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M ariarosaria S ciglitano UN BARNUM SUL NOVECENTO DI BARICCO Non è facile scrivere un “barnum”1 su un autore multimediale quale Alessandro Baricco, trentanovenne scrittore torinese, laureato in filosofia, che ha esordito con il romanzo Castelli di rabbia (1991), seguito da Oceano mare (1993) e da Seta (1996), tutte opere — pubblicate presso Rizzoli — che gli hanno conquistato il favore della critica e importanti premi letterari. Baricco è, inoltre, autore di Novecento (1994), un testo teatrale scritto per Eugenio Allegri e presentato dal regista Gabriele Vacis al Festival di Asti2, nello stesso anno della pubblicazione, sulle cui recensioni in Italia ci soffermeremo. Novecento è un monologo. Il narratore è Tim Tooney, trombettista dell’Atlantic Jazz Band, grande amico del protagonista: Danny Boodman T.D. Lemon Novecento, fantastico pianista della band. Danny Boodman, dal nome del marinaio di colore che lo trova a bordo del transatlantico Virginian, in una scatola di limoni marcata T.D., posta sul pianoforte; Novecento, perché è nato all’inizio del secolo. Novecento da quel transatlantico non scenderà mai, anzi con esso salterà in aria quando — nel periodo fra i due conflitti mondiali — verrà demolito perché irrecuperabilmente danneggiato. Il Virginian trasporta crocieristi e emigranti dall’Europa all’America e viceversa: tali viaggi offrono al protagonista la possibilità di conoscere luoghi mai visitati tramite le descrizioni dei viaggiatori o meglio: Sapeva ascoltare. E sapeva leggere. Non i libri, quelli son buoni tutti, sapeva leggere la gente. I segni che la gente si porta addosso: posti, rumori, odori, la loro terra, la loro storia... Tutta scritta, addosso. 'Phineas Taylor Barnum, statunitense, è stato un famoso impresario di spettacolo dell’Ottocento, fondatore di un circo che girò il mondo presentando attrazioni di grande richiamo. A lui Baricco ha intitolato la raccolta di articoli pubblicati sulla «Stampa»: Barnum. Cronache dal Grande Show, uscita presso Feltrinelli nel 1995. 2Nico G arrone , “Vi racconto Novecento”, «la Repubblica», 13 ottobre 1994. 263

UN BARNUM SUL NOVECENTO DI BARICCOepa.oszk.hu/02500/02582/00004/pdf/EPA02582_nuova_corvina...Mariarosaria Sciglitano UN BARNUM SUL NOVECENTO DI BARICCO Non è facile scrivere un “barnum”1

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M a r ia r o s a r ia S c ig l it a n o

UN BARNUM SUL NOVECENTO DI BARICCO

Non è facile scrivere un “barnum”1 su un autore multimediale quale Alessandro Baricco, trentanovenne scrittore torinese, laureato in filosofia, che ha esordito con il romanzo Castelli di rabbia (1991), seguito da Oceano mare (1993) e da Seta (1996), tutte opere — pubblicate presso Rizzoli — che gli hanno conquistato il favore della critica e importanti premi letterari.

Baricco è, inoltre, autore di Novecento (1994), un testo teatrale scritto per Eugenio Allegri e presentato dal regista Gabriele Vacis al Festival di Asti2, nello stesso anno della pubblicazione, sulle cui recensioni in Italia ci soffermeremo.

Novecento è un monologo. Il narratore è Tim Tooney, trombettista dell’Atlantic Jazz Band, grande amico del protagonista: Danny Boodman T.D. Lemon Novecento, fantastico pianista della band. Danny Boodman, dal nome del marinaio di colore che lo trova a bordo del transatlantico Virginian, in una scatola di limoni marcata T.D., posta sul pianoforte; Novecento, perché è nato all’inizio del secolo.

Novecento da quel transatlantico non scenderà mai, anzi con esso salterà in aria quando — nel periodo fra i due conflitti mondiali — verrà demolito perché irrecuperabilmente danneggiato. Il Virginian trasporta crocieristi e emigranti dall’Europa all’America e viceversa: tali viaggi offrono al protagonista la possibilità di conoscere luoghi mai visitati tramite le descrizioni dei viaggiatori o meglio:

Sapeva ascoltare. E sapeva leggere. Non i libri, quelli son buoni tutti, sapeva leggere la gente. I segni che la gente si porta addosso: posti, rumori, odori, la loro terra, la loro storia... Tutta scritta, addosso.

'Phineas Taylor Barnum, statunitense, è stato un famoso impresario di spettacolo dell’Ottocento, fondatore di un circo che girò il mondo presentando attrazioni di grande richiamo. A lui Baricco ha intitolato la raccolta di articoli pubblicati sulla «Stampa»: Barnum. Cronache da l Grande Show, uscita presso Feltrinelli nel 1995.

2N ic o G a r r o n e , “ V i racconto N ovecento”, «la Repubblica», 13 ottobre 1994.

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L u i le g g e v a , e co n cura in fin ita , ca ta logava , s istem a v a , o r d in a v a ...O gn i g io rn o a g g iu n g ev a un p ic c o lo p ezzo a q u ella im m en sa m appa c h e stava d iseg n a n d o si n ella testa , im m en sa , la m appa d el m o n d o , d e l m o n d o in tero , da un cap o a ll’a ltro , città en orm i e a n g o li d i bar, lu n g h i f iu m i, p o zza n g h ere , aerei, le o n i, una m appa m e r a v ig lio sa . C i v ia g g ia v a sopra da d io , p o i, m entre le d ita g li sc iv o la v a n o su i tasti, a cca rezza n d o le cu rv e di un ra g tim e .3

Anche il mondo viene a sapere di Novecento e della sua particolarissi­ma musica, fatta di note inesistenti, che si compone armonicamente soltanto fra le sue dita, non esiste né prima né dopo. Si giunge così al duello fra lui e Jelly Roll Morton che lo vedrà trionfatore indiscusso.

Come finisce il monologo? Ascoltiamolo dalla voce stessa del pianista:

I d esid er i stavan o strappandom i l ’anim a. P o tev o v iv e r li, m a non ci so n r iu sc ito .A llo r a li h o in ca n ta ti.E a u n o a u no li h o lasc ia ti d ietro di m e. G eom etria . U n la v o ro p erfetto . T u tte le d on n e d e l m on d o le ho incantate su on an d o una notte intera per una d o n n a , u n a , la p e lle trasparente, le m ani sen za un g io ie llo , le g a m b e so ttili, o n d e g g ia v a la testa al su on o d e lla m ia m u sica , sen za un so rr iso , sen za p ieg a re lo sgu ard o , m ai, una notte intera, quando si a lzò non fu le i ch e u scì d a lla m ia v ita , fu ron o tutte le d on n e del m on d o . Il padre ch e non sarò m ai l ’h o in cantato guardando un b am b ino m orire, per g io rn i, sed u to accan to a lu i, sen za perd ere n iente di q u e llo sp ettaco lo trem en d o b e llis s im o , v o le v o e s s e r e l ’u ltim a c o sa ch e guardava al m on d o , quando se ne an d ò , gu ard an d o­m i n eg li o c c h i, non fu lu i ad andarsene m a tutti i f ig li ch e m ai h o a v u to . L a terra ch e era la m ia terra, da qu alch e parte nel m o n d o , l ’ho incantata sen ten d o cantare un u o m o ch e v en iv a dal nord, e tu lo a sco lta v i e v e d e v i, v e d e v i la v a lle , i m onti in torn o , il fiu m e ch e ad ag io sc e n d e v a , la n eve d ’in v ern o , i lupi la notte, quando q u e ll’u o m o fin ì di cantare fin ì la m ia terra, per sem p re , ovu n q u e essa sia . G li am ici ch e ho d esid era to li ho incantati su on an d o per te e con te q u ella sera , n e lla fa cc ia ch e a v e v i, n eg li o c c h i, io li h o v is t i, tutti, m iei am ici am ati, quando te ne se i an d ato , son o v en u ti v ia con te . H o detto add io a lla m erav ig lia quando ho v is to g li im m ani iceb er g d el m are d e l N ord cro llare vinti dal ca ld o , ho d etto ad d io ai m iraco li q u an do ho v is to rid ere g li uom in i che la guerra a v ev a fatto a p e z z i, ho d etto ad d io a lla rabbia quando ho v is to riem pire q uesta nave di d in a m ite , ho d etto ad d io a lla m u sica , a lla m ia m u sica , il g iorn o ch e so n o r iu sc ito a suonarla tutta in una so la nota di un istan te, e ho detto add io a lla g io ia , in can tan d ola , q uan do ti ho v is to entrare qu i. N o n è p azz ia , fra te llo . G eom etr ia . E un

3A . B a r ic c o , N ovecento. Un m onologo, Feltrinelli, M ilano, 1994, p. 33.

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lavoro di cesello. Ho disarmato l’infelicità. Ho sfilato via la mia vita dai miei desideri. Se tu potessi risalire il mio cammino, li troveresti uno dopo l’altro, incantati, immobili, fermati lì per sempre a segnare la rotta di questo viaggio strano che a nessuno mai ho raccontato se non a te [...]4

In tal modo il protagonista spiega la sua “geometria della vita”, un metodo per non rinunciare a vivere e per continuare a desiderare.

Muore davvero Novecento? Probabilmente no. Egli vive attraverso la sua musica canticchiata qui e là da uno dei tanti viaggiatori che il Virginian ha trasportato da un capo all’altro del mondo. Probabilmente ha superato il fatidico terzo gradino che divideva il transatlantico dalla terraferma, per poter vedere il mare da un altro punto di osservazione.

«A Montevideo e Baires, nel Massachusetts e nel Connecticut c’è chi giura di aver visto Novecento aggirarsi tra le case degli ex-emigranti come simbolo di una memoria eterna»5.

L’accoglienza critica della prima opera teatrale di Baricco — ricordiamo che ha fatto seguito anche una collaborazione con Luca Ronconi— è stata positiva. Oltre che definire Baricco come uno dei leader della “nuova narrativa” italiana, la critica ha anche tentato una collocazione del libro in questione in un panorama oltre frontiera. Secondo Fulvio Panzeri6, infatti, in Novecento, l’autore torinese riafferma l’impossibilità di raggiunge­re la terra con le immagini, operazione che lo avvicina a Whitman e alle sue poesie, al jazz e al blues di Baldwin, nonché all’Enzensberger de La fine del Titanio. Libero Farnè7 paragona Danny Boodman T.D. Lemon Novecento al Cosimo Piovasco di Rondò de II barone rampante di Italo Calvino, perché— come quello — ha deciso di vivere in un microcosmo limitato che gli consente di osservare il mondo con un certo distacco. Cosimo vive senza mai scendere dalle fronde degli alberi e scompare aggrappato a una mongolfiera; Novecento ha per casa l’oceano e salta in aria — volontariamente — con il suo transatlantico. Nello stesso articolo di «Linea d’ombra», Libero Farnè offre uno spunto di lettura anche della musica di Novecento, paragonandola a quella eseguita nel Cotton Club di Harlem sul finire degli anni Venti, sottolineando, tuttavia, che — «condizionato dalla sua paranoica scelta di autosegregazione» — Novecento «non ha vere radici e la sua musica non può essere espressione di una determinata cultura popolare», come il jazz.

Alla musica Baricco è molto vicino, dal momento che vi si è dedicato subito dopo aver terminato gli studi universitari, pubblicando un saggio sul

“ibidem, pp.58-60.5M a r c o F e r r a r i , M u sica per il Novecento, «L’Unità», 16 ottobre 1994.^Fu l v io P a n z e r i , Baricco riorganizzatore di emblemi letterari, «Letture», febbraio 1995.7L ib e r o F a r n è , Concerto jazz sul lita n ie , «Linea d ’ombra», maggio 1995.

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teatro musicale di Rossini: Il genio in fuga (1988) e uno sui rapporti tra musica colta e modernità: L ’anima di Hegel e le mucche del Wiscounsin(1993). Ha curato, inoltre, per Raitre il programma L ’amore è un dardo, omaggio a Verdi.8 La passione per la musica, del resto, si evidenzia anche nella struttura narrativa dei romanzi di Baricco: basti a questo punto menzionare la «tripartizione (con un andante iniziale, un tempo “tempestoso” centrale, e la chiusura brillante come un allegretto)»9 di Oceano mare.

Unanimità quasi totale c’è sullo stile definito originale, unico, del giovane autore. Esso si adatta plasticamente alle forme del narrato, raggiunge una forte suggestione formale «anche nelle sua stessa macrostruttura narrativa, sempre vicina all’identificazione con forme musicali».10 Secondo Enrico La Stella11, Baricco «conosce davvero musicalità, rigore e magia della parola»; per Oscar Iarussi12 «lo stile, il linguaggio, non disdegnano il gergo marittimo, ammantando la trasognata leggendaria storia di Novecento di una sapida verità». Libero Farnè, nella già citata recensione comparsa su «Linea d’ombra», scrive che l’autore «riesce con poche pennellate a tracciare un ritratto vivido e realistico del grande pianista, presuntuosamente autodefi­nitosi “l’inventore del jazz” [Jelly Roll Morton]».

Nell’intervista rilasciata al «Corriere del Ticino», Baricco ammette che il suo stile, la sua scrittura si lasciano facilmente suggestionare, oltre che dai meccanismi formali della musica, anche dai numerosi input derivanti, per esempio, dagli avvenimenti sportivi o dagli spot pubblicitari. Ricordiamo che, prima di pubblicare, si è dedicato a diverse attività, tra le quali quella di copywriter presso un’agenzia di pubblicità13.

Fra i suoi modelli letterari lo scrittore menziona: Céline, Salinger, Joseph Roth, affermando, tuttavia, il prevalere di modelli extraletterari come il cinema e lo sport:

[ . . . ] P er m e il m ondo sportivo è im portante riferim ento narrativo: p erché v i si con serva ancora lo sp irito d e ll’ep ica , in ogn i gara ci sono tutti g li ingred ienti di un racconto.

^ in a K l a n d e s , Baricco: «Italia ritrova la fantasia», «Il M essaggero», 15 marzo 1995.9A n n a l i s a G im m i, Raccontare per capire, «Corriere del Ticino», 16 marzo 1995.10idem." E n r ic o L a St e l l a , La .nave di Baricco imbarca un clandestino, «Il Giornale del

lunedì», 5 dicembre 1994.12O s c a r I a r u s s i , A suon di musica sul mare del secolo, «La Gazzetta del M ezzogiorno»,

22 gennaio 1995.,3Dal bollettino informativo dell'U fficio Stampa di Feltrinelli Editore, Milano.

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A Holden, il giovane protagonista del romanzo di Salinger14, Baricco ha intestato la scuola per scrittori aperta a Torino, nel 1994, dove offre un master di Ire anni per insegnare tecnica della narrazione, più una serie di corsi trimestrali, tra poliziesco e fotografia, sceneggiatura cinematografica e fumetto, per menzionarne alcuni. Ad aiutarlo nell’impresa sono: Sandro Veronesi che si occupa di racconto e romanzo, Dario Voltolini di ritmi, gerghi e linguaggi, Enrico Deaglio di cronaca, Gabriele Vacis di regia15. Fra i consigli che lo scrittore torinese dà a tutti coloro i quali vogliano dedicarsi alla scrittura c’è quello di non isolarsi, di lasciarsi andare ad ogni forma di comunicazione “psico-fisica” con il mondo circostante, inesauribile fonte di ispirazione.

La televisione ha un ruolo importante in questo, soprattutto quando, tramite le sue immagini, invoglia a uscire, a prendere contatti diretti con le realtà apparse sullo schermo16. Grande successo ha ottenuto il suo programma di letteratura su Raitre: Pickwick, omaggio a Dickens, durante il quale Baricco è andato proponendo di volta in volta la lettura di un libro, parlandone in modo semplice e confidenziale e instaurando una sorta di dialogo con il telespettatore.

Possiamo concordare o meno sulla valutazione critica che la stampa ha dato di Novecento, ma una cosa è certa: leggere gli scritti di Baricco è oltremodo gradevole sia per quell’italiano non forbito, ma pulito e vario, tendente alla comunicazione immediata, che egli adopera sapientemente sia negli articoli sia nei romanzi, sia per quella carica di fantasia che questi ultimi sprigionano.

Se fra i mali che affliggono l’Italia ci sono, secondo Baricco, la mancanza di fantasia17 e l’assopimento del desiderio18, un modo per combatterli è sicuramente quello offerto dallo scrittore torinese: osservare la vita a 360°, aprirsi a ogni contatto — diretto e indiretto — con il mondo dell’esperibile, atteggiamento che lui incarna in pieno nella sua multimedia­lità:

[ . . . ] “ narrare” è uno dei pochi sistem i che noi abbiam o di p o ssed ere le c o se . C ’è un grande scarto tra il fare un’esperien za e il p o ssed ere l ’esp erien za stessa; e il passagg io è p ossib ile grazie a una serie di sistem i che ognun o di noi si crea: uno è sen za dubbio la narrazione.

14J.D . S a l in g e r , Il giovane Holden, Eianudi, Torino, 1961.15M a r c o N e i r o t t i , «Ucciderò la solitudine nemica dello scrittore», «Stampa», 9

settembre 199416M a r i a S e r e n a P a l i e r i , S e to m a il d e s id e rio , « L ’U nità» , 1 a p rile 1995.17T in a K l a n d e s , ibidem.18M a r i a S e r e n a P a l i e r i , ibidem.

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Raccontare una cosa che è successa significa trasformarla in mito, e farla propria. Thomas, per esempio, (in Oceano mare) racconta la sua storia per capirla, e capire è un’altra forma di possesso.19

BIBLIOGRAFIA DI ALESSANDRO BARICCO:

° Il genio in fuga. Sul teatro musicale di Rossini, Il Melangolo, 1988.° Castelli di rabbia, Rizzoli, Milano, 1991.° L ’anima di Hegel e le mucche del Wiscounsin, Garzanti, Milano, 1993.® Oceano mare, Rizzoli, Milano, 1993.® Novecento. Un monologo, Feltrinelli, Milano, 1994.• Barman. Cronache dal Grande Show, Feltrinelli, Milano, 1995.° Seta, Rizzoli, Milano, 1996.

RECENSIONI CONSULTATE: In generale sull’opera di Alessandro Baricco:

° Marco Neirotti, Ucciderò la solitudine nemica dello scrittore, «Stampa», 9 settembre 1994.

® Tina Klandes, Baricco: «Italia, ritrova la fantasia»,«Il Messaggero», 15 marzo 1995.

® Annalisa Gimmi, Raccontare per capire, «Corriere del Ticino», 16 marzo 1995.

• Maria Sereni Palieri, Se toma il desiderio, «L’Unità», 1 aprile 1995.° Renato Barilli, Baricco e Benni, «l’immaginazione», n°116, dicembre 1995.• Francesco La Gala, Le opinioni in un circo, «Il Giornale di Napoli», 10

giugno, 1995.

Su Novecento:

° Nico Garrone, “Vi racconto Novecento”, «la Repubblica», 13 ottobre 1994.• Alessandro Baricco, Musica per il Novecento, «L’Unità», 16 ottobre 1994.° Marco Ferrari, Un fantasma, «L’Unità», 16 ottobre 1994.® Franco Manzoni, Mare, jazz e fantasia, «Corriere della Sera», 26 novembre

1994.® Antonella Visconti, Il mio teatro, crociera senza fine, «La Prealpina», 27

novembre 1994.° Sauro Borelli, Novecento, inafferrabile antieroe dei favolosi anni ruggenti,

«Informazione», 1 dicembre 1994.

19A n n a l is a G im m i , ib id em .

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° Enrico La Stella, La nave di Baricco imbarca un clandestino, «Il Giornale del lunedì», 5 dicembre 1994.

° Finetta Guerrera, Caro Baricco sei arrivato tardi col tuo nipotino dell’uomo in frac, «La Sicilia», 22 dicembre 1994.

° Oscar Iarussi, A suon di musica sul mare del secolo, «La Gazzetta del Mezzogiorno», 22 gennaio 1995.

° Fulvio Panzeri, Baricco riorganizzatore di emblemi letterari, «Letture», febbraio 1995.

® Libero Farnè, Concerto jazz sul Titanic, «Linea d’ombra», maggio 1995.° Ferruccio Parazzoli, Gran carosello, tra Bach e Jovanotti, «Famiglia

cristiana», 28 giugno 1995

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