e si arriverà, attraverso il trattamentodel timo (sperimentazione già attuata su anima-li), all’eliminazione dei farmaci antirigetto. Oggimodifichiamo il sistema immunitario dell’interoorganismo, ma l’obiettivo è quello di trovaresostanze capaci di difendere l’organo dal rigettomodificando l’organo stesso con proteine antiri-getto: attraverso la perfusione con geni antiri-getto l’organo si difende da solo.Il grandissimo problema è la possibilità di repe-rire organi da donatori e, per ora, solo unpaziente su dieci può accedere a un organo esperare così nel prolungamento della sua esi-stenza.

Relazione del dottor Alessandro Signorini,Direttore sanitario degli Ospedali RiunitiGli Ospedali Riuniti di Bergamo sono sensibilial problema dei trapianti; però è venuto ilmomento di migliorare la normativa che presie-de all’attività di espianto e di trapianto.Necessitano infatti regole precise che consenta-no ai responsabili della sanità di agire nella cer-tezza del loro operato. Diversamente, lasciandoqueste professionalità nell’incertezza, si rischiail blocco dell’attività di trapianto perché attual-mente la legge prevede responsabilità individua-li troppo gravi. È necessario in quest’ottica iltrasferimento delle competenze dai livelli supe-riori a quelli decentrati: quindi dallo Stato allaRegione e dalla Regione ai Centri trapianti.

Relazione del prof. Alessandro Pellegrini,Coordinatore dei prelievi della RegioneLombardia.La relazione si basa sul tema “Iniziative dellaRegione Lombardia per il miglioramento della

Il carchiochirurgo degli Ospedali Riuniti, dott. Roberto Fiocchimentre illustra la propria relazione

Il dott. Giuseppe Remuzzi, particolarmente impegnatonella ricerca scientifica sui farmaci antirigetto

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attività di prelievo di organi e tessuti”. Nella nostra Regione l’attività di prelievo non èdistribuita secondo la obiettiva potenzialità deipresidi ospedalieri, ma dipende soprattutto damotivazioni locali, anche se la legge 198 delluglio 1990 fa obbligo agli Ospedali, agli IstitutiUniversitari e agli Istituti di ricovero e cura acarattere scientifico, dotati di rianimazione e dichirurgia generale, di effettuare le attività di pre-lievo di organi e tessuti.Per coordinare i prelievi sono state istituite dallalegge 91 le figure dei Coordinatori locali, medi-ci esperti e motivati che devono dedicare tempoal proprio compito, svolgere delle attività che

non competono ad altri, essere una figura diriferimento per gli aspetti organizzativi, forma-tivi e clinici.L’attività di prelievo ai fini di trapianto è orga-nizzata dal Coordinatore locale, ma si basa sullamotivazione e sull’impegno di un gruppo dilavoro interdisciplinare, che comprende medici,infermieri, tecnici e personale amministrativo ditutta l’Azienda Ospedaliera, con particolareriferimento al personale delle rianimazioni.Un dato importante è che la Regione Lombardiaprevede una remunerazione diretta della funzio-ne di prelievo. Esiste una iniziativa recente, che è la proposta dirazionalizzazione della rete dei Coordinatorilocali e della funzione del Coordinatore regio-nale, tramite una delibera di Giunta, i cui aspet-ti caratterizzanti sono: 18 aree di coordinamen-to (territorio ASL provinciale), un terzo delcontributo alla “funzione” prelievo, vincolato egestito dal coordinatore locale, l’obbligo perl’Ente di fornirgli i mezzi necessari logistici eamministrativi, rapporto diretto tra coordinato-re locale e regionale, istituzione di un Comitatoscientifico, che affianca il coordinatore regiona-le. Le conclusioni sono che il prelievo di organi etessuti è un dovere etico, oltre che di legge, e ilsuo aumento è un obiettivo della Regione , ilprogramma richiede una organizzazione edinvestimenti appropriati ed una comunicazionespecifica ed infine la delibera della RegioneLombardia è in grado di migliorare l’attività diprelievo.

il ruolo delle strutture sanitarie10

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Relazione di don Maurizio Chiodi, docen-te di Teologia presso il Seminario diBergamoIl trapianto è un intervento complesso chetocca profondamente sia la coscienza perso-nale che quella sociale (anche per i risvolti checoinvolgono decine di persone, e un’organiz-zazione sanitaria potente e tecnicizzata, congrosse spese anche a carico del servizio sani-tario). Tenendo sullo sfondo queste conside-razioni, mi soffermo sugli aspetti più perso-nali, legati al ricevente e al donatore. C’è sempre qualcosa di ‘tragico’ nel trapianto:dalla morte di uno, il donatore paradossal-mente dipende la qualità - o addirittura lapossibilità - della vita di un altro. Due malatimolto diversi: l’uno che giunge celermentealla morte precoce, l’altro che lotta contro lamorte, spesso da molto tempo. Sullo sfondo,e in mezzo, l’équipe medico-infermieristica(quella curante, l’équipe dell’espianto, e quel-la del trapianto) sta in mezzo e opera in vistadel buon interesse (‘patto terapeutico’) diambedue i pazienti in gioco. Vorrei spendere qualche parola sul possibilericevente, che è un paziente con la sua storia,le sue sofferenze, e che ha subito pesantimenomazioni dell’attività sociale e lavorativao che addirittura rischia di perdere la vita. Questo malato, soprattutto dal momento incui viene inserito nella ‘lista’ dei possibili rice-venti, vive un’attesa accentuata, carica di sen-timenti contrastanti: l’attesa di recuperare unabuona qualità di vita, il timore di un possibileinsuccesso legato alle operazioni complessedell’intervento di trapianto, il ‘desiderio’ chesi trovi qualcuno che possa donare gli organi,il che comporta l’attesa della morte di qual-cun altro. L’attesa, dovuta anche alla scarsitàdi donatori, è spesso lunga e defatigante. Èfondamentale vivere l’attesa senza pretese.Questo, dopo il trapianto, moltiplica certa-mente gratitudine e riconoscenza verso chimorendo ha fatto dono di parte di sé. Riguardo alle attese fondamentali da prestareal possibile donatore, la prima questione,forse oramai superata - ma che è forse unadelle cause maggiori in Italia della scarsità didonazioni - è quella dell’accertamento dellamorte. Certo, la questione è tecnico-scientifi-ca. Ma se tale questione è stata definitivamen-te chiarita (1), essa presenta ancora un risvoltosingolare importante sotto il profilo etico:spesso, più che sospettare che la morte nonvenga correttamente accertata, tra i parentidel possibile donatore, così come tra i cittadi-

ni italiani -chiamati dallalegge 91 del1999 a deci-dere se essereo non dona-tori di organi(2) - avanza ilsospetto chenon venganop r o d i g a t etutte le curemediche chealtrimenti eglip o t r e b b ericevere. Ma a me pareche su talequestione ild u b b i oa n d r e b b ea d d i r i t t u r arovesciato: ilnostro approccio tecnico-scientifico ci spingefacilmente a cadere nell’accanimento terapeu-tico. Le possibilità tecniche quasi inavvertita-mente ci spingono nella direzione dell’accani-mento, che protrae e allontana indefinitamen-te la morte. Dietro la richiesta di praticaresempre tutte le cure tecnico\scientifiche persalvare una vita umana si nasconde una con-cezione riduttiva - e anche prometeica - dellavita umana. Non si può ridurre la vita biolo-gica a criterio della scelta morale. La vita èben più di un fatto biologico. È un’esperienzacarica di senso. Ed è esperienza mortale.Allora, la ‘cura’ del morente, che è fondamen-tale, non si riduce alle cure tecnico\scientifi-che, pure necessarie. Va al di là di esse. Ilsenso di tali cure va valutato più ampiamente:agisce bene un medico che, possibilmentesulla base della volontà del paziente, evita leterapie ‘sproporzionate’, accettando l’inevita-bile avvicinarsi della morte. Un’altra possibile obiezione diffusa nell’opi-nione pubblica corrente, e spesso avanzatadai parenti, è quella che le manovre per il pre-lievo degli organi sfigurerebbero in mododevastante il corpo del defunto. Non mi sof-fermo sul fatto che, in molti casi, l’autopsiaobbligatoria provoca effetti del tutto analoghisul corpo del defunto e nemmeno sulle possi-bilità di ricomporre dignitosamente il corpodel defunto. La questione più rilevante misembra legata a una riflessione sul corpo: ilcorpo del defunto è certo carico di storia e di

quando il trapianto è legittimo 11

Il docente del Seminario di Bergamoprof. don Maurizio Chiodi

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TRAPIA�TO COME DO�AZIO�E

memoria, e meritevole di rispetto e tutela. Èun corpo simbolicamente carico di significati,legato alla presenza di quella persona. Ma comunque è un corpo morto. È stato ilcorpo proprio del soggetto, ma non lo è più.È un corpo oggetto, destinato a un rapido eveloce processo di decomposizione (dalpunto di vista teologico cristiano, poi, non ilcorpo-oggetto risorge, ma il corpo del sog-getto e cioè il soggetto con la sua storia enella sua totalità personale). Anzi, il corpo deldefunto i cui organi vengono destinati al tra-pianto, acquista un significato ancor più bello:è un corpo donato. Infine, la questione più importante, mi pare, èun’altra. È prima della morte che è necessariocoltivare un’attitudine a comprendere il sensodel gesto di una donazione. Il senso del corpodel defunto è legato alla sua intenzione davivo. Il senso obiettivo di chi decide anticipa-tamente di donare gli organi è quello di ungesto che - mi piace dirlo - sotto il profiloetico merita lode, stima, approvazione. È ungesto generoso quello di donare i propri orga-ni dopo la morte. Al di là di un modo materiale o utilitaristico dipensare alla donazione, come se si trattassesolo di sostituire strumentalmente il pezzo diuna macchina, sia pure vivente (3), mi pare chesi debba sottolineare che chi decide, prima dimorire, di donare i propri organi, compie ungesto la cui portata simbolica va al di là del‘dono’ di un ‘oggetto’ qualsiasi. Il senso del-l’atto di donare un organo - nella decisioneanticipata di destinare qualcosa di sé (e dun-

que sé) per la salute e il recupero di unabuona qualità di vita di un altro malato - èquello di un gesto bello, di sollecitudine, diprossimità, di amicizia, di cura, di amore. Il cuore, o il fegato, o il rene, o la cornea, o ipolmoni, o il pancreas, sono molto più di unpezzo del corpo: il dono del corpo diventa ilsegno di un dono di sé, in una buona disposi-zione verso l’altro, in un atto di sollecitudinee di cura, che ciascuno desidererebbe che glialtri avessero per lui. Questo è da sottolinea-re: c’è una logica e una cultura della recipro-cità, non solo della donazione, che è sottesa altrapianto. Decidere di donare i ‘propri organi’è compiere un gesto di amicizia e di autenticareciprocità, che ciascuno di noi vorrebbe chel’altro facesse per lui. Questa è un’evidenzaetica da ricordare. E questo è oggi reso possi-bile dalla pratica medica. Obiettivamente, talegesto è un dono gratuito, a beneficio di unosconosciuto, in nome della solidarietà umana;un gesto che coinvolge il lavoro professionalee competente di molte altre persone, le équi-pe medico\infermieristiche, le quali svolgonoun compito buono e una funzione socialeassai importanti. Il trapianto, contribuendo a diffondere neltessuto sociale un atteggiamento che va al dilà dello stretto ambito sanitario, è dunque ungesto il cui significato non si comprende senon nella logica della donazione e della reci-procità, e per una cultura di solidarietà.

NOTE

1 Le scoperte tecnico\scientifiche ci permettono oggi didiagnosticare con certezza assoluta, pur continuando aprestare le cure necessarie, la ‘morte cerebrale totale’(tronco-encefalica), che comporta lo ‘spappolamento’del cervello, e la relativa cessazione del funzionamentointegrato del tripode cuore\polmoni\cervello.

2 È noto che tale legge prevede per ora, in un regimetransitorio, che il prelievo sia sempre consentito, a menoche non ci sia l’opposizione dei familiari, che tuttaviain presenza di un pregresso assenso esplicito del ‘dona-tore’ non ha più alcun valore.

3 Il rischio, anche in molti medici che praticano il tra-pianto, sta nel fermarsi al corpo-oggetto: mi pare chechi rifiuta il silenzio\assenso, al di là delle motivazio-ni soggettive, vuole evitare che il singolo individuo e ilsuo corpo venga strumentalizzato per una utilitàsociale, foss’anche a favore di un altro malato; in que-st’ottica è giusto ribadire il valore della persona e la suairriducibilità al bene della collettività.

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Un emozionatis-simo LeonidaPozzi ha presie-duto domenica 28ottobre la ceri-monia celebrativadel XXX di vitadell’AIDO (nataDOB) in Italia.Una giornata tie-pida e soleggiataha accompagnatoverso il grandesalone della BorsaMerci, in Piazzadella Libertà, inumerosissimi partecipanti che a titolo persona-le o a nome di Gruppi e Sezioni (presenti ben250 labari da tutta Italia) hanno offerto la lorotestimonianza fatta di presenza e di sostegno.Dopo avere dato lettura dei messaggi pervenutida autorevoli esponenti della società civile escientifica - dei quali diamo ampio resoconto inquesto numero speciale di “Prevenzione Oggi” -il Cav. Pozzi ha illustrato le ragioni di questacelebrazione leggendo un discorso lungo e arti-colato eppure attentamente seguito perché chia-ro, sintetico, storicamente preciso e dettagliato. Il discorso, con soventi e commossi richiami allafigura dell’indimenticabile Cav. Giorgio Brumat,da poco scomparso, fondatore della DOB poidivenuta AIDO, è integral-mente pubblicato in questestesse pagine. Succes-siva-mente il presidente Pozziha voluto ricordare il gran-de e decennale impegno diPatrizia Maggioni, da sem-pre impegnata nell’AIDOe negli ultimi anni preziosasostenitrice del lavoro delcav. Brumat presso lasegreteria della sede nazio-nale. Con la cara Patrizia èstata premiata ancheDebora Gnecchi, dellaquale non saranno maiabbastanza sottolineati la

generosità, ladedizione e l’af-fetto con cui col-labora fin daglianni giovanili allos v i l u p p odell’Associa-zioneItaliana Do-natoriOrgani.Si sono quindiavvicendati, pre-sentati di volta involta dal presi-dente LeonidaPozzi, gli ospiti.

Il Sindaco di Bergamo, dott. CesareVenezianiNel suo saluto alle autorità presenti, all’Associa-zione, ai suoi dirigenti e agli associati, il Sindaco diBergamo ha ricordato che era un dovere per ilprimo cittadino essere testimone dell’affetto e delsostegno della città all’Associazione ItalianaDonatori Organi. Un’Associazione che fa grandela comunità bergamasca e la pone all’avanguardianel vasto mondo del volontariato. Ricordandopolemicamente quanto spesso venga scorretta-mente diffusa un’immagine dei bergamaschi comegente chiusa e poco ospitale, il dott. Veneziani hasottolineato che se in trent’anni i donatori AIDOsono settantamila, come in effetti è, questo dimo-

stra la grande generosità dellanostra gente. Una generositàdi cui ha esplicitamente dettodi essere orgoglioso. Il sindacoVeneziani ha concluso pro-mettendo il pieno sostegnodell’Amministrazio-ne comu-nale di Bergamo all’attività ealle iniziative dell’Associa-zione.

Mirko Tremaglia, Mini-stro per gli Italiani all’este-roDopo aver rivolto il suo salutoai convenuti e aver ricordatodi essere da tanto tempo vici-

LA FESTA DEI TRENT’ANNIUNA DOMENICA PER LA STORIA

Due giornate indimenticabili

Personalità in gran numero e molta partecipazionedi Sezioni e Gruppi AIDO hanno segnato il successo

delle celebrazioni dei 30 anni dell’Associazione

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L’amichevole incontro fra il Sindaco di Bergamo, Cesare Veneziani (a sinistra)e il vice presidente nazionale AIDO cav. Leonida Pozzi

Il Ministro per gli Italiani all’esteroMirko Tremaglia

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no all’AIDO anche grazie all’amicizia con il presi-dente Leonida Pozzi, il Ministro Tremaglia ha esal-tato i valori dell’iniziativa dei donatori di organiche accomunano cultura del volontariato e culturadella solidarietà. Tremaglia ha ricordato che ilmondo politico attende dai donatori il sostegnoalle iniziative legislative con le quali i trapianti ascopo terapeutico (e quindi per ridare dignità allavita delle persone se non addirittura per salvare lavita stessa) possano più facilmente diffondersi erappresentare l’ancora di salvezza per chi soffre.Da Ministro bergamasco ha rivendicato l’apparte-nenza ad una comunità silenziosa ma operosa,schiva ma generosa e ha spronato a continuaresulla strada della donazione e della diffusione dellacultura della solidarietà.

Dott. Antonio Leoni, Direttore generaleOspedali Riuniti di BergamoIl Direttore generale degli Ospedali Riuniti haesordito ringraziando l’Associazione e in particola-re la Provincia di Bergamo per quanto fatto nelvasto campo della solidarietà e della sensibilizza-zione alla donazione degli organi. Il dott. Leoni haevidenziato quindi che se in Italia ci fosse la sensi-bilità che c’è nella Bergamasca, dove ci sono 70mila iscritti all’AIDO, avremmo sul territorionazionale la disponibilità di 4 milioni di donatori.E con queste cifre sicuramente non esisterebberopiù le liste d’attesa per i trapianti d’organo. Questidati fanno emergere anche la responsabilità deidirigenti nel settore ospedaliero, i quali non posso-no sottrarsi al compito di organizzare al meglio lestrutture mediche per favorire la diffusione dei tra-pianti. Ricordando la lettera di una mamma di undonatore d’organi, apparsa su un quotidiano localeil giorno precedente, il Diret-tore generale degli

O s p e d a l iRiuniti haaffermato diesserne statoc o m m o s s o ,ma di avernetratto ancheentusiasmo ec o r a g g i o .Leoni haquindi som-m a r i a m e n t eelencato l’atti-vità deglio s p e d a l iRiuniti e pre-figurato l’im-pegno, per ilfuturo, a dare

nuovo impul-so all’attivitàdi trapianto.Ciò, ha ricor-dato, confi-dando nellegrandi poten-zialità di un’a-zienda moder-na e ben strut-turata come gliO s p e d a l iRiuniti diBergamo.

Lino Lovo,c o n s i g l i e r en a z i o n a l eAIDO“Non è semplice parlare con il cuore ancore gon-fio di tristezza per la perdita di alcuni carissimiamici che oggi non sono qui con noi a celebrare itrent’anni di vita della nostra Associazione. Ma lofaccio con piacere perché voglio rendere una testi-monianza di affetto per queste persone, in partico-lare gli amici Giorgio Brumat e BeniaminoPenzani, che nella loro semplicità hanno dimostra-to come da un’idea pazza ma geniale possanosbocciare insospettabili fiori di solidarietà eamore”. Con queste parole il consigliere Lovo hainiziato il suo intervento, aggiungendo: “Ho undebito di riconoscenza verso i bergamaschi perquello che hanno contribuito a costruire. Se oggil’AIDO è la più grossa Associazione in Italia que-sto lo si deve soprattutto alla gente di Bergamo,così poco conosciuta eppure così generosa e pron-ta ad agire là dove c’è un bisogno vero. Giorgio,friulano trapiantato a Bergamo, ha inventato ladonazione d’organi ponendola con forza e senzatentennamenti all’attenzione di tutti. Ha voluto chein primo piano fossero messe le persone chehanno bisogno della solidarietà dei propri fratelli”.Affermando di avere la certezza che “abbiamo unaltro santo protettore in Paradiso”, Lovo ha con-cluso riconfermando l’impegno a camminare sullastrada tracciata dai fondatori dell’Associazione.

Prof. Gian Franco Calegari, consigliereregionale AVISHa evidenziato le “grandissime affinità” fra leSezioni di Bergamo e quella di Brescia diun’Associazione - l’AIDO appunto - che ha rag-giunto limiti incredibili di adesione. Parlando di“bergamaschi” e “bresciani” il prof. Calegari havoluto portare le scuse di Carletto Mazzone, alle-natore del Brescia coinvolto in una rissa verbale

TESTIMO�IA�ZE A SOSTEG�O14

Il direttore generale degli Ospedali Riunitidi Bergamo, dott. Antonio Leoni

Il consigliere nazionale AIDOLino Lovo

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con alcunitifosi berga-maschi. Daquesti eranostati indirizza-ti versoM a z z o n ediversi insultida idiosi. EM a z z o n eaveva reagitodando fra l’al-tro dei “razzi-sti” ai berga-maschi. Cosache avevaindotto il sin-daco di

Bergamo a chiedere ufficialmente le scuse diMazzone a Bergamo e ai suoi cittadini. Dopo que-sto breve e simpatico intermezzo di carattere pseu-dosportivo, il prof. Calegari ha proseguito nel suointervento sottolineando i valori diffusi dall’AIDOe l’effetto su una comunità attenta e solidale che hasaputo fare della donazione d’organi una scienzaevoluta che esprime ancora enormi potenzialità.

Cav. uff. Gianni Civera, presidente comuna-le AVIS di BergamoPortando il saluto della Associazione consorella, ilCav. Civera ha ricordato i sentimenti che fannovivere la scelta del donatore: bontà, carità, solida-rietà, desiderio di offrire occasioni di salvezza alprossimo che soffre. “Sono lietissimo di essere quicon voi a festeggiare i 30 anni di vitadell’Associazione”, ha aggiunto. “Voi avete accesouna fiaccola eterna che illumina l’orizzonte dellacomunità civile”. Ha poi invitato a non abbassaremai la guardia. “Il bisogno di organi c’è ed è enor-me; il bisogno di sangue c’è ed è enorme. Un gior-no si arriverà agli organi artificiali? Benissimo. Saràun risultato conseguito grazie anche e soprattuttoall’AIDO. Si arriverà anche alla creazione del san-gue artificiale? Benissimo. Tanta sofferenza inmeno. Ma nel frattempo avremo, come avisini,come donatori di sangue, contribuito a salvaremigliaia o forse milioni di vite umane”.

Cav. Leonida PozziRichiamandosi alle affermazioni del Cav. Civera, ilpresidente regionale dell’AIDO Lombardia, Pozzi,ha voluto sottolineare: “Il giorno in cui non ci saràpiù bisogno di organi perché non ci saranno piùliste d’attesa, avremo raggiunto il nostro scopo. Aquel punto sarebbe una gioia chiudere l’esperienzadell’Associazione Italiana Donatori Organi perché

avrebbe nel proprio bilancio un ricchezza immen-sa: decenni di solidarietà concreta e di aiuto offer-to ai sofferenti”.

Avv. Piergaetano Bellan, ex presidentenazionale AIDO“Sono stato un presidente per caso, per merito (oper colpa, fate voi) del carissimo amico, GiorgioBrumat, del quale conservo un ricordo struggenteche mi addolora perché mi manca e insieme mi ras-serena perché mi ha indicato la strada dei valori piùveri; quelli per i quali vale la pena di vivere”. Cosìha introdotto il suo intervento l’ex presidentedell’AIDO, avv. Piergaetano Bellan. “Questa circo-stanza, con il punto sui primi trent’anni di vitadell’Associazione, mi ricorda quella per i vent’anni,con la pubblicazione di quel bellissimo libro sullanostra storia che vorrei tanto non fosse lasciatochiuso nella libreria ma fosse letto e riletto. Sonostato presidente per caso perché personalmenteinvitato ad accettare l’incarico proprio dal carissi-mo Giorgio. Standogli vicino ho imparato adapprezzarlo, a riconoscerne i grandi meriti.Soprattutto ho imparato a riconoscere la sua lungi-miranza; una capacità che lo ha portato a vedereprima e meglio di tutti gli altri e quindi ad agirespesso in perfetta solitudine perché non piena-mente compreso”. “Giorgio non ha avuto vita facile - ha aggiuntoBellan -. Uno qualsiasi se ne sarebbe andato, ma luino. Ha invece continuato moltiplicando le forze eacuendo il suo impegno. Ha avuto la soddisfazione,proprio pochi giorni prima di morire improvvisa-mente e inaspettatamente perché nulla lo faceva pre-sagire, di essere chiamato a parlare all’ultimoCongresso nazionale. Vorrei potermi scusare ancoracon lui per tutto quello che non sono stato capace difare, per gliinsegnamentiche, da solo ocon gli altri,non sonostato in gradodi apprezzareper tempo. Ilnostro compi-to ora lo cono-sciamo bene:continuare adoperare affin-ché si diffondail sentimentodi solidarietà eamore cheporta alladonazione”.

Il racconto dei protagonisti 15

L’ex presidente nazionale AIDOavv. Piergaetano Bellan

Il Consigliere Regionale AVISProf. Gianfranco Calegari

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I MESSAGGI AUGURALI E DI SOSTEGNO

INVIATI DA TUTTA ITALIA

GLI AMICI HA��O SCRITTO

Da Giuseppe Tamborinipresidente della sezione Varano Borghi(Varese)Felicitazioni per questa giornata alla quale vor-remmo arrivare pure noi. Per ragioni familiarinon posso partecipare, sono però presente inspirito per l’orario della SS. Messa. Tutti noi cirallegriamo ed al piacere di incontrarci presto,porgiamo cari saluti.

Da Valerio Bettonipresidente della Provincia di BergamoImpossibilitato ad intervenire al 30° anniversa-rio della fondazione dell’Aido di Bergamo,causa concomitanti impegni già assunti, ringra-zio per il cortese invito e auguro la migliore riu-scita dell’iniziativa.

Da Mons. Maurizio GervasoniDelegato VescovileEgregio Signor presidente, con la presente desi-dero ringraziarLa per avermi voluto invitare allaS. Messa di domenica 28 ottobre p.v. in occasio-ne del 30° anniversario della fondazionedell’AIDO di Bergamo. Purtroppo non mi èpossibile partecipare per altri impegni pastoraliprecedentemente assunti e che non mi è possi-bile rimandare.

Desidero comunque esprimerLe il più vivoapprezzamento per quanto Lei e tutti i membridell’Associazione operate per il bene dell’uomo. RingraziandoLa, porgo cordiali saluti.

Dal prof. Silvio GarattiniIstituto di Ricerche FarmacologicheMario NegriEgregio cav. Pozzi, Grazie per la Sua gentile lettera del 15 ottobrescorso e per il cortese invito al convegno“DOB - AIDO: Trent’anni... un impegno checontinua”, organizzato per il pomeriggio disabato 27 ottobre e la mattina di domenica 28ottobre. Sono veramente dispiaciuto ma per iprecedenti impegni non mi sarà possibile esse-re presente.Con molti auguri per la manifestazione.

Dal dott. Franco TentorioVice Sindaco di BergamoAssessore al Bilancio, Gestione RisorseEconomiche e PatrimonioHo ricevuto oggi il vostro cortese invito per lemanifestazione di sabato e di domenica. La miaassenza da Bergamo per motivi familiari miimpedisce di essere presente a testimoniare, conla mia vecchissima iscrizione all’Aido, la miapartecipazione al vostro impegno civile.Vi prego però di considerarmi spiritualmentecon voi. Un caro saluto.

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sostegno da tutta Italia

Dal dott. Mario ScalamognaCentro Trasfusionale e di ImmunologiaDei trapianti - Ospedale MaggioreMilanoIllustre Cavalier Pozzi,La ringrazio dell’invito in qualità di relatore alconvegno che si terrà il 27-28 ottobre p.v.Purtroppo non potrò essere presente per impe-gni già assunti in precedenza.Con l’occasione mi complimento per l’attivitàsvolta dall’A.I.D.O in questi 30 anni e Vi ringra-zio per il contributo dato all’attività di reperi-mento degli organi da cadavere.Con i migliori saluti.

Dal prof. Girolamo SirchiaMinistro della SaluteEgregio presidente,Desidero ringraziarLa del Suo gradito invito apartecipare al Convegno da Voi organizzatoper il prossimo 27 ottobre in occasione del30° anniversario di Fondazionedell’Associazione Italiana Donatori Organi. Condivido la rilevanza dell’evento, ma pur-troppo sono costretto a declinare la Sua cor-tese richiesta avendo assunto impegni chenon mi è possibile procrastinare.Nel formulare i miei più sinceri auguri dipieno successo per la Vostra significativa ini-ziativa, porgo a Lei i miei cordiali saluti checortesemente vorrà estendere a tutti i presen-ti.

Da Avv. Antonio Rodari già presidente nazionale AIDOCaro PresidenteTi ringrazio per l’invito a presenziare alle ceri-monie celebrative del 30° di fondazionedell’AIDO, nata DOB.Come Ti è noto, la mia autonomia è condizio-nata da difficoltà di deambulazione e pertanto,pur non ecludendolo, temo di non poter parte-cipare al convegno di domani ed alle celebrazio-ne di domenica: ciò mi rattrista perché avreisoprattutto voluto ricordare con Voi tutti, la“preveggenza e passione civile” con cui GiorgioBurmat pensò, ideò, creò, la DOB incubatricedell’AIDO.Giorgio, già imprenditore e “persuasore” nato,immesso nella realtà bergamasca dalla sua amataterra veneta, riuscì in forza della sua onestà per-sonale ed intellettuale, a convincere una cin-quantina di “discepoli” che furono i “garanti”della possibilità, legittimità ed attualità della“donazione di organi post mortem” e si presta-rono a sottoscrivere l’atto notarile costitutivodella DOB.Da quell’atto di coraggio civile, prese a vivere,germogliare, irrobustirsi, l’albero dell’Aido chein trent’anni ha raccolto milioni di adesioni, ditestamenti olografi, di approvazione scientificadei “luminari” italiani e stranieri, di apprezza-mento del potere legislativo, esecutivo e giudi-ziario per quanto di propria competenza, oltreche dei responsabili delle Chiese.

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TESTIMO�IA�ZE PER L’AIDO18

È forse venuto meno, in parte, con la diffusionedel documento di “libera adesione alla donazio-ne”, lo spirito volontario e originario, delladonazione, si è forse affievolita per conseguen-za la caratteristica originaria della libera,cosciente, volontaria disposizione del propriocorpo post mortem, a profitto di “uomo scono-sciuto” ma non per questo dobbiamo fermarci:l’umanità e la scienza confidano nell’AIDO enei suoi liberi e volontari aderenti, come pre-dicò Giorgio Brumat.Saluto i vecchi amici ed esorto i giovani allafedeltà dei principi del “dono di sé”.Cordialmente.

Da Gabriella FacchinettiAssociazione Prometeo MilanoPrometeo - Progetto Malattie EpaticheTrapianti ed Oncologia ringrazia l’AIDO anome di tutti i suoi soci per l’importante lavorosvolto in questi trenta anni di attività. In questadata, pur impossibilitati a partecipare fisicamen-te alle manifestazioni da voi indette, compren-dendone l’importanza, condividiamo la gioia diun anniversario così significativo.Cordiali saluti.

Dal Dott. Roberto Formigonipresidente Regione LombardiaEgregio presidente,La ringrazio per il gradito invito alla vostra cele-brazione, alla quale non riuscirò a partecipare -come avrei voluto - a causa di impegni confer-mati da tempo e non rimandabili.Apprendo con piacere del significativo traguar-do raggiunto dall’AIDO che, nei suoi trent’anni

di attività, ha offer-to un contributo digrande importanzaper ridare speranzaai meno fortunatied un significativoesempio di impe-gno verso la tuteladella salute. Ilvostro lavoro e ivostri risultati evi-denziano la capa-cità di risposta aibisogni dei cittadinida parte di Associa-zioni che vivono daprotagoniste il ter-ritorio e la comu-nità che abitano. Inquesto senso la

vostra opera è espressione del principio di sus-sidiarietà che la Regione Lombardia riconosce esostiene, un principio che implica la valorizza-zione delle risorse della società a vantaggio delbene comune.Unendomi a voi nella celebrazione di questaricorrenza, auguro all’AIDO un futuro ricco dirisultati importanti a servizio dei cittadini eporgo il mio più caloroso saluto a Lei e a tutti iconvenuti.

Dal rag. Giovanni ManzoniAssociazione nazionale Mutilati ed invalidiciviliIn correlazione alla Vostra giornata programma-ta per il 28-10-2001, mentre Vi ringraziamo perl’invito pervenutoci, ci spiace comunicare che,purtroppo, non saremo presenti in quanto è inprogramma, per tale giorno, la nostra manifesta-zione a S. Pellegrino Terme, come da unitodepliant.Vi auguriamo, comunque, ogni bene, mentre Visalutiamo con deferenza.

Dal dott. Silvio RocchiDirettore sanitario ASLLa segreteria comunica che il dott. Rocchi nonha potuto partecipare alle Manifestazioni orga-nizzate dalla Vostra Associazione in occasionedel 30° di fondazione AIDO in quanto si trova-va all’estero (dove resterà fino a venerdì 2novembre).Il dott. Rocchi coglie l’occasione per ricordarLeche vi è egualmente vicino, e di contare su lui,per quanto è nelle sue risorse, per il raggiungi-mento dei comuni obiettivi.

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Cari amici,Autorità, Signoree Signori,Vi ringrazio dicuore per lavostra graditapartecipazione aquesta celebrazio-ne del 30° di fon-dazione del DOB,Donatori OrganiBergamo, diven-tata poi AIDOnel 1973, che si svolge oggiqui a Bergamo.La presenza ditutti questi labariattesta che il mes-saggio di grandesolidarietà che la nostraAssociazione ha lanciato a livel-lo provinciale e regionale èstato ampiamente recepito.La scelta della città di Bergamoper la celebrazione del 30° difondazione dell’AIDO non ècasuale, ma è stata determinatada due importanti fattori:- il primo, perché a Bergamol’AIDO ha avuto le sue origininel lontano 14 Novembre 1971ad opera del compianto Cav.Giorgio Brumat, che proprio inquella data fondò unaAssociazione che ebbe la deno-minazione DOB -DonatoriOrgani Bergamo;- il secondo, perché il 26Febbraio 1973, quando ormai ilmessaggio del DOB si era dif-fuso su tutto il territorio nazio-nale ed a Bergamo affluivanorichieste di iscrizione da tuttaItalia e dalla vicina Svizzera, sidecise di chiudere il periodoDOB e fondare l’attualeAIDO.

Compiere trent’anni rappresen-ta sempre un fatto importantenella vita di ogni persona; peruna Associazione lo è ancora dipiù, specialmente per unaAssociazione qual è l’AIDO,per le sue finalità e la caratteri-stica della sua diffusione sulterritorio nazionale.Lo scopo dell’Associazione eraed è quello di promuovere ilrafforzamento della solidarietàumana e determinare lacoscienza della necessità delladonazione di parte del propriocorpo, dopo la morte, per i tra-pianti terapeutici. A tal finel’Associazione si impegna adiffondere la conoscenza deiproblemi inerenti la donazione,nonché a stimolare quanti ope-rano nelle strutture sanitarie afar sì che il trapianto diventisempre più una terapia di nor-male applicazione.In questi trent’anni dalla ema-nazione della prima legge del1975 la nr. 644, si sono susse-

guite altre leggiche hanno modi-ficato lo scenariodel mondo deiprelievi e dei tra-pianti di organi,fino all’evento piùimportante che èstato la promulga-zione della legge91 del 1° aprile1999.Questa legge,tanto attesa edalla quale moltosi sperava, chedoveva cambiareil futuro delladonazione, non èperò stata efficace

come si prevedeva in quantopurtroppo, come per moltealtre nostre leggi, è rimastaorfana dei decreti applicativipiù importanti perché la stessapotesse essere correttamenteapplicata e produrre gli effettisperati.Di fronte a questa nuova nor-mativa l’AIDO si deve prepara-re ad affrontare un grande cam-biamento che avverrà nelmondo dei prelievi e trapianti,perché questa legge -decretipermettendo- porta in sé unaradicale innovazione per quan-to riguarda le disposizioni inmateria di consenso alla dona-zione degli organi, innovazioneche sarà portatrice di profondicambiamenti in tutto il settoredella donazione; essa probabil-mente modificherà anche atti-tudini personali di convivenzacivile, in rapporto a sè stessi edi prossimità alle persone. L’AIDO è chiamata a tenerneconto, se vuole essere veramen-

LA RELAZIONE DEL PRESIDENTE

LEONIDA POZZI

L’AIDO, il suo cammino, la sua vita

Un ampio e ar t i co lato viaggio ne l la s tor iade l l ’Assoc iazione , a l la r i cerca de l l e radic ie per la valorizzazione di quanto fat to intrent ’anni , par tendo dal la profe t i ca intui-zione de l compianto Cav. Giorgio Brumat

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22 giugno 1972, teatro alle Grazieda sinistra don Giovanni Bonanomi, Giorgio Brumat e Beniamino Penzani

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LA RELAZIO�E

te al servizio della comunitàumana. Questa legge assegna anche unruolo all’Associazione e questodeve spingere tutti noi, a qual-siasi livello associativo, ad ado-perarsi affinché questo cambia-mento diventi una opportunitàdi crescita e di sviluppodell’Associazione nel contestodella cultura della donazione.L’Associazione dovrà trovare ilmodo di instaurare rapportiduraturi con lo Stato, al fine direndere attuativa e utile lanuova riforma, attivandosi per-ché questo nuovo ruolo siapropositivo e attivo, per spin-gere lo Stato a considerarel’AIDO come un soggettonecessario dal quale ottenereuna qualificata collaborazione,maturata in trent’anni di espe-rienza; una collaborazione che,nel rispetto e nella diversifica-zione dei ruoli e delle compe-tenze, si integri con leIstituzioni per il bene comune.La legge 91/1999, l’unica fratutte quelle che regolano il set-tore, riconosce all’AIDO ilruolo legittimo di “informato-re” verso la società civile;l’Associazione AIDO, cioè, nonè più un gruppo informale di

persone alle quali sta a cuore undeterminato problema sociale,ma viene legittimata, attraversouna formale relazione conStato-Regioni-ASL e Struttureospedaliere, ad operare nelmondo della comunicazione.Finalmente dopo trent’anni divita, la nostra tessera è statagiuridicamente riconosciuta;devo però purtroppo sottoli-neare che tale riconoscimento èstato ottenuto non in virtùdella legge di Stato ma attraver-

so un ricorso al TAR del Lazioda parte del nostro DirettivoNazionale. Questa importante sentenza hafatto sì che tutti coloro chehanno aderito e che aderirannoall’AIDO siano e possano esse-re in caso di morte, dei poten-ziali donatori senza più bisognodel consenso di nessuno.Rilevante è il fatto che la leggedia così tanta importanzaall’informazione. Ciò significache, almeno implicitamente, siriconosce l’opera svolta dallanostra Associazione, che inquesti trent’anni di quasi assen-za dello Stato si è prodigata perdiffondere la cultura delladonazione e per educare lapopolazione in tema di prelievie trapianti di organi.Focalizzare l’attenzione sul-l’informazione significa, in uncerto senso, riconoscere chel’AIDO ha intrapreso la giustavia e quindi bisogna stimolarlaa continuare su questa strada.L’esperienza acquisita nel setto-re dei trapianti è sicuramente lapiù grande forza della nostraAssociazione. Infatti le cono-scenze immagazzinate intrent’anni di intervento le per-mettono di agire con compe-

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6 gennaio 1977, Concerto auguraleIl cav. Ugo Buelli, allora presidente provinciale AIDO Bergamo

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tenza, non soltanto in campoeducativo-informativo ma an-che in ambito medico e orga-nizzativo (non bisogna dimen-ticare che molti dei dirigentidell’Associazione sono medicio operatori sanitari che si occu-pano di prelievi e trapianti).Questa è una grande risorsa,non soltanto perl’Associazione, che può dispor-re di un ampio bagaglio diconoscenza, ma anche per tuttii nuovi soggetti che entrerannonel settore (a seguito delledisposizioni della legge91/1999) e che troverannonell’AIDO un valido sostegnoe punto di riferimento. Importante è poi l’attaccamen-to alla causa da parte di coloroche operano nell’Associazione:la motivazione dei volontari edei dirigenti è lo stimolo pro-pulsivo di ogni organizzazione“non profit” poiché entusia-smo e desiderio di fare del benesono elementi chiave per il suc-cesso, anche se non sono suffi-cienti per ottenere dei risultatisoddisfacenti. Altra forza del-l’organizzazione è l’ampiezzadegli aderenti: ogni iscritto equindi ogni donatore puòdiventare artefice dell’iscrizione

di altri individui. Infatti, coluiche è iscritto all’Associazioneha superato tutti gli ostacoli cheimpediscono ad altri individuidi adottare il medesimo com-portamento e quindi è lamigliore fonte di persuasione econvincimento per gli altri,soprattuto amici, parenti econoscenti.Oggi, con la nuova legge, ildibattito sulla donazione degliorgani si amplierà fino a coin-volgere tutti i cittadini e il

“passa-parola” (che i donatoripossono generare) è un mododi comunicare che, se adeguata-mente gestito, potrà facilitarenotevolmente il compito ditutti coloro che si occupano didiffondere le informazioni suquesto tema. Inoltre i numerosiaderenti dovrebbero anche ser-vire ad accrescere il potereall’Associazione verso l’interlo-cutore istituzionale.Oggi c’è il rischio che moltiattori sociali interni o esterniall’AIDO pensino chel’Associazione non abbia piùragione di esistere, visto che èstata pubblicata una legge qua-dro che disciplina tutta la mate-ria. Molti potrebbero pensareche, poiché tutta l’attività didonazione e trapianto è deman-data allo Stato, l’Associazionenon abbia più alcuna funzione.I finanziatori e i volontaripotrebbero smettere di soste-nere l’AIDO, gli uni perchépensano che dare i loro soldi auna Associazione che non hapiù alcun ruolo non ha senso,gli altri perché ritengono chesia poco stimolante prestare lapropria opera ad unaOrganizzazione che non perse-gue più alcuna causa specifica.

Qui sopra, manifestazioni per il XX di fondazione (1991)Nella foto sotto: il presidente Leonida Pozzi con il prof. Camillo Paganoni

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L’Associazione invece devericonfermare il suo “ruolo chia-ve”, anche in virtù del fatto chela legge le assegna un ruolo benpreciso di “collaboratore” dellastruttura pubblica. Dovrà inol-tre affermare la sua legittimitàcome attore impegnato nel set-tore e far sapere ai propri inter-locutori, sia interni che esterni,che la legge non la sottrae daisuoi impegni, anzi legittima lesue attività perché le assegna unmandato formale e la inseriscefra gli esecutori degli obiettividel Sistema Sanitario

Nazionale.Intanto - parlo della RegioneLombardia- nell’ultimo triennioi prelievi sono continuati adiminuire perché anche l’EnteRegione Lombardia non si èorganizzata in maniera da svol-gere quello che l’articolo 2,comma 2 della legge 91/1999lo obbliga a fare. Non è statodetto ai cittadini che sono aper-ti gli sportelli presso le ASL e lestrutture ospedaliere per la rac-colta dei consensi e dinieghi alprelievo; non è stata fatta alcu-na informazione presso lapopolazione sulle problemati-che del prelievo a cuore batten-te e, se la popolazione deve fareuna scelta consapevole, non si

sa come la possa fare se nonconosce il problema.Appare chiaro a tutti che dallapromulgazione della legge adoggi, e sono ormai trascorsiquasi tre anni, qualcosa non hafunzionato o qualcuno non hafatto ciò che doveva fare per farsì che la stessa producesse irisultati sperati, cioè un consi-stente aumento delle donazio-ni.L’AIDO ritiene che non sia piùrimandabile un approcciodiverso al problema della dona-zione degli organi.

È ora che tutti insieme: Parla-mento, Governo, Regioni,Province, Comuni, Chiesa,Istituzioni sanitarie, Scuola,Stampa, ASL, Società Medico-scientifiche, Organizzazionisindacali, Mondo Imprendi-toriale e Associazioni diVolontariato si incontrino,discutano e trovino le coordi-nate giuste per realizzare unprogetto di comunicazione cor-retta, in grado di raggiungeretutti i cittadini, come prevede lalegge, affinché gli stessi possa-no rispondere in modo raziona-le e consapevole ad un quesitoestremamente delicato edimportante, come quello delladonazione degli organi.

Da anni l’AIDO è impegnata suquesto fronte ma da sola nonpuò sicuramente farcela.Ha bisogno dell’aiuto e delcoinvolgimento di tutte quellecomponenti della società civileche possono e devono assu-mersi responsabilità di parteci-pazione e, dove ne siano ingrado, prendere giuste e precisedecisioni.Sono fermamente convinto chenon saranno le leggi dello Statoa modificare il nostro compor-tamento verso la donazione diorgani, né tanto meno a deter-minare in modo incisivo l’au-mento sperato dei prelievi diorgani, ma sarà solo la volontàdell’uomo, la sua coscienza, lasua libera manifestazione conun “consenso dichiarato”,quale quello che raccoglie lanostra Associazione.Dobbiamo tutti essere convintiche la donazione è un attovolontario e il donatore nondeve sentirsi costretto a com-piere tale gesto da alcuna moti-vazione, né di carattere moralené economico né sociale. Ilgesto deve essere nient’altroche un autentico atto di altrui-smo e di carità.L’uomo è un “unicum” inscin-dibile di corpo e di spirito cheinsieme formano l’io personalee se riteniamo che la personasia espressione esistenziale diun dono, noi siamo al mondoperché frutto di un dono.Possiamo così scoprire che lafinalità cui deve tendere la per-sona sia quella di farsi a suavolta dono: “io sono dono chesi fa dono”. Tutto ciò puòavvenire in varie maniere: traqueste quella di donare un pro-prio organo.Dobbiamo però anche ricorda-re che viviamo in un Paesedove esiste una Costituzioneche proprio all’articolo 2 rico-nosce e garantisce i dirittiinviolabili dell’uomo, sia comesingolo che nelle formazioni

Messa in San Bartolomeo per il XXV Anniversario di fondazioneBergamo, 13 ottobre 1996

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sociali e chiede l’adempimentodei doveri inderogabili di soli-darietà politica, economica esociale; e che il successivo arti-colo 32 tutela la salute comefondamentale diritto dell’indi-viduo nell’interesse della collet-tività. Sembrano stridenti econtrari i due princìpi enuncia-ti, perché trovano due ispira-zioni sostanzialmente diverse,ma entrambe convergono ad ununico risultato: aiutare il prossi-mo che attende da noi la possi-bilità di riaccendere la fiaccoladella speranza, la fiaccola dellavita.Solo quando avremo fattonostri questi princìpi moraliche si traducono in valori, nonin virtù di una legge ma in virtùdi una presa di coscienza versocoloro che aspettano da noi unatto di solidarietà, potremo diredi essere veramente un popolocivile.L’anno che sta volgendo al ter-mine ha visto molti cambia-menti nel nostro Paese e nelmondo intero. Eventi improv-visi e violenti hanno mutato estanno mutando il destino dimolti uomini e stanno variandole aggregazioni ed i confinigeografici di intere popolazio-ni. Focolai di guerre, vere eproprie guerre, profughi,deportazioni, migrazioni, razzi-smo, amoralità, disonestà,hanno fatto emergere gli aspet-ti più negativi dell’uomo: l’odio,la violenza, l’egoismo; bastipensare a quello che sta acca-dendo proprio in questi giorninel nostro pianeta...L’AIDO contrappone a questigermi di individualismo e didisgregazione sociale la solida-rietà e l’amore verso il prossi-mo, indicando come il cammi-no dell’uomo non sia un proce-dere di singoli individui ma siaun avanzare comune alla ricercadi assetti sociali che riscopranoe valorizzino il legame indisso-lubile che unisce un uomo ad

un altro uomo, specialmente seammalato, più debole o piùsfortunato.L’AIDO deve profondere ilproprio impegno solidale,volontario e disinteressato nel-l’affrontare il più importantedei problemi della vita dell’uo-mo: quello della salute.Queste sono state le aspirazionie le ragioni che hanno portatoGiorgio Brumat alla fondazio-ne di questa “nuova scuola dipensiero” che è diventata un“movimento di opinione”, con-cretizzatosi con la fondazione

del DOB.Prima di commemorareGiorgio vogliamo dedicare unmomento di raccoglimentodella nostra Associazione aquei donatori, a volte a noi sco-nosciuti, che non sono venutimeno ad un impegno sociale edetico secondo il quale “io sonodono e mi faccio dono”; ungesto sublime che esalta i valo-ri universali della vita.Cari amici,nel preparare la celebrazione ditrent’anni della nostraAssociazione mi chiedevo, e ladomanda nasceva spontaneadal cuore, se tutto ciò sarebbemai stato possibile senzaGiorgio Brumat.

A lui, alla sua straordinariaintuizione, germogliata dal suoprofondo sentimento di umanasolidarietà, noi vogliamo oggidire il nostro grazie.Questa nostra Associazione ènata, è stata accudita, sostenuta,difesa e soprattutto amata daGiorgio Brumat.Sono trascorsi trent’anni daquel giorno del Novembre1971 nel quale il sogno diGiorgio si avverò. Pareva amolti un’impresa disperataquella di fondare unaAssociazione di donatori di

organi e, in verità, gli ostacolida superare erano tanti e divario ordine: morale, scientifi-co, giuridico, psicologico; ma laserena determinazione, fruttodell’intima consapevolezza diessere nel giusto, consentì aBrumat di intraprendere uncammino spesso disagevole esempre impegnativo... che tut-tora continua. Continua nelsegno della solidarietà umana e,in particolare, di quella nuovaforma di solidarietà -trent’anniorsono quasi sconosciuta- chevuol dare liceità alla donazionedi una parte del proprio corpoa favore di un nostro simile chene abbia bisogno per vivere. Ungesto gratuito, anonimo, di

Manifestazione regionale AIDOa Mantova nel 1994

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pura generosità umana e civile;un gesto che per i cristianiesprime (secondo le parole delPontefice Giovanni Paolo II)la capacità di “proiettare oltrela morte la vocazione all’amo-re”.Nella storia dell’AIDO, checelebra oggi i suoi primitrent’anni di vita, la figura delfondatore Giorgio Brumatspicca a tutto tondo; nellastoria personale di chi ha mili-tato o ancora militanell’AIDO quella figura èimpressa in modo incancella-bile: perché era un uomogeneroso e cordiale, che cre-deva nell’Associa-zione, da luivoluta, con fede incrollabile.Per l’AIDO era pronto adogni sacrificio, convintocom’era dell’altissimo valoredella donazione ma altrettan-to convinto della necessità diun impegno totale, volto acreare nei cittadini una“coscienza della donazione”che, seppur mutuata dalleradici cristiane, sapesse assu-mere valore civile e sociale.Ecco, allora, il suo prodigarsi

per la costituzione di Gruppie Sezioni in tutta Italia; lemigliaia di conferenze pubbli-che in Università, scuole,caserme, Lyons, Rotary eSoroptimist Clubs; gli inter-venti e i dibattiti in trasmis-sioni radiotelevisive su retipubbliche e private; gli incon-tri con i vari Ministri dellaSanità e della PubblicaIstruzione; le udienze con iPresidenti Pertini e Scalfaro; itanti articoli su giornali e rivi-ste, le interviste, i ripetuticontatti con esponenti, ai varilivelli, della classe medica.Chi ha collaborato con luinon potrà dimenticare le suedoti umane, la sua serenità digiudizio, la sua innata dirittu-ra morale.In noi bergamaschi, lui friula-no aveva scoperto insospetta-te qualità che lo spinsero atestimoniare, in occasione del20° di fondazione dell’AIDO,non solo il suo profondoaffetto per Bergamo, “sua”città di adozione ed elezione,ma a dichiarare che solo i ber-gamaschi avevano quelle dotidi riservatezza e generositàindispensabili per renderepossibile la fondazione di unaAssociazione di donatori diorgani e per dare alla stessal’indispensabile, ulterioresostegno.Giorgio Brumat resta il riferi-mento più alto per la nostraAssociazione e, nel suo ricor-do, noi commemoriamo oggii tanti iscritti che, più o menodirettamente, hanno collabo-rato con lui. Ma consentitemi di porre,accanto al nome di Giorgio,un altro nome, fra i tanti: èquello di Beniamino Penzani,cofondatore AIDO e bracciodestro di Brumat negli annip i o n i e r i s t i c idell’Associazione. Alla lorofraterna collaborazionel’AIDO deve particolare rico-

noscenza, anche per averciofferto l’esempio di come vainterpretato il ruolo di chimilita in una associazione divolontariato: con disponibi-lità totale, con assoluto disin-teresse, con cuore aperto adaccogliere, senza esitazioni disorta, la richiesta di aiuto dichi soffre e ha bisogno di noi.Purtroppo Giorgio non è oggifisicamente presente, certo loè con lo spirito. Se fosse qui,tra noi, non mancherebbe dipartecipare la sua gioia dicelebrare, insieme, il trenten-nio dell’AIDO e, siamo certi,ci rinnoverebbe la sua esorta-zione ad “aumentare l’entu-siasmo, alimento di unaAssociazione di volontaria-to”. Confermerebbe così quantoebbe a dire nel suo interventoall’Assemblea nazionale diFiuggi, pochi giorni prima dimorire:“Noi portiamo un’idea permolti oggi ancora nuova, manoi l’abbiamo maturata, quin-di cerchiamo di caricarla sem-pre di più.Dobbiamo ricordarci che nonlavoriamo per noi, che nonabbiamo mai lavorato per noi,ma che lavoriamo per gli altri,per gli ammalati in particola-re.”

Oggi noi piangiamo la prema-tura scomparsa del fondatoredell’AIDO, amico carissimo eprezioso; ci restano però lesue idee, la sua visione di unaumanità più giusta e solidale.Ci resta il suo esempio che èdi sprone per tuttal’Associazione a procedere, inunità e concordia, nel cammi-no che non è ancora concluso.In altre parole, dobbiamosentirci tutti chiamati a testi-moniare, con il nostro opera-re, quanto è vero che perl’AIDO -trent’anni dopo-,l’impegno continua.

12 settembre ’73. Il prof. Malan conversa con il cav. Brumatal VI Congresso internazionale dei trapianti di Varese

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IL CUORE DELLA CITTÀ BATTE PER L’AIDO26

Terminati idiscorsi il cav.Pozzi ha invitatotutti i presenti a formare ilcorteo che, dopo aver depo-sto una corona d’alloro almonumento ai Caduti, inpiazza Vittorio Veneto, hacondotto i partecipanti nellachiesa dei Domenicani, per laSanta Messa.In questa occasione è statopossibile apprezzare l’altonumero dei labari presenti(circa 250), a testimoniare lapresenza e la vicinanza nel-l’occasione del trentesimoanno di vita dell’AIDO.

Mons. Lino Belotti,Vescovo ausiliare diBergamoMons. Belotti si è rivolto aifedeli raccolti in chiesa illu-strando i fondamentali tempidel Vangelo domenicale. Hapoi parlato diffusamentedell’AIDO e dei suoi 30 annidi vita.“Questa giornata - ha detto -è anche celebrativa di unaricorrenza molto importanteper tanti di voi qui presenti eper la comunità: il 30° di fon-dazione dell’AssociazioneItaliana donatori organi. Ieripomeriggio e questa mattinaillustri relatori e altissime per-sonalità della cultura e dellapolitica, non solo hannoricordato il compianto cav.Giorgio Brumat, elogiando lasua meravigliosa intuizionediventata, dopo l’inizialeindifferenza, “cultura dellasolidarietà”, ma hanno ripor-tato alla ribalta un problemadi enorme valenza morale,

sociale, sanitaria. I prelievi diorgani e di conseguenza i tra-pianti sulle persone hannodato alla chirurgia e alla medi-cina una svolta epocale, coin-volgendo un vero inimmagi-nabile esercito di donatoriche formano la più grandeorganizzazione italiana.Dal 1947 quando ha avuto

luogo il primotrapianto diorgano umano _

un rene fornito da una perso-na morta da poche ore... sison fatti passi da gigante...Ora anche il cuore, il fegato,la pelle, le cartilagini, le ossa,i vasi sanguigni, i polmoni, ilpancreas, il midollo osseo, lalaringe, I’ipofisi, la milza -conpiù o meno sicurezza di riu-scita- sono trapiantabili.

L’AUGURIO DEL VESCOVO AUSILIARE

INSIEME PER TESTIMONIAREMons. Lino Belotti, Vescovo ausiliare di

Bergamo, ha benedetto l’AIDO con tutti i suoidirigenti e i moltissimi sostenitori invitandolia continuare sul cammino della solidarietà e

dell’amore per il prossimo sofferente

LA CHIESA A SOSTEGNO DELLA DONAZIONE

FEDE E SOLIDARIETÀ

Molto intensa, a chiusura dei duegiorni di celebrazioni per la ricor-renza del 30.mo anniversario divita dell’AIDO, è stata la partecipa-zione alla Messa celebrata da Mons.Lino Belotti, Vescovo ausiliare diBergamo. Ricordando i valori fon-damentali dell’Associazione, mons.Belotti ha richiamato i presenti alcoraggio dei cristiani; il coraggio,

cioè, di guardare l’altro come unfratello in Cristo. La vita è un donodi Dio, e ogni atto di amore neiconfronti del prossimo è un atto diamore per Dio. Nel suo salutomons. Belotti ha avuto caloroseparole di elogio per i dirigentidell’Associazione che dal 1971lavorano a favore di un progetto disolidarietà.

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il Parroco della fondazione 27

La Chiesa di fronte a questi“miracoli della scienza” chie-de, suggerisce due cose:1. L’atteggiamento essenzialedell’uomo credente nei con-fronti del Creatore sia quellodi glorificarlo e ringraziarloper quanto ci dona continua-mente: la vita con le sue ine-sauribili possibilità. Questosignifica anche riconoscersidipendenti e debitori nei con-fronti dell’Altro e degli altri.L’illusione di essere noi icreatori di noi stessi e i salva-tori degli altri è più diffusa diquanto si possa immaginare.Questo presuppone: disporree sperimentare la vita comedono, dai piccoli gesti dibontà che incontriamo ognigiorno, dalla gioia di donarequalcosa di sé, della propriavita per la sopravvivenza dialtre vite fino al donarsi a noidi Dio, in Gesù.2. Le ricerche e le sperimen-tazioni sull’essere umanodevono sempre rispettare ladignità della persona e lalegge morale. Il consenso deisoggetti non giustifica nélegittima rischi sproporziona-ti o evitabili per la vita e l’in-tegrità fisica e psichica deisoggetti.La morale cristiana (vediCatechismo della ChiesaCattolica n° 2296) così siesprime: Il trapianto di organinon è moralmente accettabilese il donatore o i suoi aventidiritto non vi hanno dato illoro esplicito consenso. Il tra-pianto di organi è conformealla legge morale e può esseremeritorio se i danni e i rischifisici e psichici in cui incorrail donatore sono proporzio-nati al bene che si cerca per ildestinatario.È moralmente inammissibileprovocare direttamente lamutilazione invalidante o lamorte di un essere umana, siapure per ritardare il decesso

di altre persone.Sono certo che il prof. DonMaurizio Chiodi è stato esau-riente nella sua esposizione diieri pomeriggio.Termino con una lettera scrit-ta da una madre francese aldottor J. Crosuier, lettera cherappresenta una presa diposizione di estrema nobiltà eche molto timidamente, pur-troppo, comincia a farsi stra-da fra le persone più moral-mente forti e dotate di unagrande carica d’amore verso ipropri simili.“Caro dottore,questa lettera siete voi che laleggerete, ma è al mondointero che la vorrei indirizza-re. Io ho provato il più terri-bile dolore che una madrepossa sentire: mio figlio èmorto per un incidente dellastrada. Quando il direttoredel reparto di rianimazioneha chiesto a me e a mio mari-to il permesso di prelevare ireni del nostro ragazzo peraiutare un malato a vivereaveva l’aria di trovarsi a disa-gio. Invece io mi vergognai.Sì, mi vergognai di non avercipensato da sola.Oggi io piango mio figlio, maso che una parte di lui non stadissolvendosi sotto terra eche il suo passaggio nella vita(troppo breve) non sarà statoinutile.Dottore, io non credo in Dioed è in questo dono che trovoun po’ di conforto”.Noi che abbiamo la grazia dicredere in Dio doppiamentetroviamo conforto per ildono di tante persone gene-rose che offrono organi, perquanti curano malattie attra-verso trapianti di organi, perquanti, come voi, favorisconola cultura della solidarietà edel dono.So che dirvi grazie è poco, madetto a nome di tutta unacomunità civile ed ecclesiale,

di cui mi faccio interprete,non è solo segno di ricono-scenza e gratitudine, ma dipiena stima e fiducia nelleidee che portate avanti e nel-l’impegno profuso nellabenemerita AssociazioneItaliana Donatori Organi”.

Don Giovanni Bonanomi,Parroco del Monterossol’anno di fondazione dellaDOB (poi AIDO)“Ricordando Giorgio Brumate il suo intervento di quellasera mi rendo conto di quan-to fosse profetica la sua intui-zione e di quanto fossimo inritardo noi nel capirlo. Oggigli chiedo perdono per que-sto”. Così, a conclusionedella Santa Messa del 30ºanniversario di fondazionedel DOB-AIDO, donGiovanni Bonanomi, parrocodel Monterosso nel 1971, si èrivolto ai convenuti per “sigil-lare” le manifestazioni con untributo alla memoria del fon-datore. “La nostra, e in particolare lamia, richiesta di perdono - haproseguito don Bonanomi - èdovuto alla incapacità di avervalutato l’efficacia dell’intui-zione di Brumat. E così inve-ce di aiutarlo con tutte leforze abbiamo perso tempogiudicando irreale il suo pro-getto. Peggio ancora: abbia-mo giudicato troppo ambi-zioso e incapace di agire stan-do con i piedi per terra, pro-prio lo stesso Brumat. Oggilui guarda dal cielo la sua rea-lizzazione e gode della bene-volenza del Padre, del qualetutti coloro che hanno opera-to per il bene del prossimosono figli prediletti”. Don Bonanaomi ha conclusoinvitando tutti gli iscritti a farpressione sui propri parrociaffinché promuovano nelleparrocchie l’adesioneall’AIDO.

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La TestimonianzaDonare la vita

Da L’Eco di Bergamo del 27 ottobre 2001lettera del papà di Samuel Pelliccioli

Lettere al direttoreDonazione per dire sì alla vitaEgregio direttore,domani a Bergamo si svolge il XXX anniversario della fondazione dell’AIDO che èl’Associazione italiana per la donazione degli organi, e potrebbe essere l’occasione per torna-re a riflettere, un attimo, su alcuni valori non di comune parlare. La donazione degli organi è una operazione che coinvolge, nel suo espletarsi, persone che in

quel momento sono coinvolte a prescindere dalla lorovolontà. Dovremmo ricordarci che, in qualsiasi istante, tuttipotremmo entrare a far parte di questo elenco. In qualsiasimomento uno squillo di telefono può avvertirci che, non si sacome, non si sa perché, ma è successa una cosa gravissima epurtroppo lo spazio per la speranza di vita si sta assottiglian-do sempre più.Nel momento in cui una persona cara come un figlio, unconiuge, un parente, per le più svariate cause, cessa di esi-stere, a qualcuno è chiesto di pronunciarsi su che valore vuoldare alla persona che non c’è più. Solo chi riesce a sostene-re il peso di questo mondo che gli è sprofondato addosso ea reagire appoggiandosi ad una speranza positiva nella conti-nuazione comunque della vita, riesce a dire sì alla donazione.

Un sì pieno di speranza e una triste gioia, ma pur sempre gioia; quella di sapere che alcuni“tesori”, appartenuti alla persona amata, non solo continueranno ad esistere, ma, cosa stu-penda, permetteranno in una sorta di “autodonazione”, a vivere in un altro e per un altro. Nelsalvare la vita ad un’altra persona, di fatto, salveranno anche se stessi.Nell’antichità, il sole raffigurava l’origine di ogni cosa ed era per questo adorato. L’ipotesi diun evento che lo oscurasse era presagio di disgrazia e calamità. Quando in una famiglia, unamato arriva al termine della sua esistenza succede la stessa cosa. Tutto il mondo crolla e nullapotrà essere più come prima.Però, come nella natura, anche nel nostro mondo di affetti, possia-mo far sì che questo sole scomparso, come nelle eclissi di sole abbiaa ricomparire quanto prima, e se saremo stati capaci di ragionarepositivamente, anche col cuore infranto, potremo accorciare que-sto buio innaturale e far sì che torni a splendere ancora il sole anchese le tracce dei danni che ci sono stati inferti rimarranno perenne-mente indelebili nel nostro cuore.Proprio nei momenti più drammatici nei quali una decisione daprendere diviene impellente e non più rinviabile, un senso di rabbia,importenza, di desiderio di autodistruzione ti penetra perché laconvinzione di non poter sopravvivere a questa scelta è sempre piùforte.Ma proprio in quel momento, come nei casi più eclatanti in cui lospirito di conservazione della specie emerge in tutta la sua crudez-za, una positività si impossessa di te e il sapere che parte della per-sona amata continuerà, non solo a vivere ma addirittura a permet-tere di vivere anche ad un altro essere, ti pervaderà e ti convinceràdella giustezza di tale decisione. Donare significa far continuare, pertua scelta, la tua vita anche dopo la sua morte.

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UNA TARGA IN VIA GALILEIOMAGGIO A GIORGIO BRUMAT

Nel retrobottega di una latteria, nel 1971, peropera dell’iniziativa di Giorgio Brumat, soste-nuto da pochi e fidati amici, nasceva la DOB(Donatori Organi Bergamo), nucleo originariodi quella che sarebbe diventata pochissimotempo dopo l’AIDO (Associazione ItalianaDonatori Organi). Da domenica 25 novembre2001, al civico 15 della via Galilei del quartiereMonterosso di Bergamo, c’è una lapide chericorda il compianto Cav. Giorgio Brumat,scomparso da pochi mesi, alla vigilia del 30.moanniversario di vita dell’Associazione.Trent’anni che hanno dato frutti incredibili digenerosità, solidarietà e progresso nel vasto edelicato settore dei trapianti di organi a scopoterapeutico. Oggi parliamo di quasi un milionee mezzo di iscritti in tutta Italia: cifre da verti-gini se si riguardano i registri e i verbali delleprimissime riunioni, fra difficoltà enormi einsensibilità delle istituzioni.Un sentimento, questo, testimoniato dal vicepresidente nazionale, oltre che presidente pro-vinciale bergamasco e regionale lombardodell’AIDO, Cav. Leonida Pozzi, che ha affer-mato: “Nel preparare la celebrazione del tren-

tesimo anniversario mi chiedevo se tutto ciòsarebbe mai stato possibile senza GiorgioBrumat. Oggi noi piangiamo la sua scomparsa.Ci restano però le sue idee, la sua visione diun’umanità più giusta e solidale. Dobbiamosentirci tutti chiamati a testimoniare con ilnostro opeare che per l’AIDO, trent’annidopo, l’impegno continua”.

di Laura Sposito 29

La targa in onore del Cav. Giorgio Brumat

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TESTIMO�I DI U� SE�TIME�TO D’AMORE30

Durante la Santa Messa di ringraziamento per i30 anni di vita dell’Associazione, il Parroco delMonterosso, don Remo Luiselli, ha rivolto uncaloroso saluto all’AIDO e ai suoi dirigenti:“Con sentimenti di intensa partecipazione, digrata riconoscenza e di grande ammirazione -ha affermato don Luiselli - questa nostracomunità guarda a voi aidini che oggi ricordatei 30 anni di fondazione dell’Associazione.Trent’anni che racchiudono tante storie disquisita solidarietà.Su questa frontiera dell’impegno per la diffu-sione della cultura della solidarietà, ogni uomo,indipendentemente dalla propria fede politicao religiosa, si deve sentire schierato: la vostrapresenza sul nostro territorio sarà un richiamocostante e concreto che ogni uomo è fratello.La mia riflessione non può se non inoltrarsi suisentieri impervi della giustificazione profondadel vostro servizio in favore dell’uomo. La vita,voi ne siete convinti, ci è data da Dio che ne èla sorgente. Su questo dono si fonda la nostradignità e libertà. Senza essere i padroni dellavita, ne siamo però i responsabili nell’assumer-la e nel gestirla. Non solo i credenti, ma tutticoloro che hanno a cuore le sorti della civiltà,avvertono la necessità di garantire la vita, didifenderla, di favorirla: non è forse questa lamolla che vi spinge a donare gli organi?Ogni vita umana chiede amore: è la convinzio-ne profonda che vi ha fatto fare la scelta diessere soci dell’AIDO”.Dopo avere illustrato la posizione della Chiesarispetto alla donazione degli organi il Parrocodel Monterosso ha sottolineato i tanti “peccatisociali” della nostra civiltà: “I fenomeni dellacultura che nega la vita - ha concluso donLuiselli - sono il prodotto dell’egoismo di tutti,sono il risultato del peccao sociale in cui siamocoinvolti. A un fenomeno tanto devastante sipuò rispondere con l’azione sociale di segnoopposto: una grande corrente d’amore, diffusanella nostra società, è la migliore prevenzione aquesti mali moderni. In questo momento stori-co, in questa situazione determinante è l’azionetrainante del volontariato. Creare spazi alvolontariato, sostenerlo da chi è preposto agestire il bene comune, lasciarsi coinvolgere earruolarsi in esso, diffonderlo è, a mio avviso,l’azione e l’impegno più qualificato per contra-stare una cultura dell’egoismo, dell’interesseprivato e personale. È entusiasmante l’impegnoa cui siete chiamate voi soci dell’AIDO: Dio ela storia ve ne saranno riconoscenti”.Al termine della Messa don GiovanniBonanomi, Parroco del Monterosso al tempo

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della fondazione della DOB, ha rivolto un salu-to ai presenti: “Con sentimenti di intensa par-tecipazione, di grata riconoscenza e di ammira-zione, la nostra comunità e i cittadini delnostro paese guardano a voi amicidell’Associazione dei donatori d’organi che visiete radunati in questa chiesa per ricordare ilcammino di trent’anni di sforzi, di impegni e dilotte perché la cultura del dono si radicasse nelcuore dell’uomo. Chi poteva immaginare chequella sera del mese di luglio del lontano 1971,quando Giorgio Brumat lanciò l’idea di creareun’Associazione per la donazione degli organi,avrebbe segnato una data da scrivere nella sto-ria del cammino in civiltà della nostra società?Chi poteva immaginare che la riunione dipochi volontari convocata la sera del 20 set-tembre dello stesso anno, per discutere eapprovare lo statuto dell’Associazione denomi-nata DOB, donatori organi Bergamo, si sareb-be sviluppata in un albero gigantesco che oggiaffonda le radici in ogni paese bergamasco, chestende ormai le proprie frontiere sull’interoterritorio nazionale? Nell’albo della generositàe dell’altruismo spicca una data a caratterid’oro: 14 novembre 1971; è la data della nasci-ta di un movimento di popolo che ha datocorpo alle parole profetiche di Brumat: “Oggisiamo cento, diventeremo migliaia e migliaia intutta Italia, aveva annunciato. La gente racco-glierà con slancio gli appelli che verranno daifratelli che soffrono, reagirà al dilagare delmale con gesti impreziositi dall’anonimato,

sarà la rivincita della bontà sull’arido egoi-smo”. Un proclama che ha preso il volo versonuove ed esaltanti mete. Sulla frontiera dell’im-pegno per la diffusione della cultura della soli-darietà, oggi ogni uomo, indipendentementedalla propria fede politica e religiosa, si senteschierato: la presenza sul territorio italiano, neltessuto del nostro quartiere, è un richiamocostante e concreto che ogni uomo è fratello.La mia riflessione vuol individuare e sottoli-neare i valori del vostro servizio in favore del-l’uomo”.

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L A P A R O L A A I P R O T A G O N I S T I

I miei 28 anni con l’AIDOvita nell’Associazione

Avevo 20 anni quando, nelgiugno del 1973, conobbiper caso l’AIDO.Mia madre mi chiese diaccompagnarla a ritirare latessera della Aido(Associazione che da pocopiù di 1 anno era nata aBergamo) ed alla qualeaveva aderito; io proprionon sapevo cosa fosse, nédi cosa si occupasse.Ero troppo “giovane” espensierata, impegnata nelmio lavoro presso unaimportante AziendaIndustriale; mettevo inpratica la mia conoscenzadella lingua francese edinglese, lavorando “UfficioClienti esteri” .Inoltre, dopo 8 ore dilavoro, mi recavo allascuola serale dove studia-vo ragioneria.L’incontro con il “SignorBrumat”, (così lo chiamaiper circa 2 anni), fu deter-minante: mi spiegò le fina-

lità dell’associazione, qualifossero i problemi che loavevano spinto a crearla, illavoro che si doveva fareper divulgare nell’opinionepubblica questo nuovo edimportante messaggio,quali fossero le difficoltà,la necessità di essere sem-pre disponibili verso ilprossimo, soprattuttoquello che aveva maggiorbisogno di un sostegnomorale perché troppospesso lasciato solo adaffrontare gravi problemidi salute.Ciò mi coinvolse a talpunto che, nelle ore in cuinel1’Azienda si sciopera-va, correvo alla piccolissi-ma sede dell’ AIDO, alMonterosso, per dare unamano: “Il Signor Brumat”mi dettava le risposte allecentinaia di lettere chearrivavano ogni settimana,da ogni parte d’Italia; iostenografavo e poi scrive-

vo a macchina per ore edore; risposte bellissime alettere che mi lasciavano abocca aperta, tanto eranobelle ed alcune a volte,angosciose.Poi, evasa la corrispon-denza, via con la prepara-zione delle tessere: tante,tantissime, All’epocaerano solo 5 o 6 le Sezionicostituite e pertanto erala Sede di Bergamo cheprovvedeva al “tessera-mento” per tutta Italia.Anche se ancora nonfosse conosciuto e diffusocome oggi, il “volontaria-to” mi piaceva molto; ungiorno Brumat mi disse: lanostra Associazione si stasviluppando ed avrebbebisogno di una impiegata atempo pieno; non è piùsufficiente l’aiuto di pochivolontari; purtroppo peròci sono “pochi soldi” (nonc’era la certezza di riceve-re contributi ed aiuti ogni

mese).La sera stessa ne parlaicon mio padre al qualedissi che sì, il lavoro cheavevo era “sicuro”, migarantiva lo stipendio ognifine mese, ma le soddisfa-zioni morali non erano piùcome quelle dei primianni.“Voglio licenziarmi e lavo-rare per l’ AIDO”.Stupore, perplessità,incredulità? No, sul voltodi mio padre non vidinemmeno uno di questiatteggiamenti: egli avevacapito da tempo che il mioentusiasmo, il mio interes-se, erano a favoredell’AIDO e non del lavo-ro nella grande Azienda,nella quale i rapportiumani non avevano alcunsignificato.Pertanto mi disse: “pensa-ci bene, il lavoro che haiora è sicuro, sono certoche con il tuo impegno, latua serietà e la tua grinta,potresti arrivare dovevuoi”Potresti... fare carriera “. (Non era certo quello chemi interessava).E aggiunse: “se ora ti man-cano le soddisfazioni, leemozioni e se questa è lascelta che vuoi fare nonho nulla in contrario; se cisaranno difficoltà si supe-reranno”.Era la metà di dicembre eduna mattina arrivai sulposto di lavoro con la mia“lettera di dimissioni” edero felicissima.Era sì un salto nel buio, maero sicura della mia scelta;lavorare per gli “altri” erabellissimo .In questi 28 anni ho cono-sciuto centinaia e centi-naia di persone, ho ricevu-to tanto affetto, amicizia,rispetto. Le gioie e le sod-disfazioni sono statemolte, le delusioni non lericordo più.Non mi sono creata una “mia famiglia “, ma ne hotrovata una “grande gran-de” che ora è anchemia...L’AIDO.

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