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Decennale della Convenzione europea del paesaggio a cura di Emanuela Morelli, p. 41 Ancora lontani dalla Convenzione europea Attilia Peano, p. 43 Paesaggio e convenzione europea Lionella Scazzosi, p. 46 Buon compleanno convenzione Cinzia Gandolfi, p. 48 Piano e paesaggio Silvia Viviani, p. 50 Rassegna L’esperienza emiliana per la sicurezza urbana Giovanni Virgilio, p. 53 Programma Jessica: moltiplicatore dello sviluppo urbano Mariarosaria Rosa, p. 55 Santiago di Compostela: riqualificazione urbana e ambientale Francesca Lotta, p. 57 La pianificazione in Provincia di Varese a cura di Elena Campo, p. 59 Alla ricerca di prospettive virtuose Patrizia Buzzi, Luca Imberti, p. 59 Elasticità, il rapporto tra Ptcp e Pgt, p. 61 Compensazioni e premialità per il Pgt di Arcisate, p. 61 Valutazione ambientale e scelta di Piano Intervista a Roberto Pozzi, p. 62 Identità per il Pgt di Malmesso, p. 63 Opportunità per il Pgt di Sesto Calende, p. 64 Scelte sostenibili e valorizzazoi delle aree perilacuali Intervista a Daria Mercandelli e Claudio Scilleri, p. 65 Fruibilità e accessibilità Intervista a Claudio Scilleri, p. 66 Aperture Ancora Piano Casa Francesco Sbetti, p. 3 Agenda Federalismo, ascoltiamo i Sindaci Luciano Cariddi, p. 4 Città e spazio pubblico a cura di Mario Spada, p. 7 Costruire la sfera pubblica Enrico Cicalò, p. 9 Il progetto metamorfosi a Torino Mauro Giudice, Giacomo Leonardi, p. 11 Lo spazio pubblico nel waterfront della Spezia Daniele Virgilio, Andrea Vergano, p. 13 Gli spazi pubblici nei Comuni minori dell’Emilia-Romagna Luciano Vecchi, p. 16 Agrigento: ipotesi di riqualificazione Teresa Cilona, Giuseppe Riccobene, p. 18 I piani di quartiere a Roma Paolo Colarossi, p. 20 Il futuro capolinea della linea tranviaria 8 a Roma Federico Blasevich, p. 22 Roma. Raccontare Villa de Sanctis Carlotta Fioretti, Marcella Iannuzzi, p. 24 Costruire sul costruito a cura di Paolo Ortelli, p. 27 Masterplan di Bolzano Francesco Sbetti, p. 28 Genova. L’esperienza del nuovo Piano Urbanistico Comunale Anna Iole Corsi, p. 31 Torino. Infrastrutture e riqualificazione urbana Angelica Ciocchetti, p. 33 La porta sud di Roma Errico Stravato, p. 35 Riqualificare sulla terraferma di Venezia Sandro Mattiuzzi, p. 37 una finestra su: Johannesburg a cura di Marco Cremaschi, p. 67 Gli stadi di sviluppo di Johannesburg Alice Siragusa, p. 67 La ciità nel pallone Alice Siragusa, p. 69 Opinioni e confronti Sgravi fiscali due punto zero e altro Anonimo Ministeriale, p. 72 Urbanistica e pianificazione fra crisi e innovazione Romano Fistola, p. 74 Energie a cura di Stefano Pareglio, p. 76 L’Inu XXVII Congresso, p. 77 Assurb a cura di Giuseppe De Luca, p. 81 Libri ed altro a cura di Ruben Baiocco, p. 84 Indice Indice

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Decennale della Convenzioneeuropea del paesaggioa cura di Emanuela Morelli, p. 41

Ancora lontani dalla Convenzione europeaAttilia Peano, p. 43

Paesaggio e convenzione europeaLionella Scazzosi, p. 46

Buon compleanno convenzioneCinzia Gandolfi, p. 48

Piano e paesaggioSilvia Viviani, p. 50

RassegnaL’esperienza emiliana per la sicurezzaurbanaGiovanni Virgilio, p. 53

Programma Jessica: moltiplicatore dellosviluppo urbanoMariarosaria Rosa, p. 55

Santiago di Compostela: riqualificazioneurbana e ambientaleFrancesca Lotta, p. 57

La pianificazione in Provinciadi Varesea cura di Elena Campo, p. 59

Alla ricerca di prospettive virtuosePatrizia Buzzi, Luca Imberti, p. 59

Elasticità, il rapporto tra Ptcp e Pgt, p. 61

Compensazioni e premialità per il Pgt diArcisate, p. 61

Valutazione ambientale e scelta di PianoIntervista a Roberto Pozzi, p. 62

Identità per il Pgt di Malmesso, p. 63

Opportunità per il Pgt di Sesto Calende, p. 64

Scelte sostenibili e valorizzazoi delle areeperilacualiIntervista a Daria Mercandelli e ClaudioScilleri, p. 65

Fruibilità e accessibilitàIntervista a Claudio Scilleri, p. 66

ApertureAncora Piano CasaFrancesco Sbetti, p. 3

AgendaFederalismo, ascoltiamo i SindaciLuciano Cariddi, p. 4

Città e spazio pubblicoa cura di Mario Spada, p. 7

Costruire la sfera pubblicaEnrico Cicalò, p. 9

Il progetto metamorfosi a TorinoMauro Giudice, Giacomo Leonardi, p. 11

Lo spazio pubblico nel waterfront della SpeziaDaniele Virgilio, Andrea Vergano, p. 13

Gli spazi pubblici nei Comuni minoridell’Emilia-RomagnaLuciano Vecchi, p. 16

Agrigento: ipotesi di riqualificazione Teresa Cilona, Giuseppe Riccobene, p. 18

I piani di quartiere a RomaPaolo Colarossi, p. 20

Il futuro capolinea della linea tranviaria 8 a RomaFederico Blasevich, p. 22

Roma. Raccontare Villa de Sanctis Carlotta Fioretti, Marcella Iannuzzi, p. 24

Costruire sul costruitoa cura di Paolo Ortelli, p. 27

Masterplan di BolzanoFrancesco Sbetti, p. 28

Genova. L’esperienza del nuovo PianoUrbanistico ComunaleAnna Iole Corsi, p. 31

Torino. Infrastrutture e riqualificazione urbanaAngelica Ciocchetti, p. 33

La porta sud di RomaErrico Stravato, p. 35

Riqualificare sulla terraferma di VeneziaSandro Mattiuzzi, p. 37

una finestra su:Johannesburga cura di Marco Cremaschi, p. 67

Gli stadi di sviluppo di JohannesburgAlice Siragusa, p. 67

La ciità nel palloneAlice Siragusa, p. 69

Opinioni e confrontiSgravi fiscali due punto zero e altroAnonimo Ministeriale, p. 72

Urbanistica e pianificazione fra crisi einnovazione Romano Fistola, p. 74

Energiea cura di Stefano Pareglio, p. 76

L’InuXXVII Congresso, p. 77

Assurba cura di Giuseppe De Luca, p. 81

Libri ed altro a cura di Ruben Baiocco, p. 84

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che serve ancora una volta a riportare tutta la questionedell’abitare che coinvolge le nostra città e i nostri territori, allasola dimensione della casa, senza peraltro sostenere la crescntequota di soggetti che non riescono ad accedere alla casa conrisorse proprie. I servizi insufficienti, la mobilità sempre piùlimitata al trasporto privato su gomma, gli spazi del lavoro, daicapannoni alle concentrazioni di uffici in zone produttivesenza spazi verdi, i centri commerciali e gli spazi del loisirsono sempre più estranei e marginali ad una logica che alcunianni fa avremmo chiamato della qualità e tendono invece adassumere, quasi in un nuovo design urbano dallamonofunzionalità sempre più spinta, la sola dimensioneimmobiliare. E quando poi non ci sono più risorse, i privatisono in “crisi” o in “attesa” si ripropone l’intervento sulla casaattraverso condoni e piccole premialità.Un paese che non ama le sue città potrebbe essere il titolo delfilm sulla politica urbanistica degli anni 2000. Una politica chepremia la dispersione insediativa (l’ultima modifica della leggeurbanistica del Veneto consente interventi in zona agricola aprescindere dal fatto che il proprietario sia o menoimprenditore agricolo ), che non investe e spesso contrasta iltrasporto pubblico (si vedano le difficoltà e le lentezze nellacostruzione di metropolitane e tram oltre al degrado el’inefficienza del trasporto ferroviario locale) e che haletteralmente abdicato a qualsiasi investimento sullacostruzione di spazi verdi, parchi urbani e servizi collettiviquali biblioteche, mediateche, spazi di incontro cherappresentano invece le nuove polarità di molte città francesi etedesche. Sul tema energetico, come auspicato nella nuovarubrica di UI che prende avvio con questo numero, accrescerel’efficienza energetica territoriale significa innescare la piùpotente tra le leve oggi disponibili per innovare l’assetto dellecittà e dei territori e per mobilitare risorse finanziarie in largamisura private, generando al contempo rilevanti co-beneficiambientali e sociali in favore delle comunità interessate. Piano Casa contrapposto a Piano Urbanistico non significa ilpiano del fare contrapposto ai piani di carta, sono due strategiedi cui la seconda non solo costituisce una prospettiva per ilfuturo , ma rappresenta un preciso ambito di investimentocapace di attrarre risorse private e di valorizzare il capitaleprivato e sociale investito nelle nostre città.

Il Piano Casa del Governo è sostanzialmente fallito, i 59miliardi d’investimento ipotizzati dall’ANCE non si vedono eanche i dati migliori riferiti a Veneto (12.000 domande) e allaSardegna (5.000), per non citare i soli 232 interventi dellaLombardia, dimostrano l’inutilità e l’inefficacia di unostrumento che, nato per “sostenere e rilanciare il settoreedilizio”, aveva anche l’ambizione di rispondere alla domandadelle famiglie e risolvere il problema casa attraverso aumentivolumetrici. Ma il Piano Casa è fallito anche perché non hasaputo, e non poteva, dare risposta alle principali esigenze cheesprimono le famiglie italiane e lo stesso settore edilizio; comeosservato anche dall’Indagine Conoscitiva del mercatoimmobiliare realizzata dall’ottava Commissione della Cameradei Deputati, Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici, le prioritàsono la carenza di abitazioni in affitto a prezzi sostenibili, icosti dei mutui, la crisi delle vendite e degli investimenti e lanecessità di sviluppare interventi di ristrutturazione energetica.Molti, e Urbanistica Informazioni tra questi (vedi n.229/2010),avevano indicato i limiti prima ancora dei pericoli, di questostrumento; limiti di inapplicabilità per le caratteristiche, ladistribuzione e non ultima la qualità architettonica epaesaggistica del patrimonio edilizio. A queste osservazionierano contrapposte le stime: delle case in proprietà, delletipologie edilizie e soprattutto della speranza che le famiglie(non si sa come praticamente) investissero i loro risparmi (nonmolti peraltro) in “una stanza in più”. Il Piano Casa, è finito inun flop, ma non è finita la cultura che indirizza l’azionepolitica nella distribuzione delle risorse nei confronti di azioniideologiche e di bandiera piuttosto che investire nelle città e inquei settori: l’edilizia residenziale sociale, l’energia e lamobilità, che possono dimostrarsi in tempi non certo lunghi,anche se non immediati, capaci di generare risparmi e liberarerisorse. Il Piano Casa viene ri-presentato e con una logica tuttacentralista (cercando di liberarsi cioè dalla legislazioneregionale e dalla attuazione comunale) si propone di superarele norme poste dalle regioni indirizzate a limitarne l’uso neicentri storici e nelle zone di pregio ambientale, favorendoinvece una stretta relazione tra incentivi volumetrici erisparmio energetico. Una logica perversa che non solo nontiene conto che la materia è di competenza regionale e chenon fa un bilancio del fallimento dell’esperienza recente, ma

ApertureAperture

Ancora Piano CasaFrancesco Sbetti

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essere in grado di garantire un badget adeguato per le cassecomunali.E’ stata soppressa l’Ici sulla prima casa ed ora si vorrebbeintrodurre l’imposta municipale unica, ma non vienestabilito che i comuni possano determinare autonomamentee preventivamente la relativa aliquota, in modo da poterprogrammare in tempo i propri bilanci.L’introduzione della tassa di soggiorno è stata prevista soloper i comuni capoluogo di provincia.Un impianto normativo che nasce senza concertazione eviene calato dall’alto, in modo indifferenziato, senza tenerminimamente conto della diversa realtà e delle peculiaritàdei campanili italiani.I Comuni rappresentano da sempre il riferimentoistituzionale più immediato per i cittadini, e, con l’attualesistema, fanno molta fatica a dare risposte adeguate alleistanze che, ancor più numerose in un periodo di crisi comequesto che stiamo vivendo, provengono dalle Comunità.Da qui, la necessità, da un lato di rivedere urgentementealcune norme che regolano i bilanci degli Enti, e dall’altrodi affinare buone pratiche gestionali, basate suprogrammazioni avvedute.Innanzitutto sarebbe più semplice e immediato renderelibera la possibilità di far applicare a tutti i Comunil’addizionale comunale Irpef, e di far determinareliberamente le aliquote dei diversi tributi locali attualmentevigenti. Ciascuna amministrazione potrebbe, così, prevederela propria tassazione, calibrando il giusto mix di imposterispetto alla propria realtà territoriale.Ma occorrerebbe modificare anche le proposte avanzate dalMinistro alla Semplificazione sul federalismo comunale.Meglio sarebbe, invece di una partecipazione all’IRPEF,prevedere che una quota parte dell’Iva vada ai Comuni. Intal modo si ha la possibilità di legare l’introito ai luoghi dieffettiva realizzazione delle transazioni commerciali, mentrel’Irpef resterebbe legata al Comune di residenza dei titolaridel reddito.Sarebbe auspicabile, in luogo della reintroduzione dellatassa di soggiorno, che può essere prevista, ma per tutti iComuni, la facoltà di applicare un canone di soggiorno. Ilpagamento di una somma per la permanenza in un luogodeve avvenire in modo vincolato per il Comune che laincassa, cioè, l’introito dovrà avere una destinazionevincolata al miglioramento o all’implementazione dei serviziresi ai turisti.Solo così, si avrebbe una maggiore percezione che il canonepagato contribuisce a migliorare i luoghi della vacanza equindi la qualità di vita che si può godere in un Comune.Ma la vera scommessa resta la capacità della politica diacquisire una mentalità che sappia tradurre alcuni deiprincipi imprenditoriali nella gestione della pubblicaamministrazione. Occorre essere in grado di stabilire lapriorità da dare alle diverse questioni e saper valorizzare almeglio le potenzialità.Ciò vale maggiormente per quei Comuni a vocazioneturistica in cui varie sono le opportunità di introito, maforte è la richiesta in termini di servizi che è necessariopredisporre per governare la presenza dei flussi turistici.

Da alcuni anni è in atto, nella pubblica amministrazione, unlento processo di trasferimento di funzioni, dal centro versola periferia, che, nelle intenzioni annunciate, dovrebbecomportare una maggiore autonomia gestionale per gli Entilocali.Sono molte le deleghe effettuate nei confronti dei Comuni,accrescendo la quantità di servizi che questi sono chiamatiad erogare direttamente ai cittadini.Dal pari, però, non è corrisposto un proporzionaletrasferimento di risorse, anzi, molti provvedimenti normatividi questi ultimi anni hanno comportato tagli sui contributierariali e limitazioni nelle voci di spesa dei bilancicomunali, creando così seri problemi per gli equilibri dibilancio agli Enti.Gli obblighi previsti dal patto di stabilità da un lato e i tettimassimi posti sull’indebitamento per gli investimenti e sualcune voci della spesa corrente diventano sempre piùinsostenibili. Se a ciò si aggiunge la politica di riduzionedella spesa per il personale, che limita drasticamente ladisponibilità degli Enti locali anche in termini di risorseumane, allora la situazione rischia di degenerare.La conseguenza di ciò sarà l’impossibilità, per i Comuni, dierogare tutti quei nuovi servizi cui sono chiamati, ma anchequelli basilari che da sempre sono stati garantiti ai cittadini,ed in particolar modo alle fasce sociali più deboli.Certamente viviamo tempi difficili, e i mutamentiintervenuti nel contesto internazionale obbligano tutti,privati cittadini e pubblica amministrazione, a fare lapropria parte, cercando di raggiungere una maggioreefficienza nelle proprie gestioni e di eliminare gli sprechi.Ma non si può chiedere ai Comuni di fare miracoli. E’inevitabile che queste politiche finiscano per inciderenegativamente sulla quantità e sulla qualità dei servizi resi.Né sembrano rassicuranti le notizie di stampa che giungonoin questi giorni sul decreto che il Governo sta mettendo apunto per avviare il federalismo comunale.Si parla di una partecipazione agli introiti Irpef,prevedendo, però, una quota troppo bassa (2%) perchè possa

AgendaAgenda

Federalismo,ascoltiamo i SindaciLuciano Cariddi*

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Urbanistica INFORMAZIONI

Un’ultima questione che è opportuno trattare è l’uso deifondi comunitari. Opportunità, questa, indispensabile perrealizzare quelle opere pubbliche necessarie per i Comuni,sempre più limitati nella capacità di indebitamento presso laCassa Depositi e Prestiti.E’ intollerabile, oggi più che in passato, veder sprecarerisorse finanziare, che spesso ritornano alla ComunitàEuropea, e che dovrebbero essere impiegate produttivamentesui nostri territori.

Bisogna, quali amministratori della cosa pubblica, avere unachiara visione di sviluppo delle proprie Città che, una voltacondivisa, venga tradotta in progettualità cantierizzabile intempi accettabili.Solo così si potrà sperare di vedere impegnati tali fondi inmodo efficace, affinché possano restituire un concretoritorno per la collettività.

*Sindaco di Otranto.

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Fausto Curti

Il 14 novembre Fausto Curti ci ha lasciati. Non penso sia possibile restituire in poche righe le qualità che hannofatto di Fausto una persona così speciale. Provo a ricordare quelle che ho sempre ammirato e che, credo, abbia-no conquistato molte delle persone che, nell’INU e nell’Università, lo hanno conosciuto, ne hanno apprezzato ledoti umane e professionali e gli hanno voluto bene.Il rigore intellettuale. Che lo portava a rifiutare ogni retorica, anteponendo al protagonismo culturale, la rifles-sione e la forza delle argomentazioni e della competenza disciplinare.La capacità di sorprendere, di muoversi su percorsi di ricerca non usuali, unendo una rara raffinatezza cultura-le ad un pragmatico riformismo; che aveva ben presente l’esigenza di migliorare l’efficacia del fare urbanistica.Un obiettivo verso cui ha indirizzato gran parte del suo impegno nell’Istituto. La passione per l’insegnamento,sia nella scuola di dottorato, che ha contribuito a far crescere con competenza e dedizione, valorizzandone ladimensione internazionale; sia nella didattica ordinaria. Sempre disponibile alla discussione e all’approfondi-mento con gli studenti oltre gli orari di lezione. In contrasto con una figura apparentemente severa, che sulleprime incuteva qualche timore nei suoi giovani interlocutori, ma che ben presto si trasformava in un sentimen-to di stima e ammirazione, alimentato dal suo carisma dignitoso, che stava nella competenza e nel trasporto concui insegnava. La curiosità continua verso temi di ricerca nuovi, anche non direttamente allacciati ai suoi campidi studio più abituali. L’esperienza del laboratorio di Simulazione Urbana ne è un segno concreto. Fausto ha cre-duto che i temi della valutazione fisica, morfologica e ambientale dei progetti avessero un ruolo rilevante neiprocessi di negoziazione nel garantire la sostenibilità delle trasformazioni urbane, in particolare per la vivibili-tà degli spazi aperti; che contassero nelle logiche negoziali tanto quanto la valutazione economica finanziariacui si era a lungo dedicato. Così, sull’esempio dell’esperienza di Berkeley, che aveva vissuto direttamente, ha por-tato Peter Bosselmann al Politecnico di Milano e con lui, insieme ad un gruppo di “giovani” ricercatori, ha gui-dato passo per passo la crescita di un Laboratorio dove questi temi potessero essere sperimentati e insegnati. Unprogetto cui ha dedicato un’energia incrollabile, che lo obbligava a tenere insieme i compiti organizzativi (chenon amava), la gestione delle attività di formazione, l’impostazione di temi e delle attività di ricerca.Questo e molto altro è stato Fausto. Un maestro vero. Non solo per la competenza con cui ha saputo insegnaree fare ricerca, ma soprattutto per la coerenza e l’etica del suo fare, come uomo e professore. Senza presunzionee in fondo senza prendersi troppo sul serio; capace di un’ironia fine, sempre nel rispetto delle opinioni diverse.L’Inu ha deciso di dedicare alla sua memoria il premio annuale di UrbanPromo per le migliori tesi di laurea e didottorato in Pianificazione territoriale. E questo mi sembra il modo migliore non solo per tenere vivo il suo ricor-do, ma per testimoniare ai giovani la passione e la capacità di innovazione che Fausto ha messo nella ricerca enell’insegnamento dell’urbanistica.

Andrea Arcidiacono

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con l’effetto della ghettizzazionesociale e dall’altro grandi centricommerciali che accentuano ladispersione urbana e causano unamobilità privata insostenibile sotto ilprofilo ambientale nonché sociale.Malgrado o forse a causa delledifficoltà che incontra, il tema dellospazio pubblico è da temponell’agenda di diversi protagonistidella cultura e della politica urbana: invarie sedi universitarie il tema èoggetto di studio, i decisori politicicontinuano ad affidare agli interventisullo spazio pubblico la visibilità dellaloro azione, i cittadini organizzatisono protagonisti più che in passato diconflitti riferiti alla qualità della cittàpubblica. La Biennale dello spazio pubblico ilcui evento conclusivo si svolgerà aRoma dal 12 al 14 maggio 2011 aspiraa rappresentare un appuntamentoperiodico, proiettato nel tempo, chepresti un’attenzione costante al tema,anche con la costituzione di unosservatorio permanente, per valutareprogetti e realizzazioni, per analizzarele nuove domande che emergono dauna società in rapida trasformazione,per ridefinire i termini dei diritti dicittadinanza rivendicati da coloro chesi sentono in bilico tra inclusione edesclusione: le donne che subiscono piùdi altri l’insicurezza degli spazipubblici; i bambini che vedono ridottio del tutto annullati gli spazi diesplorazione della città e negati i ritid’iniziazione; gli anziani, sempre piùnumerosi, in cerca di spazi pubblici neiquali trasferire parte delle attivitàsvolte in privato (svago, conoscenza,mutua assistenza); i migranti per i

Città e spazio pubblicoMario Spada*

Il concetto di spazio pubblico ètalmente esteso ed ha tantedeclinazioni di tipo filosofico, politico,economico, che risulta difficile isolarnegli aspetti più attinenti alle disciplineurbanistiche ed architettoniche. Lasalvaguardia e la valorizzazione dispazi pubblici, intesi come benicomuni, implicano attenzione ai dirittidelle persone, all’eguaglianza e allepari opportunità, all’etica e al sensomorale di una società, alla libertàpersonale, alla politica eall’informazione, alla permanenza neltempo dei beni a tutela delle futuregenerazioni. La città storicamenteinsegna che la vita pubblica ha unpotere tonificante sull’intelligenzacollettiva, sulle relazioni sociali e gliscambi economici ma fenomeni divaria natura stanno da temporendendo marginale la cultura dellospazio pubblico, con la conseguenza disvilire anche alcuni principi basilaridell’urbanistica che registra unagraduale mortificazione della suastessa ragion d’essere. La crisi dello spazio pubblico urbano èaggravata dalla scarsità di risorse delleAmministrazioni locali indotte aricorrere agli oneri di urbanizzazionecome principale risorsa anche per lespese ordinarie con la conseguenza diuna privatizzazione crescente delterritorio accompagnata da uninsostenibile consumo di suolo. Glieffetti sono di tutta evidenza: ladispersione urbana riduce o annulla glispazi di relazione, interventiarchitettonici isolati dal contestoaccentuano la frantumazione deitessuti esistenti, la monofunzionalitàproduce da un lato quartieri dormitorio

Il 12, 13 e 14 maggio si svolge aRoma la prima Biennale dello spaziopubblico.Lo spazio pubblico è stato a lungolontano dalle riflessioni degliurbanisti e quando, negli anni ’80, èdivenuto elemento strutturante dialcuni piani, è riemerso in terminiformali, di “disegno”. Lo spaziopubblico sembra oggi espunto dallacittà dispersa dellametropolizzazione, ma permane innuove forme il bisogno di luoghidensi e frequentati. Riemerge neiluoghi di aggregazione dei nuovicittadini immigrati; è ricreato neigrandi centri del consumo edell’intermodalità, con caratteristichestrettamente commerciali ofunzionali; fa da battistrada nellariconquista del rapporto con il marenelle città portuali; si modificaprofondamente nei centri storicidelle città d’arte. Rappresentanell’immaginario collettivo ildesiderio di riconquista dello spaziodella prossimità e degli spostamentibrevi ma di fatto è meta delnomadismo urbano. Si colloca tral’esigenza sociale di valorizzareservizi ed identità locali e l’offertadella metropolizzazione di nuove emutevoli immagini urbane.

Città e spazio pubblico

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Urbanistica INFORMAZIONI

un’occasione di confronto su svariatitemi che riguardano progettazione egoverno del territorio, rapportopubblico/privato e reperimento dirisorse finanziarie, comportamentisociali e diritti di cittadinanza, ruolodelle Università e cultura urbanistica,partecipazione dei cittadini edemocrazia, arte pubblica ecomunicazione. Sul sito www.biennalespaziopubblico.itè possibile seguire gli aggiornamentidel programma e le iniziative in corso.

* Direttivo Inu Lazio e coordinamento BiennaleSpazio pubblico

all’interno della rigenerazione delwaterfront conseguente all’apertura deirecinti portuali.L’intervento di Colarossi illustra unprogramma sperimentale elaborato peril Comune di Roma finalizzato allaredazione di “piani di quartiere” checompletino in termini operativi“l’Atlante delle periferie” già redattonel 2002. Un approccio empirico, cheparte dal vissuto quotidiano eprefigura operazioni di micro-riqualificazione, per dotare di spazipubblici e servizi i quartieri perifericiche ne sono privi.I contributi di ricercatori e dottorandidi Sassari, Agrigento e Roma mettonoin luce aspetti di varia natura. Cicalòinduce a riflettere sulle proposizioniconcettuali di pubblico e privato la cuisoglia di separazione è estremamentemobile, non può essere ancorata acriteri in parte superati, ma nellostesso tempo auspica una rinascita delvalore attribuibile a ciò che è pubblicoa partire proprio dalla valorizzazionedello spazio pubblico urbano. Cilona e Riccobene raccontanol’esperienza di un concorso lanciatonel 2009 dall’Assessorato al verde delComune di Agrigento in collaborazionecon l’Università di Palermo, rivoltoagli studenti con lo scopo di fornireall’Amministrazione Comunale uncatalogo di progetti di riqualificazionedi quattro aree degradate adiacenti alcentro storico. L’esperienza è indicativadelle potenzialità insite nei corsi dilaurea che si impegnano a svolgere unruolo attivo nel sostegno delleAmministrazioni carenti diprogettualità.Iannuzzi e Fioretti ci invitano aguardare con occhio attento a comealcuni spazi pubblici si trasformanoconcretamente per iniziativa deicityusers: è il caso del parco di villaDe Santis a Roma, nel quale differenticomunità etniche si appropriano diparti dello stesso spazio pubblico perintegrarsi con altre etnie o, viceversa,per accentuare l’identità della propriacomunità etnica. Un’analisi che aprescenari di multiculturalità in granparte imprevedibili, in quanto legati astili di vita e culture molto differentitra loro.La Biennale si presenta quindi come

quali mancano spazi fisici diintegrazione e sono spinti arinchiudersi in enclave etniche. Portarein prima linea il tema dello spaziopubblico è anche occasione perriconquistare la dimensione socialedella pianificazione, che si è offuscataagli occhi dell’opinione pubblica, in unconfronto aperto a decisori politici,cittadini, esperti di varie disciplinericonducibili alla vita urbana.La Biennale è organizzata inpartnership con Anci, Facoltà diarchitettura di RomaTre, Ordine degliarchitetti Casa dell’architettura diRoma, Il giornale dell’Architettura, UI econ il patrocinio del Ministero dei BeniCulturali e del Ministero dell’Ambiente,ed è strutturata in due aree tematiche:1.Progettare, realizzare, governare lospazio pubblico; 2. Voci e protagonistidello spazio pubblico. Aree tematicheche sono oggetto di analisi e confrontoteorico ma anche di iniziativeconcrete: sono state promosse diversecalls rivolte al mondo universitario, unconcorso di fotografia riservato aglistudenti, due concorsi di progettazionee realizzazione di spazi pubblici, ilprimo rivolto ai progettisti ed ilsecondo alle amministrazioni locali. I primi contributi che sono pubblicatiin queste pagine si inseriscono nellastruttura tematica della Biennale. Gliinterventi di Torino, Roma e La Speziasi inseriscono nelle categorie dellaprogettazione e della realizzazione. Nelprimo, riferito al progetto urbano“Metamorfosi”, Giudice e Leonardiillustrano il ruolo centrale dello spaziopubblico e del trasporto pubblico nellaprogettazione di un rilevanteintervento di trasformazione urbanadella zona Nord della città. Nelsecondo Blasevich argomenta su untema delicato come quello del nodo discambio tra mezzi di trasportopubblico in un’area strategica dellacittà storica che segna in modosignificativo uno spazio pubblico dialto valore simbolico per la città diRoma, collocato di fronte alCampidoglio e di fianco all’Altare dellaPatria. Nel terzo infine Virgilio eVergano affrontano, in una sequenzadi differenti approcci progettuali, ilruolo dello spazio pubblico nelrecupero del rapporto tra città e mare,

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chi possa essere il pubblico e su cosadebba essere pubblico.

Costruire la sfera pubblica attraversola sua componente spaziale puòsembrare un’ambizione anacronistica enostalgica. È opinione diffusa, infatti,che la sfera pubblica si edifichi oggiprevalentemente attorno ai media dellacomunicazione e che il ruolo dellospazio pubblico fisico venga in questosenso fortemente ridimensionato. Nonpotrebbe essere altrimenti in uncontesto insediativo in cui si fa fortela sfiducia per uno spazio pubblicofisico percepito insicuro, degradato,svuotato. Lo sfrangiamento della cittàcompatta, l’introversione delletipologie abitative, la polarizzazionedelle funzioni urbane, la sparizionedella vita pubblica dagli spazi urbanirestituiscono l’immagine di uno spaziopubblico desertificato, inaridito daltrasferimento della sua funzionestoricamente sedimentata di spazio diconoscenza della realtà del mondo sualtri territori e attraverso altri mezzi5.In assenza di spazi alternativi dicomunicazione e confronto, in assenzadi spazi e occasioni in cui poterconfutare le rappresentazionimediatiche, sono le tecnologie dellacomunicazione a imporre le proprieregole e i propri ritmi ai processi dicostruzione del consenso e alledinamiche di formazione dell’opinionepubblica. Da questi cupi presupposti emergonoparadossalmente gli scenari piùpromettenti. Infatti, il sistema dirappresentazione della realtà affidatoesclusivamente ai media sta entrandooggi in crisi. Quotidianamente siaffermano sempre maggiori dubbisull’entità e la natura dei fenomenisociali, sulla loro rappresentazione epercezione. Emerge così la necessità diun contatto forte e diretto con larealtà e con i suoi attori capaci dioffrire rappresentazioni molteplici,punti di vista originali, opinionialternative. Su questo sfondo, lo spaziopubblico si offre ancora come luogoprivilegiato di contatto diretto e nonmediato tra individui, in cui rafforzarequella sfera pubblica intesa come sferadi conoscenza diretta della realtà delmondo e non come mero ambito del

Costruire la sfera pubblicaEnrico Cicalò*

singoli e a celarsi quando si rendenecessaria una condivisione di doveri.Pubblico e privato sono terminiutilizzati da sempre per raccogliere ilconsenso e provocare il dissenso2.L’uso ricorrente della parola pubblico, esoprattutto il suo abuso, denota laconservazione di un significatoassiologico positivo nonostantel’ambiguità creata dallacompenetrazione dei noti processi dipublicizzazione del privato e diprivatizzazione del pubblico. Per il suoinesauribile potere aggregante e la suaefficace potenza comunicativa, iltermine pubblico viene utilizzatostrumentalmente come «termine-scudo»con cui legittimare programmi politicie progetti urbani, difendere mutamentisociali e imporre trasformazionispaziali. Per la sua capacità diricalibrarsi sui più svariati contestidisciplinari, geografici e temporali, ilconcetto di pubblico costituisce unostrumento retorico efficace con cuidifendere i più diversi interessi, talunianche paradossalmente contrapposti3.Nei dibattiti sui temi dell’architettura,dell’urbanistica, dell’arte, della teoriapolitica, dell’ecologia, dell’economia,dell’educazione, dei media, della salute,questo termine viene utilizzato comeespediente con cui affrontareadeguatamente equipaggiati battagliesociali e scontri ideologici4. Il benepubblico è un orizzonte idealedichiarato da tutti gli schieramentipolitici e da tutta la società civile, madietro questo orizzonte unificante sicelano in realtà immaginari econcezioni profondamente differenti su

Attraverso il progetto degli spazipubblici si possono aprire oggi nuoveprospettive per il rafforzamento delladimensione pubblica della cittàcontemporanea. Costruire la sferapubblica progettando la dimensionepubblica dello spazio: è l’orizzonte acui devono tendere gli attori prepostialla trasformazione della città, sianoessi progettisti, amministratori osemplici cittadini. La costruzione dellasfera pubblica può essere realmentefavorita dall’azione progettuale,sebbene il mettere in relazione questidue concetti rappresenti una sfidafortemente esposta a ingannevolidubbi e interpretazioni fallaci1.

Costruire la sfera pubblica puòapparire oggi un’ambizione utopistica,tanto idealistica quanto ideologica. Laspinta liberista che tende a privilegiarela sfera privata mette in discussione leprospettive evolutive di tutto l’ambitopubblico. Ne derivano cambiamenticonsistenti nel significato stesso dellaparola pubblico e, di conseguenza,nelle sue manifestazioni spaziali.Tuttavia, nonostante la preminenza deifenomeni di privatizzazione, il terminepubblico riesce ancora a concentrare sudi sé significati rilevanti. Richiamanell’immaginario collettivo qualcosache riguarda indistintamente tutti,sollecita l’interesse generale evocandola naturalità dei diritti all’accesso ailuoghi, alla fruizione dei servizi, albeneficio delle risorse. Evoca un idealecangiante di condivisione ecoinvolgimento pronto a manifestarsiquando vengono calpestati i diritti dei

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Il progetto degli spazi pubblici èintimamente legato all’idea che si hadella società e del tipo di comunitàpolitica a cui si aspira9. Le visioni delmondo che tradizionalmente siconfrontano nel dibattito e nellaquotidianità del progetto e dellagestione di questi spazi fannoriferimento ad un grappolo didicotomie che convergono sulla grandedicotomia pubblico/privato10. Su questaconfluiscono, infatti, le diadicollettivo/individuale,inclusione/esclusione,politica/economia,statalismo/liberismo,uguaglianza/libertà, sinistra/destra,città/campagna, centro/periferia.Dicotomie, queste, che devono la loropopolarità e pervasività alla loropotenza semplificatrice e alla loroefficacia comunicativa. Queste «grandi dicotomie» possonoperò arrivare ad esaurire la lorovitalità storica. Perdendo il loro valoredescrittivo, le diadi delineano nuovispazi per combinazioni e convenzionirappresentative alternative, per ungenerico «terzo includente» chepresuppone la sopravvivenza delle duepolarità antagoniste per poi nutrirsidella loro contrapposizione edebolezza11. Questo è quanto puòessere oggi registrato per lo spaziopubblico e lo spazio privato, non piùpensabili come spazi antitetici inquanto non reciprocamente esclusiviné congiuntamente esaustivi, né piùassociabili a ideologie contrapposte,ma come spazi che danno origine afigure sempre nuove, intermedie oibride, che si affiancano a quelletradizionali senza la pretesa disostituirle ma, al contrario,garantendone la vitalità e lapermanenza.

Costruire la sfera pubblica progettandola dimensione pubblica dello spazio è ilnuovo orizzonte per gli attori prepostialla trasformazione della città, sianoessi progettisti, amministratori osemplici cittadini che, a partire dalriconoscimento del crollo delladicotomia pubblico-privato, possonoricercare ed enfatizzare la dimensionepubblica in tutti gli interventiprogettuali12, compresi quelli

urbana. Questa tendenzaall’«antipolitica» deve essere letta comesintomo della difficoltà per i singoli diimmaginarsi parte di un pubblico,come indifferenza verso tutto ciò che èpubblico, come pericolosoallontanamento degli individui dallasfera relazionale, dalla sfera politicaintesa nel senso arendtiano, I progettisti devono dare unaconnotazione politica alla propria arteaffermando così il ruolo primariodell’architettura e dell’urbanistica neldestino individuale e collettivo degliuomini nonché la sua capacità ditradurre, interpretare e condizionare larealtà. Superando i determinismi siaspaziali che sociali, il progetto e lacura dello spazio pubblico si offronocome strumenti in grado di favorirenuove connessioni e nuoveopportunità di confronto per le societàche in esso si rappresentano,contrastando le dinamiche diomogeneizzazione sociale el’isolamento spaziale che generano letendenze contemporanee all’esclusionee alla segregazione.

Costruire la sfera pubblica attraverso ilprogetto degli spazi pubblici puòapparire un tema di ricerca ormaiobsoleto, quasi logorato. Lo spaziopubblico è stato finora analizzato dainnumerevoli punti di vista –filosofico, politico, economico, sociale,culturale, architettonico e urbanistico –e secondo le più svariate sfumatureideologiche – dall’egualitaria allaliberista, dalla democraticaall’autoritaria e talvolta sinoall’anarchica. Le singole dimensionisono state approfonditamente indagate,ma si può evidenziare in letteraturaun’assenza di dialogo tra i differentiapprocci7. Lo studio dello spaziopubblico deve invece attraversare eoltrepassare i «territori ideologici»8, fardialogare i diversi approcci superandola staticità delle posizioni di parte eaprendosi verso apporti provenientidalle più svariate esperienze eposizioni. Solo così, uscendo dai rigidischematismi, si potrà riconquistarequel carattere plurale insito nelconcetto stesso di pubblico che puògarantirne la sopravvivenza e ilrafforzamento.

consenso. La formazione dell’opinione pubblicanecessita ancora di piattaforme spazialisulle quali i fenomeni del mondoconquistino la propria visibilità epossano venire eletti a pubblici.Sebbene i movimenti di opinione siorganizzino in maniera crescente neiterritori virtuali della comunicazionemediatica, ineludibilmente necessitanodi esplodere sui territori materiali dellacittà, su quegli spazi fisici che ancorasanciscono in maniera inopinabile ilcarattere pubblico dei fenomeni delmondo. I “pubblici della città”, seppursupportati dai nuovi strumentitecnologici nell’organizzazionedell’azione e del discorso, necessitanoancora di spazi fisici in cui potersirappresentare. Lo spazio pubblico siconferma così una componenteirrinunciabile della sfera pubblica,rappresentando ancora la locazionemateriale in cui l’interazione sociale el’attività politica di tutti i membri delpubblico può avvenire e divenirevisibile.

Costruire la sfera pubblica attraverso ilprogetto dello spazio può essereconsiderato una sterile illusione,ancorata ad approcci ingenuamentedeterministici. Il progetto dello spazio,che ha una connotazioneeminentemente materica, concreta, ditrasformazione della realtà fisica,ambirebbe alla costruzione di unasfera pubblica tradizionalmenteastratta, discorsiva, invisibile,immateriale ed effimera.Sebbene le relazioni tra lo spaziopubblico urbano e la sfera pubblicanon possano essere ricondotte amodelli lineari, esse possonocomunque essere interpretateanalizzando le possibili combinazionitra condizioni materiali, aspettative epercezioni socio-geografiche6. Per fareun esempio, al degrado eall’abbandono dell’ambiente urbano siaccompagna sia un crescente allarmesociale e una maggiore percezionedell’insicurezza degli spazi pubblici,che un evidente allontanamento degliindividui dalla vita pubblica e unasfiducia nei confronti delle istituzioni edella loro azione finalizzata almiglioramento della qualità della vita

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raccorderà i flussi di trafficopedecollinare della statale 11 con ilnodo di scalo Vanchiglia, incrocerà laLinea 1 della metropolitana eraggiungerà a sud il corso Marche.Tutto ciò, con il funzionamentointegrato a regime del passanteferroviario, faciliterà l’utilizzo delsistema di trasporto pubblico eincrementerà l’accessibilità urbana ein particolare l’intorno delle stazioni.Il tratto di Linea 2 da Rebaudengoallo Scalo rappresenta inoltre unagrande opportunità di riqualificazioneurbana della zona nord di Torino e ilriutilizzo della trincea ferroviariadismessa, con la sua copertura, èoccasione per “ricucire” due parti diCittà a oggi separate.La condizione dei quartieri delleCircoscrizioni 5 e 6 attraversati dalpassante ferroviario e dalla futuraLinea 2, è paradigmatica dei tessuticonsolidati periferici di Torino in cuiil degrado fisico è spesso associato aldegrado sociale e per i quali, unintervento infrastrutturale di taleportata, costituisce un’occasione intermini di qualità urbana, didotazione di servizi, di mix funzionalie soprattutto, di qualità dello spaziopubblico.L’ossatura del trasporto pubblico èoggetto in questi anni di importantiprogetti di riorganizzazione che fannoperno sul rilancio del trasporto suferro, sulla realizzazione di alcuneimportanti infrastrutture stradali e,soprattutto, sulla stretta integrazionemodale dei sistemi di trasporto.Dallo studio “Scenario strategico del

Il progetto metamorfosi a TorinoMauro Giudice*, Giacomo Leonardi**

Negli ultimi anni la Città di Torino ècambiata in modo radicale e la suaimmagine, anche a livellointernazionale, è fortementemigliorata. A partiredall’approvazione del nuovo PianoRegolatore (1995) sino allosvolgimento delle Olimpiadi invernali(2006) le trasformazioni urbane - conimportanti ricadute nell’intera areametropolitana - hanno interessato ilriuso di grandi aree industrialidismesse o sottoutilizzate collocateall’interno del tessuto urbano oltre auna importante riqualificazione delcentro storico della Torino barocca.Nel dicembre 2008 la Città approvavail Documento Programmatico dellaVariante Strutturale n. 200 facendoseguito al documento “Indirizzi dipolitica urbanistica”, nel qualevenivano delineati gli scenari ditrasformazione dei prossimi anni.Tra questi il progetto infrastrutturalee insediativo connesso alla futuraLinea 2 della metropolitana cherappresenta uno dei capisaldiprincipali della prossimatrasformazione torinese. La valenzastrategica di questo progetto èconfermata dal fatto che, neldocumento sopra richiamato, l’interoambito della Linea 2 viene aconfigurarsi come una quartacentralità del Prg, in aggiunta aquelle della Spina Centrale, di corsoMarche, e del Progetto Po.Il progetto della Linea 2 attraverseràla Città da nord a sud e permetteràl’interscambio con il passante allastazione Rebaudengo e Zappata,

tradizionalmente definiti come privati,superando il luogo comune secondocui esista una sfera pubblica e unasfera privata contrapposteantagonisticamente13 e affermandoinvece con forza la loro capacità dirafforzarsi, valorizzarsi e sostenersireciprocamente attraverso modalità emodelli ancora in gran parte daindagare.

* Docente e contratto, Università di Sassari.

Note1. Cfr. Cicalò E., Spazi pubblici. Progettare ladimensione pubblica della città contemporanea,Angeli, Milano, 2009.2. Cfr. Fraser N., “Rethinking the Public Sphere”, inC. Calhoun, Habermas and the Public Sphere, MITPress, Cambridge, 1990, p. 131.3. Cfr. Deutsche R., Evictions. Art and SpatialPolitics, MIT Press, Cambridge, MA, 1996, p. 290.4. Cfr. Robbins B., “Introduction: The Public asPhantom”, in B. Robbins (Ed.), The Phantom PublicSphere, University of Minnesota Press, Minneapolis,1993, p. x.5. Cfr. Maciocco G., Fundamental Trends in CityDevelopment, Springer Verlag, New York, 2008.6. Cfr. Harvey D., “The Political Economy of PublicSpace”, in S. Low, N. Smith (Eds.), The Politics ofPublic Space, Routledge, London, 2006, p. 18.7.0Ibidem.8. Cfr. Madanipour A., Public and Private Spaces ofthe City, Routledge, London, 2003, p. 3.9. Cfr. Deutsche R., Evictions. Art and SpatialPolitics, cit., p. 269.10. Cfr. Bobbio N., Destra e sinistra. Ragioni esignificati di una distinzione politica, Donzelli, Roma,2004, p. 50.11 Ivi, p. 57.12. De Solà-Morales M., “Changing Definitions ofPublic and Private”, in Architectural PositionsSeminars on Architecture, Modernity and the PublicSphere. The 2007 Delft Lecture Series,http://positions.tudelft.nl.13. Cfr. Bobbio N., Stato, governo, società. Frammentidi un dizionario politico, Einaudi, Torino, 1995, p. 4;Bobbio N., Destra e sinistra. Ragioni e significati diuna distinzione politica, cit., p. 138.

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coinvolgimento dei cittadini e degliattori del territorio.Gli spazi attraverso cui si accedeall’Ecomuseo urbano diventano unpiccolo centro informativo perraccontare ai cittadini il territorio diBarriera di Milano e Regio Parco e ilprocesso di trasformazione dellaVariante 200.Materiali visuali e pannelliinformativi intrecciano i diversi fili diun racconto complesso. Una fotoaerea dell’area nord mette in scena leprincipali valenze del territorio e itemi di progetto, collegandoli convedute a volo d’uccello; una serie dimappe interpretano la strutturazionestorica del territorio, dalla fine del‘700 a oggi; altre immaginipermettono di inquadrare il tracciatodella linea 2 nell’insieme dellamobilità urbana e visualizzano lefuture aree di intervento.Il Concorso in particolare, e diconseguenza i progetti presentati, hariguardato tre ambiti cherappresentano, nel loro complesso, lediverse tematiche presenti nell’area. Inparticolare:- il primo riguarda l’ambito dellacosiddetta “Spina 4”, compreso travia Cigna, il viale della Spina centralee corso Grosseto. Futura “porta nord”della città, questa area ambisce adiventare importante centrodirezionale e nodo di interscambio trale principali vie di accesso a Torino.A partire da questi presupposti,obiettivo principale del concorso èl’approfondimento dellaconfigurazione della forma urbana diquest’area e della definizione delcarattere architettonico del costruito edegli spazi aperti, a partire da undisegno urbano principale giàdefinito;- il secondo interessa l’asse oggioccupato dalla trincea ferroviariadismessa lungo le vie Gottardo eSempione, che va da Spina 4 - parcoSempione fino alla zona dell’ex scaloVanchiglia. A partire dal progettoinfrastrutturale della linea 2 dellametropolitana, inserita nell’ex trinceaferroviaria, si richiede ai partecipantiun approfondimento sulla suacopertura, con particolare attenzioneal disegno del suolo, alle nuove

immagini di città che le nuovearchitetture propongono.Con il concorso d’idee “LaMetamorfosi”, la Città di Torino hachiamato a questa riflessione lerisorse e le competenze professionalipiù sensibili ai nuovi temi che ilprogetto affronta. 80 gruppi diprogettazione composti da architetti eingegneri hanno dato il propriocontributo, fornendoall’amministrazione un enormepatrimonio di sapere e creatività.Gli esiti del concorso (bandito agennaio e conclusosi a maggio 2010)sono stati determinati da unaspecifica giuria e rappresentanoimportanti elementi per la concreta efuture progettazione dell’intera area.Tra gli elementi innovativi di questoprogetto va richiamata tra le altrel’azione verso i cittadini finalizzata alcoinvolgimento nel processodemocratico di partecipazione diretta.La Metamorfosi è stata lanciata nelmese di ottobre 2009 con un’azione diguerrilla marketing condotta in luoghisignificativi della Circoscrizione 6.Uno dei più significativi momenti diprogettazione partecipata allatrasformazione indirizzato alle scuolee finalizzato al concorso Dai un nomealla Metamorfosi è stato lanciatodalla Città di Torino e da UrbanCenter Metropolitano con l’obiettivodi dare un nuovo nome allatrasformazione legata alla Variante200.Indirizzato agli studenti delle scuolesecondarie delle circoscrizioni 5, 6 e7, il concorso ha permesso diconfrontarsi direttamente con latrasformazione e riflettere sulla suaidentità e sul futuro del quartiere. Trale proposte pervenute, una giuriatecnica ha selezionato tre nomi(Barriera C’entro, Collana Verde eMetafix) che sono stati presentati sulsito della Città di Torino per unavotazione aperta a tutti i cittadini. Ilnome più votato, Barriera C’entroidentifica oggi la trasformazione e nedefinisce la nuova identità visiva.Ospitato presso l’Ecomuseo dellaCircoscrizione 6, il Centro dellaMetamorfosi è il nuovo punto diinformazione e racconto dellatrasformazione, di ascolto e

trasporto pubblico torinese” è emersoche tra le zone dell’area metropolitanapiù carenti di offerta di linee ditrasporto di forza risultano quelle deiquadranti sud-ovest e nord-est: inbase a tali approfondimenti è statodefinito il tracciato della Linea 2.Fondamentale elemento innovativodella variante urbanistica èl’approccio progettuale integrato deltema infrastrutturale e di quello dellariqualificazione e dello sviluppo,introducendo importanti innovazioninella configurazione dello spaziopubblico e privato, delle relazioniurbane, della qualità architettonica ecreando al contempo l’occasione peruna “valorizzazione territoriale” nellearee di Barriera di Milano e RegioParco, dotate di ampie potenzialità,per dotazione di spazi, identità socialee del sistema economico e produttivolocale.Il progetto Metamorfosi nascedall’esigenza, per l’intera Città diTorino, di affrontare il tema dellariqualificazione di una vecchiabarriera operaia – che subirà profondetrasformazioni nei prossimi anni – peravviarne una ripresa qualitativa ecostruire, per alcuni verso, unacentralità urbana fondata sullalocalizzazione di nuove funzioni e sulmiglioramento dell’accessibilità allearee centrali (superando, in questomodo, le separatezze e le distanzeoggi esistenti).Il Concorso internazionale di idee perdisegnare il futuro di Torino “LaMetamorfosi. Trasformare Barriere inAperture” è il titolo della campagnadi lancio e presentazione ai cittadinidella Variante 200 al PianoRegolatore vigente.La campagna parte dal concetto dimetamorfosi urbana del territorio,associando metaforicamente la zonanord della città ad una crisalide chesta per trasformarsi in farfalla. Lacittà è quindi racchiusa in unbozzolo, pronto ad aprirsi ai cittadiniper svelare le trasformazioni urbanefuture.La grande trasformazione urbanainnescata dalla Variante 200 richiededi essere affrontata a partire da unariflessione collettiva sui possibiliprogetti per queste aree e sulle

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industriali portuali e militari cheavevano intasato il fronte marino,occludendo e recidendo i nessi tra maree città - in particolare nella città delLevante - vengono ricomposti in undisegno complessivo volto a garantireuna maggior efficienza degli spazi dibanchina del porto commerciale. Laconseguente scelta, non determinata daobsolescenza tecnologica, di dismettereparte del primo bacino portuale, perdestinarlo ad usi urbani, libera nellaparte centrale della città uno spazio diimportanza strategica, che consente dicompletare e condensare il disegnodella linea di costa in una grandecentralità di livello comprensoriale1.Sin dalle prime sue prefigurazioni2 èevidente il ruolo svolto dal disegnodello spazio pubblico nell’assicurareuna continuità trasversale, tra la città eil mare, e longitudinale, tra la storicapasseggiata a mare e i nuovi spaziliberati. La definizione planivolumetrica earchitettonica di quest’area passaattraverso tre momenti: la redazionedel piano d’area del primo bacinoportuale (Calata Paita) (1998), recepitodal Puc (2000) come propostaprogrammatica con valore diindicazione per la stesura del Prp(2006) e per la definizione del bandoconcorsuale del waterfront; il progettovincitore del concorso internazionale diidee bandito nel 2006 da Comune dellaSpezia, Regione Liguria e Autoritàportuale; la successiva traduzione ericonfigurazione del progetto in unnuovo masterplan, presentato nel 2010.Il contributo intende ripercorrere

Lo spazio pubblico nel waterfrontdella SpeziaDaniele Virgilio*, Andrea Vergano**

I recenti progetti di waterfrontcoinvolgono differenti livelli scalariponendosi contemporaneamente comepossibili nodi di una rete globale,nuove centralità di livellometropolitano e, più in particolare,come nuovi spazi aperti allacittadinanza sottratti al dominio deiporti industriali e commerciali. Conriferimento a quest’ultimo punto, lariassimilazione ad usi urbani di areeportuali impone un’attenzione specificaal disegno dello spazio pubblico,elemento cruciale nella ricostituzione direlazioni interrotte tra città e acqua. Ilruolo interpretato dalle forme, dallefunzioni e dai significati che ad essovengono attribuiti sembra perciòcostituire in questa chiave unimportante termine di riferimento perla valutazione dei progetti e deiprocessi che ne accompagnano ladefinizione.Il progetto del waterfront della Speziainterseca questi differenti livelli:l’ambizione della città ad inserirsi nellarete dei flussi turistici internazionali, ilconsolidamento del ruolo di capoluogodi un comprensorio di area vasta, lariappropriazione di un rapporto,storicamente ambiguo, conflittuale econtroverso, con il mare. Il progressivodeclino della militarizzazione edell’industrializzazione della città apartire dagli anni Novanta hadeterminato l’avvio di una densastagione di co-pianificazione che hapermesso di definire le condizioniistituzionali e gli strumenti per uncomplessivo ridisegno della linea dicosta. Gli accumuli di funzioni

centralità legate alle stazioni dellametropolitana e, più in generale, alruolo di questo nuovo boulevardurbano nel processo diriqualificazione di Barriera di Milanoe Regio Parco;- il terzo interessa l’ambito dell’exscalo ferroviario Vanchiglia, compresotra corso Novara, corso Regio Parco eil Cimitero monumentale, la nuovavia Regaldi e la confluenza tra i fiumiPo e Stura. Destinato a diventare unnuovo quartiere della città, capace diattrarre nuove funzioni e attivitàcreative, il concorso cerca proposteper la definizione di un masterplancomplessivo dell’area, guardando inparticolare all’integrazione tra i nuovifronti costruiti e il tessuto esistente,al rapporto tra le attività previste e lefuture stazioni della linea 2 dellametropolitana, alla definizione deglispazi aperti e di un nuovo parcolineare.A partire dai risultati conseguiti sidovranno rintracciare le risorsenecessarie per l’attuazione dell’interoprogramma e per far si che icambiamenti prospettati realizzinol’obiettivo perseguito di integrazionedi importanti parti della città.Per condurre la progettazione e larealizzazione della Variante, la Cittàdi Torino intende costituire una Stu,la cui funzione è quella di progettare,realizzare e commercializzareinterventi di trasformazione urbanasulla base degli strumenti urbanisticivigenti; operando con modalitàtipicamente imprenditoriali, prestandoparticolare attenzione agli aspettieconomico-finanziari, ai tempi direalizzazione e ai fattori qualitativi eottimizzando le risorse in base aiprincipi di mercato. Attraversol’utilizzo di questo strumento, le areedi trasformazione possono esserecommercializzate, acquisendo così icapitali che permettono dicofinanziare la metropolitana.I progetti partecipanti al concorso sipossono reperire all’indirizzo:www.barrieracentro.it

*Presidente Inu Piemonte e Valle d’Aosta.** Dirigente del Settore StrumentazionePianificazione Urbanistica della Città di Torino.

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trasformazione ottocentesca della cittàe del territorio operata con larealizzazione dell’Arsenale - conferma erafforza, riproponendone la continuitàe l’orientamento, il principale asse dellastrutturazione novecentesca della città,interpretato come tema urbanoriconosciuto collettivamente. Lariappropriazione civile di uno spaziointerdetto da riconquistare con ilraddoppio della passeggiata, secondo lemodalità spaziali e le declinazioniprospettiche ad essa conformi, è “temacollettivo”4 e punto di condensazionesimbolica del nuovo fronte a mare. Laforma dello spazio pubblico si affermain un disegno teso a captare le ragionidella continuità con le razionalitàordinatorie della città esistente,rispettandone i passi e le misure,salvaguardandone i corridoi prospetticiverso l’orizzonte. Lo spazio pubblicoviene riconsegnato ad uno statod’animo ortogonale che si arresta sullalinea di costa: confine, affaccio,passeggiata.

“Le forme dell’acqua”

Il progetto vincitore del concorsointernazionale d’idee5 si muove suregistri antitetici rispetto a quelliformulati nel piano d’area. L’impiantoprogettuale e la forma dello spaziopubblico sono concepiti nell’ottica diun affrancamento dalle regoleinsediative codificate. L’elementonaturale costituisce il presupposto peruna ridefinizione del fronte a mare,richiamando istintivamente il profiloindefinito e sabbioso della cittàpremoderna, per rimodellarlo secondocriteri artificiali che contraddiconointenzionalmente il paradigmadell’angolo retto. L’ordine ortogonaleche ha costituito il riferimento dellosviluppo moderno della città si piega,per flettersi a contatto con l’acqua. Lalinea di costa, soggetta a pressionicontrapposte, assume un andamentoirregolare: sporgenze, rientranze e isoleartificiali rompono lo svilupporettilineo della passeggiata Morin.Queste stesse pressioni determinanolacerazioni del suolo da cui emergonodiversi spazi acquei e corrugamenti incorrispondenza di Calata Paita. Qui ilsuolo si sfalda in una piastra inclinatapedonale che accoglie al proprio

segnano, entro il paradigma dellaforma tessuto, le condizioni della tramaspaziale secondo cui articolare, contipologie architettoniche differenziate,una mixité funzionale che integra ledestinazioni caratteristiche delconnettivo urbano con i temiprogettuali del nuovo affaccio a mare:strutture alberghiere, espositive,commerciali, direzionali-rappresentative, culturali, cui siaffianca la nuova stazione crocieristica.Il prolungamento della passeggiataMorin - storico spazio pubblico sulmare definito nella sua attualeconfigurazione dalla radicale

sinteticamente questi tre momenti allaluce del rapporto tra morfologieprogettuali e disegno dello spaziopubblico, evidenziandone i differentisignificati strategici sottesi.

La forma tessuto

Il Piano d’Area3 affronta il tema delwaterfront come proiezione eriproposizione della razionalitàinsediativa ortogonale della città delNovecento e come raddoppio dellapasseggiata a mare, assecondando lemodularità e gli allineamenti della cittàconsolidata. Le “quadre” novecentesche

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Planivolumetrico del Piano d’area del Primo bacino (1998)

Planivolumetrico del progetto vincitore del concorso (2007)

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Smontaggi e sommatorie

Il nuovo masterplan7 riconduce, senzaesplicitarne i passaggi, il protagonismodelle forme architettonichecaratteristico della fase concorsualenell’ambito di uno schema che nerielabora alcuni temi e contenuti.Vengono eliminati alcuni elementi dicriticità, come l’isola di fronte allapasseggiata Morin, verso la quale siaffermano istanze conservazioniste indiverse fasi del dibattito pubblico, ecome la piastra commerciale, per cui ilsuolo viene ricondotto al suo profiloorizzontale favorendo un parzialeritorno allo schema ortogonale. Se daun lato permane il profilo obliquo eframmentato della linea di costa conl’isola della stazione crocieristica, neinuovi volumi residenziali ecommerciali a “stecca”, orientatisecondo la griglia urbananovecentesca, si riafferma il riferimentoagli allineamenti della città ortogonale,sia pure con un andamentointenzionalmente sfrangiato rispettoalla dorsale urbana di Viale Italia. Inquesto ridisegno i volumiprecedentemente inglobati nel suolo oposti orizzontalmente sulla linea dicosta nel progetto del concorso sonoconcentrati e verticalizzati in due altetorri, poste in posizione centrale, chediventano oggetto di critiche da partedi associazioni ambientali e di cittadini.Il masterplan opera uno slittamento daitemi propriamente morfologico-architettonici verso un assetto cheimplichi modalità attuative più efficacisul piano gestionale, smontando ericomponendo il programma funzionaledel waterfront come sommatoria diprogetti distinti. Sospeso tra il rigoredel modello ortogonale del Pianod’Area e l’interpretazione dello spaziourbano come flusso del progettoconcorsuale, il ruolo dello spaziopubblico nel nuovo masterplan sembradecisamente sbilanciato in favore deglioggetti, lasciando sullo sfondo, oassumendo per acquisito, il sistema direlazioni urbane diversamenteinterpretate nelle fasi precedenti. Esserimangono in una condizioneintermedia tra la ricomposizione delleforme della città consolidata, attraversola parziale conferma delle regolarità deltessuto, e l’esaltazione del valore

oggetto, che non generano reticoli ditessuto, sono rese contigue ecomunicanti dalla lastra-piazza-centrocommerciale che definisce la forma diuno spazio pubblico centrale articolatosu più livelli sovrapposti: nodologistico dell’intermodalità tra percorsipedonali, passeggeri, marittimi eveicolari e contemporaneamente nodofunzionale da cui si accede ai grandicontenitori simbolo delle nuovefunzioni urbane. In questo disegno i nessi sintattici sonoaffidati all’architettura più che allaforma della città. La paratassi spazialedei nuovi oggetti architettoniciincastonati in uno spazio liberocontinuo e omogeneo si astrae dallaserrata razionalità sequenziale e dalladensità della forma tessuto: lo spaziopubblico è qui in relazione ad unorizzonte aperto e infinito piuttosto chead una geometria urbana sedimentata.Uno spazio neutro “entro” cui e nonpiù “attorno e lungo” cui gli oggetti sidispongono6, affermandosi comeriferimenti di un paesaggio affrancato.Questo scarto, proposto quasi comeeffrazione decostruttiva rispetto alreticolo ortogonale, che permane, informe alterate, solo nel disegno deglispazi verdi e nell’allineamento dialcuni volumi residenziali, sembra volerconnotare con enfasi l’ipotesi dirifondazione identitaria della città,opponendo un’eversione al suoparadigma consolidato.

interno diverse funzioni urbane,prevalentemente commerciali. Lo stessosuolo deformato sprofonda incorrispondenza di alcuni passaggi,assorbendo la viabilità veicolare ericomponendo la continuità con la cittàattraverso flussi pedonali, plasmatitrasversalmente sul prolungamentodelle visuali prospettiche del tessutostorico e longitudinalmente sulprolungamento e sull’estensione dellapasseggiata storica, non più concepitacome asse strutturante, ma comeflessione e rimodulazione della linea dicontatto con l’acqua. L’ampliamento dei giardini pubblici e illoro inserimento in un grande parcorimarca l’intenzione di separare leforme della città esistente, nascostadietro quinte arboree, dai nuovi edificiposti come condensatori di funzionisulla linea di costa. Grandi involucriarchitettonici sghembi disegnano unaspazialità contemporanea, svincolatadalle cadenze prospettiche di matriceotto-novecentesca, in cui dominanofunzioni specialistiche, materializzate inoggetti-simbolo, architetture facilmentememorizzabili come una sequenza diimmagini gergali, emblematiche di unnuovo panorama urbano che sipropone alla dimensione globale,adottandone il linguaggio visivo: la“lanterna” - centro multimediale,l’“isola d’acqua” - contenitore per ilfitness acquatico, l’“isolotto” - terminaldella stazione crocieristica, il grandecentro congressi-albergo. Le funzioni-

Vista prospettica del nuovo masterplan (2010)

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pubblici, riferite alle finalità e ai criteridel bando regionale.Nel contempo non va trascurato lostesso valore di apprendimento intornoad approcci innovativi (che hacoinvolto Comuni e Regione), dove ilsuccesso del progetto è legato nontanto alle soluzioni puntuali, quantoalla sua capacità di consolidare oinnestare nuovi rapporti con lastruttura urbana e le sue caratteristichefunzionali e ambientali.Accanto a questi dati quantitativi, siconferma quanto già riscontato nellafase di presentazione dei progetti, circaruolo della trasformazione degli spazipubblici nell’attivazione dei processi dirinnovo urbano nei centri storici e neitessuti consolidati2.Nella maggior parte dei casi siregistrano una serie di interventipuntuali di riconfigurazione formale edi miglioramento funzionale cheattiengono ad una manutenzionecontinua degli spazi pubblici.In periodi di ridotte capacità diinvestimento, la programmazione e lagestione degli interventi disistemazione di questi spazi puòrappresentare un modo per mantenerenei centri minori, una attenzionecostante alla ricerca di unsoddisfacente livello di qualità urbana,migliorando anche gli aspettiprestazionali e dotando lariqualificazione del significato di“manutenzione più evoluta”3.Inoltre dalle più avanzate esperienzericonducibili ai progetti dirinnovamento di “sistemi di spazi”, nederivano elementi di riflessione

Gli spazi pubblici nei Comuniminori dell’Emilia-Romagna

Dallo stato di avanzamento deiprogrammi relativi alla riqualificazionedegli spazi pubblici nei centri minorirelativi al bando regionale della Dgr. n.357/071 è possibile trarre alcuneindicazioni. In merito l’efficacia deiprogrammi come capacità realizzativesi evidenzia: - al 31/5/2010, l’attuazione deiprogrammi finanziati per circa5milioni di euro, avviatiprevalentemente nella prima metà del2009, si attesta intorno al 65%;- dei 60 progetti ammessi a contributo(sui 90 inseriti nella graduatoria degliammissibili a contributo), solo per unoè stata dichiarata la rinuncia;- i termini delle proroghe concesse perl’inizio lavori (20 progetti) sono statipienamente rispettati in presenzaperaltro di soluzioni migliorative sulpiano funzionale e gestionale, rispettoa quelle presentate in sede di progettopreliminare;- in base all’effettiva disponibilità dellerisorse, il livello di copertura fra lerisorse assegnate e quelle assegnabili,si attesta al 70% corrispondente aduna soddisfacente capacità di“assorbimento” della domanda dicontributo;- la persistente conferma all’interesseper l’utilizzo dei contributi per iprogetti non finanziati

Pur in un quadro ancora incompleto,emergono positive ricadute sul pianooperativo dei programmi che seppur dimodesta entità, hanno generatointeressi e stimolato attenzioni sullemodalità d’intervento negli spazi

simbolico degli elementi verticali chesovrastano uno spazio aperto dicornice. Abbandonati i riferimentiall’asse rettilineo del lungomare e icorrugamenti del suolodell’esplorazione architettonica,l’attenzione si sposta sulle funzioni esui contenitori, affidando ai duegrattacieli il ruolo di candidare anchesimbolicamente il waterfront sulmercato globale delle trasformazioniurbane e del turismo. Il passaggiosembra riflettere l’esigenza disalvaguardare la visibilità della città ela sua competitività in un contesto dicrisi economica. Il valore di immagine,sostenuto dai due grattacieli, sembraperciò dilatare il proprio peso specificorispetto al valore dello spazio pubblicocome connettivo locale, spostando ilprogetto verso il livello scalare globalee il suo immaginario consolidato. Lacontinuità con la trama urbana vieneaffidata ai nuovi volumi ediliziresidenziali. Al di là di questi, lo spaziopubblico è una soglia tracciatasull’orizzonte.

*Dottore di ricerca, responsabile pianificazioneterritoriale Comune della Spezia**Dottore di ricerca, professore a contratto presso lafacoltà di Architettura di Genova.

Note1. Per una ricostruzione della vicenda del waterfrontdella Spezia si veda D. Virgilio, A. Vergano, Progetto eprocesso di una centralità urbana: il waterfront dellaSpezia, in M. Savino (a cura di), Waterfront d’Italia.Piani politiche progetti, Franco Angeli, Milano, 2010.2. Una prima ipotesi di riutilizzo dell’area del primobacino portuale è contenuta nel Piano Territoriale diCoordinamento La Spezia-Val di Magra. Il piano,elaborato da Bernardo Secchi, è presentato nel 1993 eassunto dalla Provincia della Spezia come contributoculturale. B. Secchi, Tre piani. La Spezia AscoliBergamo, a cura di C. Bianchetti, Franco Angeli,Milano, 1995.3. Il Piano d’Area del primo bacino portuale, elaboratodallo Studio FOA - Federico Oliva Associati, èpresentato nel 1998. 4. M. Romano, L’estetica della città europea, Einaudi,Torino, 1993.5. Il progetto vincitore del concorso (2007) è delgruppo guidato dall’architetto J.M.T. Llavador. Ildocumento che ne accompagna la promozione èintitolato significativamente “Le forme dell’acqua”.6. P. Colarossi, Forma urbana e qualità del progetto, inR. Pallottini (a cura di), I nuovi luoghi della città.Riqualificazione urbana e sviluppo locale. Palombi,Roma, 1999.7. Progetto elaborato da J.M.T. Llavador.

Città e spazio pubblico

Luciano Vecchi*

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l’implementazione del progetto di spazipubblici e per il suo orientamento nelsenso della integrazione funzionale edella integrazione sociale.Più in particolare per migliorarel’efficacia del rapporto fra il progettodi spazio e il processo diriqualificazione urbana nei centriminori di dovrebbe tener conto: - della necessità di privilegiare nellaselezione delle proposte, la tipologiadel “sistema di spazi” più densa estrutturata che appare maggiormenterispondente alla promozione dellerelazioni spaziali con l’intorno equindi, a incentivare azioni diprocesso;- all’attenzione agli aspetti gestionalidelle iniziative e dei processi indottidai progetti: sia relativamente alrapporto pubblico/privato, ma anchealle modalità di utilizzo degli spazi pergarantire la continuità delle azioni eper stabilire più solide e permanentiforme di coordinamento di modalitàdi comunicazione e partecipazione;- dell’importanza da assegnare allamanutenzione in una logica diprogrammazione più strutturata;- alla messa in rete delle esperienzeper agevolare e rendere piùpermanente il confronto sullaproduzione dei progetti, attuazione edefficacia;della previsione di un fondo dirotazione a zero interessi e darestituire entro quattro anni pergarantire la continuità delle risorse,accanto a contributi in conto capitale.

*Servizio “Riqualificazione Urbana” della RegioneEmilia-Romagna.

Note1. La Dgrn. 357/07 è relativa al “Programmaregionale per la promozione della qualitàarchitettonica e paesaggistica. Approvazione delbando per la selezione delle proposte da ammettere afinanziamento”, pubblicata sul Bur. n. 57 del26/4/2007.2. Si fa riferimento ai contributi riportati nei nn.26/06 e 29/07 della rivista “Inforum” che fa capo alServizio “Riqualificazione Urbana” della RegioneEmilia-Romagna.3. Sul ruolo della manutenzione nei processi ditrasformazione urbana, si richiama in particolare ilvolume di G. Franz “La riqualificazione continua”, ed.Alinea (Fi), 2005.

elementi organizzativi e funzionali perfavorire lo sviluppo di nuove e piùdense relazioni;- le valenze sociali delle proposte,riguardanti parti spaziali della strutturaurbana ancora rappresentativedell’identità locale e dei suoi significaticollettivi, la cui riabilitazione èapparsa fondamentale per il rilanciodei luoghi e della loro fruibilità.In sostanza, seppur limitata ai centriminori prevalentemente appenninici emarginale nella programmazioneterritoriale, si tratta di un’esperienzache ha riproposto la centralità delprogetto di spazio pubblico nelsupporto alle politiche insediative esociali, in un climax territoriale ancoraidentificabile nei percorsi e nelle traccediffuse.Essa tende ancora a distinguersiproprio per questa connotazioneidentitaria, dalle più pervasivetendenze in atto nei centri di medie egrandi dimensioni alla frammentazionee impoverimento dei contenuti socialie culturali degli spazi pubblicitradizionali, ridotti in molti casi a“enclaves” e sostituti dalle nuove e piùappariscenti “tipologie” degli spazi disocialità urbana dei centri commercialie dei grandi interventi ditrasformazione legati alle nuovemodalità di consumo e alle relativeforme di selezione dell’organizzazionespaziale.Dalla verifica degli esiti operativi diquesta esperienza, ne derivano stimolie opportunità per prospettarne ilrilancio nella prossimaprogrammazione regionale enell’ambito dell’attivazione della Lr19/98 con le modifiche e integrazioniapportate dalla Lr 6/09.Ciò significa associare il ruolo delprogetto di spazi pubblici ai paradigmidella coesione sociale e dellasostenibilità ambientale e nelperseguimento di più organici rapporticon le politiche di piano. Gli stessistrumenti di recente emanazioneregionale (quali il DocumentoProgrammatico della Qualità Urbanaprevisto dalla Lr 6/09 per laformazione di Pru e Poc, oltre alla Lr3/10 sui principi e le procedure dellapartecipazione), costituisconoindispensabile riferimento per

sull’utilità dei progetti alle stessepratiche d’intervento sull’esistente cheappare opportuno richiamare:- l’affermazione di una forma spazialeintegrabile con gli spazi privati perrealizzare nuovi e più ampi spazicomuni ad elevata accessibilità efruibilità, costituendo l’impiantofondante di un vero e proprio“progetto di suolo”;- incentivare interventi per progettiunitari, per favorire la ricomposizioneurbana partendo dalle specificità deiluoghi.L’obiettivo dell’intervento per “ sistemidi spazi” è quello di contrastare unaorganizzazione spaziale di scarsaqualità e attrazione;- la possibilità di proporsi comeelementi fondanti per la stessaformazione dei Piani OperativiComunali (Poc): ovvero come possibilioggetti di attivazione del rapportopubblico/privato nelle procedureconcorsuali al fine di derivarne siarisorse private che possibilità di direttarealizzazione da parte degli stessisoggetti privati.Fino a pochi anni fa, la spesa pubblicanelle urbanizzazioni ha rappresentatosostanzialmente una coda, talvoltaincompiuta dei programmi di recuperodel patrimonio edilizio, dove la stimadei costi di rinnovo urbano facevariferimento a interventi considerati dicarattere settoriale e rientranti nellasfera dei lavori pubblici esaurendo laloro funzione nella previsione delfabbisogno finanziario. Nell’attualefase, l’affidamento dell’attuazione deiPiani Operativi o dei Programmi diRiqualificazione Urbana (Pru) a formebasate sulla compartecipazione disoggetti pubblici e privati, conferiscealla stima dei costi di urbanizzazione,altre funzioni.Diventa infatti una analisi che serveper verificare le compatibilitàfinanziarie degli interventi previstedagli strumenti, concorrendo così adaccrescere la razionalità delle scelte diinvestimento e ad aumentare lacapacità della PubblicaAmministrazione nei confronti deglioperatori privati.Questa esperienza porta con se alcuneimportanti acquisizioni in merito:- alla capacità dei progetti di diventare

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scelte progettuali, ovvero a causadell’inadeguata o assentemanutenzione. Gli allievi architetti agrigentini hannoprogettato la restituzione, in alcunicasi l’attribuzione ex novo, di identitàai luoghi, mirando allasensibilizzazione della collettività, allapromozione di una nuova culturadella fruizione degli spazi pubblici.La vivibilità di questi importanti spaziurbani può scaturire da unaintelligente e raffinata interpretazionedei caratteri naturali e culturali propridei luoghi. Si è puntato ad interventi di facilerealizzazione, dai costi contenuti, maanche all’uso di materiali eco-sostenibili, al concetto di “utenzaampliata”, all’innovazionetecnologica.AREA 1: Sita tra la via Garibaldi e lavia Pietro Nenni, prospiciente l’exchiesa di Santa Caterina, risultadestinata nel piano particolareggiatoper il centro storico a parcheggio araso. Fino al 2003 erano ancorapresenti ampie parti del palazzoAgugliaro, oggi in larga partedemolito. Gli interventi progettualipuntano a trasformare quest’area inun parco urbano attrezzato, luogo diincontro e di socializzazione per iltempo libero, recuperando evalorizzando appunto le tracce delpalazzo Agugliaro, nonché l’ingressoall’ipogeo. Si destinano alcuni spazial gioco e alle attività sportive,nonchè a percorsi naturalistici edidattici, mediante l’inserimento diuna specifica vegetazione. AREA 2:Ubicata nella parte centraledi via Pietro Nenni, ha una formairregolare, allo stato attualepraticamente inaccessibile einteramente ricoperta da vegetazionespontanea. Gli interventi mirano arecuperare un vecchio edificio daadibire ad attrezzatura ricettiva-ricreativa, destinando l’area adattività ludiche, vista la cronicacarenza di spazi destinati a talefunzione. AREA 3:: L’area è posta tra la fine divia Pietro Nenni e la via Empedocle.La forma segue il perimetro dellevecchie mura cittadine e la parteantistante il parcheggio pluripiano. La

Agrigento.Ipotesi di riqualificazione

È stato questo il tema affrontato inun convegno, il 13 luglio 2009,organizzato dal corso di laurea inArchitettura di Agrigento. Sono statipresentati i progetti del concorso diidee dal titolo “Riqualificazione diaree e spazi a verde del Comune diAgrigento”, redatti dagli studenti delCorso di Laurea in Architettura.Un’iniziativa definita da un protocollod’intesa tra l’assessorato comunale alverde pubblico e l’Università, che hacosì inteso valorizzare, ancora unavolta, la presenza di un Corso diLaurea in Architettura proprio nellacittà di Agrigento. Le aree studiate nei40 progetti (poi donati dai giovaniprogettisti all’amministrazionecomunale) hanno posizionistrategiche, a confine con il centrostorico, tra le vie Garibaldi, PietroNenni (già via Porta di Mare) edEmpedocle. Per le particolaricondizioni ambientali, orografiche,geo-morfologiche e strutturali deiluoghi, lo studio ha visto l’utileapporto di competenze eprofessionalità esperte nel settoredella geologia, della geotecnica e delpaesaggio. Le quattro aree oggetto di studio, atutt’oggi, si presentano in stato ditotale abbandono e degrado,depredate, da tempo, della propriaidentità storica. Negli ultimi decennila “mano pubblica” non ha consentitodi innescare alcun proficuo legame trail cittadino e il luogo: per talune didette aree, alcuni “timidi” tentativi diriqualificazione, infatti, si sonorivelati fallimentari, a causa di errate

Dalla “polis” greca all’“urbs” romana,dalla città medievale a quellarinascimentale o, ancora, dalla cittàborghese capitalista a quella operaia, icentri urbani hanno subito, nel corsodella storia, profonde trasformazioni,non sempre positive. Si tratta, a volte,del frutto di un’inefficacepianificazione, dell’assenza dicontrollo e di una crescitadisordinata, pur in presenza di unasignificativa mole di strumentiattuativi, norme e leggi urbanistichedi riferimento. Nelle città, da sempre, èrilevantissimo il ruolo dello spaziopubblico inteso come luogo d’incontrie scambi commerciali, sul quale siaffacciano gli edifici pubbliciprincipali, quali il palazzo delgoverno cittadino, il tribunale, ilmercato, la chiesa. In molti comuni italiani, soprattuttoin quelli meridionali, gran parte diqueste aree pubbliche versano in statodi degrado e abbandono, necessitanodi urgenti e consistenti interventi diriqualificazione, al fine di assicurareuna migliore qualità della vita e unmaggiore benessere dei cittadini. Da qui l’esigenza di promuovere unacultura urbanistica che collochi ilprogetto urbano quale opportunità divalorizzare il patrimonio urbano e nelquale gli spazi pubblici e le aree averde diventino centrali per il tempolibero, lo svago e la socializzazione,favorendo la crescita civile eculturale, contribuendo almiglioramento della salute psico-fisica e della vita degli abitanti.

Città e spazio pubblico

Teresa Cilona*, Giuseppe Riccobene**

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Lo strumento urbanisticoparticolareggiato, il cui iter si èconcluso il 23 settembre 2007(ad oltre30 anni dal primo incarico aiprogettisti), non fornisce in sé alcunaadeguata risposta alla legittimaaspirazione del cittadino riguardanteuna maggiore vivibilità dei luoghipresi in esame. Un approccio più profondo, più didettaglio, certamentemultidisciplinare, potrà consentire alcittadino di riappropriarsi di questispazi, ovvero di utilizzarli a fini ludicie di aggregazione, dopo averli risanatisotto il punto di vista ambientale,architettonico, statico, geologico,agronomico, nonché averli resiaccessibili anche da parte dellacosiddetta utenza debole. Il risultatosarà quello di mitigare l’immaneimpatto negativo, mai del tuttometabolizzato dalla città, causatodalla delittuosa gestione dell’ediliziaprivata negli anni ’60.

*Ricercatore in Urbanistica - Docente UniversitàdiAgrigento.* Libero professionista.

rendere agevole e comodo l’accesso.Il disastro ambientale, urbanistico earchitettonico in queste importantiaree a ridosso del centro storicoagrigentino, causato dallaspeculazione edilizia, dall’abusivismoe dall’incultura degli anni ’60 eculminato nella frana del 1966, nonha danneggiato la cittàesclusivamente sotto il profiloestetico, paesaggistico earchitettonico. Le ferite inferte allacomunità agrigentina, infatti, sonoben maggiori e mai rimarginate.L’invivibilità e l’inaccessibilità diquesti luoghi, insieme alla piùgenerale carenza di aree diaggregazione, di spazi verdi curati,costituiscono per gli allievi architettiche hanno redatto i progetti – maanche per i professionisti più navigatiche si confrontano con il medesimotema – un dato progettuale che, atratti, può apparire insormontabile.

presenza dei salti di quota vienedefinita da terrazzamenti, pensaticome aree destinate alle attivitàludiche, sportive, ricettive, culturali,individuando punti di vistapanoramici verso il mare e la valledei Templi, prevedendo deicollegamenti con la sottostante areaF.S. e l’uso di alcuni locali delparcheggio pluripiano, da adibire amuseo ferroviario. Area 4:: Si trova in via Empedocle,dove un tempo si trovava la chiesa diSanta Lucia, ed è caratterizzata dallapresenza della Porta dei Saccajoli,messa in ombra da folta vegetazionespontanea e rifiuti di ogni genere. Gliinterventi mirano alla riqualificazioneurbanistica e architettonica deiluoghi, al recupero della Porta e delvano adiacente (da adibire a salaespositiva o centro culturale), oltrealla sistemazione di arredo urbano esistemi di collegamento, tali da

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Città e spazio pubblico e quasi sempre con insuccessi neirisultati, a trattare la piccola madeterminante dimensione dell’abitare neiquartieri. Infatti quasi mai gli strumentiurbanistici tradizionali arrivano atrattare, nei suoi aspetti specifici tipo-morfologici l’elemento fondamentale perle qualità urbane di un buon abitare: lospazio pubblico, quello delle piazze, deiviali, delle passeggiate, dei corsi, deigiardini e dei parchi. La formazione deiPiani di quartiere è uno dei contenutiprincipali di una ricerca sperimentaleche qui di seguito è brevementepresentata1. I Piani di quartiere sonointesi, in questa ricerca, come indirizzi elinee-guida (schemi scenariali) per gliinterventi di miglioramento delle qualitàurbane. Dunque non si tratta di Pianiformalizzati, ma di documenti consemplice valore di indirizzi per gliinterventi (che potrebbero essereformalizzati da Delibere di Giunta), chesaranno necessariamente distribuiti neltempo, in relazione alla quantità degliinterventi necessari e alle disponibilità dirisorse. E’ indispensabile che i Piani diquartiere siano elaborati con lapartecipazione degli abitanti. Perché èindispensabile, per ottenere i miglioririsultati, utilizzare le preziose conoscenzedegli abitanti sul proprio quartiere eascoltare le idee che hanno permigliorarne le condizioni, così che ilPiano di quartiere sia anche unprogramma condiviso di interventi.Le risorse necessarie potrebbero esserereperite anche attraverso operazioni dilimitate nuove edificazioni sui margini ocon operazioni di densificazione interna,con la realizzazione contestuale di nuovispazi pubblici per il quartiere lì dove lesituazioni di contesto lo permettono e loconsigliano, e in particolare nei casi incui il reperimento di aree per nuovispazi pubblici risulti difficile oimpossibile. I Piani di quartierepermettono un ottimale uso di risorse eun massimo di effetti positivi prodotti. Inquanto ogni intervento anche di modestedimensioni, potrà inserirsi in un quadrodi insieme con evidenti effetti sinergici.Come obbiettivo complessivo finale, laricerca puntava a costruire un “Atlanteoperativo delle periferie di Roma”, incontinuità e come sviluppo dell’ideadell’Atlante delle Periferie, prodotto nel2002 dallo stesso Dipartimento del

I piani di quartiere a RomaPaolo Colarossi*

più ampia è la soddisfazione dellequalità di accoglienza, di urbanità, disocialità, di bellezza dello spazio urbano.E poiché i luoghi deputati per lasoddisfazione di quelle esigenze sono glispazi pubblici (le strade, i viali, lepasseggiate, le piazze, i giardini, …), ilmateriale principale per ottenere quellequalità è lo spazio pubblico. E le qualitàdi un quartiere dipenderanno dallequalità di un sistema primario di spazipubblici: la “struttura urbana” delquartiere. Un primo passo verso lacostruzione delle qualità urbanedell’abitare nella città della periferiaesistente può consistere, allora, nellaformazione di piani-programmi per larealizzazione di sistemi primari diattrezzature, servizi e spazi pubblici neidiversi quartieri della periferia. Piani-programmi che possiamo chiamare:Piani di quartiere. L’idea di una cittàfatta di quartieri è potente: investe l’ideae l’assetto di tutta la città. Perché apartire dalla piccola dimensione delquartiere si possono costruireaggregazioni di quartieri per formare“Piccole città nella città”; e questepossono essere organizzate a sistema(connesse tra loro attraverso le reti delverde urbano e territoriale, delle grandiattrezzature e infrastrutture per lamobilità) per comporre il sistema urbanocomplessivo della grande città.Dunque: dal quartiere alla città. Che nonè una visione alternativa, ma integrativa,anzi complementare alle visionitradizionali e correnti che a partire dallagrande dimensione del complessourbano si propongono di discendere, macon difficoltà, con discontinuità di scala

Nelle città contemporanee, in Italia, leperiferie possono essere definite quelleparti di città con scarse o assenti qualitàurbane. In quanto in quelle aree è assaipovera la dotazione di attrezzature, diservizi e soprattutto di spazi pubbliciadeguati. Vale a dire spazi pubblicidotati delle qualità di accoglienza,socialità, urbanità e bellezza. Cioè dellequalità della sostenibilità che sononecessarie per un buon abitare. Occorreaffrontare efficacemente il problema delmiglioramento delle qualità urbane nelleperiferie. Problema urgente, anchequantitativamente: a Roma, ad esempio,almeno il 70% degli abitanti abita“male”, in ambiti urbani, appunto, conscarse o assenti qualità urbane. Occorreun rovesciamento delle visioni urbanetradizionali e correnti, una rivoluzione diprospettiva che può essere sintetizzatanella frase: “una città è fatta anche diquartieri”. Roma, può essere “vista”anche come città di quartieri. Questavisione, questa idea “rivoluzionaria” dicittà può portare verso una nuovapolitica urbana: una politica per unacittà a misura d’uomo, una politica per ilmiglioramento delle qualità urbane neiquartieri esistenti.Perché i quartieri sono le unità urbane dibase che formano il complesso sistemadella grande città. Perché i quartieri sonogli ambiti delle nostre vite quotidiane,gli ambiti del nostro “abitare”: i quartieridove si abita, dove si lavora, dove sono inostri affetti, dove passiamo il nostrotempo libero…. Sono i luoghi chericonosciamo come nostri, cui sentiamodi appartenere. Il sentimento diappartenenza è tanto più forte quanto

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struttura urbana attuale e delleopportunità (valori potenziali funzionali,morfologici e sociali) per un nuovoassetto della struttura urbana; Piano diQuartiere, composto da: Schema diassetto futuro della struttura urbana,Linee-guida per gli interventi, Scenariprogettuali esemplificativi per lacomunicazione dei potenziali effettipositivi degli interventi su singoli spazipubblici. La possibilità di aggiornamentoe di implementazione delle schede può,tra le altre cose, permettere l’inserimentonelle stesse schede di un catalogo degliedifici e luoghi rilevanti, di materialistorici riguardanti le storie del quartiere,di un archivio di progetti, e di quantoaltro ritenuto rilevante per un ritrattocomplessivo e complesso del quartiere.In conclusione, dall’idea di una cittàfatta di quartieri sono generabili trepolitiche urbane che di fatto comportanouna visione complessiva per l’interacittà. Perché sono tre politiche, con fortie necessarie connessioni tra loro (unacittà fatta di quartieri, piccole città nellacittà, assetto dei margini urbani) chepotrebbero riuscire a integrare la grandee la piccola dimensione urbana in unavisione unitaria di sostenibilità.Sono solo visioni desiderabili, soloscenari augurabili? E altrimenti, qualialtre visioni? Comunque, visioni escenari sono necessari e utili, perchésono le basi costituenti di una culturaurbana e perché possono produrresuggestioni e impulsi per modifiche etrasformazioni verso una “Roma amisura d’uomo”. Risultato per il qualenon necessariamente sono richiestigrandi intensità di interventi.Ma piuttosto un lavoro minimalista,paziente ma sapiente, da artigiani.Un lavoro capace di produrre, conl’integrazione e la sinergia possibile pertanti piccoli interventi messi a sistema,effetti rilevanti di miglioramentocomplessivo delle qualità urbane neiquartieri esistenti.Molti piccoli passi possono condurrelontano…

* Docente Facoltà di Ingegneria, La Sapienza, Roma.

Note1. La ricerca è stata promossa dalla attuale Direzione(prof. Francesco Coccia) del XVI° Dipartimento delComune di Roma.2. Il profilo statistico del quartiere contiene tabelle egrafici relativi a Popolazione, Abitazioni ed Edifici.

limitata alla sperimentazione su unMunicipio campione, l’VIII°. Il lavoro quipresentato ha permesso di mettere apunto il metodo e di definire alcunicontenuti per la parte dell’Atlanteriguardante i quartieri (“L’Atlante deiquartieri”), e che qui sono brevementeriassunti. L’Atlante dei quartieri èarticolato per Municipi. Ogni Municipioviene descritto attraverso un profilostatistico del Municipio, un confrontostatistico con gli altri Municipi,l’individuazione dei quartieri checompongono il Municipio. Ognuno deiquartieri viene poi trattato con “Schededi quartiere”, i cui contenuti sono:Profilo statistico del quartiere2;Individuazione della struttura urbanaattuale (del sistema primario di spazipubblici e di attrezzature);Individuazione delle criticità (difettifunzionali, morfologici e sociali) della

Comune. La qualificazione di“operativo”, per questa nuova propostadi Atlante è dovuta all’obbiettivo diampliare, approfondire e specificare lepotenzialità dello stesso Atlante comestrumento conoscitivo, ma sopratuttooperativo per l’Amministrazionecomunale nei confronti delle periferie, e,nello stesso tempo documentocomunicativo, nei confronti degliabitanti, in quanto anche repertorio discenari possibili di intervento per ilmiglioramento delle qualità urbane deiquartieri. Altro obbiettivo rilevante diquesto nuovo Atlante è quello delpossibile continuo aggiornamento eimplementazione. Che sono entrambiindispensabili per l’obbiettivo dioperatività di uno strumento dautilizzare nelle realtà mutevoli e incontinua trasformazione delle aree dellaperiferia. La ricerca svolta è stata

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Fig. 1. Schema di assetto futuro della struttura urbana per Villaggio Falcone. (elaborazione: Patrizia Scafati)

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soli 25 giorni, ha incassato il parerefavorevole dell’83% dei 3.700 votanti.Se l’esito della consultazione eraabbastanza scontato, le due opzioni aconfronto erano il mantenimentodell’attuale capolinea provvisoriodavanti al Teatro Argentina1 o laproposta di spostarlo a Piazza Veneziariqualificando tutto il contesto urbanoattraversato ed avvicinando gli utentidella linea tranviaria alla futurastazione Venezia della Metro C, ènecessario soffermarsi sul verosignificato della consultazione.L’amministrazione comunale haprovato - seppur marginalmente - amettersi in discussione ed acondividere le proprie scelte con icittadini cercando di evitare quantoaccaduto nel marzo del 1998, quandoil capolinea di Via di Torre Argentinaè stato inaugurato frettolosamente trale inevitabili polemiche che hannoaccompagnato i primi mesidell’esercizio tranviario2.

Progettare la mobilità perriqualificare gli spazi urbani

La progettazione del nuovo capolineaè stata incentrata per garantire un piùdiretto scambio tra i diversi sistemi ditrasporto pubblico; per migliorare lacollocazione delle fermate di tutte lelinee bus che attraversano le areeinteressate dall’intervento; per ottenereitinerari automobilisti e tranviari conelevati livelli di fluidità ottenutiattraverso un’attenta geometrizzazionestradale e limitando l’utilizzo degliimpianti semaforici; e, infine, perassicurare una maggior sicurezza deipedoni (Fig. 1). Tutti questi obiettivisono stati perfezionati ottenendo comeprimo ed immediato risultato quello diaumentare lo spazio pubblico adisposizione dei pedoni davanti alTeatro Argentina portandolo da 400 a1.000 mq. L’importanza di taleintervento3 consiste proprio nelsostenere i primati della mobilitàpubblica su quella privata e dellamobilità pedonale su quellaautomobilistica. Le arterie interessatedalla riqualificazione urbanisticarestano destinate ad un uso collettivoove chiunque ha diritto di circolare,ma in un contesto dove il progettista:- aumenta le superfici pedonali a

Il futuro capolinea della lineatranviaria 8 a RomaFederico Blasevich*

universalmente l’attuale periodostorico. Il paradosso è che, sempre piùspesso, spazi privati per antonomasiaquali i grandi centri commerciali e glioutlet sono realizzati con piazze estrade che artificiosamenteriproducono, rivisitandolo, lo spaziopubblico realmente presente nei nostricentri storici con il fine di far sentireai clienti quel calore che tali contestinon sono di per se in grado diriprodurre.

Le scelte urbanistiche tra consenso epartecipazione

A conferma di come sia importanteche le persone si riconoscano nellospazio pubblico in cui vivono, gliamministratori locali ed i loro tecnicisono sempre più spesso alla ricerca delconfronto con la società civile e delsuo consenso, promuovendo modalitàdi progettazione che prevedono lapartecipazione dei cittadini allaredazione ed alla verifica di specificiinterventi urbanistici. Unaconsultazione pubblica in tal senso èstata avviata lo scorso 27 ottobreanche dall’amministrazione comunaledi Roma sul cui sito internet è statolanciato un sondaggio per conoscere ilgradimento dei romani circa lospostamento del capolinea del Tram 8da Via di Torre Argentina, davantiall’omonimo teatro settecentesco, a Viadi San Marco (Piazza Venezia).Nonostante non ci sia stato un vero eproprio confronto partecipato – non èesistito un reale dibattito o unmomento pubblico di incontro - l’ideaprogettuale dell’amministrazione, in

Lo spazio pubblico nei centri storici èil contesto urbano in cui unaComunità vive, si incontra e siriconosce nelle pietre e negli stiliarchitettonici dell’ambiente costruito;rappresenta tutti gli spazi di passaggioe d’incontro che sono destinati ad unuso collettivo, come le piazze, lestrade, le piste ciclabili, i parchi, lestazioni, i luoghi del libero sapere (leuniversità, le biblioteche e le scuolepubbliche) e gli edifici dell’autoritàcivile (i municipi).Gli spazi privati si distinguono daglispazi pubblici perché sonoappartenenti alle singole persone: sonoil contesto familiare, il focolaredomestico ed i luoghi degli affetti edei ricordi più cari.Sin dall’antichità lo spazio pubblico hacostituito un simbolo in grado dirappresentare la civiltà di cui eraespressione: la Biblioteca diAlessandria è l’Egitto dei Tolomei,l’Agorà è la Grecia delle Città Stato, ilForo è la Roma degli antichi romani,la piazza del mercato è il LiberoComune del Medioevo, i boulevardsono la Parigi del Secondo Impero, ilForo Italico è la Roma del ventenniofascista, la Piazza di Ground Zero è gliStati Uniti di questo inizio diventunesimo secolo. Nel nostrocontesto culturale, nonostante siapossibile citare diversi interventi diurbanistica e di architetturacontemporanei che possano essereconsiderati, a tutti gli effetti, ilsimbolo di una determinata città èdifficile individuare esempi di spazipubblici che possano rappresentare

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* Ingegnere, PhD in Infrastrutture e Trasporti,Funzionario della Direzione Regionale Trasporti dellaRegione Lazio.

Note1. P. Conti, Parla Di Carlo, Presidente ATAC: «Tra 20giorni apre il cantiere: rotaie fino a Piazza Venezia»,Corriere della Sera, 26 Mar. 1998.3. I. Insolera, Meglio perdere quel tram, Il Manifesto,31 Mar. 1998.F. Venturini, «Solo qualche buona idea, e lasciataanche a metà» (Intervista a Pierluigi Cervellati), IlMessaggero, 14 Mag. 1998.4. L’ambito progettuale interessa le seguenti arterie:Via Arenula (parzialmente), Via di Torre Argentina,Via Floridia, Via delle Botteghe Oscure, Via di SanMarco, Via di San Venanzio, Via dell’Aracoeli, Piazzadell’Aracoeli, Via degl’Astalli, Via del Teatro diMarcello (parzialmente), Via Cesare Battisti e Via delCorso (parzialmente).5. Le linee di bus precedentemente erano attestate inPiazza dell’Aracoeli sul lato del Vittoriano (14 lineedi cui 1 linea sarà limitata in zona Trastevere adintervento realizzato), in Via del Teatro di Marcello (2linee) e in Via di San Marco (4 linee).6. F. Blasevich, Ridare a Roma una rete tranviariastrutturata dentro le Mura Aureliane, Atti del 4^Convegno Nazionale Sistema Tram –MetroTramTreno. Evoluzione e flessibilità, Ministerodelle Infrastrutture e dei Trasporti, Set. 2010.

selvaggia attualmente persistente.È del tutto evidente che un interventodi tale natura, il cui costo complessivocomprensivo di IVA è di 9.989.900,00Euro (Fonte: Quadro Economico al30.11.2010), modifica le abitudiniquotidiane degli utenti, restituiscedignità al Teatro Argentina, riqualificauna parte importante del centro storicoromano e dimostra che una tranviapuò inserirsi in maniera indolore in unterritorio complesso e delicato come èquello dentro le Mura Aureliane5.Coerentemente con i recenti interventidi riqualificazione urbana del NuovoCapolinea tranviario di Termini e delnuovo Capolinea tranviario diFlaminio, questo progetto offreinteressanti spunti di riflessione sulruolo determinante che un trasportopubblico locale efficiente può svolgerenel contribuire alla progressivapedonalizzazione del centro storicoromano ed alla riqualificazione deglispazi pubblici.

discapito di quelle carrabili destinate altraffico privato o promiscuo;- riserva un’ampia superficie stradalealla realizzazione di due corsietranviarie di cui una totalmente insede propria ed una parzialmente insede promiscua;- dedica ampi spazi alla circolazioneesclusiva dei bus;- persegue la realizzazione di percorsipedonali, le cui traiettorie dalla precisageometria sono volte a mitigare le piùcomuni cause di incidentalità stradale;- delocalizza 19 capolinea di bus4 inPiazza dell’Aracoeli sul lato di Via diSan Venanzio, garantendo la massimavisuale libera del fronte della Chiesa diSan Marco e del fronte del complessomonumentale del Vittoriano e delColle del Campidoglio;- individua chiaramente le zone dadestinare alla sosta delle autovetture edei motocicli ed al carico e scaricodelle merci così da renderepraticamente impossibile la sosta

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Fig. 1 - Modello di circolazione stradale di progetto in prossimità del nuovo capolinea tranviario di Via di San Marco. Fonte: tavola di progetto modificata dall’autore.

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culturale, in quanto luoghi chefacilitano la creazione di legamisociali. Il caso di Villa de Sanctisrientra in questo dibattito, essendofrequentato da individui appartenenti adiversi gruppi etnici che con le loropratiche d’uso dello spazio dannoluogo a dinamiche che sono di voltain volta di coabitazione o di conflitto,di inclusione ed esclusione,contribuendo a costruire lo sfaccettatoruolo sociale del parco.Innanzi tutto il parco si distingue perl’importanza in termini di creazionedell’identità migrante di alcunecomunità di origine straniera. Si trattaprincipalmente di una comunità difilippini e una di ecuadoriani per lequali il parco è diventato il luogo diriferimento per il ritrovo nel tempolibero. Questi due gruppi che gravitanoattorno alla zona di Roma Est, pocodefiniti territorialmente (i membriabitano anche in zone molto distanti),caratterizzati da una comuneprovenienza, cultura e talvolta anchereligione usano il parco con unacadenza regolare per chiacchierare,mangiare, giocare… Così il parcosupporta la creazione e ilconsolidamento dei legami all’internodella comunità, e anche se solo alivello simbolico i legami con il paesedi origine, rinforzati dai racconti, dallapratica degli sport tradizionali, dalconsumo di cibi tipici.Di un altro tipo sono gli usi quotidianifatti da bangladesi, senegalesi eitaliani che abitano nelle zonelimitrofe al parco e lo considerano unospazio di quartiere dove passare iltempo al di fuori degli orari di lavoro.Il parco viene usato dunque con unritmo più frequente per usi siacollettivi (chiacchierare, bere qualcosainsieme) sia individuali (corsa eginnastica). Se nel caso di filippini edecuadoriani si assiste ad una creazionedi legami di tipo escludente, cioèinterni alla comunità che lascianopoco spazio per la permeabilità conaltre pratiche ed altri gruppi, nel casodi bangladesi e senegalesi, i legamicreati si aprono ad incontri eventuali ecasuali con il diverso data la scarsaterritorializzazione delle pratiche nelparco, la quotidianità e la scarsaspecificità degli usi. In particolare nel

Roma. Raccontare Villa de SanctisCarlotta Fioretti*, Marcella Iannuzzi*

luogo della socialità. Questo assumedunque l’importanza di un luogo cheassicura l’incontro regolare di gruppidi immigrati. Diviene il supporto fisiconel quale l’individuo si confronta conla comunità e la comunità si relazionacon l’esterno nello spazio urbano, illuogo nel quale “condurrel’esplorazione di cosa sia o non sia lavita pubblica in relazione a quellafamiliare e alla ricostruzionedell’equilibrio mobile tra i due”.

Traiettorie di inclusione

A Roma sono molti i parchifrequentati dagli immigrati. Si vuoleraccontare il caso del parco Casilino-Labicano, meglio conosciuto comeVilla de Sanctis, un parco multietnicocome altri della zona, cioè quella fettaorientale della capitale, che coinvolge imunicipi VI, VII e VIII, e che è andatarecentemente distinguendosi per l’altapresenza immigrata sia in termini diresidenza sia di attività imprenditoriali.Villa de Sanctis ha una storiarelativamente recente ed è collocata inun’area storicamente periferica (traTorpignattara e Centocelle), cresciutanel secolo scorso in modo sregolato, edunque carente di un disegnourbanistico complessivo nonché dispazi collettivi. Il parco costituiscedunque una risorsa fondamentale perle zone adiacenti che sono sprovvistedi adeguati spazi verdi di quartiere.Certa letteratura italiana einternazionale sostiene l’ipotesi che iparchi multietnici possano essere spaziprivilegiati per l’innesco di meccanismidi inclusione sociale e integrazione

La crisi dello spazio pubblico é oggi alcentro del dibattito della disciplina. Lacittà non sembra essere più in grado diinventare nuovi spazi pubblici per gliabitanti, né di conservare letradizionali funzioni nei luoghi chenella storia delle città hannorappresentato la sfera pubblica. Cosi inuovi progetti urbani sono spessocuciti intorno a una vocazione iper-commerciale o al “grande evento” e lacittà storica, con le sue piazze, le suestrade e i suoi caffè sono abbandonatialla gentrification e al turismo. Laricerca da parte del cittadino dellospazio pubblico, luogo nel quale sicoltivano e si godono i beni relazionalie, più in generale, i beni comuni, nelquale si formano e si esercitano idiritti di cittadinanza, sembra alloraripiegarsi necessariamente verso lasfera del privato.Tuttavia esistono ancora spazi pubbliciche raccontano altre storie. I parchiurbani, infatti, sembrano giocare unrinnovato e multiculturale ruoloall’interno della rete dei diversi luoghidi uso collettivo. Infatti negli anni piùrecenti i parchi sono diventati i luoghidella città più frequentati dagliimmigrati nel loro tempo libero, graziealla loro completa gratuità di accesso,ai grandi spazi che permettono la nonescludibilità d’uso, alla conformazioneche può supportare diverse pratiched’uso. E se tradizionalmente, in Italia,questi sono fruiti attraverso pratichericreative o contemplative ad usoindividuale o per piccoli gruppi, gliimmigrati ne fanno un utilizzo piùcomplesso, intendendo il parco come

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dell’UISP di Roma.Concludendo a Villa de Sanctisritroviamo una complessità di relazioniche non si legge in altre parti dellacittà. Lo spazio del parco é l’interfacciasulla quale si gioca la possibilità diprocessi di inclusione a diversi livelli.Il primo di questi è l’esporsi delgruppo nello spazio pubblico che fa siche si inneschi un riconoscimento daparte degli abitanti dell’esistenza dellacomunità migrante. In seconda battuta,si crea un processo di negoziazionedegli spazi che, se a volte conflittuale,comunque richiede un implicazione neiprocessi relazionali con gli altri fruitoridel parco. Infine, possono avere luogoiniziative personali o di gruppo cheimplicano una complessità maggiore eche escono dai confini del parco,prevedendo anche il coinvolgimento dienti istituzionali .Il parco non è dunque solo spazio diconvivenza, ma anche un luogo dicapacitazione e produzione di benicomuni che gli immigrati stessi, congli altri abitanti, produconoinconsciamente con il semplice fatto diinteragire tra loro.

* Dottoranda DipSU, Roma Tre.

esempio di questo è dato dalla praticadel cricket, uno sport che appartienetradizionalmente alla cultura del sub-continente indiano da cui provengonomolte comunità stanziatesi a Roma Est.Il parco di Villa de Sanctis è semprestato uno dei luoghi di Roma dovenell’ultima decina d’anni si è praticatoil gioco del cricket, anche da parte disquadre miste inserite all’interno di retisportive locali e sovra locali. A voltequesta pratica è stata anche ostacolatadalle istituzioni come praticaimpropria, non compatibile con ilvalore archeologico della zona.Recentemente sono però visibili deipercorsi non solo di “tolleranza” ma divero e proprio riconoscimentoistituzionale. Un esempio è il “Villa deSanctis Junior Cricket Trophy” untorneo di cricket disputato lo scorsomaggio dagli alunni della scuolaelementare Pisacane e da altrerappresentanze giovanili del territorioromano, con il patrocinio dellaProvincia di Roma e il contributo

caso dei senegalesi, l’utilizzo delleattrezzature sportive (es. la barra per leflessioni) permette una condivisionemaggiore degli spazi che porta ascambi di battute, conversazioni etalvolta anche alla condivisione dipratiche (una partita di calcio). Ingenerale la coesistenza di un pubblicomultietnico e multiculturale in unmedesimo ambiente vissuto e percepitocome positivo permette lo sviluppo diquella che Blockland (2008) definiscepublic familiarity, una familiarità conil diverso data dall’incontroquotidiano.Villa de Sanctis è dunque uno “spaziodel multiculturalismo quotidiano” maforse è anche qualcosa di più, perchésupporta la creazione di pubbliciinterculturali. Il parco non è infattiuna realtà isolata ma agisce come unasuperficie permeabile, aperta, visibiledove le diverse culture che abitano iterritori di Roma si mettono “in gioco”e talvolta intraprendono percorsi diriconoscimento istituzionale. Un

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Mappa delle pratiche e dei ritmi d’uso di Villa de Sanctis

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ormai obsolete, nelle aree produttiveper incongruenza dell’attività conaree abitate prossime o per lo sposta-mento della produzione in paesi dovela manodopera è a basso prezzo, masorprendentemente è particolarmenteevidente nelle aree edificate neglianni Cinquanta e Sessanta, nellequali si stanno via via evidenziandooltre alla decadenza fisica fenomenie processi di degrado sociale.“Rigenerazione urbana” è il terminegenerale che può comprendere tuttele iniziative intraprese per gestirequeste situazioni.

*Comune di Venezia - Settore Piano strategico.

Costruire sul costruitoa cura di Paolo Ortelli*

Un convegno in occasione dellarassegna “Urbanpromo” è statol’occasione per chiedere a 6 città:Venezia, Torino, Roma, Padova,Genova e Bolzano, di raccontare laloro esperienza nell’affrontare ladecadenza e la dismissione di partidi città. La densificazione comeopzione per la rigenerazione urbanasi concretizza nei casi analizzati indiverse forme, evidenziando come:- la densificazione in aree al limitedella città densa, vedi Bolzano, è unaprassi che ottiene il risultato dievitare la dispersione urbana; - conservare il ruolo centrale di areeche stanno diventando “periferiainterna” è un’altra buona ragione perla densificazione;- le premialità in termini di cubaturao sconti sugli oneri funzionano selegati ad operazioni estese estrutturate;- sono necessari anche investimentisu infrastrutture e sullo spaziopubblico, come a Padova, ma anchea Torino che ha trasformato i fasciferroviari in nuove centralità graziead un rilevante contributo statale.

Costruire sul costruito

A volte crediamo che le città abbianouna durata infinita. Riscontriamoinvece che alcune loro parti hannouna crescita e una decadenza chepuò portarle addirittura alla loro dis-missione nell’arco di una sola gene-razione. Il modello insediativo che disperde learee urbane su tutto il territorio, uti-lizzando quelli che fino a quelmomento erano “greenfields”, quellopiù comune in Italia dal dopoguerra,è soltanto uno fra quelli possibili:l’alternativa è affrontare la decaden-za e la dismissione delle aree urbane. La dismissione può avvenire nelleparti più antiche del tessuto urbano e

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Puc, dai Piani attuativi, dai vincoli edalle tutele in vigore, che assiemedevono concorrere al recupero e allariqualificazione diffusa dei tessutiinsediati.Le direttrici delle nuove centralità.All’interno della città consolidata ilMasterplan individua precisi ambitivocati ad accentrare funzioni e servizipubblici e privati sia per il quartiereche per tutta la città, da connettere tradi loro e con il sistema del Parco delleRive. Gli strumenti tradizionali delPuc, del Put e del Piano commercialepossono costruire le premesse per lariqualificazione urbanistica, dellamobilità e delle attività commerciali,ma andranno accompagnati erafforzati da concorsi di progettazionepartecipata.Le aree di trasformazione. Le zone ditrasformazione urbanisticacomprendono quelle parti di cittàcaratterizzate in alcuni casi dadegrado urbanistico e/o funzionalecon assenza di armatura urbana e conscarsa accessibilità; in altri da degradoedilizio, eterogeneità tipologica e vuotiurbani privi di identità; in altri ancorada processi di sostituzione attuati coninterventi singoli senza le minimedotazioni di standard. Queste aree,dove è urgente l’avvio di processi diriqualificazione e rigenerazioneurbanistica e funzionale possonocostituire anche la risposta alladomanda di crescita urbana futurainvertendo la logica di aggressione dinuovo terreno agricolo. Gli strumentiper intervenire sono da un lato quellitradizionali della pianificazioneattuativa e dall’altro i nuovi strumentidei piani di riqualificazioneurbanistica e delle convenzioniurbanistiche.Le aree produttive di recupero. Lezone produttive di Bolzano trovanoorigine lontana e le criticità chepresentano sono spesso determinatedalla storia relativa ad ogni singolaazienda. Nel tempo si è determinatauna situazione di contemporaneapresenza di ambiti sotto utilizzati, avolte degradati e per contro di impreseconsolidate in edifici di buona qualità.Il Masterplan prevede per queste aree,in stretta connessione con leassociazioni degli imprenditori, di

Masterplan di BolzanoFrancesco Sbetti

elaborazione del Piano. Intendiamoaffermare che deve essere superata lavecchia idea di piano vincolante incui c’è già scritto esattamente cosa sipuò e cosa non si può fare in tutte learee. I cittadini e le loro associazionidevono poter esprimersi e parteciparealla costruzione delle decisioni.

Il disegno strutturale e strategico

Il Piano intende rappresentare unanuova immagine della città checomprenda all’interno della suacornice oltre alla figura urbana anchela figura dell’intero territorio.Questo approccio non vuole mettere indiscussione i punti di forza dellagestione urbanistica che hanno saputonel tempo contenere il consumo disuolo e costruire una città compattasenza episodi di periferie rurali,quanto piuttosto porre attenzione allerelazioni e al territorio agricolovalutato come risorsa per la città: perla sua forma, il suo clima, il suopaesaggio.La conformazione degli assettiterritoriali definita nella tavola delMasterplan “Il disegno strutturale estrategico della città” individua 13ambiti.Città consolidata. La città esistente,così come si è trasformata econsolidata nel tempo, costituisce unsistema complesso in cui si intreccianousi diversificati, sistemi edilizi storici erecenti, ambiti produttivi e ampiparchi inseriti all’interno delle magliedel tessuto edificato. Per questoambito valgono le regole definite dallanormativa urbanistica provinciale, dal

Da oltre 100 anni Bolzano è governatanei suoi processi di crescita etrasformazione da importanti Pianiurbanistici, che la città ha voluto darsicome regola e modello per tutelare lesue qualità architettoniche eambientali. Oggi, pur in assenza diuna riforma urbanistica capace di unavisione strutturale e strategica,superando la logica prescrittiva delPiano intendiamo proporre unpercorso che affidi a un diffuso earticolato programma diriqualificazione urbana ilconsolidamento e l’ampliamento deiluoghi di eccellenza per estenderel’attrattività delle parti centrali dellacittà all’intero territorio comunale. Il Masterplan rappresenta il progettodi città, dove vengono definiti gliambiti di azione che i diversi soggettipubblici e privati potranno attivare enel contempo individua i limiti e leinvarianti rispetto a tali azioni. IlMasterplan si configura come lostrumento innovativo che individua edisegna le opportunità che construmenti tradizionali, varianti e Puc,si attivano quando e solo quandosono necessarie.

La partecipazione come scelta econdivisione

L’informazione e la partecipazionerappresentano l’elemento qualificantedel nuovo Piano. Si tratta di unpercorso che, non pone più lapartecipazione come atto finale perlegittimare, anche democraticamente,le scelte, ma che prevede invece ilcoinvolgimento in tutte le fasi di

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rafforzata da una nuova linea daCaldaro-Bolzano fino alla funivia diRenon, che attraversa nella città zoneparticolarmente abitate, oltre agarantire una accessibilità per ipendolari dell’Oltradige.Il trasporto pubblico urbano oltre apoter utilizzare queste infrastrutturepuò completarsi con dueprolungamenti:??la linea di tram che parte da SanGiacomo/Laives fino al nodo diinterscambio in piazza Adriano, aservizio di tutta la zona produttiva;??la linea di tram che dal nodo diinterscambio di piazza Adriano arrivafino al nuovo quartiere Casanovapassando per le zone più abitate dellacittà.

La dimensione energetica del Piano

A fianco del consumo di territorio ilMasterplan mette al centro dellaazione urbanistica il contenimento delconsumo energetico.Il Puc negli interventi di trasformazioneurbana deve tendere a recuperare il piùpossibile in forma passiva l’energianecessaria a garantire le miglioriprestazioni per i diversi usi finaliprivilegiando prioritariamente il correttoorientamento degli edifici e l’attentaintegrazione tra sito e involucro e

agricola è presente e integrata con ilsistema ecologico e ambientale.Zona agricola. Il territorio rurale èl’ambito dove il Masterplan perseguel’obiettivo generale dell’integrazionetra politiche di salvaguardiaambientale e le politiche di sviluppodi attività agricole.Zona boschiva e verde alpino. Sono leparti del territorio rurale nelle quali lapresenza di serbatoi di naturalità e diun’alta qualità ambientale ecostituiscono i capisaldi della reteecologica comunale (Fig 1).

La mobilità pubblica

Il superamento del congestionamentoderivante dal traffico privato diventaun obiettivo strategico, ma anchesimbolico del Piano. Ferrovia urbana etram diventano quindi la strategia perrispondere alla mobilità econtemporaneamente dare unarisposta di qualità alla città.Il progetto della ferrovia urbana sidovrebbe concretizzare, sulla linea delBrennero, consentendo una maggiorefrequenza di treni oltre alla possibilitàdi realizzare fermate ravvicinate; sullalinea Bolzano-Merano per rendereaccessibile il trasporto ferroviario agliabitanti dei nuovi quartieri. L’armaturadel trasporto pubblico viene ad essere

operare attraverso la creazione diopportune “ zone ed edifici dirotazione” al fine di attuare gliinterventi in modo coordinato eprogressivo attivando anche forme dipremialità.Le direttrici di espansione.Nell’individuare le possibili direttricidi sviluppo il Masterplan esclude learee che per ragioni diverse sonocomunque da salvaguardare, cerca unequilibrio tra la dotazione di servizi ela capacità di accogliere ulterioriresidenti, tiene conto della possibilitàper ciascun quartiere di avere unacrescita commisurata al fabbisogno ead uno sviluppo ragionevole.All’interno dellepossibilità/opportunità introdotte conil Masterplan sarà il Puc (pianooperativo) e/o le sue varianti adattivare le diverse zone tenendo contodelle strategie e priorità indicate, deldimensionamento complessivo, dellosviluppo che si intende promuovere.Gli ambiti di ridefinizione dei marginiurbano rurali. Gli ambiti compresi inquesta definizione sono zonizzati,come terreno agricolo, ma segnatidalla presenza di agglomerati diabitazioni. Il Masterplan intendeindividuare le aree con caratteristichedi zone residenziali di completamentoe tramite convenzione urbanisticaprevedere limitate quote diedificabilità agevolata e privata e/oaree di verde pubblico per quelle partidella città che ne sono carenti.Limiti fisici alla nuova edificazione. IlMasterplan individua i limiti fisicidegli insediamenti oltre i qualinessuna nuova edificazione èconsentita, per motivi di caratterepaesaggistico, ambientale, disalvaguardia del territorio agricolo, odi fragilità di diversa natura.I parchi (parco delle rive, parchi egiardini esistenti, i nuovi parchi. Iparchi sono definiti comel’articolazione della rete ecologicaall’interno del centro urbano,costituiscono una importante risorsaclimatica e paesaggistica erappresentano le aree diintrattenimento dedicate alla fruizionedel verde.Cunei verdi. Sono le parti delterritorio rurale nelle quali l’attività

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Fig. 1 - Il disegno strutturale e strategico della città.

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Urbanistica INFORMAZIONI

comunale e non la funzionenormativa nei confronti dei singolicittadini e proprietari.Il Masterplan,oltre agli strumenti tradizionali affidagrande importanza a quelli nuovirecentemente introdotti nella Lup. Leinnovazioni previste dalla riforma daun lato consentono importantielementi di flessibilità attraversonorme che superano lamonofunzionalità improponibile a unsistema produttivo che tende semprepiù a mixare funzioni terziarie ecommerciali, oltre a garantirsiun’adeguata possibilità di integrarefunzioni urbane come la residenza.Dall’altra adeguano la strutturaurbanistica in merito alla possibilità diintegrare diverse tipologie e modalitàdi intervento e di coinvolgere soggettipubblici e privati nell’attuazione dipiani di trasformazione urbanistica(Fig 2).

territorio comunale. Ulterioriinterventi di “produzione di energia”in grado di supplire, almeno in parteal fabbisogno energetico della cittàconsolidata, previa valutazione difattibilità, possono trovarelocalizzazione nelle aree ditrasformazione urbanistica.Il Masterplan prevede che tutti i nuoviedifici dovranno essere zero emission;per perseguire questo si prevede direndere obbligatorio per le nuovecostruzioni lo standard di CasaClimaA. Le preesistenze edilizie devonoessere indotte con opportuni incentivied eventuali premi di cubatura aridurre il loro consumo energetico.

L’attuazione del Masterplan

In termini urbanistici la suadefinizione “strutturale” gli faassumere la funzione di Piano guidanei confronti di tutta la pianificazione

compiendo le scelte di caratteretecnologico – impiantistico per lamassimizzazione dell’efficienzaenergetica. A tale scopo il Puc dovràprevedere l’obbligatorietà dellaredazione di specifici Piani energeticiattuativi da prevedersi anche perestendere il risparmio energetico agliedifici esistenti. Per raggiungerel’obiettivo di ridurre le emissione di Co2è opportuno che la produzione dienergia si adatti al territorio cittadinoper “isole” piuttosto che a “raggiera” perridurre le dimensioni dellecanalizzazioni e le perdite di energialegate ad un eccessivo sviluppo dellereti.Il fabbisogno energetico dovrà esserecoperto da una rete diteleriscaldamento che può trovare ilsuo punto di riferimento principale neltermovalorizzatore e in una serie dicentrali a cogenerazione dislocate sul

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Fig. 2 - I progetti esplorativi per le nuove centralità.

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Genova. L’esperienza del nuovoPiano Urbanistico ComunaleAnna Iole Corsi*

reindustralizzazione della città e del suoterritorio.Le indicazioni emerse nelle conferenzestrategiche, relazionate con i criteri disviluppo sostenibile sopraindicati, hannocostituito il primo riferimento per laformazione del nuovo Piano urbanisticocomunale (Puc).Parallelamente si è affrontatal’organizzazione del Puc suddivisa inmacroattività, dedicate alla formazionedel nuovo strumento urbanistico, allasua promozione e alla sua gestioneoperativa1.In particolare per le attività a carattereprocedurale (Legge urbanistica regionale36/97) sono stati individuati i requisitied i tempi da rispettare, quali elementi evincoli imprescindibili nella costruzionedel progetto.L’approccio alla pianificazione vuolesuperare il concetto di una zonizzazioneindifferente al territorio, operando in unalogica di sistema fondata su diversetipologie di reti, quali quelle deitrasporti, quelle ambientali nonchéquelle del patrimonio antropico-culturale.In questo contesto è importanteindividuare i nodi interessati da una opiù reti, che costituiscono ambitisignificativi da valorizzare e/oriqualificare sia in termini diorganizzazione funzionale, sia sotto ilprofilo della qualità urbana e degliimpatti. I nodi interessati da una o piùreti costituiscono le aree per le quali èimportante sviluppare una progettazionespecifica e più approfondita. Nel tessuto edificato, con particolareriguardo alle aree dimesse e/o

dismettibili, sono stati individuati ambititerritoriali con caratteristiche dicomplessità, connessi a reti disignificativa importanza e connotatidalla compresenza di diverseproblematiche quali la dismissione, ildegrado edilizio, il degrado sociale, lapresenza di mix funzionali incompatibili,la scarsa vivibilità, le carenze ambientali,ecc., luoghi spesso interessati damolteplici proposte progettuali fra lorodisorganiche: tali aree costituiscono ilrepertorio dei grandi progetti ove siconcertano le trasformazioni delterritorio.Parallelamente contribuiscono allariqualificazione del tessuto compatto ipiccoli progetti, proposte progettualiindividuate di concerto con i Municipi,dimensionalmente contenute, di agevolefattibilità e d’impegno economicolimitato, integrate nel sistema di percorsie spazi urbani con gli obiettivi prevalentidella riqualificazione, della vivibilità edella sicurezza.Si è quindi intrapresa una fase disviluppo delle metodologie, dei criteri edei contenuti sperimentati, tenuto contodei requisiti richiesti dalla legislazioneregionale.Costituisce elemento del Piano laDescrizione Fondativa del territorio chelegge ed interpreta gli aspetti ambientali,territoriali-urbanistici,demografici,sociali, economici, storico-culturali. Tale descrizione e la sintesiinterpretativa che ne deriva si traducononell’elaborazione delle “carte diopportunità e criticità”, carte sinteticherappresentative delle risorse davalorizzare e delle situazioni di degradoda risolvere.La definizione degli obiettivi disostenibilità deve infatti partire dallaconsiderazione delle analisi critiche deglielementi di insostenibilità perindividuare obiettivi generali ed azionispecifiche che consentano innanzituttodi invertire le tendenze più critiche erilevanti.Dall’interrelazione fra la DescrizioneFondativa del territorio, gli indirizzi dipianificazione e le politiche di pianoderiva il Documento degli Obiettivi cheesplicita le specifiche linee di azione daperseguire e fornisce il presupposto allasua struttura, articolandosi su tretematiche fondamentali: Sviluppo

L’Amministrazione Comunale genovese,nel 2007, ha avviato i lavori per laredazione del nuovo Piano UrbanisticoComunale. Allo scopo ha conferitoall’Arch. Renzo Piano un incarico di altacollaborazione ed ha creato la nuovastruttura Genova Urban Lab, costituitada architetti e ingegneri interni alComune con il supporto di borsisti estagisti provenienti da Università italianeed estere. Il lavoro ha avuto inizio con un Tavolodelle Idee, cui hanno partecipato oltre aRenzo Piano, Richard Rogers, OriolBohigas e Amanda Burden. L’incontro haispirato la stesura di un documento chesancisce i criteri di sviluppo sostenibileper la realizzazione del nuovo Piano,dando pertanto avvio alle attività dellastruttura Urban Lab relative alladefinizione della Blue line, della Greenline e dei Brownfields, quali elementicostitutivi della città compatta e nelcontempo risorse per la suariqualificazione.Parallelamente sono state organizzatedue Conferenze strategiche dal titolo“Genova protagonista del suo futuro”con lo scopo di abbandonare il modellodei piani calati dall’alto e superare gliapprocci settoriali, avviando un dialogofra gli attori sociali, economici edistituzionali:- “Patto per Genova 2015” volta aproporre un ruolo di protagonista nellosviluppo della logistica e della portualità;-“l’Industria e la Ricerca Scientifica aGenova ove si sono incontrate leimprese operanti nei settori innovativilegati alla ricerca, con la finalità dicontribuire al processo di

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Urbanistica INFORMAZIONI

reti energetiche, le acque, il verdenaturale ed agricolo, lo smaltimento deirifiuti, il sistema dei grandi servizi edelle aree di trasformazione urbane eproduttive, il sistema delle aree dil’interfaccia città –porto.

Il Livello delle Relazioni locali,rappresenta l’assetto urbanistico localesulla base dell’articolazione territorialedei Municipi.

Il lavoro per la redazione del nuovo Pucintende affrontare il tema della cittàcompatta e del suo territorio come unprogetto unitario. Ciò significa analizzaree sintetizzare le parti del disegno

coordinamento della pianificazioneterritoriale con il territorio ligure eprovinciale di Genova, soprattutto nelsettore delle infrastrutture e dei servizi diinteresse generale.

Il Livello delle Relazioni Urbane edintercomunali rappresenta l’assettourbanistico complessivo della Città e delsuo territorio e comprende la disciplinadirettiva di tutti i sistemi checostituiscono l’ossatura portante dellastruttura del Piano, quali il sistema delleinfrastrutture, della mobilità pubblica eprivata e dei parcheggi, il sistema storico- culturale , il sistema delle retiambientali ed ecologiche, ivi comprese le

socio–economico e delle infrastrutture,Organizzazione spaziale della città equalificazione dell’immagine urbana,Difesa del territorio e dell’ambiente. La Struttura del Piano è organizzata intre livelli.

Il Livello delle Relazioni territoriali diarea vasta illustra la collocazione dellaCittà di Genova nel contesto delMediterraneo, dell’Europa e del nord-ovest e contiene l’indicazione propositivadelle azioni e degli interventi necessariper assicurare l’integrazione el’estensione del sistema portualegenovese, in connessione con le retieuropee, e delle azioni per il

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Indirizzi di Pianificazione approva-ti con Deliberazione di ConsiglioComunale n 1/20091. Genova futura come città inte-

grata, compatta e sostenibile 2. La linea verde e la linea blu

quali espressioni della relazionefra la città compatta, il territo-rio verde, ed il mare, da preser-vare, migliorare, ricostruire.

3. Ricostruire il rapporto con ilverde

4. Ricostruire il rapporto dellacittà con il mare come rapportoreale tra l’acqua e la terra

5. Costruire sul costruito 6. Privilegiare il trasporto pubbli-

co rispetto al trasportao privato 7. I grandi progetti e i piccoli pro-

getti come trasformazione deigrandi ambiti e contestuale re-cupero e valorizzazione dellearee a livello di quartiere

8. La qualità urbana come requisi-to essenziale per ogni progettodi riqualificazione

9. L’integrazione sociale come unimprescindibile principio dellapianificazione urbanistica e del-l’architettura

10. I concorsi, strumento per lo svi-luppo delle previsioni di piani-ficazione e della progettazionepubblica.

Genova, Val Polcevera

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espresse in forma parametrica, diindici di densità territoriale, variano da2 mq/mq per le zone centrali a 1mq/mq per le zone meno centrali eperiferiche, a 0,60 – 0,40 per le zonedi particolare pregio ambientale,pedecollinari o in bordo alle fascefluviali. Gli interventi complessi ditrasformazione urbana previsti dalPiano, quali quelli relativi allariconversione dei siti industrialidismessi raggiungono indici diedificabilità territoriale più contenuti(0,7-0,6 mq SLP/mq ST) rispetto alladensità preesistente (1 mq SLP/mq ST)con una presenza significativa, intermini dimensionali, di aree perservizi pubblici.Questi ambiti, infatti, oltre alsoddisfacimento del fabbisogno deglistandard di legge, prevedono la messaa disposizione di aree a serviziopubblico supplementari, che vanno acompensare gli standard mancantidelle zone consolidate. In questi casi ilPiano ha reso possibile una riduzionesignificativa delle densità preesistenti.Nel caso di interventi puntuali, disostituzione edilizia, il Piano conferma,nella sostanza, le densità in atto.Entrando nel merito dell’esperienzaurbanistica torinese, condotta negliultimi dieci-quindici anni, si evidenziainnanzitutto che Torino èprincipalmente una città industriale,che ha conosciuto una grandeespansione nel ‘900 e che, a partiredalla metà degli anni ’70 haattraversato una fase di crisidell’industria manifatturiera principale,

Torino. Infrastrutture e riqualificazione urbana

Il concetto base del processo dipianificazione condotto dalla città diTorino, iniziato con il Piano regolatoreapprovato nel 1995 e proseguito congli adeguamenti più recenti, riguardala scelta di non associare il progetto disviluppo della città ad una fase dinuova espansione, ma di orientare leprospettive del suo rilancio verso unprocesso di trasformazione,completamento, riorganizzazione diaree già edificate. Affrontare lo sviluppo urbanistico nonpiù come controllo della crescita, macome governo di processi complessilegati alla dismissione di vaste areeurbane o alla riorganizzazione dellacittà costruita, ha imposto nuovemodalità di intervento, nuove categorieculturali.La riqualificazione della cittàconsolidata, comporta la definizione diorientamenti differenti a seconda dellediverse situazioni urbane da governare. L’ obiettivo è, in ogni caso, sia che sitratti di interventi puntuali, sia che sitratti di trasformazioni urbane piùcomplesse, di pervenire ad esiti diqualità della morfologia urbana earchitettonica, prevedendo mixfunzionali adeguati ad una realecrescita e sviluppo sociale, culturale edeconomico.Nel caso di Torino, il Piano regolatoreha fotografato le situazionidell’edificato, del costruito, delle variezone della città, corrispondenti aidiversi periodi storici dello suosviluppo urbano, che presentanoun’articolazione differenziata delledensità territoriali in atto. Queste,

territoriale, operare scelte alla grandescala delle relazioni territoriali e nelcontempo scendere sui singoli interventisperimentandone la progettazione,pervenire quindi alle scelte dipianificazione ed alle normative diattuazione come confronto o sintesi diqueste esperienze progettuali,selezionando le soluzioni e gli elementisignificativi quali riferimenti cardine peri successivi sviluppi.Il sistema del trasporto pubblico ed inparticolare la metropolitanizzazione dellaferrovia esistente, conseguente allarealizzazione del progetto in corso diattuazione del nodo ferroviario, consentedi fare di tale linea metropolitana unasse portante degli interventi diriqualificazione del tessuto cittadino; ilsistema delle nuove e vecchie stazioni inval Polcevera e lungo la direttricecostiera diventa l’occasione perrealizzare e rinnovare polarità urbane.Ciò consente di valorizzare parti diinsediamento oggi penalizzate perragioni di accessibilità, creare condizionidi riequilibrio dei valori fondiari e degliinvestimenti, perseguire un mix sociale edelle funzioni urbanistiche. La presenzadi aree produttive e ferroviarie dismessenell’ambito di tale disegno ha offertol’occasione per sperimentare leprogettazioni degli insediamentigravitanti intorno tali polarità, pergiungere poi, con un percorso a ritroso,a definire schemi direttori e normativeprestazionali che costituiscono ilriferimento per i futuri progetti. Inquesto contesto la pianificazioneurbanistica e l’architettura noncostituiscono due diversi modi di vederee di lavorare, ma integrano i loro apportialle diverse scale, per definire unprodotto unico e nel contempoarticolato.

*Dirigente Urbanlab del Comune di Genova.

Note1. Il lavoro del primo anno è stato sintetizzato nelQuaderno n 1 di Urban Lab pubblicato e distribuito allafine del 2008. Questo ha permesso di considerareconclusa la prima fase di studio e di lavoro.Per assicurare continuità al qualificato apporto dell’Arch.Piano ed al contempo operare un approfondimentorispetto alle scelte di pianificazione anche da un puntodi vista socio-economico è stato individuato il Prof.Richard Burdett, docente di Architettura e Urbanisticapresso la “London School of Economics and PoliticalScience”, già advisor del Sindaco di Londra.

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Angelica Ciocchetti*

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rinnovamento urbano.Con la creazione del viale della Spinaal di sopra della trincea ferroviaria, ilpotenziamento della rete del trasportopubblico ferroviario e lariqualificazione delle aree industrialilimitrofe si viene a creare una nuovacentralità urbana, una centralitàlineare (8 km), dove su un territorio dicirca 2 milioni di mq di superficievengono realizzati nuovi brani di cittàcorrispondenti a 1 milione di mq. dicostruito, caratterizzati da unacomposizione dei mix funzionali, ingrado di mettere in atto un realeprocesso di sviluppo e di rinnovourbano. Il nuovo costruito, a cui siperviene molto spesso medianteprocedure concorsuali o attraverso laselezione tra più progetti, èaccompagnato da una dotazione diaree per servizi di grande pregioambientale e di dimensioniconsiderevoli (1.300.000 mq.), spazipubblici, giardini, parchi, sedi per lacultura, ecc., collocati in un contesto

infrastrutturazione in grado di metterlaalla pari di altre importanti cittàeuropee.Il progetto strategico individuato dalpiano riguarda la riconversione,riqualificazione di un complesso diaree industriali, associato al progettodi riorganizzazione della reteferroviaria, il progetto delle aree dellaSpina Centrale. L’elemento strutturale dellatrasformazione urbana di Torino èrappresentato dal progetto dipotenziamento e di riorganizzazionedel servizio ferroviario.Le Ferrovie avevano la necessità diampliare la loro rete per migliorare ilservizio viaggiatori e il servizio mercie consentire il passaggio dell’altavelocità; il progetto non si limita allasola riorganizzazione del servizioferroviario; la città ha chiesto di poterdare un valore aggiunto all’operazione,cogliendo l’opportunità offerta dallariorganizzazione del nodo ferroviario,per configurare una forte occasione di

meccanica ed automobilistica.Le iniziative di riqualificazione piùsignificative hanno riguardato propriole aree coinvolte in prevalenza nelprecedente processo di crescita della“città industriale” che hanno ormaicompletato e concluso il loro ciclofunzionale. Sono le aree dei grandicomplessi del sistema produttivotorinese, ormai da tempo dismessi, maanche dei grandi servizi ottocenteschiche hanno supportato l’organizzazionedella città moderna, che in terminidimensionali rappresentano circa il10% della superficie del territoriocomunale.L’obiettivo del Piano regolatore è statoquello di individuare un progetto dirilancio che associasse al tema dellariqualificazione fisica della città e diqueste aree in particolare, un modellodi trasformazione e di riconversione ingrado di imprimere una svolta anchedal punto di vista economico, sociale eculturale. La città aveva anche bisognodi un progetto di modernizzazione, di

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La linea 2 di metro e la riqualificazione del quadrante nord della città

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a partire dalla realizzazione di“nuove centralità urbane”, puòriqualificare come Porta Sud di Romai quartieri lungo le strade consolari,sorti per aggregazione progressiva diedifici di bassa/media qualità, fruttodi lottizzazioni pubbliche e private, avolte abusive.Con la realizzazione della nuovacentralità di Romanina, a ridossodella via Tuscolana, oltre alla nuovadestinazione di Fonopoli, si prevedeun polo di eccellenza e richiamo conil Programma/progetto Osservatorioeuropeo e Alta scuola per laprogrammazione territoriale dellaCapitale. La vicina Università di Tor Vergataha già avviato un vasto programmadi investimenti per ilProgramma/progetto CampusUniversitario internazionale integratosostenibile, che comprende nuovesedi per didattica, ricerca e servizi.Parallelamente, accanto al Campus èin realizzazione la Città dello Sportdell’architetto catalano SantiagoCalatrava: struttura di elevata qualitàarchitettonico-urbanistica, in grado diaprirsi a manifestazioni sportiveinternazionali e,contemporaneamente, all’uso da partedei residenti.Nel cammino verso la realizzazionedella Porta Sud, il Programma diRiqualificazione Urbana Tor BellaMonaca, a nord della via Casilina,attua la trasformazione attraversointerventi di costruzione-demolizione-ricostruzione, finalizzatial nuovo assetto urbanistico e a una

La porta sud di Roma

Parlare oggi di Roma Capitale vuoldire aprirsi a tematiche tra le piùdiverse, con aspettative tuttesignificanti, ma difficilmentericonducibili a uno stesso sentire o auno stesso modo di essere.Sicuramente però “essere” RomaCapitale significa trasformare la cittànel grande attrattore che interpreta erealizza la sperimentazione dipolitiche, programmi, progetti disviluppo, ambiente, formazione,ricerca, educazione e tecnologia.Tra gli obiettivi previsti nel PianoStrategico per lo Sviluppo dellaCapitale, quello di Roma CittàSolidale è il più ambizioso: sicompone di un’ampia serie di azionivolte a recuperare il senso diappartenenza alla comunità urbana,maggiore integrazione sociale equalità urbanistica, soluzioni aldivario economico, soprattutto coninterventi in periferia.In alcune aree periferiche è forte laframmentazione del tessuto urbano esociale e dunque lo iato dei residentidalla vita della città, l’esclusione, ilconflitto, la sofferenza e il degradodiffuso. Il tema progettuale della“Trasformazione delle periferie”prevede nuovi luoghi, con i relativiservizi, per arti, musica, cultura,scienza, tecnologia. Per rivitalizzare sotto il profiloculturale, sociale, urbanistico edeconomico le periferie, ancheattraverso nuovi flussi di turisti,studenti, sportivi, city users.In questo contesto la valorizzazionedelle periferie del quadrante sud-est,

urbano dotato di condizioni di grandeaccessibilità (nuove stazioniferroviarie, la nuova linea dimetropolitana).In questo quadro la riorganizzazionedel sistema ferroviario ha goduto di unimportante finanziamento statale paria circa il 90% dell’investimentonecessario. Altri finanziamenti pubblicisono stati messi a disposizione dellacittà per la realizzazione di operepubbliche e in parte per la bonifica deiterreni. Altri finanziamenti europeihanno contribuito alla realizzazione diimportanti interventi di riconversioneeconomico-produttiva, per la creazionedi attività nel campo della nuovaeconomia, centri per la ricerca, ecc.Tutto questo ha contribuito a creare lecondizioni favorevoli all’avvio diinvestimenti privati per larealizzazione, nell’arco di dieci-quindici anni, degli insediamentisopraccennati.La fase più recente, contraddistinta dauna significativa scarsità di risorse,obbliga ad intraprendere nuovipercorsi in grado di sostenereeconomicamente i sempre più articolatie complessi processi diriorganizzazione urbana.Il progetto ad esempio, per la nuovainfrastrutturazione di un importantequadrante urbano (la seconda linea dimetro) contestuale alla riqualificazione(nuove residenze, uffici, attivitàcommerciali, servizi, ecc.) delle parti dicittà che saranno servite dalla nuovainfrastruttura, ha imposto lavalorizzazione immobiliare di ampiearee di proprietà comunale, mediantela relativa nuova destinazioneurbanistica. Ciò al fine di recuperare lerisorse occorrenti ad una parzialecopertura finanziaria per larealizzazione dell’infrastruttura.Altre iniziative, dirette a significativiprocessi di riorganizzazione,riqualificazione, infrastrutturazione,ricucitura di parti di cittàrichiederanno analoghi approccioperativi, comportando fatalmenterelative nuove densificazioni urbane.

*Dirigente coordinatore attuazione Prg, Comune diTorino.

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Errico Stravato*

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ricostruzione, anticipa nuovi modelliarchitettonici, e punta a una totalerigenerazione degli spazi edificati,delle strade, dei servizi. A una nuova dimensione dell’abitareche riscopra il valore dello spaziopubblico, della piazza e della bassadensità residenziale quale generatoredi relazioni e di identità urbana esociale.Un programma ambizioso, chedisegna la Roma di domani, chericonosce le sue radici e le fa proprieanche nel pensare al nuovo. E,soprattutto, che dà slancio alleperiferie, restituendo ai cittadinil’identità e l’orgogliodell’appartenenza alla comunità. Unintervento di grande spessoreculturale che consolida il ruolo dellacittà di Roma tra le grandi Capitalieuropee.

*Direttore del Dipartimento VI, Programmazione eAttuazione urbanistica del Comune di Roma.

di proprietà pubblica (Comune diRoma e ATER), edilizia intensiva atorre e in linea. La posizione di Tor Bella Monaca,area di bordo rispetto agliinsediamenti abusivi, rende possibilee interessante un nuovo assettourbanistico. Utilizzando piccoleporzioni di aree libere esterne alquartiere si può infatti ridisegnare il“margine” della città e proporre unnuovo modello abitativo: tipologiemeno dense, materiali naturali egrande attenzione alla qualità egestione degli spazi pubblici.Sulla base del concept plan di LeonKrier, architetto promotoredell’urbanistica di qualità, adimensione d’uomo ed ecosostenibile,il Programma di RiqualificazioneUrbana di Tor Bella Monaca prevede:definizione dei margini naturalistici edel limite della città conl’introduzione di vaste aree a parco avocazione agricolo-archeologica;valorizzazione dei beni di qualità edei valori paesaggistici;riconfigurazione delle componentiinfrastrutturali e funzionali;trasformazione dei luoghi erigenerazione dell’impiantourbanistico con la salvaguardia dellostato sociale; sostenibilità economicaattraverso accordi pubblico-privato einvestimenti di natura pubblica ecomunitaria.La scelta di rifondare un quartierecomparto dopo comparto, con unprocesso di costruzione-demolizione-

riqualificazione degli spazi aperti,con la definizione di luoghi doveconfermare o introdurre nuovefunzioni urbane.La mole del quartiere, la carenza diluoghi di aggregazione e la scarsaqualità degli edifici sono i problemidei residenti di Tor Bella Monaca.Dove si soffre il disagiodell’esclusione sociale, la mancanzadi sicurezza, il deperimento deglispazi pubblici e delle abitazioni:brutte architetture, edifici fatiscenti einsalubri, dormitori senza dignità. Unmodello di città che si è dimostratosbagliato, perché produce degrado eabbandono. Dove la tipologia dellaprefabbricazione usata per edificare ilquartiere, già inadeguata all’origine,ha causato il fallimento di ogniintervento di recupero edilizio tentatoin passato.Oggi invece, sulla scia delleesperienze europee, si sceglie unadiversa politica di riconfigurazioneurbana. La metodologia parte dalla revisionedel concetto di edilizia pubblica edalla presa d’atto del fallimento intermini urbanistici, sociali edeconomici degli enormi quartierimonofunzionali, difficili da gestire eprivi di qualità urbana ed edilizia.

Il Programma di Riqualificazioneaffronta il tema della qualità apartire dalla presenza nel quartiere diuna quota superiore al 40% di edifici

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Fig. 1 - Tor Bella Monaca prima dell’intervento. Fig. 2 - Tor Bella Monaca dopo l’intervento.

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Costruire sul costruito preponderante di edilizia economica epopolare (310 alloggi Ater nel caso diAltobello, dei quali 123 inclusi nelperimetro del contratto, e 465 alloggiErp di Comune ed Ater nel caso diMarghera sud, dei quali 110 costituentiil compendio Vaschette). Il degradoedilizio, ambientale e sociale di questiinsediamenti, intervenuto anche aseguito della dismissione di alloggipubblici e di occupazioni abusive (condiffusione di fenomeni di illegalità econtrollo malavitoso del territorio diVaschette), hanno contrassegnato lamarginalizzazione di queste aree, piùsorprendente nel caso di Altobello inquanto contraddittoria con lacollocazione centrale dell’area.

Il contratto di quartiere di Altobello haprevisto la demolizione degli immobiliErp ex demaniali, fatiscenti edirrecuperabili, la ristrutturazione degliedifici dell’Ater e il recupero di edificidismessi di interesse storico-architettonico, la nuova costruzione diabitazioni private per il mercato liberoe convenzionato e per il socialhousing, negozi e botteghe artigiane,una estesa pedonalizzazione, a frontedella quale è stata convenzionata con iprivati la realizzazione di garages aprezzo concordato in prelazione airesidenti, la riqualificazione el’ampliamento degli spazi di usopubblico, la creazione e l’adeguamentodi alcuni servizi di base (asilo nido edannesso giardino pubblico, ludotecaper giovani “under 15”, alloggi assistitiper anziani “fragili”, centro perdisabili, ristrutturazione del centrocivico). Al termine, saranno 202 glialloggi complessivamente “trattati” dalprogramma, 86 per il mercato libero econvenzionato e 116 per l’Erp, con unparziale riequilibrio della composizionesociale e reddituale dei residentirispetto alla situazione originaria. Ilcontratto di quartiere comporta uninvestimento complessivo di circa41.500.000 euro, cui concorrono10.000.000 euro di contributostatale/regionale, 5.600.000 euro dicofinanziamento da parte del Comune,3.700.000 euro di autofinanziamentoAter oltre a 13.050.000 euro diprecedenti finanziamenti Erp, almeno9.150.000 euro di investimenti privati.

Riqualificare sulla terrafermadi VeneziaSandro Mattiuzzi*

Regione Veneto, Comune di Venezia edAter un protocollo d’intesa che porterà,entro pochi mesi, a un accordo diprogramma con Regione Veneto e Aterche - ai sensi della legge urbanisticaregionale vigente, la Lr 11/2004 -potrà apportare variante al Prg ancheprima dell’approvazione del Piano diassetto del territorio (Pat).Una differenza dei due programmiriguarda, oltre all’aspetto procedurale,la collocazione nella geografiacittadina: Altobello si trova in unazona centrale di Mestre, a pochecentinaia di metri dal centro storicodella città, interessato da rilevantiinterventi di trasformazione, inparticolare la pedonalizzazione attornoalla centrale Piazza Ferretto, la nuovarete del tram e la risistemazionedell’asse Piazza Barche - Canal Salso(storicamente legato all’interscambioterra-acqua con la Venezia insulare);gli insediamenti di Vaschette eMarghera sud hanno localizzazioneperiferica, essendosi sviluppati nelsecondo dopoguerra ai margini dellaseconda zona industriale, a ridosso distabilimenti - in parte dismessi negliultimi decenni - e di insediamentiartigianali e commerciali, e rimanendotuttora prigionieri di una rete stradalegravata dal traffico pesante.I due programmi presentano tuttaviamolte analogie sotto il profilo dellacomposizione sociale prevalente, dellascala di intervento, degli obiettivi e deicriteri della riqualificazione, dellemodalità di finanziamento e delpercorso partecipativo. L’aspettocomune più evidente è la percentuale

Due recenti esperienze del Comune diVenezia e possono fornire uncontributo alla riflessione sul temadella rigenerazione urbana.Nell’aprile 2004 il Comune, per laselezione regionale di “programmiinnovativi in ambito urbanodenominati contratti di quartiere” diseconda generazione, ha presentatouna proposta di riqualificazione dellazona di Altobello a Mestre, ottenendonel 2005 l’ammissione ad uncontributo di 10 milioni di euro daparte del Ministero delle Infrastrutturee della Regione Veneto, con i quali,congiuntamente all’Ater, è statosottoscritto nell’ottobre 2007 ilprotocollo di attuazione delprogramma e la convenzione per lasperimentazione. Gli interventi sonoattualmente in corso e si prevede chesiano ultimati entro il 2014.La legge finanziaria della Stato per il2008 ha disposto il trasferimento atitolo gratuito ai Comuni degli alloggidi proprietà statale “assegnati aicittadini italiani in possesso dellaqualifica di profugo”. Il trasferimento,avvenuto nel marzo 2009, hainteressato il compendio Erpdenominato “Vaschette”, situato nellazona sud di Marghera, costituito daabitazioni sorte nei primi annicinquanta per accogliere la comunitàdei Giuliano-Dalmati. Il Comune diVenezia ha voluto cogliere questaopportunità per dar vita ad unprogramma di riqualificazione diVaschette e Marghera sud, attualmentein fase di redazione conclusiva. Nelnovembre 2009 è stato sottoscritto tra

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che consenta l’integrazione fra soggettiattuatori diversi, la convergenza dirisorse finanziarie pubbliche e private,un cronoprogramma monitorato degliinterventi e delle attività, larendicontazione finale sulle loro“ricadute” nel territorio.Il contratto diquartiere si è rivelato uno strumentoappropriato.La marginalità urbana cheaccompagna il degrado di queste zonerichiede soluzioni e interventi chepuntino alla integrazione e saldaturacon le parti più strutturate della città.Il ridisegno urbano, la ricomposizionedel tessuto edilizio, la qualità efruibilità degli spazi di uso pubblico,rappresentano strumenti essenziali pertale obiettivo.La marginalità coincide spesso con lamancanza di funzioni a scala urbana econ l’incapacità attrattiva verso le altreparti della città, percepibile nella stessafotografia di questi quartieri (assenzadi “segni urbani” di evidenzaarchitettonica). La creazione della“porta sud di Venezia”, luogoattrezzato di interscambio in un’otticadi mobilità urbana sostenibile, è unelemento portante del progetto diriqualificazione di Marghera sud.La rigenerazione di quartieri sbilanciatisull’Erp non può prescindere da unriequilibrio della composizione socialee reddituale dei residenti. Le ipotesi diincremento dei residenti, attraversodensificazione o ambiti di nuovoinsediamento, possono precostituireuna diversificazione dell’offertaresidenziale e condizioni di mixitésociale in grado di contrastare ifenomeni degenerativi, di offrire unpotenziale per la rivitalizzazione delquartiere e di puntare almiglioramento della qualità edilizia.Una superiore qualità insediativa èl’obiettivo essenziale dei programmi ecostituisce - tra l’altro - il fattoreattrattivo determinante perinvestimenti privati in ambitioriginariamente poco appetibili nellavalutazione di mercato. A taleprospettiva concorre la qualità dellaprogettazione architettonica.L’attuazione dei programmi diriqualificazione urbana si fondasull’integrazione di soggetti attuatoridiversi (Comune, Ater, privati, enti

esterne e servizio pubblico urbano(tram), ristrutturazione dell’Erp ovveroabbattimento con rilocalizzazione. Lasottoscrizione dell’accordo diprogramma porterà un contributoregionale di 9.000.000 euro per l’Erp,mentre è stato già accordato uncontributo comunitario di 2.800.000euro per una prima tranche di bonifica(l’incidenza finale dei costi di bonificasarà intorno ai 10.500.000 euro),dentro un quadro di previsioneeconomica comprendente investimentipubblici per circa 32.500.000 euro einvestimenti privati commisurati allarealizzazione di circa 55.000 mq tranuova residenza, servizi, ricettivo edirezionale.La riqualificazione di ambiti che, perorigine o per processi intervenuti neltempo, sono andati incontro acrescente obsolescenza fisica, perditadi funzione nel contesto cittadino,impoverimento del tessuto sociale ealtri fenomeni degenerativi, invocauna pluralità e contestualità diinterventi finalizzati nel contempo alrecupero “fisico” e alla ricostruzionedel tessuto sociale, e sollecita alcuneconsiderazioni.Si tratta innanzitutto di operare aduna scala urbana adeguata ed efficacee secondo una logica di programma

Il programma di riqualificazione diVaschette e Marghera sud è inteso arovesciare gli aspetti che penalizzanoquesta zona nei confronti dellaMarghera “città-giardino”, il quartierea nord organicamente progettato neglianni venti da Pietro Emilio Emmer, efa leva su una consistente disponibilitàdi aree di proprietà comunale e suimportanti progetti urbanistici edinfrastrutturali avviati in questa partedella città (tram, accordo per ilrecupero ambientale e funzionale delVallone Moranzani, piano di recuperoprivato di una vasta area contiguadismessa, dirottamento del trafficopesante da via Fratelli Bandiera edeliminazione del traffico diattraversamento diretto ai centricommerciali). Il programma prevedel’abbattimento di Vaschette, larealizzazione di un nuovo quartiereche richiamerà la struttura della città-giardino e porterà a un incremento dicirca 900 nuovi residenti in una logicadi diversificazione, un’areapedonalizzata che include un ampiogiardino pubblico e una “spina verde”di connessione con la città-giardino, lacreazione della “porta sud di Venezia”con servizi e funzioni ricettive legateall’interscambio fra trasportoindividuale proveniente dalle direttrici

Fig. 1 - Zona di Altobello a Mestre

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Urbanistica INFORMAZIONI

diversi) e, contestualmente,sull’indispensabile concorso di risorsepubbliche e private. I contributi erogatidalla Stato e dalla Regionerappresentano infatti un fattoredeterminante di innesco e volano pergli investimenti pubblici e privati, mala fattibilità dei programmi restaaffidata all’equilibrio finanziariocomplessivo e quindi alla capacità dicofinanziamento per la quotaeccedente i contributi statali e/oregionali.Imprescindibile rimane la componentedegli investimenti privati stimolati -come già evidenziato - da unacredibile prospettiva di riqualificazioneurbana. Ma lo stesso cofinanziamentoda parte del Comune può venire darisorse generate all’interno deiprogrammi medesimi, senza incideresul bilancio ordinario. In entrambi icasi qui presentati il meccanismo dicofinanziamento da parte del Comuneè infatti principalmente basato sullavalorizzazione fondiaria esull’alienazione patrimoniale di aree diproprietà, incluse nel perimetro diprogramma in quanto rigorosamentefunzionali agli obiettivi urbanisticistabiliti: Ci sembra questo unapproccio più efficace e senza i ritorninegativi di prospettati piani di“svendita” dell’Erp.La partecipazione dei cittadini sidimostra un metodo fondamentale perquesto tipo di programmi (formazione,condivisione e arricchimento degliobiettivi, valutazione delle soluzioniprogettuali, informazionesull’avanzamento e rendicontazionefinale), non per “assemblearismo dibuonisti” ma come percorso guidato“professionalmente”, attraverso gliappositi gruppi di lavoro e le strutturecomunali preposte.Queste ultime stanno altresìsviluppando un’indispensabile azionedi affiancamento sociale per gestire iprocessi di mobilità indotti dalprogramma e le situazioni di disagioderivanti dall’esecuzione dei lavori,portare a sintesi le diverse esigenzeposte dai cittadini, promuovere lacrescita socio-culturale del quartiere.

*Responsabile/coordinatore di interventi urbanisticiper il Comune di Venezia.

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XXVII CONGRESSO INU “La città oltre la crisi: Risorse, welfare,

governo” Livorno, 7 – 9 aprile 2011

Call for papers

Per organizzare le elaborazioni culturali per il suo prossimoCongresso e per permettere anzitutto alla propria baseassociativa una piena possibilità di elaborazione di merito,l’INU organizza un call for papers a partire dai temi indivi-duati all’interno del documento di apertura dei lavori con-gressuali, messo a punto dai propri organi dirigenti, e quidisponibile.

I contributi avranno una lunghezza massima di 15.000battute spazi inclusi, e andranno prodotti in file di testo(formato .doc o .rtf) con margini cm. 2 da ogni lato ecarattere Verdana, corpo 11 (come il presente documento).Oltre al testo potrà essere acclusa anche una immagine inb/n al tratto, di dimensione massima pari a una pagina A4con margini cm. 2 (cm. 17x25,7) corredata delle relativedidascalie in Verdana corpo 11 ed a risoluzione minima 300dpi. L’immagine andrà inviata in formato .pdf, .jpg o .tiff

I contributi possono essere inviati, entro il giorno 11marzo prossimo in allegato ad un messaggio di posta elet-tronica al seguente indirizzo di posta elettronica: [email protected]

Il nome file dovrà avere il seguente formato:cognome_nome.estensione. Per esempio rossi_mario.doc obianchi_luigi.tif In caso di contributi a più firme, andrà indicato il cogno-me_nome del primo in ordine alfabetico. In caso di inviosia di testo che di immagine, entrambi i file andranno inse-riti all’interno di una cartella zippata, in formato .zip o .rar,denominata con cognome_nome I contributi inviati conterranno le indicazioni per il riferi-mento privilegiato a una delle aree tematiche (Le risorsedopo crisi; Decisori e modelli di governo; Verso una accre-sciuta sostenibilità dei sistemi del welfare). Il comitato scientifico del Congresso si riserva di sceglierea quale sezione tematica recapitare i contributi ricevuti,in relazione al tema trattato, e quali fra i contributi per-venuti saranno invitati in sede congressuale a sostenereun intervento di esposizione, fra i relatori delle varie ses-sioni. Tutti i contributi inviati, e ritenuti coerenti ai temi con-gressuali, saranno comunque pubblicati nel sito web diPlanum, che è dotato di un proprio codice ISSN, acqui-sendo così il valore di pubblicazione. Gli interventi pre-scelti per sostenere una esposizione in sede congressualeverranno anche pubblicati negli atti finali del Congresso,che verranno successivamente prodotti a stampa per itipi di INU Edizioni.

WWW.http inu.it

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FAFONDAZIONE

GIOVANNI ASTENGO

CENTRO di EDUCAZIONE PERMANENTE E STUDI ESTESIARCHIVIO STORICO E CONTEMPORANEO

Piazza Farnese, 44 - 00186 Roma - tel. 06.68134453 - fax 06.68600070 www.inu.it/astengo/index.html

Presidente: Elio Piroddi

Direttore: Giuseppe De Luca - Segreteria: Maria Antonietta Durante

Per informazioni rivolgersi alla Segreteria della Fondazione Astengo:Signora Antonietta Durante, [email protected], tel. 06 68134453

L’Istituto Nazionale di Urbanistica ha dato vita nel 1995 alla Fondazione Giovanni Astengo per promuovere attività di formazione per-manente e di documentazione storica e contemporanea per l’urbanistica e il governo del territorio.

APPELLO

“La Fondazione Giovanni Astengo, tra le sue attività, raccoglie, archivia e conserva materiali e documenti inerenti la storia dell’INU e lapianificazione. Attualmente sono presenti una sezione storica dell’archivio ed una contemporanea. Entrambe sono aperte a studiosi e ricer-catori. La maggior parte del materiale è attualmente in unica copia, per questo ci stiamo attrezzando per digitalizzare il materiale, così da permet-terne una più sicura conservazione.

Tra il materiale conservato vi è anche la rivista Urbanistica, storico organo dell’INU. È uno dei materiali più richiesto per la consultazio-ne, tanto che abbiamo avviato la digitalizzazione delle varie annate per facilitarne la conservazione. Tuttavia abbiamo richieste di consul-tazione dell’originale in formato cartaceo. Per rispondere a questa domanda abbiamo bisogno di una doppia copia, che spesso non abbia-mo. Per questo facciamo appello a tutti i soci ed amici dell’INU per recuperare una copia della rivista da destinare alla consultazione.”

Fondazione Etruria Mater bandisce un concorso nazionale di idee per la città di Tarquinia avente come oggetto l’e-laborazione di un’idea progetto unitaria per la riconfigurazione urbana, ambientale, paesaggistica ed architettonicadel sistema degli accessi.

L’idea progetto dovrà prefigurare possibili interventi di riqualificazione, recupero e restauro, proponendo nel con-tempo soluzioni urbanistiche, architettoniche e paesaggistiche in grado di “fare città” e, quindi, di conferire allearee oggetto del concorso una identità coerente alla città storica e di “ammagliare” questa al tessuto esistente dinuova espansione.

LLaa ssccaaddeennzzaa ddeell bbaannddoo èè iill 2266 lluugglliioo 22001111

Il bando, la domanda di partecipazione e la documentazione di base sono disponibili sul sito internet www.etruriamater.it

CONCORSO NAZIONALE PER IDEE DI PROGETTAZIONE URBANAEEnnttrraarree aa TTaarrqquuiinniiaa:: rriiqquuaalliiffiiccaazziioonnee ddeeggllii aacccceessssii aallllaa cciittttàà

• l’intera prima serie dal 1932 al 1945; • della seconda serie dal n. 1 del 1949 al n. 18/19 del

1956;• dal n. 27 del 1959 al n. 33 del 1961;

• il n. 39 del 1963;• il n. 49 del 1967;• dal n. 52 del 1968 al nn. 54/55 del 1969;• il n. 57 del 1971.

Questi i fascicoli che stiamo cercando:

Sulla copia che ci sarà fatta pervenire verrà apposto il nome del donatore.

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alla gestione e alla pianificazione delpaesaggio.

Cosa è cambiato in Italia?

Con le leggi sul paesaggio n.1497/1939 e 431/1985 e con la leggeurbanistica n. 1150/1942, paesaggio eterritorio nel corso del Novecento inItalia sono stati trattati come temiseparati, affidando alla pianificazionela trasformazione del territorio e alvincolo la tutela del paesaggio,riconosciuto e confinato solo inspecifiche aree delimitate.La Convenzione di conseguenza si èpresentata come un momentosignificativo per rivedere l’approcciosettoriale al paesaggio tipico italiano,non più visto solo come oggetto ditutela e conservazione – tutela piùvolte tradita in quanto il paesaggioha sempre assunto un ruolo passivo -ma come punto di partenza per unprogetto integrato con le diversescelte economiche, sociali e politiche,cioè come paesaggio che divienel’opportunità per conferire unitarietàal piano, e come progetto appunto dipaesaggio, ora finalmente esteso atutto il territorio, considerando cosìsia quello eccezionale, della vitaquotidiana o degradato, chepromuove conservazione, tutela,riqualificazione e trasformazione diqualità per gli ambienti di vita.In realtà il Codice dei Beni Culturali edel Paesaggio emanato alla luce dellaConvenzione Europea nel 2004 portacon sé ben poche novità:raccogliendo nella sua terza parte leleggi sul paesaggio prima menzionateesso parla prevalentemente di Beni

Decennale della Convenzione europea del paesaggioa cura di Emanuela Morelli*

Un passo avanti…

Nel 2010, proclamato dalle NazioniUnite “Anno Internazionale dellaBiodiversità”, sono celebrateinteressanti ricorrenze che riguardanol’ambiente, il territorio e il paesaggio,tra le quali si ricorda i 60 annidell’Associazione ArchitettiPaesaggisti Italiani e i 100 anni dallanascita del suo fondatore PietroPorcinai, e in particolare il decennaledella Convenzione Europea delPaesaggio, celebrato a Firenze il 19 eil 20 ottobre 2010: un’occasione diconfronto e di riflessione sia percapire cosa è stato fatto masoprattutto cosa ancora deve esserefatto per raggiungere l’obiettivoprefissato.

Perché una Convenzione?

Il paesaggio, tema assai complesso, èriconosciuto come componenteessenziale, quadro di vita dellepopolazioni, bene non solo degliesseri umani ma innanzitutto dellesocietà coese. Quanto detto coincidecon gli obiettivi della Consiglio diEuropa, organizzazione internazionaleattualmente costituita da 47 Statimembri che ha lo scopo dipromuovere la democrazia, i dirittidell’uomo, l’identità culturale europeae la ricerca di soluzioni ai problemisociali in Europa, che è ben diversadalla Unione Europea che stabilisceattraverso il Parlamento, direttive eregolamenti per gli Stati membri. Il Consiglio d’Europa diviene quindi ilgarante della sicurezza democraticagrazie alla promozione di convenzioni(o accordi) tra gli Stati europei che

Decennale della Convenzione europea del paesaggio

riguardano questioni di comuneinteresse e che producono effettigiuridici nei singoli Stati membrigrazie alla emanazione di proprieleggi nazionali che recepiscono icontenuti della convenzione stessa.La Convenzione Europea delPaesaggio è stata ratificata in Italiacon la L. 14/2006, pertanto divenutaa tutti gli effetti legge italiana chericonosce lo stretto legame traterritorio e paesaggio.Per la sua formulazione sono statipreparati numerosi documenti: inItalia si menzionano la Carta diNapoli FEDAP-AIAPP, confluita negliatti della Prima Conferenza Nazionalesul Paesaggio del 1999, e la Carta delPaesaggio Mediterraneo del 1993,depositarie le Regioni dell’Andalusia,del Languedoc-Roussillon e dellaToscana, mentre la suaimplementazione è oggi affidata a treimportanti reti che coinvolgonodirettamente enti amministrativi, ilsapere scientifico e i cittadini(http://www.eurolandscape.net/): - la Recep-Enelc, con sede a Firenze,alla quale hanno aderito al momento35 Autorità regionali e locali:promuove progetti al fine dicondividere e consolidare un nuovoapproccio al tema del paesaggio suscala continentale (vedi ad esempio ilprogetto PAYS.MED.URBAN);- Uniscape, che ha il compito dirafforzare la cooperazione siaall’interno che tra le diverseuniversità europee in materia dipaesaggio;- Civilscape, che riunisceorganizzazioni non governative chededicano il loro lavoro alla tutela,

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principali quadri di riferimento dellediverse politiche, economiche esociali; forse perché se Ministero eRegioni individuano le regole per ilpaesaggio, sono poi le scelte a scalalocale che fanno paesaggio, forseperché difficilmente si esce dallavisione passiva del paesaggio, e forseanche perché “vi è in Italia unaarretrata cultura del progetto” (GianFranco Cartei in occasionedell’incontro “Paesaggio econoscenze”, promosso daUniscape/Florens 2010, Firenze,16novembre 2010).Citando un capitolo del libroProgettare con la natura di Mcharg,occorre pertanto fare ancora “unpasso avanti” nella nostra cultura perpoter vedere gli esiti positivi dellaConvenzione Europea nel nostropaesaggio. Come Eugenio Turri difattiscriveva “Il paesaggio è sempre ilrisultato definitivo e incancellabile diogni trasformazione, lo sbocco ultimo,incarnato nel territorio, di tutto unmutamento avvenuto anteriormente:il mutamento sociale, il mutamentodei modi di produrre, dei modi diabitare, trascorrere i giorni, guardareal mondo, alla vita” (E. Turri, Lasemiologia del paesaggio italiano,1979).

* Professore a contratto Università di Firenze.

che nella loro stessa attuazione eefficacia.Questo perché forse invece diintegrazione tra interessi diversi siriscontra più un certo disordinecausato dalla sovrapposizione diquesti, delle diverse competenze edelle diverse professionalità, creandoanche punti di conflittualità traambiente, paesaggio e territorio chedovrebbero presentarsi invece come i

paesaggistici e ben poco di Paesaggio.I piani paesaggistici o i pianiurbanistici territoriali con valenza dipiano paesaggistico a scala regionalericonfermati dallo stesso Codicehanno incontrato non poche difficoltàsia nelle loro modalità di redazionetra loro molto differenziate (differenzeche comunque possono risultareinteressanti proprio per lariconoscibilità dei diversi paesaggi),

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pettine, in modo evidente. Intanto siperpetua la tradizione binaria di pianipaesaggistici integrati con i pianiterritoriali e piani paesaggisticiautonomi che certamente trova ragionenell’assetto legislativo di ciascunaregione e nella precedente stagione dipianificazione, ma comporta anche, nelcaso di separazione dei due piani, undifficile coinvolgimento, nel pianopaesaggistico, dei processi territorialiche determinano i paesaggi. Separare ilpaesaggio dal territorio è impossibile, efare ciò comporta il rischio di trattarlocome una “sovrastruttura” a cui sirivolgono indirizzi e norme incapaci diagire sui suoi determinanti. Si potevainoltre sperare che la definizione deicontenuti del piano paesaggistico adopera del Codice potesse consentireconfronti e visioni interregionali, asuperamento della stagione dei piani aisensi della legge Galasso che erano statisperimentazioni, anche interessanti, maassolutamente individuali. Invece,nonostante l’obbligo alla definizionedegli ambiti paesaggistici come sintesiinterpretativa e riferimento normativodei paesaggi del territorio, le visioniregionali risultano così disparate perdimensioni e caratterizzazioni, da nonconsentire alcun confronto e meno chemai di costruire quadri inter o sovra-regionali, come invece risulta possibile,e credo anche utile, in molti altri paesieuropei. Proprio in quanto l’unico livellodi pianificazione paesaggistica è quelloregionale, diventa di fondamentalerilievo il funzionamento della “filiera”,cioè del coordinamento-collaborazionetra regione ed altri livelli di governo delterritorio, e in particolare con il livellooperativo locale al fine delcompletamento-dettaglio delleconoscenze e del trasferimento diindirizzi e norme nell’azione concreta.Funzionamento che per ogni tipo dipianificazione si è in genere dimostratoin Italia molto carente, fino ad essereinesistente o inefficace. In diversi casi,come ad esempio nel nuovo pianopaesaggistico piemontese in attesa diapprovazione, viene riproposto il notomeccanismo dell’adeguamento “acascata”, giustificato dalla maggiorvicinanza di province e comuni alterritorio e dal principio dellasussidiarietà. Ma la storia di tutte le

Ancora lontani dalla Convenzione europeaAttilia Peano*

beni culturali da quelli paesaggistici, inaderenza alla tradizione italiana dellestrade parallele delle tutele sancite dalleleggi del 1939, divide le competenzedella tutela e della valorizzazioneinstaurando l’esigenza, teoricamentepositiva, di intese tra stato e regioni chenella realtà si dimostrano difficili dapraticare e incerte negli esiti, trascurauna importante innovazione introdottadalla Convenzione, intrinseca alla stessadefinizione di paesaggio, relativa alcoinvolgimento delle popolazioni nelledecisioni e nell’attuazione, ignora ilsignificato anche economicoriconosciuto al paesaggio e alle suepotenzialità di produrre sviluppo eoccupazione, si concentra sulla tutela ela pianificazione paesaggistica,lasciando alla catena delle procedurepianificatorie consuete gli aspetti dellagestione e dell’operatività. Forse, piùimportante di tutto, non entra nelmerito degli stretti rapporti cheintervengono tra governo del territorio epianificazione del paesaggio, per cuinon sembrano sufficienti i riferimentiintrodotti nell’ultima versione allalimitazione al consumo di suolo e allelinee di sviluppo urbanistico ed ediliziodegli insediamenti in funzione della lorocompatibilità con i valori paesaggistici.Troppi aspetti sostanziali dellaConvenzione restano in ombra,concorrendo a limitare l’efficacia delleazioni per il paesaggio. Da parte loro leregioni ci mettono del proprio,dimostrando una generale adesione difacciata alla stessa Convenzione, marestandone ancora molto distanti.Infatti, i nodi stanno già venendo al

Il titolo del contributo potrebbesembrare impietoso, perché laConvenzione europea nel nostro paeseha goduto di moltissime attenzioni inpubblicazioni, convegni, dibattitipromossi non solo dalla culturascientifica, ma dalle amministrazioni aidiversi livelli e da svariateorganizzazioni socio-culturali.D’altronde, a pochi anni dallaConvenzione, è stato promulgato ilCodice dei beni culturali e delpaesaggio, già rivisto due volte, che nedovrebbe rappresentare l’applicazione,molte regioni si sono messe in moto perrivedere-aggiornare i propri pianipaesaggistici o elaborarne di nuovi,alcune hanno redatto Atlanti dei propripaesaggi come strumento dello stessopiano paesaggistico e delle valutazionidegli effetti paesaggistici di piani eprogetti, hanno avviato veri e propriOsservatori del paesaggio e in altri casile stesse realtà locali hanno dato vita adOsservatori locali, si sono formate leCommissioni locali del paesaggiocomunali o intercomunali sulla base dileggi regionali applicative del Codice,insomma una vasta attività conoscitivae regolativa che pone il paesaggio alcentro della scena. Allora perché questogiudizio impietoso? Perché per ora tuttociò non mi pare stia ancora producendomigliori paesaggi rispetto al passato. Inodi irrisolti sono diversi, alcuniimputabili allo stesso Codice, altriinvece al nostro sistema dipianificazione e di governo delterritorio. Come già rilevato in diverseoccasioni, il Codice resta lontano dallaConvenzione in quanto ancora separa i

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regionale, costituendo elemento diraccordo tra gli strumenti settoriali dipianificazione e di tutela. Unaparticolare innovazione nella co-pianificazione è stata introdotta dallaPuglia nella formazione del piano,ampliandone la portata sia sul pianoistituzionale attraverso l’utilizzosistematico di tavoli di concertazione traenti pubblici, sia sul pianodell’interazione con la società civile,promuovendo azioni e progettitrasversali, in stretta adesione con iprincipi dettati dalla Convenzioneeuropea. Ma veniamo al problema ditutti i problemi, cioè quellodell’operatività. Intanto il Codiceindividua la possibilità di progetti didiretta definizione regionale, e in questadirezione si muovono, nelle attività piùrecenti e in corso, alcune regioni con unapproccio strategico, individuandoprogetti e programmi integrati la cuirealizzazione dovrebbe avvenire a regiaregionale o attraverso accordi di co-pianificazione o intese verticali eorizzontali. Tra questi, il piano delPiemonte ha individuato la Rete divalorizzazione ambientale, laQualificazione dei sistemi periurbani, laSalvaguardia attiva dei paesaggi arischio, la Valorizzazione dei paesaggiidentitari; la Lombardia ha affidato adun atto integrativo del piano la Reteecologica regionale che alla tutelaaffianca progetti di paesaggiocoinvolgendo e responsabilizzando glienti territoriali e introducendo soluzionioperative; il Veneto individua i progettistrategici come elementi di continuità einsieme di evoluzione della significativaesperienza dei numerosi Piani d’arearedatti negli ultimi anni; la Liguriaaffida a due progetti di sistema –il Parcocostiero del ponente e il progettoAurelia- l’obiettivo di nuova qualitàpaesaggistica risultante sia dell’impiantonormativo del piano che di suainterpretazione in chiave progettuale;l’Emilia Romagna affianca alconsolidato strumento di piano unpercorso progettuale teso allavalorizzazione delle specificitàpaesaggistiche che connotano ilterritorio regionale, in continuità con iprogetti già formati e realizzati inattuazione del precedente pianoterritoriale paesistico; in Puglia i

disciplina di piano strutturale recependole prescrizioni del Pit e definendopuntualmente gli elementi di valorepaesaggistico e le modalità per la lorotutela e valorizzazione. In questaregione, però, ciò non comporta chetutti i piani locali debbano essererielaborati, poiché per il pianopaesaggistico è stata compiuta “unascrittura collettiva e condivisa”, ovverosu tavoli in cui la partecipazione di tuttii soggetti interessati è stata attiva. InEmilia, in continuità con la tradizioneseguita dagli anni ottanta, è il mosaicodei piani provinciali approvati acostituire l’aggiornamento del piano

pianificazioni d’area vasta haampiamente dimostrato che taleprevisione non riesce a dare fruttisensibili, che a livello locale sitrasferiscono fondamentalmente ivincoli e che i tempi della cascata sonotalmente lunghi da far dimenticare ailivelli provinciale e comunale il piano dipartenza, in questo caso proprio quelloper il paesaggio. Anche dove, come inToscana, si può contare su unatradizione di “filiera” costruita neltempo tra i diversi livelli dipianificazione, il piano regionale troveràcompleta attuazione solo dopo che i 287comuni avranno integrato la loro

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La pianificazione paesaggistica in Italia. I piani regionali considerati (Piemonte, Liguria, Lombardia, Ve-neto, Emilia Romagna, Toscana). (elaborazione: Luigi La Riccia)

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diventano parte strutturale, integrati daiprogetti di paesaggio sperimentali locali.Solo in alcuni casi i piani definisconoprecise attività di responsabilità delleamministrazioni locali per il paesaggio,come per esempio la Carta del paesaggioe la Carta della sensibilità paesaggisticarichiesta in Lombardia ai pianicomunali. Si assiste dunque ad unaforma nuova di molti piani,maggiormente strategica e progettuale,piuttosto che esclusivamente regolativa,nella convinzione che un paesaggiomigliore possa derivare da progettiintegrati e condivisi tra livelliistituzionali e tra soggetti pubblici eprivati. L’attenzione si sposta dalladisciplina all’azione, chiamando incausa tutti i possibili attori e aprendosia strumenti operativi diversi, comeinfatti richiede il paesaggio che pervadetutte le politiche generali e di settore.Ma ciò significa che il risultato vieneaffidato alla capacità, in primo luogodelle istituzioni, di sviluppare unprocesso di governance, individuandochiari obiettivi, procedure nuove perresponsabilizzare gli attori e mettere inatto azioni coordinate e convergenti sufinalità comuni e condivise. Il pianocosì concepito richiede all’ente pubblicodi modificare il proprio ruolo, daverificatore di conformità alle regoledelle azioni private a manager delproprio territorio, capace di promuovereinterventi e anche di valutarne gli effettie di adeguare di conseguenza piano eazioni al mutare delle condizioni. La stagione di pianificazione in corso,seppure con i limiti sopra sinteticamenterichiamati, appare comunque foriera disperanza, se il lavoro in alcuni casimolto impegnativo svolto dalle regionidurante la formazione del pianopaesaggistico saprà anche solo in partetradursi in azioni concrete, se cioèanche solo parti dei progetti individuatiinizieranno a svilupparsi e ad attuarsi.Molti di essi intrecciano il progetto dipaesaggio con interessi diversi,territoriali, socio- culturali ed economici,richiedendo di interagire con strumentianche ampiamente variegati dellatrasformazione territoriale; la sfida èquella di riuscire a coordinarli neltempo, nello spazio e con gli attoricoinvolti.

*Professore ordinario, Politecnico di Torino.

progetti strategici -la Rete ecologicaregionale, il Patto città-campagna, ilSistema infrastrutturale per la mobilitàdolce, la Valorizzazione integrata dei

paesaggi costieri, i Sistemi territorialiper la fruizione dei beni culturali epaesaggistici- piuttosto che porsi comeintegrativi della disciplina del piano, ne

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Paesaggi d’eccellenza: Monforte d’Alba. (foto: Luigi La Riccia)

Rodi Garganico: Rodi Garganico, frammentazione paesistica. (foto: Giacomo Chiesa)

Mappa di Comunità del Neviano. (fonte: Pptr Regione Puglia)

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avevano fatto e che solo negli ultimidecenni sono andati a modificare eintegrare. Di tale lunga tradizione, e della culturae dell’organizzazione amministrativache di essa è espressione, occorre oggitenere conto nella consapevolezza chei cambiamenti culturali, normativi eorganizzativi non possono mai essereimmediati. In Europa e nel mondo,peraltro, la concezione di utilizzareuna politica di tutela di isole di qualitàÈ estremamente radicata (anche nellatutela della natura) e rappresentad’altronde il primo strumento a cui gliorganismi amministrativi e la culturacorrente pensano di ricorrere .È vero che l’Italia non ha ancoraadeguato del tutto la proprialegislazione e la propria azione allaCep, ma anche in Europa nessuno loha fatto, né i paesi che hanno unalunga tradizione legislativa e operativasul paesaggio (Francia e Inghilterra),né quelli che non ne hanno alcuna (inparticolare i paesi dell’est europeo). LaCep è stata finora applicata, in Europa,a macchia di leopardo, sia per areegeografiche, sia per livelli o settoriamministrativi: un Paese, una Regione,un comune, uno o un altro settoreamministrativo, si sono impegnati suuno o un altro dei molteplici aspettiattuativi che comporta, che spazianodalla politica del territorio, allasensibilizzazione, alla formazione, etc.Si può dire che nessuno abbiaapplicato in toto la Convenzione, maallo stesso tempo i concetti che ad essasono sottesi hanno avuto un seguitoapplicativo molto diffuso e profondogià prima delle adesioni formali degliStati. Ne sono testimonianza gliAteliers organizzati dal Consigliod’Europa a supporto della promozionedella Cep, con la partecipazione di entiamministrativi, organismi di ricerca,associazioni attivi nella presentazionedi casi concreti e di problematiche e ildibattito e le sperimentazioni cheanche solo in Italia si sono sviluppate(almeno dal 1999, data della 1°Conferenza Nazionale per il Paesaggio,promossa dal Ministero per i Beni e leAttività Culturali). Tale modalità diattuazione non costituisce un esitonegativo o una carenza, ma va lettopiuttosto come una caratteristica che

Paesaggio e Convenzione europeaLionella Scazzosi*

precedenti altri momenti e strumentiimportanti (per es. la Carta delPaesaggio Mediterraneo).In Italia il dibattito sul tema della Cepe del paesaggio soffre spesso di unosguardo molto interno, in particolareesso pone al centro il contrasto tratutela del paesaggio come patrimoniodi luoghi eccezionali o comunque diqualità e, all’opposto, la ricerca dellaqualità paesaggistica dell’interoterritorio. Nel dibattito vi è spesso unamancanza di chiarezza o dicondivisione del significato dei terminiutilizzati: paesaggio e territorio inparticolare. Paesaggio è solo ciò che èvalutato di qualità o, coinvolgendotutto il territorio, serve per riferirsianche ai luoghi che consideriamodegradati o ordinari? Lo stesso Codicedei beni culturali e del paesaggio, checostituisce oggi il riferimentolegislativo fondamentale per l’Italia,contiene in parte ambedue leconcezioni. Viene spesso affermato chel’Italia ha una legge sul paesaggio chenon è adeguata alle necessità attuali ealla sua formale adesione alla Cep.L’Italia ha una lunga tradizionelegislativa e normativa su ciò che oggichiamiamo paesaggio, che ha datoluogo alle leggi del 1939 suimonumenti e sulle “bellezze naturali”retti da una concezione di prevalenteprotezione di pochi elementi o luoghia cui è attribuito un valore particolare.Peraltro, essa è coerente con le scelteanaloghe che, nei primi decenni delNovecento, i Paesi europei che si eranodati riferimenti normativi sul tema(Francia, Germania, Italia, etc.),

La Convenzione europea del paesaggio(Cep) è strumento internazionale che,per sua natura giuridica, non èdirettamente vincolante, ma cheprevede una spontanea adesione degliStati, che si impegnano a realizzarequanto nel testo è affermato, nei modie nei tempi che essi troveranno piùadatti alla loro specificità culturale,politica, amministrativa, sociale,economica. È utile ricordare talispecificità in quanto, spesso, neldibattito italiano sul paesaggio, suisuoi strumenti legislativi e normativinazionali, sull’attuazione della Cep inItalia, la Cep stessa viene invocata oritenuta, a volte inconsapevolmente,come uno strumento legislativovincolante piuttosto che,prioritariamente, come riferimentoculturale. Si tratta peraltro di unatteggiamento che percorretrasversalmente vari paesi europei evari gruppi culturali e che esprime unapredilezione per forti strumentinormativi e attuativi, nellaconsapevolezza delle difficoltà deglienti pubblici di darsi una politica per ilpaesaggio governando lecontraddizioni e i conflitti tra gruppidi interesse, oltre che tra posizioniculturali. L’Italia ha firmato la Cep nel 2000,dopo un forte impegno per la suadefinizione, l’ha ratificata nel 2006 eda allora è giuridicamente impegnata adarle attuazione, anche se già fin dal2000 ha costituito un riferimentoculturale e operativo, punto di arrivodi una elaborazione internazionale sulpaesaggio che ha avuto negli anni

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dibattito italiano attuale, a individuarecome referente fondamentale per ilprocesso di conoscenza dei luoghi eper quello di definizione econdivisione delle azioni, solo lapopolazione locale. Il testo della Cep, esoprattutto gli approfondimenti teoricie operativi che si sono svolti a livellointernazionale, hanno chiaramenteassunto il concetto di popolazione nelmodo più ampio e articolato,coinvolgendo i diversi livelli e i diversitipi di popolazione, da quella locale aquella mondiale, come corresponsabilidelle politiche per il paesaggio, purcon ruoli e modalità differenti. Ildestino paesaggistico di Roma o dellaToscana non sono responsabilità solodella popolazione locale, così come lapercezione di esse è cosa complessafatta dall’interazione tra quelle delpassato, del presente, del futuro edall’intreccio tra quelle sedimentate neisecoli e quelle recenti. Allo stessomodo anche il concetto di sussidiarietàè troppo spesso interpretato comeresponsabilità del livelloamministrativo più basso, ossia piùvicino al cittadino, dimenticando ilruolo fondamentale di responsabilità edi supporto che deve essere assuntodai livelli superiori, seppure con ruoli estrumenti diversi, in una politica dicollaborazione e di integrazioneverticale e orizzontale dellecompetenze e delle scelte.

*Professore associato, Politecnico di Milano.

progettuale più diffuso, che parte dallarisposta alle esigenze che vengonoposte, piuttosto che dai caratteri deiluoghi (art. 6 della Cep).

Paesaggio non è monopolio di unadisciplina o di un settoreamministrativo o di uno strumento diazione. La rivendicazione che spessoviene fatta da parte di settori dellacultura dell’urbanistica e dellapianificazione territoriale di avere unasorta di diritto di primogenitura sulpaesaggio è quanto meno settoriale. Iltesto della Cep sottolinea più volte cheil paesaggio è un tema intersettoriale,ma, ciò che è più importante, nei fatti,altre discipline e altri settori operativiintervengono con strumenti ben piùefficaci e con forze molteplici sulletrasformazioni del paesaggio, guidatida concezioni di paesaggio a voltecontraddittorie o parziali. Vedi peresempio, in Italia, l’azione delMinistero dell’Agricoltura e Foreste e, alivello europeo, la politica agricoladell’Unione Europea (PAC). Inparticolare, i recenti studi promossi dalMinistero per un Atlante dei paesaggirurali storici positivamente si pongonoil problema dell’individuazione e dellatutela del paesaggio agrario storico,ma allo stesso tempo tendono apromuovere interventi di tutela edifesa di pochi elementi eccezionali,contraddittoriamente con i principigenerali della Cep e l’inevitabilità delpaesaggio agrario come luogo dellatrasformazione nel rispetto dellespecificità culturali. Peraltro, il PianoAgricolo Nazionale e i Piani diSviluppo Rurale regionali hannointrodotto da tempo in Italia volontà estrumenti di tutela del paesaggio ruralecome patrimonio storico e culturaleche hanno una loro efficacia. Irapporti fra questa politica e quelladella pianificazione territoriale, spessoancora troppo concentrata sullaregolamentazione dell’edificazione edella città, sono assai scarsi. Comemettere in relazione efficacemente ledue politiche e gli strumenti che essepossiedono?

Il concetto di paesaggio implica, comenoto, il coinvolgimento dellepopolazioni. Vi è la tendenza, nel

deriva dai caratteri stessi dellostrumento e dai suoi contenuti: la Cepè infatti uno strumento checoncettualmente porta a unarivoluzione enorme e profonda, nonimmediatamente e facilmente attuabile.Non È attuabile con azioni impositiveche vengano dall’alto e ha bisogno diuna maturazione consensuale, per suanatura non breve; dal basso: si fondasu un processo di costruzionedemocratica della sua applicazione,che è complesso e richiede molteplicistrumenti. Tale maturazione è in corsoe procede più con buone pratiche checon scelte impositive.Mi pare utile per il dibattito italianoattuale sottolineare alcune questioni,che possono sembrare ovvie:

Occorre evitare l’uso del solo terminetutela per riferirci al problema dellaqualità paesaggistica di tutto ilterritorio. Tutela comporta di fattoun’idea di protezione di un patrimonioriconosciuto di qualità ed è fuorviantese utilizzato per tutto il territorio, dovevi sono anche problemi di aggiunta diqualità o di riqualificazione: tutelaconcentra l’attenzione sullaindividuazione delle qualità e su unapolitica difensiva e statica Non è faciletrovare in italiano un altro termine: mipare meglio utilizzare una locuzionequale, per esempio, gestioneappropriata delle trasformazioni, chericonosce l’inevitabilità delletrasformazioni (che nessuno oggiormai nega), ma che allo stesso tempoimplica il concetto di limite, dinecessità di una conoscenza deicaratteri specifici dei luoghi e dirispetto per essi, come fondamentodell’elaborazione e dell’azioneprogettuale. Un buon progetto non ètale se non si fonda su un processoconoscitivo (nella complessità earticolazione che il termine paesaggiorichiede, nel suo essere allo stessotempo cosa e percezione della cosa) esu un atteggiamento di considerazionee rispetto per quanto ci è pervenuto,assumendone fino in fondo laconsapevolezza delle debolezze e dellepotenzialità e opportunità (anche sepoi farà delle scelte di profondomutamento). Si tratta di uncapovolgimento del processo

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fine di garantire un costantemonitoraggio sulle dinamiche cheinteressano i paesaggi contemporanei,facilitare lo studio e larappresentazione dei paesaggi,consentire lo scambio di conoscenze,di informazioni sulle politiche e sulleesperienze di tutela, di gestione eprogettazione dei paesaggi, dipartecipazione pubblica e di buonepratiche.Gli osservatori, articolati sulla base deidiversi livelli istituzionali, hannoinoltre il compito di definire indicatoriper valutare l’efficacia delle politicheper il paesaggio e di favorire,attraverso la costruzione di banchedati e di analisi, la comprensione delletendenze in atto contribuendo così alladefinizione di misure preventive.Benché quasi tutte le regioni italianeabbiano previsto con proprie leggiregionali la creazione di unosservatorio del paesaggio, da unaricognizione effettuata nel luglio 2010non risulta costituito nessunosservatorio regionale ad eccezionedell’esperienza del Piemonte4.Certo una delle principali cause diquesta mancata attuazione èriconducibile ai drastici tagli dellerisorse economiche attribuite alleregioni che dovranno pertantoripensare l’organizzazione dellastruttura dell’osservatorio potenziandoil ruolo di “nodo” di un sistema di retigià esistenti al fine di conservareinvece quanto più possibile lacomplessità delle funzioni svolte.In questo scenario complesso e difficilela rete costituitasi tra regioni dellospazio mediterraneo per larealizzazione di progetti dicooperazione territoriale promossidalla Unione europea sul tema delpaesaggio si pone invece come unaesperienza felice per la qualità deirisultati conseguiti nell’applicazionedei principi della Convenzione.I principi e le considerazioni contenutinella Carta del paesaggio mediterraneosiglata nel 1993 dalle regioniAndalusia, Languedoc-Roussillon eToscana, hanno favorito una crescitadi interesse sul paesaggio anche daparte dell’Unione europea che hainserito questo tema nella propriaprogrammazione considerandolo

Buon compleanno ConvenzioneCinzia Gandolfi*

cui i soggetti pubblici definisconopolitiche, strumenti, procedure per ilpaesaggio.Un altro segnale di una certaresistenza nell’accogliere i principidella Convenzione, è la diffusatendenza a considerare il paesaggiocome qualcosa di altro, diverso edistinto, dalla città, atteggiamento chenega l’unitarietà del concetto dipaesaggio contenuto invece nellaConvenzione.Allo stesso tempo se esaminiamo lostato della pianificazione paesaggisticavediamo che la maggior parte delleregioni italiane non ha ancoracompletato l’iter di approvazione delpiano paesaggistico, che la nuovaversione del Codice del paesaggiovuole oggetto di co-pianificazione traregione e stato. Ma anche l’auspicataintegrazione del paesaggio in tutte lepolitiche, siano queste “a carattereculturale, ambientale, agricolo, socialeed economico, nonchè nelle altrepolitiche che possono avereun’incidenza diretta o indiretta sulpaesaggio” richiamata nell’art. 5 dellaConvenzione trova ancora oggi scarsaapplicazione; pensiamo alla difficileintegrazione tra paesaggio eproduzione di energia, paesaggio eagricoltura, paesaggio e infrastrutturenegli atti diprogrammazione/pianificazione.Né tanto meno sono stati ancoracostituiti gli osservatori per ilpaesaggio a cui la Raccomandazionedel Comitato dei Ministri perl’attuazione della Convenzione,attribuisce un ruolo fondamentale3 al

… Così ha iniziato la sua bellarelazione Yves Luginbühl che haparlato di come le aspettative dellepopolazioni siano cambiate dopo laConvenzione europea1, facendoci ancheriflettere sulla capacità dimostrata inquesti dieci anni dai soggetti pubbliciresponsabili della sua attuazione..La celebrazione del decennale dellaConvenzione europea del paesaggio ciporta però a riflettere sul fatto che,dopo 10 anni, si sia solo all’inizio delcammino necessario a dare attuazioneconcreta ai principi in essa contenuti esu quanto impegno debba essereancora profuso per onorare gli impegniassunti dalle istituzioni al momentodella sua sottoscrizione.Se rivolgiamo la nostra osservazione aquanto avviene nel contesto italianonon si può non soffermarsi su alcuniaspetti.Per prima cosa la considerazione delladifficoltà, ancora presente, nelriconoscere alla Convenzione il valoredi legge dello stato italiano, aventequindi pari dignità e cogenza delCodice dei beni culturali e delpaesaggio, in quanto ratificata con unalegge entrata in vigore quasi cinqueanni fa2.La sensazione che si ricava è checontinui a prevalere un’idea dellaConvenzione intesa piuttosto come unaCarta condivisa di diritti e di doverinei confronti di un bene riconosciutocomune, visione che la avvicina più adun atto statutario o ad un principioispiratore di comportamenti virtuosi,piuttosto che ad una legge nazionaleda rispettare e attuare nel momento in

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l’attrattività dei territori ponendoparticolare attenzione ad alcuni temicome la gestione delle aree agricoleperiurbane, la riqualificazioneambientale ed estetico-visuale dellefrange urbane, la creazione di nuovipaesaggi urbani e produttivi.Il tema delle reti tra territoritransfrontalieri è al centro di un altroprogetto che ha preso avvio nell’estate2010 in cui le regioni Toscana, Liguriae Sardegna insieme alla Collettivitàdella Corsica, lavorano alla costruzionedi una rete di laboratori per lavalorizzazione dei paesaggi e delleidentità locali.

*Funzionario Regione Toscana.

Note1. Yves Luginbühl Director of Research, NationalCenter of Scientific Research (CNRS), France, Howpublic aspirations have changed since 2000, Firenze,Celebrazione del decimo anniversario dellaConvenzione europea del paesaggio, 19 ottobre 2010.2. La Legge14 del 9/01/2006, n. Ratifica edesecuzione della Convenzione europea sul paesaggio,fatta a Firenze il 20 ottobre 2000 è entrata in vigoreil 21 gennaio 2006.4. Raccomandazione del Comitato dei Ministri agliStati membri sugli orientamenti per l’attuazione dellaConvenzione europea del paesaggio [CM/Rec (2008)3] (Adottata dal Comitato dei Ministri il 6 febbraio2008 in occasione della riunione 1017dei ministriDeputati).4. Nel 2009 la regione Piemonte ha istituito la retedegli osservatori piemontesi.

paesaggio come fattore dicompetitività dei territori, concettorichiamato dalla Convenzione, hannorappresentato e rappresenta con ilventaglio di attività previste unaapplicazione matura dei suoi principi.La selezione di Buone Pratiche e laloro diffusione attraverso lapubblicazione di un Catalogo insiemeall’organizzazione del PremioMediterraneo del Paesaggio, giuntoquest’anno alla terza edizione,contribuiscono a stimolare unamaggiore attenzione alla qualità delpaesaggio.Lo svolgimento di azioni disensibilizzazione - così come indicatodall’articolo 6 della Convenzione –condotte da ciascuna regione partnerconsente di mettere a confrontometodi e risultati, così come le azionipilota incentrate sulla sperimentazionedi proposte di riqualificazionepaesaggistica, che ciascuna regionedeve condurre in un’area specifica,utilizzando processi di partecipazionepubblica per coinvolgere attivamente icittadini nella trasformazione previste.Nell’ambito di questi progetti ha presovita anche la rete degli Osservatorivirtuali dei paesaggi mediterranei. Ilmetodo utilizzato prevede la raccoltaed interpretazione di immaginifotografiche dei paesaggirappresentativi dei processi evolutivi edelle dinamiche che agiscono sullaloro trasformazione. L’Osservatorio sibasa sulla costruzione di una bancadati di immagini, corredate da brevitesti di commento, capaci didocumentare i paesaggi di ciascunaregione scelti in relazione al lorogrado di interesse e rappresentativitàsulla base di una serie di critericomuni. Da questa attività dirilevazione discende la redazione dischede volte a documentare i caratteri,a descrivere le dinamiche dei paesaggioggetto di analisi e a definireraccomandazioni per la loro gestione.Le indicazioni contenute nelle schededell’Osservatorio virtuale concorronoalla definizione di Linee guida per ipaesaggi urbani mediterranei inevoluzione, un documento operativovolto ad orientare le trasformazionidelle aree urbane e peri-urbane al finedi elevare la qualità paesaggistica e

elemento capace di rafforzare lacoesione tra regioni europee.I diversi cicli di programmazione deifinanziamenti succedutisi dal 1999 inpoi hanno consentito alla regioneToscana di partecipare a numerosiprogetti che hanno posto al centrodelle loro sperimentazioni l’attuazionedella Convenzione europea e laspecificità dei caratteri del paesaggiomediterraneo, troppo spesso trascuratanelle politiche dell’Unione fondate sumisure e regole legate ai valoriecologico-ambientali propri dellacultura nord-europea.La sperimentazione di momentipartecipativi dedicati alla percezionesociale del paesaggio collegata allaindividuazione dei caratteri delpaesaggio e alla loro comunicazioneda parte di gruppi di lavoro è statauna delle attività principali delprogetto “Paesaggi mediterranei edalpini” che si è svolta nell’ambito dilaboratori realizzati in un’areacampione da ciascuna delle regionipartner nel 1999 prima ancora dellaemanazione della Convenzione. Questaesperienza ha fatto sì che regionispagnole, francesi e italiane iniziasseroa sviluppare una riflessione suicaratteri dei loro paesaggi, sulla loropercezione e sulle dinamiche evolutivea cui sono soggetti sviluppando in talmodo anche un linguaggio comune,esito questo affatto semplice escontato come potrebbe in un primomomento sembrare. A questo primo progetto ne sonoseguiti altri due, sempre incentrati sultema del paesaggio e delle suetrasformazioni, che potendo contareormai su una rete collaudata dipartner, hanno potuto sviluppare unamaggiore complessità sia dal punto divista delle attività che dei risultati,passando dalla condivisione dimetodologie di studio e diinterpretazione dei fenomeni allaproduzione di strumenti operativi.Il progetto Pays.doc - concluso nel2007 – era volto a sviluppare il temadella qualità del paesaggiomediterraneo e delle sue dinamiche ditrasformazione; il progettoPays.med.Urban, tutt’ora in corso sultema specifico del paesaggio urbano eperiurbano, introduce il tema del

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tutela ambientale e paesaggistica laspecifica finalità di qualificare laprogettazione e realizzazione degliinterventi in ordine alla qualità. Così, sono stati contestualmenteaffrontati i diversi contenuti del Codice edella Convenzione: nello sforzo dimantenere il paesaggio qualecomponente della pianificazione,regionale, provinciale e comunale, senzafarlo diventare materia di pianosettoriale, e di considerare unitariamenteprotezione e valorizzazione, i pianidistinguono, ma solo formalmente, lenorme di tutela dei beni, degli immobilie delle aree di notevole interessepubblico e la disciplina delletrasformazioni. I piani comunalirappresentano in specifici elaboratil’individuazione e la relativaregolamentazione in merito a beniculturali e paesaggistici vincolati perdisposizioni legislative e atticonseguenti, e per le invarianti,contenute negli Statuti dellapianificazione regionale e provinciale. A ciò si aggiungono, quale contributoalla qualità degli interventi in chiavepaesaggistica, le regole per laprogettazione nei centri abitati e nelterritorio rurale, i requisiti e lecondizioni di sostenibilità ambientale, leregole di protezione delle risorse interritorio rurale. Si compone così lamessa in opera degli obiettivi di tuteladel paesaggio toscano e dei valori che locompongono e delle finalità della suapiù efficace valorizzazione espressi dalPiano di indirizzo territoriale aventevalore di Piano paesistico regionale, el’operatività dei vincoli e dellecondizioni d’uso delle risorse.Una macchina complessa, la cui sostanzaè l’ordinato perseguimento della tutela edella valorizzazione del paesaggio, a ciòvalendo la qualità della progettazione edella realizzazione di tutti gli interventiammessi sul territorio comunale, pubblicie privati. Non vi sono, tuttavia, risultatisoddisfacenti. Alcuni nodi specifici, oltrequello della ridondanza dei piani,dell’accanimento procedurale e dellalunghezza dei tempi di formazione dellescelte, temi che bisogna coraggiosamenteaffrontare, riguardano nel concreto iluoghi e la società, le professionalità e letecniche.Mantenere e incrementare la qualità del

Piano e paesaggioSilvia Viviani*

pianificazione avente valorepaesaggistico è continua: “la visioneambientale paesaggistica può, nel pianolocale, attribuire nuovo senso e nuoverelazioni ai progetti pubblici e privatirelativi agli spazi aperti, ai sistemi dimobilità e alle reti ciclabili, allalocalizzazione e organizzazione degliinsediamenti, alla riqualificazione deglispazi urbani, periurbani e rurali, aglistessi spazi naturali, mettendo in luce lafunzione che possono svolgere per ilmiglioramento della biodiversità e delclima e per l’assorbimento del rumore ele funzioni culturale, estetica, percettiva,ricreativa ed educativa”3.Dopo una lunga stagione dedicata alperfezionamento delle norme, che perònon ha portato al necessariorinnovamento sia dei presuppostilegislativi per la qualità e l’efficacia deipiani, e piuttosto ha prodotto unoscenario zeppo di procedure, pareirrinunciabile centrarsi sulla cultura delprogetto. La risposta alla pervasivadomanda di semplificazione potrebbe,altrimenti, diventare un ulteriore alibi:per ricominciare daccapo a definirequadri di riferimento e conoscenze,impianti legislativi e ripartizione dicompetenze, affidando a strumenti, puropportuni, l’unica via d’uscita.A ben vedere, nessun piano è carente inmateria di paesaggio, almenoformalmente. In Toscana, la filiera, dalpiano regionale ai piani comunali, (mavi si può includere anche lapianificazione di settore, che indulge aproporre i contenuti della pianificazioneterritoriale), ripete obiettivi di qualitàpaesaggistica e affida alle condizioni di

Ho già avuto modo di dire che“I paesaggi di domani sono i paesaggiche avremo saputo conservare, quelli chesaremo stati in grado di rigenerare equelli che avremo avuto il coraggio e lamaestria di creare. Potranno avverarsi sesapremo mantenere il paesaggio qualecomponente della pianificazione, nonmateria di piano settoriale. Oltre agliaspetti ricognitivi di valori preesistenti infunzione della conservazione, lapianificazione del paesaggio promuoveelaborazioni a supporto delle scelteoperate da altri piani e progetti. In talmodo, dalla tecnica precettiva delvincolo, si passa alla progettazioneconsapevole e programmatica dellatrasformazione territoriale”1.È una convinzione che non permette diesimersi dalla responsabilità, di tutti e diognuno, di farsi carico dellaconservazione dei paesaggi e di unalungimirante capacità di elaborareprogetti. Il paesaggio come risorsa, per lacrescita del benessere sociale dellecomunità locali, da preservare per legenerazioni future, può essere unadecisione “presuntuosa (riteniamo buonala nostra vita, ed esportabile) maragionevole: essa può indirizzare senzaambiguità i nostri comportamenti verso ibeni territoriali, improntati al rispetto ealla comprensione dei valori che gliabbiamo dati”2. A questo ci riferiamo nelfar proprio l’approccio culturale implicitonella definizione dei princìpi e degliobiettivi della Convenzione europea, cheimplica una sostanziale integrazionedelle politiche urbanistiche, ambientali,agricole, sociali, economiche. Ed è inquesta chiave che la filiera della

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Mentre si dettano le leggi del paesaggio,a cui debbono rispondere le libere sceltedi vita e di interesse della popolazione,occorre rendere manifesta la loro visione,restituendo autorevolezza alle istituzionie offrendo reali capacità partecipativealle popolazioni, provando a uscire dallesecche della protesta, e sfuggendo aripari nostalgici.Il dibattito e la contrapposizione fra ilmoderno e l’antico non sono nuovi, manon evolvono. Ricorro spesso a RanuccioBianchi Bandinelli6, che riteneva rischiograve per la ricostruzione della Firenzedel dopo guerra quello della “retorica delfalso antico”, e dissertava in merito aconcetti difficili quali “bello artistico”,“pittoresco” e “architettonico”, dovendoriconoscere che “alla mentalità dellamaggior parte degli uomini, il pittorescoè assai più accessibile che non il belloartistico, come ha del resto dimostratoanche la preferenza che i nazisti hannodato al Ponte Vecchio piuttosto che aquello di Santa Trinita, nel salvarlo”.Così, coraggiosamente, egli invitava adare a Firenze una nuova occasione,affermando che “noi preferiamo offrireuna delusione a coloro che cercherannoancora, e non ritroveranno, le immaginidiffuse dai manifesti delle Compagnie diviaggio o serbate nel loro ricordo, ecostringerli a imparare una nuovabellezza.”

*Presidente Inu Toscana.

Note1. S. Viviani, I paesaggi di domani, intervento alConvegno Vestire il Paesaggio 2010, Pistoia, 1 luglio2010.2. R.Viviani, Post-post urbanistica, Alinea Ed., Firenze1997.3. A. Peano, Per l’operatività della pianificazionepaesaggistica, in UI/112.3. “È opinione comune che la maggior parte degli spaziurbani non siano soddisfacenti –scomodi, tristi emonotono- come se si potessero classificare in base auna scala assoluta. Solo alcuni frammenti del mondoabitato sono generalmente esclusi da questa visionenegativa: un ricco sobborgo, un bel parco, una cittàstorica, il centro vitale di una grande città, una regionerurale di antica struttura. Se fosse possibile spiegare ilperché di questo modo di sentire, saremmoautomaticamente pronti a produrre cambiamentisignificativi.” Kevin Lynch, Progettare la città, Etaslibri,1990.5. I turisti “si riuniscono in mandrie intorno a gruppi dibancarelle…e poi si accomodano nelle trattorietipiche…vi si serve l’intera gamma dei cibi di oggi: ilpiccante, la prima e forse più affidabile indicazione chesi è in un luogo straniero…il crudo: pratica atavica chediventerà molto popolare nel terzo Millennio.” RemKoolhaas, Junkspace, 2006.6. R. Bianchi Bandinelli, Come non ricostruire la Firenzedemolita, Il Ponte, aprile 1945.

intensificarne lo sfruttamento visualesuperficiale e le attività di renditaassociate; in secondo luogo, perchéripropongono in maniera seriale,dovunque e comunque, modellistandardizzati. Le scorciatoie turistichesono il sintomo di una separatezza fra leesigenze di tutela della città storica, leesigenze di realizzare buoni paesaggiurbani e le esigenze di tutelarel’ambiente. È doveroso, in un progetto diconservazione dei paesaggi, porsi il temadella fattibilità e delle risorse, a frontedella scarsità di quelle a disposizione delgoverno pubblico.Il tema è, di nuovo, non strettamentedisciplinare e certamente nonautoreferenziale. Fra le risorse, nonpossiamo dimenticare la cultura dellaquale si fa portatrice la società. In undibattito permanente e spessoconflittuale sul paesaggio, icomportamenti della contemporaneitàesprimono una crescente attenzione pergli spazi interni dell’abitare privato euna progressiva riduzione di cura per glispazi collettivi, nonché unapreoccupante assenza di idee dellabellezza urbanistica e architettonica.Per raggiungere il “bello”, si invoca unalegge, sì che la società pare ammettereche solo criteri predefiniti, obbligatori darispettare, possano dare un futuro allacittà. Oppure si ricorre alla freddariedizione di componenti vitali dei nostripaesaggi, costruiti in un tempo lungo. Per le grandi attrezzature del commercioe del divertimento, ove sono confluiti imaggiori investimenti degli anni a noivicini, e dove persone di ogni età econdizione impegnano il prezioso“tempo libero”, si ricorre a un’idea dicittà pervasa da una percezione ambiguadi verità e di illusione. D’altronde, la fiducia in un progettocollettivo è difficile da proporre, oggi, auna società frammentata, individualista,in progressivo, anche inconsapevole,declino, colpita duramente dalla recentecrisi finanziaria ed economica; ma nonpuò essere lasciata fuori da ogniriflessione sul paesaggio, se davverocrediamo che progettare i paesaggi didomani possa diventare componente dipolitiche strutturali, anche con funzioneanticiclica nella contemporaneità segnatadalla crisi, occorre con maggior coraggiotradurre le finalità in azioni.

paesaggio non è attività che si esauriscecon la pianificazione territoriale; occorrerivolgere attenzione e impegno allaformazione e all’aggiornamento, allacultura e alle capacità tecniche epolitiche, pubbliche e private, chedebbono permeare il progetto della cittàe del territorio. Troppe energieintellettuali e tecniche sono riservate aiprocedimenti e agli adempimenti; troppospesso si rinvia ai “corretti inserimentinel paesaggio e nell’ambiente”. Troppopoco si guarda ai Regolamentiurbanistici e ai Regolamenti edilizi, allearchitetture e agli interventi nella loroconcretezza; pochissimo ai Pianiattuativi. Il progetto urbano, invece, e lacittà pubblica devono tornarenell’agenda politica e culturale comecomponenti centrali e irrinunciabili.Ciò obbliga anche a farsi carico delcoinvolgimento delle popolazioni locali,con le loro aspirazioni e attese, anchequando confuse in una frammentata egenerica richiesta di qualità della vita. È necessario un processo diapprendimento, che porti ogni comunitàa far evolvere la coscienza di se stessa edei propri luoghi, a esprimere percezionee “gusto”, fattori non estranei allacapacità di mantenere e accrescere buonpaesaggio, che è parte delle politichepubbliche per il recupero di senso deiprogetti della collettività.Delle nostre città non si può nonregistrare la “bruttezza” e, al contempo,una irriducibile capacità attrattiva. La componente fondamentale deldegrado e dell’impoverimento, anchefisico, della città contemporanea è laprogressiva riduzione della “cittàpubblica” , ridotta alla sommatoria distandard, avulsi da un disegno urbanocomplessivo e da un progetto sociale,incapaci di concretizzare luoghidell’incontro e della socialità collettivi,viceversa tipici della città storica e diquella consolidata4. Perciò deve essereriposizionata anche l’azione sui centristorici, componenti eccellenti, dotata dipeculiari caratteri storici, artistici,culturali, sociali, funzionali, ma nonchiuse al territorio del quale fanno parte.Troppo spesso le finalità di rilancioeconomico, di norma di tipo turistico,negano, di fatto, la compatibilità delleazioni per la città storica5. In un duplicesignificato: il primo, che si limitano a

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Libreria Fausto Fiorentino Libraro, cal. Trinità Magg. 36Libreria Feltrinelli, via T. d’Aquino 70Libreria Mariano, via Mezzocannone 77Libreria Marotta, via dei Mille 82PadovaLibreria Cortina, via F. Marzolo 2Libreria Feltrinelli, via S. Francesco 7Libreria Progetto di Contiero e Elleni, via Marzolo 28PalermoLibreria Dante, Quattro Canti di CittàLibreria Feltrinelli, via Maqueda 459ParmaLibreria Feltrinelli, via della Repubblica 2Libreria Fiaccadori, via al Duomo 8/aAgenzia Missorino & C., via Abbeveratoia 63bLibreria Scientifica Santa Croce, via Gramsci, 2/b - ParmaPescaraLibreria Filograsso, via D’Annunzio 73Libreria Campus, v.le Pindaro 85Libreria Feltrinelli, c.so Umberto 517Libreria dell’università, via Galilei angolo via GramsciPisaLibreria Feltrinelli, c.so Italia 50Agenzia Pellegrini, via Curtatone e Montanara 5Agenzia Upie di Merlin, Borgostretto 10PesaroLibreria professionale, via Mameli 34Reggio CalabriaLibreria Pe-Po Libri, di Pellicanò Bartolo,via Crocefisso 10RomaAgenzia Ambrogio Raguzzi, via Bressanone 3Celdes Libreria, c.so Trieste 109Libreria Dei, via Nomentana 12Agenzia Esia, via Palestro 30Libreria Feltrinelli, via V.E. Orlando 84/86Libreria Feltrinelli, l.go di Torre Argentina 5aAgenzia Ingegneria 2000, via della Polveriera 15Libreria Kappa, p.zza Borghese 6Libreria Kappa, via Gramsci 33SalernoLibreria Feltrinelli, p.zza Barracano 315SienaLibreria Feltrinelli, via Banchi di Sopra 64TorinoLibreria Celid, v.le Mattioli 39Agenzia Ebsco Italia srl, c.so Brescia 75Agenzia Interscientia, via Mazzé 28Agenzia Rosenberg & Sellier, via Andrea Doria 14TriesteLibreria Svevo, c.so Italia 9UdineLibreria Einaudi, via Vittorio Veneto 43Libreria Tarantola, via V. Veneto 20VeneziaLibreria Nuova Cluva, S. Croce 191VeronaLibreria Rinascita, c.so Porta Borsari 32

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pubblici, attraverso interventi rivolti:alla rivitalizzazione e socializzazionedegli spazi pubblici, ad aumentarne ledotazioni di arredo urbano e lamanutenzione, a sviluppare nuoveforme di progettualità che contemplinosia soluzioni costruttive sia soluzionitecnologiche finalizzate alladissuasione di quelle tipichemanifestazioni di inciviltà e devianzadiffusa; all’adozione di pratiche socialifinalizzate allo sviluppo del senso dicomunità; alla messa in atto di azioniatte ad incrementare i livelli diintegrazione interculturale e coesionesociale, tra i diversi gruppi etnici esociali.Sulla base di questi presupposti sonostati sottoscritti gli accordi diprogramma tra l´amministrazionelocale, la Regione, le Istituzionicoinvolte e i soggetti privati. In sei casii progetti pilota si sono configuraticome veri e propri interventi diqualificazione, in termini di sicurezza,di altrettanti programmi diriqualificazione urbana, dei qualicostituiscono a tutti gli effetti parteintegrante e sono, quindi rientratianche nelle graduatorie difinanziamento della Lr 19/1998 “Normein materia di riqualificazione urbana”,cui è demandato il compito dipromuovere la qualità urbana, dandopriorità alle azioni finalizzate arimuovere le situazioni di degradoedilizio, ambientale e sociale cheinvestono le aree urbanizzate,attraverso un processo di sviluppo diprogrammi complessi, in grado diattivare partnership tra operatori

L’esperienza emiliana per la sicurezza urbanaGiovanni Virgilio*

la progettazione di interventistrutturali. All’inizio del 2000 prende ilvia quella che può essere individuatacome la seconda fase del processo(2000-2006) in cui la sperimentazionesi sposta sulle aree urbane deicapoluoghi (e, in alcune circostanze,nei comuni della prima cintura urbana)cercando di dare soluzione specifiche aquelle situazioni ad elevata criticità edi particolare rilevanza sotto il profilodel rischio dovuto all’esistenza disituazioni di conflitto o di disordineurbano. Il primo passo in questa direzioneavviene con la pubblicazione del bandoper la realizzazione di progetti pilota(Dgr 269 del 22/2/2000) che porta inpoco meno di un anno alla selezione di13 progetti per un contributocomplessivo di circa euro17.000.000,001 Da un punto di vistastrettamente urbanistico, il puntonodale è costituito dal riconoscimentoche viene attribuito all’intervento diriqualificazione urbana quale azionestrategica fondamentale per ilmiglioramento della sicurezza deglispazi pubblici e delle condizioni di vitanelle città, da realizzarsi attraverso lariduzione delle condizioni ambientali ingrado di favorire l’insorgenza disituazioni di rischio per la sicurezza deicittadini. Questo permette di ascrivere apieno titolo le politiche attuateall’approccio situazionale, secondo ilquale, per contrastare le situazioni diillegalità si ritengono prioritarie quelleazioni mirate alla riqualificazione erigenerazione urbanistica delle areecritiche del territorio e degli spazi

Sono trascorsi circa sedici anni daquando la Regione Emilia-Romagna halanciato il progetto sperimentale “Cittàsicure”, con cui, per la prima volta inItalia, un’amministrazione regionale siè resa promotrice di un’iniziativapolitica finalizzata ad affrontare iltema della sicurezza delle città in modoorganico e mediante la produzione dipolitiche integrate. Il percorso che hacaratterizzato questa esperienza sipresenta molto articolato. Volendosemplificare, può essere individuatauna prima fase (1994-1999), fortementeorientata alla sperimentazione in cuil’amministrazione regionale haaffiancato le amministrazioni localinella realizzazioni dei primi interventi,oltre a svolgere un ruolo di produzionedi ricerche e rapporti sulle tematichedella sicurezza urbana; attivitàquest’ultima che ha portato alla nascitadel Forum italiano per la sicurezzaurbana. La prima fase si conclude conla nascita del sistema integrato disicurezza che viene promulgata nelTitolo VIII della Lr 3/1999 “Riforma delSistema Regionale e Locale”. È inquesto contesto che si stabilisce che“gli interventi regionali nelle politicheper la sicurezza privilegiano: gliinterventi integrati, di naturapreventiva; le pratiche di mediazione eriduzione del danno; l’educazione allaconvivenza, nel rispetto del principio dilegalità”. Si dà così avvio ad uncomposito insieme di azioni che havisto l’amministrazione regionalepromuovere ricerche sulla sicurezzaurbana, fornire assistenza, consulenza esostegno finanziario agli enti locali per

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direttamente dalle amministrazionilocali, dalle associazioni e dalleorganizzazioni di volontariato eaccedono ai contributi regionaliattraverso un giudizio di ammissibilitàstabilito nei bandi annuali, i secondisono progetti promossi congiuntamentedall’amministrazione regionale e daaltre amministrazioni pubbliche etrovano attuazione attraverso accordidi programma. Un’ulterioreinnovazione è costituita dallarimozione, per i progetti locali, delvincolo che non consentiva ilfinanziamento anche delle spese diinvestimento. La legge, dopo unperiodo di assestamento necessario adattivare la macchina amministrativa e aconcludere i progetti pilota in atto,inizia a produrre i primi effetti. Sigiunge così a quella che può esserevista come una terza fase, ancora incorso, che vede, dal 2007 al 2009, lasottoscrizione di 24 accordi diprogramma3 e nell’ultimo annol’attivazione di altri processi in talsenso. A questi si devono aggiungereanche i 510 progetti di rilievo localeche è stato possibile finanziare, dal1999 al 2009, per un ammontare di 16milioni di euro. Sebbene sia in atto una riduzione delpeso, in termini numerici, degliinterventi di natura urbanistica afavore delle misure di carattere sociale,questo non ci impedisce di affermare diessere di fronte ad un caso di buonapolitica, per i risultati fin qui ottenuti,ma soprattutto per i processi che taleintervento è riuscito ad attivare nellaricerca di soluzioni integrate dellepolitiche urbane.

*Docente di Tecnica Urbanistica – Università diBologna.

Note1. I risultati della selezione dei progetti in base aicriteri definiti nella Dgr 269/2000, sono statipubblicati nella Delibera di Giunta n.2528 del29/12/2010 ed hanno visto la concessione deicontributi ai progetti pilota presentati dalleamministrazioni comunali dei capoluoghi di provinciacon l’aggiunta dei progetti di tre comuni (Rubiera,Calderara di Reno, Salsomaggiore) che presentavanocasi di elevata criticità e complessità. 2. Per una analisi più dettagliata sui contenuti relativiai progetti pilota si rimanda al sito del servizioregionale http://www.regione.emilia-romagna.it/wcm/sicurezza/index.htm 3. Fonte Regione Emilia Romagna

Infine, la terza direttrice si incentraprincipalmente sulle megastrutture osui grandi insediamenti residenziali. Inquesto caso si punta allaristrutturazione edilizia e urbanisticaattraverso la realizzazione diurbanizzazioni e spazi comuni, lariqualificazione delle aree cortilive, deigiardini condominiali, dei percorsipedonali/ciclabili, dell’illuminazione; lariqualificazione delle fermate deltrasporto pubblico e nei casi piùproblematici (come ad esempio nelComplesso “Garibaldi 2” di Calderara diReno) all’insediamento nelle strutturedi presidio delle forze dell’ordine e/odella polizia municipale. Oltre al già citato approccio basatosull’integrazione delle politiche, unulteriore aspetto connotante i progettiche merita di essere sottolineato, siasotto il profilo metodologico sia per laportata innovativa e delle buone prassi,è costituito dall’introduzione nellapratica progettuale della creazione disistemi di valutazione (sia di risultatoche di processo) dei programmi attivati.Va detto, tuttavia, che questo elementoinnovativo e fortemente caratterizzantele procedure di partecipazione ai bandi(dal momento che il processo divalutazione era esteso anche bandi peri progetti locali), è gradualmentescomparso dai criteri ritenuti essenzialiper l’eligibilità dei progetti. Daun’analisi degli ultimi bandi emerge laperdita d’importanza data al sistema divalutazione, fatto che introduce unfattore di debolezza in quanto l’analisivalutativa poteva costituire unmomento basilare per attivare processidi enpowerment, sia per gli enti localiche per l’amministrazione regionale. Il consolidamento dell’esperienza portaalla consapevolezza che è necessarioripensare la normativa regionaleintroducendo modifiche necessarie estrutturando il modus operandi fin quiadottato. Tutto questo si è realizzatocon la Lr 24/2003 “Disciplina dellaPolizia amministrativa locale epromozione di un sistema integrato disicurezza”, nella quale si sanciscedefinitivamente la distinzione tra iprogetti di rilievo locale e quelli dirilievo regionale e delle relativeprocedure di approvazione. Infatti,mentre i primi sono promossi

pubblici e privati. La sfida, inquest’ultimo caso, è consistita nelmettere a punto un progetto esecutivoin grado di far procedere in modosimultaneo e integrato il processo diriqualificazione urbana con lo sviluppodegli interventi di sicurezza. Talenecessità si è resa necessaria dalmomento che i tempi richiesti dallarealizzazione dei programmi diriqualificazione urbana possono essereanche molto lunghi, eventualità cherischia di far perdere efficacia agliinterventi sulla sicurezza, cherichiedono per loro naturaun’attuazione unitaria e circostanziata.Pur nella loro ovvia diversità especificità gli interventi che sono statioggetto dei progetti pilota si sonosviluppati principalmente lungo tredirettrici problematiche che spesso siintrecciano creando possibili effetticumulativi2. La prima è individuatanella riduzione del degrado urbano esociale presente nelle aree circostantialle stazioni delle città ed in cuisolitamente si concentranomanifestazioni tipiche della devianzaquali: prostituzione, spaccio e consumodi stupefacenti, homeless etc. A questotipo di problematiche si è cercato didare risposta attraverso interventi dirifunzionalizzazione urbana, ladotazione di arredo urbano o di sistemidi videosorveglianza e illuminazione, lariqualificazione dei sottopassi, lapresenza di presidi dedicati sia allamediazione sociale sia al controllo delterritorio. La seconda linea d’intervento sifocalizza sulla riqualificazione deglispazi pubblici, di quartieri di ediliziaresidenziale pubblica, di aree industrialidismesse e delle aree urbane marginali.Anche in questo caso le risposteproposte sono molto diversificate evanno da interventi di qualificazionedegli spazi pubblici (in primo luogo distrade, piazze e verde pubblico), allarealizzazione di interventi di recupero odi rifunzionalizzazione edilizia distrutture educative, per l’accoglienzadei cittadini immigrati o perl’aggregazione giovanile, ai presidi peri Vigili di quartiere, alla dotazione diarredo urbano, alla progettazione dipercorsi e fermate dei trasporti pubblicisicure, ai sistemi di telesoccorso etc.

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Rassegna urbanistica innalzando la capacità attrattiva dellecittà. Le Regioni concorrono alla fase diattuazione in vista delle potenzialitàdi Jessica di creare Fondi di sviluppourbano (Fsu)3 finalizzati agli interventisostenibili e di far confluire in talifondi anche quote delle scortestrutturali dei Piani operativi regionali(Por)4. Il meccanismo consentirebbe diamplificare gli esiti delle risorseeconomiche di varia origine(comunitaria, nazionale, regionale elocale) che investano in un’ottica diPartnership pubblico/privato (Ppp), ingrado di attivare e di veicolarel’attuazione di progetti strategicisostenibili inclusi in un programmaintegrato urbano5 agevolando sinergienella gestione dei progetti.La Regione Abruzzo, con il protocollod’intesa denominato Jessica siglatocon la Bei6 ha definito un quadro diriferimento entro cui consolidare unacollaborazione, con la comune finalitàdi promuovere attività a sostegnodegli enti locali e attuare progetti dirinnovo urbano inseriti in Pianiintegrati di sviluppo urbano (Pisu)7,atti a favorire la rigenerazione urbanaper il superamento delle criticità delterritorio. Le risorse dedicate alle cittànel nuovo ciclo economico e nel Por-Fesr si sommano ad investimentisostenibili nelle aree urbane,rimborsabili, favorendo l’utilizzocongiunto degli stanziamenti dei fondistrutturali europei e degli investimentipubblico-privati. Gli orientamenti della RegioneAbruzzo, a favore del criterioinnovativo di ingegneria finanziaria,sono stati definiti a beneficio deiComuni capoluogo di Provincia8, chedefiniranno le zone urbane eleggibilisu cui concentrare l’operatività deiprogrammi d’azione.Il sistema urbanistico-finanziario diimplementazione sul territorio è inattesa dello studio preparatorio difattibilità che la società Sinloc(Sistema di iniziative locali), per contodella Bei, sta articolando nell’ambitodei Pisu al fine di accertare lecompatibilità della cornice normativastatale e regionale di riferimento, letecniche di investimento e i potenzialiinterventi sostenibili strategici,

Programma Jessica: moltiplicatoredello sviluppo urbanoMariarosaria Rosa*

competitiva, patrimonio di identità deiluoghi propulsori dello sviluppo (aree-occasione). Le Regioni italiane (es. Sicilia,Toscana, Liguria, Campania, di recenteMarche e Abruzzo), in qualità diautorità di gestione per l’eserciziodelle norme comunitarie, hanno coltocome riferimento l’iniziativa Jessicaper una più efficace valorizzazionedelle risorse finanziarie eottimizzazione di quelle territorialiesistenti.Gli enti regionali, considerata ladisponibilità limitata di fondieconomici pubblici, avviano tavoli diconcertazione interistituzionalepassando da una logica diintegrazione settoriale a una di tipoterritoriale (governance multilivello).L’integrazione verticale (Comunitàeuropea-Stato-Regione-Comune) èritenuta essenziale per la formulazionedi soluzioni innovative basatesull’impiego efficiente del capitale dainvestire in mutamenti strategici esostenibili della città, per approdareverso forme di accordi con leamministrazioni comunali in cuil’azione da ambiti localisticirivestirebbe un ruolo attivo anche ascala territoriale.In tale logica, lo scopodell’implementazione del sistemaJessica sarebbe quello di promuovereuna nuova sensibilità economica eurbanistica delle aree urbane inun’ottica di sviluppo sostenibile auto-propulsivo, di integrazione sociale e dirigenerazione durevole nel tempo,incentivando investimenti e

Si sta assistendo in Italia ad unmutamento radicale di orientamenti inmateria di sviluppo urbano di fattomirati verso la sperimentazione dinuovi modelli europei che consentanodi incidere sulla qualità e sullarigenerazione sostenibile dei sistemiurbani (EC 2006), supportatidall’implementazione del meccanismodi ingegneria finanziaria Jessica (JointEuropean Support for SustainableDevelopment in City Areas).Gli obiettivi trainanti dello svilupposostenibile assunti a livellointernazionale1 e la nuovaprogrammazione economica europea2007-2013, si configurano comepresupposti ai nuovi strumenti dipolitica regionale per l’articolazionedelle scelte di governo dei territoriurbani.La rinascita delle città in sensoambientale, sociale ed economicosegue due linee strategiche correlate.Una attraverso l’impiego più efficaceed efficiente dei fondi strutturalieuropei connesso a formule innovativedi sussidio (inesplorate) e alla finanzapubblica, come le iniziativecomunitarie di ingegneria finanziariadelle tre “J” (tra cui Jessica creata nel2005 dalla Commissione europea edalla Banca europea degliinvestimenti, Bei)2. L’altra attraversol’innalzamento della qualitàambientale della città e una rinnovataattenzione agli squilibri endogeni traaree degradate e quelle più ricche, aglishock esogeni che impattano sullacittà, nonché attraverso la cura dellemassime espressioni della ricchezza

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cui sono esposti gli eventualipromotori-finanziatori privati, cherendono labile l’accettabilità delrischio nell’investire in progetti dovele attrattività dell’investimento e sueremunerazioni devono risultare tali dagiustificare il loro coinvolgimento alfine del successo dell’iniziativa.Nell’ambito delle trasformazioniurbanistiche, dove la teoria si traducein pratica, la capacità di garantire lasostenibilità economica e la redditivitàdel capitale investito deve basarsisull’identificazione delle dimensionidel territorio su cui agisce il progettoe sull’efficacia di lungo periodo chepuò avere su tali dimensioni perpeculiarità e tempistiche. Pertantol’ambizione di innescare nuovedinamiche economiche dello sviluppoterritoriale, dinanzi alla complessitàdel concepimento del sistema diingegneria finanziaria per la crescitaurbana, dei rapporti di collaborazionee reciproche convenienze, del flusso diragguagli finanziari e politici, nondeve scontare la centralità e ladefinizione del progetto urbano, comecreazione di valore sostenibile, che è ilfine e non il mezzo di ricchezza.

*Dottoranda Università degli Studi “G. D’Annunzio”- Chieti e Pescara.

Note1. Carta di Lipsia, città sostenibili, 2007.2. Jeremie (Joint European Resources for MicroEnterprises) e Jasper (Joint Assistance in SupportingProjects in European Regions).3. Urban Development Fund.4. Reg. CE 1083/2006 integrato da Reg. CE 284/2009.5. Art. 44, Reg. CE 1083/2006.6. Intesa Regione-Bei, 10.02.2010 - schema DGR763/2009.7. Strumento di programmazione integrata perl’attuazione di progetti del piano strategico dellecittà, Del. GR 649/2008 - Linee guida per laredazione dei piani Integrati di sviluppo urbano.8. Accordo Regione-Comuni: L’Aquila, Pescara,Chieti, Teramo - 11.02.2010.9. Vd. nota 4.

articolati in sotto-programmi a valeresu altre risorse aggiuntive pubblichee/o private (es. fondi immobiliari),avrebbero il privilegio di far parte delcircuito qualificante del sistemaJessica, interagendo e di riflessogodendo dei vantaggi di “effettomoltiplicatore” dei mutamentirigenerativi di lungo periodo.L’indagine sull’iniziativa Jessica comeopportunità per creare valore aggiuntoallo sviluppo urbano e come sistemain grado di offrire certezze alconseguimento di effetti positivi disviluppo (anche indotti) ha comunquesollevato questioni e perplessitàriguardo l’effettiva assimilazione ecognizione delle nuove procedureurbanistico-finanziarie e delle realidinamiche che si attiverebberonell’eventuale sperimentazione.Gran parte dell’efficacia di talescenario presenta punti critici, sia nelproporre un sistema finanziarioavanzato rispetto a quello tradizionaleitaliano (tipici prestiti), sianell’affidarsi alla possibilità reale diavviare interventi di Ppp emeccanismi di composizione e diconvenienza del Fsu legato allaredditività dei progetti.La pluralità dei soggetti pubblici eprivati coinvolti, portatori di interessispecifici e spesso divergenti, implicauna forte capacità di definire unmodello che sappia calibrare ilcoinvolgimento e le responsabilità deivari attori, e di ricomporre metodicondivisi di stabilità duratura,prevedendo la mappatura dei ruoliattuali e futuri e di eventuali statideformativi e tensionali chepotrebbero verificarsi nel lungoperiodo. Ciò richiede un approcciocoraggioso: il tendenziale spostamentodell’attore pubblico da fornitore diservizi ad attore con ruolo diresponsabilità manageriale eimprenditoriale.I nuovi programmi si devonoconfrontare con la consapevolezza delvalore di azioni collettive per ildecollo dell’operazione, della semprepiù ridotta capacità di spesa e delderivante bisogno di attivare linee disussidiarietà verso la componenteprivata e dall’altra parte lavulnerabilità e l’assenza di garanzie a

identificabili nei piani e finanziabili avalere su Jessica.Le novità e nello stesso tempo lecomplessità e le criticità dell’iniziativaJessica sono sintetizzabili in: gestionedella governance dei progetti ditrasformazione urbana a favore di unapproccio auto-sostenibile in unorizzonte temporale di lungo termine;esistenza di un piano integrato diinterventi sostenibili; rispondenza deiprogetti ai settori di interventoammissibili9; creazione di uno o piùFsu (contenitori finanziari); effettoleva degli investimenti con fondipubblici, con quote del capitale dirischio sostenute anche dai soggettiprivati; rimborsabilità deifinanziamenti (dall’ordinariocontributo a fondo perduto al prestitoagevolato, con onerosità minoririspetto ai criteri di libero mercato). In altri termini, attraverso l’inclusionedi interventi in più vasto programmaintegrato di rigenerazione territoriale,i Fsu rivestirebbero un ruolo primariodi struttura solida e durevole difinanziamento/investimento pubblico,non solo a sostegno di interventipuntuali generatori di crescita intermini di competitività, rinnovo esostenibilità, ma anche per il riverberodella propria azione correttiva al di làdei ristretti limiti dell’area diintervento, favorendo il ripristino diun equilibrio territoriale a vasta scala.Il piano integrato deve essere, quindi,capace di fornire soluzioni adeguatesotto il profilo ambientale, sociale edeconomico, ma anche efficacenell’attivare incentivi, meccanismiremunerativi attraverso i flussi dicassa dei progetti, secondo le legittimeattese dei promotori/investitoricoinvolti che alimenteranno il Fsu eche favoriranno una sorta di“rotazione” dei fondi pubblici per poitradursi in un insieme di effettivirtuosi per la collettività.La centralità assegnata al requisitointegrato degli interventi ricompresinel programma di trasformazione,approccio atto al superamentosettoriale per interessare diversi aspettifunzionali, non esclude la previsione erealizzazione di opere inerenti asettori di spesa non ammissibilitramite risorse dei Por. Tali settori,

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Rassegna urbanistica veicolari riguardanti le arterieprincipali. L’istituzione del Consorcio3

da ciudade de Santiago rese possibilela ri-localizzazione di importantiattrezzature generatrici di trafficoveicolare (centro ospedaliero, stadiocalcistico e centro congressi) e fusempre lo stesso organo a finanziare lacreazione di differenti parcheggisotterranei, con la capacità di 2.500posti auto, localizzati strategicamenterispetto al centro.Il controllo dei flussi veicolari, ildecentramento di poli di attrazioneveicolare e la pedonalizzazione delcentro aumentarono la qualitàambientale della città, e all’interno diquest’ambito, venne inserita larealizzazione di una cintura di areeverdi e spazi pubblici a servizio deicittadini. Seguendo questi principi, alcinquecentesco giardino urbanodell’Alameda vennero aggiunti il Parcodella Musica, quello di Gijon, di BouzaBrey, di Pablo Iglesias, di Almáciga, diBonaval, di Belvís e di Pajonal.L’innovazione sul versante ambientalenon riguardò esclusivamente l’aumentodi aree a verde, ma le nuove modalitàdi gestione, oggi affidate per due terziad associazioni con fini sociali. Nellospecifico infatti furono coinvolte laAspas e la Cogami, associazioni chestipularono un accordo dicollaborazione per la gestione e perl’uso delle aree pubbliche destinate averde urbano, con particolare curadell’integrazione dei diversamente abili Il progetto di riqualificazione di talesistema spaziale, definito “elogio delvacio” dallo stesso Consorzio diSantiago, travalica il solo ruoloambientale e giunge a fini sociali-educativi tramite le azioni di gestionee manutenzione.Ancor più esemplare, in quanto indiziodi nuove politiche improntate afinalità educative, alla sostenibilitàambientale e ad un’economia diprossimità, è stato il recuperoambientale degli orti del Belvis,iniziato nell’ultimo decennio. L’area,facente parte del centro storico, conuna superficie di 7 ettari, eraanticamente caratterizzata da piccoliappezzamenti di terreni destinati a ortiurbani che, a patire dal 1300,

Santiago di Compostela: riqualificazione urbana e ambientaleFrancesca Lotta*

Ciudad Historica. La redazione quasisimultanea1 degli strumenti avvennenegli anni in cui Santiago affrontavauna nuova fase di espansione urbana.Il processo di sviluppo fu inquadratoin una visione sistemica dicontenimento e recupero, su cuiavrebbe fatto leva il consolidamentodella funzione simbolica erappresentativa della città: ambizionecomplessa da gestire, che però generòopportunità “a catena”. L’obiettivo principale del PGOUriguardava il recupero del centrostorico piuttosto degradato, ma, senzadubbio, era manifesta la volontà di unrinnovamento riguardante anche gliaspetti ambientali. La densità abitativa,che la città di Santiago aveva fino adallora mantenuto, doveva esserepreservata e le aree vuote edinterstiziali dovevano inserite nei piùampi sistemi del verde e degli spazipubblici. L’azione di restauro del centro storico,attuata attraverso progettazioni tran-scalari che dalla pianificazione urbanagiungevano al progetto architettonico,ha consentito di raggiungere un altolivello di qualità degli interventi e uncorretto equilibrio tra l’uso ditecnologie innovative e l’uso dimateriali locali lavorati secondo letecniche locali2.La recente funzione politico-amministrativa affidata a Santiago deCompostela necessitava anche di nuoviluoghi d’incontro e una delle decisioniprese fu la pedonalizzazione delle zonecentrali, affrontata in concomitanzacon la regolamentazione dei flussi

A distanza di 20 anni dall’inizio dellepolitiche finalizzate allariqualificazione urbana, e di 10dall’assegnazione del primo “Premioeuropeo dell’Urbanistica per le azionidi Recupero del centro storico”,Santiago di Compostela, capoluogodella Galizia, continua ad essereesempio di politiche urbanelungimiranti, improntate da criteri disostenibilità economica, sociale eambientale, supportate da adeguaticanali finanziari e caratterizzate daefficaci forme di coinvolgimento dellacomunità. Fino agli anni ’80, la città avevaassunto un rango intermedio nellarealtà regionale: svolgeva infatti unafunzione marginalmente commerciale,culturale (grazie alla presenzadell’Universitá), era caratterizzata dauna presenza molto elevata diimmigrati, ed era notoriamente meta dipellegrinaggi religiosi. La sua crescitaera stata quindi limitata e, sino adallora, era avvenuta in modo linearelungo le vie di connessione tra ilcentro storico ed il territoriocircostante. Nel 1982, diventatacapitale di Regione, ha iniziato adassumere importanza a livello statale,grazie soprattutto al duro lavoro diamministratori e tecnici che, hannoavviato il lungo percorso diriqualificazione del centro urbano.L’opportunità di una svolta decisivadelle politiche urbane, fu data nel1989 dalla redazione del Plan Generalde Ordenación Urbana (PGOU) inconcomitanza con il Plan Especial deProtección y Rehabilitación de la

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funzionalizzazione dell’ambito. Le partibasamentali fatiscenti delle costruzionipresenti nell’area, sono state restauratee sottolineano piccoli appezzamentiterrazzati destinati a giardini e areecoltivabili. Gli orti urbani sono statifrazionati ed affidati a pensionati edisoccupati campostelani, tramitebandi annuali emessi dal Comune. Dalfrazionamento si sono ottenute 29particelle di dimensioni standard di 60mq ciascuna. Contestualmentel’amministrazione comunale ha datoavvio a politiche che incentivano lapiccola produzione agricola e ilconsumo di prodotti ecologici, coltivatisecondo le antiche tradizioni e con unbasso impatto ambientale. Si tratta di un lodevole modello dipolitica urbana fondato su interventidi pianificazione e di progettazionearchitettonica e sociale in cui si evincela volontà di cambiamento, espressadallo stesso slogandell’amministrazione: “tener esmantener”.

*Dottoranda, Università di Palermo.

Note1. Il Plan General de Ordenación Urbana fuapprovato nel dicembre del 1989 quando nelfrattempo veniva redatto lo Schema di massima(Avance) del Plan Especial che sará approvatodefinitivamente nel 1997.2. Le tecniche antiche di lavorazione edili sono stateriprese nei corsi professionali di formazione deglioperai interessati agli interventi, ex disoccupatiresidenti in città.3. L’organo, istituito ad hoc per la città di Santiagonel 1994, è uno strumento finanziario, dicooperazione e di coordinamento e rappresentanondimeno uno strumento tecnico-decisionale. Diesso fanno parte il Governo spagnolo.

di riuso e riqualificazione ambientaleche coinvolgono la cittadinanza.Il recupero e la riqualificazione sonostati avviati nel 1998 attraverso unari-progettazione una ri-

rifornivano la città di prodotti agricoli.Su quest’area, ritenuta giustamenteuna tessera significativa dell’anelloverde intorno alla città, sono stateavviate e realizzate significative azioni

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Fig. 1 - Planimetria degli orti urbani del parco Belvis.

Fig. 2 - Parcelle degli orti urbani del Belvis.

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Alla ricerca di prospettive virtuosePatrizia Buzzi*, Luca Imberti*

Le scelte di pianificazione dellaProvincia di Varese esprimono lavolontà di mantenere per i Pianicomunali la prassi di dialogo giàassunta durante la stesura del Ptcp,andando oltre la stretta verifica dicompatibilità. Attraverso i Pgt laProvincia auspica “la costruzione diuna conoscenza del territorio dimaggior dettaglio ed aggiornamento ingrado di far emergere l’effettivadimensione territoriale delle scelte,molte della quali condotte a scalalocale senza la piena consapevolezzadella sovracomunalità delle ricadute”. Ilbagaglio di conoscenze, analisi edapprofondimenti effettuati nellaredazione del Ptcp e disponibili negliallegati tematici, costituisce un quadrodi riferimento e indirizzo per glistrumenti urbanistici comunali.L’analisi dei Comuni di Malgesso (Pgtapprovato, abitanti 1.314), Arcisate(Pgt approvato, abitanti 10.000) eSesto Calende (Pgt adottato, abitanti10.616) fa emergere un coinvolgimentoampio di tutti i soggetti coinvolti nellagestione del territorio, professionisti eamministratori, per affrontare leproblematiche aperte dalla leggeregionale.Tutte le leggi scaturiscono da un“prima” e gestiscono un “dopo”, bastipensare alla legge del 1942,promulgata sotto il fascismo edapplicata nella Repubblica, allaprecedente legge lombarda, la 51/1985,nata per governare città in espansione,

operativo su cui calare le scelte e idiritti edificatori. La Lr 12/2005 nonha in questo un orientamento cosìchiaro e un ragionamento preliminare,che definisca i valori fondatividerivanti dalla storia della comunità edall’appartenere ad una più grande,può essere utile.L’approccio della Provincia neiconfronti dei piani comunali non èvincolistico - si farebbe un torto aduna legge che si vuole flessibileirrigidendola in ruoli e comportamentiprefissati - ma di supporto, rendendodisponibili studi e quadri diriferimento. Così è in particolare per ilpaesaggio, un sistema sovracomunaleche si articola localmente, per il qualeuna condivisione concertata dei valorida tutelare è un ottimo punto dipartenza, prima di ogni aspettoprocedurale. I casi consideratimostrano che si può in vario modolavorare sullo scarto tra il tempo brevedell’operatività, in un territorio comequello lombardo che la richiede, equello lungo del progetto territoriale,in cui le risorse si consolidano o siassottigliano. Trovare le soluzioni, ogginon più demandate al semplice rispettodi dettami ed articolati, spetta allecomunità, alla responsabilità degliattori del processo di pianificazione. Sequesto processo aumenta la coscienzadi cittadini, operatori, sindaci eprofessionisti, si apre una prospettivavirtuosa che può essere uno degliaspetti più fecondi della nuova legge.In fine un accenno all’approccio delPgt di Arcisate che affronta i problemiche nascono dai diritti pregressi nelriformare i piani urbanistici,prevedendo di trasferirli con

che ha nella realtà fatto i conti conuna popolazione stabile, una fase dideindustrializzazione e i nuovifenomeni di immigrazione. La nuovaLr 12/2005 nata sulla spinta di istanzedi flessibilità e sussidiarietà nellagestione del territorio, già si trova, apoco più di quattro anni dalla suauscita, ad affrontare problemi disostenibilità, certamente presenti infase di redazione, ma sempre piùfondativi della disciplina.Una caratteristica della legge è di nonessere più una rassicurante sequenza diprocedure da ottemperare: pone menovincoli ai Comuni ed offre piùpossibilità di innovare i pianiadattandoli ai contesti. Così ha fatto,ad esempio, Sesto Calende estendendol’analisi delle zone naturalistiche oltreil confine comunale e altrettanto laProvincia di Varese, in riferimento allarete ecologica, proponendoprocedimenti di concertazione eassistenza alla formazione dei piani,cercando in questo modo di coniugarei tempi lunghi di un progetto divalorizzazione delle risorse e di tuteladel territorio, con le istanze diflessibilità ed operatività immediata.Che sono, va ricordato, tra i motiviche hanno portato a rivedere lalegislazione urbanistica regionale.Un altro spunto interessante è venutodal Comune di Malgesso che haritenuto di elaborare un documentoprogrammatico preliminare alDocumento di Piano che potessedescrivere accuratamente l’identità delluogo, riproponendo in modo originaleun tema caro all’Inu e cioè laseparazione tra il piano diorientamento strategico e il piano

La pianificazione in Provincia di Varesea cura di Elena Campo*

La pianificazione in provincia di Varese

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che costituisca un quadro piùdettagliato della programmazionelocale. La funzione di questostrumento è quella di approfondire gliobbiettivi, fornire criteri, indicazioni eazioni di pianificazione e laripartizione delle risorse finanziarie.A differenza dell’accordo dipianificazione, il Piano d’area èpromosso esclusivamente dallaProvincia anche su richiesta deiComuni.Altro elemento di relazione tra il PTCPe i PGT è la VAS.La Provincia ha sempre cercato dimettere in evidenza l’importanza diquesto strumento per la costruzionedel Piano di governo del territorio enon come una valutazione ex postdello stesso, suggerendo, inparticolare, due passaggi:la redazione di un documento discoping che sia una vera dichiarazionedi intenti della Amministrazione conl’esposizione immediata degliobbiettivi;la valutazione delle ricadute dellepolitiche urbanistiche comunali equindi di una eventuale ma realescelta delle alternative.Alcune considerazioni conclusive circail rapporto tra PTCP e PGT pongonoin evidenza quanto segue:si rileva nei PGT che l’attenzione èfocalizzata sui temi prescrittivi eprevalenti (infrastrutture e ambitiagricoli);minor attenzione è rivolta ad alcuniaspetti di indirizzo come, ad esempio,la rete ecologica e, più in generale,l’insieme degli obiettivi e degliindirizzi presenti nelle norme diattuazione;si nota, nella redazione di alcuni PGT,un deficit di sapere tecnicoconseguenza del quale è la confermaacritica delle previsioni del PRGvigente ma anche il generarsi diincongruenze nella trasposizione deicontenuti delle studio geologico inquelli del Piano;l’approccio alla valutazioneambientale strategica risulta piùconcentrato sugli aspetti procedurali emeno su quello della costruzione diun processo di pianificazione;se la normativa di riferimento puòessere ritenuta adeguata per garantire

riferimento affinché i Comunideclinino le proprie politiche edapprofondiscano le analisi e le scelteterritoriali attraverso obiettivi,indirizzi e regole, precisando altresì i“progetti” contenuti nel PTCPmedesimo, come ad esempio quellodella rete ecologica provinciale che habisogno di essere concretizzatoattraverso le previsioni comunali.Le norme cogenti del PTCP sono statedefinite seguendo le disposizioni dellal.r. 12/2005, tuttavia la Provincia hacercato di porsi in maniera positivarispetto alle applicazioni delle suestesse previsioni, consentendo quellaelasticità che in sede di verifica dicompatibilità ha portato a moderarel’applicazione delle previsioniprescrittive e far venir meno, quandoci sono state le condizioni, la cogenzadi dette previsioni. Si tratta, in primoluogo, delle norme che disciplinano gliambiti agricoli, tema sul quale letensioni e gli scontri con leamministrazioni comunali sono stati esono ancora accesi. La Provincia ha ritenuto che l’ambitoagricolo, per quanto prescrittivo eprevalente, dovesse assumere unvalore di attenzione sulla base dellescelte dell’Amministrazione. Con laconseguenza che spesso sono statiriconsiderati interi ambiti agricoliquando si è ritenuto che la previsionecomunale fosse sufficientementefondata e motivata e si inserissecorrettamente nel complessivo quadrodella pianificazione.Al fine di favorire la condivisionedelle scelte, la normativa di PTCPprevede due strumenti: l’Accordo diPianificazione e il Piano territorialed’area provinciale. Il primo è uno strumento per ilcoordinamento e l’accordo per lapianificazione dei Comuni e per losviluppo di progetti e azioni diinteresse per la Provincia.Il secondo è un piano territoriale ascala più piccola di quella provincialema riguarda aree di significativaampiezza, ad esempio, uno degliundici ambiti territoriali in cui èdivisa la Provincia. Ad esso possonoricorrere più Comuni qualoraritengano utile disporre di unostrumento di pianificazione condiviso

meccanismi perequativi su altre partidi territorio. Si cerca qui di risolvereuna questione più generale: da un latosi chiede al piano di essere flessibile econ vincoli limitati nel tempo,dall’altro si vorrebbero dirittiedificatori inalienabili, perenni esempre in espansione. Istanze dacontenere per limitare il consumo disuolo e da governare per evitare undeterioramento del territorio che èanche perdita di ricchezza, collettiva edei singoli.

*Direttivo Inu Lombardia.

Elasticità, il rapportotra Ptcp e PgtIl Piano Territoriale di Coordinamentodella Provincia di Varese, entrato invigore nel maggio 2007, non è unostrumento vincolistico in senso stretto– nel rispetto della volontà dellegislatore regionale che è stata quelladi dare una fortissima autonomia aiComuni nelle scelte relative al futurodel loro territorio - ma vuole essereun quadro di riferimento per le lineedi azione e di indirizzo degli strumentiurbanistici comunali. A questo fine, ilPTCP formula direttive, a volte cogentia volte meno, quindi norme prevalentie norme di indirizzo, che sono di

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Fig. 1 - Quadro PGT

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parametro libero da implicazioni sulladestinazione d’uso, poiché il volumedipende da altezze diverse per lesingole destinazioni. I dirittiedificatori sono stato attribuiti intermini territoriali, indifferentirispetto alle condizioni d’uso.Con il terzo passaggio, codificato ilprincipio relativo ai diritti edificatori(non ancora gli indici di edificabilità)inizia a prender forma il progetto diPiano.Si individuano i canoni del paesaggiourbano da perseguire, la forma dicittà da attuare e quanto serve al finedi poter plasmare la città chevogliamo. Si identificano gammefunzionali, indipendenti dalladivisione in ambiti, ma dipendentidal modo di funzionare del territorio.Si definisce il livello diurbanizzazione all’interno di ognicontesto e conseguentemente glistrumenti da adottare: il pianoattuativo, il permesso di costruire, ilpermesso di costruire convenzionato.Solo successivamente si è definitol’uso dei suoli, cioè le aree edificabili,quelle non edificabili per esigenze ditutela e quelle da destinare a servizi einfrastrutture.All’inizio si è quindi constatato che

generale un modello riferito allacondizione di fatto funziona neiComuni dove le stagioni urbanisticheprecedenti si sono succedute conmolti piani e varianti, dove insommanon c’è una stabilità del dirittoacquisito, non c’è aspettativa.Il secondo modello funziona doveinvece il Pgt sostituisce un Prg dilungo corso che ha determinato granparte dello sviluppo e dove gli indiciedificatori sono consolidati.Questi due estremi naturalmentepossono essere contaminati peradattarsi alle situazioni.Un secondo passo consiste nelriconoscere l’esistenza dei diritti aprescindere dal nuovo pianoattraverso una serie di operazioni:- definendo l’area urbanizzata,distinguendo le aree edificate daquelle allo stato naturale. Questa è laprima banalissima operazione,riconoscere ciò che possiamochiamare urbano. Per suolo urbanosono stati distinti i suoli urbanizzati,quelli sostanzialmente urbanizzati equelli ragionevolmente urbanizzati;- poi, con sguardo più ravvicinato,guardando alle differenze all’internodi questi insiemi che a grande scalasono stati considerati omogenei, sonostati individuati ambiti territoriali,porzioni di territorio al cui interno simantengono costanti almeno duefatti: i caratteri morfologici e letipologie edilizie. La divisione inambiti consente di riconoscere unacondizione di fatto da cui partirenella costruzione del Piano. Gliambiti territoriali sono statiindividuati nel centro storico, in unafascia di prima espansione moltodensa degli anni ‘50 e nell’edificatoordinario dell’ultimo ventennio.Un’altra zona ben definita dal puntodi vista morfologico e tipologico èquella industriale. Tutto il resto èterritorio naturale;- definite queste aree si sono stabilitidiritti edificatori, tramite valutazionidi densità territoriale, nel rispetto deiprincipi assunti, quindi tenendo contodella condizione fisica (modello A),ma anche dell’indice provenientedall’ultimo Prg (modello B). Ladensità edilizia è stata espressa insuperfici di pavimento, per avere un

flessibilità e autorevolezza al Piano,manca però la definizione dimeccanismi di perequazioneterritoriale, in grado di regolare lericadute di alcune scelte dipianificazione.

Compensazioni epremialità per il Pgtdi ArcisateEquità ed efficacia del pianoUn tema innovativo nel passaggio dalPrg al Pgt è quello dei dirittiedificatori: una materia che adArcisate ha avuto un ruoloimportante.La legge urbanistica regionale diceche il piano deve essere equo edefficace: equo per risolvere, o ridurre,le distorsioni tipiche dell’urbanisticatradizionale, quando le varie parti delterritorio si dividevano in “buone” e“cattive” a seconda delle decisioni delpiano; efficace perché è inutilecostruire uno strumento che all’attopratico non funzioni.Si è cercato di sperimentare unapproccio lineare a questi due temi,riconoscendo all’origine del piano lanecessità di trattare in modo identicole parti del territorio che si trovanonelle stesse condizioni di fatto e intermini di efficacia determinando lemigliori condizioni affinché il pianoproduca effetti coerenti con gliobbiettivi politici e strategici.L’impegno ad essere equo ed efficaceè stato anteposto ad ogni valutazionee decisione, ad ogni trattazionedisciplinare. Ecco come si è svolto ilprocesso.Il primo passo è stato definire ilmodello di equità ed equità rispetto ache cosa. Dall’esperienza passata si èricondotto i modelli a cui riferirsi adue: di equità rispetto alle condizionidi fatto territoriali, oppure allecondizioni di diritto dei suoli. Nonbisogna nascondersi il fatto che ilterritorio è stato pianificato, hagenerato effetti ed aspettative e se èpur vero che queste possonoevaporare, sappiamo anche che ilpiano può essere aggredito e inficiatosotto il profilo amministrativo. In

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L’idea di territorio sintetizzata nel Documento diPiano del Comune di Arcisate

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evidenziare la sussistenza dialternative delle quali valutare glieffetti.Quale punto di relazione tra Pgt eVAS di massimo significato sisegnalano le tematiche in merito allacontinuità della rete ecologicacomunale: ne è discesa lasalvaguardia dell’unica connessionesignificativa ancora presente afondovalle, minacciata da unaprevisione dell’ultimo Prg di carattereindustriale, soppressa dal Pgt mediantel’applicazione di diritti edificatori dicompensazione.

Come sono state tradotteconcretamente nel Piano le indicazioniprovenienti dal quadro di riferimentodi scala sovracomunale e qual è statoil rapporto con i Comuni limitrofi?

Le previsioni riguardano, in particolarele infrastrutture e l’agricoltura. Inmerito alle infrastrutture, il Pgt harecepito la variante della strada statale,che determinerà miglioramenti dellacircolazione, nonché il nuovo raccordoferroviario Arcisate-Stabio, che metteràin connessione la rete ferroviariaitaliana con quella svizzera, conpotenziali effetti di grande rilevanzaper l’economia e per i trasportidell’alto varesotto.Relativamente all’agricoltura, sonostate messe in luce le relazioni traagricoltura ed economia (zootecnia) etra agricoltura e paesaggio (continuitàdel sistema agricolo di fondovalle).Sui medesimi temi, pur se solo informa di comunicazione e non diconfronto politico e progettuale, si èarticolato il rapporto con i comuniconfinanti, in sede di conferenza Vas.Quali sono gli accorgimenti introdottinel Piano a sostegno della fattibilitàdel progetto della “città pubblica”?

Il Pgt è dotato di strumentiperequativi, compensativi e premiali.Gli strumenti perequativi, applicatisull’intero territorio comunale ripartitoin ambiti territoriali, consentono ilgoverno dei diritti su base ditendenziale equità e, tipicamente,favoriscono l’attuazione delleprevisioni del Piano dei Servizi. Gli strumenti compensativi applicati

strumenti orientati alla loroattuazione.Nel caso di Arcisate abbiamopremialità ambientali, per ilraggiungimento di requisiti dirisparmio energetico ed idrico,secondo un regolamento specifico;premialità socio abitative, per offriretagli di alloggi particolari; premialitàsocio economiche per mettere adisposizione immobili per attivitàmarginali fuori mercato. Sono “levedi comando” a disposizione a valledel riconoscimento di unacomplessità che è fisica ma non solo,perché il piano governi i dirittiedificatori e risponda agliorientamenti politici, dotandosi distrumenti per farsi e produrre effetticoerenti con le ragioni per cui è statoconcepito.

Valutazione ambientalee scelte di pianoIntervista a Roberto Pozzi, Architettoincaricato per la redazione del Pgt diArcisate, dello studio AssociatoMazzucchelli - Pozzi

In che misura la procedura di Vas èstata sufficientemente integrata alprocesso di costruzione del Pianoinfluenzandone effettivamente icontenuti?

Occorre ricordare che l’avvio delprocedimento di formazione del pianofu dato nel novembre 2005, e chepertanto la gran parte del processodecisionale fu sviluppatoantecedentemente al compimento delquadro disciplinare regionale inmateria.Tale circostanza ha dunque connotatoil procedimento di Vas del Pgt diArcisate quale “sperimentazione”,talvolta dissonante rispetto alprocedimento oggi ben codificato daiprovvedimenti assunti dalla Regione.Data la conformazione del territorio edata la volontà espressadall’Amministrazione Comunale dideterminare massima continuità conle previsioni dell’ultimo Prg, va da séche il processo non ha potuto

c’è un diritto edificatorio,riconosciuto in base a un principiodichiarato e codificato. Poi si sonofatte le scelte, dove va il verde, dovele strade e le zone edificabili,all’interno di contesti che comportanodiritti. Il piano deve governare queidiritti tenendo conto delle decisioni.Il quarto ed ultimo passaggiostabilisce indici di edificabilitàcommisurati ai risultati da ottenere,per esempio se voglio realizzare unatorre devo attribuire un indice che miconsente di farlo. L’indice è fondiario,applicato quindi solo alle areeedificabili ed è maggiore del dirittoedificatorio, perché le quantità intermini di diritto e di indici simantengano in equilibrio e sianocompatibili.Il risultato è un Piano delle Regoleche contiene due organizzazioniterritoriali, una per ambiti territoriali,che esprime i diritti, e una per ambitidi paesaggio, che esprime gli indici.Ogni punto del territorio è portatoredi due parametri: un diritto ed unindice.L’efficacia si produce proprio grazie aquesta differenza tra i due indici.Tra gli strumenti per governarel’equità è la perequazione delleprevisioni del Piano dei Servizi. Ingenerale si possono trasferire i dirittiedificatori attribuiti ad un area cui ilpiano ha negato l’edificabilità suun’altra adatta all’uso insediativo.Così sono stati salvaguardati i dirittipregressi senza venire menoall’impegno di compatibilità con icaratteri del territorio.Anche per altre aree portatrici didiritti, non condizionate dalprecedente Prg e potenzialmenteedificabili, ma che non devonoesserlo per ragioni di qualità delpaesaggio e dell’ambiente, lacompensazione ambientale consenteuna traslazione della edificabilità.Ci sono poi strumenti propriamentededicati all’efficacia, strumentipremiali in grado di far variarel’indice da un minimo a un massimo,a seconda che si raggiunganorisultati coerenti e virtuosi rispettoagli obbiettivi prefissati. L’elenco puòessere lungo e dipende dalle politicheche il piano assume, perché sono

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storici di maggiore interesse per laconservazione e la valorizzazionedella struttura tipologica emorfologica del nucleo storico;- realizzazione di un corridoioecologico tramite la valorizzazionenaturalistica della trincea delleferrovie dello Stato;- realizzazione di una barriera dimitigazione del traffico veicolaredella S.S. 629 per una valorizzazionedelle aree residenziali adiacenti;- riqualificazione e razionalizzazionedelle area produttiva di viadell’Industria e successivaridislocazione delle aree produttiveinsediate nelle aree residenziali;- previsione di spostamento di viadell’Industria all’esterno dell’areaproduttiva;- riqualificazione e valorizzazionedelle aree agricole tramite larealizzazione di un sistema dicascine formato da un anellociclopedonale sulla sentieristicaesistente.Il Comune di Malgesso aderisce aquanto indicato dalla RegioneLombardia e dalla Provincia diVarese dandosi l’obiettivo dicontenere il consumo di suolo. Laprevisione di incremento disuperficie urbanizzata per il periododi validità del Documento di Piano èderivata dalla volontà di insediaresul territorio ulteriori 200 nuoviabitanti, a fronte dei 1.331 esistenti,

paesaggio poiché i nuclei storici e lestrutture urbane che lo radicano nonriescono più ad essernerappresentative.Malgesso è un piccolo Comune divocazione agricola nel quale leemergenze paesaggistiche piùimportanti sono due aree boschive anord e a sud del territorio comunalee le analisi storiche effettuate suicatasti hanno dimostrato che le areeagricole e quelle a bosco sono lestesse dal 1700, mettendo inevidenza quindi una struttura urbanainvariata da più di tre secoli.Tuttavia, i tre maggiori interventi sulsistema della mobilità realizzati nelsecolo scorso (via dell’Industria, laS.S. 629 e la ferrovia) hannointerrotto alcune importanti vie dicollegamento condizionandonegativamente la fruibilità delcontesto urbano.Con tali presupposti, sono statedelineate le seguenti determinazionispecifiche del Piano:- valorizzazione del Nucleo di AnticaFormazione tramite la salvaguardiadelle aree verdi ed agricole poste acintura attorno al centro storicoanche prevedendo orti urbani chepossono essere utilizzati ad incentivonella ristrutturazione del centrostorico medesimo;- ricucitura del tessuto urbanomoderno con il Nucleo di AnticaFormazione e schedatura degli edifici

dal Pgt perseguono l’obiettivo diconfermare taluni pur legittimi dirittiedificatori in contesti che, per ragionipaesaggistiche e ambientali, devonoessere preclusi all’edificazione.Mediante tali strumenti si persegue ilfine pubblico di preservare i valoriambientali dei brani più sensibili delterritorio naturale.Gli strumenti premiali, agenti qualifattori incrementali dei dirittiedificatori, corrispondono a specificidispositivi normativi del Piano delleRegole finalizzati al conseguimento diesiti virtuosi, sul piano dell’interessegenerale, attinenti talune politiche delPgt: in particolare tali strumenti sonorivolti al risparmio energetico, almiglioramento delle condizioniurbanizzative, all’incremento delgradiente di polifunzionalità dell’areaurbana.

Identità per il Pgt diMalgesso Per un governo del territoriosostenibileA seguito dell’avvio delprocedimento nel settembre 2007, illavoro di formazione del Pgt haaffrontato uno studio accurato delterritorio comunale in quanto èpercepito come privo di identità. E’ stata riscontrata unaomogeneizzazione del territorio e del

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Dimensione e sviluppo, la centralità dei serviziAbitanti Superficie Densità Dotazione servizi esistente Dotazione servizi progetto

ha ab./ha tipologia mq. mq/ab. tipologia mq. mq/ab.

Malgesso Residenti esistenti 1.314 278 4,72 attrezzature di attrezzature di interesse collettivo 11.768 8,96 interesse collettivo 12.092 7,99istruzione 3.278 2,49 istruzione 3.278 2,16

Incremento 250 verde e sport 9.462 7,20 verde e sport 32.803 21,66parcheggi 5.061 3,85 parcheggi 11.459 7,57

Totale progetto 1.514 totale 29.569 22,50 totale 59.632 39,38

Arcisate Residenti esistenti 10.000 1.216 8,22 attrezzature di attrezzature diinteresse collettivo 52.332 5,23 interesse collettivo 65.059 5,42istruzione 24.052 2,40 istruzione 25.444 2,12

Incremento 2.000 verde e sport 73.515 7,35 verde e sport 234.177 19,52parcheggi 27.257 2,73 parcheggi 33.128 2,76

Totale progetto 12.000 totale 177.156 17,71 totale 357.808 29,82

Sesto C. Residenti esistenti 10.616 2.389 4,44 attrezzature di attrezzature diinteresse collettivo 98.913 9,31 interesse collettivo 123.289 10,69istruzione 52.597 4,95 istruzione 52.597 4,56

Incremento 921 verde e sport 275.889 25,99 verde e sport 287.289 24,90parcheggi 78.218 7,37 parcheggi 82.639 7,16

Totale progetto 11.537 totale 505.617 47,62 totale 545.814 47,31

Fonte: Piano dei servizi dei Comuni di Arcisate, Malmesso e Sesto Calende

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La metodologia applicata prevede ilsuperamento della tutela passiva(vincoli quali ostacoli allo sviluppo)per costruire economia attraverso latutela attiva: vincoli quali certificatidi qualità. A tale assunto si èpervenuti osservando il vastoterritorio ricompreso nei confinicomunali che è formato da elementifortemente connotanti il paesaggio.Ci troviamo di fronte alle rive di unodei laghi più vasti d’Italia, di uno deipiù importanti affluenti del Po, dicolline, boschi, attraversato da unaricca rete idrografica minore. Quindi,fattori essenziali per la competitivitàdi un territorio come quello di SestoCalende sono un assetto insediativodi qualità, buone condizioniambientali, fruibilità turistica eculturale di buon livello qualitativo.Riconosciute, attraverso il quadroconoscitivo, le potenzialità e glielementi di forza del territoriocomunale primariamente nei suoiconnotati paesaggistico - ambientalie storico – culturali, gli obiettivistrategici sottesi dal Pgt si declinano:- nel rafforzamento dell’identitàterritoriale secondo i connotati sopracitati;- nelle politiche di utilizzazioneottimale e valorizzazione delpatrimonio edilizio esistente;- nella creazione di condizioniadeguate a favorire la vivacitàimprenditoriale locale nei settorieconomici che operino in strettasinergia con gli obiettivi di qualitàambientale e paesaggistica (settoreturistico – ricettivo, agricolo – rurale,culturale).Al fine del perseguimento degliobiettivi strategici elencati sono stateselezionate – anche attraverso laValutazione Ambientale Strategica -le linee di azione più adeguate, dallequali a loro volta discendono iparametri quantitativi checostituiscono un set di indicatori cosìcomposto: superfici urbane e volumiedilizi per i quali si prevede lariqualificazione, volumi edilizioggetto di rilocalizzazione secondo ildisegno di riqualificazioneurbanistica complessivo,dimensionamento dei nuovi servizi diinteresse generale e collettivo previsti

avvengano in tempi e scadenzedifferenziate, tuttavia con l’obbligodi realizzare le opere di interessepubblico contestualmente, o prima,rispetto a quelle private e che la lororealizzazione avvenga per lottifunzionali che ne consentano lafruibilità anche parziale. In sede dinegoziazione potranno essere definitigli eventuali incentivi volumetricicorrisposti in ragione di accertatibenefici pubblici o di particolarioneri a carico dell’operatore privato.

Opportunità per ilPgt di Sesto Calende

Il territorio come patrimonioIl compito che l’amministrazionecomunale si è data nell’elaborazionedel Piano è stato quello di ricercareun’idea di città atta a contrastare laperdita di identità, qualità e valoreanche economico del territorio.Il Piano tenta di individuaremacrotematiche e azioni aventi loscopo di orientare i soggetti presentisul territorio ad investire nei servizialla persona ed al territorio, nellepolarità e nelle infrastrutture (anchea livello sovracomunale). Ciò al finedi ottenere qualità e sostenibilitàdello sviluppo quali elementi fondantila competitività dell’ambito urbano.

che corrispondono a 30.000 mc. dinuova edificazione su una superficiedi 35.641 mq. Per quanto riguardal’occupazione di suolo agricolo, ilPiano opta per la conservazione degliappezzamenti integri e ad altaproduttività, concentrandosi sullearee di frangia o dismesse, sia per ladestinazione residenziale che perquellacommerciale/direzionale/produttiva.Complessivamente il consumo disuolo aggiunto rispetto allo statoattuale è inferiore rispetto a quelloprevisto dal precedente Prg.L’attuazione degli interventi ditrasformazione è subordinata alladefinizione di un unico atto diprogrammazione negoziatariguardante tutte le aree compreseentro il perimetro territoriale.All’interno degli ambiti ditrasformazione si applica l’art. 11della Lr 12/05, quindi, sulla base deicriteri definiti dal Documento diPiano, i piani attuativi possonoripartire tra tutti i proprietari degliimmobili interessati dagli interventi idiritti edificatori e gli oneri derivantidalla dotazione di aree per opere diurbanizzazione mediantel’attribuzione di un identico indice diedificabilità territoriale, confermatele volumetrie degli edifici esistenti,se mantenuti. La convenzione potràprevedere che gli interventi attuativi

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Il sistema degli ambiti urbani e il sistema degli ambiti agricoli e boschivi individuati dal Piano delle Re-gole del Comune di Malgesso

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Scelte sostenibili evalorizzazione dellearee perilacualiIntervista a Daria MercandelliResponsabile dell’Ufficio Tecnico delComune di Sesto Calende

In che misura la procedura di VAS èstata sufficientemente integrata alprocesso di costruzione del Pianoinfluenzandone effettivamente i contenutie qual è stato il rapporto con i Comunilimitrofi?

Il percorso della Vas del Pgt è stato unprocedimento integrato in cui non sonostati rilevati elementi critici da affrontareanche perché le scelte di attenzione esviluppo del territorio non hannocomportato problematiche connesse conla sostenibilità ambientale dellaprogrammazione.La Vas, nella fase di valutazione delquadro conoscitivo e ricognitivo, cosìcome le valutazioni di incidenza sui Sitidi Rete Natura 2000 (rete ecologicaeuropea) - Sic (siti di importanzacomunitaria) e sulle Zps (zone diprotezione speciale), sono stateorganizzate in forma associata a livellointercomunale per i tre Comuni di SestoCalende, Mercallo, Golasecca che hanno

dolce, ciclopedonale, in grado diinterconnettere il patrimoniopaesaggistico – culturale, leattrezzature pubbliche con i nodi diaccesso al territorio e con i nucleiurbani. Per quanto riguarda la residenza sipropone la riorganizzazione e ilrimodellamento del costruito e nessunampliamento ed estensione.Infine, sono previsti otto Ambiti ditrasformazione urbanistica (Atu) tuttidi carattere produttivo/turistico, settedi ampliamento di strutture esistentied uno di nuova formazione. Gliambiti che presentano realtàcomplesse e che verosimilmenteverranno attuati mediante diversistrumenti attuativi, richiedonol’elaborazione di un master planovvero di un coordinamentostrategico in cui vengono definite lecompetenze, le responsabilità e glistrumenti che i singoli attori delprocesso debbono compiere.Gli strumenti attuativi degli ambiti ditrasformazione urbanistica devonoprevedere al loro interno meccanismiche leghino i processi ditrasformazione insediativa ad azioni einterventi compensativi e dirisarcimento ambientale.

nell’ottica di una migliore vivibilitàdel territorio.Le principali linee politiche alle qualisono correlate specifiche azioni dipiano sono le seguenti:- ostacolare la progressivaconurbazione del territorio mediantela rigorosa definizione del Tessutourbano consolidato (Tuc);- valorizzare i beni culturali edambientali garantendonel’accessibilità e la fruibilità;- declinazione del principio dellaqualità dell’intervento per laformazione del valore economico delterritorio attraverso la predisposizionedi una normativa selettiva di qualitàe l’accurata identificazione epianificazione degli Ambiti ditrasformazione urbanistica (Atu);- individuazione degli interventi ingrado di innescare processicomplessivi che danno forza, forma esignificato ad intere parti delterritorio mediante l’accurataprogrammazione degli Ambiti dipianificazione coordinata (Apc);- coinvolgere gli enti sovra ordinati ei partner privati per creare linee difinanziamento a sostegno di azioni,interventi pilota e progetti pubblico –privati attraverso la promozione diaccordi di programma, protocolli diintesa, convenzioni.Tra gli obiettivi del Piano vi è quellodi integrare i vari sistemi checostituiscono l’armatura difunzionamento di un territorio: ilsistema delle reti infrastrutturale, ilsistema culturale – ambientale, ilsistema delle attrezzature, il sistemaproduttivo e il sistema residenziale.In particolare, il sistema dellamobilità è articolato in tre specificiprogetti:- fronteggiare la criticità dovuta altraffico di attraversamento definendoun obiettivo a lungo termine cheprevede la realizzazione di un nuovoasse ferroviario del Sempione ed unoa breve termine mediante lariqualificazione dell’attuale asse conla realizzazione di rotatorie;- riqualificazione degli accessi alterritorio ed al sistema urbanoprincipale per ottimizzare la fruibilitàe la comunicazione;- realizzazione di una rete di mobilità

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Sintesi delle previsioni del Documento di Piano del Comune di Sesto Calende

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la fattibilità del progetto di “cittàpubblica” è proprio quello di rendere glispazi e le attrezzature che lacompongono effettivamente pubbliciovvero fruibili e accessibili.La verifica preliminare dell’accessibilitàe della fruibilità costituisce la prioritànella valutazione della qualità della“città pubblica”. Per verificare il grado diaccoglienza e attrattività del territoriosono stati quindi sviluppati tre livelliprogettuali: la mobilità, la fruibilità, laqualità degli accessi alla città.

Fruibilità eaccessibilitàIntervista a Claudio Scilleri architettoprogettista incaricato per la redazionedel Pgt del Comune di Sesto Calende.

Quali sono gli accorgimenti introdottinel Piano a sostegno della fattibilità delprogetto della città pubblica?

L’accorgimento più efficace per garantire

deciso di condividere il percorso deisingoli Pgt per la prima fase relativa:- alla acquisizione degli elementiinformativi per la costruzione del quadroconoscitivo;- alla definizione dell’ambito diinfluenza dei singoli piani (documento discoping);- alla portata e al livello di dettagliodelle informazioni da includere nelRapporto Ambientale.Il successivo sviluppo specifico per iDocumenti di Piano e per le valutazionidegli effetti conseguenti all’attuazionedelle relative previsioni è stato svoltoinvece dai singoli Comuni.Il parere motivato formulatodall’Autorità Competente circa lacompatibilità ambientale del Documentodi Piano, è stato espresso positivamente,con indicazioni di carattere generale perla successiva fase di approvazione delPiano e per la susseguente fase attuativarelativa all’approvazione dei Pii e dei Pa.Tali indicazioni derivano dalle condizioniespresse nella valutazione d’incidenza enel Rapporto Ambientale che, in lineagenerale, sono già state recepite, a livellodi principio, nella Relazione delDocumento di Piano. In sintesi, icontenuti delle suddette indicazioniriguardano:- la verifica della capacità residua degliimpianti di depurazione a servizio delComune al fine di non determinareimpatti negativi sul reticolo idrografico edi conseguenza sugli habitat interessati;- l’obbligo di accompagnare i piani eprogrammi attuativi – riferiti inparticolare alle aree perilacuali – chefaranno seguito allo strumentourbanistico generale, con valutazionicirca il grado effettivo di pressioneantropica sulle aree di pregionaturalistico, al fine di definireprevisioni di intervento attraverso cuiindividuare un corretto equilibrio tra gliobiettivi di carattere urbanistico e quellidi salvaguardia dei sistemi ecologici;- la definizione, nelle iniziative divalorizzazione turistica e ricettiva dellearee perilacuali, di opportuni interventidi mitigazione e compensazione chepotranno essere attuati mediante larealizzazione di opere a verde cheimpieghino esclusivamente materialeautoctono certificato.

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PIANIFICAZIONE COMUNALE IN LOMBARDIA

In Regione Lombardia la legge per il governo del territorio è la n. 12 dell’11 marzo 2005 che, perquanto attiene la pianificazione comunale, ha introdotto lo strumento denominato Piano digoverno del territorio (PGT). Questo si articola in una pluralità distinta di atti: il Documento diPiano (DdP), il Piano dei Servizi (PdS), il Piano delle Regole (PdR) e i Piani Attuativi (PA). Il DdP,tenuto conto degli atti di programmazione provinciale e regionale, definisce il quadro ricogniti-vo e programmatorio di riferimento per lo sviluppo economico e sociale del comune, nonché ilquadro conoscitivo del territorio comunale, precisando altresì l’assetto geologico, idrogeologicoe sismico. Sulla base dei suddetti elementi, il DdP individua gli obiettivi di carattere strategico perla politica territoriale, determina i parametri quantitativi di sviluppo ponendo particolare atten-zione alla minimizzazione del consumo di suolo, alla definizione dell’assetto viabilistico e dellamobilità, al miglioramento dei servizi pubblici e di interresse pubblico. Inoltre, determina le poli-tiche di intervento per la residenza e per le attività produttive primarie, secondarie e terziarieanche in considerazione delle risorse economiche attivabili dalla pubblica amministrazione.Infine, individua gli ambiti di trasformazione, definendone gli indici urbanistico – edilizi in lineadi massima, le vocazioni funzionali e i criteri di negoziazione, nonché i criteri di intervento. Conil DdP possono essere definiti eventuali criteri di compensazione, di perequazione e di incentiva-zione, ma tale strumento, che ha validità quinquennale ed è sempre modificabile, non contieneprevisioni che producano effetti diretti sul regime giuridico dei suoli. Il PdS ha la finalità di assi-curare una dotazione globale di aree per attrezzature pubbliche e di interesse pubblico e gene-rale, le eventuali aree per l’edilizia residenziale pubblica e la dotazione a verde a supporto dellefunzioni insediate e previste. Il parametro di riferimento in base al quale sono stimate le previ-sioni del PdS è il numero degli utenti dei servizi dell’intero territorio che comprende: la popola-zione stabilmente residente, la popolazione da insediare e la popolazione gravitante nel territo-rio. La ricognizione dei servizi esistenti deve essere svolta anche con riferimento a fattori di qua-lità, fruibilità e accessibilità. In ogni caso deve essere assicurata, per la popolazione stabilmenteresidente e per quella da insediare, una dotazione minima di aree per attrezzature pubbliche e diinteresse pubblico o generale pari a diciotto metri quadrati per abitante. La definizione di servi-zio pubblico e di interesse pubblico o generale comprende le strutture realizzate tramite inizia-tiva pubblica diretta o ceduti al comune nell’ambito di piani attuativi, nonché i servizi e le attrez-zature, anche privati, di uso pubblico o di interesse generale, regolati da apposito atto di asser-vimento o da regolamento d’uso ovvero da atto di accreditamento. Il PdS può essere redatto con-giuntamente tra più comuni confinanti e deve essere corredato del Piano urbano generale deiservizi in sottosuolo (PUGSS).Le previsioni contenute nel PdS e concernenti le aree necessarie per la realizzazione dei servizihanno carattere prescrittivo e vincolante. Il PdS non ha termini di validità ed è sempre modifi-cabile. Infine, il PdR è lo strumento che definisce gli ambiti del tessuto urbano consolidato, indi-ca puntualmente i vincoli di carattere storico – paesistico e ambientale, individua altresì le areedestinate all’agricoltura, le aree di valore paesaggistico-ambientale ed ecologiche, le aree nonsoggette a trasformazione urbanistica. Entro gli ambiti del tessuto urbano consolidato, il PdRindividua i nuclei di antica formazione, identificando parametri qualitativi e quantitativi darispettare negli interventi di nuova edificazione o sostituzione nonché le destinazioni d’uso nonammissibili e i criteri di inserimento ambientale.Per le aree destinate all’agricoltura, per le aree di valore paesaggistico e per le aree non sogget-te a trasformazione, il PdR detta la disciplina d’uso degli edifici esistenti e ulteriori regole di sal-vaguardia e di valorizzazione rispetto a quelle definite dai Piani sovra ordinati.Le indicazioni contenute nel PdR, che non ha termini di validità ed è sempre modificabile, hannocarattere vincolante e producono effetti diretti sul regime giuridico dei suoli.

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una finestra su:

Il calcio e la città

Lo stadio di Ellis Park, che si trova nelcentro di Johannesburg, era statoinaugurato nel 1982 e per questaoccasione è stato ristrutturato eampliato al fine di portarne lacapienza ai 70 mila posti richiesti dallaFifa, aggiungendone 10 mila a quelliesistenti. Tra gli stadi del Mondiale,questo è l’unico a non essereinteramente edificato ex novo; e a nontrovarsi in periferia. Molti dubbi sono stati sollevati sulprogetto che comprendeva non solo laristrutturazione dell’impianto sportivovero e proprio, ma anche lariqualificazione di un’area più vastache includeva anche i quartiericircostanti e altri impianti sportivi.A detta dell’autorità municipale cheopera attraverso la JohannesburgDevelopment Agency (Wessels 2006), ilprogetto dell’Ellis Park Precinct siinserisce all’interno di un più vastoprogramma di recupero dell’Inner Cityche comprende interventi nei quartieriDoornfontein, Bertrams, BezuidenhoutValley, Troyeville, Judith’s Paarl andLorentzville, ovvero un’intera porzionedel Central Bussiness District, che dopoil 1990, è stato rapidamenteabbandonato dalla popolazione biancaa favore del nuovo Centro Direzionaledi Sandton, nel nord della città, ogginodo finanziario e commerciale piùimportante dell’Africa Sub-Sahariana. Questo progetto coinvolge diversistakeholders pubblici, oltre alla JDA, eriguarda anche altri impianti sportiviquali il Johannesburg Athletic Stadiume la prima piscina olimpionica della

a cura di Marco Cremaschi

Gli “stadi” di sviluppodi JohannesburgAlice Siragusa*

Dopo l’assegnazione dei Mondiali alSud Africa, prima volta per ilcontinente Africano, si è scatenata unaforte competizione sia tra le città, chetra gli impianti che avrebbero ospitatole diverse partite. Molti hanno espressodei dubbi riguardo al reale ritornodegli investimenti negli stadi e nellaloro conseguente sostenibilitàeconomica. Questo è certamente unproblema comune a tutti i mega-eventi, ma è ancor più vero nel casodei Mondiali di calcio, che pone laquestione per più di una città dellastessa nazione.Gli stadi scelti per ospitare le partitedella fase finale dei Mondiali sonostati dieci, dislocati in diverse città, dicui due a Johannesburg. Quelliprogettati e realizzati per l’occasionesono stati: il Peter Mokaba diPolokwane, il Mbombela di Nelspruit,il Nelson Mandela Bay della vecchiaPort Elisabeth, il Green Point di CapeTown. Gli stadi già esistenti eristrutturati per i mondiali sono: ilLoftus Versfeld di Pretoria/Tshwane, ilRoyal Bafokeng di Rustenburg; ilMoses Mabhida di Durban; il FreeState di Mangaung / Bloemfontein.A Johannesburg, l’Ellis Park Stadium eil FNB Stadium – Soccer City sono gliimpianti scelti dalla FIFA (2004) perdisputare 16 partite (su 64) della fasefinale del Mondiale.

Johannesburg lo scorso luglio haospitato la finale dei Mondiali dicalcio, evento planetario che hapuntato gli occhi sulla città simbolodell’apartheid. Secondo molti questasarebbe stata l’occasione perreinventare la città. I Mondiali, leOlimpiadi e gli Expo rappresentanoda alcuni anni a questa parteoccasioni su cui le città costruisconole loro politiche di rigenerazioneurbana. Barcellona nel 1992, Torinonel 2006 o Londra con le Olimpiadiestive del 2012 hanno percorsoquesta strada. Le proiezioni deibenefici per i paesi ospitanti mega-eventi sono normalmentesovrastimate. Allo stesso modo igrandi eventi possono rappresentareun’opportunità mancata, come siritiene sia avvenuto ad esempio perAtene 2004. Il Sud Africa ha tentatodi usare i Mondiali di calcio perrilanciare l’immagine di un’Africarinvigorita e moderna, e percelebrarne identità e cultura. Sembrainvece che, con lo svolgimento deiMondiali di Calcio, l’intero paeseabbia perso un’opportunità.

Johannesburg

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Anche in questo caso il progettod’insieme, chiamato Nasrec Precinct(JDA 2009), prevedeva interventi perun totale di 420 ha e, oltre allo stadio,considerato uno degli migliori costruitinegli ultimi anni nel mondo, includevala costruzione del Johannesburg ExpoCentre, di una stazione ferroviariacompletata nel marzo 2009, di unapromenade pedonale e di un ponte chesupera la ferrovia e collega l’hubmultimodale (treno, taxi, bus) con lostadio. Non ancora realizzati invecesono l’hotel e l’insediamentoresidenziale e terziario che doveva farparte dell’intervento, per un totale dicirca 33 ha. Non sembra che questo impianto possaessere usato frequentemente in futuroper ospitare partite di calcio, almenonon tali da richiede la capienza per cuiè stato realizzato, si ipotizza invecepossa essere usato per il rugby, sportnazionale (sia pur della minoranzabianca in prevalenza), che però vieneseguito in numero consistente solo peralcune squadre.Secondo Sibongile Mazibuko, direttoreesecutivo dell’ufficio “City ofJohannesburg’s 2010”, Soccer City puòessere usata, oltre che per le attivitàstrettamente legate allo sport, ancheper le altre strutture che lacompongono: l’International BroadcastCentre, le suite private e l’auditoriumda 200 posti potrebbero essere usatiper ospitare eventi e conferenze. Ingenerale, non pare ci sia un previsioneesatta degli manifestazioni che ilnuovo stadio potrebbe ospitare, anchese sembra che questo abbia sopperitoalla necessità di una struttura pereventi di portata nazionale , da circa100 mila spettatori, come ad esempio ilgiuramento dei capi di stato o lapresentazione dello stato della nazione.Quello che appare certo è che non siastato preparato adeguatamente unpiano per il post-evento, come adesempio sta approntando Londra per leOlimpiadi del 2012, con la formazionedel London Legacy Agency, il riutilizzodel villaggio olimpico, lapredisposizione di impianti sportivi oparti di impianto che possano esseresmantellati e rivenduti.Secondo Nate Berg (2010a), è ancorapresto per capire se gli stadi del

sistemazione temporanea in alcuneabitazioni a Hillbrow, un altroquartiere del CBD, ma da questasoluzione sono state escluse le famigliecon più di due figli a causa dellaridottissima dimensione degli alloggitemporanei, costituiti da una stanza eda cucine e bagni comuni. Inoltre, inquesto caso, come in tutti i progetti disocial housing in Sud Africa, mentregli abitanti Sudafricani chedimostrassero di avere le capacitàeconomiche per pagare l’affittopotevano accedere ai sussidi, quellistranieri sono rimasti esclusi da talivantaggi. Altri nodi da sciogliereriguardano il periodo di tempo duranteil quale le famiglie potranno restarenegli alloggi temporanei, e l’offertaeventuale di altre alternative inseguito, entrambi per ora senzasoluzione.

La città del calcio

L’altro stadio di Johannesburg sceltoper i mondiali è il Soccer CityStadium, che è stato sostanzialmentericostruito, secondo il progetto dellostudio sudafricano Boogertman andpartners, sul vecchio impiantoconosciuto come FNB Stadium,portando la capienza da 80 mila acirca 95 mila spettatori, sopraelevandotutta la struttura di un piano erealizzando una copertura che gliconferisce una forma paragonata alla“zucca gigante” o alla classica pentolaafricana. Questo impianto si trova aSud Ovest del centro di Johannesburgvicino alla famosissima township diSoweto, e ha ospitato anche la partitainaugurale e la finale.

olimpionica della città.Sebbene Ellis Park sia stato ilpalcoscenico di alcune delle partite piùimportanti della fase finale, èlocalizzato in un’area degradata dellacittà, caratterizzata da una popolazionepovera, da ampi gruppi di immigrati,in edifici sovraffollati e in molti casifatiscenti. Durante i lavori, leamministrazioni locali hanno palesatopiù volte, ed infine realizzato,l’intenzione di sgomberare i residenti“indesiderati”, per promuovere larigenerazione e per utilizzare gliinvestimenti privati in maniera piùmassiccia.Secondo Claire Bénit-Gbaffou (2009)questo progetto, iniziato nel 2004 nonha tenuto conto dei residenti poveridel quartiere, che vivevano negli slumsintorno allo stadio; inoltre la naturadell’evento avrebbe escluso i poveri daidibattiti e dalle decisioni riguardanti ilprogetto. Sebbene nel progetto fosserocoinvolti molti stakerholders pubblici,Bénit-Gbaffou sostiene che ci sia statapoca chiarezza riguardo il realeutilizzo e l’entità dei fondi chedovrebbe aggirarsi attorno ai 2miliardi di Rand (circa 214 milioni diEuro), e che le occasioni per sviluppareun percorso partecipativo con iresidenti sono state rapidamenteabbandonate anteponendo l’urgenzache sempre si pone in occasione deimega eventi come i giochi olimpici ogli Expo.In particolare, nel caso dei residenti diBertrams, questi sono stati sgomberatiper permettere la costruzione di alloggisociali con fondi pubblici e privati. Peralcuni di essi si è approntata una

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Ellis Park Stadium

Soccer City Stadium

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città con l’hub aereo, mentre dovrebbeprevedere agevolazioni e bigliettiintegrati con gli altri trasporti pubblicie con i parcheggi, per la tratta checomprenderà 10 stazioni tra le duemaggiori città della provincia delGauteng.Il Rea Vaya, il nuovo sistema di buspubblici che connette il CBDsoprattutto con le township a Sud, hapermesso di ridurre un deficittrasportistico molto importante chealimenta tutt’oggi la segregazione dellefasce più povere della popolazione cherisiede in queste zone. Secondo RehanaMoosajee (Dugger 2010), direttore delDipartimento dei Trasporti diJohannesburg, il trasporto influisce percirca un quinto sul salario medio di unlavoratore nero delle fasce menoabbienti della popolazione provenientedalle township, che guadagna circa160$ al mese. La Fase 1 del Rea Vaya è statainaugurata nell’autunno del 2009 invista proprio dell’evento dell’estatescorsa. Una volta completato, il nuovosistema di trasporto pubblico conterà100 stazioni e circa 200 miglia di linee(320 km), e potrebbe influire sulmonopolio del trasporto urbano diJohannesburg costituitodall’automobile privata e dalla reteinformale dei taxi minibus.Questo nuovo sistema di trasportopubblico, in parte anche contestato dairesidenti delle zone attraversate dallenuove linee (Hattam 2010), connetteSoweto con il CBD e, in prospettiva,anche con Sandton.

*Architetto, collabora alle ricerche a Roma Tre e conl’Inu.

Le città nel palloneA. S.

Con una popolazione giovanissima dicirca 3.2 milioni di abitanti,Johannesburg si è sviluppata a ritmivertiginosi e nel corso di circa unsecolo, dalla scoperta del primo filoned’oro nel 1886 nella zona delWitswatersrand, si è trasformata dapiccolo villaggio minerario, a città piùricca dell’Africa Sub-Sahariana.

mondiale sudafricano fungerannodavvero da volano per lo sviluppo,anche se Johannesburg ha beneficiatoquanto meno della veloce realizzazionedel sistema di bus rapidi, che sarebbestato molto difficile costruire in cosibreve tempo in un paese in via disviluppo come questo.Chiaramente tali complesse operazionisono più facili nel caso in cui gliimpianti siano concentrati in un’unicacittà e sotto il governo un numeroristretto di enti. A detta di molti, però,il timore che gli stadi del mondialesudafricano restino “white elephants”si concretizza sempre più.

Il trasporto pubblico

Il trasporto pubblico a Johannesburgcon i Mondiali ha fatto passi dagigante. Secondo il Ministro delTrasporto Sudafricano SibusisoNdebele (News24 2010) leinfrastrutture saranno per il paese lavera eredità del Mondiale. AJohannesburg due importanti opere sisommano alla riqualificazione dellastazione centrale della città e al nuovoterminal dell’aeroporto internazionaleOR Tambo: il Gautrain e il Bus RapidTransit, detto Rea Vaya.Il Gautrain è una linea ferroviaria adalta velocità che collega l’aeroportocon Sandton. Tra circa un anno saràcompletata anche la tratta principaletra Johannesburg e Pretoria, coprendouna distanza totale di circa 80 km in40 minuti. Il progetto era già previstoprima dell’assegnazione dei Mondiali ei lavori, iniziati nel settembre 2006,sono stati completati almeno nellatratta urbana di Johannesburg, in partesotterranea, con un anno di anticipo,proprio in funzione del mega-evento. La realizzazione è stata affidata a unconsorzio Canadese - Franco -Sudafricano per un totale di 25miliardi di Rand (2,67 mld euro), di cuicirca 21,5 mld finanziati dal Governonazionale e il resto da investimentiprivati. Il costo del biglietto sarebbe dicirca 100 rand (9,5 euro) ed èchiaramente proibitivo per lapopolazione locale. Questa linea siconfigura come un trasporto destinatoa fasce di popolazione abbiente,almeno per la tratta che collega la

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La township di Alexandra

La township di Alexandra

Il Central Bussiness District

Il Central Bussiness District visto dal Top of Afri-ca, Carlton Centre

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segregate, ma impediva anche ai nerila migrazione dalle campagne allecittà, attraverso rigidi registrimunicipali di collocamento, secondo iquali i neri non registrati potevanoessere sgomberati dalle aree urbane. Èstato calcolato che, solo negli anni ‘60,sia stato spostato con la forza dalle

che venivano differenziati per razza,ma limitava fortemente anche tutti idiritti della popolazione nera e dellealtre minoranze etniche presenti nelpaese, come ad esempio la foltacomunità indiana.Il Natives Urban Areas Act (1923), nonsolo imponeva condizioni urbane

Metropoli ricca di contrasti,Johannesburg ha visto applicati, inmodo molto ferreo, i principi dellapianificazione separata nel periodo dimassima crescita urbana della città.L’apartheid, instaurata dal NationalParty dal 1948 al 1990, imponeva unaseparazione di tutti i servizi pubblici

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Le città del mondiale, da www.cartografareilpresente.org. Questa carta è stata prodotta all’interno di una ricerca sul Sudafrica svolta in occasione dei Mondialidi calcio. Una prima versione è stata pubblicata in InternazIonale n 854 del 9/15 luglio 2010. Cartografare il presente è un progetto del Dipartimento di Disci-pline Storiche, Antropologiche e Geografiche dell’Alma Mater-Universitá di Bologna: Direzione: Raffaele Laudani, Equipe: Silvia Dotti (Web), Giulio Frigeri, Fran-cesco Gastaldon, Maria Luisa Giordano, Ugo Guarnacci, Dario Ingiusto, Federico Labanti, Nieves López Izquierdo, Cécile Marin (Supervisione Cartografica), Giu-lia Merlin, Marianna Pino,Riccardo Pravettoni E Maria Chiara Rioli.

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2006 (mediaclubsouthAfrica.com,Southafrica.info, BBC News,Engeneering News).

Siti internet consultati:www.abahlali.orgwww.gautrain.co.za www.jda.co.zawww.ellispark.co.zawww.infrastructurist.comwww.infrastructuredialogues.co.zawww.joburg.org.zawww.joshco.co.za www.migration.org.zawww.sacities.netwww.spii.org.zawww.streetnet.org.zawww.worldcupplanning.blogspot.com

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a una serie di argomenti, tra cui i costidi gestione e i benefici attesi dalMondiale del 2010, anche in terminioccupazionali e di investimenti nelleinfrastrutture e nel turismo. E non si ètrascurato il tema delle speranze, deisogni e delle aspirazioni connesse coni Mondiali del 2010: cosa significaparlare di Coppa d’Africa, di culturaafricana e di identità. Beavon cerca ditrasmettere un “senso del luogo” per lacittà di Johannesburg sintetizzando lastoria della geografia della città daisuoi giorni come un campo di minatorifino alla metropoli leader delcontinente africano. La sua premessanel delineare questa geografia urbana– ovvero dove e come gli abitanti diJohannesburg vivono e lavorano - èche i problemi e le disfunzioniderivano da diverse fasi che si sonosovrapposte, e che questi non possonoessere risolte senza una solidacomprensione di ciò che è accaduto(Beavon 2004).Più nel dettaglio (Zito e Piccarolo2010), il Mondiale si è svolto in 10stadi e 9 città, con 570 mila posti asedere totali e 3 milioni di bigliettivenduti. Le partite disputate sono state64 con 350 mila visitatori previsti.L’iniziativa ha consentito lacostruzione di 30 nuovi hotel. Ivisitatori hanno speso 1,3 miliardi dirand (142 mln di Euro) mentre lacostruzione e ristrutturazione deglistadi è costata 2,2 miliardi (251 mlnEuro). Solo per la realizzazione delSoccer City Stadium sono stati investiti189 milioni Euro; altri 44 milioni Eurosono andati alla ristrutturazione eall’ampliamento dell’Ellis ParkStadium. Più in dettaglio, $9,1 miliardisono stati destinati a investimenti sulsistema stradale; $2,4 miliardi diinvestimenti per gli aeroporti; 2miliardi ai treni locali. Il nuovosistema di Bus Rapid Transit (ReaVaya), che ha migliorato l’accesso aNasrec e all’Ellis Park, è costato solo$260 milioni. Il programma diinvestimento sulle infrastruttureconsiste in $52 miliardi, nel complessodovrebbe garantire 129.000 nuoviposti di lavoro. Gli introiti della FIFAda sponsor e diritti televisividovrebbero consistere in $3,3 miliardirispetto ai $2,6 miliardi di Germania

aree urbane verso le riserve nere, circaun milione di persone.A Johannesburg come in tutte le cittàdel Sud Africa segregato,l’applicazione di queste norme haavuto come diretta conseguenza losgombero forzato degli slums e lacreazione delle township, sempreinsufficienti per la popolazionesfrattata, che andava cosi a ricostituirenuovi insediamenti informali nelleimmediate vicinanze delle townshipautorizzate.A Johannesburg le township destinatealla popolazione nera venneroconcentrate a ridosso del limite ovestdella città, andando a formare quellache poi sarebbe diventata la SOuthWEstern TOwnship, ovvero Soweto. Con la fine del regime, perJohannesburg, come per tutto il paese,si sono accresciute le promesse diredistribuzione della ricchezza, delladiminuzione della povertà e delladisuguaglianza, che però non sonoassolutamente diminuite, tanto che ladisoccupazione è al 30% circa, con unaumento dal 1996 al 2001 del 65%.Johannesburg si trova nel Gauteng,provincia in cui risiedono 8.8 milionidi persone circa, e a 60 Km a sud diPretoria, la capitale amministrativadella Repubblica sudafricana, ma lacittà ospita comunque alcuneistituzioni nazionali come la CorteCostituzionale.

Letture e conti sul mondiale

Gli effetti sul Sud Africa della FIFAWorld Cup 2010 sono stati oggetto diesame critico anche prima del calcio diinizio (Pillay et al. 2009). La tesicentrale è che il più grande beneficioche il paese possa ricavare da questoevento è un ripudiodell’”Afropessimismo” e l’affermazionedi un’identità africana contemporaneasia in patria che a livello globale.Accademici e professionisti hannocontribuito al volume per fornire unaprospettiva interdisciplinare sulleprobabili conseguenze della Coppa delMondo per l’economia del Sud Africa edelle sue città, sullo sviluppo delleinfrastrutture e sulla proiezione dellacultura e dell’identità africana.Particolare attenzione è stata attribuita

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Sgravi fiscali due punto zero e altroAnonimo Ministeriale

d’opera sono state effettuate modifichenon influenti sulla natura dellecategorie di intervento e, diconseguenza, può consegnare il post-operam aggiornato, unitamente alnuovo accatastamento. La posizione del “funzionario” delMunicipio è la seguente: siccome lostato finale non è conforme a quantodichiarato devo presentare una variantein corso d’opera (con il pagamento dialtri 250 euro di diritti di segreteria),nonché il DURC e gli altri documentied elaborati grafici della DIA. Di frontealle contestazioni del mio collega cheriteneva possibile procedere comeprevisto per legge – badate bene,comunque solo in relazione ad unprocedimento avviato in vigenza diuna normativa più restrittiva rispetto aquella attuale – la risposta, ai limitidell’intimidazione, è stata quella cheavrebbero comunque controllato eapplicato una sanzione, se non vadoerrato, di circa 1.000 euro per ladifformità. Potrei attivarmi e, fortedella mie conoscenze, risolvere laquestione comunque facendomi unfegato cosi … Ovviamente, visto checome ho avuto modo già di scrivere,occorre comunque fare come dice il“funzionario” (mettendosi in unaposizione poco gradevole) ho chiesto alcollega di procedere allapredisposizione della variante e hotelefonato all’impresa per riavere ilDURC aggiornato. Le domande sono: a)in questo modo, non si incentival’abusivismo, non fosse altro anchesolo formale? b) potrei denunciare ilfunzionario per abuso d’atti d’ufficio

ma ovviamente, mi troverei in unaposizione scomoda. Perché gli Ordiniprofessionali, primo fra tutti quellodegli Architetti non la smettono diciurlare nel manico e non si adoperanoper rendere più facile e non“ricattabile” la vita professionale deiloro iscritti? Per fortuna che ho chiestola cancellazione dall’Ordine degliarchitetti, in questo modo possocompensare l’estorsione dei diritti disegreteria con la quota associativa chenon pago più. Ne approfitto per inserire una storiache non c’entra con i lavori ma che hamolto a che vedere con la pocalungimiranza e l’esistenza di pattileonini con alcuni blocchi sociali, daparte dell’Amministrazione. Nel corsodella ricerca della casa da acquistare,mi è capitato di vedere unappartamento in Prati. Il mediatore, neldescrivermi la casa mi avverte che,qualora fossi stato interessato, il rogitosi sarebbe potuto stipulare a partire dalgennaio di quest’anno. Penso che sitratti di un acquisto di prima casa conil vincolo quinquennale per l’esenzionefiscale ma mi sbagliavo. Mi viene datala spiegazione del vincolo: si tratta diun ex alloggio di servizio temporaneodell’aereonautica, prima ceduto all’Atere da questo dismesso ai sensi dellalegge n.560/93. Visito l’appartamento,per chi non conosce Roma in una zonamolto centrale e pregiata, constato cheviene utilizzato come ufficio dal figliodell’avente diritto alla cessione(evidentemente un ex militare) il qualelo ha ereditato dalla madre vedova. Mifaccio due conti: probabilmentel’alloggio è stato pagato intorno a 80 –100 milioni di lire, quale poteva essereil valore catastale di una casa“ultrapopolare” (40 – 50.000euro, forse60.000 euro al massimo, considerandoanche un minimo di rivalutazionemonetaria) probabilmente anche conuna formula di dilazione oppure, inalternativa, con uno sconto rilevante.Alla mia richiesta del prezzo, ilproprietario – tomo, tomo, cacchiocacchio, avrebbe detto Totò – mi spara580.000 euro non trattabili; il delta didifferenza è, quindi, non meno di530.000 euro (un miliardo e sessantamilioni di lire, così è più chiaro …). Inmodo del tutto legale, considerando

Come vi avevo promesso, rispondo alladomanda di chiusura di Sgravi fiscali epatti lenoni (UI 232/2010), allamaniera di Report. Come è andata afinire? In modo singolare. Parto (quasi)dalla fine, perché è oggetto dellatelefonata che mi ha appena fatto ilcollega al quale – non essendo io piùiscritto all’Ordine – avevo affidato lapratica della DIA. Una premessa: laDIA è stata presentata esattamente ilgiorno prima della modifica dell’art. 6del Dpr 380/2001 con la quale,sostanzialmente, è stata ripristinata lacomunicazione di inizio lavori, peraltroaccompagnata solo da una “relazionetecnica”. Quindi avrei potuto chiederela “conversione” della mia DIA inquesto canale, usufruendo delleprocedure facilitate. Tuttavia, in modorigoroso decido di procedere con lapratica iniziata. Oggi devo, quindi, farela chiusura dei lavori, presentando il“collaudo” e l’accatastamento, ancheper effetto della recente normativasulla conformità catastale.Ho rinunciato allo spostamento dellacucina in un’altra stanza. Come èevidente, si tratta di una derubricazioneda un intervento di manutenzionestraordinaria ad uno di manutenzioneordinaria che è attività libera, ovverosoggetta a sola comunicazione conl’inizio immediato delle opere darealizzare. Avendo, in parte, all’epocadelle modifiche del 380/2001collaborato alla stesura di questenorme mi è ben chiaro che in questasituazione è sufficiente da parte deltecnico che deve effettuare il“collaudo” dichiarare che in corso

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Urbanistica INFORMAZIONI

Potenza e Lampedusa è stata necessariapiù di una settimana. Posso capire perquest’isola che si trova sullapiattaforma africana, ma mi è sembratoeccessivo per Potenza. Ho telefonato emi hanno spiegato, in modo gentile ecompetente, che il corriere“ottimizzava” i tempi, passando da loroquando si accumulavano più ordini, inmodo “randomizzato”. Ritorno alleconsiderazioni che facevo in “Civiltà etrasporto pubblico locale nel sud:questione di fondi europei?” Possibileche il sud sia, senza eccezione, fuoridalla possibilità di sviluppare le proprieiniziative, anche competitive, perchémancano sempre le infrastrutture e iservizi logistici di supportoall’economia?

Post scriptum. Pensavo di aver finito einvece no. Mi sono accorto che la casaè rumorosa e, quindi, avevo intenzionedi anteporre almeno alle finestre dellastanza da letto degli infissi antirumore.Si tratta di un intervento dimanutenzione straordinaria soggettooggi a SCIA. Ovviamente, avendoaperto una procedura di DIA eapprofittando della presentazione(richiesta arbitrariamente dalMunicipio) di una “variante” hotelefonato al collega chiedendo sepoteva inserire anche questo interventodi nuovo inserimento di infissi didimensione, forma, colore e movimentouguali agli esistenti. Mi risponde che“conoscendo i sui polli” questo avrebbeaperto un altro capitolo, con larichiesta di nulla osta condominiale perla “modifica” della facciata e chi saquali altre richieste. A nulla sono valsele mie argomentazioni circa il fatto chel’Amministrazione pubblica non deveentrare nel merito dellaregolamentazione della proprietà (leautorizzazioni edilizie sono rilasciatesempre “fatti salvi i diritti dei terzi” …).La soluzione è inserire una generica“sostituzione” di infissi esistenti,almeno per avere un minimo dicopertura amministrativa. Ma laprossima volta mi metto a costruireuna villa su terreno demaniale, in areasoggetta a tutela ambientale epaesaggistica, visto chel’Amministrazione pubblica ti istiga adelinquere …

pagato in contanti, aumentando ildanno fiscale, gli chiedo di farmi averesubito le fatture (quella del materiale,pagato questa estate, non l’avevoancora avuta) e, questo, con grandestupore, mi chiede anche perché misono adirato: evidentemente, ilconcetto che per guadagnare i soldi suiquali lui non paga le tasse, io devolavorare un equivalente quasi doppio,visto che sono un dipendente, non lotocca proprio, non è un problema suo… Mi spaccia che le ha già inmacchina; siamo a venerdì e non lepuò portare l’indomani perché è fuoriRoma. Mentre sono a sistemare casa,domenica, mi telefona la mogliedell’artigiano e candida, candida, michiede gli estremi per la fattura … Per concludere, qualche nota sui lavorie su di un mondo che sta cambiandoche sarebbe il motivo della scelta deltitolo “informatico” di questo scritto.Ho acquistato parecchi materiali suinternet. Spesso, ci sono particolarinella realizzazione di unamanutenzione che non si riescono a fareseguire bene, oppure non si riesce atrovare qualche elemento, qualcheaccessorio che ci soddisfi. Ad esempio,una delle cose “brutte” sono le grigliedegli estrattori dei bagni. Faccio unaricerca per le vendite on-line e vedodelle griglie di aerazione utilizzate perle barche, in un negozio di accessorinautici. Ne compro tre, più lemanigliette per gli sportelli deisoppalchi, pago via post-pay e solodopo mi rendo conto dellalocalizzazione del “negozio”: èLampedusa. Acquisto, comodamenteseduto, materiali nella punta terminaledel nostro Paese, a prezzi estremamenteconvenienti (tali da rendere possibileanche l’ammortamento del costo dispedizione). La stessa cosa mi ècapitata per i faretti, acquistati inprovincia di Potenza (pagati ciascunoun quinto del prezzo di Roma), per lascaletta del soppalco, acquistata aBergamo, per le plafoniere e illampadario, acquistati in provincia diBrescia, per il carrello scorrevole delleporte, acquistato a Pordenone. Una nota finale, quasi seria, sui tempidi consegna: tutti gli acquisti effettuatida ditte del nord sono arrivati in uno-due giorni, per quelli in provincia di

che gli AST sono stati realizzati atotale carico dello Stato (cioè da tuttinoi, dai nostri genitori, ecc.) qualcunosi è considerevolmente arricchito allenostre spalle, con una piccola vincitaal superenalotto. Possibile che allegislatore di allora (purtroppo eropresente anche io, ma a mia discolpaposso dichiarare che ero appena statoassunto nel Ministero dei lavoripubblici) sia sfuggito questoparticolare? Possibile che nessuno haritenuto di dover inserire un vicolopermanente alla restituzione - facciamodel 50% - del plusvalore ricavato dallavendita dell’alloggio Erp, in condizionidi assoluto privilegio, con un vincolodi reinvestimento a favore dell’ediliziaresidenziale pubblica? Vi aggiorno sulla conclusione delmontaggio del parquet. Viene finito illavoro, pago in “nero”, discutendo sulmaggior importo di Iva che mi ècostato poter fatturare il solo materialee sul fatto che non avendo fattura, ildanno per me è non poter detrarrequasi 800,00 euro dalle imposte. La tesisostenuta è che lui ha già superato unreddito “giusto” per un “equo”pagamento delle tasse (forse è ancheuno che si lamenta per la carenza deisevizi pubblici … ). Rimane l’acconto(sempre in nero) che l’artigiano mideve rimborsare. Manca ancora lozoccolino, prezzato a 3,0 euro al ml.Chiedo a questo figuro quanto vienecomplessivamente e mi dice che non losa, perché non ha ancora le quantitàdefinitive. Mi dice di chiamarlodomani. Lo chiamo, ma mi rispondeche non ha ancora parlato con ilfratello, lo devo richiamare dopomezz’ora. Lo richiamo, adesso devechiedere alla moglie che sta proprioaprendo il negozio quanto materiale èuscito, lo devo richiamare più tardi. Glimando un messaggio, nessuna risposta.Mi sa che avrei avuto meno difficoltà aparlare con il Papa. Lo richiamoancora, alla fine mi fa un conto per uncosto a ml di 4,0 Euro, sostenendo chequello da 3,0 euro era per una altezzada 7,5 cm e quello che gli ho detto dimontare è da 10 cm. Va bene, calcolo ilrimborso a mio favore e mi dice che èdi meno, perché devo calcolare anchel’Iva … Inferocito, anche perché questoimporto non sarà detraibile in quanto

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Urbanistica e pianificazione fracrisi e innovazioneRomano Fistola*

il processo di necessaria transizione dalconcetto di pianificazione territoriale aquello di governo delle trasformazioniterritoriali, che interpreta la città comesistema dinamicamente complesso cheevolve in riferimento allatrasformazione delle componentiendogene e per il quale risultanecessario definire opportune politiche,procedure e strumenti di indirizzo. L’operare “isolato”, il privilegiarel’oggetto urbano rispetto al contesto,trova però una riconoscibilità immediatae diffusa nella collettività (e nei media)che spesso confonde gli urbanisti con idesigner dell’architettura urbana.Sempre più frequentemente si realizzanomanufatti come emergenze slegate dalcomplesso sistema relazionale dellacittà. In tal senso anche la pianificazione perprogetti (stazioni, piazze, centricommerciali, etc.) rappresenta una delleforme distorte di pseudo-governo dellosviluppo urbano che ha caratterizzatomolti degli interventi messi in esserenegli ultimi anni. Da quanto detto emerge quindi unulteriore elemento importante nellosviluppo della riflessione: lamarginalizzazione del ruoloprofessionale si traduce, o forse trova ilsuo elemento generatore, nella“diluizione” disciplinare ed accademicadegli insegnamenti riconducibili algoverno delle trasformazioni urbane eterritoriali. I corsi di studio riconducibili all’analisi,alla pianificazione ed alla gestione dellacittà e del territorio, anche a causa deicontinui cambiamenti normativi e delle

recenti contrazioni nei manifesti deglistudi, vengono progressivamente“epurati” dai curricula formativiuniversitari. Parallelamente, vanno sviluppandosi epolarizzando attenzione nuove figure dimanager del territorio, particolarmenteesperte negli aspetti gestionali, la cuiformazione, di matrice economistica,prescinde dalla conoscenza di specificifenomeni/processi che, al contrario,sempre più contraddistinguonol’evoluzione dei sistemi urbani eterritoriali. Tali nuovi esperti, incapaci dicogliere gli assetti sistemici e relazionalidella città, sono funzionali allagenerazione dell’approccio liberista allapianificazione che si vuole far apparirecome l’unico in grado di assicurareun’operatività certa degli interventicontro l’immobilismo del piano delleregole. In questa riflessione va dunquecollocato l’approfondimento sulle nuoveforme che la disciplina deve assumereper rispondere efficacemente a talisollecitazioni e proporre nuovi processiper il governo della trasformazioneterritoriale. È probabilmente giunto il tempo diripensare anche ai determinanti ed agliassetti del settore disciplinare che, ancheper rispondere efficacemente alla crisicontingente, deve assumere nuoveconfigurazioni, diverse dal passato,orientandosi verso articolazioni a retedei centri accademici e di ricerca, confuochi di riferimento nazionale econnessioni relazionali in grado dicollegare poli, anche periferici ma dirilevante dinamismo, in grado di fornirenuovi stimoli e sviluppare una ricercaoriginale vitale per l’evoluzione delladisciplina. È probabilmente necessario riconsiderareanche i determinanti disciplinari allaluce dello sviluppo dei nuovi codicisociali, dell’evoluzione culturale edell’innovazione tecnologica e dellanecessità di restaurare valori concreti diriferimento per la costruzione di unsistema societario che, nella messa inessere di politiche di svilupposostenibile, recuperi etiche in grado diconsentire una reale rigenerazione delcapitale sociale nelle città contro ladilagante diffusione dell’agenteindividualista (Putnam, 1988).

L’attività di pianificazione della città edel territorio ha attraversato, nel nostroPaese, fasi diverse riconducibili a fattoriincidenti quali: la definizionenormativa, la “partecipazione” dellapolitica, l’azione catalizzante deifinanziamenti disponibili, le nuoveistanze partecipative, il comportamentodegli enti locali, etc... Come alcuni autori ricordano lapianificazione deve assolvere a trefunzioni di base: la funzione di piano,la funzione di regolazione e la funzionedi sviluppo (Albrechts et al., 2003). Esaminando le esperienze dipianificazione italiana risulterebbe diuna qualche difficoltà rinvenire casi ingrado di mostrare un’omogeneacompresenza delle funzioni elencate. Il fallimento del Piano prescrittivo econformativo negli usi del suolo (inparticolare a scala comunale), a cui eraaffidato il compito di orientare laricostruzione, lo sviluppo urbano e l’usosostenibile della risorsa territorio, ed ildiffondersi di fenomeni quali: lagentrification, il consumo di suolo e losprawl, descrivono uno sfondo nonesaltante ed un momentoparticolarmente critico dellapianificazione urbanistica nazionale che,nella colpevole assenza di una leggenazionale di riferimento, ha affidato datempo alla norma regionale il compitodi definire e sviluppare nuove tipologiedi strumenti e procedure di interventosul territorio anche in grado dicontrastare la “pianificazione separata”(Barbieri, 2010). Tale momento critico ha anche, inqualche modo prodotto un’inerzia verso

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si pongono l’obiettivo prioritario diindicare alcuni sintetici elementi diconfronto, ma anche degli spunti diriflessione per il dibattito, appareopportuno fornire un elenco deifenomeni/fattori che la nuovapianificazione dovrebbe essere, da unaparte in grado di supportare e, dall’altra,in grado di contrastare per prefigurareuno sviluppo sostenibile del sistemaurbano.La nuova pianificazione dovrebbeavversare:- lo sviluppo dell’entropia funzionaleurbana;- il dilagante fenomeno del consumo disuolo;- il governo “separato” del territorio;- la marginalizzazione ed il conflittosociale;- il disconoscimento della figura delpianificatore.La nuova pianificazione dovrebbesupportare:- lo sviluppo dei processi di sceltapartecipata ed inclusiva;- una nuova considerazione dellanecessità di protezione della città;- l’inclusione dell’innovazionetecnologica nei processi di governosostenibile del territorio;- una diversa attenzione alle vocazioniterritoriali ed ai valori del decorourbano;- un approccio compatibile alle forme dipartenariato pubblico/privato utili allamessa in essere delle scelte territoriali.In sede di considerazioni conclusive èpossibile affermare che uno degliobiettivi che dovrebbero essere postiprioritariamente è riconducibileall’identificazione del nuovo ruolo chel’urbanista pianificatore deve svolgereall’interno della società. La trasformazione dei modelli, ilrinnovamento dei codici e il cambio deiriferimenti nel recupero deicomportamenti etici, devono connotareuna nuova dinamicità della nostradisciplina in grado di consentire ilrecupero del ruolo di guida ricoperto inpassato e che oggi, più di prima, ènecessario assume per contribuireefficacemente allo sviluppo di unanuova società urbana.

*Docente dell’Università del Sannio.

sostenibile della città e del territorioall’interno di un quadro di regolecondivise che consentano anche laproficua interazione fra pubblico eprivato. Gli elementi che caratterizzanotale pianificazione sono riconducibili aiconcetti di tutela del territorio,sostenibilità dello sviluppo, promozionedel capitale sociale, valorizzazione dellevocazioni locali, reale applicazione dellagovernance, costruzione processualedelle politiche, etc.. È a questa tipologiadi pianificazione, che si estrinseca informe di governo della trasformazioneche considerano quali elementistrategici: la pianificazione integrata, lavalutazione dei piani, la riqualificazioneurbana, il recupero dei valori semanticie della bellezza urbana, lo studio delleinterazioni fra trasporti e territorio, larigenerazione del senso di appartenenzaper una consapevole partecipazione alledecisioni, etc., che i giovani urbanistidovrebbero guardare con maggioreinteresse per riuscire a proporreinnovativi percorsi di sviluppo e diazione sul territorio. Nell’ambito del confronto all’internodella disciplina andrebbe inoltreconsiderata la possibilità di identificarequale può essere il contributo dellapianificazione urbana e territoriale allosviluppo di una nuova prospettiva disviluppo consapevole nel Paese.Alcuni interrogativi possono essere postiquali elementi strutturanti la riflessione:- esiste ancora una reale utilità delpiano nei processi di governo delletrasformazioni urbane e quali formedeve assumere per essere realmenteefficace nel guidare e regolare losviluppo sostenibile del territorio?- è possibile prefigurare unapianificazione realmente cooperativa cheindividui nella valutazione del piano,nella promozione del capitale sociale enella concreta applicazione del concettodi governance, i determinanti del propriosviluppo?- sono immaginabili nuove forme dipianificazione che utilizzando ilprocesso di visioning quale elementofondante siano in grado di prefigurareprocedure e strumenti di governo delletrasformazioni territoriali in grado dicontrastare lo sviluppo di trendentropici del sistema urbano?Al termine di queste note sintetiche, che

In tal senso la formazione gioca unruolo strategico.La mancanza di risorse allontana igiovani studiosi e riduce molta partedella ricerca ad attività fortementeconnesse alla possibilità di intercettaregli oramai esigui flussi di finanziamentoprovenienti dagli enti locali. Le discrasieelencate concorrono a definire ilmomento critico della pianificazioneterritoriale nel Paese che può quindisinteticamente ricondursi ai seguentifattori:- l’assenza di una legge quadro diriferimento- la perdita di rilevanza/riconoscibilitàsociale del pianificatore- la difficoltà nello sviluppare nuoviapprocci e riferimenti di metodo - la diluizione disciplinare- la nascita di figure “sostitutive” dimatrice economico/gestionale- la diffusione del liberismo aggressivo

Attualmente è possibile individuare treforme di pianificazione attive in Italia:1. la pianificazione disegnata2. la pianificazione liberista3. la pianificazione di resistenza

La pianificazione disegnata è quellarinvenibile in alcune recenti esperienzeitaliane che affidano all’eleganzastilistica ed alla rappresentazioneaccademica i principali determinanti delpiano. Tali esperienze sembranoelaborate al di sopra delle contingenzereali del territorio in un iperuraniourbanistico nel quale le disfunzioni ed ifenomeni entropici appaiono noncontemplabili.

La pianificazione liberista, è quella chenel nostro Paese si è sviluppata grazie ainiziative quali “il condono edilizio” o,più recentemente, “il piano” casa; talipolitiche, che scardinano il costruttonormativo nel nome della libertà diazione dei singoli, trovano facileconsenso in una società storicamenteallergica alle regole e nella quale ilconcetto di “vantaggio della collettività”(rispetto all’interesse privato) ha sempretrovato difficile e parva condivisione.

Infine vi è la pianificazione diresistenza, quella che tenta, con grandedifficoltà di riproporre uno sviluppo

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Energie strictu senso, così la dimensione ambientalenon può essere ridotta alla solacomponente energetica. Tuttavia, daquando il climate change ha fatto irruzionenel dibattito culturale e politico, è apparsochiaro a tutti come le scelte energetichecatalizzino un diffuso cambiamento, cheinveste il territorio su diversi piani: dallecaratteristiche degli edifici e degli impiantiall’organizzazione funzionale delle città,dalla densità abitativa alle mobilitàindividuale e collettiva, dalle retiimmateriali alla fornitura di beni e servizi,dalla gestione del ciclo delle acque o deirifiuti alla produzione e alla distribuzionedi energia e calore. Dunque, accrescerel’efficienza energetica territoriale - epromuovere l’adattamento al cambiamentoclimatico - significa innescare la piùpotente tra le leve oggi disponibili perinnovare l’assetto delle città e dei territori,per aggiornare le pratiche di governo e permobilitare risorse finanziarie in largamisura private, generando al contemporilevanti co-benefici ambientali e sociali infavore delle comunità interessate. Di tutto ciò si occuperà questa rubrica. Non è una sfida velleitaria, cometestimoniano gli oltre 500 comuni italiani(tra cui una ventina di capoluoghi) che,sottoscrivendo il Patto dei Sindacipromosso dalla Commissione europea, sisono impegnati a ridurre del 20% leemissioni di CO2 entro il 2020.Semmai si tratta di una sfida necessaria eurgente per rimanere in Europa. Lacontemporaneità, che stiamo perdendo divista, è anche negli obiettivi di mitigazionedelle emissioni di GHG che hanno assuntoalcune capitali europee, veicolando unadomanda di cambiamento che viene daicittadini: Londra -60% (al 2025, rispetto al1990), Parigi -75% (al 2050, rispetto al2004), Amsterdam -40% (al 2025, rispettoal 1990), Madrid -50% (al 2050, rispetto al2004), Copenaghen -20% (al 2010 rispettoal 2005) e poi carbon neutrality (al 2025).Confrontando questi obiettivi conl’inazione statale, con l’instabilità delquadro normativo e con la perdurantescarsità di risorse pubbliche perinvestimenti davvero strategici,comprendiamo bene quali siano ledifficoltà per le città e per i territori italiani,e, nel contempo, quale sia l’importanzadelle azioni che essi saranno capaci diintraprendere. Cercheremo di raccoglierequesti segnali di futuro.

Energia, ambiente e territorioa cura di Stefano Pareglio

proprio futuro. D’altro canto, pur essendomolti problemi ambientali di scala globale,è ormai riconosciuta (a partire dall’UNCEDdi Rio de Janeiro del 1992) l’irrinunciabilitàdell’azione svolta dalle singole comunità,anche se tale azione - come è ovvio - vastimolata, governata, sostenuta e sottomolti aspetti migliorata. Non solo: in tempidi crisi delle finanze pubbliche, lamobilitazione di più attori è unacondizione necessaria per ottenere risultatiapprezzabili, e ciò può avvenire piùfacilmente a livello locale, condividendosoluzioni di comune interesse epromuovendo nuovi stili di vita, diproduzione e di consumo.Per tutto questo, non è possibile e forsenon è neppure opportuno indicare unmodello preordinato; prima vannoconosciute, discusse e perfezionate lepratiche in atto, affinché possanodiffondersi e affermarsi. Questo è ilsecondo obiettivo della rubrica: dimostrareche le buone idee, le opportunità e leiniziative non mancano. Proveremo acercarle e a sottoporle all’attenzione deilettori. Rispetto alle tematiche alle qualiannettere particolare rilievo, non si puònon notare come l’approccio olisticoall’ambiente, tipico degli anni ‘80 e in partedegli anni ‘90, sia oggi soppiantato dallacentralità del cambiamento climatico edalla necessità di ridurre rapidamente e inmodo drastico le emissioni di gasclimalteranti (GHG), grazie soprattutto a unnuovo approccio alla produzione e all’usodell’energia. Certo, come il governo del territorio - cheriguarda diversi e concorrenti attori,competenze, strumenti e politiche - nonpuò essere ridotto alla sola pianificazione

Questa nuova rubrica ha due obiettivi.Il primo è quello della testimonianza.Sappiamo bene che serve una svolta nelgoverno del territorio e sappiamoaltrettanto bene che tra i tanti temi daaffrontare non vi è solo la questioneenergetica e ambientale. Con questa rubricavogliamo affermare che le città e i territorid’Italia non possono più aspettare. Chevanno arrestati sia il deterioramento dellaqualità dell’ambiente urbano, sia la perditadi attrattività delle nostre città (ricche distoria, ma povere di presente) nellacompetizione internazionale. Due questioniche si intrecciano tra loro e che nonpossono trovare soluzione solo invocandopiù consistenti politiche pubbliche, né ora,data la difficile congiuntura economicanazionale e internazionale, né in futuro,data la precaria condizione della finanzapubblica italiana. Il momento potrebbeessere favorevole per le soluzioniinnovative: in genere le fasi di crisisovvertono le gerarchie di valori, liberandoenergie nascoste, affermando nuoviprotagonisti e proponendo più adeguatistili di vita. Il nostro Paese non ha peròsaputo cogliere questo discontinuità per“agganciare” le traiettorie di sviluppoperseguite dai nostri competitori sullascena mondiale, e orientarsi verso una lowcarbon society: sobria, moderna, solidale,capace di generare ricchezza e occupazioneanche grazie a un uso più attento eresponsabile delle risorse ambientali edenergetiche. In assenza di un chiaroindirizzo politico e di un quadro normativostabile e avanzato, i cittadini, le imprese, leassociazioni e gli enti locali italiani sitrovano oggi nella condizione (nonsemplice) di provare a costruire da sé il

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InuInuINU XXVII congresso La città oltre la crisi:risorse, governo, welfare

Crisi economica e crisi urbana

Verso l’affermazione di un nuovoparadigma insediativo

problema di sostenibilità, lacui soluzione rappresenta lasfida principale daaffrontare, insieme allanecessità di assicurarecondizioni di vita (e quindidi qualità della città)accettabili per lapopolazione urbana.In Italia, la crisi economicae la crisi urbana, purseguendo logiche peculiari etalvolta contrapposte,sembrano, comunque, ilprodotto di uno stesso e piùgenerale declino; sembraquindi giusto affidarel’obiettivo di contrastarequesta dinamica recessivaad una azione comune, cheaffronti congiuntamente lecriticità manifestate dalsistema economico e quellerelative al nostro modelloinsediativo. In particolare,emerge con particolareevidenza il problema dellerisorse con cui contrastarel’insostenibilità e garantirela qualità della città

italiana, un problemaaggravato dalla crisieconomica, la cui portata sista dilatando nel tempo eapre scenari fino a pocotempo fa inimmaginabili;una crisi che ha ridotto ledisponibilità marginali dellacrescita e,contemporaneamente, haspinto la politica verso unariduzione della spesapubblica. La riduzione dellerisorse utilizzatetradizionalmente nelgoverno del territorio,insieme alla nuovasituazione che sideterminerà dopo la crisi,sono le problematichefondamentali che l’INUintende mettere al centro delproprio XXVII Congresso,consapevole che le soluzionialla duplice crisi nonsaranno certo di naturacongiunturale, ma tali daprefigurare una lunga eradicale prospettiva dicambiamento.

Negli anni dell’esposizionecrescente dei mercati localialla competizioneinternazionale il ritardomaturato dalla armaturaurbana e dalle principaliinfrastrutture non costituiscepiù solamente un fattore diarretratezza civile e sociale,ma si trasferisceinevitabilmente sui costiproduttivi e transnazionalisostenuti dalle imprese. Unasiffatta lettura sembraconfermata dalle scelteoperate tra il 2007 e il 2010in materia di investimenti inopere pubbliche (- 21%), chenel testimoniare lapreoccupazione del nostroGoverno per la stabilità deinostri conti pubblici hanno

tuttavia comportato larinuncia a varare quellemisure anticicliche che altriPaesi europei hannorecentemente adottato coneffetti che si preannuncianolargamente positivi perl’occupazione e per ilsistema delle imprese.

Si deve inoltre a questalinea di rigore se l’impulsoalla polverizzazione che èstato fortemente sospinto inquesti anni dallo sprawlurbano – e che rappresental’immagine speculare di unastruttura produttiva semprepiù orientata allaframmentazione – subisceinevitabilmente gli effetti diquesta tendenza

Il nostro Paese sta vivendooggi una crisi economicaparticolarmente acuta,insieme a un drasticopeggioramento dellecondizioni insediativeofferte dalle nostre città edal nostro territorio. Sitratta di situazioni almenoin parte indipendenti, mache rischiano di innescaregli effetti perversi di unaspirale depressiva, tipica diun contesto nazionale che èavviato da tempo verso unapreoccupante decadenza. Perquanto marcate siano ledifferenze che questifenomeni evidenziano (ildeclino della nostraeconomia è iniziato almenodieci anni fa, mentre ilsettore immobiliare, chemaggiormente riguarda lacrescita urbana, haregistrato andamentilargamente positivi almenofino al 2008) non si puòdimenticare che nemmenonel periodo economico piùfavorevole la strutturaurbana e l’organizzazionedel territorio hanno saputodotarsi di istituti piùmoderni e di dotazioniterritoriali più avanzate, ingrado di mantenere il passodegli altri Paesi europei. Tutto ciò nell’ambito del

grande cambiamento che lacittà contemporanea haregistrato in questa fase dimetropolizzazione: la città,in Italia come in Europa enel mondo è ancora il luogodove la maggioranza dellapopolazione vuole vivere,dove si concentrano imigranti, dove nuoviabitanti sperano di trovareuna casa, un lavoro, unavita migliore rispetto aquella del loro luogo diorigine. Dopo la breve crisiconseguente alla fase piùacuta delle trasformazionieconomiche e produttivenella parte finale del XXsecolo, la cittàcontemporanea italiana haricominciato a crescere congrande intensità, superioreper occupazione territorialea quella che si eramanifestata nella fasedell’espansione urbana, unprocesso che è statorallentato solo negli ultimianni dagli effetti della crisieconomica. D’altronde, nonsi può dimenticare che lecittà accolgono oggi il 50%della popolazione mondiale(un dato in continuacrescita) e consumano il75% delle risorse dell’interopianeta: le città pongonoquindi un sostanziale

Estratto dal documento congressuale del Cdn

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preoccupante aldisinvestimento, che sembracoronare una prolungatatendenza a concentrare gliinterventi infrastrutturali neipoli metropolitani e lungo leprincipali dorsali dicollegamento con la reteeuropea. Ne consegue che ilprogressivo peggioramentodelle prestazioni territorialiofferte dalle aree delladispersione non si traducesolo in un più generaledegrado delle condizioni divita della popolazione, macomporta un’ulterioreperdita di competitività delleimprese che operano inquesti contesti.Nel più generale favore cheha accompagnato lapresentazione delle tesi cheassociano la ricerca di unastrategia di uscita dalla crisimondiale a un consistentesviluppo della greeneconomy non è difficilecogliere alcune implicazioniterritoriali especificatamenteurbanistiche di qualcheinteresse. Basti pensare chela prefigurazione di nuovefrontiere nel campo delrisparmio energetico o dellalotta all’inquinamento nonrappresenta soltanto undisegno di lungo periodo, ingrado cioè di orientare iprocessi di globalizzazioneverso obiettivi piùsostenibili, ma punta adefinire un differenteparadigma, nel quale lepolitiche di promozionedello sviluppo, e quelle chepuntano invece ad un

diverso ordine urbano,possono realizzare fertili einattese sinergie. Se si adotta questaprospettiva, le politiche peril contenimento delconsumo di suolo possonosfuggire a una discussionespecialistica sul corretto usodelle risorse o sultradizionale conflitto traimpieghi agricoli e urbanidel territorio, perconquistare una valenzastrategica: una maggioresobrietà dei processi diurbanizzazione o latendenza a ricompattare latrama urbana esistente nonsembrano destinate acontrapporsi frontalmente airitmi di una crescita dettatain prevalenza dall’atualeprocesso di formazione eacquisizione della rendita,ma possono far leva su unsistema di valori assai piùbilanciato e inclusivo.In questo modo può farsistrada una coalizione diinteressi in grado di legareinsieme gli obiettivi, chetendono troppo spesso aconfliggere, dei produttoridella ricchezza nazionale edegli attori delletrasformazioni urbane, inmodo tale che su un nuovoe più equilibrato modelloinsediativo possa misurarsila concretezza disignificative proposte dipiano finalizzate adimpedire la spinta verso unaulteriore dilatazione degliinsediamenti.

La diffusione di unaconsapevolezza diffusa checrisi economica e crisiurbana costituisconodifferenti declinazioni diun’unica, grande questionenazionale costituiscecertamente un approdoscontato per le nuovepolitiche urbane, e che laelaborazione di una nuovaagenda per il mondo dellapolitica e la cultura dellaricerca e del progettoimplica la soluzione diproblemi analitici e digoverno impegnativi ecomplessi. E’ sufficiente analizzare glistudi più recenti sulconsumo di suolo peraccorgersi delcondizionamento esercitatodalla impostazione(ideologica) adottata daglistudiosi sulla qualità deirisultati ottenuti, e al tempostesso della difficoltà asistematizzarecomportamenti insediativiche, soprattutto negliinterstizi della città diffusa,si rivelano di difficileclassificazione. Ma perquanto le cifre utilizzate perdescrivere il consumo disuolo possano apparirediscutibili, è difficile negareche una parte molto estesadel territorio ha conosciuto,soprattutto in Italia, glieffetti traumatici(alterazione e talvoltacancellazione dei paesaggistorici, annullamento dellaidentità urbana, gravesquilibrio del bilancioenergetico, ecc.) didinamiche urbane che lanostra cultura tecnica eamministrativa non hasaputo governare. E se ilcosiddetto “piano casa”promosso dal Governo

Berlusconi e la legislazioneregionale che ne èconseguita non hannodeterminato finora leconseguenze traumaticheche molti avevanopaventato, ciò rappresentaprobabilmente laconseguenzapreterintenzionale delcortocircuito che si èstabilito tra le nuove normeespansive e deregolatrici euna congiunturaparticolarmente sfavorevoleper gli investimentiimmobiliari. Privilegiando questo puntodi vista si può dunqueritenere che non solo la crisieconomica che ha investito imercati mondiali, ma ancheil cambiamento climaticocausato dalla precedente eprolungata fase di crescita,potranno costituire al tempostesso una minaccia eun’opportunità per le nostrecittà e la nostra economia.Ne consegue pertanto che ledinamiche urbane piùrecenti, dopo aver favoritoun consumo dissennato dirisorse non riproducibili,possono trasformarsi in unlaboratorio in cuisperimentare un nuovomodo di produzione e nelquale la tensione versoforme insediative “aemissione zero” è tale daalimentare ambiziosiprogrammi di sostituzioneedilizia e di riorganizzazionedelle reti infrastrutturali ingrado di favorire lariconversione del nostroapparato produttivo e, piùin generale, di promuoverela modernizzazione dellacultura tecnica e dellasocietà. E’ altresì evidente che se ilprogetto di una città

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Quali contenuti per le politicheurbane

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sostenibile in grado diprodurre più energia diquanto ne consumi, deveaffrancarsi dal marchio diun’utopia irrealizzabile perconiugare concretamente ildisegno di una nuova formaurbana con le principaliarticolazioni del benessereambientale: dalpotenziamento erazionalizzazione delsistema della mobilità e deltrasporto pubblico altrattamento più efficientedei rifiuti, dal risparmiodell’energia e delle risorseidriche alla realizzazione dicorridoi verdi. Emerge laconsapevolezza che trarecessione economica e crisidella città esiste uno strettolegame che il governo delterritorio può e deve riuscirea infrangere. A tale fine sirendono necessarie strategiedi sviluppo e di ripresa checontrastino il ricorso alleconsuete pratiche divalorizzazione del territorioormai non più sostenibili eche promuovano, inalternativa, l’adozione dipolitiche urbane finalizzatea invertire le recentitendenze alla riduzione degliinvestimenti nelle dotazioniurbanistiche e territoriali. Si prospetta quindi unaquarta generazionedell’urbanistica italiana,caratterizzata da unastrategia tanto chiara,quanto difficile da metterein atto, soprattutto per leingenti risorse finanziariealle quali deve fareriferimento, che ponga lebasi per il superamento diuna questione urbana cheha contribuito ad allargare

la distanza tra il nostroPaese e il resto dell’Europa.A questo proposito bisognaporsi il problemafondamentale su qualipossano essere gli strumentie le risorse sulle qualibasare un rinnovatogoverno del territorio: se lalegge sui principi generalidel governo del territorio,della cui necessità l’INU èsempre convinto, rimane unpunto fermo irrinunciabilequanto a forma e proceduredella pianificazione,l’obiettivo della cittàsostenibile e quello delcontestuale controllo dellametropolizzazione delterritorio non potrannoessere raggiunti senzaalcune leggi di politicaurbanistica di competenzadello Stato che devonodiventare unarivendicazione dell’INU per iprossimi anni: ci si riferisce,in particolare, alla mobilitàdi massa sostenibile per lacittà e il territorio, alcontenimento del consumodi suolo affidato anche allafiscalità, alla stabilità el’equilibrio idrogeologico delsuolo e alla casa sociale. Sultema delle risorse dovrà,invece, essere ripensata unnuovo sistema di fiscalitàlocale in grado di affrontarele questioni strutturali delletrasformazioni territoriali, inprimo luogo quella dellaridistribuzione sociale dellarendita; senza dimenticare lerisorse specifiche chedovranno giungere dalleRegioni, per consentirel’attuazione delle stesseleggi regionali di governodel territorio.

In questa transizione ènecessario che la culturaurbanistica, e in primoluogo l’INU, sappianoanalizzare in modo critico eautocritico la nostra storiapiù recente e le sfide che ciattendono, sottoponendo arevisione anche i traguardiche abbiamo raggiunto incampo disciplinare. Più inparticolare, il prossimoCongresso di Livornoconsentirà di mettere apunto nuove proposte einiziative con cui affrontarela complessa inversione ditendenza prima evidenziata,predisponendo un’agendadei temi che sembrano ingrado di orientare unariflessione finalizzata nonsolo a rinnovare la nostradisciplina, ma anche, esoprattutto, a contrastare lacrisi urbana con la propostadi una città più efficiente,più giusta e, perché no,anche più bella.Il dibattito precongressualee le iniziative che hanno giàaccompagnato il percorsoverso il Congresso hannomesso in luce tre questionifondamentali che nelrelativo dibattito sarannocentrali: le risorse necessarieper il governo del territorionella situazione che sicreerà dopo la crisi, idecisori e il modello digoverno, gli utenti senzawelfare.Tra tutti i temi cheaccompagnano taliquestioni, ne emergono duedi grande importanza e che,in qualche misura,precedono gli altri: il primotema riguarda la renditafondiaria ed è relativo allerisorse, mentre il secondotema riguarda l’assettoistituzionale delle nostre

città e del nostro territorioed è relativo al modello digoverno e al welfare urbano.Si tratta di temi checomportano una riflessionedi carattere interdisciplinare,anche nella definizione deglistrumenti d’intervento, comel’INU ha cercato fino ad oradi garantire, che sollecitanoun ampio coinvolgimento disaperi e di competenze chechiamano in causa, oltreagli urbanisti, glieconomisti, i sociologi, igeografi, il mondo dellaprogettazione e dellaproduzione edilizia, gliesperti del settoreimmobiliare e, ovviamente,gli amministratori e ipolitici. La discussione chesi intende sviluppare nonparte, evidentemente, dazero e sarà cura dell’Istitutoevidenziare e sostenere lepolitiche positive che sonostate promosse in questianni da soggetti pubblici eprivati sui temi primasinteticamente ricordati.La rendita fondiaria è stata,ed è, la base economicadelle trasformazioniterritoriali dell’Italiamoderna e contemporanea eil motore del regimeimmobiliare che ha guidatotali trasformazioni. Puressendo valutatanegativamente dai principidell’economia liberale, laconcreta applicazione più omeno liberista dell’economiacapitalista italiana non hamai voluto attuare uncontrollo reale deimeccanismi di formazione e,soprattutto, di acquisizionedella rendita stessa. Dopo ilritiro della riforma Sullo nel1963, che attraversol’esproprio preventivoannullava sostanzialmente

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Le questioni da affrontare nelprossimo Congresso

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la rendita assoluta, cioèquella componentefondamentale della reditache si formava nelle aree diattesa dell’espansioneurbana anche se non reseformalmente edificabili dallescelte di piano, nessunGoverno ha più affrontatotale questione, ad eccezionedella riforma Bucalossi del1977, che introducendo ilprincipio della concessioneedilizia, intendevaridistribuire socialmente unaquota della renditaattraverso i relativi oneri,troppo esigui però percontrobilanciarne il pesoeffettivo. Il controllo dellarendita è stato quindiaffrontato solo attraverso lapianificazione, che hautilizzato i limitati strumentia disposizione fino aquando ci sono stati:proporre oggi unamassimizzazione delle zonepubbliche per servizi e perinsediamenti socialiattraverso l’espropriosarebbe, a parte i problemid’infattibilità, evidentementeinutile a causa dei valoriragiunti dalle relativeindennità.L’assenza di una normalegislativa efficace dicontrollo della renditafondiaria ne ha legittimatola gestione politica,consentendone unaprofonda distorsione delprocesso decisionale oltreche delle trasformazioniterritoriali. Tuttavia, inItalia, la discussione diquesta straordinariaanomalia rappresentata daimeccanismi di formazione edistribuzione della rendita, èletteralmente scomparsadall’agenda politica, maanche da quella disciplinare:è assolutamente necessarioquindi, in un otticariformista, riprenderel’iniziativa interrotta da

decenni, anche alle lucedelle profonde modificazioniche la rendita fondiaria hanel frattempo subito. Infattiessa è anche profondamentecambiata: nella dimensionedella metropolizzazione, larendita assoluta si è dilatatasu tutte le aree interessatedall’esplosione della città,vuoti e interstizi più o menoampi compresi; unasituazione resa ancora piùsolida dal venire menodell’approccio regolativo -autoritativo nellapianificazione e dalla suasostanziale sostituzione conquello negoziale –consensuale. La rendita oggisi trasforma così daproblema da rimuovere aopportunità da sfruttare,perché rappresenta il surplusdi ricchezza che oggi ilterritorio offre per il suogoverno: se le città devonocompetere con i proprispecifici progetti territoriali(piani) per acquisire ognirisorsa disponibile, devonosoprattutto gestire il surplusche si genera all’interno delproprio sistema economico equindi affrontare laregolazione della renditafondiaria, che è unacomponente fondamentaledi tale surplus urbano.Altrettanto importante è laquestione dell’assettoistituzionale: molti studiosihanno, giustamente, messoin relazione la crisi urbanaitaliana, valutata in terminidi incrementodell’occupazione, diaumento della competitivitàe di riduzione dei costisociali, con il mancatoadeguamento istituzionalealla nuova dimensione chela città ha assunto non soloora nella fase dellametropolizzazione, ma giàdalla fine degli anni ottantacon gli effettidell’espansione urbana nella

fase dell’industrializzazionediffusa. Cambiare l’assettoistituzionale italiano non ècertamente semplice per lastoria del Paese e il ruoloche i Comuni hanno svoltoe svolgono tuttora, ma letrasformazioni più recenti eancora in atto rendonoquesto passaggioassolutamenteindispensabile, non solo perconsentire un effettivogoverno dei territorimetropolizzati, ma perrazionalizzare e ridurre laspesa pubblica, senza

intaccare il livello deiservizi, come invece si èfatto recentemente, con tagligeneralizzati eindiscriminati. L’obiettivo èquindi quello diriorganizzare il sistemaistituzionale italiano perrestituire competitività alsistema urbano,modellandolo sulladimensione dellametropolizzazione ecomunque sull’assetto realeoggi esistente.

www.Inu.it

Dovendo agire in uncontesto caratterizzato dauna insufficientedisponibilità di risorsepubbliche e private, glistrumenti di pianificazionedovranno farsi carico, inmodo creativo e nonsubendole passivamente, diquestioni quali la riduzionedegli sprechi, l’efficienzanell’uso delle risorse, unamaggiore sobrietà neiprogetti urbani einfrastrutturali, ilcoinvolgimento di nuovisoggetti, la sperimentazionedi inedite forme dicollaborazione tra soggetti einteressi differenti, laprefigurazione di abitudini estili di vita improntati ad unuso più consapevole eresponsabile del proprioterritorio.

Nella riflessione incentratasui temi del prossimoCongresso dell’INUevidenziati in precedenza, laformazione e l’impiego dellerisorse (pubbliche e private)occupano ovviamente unruolo fondamentale, ancheperché in una situazioneeconomica particolarmente

difficile come quella attualesi profila l’esigenza dielaborare un progetto dicittà e di territorio in gradodi attrarre nuoviinvestimenti, di modificare icomportamenti delle personee delle imprese orientati alconsumo, e di assicurare lasostenibilità dei processi divalorizzazione.

Emergono su tutti i temilegati alle risorse per ilgoverno del territorio leproblematiche legate allaridistribuzione sociale dellarendita fondiaria, il surplusche il territorio produce, eche può essere garantitaattraverso un provvedimentoorganico di riforma dellafiscalità locale, che eliminil’attuale distorsionenell’utilizzazione degli oneridi costruzione (oneri diurbanizzazione e contributosul costo di costruzione) perla spesa corrente dei Comunie che restituisca unacapacità adeguata diinvestimento per gli stessifinalizzata allariqualificazione della città ealla costruzione della cittàpubblica. Una riforma che

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Le risorse dopo la crisi

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consenta a tutti i Comuni dipartecipare allacompetizione per losviluppo, senza forzature sianegli strumenti urbanistici,sia nello sfruttamento casoper caso delle occasioni ditrasformazione.

Con un’attenzioneparticolare al tema dellerisorse, il contributodell’Istituto può esseredeclinato ad esempio:

- definendo risorse e valoricui ispirare una riformadella fiscalità che affrontianche le problematiche dellarendita e che sia in grado diriqualificare la città esistentee di costruire la “cittàpubblica”; - dimostrando che latracimazione ediliziacostituisce il frutto malatodella rinuncia ad affrontare iproblemi del governoterritorio, e che lacontabilizzazione dei costi,pubblici e privati, dellosprawl si propone comeautentico snodo concettualein vista della messa a puntodi nuove politiche pubbliche- elaborando un progettodella città dopo la crisi chesappia coniugare lafattibilità economica aiprincipi della sostenibilitàdel nuovo modelloinsediativo, e che siproponga di mettere a puntopolitiche integrate volte alcontenimento del consumodi suolo, al risparmioenergetico, allarazionalizzazione del sistemadella mobilità e alla tuteladella diversità ecologica; - postulando lasperimentazione di un vastoprogramma di demolizione ericostruzione (messa insicurezza del patrimonio,riequilibrio energetico,controllo del cambiamentoclimatico, riqualificazione

del paesaggio) che utilizzi laleva normativa e fiscale percreare un doppio mercatodegli alloggi (quelli in classeA e quelli non “a norma”) ingrado di determinare unconsistente afflusso dirisorse private, e perfavorire, con appositeincentivazioni, la mobilitàdei residenti all’interno delpatrimonio edilizio esistente;- contribuendo a innovare (ea rafforzare) i fondamentaliriferimenti del piano,laddove quest’ultimo èchiamato a promuovere unadistribuzione equa edefficace del surplus urbano,formulando una ipotesi diridistribuzione della renditache allarghi la platea deisoggetti che possono essereinvitati a partecipare allariqualificazione della città ealla costruzione della “cittàpubblica”; - contrastando in modorisoluto, proprio grazie aduna migliore comprensionedel ruolo svolto dalla renditanei nuovi processi diurbanizzazione, quellaalleanza tra promotoriimmobiliari e capitalefinanziario che rischia dimettere a repentaglio ilprincipio stesso della lealtàterritoriale, e quindi laproponibilità un approcciointegrato allo svilupposostenibile;- sottoponendo a verifica lostrumento dellaperequazione urbanistica, lacui applicazione, anche seha dimostrato di costituireun metodo di notevoleefficacia nel perseguire unamaggiore giustiziadistributiva (oltre a risolvereil problema delleacquisizioni fondiariepubbliche), non ha evitato avolte la formazione di nuoveplusvalenze che possonomettere in discussione lanatura pubblica del piano.

Il secondo tema generale ciinvita a riflettere sulleprospettive di affermazionedi un nuovo modello digoverno della città; a questoproposito è forse opportunoprocedere attraverso unrapido esame delle criticitàche hanno ostacolato negliultimi anni l’evoluzione delgoverno del territorio, perpassare subito dopo aformulare alcune specificheiniziative.

Un utile punto di partenzapotrebbe essere quello diipotizzare un andamentociclico dell’urbanizzazionecontemporanea, per effettodel quale la città, dopoessere stata uno deiprincipali fattori che hannodapprima innescato, e poiamplificato l’attuale crisi delmodello di sviluppo (costoeccessivo della città diffusa,finanziarizzazione drogatadel processo diurbanizzazione attraversol’erogazione di mutuisubprime, ecc.), puòcostituire oggi il luogo, altempo stesso concreto esimbolico, in cuisperimentare una nuovasfida per il futuro.

Per le politiche urbane che siriconoscono in questaparabola, le aree urbanepossono ospitare la ricerca diun nuovo paradigma divivibilità, legato alla cura ealla integrazione dellepersone, alla efficienza deitrasporti, al contenimento deiconsumi e alla qualitàdell’ambiente, e in questaricerca può addiritturaaccadere che la città,riconquistando slanciocreativo e visioneegemonica, possa trascinareverso una ripresa noneffimera una economia di

mercato che appare semprepiù incerta e sfiduciata.

Coerentemente con questaimpostazione lo sviluppologico del ragionamentocongressuale potrebbe essereil seguente:

- soprattutto in una fase distagnazione (prodotta da unacrisi che non mancherà diinfluenzare il cambiamentodella società anche quandosarà finita), la titolaritàpubblica del governo delterritorio non può esseremessa in discussione, madeve poter contare sucapacità politiche, culturali,amministrative e tecnichestraordinarie, tali cioè dalegittimare costantementel’impiego di risorseparticolarmente scarse apresidio del patrimonioterritoriale, del ridisegno degliassetti urbani, delle solidarietàistituzionali e del rilanciodella cultura del territorio;- a tale proposito èopportuno che l’INU si facciacarico di sottolineare confermezza l’entità dei costiimputabili a una riformaincompleta del governo delterritorio, che si traducono inparticolare nellamoltiplicazione e/osovrapposizione dei processidecisionali, e in un crescentedivario tra aree del Paese adifferente capacità diautogoverno; - emerge inoltre la necessitàdi un progetto politicocomplessivo, che punti arifondare il patto fraistituzioni e cittadini, e arecuperare la serenità deldialogo e un ruolodecisionale anche se ciòcomporterà l’assunzione diresponsabilità in merito allaeccessiva complessità delleprocedure di pianificazione

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Decisori e modelli di governo

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Urbanistica INFORMAZIONI

che hanno prodottoconseguenze particolarmentenegative sotto il profiloeconomico e dellafarraginosità e trasparenzadegli atti amministrativi; - ne consegue che la pretesadi innovare il governo delterritorio senza apportarecambiamenti radicali appareillusoria, mentre è necessarial’assunzione di una esplicitaposizione di contrasto neiconfronti della proliferazionedegli strumenti e delleprocedure, dellaburocratizzazione degli attiamministrativi, del continuomutamento di disposizioni eindirizzi e della tendenza anon considerare gli effettinegativi indotti da unaeccessiva durata dell’iter dipianificazione;- coerentemente con questoridisegno del sistema dipianificazione si ponel’esigenza di collegare i temidella riforma delle istituzionidi governo (abolizione oriduzione del numero delleProvincie?) allariorganizzazione della mappaamministrativa del Paese(Città metropolitane,Circondari, Unione deiComuni, ecc.), eventualmenteproponendo il rafforzamentodelle competenze provincialiin materia di pianificazionedi area vasta e, in cambio,ipotizzando la devoluzionedei poteri nel campo dellaviabilità e della ediliziascolastica; - in tale prospettiva è semprepiù evidente la necessità digarantire una maggiorecoerenza tra le scelteurbanistiche e il sistema dellamobilità, anche attraverso unorientamento della domandaverso il trasporto pubblico,l’adozione di politicheintegrate tra i diversi settoridel governo locale edeventualmente la creazionedi nuove authority.

Per quanto riguarda infinel’ultima tema principale,converrebbe partire da unavalutazione critica delleconseguenze prodotte sulletrasformazioni insediativedalla crisi del welfare, perpoi evidenziare i possibilieffetti di misure rivolte adaccentuare la competitivitàdei sistemi urbani. E’ infattisufficiente pensare all’effettocongiunto della diffusioneinsediativa, che mina allabase i processi checontribuiscono alrafforzamento dellacentralità urbana, e i taglioperati nella pubblicaamministrazione e nelsistema del welfare, peraccorgersi che il progressivo“avvitamento” della crisidella occupazione e dellaeconomia urbana rischia diminare in profondità ilruolo assunto dalle città alivello nazionale einternazionale.

Almeno in primaapprossimazione il dibattitopotrebbe essere orientatosecondo alcuni assi tematiciin grado di proporre alcunesoluzioni ad una riflessioneche appare fortementepenalizzata dal prevalere divisioni negative epessimistiche:

- il modello di una cittàsolidale e amica è ancorafortemente radicatonell’immaginario collettivo enelle aspirazioni di larghistrati della popolazione, chesono orientati a ritenere cheil suo conseguimentopresuppone inevitabilmentel’adozione di politichepubbliche e il progetto dispazi di relazione e dicondivisione;

- a fronte dei tagli operatinei bilanci delleamministrazioni e degli entilocali il primato delladimensione pubblica dellacittà può essere sostenuto epraticato solamente se sidiffonde la consapevolezzache quest’ultimo èingrediente fondamentaledelle capacità attrattive diun insediamento, e delsuccesso che esso mantienenel tempo- nel difficile equilibrio chetende a stabilirsi tra i costi ei benefici della “cittàpubblica”, l’aumentoprogressivo dellapopolazione immigrata direcente nel nostro Paeseintroduce un ulterioreelemento di criticità, e ponela questione di una difficilecompatibilità tra laformazione della cittàmultietnica e la crisi delwelfare, che può essererisolta solamente ricordandoche l’immigrazione (el’assunzione di compiti diassistenza e dicollaborazione domesticache altrimenti risulterebberoassai più onerosi) noncostituisce il problema, mapiuttosto la sua soluzione; - se non si vuole mettere incrisi in crisi il rapportofondamentale tra città edemocrazia, le istanzepartecipative e la domandadi governo dellatrasformazione urbanadevono diventarecomponenti positive di unprogetto pubblico dirigenerazione urbana,soprattutto a partire da unainterpretazione in chiavefederalista del demanio, chetuttavia deve porsil’esigenza di prevedereregole più chiare e condivise

circa la valorizzazione di unenorme patrimonio chealtrimenti rischia dirappresentare un ulteriorefattore di squilibrio;- nel proporre un differentescenario per la città delfuturo dovremmo sfuggirealla apparentecontraddizione tra gli onerinon sostenibili di unapparato pubblico costoso epoco qualificato e lanecessità di immaginarepercorsi innovativi – ecompatibili con le nostreesigenze – in grado diutilizzare al meglio lacreatività e il talento dellenuove generazioni;- naturalmente un approcciomaggiormente propositivo altema della sopravvivenzadello stato assistenzialepresuppone una maggioreconsapevolezza circa icompiti che la cittàdovrebbe assumere, con unevidente “interfaccia” conquelle politiche che cercanodi combattere l’attuale crisieconomica impiegando learmi dell’economia dellaconoscenza.

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Verso una accresciuta sostenibilitàdei sistemi del welfare

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scienza. La prospettivaeducativa si concentra sugliaspetti pedagogici legati aicontenuti dei programmi edel metodo diinsegnamento. Le disciplinesi distinguono per quelloche offrono in termini diverità, apprendimento emorale. Da una prospettivaamministrativa, soventedominante nelle università,prevale una articolazione indipartimenti di ricerca cheraggruppa aree disciplinari,così da allineare in modoefficiente e razionalel’offerta conoscitiva con lapossibile domanda. Per iresponsabili delle università,le strutture disciplinari sonodefinite secondo nodiamministrativi: un problemadi quanto conoscere per ilmercato. Quindi prevale ilcontrollo del bilanciodipartimentale, il carico dilavoro del personale, deicrediti degli studenti, e viadiscorrendo. Infine, laprospettiva storica siconcentra sul più ampiocontesto sociale, economicoe politico che ha portatoalla nascita di unadisciplina accademica e alsuo sviluppo. Dunque, ci sono prospettivediverse su che ciò checostituisce una disciplina. Per riassumere, le disciplinepossono essere definitecome costrutti sociali che sisono evolute attraversoprocessi storici. Mentre essesono socialmente estoricamente contingenti,dovrebbero anche essere,dal punto di vistaepistemologico, efficientinella produzione evalutazione di nuovaconoscenza, con un certogrado di coerenza in terminidi teorie, metodi e concetti.Quando parliamo di una

non solo quello di«addestrare qualcuno aseguire un rigoroso insiemedi istruzioni», ma anchequello di «rispettarnel’applicazione» (Krishnan,2009:8). L’espressione“disciplina accademica”contiene in sé diversielementi di questi passaggi,ma la sua definizione esattavaria a seconda del tipo diprospettiva che adottiamo.Secondo Krishnan (2009), cisono almeno sei prospettive“ideal-tipiche” cheforniscono diversi sfondiper capire una disciplina. Da una prospettivafilosofica, le disciplineaccademiche prospettanoessenzialmente problemi diepistemologia: p.e com’èorganizzata la conoscenza ecome si lega alla realtà. Ciòimplica che la caratteristicadistintiva di una disciplinaè il nucleo di valori, definitidai campi di indagine, dalleteorie, dai concetti e dallemodalità di validazione deirisultati ottenuti. Per gliantropologi è la pratica chegioca un ruolo importantenella definizione dellediscipline piuttosto chel’esistenza di un unicoparadigma. Infatti,enfatizzano le praticheculturali distinguendole in“famiglie accademiche”secondo i tipi dei linguaggiprodotti (gerghi tecnicicompresi), dei valori, dellavita sociale e delle altrepratiche culturali. I sociologidistinguono le disciplinesoprattutto in termini disociologia del lavoro, unaforma di divisione socialedel lavoro letta attraverso laprofessionalizzazione. Lediscipline accademiche sonoquindi viste come unimportante aspetto dellaprofessionalizzazione della

aggiunge alla formazionedel pianificatore anche lescienze naturali. Oggi, inrisposta alle sfide deicambiamenti climatici,anche le scienze fisiche e lediscipline ingegneristichestanno facendo irruzionenella pianificazione. L’esitodi questo approccio multi-livello è che lo statutodisciplinare è ancora moltofluido ed ambiguo. Alcuniinterpretano ciò come lavera natura interdisciplinaredella pianificazione; ma èdifficile sostenerel’interdisciplinarietà senzachiarire cosa costituisce unadisciplina.

Che cos’è una disciplina?La risposta a questadomanda non è diretta ecertamente nongeneralizzabile a tutte lediscipline. Un utile punto dipartenza è quello diapprofondire l’etimologiadella parola. Questa derivadai termini latini discipulus(allievo) e disciplina(insegnamento). Quindi ilsuo significato incorpora

Spesso è sostenuto che lapianificazione non puòessere collegata in manieraordinaria a nessunaspecifica disciplina. Eppurenel corso degli anni essa siè fondata su diversediscipline. Nel Regno Unitola pianificazione ha presocorpo dall’architettura,dall’ingegneria e dallatopografia, le cosiddetteprofessioni genitoriali. Ilprimo insegnamento dipianificazione, istituito aLiverpool nel 1909, avevaun’impronta dominata daldisegno e dalla cartografia.Nella meta degli anni ’50,dopo la pubblicazione delRapporto Shuster,l’impronta comincia aspostarsi da un nucleobasato sulla progettazionead uno basato sulle scienzesociali. Negli anni ’60 e ’70l’innesto della teoria deisistemi modifica lapercezione dellapianificazione da quella diun’arte a quella di unascienza. L’irrompere dellequestioni ambientali nelcorso degli anni ’80

ASSOCIAZIONE NAZIONALE URBANISTIPIANIFICATORI TERRITORIALI E AMBIENTALI

Membro effettivo del Consiglio Europeo degli Urbanistiwww.urbanisti.it

La pianificazione è unadisciplina accademica?Simin Davoudi*

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come propria (Friedmann,1998)? Che cosa distingue ipianificatori dai geografi,dagli architetti, dagliscienziati ambientali o daimediatori professionali? Oggi, che i corsi universitaridei pianificatori britannicifesteggiano il centenario, laquestione del “di più” èdiventato un “santo graal”per la disciplina dellapianificazione. Mainteressa? Dopo tutto, dallesue umili origini comecoadiuvante dell’architetturae dell’ingegneria, lapianificazione si è evolutain una disciplinaindipendente e altamenteconsiderata nelle scienzesociali, non solo nel mondoanglosassone ma anche inaltre parti d’Europa.Tuttavia, se lapianificazione èconfortevolmente qualificatacome disciplina accademicain termini sociali edistituzionali, perché insisteresu come affrontare ilproblema di “qualcosa dipiù”?Il motivo sta nella doppianatura del processo dievoluzione disciplinare.Negli ultimi 100 anni, labase curriculare dellapianificazione è stata viavia adattata e ampliata perrispondere alle crescentiaspettative che su di essa sisono riversate. Questo hacontribuito a trovare nuovemotivazioni e rinnovatosostegno pubblico allapianificazione. Tuttavia,questo approccio flessibileha avuto un doppio costo:la vaghezza definitoria; euna diluizione dello statutodisciplinare. Le basi delleconoscenze dellapianificazione si sono cosìampliate tanto da copriremultipli campi scientifici,

ciascuno dei quali mantieneuna propria concezionefilosofica ed epistemologicadi base. Il pericolo, quindi,è quello che l’approcciomulti-livello può condurre aulteriori sovrapposizioni,alla diluizione e allaframmentazione dellapianificazione comedisciplina.

Affrontare il problema del“qualcosa di più”Cosa dovremmo mettere afuoco se vogliamoaffrontare la questione del“qualcosa di più” a livelloepistemico? Ci sono almenotre fondamentali aree chiaveper chiarire la posizioneepistemica della disciplinadella pianificazione.La prima è legata allo“spazio” come oggettosostanziale degli obiettividisciplinari. Questa ruotaintorno alla domanda checosa ricade nellapianificazione. Èfondamentale che una parteimportante delle ricerchedisciplinari possa essereconcentrata sulla naturadelle relazioni spaziali esull’articolazione dellospazio non-euclideo (peruna discussione sullo spazioe luogo, rimando a Davoudie Strange, 2009).La seconda è relativa allacaratterizzazioneinterdisciplinare. Anche sequesto termine è spessousato in modointercambiabile conmultidisciplinarietà, cheveicola un diversosignificato, un approcciomulti-disciplinare comportache una serie di disciplinecollaborino insieme, anche seciascuna lavora in modoindipendente all’interno deipropri statuti e metodi diriferimento. Alcuni chiamano

se una materia insegnatanelle università ha lapretesa di esserericonosciuta anche comedisciplina accademica.

Il problema del “qualcosa inpiù”L’argomento che si vuolsostenere è che, sebbene lapianificazione in GranBretagna si sia evoluta inuna disciplina accademicain termini sociali eistituzionali, la suaposizione epistemologica èrimasta ambigua. Questaambiguità ha contribuitoalla cronica crisi di identitàdella pianificazione, oquello che qui si chiama ilproblema del “qualcosa dipiù”. Lo chiamo così, perchécoglie l’essenza di come lapianificazione viene spessodefinita in relazione allealtre discipline. Ciòrichiama la riflessione fattada Gordon Cherry a valledella Conferenza dipianificazione organizzatadal RIBA nel 1910. Eglisuggerì che la Conferenzaportò ad un cambiamento diatteggiamento«sottolineando che non erapiù adeguato considerarel’urbanistica comeprerogativa dell’architetto,(...) urbanistica era qualcosadi più» (Cherry, 1974:45,corsivo nostro).Da allora scoprire che cosaesattamente possa esserequesto “qualcosa di più” èdiventato un periodico etipico interrogativo deipianificatori alla ricercadell’identità disciplinare. Divolta in volta, i pianificatorisi sono confrontati condomande come: qual è lacompetenza esclusiva deipianificatori che nessunaltra disciplina puòlegittimamente rivendicare

disciplina accademicaindividuiamo non già unaparticolare disciplinauniversitaria, ma soprattuttoun sistema di disciplina conun certo numero didimensioni epistemologiche,sociali e istituzionali.Epistemologicamente, lediscipline hanno distinticampi di indagine, anchequando rompono con lealtre discipline; hanno uncorpo di conoscenzespecialistiche accumulatoche è collegato ai lorocampi di ricerca; hannoteorie e concetti perorganizzare le proprieconoscenze in modoefficace; infine presentanospecifici metodi diinvestigazione adatti alleloro ricerche. Esseforniscono un insieme diregole per: ciò checostituisce un ‘problema’;ciò che conta come prova; equello che è consideratoaccettabile nei metodi diproduzione, valutazione escambio dei risultati.Socialmente, le disciplinehanno specificheterminologie e modalità dicomunicazione dei loroprodotti di ricerca. Esseforniscono linguaggi,identità, generi e sviluppicomuni. Infine, le disciplinehanno la capacità diriprodurre se stesse da unagenerazione all’altra tale dadiventare istituzionalizzatein forma di: corsiuniversitari, dipartimentiuniversitari, associazioninazionali ed internazionalicome AESOP, e produrredibattiti in riviste econferenze. Non tutte questecaratteristiche si applicanoa tutte le discipline, ma uncoerente nucleoepistemologico è essenziale

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insegnamento presso leuniversità al solo fine disoddisfare esigenze dinatura professionale,piuttosto che essere unavera e propria disciplinaaccademica. Finora, il dibattito sucontenuti e struttura deipercorsi formativi dellapianificazione si è spessoconcentrato sulle materienecessarie allapianificazione piuttosto chesulla natura delleconoscenze indispensabili(Healey, 1991:185) e sulmetodo con il qualevalidarle. Se concordiamoche il percorso formativodella pianificazione debbaruotare intorno al: «pensierocritico dell’interpretazionedello spazio e del luogocome momento centrale perl’azione e il progetto» (RTPI2004:1), ci deve essere unacerta chiarezza su ciò chequesto comporta. Senza unabase di apprendimenticoerenti, l’attualeentusiasmo strumentale perl’interdisciplinarietà,accoppiata alla logicagestionale universitaria didar vita a strutturedipartimentali più grandi,renderanno sempre piùdifficile difendere ericonoscere la pianificazionecome disciplina accademicadistinta e autonoma.

(traduzioneGiuseppe De Luca)

* Professore di Environmental Policyand Planning , School of Architecture,Planning & Landscape , NewcastleUniversity. Trascrizione dell’interventofatto alla 24ª Conferenza annualedell’Aesop, Helsinki 7-10 luglio 2010.Una versione molto più lunga (scrittainsieme a J. Pendlebury) è stataaccettata dal Journal of Town PlanningReview, come parte del numeromonografico sul centenario dellarivista.

Note bibliograficheCherry G.E., 1974, The evolution ofBritish town planning, Leonard HillBooks, Bedfordshire.Davoudi S. and Strange I., 2009,«Space and place in the twentiethcentury planning: An AnalyticalFramework and an historical review»,in Idem (eds.), Conceptions of Spaceand Place in Strategic SpatialPlanning, Routledge, London.Friedmann J., 1998, «Planning TheoryRevisited», European Planning Studies,6(3).Healey P. 1991, «The content ofplanning education programmes: somecomments from recent Britishexperience», Environment and PlanningB: Planning and Design, 18.Hunt J. and Shackley S., 1999,«Reconceiving science and policy:academic, fiducial and bureaucraticknowledge», Minerva, 37.Krishnan A., 2009, What are academicdiscipline? Some observations on thedisciplinarity vs interdisciplinaritydebate, Southampton: University ofSouthampton, ESRC National Centrefor Research Methods Working paperSeries 03/09.RTPI, 2004, Policy Statement on InitialPlanning Education, RTPI, London.

un intervento cosciente neiprocessi socio-spaziali.Questo significa che ipianificatori non solo hannobisogno di capire questiprocessi, ma hanno anchebisogno di sapere comeintervenire efficacemente alfine di comporre un pianocosciente. Quindi, un trattodistintivo dellapianificazione è la sfida nelcollegare le forme dellaconoscenza con le formedell’azione. Nonostante lequestioni normative sul“tipo di azione” daintraprendere sono stateampiamente discusse, lanatura del legame in sé nonancora. La comprensioneconvenzionale delcollegamento traconoscenza e azione èprofondamente strumentalee considera le azioni comeconoscenza applicata,mentre una comprensionepragmatica di questointerfaccia consideral’azione come una forma diconoscenza. Tali sfumatureepistemologiche raramentesono state discusse earticolate.Fare luce su queste tre areeè cruciale per dimostrare lafondatezza della pretesadella pianificazione dioffrire “qualcosa di più”della somma delle semplicidiscipline. Sono ilfondamento percomprendere il nesso trateoria e pratica.Se la comunità deipianificatori non si impegnasignificativamente eampiamente in un dibattitointorno alle questioniepistemiche dellapianificazione, in relazionea queste tre aree indicate, viè il reale pericolo che lapianificazione sia ridotta auna semplice materia di

questo approccio “scienzadella interazione” (Hunt eShackley 1999) secondo cuile discipline possonocoesistere in un contestoparticolare, pur mantenendoi loro confini.Interdisciplinarietà, tuttavia,comporta che esse occupinoanche gli spazi tra le variediscipline tale che possanogenerare nuove conoscenze.Alcuni chiamano questosecondo aspetto “scienzadella integrazione” (Hunt eShackley 1999) secondo cuila coerenza tra le conoscenzeè cercata e prodotta dallediverse discipline (per unadefinizione di trans-disciplinarietà, rimando alcontributo più lungo).Tuttavia, nonostante nelcorso degli anni l’aggiunta dinuovi temi per i percorsiformativi della pianificazionesia stato giustificato sullabase dell’interdisciplinarietà edell’integrazione delleconoscenze, quello che lapianificazione ha davveroofferto è stata lamultidisciplinarietà. Nelmigliore dei casi, questo hapermesso di guardare aiproblemi da diverseprospettive coltivandodiverse modalitàcollaborative nei processi dipianificazione. Nel peggioredei casi, è stata poco più cheuna raccolta acritica diinformazioni provenienti dadiverse comunità epistemicheper soddisfare, a voltesuperficialmente,l’espansione delle domandeformative.La terza ruota intornoall’interfaccia traconoscenza e azione. Unaspetto importante delladistinzione trapianificazione e, p.e.,geografia è che lapianificazione presuppone

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Librie altro

a cura di Ruben Baiocco

Antonietta Mazzette),dimostrando che laprogressiva riduzione di unospazio pubblico accessibileed inclusivo, capace diprodurre sfera pubblica,cerniera tra città e società, ela conseguenteproliferazione di spaziprivati ad uso pubblico perla vita collettiva (su tuttishopping malls e open aircentres), limitano lapossibilità di esercitare unacittadinanza completa,minacciando il diritto aldissenso, la tolleranza el’equità, valori principalidella democrazia. Paola Somma illuminabrillantemente il lettoreaffermando che gliamministratori locali (espesso anche quellisovralocali), associando laparola declino al concetto dispazio pubblico, non fannoaltro che diffonderel’immagine dello spaziopubblico come sinonimo didegrado, spreco edinsicurezza, acquisendoconsenso da parte dellacittadinanza e dando il viaal processo di svendita delpatrimonio pubblico, comese si trattasse della beneficaliberazione da un onereimproduttivo (lo spaziopubblico, appunto). Leconseguenti politicheurbanistiche dunque,ripudiato il riformismo el’idea di città come luogo epatrimonio collettivo, sicompiacciono in un ruoloimprenditoriale che letrasforma in promotricidella mercificazione dellospazio.Nel suo saggio MariaCristina Gibelli sostiene chela frammentazione dellospazio pubblico, il suodivenire una sfera ostile edimpersonale, conconseguente perdita dei suoioriginari requisiti di

accessibilità ed inclusione,porta ad una situazione dimorte non solo dello spaziopubblico, ma addiritturadella città.É dunque necessariainnanzitutto una difesa dellasfera pubblica, tesi sostenutanella seconda parte dellibro. Significativi i casi distudio riportati, quali ilprogetto Fori a Roma, ilPTCP della Provincia diBologna (contributo asostegno dell’importanzadella pianificazioneterritoriale provincialenell’organizzazione delsistema dei servizi e di unsistema urbano d’area vastapolicentrico) e l’ “esurbio”metropolitano “allamilanese” (quest’ultimodiscusso da Fabrizio Bottini)per mettere in luce leambiguità e anche i rischi dipolitiche urbane volte arinegoziare il ruolo dellospazio pubblico.Il dibattito a più voci, terzae ultima parte, prende lemosse da una riflessionesugli standard urbanistici,tramite i quali è statoaffermato e per la primavolta regolamentato ildiritto di ogni cittadino adisporre di una quantitàadeguata di spazi pubblici edi uso pubblico per leesigenze della vitacollettiva.Si insiste sul concetto diriconquista della sferapubblica, una riconquistache non può prescinderedalla sensibilizzazione dellepersone, possibile solamentelavorando sulle loro idee,conoscenze econsapevolezze, sostenendo,incoraggiando epromuovendo azioni dalbasso per difendere i benicomuni là dove sonominacciati, per poiconquistarne di nuovi.Il caso dell’area MACRICO a

Fabrizio Bottini (a cura di),SSppaazziioo ppuubbbblliiccoo.. DDeecclliinnoo,,ddiiffeessaa,, rriiccoonnqquuiissttaa,Ediesse, 2010, pp. 275, ill.col. e b/n, euro 15,00

Il libro Spazio pubblico.Declino, difesa, riconquista,concentra l’attenzionesull’indebolimento simbolicoe operativo della sferapubblica, operata a piùlivelli di governo, avantaggio di unaprivatizzazionedestrutturante del suolourbano, la quale hagenerato, anche in Italia,quei caratteri diframmentarietà,impersonalità edindividualismo checaratterizzano molte dellesocietà urbanecontemporanee. Il libroraccoglie interventi di autoriche hanno preso parte avario titolo alla Scuolaestiva di Eddyburg (vediwww.eedyburg.it), animatada Edoardo Salzano, la cuiedizione del 2009 è statadedicata proprio al temadello spazio pubblico.Le tesi proposte peraffrontare il tema, seppurdifferenti negli approcci,sono concordi nell’assumerecriticamente una sorta discacco cui sono sottopostele istituzioni preposte al

governo del territoriorispetto alle forze privateche agiscono in virtù dellamassimizzazione del reddito,monetizzando il territorio equindi usando il suolo comeuna risorsa esclusivamenteprivata. Ciò si misura sia sulpiano degli effetti, con ildeclino dello spaziopubblico come luogorappresentativo della città,sia sostenendo la necessitàdi una difesa di questo nonsempre garantita dallalegislazione e dalleamministrazioni, indicandoanche strategie e casivirtuosi, sia prospettandouna vera e propriariconquista, che non potrànon prendere le mosse cheda un cambiamentoculturale e politico (e quindianche tecnico) nei confrontidei beni comuni, suolo (ingenerale) e spazio pubblico.Come ben evidenziatonell’introduzione di FabrizioBottini, il testo si articola intre parti.Nella prima parte, dopo averdefinito il concetto di spaziopubblico, si analizzanoattentamente le cause che,nella società del capitalismoe del neoliberalismo, hannoportato alla destrutturazionee al conseguente declinodella sfera pubblica (IlariaBoniburini, Oscar Mancini e

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Caserta è postoall’attenzione come unesempio virtuoso e ricco dipotenzialità, che associatoad altre esperienze dicomitati e associazioni (fra iquali si ricordano AltroVe(rete dei comitati veneti), larete dei comuni virtuosi,ecc) e alle testimonianzeraccolte di organizzazioninate ed attive a Torino,Roma, Giulianova, Padova,Napoli, Lombardia, Bolognae Venezia, costituiscono giàun ricco patrimonio didifesa e riconquista dellospazio pubblico da cuiattingere e ripartire.Importante il contributofinale di Edoardo Salzano, ilquale, dopo aver ribadito ilruolo di cerniera dellospazio pubblico tra città esocietà, conclude che perriconquistare la sferapubblica è necessariointervenire sul campo dellapolitica, ricostruendola, esugli organi istituzionali,riaffermando le pratichedella collaborazione ecooperazione tra i comuni,province e regioni,storicamente rivelatesivincenti, per le quali un benattrezzato universo diassociazionismo e dicomitati, che definiamo piùin generale “cittadinanzaattiva”, costituisce unosprone necessario e vitale.

Andrea Carosi

IIll pprrooggeettttoo llooccaallee.. VVeerrssoo llaaccoosscciieennzzaa ddii lluuooggoo Bollati, Torino, 2010, 344pagine, euro 19,00

Il progetto locale è uno deilibri più significativi dellaproduzione disciplinareitaliana degli ultimi anni. Ungiudizio netto, senza pretesadi oggettività, che rispecchiaun atteggiamento che il libro

incoraggia. È un librorieditato in edizioneaccresciuta nel 2010, dopo 10anni dalla sua prima uscita:è stato ben tradotto infrancese (Mardaga, 2003) einglese (Zed Books, 2005,una traduzione un pocotimida titolata The UrbanVillage). Uscirà nel 2011(Edicions UPC) in Spagna esud America con il titolo Elproyecto local. Hacia unaconciencia del lugar. Il libroha avuto molte recensioni intutte le sue versioni, e questapiù che una recensione, è iltentativo di misurarnel’attualità. È un libro importante poichési pone domande importanti,e le aggredisce con coerenza,con una argomentazioneassertiva convincente ecoinvolgente. Mantiene lastruttura e la complessitàdella precedente edizione,pur arricchita da molti nuoviriferimenti a pratiche e ariflessioni. Magnaghi spingeverso il superamento dellaforma-metropoli pervasiva,che crea nuove povertà dasviluppo, versoquell’approccio“territorialista” che,organizzando i soggetti delcambiamento entro una retearticolata e varia di “luoghi”,muova finalmente verso ilterritorio, un giacimentosedimentato di patrimoni cheoccorre avere la forza dirimettere in valore attraversouna proposta politica. Questotesto è divenuto in qualchemodo il manifestoriconosciuto di taleapproccio: l’autosostenibilitàdelle scelte di trasformazioneè legata indissolubilmente acome queste scelte siformano e si esplicitano neitanti contesti dove l’attodell’abitare si dispiegaintenzionalmente nel suopieno rapporto con il luogo.Il libro ritorna con un

sottotitolo: “Verso lacoscienza di luogo”, cherende la volontà dell’autoredi non fare bilanci mapiuttosto di muovere inavanti la ricerca e l’azione.In questo senso, è un testo dimovimento, poiché èessenzialmente (come si dicenell’epilogo, un altro termineintrodotto nella nuovaversione) una “propostapolitica di globalizzazionedal basso”. Il libro non è esente dacritiche. Non è “facile”, nelsenso che la scrittura nonconcede niente allasemplificazione e i concettisono insistentemente ripetuti,in una azione di continuaspecificazione. La lingua alprimo approccio apparequasi gergale, alcuni terminirischiano di suonare desuetial giovane lettore,rimandando ad un universodi riferimento che affonda lesue radici negli anni ‘60 e‘70 del XX° secolo. Ma questa è una patina chescorre subito via, lavata dallaforza della concatenazionelogica e da un rigore delpensiero che presto siafferma e ottiene attenzione.La struttura stessa del libro èardita. È un racconto checoglie tutti i segni deldisfacimento del modello disviluppo contemporaneo,“ipertrofico” e “topofagico”,senza nessun cedimentonostalgico.Il libro infatti sollecitacontinuamente la ricerca diuna utopia giusta, e di unaazione disciplinare che deveabbracciare con convinzionel’idea di dover cambiare dalbasso e radicalmente ilmondo: un desiderio chegran parte dell’ambientedisciplinare ha smesso dirincorrere. Tra lecaratteristiche di questopensiero c’è l’utilizzodeclinato al futuro della

storia (un uso non semprebenvisto dagli storici),interpretata in sensoterritoriale come un insiemedi pratiche esercitate dagliabitanti su particolaricontesti, che occorrecodificare e delle qualioccorre appropriarsi perutilizzarle come uno deimateriali del progetto. Lastoria è fatta di presenzevive, dunque, che sono reseattuali e sono interpellateinsieme ai contemporanei perdarci ragione sulla direzioneche vogliamo dare alcambiamento. È unintelligente recuperoprogettuale di tutte quelle“genti vive” di serenianamemoria, che hanno fatto ilpaesaggio. Questo particolareuso del passato e della storia,una particolare attenzionealle periferie e ai sud delmondo, alla “giustadimensione” come criticaall’aberrazione della forma-metropoli, la tendenza ad unmunicipalismo intelligente esolidale, la pianificazionecome processo mai fermo,mai compiuto, laresponsabilità del ricorsoall’utopia, quellarappresentazione del mondoche Magnaghi compiva giànel 2000, è oggi più vivida evicina di allora.L’accelerazione dei fenomenilegati al cattivo sviluppoglobalizzato, ci haulteriormente avvicinato aquel testo, e lo ha reso piùattuale. Il mondo haperseverato nell’ignorare letante voci, tra le quali lastessa voce di Magnaghi, cheaveva in qualche modoprevisto la piega che avrebbepreso l’inizio del nuovomillennio, rispondendo inmaniera drammaticamenteinadeguata al grido diallarme proveniente dallaperiferia dell’impero, che avolte è dentro l’impero

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stesso. Magnaghi non hasmesso di muoversi inavanti, e ci propone laricerca di unaformalizzazione trattatisticadel “progetto di territorio”,che comprende anche ilprogetto della “bellezza”,come via per ottenere unamaggiore giustizia. In questomovimento in avanti, il librorecupera come si è accennatosopra, tutto lo spessore delpassato, che per Magnaghinon è una terra straniera,perché il dominio delleregole, la complessità diun’opera d’arte cosìsquisitamente collettiva (“Ilterritorio è un’opera d’arte”,afferma senza timidezzanell’incipit del libro) non èuna testimonianza dapreservare, ma una mappada saper leggere perrealizzare un futuro piùgiusto. Coloro i quali vedonoin questo pensieroprogettante uno strumentoper la “conservazione” nonne colgono del tutto laspinta al cambiamento. Ilprogetto locale non è unlibro tecnico nel senso chesiamo abituati a dare aquesta definizione, èpiuttosto un libro di“tecniche”, ricco diriferimenti ai metodi e aglistrumenti. Non è nemmenoun libro costruito sui libri,semplicemente colto, perchéchi ha qualche consuetudinecon l’autore riconosce nellabibliografia de Il progettolocale (tranne pocheeccezioni) una lunga galleriadi persone più che di autori,con le quali Magnaghi haintrattenuto a più ripresedialoghi, sostenuto disputeanche accese, condivisoricerche. In questi dieci anni,dalla prima edizione, questagalleria si è arricchita, spessodi giovani figure. È dunquepiuttosto un lavoro che hasullo sfondo una storia

personale ricca di esperienzedi ricerca e professionali,queste ultime selezionate esvolte con lo spiritoentusiasta e curioso dellosperimentatore.Non è un libro illustrato. Neltesto del 2000 questamancanza di illustrazionipoteva far pensare ad unadiminuzione di efficacia,invece, è proprio da un usoimmaginativo delle paroleche il tema dellarappresentazione, anche nelle“espressioni disegnate”,affiora continuamente comecampo di possibilità, aperto ein divenire. Ne è la prova ilfatto che quel libro si èrivelato essere invece anchela stesura di un programmadi ricerca sullerappresentazioni che l’autoreha portato avanti in diecianni con perseveranza,testimoniate dalla collana Iluoghi, che dirige per Alinea.Dopo dieci anni, rieditare unlibro con la medesima forteattitudine alle immaginisenza che le contenga, pareuna scelta che consente diconcentrarsi in una lettura(così vuole l’autore), inrealtà, fortementeimmaginativa. Il libro, inquesto senso, è ricco diimmagini. Se rimandacontinuamente a dei luoghispecifici fortementeindividuati e, senzapretendere di comporrequello che sarebbenecessariamente un troppolimitato catalogo di buoniesempi, con la suanarrazione ci apre dicontinuo visioni di unoscenario strategico, a mioavviso, è perché, AlbertoMagnaghi riesce nel difficilecompito di costruire ecodificare un chiaro sistemadi riferimento per il progettolocale.

Massimo Carta

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125Consumo di suolo

e governo del territorio

a cura di Rosalba D’Onofrio

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Una Ricostruzione difficile.

Libro Bianco

a cura del laboratorio

Urbanistico L’Aquila -

Lauraq - ANCSA - INU

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Una finestra su: Youngstown USA

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