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Roma: l’inesorabile peso della gestione Vittoria Crisostomi, p. 36 Asse Tiburtino: qualità progettuale e imprenditoriale M. Cristina Campanelli, p. 39 Ancona, obbiettivo la gestione Sauro Moglie, Carlo Amedeo Paladini, Claudio Centanni, p. 41 L’altalenante percorso del Prusst di Palermo Graziella Pitrolo, p. 43 Il punto di vista di un professionista Ettore Pellegrini, p. 45 Viaggio in Italia. San Benedetto del Tronto a cura di Luigina Zazio, p. 47 Dallo strumento vecchio a nuove opportunità, p. 47 Il progetto Intervista a Giovanni Gaspari, p. 53 Rassegna Programma integrato per il centro storico di Napoli Ilaria Vitellio, p. 55 Liguria: il recepimento normativo della Vas Paola Solari, p. 59 Il caso dell’Oltrarno a Firenze Caterina Fusi, p. 61 Il Pru a San Felice sul Panaro Paolo Giorgi, p. 64 Dal masterplan alla costruzione del progetto Grazia Brunetta, p. 66 Aperture Le risorse per la città pubblica Francesco Sbetti, p. 3 … si discute: La mobilità urbana in Italia Carlo Carminucci, p. 4 La sostenibilità nelle pratiche della progettazione urbana a cura di Francesca Calace, p. 7 Il Progetto urbano per l’urbanistica sostenibile Maurizio Russo, p. 9 L’indice di sostenibilità Roberto Gerundo, Isidoro Fasolino, Michele Grimaldi, Alessandro Siniscalco, p. 12 Umbria: sostenibilità edilizia e urbanistica Alessandro Bruni, Piero Toseroni, p. 15 Puglia: criteri per i Piani esecutivi Annarita Marvulli, Patrizia Pirro, p. 17 Trinitapoli: indicatori per la progettazione dello spazio aperto Laura Rubino, p. 19 Riqualificazione sostenibile delle attrazzature scolastica Giovanna Genovese, p. 21 Taranto: strategie di riqualificazione urbana Valentina Carpitella, p. 23 Varedo. Il Masterplan Expò Snia 2015 Piergiorgio Vitillo, p. 25 Il Masterplan di Verona Sud Paolo Galluzzi, p. 28 Il Progetto Bagnoli: sostenibilità e vincoli Carmela Fedele, p. 31 I Prusst: dalla pianificazione visionaria alla gestione a cura di Vittoria Crisostomi, p. 33 2010plan - Nord dell’Area metropolitana torinese Antonio Camillo, Fabrizio Oddone, p. 34 una finestra su: Marsiglia a cura di Marco Cremaschi, p. 69 Euroméditerranée: in corsa per la modernità Heidi Bergli, p. 69 Stereotipi globali e sublimi banalità Heidi Bergli, p. 73 Opinioni e confronti Detrazioni fiscali e qualità degli edifici Rosario Manzo, p. 77 Assurb a cura di Giuseppe De Luca, p. 79 Libri ed altro a cura di Ruben Baiocco, p. 82 Indice Indice

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Roma: l’inesorabile peso della gestioneVittoria Crisostomi, p. 36

Asse Tiburtino: qualità progettuale eimprenditorialeM. Cristina Campanelli, p. 39

Ancona, obbiettivo la gestione Sauro Moglie, Carlo Amedeo Paladini,Claudio Centanni, p. 41

L’altalenante percorso delPrusst di Palermo Graziella Pitrolo, p. 43

Il punto di vista di un professionista Ettore Pellegrini, p. 45

Viaggio in Italia. San Benedetto del Trontoa cura di Luigina Zazio, p. 47

Dallo strumento vecchio anuove opportunità, p. 47

Il progettoIntervista a Giovanni Gaspari, p. 53

RassegnaProgramma integrato per ilcentro storico di Napoli Ilaria Vitellio, p. 55

Liguria: il recepimento normativodella Vas Paola Solari, p. 59

Il caso dell’Oltrarno a FirenzeCaterina Fusi, p. 61

Il Pru a San Felice sul PanaroPaolo Giorgi, p. 64

Dal masterplan alla costruzionedel progettoGrazia Brunetta, p. 66

ApertureLe risorse per la città pubblicaFrancesco Sbetti, p. 3

… si discute: La mobilità urbana in ItaliaCarlo Carminucci, p. 4

La sostenibilità nelle pratichedella progettazione urbanaa cura di Francesca Calace, p. 7

Il Progetto urbano per l’urbanisticasostenibileMaurizio Russo, p. 9

L’indice di sostenibilità Roberto Gerundo, Isidoro Fasolino,Michele Grimaldi,Alessandro Siniscalco, p. 12

Umbria: sostenibilità edilizia e urbanisticaAlessandro Bruni, Piero Toseroni, p. 15

Puglia: criteri per i Piani esecutivi Annarita Marvulli, Patrizia Pirro, p. 17

Trinitapoli: indicatori per la progettazionedello spazio apertoLaura Rubino, p. 19

Riqualificazione sostenibiledelle attrazzature scolasticaGiovanna Genovese, p. 21

Taranto: strategie di riqualificazioneurbana Valentina Carpitella, p. 23

Varedo. Il Masterplan Expò Snia 2015Piergiorgio Vitillo, p. 25

Il Masterplan di Verona Sud Paolo Galluzzi, p. 28

Il Progetto Bagnoli: sostenibilità e vincoli Carmela Fedele, p. 31

I Prusst: dalla pianificazionevisionaria alla gestione a cura di Vittoria Crisostomi, p. 33

2010plan - Nord dell’Areametropolitana torineseAntonio Camillo, Fabrizio Oddone, p. 34

una finestra su: Marsigliaa cura di Marco Cremaschi, p. 69

Euroméditerranée:in corsa per la modernità Heidi Bergli, p. 69

Stereotipi globali e sublimi banalità Heidi Bergli, p. 73

Opinioni e confrontiDetrazioni fiscali e qualità degli edificiRosario Manzo, p. 77

Assurba cura di Giuseppe De Luca, p. 79

Libri ed altro a cura di Ruben Baiocco, p. 82

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crisi, forse definitivamente, il modello consolidatosi neltempo incentrato su nuove espansioni – nuovi standardpone la questione del reperimento delle risorse per ilterritorio.E che il territorio abbia bisogno di risorse e investimenti èsotto gli occhi di tutti, non solo degli urbanisti. Servonointerventi per la difesa del suolo, il governo delle acque, iservizi per la qualità urbana valgono per tutti scuola e asili,e interventi per la mobilità e il trasporto pubblico dellepersone, come ci ricorda lo studio dell’Isfort presentato daCarlo Carminucci: “la quota di spostamenti con mezzipubblici, sull’insieme di quelli motorizzati, passa nelle areeurbane dal 13,6% del 2002 al 11,6% del 2009, a fronte diun peso dell’automobile che arriva all’80% di tutti i viaggimotorizzati”. Nel contesto che si è venuto a determinare, caratterizzato daun mercato immobiliare sempre meno dinamico e quindisempre meno capace di generare flussi finanziari dadestinare agli investimenti infrastrutturali, il tema delreperimento delle risorse per la città pubblica impone da unlato un ripensamento sugli strumenti propri dell’urbanistica:rendita, oneri, perequazione, dall’altra sollecita la necessitàdi costruire un investimento pubblico sulle città sviluppandointerventi capaci di aumentare la competitività e l’attrattivitàdelle città nel palcoscenico europeo e internazionale. Sul piano degli strumenti nel riaffermare la perequazioneurbanistica come modalità di attuazione dei piani, anche esoprattutto per quanto attiene ai processi di trasformazioneurbana, si ripropone il tema più generale del controllo eridistribuzione della rendita urbana (tema riaffermato daCampos Venuti anche nel libro intervista di Federico Oliva)che “rappresenta una ricchezza quasi interamenteprivatizzata e sottratta agli investimenti produttivi”. Investire sulle città significa agganciare le nuove traiettoriedi sviluppo orientate verso una società low carbon, capacecioè di un uso più attento delle risorse energetiche e disviluppare una mobilità urbana davvero sostenibile. In moltipaesi europei, anche come risposta alla crisi, si assiste astrategie di rafforzamento delle città, riconoscendo che lepolitiche pubbliche hanno li effetti moltiplicatori di misurainsospettabile.

In un recente Rapporto della RUR, Rete Urbana delleRappresentanze, dal titolo: “I parametri sociali delle città”,Giuseppe Roma mette a fuoco due fenomeni che ci portanoa riflettere sulle diagnosi e sulle cure per le nostre città. Inprimo luogo il lavoro evidenzia come, classificando i territorisulla base di comuni contigui con una densità superiore ai200 abitanti per kmq, appare un sistema metropolitano assaidiverso: le mega cities italiane risultano essere 14 econcentrano il 61.3% dei residenti in Italia sul 16.8% dellasuperficie, con il 63% delle imprese attive nell’industria e neiservizi e il 71% del terziario avanzato. Il secondo fattore dirilievo fa riferimento dalle risorse attivate dalle città: ognianno (seppure in discesa forse precipitosa) per lecompravendite di abitazioni si sviluppa un giro di affarisuperiore ai 100 miliardi di euro, ma l’investimento ininfrastrutture si attesta solo fra i 7 e 8 miliardi di euro.Il presedente dell’Inu, Federico Oliva, nella riflessione che cipropone sulla città contemporanea evidenzia come la cittàitaliana sia profondamente modificata in questi ultimi ventianni a causa del processo di metropolizzazione: “una nuovacittà caratterizzata da nuovi squilibri territoriali, da nuovifenomeni di congestione e da una generale situazioned’insostenibilità, causata da crescente consumo di suolo e,soprattutto, dall’aumento del traffico motorizzato individuale,unica soluzione di mobilità possibile per i territori delladiffusione insediativa che ne fanno parte. Nonostante questielementi di criticità, la città contemporanea non rallenta lapropria capacità di attrazione e non diminuisce la propriaforza”.La forza di questi dati mette in luce le criticità del governodel territorio che ignora la dimensione intercomunale deifenomeni e nel contempo è incapace di attivare iniziativeper la città pubblica, mentre la città privata mobilità risorseingenti. Queste letture dei fenomeni territoriali pongono peròanche una serie di interrogativi sulla capacità deglistrumenti urbanistici, tradizionali e riformati, di affrontarequeste criticità ed in particolare pongono il tema dellerisorse per risolvere.La crisi ha certamente cambiato tutto compresa la certezzadelle risorse (ancorché insufficienti) per la città pubblicaderivanti da oneri e Ici; questa discontinuità che mette in

ApertureAperture

Le risorse per la cittàpubblicaFrancesco Sbetti*

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monumentale che non ha eguali nel mondo, e proprio perquesto sono più fragili e vulnerabili; dall’altro lato iltrasporto urbano è monopolizzato dall’automobile in misuraben superiore alla media europea.La pressione sulle città determinata dalla crescentecongestione da traffico e dal difficile controllo dei livelli diinquinamento – a cui si accompagna la “morsa” sempre piùstretta delle regole e degli standard nazionali ed europei darispettare soprattutto in campo ambientale - ha spinto granparte degli Enti locali a riflettere sull’organizzazione delproprio sistema di mobilità e a tentare soluzioni alternative,ancorché parziali. I casi da citare potrebbero essereinnumerevoli per ciascuna delle diverse tipologie di policy,dal rafforzamento quantitativo e qualitativo dei servizi ditrasporto pubblico alla promozione della mobilità lenta(pedonale e ciclabile), dalle misure dissuasive del trasportoindividuale (limitazione della circolazione nei centri storici,soste a pagamento) ai sistemi di ottimizzazione dell’usodell’auto (car sharing, car pooling), e via elencando. Pur contutti i limiti di approcci strategici poco coerenti tra obiettivida perseguire e misure da mettere in campo, di cattivaapplicazione delle misure stesse o, ancora, di deboleincisività strutturale delle politiche (non ultimo per carenzadi risorse disponibili), tuttavia tentativi e sforzi di unqualche significato sono stati prodotti negli ultimi annidalle Amministrazioni comunali, a volte con il sostegnoregionale e nazionale. Con quali risultati? Gli indicatori più significativi in chiavedi sostenibilità ambientale, sociale ed economicaevidenziano che negli ultimi anni le dinamiche dellamobilità urbana non si sono indirizzati verso modelli ditrasporto a minor impatto, perchè le politiche messe incampo non sono state incardinate su un adeguatoarchitrave istituzionale, finanziario e di consenso collettivo. Secondo i dati dell’Osservatorio “Audimob”1 di Isfort ladomanda complessiva di mobilità tende a crescere, con unaforte accelerazione dal 2004 in particolare nel volume dipasseggeri*km prodotti. E’ in atto una profonda modificadel modello di consumo, con un’espansione delle direttriciextra-urbane degli spostamenti. La riorganizzazione delterritorio abitato, con una quota significativa di popolazioneche dalle grandi aree urbane emigra verso i comuni dicorona, dilata spazi e tempi del trasporto, allunga i viaggi,riduce il peso della mobilità urbana e di corto raggio (checomunque resta dominante: quasi il 75% dei viaggi nonsupera i 10km di lunghezza). Come si è mosso il trasporto collettivo in questo scenario dicrescita della domanda complessiva e di contrazione dellamobilità di corto raggio? Nonostante gli sforzi di sostenereun modello alternativo all’automobile, il servizio pubblicosoffre nelle aree urbane di una persistenze debolezza diofferta (qualitativa e quantitativa) con uno split modalemodesto e in tendenziale riduzione. La quota di spostamenticon mezzi pubblici, sull’insieme di quelli motorizzati, passainfatti nelle aree urbane dal 13,6% del 2002 al 11,6% del2009, a fronte di un peso dell’automobile che arriva all’80%di tutti i viaggi motorizzati. Va poi osservato che esistono profonde differenze tra

La città e le politiche per la mobilità urbana hannorecuperato negli ultimi anni una posizione centrale sia neldibattito scientifico, sia nell’agenda politica italiana edeuropea. Il Libro verde sul trasporto urbano della CommissioneEuropea (settembre 2007) si apre con alcuni dati eloquentisull’impatto dei contesti urbani nell’organizzazione di vitadella popolazione europea: oltre il 60% dei cittadini dell’UEvive in ambiente urbano (città con oltre 10.000 abitanti) epoco meno dell’85% del prodotto interno lordo comunitarioproviene dalle città. Le città sono quindi il motoredell’economia europea: attraggono investimenti, produconoricchezza, sviluppano tecnologie e innovazione, assicuranola creazione di posti di lavoro, compresi quelli piùqualificati. Allo stesso tempo, tuttavia, l’addensamento delleattività economiche nelle aree urbane, insieme alconsolidarsi di stili di mobilità dei cittadini sempre piùframmentati, ha prodotto negli ultimi anni una crescitageneralizzata della domanda di trasporto delle persone edelle merci, soddisfatta in larga parte da mezzi privati dilocomozione. L’aumento esponenziale del traffico nei centri cittadini èl’inevitabile deriva di questa dinamica, con effettidirompenti sulla vivibilità degli ambienti urbani in terminidi congestione (perdita di tempo, stress) e di inquinamentoambientale. Sempre secondo i dati riportati dal Libro verdeogni anno l’economia europea perde circa 100 miliardi dieuro, ovvero l’1% del Pil, a causa della congestione nellecittà. Inoltre, il traffico urbano genera il 40% delleemissioni di CO2 e il 70% delle altre emissioni inquinantiprodotte dagli autoveicoli; e determina circa un terzo ditutti gli incidenti mortali, a danno soprattutto di pedoni eciclisti. In Italia i termini della questione non sono molto diversi,anzi alcune criticità caratteristiche della relazione tradomanda di mobilità e contesto urbano tendono adaccentuarsi. Da un lato, infatti, i centri storici delle nostrecittà, piccole e grandi, ospitano un patrimonio storico e

discutesi discute

La mobilità urbanain ItaliaCarlo Carminucci*

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Urbanistica INFORMAZIONI

contesti territoriali, in particolare tra grandi aree urbane eresto del Paese. Negli città maggiori dove l’uso dei mezziindividuali è oggettivamente più faticoso, e in partedisincentivato da misure dissuasive della circolazioneprivata, lo share del trasporto pubblico si attesta tra il 25%e il 30%; nei centri urbani minori – ma in generale nelcomplesso delle città con meno di 100mila abitanti – quellastessa quota non supera il 5%. Guardando all’ampiezza diquesta forbice e alle provviste pubbliche impegnate perassicurare un’adeguata copertura territoriale del servizio,forse è arrivato il momento di interrogarsi più seriamente suuna riorganizzazione profonda della rete di offerta neimercati così marginali, sostituendo i servizi tradizionali afrequenza regolare con servizi alternativi più flessibili. Le soluzioni di mobilità a minor impatto sembrano perderecolpi anche sull’altro, più corposo segmento rappresentatodall’insieme degli spostamenti non motorizzati (a piedi o inbicicletta). La mobilità dolce soddisfa ancora oltre il 30%della domanda, ma dopo avere registrato una crescitapiuttosto robusta tra il 2002 e il 2006 – quando è statotoccato il livello più alto, pari al 33,9% - nell’ultimotriennio mostra un pericoloso ripiegamento (31,7% nel2009).Più incerto l’andamento della qualità percepita del serviziodi trasporto pubblico. Se il gradimento per la metropolitanaè costantemente in crescita e si attesta ormai su standardalti, vicini a quelli dei mezzi privati (punteggio medio bensuperiore al 7,00 con quasi 9 utenti su 10 che assegnano unvoto tra 6 e 10), autobus, tram e treno locale difendonoogni anno una stiracchiata sufficienza media. Più di una causa incide sulla bassa qualità percepita deltrasporto pubblico urbano (almeno quello di superficie,peraltro l’unico esistente nella gran parte delle città). Lavelocità media dei mezzi innanzitutto; nella valutazionedegli utenti quella dei vettori collettivi è circa la metà diquella dei vettori individuali (14,1 km/h contro 26,1 km/h) etra il 2002 e il 2009 la forbice si è ampliata in misuramolto significativa. E poi c’è il dato relativo all’età mediadegli autobus, che si è abbassata progressivamente dal 2002(9,7 anni) al 2006 (7,9 anni, un valore non distante alloradalla media europea) per poi risalire sia nel 2007 che nel2008 (8,4 anni). Insomma, rispetto a due fattori strutturalidi qualità del servizio - la velocità degli spostamenti equindi il consumo di tempo per la mobilità da un lato, ilrinnovo del parco autobus e quindi il comfort del viaggiodall’altro – si è registrato negli ultimi anni undeterioramento della posizione competitiva dei mezzipubblici urbani. Come è noto, inoltre, velocità media più bassa ed età mediapiù alta del materiale rotabile si traducono in un aggraviodi costi per la gestione delle aziende: minore produttivitàdel personale di bordo, maggior consumo di carburante,costi di manutenzione più elevati. Negli ultimi anni questoaggravio ha contribuito ad erodere i miglioramenti delrisultato operativo delle aziende determinati dai processi diefficientamento e dagli sforzi di diversificazione dei ricavi.Se si aggiungono la crescita esponenziale di costi esogeniquali il carburante, le assicurazioni o le manutenzioni e, dal

lato dei ricavi, il ritmo lento di adeguamento delle tariffe -soprattutto nel caso degli abbonamenti – non si fatica acapire come mai nel 2008 quasi la metà delle aziende deltrasporto pubblico urbano abbia fatto registrare un risultatooperativo2 di segno negativo e come mai la percentuale dicopertura dei costi operativi attraverso ricavi da traffico siascesa, sempre nel 2008, al 30,5% (era al 31,5% nel 2003)allontanandosi ulteriormente dalla soglia del 35% fissatadal legislatore ormai 13 anni fa.È difficile che in queste condizioni il trasporto pubblicourbano possa progredire e guadagnare fette di mercato.Da ultimo, anche gli indicatori sulla mobilità privatamostrano dinamiche tutt’altro che rassicuranti. Infatti:- le automobili in circolazione continuano a crescere e nel2008 hanno superato la soglia assoluta dei 36 milioni divetture e quella relativa dei 60 veicoli ogni 100 abitanti; perdi più, dopo cinque anni di riduzione è leggermenteaumentato nel 2008 il tasso di motorizzazione nell’insiemedelle città con oltre 250mila abitanti;- a ritmi anche più sostenuti continua l’incremento delparco motocicli e ciclomotori; nel 2008 i veicoli “due ruote”sono quasi 6 milioni, di cui oltre il 20% nelle sole grandicittà, contro i 4 milioni del 2002; - le politiche dissuasive della circolazione privata nelle cittàcapoluogo di provincia sembrano segnare il passo, almenosu alcuni indicatori-chiave; gli stalli di sosta a pagamentodiminuiscono nel 2008, seppure di poco, in rapporto alparco auto; l’estensione delle Zone a Traffico Limitato nellostesso anno si è di fatto bloccata dopo gli incrementi, ancheabbastanza sostenuti, registrati tra il 2002 e il 2007;l’estensione delle aree pedonali egualmente non haregistrato sviluppi significativi nel 2008 dopo la crescitadegli anni precedenti.Gli assi portanti del monitoraggio della mobilità urbanaconfermano dunque un quadro di insieme denso di criticità.Sono gli equilibri strutturali a preoccupare, perché il sistemasi attesta su standard molto bassi di sostenibilità. Il quadro tracciato contrasta in modo stridente proprio conil “movimentismo” degli attori in gioco (Enti locali in primoluogo) nel promuovere politiche e misure per avere trasportipiù puliti e città meno trafficate e più vivibili. Si puòaffermare, non a torto, che in assenza di questi sforzi lamobilità urbana vedrebbe moltiplicati le proprie criticità.Difficile negarlo, ma non è molto consolatorio. Piuttostobisogna capire cosa non funziona nelle strategie diintervento nel settore. C’è un problema evidente, in primo luogo, di impatto“strutturale” delle misure messe in campo. Senza incideresui fattori hard dell’offerta e della regolazione – lacapillarità dei servizi, il miglioramento degli standard delleprestazioni, le reti dedicate soprattutto per il “ferro”, unacoraggiosa disincentivazione all’uso dei veicoli privati (ZTL,sosta tariffata) – le terapie via via sperimentate, spesso diaccompagnamento alla gestione della domanda, risultanoessere molto fragili. E’ una considerazione che peraltrotrova ampi consensi presso operatori e istituzioni, purscontrandosi con il nodo delle risorse necessarie per un

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Urbanistica INFORMAZIONI

attuare un programma significativo di sviluppo e dimiglioramento del trasporto pubblico urbano, su “gomma” esu “ferro”, sui servizi e sulle reti. Ma si può contestualmente lavorare anche su altri aspettidell’organizzazione della mobilità urbana. Ad esempio, uncapitolo cruciale è senz’altro rappresentato dalla sicurezza edal rispetto delle regole di comportamento quando ci sisposta da un punto all’altro della città. Sono temi su cui siaccendono i riflettori solo in presenza di eventi apicali(gravi incidenti stradali, blocco duraturo del traffico), ma dicui si discute di meno in chiave di miglioramentostrutturale dell’ambiente urbano. Eppure è nell’esperienzaquotidiana osservare i problemi al traffico prodotti daiparcheggi irregolari in seconda fila oppure sperimentare ladifficoltà di utilizzare marciapiedi costantemente invasi damacchine e motorini. Ampie opportunità di miglioramentonell’organizzazione della mobilità possono quindi derivareda azioni di law enforcement, finalizzate sia ad inasprirequantità e livelli delle sanzioni, sia soprattutto a svilupparesistemi di vigilanza e controllo che assicurino un effettivorispetto del codice della strada. Armonizzare la convivenza tra i diversi sistemi dispostamento diventa allora un terreno di nuove sfide per lepolitiche dei trasporti urbani. Gli spazi della città sono ditutti e ciascuno ha il diritto di potersi muovere in sicurezzae, possibilmente, in contesti piacevoli quale che sia il mezzodi locomozione scelto. Allo stesso tempo ha il dovere dirispettare i codici e le regole di comportamento per nonlimitare a sua volta la libertà e la scelta di trasporto deipropri concittadini. Una città più orientata a far conviverele diverse soluzioni di mobilità - e in grado di far rispettarela disciplina del traffico, nonché di garantire più sicurezzada incidenti e da atti criminosi sui diversi vettori (furti,violenze…) - è una città dove il trasporto “naturalmente”diventa più fluido, i livelli di inquinamento diminuiscono,la qualità del territorio urbano si innalza. Insomma, una risposta incisiva ai problemi della mobilitàurbana, da costruire lavorando sull’altro lato delle politichedi offerta, ovvero il lato dei doveri e delle responsabilità ditutti coloro che condividono gli spazi caotici e troppospesso senza regole della città.

*Direttore di Isfort.

Note1. L’Osservatorio “Audimob” di Isfort sui comportamenti di mobilità degli italiani èattivo dal 2000. Si basa su un’estesa indagine telefonica (sistema CATI) alimentataannualmente da un campione stratificato della popolazione italiana compresa fra14 e 80 anni, composto da circa 15000 individui. Le interviste sono ripartite su 4survey , una per stagione. I dati sulla mobilità urbana sono elaborati a partiredagli spostamenti effettuati dai residenti intervistati, per i quali si dichiara che ladestinazione finale del viaggio è all’interno dei confini comunali e la cuilunghezza non è comunque superiore ai 20 km.2. Inteso come margine operativo netto o anche EBIT (Earning befor interest andtaxes).

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URBANISTICA 143

TEMI DELLE SEZIONI PRINCIPALI

EEddiittoorriiaallee Il piano di carta (Paolo Avarello)

Sezione Problemi, politiche, ricercheLa pianificazione di bacino verso politiche itnegrate (a cura diAttilia Peano e Grazia Brunetta) con interventi di FrancescoPuma, Tommaso Simonelli, Patrizia Lombardi, Angela Colucci,Patrizia Saroglia.

Pianificazione e grandi progetti urbani. Stoccolma 1990-2025di Dunia Mittner.

Sezione Progetti e realizzazioniShanghai, Expo 2010: better city, better life, una nuova scom-messa sulla città (a cura di Valeria Fedeli) con interventi diAlessandro Balducci, Zheng Shiling, Yongyi Lu, Li qing, Gan Jing,Corinna Morandi, Luca Gaeta, Remo Dorigatim Andrea Rolando,Antonio Longo, Maria Chiara Pastore, Hossein Maroufi, FrancescoCurci, Iljia Gubic, Laura Pierantoni, Haysam Nour.

Sezione Profili e pratichePerequazione, compensazione e incnetivi per un progetto dicittà (S. Stanghellini).Perequazione, diritti edificatori e natura del pian (E. Micelli).

Un approccio responsabile alla pianificazione strategica: ilPpes del Parco regionale dei Monti Picentini (Assunta Martone,Marichela Sepe).

Trasformazioni del territorio nel Comune di Rimini attraversol’analisi diacronica del paesaggio (Elisa Morri, Giovanna Pezzi,Riccardo Santolini).

Sezione Metodi e strumentiIl termine “città”: una rilettura della teoria generale dell’urba-nizzazione (Antonio Alberto Clemente).

Il centro dlel’urbanistica: le regole tecniche(Francesco Chiodelli)

N. 143 (luglio - settembre 2010) Rivista trimestralePagine 128, illustrazioni b/n e colori, ? 23Abbonamento annuale (quattro fascicoli) ? 80

PER INFORMAZIONI:INU EDIZIONI, PIAZZA FARNESE 44 – 00186 ROMATEL. 06/68195562, FAX 06/68214773MAILTO [email protected]

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trasporti ed accessibilità, energia,rifiuti, consumo di suolo, ma anchetutela e recupero, qualità dello spaziopubblico, densità e mixitè,integrazione. I capisaldi sono ormaichiari e presenti in differente misura intutte le buone pratiche descritte inquesto servizio. Ciò che si è chiesto di documentare èquel patrimonio di conoscenze, diprogetti, di norme che declinano lasostenibilità alla scaladell’insediamento e non solo a quellaedilizia. Progetti urbani dunque cheintegrano i criteri della bioedilizia neltrattamento degli impianti urbani, deitessuti e, soprattutto, degli spazi apertie di uso collettivo. Da un lato si è trattato qundi diverificare lo stato dell’arte dellaprogettazione bioclimatica applicataalla scala urbana attraversol’introduzione di criteri bioclimatici perla progettazione dell’impianto, deglispazi aperti, del parterre, dei materiali,del verde, delle infrastrutture a rete;ciò nella consapevolezza una realesostenibilità urbana non possa limitarsialla progettazione di ediliziasostenibile, ma che debba esseresostenibile l’impianto urbano (e nonsolo, banalmente, la sommatoria deisingoli edifici). Dall’altro, l’interesse èstato anche quello di scorgere, inmodo diversamente esplicito, quanto sipotesse registrare un circolo virtuosotra aspetti ecologici e aspetti formali;quanto, ovvero, stesse maturando unaconsapevolezza circa il legamesinergico tra salubrità e bellezzadell’ambiente urbano.I contributi. La rivista raccoglieindirizzi, norme, criteri al livello

La sostenibilità nelle pratiche della progettazione urbanaa cura di Francesca Calace

Tenendo consapevolmente sullo sfondoi significati economici e sociali dellasostenibilità, in questo servizio si vuolepuntare l’attenzione sugli aspettiambientali; ciò in una accezione ampiadi ambiente, che ingloba non soltantola dimensione ecologica ed energetica,ma anche quella estetica e funzionale2.Quest’ultima dimensione, sia che vengaconsiderata come parte integrante dellasostenibilità ambientale, sia “quartopilastro” dello sviluppo sostenibile3, siintreccia attualmente con un rinnovatointeresse per la forma urbana, anchequesto testimoniato dalla pubblicisticapiù recente.La dimensione alla quale sostenibilitàambientale e qualità formaleproducono gli esiti più concreti per lecomunità è quella della progettazioneurbana alla piccola scala o delquartiere. In questo campo la stagioneattuale si caratterizza per un fertileintreccio tra professionalità, approcci,campi di attenzione del progetto: daun lato si diffonde l’uso delle strategiedella progettazione bioclimatica anchecon le finalità della qualificazionemorfologica; dall’altro la progettazionedella forma urbana assume anche lafinalità di efficientare l’insediamentodal punto di vista energetico eambientale. Soprattutto a questa scala,discipline un tempo assai distanticonvergono e si integrano nellaprogettazione, superando la settorialitàe la rigidità che hanno caratterizzatomolti decenni della cultura progettuale,e che hanno comportato a lungo, tral’altro, il confinamento delle questionienergetiche alla scala dell’edilizia,quasi che fosse l’unica da praticare. Acqua, aria e rumore, suolo, natura,

Questo servizio di UI si pone incontinuità con quelli recentementepubblicati su Urbanistica eUrbanistica informazioni1 in meritoal tema della progettazione urbanasostenibile, con la finalità diproseguire a registrare e descrivereindirizzi e pratiche che, a diversescale e con differenti declinazioni,caratterizzano la ricerca progettualeormai in molte regioni del mondo. Ilcampo di applicazione dellasostenibilità, infatti, è ampio tantoquanto il suo significato, e numerosesono le sue implicazioni con i temidel governo del territorio,configurandosi ormai non solo comepratica progettuale, ma come eticastessa del progetto.Inoltre, di sostenibilità si può parlarea tutte le scale; ovvero essa trovadeclinazione e contenuti suoi propriin tutte le dimensioni dellaprogettazione: dalla pianificazioneterritoriale alla progettazioneedilizia, passando per lapianificazione urbanistica generale eper parti urbane. A ciascuno diquesti livelli è possibile delinearestrategie, politiche, regole mirate alsuo perseguimento.

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Urbanistica INFORMAZIONI

che da subito le norme sianoincardinate sui criteri di unasostenibilità non solo dichiarata, maanche concretamente praticata,spostando i requisiti della sostenibilitàda condizione aggiuntiva a caratteresostantivo degli interventi stessi. Gliattuali vincoli normativi, unitamenteal costo professionale ed economico-finanziario, anche derivantedall’incertezza sull’iter approvativo (sipensi ad esempio all’efficientamentoenergetico del patrimonio ediliziostorico) incidono sulla effettivapraticabilità delle innovazionidescritte, la cui valutazione puòcontribuire a riorientare le stessenuove norme. Gli esempi registrati(Umbria, Puglia) sembrano muoversi inquesta direzione, pur attraversopercorsi diversi: la prima attraverso ilprogressivo inserimento dei requisiti disostenibilità all’interno dei programmicomplessi regionali, la secondaelaborando un proprio apparato diindirizzi e linee guida per lapianificazione urbanistica4. Per ambedue le problematiche, laparola passa al governo del territorio,alla sua capacità di trasformare leconquiste delle sperimentazioni inordinarietà, nonché di controllarnecaratteri ed esiti.

Note1. Si citano, tra gli altri, D. Cecchini, G. Castelli (acura di ), “Esperienze di quartieri sostenibili inEuropa”, Urbanistica 141/2010, A, Palazzo, L. Giecillo(a cura di), “Sostenibilità, efficienza ed equità nellasfida globale della rigenerazione”, Urbanisticainformazioni 231/2010. Il tema era stato trattatoanche nel 2007, in A. Palazzo, “A proposito disostenibilità e forma urbana”, Urbanistica 132.2. Il principio è chiaramente affermato nella Carta diLipsia (2007); si veda anche D. Cecchini, “Una nuovastagione”, Urbanistica 141, op. cit. 3. Come è noto, già nella conferenza di Rio (1992), losviluppo sostenibile assume le caratteristiche diconcetto integrato, avocando a sé la necessità diconiugare le tre dimensioni fondamentali einscindibili di Ambiente, Economia e Società. 4. Oltre alle nuove norme in campo urbanistico,ambedue le Regioni legiferano in materia disostenibilità, nel 2008: l’Umbria con la Lr 17/2008“Norme in materia di sostenibilità ambientale degliinterventi urbanistici ed edilizi”, la Puglia con la Lr13/2008 “Norme per l’abitare sostenibile”, cui hafatto seguito la approvazione del “Sistema divalutazione del livello di sostenibilità ambientaledegli edifici”.

riassetto delle infrastrutture mirato adaccogliere forme di mobilità dolce, siasull’uso di tecnologie di trasportomeno impattanti (filovia, tram); l’usodell’orientamento e e della disposizionedegli edifici e delle essenze rispetto aiventi a vantaggio del comfortdell’insediamento. A fronte dei casi descritti e dellaletteratura che li accompagna, sealmeno nelle esperienze più avanzatetutti questi elementi costituiscono dellecostanti nelle scelte e nei contenutiprogettuali, converrà ‘spostarel’asticella più in alto’, chiedersi cioèquanto altro si debba fare per laqualificazione dell’ambiente ubano; ciòalmeno in due direzioni: in termini divalutazioni di effettiva efficacia diquanto acquisito; in termini ditraduzione delle esperienze in codici dicomportamento da poter diffusamenteapplicare. Due direzioni da descriverealmeno brevemente.Anzitutto il monitoraggio: come spessoè accaduto, i bilanci delle esperienze,anche le più innovative, tendono asfumare nell’oblio. Allora individuareindicatori chiari e misurabili, crearebanche dati e garantirnel’aggiornamento, elaborare programmidi verifica periodica, per capire sedavvero i bilanci energetici diprevisione (spesso impressionantiquanto a tonnellate di CO2 nonemesso, mc di acqua non consumataecc.), siano effettivamente rispondentia consuntivo. Ma anche monitorare laeffettiva qualità formale degli spazicostruiti, attraverso l’osservazione dellepratiche e della intensità degli usi, delradicamento che le comunitàcostruiscono rispetto ad essi. In secondo luogo, la diffusività: se laprogettazione ubana sostenibile nonsupera la soglia di alcune esperienze dipunta per configuarsi come praticacorrente per la trasformazioneurbanistica, a qualunque scala e perqualsivoglia tipologia di intervento, glieffetti benefici di tali ricerche e di talipratiche sono gocce nell’oceano. Ciòche serve -ovviamente in prospettiva-è una riconversione in chiavesostenibile dell’intero insediamentoumano: città, infrastrutture, areeproduttive, le stesse pratiche agricole.Per realizzare questo obiettivo occorre

regionale mirati alla adozione di criteridi sostenibilità ambientale nellepratiche della progettazione urbana(Umbria, Puglia), contributimetodologici (l’“indice di sostenibilità”)repertori di buone pratiche nellaprogettazione di spazi urbani, dallescale più minute (la piazza, leattrezzature pubbliche) alle politichepiù complesse e articolate cheriguardano parti urbane investite daprocessi di riqualificazione (Taranto,Santiago, Varedo, Verona), fino al casopiù complesso ed emblematico dellariconversione profonda delle areedeindustrializzate (Bagnoli). In funzione della scala dell’interventodel loro essere o meno inseriti, a lorovolta, in una strategia più complessivadi rigenerazione ambientale definitadagli strumenti di governo delterritorio (nel quali spesso laValutazione Ambientale Strategicasvolge una significativa funzione diorientamento delle azioni), gliinterventi riguardano aspetti strutturalidell’impianto urbano (le retitecnologiche, l’approviginamentoenergetico, il riassetto, anche fisico, delsistema dei trascporti, la costruzionemorfologica) fino a interventi didettaglio, apparentemente assimilabiliad un accurato arredo urbano. Tratti rintracciabili, con diversaintensità in funzione soprattutto dellascala (un piccolo spazio pubblicopiuttosto che un quartiere) e dellatipologia di intervento (recupero,riqualificazione, nuovo impianto) nellevarie esperienze sono: il miglioramentodel microclima urbano attraversotecniche che consentano la riduzionedelle isole di calore, una accuratagestione della risorsa idrica, quasisempre riusando le acque meteoricheper l’irrigazione; la previsione di unamolteplicità di spazi verdi e di parchiincuneati nelle aree insediate, acostituire nodi ecologici epaesaggistici, e di specchi d’acqua, siamirati alla fruizione, sia soprattuttoalla rigenerazione degli ambientid’acqua; la produzione di energia dafonte rinnovabile e l’uso di impianticomplessi (trigenerazione) per evitarela dissipazione del calore; lapromozione di una mobilitàsostenibile, sia intervenendo sul

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estivo. Nel caso della proposta perShangai, che richiama alla memoria glischemi ottocenteschi delle città-giardinodi Hebenezer Howard, un grande parcoè collocato al centro stesso del nuovoquartiere, con viali fittamente alberatiche penetrano tra gli edifici. «Parchi,giardini, alberi ed altri interventi sulpaesaggio significano vegetazione e inestate una gradevole ombra su strade,cortili ed edifici [...] Le piante inoltresono ottimi isolanti acustici, filtranol’inquinamento, assorbono anidridecarbonica e producono ossigeno»4. Un altro elemento naturale che puòessere messo a frutto dal progettourbano per il rinfrescamento e ilricambio dell’aria è la correttaesposizione ai venti prevalenti. Anchequesto aspetto è stato studiatoapprofonditamente da Rogers in alcuniprogetti, come quello per un edificiopubblico a Nottingham, in Inghilterra, incui «il profilo aerodinamico del tettosfrutta i venti dominanti per migliorarel’estrazione dell’aria dall’edificio,riducendo la necessità di ventilazionemeccanica»5. Tra i due edifici checostituiscono il complesso è inoltrecreata «una corte sistemata a verde conl’aspetto di una piccola gola [cheproduce] anche il microclima capace dicondizionare l’aria esterna necessariaper la ventilazione»6.Altro aspetto molto significativo per ilrisparmio di risorse ambientali è quellorelativo alla gestione idrica degliinsediamenti. Anche in questo caso èancora una volta Richard Rogers afornirci uno studio esemplare con ilprogetto per un quartiere di 5.000abitanti collegato ad un centrouniversitario di ricerca informatica sullecolline di Majorca, in Spagna. Il primoproblema da risolvere era quello direndere il nuovo insediamentoautosufficiente dal punto di vista idrico.La soluzione proposta è un sistema dicaptazione dell’acqua piovana,riutilizzata per uso domestico, urbano eagricolo. «Una nuova rete didistribuzione forniva acqua alle case ead un sistema di fontane, canali elaghetti, rinfrescando strade e piazze edirrigando alberi e piante»7. Tali flussi, egli stessi scarichi idrici delle abitazioni –depurati attraverso spazi verdi utilizzaticome filtri – sono successivamente

Il progetto urbano perl’urbanistica sostenibileMaurizio Russo*

agendo sulla forma specificadell’insediamento con adeguatistrumenti di progettazione urbana.Come conferma Dominique Gauzin-Müller, «la scala del quartiere è quellaappropriata per applicare le strategiesostenibili, in quanto consente di gestirea livello locale questioni come consumoidrico ed energetico, inquinamentoacustico, raccolta differenziata deirifiuti, oltre a quelle legate alladiscriminazione sociale»1.Tra le principali misure di pianificazioneurbanistica finalizzate al risparmioenergetico vi è naturalmente quella di«una progettazione del sito che punti aottimizzare il guadagno solare passivo,garantendo il passaggio della luce solareincidente e la riduzione delle ombreprovocate dagli edifici circostanti»2. Èproprio questo uno degli accorgimentiutilizzati da Richard Rogers nel progettoper un nuovo quartiere d’affariconcepito come insediamento urbanointegrato per l’area di Lu Zia Sui aShangai. «Variando le altezze degliedifici, sole e luce potevano renderevive le strade, le piazze ed i viali,malgrado l’alta densità delle costruzioni.La varietà della linea dei tetti dava ilmassimo valore alle viste ed allapenetrazione del sole negli edifici stessi,riducendo i consumi energeticidell’illuminazione artificiale»3. Sedunque una corretta configurazioneurbanistica rispetto all’irraggiamentosolare può ridurre i costi diriscaldamento e illuminazione, unaaltrettanto sagace progettazione deglispazi verdi e pubblici può consentire diabbassare i costi del condizionamento

La progettazione urbana è ormaistrettamente associata, almenoconcettualmente, ai principî e allepratiche della sostenibilità ambientale.Non solo – e non tanto – perché lenuove tecnologie energetiche sono oggiparte integrante della struttura degliedifici (pannelli solari, materiali,tecniche costruttive), ma soprattuttoperché la forma stessa dell’insediamentoè essenziale per sfruttare le risorserinnovabili, riciclate o prodottelocalmente nella città contemporanea. Inquesto senso il progetto urbano, intesocome pratica morfogenetica degliinsediamenti umani, può essereconsiderato come il trait d’union trasostenibilità e urbanistica tradizionale. Un primo risultato di questa evoluzionedisciplinare è il concetto di“densificazione”, di cui oggi molto siparla. Come è noto, una forma bendelineata e coesa della città puòconsentire una migliore copertura daparte del sistema di trasporto pubblico,riducendo la necessità di utilizzaremezzi privati. Inoltre, la sovrapposizioneo prossimità di funzioni diverse puòlimitare ulteriormente gli spostamenti aquelli che possono essere effettuati apiedi o in bicicletta, anche a beneficio diuna migliore qualità dell’aria. Ulteriorevantaggio della compattezza urbana è lapossibilità di riservare ampie porzioni disuolo al verde pubblico e attrezzato,oppure di conservare uno strettorapporto con aree agricoli e forestali,vicine o interne alla città.Tuttavia, molti altri vantaggi in terminidi risparmio energetico e qualitàdell’ambiente possono essere ottenuti

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canalizzati verso i terreni coltivati.L’insediamento della “tecnopoli” diMajorca elabora il concetto di“compattezza” sviluppando tre villaggiadiacenti di dimensioni pedonali eciclabili in cui «le strade si irradiano dalcentro sociale di ciascuna comunità,mentre il complesso si adatta alle dolcipendenze del terreno»8: il risultato è undisegno caratteristico a forma di rami efoglie (“branch and leaf”). In definitiva,«gli edifici furono disposti in modo taleda utilizzare appieno gli elementinaturali per ombreggiare e rinfrescarestrade e cortili, dando formaall’ambiente costruito in modo chepotesse beneficiare di ogni singolafavorevole condizione ambientale [e]fare il massimo uso delle risorse locali,in particolare la manodopera [...] Unosviluppo sostenibile a queste dimensionirispecchia in vari modi il processooriginario di formazione degliinsediamenti tradizionali, dalle città neldeserto ai villaggi di montagna»9.Oltre ai sistemi definiti “passivi”, anchele nuove tecnologie per la produzioneenergetica locale esaltano lacompattezza degli insediamenti e ilmetodo del progetto urbano. Si tratta diimpianti che sfruttano i vantaggi dellaprossimità, come nel caso del“teleriscaldamento”10, o che utilizzanoun ampio spettro di risorse ubiquamentepresenti in ambito urbano, come irifiuti, il sole, il vento o l’energiageotermica. Un esempio di progetto urbano in cui losfruttamento energetico di risorse localiè utilizzato creativamente per dareforma alla città e al paesaggio è ilprogetto di Renzo Piano e MichelCorajoud per le aree industriali dismessedi Sesto San Giovanni.Complessivamente, l’obiettivo delprogetto di Piano e Corajoud per Sesto èquello di ridurre i consumi energeticidel nuovo insediamento di almeno il30%, e ciò verrà perseguito attraversoun mix di tecnologie strettamenteintrecciate con la bonifica dei suoli econ la configurazione del nuovo parco.Il movimento di terra necessario allabonifica sarà utilizzato per rialzare i duelati del parco verso la ferrovia a ovest ela tangenziale a est, riducendo in questomodo due fonti di inquinamentoacustico, atmosferico e visivo. L’acqua

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Renzo Piano, Michel Corajoud, progetto per la valorizzazione delle aree industriali dismesse di SestoSan Giovanni (Milano).

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tapis roulants coperti – e ciclabile.In definitiva, la pianificazionesostenibile richiede una visionefortemente integrata, che oltre acombinare significati simbolici eculturali, intrecci tecniche variegate erisorse locali di prossimità, che solo lascala del progetto urbano è in grado diarticolare adeguatamente.

*Dottore di ricerca Università di Ginevra.

Note1. Dominique Gauzin-Müller, Architettura sostenibile,Edizioni Ambiente, Milano, 2003, p. 43.2. Ibidem, p. 49.3. Richard Rogers, Philippe Gumuchdjian, Città per unpiccolo pianeta, Edizioni Rivista italiana di Architettura-Edizioni Kappa, 1997, p. 43.4. Ibidem, pp. 43-47.5. Ibidem, p. 87 (didascalia dell’immagine).6. Ibidem, p. 87.7. Ibidem.8. Ibidem (didascalia dell’immagine).9. Ibidem, p. 52.10. Esattamente come la corrente elettrica, anche ilcaldo e il freddo possono essere trasferiti nello spazio,purché le distanze da percorrere siano brevi: da ciòderivano i termini di “teleriscaldamento” e“telecondizionamento”.11. Una centrale di trigenerazione non è altro che ungeneratore di corrente elettrica (in questo caso ametano o biogas) che non disperde il calore risultantedal suo stesso processo ma può utilizzarlo sia per ilriscaldamento invernale sia per la produzione dicondizionamento estivo (trigenerazione = elettricità +vapore + freddo).

utilizzato per aumentare quellodisponibile nelle centrali, riducendol’uso di combustibile. Il mix energeticoper la nuova area urbana di Sesto,destinata ad accogliere circa 13.000residenti e 15.000 posti di lavoro, ècompletato da una quota di “solarefotovoltaico” (ad esempio perl’illuminazione delle fermate ditrasporto) e da un possibile utilizzo deiresti organici del parco e dei rifiutidomestici (biomasse) per la produzionedi calore o compost. Infine, il progetto per Sesto non mancadi esplorare un altro ambito moltosignificativo per i consumi e leemissioni inquinanti: quello dellamobilità. La città è già servita dallametropolitana milanese e dalla ferrovia.Per l’area di progetto è previsto unsistema stradale che limiti al massimoil traffico di transito, in modo daconsentire una circolazione lenta elimitata nei nuovi viali urbani. A ciòsarà affiancato un sistema innovativodi trasporto pubblico locale basatosulla capillarità e frequenza di piccolimezzi elettrici o a idrogeno,denominati “Elfi”, progettati da RenzoPiano e Carlo Rubbia. È inoltreampiamente incoraggiata lacircolazione pedonale – supportata da

della falda freatica, anch’essa inquinata,sarà estratta dal sottosuolo per esserefiltrata, ma anche per essere usata comefonte di energia geotermica. Con unatemperatura costante di circa 17 gradi,l’acqua di falda sarà avviata in “pompedi calore” capaci di estrarne calored’inverno e cederlo d’estate. In seguitol’acqua è utilizzata per alimentare alcunicanali, destinati a ricordare la lunghezzadelle vecchie fabbriche scomparse. Ma icanali, la cui importanza ludica eambientale è ben nota, avranno anchela funzione di stabilizzare latemperatura dell’acqua, che potràdunque nuovamente filtrare nella falda,purificandosi. Un’altra parte dei suoli, inparticolare quelli su cui insisterà ilgrosso del parco, sarà bonificata contecniche di “phytoremediation”,attraverso l’uso di specie vegetali efunghi sotterranei in grado di smaltireelementi contaminanti, in simbiosi conla gestione in superficie di prati e alberi.Il calore estratto dall’acqua di faldapotrà essere utilizzato, insieme al “solaretermico”, per riscaldare acqua di usodomestico, ma potrà anche essereceduto alle 10 centrali elettriche di“trigenerazione” disseminate in tutte ilnuovo insediamento11. Il calore ottenutoper via geotermica può dunque essere

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Renzo Piano, Michel Corajoud, progetto per la valorizzazione delle aree industriali dismesse di Sesto San Giovanni (Milano).

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rilevante” è preferibile a “preciso mainutile”. In sostanza, avvicinarsiall’obiettivo, ovvero “colpire ilbordo” è sufficiente quando centrarel’obiettivo richiede ingente impiegodi tempo, sforzi e risorse; - il principio del “gruppo” secondocui se per l’analisi del problema ènecessaria un’informazione moltoaffidabile e gli indicatori adisposizione sono considerati troppoimprecisi, è meglio utilizzare ungruppo di tali indicatori che non unosolo perfetto. Se tutti gli indicatoridel gruppo danno lo stesso segnale,questo può essere consideratoaffidabile. Per ridurre la complessità, il primoapproccio può essere di tipogerarchico. Un esempio è costituitodalla gerarchia di scala territoriale,dal locale al globale, dall’ambitoamministrativo comunale a quelloprovinciale, a quello regionale. Inambito urbano, dal quartiere allazona territoriale omogenea, alla città.Nel passaggio lungo la scalagerarchica un indicatore puòmantenere la sua identità mapotrebbe presentarsi un problema diintegrazione degli indici sulla scalaverticale, tra dimensione globale elocale, oppure dai tempi brevi aimedi ai lunghi. Ciò può avvenire, adesempio, integrando l’indice suterritori di dimensione crescente osulla scala temporale.Parte della ricerca, condottanell’ambito della Tecnica e dellaPianificazione Urbanistica, in corsoall’interno del dottorato iningegneria civile per l’ambiente e ilterritorio dell’Università degli Studidi Salerno, è attualmente indirizzataallo studio di una procedura in gradodi analizzare e governare, alla scaladi ambito fondiario e territoriale, iprocessi di trasformazioneurbanistica. L’obiettivo è perveniread un indice che consenta dicontrollare, in maniera quantitativa,il grado di sostenibilità tanto delsingolo intervento edilizio ancora daattuare, quanto quello di un tessutourbano esistente, attraversol’individuazione di ambiti omogeneiper caratteristiche energetico-ambientali.

L’indice di sostenibilitàRoberto Gerundo*, Isidoro Fasolino**, Michele Grimaldi**, Alessandro Siniscalco**

sostenibilità in tale ambito. È deltutto evidente quanto siaindispensabile l’allineamento tra laprogettazione architettonica e laprogettazione urbanistica sostenibili,poiché scelte strategiche,pianificatorie e normative noncalibrate sulla sostenibilità,potrebbero rendere inefficaci lerealizzazioni puntuali sul territorio,per quanto modellate sui principidella ecosostenibilità e rispettose deiparametri di qualsivoglia protocollo .L’approccio ingegneristico pone difronte ad una serie di sceltecomplesse, tra le principalicertamente quella dei parametri utiliall’analisi e al controllo delfenomeno. Definire un set diindicatori comporta estrapolare dallarealtà del fenomeno o del processoalcuni suoi aspetti che riteniamosignificativi per descriverlo e, quindi,per poterlo governare. ma, proprioper questa esemplificazione,dobbiamo talvolta aggregarne alcuniper poter interpretare i diversiparametri interconnessi. Divienequindi indispensabile, da un latofornire assieme al set di indicatori eparametri anche il modello cognitivoper poter correttamente interpretarel’informazione, dall’altro limitare lacomplessità che potrebbe assumerel’algoritmo. D’altra parte, nellacostruzione di un sistema diindicatori valgono, tra gli altri, dueprincipi guida (Nilsson, Bergstrom,1995): - il principio di “colpire il bordo”,secondo il quale “impreciso ma

La sostenibilità ambientale eenergetica nella progettazione urbanasi impone oggi in maniera ineludibileall’attenzione sia dei city makers chedei city users. Paradossalmente, ciòavviene quasi in coda ad un processoche ha riguardato la produzioneantropica prima alla piccola scala, sipensi all’ecolabelling deglielettrodomestici, dei materiali dacostruzione, per poi investire inmaniera significativa l’architetturaalla dimensione del singolo edificio,del suo aspetto tecnologico eimpiantistico, della suaintegrazione/interazione con lacomponente vegetale . Allo stato, inambito edilizio coesistono diversiprotocolli (Breeam, Leed, Gbc, Hqe,Casaclima) ormai consolidati, basatisu di una serie di indicatori checonsentono di controllare l’interoprocesso edilizio,dall’approvvigionamento deimateriali da costruzione perl’edificazione, al loro smaltimentoe/o reimpiego al termine del ciclovitale dell’opera (LCA, life cycleassessment), contemplando nel mezzol’aspetto manutentivo e ilmantenimento in uso (con relativiconsumi energetici e conseguentiemissioni inquinanti).Nel territorio dell’urbanistica, ilrinnovato interesse ai criteri disostenibilità energetico-ambientale èrelativamente recente, nella misurain cui recenti sono gli approcciscientifici di codificazione eprotocollazione di procedure,parametri, indicatori e indici di

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Le aree tematiche prese a riferimentosono state derivate da uno studiocondotto per implementare un modellodi Regolamento Urbano e EdilizioComunale eco-energetico diaccompagnamento del Pianourbanistico Comunale1 e sono leseguenti:1. Copertura vegetale del suolo2. Permeabilità del suolo3. Riduzione del fenomeno dell’“isoladi calore” urbano4. Morfologia urbana.A tali aree tematiche è stato associatoun opportuno set di indicatori:- Quantità e caratteristiche

dimensionali della copertura vegetaledel suolo

- Rapporto di permeabilità del suolo- Coefficiente di riflessione delle

superfici esposte all’irraggiamentosolare

- Geometria dell’edificio- Orientamento dell’edificio- Distanze tra gli edifici- Fattore di visuale libera

1. Per considerare la presenza vegetalesu una superficie fondiaria (oterritoriale), stimata sia in terminiquantitativi che qualitativi, intendendoper qualità lo sviluppo in altezza delleessenze, ci si è avvalsi del coefficientedi occupazione del suolo (cos) vegetale(Arnofi S., Filpa A., 2000), noto inletteratura. Il cos vegetale è unindicatore di modesta complessità chesi propone di affiancare agli indicatoriinerenti il costruito una misura dellapresenza vegetale, approssimando lapercezione visiva di differenti assetti diverde urbano, anche in funzione dellapermeabilità dei suoli e della

ritenzione idrica. Si calcola, rispettoalla superficie fondiaria o territoriale,mediante la formula:

cos vegetale = ?(Salb+Halb) +(Sav+Hav)? / Sf

dove: Salb = superficie occupata dagli alberi;Halb = altezza degli alberi;Sav = superficie occupata dalle aiuolee dal verde pensile; Hav = altezza delle aiuole (per le qualise ne assume una virtuale di 10 cm) edel verde pensile;Sf = superficie fondiaria. 2. Il potenziale approvvigionamentodiretto della falda acquifera vienetenuto in considerazione attraverso ilsemplice indicatore del rapporto dipermeabilità:Rp = Sp/Sf

dove:

Sp = cioè la superficie permeabiletotale del lotto è data dalla sommadelle singole superfici esposte alleacque meteoriche considerate in baseal loro grado di permeabilità.

Ψi = coefficiente di deflusso delmateriale di cui è composta la i-esimasuperficie permeabile.

3. Eseguendo una lecita riduzione delfenomeno dell’isola di calore urbanaagli aspetti di assorbimento/riflessionedella frazione infrarossa dellaradiazione solare e del reirraggiamentoartificiale dovuto alla morfologiaurbana, si è deciso di inserire

nell’algoritmo il coefficiente diriflessione medio (cfr. RegioneCampania, Dgr 659/07 “Obiettivo D9”):

dove:

Cm = coefficiente di riflessione mediodell’organismo edilizio

Ci = coefficiente di riflessione delsingolo materiale

Ai = superficie coperta con un datomateriale

Indicatore che, quindi, consente dicontrollare il coefficiente di riflessionemedio, di tutte le superfici esposte adirraggiamento, dell’intervento edilizioo urbanistico.

4. Gli ultimi quattro indicatori,anch’essi di agile applicazione, sonostati selezionati per rappresentarecomponenti di apprezzabile significatodella morfologia urbana. I primi due,in particolare, possono essere messi instretta correlazione con l’efficienzaenergetica passiva dell’edificato. Con la geometria, o compattezza,dell’edificio (cfr. Dlgs 192/05, Dlgs311/06, Dir 2002/91/CE “rendimentoenergetico in edilizia”), si consideranoi parametri del volume riscaldato edella superficie disperdente, riuniti nelrapporto S/V, che, naturalmente,fornisce informazioni positive quantopiù bassi sono i valori risultanti.Per l’orientamento rispetto al “percorsosolare” (cfr. Regione Campania, Dgr

I1 = f(cos vegetale =?(Salb+Halb) + (Sav+Hav) ?/ Sf) indice normalizzato per il controllo dellacopertura vegetale

I2 = f(Rp=Sp/Sf) indice normalizzato per il controllo dellapermeabilità del suolo

I3= ) indice normalizzato per il controllo delfattore di albedo dei materiali da costruzione

I4 = f(S/V, ·, D, VL, ) indice normalizzato per il controllo deifattori di morfologia urbana.

Tabella 1. Indicatori di sostenibilità urbanistica

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659/07 “Obiettivo D1”), viene assuntocome optimum la disposizionedell’edificato secondo l’asse est-ovest,con valori decrescenti fino al minimocorrispondente alla variazione angolaredi +/- 45? rispetto all’asse ideale.Con gli ultimi due indicatori, distanze(D) e rapporto di visuale libera traedifici (VL), si è teso a contemplare gliaspetti morfologici delle scelteurbanistiche (o analizzare quella di uninsediamento esistente) attraverso ilrapporto metrico reciproco tra gliorganismi edilizi. Gli indicatoriselezionati sono venuti a convergere inquattro indici normalizzati, denominatidi sostenibilità urbanistica. (Tab. 1)

La formulazione dell’ ISIU, nell’attualeconformazione del work in progress,ha assunto, quindi, l’espressione:

ISIU = p1I1 + p2I2 + p3I3+p4I4

somma algebrica pesata definitanell’intervallo 0, 1.

Obiettivo della formulazione dell’ISIU,come accennato, è di poter utilizzareuno strumento di agevole applicabilitàal fine di:1) indirizzare e governare i nuovi

interventi urbanistici e edilizi;2) verificare, attraverso la rispondenza

agli indici dell’algoritmo, lecaratteristiche di eco sostenibilitàdell’urbanizzato esistente.

Per fare ciò si è avviata una analisiparametrica su un numerostatisticamente significativo di isolatiesistenti, differenziati per epoca, eisolati tipo, a partire dall’applicazionedei singoli indicatori. In questo modosi intende indagare il campo divariazione di ciascuno di essi, al finedi individuare dei range di variazionein grado di interpretare le diversecaratteristiche energetico ambientali equindi validare valori soglia delI’ISIUche consentano di esprimere giudizicirca la sostenibilità delle nuove

trasformazioni indotte da interventiurbanistici preventivi.

* Presidente Inu Campania, Università degli Studi diSalerno.** Università degli Studi di Salerno.

Note1. R.Gerundo, A.Siniscalco “La sostenibilità eco-energetica nei Regolamenti urbanistico-edilizicomunali (Ruec). L’esperienza del Comune di Baiano(AV)” in, UrbanisticaINFORMAZIONI n.224 marzo-aprile 2009, pag.25.

Riferimenti bibliografici e link utili- Indicatori Comuni Europei, consultabili on line alsito della Comunità Europea:http://ec.europa.eu/environment/urban/common_indicators.htm- Indicatori di sviluppo sostenibile in Italia,consultabili al sito del Consiglio Nazionaledell’economia e del Lavoro:http://www.portalecnel.it-Arnofi S., Filpa A., 2000 “ L’ambiente nel pianocomunale” Il Sole 24 Ore, 2000- AA.VV., 2009 “Per un’altra campagna. Riflessioni eproposte sull’agricoltura periurbana”, Maggioli .

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Sviluppo e ambiente: un’integrazione possibile attraverso la

valutazione ambientale strategicaUn'opera collettanea che accoglie il messaggio scaturito dal convegno nazionale VAS 2009: una nuovainterpretazione dell'ambiente, letto in chiave positiva e funzionale alle scelte consapevoli di trasformazione del territorio, vero motore dello sviluppo. Pagine 250, € 25

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Pubblicazione in corso di stampa INU Edizioni

casa editrice fondata nel 1995 dall’Istituto nazionale di urbanistica

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Si assiste ad un ulteriore passo inavanti con l’approvazione del Bando digara per la realizzazione deiProgrammi Urbani Complessi 2 (aprile2008), i quali puntano ad elevare lavivibilità e la qualità del contestourbano, compreso il centro storico,integrando soprattutto, sia gliinterventi che le risorse, la dimensioneedilizia-urbanistica, ambientale edeconomica, invitando le attivitàproduttive (commerciali, artigianali,turistico-ricettive) ad investire sulmiglioramento o sul nuovoinsediamento di attività, percontribuire alla rigenerazione dellacittà, sia sotto il profilo ambientale chesocio-economico.I Puc2 definiscono, infatti, il sistemaintegrato di azioni volte a conseguire“il miglioramento della qualitàabitativa e del complesso insediativoresidenziale attraverso ilperseguimento di più elevati standarddi tipo ambientale e di sicurezza, apartire dalla riduzione dellavulnerabilità del patrimonioimmobiliare pubblico e privato,attraverso l’adeguamento deifabbricati, dei loro impianti e delleinfrastrutture pubbliche, puntuali e arete, al fine di conseguire servizi conadeguati livelli di sicurezza e disostenibilità ambientale, conparticolare riguardo al risparmioenergetico, all’uso contenuto dellerisorse, alla riduzione degli inquinantie la cura estetica dei manufatti”.Inoltre, i Puc2 promuovono interventidi housing sociale e l’integrazionesociale tra diverse tipologie di utenza,il miglioramento dell’accessibilità edella mobilità, anche conl’individuazione di nuovi percorsi conmobilità alternative e l’individuazionedi percorsi culturali e museali,comprendenti anche i locali storiciesistenti, definendo modalità digestione, che assicurino anche formepermanenti di auto sostentamento oltreal mantenimento, l’insediamento e lavalorizzazione di attività commercialiartigianali, turistico-ricettive,professionali, direzionali e di serviziinnovativi. Quest’ultimo aspetto, legatoad azioni di marketing urbano, risultaessere un nodo centrale nelle politicheRegionali, infatti il bando di gara

Umbria: sostenibilità edilizia eurbanisticaAlessandro Bruni*, Piero Toseroni**

patrimonio edilizio esistente, inparticolare nei centri storici. Se nelleprime forme di programmazione siponeva molto di più l’accento sulladimensione sociale ed economica dellasostenibilità, vista nell’accezione piùampia, ci sarà una evoluzione deiprogrammi urbani complessi, cheesplicitamente richiamerannol’attenzione verso azioni e interventivolti al miglioramento delle condizioniambientali dell’insediamento urbanoda riqualificare. A questo proposito,per la prima volta, viene richiamato ilconcetto di sostenibilità in ambitourbano nei Contratti di Quartiere diseconda generazione (settembre 2003).Per la prima volta, infatti, si dàparticolare importanza, non solo allariqualificazione edilizia ed urbanistica,all’incremento delle infrastrutture edella dotazione di servizi pubblici eprivati, ma anche al miglioramentodelle condizioni ambientali,all’integrazione sociale edall’incentivazione dell’offertaoccupazionale, nonché al recupero diisolati o manufatti danneggiati daeventi sismici o altre calamità, ovveroa vulnerabilità elevata, per i quali ènecessario un intervento diprevenzione sismica. Inoltre i nuoviContratti di Quartiere promuovonoanche la partecipazione degli abitantialla definizione degli obiettivi,contribuendo al raggiungimento diquella qualità sociale, che insieme allaqualità ambientale ed economica,contribuiscono ad arricchiremaggiormente il concetto disostenibilità.

Richiamando brevemente una dellenumerose definizioni di sostenibilitàdello sviluppo urbano, ormaiampiamente condivise, si tenterà diillustrare il percorso, più o menoorganico, condotto dalla RegioneUmbria rispetto all’insieme degliaspetti compresi nel concetto stesso disostenibilità. A questo scopo sirichiama la definizione offerta daRoberto Camagni che recita: “(…)possiamo definire lo sviluppourbano sostenibile come un processo diintegrazione sinergica e di co-evoluzione fra i grandi sottosistemi dicui la città è composta (il sistemaeconomico, il sistema sociale, ilsistema fisico - built and culturalheritage – e il sistema ambientale) chegarantisce un livello non decrescente dibenessere alla popolazione locale nellungo periodo, senza compromettere lepossibilità di sviluppo delle areecircostanti e contribuendo allariduzione degli effetti nocivi dellosviluppo sulla biosfera (…)”.1

Richiamando la ricca esperienza umbranel campo della programmazionecomplessa, a partire dalla LeggeRegionale n. 13 del 1997, si puònotare come la Regione Umbria si siadotata di uno strumento operativo diprogrammazione economica eterritoriale, quale i Programmi UrbaniComplessi, con l’obiettivo diriqualificare la città sotto il profilourbanistico, edilizio ed ambientale,mediante la riorganizzazione delsistema della residenza, dei servizi,delle urbanizzazioni e delleinfrastrutture ed il recupero del

La sostenibilità nelle pratiche della progettazione urbana

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Urbanistica INFORMAZIONI

interventi di edilizia residenziale,finalizzati alla sperimentazione disistemi innovativi nel campo dellabioarchitettura e del risparmioenergetico. Successivamente, dopol’emanazione della Lr 17/2008 “Normein materia di sostenibilità ambientaledegli interventi urbanistici ed edilizi”,la Certificazione ambientale è statarecepita nel Bando di concorso perl’assegnazione di contributi per larealizzazione di edifici residenziali dadestinare alla vendita, che adottinosoluzioni sperimentali e riproducibilinel campo della bioarchitettura e delrisparmio energetico. L’importanza cheviene attribuita alla certificazioneambientale risulta dal fatto che, dei100 punti a disposizione nei criteri divalutazione delle proposte d’intervento,50 sono assegnati al comfort, allasalubrità dell’ambiente abitato, allasostenibilità ambientale del processoedilizio ed abitativo, al risparmioenergetico e alle fonti di energiarinnovabile, per il quale verrà preso inconsiderazione il punteggio conseguitodal progetto nella Valutazionepreliminare della sostenibilitàambientale di cui alla Lr17/08.Rispetto al percorso tracciato, ci siaspetta una maggiore integrazione, inmateria di sostenibilità edilizia eurbanistica, delle azioni con una giàdimostrata consapevolezzadell’importanza del ciclo politiche-programmi-progetti, in cui però sipercepisce una certa estraneità delpiano.

* Redazione Inu Umbria.** Inu Umbria.

Note1. R. Camagni, “Lo sviluppo urbano sostenibile”, p.29, in R. Camagni (a cura), Economia e pianificazionedella città sostenibile, Società editrice il Mulino, 19962. Regione Umbria, “Certificato energetico alle case eincentivi urbanistici per chi costruisce in classi A oB”, in Edilizia e Territorio, Dossier, n. 42, 2009

può prevedere premi volumetrici, finoad un massimo del 20%, per le nuovecostruzioni che ottengono laCertificazione di sostenibilitàambientale in classe A, e fino ad unmassimo del 10% in caso diCertificazione di sostenibilitàambientale in classe B. Altresì, perquanto riguarda il “recupero”,stabilisce che gli edifici a destinazioneresidenziale possono essere demoliti ericostruiti con un incremento dellaSUC (Superficie Utile Coperta) fino adun massimo del 25% di quellaesistente in caso di conseguimento diCertificazione almeno in classe B.La Regione, inoltre, per dare corpo allepolitiche attivate, che hannosviluppato una certa qualità dellaprogrammazione urbana e dellaprogettazione degli interventi,introduce, a cavallo tra la scala ediliziae quella urbana, un bando checonsente di integrare la Bioarchitetturacon il Social Housing, nel pieno spiritodella Lr 17/2008 sopra richiamata. Iprimi bandi che finanziavano, a partiredal 2006, interventi di bioarchitettura,attingevano alle risorse predisposte perl’edilizia residenziale. Infatti, conl’emanazione della Lr 23/2003 “Normedi riordino in materia di ediliziaresidenziale pubblica”, si prevedevano

prevede punteggi elevati, nei criteri divalutazione, proprio nei confronti diquesto particolare aspetto deiprogrammi.L’attenzione verso la sostenibilità degliinterventi edilizi e urbanistici vienerimarcata dalla Regione Umbriaattraverso l’emanazione della LeggeRegionale n. 17 del 2008, con la qualela Regione, tra le prime d’Italia2, sidota di uno strumento di Certificazionedi Sostenibilità Ambientale degliinterventi urbanistici ed edilizi “al finedi promuovere la salvaguardiadell’integrità ambientale e il risparmiodelle risorse naturali secondo i principidello sviluppo sostenibile”. Definendo“norme e criteri di sostenibilità daapplicarsi agli strumenti di governo delterritorio e agli interventi edilizi” estabilendo, secondo i criteri definiti daun apposito Disciplinare Tecnicoderivante dal Protocollo Itaca, lavalutazione e la certificazione delleprestazione di sostenibilità ambientalee degli edifici.Successivamente, con la LeggeRegionale n. 13 del 2009 (Piano Casa)la Regione ha trovato una efficaceforma di incentivazione relativamentealle azioni di sostegno per l’ediliziasostenibile delineata nella Lr 17/08.Viene stabilito, infatti, che il Comune

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Comune di Umbertide – Lottizzazione “Le Monache”. Certificazione di Sostenibilità ambientale e targaenergetica dell’edificio prevista dalla Lr 17/2008

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insediamenti esistenti, nonché con leinvarianti strutturali individuate dalPiano Urbanistico Generale – ancheattraverso la redazione di elaboratigrafici e testuali specifici. Allo stessomodo, le analisi dei fattori climatico-ambientali (clima igrotermico eprecipitazioni, possibilità di sfruttamentodi fonti energetiche rinnovabili oassimilabili, disponibilità di luce naturale,clima acustico) e delle criticità ambientalidel contesto in questione risultanofondamentali per la definizione disoluzioni progettuali in grado di produrresignificativi effetti sul miglioramento delcomfort urbano e la mitigazionedell’impatto dei nuovi insediamenti. Incoerenza con le definizioni dei contestiindividuati dagli strumenti dipianificazione regionali2, i Criteripropongono indicazionisull’atteggiamento progettuale daperseguire nelle parti di città in cui, eaccanto alle quali, ci si trovi ad operare,al fine di evitare la generazione di formeurbane fuori scala e paesaggisticamenteimpattanti, e di stabilire rapporti visualicon gli elementi del paesaggio,costruendo skyline rispettosi del contestoe in armonia con esso. L’invito dei Criteriè quello di orientare le scelte progettualiin maniera critica rispetto ai principiordinatori dei tessuti preesistenti,valutando l’articolazione dello spaziopubblico, la localizzazione delleattrezzature di interesse collettivo, lerelazioni con la campagna, la definizionedi gerarchie spaziali e visive, la tutela ela valorizzazione delle invarianti e ilcorretto inserimento paesaggistico. Unelemento di novità introdotto dai Criterinell’apparato normativo regionale èrappresentato dal tema della qualità dellospazio pubblico e del disegno di suolo. Alpiano/progetto si chiede di operaresecondo il principio della continuitàdello spazio pubblico, costruendorelazioni e sinergie tra attrezzature espazi pubblici esistenti e di progetto,garantendo l’accessibilità e la fruibilità, ilmix di funzioni private e pubbliche dirango urbano e locale, gerarchie chiare,riferimenti spaziali riconoscibili, varietàdi texture e materiali, attenzione alleutenze deboli, definizione deltrattamento delle pertinenze. Inoltre iCriteri introducono requisiti di elevataqualità ambientale per gli spazi aperti,

Puglia: criteri per i Piani esecutiviAnnarita Marvulli*, Patrizia Pirro**

esecutivi; la sostenibilità ambientale,infine, considerata secondo un’accezioneampia e ormai condivisa, che comprendesia il tema dell’ecologia che della qualitàdello spazio urbano.Risparmio energetico, riduzione diemissioni inquinanti, comfort urbano silegano ai temi dell’inserimentopaesaggistico degli interventi, dellaforma dell’impianto urbano, dellegerarchie spaziali: sono due lenti, cheoperano congiuntamente sul progettoattraverso una logica di tipo inclusivo,denominate la prospettiva morfologica ela prospettiva ecologica, considerate inrapporto di stretta reciprocità ecomplementarità; esse costituiscono ilnocciolo centrale del documento. Lemotivazioni di un simile approcciorispondono all’urgenza di riportare alcentro della riflessione il tema dellaforma urbana, legata a doppio filo alcontesto fisico in cui si opera e allostesso tempo all’orizzonte nuovo dellasostenibilità. La trattazione dei temiriguardanti le questioni della qualitàambientale e morfologica degliinsediamenti si articola nel corpo deiCriteri a partire dalla definizione dellecoordinate per la contestualizzazionedell’intervento, sia esso rivolto allariqualificazione dell’esistente, piuttostoche alla definizione di nuovi impiantiurbani.I Criteri richiedono quindi al PianoUrbanistico Esecutivo di rendere esplicitele relazioni spaziali che l’interventorealizza con il contesto fisico in cui sicolloca - ovvero con il palinsestoterritoriale fatto di orografia, percorsistorici, trame fondiarie, assetti vegetali,

La sostenibilità dello sviluppo, intesasecondo una visione integrata delle tredimensioni, ambientale, economica esociale, costituisce il principio ordinatoredei Criteri per la formazione e lalocalizzazione dei Piani urbanisticiesecutivi della Regione Puglia, una delleparti in cui è articolato il DocumentoRegionale di Assetto Generale (DRAG)1.I Criteri, definitivamente approvati nelnovembre 2010, si rivolgono allapianificazione urbanistica attuativa, unambito centrale in ordine agli obiettivi diperseguimento della qualità urbana,momento fondamentale di raccordoprogettuale tra la scala del pianocomunale e il progetto dei singoliinterventi edilizi. I Criteri sono redatticon l’obiettivo di declinare in indirizzi ecodici di comportamento per la praticaprogettuale i concetti di sostenibilitàambientale, sociale ed economica, che necostituiscono i capisaldi. Si riconosceinfatti come la scala della pianificazioneesecutiva, quella più vicina alla concretarealizzazione delle trasformazioni, siaquella nella quale debbano prendereconsistenza e trovare concreta attuazionei principi cardine della sostenibilità: lasostenibilità economica, stabilendo equecondizioni di trattamento e diregolazione del rapporto pubblico-privato, attraverso criteri per agevolare lafattibilità e applicare la perequazioneurbanistica; la sostenibilità sociale,perseguendo il massimo coinvolgimentodella popolazione nella definizione deiproblemi e individuazione dellesoluzioni, attraverso criteri per favorire lapartecipazione delle comunità locali alprocesso di formazione dei piani

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Urbanistica INFORMAZIONI

adempimento alle norme e intraprendereun percorso di ricerca della qualità delletrasformazioni più profondo, ampio econdiviso.

* Architetto, Politecnico di Bari.** Architetto, Politecnico di Bari.

Note1. Il Documento Regionale di Assetto Generale (DRAG)previsto dalla legge regionale 20/2001, è costituito da uninsieme di atti amministrativi e di pianificazione volti,tra l’altro, a determinare gli indirizzi, i criteri e gliorientamenti per la formazione, il dimensionamento e ilcontenuto degli strumenti di pianificazione provinciale ecomunale, nonché i criteri per la formazione e lalocalizzazione dei piani urbanistici esecutivi. Taliindirizzi e criteri sono stati elaborati con la consulenzadel Dipartimento ICAR del Politecnico di Bari.2. I Criteri propongono un’articolata descrizione dellemorfologie ricorrenti nelle città pugliesi a partire dallaclassificazione in contesti codificata degli Indirizzi per iPUG contenuti nel DRAG e dall’analisi dei tipiinsediativi urbani presente nell’Atlante del PianoPaesaggistico Territoriale Regionale; tale descrizione, daintendersi come lettura influente sul progetto, ha anchel’obiettivo di sottolineare come il recupero dellatradizione possa superare la soglia della citazionestilistica per costituirsi come metodo di lavoro in gradodi recuperare elementi di sostenibilità insiti nella cittàstorica.

I Criteri, anche in riferimento alletradizioni più consolidate di matriceanglosassone in merito alla produzionedi linee guida per la realizzazione degliinterventi, non presentano un repertoriodi regole predefinite; piuttostosostengono la riflessione progettualeattraverso spunti, esempi, indirizzimetodologici e strumenti operativi, conl’intento di promuovere una nuovacultura progettuale in professionisti,amministrazioni e comunità destinatariedelle trasformazioni urbane. La lorostruttura aperta, di tipo prestazionalepiuttosto che regolativo, è mirata afornire criteri, appunto, per definire lescelte e i contenuti specifici del progettoin modo argomentato e non riduttivo,nonché per consentirne la valutazione daparte della amministrazione comunale,della comunità e dello stesso progettista.Ciò, se da un lato rende più complessa lavalutazione delle singole scelte, dall’altrocostituisce una sfida necessaria persuperare i meccanismi del puro

richiedendo un approccio bioclimaticoalla progettazione degli spazi aperti, oltreche dei volumi edilizi, mirato almiglioramento del microclima esterno eal comfort dell’insediamento urbano. Sipropongono, inoltre, alcuni principi digestione ecologica delle urbanizzazioniprimarie realizzabili alla scala delcomparto urbano e alcuni criteri per laprogettazione del verde e la scelta delleessenze. In coda alle indicazioni dicarattere ecologico e morfologico, ildocumento è corredato da schedeprogettuali di approfondimento che,attraverso alcuni casi esemplificativi,affrontano le questioni ricorrenti neicontesti periferici e marginali delterritorio pugliese, riguardanti larelazione con lo spazio rurale,l’accessibilità e i caratteri della mobilità,gli aspetti formali e funzionalidell’insediamento. Nei casi esemplificativisi definiscono gli obiettivi progettuali e siesplicitano attraverso schemi graficialcune modalità di intervento.

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Criteri PUE: schematizzazione delle analisi di contesto Criteri PUE: ipotesi metodologiche di intervento, casi esemplificativi

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per anziani. Individuate le funzioni, si ècercato di capire, per ognuna di esse, inquale arco di tempo si potrebbe svolgere- mattina, pomeriggio, sera - quali sonole condizioni microclimatiche più idoneeall’esercizio di ogni attività. Larappresentazione dello stato di fatto –rilievi e matrice bioclimatica -restituisce delle importanti informazionisulle condizioni di benessere dellospazio considerato. Altre analisi effettuate sono state disupporto alla progettazione per la sceltadei materiali – studio del fattore di vistadel cielo in diversi punti dell’areaconsiderata - e per la distribuzione delcalore, con lo studio delle isoterme dellostato di fatto, delle fasi intermedie diprogetto e della fase finale del lavoro. Prima di affrontare il tema di progettosi è creata una mappa delle “vocazioni”delle aree. Ad esempio, uno spaziosoleggiato e in scia, senza vento, diinverno è adatto ad ospitare attività abasso indice metabolico, così come unospazio ombreggiato e ventilato in estateconsente di giocare e fare attività adelevato indice metabolico. Si trattaquindi di verificare la collocazioneottimale delle funzioni prescelte inragione dei requisiti che esse richiedonoe comprendere come è possibilemigliorare le condizioni di partenza ecome mitigare le condizioni sfavorevoliattraverso il progetto. Il progetto ha preso in considerazione lacorrispondenza tra funzioni e

Trinitapoli: indicatori per la progettazione dello spazio apertoLaura Rubino*

zone dove si percepisce maggiorebenessere/malessere. L’esperienza è statarappresentata attraverso il disegno diuna matrice bioclimatica, ovvero unaplanimetria del luogo che indica le areedi sole/vento e sole/scia e le aree diombra/vento e ombra/scia in giornatecritiche in inverno ed in estate. Chiabita un luogo è spesso colui checonosce meglio le esigenze, l’età di chipratica e frequenta quel dato luogo,cosa avviene e potrebbe avvenire. Lamancanza di confronto con gli abitantiha portato a progettare anfiteatri ecampetti di gioco dove nessuno ne fauso. Quanto emerso nel corso diconversazioni dirette ed informali hasuggerito di prevedere una pista daballo, un campo di bocce, un’area giocoper bambini di diverse età, delle sedute

I Criteri per la redazione dei PianiUrbanistici Esecutivi della RegionePuglia affrontano il tema dellaprogettazione urbanistica di dettagliocon il fine di promuovere in ambitourbano la sostenibilità, declinata nellesue componenti ambientale, economicae sociale. Prima che soluzioni e regole,si propongono indirizzi, strategie, criterida assumere come metodo di lavoro perassolvere al delicato compito diconseguire una maggiore qualità negliinterventi di nuova costruzione eriqualificazione urbana. Le linee guidarappresentano un supporto per duepossibili scenari: 1.strutturare previsioni, strumenti,indicatori e declinare le norme tecnichedi attuazione di un piano urbanisticoesecutivo; 2. progettare un intervento a scalaurbana.L’esperienza che si descrive rientra nelsecondo caso, sviluppa il progetto direcupero di piazza di Piazza dellaCostituzione a Trinitapoli, utilizzando leindicazioni previste nelle linee guida.L’esperienze è stata compiuta all’internodel laboratorio pratico del Master postuniversitario in Bioarchitettura®. La progettazione comincia con unaaccurata analisi del sito; in questasperimentazione il rilievo del verde,dello stato di conservazione dellepavimentazioni e degli elementi diarredo urbano viene completato conl’ascolto degli abitanti, con l’analisi delclima, con lo studio delle brezze e dellearee soleggiate ed in ombra. Lo spaziourbano viene esplorato verificandodirettamente con il proprio corpo1 le

La sostenibilità nelle pratiche della progettazione urbana

18 luglio isoterme calcolo della distribuzione del calore.

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Urbanistica INFORMAZIONI

incrementando l’ombreggiamento per iperiodo estivo con alberi e rampicanti afoglia caduca, creando barriere ai ventie studiando i materiali più opportuni infunzione della propria capacità termicae delle ore di esposizione delle superficial sole. Le strategie utilizzate per ilprogetto, considerato che non siinterviene sui fabbricati esistenti, sonoquindi legate prevalentemente ai“parterre” ed agli ombreggiamenti”2.In particolare, l’area della piazza è statasuddivisa in due macro-zone:??una zona dedicata al gioco deibambini, in prossimità degli edifici anord;??una zona centrale dedicata ad attivitàricreative (campo bocce, pista da ballo,pergolato e chiosco ristoro, sosta econversazione).La riconfigurazione della piazza conl’aumento delle superfici a verde e dellearee pavimentate prevede lariorganizzazione della viabilità, dellesezioni stradali, dei parcheggi, riducendoil più possibile sia la velocità e l’impattoacustico dei veicoli che la superficieasfaltata e pavimentata.Nell’area bambini è’ stata prevista unarimozione totale dell’asfalto presente esono state individuate due aree giochiper bambini, distinguendole per fasced’età, con la creazione di aree dipavimentazione inerbita drenante o inpietra posata a secco. Lungo i percorsi,nelle aree giochi per bambini e suimarciapiedi pertinenti alle residenze lavegetazione esistente è stata integratacon nuove alberature e con nuovesedute all’ombra.L’area centrale della piazza è statasuddivisa da due percorsi perpendicolaritra loro in tre zone distinte: la partecentrale destinata come area per il balloall’aperto; la zona a ovest per il campoda bocce e nella zona a sud è statoprevisto un pergolato per il gioco acarte e un chiosco-bar in legno. Dalleanalisi effettuate l’area centrale dellapiazza risulta la più problematica intutto l’anno: in estate l’area è quasisempre soleggiata e in inverno prevalela condizione di ombra/vento. Ilprogetto prevede durante il giornoattività a basso metabolismo mentre perla sera attività a medio/altometabilismo. Le nuove alberature e lapresenza di acqua mitigano le ore di

bocce ai margini dello spazio centrale,le aree per i bambini sono state inseritein stretta prossimità degli alloggi. Ilpasso successivo è stato migliorare irequisiti delle aree individuate

caratteristiche dello spazio urbanoevidenziate dalla matrice bioclimatica edalla mappa delle vocazioni: lo spazioper il ballo è stato collocato al centrodella piazza, le sedute ed il campo da

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Sovrapposizione delle ombre pomeriggio estate.

Studio del fattore di vista del cielo.

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l’attuazione di una nuova urbanitàsostenibile basata sulla facilitazionedell’accesso ai beni pubblici e alle retidelle infrastrutture, contrastando lenette separazioni tra le funzioniurbane che incrementano lo sprecoenergetico e aggravano i danniall’ambiente. Per una città che sappiarisparmiare risorse, suolo, spostamentied energia, si suggerisce di intervenireutilizzando risorse minime econsentendo in prossimità delleabitazioni l’accessibilità a strutture,servizi urbani e spazi di svago.L’utilizzo degli spazi scolastici inorario extra-curricolare ha trovatoattuazione in città come Firenze,Bolzano e Manerbio (BS) che hannopuntato sull’apertura delle scuole, inorari e periodi diversi da quelliscolastici, per attività volte a creareoccasioni e spazi di incontro, afavorire un proficuo utilizzo deglispazi e del tempo libero, ad aprire lascuola alla domanda culturale delterritorio convenzionandosi conIstituzioni pubbliche. Larifunzionalizzazione degli spazi apertiannessi agli edifici ha previsto chedivengano spazi pubblici disponibiliper la cittadinanza con attività dicarattere ricreativo, culturale, sociale esportivo, organizzate da Istituzioni,associazioni e gruppi di cittadini.Le amministrazioni comunalidispongono di numerosi strumenti perintervenire sull’edilizia scolastica conpratiche urbane sostenibili che,superando la puntuale singolarità degliinterventi, abbiano un carattere didiffusione e di progetto dimostratore,

Riqualificazione sostenibile delle attrezzature scolasticheGiovanna Genovese*

Il patrimonio dell’edilizia scolastica,nato con l’urgenza imposta dallascolarizzazione di massa degli anni ‘50e ’60, è frequentemente caratterizzatoda un elevato livello di degrado edobsolescenza che richiede impegnativiinterventi di riqualificazione. Peraltro,in quegli anni l’edilizia scolastica èstata spesso concepita in maniera nonintegrata con i tessuti urbani,progettata con spazi aperti noncorrelati ai tracciati viari, perimetratisecondo soluzioni non interfacciatecon lo spazio pubblico e con superficiverdi ridotte. Accanto a condizioni didegrado e inadeguatezza, siriscontrano carenze rispetto all’attualequadro normativo in termini disicurezza, accessibilità e rendimentoenergetico, unitamente ai limiti diinserimento degli edifici e degli spaziscolastici nei tessuti urbani. I necessariprocessi di riqualificazione richiedonodunque di misurarsi sul piano degliinterventi relativi agli edifici e aglispazi aperti, con la ricerca di identità ecaratterizzazione dei luoghi accanto auna risposta alle tematiche emergentidella vivibilità urbana, dellapartecipazione e del miglior controllodelle condizioni di comfort urbano,individuabili nei consolidati principidella sostenibilità locale. Tali finalità trovano riscontri da unlato in documenti normativi e diindirizzo e dall’altro in buone praticheattuate in contesti nazionali. La “Cartaurbana europea II - Manifesto per unanuova urbanità” (2008), adottata dalCongresso dei poteri locali e regionalidel Consiglio d’Europa, raccomanda

maggiore soleggiamento. Nell’areadestinata al pergolato, in cui la matricebioclimatica ha evidenziato l’assenza diventilazione, è stata ipotizzata un’areafruibile da parte di anziani per losvolgimento di attività a bassometabolismo (sosta, conversazionegiochi a carte). E’ stato previsto unsistema di ombreggiamento cheprotegge in estate e che lascia filtrare ilsole in inverno. Nell’area ad ovest dellapiazza l’ombra in estate è garantita nelleore mattutine dalla presenza dellealberature e nel pomeriggio dallacondizione di ombra-vento. Alcontrario, in inverno l’area è soleggiatae non ventilata nelle ore mattutine. E’stato previsto un campo bocce checomporta lo svolgimento di attività abasso metabolismo.Il sole, l’ombra, la velocità delle brezze,le abitudini, i desideri dei cittadini sonoquindi imput fondamentali per unprogetto di rigenerazione urbana,mentre un sistema di analisiapprofondito aiuta a individuare nuoviindicatori e misurare le performance intermini di accumulo di calore, dibenessere. Se è pur vero che glistandard del D.M. 1444/1968condizionano ancora oggi il progettodella città pubblica e sono unriferimento per i programmi integrati edinnovativi, si richiede oggi un diversoapproccio al tema della qualità dellospazio urbano. I vincoli che provengonodalle prescrizioni delle normedovrebbero essere trasformati inindicatori qualitativi legati alla vivibilitàsociale ed ambientale; per ogni standardbisognerebbe declinare più fattori,disaggregare i macrotemi del verde,delle attrezzature, delle urbanizzazioniper valutare prestazioni quali fruibilità,comfort, attrattività, sicurezza.

*Architetto, Universus - Csei, Bari.

Note1. “La città è uno spazio del quale facciamo esperienzacol nostro corpo. E quindi partirei da questo livellodella quotidianità delle nostre pratiche dentro la città,col nostro corpo. L’umido, il secco, l’ombra, il sole, ilfreddo, il caldo, il posto dove si scivola, il posto dovesi fa fatica per salire su un gradino, eccetera. Se siparte da questo livello minimo, credo che ci sia moltoda fare nelle nostre città...” Intervista a BernardoSecchi, gennaio 2002.2. DRAG - Linee guida per i PUE in La prospettivaecologica.

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sistema a rete innestato in un ampioprogetto urbano in cui gli spazi apertidi pertinenza degli edifici, trattati averde, diventino parte dei tessutiurbani, fruibili dalla cittadinanza ecapaci di migliorare la vivibilità e ilmicroclima urbano. In particolare,alcuni istituti scolastici sono giàoggetto di tale ipotesi di programmacon l’eliminazione delle recinzioni. Laricaduta di tali azioni ripetute e diffusealla scala urbana consentirà diorganizzare programmi dicoinvolgimento delle famiglie, disviluppo di attività sportive ericreative per la cittadinanza, diincremento dell’offerta di spazi aperti everdi per il quartiere. Strategicirisultano i casi in cui le scuole sonosituate in prossimità dei quartieri diedilizia popolare socialmentedegradati. La definizione degli interventi diriqualificazione avviene mediante unprocesso di partecipazione teso acostituire una relazione sinergica traamministratori pubblici, istitutiscolastici, tecnici e strutture di ricercacome l’Università a supporto delprogramma, al fine di informare econdividere gli obiettivi del bandoP.O.N. e della parallela azionestrategica comunale. Le sceltecondivise degli interventi, effettuatesulla base di audit con i diversi attoridel processo di riqualificazione e sullabase di questionari indirizzati allevarie categorie delle utenze scolastiche,si inseriscono in una prassi di buonapratica sostenibile per il progettourbano, fondandosi su attività diconfronto e di partecipazione alprogetto sostenibile. Il programma si fonda su un approccioorientato alla sostenibilità locale per ladiffusione alla piccola scala delleazioni intraprese, sulla base diinterventi appropriati in relazione allediverse tipologie e agli specificicaratteri ambientali dei luoghi. Ladimensione ambientale incidedirettamente sul problema dellariqualificazione urbana, dove l’analisidel contesto rappresenta uno deglielementi prioritari di indirizzo per ladefinizione progettuale.

*Università di Napoli Federico II.

tematiche della sostenibilità le azionipromosse dal bando P.O.N. “Ambientiper l’apprendimento”, nato dall’apportocongiunto dei Ministeri MIUR eMATTM, fatte propriedall’Amministrazione comunale conl’obiettivo di considerare il fattoreambientale e la promozione di un usoecoefficiente delle risorse comecondizione per una migliore qualitàdella vita e fattore capace divalorizzare l’indotto economico edoccupazionale alla scala locale. Oltreagli interventi tecnici, finalizzatiall’efficienza energetica e alla messa anorma degli impianti, le azioniqualificanti con ricadutesull’incremento della sostenibilitàurbana previste dal bando sono quelletese al miglioramento dell’accessibilitàe dell’attrattività delle strutturescolastiche. Gli interventi diriqualificazione degli edifici sonofinalizzati all’efficienza e al risparmioenergetico (isolamento, integrazione diimpianti fotovoltaici e di solaretermico sugli edifici pubblici,illuminazione a LED), attraverso unprocesso partecipativo che formi eresponsabilizzi gli studenti. E’intenzione dell’amministrazionecomunale utilizzare i contributi P.O.N.all’interno di un disegno strategicocomplessivo, basato su diverse formedi finanziamento, in cui l’ediliziascolastica riqualificata costituisca un

nella convinzione che programmi diuna certa complessità possanocostruirsi secondo regie attente amettere a sistema progetti e iniziativeche, pur di diversa provenienza,convergano verso un condivisoobiettivo di progetto urbanosostenibile.All’interno delle buone pratiche concui si cerca di includere gli interventisull’edilizia scolastica entro una piùampia ragione di progetto urbanosostenibile può essere individuatal’azione recentemente avviatadall’Amministrazione comunale diCasalnuovo di Napoli per attuareinterventi finalizzati allavalorizzazione di una parte delpatrimonio scolastico pubblico conricadute sull’ambiente urbano e sultessuto sociale. L’amministrazione ha preliminarmenterecepito gli obiettivi delineati dalMinistero dell’Ambiente e della Tuteladel Territorio e del Mare aderendo albando “Il sole a scuola” per la richiestadi un finanziamento pubblico peralcuni istituti scolastici, al fine direalizzare impianti fotovoltaici incopertura, impegnandosi ad avviarecontemporaneamente un’attivitàdidattica di monitoraggio energetico edi interventi di razionalizzazione erisparmio energetico con ilcoinvolgimento degli studenti. Rivestono particolare aderenza alle

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Riqualificazione degli spazi aperti di pertinenza dell’edificio scolastico I Circolo Didattico De Curtis,Plesso Corso Umberto a Casalnuovo di Napoli.

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garantire il risparmio dell’uso dellerisorse naturali (suolo, energia,acqua), la ripermeabilizzazione delsuolo urbano. Le azioni ammissibiliall’interno dei Progetti Integrati per lePeriferie riguardano lariqualificazione dell’insediamento,attraverso interventi sul patrimonioedilizio esistente e gli spazi pubblici,la riorganizzazione dell’assettourbanistico, il miglioramento dellaqualità ambientale, la promozionedell’occupazione ed il contrastoall’esclusione sociale, l’incrementonella dotazione di servizi e spazipubblici e di aggregazione e di serviziprivati, ricreativi, sportivi,commerciali, interventi sull’housingsociale e sulla mobilità sostenibile.Il PIRP che si sta portando avanti aTaranto, nella zona di Lama Talsano,in un quartiere connotato da forticaratteristiche di degrado, restituiscela volontà di considerare i principiispiratori del dibattito in atto sullasostenibilità urbana. Gran parte dell’area coinvolta nelprogramma rientra, secondo il PianoRegolatore vigente, nella ZonaResidenziale in applicazione della L.167; in realtà nell’area non esiste unostrumento attuativo in vigore poichéil P.d.Z. inizialmente approvato risultasuccessivamente annullato.Nonostante ciò il paesaggio urbano ècaratterizzato dalla presenza di edificiresidenziali di grande dimensioneconcepiti in stretta relazione con unospazio pubblico in cattive condizionio mai realizzato.L’ambito si caratterizza per la fortepresenza di abusivismo urbanistico eper un degrado che si rivelaparticolarmente accentuato nelle areeresidenziali ERP-CIPE; attualmenterisultano numerose le aree destinate astandard e inattuate, in stato di totaleabbandono ma in alcuni casicaratterizzate da usi spontanei, eduna serie di fenomeni (concentrazionedi microcriminalità giovanile,dispersione scolastica,mercato/alienazione degli alloggi diproprietà comunale) testimoniano ildisagio che connota la popolazionedel quartiere. La scarsa presenza diservizi e il cattivo stato delleurbanizzazioni ha spinto gli abitanti

Taranto: strategie di riqualificazione urbanaValentina Carpitella*

infrastrutturali e il miglioramentodell’efficienza energetica (trasportourbano integrato, infrastrutturetecniche, efficienza energetica degliedifici); la promozione di politiche perla valorizzazione delle reti sociali eculturali.Ambiti di intervento prioritari sonosempre le aree degradate, o quelle chestanno per degradarsi, attraversopolitiche per la riduzione delleineguaglianze e la prevenzionedell’esclusione sociale. Tra queste ilsocial housing, il miglioramento deglistandard abitativi, il potenziamentodell’economia locale (agevolare lanascita di nuove imprese e crearenuovi posti di lavoro), ilmiglioramento di istruzione eformazione, il miglioramento dellarete di trasporto pubblico.Gli interventi attuati in Europadimostrano come necessaria sia unaregia pubblica o legata a una fortestruttura pubblico-privata, che siponga a garanzia degli interventi dasviluppare.I Programmi Integrati per laRiqualificazione delle Periferie che sistanno attuando in Pugliarappresentano senza dubbio delleoccasioni di innovazione: in primoluogo perché, sotto il profilonormativo, sono concepiti comestrumenti avanzati, proprio a partiredall’esperienza dei progetti urbaniintegrati; in secondo luogo perchécampi di sperimentazione per lapromozione della sostenibilità urbanaattraverso la rigenerazione ecologicadella città, prevedendo azioni atte a

Nella riqualificazione urbana siintrecciano, da un lato, la definizionedi un modello per la rigenerazione(progetto urbano integrato) giàsperimentato con gli Urban e conalcuni programmi nazionali (contrattidi quartiere) e regionali (si pensi aiPIRP in Puglia), dall’altro l’emergeredi nuove esigenze (si pensiall’housing sociale) che acquistanonuova centralità nelle esperienze piùrecenti.Il minimo comun denominatore chelega le nuove sperimentazionicondotte in ambito urbano, a livellonazionale ed europeo, è sicuramentel’attenzione alla sostenibilità, intesanel suo significato più ampio. Ne èmanifestazione la Carta di Lipsia sullecittà europee sostenibili, cherappresenta un insieme di intenti chefanno da sfondo ad esempi diriqualificazione urbana che stannoportando alla realizzazione di quelliche vengono definiti quartierisostenibili.I temi introdotti dalla Carta di Lipsiariguardano l’approccio integrato,multidimensionale e multiattoriale,alle politiche urbane, riprendendo untema sviluppato dall’Unione Europea,e un’accezione comune di qualitàurbana, che contempli unadimensione ambientale ed energetica,una sociale, una economica egestionale, una estetica, morfologica efunzionale.L’integrazione dei progetti ha alcunifocus: la centralità dello spaziopubblico come cuore del paesaggiourbano; la modernizzazione delle reti

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attrezzati specializzati (sport, tempolibero, orti urbani).La gestione degli spazi può essereaffidata agli abitanti (come nel casodel sistema degli orti urbani) o aprivati che attraverso la gestione dipiccole attività commercialiprovvedono alla cura degli spaziverdi.Il vero limite della proposta risiedenell’impossibilità di realizzare con ifinanziamenti disponibili i progetti inprogramma: il bando regionale haprivilegiato l’intervento sull’ediliziaesistente e le altre priorità sono statedettate dal Quartiere. Per il resto,almeno in una prima fase, sarannorealizzati stralci della opere previste,anche se si sta tentando di studiareipotesi di architetture finanziarie(project financing) che supportino gliinvestimenti previsti.

*Inu Abruzzo.

Note1. Fanno parte della cabina di regia tre consulentiesterni, l’arch. Giuseppe Trovato, l’arch. GianmichelePanarelli, l’arch. Vincenzo De Palma ed ilrappresentante tecnico dell’IACP di Taranto arch.Rocco Cerino, insieme all’arch. Mario Romandini peril Comune di Taranto. Responsabile delProcedimento è l’arch. V. La Gioia. Chi scrive,insieme all’arch. Giorgio Carnevale, all’arch. SergioCapuzzimati e all’ing. Claudia Pacifico hacollaborato con l’arch. De Palma ai progetti dirimodulazione delle unità minime di interventopubbliche.

alloggi comunali.Coerentemente con le finalità deiPIRP, concepiti come strumenti in cuicentrali sono bisogni, desideri,aspettative degli abitanti, fino ad oggiil processo si è sviluppato sulla basedi un’ampia partecipazione. Lasostenibilità è stata intesa, all’internodi questo progetto, in senso ampio:ambientale, economico, sociale egestionale. Se il recupero dell’insediamentopubblico pone problematiche connessealla bioedilizia, gli urgenti interventisulle reti in prossimità delle zoneabusive costituiscono azioni minute equanto mai necessarie; l’interventosulle aree a standard inattuatecostituisce un’azione incisiva suglispazi aperti da riconnettere per creareuna spina dorsale verde, che migliorila qualità della vita del quartiere ecostruisca allo stesso temo un sistemadi luoghi identitari.In tal senso i centri attrezzatidivengono luoghi per lasperimentazione di interventi dibioedilizia, per la localizzazione diinfrastrutture energetiche da fonterinnovabile integrate nell’architettura,per la localizzazione di parchi urbani

del quartiere a mobilitazioni ed inalcuni casi ad un impegno direttonegli interventi di risanamento deglisazi pubblici.La proposta di PIRP, è stata sviluppatagrazie alla costituzione di una cabinadi regia1 composta da consulentiesterni alla Pubblica Amministrazioneche si è affiancata ad un ampio staffdi tecnici comunali.Complessivamente il programmaprevede tre interventi privati (attivitàcommerciali, residenze e parcheggi) equattro interventi pubblici, chedivengono i nuovi spazicaratterizzanti il quartiereinterconnessi da un percorso verdepedonale e ciclabile. Questi ultimiprogetti sono localizzati in areeinutilizzate originariamente destinatea standard o coinvolgonodirettamente l’edilizia residenzialepubblica di proprietà comunale.Nell’ordine prevedono la realizzazionedi un parco di quartiere, concepitocome parco agricolo, e di un centrosociale per gli anziani; di un parcosportivo con strutture di servizio;della nuova sede circoscrizionale e diun’area verde; della riabilitazione,secondo il Protocollo Itaca, di alcuni

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Progetto del centro sportivo di quartiere. Rimodulazione delle Unità minime di intervento.

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circuito territoriale), recuperando inparticolare il deficit infrastrutturalecon le altre città – regione europee.L’Amministrazione comunale diVaredo, assieme a 25 partner pubblicie privati, ha candidato il ProgettomiBRI al Bando Expo dei TerritoriVerso il 2015, promosso dallaProvincia di Milano e da MilanoMetropoli Agenzia di Sviluppo1. IlBando si era posto l’obiettivo direalizzare un parco progetti in gradodi raccogliere le progettualità piùmature dell’area metropolitana,sottoponendo i progetti vincitori allaSocietà di Gestione dell’Expo 2015.Uno dei progetti più rilevanti dellaproposta presentata era rappresentatodal riuso e dalla rigenerazioneambientale dell’area ex Snia4 unaproposta “di riqualificazione urbana eambientale per Milano e la Brianza, trail Seveso e il Villoresi”. Il Piano diGoverno del Territorio, adottatodall’Amministrazione comunale nelluglio 2009 e approvato dallaProvincia nel gennaio 20105, haindividuato, a partire dal Bando, l’areaex Snia quale ambito ditrasformazione strategica, disciplinatoda una specifica Scheda (Area B6, ExArea Snia – Viscosa)6.

I contenuti

In questa sede non sono descritti icontenuti urbanistici generali dellaproposta, ma messi in luce i caratteriambientali ed ecologici checaratterizzano il Masterplan: il grandeparco (integrato allo spostamento deldepuratore e alla centrale dicogenerazione); il recuperodell’archeologia industriale in unnuovo quartiere contemporaneo (Expò-design); la nuova Stazione; il nuovoformat energetico e la riorganizzazionedelle reti tecnologico – energeticheurbane.

Il parco Expò SniaAll’interno del nuovo sistema deiparchi urbani previsti dalla scalaprovinciale, s’inserisce il parco dellaSnia (27 ettari, che interessa altri duecomuni oltre Varedo). Un sistemaconcepito come una grande stanzaverde, una pausa inedificata all’interno

Varedo. Il MasterplanExpò Snia 2015Piergiorgio Vitillo*

corso la predisposizione del pianourbanistico attuativo. Il Masterplanscompone le previsioni in differentisistemi urbani, comunque finalizzati adefinire una figura organica e unitaria,che ricrei un vero e proprio pezzo dicittà, fortemente integrata con i tessutiurbani esistenti e i sistemi(infrastrutturali, ambientali einsediativi), che caratterizzano la realtàurbana e territoriale di Varedo. Unprogetto che prova a ridisegnare evalorizzare l’ambiente e il paesaggio,riconsegnando quello che oggi è unrecinto invalicabile alla fruizionecollettiva e visiva.

Il Bando della Provincia e il nuovoPgt

I limiti territoriali e socioeconomicidella regione urbana milanese siespandono ben oltre i confiniamministrativi provinciali (sia milanesiche briantei), in una città - territorioche interessa più di 7 milioni diabitanti, 12 Province, tre Regioni.Nella regione urbana milanese, l’Expo2015 (per il quale sono attesi 29milioni di visitatori), può costituireun’occasione straordinaria perriqualificare i territori, cosìÏ come lo ful’Expò del 1906, inaugurato inconcomitanza con l’apertura deltraforo del Sempione e che ebbe partedecisiva per l’industrializzazione dellaLombardia. Questo a condizione che sipensi al rafforzamento di quellaregione urbana più vasta di cui è parte(passando da una logica di poloespositivo a quella di sistema –

La vecchia fabbrica rinasce

La Snia di Varedo è una delle tantefabbriche che caratterizzavanol’articolato sistema delle areeproduttive della Snia Viscosa sparse intutta Italia1. Il complesso di Varedo,circa 48 ettari nel cuore della neonataProvincia di Monza e Brianza, a sedicichilometri a nord di Milano e a trentadalla Svizzera, allungato sulla Vecchiastrada Comasina che scorre ai marginioccidentali del compendio, ha smessodi produrre alla fine degli anniSettanta2. Dopo alterne vicendesocietarie, la nuova proprietà haproposto un assetto finalizzato al riusoe alla riqualificazione dell’area3. IlMasterplan predisposto incentra lapropria attenzione sui temi dellerelazioni con il contesto urbano, delrisparmio energetico (dallacogenerazione alle fonti alternative,alla riduzione degli impatticomplessivi); del rispetto e dellasalvaguardia dell’ambiente (con lacreazione di aree verdi fruibili e diconnessioni pedonali e ciclabili);dell’uso dell’acqua come elementounificatore e caratterizzante (conparticolare attenzione ai suoi caratteriarchitettonici e paesistico - ecologici).La proposta del Masterplan è primaconfluita in un Bando promosso dallaProvincia di Milano (cuil’Amministrazione comunale di Varedoha partecipato); successivamente nelleprevisioni del nuovo Piano di Governodel Territorio (PGT), predispostodall’Amministrazione comunale. Incoerenza con le finalità del Bando edelle previsioni del nuovo PGT, è in

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del denso sistema insediativo dellaBrianza, che rappresenta unimportante nodo ecologico epaesaggistico all’interno del sistemadella rete verde provinciale. Il parco sicaratterizzerà per la presenzadell’acqua, non solo ai finipaesaggistici ma anche a quelliricreativi, sportivi: un grande specchiod’acqua potrà ospitare diverse attivitàsportive e ludico – ricreative. Integratoal parco, è prevista la realizzazione delnuovo depuratore (ipogeo e atecnologia avanzata), che dialoga siacon il parco (un nuovo paesaggioderivante dalla rimodellazione delsuolo), che con la nuova viabilità est –ovest che attraversa l’area: unacopertura verde praticabile lo rendeorganico e in continuità con il piùgenerale disegno paesaggistico eambientale. Lo spostamento deldepuratore consente al contempo direstituire al Seveso una parte diterritorio oggi occupata dal depuratore,con la realizzazione di progetti dirilevante impatto collettivo e sociale:un parco fluviale fruibile, l’ecocittà deiragazzi, percorsi ciclabili in rete con ilParco del Grugnotorto e con il sistemadelle ville storiche. Ma rilevante anchedal punto di vista ambientale: larigenerazione degli ambienti d’acqua,il ripristino della qualità biotica delfiume e delle sue sponde, alle quali siaggiunge la divulgazione delle nuovetecnologie sostenibili e lasperimentazione di tecniche innovativeper il risparmio energetico e laproduzione di energia da fontirinnovabili. A fianco del nuovodepuratore eà prevista la realizzazionedi una centrale di cogenerazione, dacui diparte la nuova rete diteleriscaldamento che fornirà energia atutti gli edifici pubblici esistenti e diprogetto ma anche agli edifici privatidi nuova realizzazione.

Expo-designIl progetto parte dall’idea di farerivivere la Snia attraverso le tradizionie la storia che le appartengono. Più diun terzo della vecchia fabbrica diVaredo, la parte più nobile e antica(circa 9 ha), verrà recuperata e riusatamantenendo l’impianto tipologico eurbanistico esistente. All’interno degli

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Le tematizzazioni del masteplan

Masterplan Expò design

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periodo di massimo splendore alla Snia lavoravanopiù 7.000 operai.3. Lo sviluppatore è la Marconi 2000, che si èavvalso di differenti consulenze: la Federico OlivaAssociati_FOA per gli aspetti urbanistici e tipologici,Ci. Tra per la mobilità, TEI per gli aspetti ambientali,Urbangantt per la compatibilità commerciale, TemaEngineering per il coordinamento.4. 168 sono stati i progetti presentati al Bando, 42dei quali premiati, 694 le organizzazioni partecipanti(Enti pubblici, non profit, università e scuole,associazioni di categoria), che hanno elaboratoprogetti riconducibili a 3 assi tematici: il Sistemaalimentare; l’Energia e l’Ambiente, la Cultura,l’accoglienza e il turismo, fattori strategici per lariuscita dell’Expo milanese. La proposta di Varedo èstata premiata nell’asse dell’Energia e dell’Ambiente.5. Il Piano di governo del territorio (Pgt) è lostrumento urbanistico di scala locale introdotto dallaLr 12/2005 e articolato in tre strumenti (Documentodi piano, Piano delle Regole, Piano dei Servizi). l Pgtdi Varedo è stato redatto da Massimo Giuliani (BCGAssociati), mentre la Vas (Valutazione AmbientaleStrategica) è a cura di Carlo Gerosa.6. I principali dati di sintesi quantitativi della Schedasono i seguenti: St= 482.786 mq, It = 0,5 mq/mq,Indice premiale = 0,2 mq/mq, Indice perequativo =0,1 mq/mq, Destinazioni d’uso = 40% residenza, 60%terziario/commerciale.

spazi recuperati della vecchia fabbrica,nascerà il Museo del design e dellaproduzione d’arredo, che hacaratterizzato la storia di uno dei piùsignificativi distretti produttivi dellaBrianza. Gli edifici della vecchiafabbrica diventeranno un “centrocommerciale naturale”, come un centrostorico vero e proprio. Riconversioneurbana combinata a riqualificazioneedilizia, così da trasformareradicalmente il vecchio quartiereindustriale e dare nuova vita e lavoroalla città. Anche le funzioni sarannomescolate in modo fortementeintegrato e complementare: laboratori,spazi artigianali e funzioni espositive(prevalentemente al piano terreno);funzioni commerciali e pubbliciesercizi (anche queste prevalentementeal piano terreno); funzioni terziarie eresidenziali collegate alle attivitàartigianali e commerciali(prevalentemente al secondo e terzopiano). Un distretto commerciale cheriprende tipologicamente emorfologicamente i caratteri sia dellacittà storica (malamente imitata daimoderni outlet), che degli edifici dellavecchia fabbrica recuperati per l’Expò-design. Un sistema di viali e percorsipedonali, interrotto da piazzette escorci prospettici, su cui si affaccianole vetrine e gli edifici, con funzioniintegrate da spazi espositivi e dapubblici esercizi.

La nuova Stazione (un ponte fra le parti)Il potenziamento della linea ferroviariaregionale Milano – Asso (le lineeferroviarie suburbane S2 e S4, inseriteall’interno del Passante ferroviariomilanese), con la contestualerealizzazione del terzo binarioferroviario, consentiranno di darenuova accessibilità al sistema urbanodi Varedo, fornendo un servizioregolare e cadenzato (un treno ogni 15minuti). La trasformazione urbanisticae il riuso dell’area consentiranno dicollegare il potenziamentoprogrammato della linea ferroviaria aun’operazione più complessiva diriqualificazione urbanistica, non solodell’ex comparto industriale ma di unaparte consistente della città. La nuovaStazione del sistema ferroviario

suburbano, arretrata rispetto allaStazione esistente, a ponte sul fascioferroviario e che si allungata suentrambi i lati dei binari, si sviluppacon due corpi paralleli all’andamentodella ferrovia, sia ad est (lato città),che ad ovest (lato Snia) dei binari; conun elemento a ponte (galleria diservizio e commerciale), che li collega.La nuova viabilità di connessione trala Comasina e la Stazione ferroviariaricalca la giacitura di via Garibaldi, lavecchia strada d’ingresso alla fabbrica.

Il nuovo format energeticoIl nuovo format energetico non develimitarsi al rispetto delle norme vigentiper il sistema edilizio e laprogettazione architettonica, maestendersi al disegno e allaconfigurazione fisico – morfologicadella nuova città, in coerenza con gliobiettivi di risparmio energetico e dicontenimento delle emissioniclimalteranti e con le strategie dipromozione dell’efficienza energeticadei tessuti urbani nel loro complesso.Privilegiando soluzioni tecniche eimpiantistico/tecnologiche, di materialie soluzioni tali da minimizzare ilconsumo energetico dell’edificio e leemissioni in atmosfera, ma favorire ilrisparmio e l’ottimizzare energeticacon una coerente progettazioneurbana, attenta alla localizzazione ealla disposizione degli edifici, maanche del sistema del verde, deglispazi aperti e delle reti tecnologiche edenergetiche urbane.

* Politecnico di Milano.

Note1. Nel 1917, su iniziativa di Riccardo Gualino e diGiovanni Agnelli, nasce a Torino la Snia, “Società diNavigazione Italo-Americana (Snia)”. Agli inizi deglianni Venti, la Snia modifica il proprio core businessproduttivo (cambiando anche l’originariadenominazione in “Società Nazionale IndustriaApplicazioni Viscosa”), diventando negli anni ’50 e’60 uno dei più grossi complessi italiani del settoredelle fibre tessili artificiali (rayon in particolare), constabilimenti in tutta Italia. I più importanti a CesanoMaderno, Varedo e Ceriano Laghetto (Monza eBrianza), Magenta (Milano), Vercelli, Vittorio Veneto(Treviso), Torviscosa (Udine), Galliera (Bologna)Paliano-Anagni (Frosinone) Rieti, Pisticci (Matera).Nonostante la dismissione della quasi totalità degliimmobili, la Snia è tuttora attiva nella produzione difibre tessile, nella chimica di base e nei prodottibiomedicali.2. Tra gli anni Sessanta e Settanta la fabbricacontribuìÏ a una forte immigrazione, soprattutto dalVeneto e dal sud d’Italia. La città di Varedo passa dai5mila abitanti del 1950 ai 13mila del 1980: nel

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La sostenibilità nelle pratiche della progettazione urbana far convivere le funzioni urbane dieccellenza (presenti e future) con legrandi e piccole trasformazioni inatto nella Zai storica, con lariqualificazione urbana diffusa deiquartieri, all’interno di un quadro dimobilità e di infrastrutture ambientali,definito e realizzabile in tempi certi.Rappresenta lo scenario di avvio diun programma sicuramentepluridecennale in cui valorizzare lafattibilità e la concretezza dellesoluzioni di insieme immediatamenteattivabili, in grado di generare effettidi rigenerazione urbana e ambientaleprolungati nel medio periodo.

Lo sviluppo operativo della Vas

Per Verona Sud i nodi criticievidenziati dalla Vas sonoprincipalmente due: la realizzazionedi un trasporto rapido di massa e ilrinnovamento dell’infrastruttureecologiche della città, in particolaredel sistema fognario.La realizzazione di un efficacetrasporto pubblico di massa dicarattere filoviario (e in futuroaggiornabile in un sistema tramviario)è finalizzata a ridurre la componenteprivata della mobilità almeno del30%, con riferimento soprattutto altraffico che interessa l’asse medianodi Viale del Lavoro4 e la viabilitàcomplementare. Con il Masterplan di Verona Sud sonostati valutati gli scenari di fattibilitàinfrastrutturale possibili e individuatele condizioni più rapide e opportuneperché le elevate prestazioni deltrasporto pubblico potessero essereraggiunte in termini di velocità,regolarità, capacità e anche dicomfort ambientale.Un contributo non trascurabile per lanuova mobilità sostenibile delquadrante Sud è offerto da politiche“leggere” di riorganizzazione eriqualificazione dello spazio viario neitessuti residenziali dei quartieri e inquelli industriali riqualificati, cheoltre a consentire un’indubbia qualitàe sicurezza dello spazio abitabile,consente di erodere ulteriormente lequote degli spostamenti privati afavore delle modalità dolci.Il tema della infrastrutturazioneecologica della città si concentra sul

Il Masterplan di Verona SudPaolo Galuzzi

superficie di quasi 500 ettari,all’interno dei quali sono certamentepresenti significativi episodi disottoutilizzazione e dismissione, ma lamaggior parte del tessuto produttivo èancora attivo, pur esprimendoesigenze di rilocalizzazione e dimodernizzazione. Un tessuto fatto dipiccole e medie aziende all’interno diuna trama urbana costituita da uninsieme di edifici, di capannoni, distrade sempre troppo strette, di spaziverdi e dotazioni territorialiinsufficienti, che non hanno mai datoluogo a una vera e propria città.I clusters produttivi di Verona Sudpongono temi di riqualificazione e diriordino urbanistico e ambientale chenecessitano uno spettro più ampio dipolitiche, di programmi e di strumentid’intervento, diversificati e coagenti,capaci di restituire nel tempo, informa continua e dinamica, queglielementi di complessità, di gerarchiaurbana e di sostenibilità ambientaleoggi mancanti. Il Masterplan per Verona Sud2

coordina le indicazioni generali delPat con la disciplina regolativa eoperativa del Piano degli interventiattraverso forme di accordo pubblico-privato3, costituendo al contempo undisegno intermedio di carattereprogrammatico e strategico per lariqualificazione urbana e ambientale,e uno scenario di riferimento per lafattibilità e la sostenibilità degliinterventi. Principale obiettivo del Masterplan diVerona Sud è individuare soluzioniurbanistiche appropriate in grado di

Un progetto per un clusterindustriale

L’area di Verona Sud è una vasta arearesidenziale e industriale cresciuta findai primi anni del Novecento oltre ilmargine meridionale delle MuraMagistrali. Accoglie due popolosiquartieri di oltre 65.000 abitanti,complessi ospedalieri e facoltàscientifiche, le strutture della Fierarecentemente confermate nella attualeposizione e alcuni impianti produttividella prima industrializzazione ormaidismessi. Più a sud, incuneate tra iquartieri della periferia storicizzata, learee industriali della Zona agricolaindustriale (Zai)1, nate nel dopoguerrae dopo mezzo secolo già oggetto diuna profonda trasformazioneurbanistica ed edilizia. Il Piano di Assetto Territoriale (Pat) diVerona del 2007 assegna particolareattenzione al quadrante meridionaledella città, attribuendo allariqualificazione delle aree industriali eartigianali in trasformazione il ruolostrategico di rigenerare un tessutourbano in grado di ospitare e di farconvivere le istanze più innovativedello sviluppo futuro. Il riordino urbano e ambientale diVerona sud, una parte di cittàcomposita e articolata, non èriconducibile unicamente al tema delrecupero delle aree dismesse, alletecniche e politiche di intervento cheil recente passato ha consentito disperimentare intorno ai sitiabbandonati. Verona Sud, infatti, è unambito di circa 1.300 ettari, di cui iltessuto industriale copre una

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La gestione dei processi diriqualificazione urbana

Nella Zai storica, il graduale processodi riuso e di sostituzione edilizia si èorientato spontaneamente versoattività di commercializzazione e diservizio, forzando una disciplinaurbanistica di sostanziale confermadel carattere industriale. Unatrasformazione molecolare che si èdispiegata senza che la strutturaurbana e le dotazioni territorialitrovassero adeguamento alle nuovefunzioni, generando, di contro, uncrescente addensamento volumetrico ediffusi fenomeni di congestione.Il Masterplan per Verona Sud sviluppatale tendenza sostenendo l’avvio diun programma di trasformazione cheassicuri il radicamento di unapluralità di funzioni e di forme capacidi integrarsi con i tessuti circostantiesistenti con la rigenerazione dellospazio urbano della città pubblica.Attraverso una duplice disciplinaregolativa e operativa mettecontemporaneamente in atto azioni

città storica dalla rete nazionale erafforzandone quello invece di asseurbano generativo di nuove relazionitra le due parti di città che attraversa.La rimodulazione e l’allargamentodella sezione stradale nei tratti piùstretti consentirà di ottenere condizioniottimali per l’esercizio del trasportopubblico, di incrementare la sicurezzastradale e la ciclo-pedonalità, diattrezzare la dorsale principale delriordino dei servizi fognari e delle retienergetiche; ma soprattutto di rendereimmediatamente operativa lariqualificazione urbana e ambientalelungo l’asse, con un modestissimocoinvolgimento delle aree adiacenti.La nuova sezione del Viale Lavoro,variabile dai venticinque metri neipunti più critici agli oltre trentaduemetri della configurazione finale,consente di avere a disposizione findalla fase iniziale lo spazio necessarioper garantire l’esercizio in sedepropria del trasporto pubblico eriplasmare il carattere urbano dellastrada, per dotarla di filari dialberature e marciapiedi più larghi.

sistema fognario e della depurazione:lo stato di carenza della rete fognariaè talmente grave da essere addiritturaassente in porzioni significativedell’area di Verona Sud e del territorioperiurbano. Le criticità più graviriguardano allo stesso tempo gliscarichi al suolo degli insediamenticivili e produttivi. Un suolo che,peraltro, è particolarmentevulnerabile, trattandosi del grandeconoide atesino, serbatoio di risorseidriche essenziali per la città e ilterritorio veronese.La riqualificazione viaria di Viale delLavoro diviene, così, l’occasione perrealizzare una nuova dorsale fognaria,che innerverà tutto il sistema diVerona Sud.

Il riassetto urbanistico e ambientale

La riorganizzazione dell’asse viarioprincipale di Verona Sud èessenzialmente urbanistica, primaancora che viabilistica: promossaridimensionandone il ruolo attuale dicanale primario di penetrazione alla

Masterplan di Verona sud: riferimenti strutturali

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3. Gli accordi sono disciplinati dall’art.6 della LeggeRegionale del Veneto n.11/2004.4. Per semplicità viene di seguito indicato comeViale del Lavoro l’intero sviluppo dell’asse rettilineoche innerva il quadrante meridionale della città.Lungo circa sette chilometri, dal Casello di VeronaSud si spinge fin dentro la città storica,raggiungendo Piazza Bra e l’Arena. Nel suo sviluppoil Viale presenta una toponomastica differenziata:Viale delle Nazioni, Viale del Lavoro, Viale Piave,Corso di Porta Nuova.

e gerarchizzazione del sistemagenerale dell’accessibilità, dellacircolazione e della sosta, eliminandoi flussi di attraversamento impropri eprevedendo interventi di walkabilitynella viabilità locale; individuandoprecise strategie di riqualificazionedelle aree limitrofe ex industriali, perincrementare la quota di dotazionipubbliche e localizzare funzioniqualificanti; sostenendo la diffusionedi interventi di miglioramento dellafruibilità e messa in rete del sistemadel verde e delle centralità della cittàpubblica.

* Politecnico di Milano.

Note1. Per orientare lo sviluppo di Verona verso settoriindustriali non antagonisti all’agricoltura macomplementari, nel 1949 fu istituito il Consorzio perla realizzazione di una Zona Agricola Industriale(Zai), un quartiere industriale misto con attività dicarattere manifatturiero e di trasformazione -commercializzazione di prodotti agricoli.2. Il Masterplan di Verona Sud è stato elaboratodalla Foa Federico Oliva Associati nell’ambito dellaconsulenza ai Settori Pianificazione Territoriale eProgettazione Urbanistica qualità urbana delComune di Verona per il Piano degli interventi perl’ATO 4 – Verona Sud.

minute che incidono sulle piccoletrasformazioni diffuse e sulletrasformazioni più incisive regolateattraverso accordi, che consentirannodi generare uno spazio apertoporoso, liberando in tutti gliinterventi di riordino almeno il 50%della superficie per spazi aperti everde. Tra i temi rilevanti messi inluce dalla VAS, infatti, la carenza diverde urbano è totale nei tessutiindustriali e cospicua in quelliresidenziali. La valorizzazione di Viale del Lavoroe le grandi trasformazioni della ZAInon possono assorbire tutto ilpotenziale di rigenerazione attesa,lasciando irrisolte le criticità presentidove i quartieri residenziali dellaperiferia storicizzata convivono con irecinti dei tessuti produttivi,rinviando così nel tempo la domandadi servizi e spazi aperti. IlMasterplan risponde a tali bisogniindividuando diversi livelli di azionesu cui strutturare la riqualificazioneurbana della città esistente. In primoluogo, favorendo la riorganizzazione

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Masterplan di Verona sud: riferimenti morfologici

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La sostenibilità nelle pratiche della progettazione urbana sostenibilità ambientale riguardanosoprattutto la gestione della risorsa idricae la produzione di energia da fonterinnovabile. Con riferimento alla gestione dellarisorsa idrica in linea generale è statoseguito il criterio di recuperare le acquemeteoriche di ruscellamento in vascheinterrate al fine di riutilizzarle persoddisfare le esigenze di irrigazione, peril ricarico delle vasche ornamentali delleperdite dovute all’evapotraspirazione eper l’eventuale servizio antincendio. Talesistema di vasche consente di recuperarefino al 30% delle acque meteoriche adesse derivate a scopi irrigui, pari a circail 20% del fabbisogno irriguo al nettodelle precipitazioni utili. Il restantefabbisogno di acqua necessario perl’irrigazione del parco viene emuntodalla falda atteso l’esito positivo diindagine dedicata. Sostanzialmente perl’irrigazione del parco si risparmianocirca 90.000 m3/anno di acqua potabilepari al consumo annuo di circa 1.000persone (considerando un consumomedio giornaliero domestico di acquapari a 250 l/giorno/persona).Con riferimento all’uso di risorseenergetiche rinnovabili, il “Primo lottodel Parco Urbano” prevedel’installazione di un impiantofotovoltaico per la produzione e lavendita di energia elettrica, utilizzandocome superfici esposte quelle dellepergole dei percorsi pedonali e partedella copertura degli edifici del roseto.Nei successivi lotti del Parco Urbano siprevede l’installazione di pannellifotovoltaici sulla copertura delcapannone ex treno Morgan. L’energiaelettrica sarà utilizzata perl’illuminazione e per l’alimentazionedegli impianti tecnologici.Complessivamente nel “Primo lotto delParco Urbano” viene risparmiata 239tonnellata/anno di energia fossile edevitata l’emissione di 529tonnellate/anno di CO2.“Napoli Studios”: va prioritariamentetenuto conto che si tratta di unmanufatto di archeologia industriale,soggetto sia a vincolo architettonico chepaesaggistico. In tal senso ricade tra lecategorie escluse dall’applicazione dellanormativa in campo di risparmioenergetico. Tuttavia, pur tenendo contodei vincoli derivanti da un intervento di

Il Progetto Bagnoli: sostenibilità e vincoliCarmela Fedele*

nell’area dove sono ubicati tutti icantieri), che per competenza econoscenza tecnica del territorio;pertanto la consultazione con i soggettipubblici che operano nell’area e/o chehanno competenza sull’area è continua. Quattro le filiere in cui si articola ilprogetto: Ambiente, Turismo,Sport&Benessere, Innovazione. Inparticolare la filiera “Ambiente” ètrasversale a tutti i progetti ditrasformazione dell’area ed il tema dellasostenibilità ambientale orienta inmaniera significativa ciascuno deisingoli interventi ed il Progetto Bagnolinella sua globalità. Basterebbe solosottolineare che al posto della fabbricagli strumenti di pianificazione prevedonoun grande parco urbano, 130 ha, qualeazione di riscatto ambientale dell’areadopo cento anni di inquinamento. Entrando nello specifico del temasostenibilità ambientale, sviluppato inciascuno dei singoli interventi ad oggi incorso di collaudo e/o realizzazione e/oprogettazione, si mettono di seguito inevidenza i dati più significativirelativamente a tre opere pubbliche: - il “Primo lotto del Parco Urbano”, i cui

lavori sono in procedura di appalto; - “Napoli Studios”, i cui lavori sono in

corso;- la “Porta del Parco”, i cui lavori sono

in collaudo; oltre a far cenno ad altri interventi disostenibilità ambientale messi in attoanche in opere quali la Parco delloSport, nell’Acquario tematico, nel PoloTecnologico dell’Ambiente. “Primo lotto del Parco Urbano” (ca 38 hadei 130 previsti): i principali interventi di

Il Progetto Bagnoli è un’operazione diriconversione urbana dell’area industrialesiderurgica dell’ex Italsider e dell’exEternit (200 ha ca) e delle aree limitrofe(per un totale di 313 ha) situate al centrodel golfo di Pozzuoli (tra Nisida ePosillipo, Capo Miseno e Ischia, Procidae Capri). Le destinazioni d’uso delle areericonvertite sono definitive da un pianourbanistico attuativo approvato nel 2005dal Comune di Napoli. Lo stesso pianoha stabilito che la realizzazione delProgetto Bagnoli è affidata ad unaSocietà per Azioni di Trasformazioneurbana di proprietà pubblica, la“Bagnolifutura SpA di TU” costituita nel2002, che può operare solo sulle areeoggetto del piano1.La Società, in particolare, si occupa direalizzare direttamente la parte pubblicadelle opere previste nel piano (bonificadelle aree, creazione del parco urbano,realizzazione delle infrastrutture viarie,degli impianti sportivi, dei parcheggi,ecc.) e utilizza la disponibilità finanziariae/o la disponibilità di indebitamento perla parte di opere pubbliche non coperteda finanziamento pubblico o perl’acquisto dei terreni mancanti. LaSocietà, inoltre, vende ai privati i suolidi sua proprietà destinati, secondoquanto stabilito dal piano, al commercio,alla residenza e al terziario. I bandivincolano i privati, oltre al rispetto deitempi, anche alla qualità ambientale delprogetto in quanto inserito in un’area agrande valenza paesaggistica.La Società, per attuare la sua missionenei tempi e nei modi stabiliti dai sociazionisti, svolge nell’area un ruoloattivo, sia per presenza fisica (la sede è

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architettonici su alcuni manufatti. Tuttociò nel rispetto della normativa deilavori pubblici, combinata con quella incampo energetico, ambientale, sismico, etenuto conto della gerarchia delle fontinormative con particolare riferimento alrecepimento delle normative europee. Inoltre, tali vincoli normativi devonoessere filtrati attraverso le strategie –politiche ed economiche – sottese allescelte di pianificazione e devono tenerein conto il sistema delle risorsedisponibili (idriche, energetiche e,soprattutto, finanziarie), i costi digestione delle opere – sia nella fase dicantiere che in quella di esercizio – e leinterpretazioni tecniche, amministrativee giuridiche di tutti i singoli soggettipubblici preposti al rilascio delleautorizzazioni e dei pareri di legge,basate spesso sulla loro cultura in campoambientale e, non ultima, sulla loropersonalità non solo tecnico-innovativa.In altre parole la sostenibilità ambientaledi un progetto complesso, in generale, edel Progetto Bagnoli, nel caso specifico,deve fare i conti con una molteplicità difattori non sempre oggettivi. Tutto ciòsignifica che anche per ottenere ilmigliore risultato in termini disostenibilità ambientale il costoprofessionale, economico-finanziario,anche derivante da tempi non certidell’iter approvativo, è un costoassolutamente elevato che va tenuto inconto nella valutazione del risultatoottenuto. Spesso, infine, le soluzioniautorizzate sono il risultato di unamediazione tecnica piuttosto che ilmigliore risultato in termini diperformance ambientale. Ne discendeche, nell’ambito del contesto descritto,l’obiettivo da raggiungere è anchel’implementazione di “modelli di buonepratiche” al di là della mera valutazionesulla redditività dell’investimento.

** Direzione Progetti Bagnolifutura SpA.

Nota1. Per informazioni, immagini e ulteriori dati sull’attivitàin corso a cura della Bagnolifutura si rimanda al sitowww.bagnolifutura.it; in particolare, con riferimento aisingoli interventi e allo stato dei cantieri, si rimandaalla sezione www.bagnolifutura.it/cantieri.php

Sono state utilizzate unità di trattamentodell’aria dotate di recuperatori di calore,in grado di recuperare fino al 55%dell’energia termica dall’aria diespulsione. Non ultime le modifiche in corso d’operahanno portato ad un significativopotenziamento dell’impianto fotovoltaicofino all’installazione di 968 moduli peruna potenza totale installata che risultapari a 199.7 kWp. La producibilitàstimata è pari a circa 255.000kWh/anno, che rappresentaapprossimativamente il 20% delfabbisogno energetico annuo stimatodel complesso.Interventi di sostenibilità ambientalesono stati previsti anche nel “Parco delloSport“ (si fa particolare riferimento allarealizzazione del biolago, cherappresenta una riserva idrica tale dasoddisfare le esigenze irrigue del Parcodello Sport con un’autonomia di circa 7giorni), nel Polo tecnologicodell’ambiente (con un sistema integratodi interventi per l’ottimizzazione dellerisorse idriche ed energetiche),nell’Acquario tematico (impianto solaretermico per la produzione di acqua caldasanitaria).Anche nel primo bando per la venditalotti edificatori, infine, si richiedonoproposte progettuali in grado digarantire elevati livelli di risparmioenergetico, utilizzo di fonti rinnovabili,gestione efficiente della risorsa idrica,unitamente alla realizzazione di unambiente costruito di elevata qualità,alla salvaguardia dei valori paesisticidell’area ed alla tutela del benesserepsicofisico degli abitanti che vi sarannoinsediati.I risultati attesi e/o ottenuti in tema disostenibilità ambientale, e di cui sonostati sopra descritti alcuni datisignificativi, derivano non solo da unrigoroso iter progettuale, ma soprattuttoda un articolato, lungo e spesso spinosolavoro di coordinamento tra diversisoggetti preposti al rilascio delleautorizzazioni di legge.Per ogni singolo intervento, sia acarattere urbano che edilizio, infatti, ènecessario coniugare le esigenze dirispetto del combinato disposto delleregole urbanistiche, edilizie e dei vincolipaesaggistico-ambientali ed idrogeologicigravanti sull’area, oltre che di quelli

recupero e riqualificazione funzionale diun sito di archeologia industrialenell’area di Bagnoli, sono stati perseguitiprincipi di progettazione “sostenibile” e“responsabile”, prevedendo interventi ingrado di garantire un effettivo risparmiodi energia ed un ridotto inquinamentoambientale. È stato, ad esempio, previstol’utilizzo dell’acqua di mare per ilraffreddamento dei gruppi frigoriferi,oltre all’utilizzo di refrigeratori d’acquacon compressori a levitazione magneticae all’utilizzo di sistemi a portata variabile(aria/acqua). Particolare attenzione èstata posta all’isolamento termicodell’involucro edilizio, al recupero delcalore dall’aria espulsa. È previsto,ancora, l’utilizzo del Free-Cooling, diImpianti utilizzatori a bassa temperatura,oltre alla produzione dell’acqua caldasanitaria tramite recupero dai gruppifrigoriferi. Compatibilmente con i limitiimposti dalla Soprintendenza l’interventoprevede l’istallazione di pannellifotovoltaici in copertura, fino asoddisfare il 50% del fabbisogno per laclimatizzazione invernale e laproduzione di acqua calda sanitaria degliuffici. Complessivamente nell’intervento“Napoli Studios” l’energia fossilerisparmiata è pari a 9 tonnellate/anno eed è evitata l’emissione di 19tonnellate/anno di CO2.“Porta del Parco”: attesa la modificanormativa in corso d’opera, è statamessa a punto una serie integrata diinterventi di sostenibilità ambientale diseguito sintetizzati. Prioritariamente sonostate migliorate le trasmittanze termichedei pacchetti edilizi opachi. Per quantoriguarda gli elementi vetrati, oltre alrispetto delle trasmittanze termicheimposte dalla legge, sono stati adottativetri selettivi nel centro benessere esistemi di tendaggi oscuranti interninell’auditorium, al fine di limitarel’apporto di calore dovuto adirraggiamento solare. Sono state istallate,inoltre, caldaie a condensazione checonsentono un risparmio di combustibilefossile (gas metano) fino al 15% rispettoalle caldaie tradizionali; ed ancoramontati gruppi frigoriferi dotati direcupero totale del calore dicondensazione che consentono laproduzione di oltre il 50% delfabbisogno annuo di acqua caldasanitaria tramite “fonte rinnovabile”.

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comunale, il tutto in un quadro generaledi viscosità delle procedure e una totaleindipendenza della regia degli interventisovracomunali. L’insieme delle criticitàviene confermato dal punto di vista deiprogettisti e degli imprenditori. Semprenel Prusst di Roma si evidenzia chequesta esperienza di pianificazione dalbasso ha favorito molto la qualitàprogettuale, perché le proposte sonoideate in aderenza ai bisogni reali dellazona, ma questo stesso pregio si èrivoltato contro la rapida operatività delprogramma perché ha selezionatooperatori meno agguerriti nella capacitàdi condurre a termine interventi edilizi.Nel Prusst di Ancona si nota, in comunecon molti altri, l’atteggiamento tiepidodelle Regioni e la difficoltà diconvergenza politica e finanziaria sulleopere pubbliche, prendendo atto dicome “ il contesto politico-amministrativo sia sempre più distantedalla pianificazione a lungo termine”.Da una lettura trasversale dei contributisi possono evidenziare le criticità eaprire il tema dei possibili correttivi pereventuali nuove esperienze.Poiché i programmi sono costruitiattraverso una molteplicità di attoriinterni ed esterni al Comune èimpossibile assumere la paternità dellesingole azioni: una diversaconfigurazione delle forme tradizionalidi rappresentanza politica, generadisorientamento e sospetto.I Comuni non sono organizzati pergestire attività tra loro integrate ma soloprocessi verticali per competenze isolate:qualunque deviazione è vista comeaggravamento della procedura elimitazione dell’autonomia. E certamentenon basta un Prusst per avviare

I Prusst:dalla pianificazione visionaria alla gestionea cura di Vittoria Crisostomi*

A dieci anni dall’avvio dei Prusst sidescrivono le esperienze e si tentaun bilancio conclusivo. La molteplicità di soggetti politicinel programma e una diversaconfigurazione delle formetradizionali di rappresentanza,generano disorientamento esospetto; le strutture dei Comuninon sono organizzate per gestireattività integrate ma solo processiverticali per competenze.I programmi non generano fattiimmediatamente visibili e sonoconsiderati inutili o troppo lunghi; alloro interno i soggetti operanosempre in una logica di primato edin una finta logica di efficienza.Invece serve un modello di governoche riesca ad aggregare coalizionilocali ed attribuisca gli interventicommisurati alle reali capacità.Gli istituti usati come l’accordo diprogramma tra enti pubblici e iriferimenti della programmazionenegoziata sono deboli e soccombononell’incrocio con le reali procedure digestione. Il contributo straordinarioe le regole di partecipazione deiprivati non trovano pieno riscontroin una forma giuridica che incardinile azioni.

I Prusst: dalla pianificazione visionaria alla gestione

In questo periodo di crisi èassolutamente necessario interrogarsisugli esiti concreti di alcune esperienzepassate che hanno posto come obiettivola creazione di occasioni di sviluppo eriqualificazione della città e delterritorio, come i Prusst.Al di là dell’indubbio interesse sulprocesso che si mise in moto, èindispensabile domandarsi a dieci annidi distanza quali sono i connotati delprodotto reale, in termini ditrasformazioni e di infrastrutture, che neè scaturito e quale è stato il contributoallo sviluppo economico dei territori. Nel Prusst piemontese “ 2010 plan” sievidenzia che la reale capacità ditrasformazione e di sviluppo èsaldamente associata all’ integrazionetra politiche comunali e si dimostra cheuna robusta governance è condizioneessenziale del mantenimento delprogramma e del buon esito delleiniziative. Addirittura in questo caso hamesso in moto ulteriori processi diarricchimento fino a giungere alla formaamministrativa dell’Unione di Comuni,ed a far partecipare la compagine che siè formata a più di un programma,spuntando da ciascuno vantaggi diversi.Nel Prusst di Palermo si riepiloga unbilancio generale di evoluzione, con unarigorosa gestione economico finanziariaed un necessario conseguenteavvicendamento degli interventiammessi. Il sistema di criticità in cui si èsvolto merita di essere evidenziatopoiché comune a tutti i programmi. Nel Prusst di Roma il prodotto reale èl’avvio di alcuni interventi e lacostituzione di un fondo per operepubbliche ancora non speso perchéinsufficiente e non aiutato dalla finanza

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elemento fondamentale per rafforzarel’identità del territorio e lo sviluppo delsistema economico locale. ll Prusst fu costruito attorno a treobbiettivi principali:riqualificare l’ambiente e potenziare larete ecologica, con particolareriferimento alla mitigazione ed allacompensazione ecologica necessarie perla presenza di grandi infrastrutture ditrasporto e di estese aree industriali1;creazione e potenziamento della retedella mobilità intercomunale,realizzando nodi di integrazioneintermodale con sistemi diattestamento;diffusione territoriale dei servizi e dellecentralità, definendo politiche di livellointercomunale per l’insediamento diPmi ed attività terziarie in luoghistrategici del sistema della mobilità.Il Prusst consta di 40 interventi, di cui26 di iniziativa pubblica e 14 diiniziativa privata, e sviluppainvestimenti per un totale di 632milioni di Euro (169 milioni pubblici e463 milioni privati).Oggi, a otto anni dalla firmadell’Accordo Quadro, la situazionerisulta sinteticamente la seguente: il programma ha subito una riduzionedegli investimenti previsti che haportato l’importo complessivo a 520milioni di euro, dovuta soprattutto aicambiamenti dell’assetto proprietario dialcune imprese aderenti, i cui piani disviluppo sono cambiati nel corso deglianni, e in alcuni casi all’introduzionedella perequazione urbanistica per leacquisizioni delle aree da parte deglienti pubblici per la realizzazione delle

2010plan - Nord dell’Areametropolitana torineseAntonio Camillo*, Fabrizio Oddone**

L’esperienza del Prusst 2010Plan nascedalla volontà di due amministrazionicomunali, Settimo e Borgaro, delquadrante nord dell’area metropolitanatorinese, di uscire dalla crisi dellagrande industria riprogettando ilsistema territoriale di riferimento perdare nuovo impulso al sistema socio-economico locale. Il bando Ministerialedel ‘98 fu l’occasione per predisporreun programma organico capace disuperare l’immagine di periferia-dormitorio che caratterizzava questoterritorio, stimolando progettualità,programmi e politiche tali da attirarel’interesse su un’area nella quale siriconoscevano forti potenzialitàeconomiche, paesaggistiche edambientali non adeguatamentesviluppate ed ancor oggi non del tuttosfruttate.Al Prusst 2010Plan (1° nellagraduatoria regionale, 2° in quellanazionale) parteciparono i comuni diSettimo Torinese (capofila), BorgaroTorinese, con l’adesione di Torino.L’Accordo Quadro con il Ministero fusottoscritto da diversi imprenditori ilcui apporto risultò fondamentale per losviluppo integrato dell’area.Pur con tutte le incertezze e leperplessità dovute alla novità dellostrumento, il PRUSST2010Plan, il cuiorizzonte temporale è il 2012, harappresentato un vero e propriolaboratorio in cui sono statesperimentate nuove modalità digovernance per lo sviluppo locale. Conil Prusst prese forma l’idea che lacooperazione intercomunale e lapartnership pubblico-privato fossero un

meccanismi di innovazione dellamacchina amministrativa.Spesso i programmi, per natura distantidalla produzione degli oggetti concreti eche non generano fatti immediatamentevisibili, sono considerati inutili o troppoprolungati nel tempo.Tutte le componenti coinvolte,pubbliche private e sovracomunali, nonriescono ad affrontare un procedimentoconsensuale ed ottimizzante sotto ilprofilo dell’utilità collettiva: si operasempre in una logica di primato ed inuna finta logica di efficienza.E’ necessario quindi trovare meccanismidi convenienze o amministrativi, anchecostruiti dall’esterno, che riescano adaggregare vere coalizioni locali, nel casoin cui questo non avvengaspontaneamente come sembra nel casodel Piemonte. Tra contesti locali e livellidi regia intermedia serve un modello digoverno che dall’esterno, in forma quasimeccanica, attribuisca i diversiinterventi commisurati alle realicapacità, secondo il principio disussidiarietà. Più in generale possiamosostenere che anche i Prusst scontanol’arretratezza del quadro legislativo edalcuni nodi ancora aperti nel rapportopubblico / privato.Gli istituti usati come l’accordo diprogramma tra enti pubblici e iriferimenti della programmazionenegoziata sono ancora deboli esoccombono nell’incrocio con le realiprocedure di variante e con i dubbisull’applicabilità dell’ esproprio. Lanatura del contributo straordinario, cheha fatto esercitare i giudici in questoultimo anno, e le regole dipartecipazione dei privati, sebbene sianoormai piuttosto proceduralizzat,i nontrovano pieno riscontro in una formagiuridica che incardini le azioni.Va quindi registrata una fragilitàcomplessiva dei doveri che hanno legatoi soggetti, che ha molto facilitatoinadempienze e trascuratezze, lasciandoinermi i promotori. Sembra che il lavorodei prossimi anni sia quello diirrobustire la pratica della governancecon istituti giuridici efficaci.

* Inu Lazio.

I Prusst: dalla pianificazione visionaria alla gestione

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3 kmq di territorio riqualificato;la riqualificazione dell’area della exMarchiolatti in Borgaro con larealizzazione di un nuovo quartiereeco-sostenibile;la trasformazione delle aree industrialidismesse delle acciaierie Ferrero e dellaex Paramatti in Settimo, la riqualificazione di Piazza dellaRepubblica a Borgaro;la rete di teleriscaldamento a Settimo eBorgaro;la riqualificazione delle sponde deltorrente Bendola in Leinì;la realizzazione di un parcheggiosotterraneo a Volpiano;la nuova biblioteca Multimediale aSettimo Torinese;la costruzione del nuovopoliambulatorio di Leinì;Per quanto riguarda il sostegno alsistema economico locale si è agito siasul sistema infrastrutturale che sulleopportunità localizzative, con leseguenti opere realizzate:la connessione tra la Torino-Milano ela Torino-Aosta tra Brandizzo eVolpiano (prolungamento della SP 40);il cosiddetto Ponte di Gassino incontinuazione della SP 40 ed in futurocon la Tangenziale est (in corso direalizzazione);il collegamenti dell’area industriale diVolpiano con il depuratoremetropolitano della SMAT;la circonvallazione di Borgaro eVenaria (in corso di realizzazione);l’acquisizione e infrastrutturazione deiterreni del PIP di Borgaro perl’insediamento di nuove imprese;il completamento e l’infrastrutturazionedi aree industriali nei territori di Leinì eSettimo;il completamento dell’area industrialedi Volpiano con l’insediamento dinuove imprese;la trasformazione dell’areacommerciale-logistica sulla stradaprovinciale Cebrosa in Settimo (incorso di realizzazione).Dai risultati positivi emersi da questeesperienze di programmazioneterritoriale le amministrazioni coinvoltehanno maturato capacità nuove direlazione, consapevoli che solo unagovernance allargata oltre i propriconfini amministrativi può portare adun migliore uso delle risorse

le piste che dal centro abitato diBorgaro collegano Settimo e da quiSan Mauro per poi connettersi alsistema delle piste lungo il Po.Per il completamento del Parcorimangono da attuare: l’ambito delcascina Bordina in Settimo, l’ambito distrada del Francese-Villaretto in Torinoe del Lago di Borgaro. Quest’ultimo, giàutilizzato per la pesca sportiva, è datoin convenzione dal Comune di Borgaroad una società che ne garantisce lamanutenzione e i servizi di ristorazionee attrezzature per il loisir.Al di là dei valori quantitativi espressidal PRUSST, ci preme evidenziare comegià dall’avvio l’elemento vincentedell’esperienza è stata la costituzionedel “Comitato Prusst 2010Plan”, entegiuridico a cui partecipano con dirittodi voto, oltre ai comuni aderenti, anchela Regione Piemonte e la Provincia diTorino. Il Comitato rappresenta lacabina di regia della governanceterritoriale ed istituzionale neiconfronti degli interventi programmatialla scala intercomunale, e svolge unruolo propositivo nel superamentodegli ostacoli tecnici e amministrativiche di volta in volta si sono presentatidurante l’attuazione del programma. E’altresì soggetto attivo di stimolo nelraccogliere e mettere a sistema ulterioripossibilità di finanziamento legate allaprogrammazione sovracomunale acompletamento ed integrazione delquadro territoriale di competenza.La cultura di governance, che si èaffermata grazie all’azione propulsivasvolta dal Comitato, ha consentito lapartecipazione nel 2000 al bandoUrban Italia, allargando, con successo,oltre a Settimo e Borgaro, l’ambitodella cooperazione ai comuni diVolpiano e Leinì. La partecipazione alprogramma Urban Italia ha prodottoinvestimenti aggiuntivi per 80 milionidi euro a fronte di un finanziamento di5 milioni, dando così altro impulsoall’economia locale e riproducendo lostesso effetto volano già riscontratocon il Prusst 2010Plan.L’insieme dei due Programmi, Prusst eUrban, ha prodotto le seguentiprincipali opere di riqualificazioneurbana:il parco Tangenziale Verde tra il Po inSettimo e lo Stura in Borgaro per circa

infrastrutture;complessivamente sono stati conclusi ilavori relativi a 13 interventi pubblicisu 26, mentre gli altri 13 sono in fasedi realizzazione e prevedono la loroconclusione entro la scadenza del2012;sono stati conclusi i lavori relativi a 4interventi privati su 14, e sono statiavviati i lavori di altri 5 interventi;l’ammontare complessivo della spesaoggi risulta essere pari a 230 milioni dieuro. Parte del gap di spesa saràpossibile recuperarlo nei prossimi anniin quanto i principali interventipubblici e privati sono in fase direalizzazione.Ad oggi è possibile sostenere che ilPrusst 2010Plan è stato elemento disicuro interesse per le politicheterritoriali di quest’area. In terminieconomici il successo dell’operazione èdato dal fatto che, a fronte di unfinanziamento ministeriale complessivopari a 6,5 milioni di euro, si è avutauna ricaduta di investimenti pubblici eprivati di oltre trenta volte superiore alfinanziamento concesso.Un altro elemento di sicuro interessenell’attuazione del programma èrappresentato dalla costituzione delParco metropolitano “TangenzialeVerde”, che, incorporato nei PRG deicomuni di Settimo, Borgaro e Torino,costituisce vincolo urbanistico di parcopubblico per un’estensione pari a circa7 kmq. Il parco oggi costituisce ununicum verde dove aree naturalistiche,aree agricole e spazi per il loisirdefiniscono il principale elemento diriequilibrio ambientale dello sviluppoinsediativo avvenuto nella secondametà del ‘900. Ad oggi è statorealizzato circa il 50 % della suaestensione, ed il 50 % delle pisteciclopedonali che lo attraversano, pariad uno sviluppo di circa 20 km,consentendo il collegamento tra iParchi regionali della Mandria e del Po,con una spesa complessiva di oltre 11milioni di euro. Gli ambiti già realizzaticomprendono:nel comune di Borgaro le aree delparco attrezzato di Mappano e le areeagricole ad esso afferenti delle cascineMerla e Bianca; in Settimo le aree della cascinaCastelverde e l’ambito del Parco del Po;

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Come per molti Prusst nel maggio del2002 fu sottoscritto presso il MinisteroInfrastrutture l’accordo quadro che,alla luce di progettazioni preliminarisvolte e di un precisodimensionamento economicofinanziario, stabiliva in formacontrattuale tra Istituzioni e con iprivati partecipanti le opere darealizzarsi, la provvista finanziariaancora da reperire, il cronoprogramma di ciascuna opera e la datadi conclusione dell’intero programma.Inoltre dava mandato di costituire ilcomitato di vigilanza preso ilMinistero e fissava i tempi per lasottoscrizione degli accordi diprogramma presso le Regioni.La composizione del programmaTiburtino alla partenza vedeva 102interventi di cui 49 pubblici ( di cuiuna decina sovra comunali) e 53privati con una provvista finanziariaprivata disponibile del 48%, pubblicareperita del 17% e da reperire del 35%:insomma un programma nonimpossibile da realizzare dal punto divista dell’affidabilità finanziaria e condimensioni manovrabili.Il monitoraggio di dettaglio svolto nel2009/2010, restringendo il campo diindagine alla situazione del Comune diRoma che ha mantenuto la quantità diinterventi e la sua unitarietà neltempo, consente di evidenziare alcunsignificativi dati di andamento.Nell’arco temporale maggio 2002(sottoscrizione accordo quadro)febbraio 2010 (fase conclusiva delmonitoraggio) i quindici interventiprivati di Roma hanno avuto un

Roma:l’inesorabile peso della gestioneVittoria Crisostomi*

La ricognizione che è stata effettuatadal Ministero Infrastrutture e Trasportitra la fine del 2009 e l’inizio del 2010sull’andamento dei Prusst haconsentito pure a Roma di fare unbilancio dell’ esperienza svolta.Bilancio che si ritiene ormai definitivopoiché dopo dieci anni di percorso nonsi possono attendere altri cambiamenticosi importanti, repentini esignificativi da modificare lavalutazione complessivadell’esperienza.Si ricorda solo per richiamo che ilPrusst Tiburtino era costruito con altritre Comuni (Tivoli, Guidonia eCastelmadama), aveva come idea guidaquella di riqualificare la direttrice dellaTiburtina in cui alle specializzazioniproduttive tradizionali si eranoaffiancate sia forme di evoluzionetecnologica del sistema produttivo,avviatesi come derivazione dellelavorazioni militari, sia nuovi profilifunzionali legati allo stoccaggio edistribuzione delle merci nella Capitalecome i mercati generali e la previstapiattaforma logistica. Le azioni chiaveerano quindi quelle legate al riordinodel sistema viario ed alcompletamento, con nuovi significativiinterventi infrastrutturali, dei circuitidi collegamento ed adduzione alsistema autostradale delle attivitàproduttive; ne sarebbe derivata ancheuna complessiva riqualificazione deisistemi insediativi residenzialiricollegabili ancora prevalentementealle direttrici storiche ed una messa invalore del ricco patrimonioarcheologico della valle dell’Aniene.

finanziarie, oggi scarse, e ad unavisione territoriale in grado diinnescare concrete condizioni per losviluppo sostenibile. In continuità contale consapevolezza, e forti dellepositive esperienze condotte, leamministrazioni coinvolte in originehanno promosso nuove iniziativeprogrammatiche, che hanno consentitodi ampliare ulteriormente il livello digovernance territoriale, aderendo alProgramma Territoriale Integrato (Pti)promosso dalla Regione Piemonte edenominato Reti 2011, con ilcoinvolgimento nel 2007 di 18 comunidel quadrante nord dell’areametropolitana2. Il Pti impegna leamministrazioni per i prossimi 10 anniper il completamento e lo sviluppodella programmazione precedente edassume valore di progetto per lacostituzione di un sistema ampio per losviluppo delle diverse opportunità cheil territorio offre. Questo è, in estremasintesi, il quadro d’insieme di quantofino ad ora realizzato e programmatofacendo ricorso ad un atteggiamento di“apprendimento continuo” fatto di feedback e “aggiustamenti di tiro” per ilraggiungimento di obbiettivi condivisi.Gli effetti di tale approccio sono oggivisibili, ed è in forza di tali risultatiche si propone il rafforzamento diquella governance che costituisce ilterreno fertile per progettare, agire efar incontrare i differenti attori(politici, economici, tecnico-amministrativi e culturali) e che dovràcostituire il motore dello sviluppofuturo. Ne è riprova la recente propostadi costituzione dell’Unione dei Comunipromossa da Borgaro, Settimo, Caselle,Volpiano, San Mauro, Venaria e SanBenigno che rafforza e amplial’esperienza originaria dandogli formaistituzionale.

*Direttore Settore Territorio del Comune di Settimo.**Responsabile assistenza tecnica SAT srl.

Note1. La cosiddetta “Piastra industriale di Stura” èseconda per estensione solo all’impianto produttivodella Fiat Mirafiori.2. Borgaro T.Se - Brandizzo - Casalborgone - CaselleT.Se - Castagneto Po -Castiglione T.Se - Chivasso -Gassino T.Se - Leinì - Montanaro -Rivalba - SanBenigno C.Se - San Francesco al Campo - San MauroT.Se -San Maurizio C.Se - San Raffaele Cimena –Volpiano.

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portatori di logiche spesso diverse daquelle del disegno urbanistico che nonsempre facilitano la progettazione e laconclusione dei contratti.La somma dei tempi necessari per lastesura dell’accordo di programma e lasua pubblicazione con quelliintercorrenti tra apertura e chiusuradella conferenza di servizi è indicativadel lungo stazionamento necessario inRegione, contraddistintodall’alternanza tra fasi vitali e fasidormienti. Pur sottraendo il tempo perintegrare documenti da parte deiproponenti, trascorrono molto più deisei mesi previsti e sottoscritti negliaccordi quadro dei Prusst, per ilcompletamento della procedura inRegione. A volte la cds è ostacolata dapareri di Enti che agiscono con logichedel tutto esterne all’interventourbanistico e subordinano i pareri adatti non direttamente connessi allaprocedura in corso. I tempi necessari al Comune per l’invioin Regione ritenuti fisiologici sono diuno / due anni comprensivi dei tempidelle pubblicazione urbanistica e dellarimodulazione e completamento deglielaborati di progetto. Superati questi siva verso le nebbie della rimodulazionedel progetto secondo indicazioni dimodifica apportate durante la fase diapprovazione della deliberazione diindirizzi al Sindaco. Rimodulazionispesso difficili perché le modificherendono assai stretto il margineeconomico finanziario e, di riflesso, laqualità della progettazione urbanistica.In alcuni casi le prescrizioni hannomotivato la rinuncia agli interventi.Ovviamente una dilatazione dei tempicosì significativa, danneggia ilprogramma sotto il profilo economicofinanziario e, soprattutto, comprometteseriamente i tempi, e forse lafattibilità, delle opere pubblichecomunali da realizzarsi anche con ilcontributo straordinario dei privati.L’intero programma è costituito da 397Meuro di opere pubbliche, comprese lesovracomunali dei gestori di reti, dicui reperiti 132 Meuro ed un previstoapporto dei privati per 359 Meuro. Ilcontributo atteso dai privati a Roma èdi 9,3 Meuro che, visti i tempi diattuazione, vengono accantonatilentissimamente e, di riflesso, non

circa otto volte. Inoltre la durata delleprocedure per ciascuna fase può dareutili indicazioni sui punti di criticitàdel ciclo del progetto urbanistico.La durata di circa uno /due anni trapermesso di costruire e convenzionepuò essere considerata fisiologica,segnalando che il lavoro di verifica èsulla avvenuta realizzazione delleopere di urbanizzazione e sullaassoluta conformità tra oggetti dellaconvenzione ed oggetti di richiesta dipermesso di costruire. In alcuni casi iproponenti non presentano i progettidelle opere di urbanizzazione etengono all’infinito aperta questa faseche costituisce l’ultimo passaggioprima di concreti impegni economicied il versamento del contributostraordinario: si assiste o a percorsi diricerca di un utente finale sicuro o piùredditizio, operazione che a voltegenera una richiesta di cambio didestinazione d’uso, oppure alla ricercadi un cambio di procedura e diprogramma: ad esempio riconversioneverso il residenziale.La durata della fase diconvenzionamento è spiegata daitempi necessari alla progettazione delleopere di urbanizzazione edall’autorizzazione dei gestori di reti,

percorso rappresentato nella tabella 1.I tempi di durata della procedura sonoseparati in cinque fasi, misurate inanni per l’invio da Comune a Regione,per la conclusione della conferenza diservizi, per la ratifica e pubblicazionedell’accodo di programma, per lastipula della convenzione, per ilrilascio dei permessi di costruire.Il bilancio è quindi di tre interventiconclusi, di cui uno inserito nelprogramma già in fase avanzata e dueraggiunti rispettivamente in cinque esette anni. Due interventi sono statiritirati e due sono ancora in corso dirimodulazione presso il Comune perrispettare le modifiche apportate dalConsiglio nella deliberazione diindirizzi al Sindaco. Tre interventisono fermi in fase diconvenzionamento (due anni). Treinterventi sono fermi in Regione inattesa di apertura (due anni) oconclusione (sette anni) dellaconferenza di servizi ed uno non haottenuto un parere favorevolesubordinato ad altri atti di altreAmministrazioni.Analizzando l’andamento rispetto alcronoprogramma, è facile evidenziareun allungamento dei tempi rispetto aquelli previsti nell’accordo quadro di

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Tabella 1. Inteerventi privati

codice da comune cd. serv. acc. pr. convnz. perm. totale accordointerventi a regione acc. pr. ratifica costr. quadro

pubbl.

R5 1 1 1

R6 1 1 1 1 1 5 1

R8 2 6 — 8 1

R 12+38 1 4 1 2 8 1

R 13 8 1

R16 6 2 8 1

R17 6 2 8 1

R18 — 1

R19 — 1

R 22 1 7 8 1

R23 2 1 2 1 1 7 1

R31 — 1

R37 1 4 1 2 8 1

R44 — 1

R45 3 1 2 2 8 1

c.d. serv. = conferenza di servizio perm. costr. = permesso di costruzioneacc. pr. = accordo di programma convnz. = convenzione

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chiamate dal Ministero, come leRegioni che si sono sentite scavalcatee non hanno in realtà mai condiviso iPrusst fino in fondo, gli altri Entigestori di reti invocati / evocati in faseiniziale, hanno continuato a seguire levie proprie rispetto al programmasottoscritto. Il Ministero stesso, dopo lafase d’avvio fino all’accordo quadro incui è stato erogato anche qualchefinanziamento, ha lasciato i Comunisoli; il comitato di vigilanza invece diattività propulsive per rimuovere gliostacoli svolge attività notarile.Del resto in una PA organizzata perpresidi separati di attività ognirisultato del programma, che si devedipanare da una sequenza di azioni, faperdere identità a un possibile padrino.Nessuno può rivendicare il programmase non il Comune o il Sindaco,nessuno può rivendicare la sceltadell’opera pubblica, nessuno puòrivendicare il finanziamento di unoggetto, nessuno può rivendicare lavariantina – francobollo, nessuno puòrivendicare un progetto anche coerentecon l’intorno. E allora nessuno èinteressato davvero al programmaperché non può rivendicare per intero,in prima persona, alcuna azione.

* Dirigente Comune di Roma.

private, sostegno alle imprese, opereambientali ed a rete.Il supporto concertativo nella fasedella formazione, il pressing finale sulpermesso di costruire affermanol’utilità dei piani solo quando ilbisogno è consapevole e urgente:all’inizio in fase di programmazioneperché spesso si ha bisogno di visioned’insieme e di visibilità politica, allafine quando si ritira il permesso dicostruire perché si ottiene e si concedeun risultato. Le fasi intermedie, tuttenecessariamente da percorrere, siconsumano nell’ indifferenza deipartner istituzionali e delle competenzecomunali, in una spirale crescente ditempi e poteri incredibilmente dilatati.L’inesorabile peso della gestione degliinterventi, che rimane assolutamente erigidamente ordinaria fino allarealizzazione, comprometteprofondamente il costrutto distraordinarietà / innovatività deiprogrammi. Proprio l’ esperienza delPrusst ha evidenziato che il percorsodella formazione e conclusione deiprogrammi e le pratiche della gestionenon si svolgono in formaconseguenziale, ma sono palinsestiparalleli e soprattutto reciprocamenteindifferenti: uno non motiva l’altro,uno non spiega l’altro, uno non attival’altro. La distanza tra programma eintervento viene colmata casualmentee non attraverso un percorsostrutturato di collaborazione trasoggetti. Tra i due estremi si situa unamiriade di attività non registrate nellenarrazioni urbanistiche, ma senza lequali non succederebbe assolutamentenulla: logoranti campagne dispiegazioni e chiarimenti scritti e orali,conquiste come la chiusura dellaconferenza dei servizi, lotta control’indifferenza, il proprio particolare ol’aperta ostilità, il tutto fino a farperdere il senso delle azioni ove nonsia definita una fermissimaconfigurazione degli obiettivi delprogramma. Ecco perché lapianificazione strategica oggi si èmolto indebolita e perché, se si puntaal risultato, il ciclo dellaprogrammazione viene accuratamenteevitato.Il percorso è stato segnato anchedall’indifferenza di altre Istituzioni

stimolano il cofinanziamento.Da una parte le procedure approvativeper le opere pubbliche hanno richiestosolo (!) sei anni per il completamento,dall’altra le coperture finanziarieaggiuntive, che si sarebbero dovutesommare a quelle ordinarie reperite oda reperire da parte dei Comuni, ossiaquelle derivanti dall’attività delprogramma e costituiteprevalentemente dal contributostraordinario dei privati, da versare almomento del convenzionamento, sonoassolutamente esigue e noncostituiscono una massa sufficiente agarantire il decollo dell’opera pubblica.Il quadro delle opere pubblichecomunali ha presentato difficoltà digoverno, infatti esse sono oggetto dimodalità diversissime di gestione dagliinterventi in convenzione e sononaufragate nel gran collettore deilavori pubblici, in cui è praticamenteimpossibile mantenere un tracciamentoeconomico finanziario e gestionale,finchè le opere non emergono andandoin gara.Rispetto al programma iniziale ed allavisione territoriale costruita econdivisa con gli altri Comuni èevidente una conclusione delprogramma dalla portata limitata, incui hanno visto attuazione, almomento,qualche intervento privato equalche intervento sovracomunale giàparzialmente finanziato.Si può portare a casa un bilancio solosotto il profilo dell’esperienza, da cuitrarre qualche insegnamento per ilfuturo.Il dato più evidente è che questiprogrammi presuppongono, peresplicare gli effetti attesi, di esseremantenuti unitari nel tempo per tuttala durata delle attuazioni, senzadisperdere interventi e soggetti;altrimenti perdono “massa critica” e siavviano verso una spirale crescente didisinteresse. Operazione difficilissimaviste le condizioni assai fluttuanti delleconvenienze nel settore edilizio, laforte disparità di interessi ancheistituzionali non solo con altri Enti maaddirittura tra i Comuni promotori, edentro ciascun Comune la difficoltà diamministrare funzioni organizzatetrasversalmente e non per settoriseparati: opere pubbliche, convenzioni

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Pertanto, sembra opportuna una letturacritica del Programma in relazione allevalutazioni di merito.Dall’istruttoria degli interventi privatiproposti emerge una certa ripetitivitàdelle modalità di approccio ai temiurbanistici, determinata, probabilmente,dal profilo imprenditoriale deipartecipanti.Gli operatori che rispondono al bando,facendosi, per l’appunto, promotoridella riqualificazione di questospecifico ambito territoriale, risultanoaccomunati dal conseguimento di unobiettivo imprenditoriale che sembracoincidere con l’utenza finale cui èrivolta la strategia di riqualificazione:la Piccola e Media Impresa,componente strutturante dell’economiaromana.L’Asse Tiburtino, storica dorsale dellosviluppo industriale romano, appare illuogo geometrico in cui promotore eutente finale, virtualmente, coincidono!Inoltre, la riqualificazione del territoriosembra esplicitarsi prevalentemente inambiti caratterizzati da preesistenzestorico – archeologiche2: nelleoperazioni edilizie, spesso compaionoazioni di ristrutturazione, recupero eriuso dei casali storici e di edifici dipregio architettonico della primaespansione industriale, azioni che

Asse Tiburtino: qualità progettualee imprenditorialeM. Cristina Campanelli*

puntuali, ma erano tutte strettamenteintegrate e correlate ad una rete diopere pubbliche complementari,effettivamente necessarie al ri-assettoottimale del territorio. Inoltre, l’apporto di una consistentepartecipazione privata dotata di qualitàprogettuale mediamente alta, comeconseguenza del carattere selettivo econcorsuale dell’ammissione1, avrebbedovuto dare una risposta adeguataanche alla domanda di localizzazionedel Sistema Produttivo romano.Tuttavia, dopo l’entusiasmo iniziale, èstato registrato un calo di interesse daparte di tutti gli attori coinvolti.

L’opportunità di sviluppo eriqualificazione del territorio offerta dalPrusst si basa, sostanzialmente, sullapartecipazione imprenditoriale locale esulla capacità progettuale innovativa dicui, il cosiddetto proponente privato, sifa latore; la messa in valore di alcunisuoli disponibili e suscettivi ditrasformazione ha offerto occasioni disviluppo locale che, tuttavia, oggi nonesitiamo a definire mancato.Inizialmente il Programma, benstrutturato e articolato, sembravadestinato al successo; le trasformazionipromosse, infatti, non apparivano comeil consueto arcipelago di varianti

I Prusst: dalla pianificazione visionaria alla gestione

Intervento Privato “R12+38 – Piccolo e medio artigianato produttivo e di servizio“ Planovolumetria di insieme.

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“mortalità” delle proposte ammesse.Oltre alla perdita di prezioseopportunità di riqualificare il territorio,rinunce e ritardi hanno determinatoeffetti negativi sulla programmazionedelle Opere Pubbliche, per le quali èstato previsto il finanziamento anchetramite i contributi straordinari deiprivati. Questi capitali, al momentodell’incasso, accusano, in media,quattro anni di ritardo rispetto aquanto previsto dal cronoprogrammadell’Accordo di Programma Quadro(slittamento dall’anno +2 all’anno +6),coinvolgendo il Comune nel vortice diun circolo vizioso di immobilismogenerale.Ad aggravare tale situazione concorre,senz’altro, l’esigenza economico-finanziaria di livello nazionale, delMinistero delle Infrastrutture, che staoperando il recupero dei fondi erogatiai Comuni, definanziando tutti gliinterventi pubblici interessati dalcontributo ministeriale, i cui lavori nonrisultano iniziati; inutile aggiungereche, in tal modo, alcune operepubbliche risultano definitivamenteinattuabili.A più di dieci anni dall’iniziativaministeriale il Prusst, tuttavia,mantiene integro il potenzialenecessario per produrre un rilevantebeneficio pubblico: basti pensare che ilcontributo straordinario complessivoatteso da tutti gli interventi privati èpari a circa Euro 9.000.000,00 (partedei quali, già versata).Sarebbe auspicabile, pertantol’attivazione di una serie di azionicoordinate da parte dell’Ufficioprocedente, azioni in grado di guidaregli interventi privati fino al termine delprocesso di attuazione, ponendoparticolare attenzione alla gestione ealla risoluzione delle problematiche cheprevedono il contestualecoinvolgimento di diverse competenzedell’amministrazione, le stesse che,sinora, hanno prodotto un burocraticorallentamento di alcuni iter in corso.In sintesi, il Prusst, quale luogo dellacomposizione tra obiettivi diprogrammazione strategica e concreteesigenze di riqualificazione delterritorio, accoglieva un’imprenditorialegata al territorio e per questo ingrado di raggiungere risultati

Peraltro, una volta consegnato il paccoe avviato l’iter, essi non conoscono itermini esatti dell’immancabileconfronto con Enti Pubblici, confrontocaratterizzato dall’aleatorietà di unainterlocuzione mutevole al mutare dellaconfigurazione politica e, troppospesso, incapace di fornire, con lagiusta cadenza, linee di azione in gradodi guidare, tra i meandri dellanormativa e della burocrazia, unaclasse imprenditoriale ormai sfiduciatanei confronti delle Amministrazioni.Nell’arco di dieci anni, l’imprenditore,oltre ad eseguire, a proprie spese,costosi e lunghi sondaggi imposti dallaSoprintendenza Archeologica di Roma,vede crescere, progressivamente,l’importo degli oneri di urbanizzazionedovuti, che il Consiglio Comunale,periodicamente, provvede adaggiornare. Negli ultimi tempi essoassiste all’inesorabile mutare dellanormativa sugli appalti pubblici che,facendo sfumare la comoda proceduradello scomputo diretto delle opere diurbanizzazione, lo proietta, incerto,nella prospettiva di assumere il ruolo distazione appaltante e quindi di gestireuna gara pubblica. I progetti spesso non vanno avanti acausa dell’assottigliarsi del margine diprofitto imprenditoriale; ma nonvengono nemmeno ritirati a causa dellepoco appetibili alternative offerte, suquelle stesse aree, dal PianoRegolatore3.È facile, pertanto, assistere atentennamenti di varia natura, condisperati ricorsi alla richiesta di cambiodi destinazione d’uso, (ampiamenteconcessa dalla L.R. Lazio n. 36/87)quando è stata già stipulata laConvezione Urbanistica, sull’ultimo attodella procedura: il rilascio dellaConcessione Edilizia.A questo punto non si può fare ameno di considerare un ulteriorefattore negativo: il tempo, di fatto, havisto mutare le “condizioni dicontorno” alla corretta pianificazionedell’Asse Tiburtino, in particolar modoquelle indotte da significativetrasformazioni territoriali che,essendosi sviluppate con ben altravelocità, nello stesso ambito diProgramma, hanno contribuito, perl’appunto, ad una fisiologica

vedono attori principali gli stessiproprietari immobiliari.Un esempio virtuoso è consideratol’intervento “R12+38 (fig. 1), cheprevede la realizzazione di un piccoloinsediamento industriale – artigianale edi un edificio per servizi, ma nel qualeè attuata in maniera particolarmenteefficace anche la valorizzazionearcheologica e il riuso dellepreesistenze, in linea con le esigenze diriqualificazione industriale e dotazionedi servizi locale.Occorre altresì notare che “utenti”diretti dell’offerta Prusst risultanoessere, spesso, gli stessi storicipossidenti - ed eredi di questi - che adoggi si ritrovano con lotti (quasi)interclusi, attorno ai quali la città si èsviluppata e che, fiutata l’opportunità,tentano l’affare. Sono assenti, in generequegli operatori economici che, sedottida redditizie speculazioni, attendono ilmomento opportuno per investirecapitali. È probabile che costoroabbiano ritenuto le aree di interventosottodimensionate in relazione allelogiche finanziarie delle grandi impresedi costruzioni. Queste, di fatto,preferiscono rivolgere le loro attenzioniad ambiti di espansione edilizia, dove ilcontesto edificatorio ha caratteristichedimensionali decisamente piùinteressanti.Queste sintetiche annotazioni ciportano a concludere che, ad onta deivantaggi insiti nel dispositivolegislativo i grandi imprenditori edili, sisiano mostrati piuttosto indifferenti alProgramma.Tuttavia, nel tempo, questacaratteristica si mostra essere,contemporaneamente, il pregio e illimite principale dell’attuazione. Difatto, gli imprenditori del Prusst sigettano nell’operazione urbanistica,salvo rendersi conto, solo più tardi, dinon avere il know how necessario,ovvero la capacità, talvolta ladimensione imprenditoriale necessariaper condurre a buon fine la“speculazione” concessa.Di conseguenza essi sono costretti agestire investimenti che, sotto il profiloimprenditoriale sono privi di ritorno intempi ragionevoli, essendo staticoncepiti e dimensionati in tempidistanti più di dieci anni.

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urbanistica complessa inauguratadall’allora Ministero dei LavoriPubblici.In estrema sintesi gli indicatoriquantitativi fondamentali delprogramma promosso dal Comune diAncona sono i seguenti:- 139 interventi di cui 44 pubblici e 95privati con una diffusione capillare sututti gli ambiti di intervento individuatidal programma - investimenti iniziali, sia pubblici cheprivati, per oltre 480 milioni di euroL’elevata partecipazione dei privati alPrusst è stata uno dei punti di forza delprogramma; il dato è ancor piùsignificativo se si mette in relazione siaalla eterogeneità degli operatori chealla variabilità dell’impegno finanziario

Ancona, obiettivo la gestioneSauro Moglie*, Carlo Amedeo Paladini**, Claudio Centanni***

A più di 10 anni di distanza dallaredazione del Prusst “città, porto eterritorio” promosso dal Comune diAncona è possibile tracciare unbilancio quasi definitivo dell’esperienzasvolta. Se in un precedente articolo che risaleal 2002 e pubblicato su UI 171 daltitolo “Prusst. Le età dellaconcertazione: dalla pianificazione allagestione”, si poneva l’accento sugliaspetti innovativi legati allaintroduzione di modelli concertativi neiprocessi amministrativi e dipianificazione, attualmente crediamovalga la pena di ripercorrere ilcammino svolto evidenziando alcuniaspetti salienti di quella straordinariastagione della pianificazione

significativi anche in termini di qualitàe tale da proporre una riqualificazionedella quale essere anche utente finale. Alla luce di questa esperienza, in unfuturo scenario diprogrammazione–gestione da partedell’Amministrazione Comunale, èauspicabile non trascurare l’aspettopositivo dell’esperienza PRUSST. Di fatto, il perfezionamento dei bandiconcorsuali, consentirebbe diottimizzare la delicata base di partenzadell’urbanistica contrattata, inparticolar modo attirando l’interesseimprenditoriale verso una prospettivadi trasformazione urbanisticaeffettivamente dimensionata e coerentecon l’entità dell’impegno richiesto.In tal caso sarebbe più semplicerealizzare quel confrontoconcorrenziale assolutamenteindispensabile nella partecipazione dalbasso, selezionando proposte dallagiusta offerta economica,qualitativamente rilevanti e realmentecostruttive rispetto agli obiettivistrategici individuati negli atti dipianificazione.

* Risorse RpR S.p.A.

Note1. Come noto, il Prusst nasce per iniziativa delMinistero dei Lavori Pubblici formalizzata dal Dm1169/1998. Tale Decreto, corredato dai necessaridispositivi normativi e da Bando Nazionale, hainnescato un processo di confronto concorrenzialeanzitutto tra le Amministrazioni e, successivamente,tra imprenditori privati.2. Il secondo asse – obiettivo del Programmaprevedeva il ripristino delle condizioni dicompatibilità ambientale tra insediamenti produttivi esistema storico ambientale. Tale risultato si dovevaperseguire attraverso interventi diretti allariqualificazione e alla valorizzazione di sub-sistemiesistenti: storico-archeologico-ambientale, terziario-direzionale, produttivo e residenziale, nel rispetto dellespecificità del contesto.3. Le Nta del NPrg, all’Art.62. Ambiti a pianificazioneparticolareggiata definita, prevedono che: 1. GliAmbiti a pianificazione particolareggiata definitariguardano aree interessate da Piani attuativi oProgrammi urbanistici, variamente denominati,approvati prima dell’approvazione del presente PRG,ovvero adottati prima della deliberazione di Consigliocomunale n. 64/2006, di controdeduzione del presentePRG. 2. Alle aree di cui al comma 1, si applica ladisciplina definita dai relativi Piani attuativi oProgrammi urbanistici. […] 4. I Piani attuativi oProgrammi urbanistici in corso di approvazione, seadottati in variante sostanziale rispetto alla disciplinaurbanistica generale applicabile al momentodell’adozione ([…] Accordi di Programma, ai sensidell’art. 34 del D.LGT n. 267/2000), proseguonol’iniziale iter approvativo sino alla sua definitivaconclusione. […]. Rimandando, di fatto, alla disciplinadi attuazione del Prusst.

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Tracciato della viabilità interna al porto dietro al mercato ittico

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accedere più agilmente ai fondi europeio ad altri finanziamenti, si è scontratacon anche difficoltà di naturastrutturale. Il fattore temporale haavuto infatti una decisa influenzasull’attuazione del programma:l’orizzonte decennale dellaprogrammazione dei Prusst si è spessoscontrato con il diverso e ben piùbreve orizzonte temporale delleAmministrazioni Comunali, il che hareso difficile mantenere, nel tempo, lacostanza degli obiettivi e delle relativepriorità.In conclusione, possiamo affermare chel’esperienza del Prusst ci ha fattotoccare con mano, da una parte la crisidel modello urbanistico tradizionale edall’altra il fatto che il contestopolitico-amministrativo sia sempre piùdistante dalla pianificazione a lungotermine. Rimangono comunque alcuniaspetti indiscutibilmente positivi edefficaci del processo: quello di essereriusciti ad applicare il metodo dellaconcertazione, sia istituzionale che coni privati, che ha consentito, forse piùche l’ingente congegno amministrativo,di superare le varie difficoltà incontratenell’attuazione e mantenere la coerenzacon gli obiettivi iniziali. Larealizzazione del programma all’internodella struttura comunale, che haconsentito di sviluppare alcune figureprofessionali, che hanno avuto unastraordinaria occasione di formazione ecrescita culturale.

*Direttore Area Urbanistica Comune di Ancona.**Responsabile del procedimento Prusst Comune diAncona.***Funzionario Comune di Ancona.

finanziamenti Prusst, per quantoriguarda quest’ultime due opere, si èverificato un ritardo rispetto allatempistica preventivata. In particolare,per le opere sulla falesia il ritardosull’intervento, data la sua particolarenatura, è stato condizionato dallanecessità di reperire ulteriorifinanziamenti con risorse locali. Questodimostra come, anche per gli interventidi opere pubbliche, si siano resinecessari degli aggiustamenti in corso,puntualmente registrati dalla attività dimonitoraggio e sottoposti al Collegio diVigilanza che, in tutti questi anni, hacostituito un efficace sistema dicontrollo sullo stato di avanzamentodel programma. In generale sia per gli interventi privatiche per quelli pubblici, quello che èvenuto a mancare, oltre all’auspicatofinanziamento con fondi europei, sonostati specifici canali di finanziamentodella Regione Marche che pur tuttaviaaveva aderito al Programmasottoscrivendo l’accordo quadro. A tutt’oggi si può affermare che ilPrusst del Comune di Ancona harispettato gli obiettivi fissati, e che lecriticità sopra evidenziate sono daconsiderarsi fisiologiche nell’attuazionedi un programma così vasto ecomplesso, che richiede risorseeconomiche molto elevate, a fronte diun finanziamento, che seppurconsistente, rappresenta meno di uncentesimo del costo di realizzazionedegli interventiLa strategia iniziale, di costruire con iPrusst un parco progetti dotati dielevata fattibilità che consentisse di

dei singoli progetti.Nonostante le difficoltà economichedegli ultimi anni e la totale assenza difinanziamenti europei, ventilatiall’avvio dei programmi, solo circa il10 % degli interventi privati su untotale di 95 sono stati annullati.Complessivamente nonostante ledefezioni, l’effetto sul programma èstato controbilanciato dall’ingenteincremento delle risorse investite neglialtri interventi, passate dai circa 480iniziali a circa 830 milioni di eurodistribuiti sia su interventi pubblici cheprivati. Questo dato, di fatto, dimostracome la scelta iniziale di inserireinterventi privati il più possibileautonomi dal punto di vistafinanziario, abbia garantito la tenutadel programma anche a fronte delledifficoltà sopra evidenziate.I finanziamenti, tutti ministeriali,concessi al Prusst ammontano a circa5,2 milioni di euro e sono statidestinati alla progettazione,all’assistenza tecnica, al cofinaziamentodi alcune importanti opere pubblichequali:- la realizzazione di un by-pass viarioche, evitando uno storico percorsourbano di grande impatto ambientale,collega la viabilità nazionale con lebanchine del porto- il recupero di un complesso storicocome la Polveriera Castelfidardo,all’interno del Parco urbano delCardeto, finalizzato alla realizzazionedi una sala teatrale- le opere di tutela ambientale dellafalesia di Ancona, a rischio frana.Si deve evidenziare che, nonostante i

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Vista tridimensionale dell’edificio della Polveriera adibita a sala teatrale Foto aerea dell’area della falesia

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complicazioni burocratiche, nonostantenormative speciali e tentativi disnellimento delle procedure, hannocausato la rinuncia a proseguire anchedurante la fase dell’attuazione, in quantol’investimento non rispondeva più alleesigenze del mercato.Alcune criticità nell’attuazione sonostate:- Diffidenza nei confronti delProgramma da parte degliAmministratori subentratisuccessivamente alla formazione, cosìche l’iter di approvazione dei progetti siè prolungato indefinitamente nel tempo.(Ancora oggi alcuni progetti sono fermidopo anni in Consiglio Comunale perl’approvazione).- Mutati interessi dell’AmministrazioneComunale che ha individuato altrepriorità in relazione a nuove emergenze,così che opere pubbliche ritenute diinteresse preminente all’atto dellapredisposizione del programma, nonsono state inserite nel PIT o tra le opereda finanziare nel POR. - Assenza di una normativa efficace afronte dell’ innovazione ricercata. Perl’attuazione del Prusst è stato necessarioattendere il 2002 perché la RegioneSiciliana, sotto la pressione deipromotori, emanasse una norma peroperare con le Conferenze di Servizio nelcaso di interventi proposti dai privati.- Finanziamenti pubblici erogati dalMinistero irrisori per affrontare leprogettazioni definitive delle operepubbliche inserite.- Scarsa manifestazione di interesse edifficoltà di gestione da parte delMinistero che solo inizialmente hamantenuto un ruolo attivo nei confrontidei promotori attraverso il monitoraggioe attraverso la richiesta di report ed hasuccessivamente demandato a Collegi divigilanza che non avevano preso partealla formazione del programma e i cuicompiti non sono chiaramente definitivi. - Oneri di urbanizzazione e costiaggiuntivi, quest’ultimi decisi in corso

L’altalenante percorso del Prusst diPalermo Graziella Pitrolo*

urbanizzazioni ordinari, ha introdotto ilpagamento di un onere aggiuntivo nonindifferente dal punto di vistoeconomico, definito contributostraordinario per il rilascio dellaconcessione edilizia in varianteurbanistica. Lo stato di attuazione ad 8 anni dallafirma dell’accordo quadro è riportatosinteticamente nella tabella che segue dadove si evince l’alto numero degliinterventi privati ritirati e la stentatasituazione di quelli che sono rimasti, cheancora in alcuni casi non hannoconcluso il percorso per la loroapprovazione e rimangono fermi inConsiglio Comunale, ovvero rinviano disottoscrivere la convenzione in quantola chiusura di tale atto determinerebbepoi l’obbligo di un concreto avvio delprogramma (tab. 1). A fronte di un programma forse troppoambizioso perché potesse realizzarsinegli 11 anni di validità dell’accordoquadro, soprattutto per quanto riguardaalcune opere pubbliche, la situazioneeconomica e il lungo lasso di tempotrascorso tra l’ indizione del bandoministeriale, la formazione delprogramma, la approvazione e l’attuazione hanno fatto abortire molteiniziative e spesso la tipologia degliinterventi, il ruolo dei proponenti e le

Il Prusst di Palermo denominato “Societàlavoro e ambiente per lo sviluppo dellereti urbane”, varato dalla giuntaOrlando, interessa l’intero territoriocomunale ed è articolato in settemacrointerventi, con la sinergia degliinterventi pubblici e privati. Le risorseeconomiche iniziali coinvolte erano paria circa 600 miliardi di lire per i 65interventi privati raccolti e 1.200miliardi di lire per i 56 interventipubblici, nel rispetto dei parametri diproporzione previsti dal Bandoministeriale del 1998.Approvato in Consiglio nel 1999 si ècollocato utilmente nella graduatorianazionale e dopo tre anni, il 31 maggio2002 è stato oggetto dell’AccordoQuadro, sottoscritto dal sindacoCammarata, che ha fissato in un arco ditempo in 11 anni il periodo perl’attuazione degli interventi pubblici eprivati.Nel 2003, considerato che il bandoPrusst prevede il concorso dei soggettiprivati per quota parte significativa dastabilirsi da parte del soggetto promotoresecondo criteri di convenienza, alfinanziamento delle opere pubbliche od’interesse pubblico” l’AmministrazioneComunale, dopo una lungaconcertazione con i privati, fermorestando il pagamento degli oneri di

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Interventi Privati Interventi di OO.PP

n non ritirati in in in realizzate in da non piùapprovati approvazione attuazione approvazione realizzazione progettare programmate

65 1 33 11 20 4 14 8 24 6

Tabella 1. Stato del programma

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ammissione e localizzazione degliinterventi è stata trasmessa al ConsiglioComunale accendendo aspettative neisoggetti proponenti, che i due annitrascorsi hanno in parte spento. Soltantodi recente la Commissione Consiliareurbanistica ha espresso il suo parere, intermini però generici e rinviando agliUffici le scelte rispondenti ai suoiemendamenti, mentre le altreCommissioni Consiliari hanno appenainiziato la discussione. Preoccupazioneprevalente, anche in base alle notizie chequotidianamente appaiono sulla stampalocale, è che il Prusst possa essere unveicolo per consentire affari allacriminalità organizzata, anche se nellaformazione del II avviso è stata postaattenzione particolare alle garanzie diintegrità morale dei proponenti chehanno dovuto esibire già all’atto delladomanda certificazioni antimafia. Certamente l’esame della proposta didelibera innescherà un lungo dibattitoall’interno del Consiglio Comunale, delquale non si possono prevedere i tempidi conclusione, soprattutto se siconsidera la confusa fase politica che stavivendo la città, che sicuramentefavorirà la riuscita di questo secondoavviso. In conclusione, l’attuazione del Prusstnon ha comportato le modifichestrutturali ed economiche sperate ma hacontribuito ad avviare un percorso disinergie tra pubblico e privato, assenteall’interno della prassi amministrativa, edha consentito un avanzamento dellamessa a punto di procedure e di strategiegiuridico-legislative comuni (e in questosenso innovative) tra Enti pubblici. Questi due risultati sono da ritenerecomunque di una certa rilevanza einducono a proseguirenell’approfondimento di nuovemetodologie per l’attuazione deiprogrammi complessi, che non siconfigurino come momenti unici ed“eccezionali” della pianificazione macome prassi urbanistica, nell’ambito diun rapporto equilibrato pubblico/privato.

* Responsabile del Servizio Prusst del Comune diPalermo.

operatori dei settori produttivi e terziario,specificatamente collegati ad attivitàimprenditoriali già operanti nei settoridel turismo, del commercio,dell’artigianato ed in attività volte alrecupero di manufatti esistenti, chepossono raggrupparsi secondo lecaratteristiche prevalenti, ed in funzionedello sviluppo delle reti urbane nelleseguenti sei categorie, I- Interventi volti al sostegno ed alpotenziamento della rete strutturalesportiva: n. 13 (11%)II- Interventi volti al sostegno ed alpotenziamento della rete turistico –alberghiera: n 47 (42%)III - Interventi volti al sostegno ed alpotenziamento della rete strutturalecommerciale: n.11 (10%)IV - Interventi volti al sostegno ed alpotenziamento della rete strutturaleproduttiva: n. 25 (23%)V- Interventi volti al sostegno ed alpotenziamento della rete dei Servizi: n.9 (9%)VI- Interventi Residenziali e misti conresidenza: n. 6 (5%)Sebbene oggi, rispetto al primo bandodel 1998, la città sia dotata di unastrumentazione urbanistica generale edattuativa, gli interventi risultano ancorauna volta tutti in variante e rispetto alledestinazioni urbanistiche del PRGvigente, la distribuzione delle richieste èper il 36% su aree per servizi dastandards, zone F, e sedi stradali; il 32%interessa aree di Verde agricolo; il 14%Zone produttive; il 13% Zone Storiche(A1, A2,Bob, Netto storico) ed ilrimanente 5% la fascia costieraLe proposte di intervento pervenutecomportano un impegno economico paria ? 887.726.107,37, con nuovaoccupazione per 1674 nuovi posti dilavoro.Sono state esaminate dall’Ufficio conparere positivo, anche se a volte conrilevanti condizioni, soltanto 75 propostedi intervento per un importocomplessivo di ? 528.369.374,05. Inparticolare quasi il 50% di quelleesaminate positivamente riguardainterventi a carattere turistico –alberghiero, il 20% strutture commercialied il 30% residuo strutture di servizio.Gli interventi selezionati determinerannooccupazione per 1144 addetti. Nel 2008 la proposta di delibera di

d’opera, troppo alti che hanno pesato sulcosto dell’iniziativa in modo rilevante.Riguardo poi alle caratteristicheimprenditoriali dei proponenti si sonopotute rilevare due condizioni: se ilproponente è proprietario dell’area su cuiinsiste l’intervento ma non èimprenditore nel settore, lapartecipazione al programma è statafinalizzata principalmente ad aggirarel’ostacolo della destinazione di Prgpenalizzante ai fini della renditafondiaria. In questi casi le proposte diintervento sono state sempre moltoconsistenti (grandi alberghi, parcheggimultipiano, grandi centri commerciali,etc), ma dopo l’approvazione delprogetto in variante il proponente nonha trovato il finanziatore disposto arealizzare l’intervento perché le attivitàimprenditoriali, pensate astrattamente alsolo scopo di aumentare la renditafondiaria, non sono risultateeconomicamente appetibili dal punto divista imprenditoriale. Viceversa se il proponente èimprenditore ma non ha la disponibilitàdell’area, la partecipazione al programmaè stata l’ occasione per attivareprocedure di acquisizione dell’areaattraverso l’espropriazione. È il caso adesempio delle cooperative edilizie e delleimprese di costruzione che hannoproposto interventi di riqualificazioneedilizia e che si sono trovati a doveraffrontare la volontà opponente deiproprietari degli immobili che hannoimmediatamente attivato contenziosi. Nel 2006, pertanto, in seguito allarinuncia di un gran numero di iniziativela situazione del Programma erapiuttosto mutata e per rispettare iparametri ormai saltati, previsti dalbando Prusst riguardo il rapportoeconomico tra interventi pubblici eprivati (due terzi di somme destinate aopere pubbliche e un terzo di opereprivate e variazione in diminuzioneinferiore del 10%. riguardo l’indicatore diposizione), è sorto l’orientamento direintegrare i progetti venuti meno conulteriori interventi privati, ripercorrendole tappe del precedente avviso del ’99,ma introducendo alcuni elementi checonsentissero di selezionare lapartecipazione in modo da ridurre lecriticità sopra elencate.Sono pervenute 111 adesioni, da parte di

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responsabilità indispensabili allaottimizzazione del programma.A questo proposito e per quantoriguarda il comune di Roma purtropponeanche la istituzione di uno specificoufficio è stata in grado di smuovereuna visione sclerotizzata e parzialedelle procedure, situazione dovutaanche ad una nefasta separazione degliuffici urbanistici della Capitale in duetronconi, edilizia privata edurbanistica, uffici incapaci di sintesi,spesso fra loro ostili, e portatori diinteressi diversi se non antitetici; pernon parlare della ulteriori estenuantiprocedure di competenza degli ufficiregionali preposti all’accoglimentodelle varianti necessarie per operazionirealmente incisive. Di conseguenza,dopo aver subito la trafila urbanistica(fino all’accordo di programma)nessuno sconto viene fatto alla faseedilizia - seppur la legge neconsentirebbe un velocizzato passaggiocon la cosiddetta super DIA - gestitada un ufficio per l’edilizia privatageloso delle proprie competenze edincurante degli obiettivi economicourbanistici del programma; lo stessovale per la approvazione delle operepubbliche che, appannaggio di un altroufficio proceduralmente autistico,richiede un ulteriore contributo ditempi, oneri ed estenuanti verifiche.Contributo rilevante al fallimento delprogramma è inoltre la ormai provatainefficacia, per quanto riguarda losnellimento delle procedure, delleconferenze dei servizi che ,una voltaaperte dopo attese in lista non inferioriad un anno – per la Regione Lazio -dal momento della presentazione deiprogetti, vanno per la maggior partedelle volte deserte, nonostante gliinviti degli uffici proponenti, e con ipochi enti che rispondono all’invitospesso impegnati in vanitosi scontrifra competenze; tutto questo senzanessuno strumento di salvaguardia egaranzia nei confronti dei diritti delcittadino/imprenditore, garanzie ditempi certi ed impegni reciproci,elementi fondamentali per la riuscitadi questo tipo di programma.Si tratta quindi del tipico caso in cuila volontà del legislatore, pur bencompresa dalla parte politica e damolti imprenditori del settore, si

Il punto di vista di un professionistaEttore Pellegrini*

Da professionista che ha promossopresso i propri clienti programmicomplessi innovativi e soprattutto“democratici”, realizzati attraversobandi pubblici, che avrebbero dovutoincidere su vaste aree del territorio - adifferenza di episodi singoli chepiegano la normativa ad interventi “adpersonam” - non posso che confermarela delusione di chi, forse anche piùdella parte pubblica, ha creduto nellostrumento del programma;impegnandosi in prima persona anchenell’opera di informazione/promozioneindispensabile per la riuscita dellostesso, e che ha giocato quindi le suecarte professionali trovando il veroostacolo non nella politica o nelledifficoltà imprenditoriali deiproponenti, ma negli apparatiburocratici/legislativi contraddittori eassolutamente non attrezzati peroperazioni urbanistiche innovative ditale fatta. In particolare e dall’osservatorio di untecnico proponente che da un decenniocombatte ,assieme ai più volenterosifunzionari dell’ufficio urbanisticopreposto, si può dire che le difficoltàincontrate dal Prusst sono le stesseincontrate da analoghi programmicomplessi e cioè: normative innovativenon coincidenti con la ormai superatalegge nazionale urbanistica e laconseguente difficoltà da parte degliapparati amministrativa dei vari entirelative alla gestione degli stessi,dovuta sia alla reale difficoltà dinormative contraddittorie, sia allaresistenza dei funzionari degli ufficicoinvolti alla assunzione di nuove

Prima di tutto intendo ringraziare perl’invito che, come raramente accade, èrivolto ad un tecnico a servizio dellainiziativa privata il quale, nell’ambitodella sua attività professionale, è ormaisempre più spesso invitato a “testare”ipotesi pianificatorie lanciate dalleamministrazioni. Ipotesi che, basandosiin gran parte sulla partecipazione diprivati, necessitano ormai di unsupporto non più appiattito sullosvolgimento della normaleamministrazione della pratica edilizia,ma richiedono un ruolo di promotoreed al contempo di anello dicongiunzione fra le amministrazioni egli imprenditori più attenti ai nuovistrumenti di trasformazioniurbanistiche.In questo ruolo di supporto tecnico dialcune proposte del Prusst ritengo dipoter fare un bilancio, purtropponegativo, del programma individuandoalcuni punti che, ritengo siano i motividel fallimento. Dal punto di vistastatistico, solo uno degli otto progettipresentati dal mio studio è attualmentein cantiere; due sono ancora inconferenza dei servizi (dopo 10 anni!),e altri due devono addirittura ancoraaccedere alla conferenza, subendo laabituale indeterminatezza degli ufficidella Regione Lazio riguardo propostenon coordinate e condivise findall’inizio con gli uffici urbanisticidella Regione stessa; gli altri 3, ritengoa ragion veduta, sono stati ritiratiavendo i proponenti individuatopercorsi amministrativi meno onerosi epiù rapidi, seppur con minoripossibilità di sviluppo.

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termine delle procedure diapprovazione valevoli per l’interogruppo di proposte e che,coinvolgendo la maggior parte dellanuova edificazione prevista dal piano,ne garantiscono quantitativamente, esi spera qualitativamente, una realeefficacia urbanistica. Ritengo però che,per far sì che questi programmi siattuino veramente, si dovrannoazzerare le arbitrarie divisionioperative, sia fra gli uffici che fra ivari enti coinvolti dovute, più che aduna necessità di funzionamento, ad unormai cristallizzato sistema di gelosecompetenze su cui si fondano piccolipoteri parziali, fra loro volutamente ecolpevolmente non comunicanti, ecomunque sempre nella speranza che ifunzionari addetti dimostrino unnuova sensibilità ad un approccioresponsabile per un vero rinnovo delleprocedure urbanistiche a servizio dellecollettività .

* Progettista.

scontra con procedure che,appannaggio di uffici restiiall’accoglimento di una filosofia diintervento globale i cui obiettivi sonosnobbati ed intimamente disprezzati,per formazione o deformazioneprofessionale, si dimostrano incapacidi adottare una visione complessivache esula dalla delle usuali pratichenecessarie alla singola concessione. Il Prusst fra i programmi complessi haavuto la ulteriore difficoltà di attuareun programma che si finanzia consistemi fra loro diversi e soggetti aprocedure differenti : fondi pubblici efondi privati, questi ultimi inoltresubordinati alla approvazione finaledei progetti che ,concorrenti allo stessoprogramma, si sviluppano peròassurdamente poi con un percorsoindividuale che, come tale, non riescea liberarsi dalle pastoie deiprocedimenti diretti ai quali siaggiungono ovviamente i passaggiamministrativi specifici del programmache ne dilatano a dismisura i tempi diattuazione. Ci troviamo quindi difronte ad una forma di finanziamento“claudicante” la cui parte debole,seppur indispensabile, è propriol’apporto economico della propostaprivata. Il fatto che, per quantoriguarda la mia esperienzaprofessionale, su dieci proposte,portatrici - non scordiamolo - diquella fondamentale quota dicontributo straordinario , solo una,dopo dieci anni, sia arrivata altraguardo, priva di fatto il programmadella “gamba” dalle risorse private,elemento economico fondamentaledello stesso.Tutto questo ritengo abbia sminuito, oforse annullato, i risultati diun’operazione che, astrattamente, siriteneva potesse essere efficace inmisura ben più grande di come si èeffettivamente rivelata. Si ritienedunque di escluderne unariproposizione affidandosi invece, perla ristrutturazione urbanistica delleparti di città che lo necessitano, anuovi strumenti complessi codificatidal nuovo PRG, principalmente i Print.Essi sono dotati di procedure giàcodificate, che si avvalgonoesclusivamente di risorse private chesaranno acquisite simultaneamente al

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I piani territoriali paesaggisticidella provincia di Enna

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Dallo strumento vecchio a nuoveopportunità

Il Vecchio Prg –di elaborazioneoriginaria risalente addirittura aglianni ’70- consta di una normativa,rivolta essenzialmente alla definizionequantitativa e settoriale degliinterventi, che lascia notevoli problemiirrisolti : le destinazioni rigide equantitative hanno accentuato alcuniproblemi quali pericolosità ambientali,traffico, casa, accessibilità e agibilitàdella città, disarticolazione del sistemadei servizi, città divisa, turismo,commercio e terziarizzazione nonguidate, destinazioni urbanisticheormai incongrue con spreco e necessitàdella messa a sistema delle qualità edell’efficacia degli interventi. Latendenza immobiliarista fortementepresente nella città, accentuata anchein periodo di ristagno economico, e ilprogressivo e costante abbandono disettori tradizionali di attività quali lapesca e il settore manifatturiero,accompagnata da un notevoleinvecchiamento della popolazionesoprattutto a partire dal nuovomillennio e dalla fuga consistente deigiovani dalla possibilitàeccessivamente onerosa di risiedere incittà – da qui il progetto casacomunale- , costituiscono i punti incorso di approfondimento Vas per laredigenda variante generale al Prg.

Analisi urbana Città duale: c’è contrasto tral’immagine fornita dalla città turistico-estiva (lungomare) e l’immagine datadalla città lungo l’attraversamentostorico (statale). Città duale in ogni

San Benedetto del Trontoa cura di Luigina Zazio*

San Benedetto del Tronto rappresentaun appuntamento significativo, nonsolo per le caratteristiche e ilcontesto territoriale, ma anche per ilfatto che avviene in un momento dievidente crisi della pianificazioneregionale. Le Marche infatti nonsono ancora riuscite a dotarsi di unariforma urbanistica regionale capacedi garantire, da una parte lanecessaria gestione del territorio e

dall’altra la promozione di politichedi sviluppo innovative ed efficaci. Untentativo di riforma si e avviato sindal 2002, tuttavia le numeroseversioni della legge non si sono maiconcretizzate.In questo contesto legislativo fluidol’esperienza di San Benedetto delTronto è ancora più significativa, inquanto vengono messe in campopolitiche innovative.

Italiain viaggio

Rappresentazione della città

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Urbanistica INFORMAZIONI

relazione al verde urbano,valorizzazione del paesaggio, sistemadei percorsi lenti e servizi, nuovefunzioni sociali e qualificazione delsistema economico (turismo comesistema della qualità urbana,commercio, sistema terziario), cura egestione dell’arredo urbano neimateriali, nuova qualitàarchitettonica... Per raggiungere i citati obiettivi si èreso necessario mettere a punto, perprima cosa, gli strumenti necessari perottenere gli obiettivi sopracitati,considerando che gli stumentitradizionali (esproprio, decadenzavincoli, Legge 1150, finanziamenti perpiano casa,finanze comunali, normeinvecchiate e statiche, standard nonattuati, dismissione del patrimoniopubblico, soluzioni operatenell’emergenza, mancata leggeregionale sul governo del territorio…)si presentano spuntati, monchi oinefficaci, per cui sono stati ad oggiintrodotti:- Modifica art. 48 delle Nta del Prg perevitare di risarcire i vincoli urbanisticiscaduti Delibera Cc n.99 del 2006- Scadenze derivanti dalla leggeregionale 16/2005 per segnalazione aRegione di schede per individuare edassoggettare aree alla riqualificazioneurbana

a San benedetto del Tronto) né urbanonecessita di una valorizzazionesostenibile dal punto di vista turistico-ambientale-paesaggistico.

Il progetto

Gli obiettivi: il sistema immobiliareurbano e il ruolo del patrimoniopubblicoCome già evidenziato, la nuovapianificazione in atto (si è in fase diredazione della Vas prodromica allavariante generale al Prg vigente dal1990), si propone una maggioreintegrazione urbana e territorialeriducendo ed ottimizzando la pressioneesercitata sulle risorse, introducendosoluzioni e comportamenti innovativi edi riqualificare in senso ambientale iltessuto edilizio e gli spazi di interessecollettivo: riqualificazionedell’esistente, realizzazione equalificazione della città pubblica,densificazioni piuttosto cheurbanizzazione di nuove aree agricole,qualità dell’attrattività turistica enuova occupazione, cultura epartecipazione, accessibilità erisparmio energetico, mitigazione deirischi, sistema del rapporto con ilmare, nuove centralità urbane ancheattraverso rinnovamento edilizio,sistema dei parchi collinari in

senso: dualismo estate/inverno,congestione/relativa marginalitàrispetto ai flussi produttivo-industrialidella vallata del Tronto; dualismoresidenti/turisti con interessi spessonon concomitanti; dualismo nonrisolto tra lungomare ed entroterradella città, tra zone urbanizzate ecampagna; tra Centro Storico cherischia la periferizzazione anche per ladifficile accessibilità, tra servizipresenti nel Borgo Marinaro eperiferie; tra parte Nord e Sud dellacittà; tra mondo della produzione ecultura considerati spesso del tuttoantitetici; tra un modello di sviluppobasato sulla quantità, sulla logicadell’immediato profitto ed una visioneche si fa invece carico dei risultaticomplessivi e quindi della loroprogrammazione in termini di qualitàpresente e futura; tra le dimensionicomunali ed un ruolo territoriale moltopiù vasto; tra una visione volta alsoddisfacimento individuale delleesigenze più forti in termini individualied una basata sulla creazionedell’identità sociale fondatasull’integrazione delle esigenze discelta e partecipazione di tutta lacollettività cittadina; tra crescita delnumero e della solitudine degli anzianied emarginazione giovanile; traintensa valorizzazione delle areecostruite o costruibili - sempre convalori di mercato in aumento - edifficoltà a dare risposta alla domandaabitativa e di servizi a costi contenuti;tra una storia ed una tradizione dicultura marinara e di turismo familiaree una situazione attuale di crisi deiparametri tradizionali dell’economia edella socialità della città. La città nonè duale solo nel senso descritto, ma èanche – schematicamente- una cittàtagliata a fette: il tratto Est – Ovestche dal mare raggiunge la ferroviaadriatica è un tratto urbano moltolegato al mare (porto) e al turismobalneare (quasi tutti gli alberghi e iluoghi di aggregazione estiva stannoin questa fascia); il tratto tra laferrovia adriatica e la SS16 costituisceil tratto più propriamente urbano dell’insediamento novecentesco recente edei residenti; infine il territorioagricolo oltre l’A14 senza un ruolo bendefinito né agricolo (funzione residuale

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Il lungomare attrezzato della Riviera delle Palme, vera identità della città.La Statale 16, luogo di congestione da traffico e barriera urbana.

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- Schema direttore approvato con Dcc.n.196 e 199 del 14 dicembre 2007 - “borse di studio per giovanilaureati”: bando e graduatoriadefinitiva 2007 con rafforzamentodell’Ufficio di Piano comunale - Atti di indirizzo sulla monetizzazioneeventuale degli standard urbanisticiDelibere del Consiglio Comunale n. 95e 96 del 7 agosto 2008- Protocollo d’intesa con Erap pervalutazione esigenze Erp- Variazione art. 29 delle Nta percoordinare e qualificare latrasformazione degli alberghi inresidenze e premio volumetrico percambio destinazione da residenza inalbergo;- adozione Piano alberghi inapplicazione della Legge Regionale n.9 del 2006 “ Testo unico per ilturismo”. 2010- Bando di concorso partecipato per ilPeep SS. Annunziata conpubblicazione degli esiti sulla rivista“Paesaggio urbano”- Report di Sostenibilità – 2007-2009- Delibera Cc per progetto casacomunale 26 settembre 2008 e Bandoper progetto casa fase 1, marzo 2009volto ad accrescere il patrimoniopubblico in termini di servizi, areeattrezzate e con aumento delledotazioni di uso pubblico

Il progetto casa comunale

Nel quadro di un forte rilancioprogrammatico della città nel contestointegrato intercomunale in cui ilComune individua e svolge unaparticolare funzione terziaria, senzasovrapporsi alle attività essenzialmentedi tipo produttivo primario esecondario dei comuni contermini, ilproblema della casa assume un ruoloed un’ importanza prioritaria per lesue implicazioni economiche, sociali eambientali. Il progetto casa comunale consta didue fasi, la seconda delle quali,individuando specifici ambiti, sipropone la valorizzazione, attraverso leprocedure del “dialogo competitivo”del patrimonio pubblico comunaleattraverso interventi privati congruentianche con il miglioramento e lariqualificazione dei vecchiinsediamenti Erp.

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Le Dimensioni della città

San Benedetto del Tronto, città costiera posta all’estremo Sud della regione Marche ealla foce del fiume Tronto è un Comune di 48.036 abitanti residenti al 31 dicembre2009 ( + 265 abitanti residenti rispetto ai 47.771 abitanti residenti al 31 dicembre2008 che a sua volta registrava una crescita di + 324 abitanti rispetto al 31 dicembre2007 e + 1.714 residenti rispetto ai 46.057 abitanti del censimento 2003, con una cre-scita media di circa 330 abitanti/anno), quinta città per numero di abitanti nella Re-gione Marche, con un territorio comunale di Kmq 25,65 di cui il 40% è pianeggiantementre il rimanente sale gradualmente dalla fascia costiera, con ondulazioni collinari,fino a quote massime di 283 metri sul livello del mare. La crescita edilizia quantitati-vamente enorme e rapida nel secondo dopoguerra su un territorio di dimensioni ridot-te, registra un rapporto tra fascia urbana di circa 1/3 del territorio cittadino e la zonaagricola-collinare ad Ovest. La città si affaccia sull’Adriatico con una estensione costiera Km 8,145 (da confine co-munale a confine comunale) e una lunghezza di arenile pari a km. 7,100. Latitudine42.57°N, longitudine 13.53°E, altitudine 4 m. Venti: in inverno dal I e IV quadrante, inestate da ovest. Traversia: greco e greco-levante Ridosso: III e IV quadrante.

Immagini tratte da “Ambiente e Consumo di suolo nelle aree urbane funzionali delleMarche” a cura dell’Assessorato alla Tutela e Risanamento e Servizio Ambiente e Paesag-gio della Regione Marche.

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terziario e sulla qualificazioneurbana.

La prima fase è rivolta allariqualificazione urbana di interi edifici inproprietà privata dismessi o fatiscenti oabbandonati, da almeno un anno – comecertificabile attraverso i consumi delle

emergenza abitativa, su soluzioniecosostenibili in grado di limitare ilfabbisogno di energia primaria, sulladiffusione non ghettizzata nelterritorio dell’edilizia sociale conl’obiettivo di evitare fuga di giovanie pendolarismo, sia infine su di unosviluppo economico fondato sul

Il progetto casa comunale fornisceabitazioni a costi contenuti perché sibasa sulla realizzazione a carico deiprivati di edilizia sociale e relativistandard realizzati, su nuoveopportunità per i residenti con larealizzazione di alloggi rivolti asoggetti in situazione di disagio e di

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Il contesto urbano

Il carattere identitario della città più che intorno al Centro Storico ( Borgo Antico) o al Borgo marinaro dei pescatori, in carenza diun’autentica piazza cittadina sostituita da un percorso di congiunzione mare –Borgo Antico dalla via-piazza Secondo Moretti, è co-stituito dal lungomare ( Riviera delle palme) realizzato nel 1931 su progetto dell’ingegner Luigi Onorati e dal quale parte la zona piùpropriamente turistica, con stabilimenti balneari sulla spiaggia da un lato e ville ed alberghi dall’altro lato della strada. Il contesto economico – socialeIl comune di San Benedetto del Tronto presenta la densità della popolazione più elevata della regione (1.819 abitanti/km2). L’ambitoterritoriale di riferimento si caratterizza per una urbanizzazione continua sulla costa e lungo la bassa Valle del Tronto fino ad AscoliPiceno con caratteri di sviluppo industriale ( Nucleo di industrializzazione ex CASMEZ). Positiva è nella città la crescita del comparto turistico a livello provinciale e ben più accentuata a livello comunale ( in genere +7 %di media all’anno): si registra, inoltre, una crescita paragonabile nei settori dei servizi alla persona e per il Commercio.Il settore agricolo e quello della pesca confermano un livello negativo a livello comunale e provinciale, mentre per settori che a livel-lo provinciale registrano un trend negativo ( industria della carta e del legno, calzaturiero, lavorazione dei metalli e fabbricazione diapparecchi elettrici) a San Benedetto si registra un incremento di + 2,67%.Per la città gli indicatori che segnano i livelli più elevati di pressione ambientale riguardano l’aria, la qualità delle acque sotterranee,la vulnerabilità da nitrati, il carico inquinante delle acque reflue, il rischio idraulico da associare all’edificato interessato dal rischioidrogeologico (frane ed esondazioni), i siti inquinati, la vegetazione, l’edificato-infrastrutture, le presenze turistiche e i diversi aspetticonnessi al ciclo dei rifiuti. L’esclusività del turismo balneare nella città ha fatto sì che, fino a poco più di 10 anni fa la presenza deglialberghi, insieme alle case private in affitto estivo, costituisse la parte più significativa dell’ossatura portante dell’economia localenella quale il turismo balneare, con strutture ricettive realizzate da una minuta imprenditoria locale, si stava sempre più affermandocome un settore produttivo ed occupazionale decisivo e in continua crescita.E’ a partire dalla fine degli anni ’90 che si assiste ad una dismissione crescente delle strutture ricettive alberghiere anche a seguito delcambio generazionale dell’imprenditoria alberghiera (le giovani generazioni non sono più disponibili, in maniera totalizzante, a sub-entrare nella gestione degli alberghi) e per le difficoltà insite nelle limitazioni fisiche derivanti dalle forme insediative dell’edificato edalla sua qualità preesistente, ma soprattutto per il crescere di una domanda turistica rivolta sempre più in direzione della ricercadella qualità, funzionale ed estetica, e dei servizi in una logica che travalica la gestione alberghiera in stretta economia familiare. Il contesto territoriale e le relazioni intercomunali Lo sviluppo costiero si è fortemente accentuato negli anni sessanta-settanta, proprio in seguito alla realizzazione delle grandi infra-strutture legate alla mobilità e ad una migrazione interna dalla montagna-collina alla costa come conseguenza, soprattutto, del su-peramento dei patti di mezzadria e quindi con la progressiva marginalizzazione del ruolo tradizionale e centrale –nelle Marche- del-l’agricoltura; San Benedetto è il punto di incrocio di due sistemi forti costa Adriatica +Salaria (Roma-Adriatico) che, insieme, rendo-no possibile la qualificazione e il rilancio di una nuova centralità urbana fondata sul porto, turismo e servizi specializzati. La città, ched’estate supera largamente i 100.000 abitanti ma che, anche d’inverno, svolge un ruolo di attrazione territoriale assai rilevante, sof-fre sia di congestione che di abbandono di alcune sue parti, di traffico caotico e pericoloso lungo le principali arterie, di degrado edi-lizio lungo la SS16 , nel Centro Storico ed in altre parti della città (vedi alcune ex-aree PEEP), di perdita di posti lavoro nei settori tra-dizionali (pesca, catena del freddo, settore manifatturiero, agricoltura), di costi elevati per l’acquisto di casa e di mancanza di case inaffitto se non estivo, di lavoro precarizzato, di necessità di adeguamento strutturale alle sopravvenute recenti indicazioni per farfronte ad eventuali rischi sismici, di rischi di allagamento ed esondazione. A ciò si aggiungono le difficoltà, con il solo apporto pub-blico, a realizzare e ad ottenere un buon livello di manutenzione complessivo dei servizi insieme alla presenza di inquinamento dell’a-ria, elettrosmog, rumore e alle difficoltà di accesso sostenibile di molte parti della città. Tuttavia e malgrado l’accentuazione critica fornita dell’analisi di cui sopra, San Benedetto del Tronto mantiene nel territorio comuna-le e sovralocale grandi possibilità di qualificazione e sviluppo tanto da essere considerata, anche a livello regionale, una delle realtàtrainanti più dinamiche e ricche di potenzialità. E’ questa condizione positiva che la nuova pianificazione comunale vuole accentua-re mirando alla socialità e qualità nell’abitare e risiedere in città, con le scelte nelle aree strategiche fondamentali : Riserva naturali-stica della Sentina come polo di turismo sostenibile, rilancio e qualificazione dell’area portuale e area centrale Brancadoro con fun-zione di parco scientifico - tecnologico e di divertimento, ma anche attraverso la differenziazione dell’offerta turistica ( salutistica,accessibilità per tutti, sportiva, scolastica, naturalistica, culturale, da shopping…) e con la moltiplicazione di occasioni ricettive miratesia attraverso il riutilizzo del patrimonio edilizio collinare sia riconnettendo, articolando e qualificando il tessuto connettivo urbano,lungo una direttrice Est-Ovest in relazione al sistema dei parchi collinari, ai percorsi lenti e al verde urbano.

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l’occupazione edilizia dell’area.L’eventuale variante urbanisticanecessaria all’attuazione degli interventideve , di norma, ricadere all’interno dicategorie (per le zone residenziali e irelativi parametri) già previste dalvigente Prg e dall’art. 3 del Testo Unicoper l’edilizia D.P.R. 6 giugno 2001, n.380 nonché delle disposizioni legislativee regolamentari in materia edilizia ecomunque non può eccedere i limitifissati dall’art. 7 del D.I. 2 aprile 1968n.1444; Garanzie: l’efficacia della variante ed irelativi interventi sono soggetti aConvenzione, previa preliminarecauzione e atto unilaterale d’obbligotrascritto a favore del Comune e a cura espese dell’interessato, con annessagaranzia fideiussoria di importo

ispirarsi ad un criterio di conservazionee ricomposizione degli elementicaratterizzanti il paesaggio urbano, conparticolare riferimento alle cortinemurarie degli edifici a destinazioneproduttiva, ai volumi tecniciparticolarmente riconoscibili osignificativi, all’ampio assortimento ditipi edilizi polifunzionali, allasistemazione degli spazi pubbliciL’edificazione proposta, posizionatanell’area in maniera adeguata vienedefinita, insieme a tutta la zonaoggetto dell’intervento, attraverso unProgramma di Riqualificazione Urbanacon planovolumetrico, anche invariante al vigente Prg, che confronti ilprogetto in oggetto alle volumetriecircostanti e che comunque limiti, ilpiù possibile, la volumetria e

utenze- rispetto alla data diindividuazione delle aree da parte del“Progetto casa” stesso, oppure “opere incontrasto” ai sensi dell’art.9, comma 1,della Lr 16/2005Scelta zone di intervento:riqualificazione, attraverso avvisopubblico ad adesione volontaria privatadi edifici esistenti escludendo aree aparticolare delicatezza quali zoneagricole, zone storiche ma anchelottizzazioni convenzionate…, conpriorità del recupero e riqualificazionedel patrimonio esistente, con incrementodel patrimonio pubblico e dell’ediliziasociale e con il completamentoresidenziale del tessuto urbano concriteri di sostenibilità ambientaleNegli insediamenti di formazione menorecente gli interventi hanno dovuto

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Le aree Strategico-Strutturali da rilanciare: - la riserva naturale della Sentina come salvaguardia naturalistica costiera; - l’area centrale Brancadoro come zonadi formazione culturale, sportiva, ricreativa; - il porto in funzione turistico produttiva.

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Edilizia sociale: cessione di congruonumero di alloggi in proprietà o daoffrire in locazione a prezzoconvenzionato per almeno anni 20(venti), agibili ai sensi del Titolo III“Agibilità degli edifici” del Dpr 6 giugno2001, n. 380 -Testo Unico dell’edilizia-nella misura minima rispettivamente del15 % o 30% della SUL complessivaderivante dall’intervento e riferita,comunque ad intere unità immobiliari;va ricompresa, inoltre, nel calcolo , inquota parte, la SUL di terrazzi e garagevalutata al 60% rispetto ai mq di SULdegli alloggi, escludendo dal conteggio imq realizzati ex novo e ceduti alComune corrispondenti ai mqattualmente già esistenti di proprietàcomunale. Volumi ceduti: Eccezionalmente, ilvolume ceduto al Comune, a discrezionedel Comune stesso, può essere destinato,in tutto o in parte, ad usi di interesse eproprietà pubblici diversi da quellidell’abitare.Risultatodall’opzione contenuta nell’avvisopubblico con cessione al Comune del15% di SUL complessiva realizzabile odel 30% delle SUL ad affittoconvenzionato per 20 anni sonopervenute:- 16 proposte definitive con contenutoincremento volumetrico privato rispetto

Vaglio delle proposte preliminari: per ilvaglio dell’ammissibilità delle propostepreliminari è stata istituita unaCommissione tecnica che ha espresso leproprie valutazioni sulla base deiseguenti criteri:a) qualità del progetto architettonico,con riguardo all’inserimentonell’immediato contesto, alla attrezzaturadi standard e servizi, alla preservazionedei valori storici e architettonicidell’immobile, all’unitarietà/continuitàdella distribuzione spaziale e dellafruizione funzionale, al risparmioenergetico;b) qualità del mix funzionale, conriferimento al contesto urbano,all’integrazione delle funzioni, al pregiodei beni e servizi offerti;c) dotazione degli standard urbanistici edei servizi, anche in rapporto al contesto,con particolare riguardo alla dotazionedi parcheggi. In caso di dimostrataimpossibilità a realizzare in loco, glistandards necessari all’interventoproposto, potranno essere realizzati - suassenso del Comune- in altre aree diproprietà degli interessati o ancora conattrezzatura di aree indicate dal Comuneo comunque nei modi previsti dallenormative vigenti (Delibere del ConsiglioComunale n. 95 e 96 del 7 agosto 2008)e comunque almeno il 70% deglistandard dovrà essere attuato in loco.

adeguato e almeno pari al valore degliimpegni sottoscritti.Standard: Le aree a standard daindividuarsi a tal fine devono essere areecompatte e preferibilmente contigueall’area interessata dall’edificato oggettodi piano di riqualificazione urbana e, sesoggette a vincoli ambientali,idrogeologici, storici, ecc. devono esserecorredate, a progetto definito, dainecessari approfondimenti (per es., studiogeologico di II° fase, pareri vari …) edalle autorizzazioni eventualmentenecessarie. La quantità di standard ècalcolata sommando eventuali standardpreesistenti a quelli prodottidall’intervento sulla base di 24 mq/abinsediabile e, in ogni caso larealizzazione di standards deve avvenirenell’area con una monetizzazionemassima del 30%, anche attraversoeventuale sovrapposizionepubblico/privato, ma comunque previaConvenzione debitamente garantita.Gli alloggi ceduti gratuitamente alComune sono considerati standardaggiuntivi ai sensi dell’ articolo 1comma 258 della legge n. 244/07(Finanziaria 2008 ) e del successivocomma 259 della legge stessa e nonproducono, quindi, per sé, la necessità distandards urbanistici aggiuntivi,diversamente dagli alloggi offerti inlocazione a prezzo convenzionato

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Area 13, Via Piave.

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regionale in rassegnazione dei contrattidi quartiere 2, resta comunque con unaforte sperequazione in negativo traalloggi in realizzazione e numero didomande entrate in graduatoria, mentredirettamente e senza alcun esborsopubblico, il progetto casa comunalegarantirà la realizzazione di circa 60alloggi di pezzatura media realizzati daprivati e ceduti al Comune e di altricirca 20 alloggi ad affitto calmierato.

2. Perchè tanta emergenza abitativain una citta’ che registra a livellostatistico ben il 26% di abitazionivuote?

La maggior parte delle nuoveabitazioni ha rappresentato la forma diinvestimento più diffusa anche come“bene rifugio” in periodi di crisieconomica, inoltre le abitazioni sonoconsiderate dagli investitori e dairisparmiatori un bene da tenereprevalentemente libero da vincoli(affittuari) e da cui ricavare un redditorappresentato dall’affitto nella stagioneestiva. Tutto ciò provoca unincremento dei prezzi che ha reso ilmercato difficilmente accessibilesoprattutto nel Comune di SanBenedetto per le categorie disagiate e igiovani necessitanti di abitazioni anche

Intervista a Giovanni Gaspari Sindaco di San Benedetto del Tronto

1. Perché il progetto casa comunalequando c’e’ il piano casa nazionale?

Il piano casa nazionale, con ridottiincrementi volumetrici e senzamodifica di destinazione urbanistica, hascarsa o nulla capacità di incidenza inuna città compatta e soprattutto neiconfronti delle categorie sociali piùdeboli. Il progetto casa comunale,invece riqualificando, su interventoprivato, volumi esistenti dismessi efatiscenti della città permetti di operarecome calmiere , almeno parziale, deicrescenti valori del mercato fondiario afronte di investimenti pubblici adedilizia sociale ridottissimi, malgradoSan benedetto del Tronto sia catalogatacome città a forte emergenza abitativa.Infatti, se si confrontano gli attualiinvestimenti pubblici che, rispettoall’esistente patrimonio ediliziopubblico di circa 500 alloggi,consentiranno di realizzare altri 20alloggi di che saranno ultimati entro il2010 e l’eventuale assegnazione difondi derivanti dalla partecipazioneagli esigui fondi derivanti dal bando

al volume preesistente (circa + 12 %)- edilizia sociale ceduta al Comune comestandard aggiuntivo- nuovo edificato con criteri antisismicie di sostenibilità energetica- circa 60 alloggi di pezzatura mediarealizzati da privati e ceduti al ComuneSan benedetto del Tronto- circa 20 alloggi di pezzatura media adaffitto calmierato- standard urbanistici realizzati, -almeno 24 mq/ab insediabile- anche intermini volumetrici ( 1 asilo nido emonetizzazione consistente per nuovascuola dell’obbligo) - nessun costo di realizzazione per ilComune, solo variante urbanistica eassoggettabilità a VAS- miglioramento della complessivaqualità urbanistica ed edilizia in terminidi sicurezza, opere di urbanizzazione eimmagine urbana.

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Area 20, Via del Cacciatore.

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Prima BBIIEENNNNAALLEEddeelllloo SSPPAAZZIIOO PPUUBBBBLLIICCOO

RRoommaa 1122--1133--1144-- mmaaggggiioo 2233001111CCaallll ffoorr ppaappeerr

PPrrooggeettttoo ddeelllloo ssppaazziioo ppuubbbblliiccooNel quadro delle iniziative promosse dall’INU perapprofondire il ruolo svolto dallo spazio pubbli-co nel plasmare la struttura insediativa e lasocietà urbana, acquista particolare rilievo ilcontributo offerto dalla comunità scientifica, daiprogettisti e dagli addetti ai lavori, dai quali ci siattende uno sguardo attento e partecipe ad uncampo di interesse che ha subito nell’ultimodecennio importanti e complesse trasformazioni.Il tema si offre a molteplici punti di vista, chetestimoniano il carattere interdisciplinare di unambito di ricerca che sollecita il contributo nonsolo di architetti e urbanisti, ma anche di sto-rici dell’architettura, di economisti, di sociologie di antropologi.Il Call for paper è dunque aperto alla parteci-pazione di rappresentanti del mondo scientifi-co, universitario e culturale, e in generale atutti coloro che hanno a vario titolo conoscen-ze ed esperienze nelle diverse discipline cheriguardano le tematiche di seguito indicate:1. I luoghi di uso pubblico nella storia dellacittà2. Il progetto dello spazio pubblico nella cittàcontemporanea3. Progettazione, costruzione, gestione e frui-zione dello spazio pubblico oggi4. Conflitto e convivenza di pubblico e privatonel governo degli spazi pubblici della città5. La dimensione artistica e comunicativa dellospazio pubblicoI saggi che verranno predisposti in risposta aquesto invito non dovranno superare le 20.000battute (spazi inclusi) e dovranno essere corre-dati da un abstract in italiano e in inglese(1.000 battute) e dalla chiara indicazione del-l’ambito tematico di riferimento. I testidovranno pervenire in formato word entro il 20dicembre 2010 a [email protected] e saranno sottoposti alla valutazione direferee anonimi.A tutti i papers che verranno selezionati l’INUdarà valore di pubblicazione attraverso l’asse-gnazione di un codice ISBN e ne curerà la pub-blicazione sul proprio sito WEB. Inoltre i saggiche l’INU riterrà di particolare interessepotranno essere illustrati pubblicamentedurante le iniziative di dibattito promosse nel-l’ambito della Prima Biennale dello SpazioPubblico e saranno oggetto di pubblicazione,integralmente o in sintesi, sulle rivistedell’Istituto.

II tteessttii ddoovvrraannnnoo ppeerrvveenniirree iinn ffoorrmmaattoo wwoorrddeennttrroo iill 2200 ddiicceemmbbrree 22001100 aa sseeggrr@@bbiieennnnaa--lleessppaazziiooppuubbbblliiccoo..iitt ee ssaarraannnnoo ssoottttooppoossttiiaallllaa vvaalluuttaazziioonnee ddii referee aannoonniimmii.. ww.biennalespaziopubblico.it

i mutamenti sociali del nostro tempo. Il“bene casa” va dunque inteso nella suaaccezione più ampia, in quanto losviluppo qualitativo dell’edilizia rientrain una politica sociale della casacoerente con i più generali obiettivi digoverno della città attraverso anche lariqualificazione del sistema urbano,individuando a tal fine innovativistrumenti di risparmio energetico emodalità di intervento anchesull’offerta.

4. L’acquisizione di nuove proprietàpubbliche al comune parrebbe incontrotendenza rispetto a generalicomportamenti delle pubblicheamministrazioni che, per ragioni dibilancio, tendono all’alienazione delpatrimonio pubblico.

Il maggior controllo anche attraverso ladiretta proprietà pubblica del suolo è,di per sé, un elemento decisivo dicalmiere fondiario, mentre la nonghettizzazione dell’edilizia sociale, l’apertura di un mercato dell’affitto pertutto l’anno a prezzi calmierati,l’accessibilità alla casa a prezzicontenuti, la realizzazione dei servizirelativi … sono obiettivi collaterali maaltrettanto importanti.In realtà va detto anche che il buonsuccesso del Progetto casa comunaledel Comune di San Benedetto delTronto è, nella situazione specifica,stato favorito, paradossalmente, siadalla vecchiezza del PRG vigente cheha ingessato situazioni immobiliariincongrue, e dalla presenza di unmercato immobiliare “doppio”costituito da abitazioni per i residenti ead affitto estivo in un comune a fortetendenza immobiliarista.Vorrei, infine, sottolineare il dato, amio avviso rilevantissimo, per cui ilProgetto Casa comunale registra unautentica inversione dei rapporti trapubblica amministrazione edimprenditoria privata: per la primavolta, il privato partecipa e si fa caricodella realizzazione compiuta della cittàpubblica.

* Consulente per la pianificazione del Comune di SanBenedetto del Tronto.

solo in affitto continuativo.L’impotenza degli Enti Locali adoperare sia per i prezzi di esproprio chesono sempre più assimilabili a valori dimercato, sia per le finanze dei Comunisempre più ridotte, sia per le difficoltàad attuare una organica politica diriqualificazione ed intervento sulpatrimonio pubblico esistente epotenziale, e, per contro, con ilpresentarsi di una nuova pressioneabitativa determinata dai mutamentidelle società attuali, quali leseparazioni, l’aumento della mobilitàdovuta a lavoro o a studio, la presenzadi sempre più cittadini appartenentialla fascia delle nuove povertà, glianziani soli, l’immissione di extra-comunitari.., si assiste ad una richiestacrescente e in continua evoluzione diabitazioni sociali anche in affitto;quindi chi cerca casa per usi abitativi,soprattutto giovani si rivolge ai comunilimitrofi, risalendo spesso, anche per unbuon tratto, lungo le valli del Tronto edel Tesino, con acuti fenomeni diperiferizzazione e pendolarismo.Questo dato è evidenziato dalladifferenza fra la popolazione al di sottodi 18 anni e quella al di sopra dei 65anni : a S. B. T. nel 2002 taledifferenza è pari a –2.020, nei comunilimitrofi +251; tale tendenza siconsolida nel 2003 : S. B. T. –2.330comuni limitrofi +435.

3. Come si relaziona il progetto casacomunale con l’interesse immobiliareprivato e il problema della casa per igiovani e le categorie piùsvantaggiate?

In particolare i giovani entrano moltopiù tardi delle generazioni precedentiin una condizione di stabilitàlavorativa che possa garantire l’accessoad un mutuo o persino il pagamento diun affitto a prezzi di mercato, con unaflessibilità lavorativa che spessocontraddice la persistenza abitativanello stesso luogo per tutta la vita (il33% ha cambiato una volta lavoro, il20% due volte e questo avviene nonsempre nello stesso quartiere e neppurenella stessa città).In pratica, si registra un’ampiadomanda, rimasta inevasa e tendentead aumentare, di alloggi a prezzicontenuti e in locazione, che rispecchia

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incrementare la coesione) e quelle volteall’attrazione di risorse esterneeconomiche e/o cognitive (e dunquerivolte l’innalzamento della crescitaeconomica e della competitivitàterritoriale). Un rapporto, com’è noto,difficile da trattare (Donolo, 2007) e lecui eventuali sinergie variando aseconda dei contesti e delle lenti concui vengono osservate le reciprocheinterdipendenze. Allo stato dellaprogrammazione, infatti, non siamo ingrado di riflettere su come e se gli“obiettivi di servizio”, intesi come“standard minimi di civiltà” (Sales,2010), giocano effettivamente dadispositivi in grado di riarticolare lerelazioni tra coesione e crescita-competitività. Si può sostenere però ilsistema di incentivo costituisca unpossibile campo operativo in cui sirinnovano i rapporti tra processi diimplementazione della coesione socialee fattori di crescita economica, e cheappare un tentativo per andare oltrequell’approccio che lega l’incrementodella crescita economica agli incentividati alle imprese, e che su taleincremento vede rafforzare (simulare) lacoesione sociale. Nella prospettiva di rimandare neltempo la lettura del rinnovamento diquesti rapporti si restituisce il percorsodi uno di questi, il più “grande” intermini di superficie interessata,finanziamenti stanziati, importanzadelle risorse materiali e immaterialimobilitate. Si tratta del GrandeProgramma per il Centro Storico diNapoli Patrimonio Unesco, che con ilsuo strumento operativo PIU Europa

Programma integrato per il centro storico di Napoli Ilaria Vitellio*

un finanziamento complessivo di circa? 895.599.404, l’obiettivo generale delPIU è di modificare sensibilmente lecondizioni di vivibilità delle cittàcampane, con una rivitalizzazionesocioeconomica e una maggiore qualitàurbana, energetica ed ambientale, daattuarsi attraverso azioni in grado di“rendere massimo l’impatto, lariconoscibilità e la visibilitàdell’iniziativa” (POR Fesr - Asse VI). Latesi, nota, è che una maggiore qualità(sociale e ambientale) della vita urbanaè in grado, di per sé, di migliorarnel’attrattività delle città campane al finedi candidarle a diventare nodi della reteper la competitività del sistemaregionale. Ad attenuare la retorica di tale tesi siintroduce un meccanismo di premialitàdei PIU che si basa non solo sullecaratteristiche intrinseche delprogramma, ma anche sulraggiungimento di alcuni “obiettivi diservizio” che si presentano come“standard di condotta delle politiche”(Sales, 2010). Si tratta qui di un sistemadi incentivo legato ad una premialità dirisorse aggiuntive per quei comuni cheattraverso questi programmi saranno ingrado di elevare l’istruzione, diincrementare i servizi di cura perl’infanzia e per gli anziani, di tutelare emigliorare la qualità dell’ambienteattraverso la gestione dei rifiuti urbanie l’istituzione di sistemi integrati deiservizio idrico.In questa breve nota non siproblematizzerà il rapporto tra politicheorientate all’integrazione e allapromozione sociale (ovvero rivolte a

Gli orientamenti strategici comunitariper la programmazione 2007-13 hannoulteriormente indotto le regioni italiane,soprattutto quelle dell’obiettivoconvergenza, a declinare spazialmentela relazione tra coesione sociale ecrescita economica, restituendo così unavarietà di approcci allo sviluppo e lamessa a punto di altrettanti dispositividi intervento. In Campania la strategiadi una costruzione policentrica ereticolare della competitività territorialee l’assunzione di un un approcciointegrato in grado di favorire crescita eoccupazione e di perseguire processi dirigenerazione sociale e riqualificazioneambientale, ha portato a riconoscere,nell’ambito del POR FESR, un ruolorilevante ai Programmi Integrati Urbani(PIU Europa - Asse VI “Sviluppourbano e qualità della vita”). Questi,ricalcando in parte i più vecchi PicUrban, si presentano per una immediatatraduzione degli obiettivi operativi delPOR in grado di ritagliare il relativoraggio di azione in modo semplice eperentorio. I PIU Europa si focalizzano,infatti, su porzioni urbane caratterizzateda problematiche che intreccianodegrado fisico e disagio sociale (leperiferie delle grandi aree urbane; learee urbane sottoutilizzate o nonutilizzate; le aree naturali in ambitourbano; etc.) a cui si affianca lapriorità, per i Comuni che hanno ilproprio territorio siti Unesco, diintervenire con la riqualificazione delpatrimonio tutelato. Promosso in diciannove centri urbanicon oltre 50.000 abitanti (città medie) eper l’area Metropolitana di Napoli, con

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Attraverso i driver, le azioni e i progettiche li sostengono, si tende aindividuare un livello di sceltestrategiche e progettuali né generichené troppo avanzate e dunque tali daaprire e direzionare il processoinclusivo consentendo una base diconfronto sia con il parternariatoistituzionale, che con la città in tutte lesue espressioni.Alla pubblicazione del DOS epreliminare di PIU, infatti, si collega lafase di ascolto (giugno - settembre2009) con la diffusione di iniziative dicondivisione delle proposte (attraversoForum dedicati ed incontri istituzionalicon le Municipalità) e un invito apresentare manifestazioni di interesseper la raccolta di proposte progettualida inserire nell’ambito del programma.All’invito hanno risposto più soggetti,per un numero complessivo di 266manifestazioni di interesse .

Manifestazioni di Interesse, unaricognizione

Da una prima ricognizione dellemanifestazioni di interesse emerge chele proposte:- sono state presentate in prevalenza,per un totale di 254, dal settore privatoprofit e no profit e da società apartecipazione privata e apartecipazione pubblica (consorzi,ordini professionali, associazioni dicategoria, di promozione sociale,culturale, onlus, cooperative, istituti,comitati, consulte, condomini,professionisti, fondazioni, centri dicompetenza, etc.) mentre le 12rimanenti risultano presentate da partedi operatori pubblici (università emunicipalità);- differiscono per livello di maturazioneprogettuale. Poche si presentano con uncerto grado di completezza, molteriferiscono dell’importo presuntivo deicosti di realizzazione, senza esplicitarechiaramente il fabbisogno perl’equilibrio finanziario della gestione, lemodalità di finanziamento, l’attenzioneall’eventuale apporto di risorse private ei tempi di realizzazione;- molte proposte vanno in cerca diluoghi per realizzarsi e altrettante sivorrebbero realizzare in più luoghi dellacittà.

di procedure (protocolli) e di formeorganizzative (cabina di regia) in gradodi supportare il processo e crearesinergia tra attori diversi, sia in qualitàdi proprietari e/o gestori di beni che inqualità di organi di rappresentanza diinteressi (principalmente Comune diNapoli, Regione Campania, Arcidiocesidi Napoli, Ministero per i Beni e leAttività Culturali, che costituiscono lacabina di regia a cui si affiancanoProvincia, Demanio, Università, Entiautonomi, Istituzioni a partecipazionepubblica, fondazioni, associazioni,centri culturali, comitati, privaticittadini). Il processo di definizione delprogramma, luogo questi anni, èavanzato per progressivi salti di quota,fino alla adozione di un “Documento diOrientamento Strategico e Preliminaredi Programma Integrato Urbano per ilCentro Storico Patrimonio Unesco”(DOS e Preliminare di PIU) a cui èallegato un Elenco tematico degliinterventi di carattere materiale eimmateriale da finanziare con le risorseafferenti al P.I.U. Europa e con quelledegli eventuali Protocolli aggiuntivi(lavoro, formazione, innovazione, pariopportunità, welfare, incentivi alleimprese, etc.). Delle risorse stanziate siprevede di destinare al recupero erestauro di edifici storici e monumentalicirca il 38 % (tra cui il restauro di 42chiese sulle 350 censite nel centrostorico), ad interventi di riqualificazioneurbana circa il 30%, quelli diarcheologia urbana circa il 5%., mentreil restante 27% si articola in interventidi potenziamento dell’offerta culturale,ospitalità e di servizi già presentinell’area.La strategia complessiva di intervento siarticola in due driver, cultura eaccoglienza, che si presentanocontemporaneamente come vision, instretta interazione con le vocazioni delcentro storico, e collante e prodotto delprocesso. Questi due driver, nellacomplessità di significati e nellamolteplicità di interpretazioni possibili,consentono di articolare, rispetto a 4aree obiettivo, una varietà di iniziativedi carattere materiale (recupero,riqualificazione, trasporti, etc.) eimmateriale (lavoro, formazione,welfare, pari opportunità, etc.).

investe una superficie di 980 ettaritutelati dall’Unesco (pari al 8,37% delterritorio comunale) per unfinanziamento di 240 milioni di euro, dicui la nuova amministrazione regionalerecentemente ne stà revisionando laprogrammazione.Il tentativo è qui di evidenziare come,in una città scarsamente allenata apartecipare ai processi decisionali espesso intrappolata in un’immagineassistenzialistica dello sviluppo, emergaanche una certa propensione allamobilitazione di risorse propriefinalizzate al trattamento di problemicomuni. L’ipotesi è che il Grande Programma,con alcuni dei sui meccanismi (inparticolare con quello delleManifestazioni di Interesse) può esserevisto come un evento specifico in uncontesto specifico in cui si generanorapporti e relazioni sociali. Un eventoin cui gli “individui fanno corpo invista di un’azione o di una reazionecomune” (Ceri, 2008, p.141), unapossibile lente con cui guardaredinamiche di coesione sociale. In taleprospettiva sotto osservazione nonsaranno poste solo le visioni e leimmagini di cambiamento che taleprogramma veicola, ma anche comequeste reagendo con il tessuto socialeed economico della città, vendonoconfermate e/o riarticolate, rendendo“possibili” ipotesi di sviluppo (Donolo,2007).

Il Grande Programma per il CentroStorico

Il Grande Programma per il CentroStorico di Napoli Patrimonio Unesco,come si è accennato è attivato comespecifico PIU Europa del centro storicodi Napoli, collegato al sito Unesco.L’obiettivo è di conseguire lo sviluppo edi migliorare sensibilmente la qualitàdell’ambiente e della vita degli abitantiattraverso azioni di natura materiale eimmateriale, il concorso di molteplicifonti finanziarie (pubbliche e private) ela partecipazione di una molteplicità disoggetti-attori.La complessità di un processo dirigenerazione urbana del centro storicodi Napoli ha condotto, a partire dalsettembre 2007, ad attivare un insieme

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Tab.1 Griglia interpretativa1 2 3 4

A Intervento Intervento Intervento Intervento pubblico-risorse pubblico – risorse privato - risorse privato - risorse

private pubbliche private pubblicheRiferimento Riferimento Riferimento Riferimento elenco elenco elenco elenco

B Intervento Intervento Intervento Intervento pubblico-risorse pubblico – risorse privato - risorse privato - risorse

private pubbliche private pubblicheNo riferimento No riferimento No riferimento No riferimento elenco elenco elenco elenco

Tabella 1a. Griglia interpretativa Manifestazioni di carattere MaterialeMATERIALE - M 1 2 3 4 TOTALI

A 37 9 — 9 55B 10 13 5 21 49

Totali 47 22 5 30 110044

Tabella 1b. Griglia interpretativa Manifestazioni di carattere ImmaterialeIMMATERIALE - IM 1 2 3 4 TOTALI

A 42 1 0 27 70B 33 4 2 53 92

Totali 75 5 2 80 116622

Tabella 1c. Griglia Valutativa complessiva delle manifestazioni Materiali e Immateriali1 2 3 4 TOTALI

A (grafico 1a) 79 10 — 35 124B (grafico 1b) 43 17 7 75 142

Totali (grafico 1c) 122 27 7 110 266

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Immateriali - IM) degli interventicontenuti nell’elenco tematico. A taledisponibilità a concorrere con risorseproprie alla formulazione definitiva delProgramma, si affianca anche unaestesa richiesta di contributi pubbliciper realizzare interventi privati (41%). Aquesti si aggiungono interventi pubblici(delle Università, municipalità, etc.) darealizzarsi con il concorso di risorsepubbliche (10%) e una esiguacomponente di proposte di interventiprivati (5%) che contribuiscono conrisorse proprie al complesso delleiniziative del Programma. In particolare se si guarda ai soliinterventi contenuti nell’Elenco tematico(riga A, grafico 1a) la disponibilità a concorrere con risorseprivate su interventi pubblici risultapreponderante, con il 64%, mentre talesituazione si ribalta per gli interventiche non ricadono nell’elenco tematico(riga B, grafico 1b) dove lamaggioranza delle proposte sipresentano come richieste di contributipubblici su interventi privati (53%). L’insieme di queste proposte sicaratterizza, oltre che per il concorso dirisorse private nell’attuazione diinterventi pubblici (da attuare conproject financing o da finanziare conJessica), per una effervescente presenzadi idee progettuali e una richiestacostante di spazi per attività culturali esociali. Inoltre le proposte sviluppano econfermano alcune immagini territorialie ne riarticolano delle altre, sollecitandoforme di vivificazione degli interventi edi appropriazione delle strategie messein campo. Infatti la varietà dellemanifestazioni presentate apparearticolare e declinare sia i driver culturae accoglienza individuati, sia leimmagini veicolate dal Grandeprogramma.Se da un lato così le proposte raffinanoattraverso idee progettuali i temi dellacultura, creatività, recupero eriqualificazione urbana, mobilità,accoglienza, turismo, welfare,imprenditorialità, sicurezza e rifiuti,dall’altro risultano confermare levocazioni individuate per le 4 areeobiettivo del Programma, articolandonee declinandone maggiormente alcunicaratteri emergenti. In particolareemerge l’immagine di una possibile

(materiali e immateriali) che siprospettano: a) in attuazione, totale o parziale, deiprogetti inclusi nell’Elenco tematico e/o(materiali/immateriali) nella gestionedelle attività di esercizio con fondipropri, in project financing o inconcessione;b) in interazione con i progetti inclusinell’Elenco tematico e/o altre iniziativeprogrammate, in corso di realizzazioneo da attuarsi, che risultano sinergiche,coerenti e congruenti con gli obiettividel Grande Programma Centro StoricoPatrimonio Unesco e che possonosignificativamente essere valorizzategrazie all’inserimento nel programma.In riferimento alle colonne si sonodistinte le proposte in relazione allatipologia del rapporto pubblico/privatoche propongono:1. interventi pubblici da realizzare conil concorso di risorse private (cheprevedono finanza di progetto o formedi convenzionamento);i2. nterventi pubblici da realizzare conrisorse pubbliche (anche appartenentiad altre istituzioni, quali le università);3. interventi privati da realizzare conrisorse private (come quelli che sipongono in sinergia o a ridosso degliinterventi appartenenti all’elencotematico);4. interventi privati da realizzare con ilconcorso di risorse pubbliche (come leiniziative di riqualificazione diffusa dibeni privati che vengono valorizzati dainterventi materiali finanziati da risorsepubbliche, le proposte relativeall’innovazione tecnologica o alla messaa disposizione di sistemi di conoscenza.La stessa griglia è stata elaborata sia inriferimento alle proposte che prevedonointerventi a carattere materiale (Tab 1a)sia in riferimento a quelle di solocarattere immateriale (Tab 1b).

Riflessioni a margine

Guardando complessivamente a come lacittà ha risposto alla richiesta dimanifestazione di interesse (Grafico 1c)le proposte in maggioranza (46%) sipresentano con iniziative direalizzazione e gestione (nei casi diproposte Materiali - M) o di solagestione (nei casi di proposte

La varierà e l’articolazione dellemanifestazioni ha condotto ad operaresia una distinzione delle proposte cheuna loro collocazione in una grigliainterpretativa. Le proposte sono statedistinte tra interventi di caratteremateriale ed immateriale. Si sonoindividuati:- 104 interventi di carattere materiale(M) che comportano la solatrasformazione fisica del territorio (qualiriqualificazione urbana, restauro erecupero edilizio, realizzazione diparcheggi, decoro urbano, etc.) e cheeventualmente prevedono al fianco ditali iniziative di carattere fisicol’accompagnamento di azioni dicarattere immateriale, quali destinazionifunzionali, attività di gestioneattraverso azioni formative, culturali,sociali, etc. - 162 interventi di carattere immateriale(IM) che prevedono esclusivamenteiniziative legate ad attività formative,sociali, culturali, turistiche, etc.; e/o siinteressano dell’eventuale gestioneattraverso tali attività di un immobile oarea riqualificata attraversofinanziamenti pubblici, o che sipropongono come proposte a caratterecognitivo (consulenza, apporto di knowhow, etc. ) per la realizzazione diinterventi da attuarsi attraversofinanziamenti pubblici. In tal sensosono state considerate di carattereimmateriale tutte quelle manifestazioniche propongono la gestione ol’elaborazione progettuale di unainiziativa di carattere materiale la cuitrasformazione fisica è da finanziarsicon risorse pubbliche.In base a tale distinzione per ognimanifestazione è stata elaborata unagriglia valutativa (Tab. 1) che interpretae restituisce la varietà delle proposte. La griglia della Tabella 1. è costruitaper righe (a e b) e colonne (1, 2, 3 e 4)che suddividono le proposte inriferimento a:- la collocazione (o l’assenza dicollocazione) sugli interventi contenutinell’Elenco Tematico allegato al DOS eal Preliminare di PIU (righe);- alla tipologia del rapportopubblico/privato che propongono(colonne).Per ciò che riguarda le righe, si èoperata una distinzione in iniziative

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vasta area a carattere creativo ericreativo che dal margine dei QuartieriSpagnoli (Avvocata) investe la collinafino a giungere ai margini del quartieredi Materdei. Qui appaiono affollarsiproposte di “quartieri” creativi,diversamente dislocati, che - spesso inconnessione con le iniziative esistenti -prevedono attività espositive,laboratoriali, ricettive, legate alle arti ingenerale e a quelle performative inparticolare. Tale immagine dicambiamento potrebbe ulteriormenterinforzandosi accogliendo tutte quelleproposte che, con attività simili, vanno“in cerca di luoghi”. A tale “collina” creativa si affianca poiun’ampia costellazione di iniziative acarattere più culturale e sociale cheinvece caratterizzano l’area dei quartieriSanità e Vergini. Qui le proposte sideclinano più per iniziative rivolte altrattamento del disagio e dell’esclusionesociale soprattutto dei giovani, oltre cheper la riqualificazione diffusa delpatrimonio storico e archeologico. Infine tra le vocazioni individuate dalDos si rafforza maggiormente quella delcentro commerciale naturale della cittàbassa insieme agli altri distrettiartigianali presenti nel centro storico.Una vasta disponibilità a intervenireanche con l’impegno di risorse privateassegna a tali aree un buon grado dicoesione nella compartecipazione allatrasformazione. In definitiva, il complesso delleproposte appare dinamizzare gliorientamenti e le proposte contenutenei documenti, evidenziando come visiano sia luoghi affollati da unaprogettualità diffusa ed effervescente,sia luoghi trascurati da questa.

* Università degli Studi di Napoli Federico II -consulente senior di Maridiana Italia per il servizio diAssistenza Tecnica del PIU Europa.

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insediamenti era tenendosi lontano dafrane e aree instabili, al di fuori diaree a rischio di inondazione, inposizione soleggiata e vicino a fonti disostentamento. Tradotto in terminimoderni, alla luce delle conoscenzedisponibili, vuol dire nonnecessariamente intervenire per lamessa in sicurezza e la conseguentepossibilità di edificare, quantopiuttosto ragionare sul territoriolasciando gli spazi necessari a che levarie dinamiche più o meno naturali(ormai il territorio è talmentetrasformato dall’uomo che ladistinzione rischia di essere capziosa)possano convivere limitando i dannireciproci. Vuol dire porsi in condizionedi utilizzare le risorse naturali almeglio, orientando gli insediamenti intermini bioclimatici, progettando per ilrisparmio energetico e l’integrazionedelle rinnovabili, utilizzando materialitipologicamente coerenti con ilcontesto storico-culturale, meglio sericiclati/riciclabili. Nel rispetto di tuttele componenti ambientali: la rinunciaalla canalizzazione per messa insicurezza idraulica di un rio e piuttostola tutela (e quindi la non edificazione)delle sue aree di espansione si puòtradurre in efficienza biologica,capacità autodepurativa, bellezzapaesistica e in ultima istanza valoreper la collettività, nei confronti dellaquale può essere migliorata la fruibilitàcon funzione turistica, sportiva,escursionistica, etc..In tale ottica le risorse ambientalidiventano fattore limitante dellosfruttamento territoriale, ma non della

Liguria: il recepimento normativodella VasPaola Solari *

Il riferimento formale della prassiconsolidatasi in Regione Liguria inmateria di Vas, oltre alla normanazionale, è la proposta di recepimentofatta con Ddl 154/2009. Essa dovrànecessariamente essere adeguata allenovità contenute nel recente Dlgs128/2010, ma i principi e le aspirazionigenerali di gestione della materiarimangono sostanzialmente invariati. IlDdl 154/2009 richiama nella sostanzala normativa nazionale, introducendonel proprio spazio di autonomia alcunielementi di novità. Il tentativo è quellodi consolidare i principi fondamentalidella Vas: l’integrazione dellecomponenti ambientali fin dalle primefasi di elaborazione del piano, ilcoordinamento con le procedurevigenti di formazione dei piani, lavalorizzazione delle fasi pubbliche epartecipative al processo di piano.Il primo aspetto appartiene ad una«nuova» cultura della pianificazione,che supera l’approccio settoriale,rinuncia a ragionare in terminipuramente quantitativi (indici, SLA,volumi, trasferimenti, pertinenze,standard, etc.), per passare ad unapproccio qualitativo e valoriale, checonsenta di tradurre previsioni coerenticon lo scenario di riferimento socio-economico e ambientale in obiettivi diuso sostenibile del territorio nelmedio-lungo termine. Il «nuovo» ènecessariamente fra virgolette perchéparadossalmente si tratta di un mododi immaginare gli spazi collettivi cheappartiene alla storia: esperienza econtingenza hanno sempre indicatoche il modo migliore di pianificare gli

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particolare evidenza all’opportunità dipartecipare le scelte e il processo dipianificazione, completo dell’evidenzadelle implicazioni ambientali, così darealizzare se non l’accordo totalealmeno la massima convergenzaintorno alle reali esigenze edaspettative della gente, che poi fruisce(o subisce) il piano stesso. Sia in considerazione dell’importanzadelle fasi pubbliche, sia allo scopo dicreare le premesse affinchè si realizzila massima integrazione fra procedure,nel Ddl è introdotta la possibilità di farsalvi i termini delle fasi pubblichedegli iter approvativi di piani eprogrammi in essere, quando previste.Questo significa che una verifica diassoggettabilità sul preliminare di unPuc potrà allinearsi maggiormente intermini temporali con quelli previstidalla Lur – Legge urbanisticaregionale, rendendo più realistica lapossibilità di giungere ad un unicopronunciamento regionale per gliaspetti urbanistici (Lr 36/97) eambientali (normativa sulla Vas). Idemper la Vas. All’atto pratico èimportante che vi sia uncoordinamento procedurale all’internodi uno stesso ente ma anche fra entidiversi, che consenta di attivare leistruttorie a carico di documentazioneomogenea e condivisa e negli stessitempi. La Vas potrebbe essere motivodi razionalizzazione delle procedure edei tempi, introducendo termini piùcerti in quanto trattati come perentori,all’interno di percorsi che spesso siprotraggono per anni. Per concludere, è indubbiamenterichiesto uno sforzo, in termini dimaggior cura e completezza nellaraccolta delle informazioni, divalorizzazione della componentepropositiva della pianificazione, diattitudine alla collaborazione econfronto costruttivo con competenzee posizioni diverse, di trasparenzanella costruzione dei processidecisionali e responsabilitànell’assunzione delle decisioni.L’incremento dei costi, che in ultimaistanza può essere circoscritto allanecessità di approfondimenti (nonancora di prassi) nel campo dellabiodiversità e della disponibilità dellerisorse e dell’infrastrutturazione

obiettivi è prerequisito per lacostruzione di strumenti di efficacegestione del territorio. Nel merito quindi la Vas non aggiungenulla rispetto a quello che è un «pianoben fatto», che parte da un quadroconoscitivo completo, che nonprefigura conflitti (anche attraverso lapartecipazione delle scelte), che dialogacon la pianificazione sovraordinata edi settore contribuendo a realizzarnegli obiettivi. Nella sua trasposizioneprocedurale può addirittura diventaregaranzia di qualità, chiedendodeterminati contenuti e prestazioni. Efondamentale che non falliscatraducendosi in un semplice aggravioprocedurale: occorre da un latol’impegno da parte di professionisti edamministratori al confrontocostruttivo, affinchè non siastrumentalizzata e svuotata disignificato, dall’altro il massimo sforzodi integrazione fra i soggetti chiamatia pronunciarsi, all’interno dei processidi pianificazione in essere(eventualmente anche attraverso unloro adeguamento o modernizzazione).Si tratta del recupero dei valori dellavorare insieme e del confrontoreciproco, dell’ascolto di voci diverse edella comparazione fra soluzioni(alternative), nella ricerca dellamigliore risposta ad un’esigenzadiffusa di qualità della vita.Trattandosi allo stesso tempo di unqualcosa di (paradossalmente) nuovo, èimportante l’affiancamento e ilconfronto continuo, nel tentativo diavviare meccanismi fruttuosi diacculturamento reciproco edincrementale. A questo scopo si ècercato di introdurre nel DDL lapossibilità di ricorrere, anche nel casodella verifica di assoggettabilità, allafase di consultazione (scoping), voltaal confronto costruttivo fra i varisoggetti coinvolti. Lo scoping vaattivato nella fase preparatoria delpiano, quando cioè si stanno ancorastrutturando le linee strategiche, gliobiettivi e prefigurando contenuti eprevisioni, allo scopo di valorizzare ilcontributo propositivo in termini diidee che ne può derivare, ovverorisolvere in partenza eventuali conflittid’uso del territorio. Per motivianaloghi la normativa sulla Vas dà

valorizzazione del territorio: anzi sichiedono più idee e diversificazionedei modelli di sviluppo, attraverso ilrecupero di valori tradizionali e delpatrimonio edilizio esistente, laprevisione anche di nuove areeproduttive che siano però concepite incoerenza con il contesto (insediativo,infrastrutturale) ed alle quali sianorichieste elevate prestazioni.L’esperienza (pur scarsa) di valutazionedi piani urbanistici fin qui accumulataci ha messo di fronte a mere previsionidi incremento volumetrico, fuori scalarispetto allo scenario di riferimento edalla reale domanda di residenza, spessoriferito a seconde case, comunquesenza sinergie con politiche diincremento di attrattività (in termini diqualità dei servizi, dell’accoglienza, diofferta di opportunità di lavoro o per iltempo libero, etc.). La stessa previsionedi aree produttive dovrebbe avvenirein presenza di strategie di sviluppo eragionamenti a scala di filiera,all’interno di un più ampio processo dipolitica industriale territoriale checonsenta di ottimizzare l’uso dellestrutture e limitare il consumo disuolo. L’obiettivo di mantenimento o recuperodel presidio nelle aree agricole eboscate non può risolversi nelpermesso di edificare volumetrie, inquanto inefficace se non messo inrelazione al mantenimento dei fondi oall’affermazione (o riaffermazione) diattività produttive e cure colturali,attraverso l’incentivazione al recuperodi attività tradizionali e alsuperamento del frazionamento delleproprietà.Il tema della coerenza (esterna conaltri piani e programmi, interna fraobiettivi ed azioni di piano) è un altrodei fondamenti della Vas. Anche inquesto caso non si tratta di unaggravio procedimentale masemplicemente dell’esplicitazione di unelemento che dovrebbe essereintrinseco alla pianificazione. Nelrispetto della distinzione dei ruoli frachi è chiamato, all’interno di unastessa amministrazione, a valutareanche ambientalmente il lavoro dipianificazione svolto da strutture adesso deputate, il confronto fra i variattori e la condivisione almeno degli

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intercettazioni, telecamere, banche dati.Il Parlamento Europeo ha promosso unaserie di politiche per riqualificare lospazio urbano, ed è nato l’EuropeanForum for Urban Safety per raccoglieree scambiare esperienze all’internodell’Unione. In generale sono tre gliorientamenti delle politiched’intervento: il primo promuove ilcontrollo sulla criminalità attraversol’ordine pubblico; il secondo riguarda laprevenzione sociale del crimine; il terzovuole intervenire sull’ambiente urbanocon progetti di riqualificazione chepossano facilitare la vitalità di unospazio, in tal modo sottoposto alla piùnaturale ed efficace forma di controllo,quella dei suoi abitanti. Il richiamo è aquel filone di ricerca che dagli anni ’60indaga la possibilità di interveniresull’aspetto significante di un ambientefisico curandone la progettazione intermini sia funzionali che estetici esperimenta nuove forme dell’abitaresociale a cui affidare il controllospontaneo sul territorio. L’Oltrarno è unquartiere storico del centro di Firenze. Èla zona posta sulla sponda sinistra delfiume, che la rende nel parlato ilDiladdarno. Nella memoria collettiva èil quartiere popolare, povero masolidale e generoso; è il quartiere rosso,dell’antifascismo e della Resistenza; è ilquartiere delle botteghe di artigiani,orafi, restauratori, fabbri e falegnami; èil quartiere dove meglio si interpretaquella storica fiorentinità, fagocitatasull’altra sponda del centro cittadinodall’industria turistica, che qui si fa piùdiscreta e sostenibile. Del quartiere sipossono menzionare anche bellezze

Il caso dell’Oltrarno a FirenzeCaterina Fusi*

Trovare una risposta alternativa alladomanda di sicurezza, restituendovivibilità al territorio attraverso lariqualificazione dello spazio e ilcoinvolgimento diretto dei cittadini:questo l’obbiettivo della ricerca. E inquesto senso l’abitante, l’appartenenza,la partecipazione, dovevanorappresentare un trittico di riferimentoper la promozione di politiche volte aristabilire un rapporto di confidenza tralo spazio e i suoi fruitori.Durante il periodo della mia indagine ildibattito sulla sicurezza infuocava laribalta della scena politica. Leamministrazioni chiedevano poteriextra-ordinari - così comesuccessivamente accordato col Dm del5/8/08 che ampliava il potere deisindaci per intervenire sul degradourbano - e le forze conservatriciottenevano l’approvazione della L 94/09Disposizioni in materia di SicurezzaPubblica, particolarmente severa nelladisciplina dell’immigrazione. Oggi comeallora, il concetto è tanto invocatoquanto confuso. Alle statistiche sullacriminalità si somma il fastidio per ildegrado fisico, il vandalismo el’intolleranza verso gli immigrati. Siassemblano cioè dati oggettivi a fattoripercettivi, creando una matassa difficileda districare. Resta di fatto che lapercezione comune è che il volumedella criminalità sia in aumento,indipendentemente dal fatto che questosia poi oggettivamente vero. Sonoandati così diffondendosi sempre piùsofisticati sistemi di controllo che sirichiamano a una versione moderna delPanopticon Benthamiano:

ecologica (disponibilità idrica,potenzialità depurativa), è comunquecontenuto in pochi punti percentualirispetto al costo complessivo dellaredazione di un piano (urbanistico,nella fattispecie).Come tutti gli sforzi, vale la pena farliquando se ne possono capitalizzare gliesiti; nel caso della Vas i vantaggipossono essere molteplici, dal punto divista sia politico-amministrativo chesostanziale. Nel primo caso il riferimento è allasemplificazione procedurale degli itervalutativi ed approvativi delle singoletrasformazioni, che può riguardare nonsolo gli aspetti relativi alla Via maanche quelli relativi alla valutazione diincidenza e agli adempimenti di naturanon strettamente ambientale. Non di secondaria importanza è lapossibilità di ottenere attraverso lapartecipazione una maggiorecondivisione e quindi accettabilitàdelle scelte, riducendo i conflitti ocomunque rendendoli più facilmentegovernabili.I vantaggi sostanziali attengono ilmiglioramento delle condizionigenerali di qualità insediativa edambientale che possono derivaredall’attuazione di un piano urbanisticoben strutturato e lungimirante. Per unvivere collettivo (e non individuale) diqualità.

*Regione Liguria.

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della rendita immobiliare, chedetermina una corrispondente scansionesociale. Nell’isolato preso a campioneper un’analisi morfologia puntuale, letipologie edilizie non sono mutateesternamente, anche perché si tratta diedifici in classe 3 per i quali sonoammessi solo interventi di recupero erisanamento conservativo. Ma aun’invarianza degli esterni, sicontrappongono significativetrasformazioni della morfologia interna.I fondi, un tempo occupati dagliartigiani, sono stati accorpatiinternamente e trasformati, talvolta incivili abitazioni, ma sopratutto ingarage privati. È presumibile che larendita degli immobili relativi siaandata incrementando, soprattutto pergli appartamenti posti ai piani alti chegodono di una migliore esposizioneluminosa. Gli appartamenti ai pianiinferiori sono per lo più abitati dafamiglie di immigrati o con scarsi mezzieconomici, suggerendo l’ipotesi che sistia consolidando anche unastratificazione sociale in verticale. L’analisi si chiude con la proposta diquattro laboratori da attivare in formapartecipata con diversi soggetti, indicaticome attori. Il territorio è statosuddiviso in quattro aree omogenee percriticità, opportunità e risorse. Comel’immagine di un puzzle frammentato,le quattro regioni hanno confinicomplementari ma non combacianti egiacciono sul piano in modo discosto. Ilaboratori vogliono intervenire in modomirato sul quel nodo critico che ognisingola area esprime in modo piùmarcato, e allo stesso tempo fungere daconnettori trasversali per ricomporrel’immagine del Quartiere. Le “criticità”sono dei moniti da leggere in manieraincrociata con quelle “potenzialità” dispazi e soggetti presenti sul territorio,che attivati secondo un disegno capacedi uno sguardo d’insieme, possonotramutarsi in una “risorsa”. Il primo laboratorio riguarda l’area sud-ovest. Da una parte il giardinoTorrigiani, dall’altra il parco di Boboli,in mezzo altre abitazioni di pregio,rendono l’area inaccessibile da qualsiasifruizione che non sia il percorrere inmodo rettilineo le arterie di via deiSerragli e via Romana. Non potendointervenire sulla natura della proprietà,

definirne gli obbiettivi e gli ambiti, enon lasciare che sia l’infatuazione delprincipio a guidarne l’andamento, maun tecnico consapevole che cerchi dievitare che la sua pratica si traduca neilimiti di un comitato d’interesse.Il territorio in esame è stato analizzatoin modo da rintracciare letrasformazioni che si sono succedutecon l’andar del tempo e con esse quellecause che hanno dissestato un quartiereche sembrava avere radici ben salde perquanto profonde. L’analisi si è svolta inmaniera comparata con uno studiorisalente al 1978. L’arco temporale diriferimento è quindi compresso in untrentennio, ma particolarmentesignificativo per la portata globale ditrasformazioni che hanno incisoprofondamente anche sulla dimensionelocale. Per necessità di sintesi riportoqui soltanto alcuni aspetti. Il territorioche sembrava avere un carattereomogeneo, risulta a oggi diviso in trefasce nitidamente scandite dal valore

artistiche e monumentali, ma ciò che loha reso più interessante di altre zoneper la mia ricerca, è quel sentimento diappartenenza che suscita ancora unarivendicazione di orgogliosaprovenienza nel parlare dei suoiabitanti. Oggi l’Oltrarno ha perso moltidei suoi caratteri e ha esauritoquell’abitudine di abitare gli esterniquasi fossero un’infrastruttura delvivere, la naturale estensione dellemura di casa. L’uso dello spaziopubblico, che era sempre statospontaneo e necessario, è andatoesaurendosi. Come recuperarne ilpiacere? Proprio facendo leva su quelsentimento di appartenenza, cheimpegni in prima persona gli abitantidel Quartiere nella tutela del proprioterritorio e nell’investirlo di una nuovaattrattiva. Un processo del genere non èné immediato né meccanico e puòtrovare nella progettazione partecipataun pretesto di innesco. Parlando dipartecipazione, è però indispensabile

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Tavola dei laboratori

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sant’Agostino. È la zonaprevalentemente residenziale dove sicondensavano le botteghe artigiane.Oggi l’artigianato è localizzato secondosegni puntuali e l’antico impianto hasubito sensibili trasformazioni. Potrebbeessere interessante restituire nuovafunzione proprio a gli artigiani chehanno poi sempre contraddistinto l’ideadel Quartiere. Il mestiere può venirerisollevato dall’arte che in via santaMaria eccelle con la presenza dei teatriGoldoni e Goldonetta, sulla scia diun’iniziativa realizzata due anni fa dalcoreografo Virgilio Sieni. Le bottegheancora esistenti di decoratori, fabbri efalegnami, possono collaborare per lacostruzioni di elementi, macchinari equinte sceniche. L’auspicio è quello cheil Mestiere possa trovare dei nuoviapprendisti che ne continuino latradizione e anche una nuova forma dieconomia di sostentamento, nelmomento in cui la produzioneindustriale ha fatto scacco matto almercato artigianale.Il quarto laboratorio ha un caratterepropriamente architettonico, ossia laprogettazione di due spazi pubblici:piazza del Carmine e il giardino deiNidiaci. Piazza del Carmine è ormaiasservita al suo ruolo di parcheggio, siadi giorno che di notte. Il grandeimpianto di ampio e regolare tracciatoantistante l’omonima Chiesarappresenta un polmone di aria e luceall’interno della fitta maglia edilizia. Lepotenzialità della piazza sono evidenti,sia per il suo pregio storico, che per lasua struttura, ma mortificate dalparcheggio che ne intasa l’invaso. Il giardino dei Nidiaci è un’area verdedi discrete dimensioni alla quale si puòaccedere dalla strettissima viadell’Ardiglione. La proprietà è Comunaleed è oggi in concessione a una scuolad’infanzia. Nella memoria degli anzianirimane impresso come il giardinopubblico, bello e gradevole per la suapreziosa varietà di essenze, che oggimanca nel Quartiere. Restituire a nuovosplendore questi due polmoni nascosti,potrebbe costituire una sfidainteressante.

* Architetto.

Ponte Vecchio e Palazzo Pitti, mentresolo i turisti autonomi si addentrano inSanto Spirito, e raramente verso laCappella Brancacci. Proprio in PiazzaPiattellina ha sede l’Ospitale delleRifiorenze, un ostello ricavato nelprestigioso complesso del convento delCarmine, secondo un progettopresentato da Associazione Manitese esupportato da Banca Popolare Etica eComune di Firenze. L’obbiettivo è quellodi promuovere una forma di turismo,che si inserisca nel tessuto cittadino inmodo non invasivo. Questo spunto puòessere raccolto e messo in rete con unsecondo soggetto che è l’associazioneanziani Il Cortile, che svolge un’attivitàdi banca della memoria attraversol’incisione della Storia Orale deivolontari. Il racconto e la visita diluoghi estranei ai tracciati dei touroperator, ma tipici della vita delQuartiere, possono rappresentare unaforma di disciplina per una nuovaeconomia turistica.Il terzo laboratorio ha per tema arte emestieri, e si localizza nella fasciacompresa fra via santa Maria e via

la proposta è la progettazione di luce econfini, l’una per compensare allascarsa illuminazione notturna, l’altraper acquisire come propri i muri chefiancheggiano le strade e recingono igiardini, entrambe per superare il sensodi estraneità di un’area che concede alpubblico solo il passaggio. Gli allievidell’Istituto d’Arte di Porta Romanapossono essere i soggetti privilegiati diquesto laboratorio. In particolare si puòrecuperare il filo che lega la tradizioneal contemporaneo, immaginando leopere murarie come l’evoluzione graficadell’antica arte decorativa che conl’artificio di stucchi e dipinti sublimavale rigide regole di simmetria ed estetica.L’ironia urbana è recuperata come unmarcatore d’identità, in un continuostorico artistico.Il secondo laboratorio ha per tema ilturismo. Elemento cardinenell’economia di una città come Firenzeche ha fatto del suo patrimonio storicoun investimento sul futuro, l’industriaturistica in Oltrarno è comunquediscreta. I percorsi organizzatiinteressano la via che lega le mete di

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Tavola della percezione

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Rassegna urbanistica tutti i servizi aggiuntivi che l’immobilepotrà offrire. A tale utenza potenziale si aggiungequella studentesca, legata soprattuttoall’università di Bologna in quanto SanFelice, che ha un collegamentoferroviario diretto e assai funzionale conBologna (circa mezz’ora di tragitto, confrequenza quasi oraria), puòrappresentare una alternativa piùaccessibile dal punto di vista economicoper gli studenti.L’intervento sarà realizzato dallacooperativa a proprietà indivisa Unicapi ,che è caratterizzata statutariamentedall’affitto permanente a canonisostenibili, e che è stata selezionata dalcomune attraverso un bando di evidenzapubblica. La coop. Unicapi integrerà conrisorse proprie il finanziamento pubblicoottenuto con il Programma, a fronte dellaconcessione dell’immobile in diritto disuperficie per un periodo minimo di 25anni, come previsto dal bando regionale.

Caratteristiche del progetto edilizio

Per esprimere, in sintesi, gli obiettiviprogettuali assunti si può parlare di“condominio solidale” dal punto di vistasociale e di “edificio ecosostenibile” dalpunto di vista tecnico-realizzativo,obiettivi dell’amministrazione Comunalecondivisi anche dalla coop. Unicapi. Il Programma propone la realizzazione diun cosiddetto “Condominio Solidale”,con modalità gestionali innovativefondate sulla solidarietà tra soggettidiversi (anziani e giovani studenti) ,rivolte anche a segmenti di utenza conesigenze specifiche e particolari (disabili:attraverso la completa accessibilità deglialloggi a piano terra, anche con laprevisione di specifici elementi didomotica), a costi contenuti, ed inconnessione con gli spazi culturaliadiacenti.Il condominio solidale si pone l’obiettivodi creare una nuova comunità, attivandoforme di sussidiarietà e collaborazionespontanea, anche attraverso lacondivisione dell’uso di spazi comuni ela gestione di attività manutentive sulleparti condominiali.Da un punto di vista distributivo, ciascunpiano dell’edificio è caratterizzato dallapresenza di 4 alloggi di dimensionediversa e di un flessibile ambiente

Il Pru a San Felice sul PanaroPaolo Giorgi*

che prevedono il riuso dell’ex-scuola diavviamento, con destinazioneresidenziale per 12 alloggi in locazione acanone sostenibile, il recupero dei trealloggi esistenti in adiacenza allabiblioteca comunale in “housing sociale”con affitto a canone sostenibile, larifunzionalizzazione del fabbricato distazione con l’introduzione di “funzionidi interesse generale”, anche legate almondo del volontariato, la risistemazionedi piazza Dante, quale terminale diinterscambio del sistema della mobilità“locale-territoriale” ed il completamentodi viale Campi, quale percorso ciclo-pedonale di pregio per l’accesso dallastazione al centro storico.

L’intervento Ers nell’ex-scuola

L’organismo edilizio esistente è costituitoda un corpo di fabbrica con due pianifuori terra, per un totale di circa 600 mq.di superficie. Le precarie condizionicomplessive di conservazione dell’edificiohanno portato a valutare più convenientela “demolizione e fedele ricostruzione”rispetto al recupero. Essendo gli attuali interpiani assai alti siprevede di realizzare tre piani fuori terra,per circa 900 mq. e 12 alloggi di variadimensione, destinati all’affitto a canonisostenibili (Ers, per almeno 25 anni) pergiovani coppie, lavoratori in mobilità,anziani e foresteria.Quella delle giovani coppie e deglianziani è, infatti, una domanda insofferenza a San Felice, poiché il mercatolocale non riesce ad offrire alloggi inaffitto a canone contenuto. L’interventoprevede un canone ipotizzabile di 350-400 euro al mese, comprensivo anche di

Il Pru “Area di stazione – viale Campi”risponde ad obiettivi di sostenibilitàsociale, realizzando un “condominiosolidale”, e di efficienza ambientale,proponendo dal punto di vista tecnico-realizzativo un “edificio ecosostenibile”. Il contesto è oggi caratterizzato dallapresenza di significativi elementi didegrado urbanistico-edilizio: l’edificio,dismesso ormai da tempo, dell’ex-scuoladi avviamento, situato all’incrocio fraviale Campi e via Agnini e contiguo allabiblioteca comunale, al degrado ediliziodel fabbricato, ormai non piùstrutturalmente recuperabile, accompagnapotenziali utilizzazioni “devianti”; piazzaDante, la piazza di stazione, ha unasistemazione assolutamente inadeguata alnuovo ruolo che assumerà come punto discambio intermodale fra la mobilitàlocale e quella territoriale e si presentaincompiuta e sconnessa in più punti; lostesso edificio di stazione, che Rfi. hadismesso in gran parte, è stato acquisitoin uso dall’amministrazione comunaleper funzioni di interesse generale, anchelegate al sistema della mobilità; vialeCampi, fondamentale asse dicollegamento dall’area di stazione alcentro storico, dal quale si accede ancheall’edificio dell’ex-scuola di avviamentoed alla biblioteca comunale, la cuisistemazione va ancora completata sullato in fregio alla ferrovia,contestualmente alla ultimazione deilavori da parte di RfiIl Programma, in organica integrazionecon le opere in corso da parte di Rfi,prevede una riqualificazione complessivadell’area attraverso un programmaorganico di interventi fra loro integrati,

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didattico” in stretta connessione con lafunzione culturale della biblioteca. Incorrispondenza del suo ingresso sonostati previsti posti auto per l’accesso deidisabili da via Campi ed un depositobici. Essa è inoltre caratterizzata dallapresenza di un percorso ad andamentocurvilineo che consente di accedere allediverse zone aperte trattate a tema quali,ad esempio: l’area delle piante officinali,quella dei fiori, il giardino delle rose, lepiante da frutto, l’orto domestico, etc. Ilpercorso è caratterizzato dalla presenzadi tratti di un elemento seduta continuorealizzato in opera con materiali naturalipoveri (terra cruda) e termina con unaserra destinata ad ospitare le piante piùdelicate nel periodo invernale e leesperienze didattiche da effettuare alchiuso.In conclusione, il progetto è costruito suforti elementi di innovazione, cherichiederanno, sia per il nuovo edificioresidenziale, che per il giardino pubblico,un’attiva gestione da parte degli utenti; isoci Unicapi assegnatari degli alloggi(uso e manutenzione del verde verticaleed in copertura, utilizzazione degli spazicomuni, etc.) ed i cittadini cheusufruiranno del parco in strettaintegrazione con le attività dellabiblioteca comunale (corsi digiardinaggio per le scuole e gli adulti,discipline orientali, etc.). Si tratta di unascelta precisa, in coerenza con gliobiettivi più generalidell’Amministrazione Comunale, cheintende proporre un progetto pilota chenon sia solo la realizzazione di 12alloggi per l’affitto calmierato, ma che,anche in funzione della particolareposizione dell’intervento in un’areacentrale di pregio, possa contribuire acreare la “nuova comunità del terzomillennio”, fondata sul principio della“cittadinanza solidale ed attiva” divecchi e nuovi cittadini, costruita sullefondamenta della memoria e dellatradizione locale, ma anche aperta alcontributo delle nuove identità culturalidel mondo globalizzato, in una difficilescommessa che sarà decisivo vincere peril futuro della nostra comunità.

*Architetto, comune di San Felice sul Panaro.

alla vicina rete di teleriscaldamento, giaconcordata con AIMAG . La produzionedi energia elettrica sarà parzialmenteottenuta (1 kw per alloggio) attraversol’uso dei pannelli fotovoltaici posti incopertura.Non è, invece, previsto l’impianto diraffrescamento estivo, in quantol’edificio è stato progettato come un“edificio passivo”. A questo risultato sipotrà pervenire attraverso l’uso infacciata di un completo “cappottoesterno”, ma anche con la presenza difasce di “verde verticale”, con lafunzione di isolante naturale e dispecifici elementi ombreggianti(pensilina in copertura, elementischermanti nelle logge), dell’usoprogressivo di colori chiari (riflettenti)nelle parti esposte a sud e di colori scuri(assorbenti) in quelle a nord (la facciataa Nord è inoltre dotata di unaschermatura che la protegge dallecorrenti fredde consentendol’irraggiamento solare da Est e da Ovest),della copertura verde (con finitura asedum di manutenzione minima). È inoltre prevista una serra solare incopertura, con funzione di accumulatorenaturale di energia solare nel periodoinvernale, collegata ai piani inferiori daun camino di ventilazione costituito dafori passanti nei pianerottoli didistribuzione degli alloggi (anch’essocaratterizzato dalla presenza di unelemento continuo di verde verticale cheregola naturalmente l’igrometriagarantendo benessere termico epsicologico). La serra solare funzionaanche da “giardino d’inverno” per lamigliore manutenzione del verde incopertura e, in estate, sarà apertalateralmente per consentire il deflussoverso l’alto dell’aria più caldaproveniente dai piani inferiori. Sullafacciata ad ovest l’ingresso è protetto dauno schermo curvilineo verde cheombreggia anche la finestra a nastroverticale che illumina i pianerottoli, eche prosegue in copertura creando unportico verde di collegamento conl’altana. Particolare attenzione è stata poiposta all’eliminazione di ponti termici ealla presenza di serramenti ad alteprestazioni.L’area verde è stata pensata, oltre che perla piena fruibilità da parte dellacittadinanza, come un “giardino

attrezzato di supporto, che potràassumere funzioni diverse: localecondominiale, punto di appoggio per una“badante condivisa di piano” e/o per unmicronido condominiale, espansione diun alloggio medio per una terza cameraed un secondo bagno.La complessiva impostazione progettualedell’edificio è stata guidata da innovativicriteri di ecosostenibiltà, sia dal punto divista energetico (come richiesto dalbando regionale), che dellabioarchitettura, ma anche dal punto divisto strutturale.Dal punto di vista strutturale si è studiatauna soluzione di tipo innovativo, cheaffida a dei “setti verticali continui dicontrovento” la funzione di resistenza alsisma, utilizzando la maglia di pilastri etravi solo per la funzione portante deisolai orizzontali. Questo determinadimensioni più contenute degli elementistrutturali (con costi minori), masoprattutto una pianta libera da pilastriper gli alloggi, con evidenticaratteristiche di flessibilità nel tempo.Da un punto di vista della “filosofiaarchitettonica”, si è scelto di coniugare itemi di forte innovazione con lariproposizione di elementi che fannoriferimento a soluzioni consolidate nellatradizione del “luogo” e “nell’immagineidentitaria” degli abitanti: l’altana incopertura, i colori tradizionali, sia pureusati in modo innovativo, la “tessitura”delle bucature, l’articolazione dei volumi,soprattutto del prospetto est da viaAgnini, che ripropone l’immagineconsolidata della vecchia scuola diavviamento.Per quanto riguarda gli aspettienergetici, la produzione delriscaldamento invernale e dell’acquacalda avverrà attraverso il collegamento

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e valorizzare ambiti urbani o territori piùestesi in crisi1. Qui la ricerca di unapproccio multidisciplinare parte dalconsapevole riconoscimento e dallarelativa interazione delle differenze tralinguaggi, categorie concettuali, strumentioperativi che, in tale prospettiva, diventanotutte componenti esplicite ed essenziali peril progetto di valorizzazione che si intendeproporre. Per questa logica innovativa dilavoro va menzionato uno dei progettiproposti per il Concorso internazionale diidee per la riqualificazione delle aree exOMA e Chimica a Rivalta2, in provincia diTorino. La proposta progettuale infattiparte proprio dal tentativo di far dialogarele diverse competenze disciplinari (il

Dal masterplan alla costruzione del progettoGrazia Brunetta*

Una proposta di integrazione in unconcorso d’idee nell’area metropolitanatorinese.

La necessità di approcci multidisciplinari alprogetto è tema di lavoro al centro dellacontinua sperimentazione ed evoluzionenon solo nelle teorie disciplinari edidattiche, ma trova anche di recenteriscontro, nel nostro paese, in nuoviapprocci, indagati nei concorsi di ideebanditi nel corso degli ultimi anni dalleamministrazioni locali. Nel resto d’Europagià da tempo il “concorso” viene vistocome fertile momento di riflessione econfronto sui temi del progetto e sullepossibili strade da percorrere per innovare

progetto di architettura, l’urbanistica, lastoria, l’ecologia, le scienze naturali, labotanica, l’agronomia) ritenute necessarieper costruire scenari di trasformazionesostenibile. Il progetto terzo classificatoelaborato da un gruppo di docenti delPolitecnico di Torino, coordinato daRoberta Ingaramo (capogruppo)3, proponel’attuazione di una metodologiamultidisciplinare di costruzione delprogetto che aveva visto i suoi esordi nellaredazione della visione integrata per ilMasterplan del Contratto di Fiume deltorrente Sangone (Ingaramo e Voghera2009). La proposta parte proprio da unavisione transdisciplinare e transcalare delprogetto, assegnando a ciascun elementodell’ambito di indagine un ruolo paritetico.Città, natura, agricoltura, sistemiinfrastrutturali, spazi di servizio/fruitivi earchitettura diventano, in quest’ottica, tuttielementi volti alla progettazione di sistemicomplessi “integrati”, al fine di delinearescenari di trasformazione del territorio edel paesaggio alle diverse scale diintervento: l’area vasta, i margini traluoghi con differente vocazione, i territoricontesi, le focus areas, il dettaglioarchitettonico-tecnologico. In questa logica, il progetto, EIDO 2050,sviluppa una visione di trasformazione infasi temporali diverse (2016, 2025, 2050)del sistema territoriale e paesaggistico diRivalta, attraverso azioni d’area vasta epuntuali, strettamente integrate in unastrategia progettuale complessiva. Neemergono due concezioni di parco -Agrario a nord del Sangone e Eco-parcocontemporaneo a sud del torrente – cheprevedono: - la ri-costruzione di un sistema territorialeattrattivo e sostenibile;- la ri-funzionalizzazione dell’intera area connuovi segni e significati, ispirati alle strategiedella sostenibilità economica, della qualità divita e dell’abitabilità del territorio;- la ri-proposizione di alcuni sistemi dipermanenza storica, quali la cascinaRifoglietto (centro didattico e Parco dellaSostenibilità storica, a memoria di nucleoautosufficiente nel passato), il paesaggiodelle colture endemiche e il sistema dellecascine storiche nel Parco Agrario, i segnidella memoria industriale, ri-vitalizzatinell’Eco-parco contemporaneo.Nel territorio a nord del Sangone, conimportanti preesistenze da valorizzare, si èscelto il parco Agrario come strumento diProgetto di area vasta Rivalta, EIDO 2050

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ma che bene si confronta con il percorsodialettico di approfondimento eaggiornamento alla base del processo dirinnovamento del progetto di architettura.

* Politecnico di Torino.

Note1. Si veda tra tutti il concorso internazionale di idee“urbanisme et développement durable” nella regionedell’OIN (2007).2. Concorso internazionale di idee per la riqualificazionedelle ex OMA e Chimica Industriale lungo il torrenteSangone e per la valorizzazione dell’area vasta dellaCollina Morenica, Rivalta (To), 2009.3. Il gruppo di lavoro era composto da: Andrea Longhi,Andrea Vigetti, Angioletta Voghera, Piergiorgio Tosoni,Paola Pagnotta (giovane professionista).

“ventaglio” disegnato e imperniato su unnuovo Silos, oggi serra vegetale, assuntoa landmark di comunicazione tra passatoe innovazione. Ne emerge un “ventaglio”di percorsi di percezione del paesaggio,che conducono al fiume, tramite moliproiettati sul Sangone e passerelle checollegano i due poli attrattivi nelle exaree industriali - l’Arena-cinema all’apertocon un centro per attività giovanili e unaserie di edifici, sedi di attività didattiche,sociali, fruitive e produttive legateall’innovazione - con la zona collinare delparco Agrario. I nuovi edifici siinseriscono in una composizioneplanimetrica di spazi rurali modulata dapercorsi a ventaglio sottolineati da colturediversificate, utilizzate anche per laproduzione dell’energia (miscanto,girasole e colza), che determinano undisegno tridimensionale di altezze e coloridiversi. L’architettura diviene qui soltantouno degli elementi di un sistemacomplesso, di un modello culturaleispirato alla sostenibilità e si inserisce nonper dominare il paesaggio, ma comeoccasione di valorizzazione in una visionedi rispetto e integrazione tra esigenzedegli abitanti e dei luoghi. Una nuovaprospettiva di lavoro, questa, certamenteambiziosa per i contenuti e le sfide diinnovazione che propone (architettoniche,urbanistiche, ambientali, paesaggistiche),

tutela della competitività delle aziende edelle attività agricole, in un’ottica disalvaguardia del territorio, del paesaggio edel patrimonio. Il sistema delle cascinesparse sul territorio, con rinnovati ruolimultifunzionali complementari a quelloproduttivo, viene valorizzato attraversopercorsi ciclabili e pedonali tematicidisegnati nella natura, tra le colture elungo le trame d’acqua, anche oltre ilSangone, tramite due passerelle versol’Eco-parco. L’Eco-parco contemporaneo,nelle ex aree della produzione industriale,oggi oggetto di bonifica, diviene perciòportatore di una nuova identità, un

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Eco-parco contemporaneo, Rivalta EIDO 2050, con suggestioni progettuali

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FAFONDAZIONE

GIOVANNI ASTENGO

CENTRO di EDUCAZIONE PERMANENTE E STUDI ESTESIARCHIVIO STORICO E CONTEMPORANEO

Piazza Farnese, 44 - 00186 Roma - tel. 06.68134453 - fax 06.68600070 www.inu.it/astengo/index.html

Presidente: Elio Piroddi

Direttore: Giuseppe De Luca - Segreteria: Maria Antonietta Durante

Per informazioni rivolgersi alla Segreteria della Fondazione Astengo:Signora Antonietta Durante, [email protected], tel. 06 68134453

L’Istituto Nazionale di Urbanistica ha dato vita nel 1995 alla Fondazione Giovanni Astengo per promuove-re attività di formazione permanente e di documentazione storica e contemporanea per l’urbanistica e il gover-no del territorio.

APPELLO

“La Fondazione Giovanni Astengo, tra le sue attività, raccoglie, archivia e conserva materiali e documenti ine-renti la storia dell’INU e la pianificazione. Attualmente sono presenti una sezione storica dell’archivio ed unacontemporanea. Entrambe sono aperte a studiosi e ricercatori. La maggior parte del materiale è attualmente in unica copia, per questo ci stiamo attrezzando per digitalizzare ilmateriale, così da permetterne una più sicura conservazione.

Tra il materiale conservato vi è anche la rivista Urbanistica, storico organo dell’INU. È uno dei materiali piùrichiesto per la consultazione, tanto che abbiamo avviato la digitalizzazione delle varie annate per facilitarne laconservazione. Tuttavia abbiamo richieste di consultazione dell’originale in formato cartaceo. Per rispondere aquesta domanda abbiamo bisogno di una doppia copia, che spesso non abbiamo. Per questo facciamo appello atutti i soci ed amici dell’INU per recuperare una copia della rivista da destinare alla consultazione.”

• l’intera prima serie dal 1932 al 1945; • della seconda serie dal n. 1 del 1949 al n. 18/19 del

1956;• dal n. 27 del 1959 al n. 33 del 1961;

• il n. 39 del 1963;• il n. 49 del 1967;• dal n. 52 del 1968 al nn. 54/55 del 1969;• il n. 57 del 1971.

Questi i fascicoli che stiamo cercando:

Sulla copia che ci sarà fatta pervenire verrà apposto il nome del donatore.

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una finestra su:

processo di graduale rinnovo ecostruzione che sta investendo anche isettori limitrofi. Secondo l’agenziapubblica di sviluppo EPAEM,Euroméditerranée ha contribuito almiglioramento e alla diversificazionedell’economia urbana e della sua baseoccupazionale3. Il netto aumento deivalori immobiliari nel centro città e aisuoi margini è un altro segnale delletrasformazioni sociali ed economicheche sono state attivate daEuromediterranée.

Una visione strategica

La costruzione dello scenario strategicoper la riqualificazione delle areecentrali della città è avvenuta nelcorso degli anni ’80 e ha seguito uniter abbastanza lungo diformalizzazione. La proposta di un ambizioso progettodi riqualificazione delle aree portualidismesse come volano per laconversione della base economicaurbana, è stata promossa ufficialmente,per la prima volta, dalla Camera diCommercio e Industria di Marsiglia(CCIMP) nel 19874. Il progetto èaccompagnato da un’attentavalutazione dell’andamento sociale edeconomico della città e del suoposizionamento a livellointernazionale.Influenti e pionieristici nellacostruzione di questo scenario sonostati anche gli investimenti operati nel1984 dalla società immobiliare SARIsull’area dei Docks Joliette, in cui laristrutturazione degli edifici del XIXsec. appartenenti alla Compagnie des

a cura di Marco Cremaschi

Euroméditerranée: incorsa per la modernità Heidi Bergli*

Marsiglia, storicamente, è stata, econtinua ad essere, chiusa tra un Nordpovero e un Sud ricco, due parti dicittà poste a cavallo della Canebière, lavia principale. Euroméditerranée siestende dal primo al terzo distrettofino alla parte Nord Est dellaCanabiére, laddove si sono stratificati iproblemi e le sfide socio economichedella città centrale1. Nel 2004, il tassodi disoccupazione ha toccato la sogliadel 24% in tutti e tre i distretti,quando la media urbana si attestava al14,2% (comparata a quella nazionaledell’8,6%)2.Il progetto di riqualificazioneEuroméditerranée ha inizio nel 1995,su un’area di 310 ha. Nel 2007 è statoprevisto un ampliamento di 180 ha,attualmente destinato a negozi eedifici produttivi. Il comparto iniziale èstato suddiviso in cinque zone: ilwaterfront e l’area di rappresentanzadel progetto Cité de la Méditerranée, ilnuovo centro direzionale e residenzialeJoliette, il polo Culturale della Belle deMai, realizzato attraverso laconversione di edifici industrialipreesistenti in strutture di produzioneculturale e mediatica; Saint Charles,che ospita la stazione ferroviaria e ilsuo intorno; ed infine Rue de laRépublic, la via centrale che connettePlace de la Joliette con il porto anticoe la Canabiére. Anche le aree compresetra queste zone stanno vivendo un

Il porto di Marsiglia è al centro diun progetto di riqualificazione cheprevede la realizzazione di nuovearee residenziali e funzionali:Euromediterranée è concepito comeun importante strumento percontrastare i mali di un’economia indeclino e la negativa reputazione delcentro degradato della città, segnatoda elevati tassi di disoccupazione edall’abbandono delle imprese e deiceti medi. La rilocalizzazzione a Norddella città negli anni ’60 delleattività industriali portuali haconsentito la ristrutturazione dellearee centrali. Euroméditerranée,pertanto, nasce come volano perguidare la città nella transizione aun’economia post-fordista. Gliaspetti geografici e socio-culturalidel progetto di riqualificazionerivelano visioni alternative, connessea contrastanti strategie competitiveche hanno originato la una nuovagenerazione di politiche urbane, eche mettono in gara elementicontradditoriamente a sostegno delcosmopolitismo locale o delle iconeglobali.

Marsiglia

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incrementano le disuguaglianze socialie, in maniera speculare, le principalisfide da affrontare. L’Agam indica: lacreazione di posti di lavoro, lamancanza di cooperazione tra leautorità locali e la frammentazione delcontesto metropolitano5. Le priorità evidenziate mirano a:trasformare Marsiglia nella capitaleeconomica della Francia meridionale;rafforzare i settori scientifici eculturali; sostenere la coesione socialee la qualità della vita; promuovere ilturismo e il ruolo internazionale dellacittà6 di una nuova prospettivacosmopolita. L’obiettivo di ricostruirel’economia locale attraverso un grandeprogetto di riqualificazione urbana,infine, viene associato alla necessità divalorizzare i quartieri adiacenti alwaterfront, soggetti a fenomeni didegrado. Solamente negli anni ’90, però, questeipotesi di trasformazione entranoufficialmente nell’agenda pubblica diMarsiglia, in una fase in cui, neldibattito internazionale, i progetti diriconversione delle grandi areefunzionali e industriali dismesse siaffermano come strategia dominanteper fronteggiare la crisi economica epromuovere la rinascita urbana. I primi casi esemplari riguardanoproprio i waterfront portuali7. La formalizzazione del progetto e lacondizione finanziaria difficile dellamunicipalità hanno portato al suoinserimento negli interventi dirilevanza nazionale finanziati dallostato francese. La possibilità disviluppare la città come “capitale delSud”, infatti, rientra coerentementeentro una strategia nazionale piùampia intrapresa per aumentare lacompetitività globale delle cittàfrancesi8.Da un punto di vista attuativo, ilcomitato inter-ministeriale costituitonel 1993 per definire i progettipreliminari ha insistito sulla proprietàlocale del progetto. Conseguentemente,lo stesso anno, è stato firmato unaccordo tra le autorità locali che haportato all’istituzione di un appositoConsiglio Amministrativo costituito da:lo stato centrale (50% della coperturafinanziaria del progetto), lamunicipalità di Marsiglia (25%), il

Parallelamente, l’AGAM - l’agenzialocale di pianificazione di Marsiglia -focalizza l’attenzione sulla situazioneeconomica e sociale della città e tra ifattori che frenano lo sviluppo e

Docks et Entrepôts e la lorodestinazione a funzioni terziarie,hanno segnato l’ingresso dell’economiadei servizi in città, aprendo una nuovaprospettiva evolutiva.

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L’area del progetto Euroméditérranée. Illustrazione Studio Magellan, design Therese Troika. CopyrightEuroméditérranée

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professionisti mobili impiegati aivertici delle industrie dei servizi,nell’immaginario collettivo la nuova“classe creativa”, che Richard Floridaritiene essere la chiave della crescitaeconomica dei nostri giorni12,dovrebbero essere attratti nella città.Conseguentemente, strategie “culturali”vengono impiegate per attrarre questenuove popolazioni, con la dotazione diluoghi residenziali e funzionali e

Euroméditerranée: il nome e la cosa

Il nome del progetto Euroméditerranée ha nutrito aspettative e dibattito sin dal mo-mento in cui è stato formalizzato ed esprime simbolicamente l’orientamento geografi-co e il genere di ambizioni concernenti il livello di attrattività auspicato. La coopera-zione tra l’Unione Europea ed il resto del bacino mediterraneo è ritenuta un’opportu-nità per incrementare l’importanza complessiva della regione pan Mediterranea. Rispetto a questo scenario, nel 1995 è stata adottata La Dichiarazione di Barcellonaalla conferenza Euro-Mediterranea del Consiglio europeo e dei rappresentanti delle 27nazioni europee e di quele dell’area Sud-Mediterranea. La partnership è incentrata sul-l’accordo di “stabilire un framework multilaterale unendo insieme aspetti economici,legati alla sicurezza e […] le dimensioni sociale, umana e culturale”1. La cooperazioneEuro-Mediterranea è stata rilanciata nel 2008 come l’Unione per il Mediterraneo ap-provata a Marsiglia dai 43 partners aderenti. La visione di Euroméditerranée che proponeva Marsiglia al centro delle questioni Euro-Mediterranee, anticipa gli obiettivi dell’Unione e persino il processo di Barcellona. Leaspirazioni avanzate dall’UE costituiscono così un quadro di riferimento, all’interno delquale il progetto Euroméditerranée è ulteriormente potenziato. Un’altra iniziativa dicooperazione mediterranea, l’Arco Mediterraneo Latino, è stata avviata nel 2002 dalleregioni costiere comprese tra l’Andalusia e la Campania2, che apporta motivazioni ag-giuntive per assumere Marsiglia come fuoco centrale di questo arco, che per la città èpiù significativamente definito tra Barcellona e Genova. Rispetto a queste dinamiche, emergono alcuni avvenimenti significativi. Genova, attra-verso la recente riqualificazione del porto, l’Esposizione Internazionale del 1992 dedi-cata a Colombo, in occasione del cinquecentenario della scoperta delle Americhe, e ladesignazione della città come Capitale Europea della Cultura nel 2004, è stata proiet-tata nel panorama internazionale. Per quanto riguarda Barcellona, la sua immagine eattrattività sono state rinforzate con successo, in Europa ed oltre, a partire dai primianni ’90, quando l’organizzazione delle Olimpiadi è stata l’occasione per avviare a unprogramma di riqualificazione e di promozione urbana considerato tra quelli di mag-gior successo a scala europea, assumendo oggi una posizione affermata e di vantaggiorispetto ad altre realtà. I fautori dell’Arco Mediterraneo Latino ne descrivono così l’evoluzione: “Barcellona siconfigura come una capitale del Nord, che però si è sviluppata al Sud …”. Marsiglia, in-vece, come definita da un direttore teatrale locale, “appare come la più ‘africana’ dellecittà europee, più cosmopolita di Parigi”3. Queste rappresentazioni hanno una loro risonanza perché le differenze tra il caratteremoderno di Barcellona e quello cosmopolita di Marsiglia sono visibili: un centro cittàprofondamente rinnovato a Barcellona ed uno in declino a Marsiglia. Dominanza diImmigrati a Marsiglia, di turisti a Barcellona.

Note 1.http://europa.eu/legislation_summaries/external_relations/relations_with_third_countries/mediterranean_ part-ner_countries/r15001_en.htm; 23 Ago. 2009, 14:15. 2. http://www.arcolatino.org/; 23 Ago. 2009, 12:50. 3. Intervista ad un direttore di teatro locale del 17 Gen. 2008.

omogeneamente per soddisfare lepreferenze di consumo globalizzatedelle classi medie emergenti10. La competizione tra città, che i governiurbani considerano come una sfida euna minaccia allo sviluppo e allacrescita, ha portato ad un crescente“orientamento al mercato” dellestrategie e dei processi dipianificazione11. Questo ulterioresbilanciamento implica che i

Consiglio regionale Provence-Alpes-Côte d’Azur (10%), il consigliodipartimentale Bouches-du-Rhône(10%) e l’agglomerazione urbanaMarseille Provence Métropole (5%). Lagestione operativa del progetto èaffidata all’agenzia pubblica disviluppo EPAEM (l’EtablissementPublic d’Aménagementd’Euroméditerranée), istituita nel 1995. Il progetto si ritiene abbia il merito diaver stimolato la sperimentazione diforme di cooperazione regionale,successivamente messe a dura provadall’avvicendamento di progetticomplementari e alternativi in cui lalocalizzazione di parchi scientifici,funzioni culturali o poli produttivi èemersa come dispositivo dicompetizione intra-regionale piuttostoche come interessante strumentocompensativo per un riequilibriocomplessivo del territorio. Ad oggi,pertanto, ne risulta una configurazioneinstabile dei rapporti di potere che haportato a diverse ri-negoziazioni degliobiettivi e delle strategie del progettoEuroméditerranée.

Il futuro cosmopolita

Il Masterplan di Marsiglia del 1992 (loSchéma de cohérence à l’horizon 2015)sottolinea che “la popolazione,specialmente le classi medie, hannoabbandonato la città centrale che verteverso un progressivo impoverimento. Ènecessario reagire a questo fenomeno”.Il progetto Euroméditerranée, in questacornice di riferimento, è stato definitocome “ la ri-conquista della cittàcentrale” e “un progetto ri-equilibratore”. Occorre precisare che, storicamente,queste aree non sono mai stateutilizzate dalle classi medie. Comealtrove, il nuovo waterfront sembraessere destinato ad attrarremaggiormente le “classi socialitransnazionali”, i cui valori, fattori dimobilità, preferenze negli stili di vita edi consumo sono formati e condivisiinternazionalmente9. Da questo puntodi vista, il waterfront potrebbecostituirsi come ciò che Leslie Sklairdefinisce “spazio socialetransnazionale”, dove design efunzioni sono composti

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Competere con Barcellona

Il ‘cosmopolitismo’ come caratteresaliente ed immagine per l’inserimentodella città nel panorama internazionaleè un concetto ambivalente nellestrategie urbane per la competitività:da un lato, è coerente con l’immaginedella ‘città creativa’, dove la città èconnessa alle prominenti cittàmondiali e alle classi socialitransnazionali; dall’altro, non risultapertinente con la pluralità culturaleamplificata dall’immigrazione colonialee post-coloniale. Molti degli immigrati e degliimprenditori che hanno vissuto ehanno sviluppato le loro attività nellearee interessate oggi dal progettoEuroméditerranée sono stati espulsi osi stanno localizzando altrove per iprocessi di sostituzione e l’aumento deivalori immobiliari indotti. Ancheevoluzioni nel carattere cosmopolitadiventano evidenti in queste aree nelmomento in cui categorie professionalimobili e benestanti si trasferisconoentro gli uffici e gli appartamentiammodernati. Sebbene questomeccanismo di sostanziale sostituzionenon sia ancora una strategiacompletamente esplicita, esso è troppo

promozione internazionale delladell’area metropolitana di Marsigliaattraverso “la realizzazione dei servizinecessari nei settori della cultura,dell’economia e dell’educazione egarantendo la qualità urbana edarchitettonica dei nuovi quartieri...”13.Le strategie predisposte per migliorareil posizionamento competitivo diMarsiglia sono: lo sviluppo economicoe urbano, la promozione della città ela rivitalizzazione dei quartieriesistenti. Le azioni definite per lo sviluppoeconomico contemplanoessenzialmente l’incentivo e lalocalizzazione di importanti aziendefrancesi ed internazionali, di piccole emedie imprese e attività commercialilocali. Per quanto riguarda lo sviluppourbano, invece, si sceglie di favorire lapluralità sociale attraverso lo spaziopubblico, le istituzioni e un designurbano moderno e sostenere lavalorizzazione dell’heritage culturale. Ilpaesaggio fisico costruito dal progetto,di conseguenza assurge a importantestrumento per aumentare l’attrattivitàdi Marsiglia nei confronti di nuovepopolazioni, sia interne che esterneall’area metropolitana.

amenità di vario tipo che si supponesoddisfino le loro preferenze di stile divita; con la conseguenza che unpaesaggio “stereotipato” prende ilposto di una reale e genuina pluralitàsociale o presenza cosmopolita, ambitedal progetto di riqualificazione. A Marsiglia, le visioni sociali delprogetto hanno continuato ad oscillaretra una maggiore enfasi sulla pluralitàpresente nel lavoro delle autoritàingaggiate per predisporre i pianipreliminari del progetto, a risultati piùdeboli, come i piani che sono statirealizzati negli ultimi dieci anni. Lagiustizia nella città, espressa attraversoil diritto di rimanere insediati nelproprio quartiere di appartenenza oalla garanzia che tutti i cittadinipossano avere a disposizione nellacittà offerte culturali e di consumoplurali, è limitata dove il rinnovourbano e la pressione in favore dellamaggiore attrattività portano ad unaomologazione autoreferenziale diporzioni rilevanti della città.

La visione spaziale e geografica

La formula recente diEuroméditerranée è quella per cui ilprogetto dovrebbe contribuire alla

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Lo skyline futuro di Marsiglia. Immagine di Golem Images. Copyright: Euroméditerranée

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momento raramente sono stati aMarsiglia. Comparata al Port Vell e awaterfront similari, le istituzioniculturali pianificate inEuroméditerranée si distinguono perla qualità dell’offerta. Il Museo delleCiviltà Europee e il Centro regionaledel Mediterraneo sono istituiti conl’obiettivo di sviluppare temi equestioni di rilevanza “mediterranea”all’interno dei propri programmi, inmaniera congiunta con altreistituzioni appartenenti a questocontesto geografico.Le istituzioni culturali localizzatepresso il waterfront, in questo modo,sostanziano la visione diEuroméditerranée come nodo delloscambio culturale nella pan-regionemediterranea. Di conseguenza, si ètentato un duplice sviluppo dellavisione di Euroméditerranée: mentrele strategie culturali sono basate sullenozioni storiche e socio culturali discambio nel contesto mediterraneo, lestrategie economiche e residenzialialimentano gli scambi e la mobilitàtransatlantici. Un’importante finalità de la Cité dela Méditerranée è di accrescerel’accessibilità al mare e al waterfront.Il direttore del municipio responsabiledelle relazioni economiche edinternazionali, in una intervista haespresso la sua preoccupazionerelativa allo sviluppo de la Cité de laMéditerranée e al suo impatto sulleopportunità commerciali nell’area delcentro consolidato di Marsiglia. LaCanabiére e il centro cittadinonecessitano strategie permodernizzare e assicurare la presenzadi attività commerciali e sociali, e ildirettore è preoccupato che i nuovisviluppi di Euroméditerranéeporteranno ad un ‘gioco a sommazero’ nel quale il centro preesistenteperderà la propria capacità diattrazione a favore delle nuove aree2.La Rue de la République, la stradache connette il nuovo waterfront e ilcentro storico, è stata realizzata nelXIX secolo in stile Haussmaniano perospitare le classi medie3. Questo nonè mai avvenuto e, allorquando lastrada si appresta ad essererinnovata, gli abitanti e i gestorilocali dei negozi vengono allontanati.

8. DATAR 1992. Comité interministérield’aménagement du territoire, 23 July 1992. Dossier depresse.9. Gottdiener, M. 2000. Approches to Consumption.Classical and Contemporary Perspectives. in:Gottdiener, M. (ed.) New Forms of Consumption.Lanham: Rowman & Littlefield.10. Sklair, L. 2006. Iconic architecture and capitalistglobalization, City, 10, 21-47.11. Harvey, D. 1989. From Managerialism toEntrepreneurialism: The Transformation in UrbanGovernance in Late Capitalism Geografiske Annaler,71, 3-17.12. Florida, R. 2002. The rise of the creative class:and how it’s transforming work, leisure, communityand everyday life, New York, Basic Books.13.http://www.euromediterranee.fr/html/index.php?module=Infos_PN_Menu&idm=11 30 September 2009,13:3014. Per un approfondimento sulle strategie diriassetto urbano culturalmente orientate si veda lasezione speciale in Urban Studies 2005; 42 (5-6)(Mag.).

Stereotipi globali esublimi banalità H.B.

Il waterfront simbolico erappresentativo di Euroméditerranée,Cité de la Méditerranée, è pianificatoper riproporre gli stessi ingredientidel progetto del Port Vell diBarcellona: due istituzioni culturaliprogettate da un architetto di famainternazionale, un grande centrocommerciale con attività ricreative(Terraces du Port), una marina e unlungomare, un centro congressi cheinclude un cinema multisala e unhotel ed una struttura per concertiricavata in un silos preesistente.L’agenzia di sviluppo presenta Cité dela Méditerranée come “un programmaveramente originale”, inscritto nellenuove relazioni tra la città e il porto:“attività culturali, formative,scientifiche, ludiche e terziarieformano, insieme alle attività delporto […] un unico complesso,testimoniando il ruolo di Marsigliacome una delle maggiori metropoliper gli scambi economici e culturalitra l’Europa e il Mediterraneo”1.La Cité de la Méditerranée sarà unospazio rappresentativo che segnala esimbolizza la capacità ditrasformazione e modernizzazione diMarsiglia, in particolar modo per ituristi futuri, che fino a questo

spesso l’esito prodotto da questatipologia di progetti di riqualificazionee ridefinizione funzionale di rilevanzaurbana. Cambiamenti indottipoliticamente nella composizionesociale ed economica sonoaccompagnati da trasformazioninell’offerta culturale che, a loro volta,portano ad una ulterioreomogeneizzazione dei centri città.Barcellona è concepita dai promotoridi Marsiglia sia come competitrice checome modello. Assurge a riferimentoesemplare di inserimento benprogettato e di successo nel mercatodelle ‘città globali’ attraverso unpercorso di riassetto urbanoculturalmente orientato14. I progettirelativi alla ridefinizione deiwaterfront mirano solitamente adinnestare o simbolizzare la ‘modernità’in una città, come nel caso diMarsiglia. Questa corsa per la modernità implicache il paesaggio urbano è la formarappresentativa attraverso la quale lanuova economia viene proiettata nellecittà. I grattacieli, le strutturecommerciali e le offerte culturalipianificati simbolizzano ematerializzano il nuovo orizzonteprospettato nella auspicatamodernizzazione di Marsiglia,trasformata così in una città ‘postindustriale’ e ‘creativa’.

*Research fellow in Geografia Umana press ilProgramma di Ricerca Urbano dell’Università di Oslo(2007-2010). Trad. it. di Valentina Gallo, Dottoranda Roma Tre.

Note1. EPAEM 1998. Schéma de Référence d’urbanismed’Euroméditerranée, Marseille; Morel, B. 2005,“Marseille, d’une économie à l’autre», Faire Savoir,déc. 5-12; Bertoncello, B. & Rodrigues-Malta, R.2001. “Euroméditerranée: les échelles d’un grandprojet de régéneration urbaine”, in: DONZEL, A. (ed.)Métropolisation, gouvernance et citoyenneté dans larégion urbaine marseillaise. Paris: Maisonneuve &Larose.2. INSEE 2004, “De forts contrastes de revenus entreles quartiers de Marseille”. in INSEE, L’essentiel, n°76.3.http://www.euromediterranee.fr/themes/economie/le-nouveau-pole-economique-de-leurope-du-sud.html 20July 20104. CCIMP 1987. Marseille Provence International.Marseille.5. AGAM 1992. Working paper, XIème Plan 1994-1998.6. AGAM 1992. Working paper, XIème Plan 1994-1998, p. 3.7. Hall, P. 1991. Waterfronts: a new urban frontier.Berkeley: University of California.

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sviluppato maggiormente comespazio sociale transnazionale. Lamancanza di integrazione socio-spaziale di Euroméditerranée neltessuto della città preesistente èun’altra preoccupazione corrente. Cisono altri progetti sociali e diriqualificazione in Marsiglia, ma nonsono propriamente coordinati5; diconseguenza, ci sono aree esterne alperimetro che non sono valorizzate.Barriere economiche e simbolicheradicalizzano l’esperienza delledisuguaglianze tra le aree diriqualificazione e quelle al loroesterno. Questo è un effetto tipicodelle strategie d’area, nel momento incui gli obiettivi propri dellapianificazione modernista di coesionesociale e di uno sviluppo di lungo

proporre per Marsiglia qualcosa chenon fosse stato fatto altrove,fondando i piani su un modellomediterraneo piuttosto che anglo-sassone. La concezione preliminareaveva assunto il concetto della“sublime banalità” per indicare lepreoccupazioni relative alle necessitàdella vita quotidiana, con la sobrietànel design e l’integrazione locale.Questa preoccupazione è presentenell’offerta delle istituzioni culturaliche offrono sale di lettura rivolte agliabitanti, come anche un programmadi mostre e dibattiti su argomenti dirilevanza locale e regionale.Al contrario, nel dominio dell’urbandesign e dello sviluppo immobiliare,il paesaggio insito inEuroméditerranée tende ad essere

In aggiunta, la crisi finanziaria haimposto un arresto allo sviluppo,producendo il rischio che glisviluppatori non riuscirannonell’intento di attrarre unapopolazione abbiente e strutture diconsumo esclusive. Un architetto locale che ha lavoratosu diversi progetti nel contesto sia diEuroméditerranée che della regioneurbana, sottolinea il desiderioantecedente la nomina di EPAEM direndere Marsiglia differente daBarcellona suggerendo dei piani prividi un programma “spettacolare”,proponendo, al contrario del progettosviluppato, di “costruire una cittàtranquilla sul mare, una sorta di isolalocale, veramente urbana. Un intentopiù frivolo, minimalista…”4. Si voleva

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Lo spazio sociale transnazionale dell’area della Joliette. Foto: H. Bergsli (ottobre 2008)

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precostituiti nei settori del consumo edell’urban design. Probabilmente, lapreoccupazione alternativa per una“sublime banalità”, come espressionedi una qualità e di un’offerta dilivello più basso ma più vicino allacultura e alle esigenze degli abitanti,avrebbe costituito una strategia piùsostenibile.

Note1. http://www.euromediterranee.fr/html/index.php?module=Infos_PN_Menu&idm=2, 23Ago. 2009 18:00.2. Intervista, 28 Feb. 2009.3. Fournier, P. and S. Mazella 2004 (eds.).Marseille, entre ville et ports. Les destins de la ruede la République. Paris: La Découverte.4. Intervista, 27 Feb. 2008.5. Intervista con il direttore dell’Agam, 17 Ott.2008; Intervista con un direttore del comune, 28Feb. 2008.6. Intervista con un rappresentante delle autoritàlocali, 13 Mar. 2008.7. “Marseille-Provence 2013. European andMediterranean. Application to become the EuropeanCapital of Culture Under the tutelage of AlbertCamus, who would have been 100 years old in2013”. Available at http://www.marseille-provence2013.fr/espace_presse/Dossier_MP2013_2008_en.pdf.

presenti nelle aree rinnovateassumono un ruolo centrale perl’evento. Le capacità locali e leattività dovrebbero essere potenziatetanto quanto le offerte culturalimirate ad un pubblico internazionale.L’agenzia di sviluppatrice diEuroméditerranée è stata coinvoltanel processo di costruzione delprogramma. Queste rappresentano ledue grandi opportunità di lanciareMarsiglia in una nuova prospettiva disviluppo. Ma la visione del progettodi come le strategie debbano rifletterecittadinanza e cosmopolitismodeterminano il modo in cui gliabitanti di Marsiglia sono iscrittinella “città creativa” ambita daquesta come da altre città.Strategie per promuovere la crescitaeconomica e la competitività urbanache investono nelle componentimorfologiche, funzionali e socio-culturali del “paesaggio urbano” sonodiventate comuni nelle città europee.Ma gli effetti di queste politiche siriversano senza mediazione sullacittà: esse, spesso, si traducono inuna contrapposizione dualistica tra lacreazione di una nuova città centrale,simbolicamente e materialmente riccae attrattiva, che fa da contraltare aduna esterna, povera e/omarginalizzata. Queste strategie“d’area”, tendono a non contemplarela necessità di una visione d’insieme,che produca un orizzonte spaziale edi senso condiviso per tutti icittadini. Le città o le regioni urbanemetropolitane, infatti, nonnecessariamente sono in grado disostenere la pluralizzazione di nodicommerciali e di consumo, chepotrebber risolversi in un “gioco asomma zero” all’interno del territorio.Un effetto opposto rispetto alleintenzioni di creare una regionemetropolitana forte per affrontare lacompetizione territoriale globale, chepure accompagnano questi progetti. Non ci sono nemmeno certezze che ilpaesaggio sviluppato in questo modoproduca il capitale mobile auspicato.In contrasto alle promettentiaspettative retoriche, è possibilesupporre l’omologazione di una seriedi città attorno a dei modelli

periodo pensato per la città nel suoinsieme vengono trascurati.Divari tra le visioni, gli obiettivi e leazioni in Euroméditerranée sonoevidenti nel dominio dello spaziopubblico in generale, e negli spaziverdi in particolare. Leargomentazioni economiche risultanosempre più persuasive quando lepriorità sono definite nellariqualificazione urbana. Nella primafase di Euroméditerranée, l’esigenzadi interventi nel settore immobiliareera ritenuta così importante che tuttigli sforzi erano concentrati sullacostruzione; ne è risultato un deficitnella provvigione di spazi pubblici eaperti. Un rappresentante nel ConsiglioAmministrativo di Euroméditerranéeha rivelato che “[la società] non èstata in grado di mantenere lapromessa degli spazi verdi. Èabbastanza semplice. Il suolo ha unvalore, ma quando ha un valore èsempre più difficile inserire servizi eamenità pubbliche... E’ un processoeconomico. È normale”6. Diversi rappresentanti coinvolti nelprocesso di riqualificazione sisoffermano sulle difficoltà diconsolidare gli obiettivi dellosviluppo sia economico che urbano. Ilproblema delle aree verdi viene, difatto, ricondotto alla mancanza diaree libere nell’intorno del progetto eall’insostenibilità dei necessari costidi espropriazione. Nonostante ciò,l’agenzia promuove Euroméditerranéecome intervento attrattivo per gliinvestimenti in virtù delle sue riservespaziali. L’uso delle aree disponibili è,in questo senso, negoziato condifficoltà tra i bisogni dei quartieri ei profitti e gli incentivi economici.

Cittadinanza e cosmopolitismo

Marsiglia è stata designata CapitaleEuropea della Cultura per il 2013 e ilprogramma proposto ha integrato lavisione di Euroméditerranée peraccrescere il ruolo della città comelieu d’échange tra l’area meridionalemediterranea e l’Europa continentale7.Al suo interno vengono argomentatele modalità in cui sia il paesaggiomateriale che le attività culturali

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“Piano Casa”, se si aderisce alla logicadi arricchire le funzioni dellaresidenza nella città e rendere talefunzione motore della qualità urbanaè, quanto meno, fuorviante. Inparticolare, uno dei temi rilevanti èquello del reperimento delle aree dadestinare ad edilizia sociale. In alcuneRegioni, tenendo conto dellavariazione della struttura sociale e diutilizzo del patrimonio immobiliaresono state “riconvertite” aree diproprietà pubblica acquisite tramite lacessione in ambiti trasformati,peraltro “ricontabilizzando” glistandard urbanistici previsti dallestesse leggi regionali in quantitàsovrabbondante rispetto ai miniminazionali (ad esempio, in Lombardia).Ma la questione della edilizia socialecome “dotazione minima” è tuttaall’interno delle leggi sul governo delterritorio e non può far parte di unacultura ormai passata degli anni ’70che considerava la casa (e inparticolare, la casa “pubblica”) unsettore urbanistico “speciale”; - la vendita del patrimonio pubblicodi edilizia residenziale non è unasoluzione. Dal 1993 esiste unanormativa volta ad incentivarel’alienazione di immobili Iacp ma,ovviamente, dalle vendite non si sonoottenuti risultati positivi perrigenerare il patrimonio stesso e darerisposta al fabbisogno pregresso.Anche la dismissione del patrimonioresidenziale degli Enti assicurativi,tramite alienazione diretta oattraverso la cartolarizzazione hadimostrato di non essere una

Detrazioni fiscali e qualità degli edificiRosario Manzo*

prevede una ulteriore difficoltà diripresa per i prossimi anni; - la vulnerabilità del patrimonioimmobiliare residenziale privato epubblico che, purtroppo, viene messoin evidenza e ridiventa un problemanazionale solo in caso di eventitragici, come quello accaduto inAbruzzo. Purtroppo, va detto cheesiste una diffusa sottovalutazione deirischi e, spesso, gli interventi diristrutturazione degli edifici sono solosuperficiali ed “estetici”: questasottovalutazione, nel caso dellefamiglie e dei cittadini è, forse, daattribuire ad una mancanza diconoscenza dei pericoli naturali e diquelli derivanti dalla obsolescenzadegli impianti termici ed elettrici. Tuttavia, perseguire nella strada dellesoluzioni “episodiche” e a “termine”,sarebbe del tutto errato. Non èpossibile, come appare evidente,mettere tutto a regimesimultaneamente, ma è viceversafattibile costituire delle “aree” diintervento organiche e correlate traloro, specie se questo possa avvenireattraverso un dialogo continuo eanalisi politiche, tecniche edeconomiche condivise tra leIstituzioni, le parti sociali, quelle dellaproduzione, ecc. Per esemplificare, alcuni temi: - la casa non può essere disgiuntadalla riqualificazione, dallamanutenzione e dal rilancio dellecittà. Essa deve, necessariamente,essere integrata nella legislazione,nelle politiche e negli strumenti delgoverno del territorio. Il termine

Il settore della casa, nei suoi diversiaspetti di “filiera” produttiva, diricchezza della famiglia e di benenecessario soffre, ormai da qualchedecennio, di visioni parziali e di“emergenza”. Tale mancanza divisione organica e prospettica a tempimedio-lunghi, che perdura da più diun decennio, è motivabile - ma noncerto giustificata - oltre che da una“distrazione” istituzionale anche daun andamento del mercatoimmobiliare più che positivo, anzimolto “allegro”, almeno fino allaprima metà del 2008. Diversi sono oggi i fattori daconsiderare, tra i quali: - l’ormai conclamata “emergenzacasa”, soprattutto in alcune areemetropolitane, condiziona fortementela dinamica sociale, economica elavorativa di milioni di famiglie inlocazione e di molte famiglie insofferenza economica per i ratei deimutui da sostenere per l’acquistodell’abitazione;- oltre a tale “emergenza” abitativadiffusa esiste quella dei soggetti che,per estrema carenza di reddito,devono avere necessariamenteassistenza da parte dello Stato. Talefabbisogno assomma a molte migliaiadi famiglie, attualmente in attesa diun alloggio di edilizia a totale caricopubblico; - la crisi del settore immobiliare e laconseguente difficoltà del settore dellecostruzioni, in particolare dellepiccole-medie imprese, che hadeterminato la perdita di circa 200mila posti di lavoro, mentre si

Opinionie confronti

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di cui all’Accordo Stato-Regioni del 2aprile 2009, con un sistema flessibiledi incentivazione fiscale su diversetassazioni e imposte che riguardano ilciclo produttivo del recupero edilizio(ICI, TOSAP, Tassa registro e impostesui trasferimenti, oneri diurbanizzazione...), per renderecompetitivi i costi dellaristrutturazione, rispetto alla nuovaedificazione ed incentivare ilmiglioramento della qualitàambientale, energetica e statico-sismica degli edifici; - costruire misure di ampliamentodell’effetto della incentivazione fiscalee della premialità urbanistico-edilizianelle aree ove si intende procederecon la demolizione e la ricostruzionedi edifici, se l’amministrazionecomunale intende realizzare unaipotesi “mirata” di intervento per ilmiglioramento della qualitàambientale, energetica, statica e diaccessibilità degli edifici privatiovvero se l’intervento ditrasformazione e di miglioramentodeve essere incentivato per l’assenzadi ricchezza locale o di opportunità diinvestimento, anche in relazione allanecessità di realizzare immobili perhousing sociale; - promuovere le misure diincentivazione con un decisosnellimento delle procedure e con unaserie di iniziative di coinvolgimentodel sistema imprenditoriale eassicurativo, delle banche, delleassociazioni professionali e dellerappresentanze sindacali, finalizzateall’assistenza gestionale alla famiglia(pratiche burocratiche, sceltadell’impresa e dei progettisti,convenzione per la riduzione di tassibancari, per la redazione del fascicolodel fabbricato o di altre forme dicertificazione della qualitàdell’edificio).L’ipotesi dovrebbe far parte di piùvasto disegno strategico entro il qualestrutturare gli elementi preordinatialla connessione con altre normative(Erp, governo del territorio, edilizia,...). In particolare, sarebbe utileorientare la detrazione fiscale versocertune categorie di intervento, anchein stretta relazione con alcunenormative nazionali e regionali, quali

attualmente ancora in regime diproroga, ha reso difficile utilizzaretale “leva” in una strategia organica emirata di miglioramento dei tessuticittadini, con particolare riguardo agliinterventi di miglioramento dellaqualità ambientale, energetica estatica degli edifici in specifici ambitidegradati. Ciò, peraltro, non tenendoconto anche della bassa qualitàtecnologica di una parte sostanzialedello “stock” edilizio (in particolaredal periodo dell’autarchia negli anni’40, a tutti gli anni ’80), di un vincolooggettivo di cautela dell’edificato“storico” e, infine, di una “bizzarra”non rispondenza alle normative diuna parte del patrimonio ediliziorealizzato dagli anni ’90 ai giorninostri. Ancora nel 2006 il volume diinvestimenti nell’edilizia residenziale,pari a circa 77 Mldeuro, era ripartitocirca a metà tra riqualificazione enuove costruzioni, mentre sarebbenecessaria una forte incentivazioneper la manutenzione, il recupero, ilconsolidamento e la messa insicurezza degli edifici esistenti; - come è noto, una parte delleproblematiche sopra esposte sonoderivate anche dalla assenza di unalegge nazionale sul governo delterritorio che fissi i “paletti” entro iquali può agire la potestà regionaleconcorrente, almeno su alcuni puntinodali e di competenza statale(dotazioni territoriali, natura giuridicae modalità di trasferimento dellepotenzialità edificatorie negoziabili,fiscalità urbanistica, edilizia eimmobiliare, ecc.). In questa sede si intende affrontaresolo il penultimo tema, attraverso unaproposta di rilancio e di revisioneorganica della normativa sulleincentivazioni fiscali destinate almiglioramento della qualitàambientale, energetica e statica degliedifici. In primo luogo, credo siaopportuno definire gli obiettiviprincipali di tale ipotesi. In sintesi: - costituire un elemento rilevante delquadro organico descritto inpremessa, che metta in correlazione ilsistema degli interventi di recupero,sostituzione e riqualificazione urbanaed edilizia, anche in relazione alle“misure di incentivazione dell’edilizia”

operazione a saldo positivo per lacollettività e per diminuire il disagioabitativo. Viceversa, tale dismissioneha solo depauperato un patrimonioimmobiliare “intermedio” in locazionetra quello pubblico e quello dimercato. La questione andrebbeaffrontata, da una parte, con unariforma di efficienza “aziendale” degliIacp/Ater e, dall’altra, con unaregolazione del quadro di utilizzodelle “riserve tecniche” delleAssicurazioni, per lanciare unapolitica di costituzione di grandiproprietari di patrimoni immobiliariin locazione, superando il“frazionamento” della proprietà dellaofferta di locazione; - gli “esperimenti” condotti in assenzadi una politica nazionale sulla casada parte degli enti territoriali(Agenzie della Locazione, Fondi etici,controprestazioni in alloggi socialinelle trasformazioni urbane,autocostruzione, ecc.) devono farparte di una decisa politica di settore.Si deve costruire una “rete”stabilizzata e strutturale di normative,procedimenti e, soprattutto, difinanziamenti a regime proporzionalial fabbisogno, strutturali all’internodel bilancio dello Stato e ottimizzatinei risultati. L’ordine di grandezza,stimato da più fonti, di investimentopubblico non può essere inferiore al 1Mldeuro/anno. In altri termini,nell’ambito del “volume” finanziariodel settore delle costruzioni, pari a110-120 Mldeuro/anno, deve trovareuno spazio, nuovamente, anche ilsettore dell’edilizia residenzialeassistita da soggetti pubblici. Ma lasola disponibilità finanziaria nonbasta: uno degli aspetti di maggioredelicatezza, anche ricordandol’esperienza del Comitato per l’EdiliziaResidenziale, è l’efficienza e l’efficaciadel sistema di programmazione,progettazione, realizzazione, accesso,assegnazione, nonché di gestione delciclo vitale, sociale ed economicodegli alloggi; - la natura “transitoria” nonstrutturata e non orientata delleagevolazioni fiscali per leristrutturazioni edilizie e per lariqualificazione energetica degliedifici, nate a partire dal 1998 e

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- la sperimentazione dell’ingressoprogressivo del fascicolo delfabbricato o comunque di unacertificazione statica/impiantisticacompleta e della certificazioneenergetica in ambito nazionale eregionale, per gli immobili demoliti ericostruiti o integralmenteristrutturati, anche attraverso un“servizio” a costi convenzionaliconcordato con gli Ordiniprofessionali.

* Architetto.

Note1. La norma citata consente ai Comuni di prevederemeccanismi di compensazione urbanistica, nellemore della definizione della riforma organica delgoverno del territorio, al fine di incrementare ladisponibilità di alloggi a canone concordato,calmierato e sociale, nonché di prevede la facoltàper il comune di consentire, nell’ambito delleprevisioni degli strumenti urbanistici, aumentivolumetrici premiali nei limiti di incrementomassimi della capacità edificatoria prevista per gliambiti di cui al comma 258, ai fini dellarealizzazione di interventi finalizzati allarealizzazione di edilizia residenziale sociale, dirinnovo urbanistico ed edilizio, nonché diriqualificazione e miglioramento della qualitàambientale degli insediamenti.

decisa dalla Amministrazionecomunale, di detrarre ICI, TOSAP,nonché di determinare una quota diesenzione degli oneri diurbanizzazione. Associando questoprovvedimento con l’obbligo dicessione dell’incremento di volumetriaderivante dalla demolizione ericostruzione degli edifici alleAmministrazioni comunali dadestinare ad Edilizia ResidenzialeSociale (privata a canone sociale,pubblica a canone ERP, da cedere acosti convenzionati) tali interventi,ove occorra, possono così essere“orientati” in modo flessibile, comestrumenti per l’incentivazionedell’edilizia sociale, per ilcoinvolgimento del terzo settore,oppure per la risoluzione di altriobiettivi definiti dall’Amministrazione. L’ipotesi normativa dovrebbe esserecompletata con una serie di misureconnesse per il coinvolgimento dellafamiglia, dell’impresa, del sistemabancario e assicurativo e deiprofessionisti, quali: - la sperimentazione di un sistema diqualità dei progettisti e delle impreseanche in relazione all’attivazione diun positivo conflitto di interessirispetto alle attività edilizia eprofessionale in “nero”; - l’assistenza alla famiglia e aicondomini per l’espletamento delleprocedure edilizie e fiscali, attraversola fornitura del “servizio” di gestionerispettivamente da parte degli Ordiniprofessionali e di altri soggettipubblici e privati (ad esempio CAAF); - convenzioni con le associazionidelle imprese e della produzione e conl’ABI per facilitare e garantire lapossibilità di accedere a mutui contassi favorevoli e condizioni dirimborso sostenibili; - un programma di verifiche mirate,sull’applicazione delle detrazionifiscali tenendo conto del “conflitto diinteresse” positivo, ma senza gravareper il controllo sulla famiglia; - un programma di comunicazionefinalizzato a divulgare l’effettopositivo degli interventi diriqualificazione edilizia per ilmiglioramento della qualitàambientale, energetica e statica degliedifici;

i commi1 258 e 259 della Finanziaria2008 e le discipline regionali attuativedell’Accordo con lo Stato perl’ampliamento delle unità uni ebifamiliari e la demolizione e laricostruzione di edifici con altri dimaggiore qualità ambientale,energetica e statica e l’incrementodelle volumetrie al fine di rendereeconomicamente sostenibile lasostituzione edilizia.Proviamo a formulare, in sintesi,alcune ipotesi di revisione dellanormativa sulle incentivazione fiscaleper le ristrutturazioni, con l’idea divoler promuovere una “cultura”diffusa nelle famiglie e nei cittadinidella qualità e della sicurezzaabitativa: - incentivazione fiscale a “regime” sututto il territorio nazionale su livelliminimi di convenienza della famigliae dell’impresa (oggi pari al 36%,limite 48.000 euro), attualmente inregime di proroga. L’incentivazioneminima potrebbe essere incrementata(ad esempio al 41%, limite 60.000euro) contestualmente al periodo divalidità dell’Accordo Stato-Regioni,per incentivare ulteriormente alcuniobiettivi di interesse nazionale, qualila messa in sicurezza statica e sismicadegli edifici o di loro parti strutturalie tecnologiche, anche acompletamento di finanziamentipubblici per la riparazione o laricostruzione di immobili danneggiatida eventi calamitosi, il risparmioenergetico e l’ adeguamento degliimpianti, l’eliminazione delle barrierearchitettoniche; - incremento dei livelli minimi diesenzione fiscale (ad esempio, al 51%,limite 80.000 euro) nel medesimoperiodo di validità dell’Accordo Stato-Regioni, per le opere anzidette inambiti di trasformazione urbanadefiniti dalle Amministrazioni locali,anche in applicazione della normenazionali sulla demolizione ericostruzione. Sarebbe anche possibilestudiare il coinvolgimento e lacompartecipazione istituzionale efinanziaria della Regione o di altrisoggetti pubblici, attraverso lariduzione delle imposte suitrasferimenti degli immobili coinvoltinel programma e con la possibilità,

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Se il progetto diventa,come è suo sbocconaturale, norma attuativaper una intera collettività,esso apre la strada adinnumerevoli azioni atte atradurre le indicazioniprogettuali nella realtàconcreta; in tal caso, ilpiano, oggettivandosi,costituisce, per un certoperiodo di tempo, fonte dimessaggi attuativi più omeno correttamenteinterpretati (o combattuti),ma resta comunque ecostantemente paradigmadi riferimento. Tra ilprimitivo progetto di Craigper Edimburgo e la cittànuova di Edimburgocorrono sostanzialidifferenze: possiamoapprezzare concretamentedi persona la città nuova,ma la lucida idea-forza chela sottende è e restaespressa nel disegnooriginale esposto al CityMuseum, a Huntly House.Ancora, le città sitrasformano perennementeed il progetto urbanisticonon può quindiidentificarsi con l’opera,salvo che per il momentoiniziale e felice di alcunecittà nuove. Il progettourbanistico definisce quindiin ogni caso una sezionetemporale precisa nelprocesso di sviluppourbano e territoriale ediventa tanto piùsignificativo per la storia ditale sviluppo quanto piùchiaramente esprimeobbiettivi e scelte cheerano state ritenute inquel dato momentopossibili, ed auspicabili.L’analisi critica di esso hadunque significato solo inquanto verifica di coerenzafra lo stato e le aspirazionidi una specifica società che

le caratteristiche fisiche edanche formali degliinterventi.Sotto questo profilo laprogettazione urbanistica,per fini, metodi e tecnichesi differenziasostanzialmente da altritipi di progettazione. InArchitettura, ad esempio, ilprogetto costituisce unafase di annotazione nelpassaggio dall’invenzioneall’oggetto, con cui siidentifica necessariamenteil prodotto architettonico;come tale, il progetto puòessere espresso con letecniche più differenti,unico essendo il rapportodi necessità: quello tra ilprogettista e l’oggettoideato.Ciò che caratterizza ilprogetto architettonico èquindi l’immagine mentaledel prodotto che si vuolerealizzare, ed è solo in fasedi divisione especializzazione del lavoroin cantiere che il progettoassume una effimeraconcretezza.Nel processo del fareurbanistico, il progetto èinvece un momentoconclusivo di per sé e siidentifica nel “piano”:questo costituisce nella suapiù genuina espressione,una penetranteinterpretazione di unapreesistente realtàterritoriale socio-economicaed urbanistica, su cui siinnesta l’invenzionetrasformatrice del piano, ilcui progettista è daintendere non solo comeesperto di una particolaretecnica, ma anche esoprattutto come interprete,più o meno felice edascoltato, di particolaristrati sociali e dei relativigruppi politici.

temporale dei successivicorsi lo abilita a realizzareconcretamente, durantel’intero ciclo, il processo dicrescita culturale-operativadell’iscritto.Questo disegno corrispondeper altro ad una intimaesigenza delle disciplineurbanistiche, poiché nonpuò darsi in esse studio oricerca, di carattere tantoconoscitivo quantonormativo, che non tendaal, o non si concluda nel,momento decisionale-progettuale in cui siesplicano gli obiettivieconomici e sociali e

1. PremessaNel disegno strutturale cheil piano didattico delnuovo Corso di Laurea haassunto con il DPRistitutivo appare evidenteche l’insegnamento di“Progettazione urbanistica”assolve alla funzione diasse portante dell’interoarco di studi. La presenza,in ognuno dei 5 anni diquesto insegnamento, loqualifica, infatti, anno peranno, come fuoco diconvergenza, diretta oindiretta, degliinsegnamenti annuali,mentre la concatenazione

Programma del corso diProgettazione UrbanisticaGiovanni Astengo

ASSOCIAZIONE NAZIONALE URBANISTIPIANIFICATORI TERRITORIALI E AMBIENTALI

Membro effettivo del Consiglio Europeo degli Urbanistiwww.urbanisti.it

Venti anni fa Giovanni Astengo ci ha lasciati. L’Assurbvuole ricordarlo pubblicando il primo Programma delcorso di Progettazione urbanistica III del 1° Corso diLaurea in Urbanistica, istituito con DPR n. 1009 del 17dicembre 1970 all’Istituto Universitario di Architettura diVenezia. Nonostante il tempo trascorso, il testo –inserito nel primo Vademecum per gli studenti dell’annoaccademico 1971-72 – ci sembra ancora attuale1,quando afferma l’importanza della progettazioneurbanistica quale “asse portante” della formazione di unpianificatore urbanista.

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Dato l’ampio ventaglio de1temi prospettati, si rendenecessario che tuttiindistintamente i corsiattivati contribuiscano inqualche modo al loroapprofondimentoassumendo prioritariamentecome campi diapplicazione, in terminitemporali e geografici, glistessi campi del corso diprogettazione.Così come, nell’ambito diquesti potranno esserindividuati temi, checostituiscano oggetto diricerche da convenzionarecon Enti pubblici e dasviluppare autonomamentemediante gruppi di lavoro,formati ad hoc, ecompensati con specificheborse di studio alimentatedalle convenzioni.

3. Articolazione interna delcorsoI quattro filoni di ricercasopraindicati sarannosviluppati in partemediante lezioni a tema, inparte mediante seminaricon la partecipazione dipersonalità esterne, oltreche dei docenti dei varicorsi attivati.Le lezioni verterannoessenzialmentesull’interpretazione storicadell’urbanistica italianadegli ultimi 30 annievidenziata a mezzo dialcuni episodi esemplari,sull’analisi delle situazionispecifiche delle areemetropolitane e sullametodologia dellaprogettazione urbanistica.Sono previste mostre didocumenti di progettazioneurbanistica, così comealcune visite in loco conviaggi di studi soprattuttonelle aree metropolitaneesaminate.

4. Calendario e temi dellelezioni e dei seminariLa complessa articolazioneprospettata e leconsiderevoli difficoltàorganizzative da affrontareper ottenere lapartecipazione di “esterni”e l’afflusso dei documentinon consentono lapredisposizione di unrigido piano di lavoro: ilprogramma preciso saràquindi reso noto nonappena andràconcretandosicon singoli accordi. Inlinea di massima, icontenuti saranno iseguenti:

A. lezioni e seminarirelativi alla “storiadell’urbanistica italianadegli ultimi 30 anni”. Sitoccheranno essenzialmentei seguenti temi:a) l’evoluzione socio-economica ed urbanisticadel paese in generale;b) gli obbiettivi politici alivello governativo e deglienti locali;c) le politiche settoriali;d) la situazione del paesereale: le tensioni, le forze,le lotte, le aspirazioni;e) la politica dell’INU;f) l’attività professionaledegli urbanisti italiani, e lacultura urbanisticaufficiale;g) lo sviluppo urbanisticoin concreto: costi e beneficiper la società;h) 1 problemi aperti.Trattandosi di “storia viva”,l’analisi si appoggerà sullalettura critica di documentioriginali e su testimonianzedirette di alcuni deipersonaggi-chiave dellevicende urbanisticheitaliane.Questi saranno chiamati, di

dell’anno 1971 in cui sonopresenti iscritticulturalmente già formatisecondo varie provenienzeed ai quali è statariconosciuta unaabbreviazione di carrierache riduce ad unaprospettiva di soli tre annila preparazione progettuale,il corso di ProgettazioneUrbanistica III dell’annoaccademico 1971 devenecessariamente contenerein sé anche una sintesi deiprimi due corsi normalioltre che sviluppare il corsonormale: obbiettivi e temirisultano pertantonecessariamente dilatati epiù generici di quello chesarà un normale III corsodi P.U.Essenzialmente, obbiettivi etemi convergeranno suquattro grandi direttrici:un primo tentativo, diraccogliere elementi peruna sintesi storicadell’urbanistica italianadegli ultimi trent’anni,essendo questa unapiattaforma necessaria perinquadrare ogni discorsotanto generale quantoparticolare;l’inizio dell’analisi dialcune tra le principali areemetropolitane dell’ItaliaSettentrionale, fra cuialmeno quelle di Torino,Milano, Verona e Venezia;un primo approccio allametodologia dellaprogettazione urbanisticaintesa come processo logicoverificabile;alcune prime applicazioniprogettuali sul campo dellearee metropolitaneesaminate, qualeavviamento di studi chesaranno sviluppati nei dueanni successivi e chepotranno formare oggettodi tesi di laurea.

vive in una determinatacittà o territorio e lepossibilità ed aspirazioniche il progetto ei pianoprospetta per una svoltanello sviluppo di quellarealtà socio-urbana. Cometale, il progetto di pianocontinua ad avere una suavitalità e validità,indipendentemente dalfattoche sia stato, o no,realizzato.Esso infatti appartiene, indefinitiva, più ai documentistorici che alla storia deimanufatti.Infine, la progettazioneurbanistica, proprio per lasua complessità del realecui si riferisce pertrasformarlo, non può esserassimilata ad unprocedimento tecnico di unparticolare settoretecnologico, o tantomenoartistico, anche se dallevarie tecniche emetodologie deriva la suastruttura scientifica diprocedimento logico ed aiprocessi creativi siaccomuna per ricchezza diinventiva anche formale.Documento complesso, ilprogetto di pianourbanistico è il risultato diun procedimento integratoscientifico-creativo che sisvolge a tappe obbligate,ma non necessariamentepercorra, nei vari casi,binari precostruiti: laricerca dei metodi e delletecniche di questoprocedimento costituiscequindi l’oggetto di studiodel corso di progettazioneurbanistica.

2. Obbiettivi e temi delcorsoTenuto conto delleparticolari caratteristichedello speciale 3° corso

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Diversity in urbanismThe 5th AESOP Young Academics Network

Meeting 2011

16 - 18 february 2011Delft University of technology

The netherlands

Diversity in Urbanism: Learning Across Cultures andDisciplinesThe world has turned into the global village. But diversity inthe ways that agents, communities or societies deal withseemingly common events or common problems remains. Thisdiversity is shaped by local conditions. The notion of ‘diversity’has recently taken centre stage in various academic fields asan important factor that is argued to boost the adaptabilityand sustainability of social and ecological systems. Theconcept has gained a position of influence in ourcontemporary lexicon in urban and regional studies andspatial planning, and thus warrants further attention andstudy. However, do we really understand the complexitiesinherent in these relationships? Is diversity a necessarycomponent of the content and processes in spatial design andplanning? What are the consequences of the diversity agendaon urban studies, particularly its connections to spatial designand planning?The YA Meeting 2011 will offer an opportunity to discussdiversity and difference in spatial design and planning andurbanism - diversity across countries, cultures and disciplines.We will raise awareness of the multiple notions of planningand design, variation in planning practices, and the verydifferent conditions in which planning operates. We will givespecial attention to the potential benefits (and weaknesses) ofcross-national comparisons and international case studies,the value of ‘resilience thinking’ in spatial planning anddesign, and diverse practices in citizen and communityengagement in urban and rural development. Details of thethree tracks are as follows.TTrraacckk AA:: Cross-National StudiesKnowledge, technology and policy transfer, and universaldesign in diverse local conditionsKeynote Speaker: Prof. dr. W.A.M (Wil) Zonneveld, DelftUniversity of Technology

TTrraacckk BB: Resilience Thinking and Climate ChangeKeynote Speaker: Prof. Dr.-Ing. Jörg Knieling M.A., HafenCityUniversität Hamburg

TTrraacckk CC:: Citizen and Community Engagement in Urban andRural DevelopmentKeynote Speaker: Emeritus Prof. Patsy Healy, NewcastleUniversity

For more information: http://www.ya2011.net/

dimensionamento coerentedi tesi a condotti.Lez. n. 5 - L’invenzione delpiano.Lezz. nn. 6-7-8 - Metodiper l’ottimizzazione dellescelte:a) per obbiettivi dirazionalizzazioneb) per obbiettivi ditrasformazioneLez. n. 9 - Verificabilitàdelle scelte.Lez. n. 10 - I piani diviabilità e trasporti.Lez. n. 11 - Programmioperativi e normativa dipiano.Lez. n. 12 -L’organizzazione deglistudi. La partecipazionepopolare. I poteridecisionali.

In complesso, le lezioni delgruppo A e quelle delgruppo B costituiscono un“corpus” che, in primaapprossimazione a pur coninevitabili grosse lacune,possa fornire all’iscritto, diqualunque formazioneprecedente, una indicazionepanoramica dei problemidella progettazioneurbanistica, che valga comeprimo orientamento eprima ipotesi di lavoro,ovviamente da discutere edapprofondire, ma da cuipartire, al più presto, perspecifiche ricerche,individuali o di gruppo, eper temi di progettazioneurbanistica.

Nota1. Da: Vademecum per l’annoaccademico 1971-72, Corso di Laureain Urbanistica dell’IUAV, sede diPreganziol.

volta in volta, a fornirepuntuali precisazioni sudeterminati argomenti:1) di carattere generale, inseminari interni e temiprefissati fra cui:- i “protagonisti” dellaprogettazione urbanistica;- i “protagonisti” dellapolitica urbanisticanazionale e locale;- gli interpreti dell’utenzanella progettazioneurbanistica;- le forze economiche e lapianificazione urbanistica.2) di carattere specifico, inseminari dedicati allespecifiche areemetropolitane prese inesame ed alla cui analisisaranno chiamati apartecipare gli specificiprotagonisti locali.

B. lezioni di caratteremetodologico: esse sarannointercalate a lezionistoriche ed analitiche ed airelativi seminari, etoccheranno essenzialmentei seguenti argomenti:Lez. n. 1 - Il piano comeprocedimento integratoscientifico-creativo:razionalizzazione otrasformazione.Lez. n .2 - Analisi dellestrutture urbane eterritoriali ai fini dellaprogettazione: ossaturaportante, dotazione urbana,tessuto e tipologie, impiantie loro caratterizzazione.Lez. n. 3 - Definizionedegli obbiettivi:- per quali classi e perquale tipo di civiltàurbana;- con quali costi e a spesedi chi;- per quali orizzontitemporali e con qualistrumenti;- chi decide e come.Lez. n. 4 - Metodi per un

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dell’edificio: gli spazi pubblicidi relazione non sono più ivuoti tra i volumi privati, masono “interiorizzati” esistematizzati secondo logicherazionali e funzionali.Le realizzazioni descritte(pensate e progettate daarchitetti al centro deldibattito architettonicoitaliano del dopoguerra, tracui Luigi Carlo Daneri, CarloAymonino, Aldo Rossi,Francesco di Salvo, VittorioGregotti, Franco Purini, MarioFiorentino) si pongonodunque da un lato, come uninvito a pensare nuove, piùadeguate configurazionispaziali per la societàcontemporanea, dall’altro latotendono a dare una soluzionereale, pragmatica e legale alproblema della casa. Il libro diFabrizio Paone ricostruisce iprocessi decisionali a monte,descrive con dovizia diparticolari e di aneddoti illavoro progettuale riportandoanche soluzioni intermediemolto interessanti per capire illavoro intellettuale deiprogettisti e analizza a fondola struttura realizzata e i modiin cui è stata “colonizzata”,riportando le problematichesociali che sono sorte inpressochè tutti i casi e lediverse ipotesi sulle cause chele hanno generate, rispettandoil rigore storico ed evitandopertanto di dare giudizi. Oggii nomi di questi quartierigodono di cattiva fama, sitratta di parti di cittàdegradate, invivibili,stigmatizzate come da evitare,ove si concentrano (o si sonoconcentrati) fenomeni dimarginalità e disagio, ma sitratta di realizzazioni oggiimpensabili per impegnofinanziario, culturale eprogettuale. Il libro ha ilmerito, fra gli altri, dirichiamare un dibattito ormaiinesistente sui quartieri diedilizia residenziale pubblica,un dibattito un tempofortemente ideologizzato che

ha in molti casi antepostodottrine ed etiche diverse allatradizione e alla personaumana e che forse hacontribuito al rigetto da partedell’opinione pubblica deiquartieri di edilizia popolare,dei quali quelli descritti nellibro sono gli esempi piùtristemente famosi. Forseanche a seguito del fallimentodella nuova città proposta e inessi sperimentata si arrivatialla decisa modifica dellanatura del mercatoimmobiliare e dellaproduzione abitativa avvenutanell’ultimo decennio e citroviamo di fronte ad unacrisi profonda che investe imeccanismi finanziari dei beniimmobili; un decennio,inoltre, in cui la crescita deiprezzi e dei canoni locatividegli immobili a destinazioneresidenziale è stataparticolarmente sostenuta. Afronte di questo scenario e delcontestuale trasferimento dellecompetenze dallo stato alleregioni e ai comuni, alcunecittà hanno iniziato apredisporre una serie distrumenti a sostegnodell’offerta di abitazioni. Nelcorso degli anni Novanta edel primo decennio degli anniduemila, l’offerta abitativapubblica è notevolmentediminuita e l’emergenzaabitativa è divenuta unfenomeno più articolato ecomplesso. Nonostantequalche recupero degli ultimitempi, manca ancora undiscorso pubblico complessivosul problema della casa chedefinisca il problema comeuna priorità politica e sociale,costituisca il quadro diriferimento capace dicanalizzare risorse e disollecitare l’azione di soggettidiversi verso finalità edobiettivi comuni, caratteri cheinvece sono chiaramenterintracciabili e identificabilinella stagione descritta nelvolume.

Francesco Gastaldi

Fabrizio Paone ControcantiArchitettura e città in Italia1962-1974 Marsilio Editore,Venezia 2009, 384 pagine, Euro 34,00

In pochi anni, fra il 1962 e il1974 vengono immaginati epoi costruiti nel nostro paeseprogetti di architettureresidenziali estremamenteeterogenei, ma accomunatidalla speranza di realizzaremodelli organizzativi, spazialie di società nuovi. In questoperiodo, la richiesta di caseaumenta vertiginosamente:sono gli anni, della grande“speculazione edilizia” cheinveste non solo le coste, perla costruzione di seconde case,ma anche l’ediliziaresidenziale, specie a Romadove nel 1970, una casa su seiera abusiva e 400.000 personevivevano in abitazioni cheufficialmente non esistevano.Sebbene i problemi inizino adaffacciarsi, la nazione era pursempre in pieno “miracoloeconomico” in una stagione dicrescita verso logiche disviluppo illimitato, in cui lecittà costituiscono polaritàforti e attrattive in continuacrescita. Sulla spintadell’emergenza abitativa edella nuova situazione politicale realizzazioni di ediliziapopolare risentono di questoclima da grande euforiacollettiva, che attraversaanche l’architettura, dovegrandi risorse pubblichepermettono la realizzazione diopere rilevanti in cittàassolutamente impreparate adaccogliere un afflusso

massiccio di immigrati.Nell’Italia del “miracoloeconomico”, in una stagionedi crescita verso logiche disviluppo illimitato, in cui lecittà costituiscono polaritàforti e attrattive in continuacrescita, vengono pensatiinsediamenti per migliaia dipersone: 2.700 al Gallaratese,quasi 13.000 allo Zen. Nelmomento in cui i cantieripartono e si realizzano, nonsono ancora emerse lecontraddizioni nel modello disviluppo finora seguito: crisienergetica, austerity, questioneambientale sono ancoraparole sconosciute. La rotturastorico-sociale si materializzanell’urbanistica dei nuoviquartieri di edilizia popolare:in essi le teorie urbanistichemoderne (e le ideologie adesse sottese) prendono forma.Non si tratta soltanto di dareuna casa a chi ne ha bisogno:si sperimentano nuove formedi convivenza sociale, vienerivoluzionato il tradizionalerapporto spaziale privato-pubblico. Il libro di FabrizioPaone descrive le esperienzeestreme: il Biscione a Genova,il Gallaratese a Milano, LeVele a Napoli, Rozzol Melaraa Trieste, lo Zen a Palermo, ilCorviale a Roma e si interrogasui caratteri e le idee di unastagione in cui l’Europa e ilmondo intero hanno guardatoalla cultura architettonica eurbanistica italiana come alfronte avanzato della ricercasulla città. Nei casi analizzati,con la sola esclusione delloZen di Palermo, la città vieneriassunta all’interno

a cura di Ruben Baiocco

Librie altro

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Giovanni SergiTirana,una città emergente.Politiche urbane, Piani eProgetti, Coedit editore,Genova, 2008, 206 pagg., 15 Euro

Il libro di Giovanni Sergi sullosviluppo urbano di Tirana,ricostruisce con una articolatoapparato documentario leprincipali fasi della crescitadella città fino all’odiernaGrande Tirana con 800.000abitanti. L’analisi delle vicendeurbanistiche, politiche esociali, porta ad evidenziare ilimiti e gli errori sia dallapianificazione autoritaria delfascismo italiano che quellidella pianificazione,altrettanto autoritaria, messa apunto del regime albanese apartire dal 1944. L’interesse diquesto libro è dato da alcuneprincipali ragioni:1) la prima riguarda la messaa punto di una ricostruzionedettagliata e documentatadelle politiche e dei pianiurbanistici realizzati sino adoggi per governare lo sviluppodi questa città dei Balcanidiventata capitale dell’Albanianel 1920;2) la seconda riguarda lapossibilità di aprire unariflessione su una realtàurbana importante comeTirana che dal 1945 la culturaurbanistica ufficiale italianaha sostanzialmente evitato dianalizzare e discutereprobabilmente per una sortadi ritrosia ad analizzarecriticamente le cause deimodesti risultati ottenuti dallapolitica urbanistica attuata,per 45 lunghi anni, dal regimedi Enver Hoxha per l’interosistema delle città albanesi;3) la terza ragione riguarda ladifficoltà ad aprire undibattito sul modello disviluppo economico socialegrazie al quale l’Albania hapotuto passare in meno didieci anni da uno stato diassoluta povertà determinatadal fallimento nel 1990 del

modello sovietico ad un fortesviluppo economicoattribuibile all’applicazione diun modello liberista scelto daidiversi governi albanesi esostenuto dai più importantiorganismi internazionali apartire dalla Banca MondialeWB e dalla Banca Europea perla Ricostruzione e lo SviluppoEBRD. A seguito della cadutadel regime fascista la guerrapartigiana albanese portò alpotere nel 1944 il Partito dellavoro. Il regime di EnverHoxha (1908-1985) segretariogenerale del Partito del Lavoroaveva fatto riferimento primaal modello dell’UnioneSovietica stalinista, poi almodello del comunismo cinesee, nella sua ultima fase, ad uncomunismo nazionalista edautarchico che lo avevacondotto ad una situazione diduro isolamentointernazionale e poi ad uncrollo causato da unagravissima crisi economica.La politica di“modernizzazione” dellasocietà albanese vennesviluppata con fortedeterminazione dal regimecomunista albanese che apartire dal 1944 iniziò unapolitica di riforme cheportarono allanazionalizzazione della quasitotalità dei terreni agricoli e diuna grande parte dei terreni edegli immobili urbani. Unapolitica sistematica ditrasformazione della societàalbanese portò a realizzare perle città e i piccoli centridell’Albania politiche, pianiurbanistici e progetti edilizisostanzialmente mutuati daimodelli dell’urbanistica edell’architettura “razionalista”dell’Europa dell’Est.Si deve riconoscere al regimedi Enver Hoxha di avere avutola capacità di imporre unefficace modello di controllo erazionalizzazione delledinamiche sia della modestacrescita dell’economia chedell’urbanizzazione del

territorio albanese sino alcrollo nel 1990. I prezzi pagatidalla società albanese per talemodello “equilibrato” edegualitarista imposto con imetodi tipici di una dittaturasono stati però altissimi. Non solo una totale mancanzadi democrazia e un durissimoisolamento internazionale maanche una politica che hacercato sistematicamente diannullare le basi culturali edidentitarie del popolo albanesee di imporre una sorta diAteismo di Stato. La cadutadel regime nel 1990, trascinain pochi mesi la societàalbanese in una situazione divuoto istituzionale e didisorientamento politicoideologico che produceconseguenze drammatiche.Fortissima crisi economica,con scomparsa delle attivitàagricole e manifatturiere ecollasso dell’amministrazionepubblica. In pochi mesi siattivano fenomeni migratoriche portarono all’estero circaun milione di persone, per lamaggior parte giovani, su unapopolazione totale di tremilioni e mezzo di abitanti. Il crollo del regime, produce,pur con un numeroestremamente limitato divittime, un drammatico crollodell’economia e un fortedisorientamento per la societàalbanese. L’intervento deigrandi organismiinternazionali quali WB eEBRD ed altri imponeattraverso il Governo albaneseuna politica rigidamenteliberista. La ri-privatizzazionedelle terre agricole determinaimmediatamente il collassototale dell’economia agricolacausata dall’impossibilità per inuovi piccoli proprietari diutilizzare mezzi agricoliadeguati, attuare investimentiaziendali ed altro. Il fallimentodi tutte le aziende pubblichedetermina il bloccodell’economia. Una partecrescente di famiglie albanesié costretta ad abbandonare le

campagne e a trasferirsi nellecittà alla ricerca diun’occupazione, ancheprecaria, oppure costretta ademigrare con mezzi di fortuna.Il 1990 è l’anno zerodell’Albania. La quasi totaleassenza di un’organizzazionestatale e la scelta impostadagli organismi internazionalidi un modello di svilupporigidamente liberistadetermina uno scenario disviluppo assolutamenteinedito. Iniziò una fase disviluppo informale cheprescindeva dai vincoli dellacittà pianificata e che eraparte di un processo dicrescita economica moltorilevante basato sul capitaleprivato albanese. Una fase disviluppo che dura ormai daquasi venti anni (1990-2009)facendo di Tirana una realtàdi grande rilevanzanell’ambito dei Balcani.

Francesco Gastaldi

Michelangelo Savino (a curadi), Waterfront d’Italia. Piani,politiche, progetti,FrancoAngeli, Milano, 2010,pp. 422, ill. b/n

Il tema della rigenerazione delwaterfront è stato elevato,negli ultimi anni, arappresentare uno dei campipiù stimolanti per lasperimentazione di nuovepolitiche di sviluppo urbano,in un contesto che volgesempre più verso dinamichecompetitive globali. Da un lato, l’estensione deitraffici delle merci, ladilatazione dei bacini diapprovvigionamento, le nuovesfide competitive sul mercatoglobalizzato rendonopressante l’esigenza dimodernizzazione tecnologicadei porti, che si accompagnasempre più a una visioneunitaria del rapportocittà/porto, in cui la ricerca dinuovi spazi retroportuali el’adeguamento della dotazioneinfrastrutturale siano

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l’occasione di unaricomposizione del conflittotra tessuto insediativo e areaportuale. Dall’altro lato, lecittà stesse, in occasione digrandi eventi o spinte dallanecessità di rivedere lepolitiche urbane nel lorocomplesso, intercettano nelwaterfront il terreno fertile peraffrontare sfide e nodi nonrisolti. Sulla scia diinteressanti esperienzenazionali e internazionali (daGenova a Barcellona, daRotterdam a Marsiglia), anchein Italia la rigenerazione delwaterfront sembra diventarel’occasione per rispondere anecessità “antiche” eimpellenti: creare nuovecentralità, ricomporre spaziobsoleti e compromessi dagrandi aree dismesse,decongestionare nodi ditraffico terra-mare importantie, soprattutto, aprire unospazio di confronto tra idiversi attori istituzionali enon che intervengono nellearee portuali. In alcuni casi, iltema si carica di un valoresalvifico per la città: il libro diMichelangelo Savino nasceproprio a seguito del fortedibattito sulla rigenerazionedel waterfront di Messina, e siamplia ad una serie dicontributi tesi ad esplorare ledeclinazioni del tema neldibattito e nelle principali cittàportuali italiane.Partendo dal presupposto cheil rapporto città-porto nonpossa essere affidato alla solariconfigurazione delwaterfront, così come lasperimentazione progettualenon sia sufficiente a superarel’impasse socio-economico epolitico in cui versano moltecittà d’acqua italiane, Savinorifugge le molte retoriche chepervadono le politiche urbane,attraverso un’analisifinalizzata a comprenderenatura e caratteristiche deiprocessi di rigenerazione deiwaterfront, per valutare conoggettività la loro portata e la

capacità di aprire scenari disviluppo di più ampio respiro,nello spazio e nel tempo. Amaggior ragione in una realtàcome quella italiana, in cui –come sottolinea Rosario Pavia- permangono resistenzestrutturali, conflitti atavici traautorità e strumenti diintervento, configurazioniterritoriali che non permettonodi prescindere dalconfronto/conflitto colcontesto urbano. Nell’ambitodi un affresco ampio evariegato di esperienze,l’approccio al tema oscilla dauna forte enfasi sullariqualificazione del waterfront,spesso intesa come deux exmachina per risolvere ilrapporto città/porto attraversonuove identità erappresentazioni, soprattuttoladdove intervengono progettifirmati da famose archistar(Reggio Calabria e Messina), ela necessità di ricondurre unorientamento prettamenteprogettuale ed episodicoall’interno degli scenari dellapianificazione urbana eterritoriale (come a Genova eTrieste). A livello operativo, ladiversità degli approcci portaalla definizione di operazioniprogettuali che, se da un latoeleggono le politiche diriqualificazione del waterfrontdelle grandi realtà portuali aultima frontiera dellarigenerazione urbana,dall’altro rendono difficile unaridefinizione di obiettivi eazioni strategiche di governodel territorio in un quadrostrategico di più ampio respiro(Bari, Salerno). Il passaggioda città portuali a sistemisempre più integrati di città-porto improntati a unosviluppo sostenibile delle areedi waterfront (Bruttomesso eMoretti), e sintetizzato daMaurizio Carta nellasuggestiva espressione di “cittàliquida”, in Italia non èscontato né indolore.Permangono alcuni nodiproblematici ancora da

sottoposto ai venti dellaglobalizzazione non solo alivello di mercato, ma anchenelle sue declinazioniarchitettoniche e urbanistiche.Soprattutto nella realtàitaliana, dove diventafondamentale un’attentalettura dello spazio e del sensodei luoghi, in grado divalorizzare la funzioneassunta dal waterfrontnell’evoluzione dell’ambitourbano, per restituirne unruolo specificonell’organizzazionecomplessiva della città e delterritorio. In questo senso,diventa fondamentale unaricomposizione del progettourbano in un quadro piùampio, nelle strategie diazione sulla città e sulterritorio espresse dai diversistrumenti di governo (dalpiano comunale al pianostrategico, dai pianiprovinciali a quelli regionali),in una visione integrata ecoordinata con programmi edinterventi di settore checompletino e armonizzino ilprocesso di sviluppoterritoriale.

Valeria Lingua

sciogliere, che Savinoriassume in cinque principaliquestioni: - la difficoltà di costruireforme di integrazione tra leeconomie portuali e ilcontesto socio-economicodella città portuale; - la mancanza di un approcciostrategico e territoriale altema, rispetto a interventisporadici e legati per lo più aprogrammi e finanziamentispecifici (come nel caso dellastagione dellaprogrammazione complessa); - il ruolo del progetto,soprattutto di quello d’autore,spesso caricato di obiettivi efunzioni che vanno ben oltrele sue potenzialità, soprattuttoquando non si inserisce in unquadro coerente di interventiurbani e territoriali;- la scarsa attenzione aglispazi e alle funzionipubbliche, che spesso è legataalla creazione di nuovecentralità senza una attentaanalisi delle reali esigenzedella città, creando ulterioricongestioni, se non vere eproprie cattedrali nel deserto,a fronte di spazi pubblicibanalizzati e poco accessibili;- infine, la questione annosadegli strumenti: se da un latoresta irrisolto il rapporto trapiano regolatore portuale epiano comunale di governodel territorio, dall’altro lato glistrumenti di intervento(programmi complessi,varianti ad hoc) risultanotroppo settoriali e deboli, colrischio di risultare scarsamenteefficaci o incompiuti.Ovviamente, la ricetta perdeclinare al meglio il rapportotra la città e il suo frontemare non è univoca, ma idiversi autori concordanosulla necessità di rifuggire ilrischio dell’omologazione, deltrasferimento tout court dimodelli che nulla hanno a chevedere con la situazionespecifica. Si tratta, infatti, diun rischio sempre incombentein un tema come questo,

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122Le piattaforme territorialistrategiche.

Esiti e prospettive di unapolitica nazionale di territorializzazione delleinfrastrutture

Nel prossimo numero:

Quali politiche e qualistrumenti per la città dei servizi?

Città e spazio pubblico

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