84
Puglia. Provvedimenti a sostegno della residenza Carmelo Torre, p. 47 Lazio. Il Piano Casa Lucio Contardi, p. 48 Marche. Il ruolo di mediazione dell’Anci Marinella Topi, p. 49 Rassegna urbanistica Visioni strategiche e cooperazione interregionale Valeria Lingua, p. 51 Dalla casa sostenibile alla città sostenibile Anna Maria Vailati, Aldo Vecchi, p. 54 Catalogna: densificazione e diffusione insediativa Eleonora Barone, p. 58 Aperture La VI RUN a Matera Carlo Alberto Barbieri, p. 3 Agenda Governo del Territorio e politiche regionali Vincenzo Santochirico, p. 5 Le Rur dell’Inu: tra aspetti comuni e specificità di Carolina Giaimo, p. 7 Sicilia. Una Rassegna per ri-cominciare GiuseppeTrombino, p. 8 Veneto. Il Veneto che pianifica Marisa Fantin, p. 10 Piemonte. Strumenti e pratiche Mauro Giudice, p. 12 Toscana. Dire e fare Silvia Viviani, p. 14 Toscana. Il nuovo piano Massimo Morisi, p. 15 Calabria. Nuovi scenari della pianificazione Franco Rossi, p. 18 Umbria. Quanti piani, quali piani Franco Marini, p. 20 Una timida presenza del piano Alessandro Bruni, Gabriele Ghiglioni, p. 21 Il “Piano Casa” tra esiti attesi e primi risultati dal territorio a cura di Federica Di Piazza, p. 25 Dal provvedimento nazionale alle interpretazioni regionali a cura di Antonella Faggiani, p. 30 Veneto. Tra aspettative e applicazioni Marisa Fantin, p. 42 Lombardia. La riqualificazione dell’Erp Luca Imberti, p. 43 Liguria. Percorribilità legale e tecnica Francesco Gastaldi, p. 44 Piemonte. Snellimento delle procedure Silvia Saccomani, p. 45 una finestra su: Newcastle-Gateshead a cura di Marco Cremaschi, p. 61 Newcastle-Gateshead: percorsi di sviluppo Claudia Meschiari, p. 61 Da città industriale a città da bere Claudia Meschiari, p. 64 Opinioni e confronti Crisi del piano e/o crisi degli urbanisti Francesco Sbetti, p. 68 Una riforma è necessaria Carlo Alberto Barbieri, p. 69 Le responsabilità degli urbanisti Federico Oliva, p. 71 Le politiche urbane e la disciplina contro la crisi della città Michele Talia, p. 72 Per un ricostruzione della disciplina Marco Romano, p. 74 Per ridefinire tempi dell’operare urbanistico Roberto D’Agostino, p. 76 Crediti urbanistici Perequazione e diritti, le esperienze USA Ezio Micelli, p. 78 Assurb a cura di Giuseppe De Luca, p. 80 Libri ed altro a cura di Ruben Baiocco, p. 82 Indice Indice

UI229

Embed Size (px)

DESCRIPTION

http://www.urbanisticainformazioni.it/IMG/pdf/UI229.pdf

Citation preview

Page 1: UI229

Puglia. Provvedimenti a sostegnodella residenzaCarmelo Torre, p. 47

Lazio. Il Piano Casa Lucio Contardi, p. 48

Marche. Il ruolo di mediazione dell’AnciMarinella Topi, p. 49

Rassegna urbanisticaVisioni strategiche ecooperazione interregionaleValeria Lingua, p. 51

Dalla casa sostenibile alla città sostenibileAnna Maria Vailati, Aldo Vecchi, p. 54

Catalogna:densificazione e diffusione insediativa Eleonora Barone, p. 58

ApertureLa VI RUN a MateraCarlo Alberto Barbieri, p. 3

AgendaGoverno del Territorio e politiche regionaliVincenzo Santochirico, p. 5

Le Rur dell’Inu: tra aspetticomuni e specificitàdi Carolina Giaimo, p. 7

Sicilia. Una Rassegna per ri-cominciareGiuseppeTrombino, p. 8

Veneto. Il Veneto che pianificaMarisa Fantin, p. 10

Piemonte. Strumenti e pratiche Mauro Giudice, p. 12

Toscana. Dire e fareSilvia Viviani, p. 14

Toscana. Il nuovo pianoMassimo Morisi, p. 15

Calabria. Nuovi scenari della pianificazioneFranco Rossi, p. 18

Umbria. Quanti piani, quali pianiFranco Marini, p. 20

Una timida presenza del pianoAlessandro Bruni, Gabriele Ghiglioni, p. 21

Il “Piano Casa” tra esiti attesie primi risultati dal territorioa cura di Federica Di Piazza, p. 25

Dal provvedimento nazionale alle interpretazioni regionalia cura di Antonella Faggiani, p. 30

Veneto. Tra aspettative e applicazioniMarisa Fantin, p. 42

Lombardia. La riqualificazione dell’Erp Luca Imberti, p. 43

Liguria. Percorribilità legale e tecnica Francesco Gastaldi, p. 44

Piemonte. Snellimento delle procedure Silvia Saccomani, p. 45

una finestra su: Newcastle-Gatesheada cura di Marco Cremaschi, p. 61

Newcastle-Gateshead: percorsi di sviluppoClaudia Meschiari, p. 61

Da città industriale a città da bereClaudia Meschiari, p. 64

Opinioni e confrontiCrisi del piano e/o crisi degli urbanistiFrancesco Sbetti, p. 68

Una riforma è necessariaCarlo Alberto Barbieri, p. 69

Le responsabilità degli urbanistiFederico Oliva, p. 71

Le politiche urbane e la disciplina controla crisi della città Michele Talia, p. 72

Per un ricostruzione della disciplina Marco Romano, p. 74

Per ridefinire tempi dell’operareurbanisticoRoberto D’Agostino, p. 76

Crediti urbanistici Perequazione e diritti,le esperienze USAEzio Micelli, p. 78

Assurba cura di Giuseppe De Luca, p. 80

Libri ed altro a cura di Ruben Baiocco, p. 82

IndiceIndice

00 (229) 16-02-2010 16:24 Pagina 1

Page 2: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

abbonamenti 2010abbonamenti 2010abbonarsi è sempre più conveniente

abbonamento cumulativo in promozioneabbonamento a Urbanistica Informazioni (bimestrale) € 50,00 + abbonamento a Urbanistica

Dossier (mensile) € 30,00 + abbonamento Urbanistica (trimestrale) € 80,00 € 130,00 (invece di € 160,00)

NOME COGNOME VIA/PIAZZA

CAP CITTÀ PR TELEFONO E-MAIL

P. IVA PROFESSIONE ENTE DI APPARTENENZA

Prego attivare il seguente abbonamento:� Urbanistica Informazioni 2010 + Urbanistica Dossier 2010, € 50,00 (sconto soci Inu 20%)� Urbanistica 2010, € 80,00 (sconto soci Inu 20%)� Urbanistica Informazioni + Urbanistica Dossier + Urbanistica 2010, € 130,00 (sconto soci Inu 20%)

Ho effettuato versamento anticipato dell’importo da me dovuto tramite: � c.c.p. 16286007 intestato a “INU Edizioni SrI, Piazza Farnese, 44 - 00186 Roma”� bonifico bancario tramite Monte Paschi di Siena IBAN IT25Y0103003375000001073524

Carta di credito del circuito: � Cartasì � Visa � Mastercard n. scadenza

� allego assegno bancario non trasferibile intestato e INU Edizioni srl

Data Firma

INU Edizioni Srl attesta che i dati da Lei forniti verranno trattati, secondo le disposizioni della Legge n. 196/2003, ai fini della registrazione della richiesta dell'abbonamento alle rivisteda Lei indicate e per l'invio delle riviste stesse. I dati verranno copiati su supporto informatico e conservati nei rispettivi archivi cartaceo e informatico. Saranno aggiornati secondoSue espresse richieste e/o verifiche da parte della Casa editrice. I dati da Lei forniti potranno essere altresì utilizzati da INU Edizioni per la promozione di altri prodotti editoriali e perl'invio di newsletter solo dietro Sua espressa autorizzazione. A tal fine La preghiamo di barrare l'opzione da Lei prescelta:

� sì, Vi autorizzo ad inviarmi informazioni di carattere promozionale e newsletter � no, non inviatemi materiale pubblicitario e newsletter

Firma

“la comodità di ricevere direttamente

a casa i sei fascicoliannuali versando

un importo di soli € 50”

“il risparmio di oltre il15% sul prezzo di

copertina e la possibilitàdi inserire l’intero

importo tra gli onerideducibili nella

dichiarazione dei redditi”

“l’omaggio dellemonografie Urbanistica

DOSSIER, fascicolimensili dedicati a temi

attuali della ricerca e della praticaurbanistica”

00 (229) 16-02-2010 16:24 Pagina 2

Page 3: UI229

in quell’Agenda (con quali priorità, scritta da chi, per chi,…).Era naturalmente emerso un quadro di pagine più o menoscritte (alcune anche vuote) ed ovviamente in chiaroscurood ancora in continuità con piani e progetti della faseprecedente, in un contesto però di diffuso ”lavoro in corso”e di un’abbastanza riconoscibile “direzione di marcia”. A poco più di cinque anni di distanza e dopo quasi novedalla modifica costituzionale del 2001, a Matera dall’1 al 6marzo, la VI RUN intende offrire materiali per una sorta dicheck up delle pratiche di governo del territorio: chi hafatto e sta facendo che cosa, nel pianificare e progettare il enel territorio vasto e locale, nelle città e nel paesaggio;quali sono le opzioni e le attenzioni, le priorità, leinnovazioni, le buone pratiche, le sperimentazioni,l’efficacia ed il consolidarsi di queste; quali le difficoltà e iritardi, il perdurare di situazioni di debolezza; se la spinta ènella direzione di andare avanti da posizioni che appaionoancora di “metà del guado” o di ritornare indietro da quellascomoda postazione (specie se troppo prolungata). La sensazione che si ha è quella che dalla seconda metà deltrascorso quinquennio la non marginale energia di quellavoro in corso, l’abbastanza diffusa fiducia in percorsi diriforma e in un loro sviluppo in prassi di cooperazioneistituzionale nel governo del territorio e di governance, innuovi e trasparenti rapporti pubblico-privato, in pratichetecniche innovative ed efficaci, in una certa convergenza sudi una road map (sia pure appena tratteggiata), si sianoandate indebolendo e sia presente un certo disorientamento.

Nel 2004 a Venezia l’obbiettivo di fondo della V RUN erastato quello di verificare se esistesse già una sorta di”Agenda” del governo del territorio, conseguente allamodifica costituzionale che nel 2001 aveva posto lepremesse di una molto più ampia prospettiva perl’urbanistica italiana (quella nata negli anni Trenta delNovecento e sviluppata senza poi veri cambiamentistrutturali per tutto il resto del secolo), passando dallaregolazione dell’uso del suolo al ben più impegnativo,transcalare e complesso (per le molteplici funzioni, oggetti esoggetti coinvolti e da interrelare) governo del territorio. Loscopo era anche quello di guardare cosa fosse già segnato

ApertureAperture

La VI RUN a MateraCarlo Alberto Barbieri*

Info

3

01 (229) 16-02-2010 16:22 Pagina 3

Page 4: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

Al di là di interessanti e positive azioni di pianificazione,progetti, politiche e programmi che sono stati predisposti osono in attuazione ed il cui interesse ed impegno tecnico,culturale e politico sarà reso visibile dalla ricchissimaMostra della VI RUN che visiteremo a Matera, è il quadrogenerale che appare cambiato e non molto favorevole aduna pratica del governo del territorio, nel senso auspicatoed auspicabile, conseguente alla modifica del Titolo V dellaCostituzione di quasi dieci anni fa.Su tutto va certamente considerata la grave crisi economica(e conseguentemente sociale) globale e locale che ciriguarda e che ha specifiche ricadute e inerenze di breve epiù lungo periodo sulla pianificazione, sui progetti, sugliinvestimenti, sul modo di usare (troppo spesso in realtàconsumare e sprecare) risorse e produrre valore, sulladomanda e sulla offerta di città, di ambiente, di paesaggio,di lavoro, di servizi e beni, per dirlo sinteticamente (ed adeffetto sicuro) sul modello di sviluppo. Rispetto a questoscenario è evidente la urgente necessità di riflettere edoperare per saper cogliere dalla e nella crisi una spintaverso cambiamenti positivi di sistema e nel governo delterritorio (l’INU per parte sua ha avviato un percorso diriflessione pochi mesi fa a Verona con il Convegnonazionale Il Piano al tempo della crisi). Già prima della crisi è però andato via via configurandosiun profilo di indebolimento di contesto del governo delterritorio: sul piano di una sterile conflittualità politica einevitabilmente anche istituzionale, con il ridursi sia diinteressanti spazi di cooperazione e copianificazione (chepure sussistono fortunatamente), sia di risorse di unafinanza pubblica sempre più in diminuzione (ma stabilenella sua rigidità e propensione alle inefficienze ed aglisprechi), sia delle risorse private (per causa della crisieconomica e del suo “effetto domino” in corso); con laperdurante mancanza di un telaio di principi e regole

Info

4

fondamentali nazionali per sostenere e completarel’innovazione della pianificazione per un governo delterritorio rispettoso della Costituzione (non solo) epercepibile ed efficace come tale (soprattutto); con unaazione dello Stato che ha continuato (ed accentuato nellaseconda parte del periodo) la sua tradizionale attivitàsettoriale e congiunturale (vedi ad esempio i provvedimentiICI od il cosiddetto “Piano casa”) con una produzionelegislativa quasi esclusivamente determinata dall’agendadell’Esecutivo. Dunque è uno scenario ancora con dinamiche positive edinteressanti, ma che è andato molto rabbuiandosi, quelloche va tenuto presente nel guardare su scala nazionale laproduzione di governo del territorio che la VI RassegnaUrbanistica Nazionale evidenzia.Fra le dinamiche positive o potenzialmente tali, la Rassegnapone attenzione: al (ri-)lancio della pianificazionepaesaggistica nel contesto della Carta europea del paesaggiocon il ruolo essenziale delle Regioni e la necessità diun’intesa (da cogliere più come opportunità che come“accidente”) con lo Stato; al completarsi della riforma delquadro legislativo regionale della pianificazione per ilgoverno del territorio; ad una seconda generazione dellapianificazione provinciale; ad una diffusa innovazione dellapianificazione comunale con l’avvio anche di una secondagenerazione di piani associati (rispetto alla fallimentareprima generazione costituita dai Prg intercomunali); alconsolidarsi delle sperimentazioni nella pianificazione eprogettualità locale ed all’estendersi del riconoscimentodella diversa natura (strutturale, operativa e regolativa) diessa; alla non marginale esplicitazione di strategie eprogetti generali di alcune città grandi e medie;all’attenzione al consumo di suolo; ai temi dell’efficienzaenergetica e del comfort ambientale; all’introduzione(obbligatoria) della Valutazione ambientale strategica nelprocesso (è così che vuole giustamente la Direttiva europearecepita, non senza contraddizioni, dall’Italia solo nel 2008),di pianificazione urbanistica, territoriale e paesaggistica.L’attenzione generale della RUN di Matera, che l’INU haorganizzato per la prima volta nel Mezzogiorno del Paeseed è ospitata in una città con caratteristiche urbaneeccezionali, dichiarata patrimonio dell’UNESCO, è comeconsuetudine, rivolta al campo transcalare dellepianificazioni e delle progettualità per il governo delterritorio vasto e locale, da parte dei soggetti istituzionaliche espongono i loro programmi, piani, politiche, progetti,elaborazioni, esperienze. La RUN, con i percorsi e le sezioni espositive della Mostra egli articolati momenti di dibattito programmati, è strutturatasu due macroaree tematiche (governo del territorio vasto egoverno del territorio locale) ognuna articolata in quattrofocus di attenzione ed interesse costituenti altrettanteSessioni di discussione e confronto.Quel “Finalmente la RUN!” con cui Paolo Avarello titolaval’apertura del Catalogo della V RUN di Venezia nel 2004, misembra da ripetere anche oggi.

* Presidente Comitato Scientifico VI RUN.

01 (229) 16-02-2010 16:22 Pagina 4

Page 5: UI229

Il ritardo nella rivisitazione legislativa nazionale ha indotto aduna creativa e pluralistica gemmazione regionale che si ècimentata intorno al tema del governo del territorio qualeinedito campo di confronto, contaminazione e integrazione diuna gamma variegata di esigenze che si estendevano daquella della sovranità a quella della sostenibilità, passandoattraverso le altre, non secondarie, della sussidiarietà, dellacooperazione interistituzionale, della partecipazione, dellatutela, della promozione, della rimodulazione del rapporto fraprogrammazione e pianificazione e così via.La fertilità di un terreno si sperimentazione regionalistica,supportata da input di elevata qualità e maturità, avrebbemeritato uno sviluppo coordinato, che desse ordine eomogeneità ad una molteplicità significativa ma non semprericonducibile a unitarietà e omogeneità.Ormai, anche a causa dell’allentamento di una tensioneriformatrice parlamentare, ambiziosa anche se mortificata, siimpone l’impellente domanda di una condivisione, di unaelaborazione comune delle Regioni rispetto ad un tema cosìdecisivo. La riflessione, rinnovata e rilanciata anche grazieall’INU in un interessante confronto a Firenze nell’estatescorsa, può e deve essere coltivata e portata a conclusione.Allora individuammo nella Conferenza delle regioni una sedeautorevole e competente nella quale avviare e implementareun colloquio positivo e fruttuoso, attraverso il quale sipotessero condividere e confrontare le esperienze autonomesinora realizzate, tra le quali si segnala, ovviamente, quelladella Basilicata con la sua legge 23/99. E’ impegno cheoccuperà sicuramente la prossima legislatura regionale quellodi mettere a confronto queste esperienze, cercare diomogeneizzarle, di condividerne metodologie, procedure,obiettivi in modo tale da rafforzare “dal basso”, dalla periferiaverso il centro, un quadro condiviso che offra un sistema piùgenerale e completo, nel panorama legislativo italiano, inmateria di governo del territorio.

Neocentralismo e protagonismo regionale

Naturalmente la questione del governo del territorio si pone inuna accezione diversa rispetto ad un passato ormai remoto,culturalmente prima che ancora cronologicamente. Diventasempre più importante e fondamentale la visione d’insieme delterritorio quale crocevia dei temi della sostenibilità, dellasicurezza, della qualità, del paesaggio, temi che certamentetrovano nel tessuto urbano la preminente e più evidentemanifestazione delle latenti e spesso affioranti criticità, mache sempre più insistentemente e drammaticamentecaratterizzano e pervadono il territorio nel suo insieme.Basta volgere lo sguardo e l’attenzione alla presenza diimpianti, attività, interventi che possono risultarecompromissivi o comunque significativamente alteranti dellaconformazione, della fruibilità, dell’equilibrio di aree vaste perun tempo che abbraccia non solo diverse generazioni, maaddirittura differenti epoche. E’ tema di questi giorni lalocalizzazione degli impianti di produzione di energia nuclearee di stoccaggio dei residui di lavorazione. Un problema didimensioni enormi che ha implicazioni di eccezionalerilevanza e gravità che attengono a profili dirimenti dei

Info

5

Il territorio è il suolo sul quale evolvono le attività antropiche,ma anche la dimora degli altri esseri viventi e l’ambiente deglihabitat animali e vegetali; è il supporto fisico delle struttureed infrastrutture costruite dall’uomo per lo sviluppo dellecomunità, ma anche il sostrato dei grandi contesti naturali; èla distesa dei paesaggi che riflettono le immaginicontemporanee, ma anche la sintesi del tempo: il racconto delvissuto che raccoglie sullo stesso luogo per un verso gliinfiniti passi della storia, per l’altro la proiezione degliillimitati mutamenti che ancora gli stessi luoghi avranno nelfuturo.Il territorio è poi l’insieme delle risorse, quelle naturalistiche,quelle agricole, quelle sotterranee, che costituiscono la basedello sviluppo economico, perciò è contemporaneamentecontenitore e patrimonio di vita.Pertanto il governo del territorio si profila, per la complessitàintrinseca dell’oggetto, esercizio difficile, non schematizzabilee non definibile unitariamente. Non è sufficiente, infatti, adefinire e compiere una buona strategia di governo deiprocessi territoriali la disciplina della pianificazione che puresembra assorbirne il compito nella sua evoluzione tecnica eculturale. Probabilmente la indicazione di una seria politicaterritoriale passa attraverso il concetto di “integrazione”, qualetentativo di convergenza delle diverse componenti settorialidella pianificazione in un unico sistema metodologico e inun’unica prospettiva di sviluppo.

Una Politica delle Regioni

Una rinnovata visione d’insieme, basata sull’ integrazionedelle tematiche afferenti le dinamiche del territorio avrebbepreteso un quadro di riferimento nazionale adeguato ecoerente. L’incapacità e l’impossibilità di pervenire a unanuova Legge Urbanistica Nazionale testimoniavano di unapreoccupante e accentuata distanza tra la formazione di unaconsapevolezza diffusa di nuove istanze ambientali, correlatead una moderna visione del territorio e il persistenteancoraggio a schemi rigidi e burocratici, peraltroprepotentemente minati dall’arroganza di interessi cherivendicavano una soddisfazione diretta e immediata, al difuori di ogni programmazione e pianificazione.

AgendaAgenda

Governo del Territorio epolitiche regionaliVincenzo Santochirico*

01 (229) 16-02-2010 16:22 Pagina 5

Page 6: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

processi di governo del territorio. Concepire programmi di usodel territorio che derivano da scelte centralistiche e autoritarie,sopprimono l’autogoverno, impongono destini irreversibili,significa azzerare l’autonomia, sconvolgere i rapporti fra livelliistituzionali, lanciare sfide ultimative alle comunità. Sembraquasi che l’esperienza di Scanzano del 2003 non sia servita anulla! Anche per questi rigurgiti neocentralistici e autoritari, ilprotagonismo delle regioni deve essere capace di produrre unmodello alternativo che si fondi su quei valori di sostenibilità,qualità, sicurezza, partecipazione, più volte richiamati.

Una visione d’insieme del Territorio

Le regioni sono al cospetto dell’imperativo categorico dielaborare e praticare questo modello alternativo. Diventasempre più essenziale la combinazione di fattori cheriguardano scelte di carattere strutturale, di portata strategicacirca le destinazioni, le trasformabilità, le vocazioni delterritorio con quelle della qualità, della sostenibilità e delpaesaggio stesso. Sotto questo profilo, non può esseresottaciuta l’opzione della Basilicata, anche in considerazionedella Convenzione europea del 2000, per un PianoPaesaggistico che assume anche i contenuti e gli obiettivi delquadro strutturale territoriale. La visione d’insieme conduce inequivocabilmente ad unastrategia di integrazione delle varie tipologie dei pianisettoriali, che supera e riassorbe le singolarità, per raccoglierliin una dimensione globale e organica che mette insiemesettori produttivi, vocazioni del territorio, coinvolgimentodelle comunità con la preminente salvaguardia dei valori dellasostenibilità e della qualità del paesaggio. Si è intrapresa lastrada di una sperimentazione concreta che può inaugurareuna nuova stagione del Governo del Territorio che coniughi ivalori tradizionali della programmazione, della pianificazione,dello sviluppo equilibrato del territorio con quelli dellasostenibilità e della tutela del paesaggio, al tempo stessoesaltando anche metodologie di condivisione democratica checostituisce una delle leve fondamentali affinché quello che sipianifica si realizzi.

Una nuova stagione nel Mezzogiorno

Non è inutile dire che questa prospettiva e questaimpostazione siano di grande significato e rilevanza nelMezzogiorno. Qui il territorio è stato a lungo immaginatocome elemento residuale, secondario, una sorta di stiva delPaese: la problematica dei rifiuti in Campania ne è una cartinadi tornasole, così come il tentativo di localizzazione condecreto legge del sito unico delle scorie nucleari, a Scanzano,nel novembre del 2003. Esempi paradigmatici di concezioniche al territorio non assegnano alcun valore, non riconosconoalcun pregio, non attribuiscono alcuna qualità: insomma, unterritorio che non è una risorsa da salvaguardare evalorizzare, ma per contro è un luogo che va utilizzato alservizio di altri interessi, spesso collocati altrove, non di certonello stesso Mezzogiorno o a favore delle sue popolazioni.Questa distorsione è alla base anche dei processi indigeni dellegrandi devastazioni che hanno deturpato i centri urbani

Info

6

proprio perché latitava questa accezione di tutela. Oggi c’èuna nuova consapevolezza, e il paesaggio, la qualitàdell’ambiente, la sostenibilità possono diventare le chiavi diun rilancio e di una rinascita del Mezzogiorno. Il Mezzogiornodovrebbe avere la capacità, cosa che peraltro non è statofinora, di diventare un laboratorio di politica territoriale eambientale. La VI Rassegna Urbanistica Nazionale, voluta dall’INU e dallaRegione Basilicata a Matera dal 1° al 14 marzo 2010 cogliequesta potenzialità e le dà ulteriore slancio.Bisogna dare atto che negli ultimi anni questa consapevolezzaè cresciuta, molti processi virtuosi sono stati avviati nelleregioni meridionali, fra i quali spiccano le esperienze dellaBasilicata, della Puglia, della Campania e della Calabria, per iquali c’è da sperare e augurare che non vengano interrotte,ma anzi rinvigorite. Sono realtà molto diverse, maaccomunate dall’intento di superare la fase dell’anarchia, dellacausalità, della prevalenza pura e semplice degli interessieconomici, a favore di una nuova composizione di equilibrioche mette insieme appunto sviluppo e tutela. È ovvio che cisono le specificità nei vari settori, da quelle dell’agricoltura aquelle delle attività produttive a quelle dei beni culturali, chevi sono peculiarità geografiche, distinzionietnoantropologiche, e così via, ma queste tipicità non possanoessere esaltate ed essere vissute con consapevolezza elungimiranza se sono estrapolate da un mosaico che solo ilGoverno del Territorio può riconnettere. Rimane ovviamentedecisivo e fondamentale che questi processi interdisciplinari,questa mobilitazione di competenze possano e debbano esserericondotte ad una condivisione, ad una discussione pubblica,ad un agire pubblico, che consenta interventi, controllo,possibilità di cooperazione dei cittadini, organizzati e non,delle associazioni, dei partiti, delle rappresentanze degliinteressi, perché solo la lente del dibattito pubblico e delconfronto democratico può consentire, da un canto,l’emersione di tutte le istanze, dall’altro, la loro verificabilità,valutando e ponderando la compatibilità con l’interessegenerale.Il Governo del Territorio è il governo delle vite delle personeche lo abitano, e perciò è politica, fatta di regole d’uso, dietica comportamentale, ma anche di investimenti e decisioni,atteso che la tutela del patrimonio territoriale non coincidecon la mera conservazione, com’è ormai chiaro a tutti (tranneche a qualcuno!): è giusto puntare sulla qualità. Integrazione equalità quindi diventano gli strumenti privilegiati, le vieobbligate per reimpostare e rilanciare politiche di Governo edel Territorio che facciano della complessità delle analisi edelle decisioni una chiave di volta che consenta, da un lato, lariappropriazione alla sfera pubblica delle politiche diregolazione, di incentivazione, di promozione e di tutela e,dall’altro, consenta che il territorio sia il luogo non solo fisico,ma anche ideale e culturale, di una epoca nuova in cui laqualità della vita, delle relazioni, del modo di essere possatrovare una nuova configurazione che superi i limiti delpassato e apra all’orizzonte del futuro.

* Vice Presidente della Giunta Regionale della Basilicata, Assessore all’Ambiente,Territorio, Politiche della Sostenibilità.

01 (229) 16-02-2010 16:22 Pagina 6

Page 7: UI229

Info

7

stata la cornice di numerosi dibattiti econvegni dove guardare avanti e pensare alfuturo della pianificazione; un’attività chequi sperimenta con successo il principiodella copianificazione ed il metododell’associazione: 450 Comuni (su 581)redigono il Piano di assetto del territorio incopianificazione con la Regione, 289 hannoscelto il Piano intercomunale nella formaintegrale o tematica. La Toscana riconoscenel tema del nuovo piano molto delpensiero sulla società contemporanea, nelsenso che aver stabilito di agire tramite unprocesso e non un atto unico, nel qualefissati i parametri della sostenibilità e lastrategia di sviluppo, si affida ai progettipubblici e privati la libertà di proporsi in unquadro concertato di regole, corrispondealla necessità di darsi una base condivisa divalori e di diritti, che permetta la libertàdegli interessi e delle iniziative. In Piemontela centralità dell’attuale dibattito riguarda lariforma della Lur 56/77 voluta da Astengo;una riforma davvero innovativa concepita epronta per tagliare il traguardo ed invecelasciata ai blocchi di partenza con loscadere di quest’ultima legislatura regionale!La Calabria ha organizzato la sua prima Rurche ha assunto il particolare significato ditestimoniare il tanto atteso inizio di unorganico processo di governo del territorioche si sostituisca alla pianificazioneepisodica (quando non totalmente assente)che ha caratterizzato l’agire fino ad oggi. InUmbria la Rur non lancia ipotesi di riformedel quadro normativo ad eccezione di unanecessaria integrazione: quella di una leggesulla perequazione urbanistica che consentadi applicare al meglio tanto i principi dellaLr 11/2005 che quelli della Lr 12/2008 suicentri storici.

Le Rur dell’INU tra aspetti comuni e specificitàa cura di Carolina Giaimo

edilizia pubblica, mobilità, ecc. Area vasta,caratterizzata da esperienze dipianificazione territoriale regionale,provinciale e talvolta anche sovracomunale,piani territoriali settoriali e paesaggistici,progetti di infrastrutture di rilevanzaterritoriale. Energia, ambiente, paesaggio,raccoglie iniziative finalizzate allasostenibilità dello sviluppo ed alla riscopertae valorizzazione dei paesaggi locali: piani epolitiche che affrontano il temadell’efficienza energetica a livello urbano eterritoriale, strumenti di pianificazione cheinteressano il patrimonio naturale el’ambiente (piani dei parchi e di gestione diSic e Zps, piani di assetto idrogeologico,ecc.) e le esperienze di valutazioneambientale di piani e programmi. Se il format è quello della mostra –dibattito, ciò che caratterizza le diverse Rurè il modo specifico in cui tale impostazioneviene declinata. In alcuni casi la Rassegnasi svolge su un arco di tempo ancherelativamente lungo ed i momenti didibattito si concentrano, solitamente,attorno a due giornate (Piemonte, Toscana eVeneto con sue specificità); in altri si optaper un’articolazione temporale e spaziale sulterritorio regionale delle diverse sessionitematiche di dibattito (Sicilia, Calabria,Umbria). Entro tale quadro generale, vi sono dellepeculiarità da sottolineare. In Sicilia, la Rurè servita oltre che ad affrontare i temi didibattito, soprattutto a fare prenderecoscienza (a tutti!) della necessità delcambiamento (riforma della Lur) edell’utilità del ritrovarsi insieme, tecnici edamministratori, per convergere sullesoluzioni da adottare per costruire il sistemadi relazioni e di alleanze necessario perportare avanti il progetto del cambiamento.In Veneto, l’ampia carrellata di esperienze è

Anche le Rur appartengono alla tradizioneconsolidata delle attività delle Sezioniregionali dell’INU. Nell’ultimo bienniodiverse hanno rinnovato il loro impegno intal senso: lo testimoniano le esperienzecondotte Sicilia, Veneto, Piemonte, Toscana,Calabria ed Umbria.Le finalità generali con cui solitamentevengono realizzate le Rur sono quelle difare il punto della situazione sullo statodella pianificazione sul territorio regionale,centrando l’attenzione su temi rilevanticome l’innovazione legislativa regionale inmateria di governo del territorio e la nuovaforma del piano. I protagonisti sonoovviamente le amministrazioni pubbliche:Comuni, Province, Regione ma è frequenteanche la partecipazione di altri Enti pubblicie privati come Università, Associazioni,Ordini professionali, imprese. Le Rassegnecostituiscono dunque importanti occasionidi confronto e dialogo a livello territorialelocale fra tecnici e professionisti con isoggetti pubblici che, in modi e concompetenze diverse, operano nell’ambitodelle attività di pianificazione,programmazione, formazione e sviluppooperativo dei piani e delle progettualità. LeRur prendono forma attorno ad un modelloorganizzativo anch’esso consolidato cheprevede la realizzazione di una mostra dicasi, solitamente suddivisa in diversesezioni tematiche, ed una o più giornate didibattito di approfondimento dei temidefiniti in mostra. Leggendo trasversalmentele diverse Rur emerge che i filoni tematiciche caratterizzano le esposizioni sonofacilmente riconducibili a tre principalimacro sezioni. Dimensione locale, chedocumenta strumenti di pianificazioneurbanistica comunale (nelle sue diverseforme ed articolazioni) e di attuazione, cosìcome iniziative orientate a centri storici,

Le Rur dell’Inu tra aspetti comuni e specificità

04 (229) 16-02-2010 16:23 Pagina 7

Page 8: UI229

Info

8

dei primi contatti stabiliti, in Mazaradel Vallo in provincia di Trapani,Sant’Agata di Militello in provincia diMessina, Piazza Armerina in provinciadi Enna e Siracusa, altrettanti gruppioperativi ai quali affidarel’organizzazione della mostra tematicae delle relative giornate di studio, chepotessero poi, terminata la Rassegna,continuare ad operare nel territorio perirrobustire l’organizzazione territorialedella sezione, sin qui principalmenteconcentrata nelle due città di Palermoe Catania.Gli obiettivi da raggiungere attraversol’organizzazione della Rassegnatravalicavano dunque quellitradizionalmente associati alleRassegna urbanistiche, didocumentazione dello stato dellapianificazione e di riflessione sulleproblematiche emergenti, sino adiventare quelli di una complessivarifondazione e di una profondariorganizzazione strutturale dellasezione regionale.Le prime adesioni alla iniziativa hannosubito confermato l’assunto iniziale,ovvero lo stato di profonda crisi dellapianificazione comunale tradizionalema hanno di contro fatto emergerel’esistenza di un interesse diffuso,anche da parte dei Comuni, versonuove pratiche di pianificazione. Afronte di una pressoché totale assenzadi adesioni alla sezione della Rassegnadedicata alla pianificazione comunale,si sono registrate infatti numerose emotivate adesioni alla sezione dedicataalle iniziative di pianificazionestrategica ed alle politiche urbane ditipo innovativo, che hanno consentitodi organizzare in breve tempo la primasezione della RUR, dedicata a“Strategie e politiche”, che si è svolta aMazara del Vallo nel maggio 2009.Nel corso di due giornate di studiovari Comuni siciliani hanno espostomolte ed interessanti iniziative,facendo emergere come il caratteresperimentale e volontaristico di quellepratiche di pianificazione, alcune dellequali allora in corso di svolgimento,avesse consentito loro di immaginarenuovi percorsi amministrativi erealizzativi, molto più efficaci di quelli,rigidi e complicati, disegnati nelleleggi urbanistiche.

SiciliaUna Rassegna per ri-cominciareGiuseppe Trombino*

soluzioni da adottare sarebbe statopossibile costruire il sistema direlazioni e di alleanze necessario perportare avanti il progetto delcambiamento.Incoraggiavano a pensarlo, tra l’altro,gli esiti positivi di alcune esperienze inprecedenza condotte dalla Sezione che,se pure non organizzate nellatradizionale forma della Rassegna,avevano comunque consentito,attraverso esplorazioni nonsistematiche dello stato dellapianificazione, di mettere a fuoco inodi problematici allora emergenti e diformulare alcune ipotesi di nuovaregolamentazione, in parte poi recepitenel quadro normativo regionale.La Rassegna, seguendo lo schemaormai collaudato in tante esperienzeregionali, è stata articolata in quattrodiverse sessioni tematiche, inizialmentecosì identificate: “Area vasta,dimensione comunale, strategie epolitiche, energia ed ambiente”. Diversamente che in altre esperienzeperò è stato previsto che le quattrosezioni tematiche della Rassegna sisvolgessero non solamente in tempidiversi ma anche in luoghi diversi eciò sia per evitare lo sforzoorganizzativo che l’unicità dellamanifestazione avrebbe comportato,decisamente insostenibile per lastruttura della sezione, ma soprattuttoper svolgere, attraverso le mostre, unapiù incisiva azione di penetrazionenelle diverse realtà regionali.L’idea era quella di costituire inquattro diverse città siciliane,identificate in prima battuta, sulla base

Quando, nei primi mesi del 2009, ilConsiglio Direttivo della Sezionesiciliana avviò la organizzazione dellaprima Rassegna urbanistica regionaleaveva già la chiara consapevolezza cheorganizzare una rassegna urbanisticain una Regione in cui l’attivitàurbanistica ordinaria erasostanzialmente ferma a causa delmancato aggiornamento del quadrolegislativo e soprattutto per effetto dinumerose disposizioni legislative che,considerando i piani urbanistici unostacolo allo sviluppo, consentivano difatto ai Comuni di farne a meno, fosseuna sfida assai difficilmentesuperabile. E tuttavia necessaria.Necessaria, in primo luogo perchédocumentare lo stato di crisi attraversouna sistematica descrizione dello statodi fatto sarebbe comunque servito aprendere (e far prendere) coscienzadella necessità del cambiamento, masoprattutto perchè ragionando insieme,tecnici ed amministratori, sulle

Le Rur dell’Inu tra aspetti comuni e specificità

04 (229) 16-02-2010 16:23 Pagina 8

Page 9: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

pianificazione paesistica regionale,ferma da quasi dieci anni allaapprovazione di un documento diLinee guida, e di definire finalmenteun quadro regolamentativo chiaro edin equivoco per le aree naturalirientranti nella Rete Natura 2000, lacui mancanza è stata, negli anni piùrecenti, una delle ragioni che harallentato la pianificazione ordinariada parte dei Comuni. Di questo si dovrà tener conto nellapredisposizione della nuova legge sulgoverno del territorio che dovràregolamentare la attività dipianificazione ordinaria dei Comuni,delle Province e della Regione, ed allacui promozione sarà dedicata l’ultimaparte della Rassegna.

*Presidente Inu Sicilia.

Il dato emerso, e sul quale occorreriflettere, è che più della metà deiComuni siciliani, grandi e piccoli,molti dei quali singolarmenteimpelagati in estenuanti percorsi diformazione dei piani regolatori eriluttanti ad avviare iniziativeobbligatorie di pianificazioneordinaria, si sono impegnati negli annipiù recenti in esperienze dipianificazione complesse, quasi sempreinsieme ad altri Comuni, con i qualinon erano mai riusciti in precedenza adialogare neppure per la gestione diservizi comuni.In questo un ruolo certo nonsecondario ha avuto il sistema diincentivi finanziari messi adisposizione dalla Regione, utilizzandofondi europei. E’ un dato che laformazione dei piani strategici da partedei Comuni siciliani è stata infattisostenuta attraverso lo stanziamento dicirca 15 milioni di Euro, ed è un altrodato, sul quale riflettere, che il capitolodi spesa istituito nel bilancio regionaleper sostenere le spese dellapianificazione urbanistica obbligatoriada parte dei Comuni è stato invece permolti anni azzerato e riportatoesclusivamente per memoria.Non è stata certo la mancanza difinanziamenti a determinare lo stato diprofonda crisi in cui si dibatte oggi inSicilia la pianificazione ordinaria,determinato, come già detto,soprattutto dalla inadeguatezza delquadro normativo, ma la vicenda deipiani strategici dimostra comel’incentivo finanziario debbacomunque costituire, insieme allanecessaria revisione delle regole, unostrumento fondamentale della politicaregionale in materia urbanistica eterritoriale.Una ulteriore conferma di ciò è venutadalla organizzazione a Sant’Agata diMilitello della seconda sezione dellaRassegna, ridefinita “Ambiente epaesaggio”, dedicata alle esperienze dipianificazione paesaggistica edambientale maturate negli ultimi anninella Regione. Anche in questo caso siè rilevato come un particolare impulsoalla progettazione dei piani sia venutodalla utilizzazione di finanziamentieuropei, che ha consentito di superarel’impasse nel quale si trovava la

Info

9

I piani territoriali paesaggisticidella provincia di Enna

A cura di Carla Mancuso, Francesco Martinico,

Fausto Carmelo Nigrelli

Edizione 2009Pagine 168, illustrazioni a colori

Euro 45

15% sconto per i Lettori di Urbanistica Informazioni, Euro 38

20% sconto Soci INU, Euro 36

Per informazioni e ordini:

INU Edizioni Srl

Piazza Farnese 44 – 00186 RomaTel 06 68195562 – Fax 06 68214773

E mail [email protected]

Urbanistica QUADERNI 53

04 (229) 16-02-2010 16:23 Pagina 9

Page 10: UI229

Info

10

L’esperienza veneta ha avuto così mododi confrontarsi con le altre regionidotate di una nuova legge urbanisticacome la Toscana, l’Emilia Romagna, ,laLombardia e la Puglia, verificando lametodologia di lavoro, gli esiti, idiversi contenuti e priorità. Nonostantemolte affinità nella scrittura delle leggi,Toscana e Emilia Romagna sono stateun punto di riferimento per il Venetofin dalla fase di stesura del testonormativo, le modalità, l’articolazionedegli strumenti, la misura dell’efficaciadelle scelte di trasformazione, la formadel piano stessa sono molto diverse.Ciò è dovuto alle scelte fatte nellascrittura delle norme, allecaratteristiche del territorio, all’ereditàe al know how maturati da ciascunaregione con i piani di tradizione, allediverse priorità che ciascun contestopone in evidenza.I seminari di approfondimento chehanno accompagnato l’esposizione deipiani sono stati articolati a partire daalcune tematiche scelte tra quelle chenella lettura e nel confronto dei pianiveneti sono emerse come non del tuttochiarite e sviluppate.Il piano di assetto ha messo al centrodella pianificazione il concetto distruttura del territorio, un tema che nonè stato sufficientemente discusso nelladefinizione dei contenuti e dellemodalità dei diversi strumenti e che avolte ci ha trovato impreparati. Leabitudini del passato hannocondizionato in alcuni casil’interpretazione del piano strutturalecome se fosse semplicemente un passoindietro, un disegno più astrattorispetto al tradizionale Prg che la faseoperativa dovrebbe poi completarecome di consueto. Tornare al sensodella progettazione strutturale significainvece indagare gli elementi checostituiscono un territorio, capire comeinfluiscono nello stabilirne le priorità, levocazioni e i caratteri. Rivedere il sensoe il ruolo dei tessuti, residenzialiagricoli produttivi, le diverse funzioni eidentità che essi assumono. Alcunipiani hanno risposto a questo approccioattraverso una lettura strutturale cheprecede la redazione dello strumento eche contiene la sintesi degli obiettivi edegli esiti del processo partecipativocondotto sul documento preliminare. Il

VenetoIl Veneto che pianificaMarisa Fantin*

criticità e alle carenze che sono spessoattribuite al piano. L’opportunità diriunire e confrontare le esperienze dipianificazione doveva essere rivoltaverso il prossimo futuro, quindi ilbilancio doveva criticamente misurarel’efficacia del piano, la sua capacità diaffrontare le tematiche poste dalterritorio, ma anche dovevano emergerei nuovi modi e i nuovi temi del farepianificazione, spesso a prescindere daipiani stessi. Non una carrellata diesperienze, ma un luogo di dibattito edi confronto dove guardare avanti epensare al futuro della pianificazione,del ruolo dei comuni ai quali èdemandato lo strumento operativo,delle province che stanno acquisendo ladelega per l’approvazione dei pianistrutturali, della regione che, liberatadal compito di istruire gli strumenticomunali, deve però assumere altreimportanti decisioni.La Rassegna è stata quindi concepitacome un luogo articolato che potesseospitare diversi contributi a cominciaredalla presenza dell’Istituto che qui haorganizzato un convegno nazionale, Ilpiano al tempo della crisi.

Il Veneto è arrivato alla propriaRassegna Urbanistica dopo cinque annidalla scrittura della nuova leggeregionale. Sono stati cinque annifrenetici per l’attività di pianificazione.Lo dicono, innanzitutto, i numeri: 3000le varianti ai tradizionali Prg nella fasedi transizione, 465 (su 581) i comuniche hanno intrapreso la redazione delpiano di assetto del territorio, 450 icomuni che hanno scelto di redigere ilpiano in copianificazione con laRegione, 289 i comuni che hannoscelto il piano intercomunale nellaforma integrale o tematica, 137 icomuni i cui piani sono già adottati oapprovati, 7 province su 7 alle presecon il piano territoriale.Fare il punto, mettere assieme leesperienze e confrontarle era il primodegli obiettivi che ci si proponeva conla Rassegna. Fin dall’inizio l’idea che laRassegna fosse solo un riassunto deicinque anni trascorsi, l’occasione persegnare un traguardo nell’evoluzionedegli strumenti di pianificazione inVeneto è sembrato limitato rispetto agliesiti e al riscontro sul territorio diquesto lavoro, ai nuovi temi, alle

Le Rur dell’Inu tra aspetti comuni e specificità

04 (229) 16-02-2010 16:23 Pagina 10

Page 11: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

dei professionisti che operano nellacittà, ha consentito di vedere da unlato i progetti per l’immediato futuro edall’altro di ripercorrere con unosguardo esperto alcuni luoghisignificativi.Gli incontri sul progetto di recuperodell’area ex-Cartiere e della CasermaPassalacqua hanno riunito intorno a untavolo l’amministrazione e i privati, apresentare il lavoro, ma anche averificarne e discuterne larealizzazione. Due tra gli importantiprogetti in corso destinati a cambiare ilvolto e la natura di alcuni compartirilevanti della città. Progetti eprevisioni che il piano di assetto haereditato dal passato, che influisconosulle scelte strutturali e checondizionano i contenuti del pianodegli interventi perché lo anticipano elo costringono a verificare la fattibilitàdelle trasformazioni a partire da unterritorio che sta già modificandosisignificativamente.La città è stata però analizzata edescritta non solo attraverso la letturaancora teorica del progetto, madirettamente nei luoghi. L’esperienzadelle due passeggiate urbane neiquartieri di Borgo Venezia e VeronaSud hanno voluto portare l’attenzionedei cittadini e degli ospiti dellamanifestazione sul vivo del territorio.L’obiettivo era comunicare l’urbanisticae intervenire nel territorio attraversol’ascolto dell’esperienza dei cittadinirecuperando così il valore dei saperidiffusi di chi vive quotidianamente larealtà di Verona, ma anche stimolandonegli abitanti stessi una percezione euna coscienza nuova della città. La Rassegna è stata per il Veneto unmomento importante di confrontoall’interno di un processo dicollaborazione tra la sezione Inu, glienti, i progettisti. Questo percorso diaccompagnamento del processo dipianificazione non si è naturalmenteconcluso con l’esposizione di Verona,anzi ha prodotto una serie di iniziativelocali di monitoraggio e verifica e haconfermato il ruolo dell’Inu come puntodi riferimento, ma anche come luogo didiscussione aperta ai diversi punti divista e, se serve, anche autocritica.

* Presidente Inu Veneto.

comporta un nuovo modo di redigerel’apparato descrittivo e normativo, ladifferenziazione tra scelte conformativee no, una relazione con le valutazioniambientali, il ruolo e l’aggiornamentodel quadro conoscitivo. Infine larealizzabilità di alcune previsioni devetenere conto della nuova economia edella capacità di investimento delprivato che, in tempi di crisi, nonconsente ampi margini dicollaborazione.La Rassegna aveva però anche un’altrafinalità: verificare la qualità delprocesso di pianificazione e diprogettazione alle diverse scale,dall’aera vasta al progetto urbano.Questo implica aprire la discussioneanche al mondo di chi lavora eprogetta a una scala di dettagliosuperiore rispetto a quella tradizionaledel piano e che viene percepita come lamisura dell’efficacia e della qualitàdelle previsioni. Troppo spesso il pianoresta chiuso nella visione e neilinguaggi di tecnici e politici,rInunciando a confrontarsi conl’esperienza diretta e anche acomunicare i propri contenuti peressere meglio compreso e condiviso.Discutere della crisi del piano senzatenere conto di chi lo utilizza o ne vivele scelte rischia di essere solo unconfronto tecnico e disciplinare, manon risponde a uno dei principalimotivi di crisi che è proprio nellascarsa comunicazione delle scelte e deisaperi della pianificazione.La scelta della città di Verona comesede della manifestazione è legata aquesto approccio. L’Inu Veneto haritenuto che Verona potesse offrire unterreno ideale per verificare le relazionitra piano e progetto. E’ stata, infatti, laprima città capoluogo del Veneto adavere un Pat, sta lavorando sul pianodegli interventi, ma soprattutto ha datoavvio ad alcune importanti operazionidi riqualificazione di aree dismesse.Abbiamo così potuto vedere come sistanno in parallelo sviluppandostrumenti diversi e quali relazioni sistabiliscono tra un piano conprevisione decennale, uno strumentooperativo proiettato in cinque anni e iprogetti urbani, pubblici e privati. Lacollaborazione con i progettisti deipiani di riqualificazione e con alcuni

territorio aperto e il tessuto edificatosono stati scomposti secondo diversiassetti: la città che si muove conattenzione al sistema infrastrutturale ealla mobilità sostenibile, la città cherespira con riferimento alle scelte sullasostenibilità, la città delle opportunitàattraverso il disegno dei grandi servizi,l’identità della città attraverso ilrecupero e la valorizzazione dei luoghistorici e naturali, la città che cambiaattraverso la previsione delle aree ditrasformazione e delle azionisull’esistente.Altro tema centrale il concetto diconsumo di suolo, le modalità con cui èdefinito e quantificato, l’efficacia delmeccanismo contenuto nella leggeveneta che assume come parametrouna percentuale definita a partire dallasuperficie agricola utilizzata. E instretta relazione il tema delladensificazione per capire come sitraduce nel progetto di piano: lavoraresulla città alta, concentrarsi sulle cittàcome motore dello sviluppo futuro,rivalutare i vuoti urbani come luoghi dirigenerazione del tessuto. Soprattutto le città capoluogo e icomuni più grandi hanno riflettuto sultema del dimensionamento delle sceltedi piano avendo come riferimento unbacino molto più ampio rispetto aiconfini comunali e dovendo risponderea un numero di utenti variabile,diverso dai residenti e non semprefacilmente quantificabile. Dunqueprendere le misure del piano a partirenon solo dai dati anagrafici, maconsiderare il dimensionamento noncome un dato di fatto ma come unodegli elementi di progetto.A questo è stato collegato il tema dellacittà pubblica per capire quale cittàrisponde alle attuati caratteristiche delVeneto e alle previsioni future, qualecorrispondenza tra welfare e dotazionedi servizi, quale strumento per misurarela qualità di una città.Infine il tema dell’attuazione dellescelte contenute nello strumentostrutturale che è per noi nuovo e quasiper nulla sperimentato. Il piano diassetto del territorio deve contenere alsuo interno le modalità perché gliobiettivi e le direttive che contienepossano trovare traduzione. Ma ilpassaggio allo strumento operativo

Info

11

04 (229) 16-02-2010 16:23 Pagina 11

Page 12: UI229

Info

12

I casi in Mostra sono stati organizzati incinque filoni tematici, che costituisconoi principali temi del dibattito locale incorso:- la città: documenti e piani locali,esperienze di copianificazione, strumentidi valutazione ambientale strategica,strumenti di partecipazione;- i progetti urbani: programmi integratidi intervento, piani urbanistici attuativiordinari, progetti e programmi diedilizia sociale;- l’area vasta: piano territoriale e pianopaesaggistico regionale, piani territorialiprovinciali, piani dei parchi,pianificazioni settoriali, progetti diinfrastrutture;- l’energia, l’ambiente e il paesaggio:piani e politiche energetiche, piani eprogetti per l’ambiente e il paesaggio;- l’analisi, l’interpretazioni e lerappresentazioni geografiche eterritoriali: attività di studio e ricercafinalizzate alla produzione diconoscenza e informazioni a supportodell’attività di pianificazione e governodel territorio.La Rassegna, oltre alla mostra e aldibattito, si è articolata in specificimomenti, gestiti direttamente dai singolisoggetti, di presentazione specifica deicasi. Di particolare interesse lapresentazione da parte della Provincia diTorino della bozza del secondo Pianoterritoriale provinciale all’interno delprocesso formativo dello strumentofinalizzata allo svolgimento della fasi dipartecipazione.Tutti i casi presentati, seppure nelle lorodifferenze di scala e di contenuti, sipresentano come elementi di un unicodibattito (istituzionale e disciplinare)legato alla riforma della materiaurbanistica (per farla convergere, anchea seguito della variazione del titolo Vdella Costituzione, verso una disciplinadi governo del territorio).Questo elemento unificante dellarassegna – che può essere interpretatocome la volontà, in qualche forma, dianticipare i contenuti della proposta diriforma – comporta alcunesemplificazioni del dibattito regionaleincentrato sui contenuti della riformastessa e, in qualche modo, sugli aspettidisciplinari derivanti dall’entrata invigore di una nuova disciplina dellamateria. Le amministrazioni presenti

PiemonteStrumenti e praticheMauro Giudice*

è stata un’importante occasione per unosguardo sul nuovo pianificare, suicambiamenti di contenuto e di prassi inatto alla scala locale (ad esempio sulleazioni di cooperazione tra gli enti con leconferenze di pianificazione), sullenuove pianificazioni in corso alla scalaregionale (a partire dal nuovo PianoTerritoriale e dal primo PianoPaesaggistico) e provinciale (Piani eapprofondimenti in corso in alcuneProvince piemontesi). La Rassegna èstata articolata in due momenti connessifra loro: la mostra dei casi proposti daisoggetti presenti alla RUR (18 soggettipresenti con 29 casi esposti) e le sessionidi dibattito. Il dibattito si è articolato indue sessioni che hanno riguardato“Esperienze di governo del territorio” e“I nuovi temi del Piano: ambiente,paesaggio, consumo di suolo” e si èconcluso con un dialogo, coordinatodall’INU, sul tema “Verso la riformadella pianificazione per il governo delterritorio”, tra attori istituzionali dellariforma regionale e i partecipanti allaRassegna: un’occasione che haconsentito di svolgere una riflessionesulla disciplina del governo del territorioe sulle modalità per attuarle nell’ambitodella indispensabile riforma dellamateria (a livello nazionale e regionale).

I casi in Mostra

I 29 casi presentati, in qualche modo epur nell’esiguità quantitativa,rappresentano un interessante spaccatodell’attuale fase di dibattito in corso inPiemonte (purtroppo nella Rassegna nonera presente alcun caso relativo allaValle d’Aosta).

La II Rassegna Urbanistica Regionaledella Sezione Piemonte e Valle d’Aostadell’INU (Torino, 22 ottobre - 1novembre 2009), ha rappresentato unamanifestazione culturale unica nelpanorama regionale, in quanto dibattitoe scambio di esperienze tra studiosi,amministratori, tecnici, progettisti eoperatori impegnati nel governo delterritorio. Essa si è svolta in unmomento importante del dibattito edella sperimentazione di una riformadella materia urbanistica verso la piùcomplessa funzione di governo delterritorio (in questo senso è finalizzato ilDdl 488/2007 che si propone diriformare complessivamente l’attualenormativa urbanistica ed attualmente in“statica” iscrizione all’ordine del giornodel Consiglio regionale del Piemonte) ed

Le Rur dell’Inu tra aspetti comuni e specificità

04 (229) 16-02-2010 16:23 Pagina 12

Page 13: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

L’attuale fase dell’iter istituzionaledella riforma piemontese

La IIa Commissione del Consiglioregionale del Piemonte nella seduta del17 giugno 2009 ha licenziato amaggioranza il Ddl 488; il testoproposto all’aula si presenta (dopo undibattito di oltre un anno e mezzo)alquanto differenziato – purmantenendo inalterata la strutturaprincipale di riforma - dall’articolatooriginario. Pur nelle differenze derivatedal dibattito di Commissione, il testopersegue le finalità definite in sede diavvio del dibattito. Il Ddl rappresenta,quindi, un modo nuovo di affrontare iltema della pianificazione (soprattutto allivello locale) definendo procedureindirizzate alla cooperazione e allacopianificazione. Un modo nuovo disvolgere le proprie competenze edesercitare, al meglio, le nuove attivitàriguardanti il governo del territorio.Vi è però da sottolineare, comeprecedentemente affermato, che nellemore dell’approvazione il Consiglioregionale (nel rispetto dell’intesasottoscritta tra Regioni e Governonazionale il 31 marzo 2009) haapprovato la Lr 20/2009 che, in quantolegge esterna e autonoma all’organicaproposta contenuta nel Ddl 488,potrebbe metterne in difficoltà – se nonprecludere del tutto – la definitivaapprovazione consigliare prima dellascadenza della legislatura. Infatti l’averenfatizzato, da parte della Giuntaregionale, il contenuto “innovativo”della Lr 20/2009 (soprattutto inrelazione al possibile superamentodell’attuale situazione di crisi) hacostituito elemento di “interferenza”rispetto all’approvazione della riforma.Nonostante nella seduta del 13 ottobre2009 il Consiglio regionale abbiaformalmente avviato (con losvolgimento della relazione diaccompagnamento) il dibattito in aulaper l’approvazione della riformapiemontese, i lavori non procedono e lapolitica regionale sembra muoversi trala voglia di governare in manieracoordinata il tutto e il ricorso ad una“straordinarietà marginale” per superarelo stallo esistente tra i bisogni dellatutela e i desideri dello sviluppo.

*Presidente Inu Piemonte e VdA.

principali riforme nazionali (a partiredalla legge 142/90), la RegionePiemonte – dopo un periodo di stallolegislativo all’interno del quale ha peròapprovato la Lr 1/2007 che introduce, infase sperimentale, le conferenze dipianificazione quali strumenti atti asuperare le attuali procedure diformazione e approvazione dei pianilocali – sta cercando di recuperare il suoritardo con la predisposizione di unalegge di riforma che tende a essere giàadeguata, per lo meno nello spirito, allariforma nazionale in atto.E’ opportuno però ricordare come ilPiemonte, nel momento di avvio dellapropria riforma, avesse come riferimentonazionale il testo predisposto dall’on.Mariani (PdL n. 2319/07 della XVa

legislatura, testo che rappresentava ilriferimento per la maggioranza digoverno, maggioranza omologa a quellapiemontese). Il cambio di maggioranzagovernativa ha prodotto, nei fatti, unapossibile conflittualità tra la riformanazionale e i contenuti della propostaregionale.La nuova legislatura nazionale (la XVIa)si è aperta con la riproposizione dei testigià depositati nella precedente (leproposte dell’on Mariani n. 329/08 edell’on. Lupi n. 438/08), ma il dibattitoparlamentare non sembra interessatoalla conclusione dell’iter perl’approvazione della riforma. Taleelemento non comporta alcun problemaall’approvazione della legge di riformapiemontese, ma potrebbe limitarnealcuni effetti per mancanza dellenormative nazionali di riferimento.Rispetto al complessivo panoramanazionale il Piemonte rischia di trovarsi,nei suoi ritardi, avvantaggiato rispettoalla necessità di mettersi al passo con itemi sia della riforma costituzionale, siadelle nuove ed emergenti attenzionidisciplinari.A fronte dei ritardi nazionali (e inpresenza di normative di “emergenza”per il rilancio del settore edilizio allequali la Regione Piemonte ha rispostocon la Lr 20 approvata il 14 luglio 2009ed avente per oggetto “Snellimento delleprocedure in materia di edilizia edurbanistica”) la predisposizione di nuovenormative regionali può rappresentarel’elemento importante per giungere aun’effettiva riforma della materia.

(Regione, Province e Comuni) così comealtri soggetti interessati (quali ilDipartimento Interateneo Territorio delPolitecnico e Università di Torino)hanno portato avanti – sia nei pannellipresentati, sia nei successivi dibattiti –una forte attenzione ai temi dellariforma alla quale il Piemonte arrivacon qualche ritardo (seppure in parteattutito da alcuni interventi legislativi disperimentazione di nuove procedure perla redazione e l’approvazione deglistrumenti di governo del territorio).Proprio questi elementi hannoconsentito una visione innovativa deglistrumenti di governo che si stannoadoperando per superare una meravisione burocratica (fondata sulcontrollo amministrativo e gerarchico)per giungere a una forma, attualmentein fase di sperimentazione, basata sullacooperazione istituzionale che precludea una vera e propria azione digovernance locale, elemento centraledella futura riforma regionale.

I temi del dibattito e la riformaregionale

Come si può facilmente intendere lacentralità dell’attuale dibattito nellarealtà piemontese, proprio per lapeculiarità del momento, riguarda lariforma che si porta appresso una seriedi elementi tecnici e disciplinari cheinteragiscono con l’azione di governodegli enti competenti in materia.Entrando nel merito, seppure in manierasintetica, dei temi della riforma si puòaffermare che il Ddl piemontese sicolloca all’interno di un quadronazionale in forte evoluzione, macaratterizzato da alcuni e ben definitipunti certi; si tratta della condivisionedi alcuni principi fondamentali quali:- lo sdoppiamento della strumentazionedi piano;- il riconoscimento della pluralità nellediverse azioni di governo del territorio;- la redazione dei piani attraverso ilmetodo della copianificazioneistituzionale;- il coordinamento degli strumenti e deiloro contenuti attraverso lacooperazione tra i soggetti competenti.La situazione politica e istituzionale, alivello nazionale, si presenta alquantoframmentata: a fronte di alcune regioniche hanno già legiferato a seguito delle

Info

13

04 (229) 16-02-2010 16:23 Pagina 13

Page 14: UI229

Info

14

assoluta dalla proprietà.Per nuovo piano la Rassegna toscanaha inteso progetto di città e diterritorio, del quale si è detto che:- si libera dei confini amministrativi; - si occupa di policentrismo urbano; - assume connotati strategici echiama progetti di sviluppo; - non si preoccupa di pre-vedere madi incidere e aggregare; - depotenzia i parametri numerici edesalta le prestazioni qualitative; - ribalta le gerarchie tradizionali e sifa forza sulla processualità e sullacoerenza; - reinventa la dimensione pubblica esi rivolge alle comunità; - restituisce autorevolezzaall’urbanistica, che torna a occuparsidi progetto urbano e architettonico,di spazi pubblici, di funzionalità ebellezza della città;- rifonda le regole per gli interventiin territorio rurale, affrontando lasfida della valorizzazione delpaesaggio, facendosi carico delpatrimonio esistente sul territorio alfine di percorrere traiettorie originaliper lo sviluppo.Non si è mancato di indicare i rischi,che rendono inefficace il nuovopiano:- l’autoreferenzialità tecnica- la cacofonia multidisciplinare- la settorializzazione delle politiche- l’appiattimento burocratico- il progressivo aumento dei tempi- l’inefficienza del rapporto pubblico-pubblico, che in altri termini si puòdefinire incoerenza della pubblicaamministrazione- l’assenza di classe imprenditorialeinnovatrice

Si è anche voluto sottolineare che, senon mancano i nuovi attrezzi delmestiere quali:- il piano pubblico, forte delle suecapacità di esprimersi in formestrutturali e forme operative distinte, - la collaborazione e la cooperazioneinter-istituzionale,- il partenariato pubblico e privato,incardinato in scenari dellapianificazione e promosso da agiliregole operative, - la partecipazione, - la governance,

ToscanaDire e fareSilvia Viviani*

città e del territorio, siano comuninell’intero Paese, ci si è mossi dalnuovo piano, tema lanciato dal XXVICongresso di Ancona, e, guardandoverso il XXVII Congresso di Livorno,si sono affrontate esperienzecomplesse di governo del territoriotoscano. Si è cercato di evitarel’autoreferenzialità disciplinare,piuttosto curando di rintracciarepratiche di buon governo della città edel territorio, cenni di rinnovataforza politica, segnali di miglioricapacità imprenditoriali e di qualitàdegli interventi. Nel nuovo piano siriconosce molto del pensiero sullasocietà contemporanea: in definitiva,aver stabilito di agire tramite unprocesso e non un atto unico, nelquale fissati i parametri dellasostenibilità e la strategia di sviluppo,si affida ai progetti pubblici e privatila libertà di proporsi in un quadroconcertato di regole, corrisponde allanecessità di darsi una base condivisadi valori e di diritti, che permetta lalibertà degli interessi e delleiniziative. Libertà, che, com’è noto,abbisogna di regole perché ognunoabbia l’opportunità a pari condizionidi sviluppare progetti. Peraltro è soloin questo senso che alla riformaurbanistica si può assegnare forzaoperativa, sul territorio, percontribuire ad ammodernare il Paesee promuovere impresa, qualità,benessere, sicurezza, comeresponsabilità comuni a qualunqueprogetto pubblico o privato,capovolgendo la vecchia logica ditrar profitto in chiave individuale e

La Rassegna urbanistica Inu Toscanasi è svolta a Firenze dal 28 al 30ottobre 2009, nell’ambito delDire&Fare, rassegna della pubblicaamministrazione. Sul tema mettere inopera il nuovo piano, e con le parolechiave tempo-progetto-gestione, si èriflettuto intorno a progetti di città edi territorio, che mettono alla prova inuovi strumenti, l’efficienza delrapporto pubblico-pubblico el’efficacia del rapporto pubblico-privato.Sulle istanze culturali che hannovisto Inu attore nella riformaurbanistica diffusa nelle diverserealtà regionali, e ostinato promotoredella riforma nazionale, affinchèdiritti e princìpi, strumenti e finalità,a garanzia del corretto sviluppo delle

Le Rur dell’Inu tra aspetti comuni e specificità

04 (229) 16-02-2010 16:23 Pagina 14

Page 15: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

- tavola rotonda su l’attuazione delcodice del paesaggio.In apertura della RUR toscana, è statopresentato il Congresso nazionale Inu“Livorno 2010”, con la presenza diFederico Oliva, Presidente Inu, BrunoPicchi, Assessore all’urbanistica delComune di Livorno, Riccardo Conti,Assessore al territorio e alleinfrastrutture della Regione Toscana,Giuseppe De Luca e Silvia Viviani(Inu Toscana).

* Presidente Inu Toscana.

Il nuovo pianoMassimo Morisi*

Il “nuovo piano” è il tema di unariflessione professionale, accademica,istituzionale e politica checontrassegna la vitalità culturale e lostesso impegno dell’Inu da moltianni. Anzi, da sempre. Perché neesprime in sé il modo peculiare concui l’Istituto guarda il mondo e cercadi trarne lezioni utili a un governoefficace del territorio, specie in paesicome il nostro, ove un simileesercizio è sempre stato irto di grandislanci intellettuali, apprezzabiliintenti politici, mediocri realizzazioni,lodevoli eccellenze e ragguardevolifallimenti. Un Paese non connotatoda quell’aurea medietas che fa dellanormalità del buon governo il timbrocorrente di una nazione, consapevoledella sua enorme ricchezzaterritoriale e capace di interpretare idilemmi, i bisogni e le opportunitàdella modernità. Per questo, da unlato il “piano” è nello stesso Dnadell’Inu e della sua concezionedell’urbanistica come parte costitutivadi un governo pubblico e in pubblicodel territorio e della intrinsecapoliticità delle scelte che locompongono. Dall’altro, il “piano” èla stessa finestra attraverso cuiosservare le dinamiche sociali,economiche e culturali che investonoun territorio. E come tale vieneconcepito dall’Inu. Il piano, cioè,quale strumentario non sostituibile daaltre forme di governo purché accetti

- Parco della Piana: il progetto, lapartecipazione, la carta dellefunzioni, i 5 progetti per l’aeroporto;- Parchi Apea: riqualificazione diimpresa e perequazione territoriale.La costa: da terra di conquista aterritorio della modernizzazione edella qualità - infrastrutture,capacità produttive, nuovi paesaggi- la piattaforma logistica costiera coninterpretazione territoriale deiprogetti infrastrutturali (progetti dinavigabilità, Navicelli, porto diLivorno, connessione con Pisa);- la porta Nord della Toscana (MassaCarrara, porto turistico e portocommerciale, Marmi e macchine,integrazione retroporto / colonie);- la nautica: Piombino (variante peril sistema della nautica) ePortoferraio (varianti);- il protocollo per la nautica elbana;la Costa d’Argento e il Porto diTalamone.Il paesaggio, il turismo e la ruralità:progetti di integrazione e rispettodelle regole- Montaione-Castelfalfi: lasperimentazione di un nuovo modelloin un comune solo collinare;- Castagneto Carducci: dalla collinaal mare un unico progetto di sviluppoche unisce impresa, territorio epaesaggio;- i territori del tufo: le nuovecapacità del coordinamento.Programmi straordinari epianificazione, integrazione dellepolitiche pubbliche- Piuss: i progetti di città dei Comunitoscani.Presentazioni- una nuova fase di re-industrializzazione inToscana/attrazione di investimenti eriqualificazione delle localizzazionipresenti;- Piuss, tempi progetti gestione;- edilizia straordinaria/urbanisticaordinaria: stato dell’arte e iniziativedei Comuni;- progetto urbano e paesaggi di città:presentazione della ricerca suiRegolamenti Urbanistici comunali –Inu/Università di Camerino/Scuolasuperiore Sant’Anna/UniFi/UniRoma - presentazione del libro di GianniBiondillo, Metropoli per principianti;

- la valutazione, - gli avvisi pubblici, - la perequazione territoriale e laperequazione urbanistica, - il comparto urbanistico, la cultura, unica base solida perl’innovazione, è debole; pertanto, sedi nuovo piano vogliamo parlare,bisogna affrontare questioni come laformazione, l’aggiornamento, laprofessionalità.Peraltro, chi ancora sostienel’importanza del piano si incamminain una faticosa via riformista, lungidalle nostalgie, intrisa dicontemporaneità, che richiede uncomplesso insieme di attività neltraghettamento del meglio dei sapericonsolidati, nella sperimentazione dibuone pratiche innovative e nelcontrasto alle inerzie –burocratiche,tecniche, amministrative,professionali - che tendono arinominare vecchie abitudini e prassi,ad arroccarsi nel controllo, a perdersinelle procedure. Certo un pianodavvero nuovo, la capacità didelineare strategie e perseguire undisegno politico di governo, allaquale sia di supporto una serie di attia tempo, in cui pubblico e privatodevono trovare anche la chiave –nuova nei processi di pianificazione –della fattibilità. Una garanzia difattibilità, di impegno reciproco, cherenda solidi processi di trasparenza econcorrenza, che renda possibilibilanci complessi di tipo sociale edeconomico, ambientale ed ecologico.Nuovo piano – allora - comepiattaforma pubblica a garanzia diuna filiera di progetti pubblici eprivati, scenario che rinnova ruolisoggetti pubblici e privati e modalitàdi intervento, ove la flessibilità possaessere gestibile, la trasparenza e lacompetitività diventino praticheordinarie e la qualità assumaconnotati di concretezza.Su tali assunti, durante i tre giornidella RUR toscana, tramitel’esposizione di pannelli, lanavigazione in postazioni interattive,la proiezione di video e slides shows,in tavole rotonde e dialoghi, si èdiscusso di:Città: aggregazioni urbane per attuareprogetti

Info

15

04 (229) 16-02-2010 16:23 Pagina 15

Page 16: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

problemi da affrontare o degliobiettivi da perseguire così come sisaranno venuti ridefinendo eriproponendo in attesa di quellatardiva decisione.Progetto: perché abbiamo, specie inToscana ma in tante altre partid’Italia, un territorio ricco di piani edi regole ma che devono oggialimentare coraggiosi investimentiinnovativi nei quali, come prescrive ilPiano paesaggistico della Toscana, laqualità del paesaggio - dentro e fuorile mura delle nostre città - sia ilpromotore preventivo e non laconseguenza eventuale o il corollariomitigatore dello sviluppo. Ma ilprogetto deve sapere interpretare concoerente e avveduta creatività lescelte del piano, coniugandoprudenza, cultura, tecnologia ebisogno di innovazione: soprattuttodove e quando gli stereotipi delleimmagini e delle consuetudiniterritoriali alimentano il multiversoegoismo delle rendite di posizione,costituiscono uno dei voltiemblematici di società chiuse estagnanti, e impediscono il prodursidi nuova memoria e nuove affettivitàterritoriali, a loro volta interpreti deldivenire della cittadinanza e delle sueaspettative. Gestione, perché la migliorepianificazione urbanistica “crolla” difronte alla routine del giorno pergiorno che non ne esprima i valori ele coerenze. È un nodo tantoorganizzativo quanto culturale e cheinveste tutta la imprenditoria oltreche le amministrazioni locali. E cherichiama il bisogno di un’azioneamministrativa e professionaleevoluta e responsabile, che ragionaquotidianamente in funzione dellungo termine, che ha il senso dellamanutenzione tecnicamente etecnologicamente aggiornata cosìcome della qualità produttiva eapplicativa dei materiali. Ed èquestione anche legata afondamentali inadempienze dellegislatore nazionale (...sulla fiscalità,sulla perequazione, sulla tutela e ladisciplina del privato possedere e delprivato investire) su cui l’Inu intenderinnovare la propria attività disensibilizzazione e di pressione con

nell’esercizio materiale del pianificarecosì come del valutare;- a ribaltare le gerarchie tradizionali(nella cultura locale e nazionale, cosìcome entro e fra i gruppi sociali e lepotenzialità di cui sono portatori) e afar leva sulla processualità dellacostruzione delle decisioni e dellepolitiche pubbliche, oltre che sullacoerenza interna ed esterna tra leloro premesse e i criteri di scelta. Un piano nuovo, in una parola,perché capace di reinventare ladimensione trasparente del dibattitopubblico, e ridefinire le responsabilitàsoggettive e collettive, insieme aquelle amministrative, tecniche eimprenditoriali, tanto verso lecomunità locali quanto nei confrontidei mondi più vasti in cui quellestesse comunità iscrivono edispiegano le proprie energie. Unpiano nuovo perché restituisceautorevolezza all’urbanistica, torna aoccuparsi di progetto urbano earchitettonico, di spazi pubblici, difunzionalità e bellezza della città erifonda le regole per gli interventi interritorio rurale, affrontando la sfidadella valorizzazione del paesaggio,facendosi carico del patrimonioesistente sul territorio al fine dipercorrere traiettorie originali per losviluppo.Tutto questo ci sembra riassumibilein tre parole chiave, cui orientare lariflessione sul nuovo governopianificato del territorio: tempo,progetto, gestione.Tempo: la formazione delle decisionisul se e sul come innovare e curare ilvalore delle risorse territoriali è -nella media nazionale - troppocomplicata per essere capace diintercettare e di orientare ledinamiche spontanee che investono lenostre città e i nostri paesaggi. E seservono piani che esprimano ilprimato pubblico del governopolitico, è anche vero quanto ciinsegna la giustizia italiana:qualunque sentenza è ingiusta setardiva. E soprattutto, qualunqueprogetto, se figlio di processidecisionali troppo longevi, esprimeràsoluzioni sempre subottimali se nonmediocri, cioè di qualità ed efficaciasempre inferiori alle necessità dei

e promuova di sé quel costanteaggiornamento che solo può renderlouna grande e vitale categoriaculturale (ove stato di diritto equalità democratica trovano organicaconnessione) e una utile ed efficacetecnologia per analizzare, conoscere,prevedere, decidere.Ebbene, oggi la “città”, quale che siala sua conformazione fisica e qualiche siano le sue relazioni con tuttociò che ne costituisce il contesto“periferico” in cui si iscrivono le suecentralità, sta vivendo un cambiod’epoca che investe la sua stessacapacità di proporsi come spaziopolitico organizzato ove trovinovitale ospitalità i suoi polimetropolitani, le sue connessionitranslocali (fisiche e immateriali), laturbinose incertezze che investono iprincipi e le pratiche di unacittadinanza condivisa, le opportunitàdi nuove modalità di accoglienza,attrattività, e capacità competitive,così come i fabbisogni di nuove ecreative solidarietà transregionali e aun tempo di vicinato e di comunità.È in questa prospettiva che il pianopubblico diventa la leva trasversaledi nuove politiche pubbliche chetrovino la propria matrice analitica,valutatoria e argomentativa in unpianificare che cerca nelle sfide enelle agende dei nostri tempi leragioni per una propria capacità dipilotare l’ingresso della città e delsuo paesaggio sociale e urbano nelfuturo. Per riuscirvi, il piano èchiamato:- a liberarsi dei confiniamministrativi come proprioorizzonte prospettico e a occuparsi dipolicentrismo urbano;- ad assumere connotati strategici e astimolare e ad attrarre progetti -privati e pubblici - accomunati dauna qualità propositiva e realizzativacalibrata sui reali talenti della città;- a non preoccuparsi di pre-vederema di incidere sulla realtàpreesistente, secondo visioni e disegnicoerenti, aggregando in ciòintelligenze, risorse, innovazioni,ponderazioni dei rischi, criteri digiudizio e obiettivi condivisi;- a depotenziare i parametri numericie a esaltare le prestazioni qualitative

Info

16

04 (229) 16-02-2010 16:23 Pagina 16

Page 17: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

opportune proposte tecniche,elaborando allo scopo le miglioriesperienze che si vannosperimentando in quelle materie nelgoverno locale sia in Italia chealtrove.Può darsi che, per l’ennesima volta,come è spesso capitato anche ai piùostinati discepoli di Adriano Olivettie Giovanni Astengo (che l’Inu hasempre inteso rappresentare eraccogliere attorno a sé) il lavoro incui siamo impegnati e che vogliamoproporre all’attenzione della culturacivica, politica e tecnica del nostroPaese, si riveli un esercizio foriero diinsoddisfazioni. Ma riteniamo chesoprattutto chiunque abbia unaqualche responsabilità di governo edi pubblica amministrazione, ealtrettanto responsabilmente la vogliaesercitare, debba prendere finalmentesul serio questo nuovo e ulterioreimpegno dell’Inu.

*Garante della comunicazione per il governo delterritorio nella regione Toscana.

Info

17

LA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA IN APPLICAZIONE DEL D.LGS. 4/2008: METODOLOGIE, STRUMENTI OPERATIVI E RICADUTE NELLE PROCEDURE NORMATIVE

CON RIFERIMENTO ALLA REGIONE CAMPANIANapoli, 18 marzo 2010

Cura Scientifica: Maria Cerreta, Pasquale De Toro, Alessandra Fidanza

La Valutazione Ambientale Strategica (VAS) si applica a tutti i piani e programmi elaborati per isettori agricolo, forestale, della pesca, energetico, industriale, dei trasporti, della gestione deirifiuti e delle acque, delle telecomunicazioni, turistico, della pianificazione territoriale o delladestinazione dei suoli, e che definiscono il quadro di riferimento per l’autorizzazione dei proget-ti elencati negli allegati I e II della direttiva 85/337/CEE, inoltre per tutti gli altri piani per i qualisi ritiene necessaria una valutazione ai sensi degli articoli 6 e 7 della direttiva 92/43/CEE.

Il corso si propone di dare una risposta alle domande più frequenti sulla VAS, fornendo a tecni-ci delle Amministrazioni e Professionisti del settore della pianificazione gli strumenti operativiper applicare correttamente la procedura di VAS, con un particolare approfondimento alle pro-cedure specifiche della Regione Campania ed ai riferimenti del D.Lgs. 4/2008.Attraverso l’illustrazione di casi di studio, i partecipanti al corso saranno in grado di svilupparele competenze pratiche per gestire il percorso di VAS, per approfondirne gli aspetti metodologi-ci ed i contenuti tecnici.

PROGRAMMA

ore 9,00 saluti e introduzione al corso Alessandra Fidanza, MariaCerreta, Pasquale De Toro

ore 9,10 Pianificazione sostenibile: ilruolo della VASLuigi Fusco Girard

ore 9,45 Il quadro normativo nazionaleed europeo, best practices inter-nazionaliAlessandra Fidanza Domande ai relatori

ore 10,45 coffee breakore 11,00 Il quadro normativo regionale in

CampaniaVincenzo RussoDomande al relatore

ore 12,00 Procedure e metodologie per laVAS dei Piani UrbanisticiComunali (PUC)Antonio RisiDomande al relatore

ore 13,00 buffet

ore 13,45 La VAS per i piani comunali diterritori delicati e di pregio: icasi Amalfi e Cetara Loreto ColomboDomande al relatore

ore 14,45 Problematiche nell’esperienzadella VAS in Puglia Alessandro Bonifazi, Carmelo M.TorreDomande ai relatori

ore 15,45 Il processo di VAS: approcci,strumenti, sperimentazioniPasquale De ToroDomande ai relatori

ore 16,45 Un nuovo ruolo della VAS neiprocessi di pianificazioneRoberto Gerundo, MarcellaReboraDomande ai relatori

ore 17,45 Conclusioni Alessandra Fidanza

04 (229) 16-02-2010 16:23 Pagina 17

Page 18: UI229

Info

18

pianificazione è rappresentata dallediverse leggi regionali e dalle esperienzedi pianificazione operativa maturate alloro interno. In questo panorama, laprima edizione della RuR calabreseassume un significato particolare:testimonia e fotografa l’inizio(lungamente atteso) di un organicoprocesso di governo del territorio che sisostituisce alla pianificazione episodica(quando non totalmente assente) che hacaratterizzato la storia regionale. Aseguito dell’entrata a pieno regime dellaLur del 2002, si stanno infatti redigendocontemporaneamente il QuadroTerritoriale regionale, i Piani Territorialidi coordinamento provinciale, numerosiPiani strutturali comunali, mentre si èappena conclusa una ricca esperienza dipianificazione strategica.L’attuale vivacità del panoramaurbanistico regionale trova conferma nelprimo dato significativo emerso dallarassegna: la “voglia di pianificazione”;appare cioè diffusa la consapevolezza ditrovarsi di fronte ad un turning point,l’ultima occasione, forse, per assumere leredini del governo del territorio. Talebisogno è testimoniato ad esempio dallastraordinaria (per numero e qualità)partecipazione degli amministratoripubblici ai momenti di dibattito dellarassegna. Per troppi anni, infatti, lapolitica ha svolto il ruolo di “convitatodi pietra”, brillando per assenza o per uncoinvolgimento di maniera. Al contrario,appare oggi evidente la concreta volontàdi avere un ruolo “attivo” e propositivo,di assumersi le proprie responsabilità diguida ed indirizzo per lo sviluppoterritoriale. Ancora, la volontà dimisurarsi concretamente e attraverso lapratica operativa con i problemi delterritorio, emerge dal desiderio, espressodalla quasi totalità degli intervenuti, disuperare i limiti della attuale leggeurbanistica. Si ritiene cioè più utileapplicare nel modo migliore la legge cheesiste, piuttosto che avvilupparsi inestenuanti riflessioni sulle infinitepossibilità di emendarla.

I temi trattati

Gli incontri che hanno accompagnato larassegna hanno affrontato alcuni temicentrali su cui la sezione ha ritenutonecessario uno specifico focus.Il seminario “Città, province e aree

CalabriaNuovi scenari della pianificazioneFranco Rossi*

prospettive e sulle criticità operativedella disciplina. Attraverso la forma dellatavola rotonda “aperta” sono stati messia confronto i diversi protagonisti della“nuova stagione” della pianificazione(amministratori regionali, provinciali ecomunali, presidenti dei Parchi,professionisti/progettisti) sui temi dellosviluppo locale, della competitività traterritori, della valorizzazionedell’ambiente e del paesaggio.

Perché una Rur in Calabria?

In un momento in cui la legge nazionalesui “principi generali del governo delterritorio” subisce periodici ritorni difiamma e bruschi rallentamenti(nonostante le iniziative messe in campodall’Inu), la “nuova stagione” della

Dal 23 al 27 novembre 2009 si è svoltala prima Rassegna Urbanistica Regionaledella Calabria “Nuovi scenari dellapianificazione”. La rassegna ha avutocarattere itinerante (inaugurazione aRossano, giornate centrali conesposizione a Catanzaro, conclusione aReggio Calabria) con l’evidente obiettivodi coinvolgere nella maniera più ampiapossibile l’intero territorio regionale.All’esposizione hanno aderito 22 soggettidiversi tra amministrazioni, enti,associazioni, consorzi pubblici e privatiin rappresentanza di tutte le provincecalabresi, per un totale di circa 80pannelli in mostra. La rassegna, oltre arappresentare lo stato dell’arte dellapianificazione nella regione, è stataanche occasione per incontri diapprofondimento e dibattito sulle

Le Rur dell’Inu tra aspetti comuni e specificità

04 (229) 16-02-2010 16:23 Pagina 18

Page 19: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

situazione, la posizione ambigua che glienti sovraordinati hanno assunto,all’interno dei rispettivi strumenti dipianificazione, nei confronti dei pianistrategici elaborati dai diversi enti locali.I risultati ottenuti attraverso il ricorso atali forme di pianificazione strategica intermini di costruzione di scenaricondivisi, definizione di obiettivi disviluppo territoriale, ed individuazione diazioni progettuali rischia di essereinficiato dalla mancata corrispondenzacon le politiche territoriali previste dalQtr o dai Ptcp. Infine, se pure apparepresto per un bilancio in tal senso, vistoche la quasi totalità dei piani strutturalicomunali non è ancora giunta acompimento, appare utile spronare aduna maggiore azione riformistaall’interno di tali piani. La sceltaconservativa della Legge urbanistica direndere facoltativo il Piano operativotemporale (giustificata in parte dallaridotta dimensione dei comuni calabresi)non va intesa come un invito a rifugiarsiin forme tradizionali di pianificazione(piani regolatori rinominati). Rinunciarealla pianificazione operativa significarinunciare in buon parte allaperequazione urbanistica che dovrebbeconsentire di distribuire le volumetrie inbase alla specificità e sostenibilitàurbanistica dei diversi contesti urbani,separando la definizione delle scelteprogrammatorie dall’attribuzione deidiritti edificatori. La scelta perequativafavorisce la costruzione della cittàpubblica, delle piazze, dei servizi,dell’housing sociale; in altri termini sitratta di una pratica per ricercare laqualità dello spazio urbano, che non puòessere rifiutata a priori. Un bilancio finale non può che nonporre l’accento sull’importanza di questafase “seminale” della pianificazione inCalabria e sulla necessità chel’entusiasmo che oggi si registra non siaffievolisca e che le aspettative ripostenon vengano disattese dagli esiti. A talfine risulta necessario continuare erafforzare l’azione di monitoraggio delleesperienze in corso, inaugurata con laprima edizione della rassegna urbanisticaregionale.Il presente contributo si è avvalso dellacollaborazione di diversi membri delDirettivo della Sezione Calabria.

* Presidente Inu Calabria.

effettuate altrove, senza un realeprocesso di coinvolgimento nelle diversefasi di definizione dei problemi,selezione degli obiettivi, individuazionedelle azioni. Pesa su questo ritardo,probabilmente la mancanza di unachiara definizione delle attività dacondurre all’interno dei laboratori dipartecipazione (previsti ma non megliospecificati dalla legge) e delleprofessionalità necessarie alla lorocostruzione.L’integrazione della Valutazioneambientale strategica all’interno deiprocessi ordinari di pianificazione nonsembra ancora perfettamente compiuto,sia dal punto di vista procedurale(aspetto su cui pesa la differentetempistica prevista dalle disposizioni dilegge per Vas e Psc) sia dal punto divista dei contenuti (rispetto ai quali siriscontra la tendenza a mantenereseparati il momento della proposta dipiano da quello della valutazione, cheviene perciò ricondotta ad unaformulazione ex post).Il tema del Consumo di suolo, al di làdelle inevitabili dichiarazioni d’intentiche concordano sulla necessità di ridurlosenza eccezioni, si propone allapianificazione di area vasta comequestione determinante, non affrontabileattraverso il ricorso univoco allostrumento del vincolo (storicamentedimostratosi inefficace). Esemplare in talsenso è la polemica che vedecontrapposta la regione e i comuni,rispetto alla protezione delle fascecostiere, prevista dal Qtr. L’impressione èche il problema non sia tanto quello distabilire un numero (300, 500, 700, mt divincolo) ma di riflettere su modalitàinnovative di gestione della risorsaterritorio.La questione dei Rapporti tra i diversienti responsabili del governo delterritorio è centrale per garantire ilcorretto funzionamento del sistema dipianificazione immaginato dalla Lur.Dalle esperienze in corso emerge ilpermanere di situazioni di conflitto tra leindicazioni dei piani di scala provincialee quelli di livello locale, con unamalcelata “insofferenza” da parte diquest’ultimo livello nei confronti di unatteggiamento ritenuto “prevaricatore” e“invadente” da parte della provincia.Non contribuisce a migliorare tale

metropolitane” si è concentrato suisistemi urbani regionali, elementoportante della strategia proposta dal Qtr.Gli interventi hanno illustrato leesperienze di pianificazione avviate nellecittà-conurbazioni calabresi (l’areametropolitana di Reggio Calabria, laconurbazione Cosenza-Rende, la cittàdell’istmo Catanzaro-Lamezia), mettendoin evidenza i primi esiti e le principaliproblematiche scaturite dalla praticaoperativa. Successivamente nell’incontrodal titolo “La strumentazione urbanisticadella Lur 19/02” sono stati affrontatialcuni aspetti specifici del governo delterritorio: la valutazione del rischioidrogeologico, la pianificazione dellearee protette, la perequazione. Ladiscussione ha evidenziato lapreoccupazione per la vulnerabilità delterritorio calabrese ed espresso lanecessità di svolgere una capillare azionedi monitoraggio, anche sfruttandol’occasione fornita dalla contemporanearedazione di numerosi strumentiurbanistici comunali. Un momentoestremamente significativo è stato,infine, lo spazio riservato alleassociazioni: il ruolo delle associazioninello stimolare una più ampiapartecipazione al dibattitosull’urbanistica è fondamentale affinchéalcuni nuovi strumenti di confronto (leconferenze di pianificazione inparticolare) non restino scatole vuote,prive di qualsiasi incidenza sulledecisioni di pianificazione.

Le questioni emerse

Tra i numerosi spunti di riflessioneforniti tanto dalle esperienze in mostra,quanto dai seminari e dalle tavolerotonde, alcuni riguardano questionichiave su cui vale la pena soffermarsibrevementeLa Conferenza di pianificazione,momento chiave nella formazione dellostrumento urbanistico nelle intenzionidel legislatore, stenta ad assumere taleruolo, tramutandosi spesso in sempliceadempimento procedurale (specie nelcaso dei piani comunali) incapace difornire qualsiasi contributo al processodi costruzione del Piano. Più in generale,il concetto di partecipazione non sembradel tutto penetrato nella prassi operativa,riducendosi perlopiù ad una genericaacquisizione di consenso su scelte

Info

19

04 (229) 16-02-2010 16:23 Pagina 19

Page 20: UI229

Info

20

una evoluzione tanto del livelloregionale che di quello provinciale2.Per quanto concerne i piani comunali,il convegno di Todi “I nuovi pianiregolatori in Umbria dopo la Lr 31/97.Le prime esperienze” tenuto nel 2003,accanto al monitoraggio svolto per ilrapporto sullo stato dellapianificazione in Umbria dello stessoanno, ha fatto emergere la necessitàdi una ulteriore evoluzione dellanormativa in materia, in quanto la Lr31/97 aveva generato piani strutturalitroppo simili ai vecchi PRG con lerigidità e le difficoltà del piano ditradizione.Occorre dare atto alla Regione di avercolto le ragioni della necessità di unarevisione delle legislazione urbanisticatutto sommato giovane e di averprodotto due leggi, la Lr 11/2005 sullapianificazione comunale e la recente Lr13/2009, sulla pianificazione d’areavasta, che costituiscono, secondo lasezione Umbria dell’INU, unaevoluzione positiva del quadronormativo ed un riferimento utile per inuovi piani. Un riferimento utile ècomposto anche dalla nuova leggeregionale 12/2008 sui centri storici. La Rassegna urbanistica regionale, cheha l’obiettivo di fare un bilancio delgoverno del territorio negli ultimianni, non lancia quindi ipotesi diriforme del quadro normativo adeccezione di una necessariaintegrazione. Quello di una legge sullaperequazione urbanistica che consentadi applicare al meglio tanto i principidella Lr 11/2005 che quelli della Lr12/2008 sui centri storici. Con questa necessaria integrazione viè secondo, la sezione Umbria, unquadro normativo di riferimentosoddisfacente che va sperimentato.Occorre elaborare i nuovi piani egestire quelli esistenti sapendoutilizzare con perizia le opportunitàdelle nuove norme. I nuovi piani, inparticolari quelli di competenzaregionale e provinciale, potranno averesuccesso soltanto con una fortecooperazione tra enti, e con unsignificativo coordinamento all’internodegli stessi enti. I convegni della rassegna urbanistica,in particolare il convegno di Perugiadal titolo “Rapporto pubblico-privato

UmbriaQuanti piani, quali pianiFranco Marini*

1995, che regolamentava lapianificazione d’area vasta in un Pianourbanistico territoriale di competenzaregionale e nei Ptcp di scalaprovinciale; la Lr 31 del 1997, chenormava la pianificazione comunale,introducendo l’articolazione del Pianoin una parte strutturale ed in una parteoperativa.Un impianto normativo che l’INUUmbria aveva in parte criticato,lamentando una riproposizione dipiani a cascata ed una certa timidezzanel cogliere le innovazioni deldibattito in corso1.Non vi è dubbio tuttavia che le dueleggi abbiano inaugurato una nuovastagione pianificatoria a tutti i livelli:la Regione ha elaborato il nuovo Put,le due province i propri Ptcp, molticomuni hanno redatto nuovi piani. Negli anni abbiamo monitorato, comedetto, l’evoluzione della stagione siadei nuovi piani comunali che dei pianid’area vasta con ricerche e convegni.Da quelle esperienze concrete dipianificazione, che pur presentavanonotevoli elementi di interesse, èarrivata una sollecitazione amodificare l’apparato normativointrodotto negli anni ’90, percorreggere alcune criticità emerse nellaloro applicazione. In materia d’area vasta, come rilevatonel convegno di Perugia “La nuovapianificazione d’area vasta in Umbria.Verso la riforma della Lr 28/95”,organizzato da INU Umbria e Regionenel 2008, è emersa l’ormai inattualepresenza di due piani urbanistici discala territoriale, con la necessità di

In Umbria la III Rassegna urbanisticaregionale si tiene dopo oltre dieci annidalla II, organizzata nel 1998 aPerugia in coincidenza con ilCongresso nazionale. La Rassegna regionale si pone incontinuità con le iniziative svolte dallaSezione in questi anni, fa tesoro deirisultati di quegli incontri ed affrontanuove tematiche. La mostra si tiene aSpoleto, mentre i convegni, per darrisalto alla dimensione regionale dellainiziativa, sono organizzati neiprincipali centri umbri: Perugina,Spoleto, Foligno, Terni. Nel 1998, la Tegione aveva giàelaborato la prima generazione di leggidi riforma urbanistica: la Lr 28 del

Le Rur dell’Inu tra aspetti comuni e specificità

04 (229) 16-02-2010 16:23 Pagina 20

Page 21: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

Una timida presenza delpianoAlessandro Bruni*, Gabriele Ghiglioni*

L’esposizione della RassegnaUrbanistica Regionale è stata organiz-zata secondo due principali areetematiche:- la pianificazione territoriale e strate-gica;- la pianificazione e lo sviluppo loca-le.Le aree tematiche fanno riferimentoalla pianificazione e alla programma-zione promossa dalla Regione e dalleProvince e all’attività di pianificazio-ne e programmazione di sviluppolocale condotta, in linea generale,dalle Amministrazioni comunali. Da una prima lettura dei casi presen-tati è possibile formulare alcune con-siderazioni preliminari sulle esperien-ze condotte in questi ultimi diecianni.L’Amministrazione regionale, a testi-monianza di una lunga e consolidataesperienza in materia di pianificazioneterritoriale e paesaggistica, espone inRassegna un percorso evolutivo tecni-co e culturale maturato negli ultimianni. Le innovazioni più significative,portate in Rassegna, riguardano laPianificazione Strategica di livelloregionale, la PianificazionePaesaggistica, le politiche sulla rige-nerazione urbana e i centri storici. Dialtrettanto valore è l’esperienza dellaricostruzione post sismica, l’evoluzio-ne delle normative regionali in mate-ria di sostenibilità degli interventiedilizi e urbanistici, nonché delleleggi in materia edilizia urbanistica. Entrando maggiormente nel dettagliodei casi presentati dalla RegioneUmbria, assume un certo rilievo ilnuovo Piano paesaggistico regionale,in fase di pre-adozione da parte dellaGiunta regionale, e le prime elabora-zioni relative al Piano urbanisticostrategico territoriale. Esperienza, que-st’ultima, maturata in seguito ad unaprima sperimentazione condotta conla stesura del Disegno strategico terri-

In sintesi alcuni messaggi che vengonolanciati dalla Rassegna umbra:Vi è un apparato normativosoddisfacente. Non servono, comedetto in precedenza, nuove leggi; adeccezione di una legge sullaperequazione urbanistica che facilitil’applicazione di nuove tecniche comequella della compensazione e dellapremialità. Tale norma dovrebbefacilitare l’applicazione della nuovalegge sui centri storici e della Lr 11/05sui piani comunali. Finita la stagione delle riformenormative occorre redigere i nuovipiani, primi tra tutti il Pianourbanistico strategico territoriale e ilPiano paesistico, i nuovi Ptcp. Questipiani, perché abbiano efficacia, devonoessere elaborati con una fortecooperazione tra enti. Cooperazione traenti e coordinamento all’interno deglistessi enti; solo in questo modo potràavere efficacia uno strumento daicaratteri innovativi come il Pust. A livello regionale si ritiene necessariosuperare la frammentazione dellecompetenze in materia territoriale (oraarticolate in cinque assessorati), perandare verso un accorpamento delledeleghe in materia di urbanistica,trasporti, ambiente e paesaggio, chefaciliti una visione complessiva delgoverno del territorio in strettocoordinamento con altri assessorati dalla rassegna emerge il panorama diuna regione che pianifica e di entiinteressati a sperimentare nuovestrade. Tuttavia vista la complessitàdella disciplina, il peso che hanno leamministrazioni locali nella gestionedella città e del territorio, la tentazionedi “consumare” il suolo per impinguarele magre casse comunali, emerge conforza, in Umbria come nel resto delPaese, il tema della formazione inquesta materia tanto della politica chedegli apparati tecnici.

* Presidente INU Umbria

Note1. A tal proposito si veda “Le separatissimepianificazioni in Umbria”, Urbanistica-Informazioni181/2002.2. Si veda anche “La pianificazione d’area vasta nelleesperienze regionali”, ricerca commissionata allaSezione INU Umbria dalla Regione, in occasione delpercorso di riforma della Lr 28/95. Disponibile CD darichiedere alla Sezione INU Umbria.

nella riqualificazione urbana.Esperienze e prospettive” e quello diSpoleto su “Dimensione strategicadella pianificazione” intendono dareun contributo in tale direzione. Iconvegni di Foligno e Terni, invece,hanno un taglio più settoriale.La Rassegna, non poteva non trattareil tema della ricostruzione che hainteressato negli ultimi 12 anni buonaparte del territorio regionale. Ilmodello umbro della ricostruzione,centrato sul protagonismo degli entilocali con una forte regia dellaRegione, verrà messo a confronto conla ricostruzione in Abruzzo in cuisembra emergere un ruolo trainantedello Stato tramite la protezione civile.Il convegno di Foligno “Daiprogrammi integrati alla New town.Ricostruzioni dopo eventi sismici” siinserisce nell’ambito del contributo chel’INU nazionale sta apportando allaricostruzione in Abruzzo, che siarticola nella produzione di documenti,proposte, incontri seminariali.Il convegno di Terni su “Sistema delleinfrastrutture in Umbria nel contestonazionale ed europeo”, ponel’attenzione su un argomento dicentrale importanza di cui molto si èparlato sulla stampa e di rado inmaniera organica con l’apporto dispecialisti.I convegni, come detto, prendono lemosse da alcuni casi esposti nellamostra di Spoleto, che è il cuore dellarassegna regionale. La mostra èarticolata in due sezioni:Pianificazione territoriale e strategica;Pianificazione locale. Sono espostioltre 100 pannelli e diverse postazionivideo. Oltre alle amministrazionipubbliche, espongono gli ordiniprofessionali degli architetti, degliingegneri e degli agronomi e la facoltàdi ingegneria di Perugia. Questeadesioni gratificano particolarmente lanostra sezione perché premiano unlavoro di dialogo e di aperturaculturale verso altri saperi che è statopromosso negli ultimi anni. La notevole risposta degli enti, in unperiodo di difficoltà economica, sonola testimonianza di un sistema dellepubbliche amministrazioni chepianifica e che sperimenta nuovestrade.

Info

21

04 (229) 16-02-2010 16:23 Pagina 21

Page 22: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

pubblico-privato, su progettazioniintegrate e partecipate. Vi è inoltre unsegnale di novità manifestato dai casiesposti da molti Comuni, relativo allenuove esperienze di programmazionecomplessa, soprattutto applicata aicentri storici, dove si percepisce unprimo avvio di rigenerazione in chia-ve socio economica piuttosto cheesclusivamente edilizio-urbanistico. Dinotevole interesse anche le prime ela-borazioni dei Quadri strategici divalorizzazione, sempre in attuazionedella politica regionale sui centri sto-rici, nelle quali emerge una certa con-sapevolezza della necessità di integra-re risorse e politiche non esclusiva-mente urbanistiche. A questo proposi-to risulta interessante il caso presen-tato dal Comune di Città di Castello, eil caso sperimentale di Qsv intercomu-nale, per i Comuni di San Gemini,Acquasparta e Massa Martana. Un tema di evidente rilievo è assuntodall’esperienza del Comune di Perugiache presenta in rassegna quello delrapporto tra mobilità e centro storico,con caratteristiche di notevole interes-se, legate alla lunga esperienza inmateria di mobilità alternativa, masoprattutto in riferimento alla recenteesperienza del Minimetrò. Per quantoriguarda il rapporto tra programma-zione complessa e interventi di tipopartenariale pubblico-privato, esisteuna casistica importante, in cui larealtà di Terni emerge con l’interventodi C.so del Popolo e l’esperienza delComune di Deruta, che sperimenta perla prima volta in Umbria ilProgramma urbanistico, previsto dallaLr 11/2005, come modalità di realizza-zione di opere di urbanizzazionesecondarie a fronte di concessione didiritti edificatori. Sempre in materiadi riqualificazione urbana è offertauna interessante esposizione degliultimi Contratti di quartiere (Cq3),portati in rassegna da due piccoliComuni, Attigliano e Castel Ritaldi,che integrano la dotazione di ediliziaresidenziale sociale con interventi diinfrastrutturazione a supporto e riqua-lificazione dei rispettivi centri storici.In attuazione delle politiche sullaricostruzione post sisma, di grandeinteresse sono le realtà espresse dalComune di Foligno e dal Comune di

responsabilità, sanzioni e sanatoria inmateria edilizia (Lr 21/2004). I casi in rassegna esposti dallaRegione Umbria inoltre riguardano lepolitiche per le infrastrutture e lamobilità, la riqualificazione urbana, icentri storici, le politiche ambientali ele politiche per la ricostruzione postsismica.In merito a quanto enunciato risultasignificativa anche la presenza dellapianificazione paesaggistica e d’areavasta delle Province, di Perugia eTerni, che, negli anni, si sono cimen-tate nella formulazione di piani e pro-grammi a valenza paesaggistica e ter-ritoriale. Le Amministrazioni comunali, chehanno aderito alla Rassegna in manie-ra consistente, sia in termini quantita-tivi che qualitativi, esponendo unagrande varietà di casi, all’interno dellepossibilità offerte dalle aree tematichedefinite in sede di organizzazionedella rassegna. Si può cogliere unacerta continuità tra le politiche regio-nali e l’attuazione di tali politiche daparte dei Comuni, soprattutto perquanto riguarda le politiche per i cen-tri storici e in generale per la riquali-ficazione urbana. È presente una testi-monianza importante di un modo dioperare, ormai abbastanza consolida-to, che vede i Comuni elaborare pro-grammi in sinergia e in partenariato

toriale (Dst). Sperimentazione di unprimo tentativo per coniugare la pro-grammazione delle risorse economichecon il “territorio”. Sia il Piano paesag-gistico, che il Pust sono il frutto diuna precisa legislazione sul governodel territorio, rinnovata, presentataanch’essa in Rassegna, che supera ilmodello predisposto con la Lr 28/1995e che modifica in maniera sostanzialeil ruolo e la competenza della Regionein materia di governo del territorio.Altrettanto significativa è l’esposizio-ne dei casi relativi alle normative ealle leggi regionali, che offrono unquadro organico e sistematico sulpanorama della pianificazione territo-riale e paesaggistica (Lr 13/2009),della pianificazione urbanistica locale(Lr 11/2005), definendo l’articolazionedel Piano urbanistico generale inParte strutturale e in Parte operativa,anticipate dal Documento programma-tico, che rappresenta la componentestrategico programmatica del piano. Il panorama si conclude:- con le norme per l’attività edilizia(Lr 1/2004);- con le Norme per i centri storici (Lr12/2008) ovvero le norme per la rivi-talizzazione dei centri storici;- con le norme per la sostenibilitàambientale degli interventi urbanisticie edilizi (Lr 17/2008);- con le norme sulla vigilanza,

Info

22

04 (229) 16-02-2010 16:23 Pagina 22

Page 23: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

cative, sul tema della copianificazio-ne, della partecipazione, della collabo-razione e del supporto ai Comuni.Esiste inoltre una ricchezza diffusa dicasi locali, come già esposto, preva-lentemente legate ai programmi urba-ni complessi e in generale alle occa-sioni di progetti urbani. Un motivo diriflessione andrebbe condotto rispettoalla pianificazione urbanistica anche afronte di una legislazione molto avan-zata, nei confronti della quale, non viè un giusto equilibrio di piani realiz-zati o in via di realizzazione.

*Redazione Inu Umbria.

Infine il Comune di Spoleto espone ilPiano recentemente approvato, macostruito ai sensi della legge regionaleprecedente (Lr 31/97).Anche il tema del paesaggio e dellosviluppo locale trova spazio nell’espo-sizione, interpretato dal Comune diPerugia in collaborazione conL’Università degli Studi di Perugia,Facoltà di Ingegneria, attraverso unaesperienza di ricerca e alcune realiz-zazioni effettuate sul tema del paesag-gio del Tevere. Un’altra interpretazio-ne interessante è offerta dal Comunedi Torgiano, in particolare dallaProloco di Brufa, attraverso il casodelle esposizioni artistiche all’aperto,manifestando un convincente rappor-to tra arte e territorio.Anche l’Università, oltre al caso giàmenzionato, propone, sempre con laFacoltà di Ingegneria, dell’Universitàdegli Studi Perugia, un progetto diricerca di notevole inetresse sul temadel rapporto tra mobilità e centri sto-rici, presentando gli esiti di una speri-mentazione dal tema “Canninare nellastoria” e “Nuovi segni di percorrenza”.Infine alla rassegna hanno aderitoanche gli Ordini professionali, in par-ticolare l’Ordine degli Ingegneri dellaProvincia di Perugia, l’Ordine degliArchitetti PPC della Provincia diPerugia e della Provincia di Terni.Questi, hanno aderito attraverso ilcoinvolgimento dei rispettivi iscritti,che presentano interventi e progetta-zioni di un certo rilievo. In ultimol’Ordine dei Dottori Forestali e deiDottori Agronomi è intervenuto pre-sentando un caso relativo al temadelle trasformazioni del paesaggiorurale.Compilando un primo e sinteticobilancio rispetto ai casi presentati,realtà che bisognerà affrontare conmaggiore attenzione e maggiore ocu-latezza, si può avanzare una immedia-ta considerazione: la Regione Umbriaè ricca di un quadro legislativocoerente e per certi aspetti ancheinnovativo, è ricca di esperienze,anche recenti, di notevole interesse. Vi è una presenza importante delledue Province che negli anni hannoavuto un ruolo importante sul frontedella pianificazione paesaggistica,attraverso esperienze diverse e signifi-

Spello. Il primo riassume il senso del-l’operazione condotta, sia nella dire-zione dell’organizzazione dell’emer-genza, dei risvolti sociali ed economi-ci, che della ricostruzione pubblica eprivata, dei beni culturali e dell’op-portunità di sviluppo scaturita dallamodalità con cui è stata condotta taleesperienza. Perciò il Comune diFoligno porta in rassegna la ricostru-zione delle frazioni minori, attraversoi Pir, la ricostruzione del centro stori-co del capoluogo comunale e infinedue esperienze di programmi urbani,che si sono “intersecati” con l’espe-rienza della ricostruzione, uno riguar-dante la via Fluviale degli Opifici el’altro il parco urbano del Topino. Il secondo, relativo ad una frazionedel Comune di Spello, San Giovanni,che testimonia come la ricostruzionedi una frazione possa incidere sullarigenerazione, anche in chiave sociale,della comunità locale.La pianificazione urbanistica, in ter-mini di quantità di casi esposti, nonassume, come già detto in premessa,un ruolo prioritario all’interno dellarassegna. Le esperienze esposte risul-tano tutte di interesse, soprattutto inrelazione ai programmi e ai progettiattivati nelle città, come esito e attua-zione di scelte operate dal piano.L’esposizione dei piani comunali faemergere anche una certa diversità diinterpretazione del “modello” umbro.In una prima approssimazione è pos-sibile riscontrare una differenza diinterpretazione del Documento pro-grammatico, che, in alcuni casi, assu-me un peso notevole per la parte pro-grammatica, valutativa e conoscitiva,come appare Piano intercomunale diMonte Castello di Vibio e di FrattaTodina, interessante per essere l’unicopiano intercomunale in rassegnacostruito ai sensi della Lr 11/2005. Il piano esposto da Gubbio altresì sicaratterizza per una parte operativa,molto ricca, molto “disegnata”, alpunto da definire assetti, morfologie econ i “Progetti Norma” cercano disemplificare gli iter legati al rilasciodei titoli abilitativi per i relativi inter-venti edilizi.Il Comune di Narni propone un bilan-cio della pianificazione comunalecondotta negli ultimi dieci anni.

Info

23

04 (229) 16-02-2010 16:23 Pagina 23

Page 24: UI229

04 (229) 16-02-2010 16:23 Pagina 24

Page 25: UI229

Info

25

La seconda parte riporta alcunicontributi, a cura dei referenti INUdalle Regioni, in cui si confrontano leattese del mondo politico rispetto alleimpostazioni promosse dai singolicomuni nel governo del proprioterritorio.Tutte le Regioni3, ad esclusione dellaCalabria, hanno declinato l’intesa Stato– Regioni mentre la provinciaautonoma di Trento sta predisponendoun disegno di legge a modifica dellalegge urbanistica che recepisce nelmerito le previsioni del Piano Casa.La lettura critica dei testi regionalievidenzia la disomogeneità eframmentarietà dei provvedimentiregionali che è solo parzialmentericonducibile alla natura differenziatadel territorio e degli insediamenti.Tra i diversi contenuti propostidall’insieme di leggi considerate, èpossibile focalizzarsi sulle tematicherilevanti per la pianificazione4 cheriguardano, in primo luogo, la naturadegli interventi che beneficiano diincentivi in relazione al patrimoniocoinvolto ed, in secondo luogo, ilrapporto tra gli interventi consentiti dalPiano Casa in relazione alla città e aglistrumenti di pianificazione. Nel perseguire “il miglioramento dellaqualità architettonica, dell’efficienzaenergetica ed utilizzo di fontienergetiche rinnovabili e secondocriteri di sostenibilità ambientale” ilprovvedimento nazionale promuove unsistema di incentivazione volumetricaconnesso a due tipologie di interventi:- gli ampliamenti danno luogo adincentivi “entro il limite del 20% della

Il “Piano Casa” tra esiti attesi eprimi risultati dal territorio

Il dibattito sollevato dal provvedimentoè tempestivo. Sul piano culturalevengono mosse due ordini di criticheche concernono, innanzitutto, ilsistema derogatorio rispetto alle normeedilizie ed urbanistiche giudicatoinsostenibile e, in secondo luogo,l’inadeguatezza del provvedimento arispondere al problema abitativo inquanto coinvolge coloro che giàpossiedono una casa. Sul fronte dellefamiglie (proprietarie) e le imprese,diretti beneficiari del provvedimento, ilprovvedimento è accolto con favoreconfortato dalle stime in merito allacrescita del fatturato nel settoredell’edilizia2. A nove mesi dall’intesa e scaduti itermini2 assegnati ai Comuni perdeliberare in merito alle modalità diapplicazione degli interventinell’ambito dei rispettivi territori, ilpresente contributo si interrogasull’interpretazione delle singole regioniin merito al provvedimento nazionale esulla risposta dei comuni e deiproprietari. Alla base di questaindagine due quesiti: se i timori inmerito alla deregulation fosserofondati? Se la montagna dello sforzolegislativo abbia partorito il topolinosul fronte del numero degli interventipromossi? Per dar risposta a questi quesiti ilcontributo proposto si articola in duesezioni: la prima, si propone di fornireal lettore un quadro della legislazioneregionale sia con riferimento alle singolespecificità regionali sia restituendo inmodo sintetico e schematico la visioned’insieme dei testi.

Con l’intesa Stato – Regioni ed Entilocali del 1 aprile 2009, vienerettificato un provvedimento dicarattere straordinario denominato“Piano Casa” che si propone difronteggiare la crisi economicamediante un riavvio dell’attivitàedilizia attraverso la modifica delpatrimonio edilizio. Piano Casa rappresenta unadenominazione spesso oggetto difraintendimenti in ragione di dueelementi che devono esserepreliminarmente evidenziati: inprimo luogo, il principale oggettodel provvedimento governativo nonriguarda il problema abitativo in séquanto il settore dell’edilizia“residenziale”. Secondariamente, essonon si configura come un “piano”,ovvero un sistema coordinato diazioni svolte dai privati e coordinatedagli enti locali, ma piuttosto comeuna serie di misure finalizzateall’intervento dei singoli privati susingole strutture edilizie.

Il “Piano Casa” tra esiti attesi e primi risultati dal territorio

a cura di Federico Di Piazza

05 (229) 16-02-2010 16:17 Pagina 25

Page 26: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

demolizione e ricostruzione ovverol’utilizzo di tecniche di bioediliziacoerentemente con le previsioni dispecifici atti regionali in materia;- una terza modalità riguardal’applicazione di ulteriori incentivivolumetrici oltre la soglia previstadall’Intesa12. In alcuni casi di demo ricostruzione13,la valorizzazione del patrimonio sitraduce anche perseguendo lariqualificazione ambientale del lottomediante la piantumazione e aumentodel verde privato o pertinenziale. Merita, infine, rilevare che ulterioriincentivi sono previsti anche pergarantire altri obiettivi che rispondonoal miglioramento del patrimonioedilizio: l’adeguamento sismicodell’edificio14 ovvero l’impiego dimateriali tradizionali nei casi diampliamento. Un elemento interessante, che tuttaviasolleva alcuni nodi gestionali affini aicrediti volumetrici previsti da alcuneleggi regionali, riguarda l’ulteriore

non è stata affatto assecondata dallenorme regionali che hanno esteso lapossibilità di demolizione/ricostruzioneall’intero patrimonio esistente alla datadell’Intesa9. Rispetto all’obiettivo di valorizzazionedel patrimonio edilizio sotto il profiloenergetico ed ambientale malgrado lamaggior parte delle regioni abbiacondizionato l’incentivo a specifichecondizioni10 ancora una volta si registrauna sostanziale disomogeneità delleprestazioni richieste dai legislatoriregionali. Tre solo le modalità prevalenti con cuiciascuna regione ha inteso garantire ilmiglioramento delle prestazionienergetiche dell’involucro edilizio: - la prima, persegue il miglioramentoenergetico attraverso la rispondenza adelevati standard energetici che tuttavianon trovano un riferimento normativounivoco11; - la seconda prevede l’impiego di fontidi energia rinnovabili che viene attuatasoprattutto negli interventi di

volumetria dell’immobile esistente” [cfr.Quadro I, infra Faggiani]; - gli interventi di demolizione ericostruzione beneficiano di un bonusvolumetrico entro il limite del 35%della volumetria esistente [cfr. QuadroII, infra Faggiani].A fronte di una sostanziale omogeneitàdelle previsioni delle singole regionirispetto all’entità degli interventi diampliamento5, più variegata è statal’interpretazione delle regioni in meritoalla demolizione/ricostruzione. In primoluogo, merita rilevare che, salvo laProvincia autonoma di Bolzano6, tuttele Regioni hanno promosso l’integraledemolizione del manufatto esistente afronte di un premio di cubatura che, inlinea generale, si attesta al 35% conalcune eccezioni in cui la soglianazionale è stata contratta7 o elevata8.In secondo luogo, se inizialmente ilPiano Casa era stato accolto comeun’occasione per favorire lariqualificazione del patrimonio edilizioobsoleto, questa linea interpretativa

Info

26

05 (229) 16-02-2010 16:17 Pagina 26

Page 27: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

residenziale, di un ampliamento del20%;- il maggiore stimolo al rinnovo delpatrimonio residenziale pubblico èstato promosso nei casi di demolizionee ricostruzione nelle Marche ed inPuglia con incentivi fino al 45% e 50%delle volumetrie esistenti;- si configurano normeprogrammatorie valevoli per l’interosegmento degli immobili Erp in trerealtà italiane18. Lo strumento deiprogrammi integrati finalizzati allariqualificazione di immobili Erp inBasilicata o quartieri Erp in Lombardiadiviene in queste regioni unostrumento in grado di coordinare gliincentivi di demolizione/ricostruzionedel patrimonio pubblico entro unprogetto urbano coordinato. Anche inLazio gli incentivi volumetrici vengonocoordinati in programmi integrati edivengono sinergici ad agevolazionifiscali, urbanistici e fondi di garanzia. Il Lazio e l’Emilia Romagna sirappresentano esperienze esemplarinell’interpretare il Piano Casa comestrumento per le politiche abitative: inLazio, la legge 21/2009 dedica il CapoVII all’edilizia residenziale pubblicaintroducendo una disciplina organicadell’edilizia pubblica e sociale checome tale non ha limiti temporali; lalegge 6/2009 in Emilia Romagna hainterpretato il Piano Casa per unamodifica sistematica della disciplinaurbanistica introducendo un sistema diincentivi, che i Comuni possonorendere strutturali, finalizzati allariqualificazione del patrimonioresidenziale.In altre regioni il segmento degliimmobili residenziali pubblicirappresenta una porzione della piùampia categoria degli immobili pubbliciche beneficiano di incentivi volumetricisia nel caso di ampliamento che sisostituzione: nelle Marche gli incentiviper ampliamenti e per demolizione ericostruzione si applicano anche agliedifici destinati ad opere pubbliche o dipubblica utilità19; in Sardegna beneficiadegli incentivi volumetrici20 in derogaagli indici massimi di edificabilitàprevisti dagli strumenti urbanisticivigenti l’intero patrimonio pubblico. Se quindi uno degli argomenti dicritica al Piano Casa consisteva nel

interventi ed altre che promuovonouna sostanziale coerenza degliinterventi rispetto all’intorno. Se si considera il patrimonio coinvoltosotto il profilo delle destinazioni d’usoe delle tipologie si nota come a frontedi un’indicazione generale cheindividuava nel patrimonio residenzialei principali beneficiari dell’incentivo,numerose sono le regioni che hannoesteso ad altre destinazioni d’uso ilprovvedimento. Assumendo una chiavedi lettura semplificata che riguarda lanatura pubblica o privata delledestinazioni d’uso coinvolte si possonoottenere utili indicazioni su come leregioni hanno inteso tradurre il PianoCasa: come occasione per dare impulsoal sistema produttivo in generalepiuttosto che come occasione per lariqualificazione del patrimoniopubblico. In particolare, quando gli incentiviriguardano anche gli edifici nonresidenziali afferenti al patrimonioprivato – dalle funzioni alberghiere ericettive (in FVG, Sardegna e Valled’Aosta), agli immobili produttiviurbani artigianali ed industrialipiuttosto che rurali (come nel caso diMarche e Sardegna) – le singole regionihanno inteso favorire un sistemaeconomico più ampio del settoreedilizio; mentre in Lombardia, Molise,Sicilia, Valle d’Aosta e Veneto lapossibilità di demolire e ricostruire siagli edifici residenziale che nonresidenziali potrebbero far coevolverela dimensione d’impulso alle economietrainanti dei territori ad un obiettivo dirigenerazione edilizia. Interessanti, nella prospettiva degliimpegni relativi al sostegno dell’ediliziasociale assunti in sede di Intesa Stato –Regione i casi in cui il patrimoniocoinvolto riguarda gli edificiresidenziali pubblici. Il sostegnoall’edilizia residenziale pubblica è statoaccolto positivamente da diverseregioni che hanno diversamentedeclinato il provvedimento secondo trelinee di azione che promuovono diversigradi di integrazione tra il Piano Casae politiche abitative: - la linea d’intervento più prudente èstata affermata in Piemonte in cuil’edilizia pubblica sovvenzionatabeneficia, al pari dell’edilizia

incentivazione (dal 30% al 50% dellavolumetria esistente) per ladelocalizzazione15 di manufatti peraltronon sempre classificati come incongrui. La ratio economica degli incentivi èevidente: il proprietario viene stimolatoa sostenere il maggior costo derivatodal miglioramento energetico,ambientale e formale dell’edificio afronte di una valorizzazione indottadalla maggiore volumetria. Il successo- o insuccesso - del Piano Casa sulfronte del rilancio del settore edilizio èpertanto connesso alle condizioni diconvenienza economica e alla fattibilitàtecnica di sfruttamento del sistema diincentivi previsti. Sotto il profilo della fattibilità tecnicadell’incremento nonché degli esitiformali è interessante analizzare se gliampliamenti possono essere realizzatiin edifici non contigui - o comesopraelevazioni – e quale sia ilrapporto che si costituirà a seguitodegli interventi di sostituzione integraledell’edificio rispetto al contesto urbano.Il Friuli Venezia Giulia, la Sardegna edil Veneto hanno previsto l’attuazionedell’ampliamento in discontinuità allastruttura esistente mentre lesopraelevazioni sono ammesse senzavincoli in gran parte delle regioni16

oppure sono subordinate a limiti dialtezza in altre regioni. Nel caso dellademolizione e ricostruzione, ancorauna volta, si individuano treorientamenti: accanto adinterpretazioni prudenti di alcuneregioni che non ammettonosopraelevazioni17, altre le ammettonosenza fissare alcuna limitazione (laValle d’Aosta ed il Veneto) mentre unterzo gruppo di regioni fissano limiti dialtezza o comprensoriali rispetto allacrescita in altezza del manufattoricostruito. La possibilità tecnica di sfruttaredell’incentivo volumetrico rappresentauna condizione ineludibile il successodel Piano Casa che tuttavia potrebbeconfiggere con la coerenza formalepromossa dagli strumenti urbanistici edai regolamenti edilizi; anche in questocaso si assiste ad una sostanzialedicotomia fra regioni che esasperano ilrapporto deregolativo rispetto allenorme comunali al fine di favorirequanto più possibile l’avvio degli

Info

27

05 (229) 16-02-2010 16:17 Pagina 27

Page 28: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

la legge urbanistica 20/2000 e la leggesui Programmi di RiqualificazioneUrbana (Lr 19/98), della Puglia che haintegrato le Norme per la rigenerazioneurbana (Lr 21/2008) ed ha inteso ilprovvedimento del Piano Casa entrouna disciplina organica per il sostegnodelle politiche abitative e dellaProvincia di Trento che si accinge adapprovare il disegno di legge recante“Modifiche alla legge 1/2008.Disposizione di incentivazionedell’edilizia sostenibile, disemplificazione in materia urbanistica edi riqualificazione architettonica degliedifici esistenti”. Nel tentare di trarre un bilancio critico,ed ancorché parziale, del Piano Casa èpossibile riprendere alcune tematichedel dibattito confermando oconfutando argomenti ed intenzionidello strumento. Oltre alla generaletendenza dei comuni a deliberare insenso restrittivo rispetto al quadroregionale, sinteticamente tre i puntiprincipali che emergono dai contributi.1) I timori di un effetto deregolativodel provvedimento appaiono fondati sesi considera la segmentazione dellanormativa edilizia in cui gli stessi temirelativi alle le modalità diriqualificazione energetico –ambientale del patrimonio esistenteanziché essere oggetto di una normacomplessiva sono regolati daprovvedimenti occasionali eframmentati. Come corollario dellacomplessità normativa, dai contributidi Gastadi in Liguria e Torre in Puglia

felicemente Saccomani nella realtàpiemontese, sostanzialmente ovvia inbase alle più generali norme di piano.Anche i cambi di destinazione d’uso sianel caso di ampliamento che didemolizione e ricostruzione sononotevolmente limitati rinviando lacoerenza alle previsioni degli strumentiurbanistici ovvero escludendo talepossibilità21. Se si analizza infine il rapporto traPiano Casa e normativa urbanistica,pur permanendo la disomogeneità dellanorma tra le regioni, è doverososegnalare come alcune regioni abbianointerpretato la norma a sostegno, oltreche alle politiche abitative, anche allapiù generale riqualificazione di ambitiurbani. A differenza della Valle d’Aostache, non ponendo scadenze al PianoCasa, intende la misura strutturalmentefinalizzata al rilancio economico, altreregioni hanno internalizzato il sistemadi incentivi permanentementenell’ambito della pianificazionesecondo due approcci prevalenti:- il sistema di incentivi è previsto inspecifici “Programmi integrati”finalizzati al riordino urbano, allariqualificazione di aree degradate o dipregio naturalistico in Basilicata, nelLazio, in Molise, in Sardegna ed inPiemonte; - lo stimolo del Piano Casa è statoaccolto da un secondo gruppo diregioni che si sono spinte oltreaccogliendo e modificando la proprialegislazione urbanistica: è il casodell’Emilia Romagna che ha modificato

configurarsi come un “premio allerendita” corre l’obbligo di evidenziarecome alcune regioni abbiano esteso ilsistema degli incentivi anche alpatrimonio pubblico finalizzando, omeno, tali valorizzazioni a specifichepolitiche abitative ovvero ad una piùgenerale riqualificazione del medesimo.La seconda prospettiva che si intendequi approfondire riguarda il rapportotra i contenuti del Piano casa rispettoalla pianificazione urbana e territoriale.All’indomani dell’intesa Stato-Regioni,due elementi destavano ulterioripreoccupazioni in merito allapossibilità che il Piano Casa potessescardinare le previsioni urbanistiche:l’ambito di applicazione del Piano ed ilriconoscimento, oltre al sistema diincentivazione volumetrica, di cambi didestinazione d’uso sugli immobilioggetto d’intervento.. Sotto questoprofilo, malgrado permanga una certadifferenziazione interpretativa, si deverilevare come le Regioni ed i Comuniabbiano optato per una letturarestrittiva del provvedimento nazionale:rispetto agli ambiti di esclusionestabiliti dal provvedimento nazionaletutte le regioni hanno ulteriormenteristretto l’ambito di applicazioneincludendo nella maggior parte dei casianche i centri storici, spesso gli ambitiagricoli e le aree di tutela ambientale.A ben vedere la gamma degli ambitioggetto di esclusione è ben più ampia(aree a rischio idrogeologico, areenaturalistiche, aree con inedificabilitàassoluta) anche se, come rimarca

Info

28

05 (229) 16-02-2010 16:17 Pagina 28

Page 29: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

13. Le misure di compensazione ambientale sonopreviste in Basilicata, nel Lazio, in Lombardia, inSicilia ed in Umbria nel caso di manufatti produttivi.14. L’adeguamento antisismico è previsto in Lazio, inLiguria, nelle Marche.15. La delocalizzazione dei manufatti è prevista inAbruzzo per tutti gli edifici residenziali, in Campaniase gli edifici residenziali sono situati in areedegradate, in Sardegna per edifici incongrui in zonacostiera mentre in Liguria la demolizione ericostruzione si applica solo negli edifici riconosciuticome incongrui.16. In Abruzzo, Basilicata, Campania, EmiliaRomagna, Liguria, Lombardia, Marche, Molise,Sardegna, Valle d’Aosta e Veneto.17. Nel caso della Puglia, della Toscana e dell’Umbria.18. L’incentivo alla sostituzione degli edificinell’ambito dei piani attuativi proposto in FriuliVenezia Giulia non è legato a incentivi volumetricidove ci si limita a prevedere che gli alloggi di ediliziaresidenziale pubblica non concorrono alladeterminazione della quota di posti auto di relazione;una disposizione da parte del legislatore regionale cheappare non particolarmente efficace a dar risposta alproblema abitativo.19. Ulteriori incrementi (fino al 50% della volumetriaesistente) sono previsti nel caso di accordi diprogramma tra Erap e Comuni.20. Gli incentivi previsti variano dal 20% al 30% nelcaso di immobili non più in uso per carenzestrutturali.21. Fanno eccezione la Campania e la Liguria chenell’intenzione di favorire la riqualificazioneurbanistica ed ambientale consentono cambi didestinazione d’uso e maggiori premi volumetrici afronte, rispettivamente, di una cessione oltre i minimidi legge di edilizia sociale e di Conferenza di Servizi.22. Meritevole lo sforzo condotto dall’Anci nelleMarche già in fase di traduzione del testo nazionalepresso i professionisti al fine orientato ad avanzareproposte al fine di evitare lo stravolgimento dellenormative urbanistiche ed edilizie, ridurre i possibiliricorsi e contenziosi, semplificare le procedure erenderne più agevole l’applicazione.

valutazione definitiva, ad oggi persisteil dubbio che l’effetto deregolativopromosso dal Piano Casa per rilanciareil settore edilizio si svilupperàprevalentemente in un periodo medio-lungo concentrandosi nelle zone delterritorio contraddistinte da elevativalori immobiliari.

*Docente IUAV, Libera professionista MRICS.

Note1. A maggio 2009, Cresme rivedeva al ribasso la stimadei 75 – 150 miliardi di euro formulata nei mesiprecedenti, valutando in 42 miliardi di investimentiaggiuntivi nel settore delle costruzione l’effetto delPiano Casa. La valutazione effettuata dal centro diricerca assume che nel triennio 2009 – 2012 sarannorealizzati 106 milioni di metri cubi di nuove stanzeattivando un investimento in grado di invertire lestime in negativo del settore delle costruzioni (-12,4%con 250mila posti di lavoro a rischio) verso unacrescita significativa (+27%).2. Sono in particolare la Basilicata, Emilia Romagna, Lazio, Liguria,

Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria e Veneto le regioni che hanno

previsto un termine ai Comuni per la traduzione del testo regionale mediante

delibere.

3. Aggiornamento al 25 gennaio 2010.4. Vengono pertanto trascurate in questa sede le formesemplificate e celeri per l’attuazione degli interventiedilizi di cui al punto c) dell’Intesa.5. Solo il Friuli Venezia Giulia innalza la soglia diincentivo al 35% del volume esistente.6. In provincia di Bolzano non sono ammesse ledemolizioni integrali dei manufatti esistenti ma solol’ampliamento con demolizione fino al 50% delvolume esistente.7. È il caso della Basilicata, della Lombardia, delPiemonte, della Sardegna, e dell’Umbria che fissano lasoglia degli incentivi al 30%.8. In Veneto l’incremento sia per le destinazioniresidenziali che non residenziali è del 40%.9. Anche in questo caso la data di ultimazione variada regione a regione: le regioni che hanno intesocoinvolgere dal provvedimento un patrimonio vetustoovvero realizzato entro il 1989 sono la Sardegna, laValle d’Aosta e Veneto.10. Nel caso degli ampliamenti fanno eccezione laRegione Abruzzo che non vincola l’ampliamento adalcun requisito energetico, il Veneto e la Valle d’Aostache promuove la conservazione dei requisiti energeticidell’edificio oggetto d’intervento; in Friuli VeneziaGiulia e nel Molise tutti gli interventi di demolizione ericostruzione non sono vincolati al miglioramentoenergetico o ambientale.11. Tre le principali tendenze per quanto riguarda larispondenza ai requisiti energetici: 1) rinviare aulteriori atti d’indirizzo regionali la definizione delleprestazioni energetiche; 2) richiedere la diminuzionedel fabbisogno energetico secondo soglie variabili; 3)richiedere la rispondenza o il miglioramento, secondosoglie variabili, agli standard 3a) del Dlgs 192/20053b) agli standard Casa Clima ovvero 3c) protocolli diItaca. Nelle regioni più virtuose – Basilicata, EmiliaRomagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemontee Provincia di Bolzano – la rispondenza al requisitodeve essere certificata con riferimento agli specificiprovvedimenti regionali.12. Per gli ampliamenti è il caso di Basilicata, EmiliaRomagna, Liguria, Molise, Sardegna; per ledemolizioni e ricostruzioni nuovamente in Basilicata,in Piemonte dove l’incentivo è correlato alraggiungimento di diverse soglie prestazionali stabilitenel Protocollo di Itaca Piemonte e in Sardegna.

emerge la preoccupazione dell’efficacianell’attività di controllo e di disputeinterpretative in merito ad abusi edilizidegli immobili oggetto di condono. Sul fronte dell’effetto deregolativo delPiano Casa sulle previsioni urbanistichele perplessità non appaiono semprefondate: alcune regioni hanno inteso lanorma unicamente come misuraanticiclica esasperando il rapporto diconflitto con le previsioni urbanistichee rendendo strutturali le previsioni delPiano Casa. Tuttavia, numerose sono leregioni hanno colto l’occasione delsistema di incentivazione permodificare la propria legge urbanisticaovvero per introdurre condizionivirtuose a sostegno delle dotazioniterritoriali, della riqualificazione inprospettiva sostenibile del patrimonioedilizio esistente quando non hannoaddirittura promosso specifichepolitiche a sostegno della residenzapiuttosto che della riqualificazioneurbanistica nell’ambito di programmiche strutturalmente internalizzano gliincentivi volumetrici.2) L’analisi dei testi evidenzia come ilPiano Casa non rappresenti unicamenteun premio per la rendita privata maanche uno strumento di valorizzazionedel patrimonio pubblico residenziale enon residenziale. Ombre si stendonoinvece sull’auspicio che il Piano Casapotesse configurarsi come unostrumento efficace per favorire larigenerazione della città: gran partedelle regioni hanno esteso la norma adedifici recentissimi. 3) Lo sguardo effettuato dai referentiregionali sull’adesione dei privati alPiano Casa evidenzia come siaprematuro tracciare degli esitiquantitativi definitivi ma altresìavvertono come ad oggi sia modesto ilnumero di interventi realizzati. Laragione della limitata adesione deiprivati può essere ricondotta, in primaanalisi, al fatto che la valorizzazioneindotta dal sistema di incentivi ed ilsistema di vincoli edilizi22 non sia ingenerale considerata sufficiente perremunerare i costi dell’interventosoprattutto nel caso di un patrimonioimmobiliare recente e localizzato inaree con valori dei suoli contenuti. Rinviando quindi ad un futuroprossimo la definizione di un

Info

29

05 (229) 16-02-2010 16:17 Pagina 29

Page 30: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

Dal provvedimentonazionale alleinterpretazioniregionaliAntonella Faggiani*

La presentazione dei provvedimentinormativi regionali si pone un dupliceobiettivo. In primo luogo, larappresentazione sintetica deicontenuti delle leggi regionali, diseguito riportata, consente di cogliereil contesto entro il quale le Regionihanno ritenuto utile sviluppare i temidel Piano casa. Inoltre, i quadri comparativi sinotticiconsentono di far emergere le diverseinterpretazione delle Regioni rispettoad alcune tematiche rilevanti anchenella prospettiva della pianificazioneurbana.Con una certa schematicità, è possibileindividuare due orientamentiprevalenti. Un primo gruppo diRegioni (fra le altre, l’Abruzzo, Valled’Aosta, Veneto) ha sviluppato normeesclusivamente destinate alle misureper il rilancio dell’economia attraversol’edilizia indicate nella Conferenzeunificata Stato Regioni (ovverointerventi di ampliamento edemolizione e ricostruzione delpatrimonio edilizio). Un secondogruppo, invece, ha colto l’occasioneper introdurre un insieme più ampio dinorme, con l’obiettivo di rinnovarequadri normativi e strumentifinalizzati alla riqualificazione, nonsolo del patrimonio edilizio, ma anchedel contesto urbano. Fra queste, atitolo esemplificativo e non esaustivo,si possono ricordare l’Emilia Romagna,il Friuli Venezia Giulia, il Lazio, laSardegna.

* Docente IUAV - Libera professionista, MRICS.

Info

30

AbruzzoLa Lr 16 del 19/08/2009 norma gliinterventi di ampliamento edemolizione dei fabbricaticaratterizzati prevalentemente dafunzione residenziale (superficiedestinata alla residenza pari osuperiore al 50%). Mentre gliampliamenti sono concessi nellamisura massima del 20% dellasuperficie esistente, con una sogliaminima di 9 mq, la demolizione ericostruzione, finalizzata almiglioramento delle performanceenergetiche del fabbricato, consente unaumento del 35% della Su e l’aumentodelle unità immobiliari condizionato alreperimento dei parcheggipertinenziali.

Di particolare interesse è la possibilitàdi trasferire le volumetrie in altra areaindicata dal Comune. In questo caso, afronte della demolizione del fabbricatoesistente e contestuale cessionedell’area allo scopo di realizzare operedi urbanizzazione primaria osecondaria l’incentivazionevolumetrica si attesta al 65%.La demolizione comporta lacorresponsione di oneri diurbanizzazione in misura doppiarispetto a quelli ordinariamenteprevisti e le risorse finanziarie raccolteattraverso tali oneri confluiscono in unapposito capitolo di bilancio regionalementre il contributo sul costo dicostruzione può essere ridotto in casispecifici (prima casa, utilizzo dienergie rinnovabili, ecc..)

BasilicataGli interventi di sostegno al settoreedilizio (Lr 25 del 7/08/2009) siriferiscono alla possibilità di ampliare,demolire e ricostruire i fabbricatiresidenziali. L’ampliamento puòriguardare mono-bi e plurifamiliarifino ad un massimo del 20 % dellasuperficie complessiva a fronte delmiglioramento delle prestazionienergetiche del fabbricato e prevederel’articolazione in nuove unitàimmobiliari di superficie non inferiorea 45 mq.Il rinnovamento mediante demolizionee ricostruzione invece riguarda tutti ifabbricati residenziali realizzatisuccessivamente al 1942 e presenta

diversi livelli di incentivazione, inragione degli interventi: l’aumento ècompreso tra il 30 e il 40 % nel casodi riduzione del fabbisogno energetico,dell’utilizzo di tecniche di bioedilizia,dell’impiego di impianti fotovoltaici edell’aumento della superficiepermeabile mediante la dotazione diverde privato almeno nel 60% dellotto.Nella legge infine si introducono lenorme per la promozione diprogrammi integrati per l’ediliziaresidenziale sociale e diriqualificazione urbana anche promossida privati e per il riutilizzo (anche concambio di destinazione d’uso) a finiresidenziali (o parcheggi) dei pianiterra degli edifici esistenti.

Provincia di Bolzano

La Delibera della Giunta Provinciale n.1609 del 15/06/2009 definisce i criterisottesi agli ampliamenti degli edificicon funzione prevalentementeresidenziale comprendendo anchel’edilizia agevolata e convenzionata.Sono oggetto di ampliamento tutti gliedifici con volumetria superiore a 300mc purchè l’eventuale demolizione nonsuperi il 50% della cubatura esistente el’esito conduca ad un manufatto conperformance energetica classificateCasa Clima C.

L’ampliamento, al massimo 200 mcfuori terra, è destinato esclusivamentead uso abitativo e l’abitazione esitodell’intervento dovrà avere unasuperficie massima di 160 mq.La norma ammette la deroga ai limitidi cubatura e altezza degli edifici,fermo restando l’osservazione dellealtre disposizioni stabilite dalla leggeurbanistica, dai regolamenti e dai pianie riconosce l’autonomiadell’ampliamento rispetto ad eventualialtri diritti edificatori vigenti chepotrebbero essere sommati e realizzaticontemporaneamente.

05 (229) 16-02-2010 16:17 Pagina 30

Page 31: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

Info

31

CampaniaLa Lr. 19 del 28/12/2009 stabilisce unampio insieme di norme fra i qualispiccano quelle riguardanti gliinterventi di ampliamento, demolizionee ricostruzione e di riqualificazionedelle aree urbane degradate. Gliinterventi di ampliamento riguardanofabbricati prevalentemente residenzialiper i quali è consentito un aumentodel 20% della volumetria a fronte delmiglioramento delle prestazionienergetico-ambientali. Tale regola èestesa agli interventi di rilevanza

urbanistica su edifici pubblici o diinteresse pubblico.Anche la demolizione e ricostruzioneriguarda fabbricati prevalentementeresidenziali e consente l’aumento del35% della volumetria e l’aumento delleunità immobiliari purchè di superficiesuperiore a 60 mq. Va evidenziata lamaggiore flessibilità degli interventiintrodotta dalla norma per gli edifici aresidenza in zona agricola (cambio didestinazione d’uso, unità immobiliareaggiuntiva).Gli aumenti di volumetria o il cambiodi destinazione d’uso rappresentano la

premialità istituita anche per lariqualificazione delle aree urbanedegradate. Due i casi indicati: unaumento del 50% della volumetria nelcaso di interventi di sostituzioneedilizia a fronte della cessione di areeo immobili da destinare a ediliziasociale in eccedenza alle dotazioniminime di legge; il cambio didestinazione d’uso per immobilidismessi in ambiti di dimensioneinferiore a 1,5 ha a fronte dellarealizzazione del 30% di ediliziasociale.

Emilia RomagnaLa legge n.6 del 6/07/2009, nel quadrodi una revisione complessiva dellalegge urbanistica 20/2000 edell’introduzione di regole per l’ediliziaresidenziale sociale, stabilisce anche icriteri per gli interventi diampliamento o demolizione ericostruzione del patrimonio edilizioesistente al 31 marzo 2009. Inparticolare, mentre gli interventiampliamento possono riguardare sologli edifici residenziali caratterizzati dauna superficie utile lorda massima di350 mq, prevedendone un aumentomassimo del 20%, la demolizione ericostruzione può coinvolgere ancheedifici che ospitano funzioni nonresidenziali purché non superiori al

30% della sul. In questo caso,l’incremento consentito (+ 35% per ifabbricati congrui e 50% per quelliincongrui) riguarderà comunque lasola funzione residenziale.L’interesse della norma verso lafunzione abitativa è confermato dallapossibilità di ampliare le unitàimmobiliari purché quelle aggiuntive,di sul superiore a 50 mq, sianodestinate per almeno 10 anni allalocazione a canone calmierato.Sotto il profilo delle dotazioniterritoriali, la norma richiede il rispettodegli standard in coerenza al caricoinsediativo raggiunto e comunque ilreperimento dei parcheggi pertinenzialiprevisti dalla normativa vigente.In termini generali, riqualificazione delpatrimonio avviene incentivando due

aspetti. Sotto il profilo edilizio, sirichiede il soddisfacimento di specificirequisiti di prestazione energetica e diadeguamento sismico nel caso dellademolizione e ricostruzione. Perquanto riguarda la tutela del territorio,la legge incentiva con un ampliamentodel 50% la rilocalizzazione in areeidonee di fabbricati incongruilocalizzati in ambiti territoriali datutelare (zone naturalistiche, parchi eriserve, aree a rischio idrogeologico oquelle caratterizzate da di incidenterilevante, ecc..). La riqualificazione, inquesto caso, prevede anche il ripristinoambientale e la cessione al Comunedell’area oppure un utilizzo privatocompatibile con le caratteristichedell’area, previo riconoscimento di unvincolo di inedificabilità.

Friuli Venezia Giulia

Il Codice regionale per l’edilizia (Lr.19/2009) al Capo VII contiene lenorme per la riqualificazione delpatrimonio esistente. Sia laristrutturazione (non prevista nelle ztoA e B0) che l’ampliamento consentonoun aumento di volume del 35% perfabbricati residenziali, ricettivo-

alberghieri e direzionali che tuttavianon può superare 200 mc nel casodell’ampliamento. L’ampliamentoinoltre è consentito anche ai fabbricatiproduttivi che possono aumentare lasuperficie al massimo di 1.000 mq. Nel caso di ristrutturazione, ilreperimento degli standard puòavvenire anche a distanza mentre perl’ampliamento dei fabbricati produttivi,l’assenza di reperimento di standard

comporta la loro monetizzazione.Di particolare interesse la possibilità disostituzione totale o parziale difabbricati mediante diminuzione dicarico urbanistico (volume, superficie ounità immobiliari) anche attraverso iltrasferimento di diritti edificatori inaltra area mediante il riconoscimentodi crediti edificatori premiali pari al50% della sostituzione.

05 (229) 16-02-2010 16:17 Pagina 31

Page 32: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

Info

32

Lazio

La legge 21 del 11/8/2009 definisce leseguenti norme. Per quanto riguarda gliampliamenti, l’aumento di volumetriariguarda i fabbricati residenziali, purchèdi volumetria non eccedente 1.000 mc(+ 20%) e quelli non residenziali disuperficie inferiore a 1.000 mq (10%).Nelle zone a rischio sismico, talipercentuali vengono aumentate(rispettivamente 35 e 20%) nel caso incui l’intervento preveda l’adeguamentodell’intero fabbricato alle normeantisismiche. In tutti i casi, si richiedela coerenza fra le urbanizzazioni(esistenti o realizzate) e il maggiorecarico urbanistico e, specificatamenteper le urbanizzazioni secondarie, lacorresponsione in moneta di un

contributo qualora non sia possibileprovvedere al loro adeguamento.Gli interventi di sostituzione ediliziariguardano solo i fabbricaticaratterizzati da una prevalentefunzione residenziale per i quali siprevede un aumento della volumetriafino al 35% a fronte dell’adeguamentodelle urbanizzazioni e delpotenziamento del verde pertinenziale.La percentuale cresce al 40% qualoragli interventi perseguano la qualitàedilizia ed architettonica mediante lapromozione di un concorso diprogettazione. Se gli interventi ricadononei comuni destinatari del fondo disostegno all’accesso alle abitazioni inlocazione, la realizzazione di nuoveunità immobiliari è subordinata allaloro locazione a canone concordato.

La valorizzazione del patrimonio sideclina ulteriormente prevedendo ilrecupero delle porzioni accessorie diedifici esistenti per fini residenziali eintroducendo i programmi integratibasati su iniziative pubbliche e privatefinalizzati ai seguenti interventi:- il ripristino ambientale mediantedemolizione di fabbricati,iltrasferimento delle volumetrie con unincremento premiale massimo compresotra il 50 e il 60%, il ripristino e lacontestuale cessione al Comune dellearee;- il riordino urbano e delle periferiemediante sostituzione edilizia conampliamenti fino al 40% in ragionedelle dotazioni a standard e dell’ediliziasociale.

LiguriaLa Lr 49 del 3/11/2009 ammettel’ampliamento di edifici esistenti afunzione totalmente o prevalentementeresidenziale e socio assistenziale-educativo individuando tre scaglioni diincremento in ragione delladimensione del fabbricato (+30,+20 e+10%) e ulteriori quote di premialità inragione di interventi antisismici e

incentivanti l’uso di fonti di energiarinnovabile (+10%), di ampliamenti diedifici rurali nel rispetto della tipologiae dei materiali tradizionali (+5%) e diimpiego di ardesia nei tetti (+5%). La demolizione e ricostruzioneriguarda invece edifici residenziali enon residenziali con caratteristicheincongrue, consentendo l’aumento del35% della volumetria a fronte dellacorretta dotazione di parcheggi

pertinenziali. Il nuovo fabbricato,realizzato possibilmente in sito, potràessere trasferito qualora si concorra adun miglioramento della qualitàpaesaggistica dell’area. Sotto il profilo procedurale, gliinterventi più complessi che prevedonotrasferimenti o determinazione dinuove funzioni possono avvalersi dellaConferenza dei Servizi.

Lombardia

La qualificazione del patrimonioedilizio è governato dalla Lr 13 del16/07/2009. Il recupero di edificabilitàsottoutilizzata viene consentito anchein aree agricole e produttive mentrel’ampliamento può riguardare solo ifabbricati residenziali (+20%) a frontedi un miglioramento delle performanceenergetiche. La sostituzione invececoinvolge un insieme più ampio:fabbricati residenziali, quelli nonresidenziali localizzati in ambiti

residenziali qualora la sostituzionepreveda una conversione residenzialedi tutta la volumetria consentendo unaumento del rapporto di copertura (+25%) ed i fabbricati produttivi.Va evidenziato che viene incentivata lariqualificazione ambientale dei lottiresidenziali e produttivi medianteopere di mitigazione arborea con unaumenti di cubatura fino a +35% chetuttavia devono condurre ad interventicaratterizzati da parametri urbanistici(indice fondiario e rapporto dicopertura) non superiori al 50% di

quelli previsti dagli strumenti di piano.Elemento qualificante della norma è lapossibilità di riqualificare,riconoscendo aumenti di volumetriafino al 40%, i quartieri di ediliziaresidenziale pubblica allo scopo dimigliorarne le caratteristiche direcupero energetico e attraversointervento di recupero ambientalementre sotto il profilo gestionale vaevidenziato il coinvolgimento anche dioperatori privati e l’impiego di accordidi programma per snellire leprocedure.

05 (229) 16-02-2010 16:17 Pagina 32

Page 33: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

Info

33

MarcheLe norme contenute nella Lr 22dell’8/10/2009 consentono gliampliamenti di edifici residenziali enon residenziali. Per i primi, la quotasi attesta al 20% della volumetriamentre per i secondi la quota èfunzione della localizzazione poiché sei fabbricati sono localizzati in areaindustriale, artigianale o commercialeè consentito un aumento del 20% della

Sul (sino ad un massimo di 400 mq)mentre negli altri casi valgono lemedesime regole introdotte per laresidenza. Qualora l’ampliamentorichieda il reperimento di standardaggiuntivi, in assenza della cessionediretta si prevede la monetizzazionecalcolata col criteri del valore dimercato di aree simili a quelledestinate alla cessione.Per quanto riguarda la demolizione, ilbonus di volumetria si attesta al 35%

rispettivamente del volume e dellasuperficie utile nel caso delle residenzee dei fabbricati non residenzialilocalizzati in zto non residenzialimentre l’intervento riguardantefabbricati non residenziali in aree nonproprie si allinea alle regole deifabbricati residenziali. Analogamente ad altri casi, la normaallarga ai fabbricati destinati ad operepubbliche o di pubblica utilità leregole sopra richiamate.

Molise

La Lr 30 dell’11/12/2009 articola gliinterventi su più livelli. L’ampliamento,riguardante edifici esistenti o in corsodi realizzazione con strutture portaticompletate e indicato nel 20 % delvolume (per la residenza) o dellasuperficie coperta (se altra funzione),può essere incrementato in ragione diincentivi che premiano la prestazioneenergetica (+ 30%), l’uso di materiali etipologie locali (+5%) o l’omogeneità

del fabbricato (+5%) e può condurread un cambio di destinazione d’uso, secompatibile con gli standardurbanistici. Analogamente, lademolizione prevede un incremento divolume o superficie del 35% che sipuò elevare al 40 o al 50% nel caso diproceda rispettivamenteall’equipaggiamento arboreo del 25%(almeno) del lotto o al miglioramentodelle prestazioni energetiche.In entrambi i casi si richiede ilsoddisfacimento degli standard minimi

di legge, eventualmente mediantemonetizzazione delle aree sulla basedei costi correnti di esproprio riferitealle aree d’intervento.La norma inoltre prevede incentivi intermini di aumento dei parametriurbanistici per l’attuazione di ediliziaeconomica e popolare, di ediliziaconvenzionata da parte di cooperativemediante l’attuazione di programmiintegrati di intervento e l’ediliziaricettivo complementare.

Piemonte

La Lr 20 del 14/07/2009 stabilisce ledisposizioni per gli ampliamenti e ledemolizioni e ricostruzioni difabbricati residenziali e ricettivi.L’ampliamento (+20%) è riconosciuto afronte dell’impiego di tecniche cheperseguono il risparmio energetico e ilmiglioramento della qualitàarchitettonica, della sicurezza edell’accessibilità. Il vincoloall’ampliamento è rappresentato dallavolumetria massima (1.200 mc), la cuiunica eccezione è rappresentatadall’edilizia residenziale pubblica per laquale si prevedono ampliamenti ancheper fabbricati di dimensioni superiori.Sotto il profilo del rapporto con il

Piano, gli ampliamenti non possonoderogare i principali parametriurbanistici così come sono sottopostial pagamento degli oneri diurbanizzazione.Per quanto concerne le demolizioni,esse possono riguardare edificiindividuati dal Comune per i qualil’aumento di volumetria può variaredal 25 al 35%, in ragione del valore diqualità ambientale ed energeticaraggiunto.La norma prevede la possibilità diintervenire sui fabbricati produttivi indue casi. Qualora la Sul sia esaurita,viene consentito il soppalco (+30%),negli altri casi è ammesso unampliamento del 20% con un massimodi 200 mq.

Infine, merita evidenziarel’introduzione degli interventi diriqualificazione urbana (Capo III) e ilpossibile trasferimento di fabbricatiproduttivi in zona impropria attraversopremialità (+ 35% della volumetria).Nel primo caso, si persegue una logicadi programmazione integrata trapubblico e privato tesa a riqualificareil patrimonio dismesso o sottoutilizzatoattuata anche con meccanismi ditrasferimento della capacitàedificatoria saldati a tecnicheperequative. Nel secondo caso, iltrasferimento è finalizzato al nuovoinsediamento in aree ecologicamenteattrezzate e la contestualeriqualificazione dell’areaprecedentemente occupata.

05 (229) 16-02-2010 16:17 Pagina 33

Page 34: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

Info

34

Puglia

La Lr 14 del 30/07/2009 definisce lemodalità di ampliamento dei fabbricatiresidenziali (+20% del volume) e didemolizione e ricostruzione, con criteridi edilizia sostenibile, dei fabbricaticaratterizzati almeno dal 75% divolume residenziale (+ 35%) precisandoche in nessun caso è ammesso il

cambio di destinazione d’uso.L’attuazione degli interventi èsubordinata, fra l’altro, alla cessionedegli standard dovuti a seguitodell’ampliamento o, qualora la cessionenon sia possibile, al pagamento di unasomma commisurata al costo diacquisizione di altre aree analoghe aquelle destinate alla cessione.La norma inoltre integra le norme per

la rigenerazione urbana contenute nellaLr 21/2008 prevedendo ladelocalizzazione di fabbricati incontrasto con il contesto e istituendoformule di premialità nella misuramassima del 45% della volumetriaesistente in ragione delle caratteristichedell’intervento e della presenza diedilizia residenziale sociale.

Sardegna

La Lr 4 del 23/10/2009 fornisce ledisposizioni per ampliamenti edemolizioni del patrimonio edilizioesistente, anche di proprietà pubblica.Gli ampliamenti riguardano diversefattispecie di immobili. Si prevede unaumento (+ 20%) del volume per ifabbricati residenziali (che nel caso difabbricati mono-bi familiari possonoprevedere la realizzazione di unfabbricato autonomo), i connessiservizi e quelli produttivi. Lacondizione di prima casa e la

riduzione del fabbisogno di energiaprimaria consente il riconoscimento diuna maggiore cubatura (+30%), mentrela localizzazione lungo le aree costierene diminuisce l’ammontare. Lalocalizzazione dei fabbricati in zonaagricola introduce un ulteriore regimedi premialità, pari al 10% del volumeper immobili ad uso agro-silvo-pastorale e residenziale in aree costieree al 20% per le altre localizzazioni edinfine agli immobili con finalitàturistica si riconosce l’aumento del10% a fronte del contenimento delconsumo energetico.

Il bonus per la demolizione ericostruzione di fabbricati residenziali,turistico ricettivi e produttivi varia dal30% fino al 35% nel caso si proceda alcontenimento del consumo energetico. Particolare rilievo merita la possibilitàdi riqualificare ambiti di pregiopaesaggistico e ambientale mediante lademolizione e il trasferimento deivolumi a fronte di un premiovolumetrico (+ 40-45%) proporzionatoalla prestazione energeticadell’intervento e l’incetivo volumetrico(+20-30%) per la riqualificazione delpatrimonio pubblico.

SiciliaIl ddL 459 della IV Commissionepresentato il 21 gennaio 2010 precisale norme per gli ampliamenti difabbricati residenziali esistenti al 2008e la sostituzione previa demolizione difabbricati residenziali o produttivi

antecedenti il 2003. Per gliampliamenti è consentito un aumentodel 20% della volumetria esistente afronte di un progetto unitario diriqualificazione del fabbricato e delmiglioramento della performanceenergetica relativamente all’impiego dienergia primaria. Per la demolizione e

ricostruzione invece si prevede unaumento del 35% della volumetria e lapossibilità di realizzare il nuovofabbricato su un’area di sedime diversa(purchè ricada nella stessa proprietà)previa sistemazione a verde privato e/oparcheggi allo scopo di garantire lapermeabilità dei suoli.

Toscana

La Lr 24 del 8/05/2009 fissa i criteriper gli interventi di ampliamento edemolizione e ricostruzione deifabbricati residenziali da perseguirecon l’utilizzo di tecniche costruttive diedilizia sostenibile e l’impiego diimpianti alimentati da fontirinnovabili. Oggetto di ampliamento

(+20%) sono i fabbricati residenzialimono-bifamiliari o comunque con Sulmassima di 350 mq esistenti al 31marzo 2009 localizzati in centri abitatio comunque in ambiti dotati deisottoservizi essenziali. La demolizione e ricostruzione oltre ariguardare edifici residenziali puòcomprendere anche fabbricaticaratterizzati da una modesta (25%

max) presenza di funzioni nonresidenziali. Anche in questo caso, lasuperficie aggiuntiva (+ 35% della Sulesistente) esito degli interventi potràavere esclusivamente funzioneresidenziale e, sotto il profilo deglialloggi, è consentito l’aumento delleunità immobiliari purchè la Sul nonsia inferiore a 50 mq.

05 (229) 16-02-2010 16:17 Pagina 34

Page 35: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

Info

35

UmbriaLa Lr 13 del 26/06/2009 definisce lenorme per gli ampliamenti difabbricati residenziali e la demolizionee ricostruzione per fabbricaticompletamente o prevalentementeresidenziali e fabbricati a destinazioneproduttivo-artigianale.Gli ampliamenti (+ 20%) sono riservatia mono-bifamiliari o comunque didimensione modesta (Suc inferiore a350 mq) mentre più articolati appaionogli interventi di recupero mediantedemolizione e ricostruzione. Inquest’ultimo caso, l’aumento del 25%

della Suc esistente stabilito per ifabbricati singoli, sale al 35% qualorail recupero acquisisca valenzaurbanistica attraverso lapredisposizione di un Piano attuativo (o Programma urbanistico) checoinvolga almeno tre edifici. Inoltre,qualora l’intervento riguardi edificiesistenti di almeno 8 alloggi, il 50%delle eventuali nuove unità realizzate aseguito della ricostruzione devonoessere locate a canone concordato.Sotto il profilo delle dotazioniterritoriali, tutti gli interventi cheprevedono la demolizione sono tenutial reperimento dei parcheggi

pertinenziali e al rispetto dellenormative vigenti in materia didotazioni territoriali e funzionali.La norma incentiva anche lariqualificazione dei fabbricati ad usoproduttivo, consentendo l’ampliamentoo la demolizione/ricostruzione deifabbricati con incremento del 20%della Suc a condizione che l’interventocoinvolga un ambito di almeno 2ettari e venga attuato mediante Pianoattuativo finalizzato allariqualificazione degli edifici, delle areee delle dotazioni territoriali coinvolte.

VenetoLa Lr 14 del 8/07/2009 prevede lapossibilità di ampliare tutti i fabbricatidel 20% rispetto al volume o allasuperficie coperta esistente e, nel casodi utilizzo di tecnologie che prevedanol’utilizzo di fonti rinnovabili, lapercentuale sale al 30%.L’ampliamento può essere sviluppatoanche mediante la costruzione di un

corpo edilizio separato di carattereaccessorio e pertinenziale. Per gli edifici realizzati prima del1989, è consentita la demolizione ericostruzione con aumento di cubaturafino al 40% nel caso di attuazionediretta e fino al 50% qualoral’intervento sia attuato mediante Pianoattuativo che persegua laricomposizione plaunivolumetricadell’area fermo restando l’esistenza e/o

l’adeguamento delle opere diurbanizzazione primaria.Fra gli elementi di originalità vaevidenziata l’incentivazione allariqualificazione degli insediamentituristici e ricettivi (stabilimentibalneari, campeggi, ecc..) anche inarea demaniale mediante ilriconoscimento di una capacitàedificatoria aggiuntiva del 20%.

Valle d’Aosta La Lr 24 del 4/08/2009 definiscel’ambito di applicazione e i criteri pergli interventi sul patrimonio edilizioresidenziale, produttivo, commerciale eturistico ricettivo extra alberghiero (gliampliamenti), per gli interventi diriqualificazione ambientale eurbanistica degli edifici (la demolizione

e ricostruzione) e del territorio (iprogrammi integrati con aumento dicubatura).I primi prevedono un aumento del20% della volumetria a fronte delmantenimento delle prestazionienergetiche ed igienico sanitarieesistenti mentre la demolizione conricostruzione consente di aumentarefino al 35 % la volumetria nel caso di

interventi di edilizia sostenibile, cheutilizzano fonti di energia alternative erinnovabili o misure di risparmioenergetico o idrico. Infine, l’attivazionedi programmi integrati consente unaaumento fino al 45 % del volumeesistente. Merita evidenziare che lalegge non ha termini di scadenza.

05 (229) 16-02-2010 16:17 Pagina 35

Page 36: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

Info

36

Quadro I. Sintesi interventi di ampliamento

05 (229) 16-02-2010 16:17 Pagina 36

Page 37: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

Info

37

Quadro I. Sintesi interventi di ampliamento

05 (229) 16-02-2010 16:17 Pagina 37

Page 38: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

Info

38

Quadro II. Sintesi interventi di demolizione e ricostruzione

segue

05 (229) 16-02-2010 16:17 Pagina 38

Page 39: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

Info

39

Quadro II. Sintesi interventi di demolizione e ricostruzione

05 (229) 16-02-2010 16:17 Pagina 39

Page 40: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

Info

40

Quadro III. Rapporto con la pianificazione & scadenza

segue

05 (229) 16-02-2010 16:17 Pagina 40

Page 41: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

Info

41

Quadro III. Rapporto con la pianificazione & scadenza

05 (229) 16-02-2010 16:17 Pagina 41

Page 42: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

a volte complementari e altre volte incontraddizione.Da una parte, quindi, si stavalavorando sulla lettura strutturale delterritorio, sul sistema ambientale esullo sviluppo sostenibile, dall’altra erachiesto ai Comuni di scegliere se o conquali ulteriori limiti e modalitàapplicare le nuove disposizioni che,per loro stessa natura, sono derogherispetto a quanto già consentito. Le perplessità erano di naturaprogettuale e applicativa. Il piano casacostringe a porre attenzione alletrasformazioni del già costruitopiuttosto che alla previsione di nuovearee edificabili. Parla di rinnovo delpatrimonio edilizio esistente comerisposta alla domanda puntuale deicittadini, ma anche di riqualificazionedei comparti edificati (residenziali eproduttivi). Un tema che lapianificazione comunale tende a nonconsiderare strutturale e a rinviarloagli strumenti operativi nei quali sipuò scendere a un dettaglio maggiore.Se è condivisibile l’accento sulrinnovamento dell’esistente di minorequalità edilizia e architettonica, èdifficile concepire la trasformazioneedilizia senza che questa sia legata aun progetto delle infrastrutture, deiservizi e degli spazi non costruiti.Questo in maniera particolare perquanto riguarda le zone produttive,soprattutto quelle meno recenticaratterizzate da un’alta densitàedilizia e dall’assenza di infrastruttureche non siano quelle stradali; e valeper le periferie dove la riqualificazionepassa attraverso una progettazionedegli spazi pubblici, dei percorsi, deicollegamenti ai servizi, oltre che peruna migliore qualità architettonica.Inoltre il Veneto viene daun’esperienza di edilizia diffusa che siè tradotta nell’invasione dellaresidenza nel territorio agricolo dipianura e collinare, mentre inmontagna e nei luoghi turistici nelladiffusione delle seconde case. Cosìcome è scritta la legge questesembrano le fattispecie per cui è piùfacilmente applicabile perché ci sonomeno vincoli dettati dalle distanze espesso di tratta di unici proprietari.A fronte di questi rischi e in unmomento in cui l’attenzione

da subito sulle prime case. Speriamoche anche gli istituti di creditomettano a disposizione delle famiglieun provvista finanziaria e agevolazioninormative e procedurali tali daconsentire a tutti quelli che voglionointervenire sulla propria abitazione, dipoterlo fare.Sono tantissime le famiglie che,riguardo alle nuove norme sull’edilizia,hanno chiesto informazioni ai Comuni,il che conferma le attese riguardantil’avvio di interventi di ristrutturazionedi immobili.Per il cittadino, però, può esseredifficile comprendere a fondo latipologia di interventi ammissibilinell’ambito del “piano casa”unitamente ai requisiti tecnici ed aipremi di cubatura; e visto che la Leggerimarrà in vigore per soli due anni, laRegione Veneto pensa di attivare uncall center in grado di dare tutte leinformazioni necessarie ai proprietaridi immobili. I Comuni devono fare prestonell’adozione del “piano casa” dellaRegione Veneto in modo tale dapermettere ai cittadini di realizzarequello che in passato era un sogno,ovverosia poter aumentare lavolumetria della propria abitazionefacendo da un lato aumentare il valoredell’immobile e dall’altro garantiresuperfici abitative più ampie in lineamagari con l’aumento del numero deicomponenti del nucleo familiare.

Applicazioni sul territorio

La legge regionale è stata approvata inVeneto in un momento particolare incui circa l’80% del comuni stavapredisponendo il proprio Piano diAssetto del Territorio.Il piano casa dichiara già nella suapremessa il proprio obiettivo:consentire il rilancio dell’attivitàedilizia attraverso l’ampliamento degliedifici esistenti e il contestualemiglioramento della qualitàarchitettonica ed edilizia. Non si trattaquindi di un provvedimento dicarattere urbanistico, ma, come spessoaccade, la pianificazione deve inqualche modo acquisirlo e tradurre sulterritorio regole che sono costruite suparametri diversi da quelli urbanistici,

Veneto. Traaspettative eapplicazioniMarisa Fantin*

Gli obiettivi e le aspettativedichiarate dalla Regione Veneto1

Giancarlo Galan, GovernatoreIl piano casa è una sperimentazione,una materia nuova. All’estero nonavremmo avuto reazioni negative, quida noi sono comprensibili perchél’Italia è un Paese che ha alle spalleuna storia di speculazione eabusivismo. Le critiche confermanoche nel Paese è cresciuta unacoscienza collettiva che impediscescempi. Sono aumentati i controlli, èaumentata la cultura del rispetto per ibeni culturali. Del resto in passato ilVeneto è diventato brutto pur avendotutti i timbri in regola. Ma erano altritempi. Ora questo piano può dar luogofinalmente a una architettura diqualità. Io stesso al principio avevo deidubbi, oggi procedo con entusiasmo econ doverosa prudenza.I centri storici non corrono alcunpericolo. Nessuno vuole toccare Brerao piazza Navona. A Prato della Vallenon costruisco un capannone. Stiamodiscutendo di come occuparci delleorride periferie, non dei centri storici.Io credo che questa sia una grandeoccasione e spero che l’architetturaitaliana voglia partecipare e non simetta soltanto sulla difensiva. Percogliere un’opportunità tantoimportante avanzo una proposta per ilgoverno e per il ministro Bondi:perché non rafforzare lesovrintendenze aumentando ilpersonale e i controlli? E perché noncreare una task force a livellonazionale, fatta di architetti epaesaggisti, che possa supportare ledirezioni regionali? In questo modofaremmo tutti un passo avanti.Renzo Marangon, Assessoreall’Urbanistica e Politiche del Territorio La Regione ha fatto la sua partepromuovendo un provvedimentoimportante, anche perché consente aicittadini, con la semplificazione delleprocedure burocratiche, di intervenire

Info

42

05 (229) 16-02-2010 16:17 Pagina 42

Page 43: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

Info

43

applica riduzione di un terzodell’incremento massimo consentitodegli edifici esistenti”. Sottolineavache “le norme antisismiche sonopreviste” e che nelle zone soggette atale rischio “non basta la sempliceD.I.A. ma occorre acquisire ilpermesso di costruire”. E infine che“per i Comuni è prevista la possibilitàdi individuare zone del proprioterritorio in cui non applicare lanuova legge”.La Regione forniva una stimadell’impatto economico della legge,valutato globalmente tra i 5.820 e i6.550 mil. di euro di investimentipotenziali, dei quali poco meno dellametà (2.500 mil.) conseguentiall’ampliamento di edifici mono-bifamiliari, altrettanti dallademolizione ricostruzione (edificiresidenziali: 1.700 mil. e produttivi:700/1.430 mil.), il resto per ilriutilizzo del patrimonio edilizioesistente (487/527 mil) eriqualificazione residenziale pubblica(420 mil.)Il risparmio energetico annuo erastimato in 611.510 Mwh e 44,4milioni di Euro. In questo caso laparte del leone spettava allaricostruzione di edifici produttivi(404.460 Mwh) e ampliamenti suedifici mono-bifamiliari: (150.400Mwh) e per 56.650 Mwh dallaricostruzione di edifici residenziali. All’apprezzamento dalle associazionidell’artigianato per le ricadutesull’intera filiera casa, che inLombardia conta oltre 115 milaaziende artigiane e 250 mila addetti,facevano da contraltare gliemendamenti proposti dagliambientalisti miranti a limitare gliinterventi di ampliamento agli edificiresidenziali escludendo quelliindustriali, nei centri storici e neiparchi.Anche la sezione INU della Lombardiainviava una proposta migliorativa deltesto, non accolta, rilevando tral’altro che, in materia disemplificazione amministrativa, diampliamenti degli edifici in derogaagli indici di piano etc. e diincrementi dei volumi edificatoriprevisti dai piani regolatori, laRegione Lombardia ha già concesso

agevolato, anche in variante allostrumento urbanistico. A questo vannoaggiunti i sempre più numerosiregolamenti sull’applicazione dellasostenibilità edilizia che i Comunistanno approvando e che spessoprevedono premi volumetrici oriduzioni di oneri per gli interventi diriqualificazione edilizia. Dunque, l’effetto del piano casa, almomento, è stato registrato più neldibattito che nella applicazione diretta.

*Presidente Inu Veneto.

Note1. I testi delle dichiarazioni sono liberamente tratti dainterviste pubblicate sui quotidiani locali e dagliinterventi nei convegni di presentazione delprovvedimento regionale.

Lombardia.La riqualificazionedell’Erp Luca Imberti*

Nel presentarlo alla stampa ilgovernatore Formigoni sottolineavache “Il provvedimento favorisce unaripresa dell’edilizia di qualità inLombardia, migliorando il patrimonioresidenziale esistente dal punto divista estetico, funzionale e sotto ilprofilo energetico e ambientale. Ciattendiamo anche effettisull’economia e sull’occupazione.Vogliamo insomma accrescere il bello,l’ecocompatibile, il risparmioenergetico, il lavoro”. L’assessoreDavide Boni dichiarava da parte suache “si tratta di una leggeeccezionale, riferita a un momentoparticolare e difficile dell’economia”,mettendo in rilievo che essa “consentedi intervenire solo sugli edificiesistenti, non di utilizzare nuovearee”.Teneva a specificare che “si possonosolo sostituire edifici non coerenti conle caratteristiche storiche,architettoniche, paesaggistiche eambientali, previo parere vincolantedelle Commissioni regionali per ilpaesaggio”, che non si potràintervenire sulle aree naturali e sololimitatamente nei parchi “dove si

all’ambiente e allo sviluppo sostenibileè centrale nel processo dipianificazione, i comuni recependo ilpiano casa sono stati, nella maggiorparte dei casi, più restrittivi rispetto aicontenuti della legge regionale. Da unlato sono stati incrementati gli ambitiesclusi dall’applicazione della deroga:non solo i centri storici, ma anche icontesti agricoli più integri e gli ambitidi interesse architettonico epaesaggistico. Dall’altro si sono evitatederoghe ai regolamenti edilizi chepotessero creare disparità di diritto trai cittadini, come, ad esempio, quellerelative alle distanze dai confini.I quadri conoscitivi e le indaginiambientali in fase di redazioneall’interno dei piani sono stati unvalido supporto per appoggiare lescelte su una valutazione dello statodei luoghi e hanno garantito lacoerenza tra l’applicazione dellederoghe urbanistiche e le scelte dipianificazione che si stannoapprovando. Il principio è stato quello di tradurreun provvedimento, per sua stessanatura generico, in un quadro piùampio nel quale, oltre ai beneficiindividuali, siano garantiti il rispettodei parametri di qualità urbana chetutelano il territorio, i cittadini, leattività economiche.E’ presto per valutare gli effetti sulterritorio, ma una delle parole piùricorrenti negli articoli di giornale cheriguardano il piano casa è flop. Nonsono ottimisti nemmeno gli architettiche stanno verificando le richiesteprovenienti dai cittadini e dalleimprese. Qualche terrazza potrà esserechiusa e qualche edificio unifamiliarepotrà avere piccoli ampliamenti, ma ledomande sono ancora molto poche.Probabilmente non basta derogare alleregole urbanistiche e edilizie perstimolare le iniziative e altrettantoprobabilmente non è colpa delle regolese le imprese edilizie lavorano poco.Naturalmente le condizionieconomiche non sono le più adatteall’investimento edilizio, ma va anchetenuto conto che molti piani vigenticonsentivano già di intervenire sugliedifici per i piccoli ampliamenti e che icomparti di ristrutturazione ediliziahanno sempre avuto un percorso

05 (229) 16-02-2010 16:17 Pagina 43

Page 44: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

del maggior partito di maggioranza(Pd) premeva per un ampioaccoglimento delle indicazioni delGoverno; in contrasto con il restodella maggioranza di Centrosinistrache era più propensa adun’applicazione restrittiva delprovvedimento. Il confronto non èstato tanto sui parametri tecniciquanto soprattutto sui campi diesclusione dell’applicabilità dellanorma. In particolare il dibattito èruotato intorno alla possibilità diampliare anche le attivitàcommerciali, con la giustificazione didare un impulso alle imprese inquesto periodo di crisi. Dopo un vastodibattito, che si è svolto anche sualcuni organi di stampa, la legge èstata approvata limitando le inizialiprevisioni sui parametri diampliamento ed applicandole soltantoalla destinazione d’uso residenziale.La “battaglia politica” non è peròterminata con la pubblicazione sulBollettino Ufficiale della Regione,anche a causa di una formulazionepiuttosto carente in termini diparametri e di chiarezza, il dibattito siè immediatamente sviluppato intornoalle questioni interpretative; si èacceso uno scontro sull’articolo cheesclude dalle possibilità diampliamento gli edifici che in passatosono stati oggetti di condono edilizio.Una circolare della Direzione delDipartimento di PianificazioneTerritoriale della Regione interpretavaquesto passaggio della Legge in modopermissivo intendendo come daescludere dal computo del volumeesistente sul quale applicare lepercentuali di ampliamento il volumecondonato, ma considerando comeampliabile tutto il volume da sempreregolare. Tale circolare è stata peròrettificata dal Presidente del ConsiglioRegionale che avocava a taleistituzione l’autentica interpretazionedella Legge, affermando che l’articoloincriminato doveva essere preso allalettera, intendendosi non ampliabilitutti quegli immobili che abbianoanche un solo metro cubo condonato.All’oggi sono facilmente prevedibiliricorsi amministrativi contro unaLegge che discrimina i volumicondonati che, come tali, sono

interventi radicali e fattori specifici, lestesse esigenze di privacy, riducono lapropensione ad intervenire se non pereffettive necessità. Per gli edificiindustriali, se attivi, le esigenze dicontinuità possono prevalere suconsiderazioni immobiliari, nonessendo tra l’altro previsto cambiod’uso.Con questo non si vuole affermareche il provvedimento sia rimastodisatteso, semmai che le opportunitàsono state accolte in modo articolato,anche con risvolti positivi.Il caso di maggior interesse riguardala riqualificazione dell’ediliziaresidenziale pubblica a cui èriconosciuta facoltà di ampliamentosino al 40%. Pur scontrandosi con lascarsità di fondi disponibili e ledifficoltà di implementare progetticapaci di far confluire risorse private,Aler ha avviato trattative con molticomuni per avviare progetti disostituzione o ampliamento. E’ prestoper quantificare un bilancio finale, eforse sarà necessaria una prorogatemporale, ma questa peculiarità dellalegge lombarda, se coronata dasuccesso, potrebbe rivelarsi unasorpresa con impatti non trascurabilisul processo di riqualificazione di unpatrimonio consistente che versa incondizioni di manutenzione e diprestazione energetica tra i più bassi.

*Architetto Inu Lombardia.

Liguria. Percorribilitàlegale e tecnica Francesco Gastaldi*

L’iter approvativo della norma relativaal “Piano Casa”, in Liguria è statolungo e sofferto. Come spesso accadein ambito urbanistico l’oggetto delcontendere non è stato il merito dellaLegge, ma differenti concezioniideologiche che in realtà pocoavevano da vedere con l’impiantonormativo.Durante la discussione nell’aula delConsiglio Regionale, un gruppotrasversale che comprendeva laminoranza (Pdl) e diversi esponenti

molto con varie disposizionilegislative, e che varieAmministrazioni Comunali con i lorostrumenti urbanistici hanno già difatto anticipato la previsione dellapossibilità per gli interessati diottenere alcuni degli aumentivolumetrici previsti dal progetto dilegge. Per evitare le implicazioninegative che altrimenti si potrebberodeterminare per quanto riguarda ledotazioni di servizi pubblici e laqualità del paesaggio costruitochiedendo di evitare lasovrapposizione di aumenti a quelligià previsti da varie disposizionilegislative regionali e dai pianicomunali, di escludere dal campo diapplicazione della legge gli edificinon residenziali, i centri storici e inuclei di interesse storico ambientale,tutti gli immobili e gli ambitivincolati dal Codice Urbani. A distanza di quasi un anno dallaentrata in vigore della legge gli effettiattesi del provvedimento sembrano inparte sovrastimati e in parte diversidalle previsioni.Quanto Inu Lombardia osservava, chein Lombardia tra sottotetti e unatantum molto era già stato concesso èforse la principale ragione di questoridimensionamento, pur essendoprematuro trarre un bilanciodefinitivo, stante il fatto che è ancorapossibile presentare i progetti e chel’inerzia a decidere è in questi casimotivata da valutazioni cherichiedono tempo. La convenienza adapplicare la legge è assai variabile,poiché la Lombardia è caratterizzatada un territorio diversificato, che vadai contesti alpini a quelli urbani edella città diffusa, con altrettantivalori immobiliari.Nelle zone di maggior pregio benpochi sono gli edifici degradati suiquali intervenire con demolizione espesso se lo sono è perché non vi èmercato. Inoltre non pochi comunihanno esercitato la propria facoltà eristretto il campo del provvedimentoper esigenze di tutela.Nelle aree densamente edificate sonoviceversa poche le tipologiemonofamiliari su cui intervenire.Nella città diffusa i valori in molticasi non sono così alti da giustificare

Info

44

05 (229) 16-02-2010 16:17 Pagina 44

Page 45: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

rapporto tra parametro normativo edesito tipologico-formale è loscaglionamento delle percentuali diampliamento: per gli edifici piùpiccoli (fino a 200 mc) l’ampliabilitàparametrizzata in base ad unapercentuale, ma è di 60 mc aprescindere dalla dimensionedell’esistente. Se ciò può crearequalche dubbio dal punto di vistaperequativo, è da cogliere l’intenzionedel Legislatore, seppure nellasemplicità della norma, di agevolareuna crescita tipologicamente correttadell’edificio, dando la possibilità diaggiungere una stanza e non unvolume di dimensioni incongrue chealteri la leggibilità tipologica dellacostruzione.In conclusione, da un punto di vistadella disciplina urbanistica èinevitabile riscontrare che se da unlato l’approfondimento nello studiodel sistema normativo dei pianiurbanistici si fa sempre piùsofisticato, leggi “straordinarie” comequesta si fondano su deroghe earticolazioni normative piuttostorozze e in molti casi, fortemente,destabilizzanti del sistema urbanisticolocale.

*Ricercatore in urbanistica, Università Iuav, Venezia.

Piemonte. Snellimentodelle procedureSilvia Saccomani*

La legge 20/09 del Piemonte, inattuazione del cosiddetto Piano Casa,si presta a diverse letture. Centrale è,però, l’interpretazione che la leggestessa dà del provvedimentonazionale, interpretazione che esprimegli obiettivi dell’amministrazioneregionale. L’iter della legge è statoavviato (maggio 2009) con uncomunicato stampa in cui lapresidente della Regione,sottolineando con un certo orgogliol’anticipo con cui il Piemonterecepiva il “piano” governativo,poneva in risalto di fatto un unicoobiettivo: il risparmio energetico. Gliampliamenti in deroga si giustificano

presentate in questi primi giorni diapplicazione.Passando ad un’analisi più tecnicadella norma non si può cheriscontrare la presenza di diversecarenze che già hanno portato eporteranno in futuro ad accesedispute interpretative per quantoriguarda gli aspetti più eclatanti e,purtroppo, come l’esperienza insegna,porteranno a diverse interpretazionitra un Comune e l’altro per gli aspettipiù marginali ma in molti casi nonsecondari in termini di effettivepossibilità edificatorie. Prima di tuttesi rileva la già evidenziata questionedegli immobili oggetto di condono:sebbene sia chiaro che lo spirito delLegislatore è quello di non premiareulteriormente i “furbetti”, appare didifficile difesa in sede legaleamministrativa e costituzionale unanorma che discrimina tra volumiregolari e regolarizzati, differenzalessicale che in sede legale non haalcun valore.Una questione che può appariremarginale, ma che è rilevante intermini di quantità (e, pertanto, intermini di impatto sul paesaggio e intermini di valori immobiliari in gioco)è la definizione di volume come“l’ingombro geometrico dellacostruzione in soprassuolo”: in unterritorio collinare terrazzato comequello ligure dove nella maggioranzadei casi gli edifici si sviluppano supiù livelli in parte incassati neiterrazzamenti appare evidente ildubbio interpretativo sul metodo dicalcolo del volume.Nelle intenzioni più coraggioso dellenorme “ordinarie” è il Piano Casa inmateria di miglioramento della qualitàedilizia: un bonus del 10% di ulterioreampliamento volumetrico è dato a chicon l’occasione dell’ampliamentorende l’intero edificio rispondente allepiù recenti e restrittive normeantisismiche congiuntamente erispondente alle norme di efficienzaenergetica cogenti per le nuovecostruzioni. Ulteriori bonus del 5%sono inoltre accordati a chi utilizzimateriali tipici locali (in particolarel’ardesia ligure) per gli edifici rurali divalore testimoniale.Interessante dal punto di vista del

all’oggi a tutti gli effetti regolari.Concettualmente la Legge regionaleligure è coerente con l’indirizzo dilimitare al massimo il consumo diterritorio causato dalle nuovecostruzioni e incentiva l’interventosull’esistente. In questo scenario il Piano Casaaumenta leggermente i parametri diampliabilità, specie per gli edifici piùpiccoli, ma ha soprattutto l’effetto didare una nuova possibilità diampliamento a chi aveva giàutilizzato le opportunità date daglistrumenti urbanistici.Da un punto di vista pianificatorio dipiù ampio respiro è ovvio pensare chequesta norma potrebbe avere effettimolto pesanti permettendo in teoriaun forte aumento del patrimonioimmobiliare esistente. Tale evenienzaappare però fortementeridimensionata se si analizzarealisticamente la configurazione delterritorio e del sistema dell’edificatoin Liguria per cui i vincoli di distanzae gli altri vincoli privatisticifortemente limitano le possibilità diampliamento; a ciò si deve poiaggiungere che in vaste areedell’entroterra la richiesta di nuovivolumi è molto scarsa, mentre nellezone costiere dove la pressionespeculativa è molto forte numerosivincoli restringono sensibilmente learee di territorio ove sia applicabile laLegge.Una valutazione degli esiti dellaLegge è ancora molto prematura: essaè sostanzialmente entrata in vigore iprimi giorni di gennaio, epoca discadenza del periodo di 45 giorni incui i Comuni avevano facoltà diindividuare parti del loro territorio incui non si possa applicare la norma.A tal riguardo si rileva che tra imaggiori Comuni liguri Imperia,Sanremo, Albenga, Savona e Chiavarinon hanno deliberato alcunalimitazione, mentre l’hanno fattoFinale Ligure, Rapallo, Sestri Levantee La Spezia. Difficile trovare uncriterio condiviso tra i Comuni chehanno limitato l’applicabilità delPiano Casa in quanto si tratta per lopiù di scelte legate a specificità locali.Fortemente differente tra un Comunee l’altro il numero delle pratiche

Info

45

05 (229) 16-02-2010 16:17 Pagina 45

Page 46: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

progetti presentati in base alla leggepiuttosto contenuto, rispetto allasituazione di altre regioni. E’ possibileche i maggiori costi di costruzioneconnessi al risparmio energeticoabbiano frenato il ricorso alleopportunità offerte dalla legge,soprattutto in un periodo di crisieconomica particolarmente pesante inPiemonte.

* Docente di urbanistica, Politecnico e Università diTorino.

Note1. Un esempio: l’art. 14 fa cenno a procedureperequative, non previste nella Lr 56/77 in vigore enon normate in sede regionale.2. Le parti escluse sono (art. 5): edifici in assenza odifformità di titoli abilitativi, edifici nei centristorici o nelle aree d’interesse storico epaesaggistico, monumenti isolati, singoli edificicivili o rurali di valore storico?artistico o ambientaleo documentario, edifici nei parchi nazionali o inaree protette, aree individuate dai piani regolatori inclasse di pericolosità IIIa, zone sismiche, rustici,edifici sui quali è applicata la Lr 21/1998 sulrecupero dei sottotetti. Inoltre negli edifici ricadentiall’interno di aree dichiarate di notevole interessepubblico in base al Codice dei beni culturali e delpaesaggio, gli interventi di ampliamento (art. 3)sono ammessi previa autorizzazione paesaggistica.

di territorio escluse dall’applicazionedella legge: autonomia, da un lato,ma anche, dall’altro lato, lo scaricarela responsabilità di queste scelte, dacui possono derivare non marginalieffetti sul territorio, sugli enti suiquali maggiore è la pressione da partedei privati. E’ questo un aspetto sucui valutare l’atteggiamento deiComuni nell’applicazione della legge,anche se è troppo presto per farlo: lalegge è entrata in vigore solo il31/7/09 e concedeva ai Comuni 60giorni per decidere se e quali parti delterritorio comunale escludere dallasua applicazione. Qualche elemento emergedall’indagine sviluppata dalla Regioneche, a novembre 2009, ha inviato unquestionario a 1.206 comuni pervalutare lo stato di applicazione dellalegge. Anche se i comuni che finorahanno risposto sono ancora pochi(circa il 29%) (v. tab.), un dato emergecon una certa evidenza: i Comunihanno in genere evitato diincrementare le limitazioni territorialipreviste dalla legge2, essendo nonmolti quelli che si sono avvalsi dellapossibilità di escludere altre parti delproprio territorio (mediamente pocomeno del 5% con punte del 28%,provincia di Biella, e casi in cuinessun comune ha introdotto ulteriorirestrizioni, provincia di Vercelli).Anche le restrizioni non sembranoparticolarmente significative; unesempio: a Torino vengono escluse leparti del territorio destinate a servizi,a viabilità, quelle interessate da fascedi rispetto e quelle classificate comeZone boscate. Di fatto, quindi,vengono escluse solo quelle parti lacui esclusione appare ovvia in basealle norme di piano. Scarse restrizioni,quindi, ma anche un numero di

a condizione che si realizzi unrisparmio energetico, quantificato inuna riduzione di almeno il 40% delfabbisogno di energia dell’unitàedilizia (art. 3); il risparmio energeticogiustifica anche interventi didemolizione totale o parziale ericostruzioni con ampliamento, purchègli edifici risultanti raggiungano unaqualità energetica ed ambientaledefinita (art. 4). Questo sembra esserel’obiettivo centrale - forse più dellapresidenza della Regione che dellostesso Assessore competente -,obiettivo che giustifica anche altreindicazioni alquanto discutibili dellalegge. Il riferimento è in particolare alCapo III “Interventi per il recupero ela riqualificazione del patrimonioesistente”, che introduce, sotto la voce“interventi di riqualificazione edilizia”(art. 14), strumenti (“i comuniindividuano ambiti di territorio su cuipromuovere programmi dirigenerazione urbana, sociale earchitettonica…”) cui demandareoperazioni di riqualificazione deltessuto urbano con demolizioni,ricostruzioni, cambi di destinazioned’uso, cubature premiali, uso distrumenti perequativi al di fuori diun’organica innovazione legislativa.Anche in questo caso le operazioni sigiustificano sulla base dell’obiettivodel risparmio energetico. Va ricordatoche, mentre la legge 20 venivaapprovata, era in discussione inConsiglio regionale la nuova leggeper il governo del territorio (DL488/07), che sarebbe stata la sede piùadeguata per l’inserimento di questotipo di azioni, a cui avrebbe potutofornire un contesto normativo solido1. Una seconda lettura riguardal’autonomia concessa ai Comuni inmateria di individuazione delle parti

Info

46

Applicazione della Lr 20/09 - La situazione attuale

province Torino Alessandria Asti Cuneo Biella Vercelli Novara Verbano Cusio Ossola totale

N. risposte dei Comuni 106 74 32 51 18 19 24 24 348

N. Comuni che hanno introdotto restrizioni 17 8 5 7 5 - 4 3 49

N. progetti presentati 24 6 6 19 3 - 2 - 60

N. progetti assentiti 5 6 2 9 2 - - - 24

05 (229) 16-02-2010 16:17 Pagina 46

Page 47: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

Tali strumenti sono stai finanziatiattraverso politiche regionali (la legge20/05). I Pirp devono inoltre una partedella loro rilevanza al fatto di costituirel’esperienza pioniera che ha condottoalla messa a punto della Leggeregionale sui Programmi integrati dirigenerazione urbana, la n. 21 del 2008già citata.Ultimo passo è il finanziamentoprevisto per il 2010 in dieci milioni dieuro di interventi di ristrutturazione erecupero di alloggi da destinareall’affitto a canone sostenibile (nellalogica dell’ “affordability”) per almenootto anni derivanti dai finanziamentidella Legge 14/09. Ai finanziamenti siaccede tramite partecipazione al bandopubblicato il 31 dicembre del 2009.Il Piano casa regionale del 2009, inattuazione della “legge Berlusconi”, inquesto contesto, si colloca quindi inuna quarta fase, preceduto oltre chedall’esperienza dei Pirp) anche dalBando Regionale per la realizzazione di“Alloggi a canone sostenibile”, e dallaLr sull’edilizia sociale, la n, 12/2008,che prevede l’uso di bonus volumetricie l’attuazione di pratiche perequativeper incentivare la produzione da partedei privati di patrimonio abitativo inaffitto a canone sostenibile, e perincrementare il patrimonio residenzialepubblico.In sostanza si è tentato di minimizzare irischi di cattiva produzione edilizia, odi “mascheramento” di abusi nonrilevati spacciabili per ampliamenti, inuna occasione aggiunta alle altre, in untentativo di costruzione di un quadroorganico di sistemi di bonus, dipossibilità di riuso abitativo, giàpresenti in altre norme.Per quanto riguarda i dati, numerosicomuni hanno approvato o stannoapprovando i regolamenti comunali, mai numeri relativi alle variazioni catastalicorrispondenti ad ampliamenti oricostruzioni potranno essere consideratidefinitivi solo dopo il 28 febbraio 2010.Infatti, la Legge Regionale “Finanziaria”n. 34 del 2009 ha posticipato il termineper la presentazione delladocumentazione delle variazionicatastali derivanti dagli interventistraordinari previsti dal Piano Casa.

*Gruppo di Studio Edilizia Sociale Inu.

Interpretazioni

La legge 14/2009 pugliese potrebbeapparire come la normativa regionalepiù restrittiva tra quelle presenti nelquadro nazionale. In realtà essa vaconsiderata come parte organica di uninsieme di leggi e di iniziativesviluppate negli ultimi 4 anni in Puglia. Uno degli obiettivi principali dellepolitiche per la casa e l’edilizia è statoquello di una riconfigurazionecomplessiva di esse rispetto al passatoattraverso la produzione di leggiregionali che ridefiniscono l’assetto dellarigenerazione urbana, della qualità edella sostenibilità del patrimonio edilizio: - la legge 33/07 sul riuso per scopiabitativi di sottotetti e seminterrati;- la legge 12/08 sull’housing sociale;- la legge 13/08 sull’edilizia sostenibile,riferimento per gli interventi da operarenel “piano casa”;- la legge 21/08 sui programmi integratidi rigenerazione urbana.A questa produzione normativa siaggiungono iniziative puntuali: - il supporto finanziario per la“ripartenza” degli IACP, commissariatiimmediatamente dopo l’insediamentodella giunta Vendola, e quindi attuatocon la possibilità di realizzare unprofondo riordino degli apparatiorganizzativi degli istituti stessi;- la realizzazione dell’OsservatorioRegionale della condizione abitativa- infine una serie di bandi per ilfinanziamento di azioni orientate allanascita di un politica per l’housingsociale.Una antesignana del “Piano CasaBerlusconi” può essere considerata la Lr33/2007, contenente le norme per ilrecupero dei sottotetti e il riutilizzo diporticati e locali seminterrati, che difatto rappresenta un tentativo diampliamento dell’offerta abitativa,operando attraverso regolamentipredisposti dai comuni, per recuperarenuovi spazi abitabili. L’esperienza che invece ha vistomaggiormente convergere i tre obiettiviin maniera più evidente è quella deiPirp, i “Programmi Integrati diRiqualificazione delle Periferie”,nell’ambito dei quali hanno operatoinsieme alle amministrazioni, daprotagonisti, gli Iacp e i partner privati.

Puglia. Provvedimentia sostegno dellaresidenzaCarmelo Torre*

Il punto di vista dell’AssessoratoRegionale Pugliese all’Urbanistica,Assetto del Territorio ed EdiliziaResidenziale Pubblica, è stato più volteesplicitato in conferenze, interviste,dibattiti. In una delle ultime occasioni,vale a dire il dibattito organizzato dallaRegione Puglia per Urbanpromo 2009tra alcuni assessori regionali,l’Assessore Angela Barbanente haribadito che il vero Piano casa è quelloderivante dalla finanziaria del 2008 diTremonti, e non quello natodall’accordo Stato-Regioni del maggio2009. L’assessorato rivendica inoltre il fattodi aver anticipato con proprie leggi lepolitiche di supporto all’accesso allacasa. In quest’ottica, la legge regionale14/2009, in attuazione dell’accordostato regioni è ancorata al quadronormativo regionale di riferimento, e inparticolare alla sostenibilità edilizia, intermini di accessibilità sociale, dirisparmio energetico e di architetturabioclimatica. Infatti in Puglia èpossibile attuare interventi inampliamento e demolizioni consuccessiva ricostruzione solo a pattoche le realizzazioni rispettino le normestabilite dalla legge regionale 12/2008sull’edilizia sostenibile. Il piano casa regionale quindi vieneinteso come strumento attuativo dinorme regionali che traducono gliobiettivi politici dell’assessorato.Quindi pur essendosi rivelato numerosevolte critico nei confronti del PianoBerlusconi, la Regione Puglia,attraverso il suo assessorato all’ediliziaresidenziale pubblica non perdel’occasione di usare anche l’accordostato-regioni come strumento peraggiungere un ulteriore tassello allapolitiche abitative avviate nelquinquennio della “Primavera pugliese”.Incentivo alle imprese (probabilmentequelle piccole e medie) per le nuovevolumetrie sì, ma solo in chiave disostenibilità edilizia.

Info

47

05 (229) 16-02-2010 16:17 Pagina 47

Page 48: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

occupazionale diretta di 35.400 unità e12.300 addetti all’indotto.

3. Una legge emergenziale ederogatrice come il piano casa entraovviamente in conflitto conl’impostazione tradizionale e“razional comprensiva” dellalegislazione urbanistica regionale delLazio. Pensa che questacontraddizione possa accelerare unamodernizzazione della legge quadroregionale?

Nella presente legislatura regionalesiamo intervenuti con alcuneimportanti modifiche della leggeurbanistica n.38, ad esempiointroducendo lo strumento innovativodella conferenza di copianificazioneche ha consentito l’approvazione intempi certi del Prg di Roma. Lo stessopiano casa introduce delle modifichedella normativa urbanistica regionaleall’interno del capo IV della legge. Ilterreno che si è cercato di praticare èquello di coniugare la logicaderegolatrice del piano casa con regolee certezze urbanistiche. Obiettivo dellaprossima legislatura regionale, saràquello di una rivisitazione, a undecennio di distanza dalla suaapprovazione, dell’intera legislazioneurbanistica.

* Vice presidente Inu Lazio.** Presidente della commissione Lavori Pubblici eCasa della Regione Lazio.

urbano e delle periferie. Si tratta dipossibilità di concrete sperimentazioniche la Legge Regionale offre aiComuni, sostenute anche da concreterisorse finanziarie che premieranno leamministrazioni virtuose. Infatti, laRegione sostiene, attraverso un bando,i Comuni che vorranno utilizzare leopportunità della Legge e realizzarestrumenti urbanistici e programmi diiniziativa pubblica.

2. Il piano casa nasce, nella politicagovernativa, con intenti di sviluppoeconomico, in funzione anticiclica;punta ad attivare diffusamente erapidamente l’investimento dellefamiglie su bisogni individuali. Nellalegge della regione Lazio sono inveceinseriti strumenti complessi perindirizzare la sostituzione verso lariqualificazione dei contesti di pregioambientale e di quelli periferici.Pensa che i tempi dell’emergenzaaffermata (24 mesi) siano compatibilicon queste azioni necessariamentepiù “aggregate”?

Il Piano casa nasce in tutto il Paesecon obiettivi anti-congiunturali. Ladurata di 24 mesi, dal 04/12/2009 al04/12/2011, è riferita agli interventi diampliamento e demolizione ecostruzione del patrimonio esistente. Ilpiano casa del Lazio, in realtà, è unprovvedimento molto complesso cheprevede una strumentazioneurbanistica innovativa (i programmiintegrati di cui sopra agli artt. 7 e 8),la modifica della normativasull’edilizia residenziale pubblicaattraverso la promozione del dirittoall’abitare nonché tutta una serie dinorme che, a regime, puntano avelocizzare e semplificare la prassiurbanistica di Comuni, Province eRegioni. I 24 mesi sono riferiti agliinterventi più prettamente edilizi,previsti dal titolo primo della legge.Secondo uno studio effettuato dalCresme per conto dalla CNA del Lazio,la legge stessa esplicherà la propriaazione in quattro anni, prevedendocirca 2,8 miliardi di investimenti einteressando una platea di edificisuscettibili di ampliamento pari a443.000 edifici per il solo compartoresidenziale, con una ricaduta

Lazio. Il Piano CasaLucio Contardi*

Intervista Giovanni Carapella**

1. Nel coniugare il piano casa, laRegione Lazio con la Lr 21/09 hainserito obiettivi specifici quali lasicurezza sismica, il monitoraggiodell’edilizia esistente, l’offerta diedilizia in affitto, la riqualificazioneambientale e quella delle periferie.Pensa che gli interventi del PianoCasa potranno conseguire risultatisignificativi in questi ambiti, ovverocostituiscono una sperimentazioneper altre azioni di governo delterritorio?

Il Piano casa nasce sulla base delprotocollo di intesa Governo-Regionidel 01/04/2009 con l’obiettivo dirilanciare e incentivare il settore dellecostruzioni attraverso l’attivazione dimicro-interventi privati sull’ediliziaresidenziale esistente. Lapreoccupazione principale dellaRegione Lazio è stata quella diincanalare tali interventi in un insiemedi regole urbanistiche certe,condizionando ampliamenti,demolizioni e ricostruzioni a una seriedi obiettivi di interesse generale: ilmiglioramento delle performancesdegli edifici dal punto di vista statico etecnologico, la promozione di tecnichedi risparmio energetico e idrico,l’incentivazione di una progettazionedi qualità. Il tutto coerentemente aiprincipi ispiratori della Lr 06/08 suarchitettura sostenibile e bioedilizia.L’obiettivo è quello di migliorarecontestualmente anche l’immagineurbana nei contesti periferici e in queiterritori, marini e lacustri inparticolare, di alto valore ambientale,deturpati da abusivismo ed edilizia dibassa qualità.In questa direzione, il Piano casaregionale offre delle opportunità cheandranno monitorate e valutate, inparticolare gli articoli 7 e 8 cheprevedono l’introduzione, in variantedella Lr 22/1997, di programmiintegrati rispettivamente per ilripristino ambientale e per il riordino

Info

48

05 (229) 16-02-2010 16:17 Pagina 48

Page 49: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

alcuni aspetti, a semplificareulteriormente la procedura previstadall’applicazione del Protocollo Itaca, ea precisare che i parametri urbanistici ededilizi erano quelli contenuti nel testounico dell’edilizia Dpr 6 giugno 2001 n.380 e nella normativa statale, regionalee comunale, l’inderogabilità delledistanze fra i fabbricati stabilita dal Dm1444/68, le modalità per attuare lamonetizzazione degli standard e quelleper la redazione dei piani di recupero.Le norme interpretative emanate dallaGiunta Regionale con il parere positivodel CAL e la bozza di deliberazionepredisposta dall’Anci, sono state moltoutili per consentire ai Consigli Comunalidi approvare le delibere relative.Tutti i Comuni hanno provveduto adeliberare nei tempi previsti dandodimostrazione di efficienza e capacitàd’intervento. L’unità d’intenti fraRegione e Anci ha dimostrato chequando si realizza una realesussidiarietà e collaborazione fra gli Entisi ottiene il risultato di produrre regolecondivise in tempi rapidi e di fornireuna risposta ai bisogni dei cittadini edelle imprese. L’Anci sta continuando adoffrire ai Comuni un supporto tecnicoper dirimere eventuali ulteriori dubbiinterpretativi e ha organizzato la fase dimonitoraggio per verificare gli effettiprodotti dalla legge sul territorio.Va evidenziata l’attenzione posta aicentri storici e al paesaggio, compresoquello rurale che caratterizza fortementeil territorio marchigiano, di particolarerilievo è la norma sui manufatti ruraliche nel consentire gli ampliamenti e/ole demolizioni e ricostruzioni lisottopone anche ad piano di recuperoper garantire la coerenza con i caratteriarchitettonici dell’edilizia ruralemarchigiana, e l’applicazione delprotocollo Itaca per valutare lecompatibilità energetiche-ambientali.In definitiva, la legge, probabilmentenon produrrà grandi trasformazioni masi caratterizzerà per una serie di microinterventi diffusi su tutto il territorio,capaci di dare risposte alle reali esigenzedella popolazione e al contempogarantire lo sviluppo dell’attivitàedilizia.

*Presidente Commissione Urbanistica Anci a curadella Redazione Inu Marche.

dirigenti degli uffici urbanistici deiComuni ha svolto un ruoloestremamente importante sia nelconfronto sulla proposta di legge con laGiunta regionale e poi con il ConsiglioRegionale, sia nell’azione dicoordinamento e di mediazione fra iComuni con cui sono state verificate lareale applicazione tecnico-amministativae l’incidenza sul territorio delleprevisioni contenute nella legge.Com’è noto, infatti, gli strumentiurbanistici ed edilizi dei Comuni sonomolto diversificati e quindi eranecessario mantenere un linguaggiounivoco e prevedere regole in grado diessere utilizzate in tutti i Prg ed in tuttele realtà. Il confronto fra i tecnici deiComuni è stato serio e intenso eattraverso l’utilizzo degli strumentiinformatici e della rete realizzata fra gliuffici urbanistici, si è riusciti a fornireinformazioni in tempo reale e a ricevereosservazioni e proposte.L’Anci ha attivato una collaborazioneanche con i professionisti per assumerele loro competenze e nella convinzioneche il loro coinvolgimento e il lororuolo di filtro fra gli Enti Locali e iprivati, cittadini e imprese, avrebbe resopiù semplice l’applicazione della legge eavrebbe consentito di avviareimmediatamente la fase di presentazionedelle richieste anche in ragione deitempi ristretti (18 mesi) per l’attuazionedella legge.All’indomani dell’approvazione dellalegge l’Anci e gli Ordini hanno indettonumerosi incontri nelle Province perillustrarla e chiarirne i passagginormativi, a quest’attività hannocollaborato anche l’ufficio legislativo, ilservizio governo del territorio dellaRegione e i consiglieri regionali.Dalle assemblee è emersa la necessità dispecificare in modo più puntuale alcuniarticoli, anche per favorireun’omogeneità di comportamento deiComuni nella predisposizione delledelibere relative alle definizioni edeventuali limitazioni applicative delpiano casa, per questo l’Anci ha chiestol’emanazione di norme interpretativeche, ovviamente, senza modificare lelegge, fugassero i dubbi sopraggiunti.Il tavolo di lavoro istituito con l’ufficiolegislativo e il servizio governo delterritorio ha portato, ricordando solo

Marche. Il ruolo dimediazione dell’AnciMarinella Topi*

La Regione Marche, il 6 ottobre del2009, ha approvato la legge n. 22,comunemente conosciuta come pianocasa.L’opportunità di ampliare, migliorare eriqualificare gli edifici residenziali eproduttivi corrisponde non solo alleesigenze dettate dalla crisi economicama anche alla particolarità dellastruttura insediativa e sociale delleMarche, caratterizzata non daconcentrazioni metropolitane ma datante micro realtà diffuse e senzaoccupare nuovo territorio, gli interventisono previsti sul patrimonio esistente,crea le condizioni per eliminare lebrutture, ridurre la dispersioneenergetica, il rischio sismico eidrogeologico, che tanti danni hannoprovocato in Italia e nelle Marche.Nel corso dell’elaborazione della leggetuttavia, da molte parti, in nome dellacrisi economica, si è cercato di ottenereun altro risultato, quello di scardinare lanormativa urbanistica e i principirelativi al governo del territorio e dellapianificazione. Si chiedeva una vera epropria deregolamentazione, un nuovocondono, di dare carattere strutturale alregime derogatorio, non considerando lefinalità straordinarie della legge,evidenti nella sua temporalità, 18 mesiper la presentazione delle richiested’intervento.La Regione Marche ha promosso unampio ed approfondito confronto fratutti i soggetti e gli attori interessati. Inquesto contesto l’Anci ha assunto unruolo di rappresentanza, e mediazioneed è riuscita ad introdurre modificheimportanti rispetto alla propostaoriginaria, garantendo la tutela dei benipaesaggistici e architettonici, lasicurezza sismica e idrogeologica.La principale attività svolta dall’Anci èstata di avanzare proposte che avevanol’obiettivo di evitare lo stravolgimentodelle normative urbanistiche ed edilizie,ridurre i possibili ricorsi e contenziosi,semplificare le procedure e renderne piùagevole l’applicazione.La commissione tecnica, composta dai

Info

49

05 (229) 16-02-2010 16:17 Pagina 49

Page 50: UI229

SIFA

IN

4Da 78 anni è la rivista italiana che offre la più vasta panoramica sull'urbanisticanazionale e internazionale. È la sede dove gli urbanisti si presentano e discutono,un indispensabile punto di riferimento per chi desidera dare profondi contenutiallo studio e alla professione.

Dal prossimo numero URBANISTICA diventa trimestrale, quattronumeri per avere più spazio e per stare più vicina ai suoi lettori.

URBANISTICAdiventa trimestrale!

INU Edizioni riviste

Abbonamento cumulativo URBANISTICA + Urbanistica Informazioni + Urbanistica Dossier Euro 130

05 (229) 16-02-2010 16:17 Pagina 50

Page 51: UI229

Info

51

Romagna il luogo degli obiettivi edegli indirizzi per tendere alloscenario prefigurato in merito alle retidi città e territori, all’economia dellaconoscenza e alle reti ecologiche,mentre spetta alle Province,nell’ambito dei loro Piani territoriali dicoordinamento, il compito disedimentare e mettere a sistema unaserie di norme già esistenti e propriedella pianificazione settoriale,delineando un vademecumcomplessivo delle disposizioni chesovrintendono l’area vasta e definendola coerenza delle regole con loscenario regionale. Per dare forma econcretezza allo scenario strategico,con il PTR si intende proporre unnuovo patto sociale con gli enti locali,che nasca da una visione partecipatadel futuro. Anche il PTRC Veneto è inteso comepatto sociale e lo slogan che loaccompagna, «un piano che traguardail futuro attraverso lo sguardo degliuomini» evoca uno strumento intesonon tanto a mettere ordine attraversoregole prescrittive, quanto piuttostocome operazione di costruzione disenso intorno ad una vision condivisa:improntata da un «pragmatismovisionario». Tale espressione, pursuonando come un ossimoro, permettedi comprendere la forma piano che nederiva: uno strumento leggero,tecnologico e suggestivo, capace diessere compreso anche dai non addettiai lavori attraverso un linguaggiofatto di schematizzazioni degliobiettivi e delle direzioni di sviluppo,filmati e descrizioni multimediali,

Visioni strategiche ecooperazioneinterregionaleValeria Lingua*

Nell’ambito delle dieci giornatededicate a “Il piano al tempo dellacrisi”, organizzate dall’Inu nazionale eregionale, giovedì 1° ottobre si èsvolta una tavola rotonda organizzatadalla Regione Veneto, Dipartimentopianificazione territoriale, relativa a“Il PTRC e i piani regionali aconfronto”. Il dibattito, coordinato daMauro Giudice, ha coinvolto idirigenti dei dipartimenti diPianificazione territoriale del Veneto(Romeo Toffano) e delle regioni vicine,Friuli Venezia Giulia (Mauro Pascoli)ed Emilia Romagna (Paolo Mattiussi).Il confronto tra il documento Veneto ele esperienze delle regioni vicine harappresentato l’occasione persviluppare una riflessione più ampiasu due questioni di immediataattualità: la natura del PTR nelpassaggio dalla pianificazioneterritoriale al governo del territorio ela multiscalarità degli approcci che nederivano, sia in termini di politiche siain merito al rapporto tra Regioni nelpiù ampio contesto europeo.

Natura e forma del piano regionale

A seguito della riforma del Titolo Vdella Costituzione, le Regioniassumono la potestà legislativa inmateria di governo del territorio.Tuttavia, il quadro normativo

Rassegnaurbanistica

nazionale non fornisce unadefinizione univoca del concetto -definizione che rappresenterebbeinvece il caposaldo della attesa leggedi principi nazionale- per cui ilproliferare di leggi regionali in meritoha dato adito a definizioni diverse e astratificazioni delle competenze e dellesettorialità.Il processo di aggiornamento dei pianiterritoriali regionali rispetto alle nuoveistanze portate dal dibattito culturale edai cambiamenti legislativi, presentaforme e velocità di adeguamentodifferenti: nel caso specifico, il Pianoterritoriale regionale (PTR) dell’EmiliaRomagna è in corso di redazione; ilPTR del Friuli Venezia Giulia, giuntoall’adozione, è attualmente in una fasedi empasse dovuta al cambio dilegislatura e alla volontà della nuovagiunta di cambiare la legge regionale;infine, il PTRC del Veneto è in fase diapprovazione.I tre documenti condividono lanecessità di superare un approcciotradizionale alla pianificazioneterritoriale, attraverso un piano dinatura strategica più che strutturale: ilPTR deve dare un’idea di futuro, unobiettivo comune, una visioncondivisa. Gli enti locali e provincialisono chiamati a condividere especificare tale scenario, ancheattraverso il coordinamento dellapianificazione sotto-ordinata esettoriale in termini di coerenza erispondenza agli indirizzi definiti alivello regionale. Lo scenario delineato per lapredisposizione del PTR dell’Emilia

06-1 (229) 16-02-2010 16:20 Pagina 51

Page 52: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

cooperazione su specifici temi checoinvolgono soprattutto le regioni delnord, come quello della tutela esviluppo del paesaggio alpino e dellacooperazione transfrontaliera1, unadelle riflessioni dominanti nei Pianiterritoriali regionali di ultimagenerazione riguarda proprio ilrapporto tra le dinamiche interne allaregione e il sistema-regione nel suocomplesso, inserito in un sistema piùampio che riguarda le regionicontermini e la competitività regionalein ambito europeo. In questo senso, il nuovo PTR dellaRegione Emilia Romagna delinea ilsuperamento di una visionepolicentrica del territorio regionale,attraverso la concezione di un sistemadi reti di città (federazione delle cittàe dei territori) in cui le città diventano“motori di sviluppo”, per “costruire laregione-sistema” nel più ampiosistema padano ed europeo.Anche la configurazione del PTRCVeneto va in questa direzione,riconoscendo alle città un ruolo dipoli di sviluppo, ma individuandoanche sistemi di competitività esternie nuovi, come quello delle stradeculturali2 o della mobilità slow,destinati a nuove domande difruizione legate all’ambiente, allacultura e al paesaggio.Ancora, il PTR del Friuli VeneziaGiulia prende atto dell’appartenenzadella regione a numerosi progetti dicooperazione interregionaletransfrontaliera, interrogandosi sullemodalità per far entrare in gioco ilpiano territoriale in un sistemacooperativo già strutturato. La rispostasembra derivare, ancora una volta, dauna nuova natura dello strumento dipianificazione territoriale regionale,inteso come documento strategico ilcui obiettivo chiave sia lo sviluppo diuna visione di futuro che, partendodalle potenzialità della regione, nellaloro proiezione territoriale, possaessere trasmessa all’esterno. Talevisione implica una condivisione conle realtà locali e la scala vasta, perpoter attivare una lobby di livelloregionale capace di competere inambito europeo. In termini generali, l’attopianificatorio regionale è considerato

incidere su alcuni settori piuttosto chesu altri, difficoltà legata sia allanecessità di una effettiva rispondenzatra le politiche del PTR e le previsionidel Piano Regionale di Sviluppo, siaalla volontà politica, che determinatemi più forti (mobilità, abitare, risorserinnovabili ecc.), perché megliofinanziati e sostenuti, rispetto a temideboli come la ruralità e il paesaggio.Considerare il Piano TerritorialeRegionale come un quadro diriferimento strategico, vocato adefinire uno scenario di sviluppofuturo piuttosto che un quadro diregole certe, ancorato allaprogrammazione dello sviluppo edeputato a formare il quadroall’interno del quale configurare nuovirapporti con gli enti locali e nuoveaggregazioni tra gli stessi, è segno diuna forte maturazione delle strutturetecniche e politiche regionali. Tuttavia,l’evoluzione della natura e della formadel Ptcp implica un vero e propriocambiamento culturale: l’elevatonumero di osservazioni al PTRCVeneto, tese per lo più a rivendicareregole conformative e prescrizionilocalizzate, evidenzia come la naturastrategica del PTR sia ancora lungidall’essere compresa e assimilata, erichieda un notevole sforzo dicoinvolgimento di tutti gli interessiterritoriali nei processi di formazionedegli strumenti di governo delterritorio regionali.

Interregionalità

Il tema dei rapporti con le province e icomuni, sviluppati in termini di areavasta e intercomunalità, implicanecessariamente una riflessione suiconfini della pianificazione regionale.In particolare, se la questione dellacopianificazione con/tra gli enti sotto-ordinati e della pertinenza dellepolitiche regionali rispetto a questionidi area vasta come l’ambiente, leinfrastrutture e il paesaggio sonoormai oggetto di riflessione in tutti glistrumenti di pianificazione regionale,in talune realtà si tenta di sviluppareanche ragionamento strutturato inmerito ad un possibile e auspicabilecoordinamento interregionale.Oltre alla consolidata tradizione di

indirizzi finalizzati ad orientare lapianificazione sotto-ordinata.Il Piano Territoriale Regionale delFriuli Venezia Giulia, adottato nel2007, e le modifiche previste dallanuova giunta regionale sono mirate adefinire una prospettiva maggiormentestrategica di governo del territorioregionale e a delineare nuovi rapporticon gli enti locali e sovralocali. Ladimensione visionaria e strategicadella regione nel panorama italiano edeuropeo richiede infatti un rilevantecambiamento: se nei decenni passati ilFVG era considerato come l’ultimapropaggine dell’Europa verso l’Est,nell’Europa a 27 assume una posizionepiù centrale e dunque un ruolodifferente e fortemente improntatoall’integrazione interna e con icontesti regionali vicini. Quanto allagovernance regionale, invece, laprospettiva delineata dal PTR riguardalo sviluppo di pratiche cooperative diarea vasta, considerando il livelloprovinciale non praticabile a causadella natura storico-culturale, delladisomogeneità e della scarsapropensione delle province allacooperazione. Il nuovo pianoterritoriale intende quindi dare aiComuni uno scenario con obiettivigenerali e specifici, entro il qualigestire una completa autonomia nelgoverno del loro territorio, ancheattraverso l’intercomunalità.In queste esperienze di pianificazioneregionale si evidenziano due questionicomuni ed emergenti: da un lato, iltema del rapporto con lapianificazione sotto-ordinata esettoriale, richiede una riflessione sullanatura del piano territoriale regionalee invoca la necessità di unadimensione strategica e di indirizzo,finalizzata sia a fornire la direzioneverso cui far convergere le previsionidei PTCP e dei piani comunali, sia arappresentare l’elemento attorno alquale coordinare la normativaesistente e di settore, di per sé giàcospicua e spesso configgente. Dall’altro lato, la visione strategicaveicolata dal PTR richiedenecessariamente uno sforzo diintegrazione tra politiche di areavasta, anche a livello finanziario. IlPTR infatti soffre della difficoltà di

Info

52

06-1 (229) 16-02-2010 16:20 Pagina 52

Page 53: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia,Lombardia, Piemonte e Veneto e leProvince di Trento e Bolzano, perpervenire alla creazione di unaregione europea, ovvero di unapiattaforma cooperativa per ricostruirele condizioni di efficienza, di qualità edi attrattività in un sistemacompetitivo europeo. Rispetto alleeuro-regioni esistenti (Alpe Adria eAdriatica), si tratta di una realtàsquisitamente italiana, riferita alleregioni del nord e con una peculiarità:il fatto di essere saldamente ancorataalla dimensione della pianificazioneregionale. In un’ottica di coerenza, gliscenari elaborati nell’ambito dellenumerose riunioni del tavolointerregionale3 diventano parteintegrante dei piani territoriali delleregioni aderenti4. Lacontestualizzazione nello scenariointerregionale dà forza e legittimitàalla vision regionale, in quantoinserita in un quadro di coerenzacondiviso, di valenza sovraregionale.

* Dottore di ricerca in Pianificazione territoriale esviluppo locale, Università di Firenze

Note1. Tra queste, per fare qualche esempio, Piemonte eValle d’Aosta sono interessate dalla ConferenzaTransfrontaliera Mont-Blanc; tutte le regioni delNord sono coinvolte nella Convenzione delle Alpi; ilFriuli Venezia Giulia e il Veneto sono implicatenell’Euroregione Adriatica e nella promozionedell’Euroregione Alpe-Adria.2. Il percorso della Via Ostilia, diagonale militaredella prima Guerra Mondiale e oggi degradata einterrotta in alcuni punti, nel PTRC è consideratacome nuovo tracciato strategico su cui insediarefunzioni importanti (dalla pista ciclabile a poli per illoisir e lo sport) per lo sviluppo del cosiddetto “terzoVeneto”.3. Nell’ambito del Tavolo interregionale sono stateelaborati tre scenari: lo “schema delle struttureecologiche”, lo “schema delle reti infrastrutturali” elo “schema delle polarità urbane” dell’area padano-alpina-adriatica.4. Non è un caso, dunque, che le tavole realizzate econdivise nell’ambito del tavolo interregionale per losviluppo sostenibile Adria Po- Valley siano ormaiparte integrante del quadro conoscitivo dei pianiterritoriali regionali di nuova generazione. Il PTRdella Regione Piemonte e il PTRC del Veneto,entrambi già adottati e in corso di approvazione,riportano le tavole condivise nell’ambito del Tavolointerregionale per lo sviluppo sostenibile Adria PoValley tra i materiali del quadro conoscitivo, ai finidell’elaborazione degli scenari regionali.

come processo di costruzione di sensoe di messa a sistema di dinamichediverse in un ambito non soloregionale e sub-regionale, ma macro-regionale. L’esigenza di ampliare leproiezioni al futuro al di fuoridell’ambito regionale, dunque, nonnascono più solamente dalla ovvianecessità di rapportarsi a temi che perloro natura esulano dai confiniamministrativi (infrastrutture per lamobilità e immateriali, ambiente,paesaggio), ma prendono attodell’urgenza di inserirsi in un sistemadi competitività europeo. Un sistemain cui la cooperazione può portare aduna maggiore incisività sui processidecisionali e sull’accesso ai canalifinanziari europei nell’ambito dellacoesione territoriale.Un primo tentativo in questo senso èrappresentato dall’insediamento, nel2007, del Tavolo interregionale per losviluppo territoriale sostenibile dellamacro-regione Padana “Adria PoValley”, cui aderiscono le Regioni

Info

53

La finalità del Ptrc è di proteggere e disciplinare il territorio per migliorare la qua-lità della vita in un’ottica di sviluppo sostenibile e in coerenza con i processi di inte-grazione e sviluppo dello spazio europeo, attuando la Convenzione europea delPaesaggio, contrastando i cambiamenti climatici e accrescendo la competitività.L’uso del suolo, considera le azioni di piano volte a gestire il processo di urbaniz-zazione, attraverso specifiche misure per gli spazi aperti e la matrice agricola delterritorio aperto e del sistema insediativo. Nella cosiddetta città diffusa dell’areacentro–veneta, si prevede una estesa opera di riordino territoriale, volta a limitarel’artificializzazione e l’impermeabilizzazione dei suoli. In funzione del controllodelle criticità dei suoli è indicata la possibilità della densificazione edilizia sulle pia-stre insediative di Mestre, Padova, Verona e delle principali località balneari. Il tema della biodiversità è affrontato attraverso l’individuazione e la definizionedi sistemi ecorelazionali, corridoi ecologici, estesi all’intero territorio regionale econnessi alla rete ecologica europea. Sono individuati ambiti vocati alla rinatura-lizzazione e riforestazione. Nelle aree di montagna si prevedono opportune azionidi limitazione del rimboschimento spontaneo, tutelando i prati e pascoli alpini esi-stenti, ripristinando le praterie storiche, valorizzando gli ambiti vocati all’agricol-tura di montagna. La questione dell’energia, delle risorse e dell’ambiente trova traduzione nel siste-ma delle azioni di piano volte a razionalizzare e migliorare l’uso delle risorse, ancheper contrastare il cambiamento climatico. E’ incentivato l’uso di risorse rinnovabi-li per la produzione di energia. Sono promossi il risparmio e l’efficienza energeticanegli insediamenti (abitativi, industriali, commerciali, ecc.). Si prevedono interven-ti per il risparmio e la conservazione della risorsa acqua. Sono oggetto di specifi-che politiche gli ambiti interessati dalle maggiori concentrazioni di inquinanti delsuolo, dell’aria e dell’acqua (nitrati, CO2, ecc.), così come le aree interessate dallarisalita del cuneo salino. Per quanto riguarda la mobilità il piano si propone di governare il rapporto tra leinfrastrutture e il sistema insediativo, cogliendo l’opportunità di razionalizzare ilterritorio urbanizzato sulla base della presenza dei corridoi plurimodali I e V, delSFMR e dell’asse viario della Pedemontana. La rete della logistica regionale è orga-nizzata in due livelli, con gli hub principali posizionati sull’asse Venezia-Padova eVerona e con connessioni secondarie nel territorio. Sono individuati i collegamen-

Il Piano territoriale regionale di coordinamento (Ptrc) del venetoti intervallivi e quelli tra la pianura e la montagna, nonché quelli in ambito alpinotransregionale e transfrontaliero.

Lo sviluppo economico è affrontato in relazione all’ambito produttivo che racco-glie i principali cluster riconosciuti a livello nazionale, rispetto ai quali sono da atti-vare azioni per aumentare la loro competitività. Si individuano luoghi del sapere infunzione dell’economia della conoscenza da intendersi anche come anello per pro-muovere partnership tra ricerca e impresa. Sul fronte della valorizzazione turisticasono individuati gli elementi e i contesti da valorizzare e tutelare, al fine di svilup-pare armonicamente i diversi turismi ridefinendo il legame tra l’ospitalità e l’arma-tura culturale e ambientale del territorio, in particolare per quanto riguarda ilsistema delle ville venete, delle città storiche e delle città murate. Le azioni di piano così individuate sono state rapportate, per quanto riguarda illivello operativo, alle tre grandi tematiche progettuali, in riferimento alla specifi-cità della Regione Veneto: la montagna, oggetto di politiche territoriali che nericonoscano il nuovo ruolo non più di territorio svantaggiato ma sistema differen-ziato di aree di elaborazione di modelli alternativi e innovativi di sviluppo; la cittàconsiderata nella sua multiforme identità di centro metropolitano, città estesa,città “slow”, città balneare, e come tale da riorganizzare secondo politiche diffe-renziate che puntino alla qualità, identità e centralità; il paesaggio, considerato inun’ottica improntata alla complessa percezione che gli abitanti del Veneto e i suoiospiti hanno di questa terra. Accanto alla salvaguardia dei paesaggi compromessidi rilevanza universale, come particolari zone montane, fluviali, lagunari e specifi-ci contesti e monumenti storici, il piano mira a costruire o rigenerare i paesaggidella quotidianità e quelli dell’abbandono e del degrado. La correlazione della pianificazione paesaggistica al più ampio processo conosci-tivo e decisionale proprio del Ptrc permette una definizione unitaria delle politi-che per il governo del territorio. Secondo i principi sopra enunciati, che rimanda-no ad una visione olistica della nozione di paesaggio, e nel rispetto dei dettatinormativi del Codice Urbani, si è delineato un percorso metodologico per defini-re disciplinarmente il significato di Ptrc quale piano territoriale paesaggistico perla Regione del Veneto.

06-1 (229) 16-02-2010 16:20 Pagina 53

Page 54: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

nel senso che le “buone pratiche”possono consentire di minimizzarecomunque l’impatto insediativo, aprescindere dalle tipologie e densitàipotizzate:- controllo dei consumi idrici internialle abitazioni (i consumi esterni, perirrigazione, giardinaggio, lavaggiosono invece molto variabili);- qualità degli scarichi liquidi;- impiego di materiali da costruzionesani e riciclabili (con qualche limitetecnologico: ad esempio, per case altecon struttura in legno);- controllo delle emissioni sonore(mentre l’inquinamento acusticopassivo è influenzato dalle morfologieedilizie, a parità di materiali isolanti);- limitazione dell’inquinamentoelettromagnetico (anche seinsediamenti più compatti possonolimitare le interferenze con le reti ditelecomunicazioni e di trasportodell’energia elettrica, facilitandone larazionalizzazione) - .limitazione degli inquinamentidurante il processo costruttivo;B) all’estremo opposto, un gruppo divalori fondamentali, benché fortementeinter-agenti con i contenuti progettualiquali-quantitativi, non sonoriconducibili a valutazioni generali,perché sostanzialmente condizionati dal“genius loci” e dalla specificità dellecondizioni socio-economiche locali:- tutela e valorizzazione del paesaggioe dei beni culturali;- inserimento nel contesto storico egeografico locale;C) nel mezzo invece si collocano ivalori che necessitano diapprofondimenti scientifici, conparticolare attenzione alle reciprocheinterferenze (anche con i valori delgruppo “B”), e quindi attraversocomparazioni multi-criteri, ecomunque con un’ottica di tipoolisitico; si tratta in parte di variabilifisicamente misurabili, in qualchemisura proporzionali, o variamentefunzionali, rispetto alle grandezzeedilizie:- consumo di suolo agro-forestale,proporzionale alla superficiecomplessiva occupata per usi urbani(anche di verde pubblico);- permeabilita’ dei suoli, che èfunzione inversa della superficie

autopoietico, ecc.La questione appare rilevante ancheperché in alcune Regioni i PianiComunali sono o saranno presto infase di rinnovo a tappeto, per effettodelle nuove leggi regionali sulGoverno del Territorio (con ilpensionamento di norme dirigistegeneriche – e disattese – quale l’indicefondiario medio non inferiore a 8.000-10.000 metri cubo/ettaro di cui aiparalleli articoli n 23 della fu Lr 51/75lombarda e della sopravvivente Lr56/77 piemontese), e devono per lo piùmisurarsi con Piani Territoriali diCoordinamento di una qualcheefficacia, faticosamente elaborati dalle(vituperate) provincie. Nella consapevolezza che ognisoluzione progettuale concreta ècomunque necessariamentecondizionata:- dal quadro normativo e vincolisticolocale;- dalla realtà fisica, geografica,microclimatica;- dal contesto storico - culturale –paesaggistico (tanto più rilevantequanto minore è il peso relativo deinuovi interventi);- dalle propensioni dei soggettiinteressati (politici ed imprenditoriali),che rappresentano concretamente, conle inevitabili mediazioni, la domandadegli utenti finali; - dalla formazione dei tecnici coinvoltinel processo progettuale, alle varie scale,si rileva la carenza di un linguaggiocomune, che renda più motivate etrasparenti le proposte di assettourbano, cioè confrontabili consoluzioni alternative e comprensibilianche al normale cittadino.

Una proposta di articolazione deiproblemi che vanno approfonditi

Le seguenti riflessioni tentano diarticolare le problematiche in merito adensità e tipologie, assumendo unagriglia di variabili tipica di una“Valutazione ambientale strategica”, eprivilegiando l’attenzione verso gliindicatori più sensibili agli agentilocali:A) un primo gruppo di valori risultaabbastanza neutro rispetto allealternative di progettazione urbana,

Dalla casa alla cittàsostenibileAnna Maria Vailati, Aldo Vecchi

Diversi soggetti stanno formulando esperimentando positive innovazioni inmateria di “sostenibilità ambientale”degli insediamenti urbani, condifferenti accentuazioni e competenzespecialistiche, in materia di risparmio eproduzione di energia, di contenimentodel consumo di suolo, di mobilitàefficiente, di compatibilità ecologica, diriqualificazione paesaggistica, diintegrazione con il sistema agro-forestale e di revisione del cicloalimentare, ed anche di qualità urbana,di inclusione sociale, di confortabitativo, di ottimizzazione dellerisorse economiche.La necessaria pluralità delle esperienzee dei punti di vista, stante la difficoltàdi dialogo tra i diversi linguaggidisciplinari ed i circoli accademici,rischia però, soprattutto passando dallascala del singolo fabbricato“sostenibile” a quella del quartiere edel tessuto urbano/metropolitano, didisperdere le iniziative e di non farmaturare un nuovo “comune sentire”,utile ad orientare il vasto corpo degli“addetti ai lavori” e ad influenzare i“non addetti” (cittadini/utenti,amministratori locali, forze politiche,sindacali e imprenditoriali).In particolare ci sembra che non sianoancora emersi criteri organici pervagliare le opzioni progettuali inmerito agli aspetti quantitativi (densità,altezze, rapporti di copertura) equalitativi (mix funzionale, tipologia,morfologia) dei nuovi interventiedificatori – sia su aree libere, sia suaree dismessi da recuperare -, checontinuano ad essere proposti, anchein questa fase recessiva, e persino neiPiani dichiarati “a crescita zero” (che aben veder sono comunque sempre “azero virgola qualche cosa”).Mentre la “architettura sostenibile” èpervenuta a manuali operativi, sia purein rapido aggiornamento, l’”urbanisticasostenibile” appare ancora circoscrittaad esperimenti settoriali, oppure adapprocci teorici preliminari riguardoalla partecipazione, all’equilibrio

Info

54

06-1 (229) 16-02-2010 16:20 Pagina 54

Page 55: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

una domanda organizzata daipotenziali esluci, o perché nonrappresentati (o non rappresentabili,come le nuove minoranze degliimmigrati), o perché paradossalmenterappresentati da esponenti politicidegli stessi ceti più abbienti.(E – non si considera in questo testol’impronta ecologica complessiva degliinsediamenti, comprensiva cioè di tuttele risorse primarie utilizzate nel ciclodi vita degli insediamenti, rapportatealle aree necessarie per produrle eriprodurle – a scala globale- ,comprensive di energia, alimenti edaltre materie prime, perché da un latosi coinvolgono comportamentiindipendenti dalla conformazioneurbana (ad esempio cosa si mangia ecome si coltiva, sotto casa od in altrocontinente; come si produce la quotadi energia importata), dall’altro siinvestono variabili macro-economicheinternazionali - dal prezzo del petrolioalla tassazione dei trasporti -, il cuicontrollo, anche concettuale, non puòche esulare da queste poche pagine:con l’auspicio però che qualcuno se neoccupi, dalle forze politiche ai governi,e soprattutto ad esempio la ComunitàEuropea).

Una simulazione della casisticaconcreta in materia di densità etipologie

Per impostare una comparazione deipossibili effetti ambientali tra diversischemi compositivi, occorre inoltrevalutare che non vi è unaproporzionalità diretta tra tipologieedilizie e densità fondiarie, come puretra i tipi di tessuto urbano e le densitàterritoriali complessive; anche se unquartiere di case a torre è mediamente

emissioni dirette dagli insediamenti,per la climatizzazione artificiale (vedisopra punti D/a e D/b), siaindirettamente dal sistema dei trasporti(vedi D/c)- benessere bioclimatico (interno alleabitazioni) e micro-clima urbano,risultante dalla combinazione di fattoricomplessi;- clima acustico, anch’esso derivanteda molti elementi, locali e sovra-locali;- raccolta dei rifiuti solidi: gliinsediamenti compatti riducono ipercorsi di raccolta, ma la raccoltadifferenziata risulta più efficiente negliinsediamenti, radi, che impongonomaggiore responsabilizzazione aisingoli utenti, e dove gli orti rendonopossibile una riduzione del consumo diimballaggi e la pratica delcompostaggio diretto dei rifiuti umidi;- efficienza economica complessiva,considerando i costi diretti ed indirettidegli insediamenti, in tutto il loro ciclo– dal cantiere alla dismissione finale –e passando per la durata dellepossibilità di manutenzioni edadattamenti, per il cumulo dei costienergetici - efficienza ed accettabilita’ sociale,che risulta di assai difficilemisurazione, sia per una certa labilitàdelle discipline sociologiche edantropologiche, sia per la complessitàdelle mediazioni tra i soggetti coinvoltinelle decisioni (politici, tecnici, agenzieimmobiliari, promotori, imprese) ed idiversi segmenti dell’utenza finaledella città: insediamenti ad alto costoiniziale ma di lunga durata e bassicosti di gestione e manutenzione (elimitato inquinamento ambientale)possono essere acquisiti direttamentesolo dai ceti più abbienti, mentre latita

coperta da edifici oppure variamenteimpermeabilizzata;- permeabilita’ ecologica dei territorinon urbanizzati, evidentementemaggiore con insediamenti compatti(ma non si può escludere una virtuosaprogettazione che consenta forme dicontinuità della rete ecologica anchenelle maglie più verdi dei tessutiurbani meno densi)D) Infine, la parte restante, e piùcomplessa, riguarda variabili chehanno grande rilevanza ai fini dellasostenibilità ambientale degliinsediamenti, ma non rivestonofunzioni di carattere lineare rispettoalle singole grandezze edilizie:- bilancio idrico complessivo, siarelativo alle risorse idro-potabili sia alciclo pluviale, considerando l’insiemedei consumi umani (anche perirrigazione, giardinaggio e lavaggio), lapermeabilità dei suoli, l’estensione e lecaratteristiche delle pavimentazionisemi-permeabili, nonché la possibileintroduzione di coperture verdi (cheinfluiscono sulla velocità dicorrivazione, sulla evaporazione e sulmicro-clima);- efficienza energetica, che, non solopuò variare al mutare di densità etipologie – a parità di materiali etecnologie -,ma anche esserneradicalmente condizionata, nel sensoche determinate tecniche costruttive edimpiantistiche risultano congruenti condeterminate tipologie e densità, e noncon altre: in un contesto in rapidaevoluzione;- efficienza dei trasporti, considerandole alternative, i conflitti e le possibiliintegrazioni tra le diverse modalità dispostamento, con mezzi pubblici oprovati, ed i limiti di accettabilitàsociale alle eventuali limitazioni oaccentazioni della mobilità: i campi divariabilità differiscono in funzione dialtimetria e clima, per esempioriguardo alla fattibilità ed usabilitàdelle piste ciclabili, come anche per ledistanze pedonali massime ammissibili;anche questo settore è fortementeinfluenzato dal modificarsi deglielementi tecnologici, così come delcontesto sociale ed economico, anche ascal globale (es. prezzi dei carburanti);- qualità dell’aria, per quanto derivadai fattori locali, sia riguardo alle

Info

55

Tabella 1. Densità e tipologie

n° piani Densità fondiaria Densità territoriale Superficie copertamax m3/m2 “ristretta” (v.sopra) (sulla superficie

m3/m2 territoriale) m2/m2

Ville singole 2 1,33 1,18 0,34Ville binate 2 1,88 1,56 0,28Case a patio 2 2,07 1,52 0,44Villette a schiera 2 2,00 1,61 0,31Palazzine 4 2,40 1,98 0,19Case alte in linea 6 3,00 2,40 0,15Corti 8 5,80 4,03 0,34Torri 10 7,87 6,14 0,22

06-1 (229) 16-02-2010 16:20 Pagina 55

Page 56: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

compressi, in relazione al ruolo che siipotizza o si affida alla mobilità ciclo-pedonale ed al trasporto pubblico, conmodalità coattive oppure consensuali;- i quartieri con giardini privaticomportano una minor domanda diparchi pubblici ed in generale di spazidi aggregazione;- l’introduzione di un mix funzionalecon le attività produttive, commercialie di servizio, più consono alla cittàcompatta e favorevole a percorsi dimobilità più brevi, ma più intensi,influisce ovviamente sul consumo disuolo urbanizzato, sia in caso distretto intreccio con le funzioniresidenziali, sia in caso di separazione

verde elementare (e l’esclusione diparchi, servizi ed altre funzioni, che siipotizzano astrattamente costanti con idiversi tessuti tipologici esaminati)- superficie coperta, calcolata sullasuperficie territoriale, al lordo di scaleed androniInoltre, combinando le tipologieedilizie, il taglio degli alloggi e lemodalità di aggregazione in tessutiurbani, si determinano diversifabbisogni quantitativi di aree stradali,di parcheggi ed autorimesse e di areead uso pubblico e/o sociale; adesempio:- gli spazi per gli autoveicoli possonoessere progettualmente dilatati o

associabile ad una densià più elevatarispetto ad un quartiere di villette,nell’ambito di una gamma compresatra 0,1 m3/m2 e 10 m3/m2, letipologie più diffuse si possonocollocare con discreti margini disovrapponibilità ed intercambiabilità,al variare delle densità.

La tabella 1, densità e tipologiePremessa: simulazione sviluppata perdestinazioni residenziali, con taglio dialloggi medio di 90 m2, senzacalcolare il volume di scale (e androni)ed autorimesse (ipotizzate interrate,tranne che per ville singole e case apatio, e distribuite ove necessario supiù piani, per non uscire dallasuperficie coperta fuori terra) eassumendo i seguenti vincolicompositivi:- ricerca della massima densitàfondiaria possibile, nel rispetto dellealtre condizioni assunte- doppio affaccio per ogni alloggio- manica edilizia non superiore a 12metri- altezza convenzionale interpiano dimetri 3 ed esclusione di sottotettiabitabili- altezze dei fabbricati non superiorialle reciproche distanze tra paretifinestrate (ad esclusione della tipologiaa torre, dove si dimezza data ladiscontinuità delle ombre portate)- distanza miinima dai confini deilotti e dalle strade mteri 5 (zero per iltipo a corte)- esclusione di distribuzione aballatoio- superficie territoriale “ristretta”intesa come minimo necessario con lasola sommatoria di residenza, stradecarrabili e ciclo-pedonali, parcheggi,

Info

56

Tabella 3. Densità e tipologie in alcuni “quartieri sostenibili” (dati disponibili in biblioteche ed internet)

Estensione/ha Alloggi Abitanti Alloggi/ha Abitanti/ha

OLANDAAmersfoort, Quartiere Nieuwland 70 4.700 15.000 67 215

Alphen aan der Rijn,Quartiere Ecolonia 2,7 300 111

AUSTRIALinzQuartiere Solar City 32 1.317 41

SVEZIAMalmo, Oresund/ExpoQuartiere Bo01 12 800 67

GERMANIAStoccardaQuartiere Burgholzhof 10,5 950 90

Friburg im BreisgauQuartiere Rieselfeld 70 4.200 11.000 60 157

Friburg im BreisgauQuartiere Vauban 34 5.000 147

Del quartiere Vauban di Friburg im Breisgau sono note anche le seguenti densità fondiarie:- ville unifamiliari 1,88 m3/m2, bifamiliari 3,34- schiera da 2,14 a 3,00 m3/m2- palazzine 1,77 m3/m2

Tabella 2. Alcune peculiarità non dimensionali delle diverse tipologie edilizie

privacy sicurezza Autonomia costruttiva e flessibilità Esposizione Ventilazione * Immissionieliotermica acustiche

Ville singole Max Minimo Max Massimo Elevato ElevatoCase a patio Medio Basso Elevato Medio Minimo MinimoCase a schiera Medio Basso Elevato Elevato Medio MedioPalazzine Basso Massimo Minimo Elevato Elevato ElevatoCase alte in linea Basso Elevato Minimo Elevato Medio MedioCorti Minimo Medio Minimo Minimo Basso BassoTorri Basso Elevato Minimo Medio Massimo Massimo

Note: * valore positivo o negativo secondo luoghi e stagioni

06-1 (229) 16-02-2010 16:20 Pagina 56

Page 57: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

equilibrio tra emissioni edassorbimento di CO2, assumendofrontalmente parte della tematicaecologica nella prassi urbanistica.Nel vigente Prg di Reggio Emilia gliindici di utilizzazione territoriale sonocompresi tra 0,4 m2/m2 (circa 1,2m3/m2) nelle aree di trasformazioneurbana e 0,1 m2/m2 (0,3 m3/m2) nellearee di i”trasformazione ambientale”,con un valori intermedi di 0,2 m2/m2(0,6 m3/m2) per i nuclei frazionali; lesuperfici a verde, pubblico e privato,oscillano dal 50% all’80%, con precisiobblighi di permeabilità epiantumazione (non risultano esplicitivincoli di continuità ecologica).Le tipologie sono suggerite, ma nonapprofondite, come “a blocco” oppure“in linea” per le densità maggiori, conaltezza massima di 6 piani (e mixfunzionale fino al 20-25%), e “villemono-bifamiliari oppure a schiera” perl’edilizia rada con altezza 2 piani.La proposta di Oliva&C ha il pregio diessere concreta e precisa; però scontaalcune semplificazionipositivistiche(assumendo di fatto comecostanti le variabili relative amotorizzazione, modalità di trasporto,emissioni in atmosfera di case eveicoli) ed un qualchesottovalutazione delle problematichedel consumo di suolo e della reteecologica, perché tende ad equiparareil verde urbano (pubblico, privatocondominiale) al verde agro-forestale,sostenendo anzi che il verde urbanoinquina meno di certa agricolturaintensiva (e per giunta assistita); ciòpuò essere vero oggi, ma la continuitàdei suoli agricoli extra-urbani è unvalore paesaggistico ed ambientale inse (come il buio ed il silenzio,necessari per valorizzare il suono e laluce) ed inoltre “un’altra agricoltura èpossibile” (vedi gli esperimenti di“Terra madre” e di “Kilometro zero”),per cui occorre conservare questi spazicome riserva strategica per unapossibile alternativa verso una relativaauto-sufficienza alimentare allaglobalizzazione, drogata dallaesternalizzazione dei costi ambientalidei trasporti su terra e su mare; il chesembra più difficile (ma forse nonimpossibile) a partire dal verdepubblico e condominiale.

Di contro non risultano esservi esempiconcreti della proposte alternative,vagheggiate da diversi teorici, versouna città compatta, multifunzionale, amobilità in prevalenza pubblica e/ociclo-pedonale,con un virtuoso mixmulti-funzionale (spontaneo oguidato?) che vivacizza la città, riducei percorsi ed aumenta il tempo libero,ingloba una parte del verde ma nelascia il grosso all’esterno, ed è anchericca di valori culturali, architettonici,monumentali, ecc.Restano per ora piuttosto utopiche,perché gli esempi di nuovi quartiericompatti, sorgenti da aree industriali eferroviarie dismesse, sembrano finorariprodurre la congestione motorizzatatipica delle vecchie città.

* Inu Emilia-Romagna.

da tessuti più omogeneamenteresidenziali, perché le destinazioni nonresidenziali da qualche parte vannocomunque collocate, e conteggiate(così come le funzioni sgradite erespinte ai margini dei quartieri, daicimiteri agli ospizi, dagli ospedali allecarceri, dai depuratori agli impianti diriciclaggio e smaltimento dei rifiuti,dagli impianti per la produzione dienergia alle altre fabbriche, dalleinfrastrutture di trasporto ala logisticadelle merci).

Si rammentano inoltre le seguenticaratteristiche peculiari delle tipologieedilizie più diffuse, che non sonocorrelate strettamente ai valoridimensionali:Tabella 2: Alcune peculiarità nondimensionali delle diverse tipologieedilizie

Valutazioni sulle proposte in campo

Il campo delle esperienze e delleproposte concrete in materia di“quartieri e città sostenibili” appareabbastanza ricco in Europa (anche sel’accento è posto ancora molto piùsulle singole “architetture sostenibili”)e molto meno in Italia.Da una rassegna sommaria di esempieuropei, si ricava la seguentecomparazione, che evidenzia densitàmedie relativamente elevate, tranne ilcaso limite di Amsterdam quartiereGWL, che presenta densità largamentesuperiori ai 10 m3/m2–.In Italia, a parte la meteorapropagandistica sulle “new towns” peri terremotati (e non solo) da parte delPresidente del Consiglio e dei suoitecnici di fiducia (di cui risulta unadensità abitativa di 170 abitanti perettaro, con una superficie copertapresumibile di 1/3 della superficieterritoriale), meritano di essereesaminate soprattutto le le proposte diFederico Oliva e collaboratori, che –teorizzando le esperienze compiute indiversi piani Comunali, con CamposVenuti ed altri - propone una precisagamma di densità edilizie e formulanuovi standard specifici di verdepubblico e privato (con quantitàminime di piantumazioni, arboree edarbustive), al fine di raggiungere un

Info

57

06-1 (229) 16-02-2010 16:20 Pagina 57

Page 58: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

per il trasporto e la mobilità e 9 pianicomarcali7 di montagna. A questi sidevono aggiungere quelli elaboratidai comuni. Si tratta insomma di unlavoro titanico che in pochi anni haprodotto risultati stupefacenti perquantità e qualità. Ma l’originalità,come già avvenuto per la città diBarcellona, è ritrovare nella decisionedi procedere dal particolare algenerale, risolvendo le questioniconcrete legate ai singoli ambitiprima di procedere al rinnovamentodel piano territoriale generale. L’atteggiamento pragmatico èconfermato anche dal ProgrammaArea Residencial Estratègica ARE edalla Redazione della normativaurbanistica per i comuni sprovvisti dipiano.Il programma Area ResidencialEstratègica ARE, frutto di un decretolegge del 2008 con carattered’urgenza8, risponde all’obiettivo didotare le amministrazioni comunali diuno strumento di rapida acquisizionedi suoli da destinare alla costruzionedi alloggi. Il decreto stabilisce lanecessità di redigere 12 piani direttoriurbanistici per la progettazione diqueste aree ed utilizza un nuovocriterio per stimare il valore del suolobasato sul valore di mercato attuale enon sulle previsioni di piano.Il primo programma ARE prevedevala distribuzione di 100 nuoviinterventi in 86 comuni per un totaledi 90.000 nuovi alloggi, da progettaree realizzare entro il 2010. Ad oggi,posticipata la realizzazione di dueanni, sono state individuate 14 aree9

con 18.300 nuovi alloggi. Gli alloggicostruiti dagli enti pubblici (50%)hanno un regime di protezioneufficiale e sono destinati all’affittocon l’opzione di successivo acquisto,quelli realizzati da investitori privatisono destinati esclusivamente allavendita. Questo ambizioso progetto sipropone l’obiettivo di rendere piùdinamica l’economia catalana e di fafronte all’emergenza della prima casa.Considerato infatti il forte peso delleseconde case sul patrimonioimmobiliare, la ridotta presenzadell’affitto e il fatto che il mercato èdominato dalla proprietà (circa l’86%delle famiglie è proprietaria della casa

disoccupazione in continuo aumento.L’inadeguatezza dei piani urbanistici ela manipolazione degli stessi ad operadelle amministrazioni locali hannofavorito un’urbanizzazione dispersache ha cambiato la percezione delpaesaggio e la relazione tra urbano enon urbano. In Catalogna leconseguenze dell’urbanizzazione dellospazio sono ben evidenti nel sistemacostiero. Fino a pochi decenni fa allarichiesta di terreni si faceva frontesemplicemente urbanizzando la primalinea della costa o la zona montana, adiscapito delle masse forestali e dicampi coltivati. Oggi questaoccupazione indiscriminata delterritorio deve fare fronte allareazione delle cooperative degliagricoltori, che rivendicano ilmantenimento delle coltivazioni nellezone suburbane ed al movimentocrescente per la difesa dell’ambiente.Negli ultimi anni infatti la Catalogna,approfittando della posizione direlativa indipendenza, in quantoentità politico-amministrativaautonoma, e della volontà diintervenire direttamente allacostruzione del proprio territorio si èdistinta per un particolare attivismonel campo della pianificazione. Difatto, dopo le prime elezionidemocratiche dell’Ottanta e inparticolar modo negli ultimi cinqueanni, la Generalitat de Catalunya,governo autonomo della Catalogna,ha riformato totalmente le basi e glistrumenti della sua politicaterritoriale. Il rinnovamento decisivo si riscontrain maniera particolare a partire dallalegislatura 2003-07, sotto lapresidenza di Pasqual Maragall. Conla divisone in 7 ambiti territoriali (AltPirineu i Aran, Ponent, ComarquesCentrals, Comarques Gironines, Terresde l’Ebre, Camp de Tarragona, ÀmbitMetropolità) definita dal Pianoterritoriale generale della Catalogna2

del 1995, il governo inizial’elaborazione di piani3. In un temporelativamente breve, la Generalitat sitrova ad avere in attivo 6 pianiterritoriali di cui 3 approvati e glialtri in elaborazione4, 3 piani direttoriterritoriali5, 9 piani direttoriurbanistici6, 9 piani settoriali legati

Catalogna:densificazione ediffusione insediativaEleonora Barone*

Attualmente i processi diagglomerazione di persone, attività eservizi, come risultato positivo dellenuove tecnologie e dell’incrementodella mobilità, si verificano anche insituazioni di dispersione. Il modelloche meglio si accompagna ai criteri dipianificazione con un basso livello didisfunzioni è ancora la città compattae complessa? Il dibattito nei diversipaesi europei sembra dare unarisposta affermativa, proponendo ilcompletamento e la densificazione.Una particolare attenzione vieneriservata alla necessità di introdurrenuovamente “un progetto” che sia ingrado di riportare l’attenzione sul“bene comune” in un esercizio digeografia volontaria1. Nell’ottica distabilire relazioni e individuareproblematiche per il futuro della cittàe del territorio, il caso della Catalognarappresenta un esempio di adesionealle direttive europee e un modello dirinnovata fiducia negli strumenti dipiano. L’operato dell’amministrazionecatalana, che si presenta comemodello di forte attivismo derivatodalla volontà di interveniredirettamente sul territorio con glistrumenti di pianificazione, celaspesso la mancanza di una riflessionepiù profonda su quello che dovrebbeessere il modello territorialeapplicabile.La Spagna è stata oggetto diimportanti trasformazioni territorialilegate allo sfruttamento turistico dimassa del secondo dopoguerra e havissuto un periodo di crescita delmercato immobiliare che ha raggiuntorecord storici. Negli ultimi dieci anni itassi medi di crescita del PIL hannoraggiunto il 3,7%, contro la mediaeuropea del 2%, ed il boomdell’edilizia privata, con ilconseguente aumento costante degliimmobili, fa sí che oggi la Spagna siauno dei paesi che maggiormentesubisce il peso della crisi economicamondiale, con un tasso di

Info

58

06-1 (229) 16-02-2010 16:20 Pagina 58

Page 59: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

consumi energetici. Il disagio nei confronti delledisfunzioni dovute alla dispersioneverificatesi con il boom edilizioindirizza le scelte urbanistiche maspesso si favorisce la forma compattasenza integrare le singolarità delterritorio al paesaggio urbano. I pianiterritoriali prevedono ad esempio perun centro urbano di mediadimensione una crescita del 30%rispetto a quello che viene chiamatosuolo urbano consolidato, dando aditoad una possibile interpretazione erratadegli stessi. Di fatto in molti casi,soprattutto nei centri a carattererurale, ciò che si può chiamareurbano consolidato si riduce a pocopiù del centro storico, realtà moltopiù circoscritta rispetto all’effettivaarea di sviluppo che detto polo hasubito negli anni. Lo stesso tipo di atteggiamento èriscontrabile nella politica dipianificazione territoriale legata allamobilità. Parallelamente al rinnovo eall’ampliamento dei trasporti pubblicie su ferro, i piani per la mobilitàpropongono numerose varianti perl’adeguamento delle infrastruttureterritoriali alle mutate condizionieconomiche e sociali, interpretando lanecessità di dare alla popolazione unaccesso equivalente al territorio e diaccrescere la competitività della rete edei singoli poli. Nonostante nellamaggior parte delle relazioni dei pianiterritoriali venga citata ripetutamentela frase «la mobilità è un diritto e nonun obbligo» si ha spesso l’impressioneche l’esigenza crescente di autonomianell’utilizzo di mezzi di trasportoindividuali si converta in un obbligonella stessa misura in cui la società siorganizza sulla base di questaindividualità. Se da una parte il pragmatismo dellapolitica catalana e il fatto di averaccumulato una così vasta produzionedi strumenti di pianificazione in unarco di tempo molto ristretto cimostra un generale ottimismo, nonchéuna capacità sorprendente diriprendere il controllo del territorio,appare chiaro che le decisioni presecontinuano a muoversi verso larisoluzione di problematiche a brevetermine. Alla positività legata al fatto

nel luglio 2008, avrà validitàimmediata benché transitoria a partiredalla data finale di consegna, previstaper luglio del 2010.Entrambi i casi illustrano la rispostacatalana alla domanda di fondoriguardo al modello che megliosintetizza la complementarità trasistema urbano e sistema territoriale.Essa si presenta perfettamente in lineacon le disposizioni europee in quantopropone un modello di occupazionedel suolo compatto e policentrico. Nelcaso delle ARE s’intende concentrarestrategicamente i poli d’espansione aridosso di centri urbani di mediadimensione nell’intenzione dirafforzarne l’importanza sul territorio.Nel secondo caso, si prevede diconsolidare il tessuto urbanoattraverso operazioni di ricuciturapuntuale per colmare i vuoti urbanilasciati incompiuti. La Generalitatconsidera difatti che la lotta contro lelimitazioni di una massicciaoccupazione del territorio, inmancanza di un progetto adeguato,non debba implicare in nessun modouna rinuncia dei benefici di quellache possiamo chiamaremetropolizzazione dello spazio edaspira ad organizzare la Catalognasulla base di una serie di spazi urbanidi alta qualità collegati fra loro comeun arcipelago metropolitano: una«città di città»11.In questo senso, per far fronte alledinamiche territoriali associate alladispersione urbana il governo hariformulato le proprie direttivepuntando sui concetti di compattezza(contro dispersione), complessità(contro specializzazione) e coesione(contro segregazione). Si continuano acostruire città più grandi, spinte versoun continuo ampliamento per fasceconcentriche come se si trattasseancora di allargare le vecchie mura.Per combattere la dispersione derivatadall’esplozione urbana, il concetto cheviene ormai propugnato è quello diconsolidare e compattare. Si opta perun modello urbano omogeneocercando di evitare disgregazionispaziali e grandi differenze in quantoa intensità o densità, applicando avolte in maniera troppo pedissequal’esigenza di limitare le distanze e i

in cui vive), risulta evidente che ildiritto alla prima casa passinecessariamente per un acquisto. Diqui la scelta della Generalitat didestinare una percentuale importantedelle nuove residenze alle case diprotezione ufficiale, cercando direcuperare una parte dei benificigenerati dall’attività immobiliare perridarli alla comunità, rompendo ilmonopolio di alcuni soggetti sulmercato. Questo programma hasuscitato polemiche non solo per lascelta discutibile delle localizzazioni,per i criteri di assegnazione delle casenon geografici10, ma anche per laquantità di nuovi alloggi previsti inun contesto ricco di immobiliincompiuti o invenduti.La redazione della normativaurbanistica per i comuni privi distrumenti di piano risponde allanecessità di colmare il vuotourbanistico che interessa 165 comunisu 946 rispondendo ad un decretolegge emanato nel 2005 che prevedela risoluzione del problema dall’alto.La Generalitat decide di redigere dellenorme di pianificazione urbanistica,che seppure con validità transitoria,assumeranno le veci di un vero eproprio piano regolatore generale.L’urgenza del provvedimento vienedeterminata proprio dai carattericomuni ai municipi in questione, chese da una parte evidenziano lastatiticità e la poca necessità dicrescita dei vari nuclei urbani,dall’altra ne mostrano la fragilità.Nonostante infatti la specificitàmorfologica e costruttiva dei singoliambiti territoriali, questi municipipresentano delle caratteristichecomuni: ridotta accessibilità dovuta areti infrastrutturali insufficienti,scarso numero di abitanti paragonatoalla grande estensione territoriale emodesta dinamica occupazionale.Data la sostanziale mancanza dirisorse a disposizione di questicomuni per affrontare il lungo lavoroche un piano regolatore presuppone,la normativa fornisce indicazionicomuni per le amministrazioni localisul suolo urbano consolidato,rinviando al futuro piano lalocalizzazione delle espansioni. Lanormativa, i cui lavori sono inziati

Info

59

06-1 (229) 16-02-2010 16:20 Pagina 59

Page 60: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

http://www10.gencat.net/ptop/AppJava/cat/plans/general/ptgeneral.jsp3. La legge di politica territoriale 12/1983modificata dalla 31/2002 definisce quattro strumentidi pianificazione territoriale: il Piano TerritorialeGenerale che determina le grandi scelte regionali; iPiani Settoriali che affrontano questioni settoriali(infrastrutture, ambiente,...); i Piani TerritorialiParziali che sviluppano le scelte del PianoTerritoriale Generale relativamente ai sette ambititerritoriali individuati in precedenza lavorando sullastruttura del territorio e sulle previsioni future; iPiani Direttori Territoriali di carattere intercomunaleche sono strumenti più flessibili e temporaneielaborati per risolvere questioni concrete.La legge urbanistica 1/2005 definisce tre strumentidi pianificazione urbanistica in coerenza con lapianificazione territoriale: il Piano DirettoreUrbanistico di carattere intercomunale con obiettivi,direttive e norme; il Piano di OrdinamentoUrbanistico Municipale e la Normativa UrbanisticaMunicipale di carattere comunale che corrisponde alnostro Piano.4. Attualmente sono stati approvati il Pianoterritoriale del Alt Pirineu i Aran (2006), di Ponent(2007), delle Comarques centrals (2008), delle Terresde l’Ebre (2001), e sono in processo di elaborazionee/o di approvazione quello del Camp de Tarragona,del Àmbit Metropolità e delle Comarques gironines.5. Il piano direttore territoriale de l’Empordà (2006),il piano direttore territoriale de l’Alt Penedès (2008),il piano direttore territoriale della Garrotxa (2008)ed è in fase di elaborazione quello del Ripollès. 6. Il piano direttore del delta de l’Ebre,il pianodirettore urbanistico del sistema costiero, il pianodelle attività industriali e turistiche del Camp deTarragona, il piano direttore urbanistico de el Pla deBages, de la Serra de Rodes, delle colonie industrialidel Llobregat, de la Cerdanya, del Pallars Sobirà ein ultimo quello della Conca d’Òdena.7. La comarca è un’unità politico - amministrativadefinita secondo parametri morfologici e funzionaliche venne rirpistinata dopo il franchismo nel 1987.Più precisamente si tratta di un entità più piccoladella provincia che comprende diversi comuni. 8. Si tratta del primo decreto legge del 2008elaborato in virtù delle competenze specialiacquisite in seguito all’approvazione dello StatutoCatalano.http://www.parlament.cat/porteso/estatut/estatut_italia_100506.pdf9.http://ptop.gencat.cat/rpucportal/AppJava/cercaExpedient.do?reqCode=veureDocument&codintExp=242675&fromPage=load10. Le case di protezione ufficiale possono esseredestinate a tutti i cittadini catalani in manieraindifferenziata senza considerare i costi aggiuntivilegati agli spostamenti dei singoli.11. Oriol Nel·lo, Ciutats de ciutats. Reflexions sobreel procés d’urbanització a Catalunya, ed.Empúries,Barcelona 200112. Serge Latouche, La scommessa della decrescita,Feltrinelli editore, Milano 2007

di essere in possesso di unaproduzione, talvolta eccessiva, distrumenti di monitoraggio e diprogetto, si contrappone l’asincroniadei vari strumenti tra di loro e trarealtà e piano, che spesso nonconsente di sfruttarne tutte lepotenzialità. L’ingente elaborazione dinuove categorie adeguate alladescrizione dei fenomeni, checonferisce alla regione catalana unruolo di primo piano nel contestoeuropeo, così comel’interdisciplinarietà ricercatanell’approccio metodologico, non èperò ancora in grado di dare i fruttisperati e sarà necessario più tempoperché questa notevole produzioneriesca, non solo a monitorare, maanche ad indirizzare e a prevenire glisviluppi delle nuove territorialità. Il modello territoriale che si staapplicando rischia ancora una voltadi ipotecare la crescita futura dellenecessità d’interesse pubblico, diisolare e sacrificare gli spazid’interesse naturale, di farci perderevalori paesaggistici ed ambientali. Ilfatto che in Catalogna si stianocontinuando a destinare enormiquantità di terreno a settorid’espansione dimostra che il problemanon risiede tanto nell’insufficienza dispazio qualificato quantonell’egemonia del mercato nel suoinsieme. Astenendoci daun’improduttiva polemica sullanecessità reale di un modello dicrescita continua, per il qualerimandiamo al dibattito fraeconomisti sulla possibilità diconcepire la “decrescita”12, èopportuno chiedersi in conclusione selo stato attuale di generale crisifinanziaria non sia l’occasione perrivedere le strategie di crescita dellecittà, per indirizzarle verso un futuromeno condizionato dalle leggi delmercato, più vicino ad una letturaintegrata di città e territorio.

*Architetto, direzione generale di urbanistica dellaGeneralitat de Catalunya.

Note1. Oriol Nel·lo, Ciutats de ciutats. Reflexions sobre elprocés d’urbanització a Catalunya, ed. Empúries,Barcelona 20012. Piano territoriale generale della Catalognaapprovato nel 1995

Info

60

TEMI DELLE SEZIONI PRINCIPALI

EEddiittoorriiaallee Il tempo del progetto urbano(Paolo Avarello).

Sezione Problemi, politiche, ricercheHousing sociale a Vienna: innovare le politi-che abitative a partire dal progetto (a cura diMassimo Bricocoli, Lina Scavuzzo). Con unintervento di Wolfang Förster

Sezione Progetti e realizzazioniLa città del buon abitare e la progettazioneurbana (a cura di Paolo Colarossi e AntonioPietro Latini). Interventi di S. Garano, M. Ricci.E. Piroddi

Sezione Profili e praticheSperimentazioni oltre la sicurezza: politicheurbane e immigrazione a Torino (PaolaBriata)

Il consumo di suolo nella provincia di Torino(Ilario Abate Daga, Andrea Ballocca, PaoloFoietta)

Suburbia anno zero? Crisi dei mutui ssuubbpprrii--mmee e sviluppo metropolitano negli Usa (LucioGiecillo)

L’urbanistica nella fase dei cambiamenti cli-matici (Francesco Domenico Moccia)

Sezione Metodi e strumentiI nuovi interrogativi della ricerca (M. Talia)con interventi di Elisa Grandi, Daniele Iodice,Silvia Mantovani, Stefania Proli

La ricerca urbanistica e la resistibile ascesadel progetto (M. Talia) con interventi di ElisaBertagnini, Michele Morbidoni, EleonoraGiovene di Girasole, Luca Barbarossa

N. 140 (settembre - dicembre 2009) Fascicolo che conclude la serie quadrimestrale. Pagine 128, illustrazioni b/n e colori, Euro 27

Da gennaio 2010 URBANISTICA diviene trimestraleAbbonamento annuale (4 fascicoli) Euro 80 (soci INU Euro 64)

PER INFORMAZIONI:INU EDIZIONI, PIAZZA FARNESE 44 – 00186 ROMA

TEL. 06/68195562, FAX 06/68214773MAILTO [email protected]

URBANISTICA 140

06-1 (229) 16-02-2010 16:20 Pagina 60

Page 61: UI229

Info

61

una finestra su:

come un “laboratorio di politichepubbliche” (Robinson, et. al., 1986), ecome una “archetipica regione dideclino industriale” (Amin, Tomaney,1991): una regione considerata un“modello”, dunque, da oltre duedecenni. Oggi, diversi autori (Miles, 2005;Comunian R., Sacco P.L., 2006)sottolineano il successo dei processi diriqualificazione che hanno interessatoin particolare il water-front delle dueprincipali municipalità, quella diNewcastle upon Tyne, e quella diGateshead. Nonostante alcune ovvieconsiderazioni sulla natura in parteesclusiva delle iniziative culturaliproposte e dello sviluppo residenzialesulle sponde del Tyne, e sulle difficoltàdi misurare gli effetti socio-economicia medio e lungo termine della culture-led regeneration (Evans, 2005), vienemessa in luce la capacità dei grandiprogetti architettonici di allacciarsi alleidentità-comunità locali, fornendonuovi strumenti per una auto-rappresentazione positiva, di successo,coerentemente con l’enfasi sulle“comunità” posta dal governo neo-laburista (Imrie, Raco, 2003). Tre grandi progetti architettonici sonoconsiderati icone del cambiamento: ilBaltic Centre for Contemporary Arts(fig. 1 e 2), uno dei maggiori musei diarte contemporanea della GranBretagna ricavato da un edificio cheospitava un mulino industriale; ilGateshead Millennium Bridge (fig. 2),un ponte mobile di forma ellittica sulfiume Tyne, esclusivamente pedonale eciclabile; e l’auditorium Sage

a cura di Marco Cremaschi

Newcastle-Gateshead:percorsi di sviluppoClaudia Meschiari*

I grandi progetti di rigenerazioneurbana giocano un ruolo fondamentalenel costruire una immagine disviluppo: sia per la capacità che gli siattribuisce di farsi veicoli di significaticondivisi, sia, più concretamente, per inuovi spazi di investimento che creanonelle città. Evans (2009) definisce questo diffusointeressamento verso l’uso dellacultura come leva di sviluppo erigenerazione urbana come un“movimento”, in cui politiche epratiche sono promosse a livellointernazionale da alcuni specialisti-chiave, centri di ricerca e networksocio-politici, che fanno largo usodella presentazione di casi consideratidi successo. Il rischio più evidente èquello di analisi in parte superficiali emono-dimensionali, che raramentetengono conto delle difficoltà dicomparare contesti istituzionali elocali, nonchè i specifici trascorsistorici. E’ proprio questo ricorsofrequente alla presentazione di casi chespinge a riflettere sull’evidenteconvergenza delle strategie e dellesoluzioni di policy adottate inmoltissime città del mondo. La conurbazione di Newcastle-Gateshead, nel Nord-Estdell’Inghilterra, ritenuto oggi unesempio quasi paradigmatico per lecittà in transizione post-industriale,veniva definita già negli anni Ottanta

La cultura è spesso chiamata incausa -in vario modo, con qualchedefinizione di troppo e moltaconfusione- come la risorsaindispensabile del capitalismo urbanopost-fordista. Le letture prevalenti,che hanno grande eco tra i policy-makers, mostrano un approccio che èal contempo descrittivo e normativo:nozioni come “città creativa” o come“distretto culturale”, muovono dallapresentazione di alcune realtà cheriescono a competere sulla scenaglobale, per proporre un insieme diindicazioni che dovrebberoaccompagnare le città nel passaggioa un’economia post industriale.Prevale dunque un approccioproblem-solving che procede permodelli, attraverso cui si formulano(e impongono) strategie chedovrebbero permettere alle cittàcontemporanee di fare della culturauna leva di sviluppo. Ma si trattaspesso di una forzatura a posteriori:la casualità delle economie(ri)creative trapela dallasconnessione delle iniziative, esoprattutto dalla rimozione deiproblemi tradizionali

Newcastle - Gateshead

07-1 (229) 16-02-2010 16:20 Pagina 61

Page 62: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

cura culturale sembrerebbe aver postorimedio, sia dal punto di vistaurbanistico, sia rispetto alle successivericostruzioni di una identità locale.Il processo di deindustrializzazionenon rappresenta però una nettasoluzione di continuità. Byrne (2002)lo definisce come un “cambiamentostabile” (Byrne 2002) in cui illocalismo, il forte legame tra sindacatie governo locale, l’idea di sviluppocome progetto collettivo di ampiorespiro - tutti identificati comecaratteri del periodo industriale -indietreggiano a favore di unaconcezione di sviluppo legata adinamiche globali, e in cui il capitaleprivato guida le traiettorie delcambiamento urbano, e le politichelocali hanno principalmente il compitodi favorire questo processo. L’industrialismo rappresenta dunquenon solo un sistema economico esociale, ma anche quella che vienedefinita da Williams come una“structure of feeling” (1958), ossia unacostruzione identitaria complessa, checonsente ad una collettività diorientarsi nel mondo. Nel passaggio daun sistema all’altro non si realizzadunque una sostituzione, ma fenomenidi più complessa sovrapposizione,permanenza, intreccio, difficilmenteprevedibili. Un esempio è messo inluce nella descrizione della vitanotturna di Newcastle, in cui lapresenza di nuove popolazioni (comegli studenti universitari o i giovaniprofessionisti), si intreccia con latradizionale propensione alla socialitàdella regione, ma anche con le formedel consumo di alcol e con unamatrice identitaria fortementemaschile, che si traduce anche neifenomeni di violenza e nel climacomplessivamente aggressivo dellenotti di Newcastle (Hollands,Chatterton, 2002). Allora, più che l’esito lineare di unprocesso di deindustrializzazione benriuscito, l’immagine attuale dellanuova conurbazione risulta dalprodotto temporaneo e visibile dicambiamenti in cui si mescolanospinte globali e caratteri locali, precisiorientamenti politici e declinazioniparticolari. In cui le diverse forze ingioco seguono traiettorie e tempi

di riqualificazione fisica dei waterfrontdelle due principali municipalità, siaalla capacità di queste azioni diveicolare significati identitari nuovi, ericonosciuti come positivi. Ad accomunare queste letture vi èun’idea del declino industriale comefenomeno essenzialmente inevitabile,strettamente associato all’immaginenegativa della regione nel suocomplesso, mali rispetto ai quali la

Gateshead, progettato da NormanFoster (fig. 3 e 4). I tre progetti sonostati realizzati a partire dalla fine deglianni Novanta sulla riva del fiumeTyne, nella municipalità di Gateshead.Il cambiamento che la città haconosciuto negli ultimi dieci anniviene attribuito sia agli ingentifinanziamenti pubblici per lacostruzione delle principaliinfrastrutture culturali, sia ai processi

Info

62

Fig.1 - Il Baltic Centre for Contemporary Arts, visto dalla sponda di Newcastle, in prossimità del Millen-nium Bridge.Fig.1 - Il Baltic Centre for Contemporary Arts, visto dalla sponda di Newcastle, in prossimità del Millen-nium Bridge.

Fig. 2 - Il Millennium Bridge in movimento, davanti al Baltic Centre for Contemporary Arts

07-1 (229) 16-02-2010 16:20 Pagina 62

Page 63: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

urbano, appare quindi importanteconsiderare non solo i processi chehanno portato alla valorizzazione dialcune parti della città, ma anche qualisiano stati i principali attori, e qualisistemi di relazioni si siano prodotti eaffermati nel tempo; intendere l’esitocome punto di partenza e pretesto.L’obiettivo diventa quindi lacomprensione di un “contestointerattivo, al quale vengonoriconosciute complessità ed instabilitàelevate” (Crosta, 2003).

*Dottoranda del Dipartimento di Studi Urbani,Università degli Studi Roma Tre.

nuova - ha le sue radici, comeaccenneremo nel paragrafo seguente,in un sodalizio tra l’azione del governocentrale, sostanzialmente ostile aigoverni locali almeno all’inizio, e dacapitali privati e statali; ma anche daorgani interamente pubblici nati conscopi di gestione di un settore benpreciso, quello culturale, e che hannopoi in certa misura colmato lamancanza di una strategia piùcomplessiva. Per tracciare un percorso di sviluppo

diversi. In altre parole, percorsi dicambiamento così profondi nonseguono strade determinabili a priori,nè tantomeno replicabili: laricostruzione di un percorso coerentesi realizza sempre a valle, cercandoconsequenzialità e linearità in processisegnati piuttosto da fratture e logicheeterogenee.Il cambiamento più visibile e celebrato- in particolare, il recupero urbanisticodei waterfront e l’elaborazione di unaimmagine della città completamente

Info

63

Fig. 1bis - L’ingresso del Baltic Centre for Con-temporary Arts

Fig. 4: L’Auditorium Sage Gateshead, progettato da Norman Foster, sulla sinistra, visto dal MillenniumBridge. Sullo, sfondo, i vecchi ponti della città.

Fig. 3 - L’Auditorium Sage Gateshead, progettato da Norman FosterL’ingresso del Baltic Centre for Con-temporary Arts

07-1 (229) 16-02-2010 16:20 Pagina 63

Page 64: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

Arti (Arts Council) dei finanziamentiin campo culturale che riguardano laregione, attraverso l’azione di unaCommissione (Regional Arts Board)che opera in stretta collaborazionecon le autorità locali. Da un compitodi gestione economica, lacommissione regionale arriva asvolgere un ruolo di forteorientamento delle politiche per losviluppo orientate alla cultura, e siafferma come la maggioreorganizzazione di promozioneculturale del Nord dell’Inghilterra(Bailey, 2004). E’ all’azione di questoorgano, attraverso i finanziamentiprovenienti in gran parte dal LotteryFund, che si devono i grandiinterventi sulla sponda di Gateshead.L’abolizione del livello sovralocalealla fine degli anni Ottanta ha quindi,tra i suoi esiti, anche la crescita direlazioni verticali, cioè tra enti localie agenzie o istituzioni statali. In questa cornice, la stessa idea di“città”, per la conurbazione diNewcastle-Gatesehad, rimane critica:ogni forma di coerenza dell’azionepolitica appare più come un risultatotemporaneo e disomogeneo, che comeparte di un progetto complessivo. Sebbene questo possa produrre sintesiinsperate e positive, uno degli effettiè anche la scarsa capacità di allargarelo sguardo delle azioni strategichelocali oltre i luoghi a più altaconcentrazione di interessi simbolicied economici; e non esercitare lepossibilità di integrazione ecollaborazione a livello locale (Vigaret al., 2005).

Due letture

Uno dei fenomeni più visibili delcambiamento che ha interessatoNewcastle-Gateshead negli ultimi anniè la crescita della vita notturna. A produrla, secondo Hollands eChatterton è un mix di elementi dinatura globale, come la transizioneverso economie post-industriali e lacrescita di una classe di abitanti-consumatori come studentiuniversitari o giovani professionisti, ecaratteri locali, come la propensionealla vita notturna concentrata nel finesettimana, un certo tipo di consumo

l’azione della sfera politica urbana. Alle difficoltà dovute allaristrutturazione del compartoproduttivo corrisponde infatti neglianni Ottanta una esplicitastigmatizzazione della culturaindustriale della regione, accusata dimancare di spirito imprenditoriale, edi rappresentare un ostacolo allosviluppo. A questo si associa unaforte critica ai livelli amministrativilocali, che si concretizza nellaabolizione del “Metropolitan Councilof Tyne and Wear”, un organoamministrativo che univa leMunicipalità delle rive del Tyne, e cheera stato il promotore di un pianostrategico complessivo per la regione. A partire dal 1987 e fino alla finedegli anni Novanta, la conurbazionesulle rive del Tyne viene inoltreinteressata massicciamente dall’azionedella “Tyne and Wear DevelopmentCorporation” (TWDC). Le Urban Development Corporations(UDC) rappresentano una delle azionidi politica urbana più incisive dellalunga stagione di governoconservatore, e il maggiore settore dispesa del governo inglese nel campodelle politiche urbane tra gli anniOttanta e gli anni Novanta. Si trattadi organi che assumono competenzedi pianificazione e di sviluppo perampi settori delle città coinvolte, inparticolare nelle inner cities, evengono gestiti da una commissioneche fa riferimento al governocentrale. Il cui compito principale èquello di attirare e favorire gliinvestimenti (Imrie & Thomas, 1999).Alla base vi è la convinzione chefavorire le imprese private chesceglievano di investire e costruirenelle aree oggetto dell’interventoavrebbe generato effetti positivi acascata su tutta la città (Healey,1995); ma vi è anche una profondasfiducia negli organi eletti localmente,accusati di non essere in grado difarsi carico di un processo dirigenerazione, e l’intenzione dimuovere verso una gestione di tipoimprenditoriale della città (Cochrane,1999, p.251). L’abolizione del Metropolitan Councilsi accompagna anche alla presa incarico da parte del Consiglio per le

Da città industriale acittà da beredi C. M.

Gli elementi che connotano la storiadel territorio negli ultimi trent’annisembrerebbero effettivamente seguireun percorso lineare: si tratta di unaconurbazione caratterizzata fino aglianni Settanta da una forte presenza disiti industriali, circondata da unaregione di miniere di carbone;collocata nell’area più poveradell’Inghilterra; scarsamente dotata digrandi infrastrutture e pocoraggiungibile; marcata, inoltre, daalcune specifiche criticità sociali,come tassi di scolarizzazionesignificativamente inferiori alla medianazionale. E che, a partire dagli anni Novanta,attraverso ingenti investimenti inprogetti architettonici ed urbanistici adestinazione culturale, sembracambiare in modo sostanziale il suopaesaggio urbano e la sua economia.La diffusione stessa del nomecomposto Newcastle-Gateshead riflettel’azione della attuale agenzia dimarketing locale, che conduce unacampagna in cui la conurbazione delTyneside, e in particolare le parti chesi affiacciano sul fiume, appaionocome un’unica città, e come ilprincipale polo attrattivo del Norddell’Inghilterra. Come riporta il sitodell’agenzia: “located in North EastEngland, Newcastle (on the Northbank of the River Tyne) andGateshead (on the South bank) havebeen transformed into a single visitordestination called Newcastle-Gateshead”(www.newcastlegateshead.com, sett.2009)Nella storia recente della città, siriscontrano però anche forti momentidi rottura, che appaiono fondamentaliper comprendere la Newcastle-Gateshead di oggi. In particolare, unpassaggio rilevante è da collocarsinelle politiche del governoconservatore negli anni Ottanta eNovanta, che toccano sia l’identitàlocale, sia la linea di sviluppo dellaregione, sia la composizione e

Info

64

07-1 (229) 16-02-2010 16:20 Pagina 64

Page 65: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

rispetto alla questione culturale nellesocietà contemporanee, e che ciricorda la necessità di approfondire losguardo per meglio comprendere ifenomeni attuali.

Williams, R., 1961. The Long Revolution PelicanBooks., London. Hollands, R. & Chatterton, P., 2002, “ChangingTimes for an old industrial city. Hard times,hedonism and corporate power in Newcastle’snightlife”, City, 6(3), 291-315

BibliografiaAmin, A. & Tomaney, J., 1991. Creating anenterprise culture in the North-East. The impact ofurban and regional policies of 1980s. RegionalStudies: The Journal of the Regional StudiesAssociation, 25, 479-487. Bailey, C., Miles, S. & Stark, P., 2004. Culture-ledurban regeneration and the revitalisation ofidentities in Newcastle, Gateshead and the NorthEast of England. International Journal of CulturalPolicy, 10(1), 47-65. Byrne, D., 1999. Tyne and Wear UDC - turning theuses inside out: active deindustrialisation and itsconsequences, in Imrie R. & Thomas H., 1999Byrne, D., 2002. Industrial culture in a post-industrial world. The case of the North East ofEngland. City, 6(3), 279-289. Cochrane, A., 1999. Just another failed urbanexperiment? The legacy of the Urban DevelopmentCorporations. In Imrie R & Thomas H., 1999 Crosta P. L., 2003. Reti translocali. Le pratiche d’usodel territorio come politiche e come politica, Foedus,n. 7Evans, G., 2005. Measure for measure: Evaluatingthe evidence of culture’s contribution toregeneration. Urban Studies, 42(5/6), 959-983. Evans, G., 2009. Creative Cities, Creative Spaces andUrban Policy. Urban Studies, 46(5-6), 1003-1040. Gibson, C. & Kong, L., 2005. Cultural Economy: acritical review. Progress in Human Geography, 29(5),541-561. Healey, P., 1995. The institutional challenge forsustainable urban regeneration. Cities, 12(4), 221-230. Hollands, R. & Chatterton, P., 2002. Changing Timesfor an old industrial city. Hard times, hedonism andcorporate power in Newcastle’s nightlife. City, 6(3),291-315. Imrie, R. & Thomas, H., 1999. British Urban Policy:An Evaluation of the Urban DevelopmentCorporations 2° ed., London, SAGE. Imrie, R. & Raco, M., 2003. Urban Renaissance?NewLabour, Community and Urban Policy, Bristol, PolicyPress. Miles, S., 2005. ‘Our Tyne’: iconic regeneration andthe revitalisation of identity in Newcastle Gateshead.Urban Studies, 42(5), 913. Robinson, F., Wren, C. & Goddard, J., 1986.Economic Development Policies. An evaluative Studyof Newcastle Metropolitan Region, Oxford,Clarendon Press. Vigar, G., Graham, S. & Healey, P., 2005. In Searchof the City in Spatial Strategies: Past Legacies,Future Imaginings. Urban Studies, 42(8), 1391-1410.

alcolico, l’orgoglio identitario. Aprodursi è una vita notturnaeffettivamente molto intensa, che hacambiato il volto di alcune aree delcentro che un tempo versavano inpessime condizioni. Ma è anche connotata da una sempreminore accessibilità se non si è“consumatori”, in cui i locali gestitida proprietari locali hanno conosciutouna forte diminuzione negli anni, edove gli spazi di condivisione ecreatività (ad esempio, quelli chesupportano la produzione musicalegiovanile locale) sono sempre più indifficoltà, e sospinti verso la periferia(Hollands, Chatterton, 2002). Lecaratteristiche della vita notturna diNewcastle - con una offerta pocodiversificata, caratterizzata da unclima nel complesso aggressivo, in cuile diverse popolazioni urbane faticanoa mescolarsi e in cui mancano formedi socialità non legate al consumointenso di alcol, ma anche vivace,molto frequentata e con una certapopolarità nel contesto inglese -sembrano strettamente legate alledifficoltà e ai cambiamenti a cui èandata incontro la working-class dellaregione, come “cultura residuale”(Williams, 1958), in relazione a nuoveculture dominanti. Il testo di Williams costituisce uno deifondamenti dei cultural studies, unapproccio nato con l’intento ditrascendere gli steccati disciplinari edi riconnettere pratiche culturali eazione politica, che ha conosciuto ungrande sviluppo nei Paesianglosassoni a partire dagli anniSessanta e Settanta. L’importanza, e laattualità, del testo di Williams stasoprattutto nell’aver posto la “cultura”non come un corpo separato diattività intellettuali, ma come unaforma di comprensione e diorganizzazione della realtà, che dàforme alle relazioni sociali, e cheagisce nella produzione del contesto.In un momento in cui la cultura èchiamata con insistenza in causacome risorsa dello sviluppo urbano, ein cui molti dei modelli più seguitiprovengono dal contestoanglosassone, ci sembra interessanterichiamare l’attenzione su uno deitesti che ha fondato il dibattito

Info

65

Paesaggidella montagna umbraA cura di Sandra Camicia

Nell’ambito del Progetto europeo LOTO(Landscape opportunities for territorialorganization), la Regione Umbria cogliel’opportunità per approfondire ed indi-viduare indirizzi di metodo e strumentioperativi attraverso cui governare letrasformazioni paesaggistiche, al fine digarantire la conservazione e valorizza-zione dei caratteri identitari più rilevan-ti del territorio.Particolarmente curato l’apparato ico-nografico di questo volume nel qualeemerge il percorso tracciato dalle foto-grafie “monumento” di Guido Guidi.

Pagine 184, abstract in ingleseIllustrazioni a colori,formato cm. 23,5 x 29,5Prezzo di copertina €35

Sconto del 20% per i Soci INU

PER ORDINI E INFORMAZIONI:INU EDIZIONI SRLPIAZZA FARNESE 44 – 00186 ROMATEL 06/68195562, FAX 06/68214773E-mail [email protected]

INU Edizioni Volumi

07-1 (229) 16-02-2010 16:20 Pagina 65

Page 66: UI229

PROGRAMMA

lunedì 1 marzo9.30 Apertura delle iscrizioni alla VI RUN Chiesa Madonna del Carmine c/o PalazzoLanfranchi

10.00-13.00 Visita guidata a Matera partenza da Palazzo Lanfranchi

15.30 Inaugurazione della VI RUN PalazzoLanfranchi

martedì 2 marzo – Convegni e Colloqui dellaRUN

9.30-13.00 Consiglio Nazionale Agronomi e ForestaliConvegno: “Agricoltura e paesaggio” PalazzoLanfranchi, sala delle Arcate

Ministero per i Beni e le Attività Culturali –Direzione Generale per il Paesaggio, le BelleArti, l’Architettura e l’Arte Contemporanee;Ministero dello Sviluppo Economico –Dipartimento per lo Sviluppo e la CoesioneEconomica; con il Comune di Materapresentazione del Programma SensiContemporanei “Qualità Italia. Progetti e con-corsi per la qualità dell’architettura nelleregioni del Sud Italia” Palazzo Viceconte

14.30-18.00 Gruppi di studio nazionali INU “Politiche agri-cole” e “Pianificazione provinciale”Seminario: “Sviluppo rurale e pianificazioneterritoriale” Palazzo Lanfranchi, sala delle Arcate

Ministero delle Infrastrutture e deiTrasporti/Dicoter – Commissione nazionale INUPolitiche infrastrutturali – Seminario:“Piattaforme territoriali strategiche e nuovagovernance” Auditorium Comunale Gervasio

Gruppo di studio nazionale INU “Centri storiciminori”Seminario: “Centri storici: nuovi portali per ilterritorio” Palazzo Viceconte

Ministero dell’Ambiente della Tutela delTerritorio e del MareConvegno: “Città sostenibili: fondi strutturali epatto dei sindaci nel Sud” Palazzo Lanfranchi, Centro Carlo Levi

Facoltà di Architettura di MateraConvegno: “Città Paesaggio Territorio.Fenomenologie del piccolo nel grande” Palazzo dell’Annunziata

18.00-19.30 Colloquio della RUN – Gruppo di studio nazio-nale INU “Vulnerabilità sismica e pianificazione”Incontro sul tema: “Vulnerabilità sismica urba-na” Palazzo Lanfranchi, sala delle Arcate

Colloquio della RUN – Presentazione delnumero di Urbanistica Dossier n. 1/2010“Percorsi del Piano Paesaggistico Regionale” (acura di) A. Abate, A. Mazza, INU Edizioni Palazzo Lanfranchi, Centro Carlo Levi

Spazio editoriale de Il Sole24Ore Palazzo Lanfranchi, sala seminari

19.00 Inaugurazione della Mostra “Consagra e l’ar-chitettura, la Carta di Matera”a cura della Fondazione Zètema MUSMA -Museo della Scultura Contemporanea diMatera

mercoledì 3 marzo (mattina) – Convegnidella RUN

9.00Iscrizioni alla VI RUN Chiesa Madonna delCarmine c/o Palazzo Lanfranchi

9.30-11.30 Regione Basilicata, convegno: “StrategiaUNICAe programmazioni di settore: quali prospettiveper la Regione Basilicata” Palazzo dell’Annunziata

11.30-13.30 Regione Basilicata – Ministero dei Beni e delleAttività Culturali – Ministero dello SviluppoEconomico - Convegno: “La creatività comestrumento per lo sviluppo del territorio” Palazzo dell’Annunziata

9.30-13.00 Istituto Nazionale di Urbanistica - Convegno:“Mezzogiorno, crisi, governo del territorio”Auditorium Comunale Gervasio

Università della Basilicata - Convegno:“Integrazione di saperi e approcci nel governodel territorio” Palazzo Viceconte

mercoledì 3 marzo (pomeriggio) – SessionePlenaria di apertura e Colloqui della RUN

14.30-18.00 Sessione Plenaria di apertura AuditoriumComunale Gervasio

18.00-19.30 Colloquio della RUN – INU (a cura di P.Properzi):“Presentazione del Rapporto dal Territorio2010” Palazzo Lanfranchi, Centro Carlo Levi

Colloquio della RUN – G. De Luca, presentazio-ne del volume di A. Mazza“La deriva securitaria nel governo degli spaziurbani” Aracne editrice, Roma 2009 Palazzo Lanfranchi, sala seminari

Spazio editoriale ESI editrice Palazzo Viceconte

07-1 (229) 16-02-2010 16:20 Pagina 66

Page 67: UI229

19.30 Città del Vino/Regione Basilicata – ape-ritivo Ipogeo di San Francesco

giovedì 4 marzo – Sessioni e Colloqui dellaRUN

9.30-13.00 Sessione di dibattito A1 – “La dimensionestrutturale e la dimensione paesaggistica”presiedono e introducono: V. Cappiello, A.Peanointerventi da alcuni casi in Mostradiscussant: R. Priore (RECEPT) Palazzo Viceconte

Sessione di dibattito A2 – “Pianificazione dicoordinamento e ruolo intermedio”presiede e introduce: R. Gerundointerventi da alcuni casi in Mostradiscussant: F. D. Moccia (Università Federico IINapoli) Auditorium Comunale Gervasio

14,30-18,00 Sessione di dibattito A3 – “Strategie, politichee programmi” presiedono e introducono: F. Pace, G. De Lucainterventi da alcuni casi in Mostradiscussant: A. Barbanente (Politecnico di Bari,Assessore Regione Puglia) Palazzo dell’Annunziata

Sessione di dibattito B1 – “La pianificazioneassociata del territorio locale e metropolizzato”presiede e introduce: F. Sbettiinterventi da alcuni casi in Mostradiscussant: A. Bonomi (AASTER) Auditorium Comunale Gervasio

18.00-19.30 Workshop Urb.It. srl: “Attori e temi diUrbanpromo 2010” Palazzo Lanfranchi, sala seminari

Colloquio della RUN – L. Benevolo, E. Piroddi,presentazione del “Manuale di urbanistica”

Mancosu editore, Roma 2009 Palazzo Lanfranchi, Centro Carlo Levi

Colloquio della RUN – Gruppo di studio nazio-nale INU VAS: “Il futuro della VAS in Italia”e presentazione degli atti del del Convegnonazionale di Roma del 26/11/2009 Palazzo Lanfranchi, sala delle Arcate

20.00-23.00 Cena sociale dell’INU

venerdì 5 marzo – Sessioni e Colloqui dellaRUN

9.30-13.00 Sessione di dibattito A4 – “La pianificazionedella sicurezza del territorio”presiede e introduce: P. Properziinterventi da alcuni casi in Mostradiscussant: G. Fontana (Coordinatore e respon-sabile della Struttura di Missione – l’Aquila)Palazzo Viceconte

Sessione B2 – “Strategie e piani di Città”presiede e introduce: C.A. Barbieriinterventi da alcuni casi in Mostradiscussant: G. Roma (CENSIS) Auditorium Comunale Gervasio

14.30-18.00 Sessione B3 – “Sviluppo operativodei piani”presiedono e introducono: F. Rossi e D.Cecchiniinterventi da alcuni casi in Mostradiscussant: C. Maltese (la Repubblica) Auditorium Comunale Gervasio

Sessione B4 – “Energia e ambiente nel gover-no del territorio locale”presiedono e introducono: S. Ombuen e S.Paregliointerventi da alcuni casi in Mostradiscussant: E. Zamparutti (membro dellaCommissione VIII, Camera dei Deputati) Palazzo dell’Annunziata

18.00-19.30 Colloquio della RUN – C. Maltese, presentazio-ne con gli autori del libro intervistadi F. Oliva a G. Campos Venuti, Laterza Bari2010 Palazzo Lanfranchi, Centro Carlo Levi

Colloquio della RUN – M.Russo, M.PicaCiamarra, presentazione della rivista “CarréBleu”sulla “Dichiarazione dei Doveri dell’Uomo ecostruzione della città contemporanea” Palazzo Lanfranchi, sala seminari

19.30-21.00 Associazione Città del Vino – S. Becherucci,presentazione del volume“Vino e paesaggio, materiali per il governo delterritorio vitivinicolo.Il Piano Regolatore delle Città del Vino” e con-testuale aperitivo Ipogeo di San Francesco

sabato 6 marzo – Sessione plenaria di chiu-sura

9.30-13.00 Sessione Plenaria di chiusura e proiezione delfilm di L. Ciacci “Giovanni Astengo, urbanistamilitante” Auditorium Comunale Gervasio

14.30-18.00 Visita guidata a Matera

domenica 14 marzo – Chiusura della Mostrae della VI RUN (15.30)

07-1 (229) 16-02-2010 16:20 Pagina 67

Page 68: UI229

Info

68

Opinionie confronti

attori. Due posizioni distanti dalpercorso dell’Inu sono rappresentate daMarco Romano, il quale ci ricorda imeccanismi formali con cui era statacostruita in questi ultimi mille anni lacittà europea e come questimeccanismi formali corrispondesseroalla radice ultima della nostra società;un modello che fino a cinquant’anni fatutti conoscevano e che negli ultimicinquant’anni proprio le preteseradicali di un’urbanistica modernainvasa dalle pretese della tecnicafunzionalista hanno fatto dimenticare.Roberto D’Agostino afferma invece cheil piano urbanistico, vale a dire lostrumento attraverso il qualegovernare le trasformazioni territorialisulla base di obiettivi condivisi edemocraticamente decisi e controllati,non esiste più. La pianificazioneriguarda procedure, comportamenti enorme che nulla hanno a che vederecon i risultati che le leggi urbanistichesi attendevano. Si è impostaun’urbanistica dell’emergenza. Lenorme sono quelle, ad esempio, delcosiddetto piano casa, che altro non èche la libertà di costruire fuori daipiani e dalle regole.Dentro e fuori l’Inu il dibattito ècertamente articolato, UrbanisticaInformazioni mette a disposizione lesue pagine a partire dai risultati che siraccoglieranno a Matera, verificandose, come dice F. Oliva, il piano èancora uno strumento indispensabileper garantire il necessario equilibriotra le tutele e lo sviluppo sostenibile.

rinunciare a dare risposte aifabbisogni?Per approfondire e cercare, nel solcodell’esperienza dell’urbanisticariformista, di costruire risposte utili,abbiamo coinvolto alcuni urbanisti, indiverso modo impegnati, sollecitandolia misurarsi sui temi e sugli strumenti.In primo luogo abbiamo chiesti a CarloAlbero Barbieri di riposizionare ildibattito al “punto in cui eravamoarrivati” e cioè il tentativo di costruireuna risposta compiuta e razionale digoverno del territorio articolataall’interno di un quadro legislativo chevede al centro il Parlamento con una“legge di principi” e le Regioni con lacompetenza legislativa in materia ingrado di definire “le regole” e quindi icomuni con la piena podestà (in co-pianificazione) urbanistica sul loroterritorio. Federico Oliva ponel’attenzione alle responsabilità degliurbanisti e sulla necessità di coniugareleggi e piano con i temi emergentidalle trasformazioni territoriali,auspicando anche alcune leggifondamentali per le città e il territorioquali una sostanziale riforma dellafiscalità urbanistica e lo sviluppo disistemi di mobilità pubblica. MicheTalia di fronte al rischio di unasignificativa marginalizzazione e di unrelativo disimpegno dell’urbanista,pone l’attenzione alle potenzialità chevengono offerte dalla la partecipazionediretta al confronto e alla attivazionedi processi decisionali che consente,anche all’urbanista, di intervenire nonsolo come interprete tecnico di taliprocedure, ma anche come uno degli

Crisi del piano e/ocrisi degli urbanistiFrancesco Sbetti

L’evento della VI Run, la RassegnaUrbanistica Nazionale, che ospita aMatera, piani e progetti, predispostiper governare le trasformazioni dellenostre città e dei nostri territori, oltre anumerosi dibattiti che vedrannoimpegnati amministratori, tecnici estudiosi, ci impone di tornare sul temadi riflessione che vede l’Istitutoimpegnato a partire dal Congresso diAncona; precisamente sulla questionedegli esiti del “nuovo piano” generatodalla stagione delle riformeurbanistiche regionali e come questo èin grado di essere uno strumento utileper affrontare le domande che oggi lasocietà e il territorio pongono.Questa riflessione l’abbiamo anchechiamata “il piano al tempo della crisi”perché la crisi pone i comuni di frontea mutate condizioni e i pianiurbanistici rischiano di tornare adessere “libri dei sogni” e “piani dicarta”. Si pone cioè il tema di come ilpiano (e altri strumenti di governo delterritorio) possa garantire qualitàurbana ed ambientale, servizi pubblicie case in affitto, in assenza diinterventi pubblici diretti e di operatoriin grado di trovare sostenibilitàeconomica per finanziarli. In altreparole si possono pensare interventi ingrado di dare risposte credibili aicittadini e al territorio senza chequesto debba significare continuare avendere il territorio per fare cassa o

08 (229) 16-02-2010 16:24 Pagina 68

Page 69: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

nuovo pianificare.Viene in tal modo radicalmenteriformata la precedente procedura diapprovazione gerarchica basata su atticomplessi e su fasi, temporalmenteassai lunghe. Ne conseguono due effettientrambi positivi per il governo delterritorio: un percorso di confronto econdivisione costruttivo e una sensibileriduzione dei tempi di formazione edentrata in vigore dei piani strutturali.

Per una pianificazione non”separata” del territorio

Le leggi regionali di nuova generazioneindividuano alcuni momenti eprocedure in cui assicurare l’interazionedei diversi settori e specialisti, secondoun approccio che opta sia per unafiliera di piani (abbandonando laseparatezza fra di essi), sia per uninsieme interrelato di funzioni propriedella pianificazione: - l’interpretazione strutturale delterritorio, che sintetizza i risultatianalitici e le valutazioni operate per idiversi settori, evidenziando i fattori ele relazioni di lunga durata checondizionano i processi ditrasformazione e conservazione; - il profilo normativo, quale insieme diregole comuni a tutti i settori, cuidovranno riferirsi i processi didecisione ai diversi livelli; - la costruzione processuale dellestrategie di riferimento per lagovernance territoriale, che accompagnila programmazione e la pianificazionesettoriale, orientandole sulla base divisioni, obiettivi, politiche eprogettualità condivise; - la definizione del processo valutativo,come insieme di procedure, strumenti eindicatori con cui sostenere e verificareex ante, in itinere e monitorare ex-posti processi attuativi della pianificazione.

Riconoscere la natura plurale dellapianificazione

Nel processo di pianificazione variconosciuta la natura plurale e lediverse modalità ed efficacia dei piani.I contenuti strutturali dellapianificazione sono quelli cheattengono ai valori condivisi di lungoperiodo, più stabili e meno negoziabili.

quella conseguente alla riforma delTitolo V della Costituzione del 2001, sipuò ritenere che la ricerca di una“funzione di governo del territorio”,quale superamento dell’iniziale ristrettacompetenza delle Regioni in “materiadi urbanistica”, abbia seguito unaparabola progressiva.

Sussidiarietà, cooperazione ecopianificazione

Il nuovo piano e il nuovo pianificareche in molte Regioni si stannosperimentando si configurano come unriconoscibile passaggio verso la naturaprocessuale e integrata dellapianificazione, volta a superi quella del“sistema di piani” ordinatigerarchicamente, volti al controllo ealla regolazione dell’uso del suolo, oltreche da piani settoriali redatti dasoggetti istituzionali diversi e fra lorosostanzialmente separati. Rapportiistituzionali dunque maggiormenteorizzontali, fondati sulla sussidiarietà,sulla adeguatezza, sulla responsabilità,su metodi e procedure di cooperazionee copianificazione fra gli entiterritoriali, di concertazione epartecipazione dei soggetti pubblici eprivati. La copianificazione, che deveriguardare soprattutto (probabilmentesoltanto) la pianificazione strutturale sisviluppa a partire dagli oggetti dellerispettive competenze di pianificazionedei soggetti istituzionali, per lasciare lapianificazione operativa, se coerentecon i contenuti strutturali, alla pienaresponsabilità dei Comuni che hannopredisposto il proprio Piano strutturale(assai meglio se su baseintercomunale). In altri termini, unprocesso di pianificazione e governodel territorio in cui ogni livelloistituzionale è oggetto di contributi,osservazioni e pareri da parte di tuttigli altri, ma è lui solo responsabile diquegli oggetti e problemi dominabilicon il proprio livello di piano.Le procedure di formazione eapprovazione dei piani devono dunquebasarsi su Conferenze dicopianificazione e valutazione sia qualisedi di indispensabile governance. siaquali strumenti coerenti e idoneirispetto alla natura processuale del

Una riforma ènecessariaCarlo Alberto Barbieri*

Il governo del territorio è un concettoed un ambito di competenze che nonpossono essere ricondotti ad una“materia” in senso tradizionale edunque limitarsi alla disciplina eregolazione degli usi del suolo (insostanza il core dell’urbanistica postlege del 1942); si tratta invece di un“ruolo funzionale” a carattereorizzontale e transcalare, che supera laprecedente frammentazione di materiee competenze e si estende, oltreall’urbanistica e alla pianificazione, alpaesaggio, alla difesa del suolo, allosviluppo socio-economico del territorio,alla mobilità e ai trasporti,all’infrastrutturazione del territorio, allaprotezione degli ecosistemi, allavalorizzazione dei beni culturali eambientali.La progettazione di Leggi dellapianificazione per il governo delterritorio (un impegno necessario anchese certamente non esaustivo) di nuovistrumenti per sostenere ottiche esviluppare contenuti nuovi o affrontarliin modi diversi, sconta la necessariadifficoltà di dover costruire un telaioinnovativo per la pianificazione dellecittà, del territorio, del paesaggio e perle politiche di tutela, valorizzazione,qualificazione dei sistemi insediativi, dicontenimento del consumo di suolo, disviluppo sostenibile. Ciò è vero sia in considerazionedell’avvenuta modifica dellaCostituzione (2001), sia in ragione delprocesso legislativo, mai concluso dalParlamento italiano e riavviato (sia purmolto lentamente econtradditoriamente) nella legislaturain corso, avente per oggetto una Leggedi principi fondamentali del Governodel territorio, attuativa del riformatoTitolo V della Costituzione. Dal passaggio dalla primaregionalizzazione (quella dell’istituzionedelle Regioni e fino al Dpr 616 del1977) alla seconda (quella delfederalismo amministrativo aCostituzione invariata della riformaBassanini e del D.Lgs 112/98), sino a

Info

69

08 (229) 16-02-2010 16:24 Pagina 69

Page 70: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

sviluppare operativamente scelteintercomunali o d’area vasta conparticolare riguardo alle previsioni diinsediamenti commerciali, terziari eproduttivi. L’ipotesi di compensazioneintercomunale dei costi e dei beneficidelle scelte insediative trae originedalla constatazione delle esternalitànegative e positive derivanti dalledecisioni in materia insediativa operatedai singoli comuni. Con la perequazione urbanistica,invece, i vincoli all’interno di unambito di trasformazione cambianonatura, perdendo quella di “vincolocoercitivo di non edificabilità”, dalmomento che, anche nei terreni chedovranno essere ceduti al Comune perstandard, opere pubbliche o perl’edilizia residenziale sociale (Ers), ilPiano operativo (in coerenza con lescelte del Piano strutturale) avràlocalizzato diritti edificatori chesaranno però utilizzati in porzionidell’ambito di trasformazioneurbanistica al netto delle aree cedute alComune.Gli standard urbanistici, forse la piùimportante “conquista” dell’urbanisticariformista della fine degli anniSessanta, avrebbero dovuto garantirequantitativamente gli spazi per larealizzazione dei servizi e del verdepubblici da parte dei Piani regolatori ditutti i comuni italiani. Nel quadroattuale (basato sul Governo delterritorio del riformato Titolo V dellaCostituzione e nella prospettiva dellarelativa Legge nazionale di principi), la“materia” degli standard deve esseredisciplinata sia come un principiofondamentale, sia come una “dotazioneminima”, dalla Legge nazionale. Le nuove Leggi regionali, oltre ai criteridi dimensionamento esplicitati neiconfronti dell’attività di pianificazionedel territorio, forniscono riferimentiquantitativi certi, accanto a piùinnovativi riferimenti riguardanti gliaspetti prestazionali, qualitativi,ecologico-ambientali, e le condizioniper un efficace rapporto pubblico-privato.

*Vice presidente Inu.

disperse e frammentate, ma altresìperseguendo forme più compatte econtigue (rispetto all’urbanizzato),riconoscendo i valori territoriali,ambientali, paesaggistici, agricoli, oltreche insediativi e infrastrutturali.Ciò può trovare sede di decisione e divalutazione nel Piano strutturale, cheinterpreta e valuta (il riferimento è quialla Vas) condizioni e vocazioni e, piùin particolare, nella copianificazione incui è più agevole (in un ambiente diattuazione ragionevole del principio disussidiarietà), condividere le scelte, leopportunità ma anche i vincoli e lelimitazioni che i piani del tradizionalesistema di pianificazione gerarchico eseparato non hanno saputo esprimere orendere efficaci. Per il contenimento del consumo disuolo, conseguenza della “tracimazionedella città” o dell’edificazione diffusa,la pianificazione strutturale epaesaggistica della Regione, lapianificazione strutturale e dicoordinamento delle Province esoprattutto i Piani strutturaliintercomunali e comunali, devonoesprimere precise direttive ed evitare latrasformazione di territori nonurbanizzati se non dopo aver valutatotutte le alternative di riuso di areedismesse o sottoutilizzate o darifunzionalizzare, valutato equilibratima efficienti parametri di densitàedificatoria (senza dover sceglieresoltanto tra “villette” o “grattacieli”) eparametri di sostenibilità ecologica.

Operatività della pianificazione

Sulla base delle prime positiveesperienze già avviate in altre Regioni(e con più forza se ci si potrà avvaleredella Legge nazionale di principi per ilGoverno del territorio che ne affermi ilfondamento e la praticabilità anche ditipo fiscale), gli strumenti da utilizzaresono la perequazione e compensazioneterritoriale su base intercomunale, perle potenzialità che essi rappresentanonel favorire una migliore condivisioneda parte dei piani locali nei confrontidelle scelte di pianificazione d’areavasta. Ricordiamo infatti come laperequazione territoriale sia unamodalità di interazione fra Comuni per

Il Piano strutturale, “configurativo” delterritorio, deve costituire il riferimentoautorevole per la conoscenza el’interpretazione fondativa del territorioe per le scelte, gli indirizzi e le direttiveche il piano stabilisce per le parti diterritorio da trasformare, per quelle dariqualificare, per quelle da conservare evalorizzare. La componente strategica ha invecenatura politico-programmatica e divisioning, dove il rapporto tra visionedel futuro e del presente, tra obiettivi,strategie, progettualità e azioni perconseguirli, è un processo e un sistemadi relazioni e valutazioni dinamiche. La dimensione operativa del piano,“conformativo” della proprietà degliimmobili, riguarda la capacità diconseguire, nel breve e medio periodo,gli obiettivi e gli esiti su cui il Pianostrutturale ha ottenuto il consenso,promuovendo la realizzazione degliinterventi di trasformazione previsti,sviluppando politiche, azioni e progettiin cui siano visibili e valutabili ilrapporto con gli attori privati e il lororuolo, le responsabilità, i tempi, gli esitie la qualità di essi; è la sede dellaconcertazione pubblico-privato, delrapporto tra economia, mercato epiano, della perequazione urbanistica,della programmazione delle operepubbliche.Il Piano strutturale locale nella formaintercomunale, promossa e sostenuta(anche finanziariamente) da moltenuove Leggi, deve fondarsi suun’efficace e necessaria collaborazionein cui i Comuni possano riconoscereche i vantaggi derivanti da unaformazione del Piano strutturale(lasciando Regolamenti urbanistici ePiani operativi ai singoli Comuni)possono essere superiori ai loro “costi”:un’intercomunalità agevolata non soloda forme più semplici di associazione eaggregazione, ma anche da pratiche diperequazione e compensazioneterritoriale.

Contrastare il consumo di suolo

Arrestarne il consumo (e soprattutto lospreco) può realizzarsi agendo sulperseguimento di forme insediativepolicentriche (con “economie di scala”e forme agglomerate reticolari) e non

Info

70

08 (229) 16-02-2010 16:24 Pagina 70

Page 71: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

sicurezza idraulica, o mettere manoseriamente alla fiscalità locale, oggisostanzialmente assente dal processo dipianificazione, se non per gli effettinegativi che una sciagurata legge delloStato ha determinato nell’utilizzazionedegli oneri di urbanizzazione. O,ancora, se il Governo non decide unprogramma di infrastrutturazione delPaese che non si riduca solo aprogrammare nuove autostrade inconcessione ma che porti l’Italia allivello degli altri Paesi dell’Europaoccidentale; un programma cherappresenta la condizione preliminaredi ogni politica di assetto territoriale ourbanistica. In sintesi, non ci si puòaspettare che l’urbanistica recuperi ilcredito che dovrebbe avere nellasocietà, se non viene messa incondizione di funzionare, al di là dellecapacità o dei limiti degli urbanisti.

Veniamo ora alla seconda affermazionericordata all’inizio, vale a dire quellache riguarda le responsabilità degliurbanisti. In questi ultimi quarantaanni, da quando sono apparse le primedifficoltà della riforma, poi via viasempre più evidenti, gli urbanisti, inparticolare quelli che facevanoriferimento all’INU, hanno raddoppiatoil proprio impegno per colmare glisvantaggi che questa condizionecomportava: non si sono dedicati soloa garantire scelte corrette nei piani,tecnicamente fondate e culturalmenteaggiornate, ma si sono inventati ancheil contesto giuridico e strumentale chepoteva consentire un minimo disuccesso al piano. La possibilità diesproprio si riduce sempre di più acausa dell’incostituzionalità dellenorme relative e della sempre piùridotta disponibilità finanziaria delleamministrazioni? L’urbanistica inventala perequazione e la compensazioneurbanistica, strumenti che soloquindici anni fa erano consideratiquasi una pratica impossibile, mentreoggi sono utilizzati da tutti, anche senon ancora garantiti da nessuna legge.Il vecchio piano regolatore mostrasempre di più tutta la sua inefficaciadi strumento totalmente prescrittivo econformativo dei diritti edificatori cheil regime immobiliare pretende diesigere immediatamente senza alcuna

nostro sistema economico, ruolo e pesoche si è mantenuto ed accresciuto neltempo, se è vero, com’è vero, che oggi,l’incidenza media del costo del suolosu quello finale delle costruzioniraggiunge proprio in Italia i valorimassimi, rispetto a tutti gli altri paesieuropei. Le cosiddette “riformeparziali” approvate dopo il ritiro dellariforma nel 1963 da parte del Governo,non potevano sciogliere questo nodo,sia per un perdurante orientamentopolitico contrario, sia per le ripetutesanzioni di incostituzionalità,inevitabili quando si vuole interveniresolo su una parte, senza volereriformare le fondamenta. Questacondizione protratta nel tempo, hatolto efficacia alla pianificazione, chesi è potuta esprimere pienamente soloin circostanze eccezionali, nei casifortunati dove le condizioni politiche eculturali si incrociavano, seppure inmodo effimero e non duraturo. Ingenerale, invece, l’urbanistica non hamai potuto garantire una realecorrispondenza tra obiettivi e risultatie questa ne ha rappresentato laprincipale condizione didelegittimazione e di discredito sociale,anche perché gli italiani sono pocoinclini a rispettare le regole del benecomune e molto più orientati apensare innanzitutto ai propri interessiindividuali, come la reazione al “pianocasa” proposto l’anno scorso dalpremier ha ampiamente testimoniato.La stesso notevole sviluppo dellapianificazione che si è avuto dopo lariforma del Titolo V della Costituzionecon la piena responsabilità assegnataalle Regioni, non ha risoltocompletamente il problema: da un latoperché il nuovo modello dipianificazione fa fatica ad affermarsiin un contesto ancora condizionatoculturalmente e disciplinarmente dalvecchio; dall’altro lato perché leriforme regionali sono prive dellacopertura della legge nazionale suiprincipi fondamentali del governo delterritorio, senza la quale l’efficaciaanche della migliore legge regionalenon è garantita. Mentre lo stessogoverno del territorio appareproblematico se lo Stato non vuoleaffrontare, con adeguate risorse, i temidella stabilità idrogeologica o della

Le responsabilità degliurbanistiFederico Oliva*

L’urbanistica è in crisi e gli urbanistihanno fallito. Due affermazioni cheabbiano sentito ripetere spesso negliultimi tempi e che sono state ancheriprese con grande evidenza nellapagina culturale di un grandequotidiano a fine 2009, in verità inmodo alquanto tendenzioso, sia perquanto riguarda le domande, che lerisposte dei personaggi intervistati. Mase la prima affermazione riguarda unasituazione oggettiva, difficilmenteconfutabile, la seconda è invece, amenoa mio giudizio, certamente falsa.Cominciamo dalla prima. La crisi chel’urbanistica oggi sta vivendo viene dalontano: la sua origine è infattisostanzialmente riconducibile alladebolezza prima e all’inapplicabilitàpoi dell’ordinamento giuridico che lasostiene e alla conseguente scarsaefficacia degli strumenti che utilizza,situazioni tutte legate alla maicompiuta riforma della leggeurbanistica entrata in vigore nei primianni cinquanta. In assenza di unprovvedimento organico e generale, cisi è affidati a provvedimenti parziali,che si sono successivamente spessorivelati insufficienti, anche se lanecessità di una riforma generale eraapparsa evidente già nei primi annisessanta, dopo solo dieci anni diattuazione della legge urbanistica,perché alla stessa, sostanzialmentefondata su un approccio pubblicistico– espropriativo, mancavano ipresupposti per un suo efficacefunzionamento, a partire da unamoderna normativa per gli espropri,per continuare con le risorsefinanziarie necessarie proprio pergestire un’iniziativa pubblicistica.Naturalmente la volontà di nonriformare l’urbanistica è stata unaprecisa scelta politica dei governi edelle maggioranze parlamentari diallora, aiutata, qualche volta, anchedal massimalismo degli urbanistiriformisti: quello che non si volevaperò mettere in discussione era il ruoloe il peso della rendita fondiaria nel

Info

71

08 (229) 16-02-2010 16:24 Pagina 71

Page 72: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

completamento dell’alta capacitàferroviaria, oltre che a grandi operenon tutte prioritarie. Oppure impegnarei piani in un’azione indirizzata alcontenimento del consumo di suoloextraurbano per nuovi insediamenti,quando l’esperienza ancheinternazionale insegna che ilcontributo della pianificazione, purimportante, non è tuttaviadeterminante e che sono necessari altristrumenti, fiscali e di tutelaambientale, che solo una legge delloStato può garantire. Oppure, infine,sviluppare nella pianificazioneoperativa nuove modalità diridistribuzione della rendita fondiaria,quando è ormai evidente che unaeffettiva ridistribuzione sociale dellastessa non può che essere affidata aduna sostanziale riforma della fiscalitàurbanistica, aprendo una strada chenessun Governo ha mai voluto seguire,ma che le vicende della crisieconomica e lo scenario in atto dellatrasformazione urbana indicano comeassolutamente necessaria.L’uno e l’altro fronte, quello dellariforma del piano e quelli di alcuneleggi fondamentali per le città e ilterritorio sono indispensabili pergarantirne un effettivo governo: l’INUnon farà mancare il suo impegno perentrambi.

* Presidente Inu.

Le politiche urbane ela disciplina contro lacrisi della città Michele Talia*

A seguito della crisi finanziaria esplosanel 2008 con il fallimento della LehmanBrothers e di altre importanti bancheamericane, il sistema economicomondiale ha subito drammaticheripercussioni, che hanno comportatouna prolungata recessione e il ridisegnodei rapporti che legano le principali areedi mercato del pianeta.Per effetto di un singolare effetto“domino” anche l’evoluzione dei sistemiinsediativi di molti Paesi ha registrato

indispensabile per garantire ilnecessario equilibrio tra le tutele e losviluppo sostenibile, continua invece acombattere una difficile battagliadisciplinare per affermare le ragionidell’urbanistica; quasi una missioneimpossibile, dato che gli ostacoliprincipali sono rintracciabili nelsistema politico e nella società che haampiamente dimostrato di non amarel’urbanistica e di preferire i condoniedilizi e il “piano casa”.

Tuttavia, una critica forse deve essereaccettare anche dagli urbanistiriformisti in generale e dall’INU inparticolare: aver spesso incentrato lapropria azione soprattutto sullariforma dei meccanismi legislativi e deltipo di piano, tralasciando, a volte, lanecessaria iniziativa politica eculturale anche sui contenutifondamentali e sui temi emergentidelle trasformazioni territoriali che neltempo hanno via via caratterizzato lenostre città e il nostro territorio. Tuttociò senza dimenticare quanto sia statoe sia tuttora fondamentale il temadella riforma della legislazione e delpiano, come ho cercato di dimostrareall’inizio e quanto sbagliate siano statele posizioni di chi ha sempre sostenutol’inutilità di questo impegno e checomunque i problemi erano “ben altri”.Soprattutto, perché anche questainiziativa è stata in realtà condotta,anche se forse non con la necessariaforza e capacità di orientamento eutilizzando strumenti inadeguati e, inqualche caso, velleitari.

Che senso ha, infatti, per riferirsi agliesempi più significativi, sviluppare neipiani anche con importantiapprofondimenti tecnici e culturalisistemi di mobilità adeguati allenecessità funzionali ed ambientali dellecittà e del territorio, quando lo Statoitaliano non ha mai sostanzialmentepredisposto una programmazione diinfrastrutturazione moderna senzareperire mai le risorse adeguate edoggi, in una situazione della finanzapubblica schiacciata dal debitopubblico, si limita a programmare daun lato nuove autostrade inconcessione, che non gravano quindisui bilanci pubblici e, d’altro lato, al

dilazione e programmazionetemporale? L’urbanistica recupera ilmasterplan programmatico dellatradizione razionalista, come cornicedelle trasformazioni da realizzaresuccessivamente, fornendo così ilprototipo dei piani strutturali checaratterizzeranno la nuova stagionedelle riforme regionali, ma proponeanche una nuova pianificazioneoperativa, prescrittiva e conformativa,che esalta la dimensione progettualedella disciplina. E gli esempipotrebbero continuare con i moltiarricchimenti e le numerose supplenzeche la sperimentazione italiana hasaputo garantire, con il costantesostegno dell’INU che ha semprerappresentato un punto di riferimentoper ogni pratica innovativa eriformista. Se la qualità della cittàcontemporanea, brutta e senza forma,è difficile da rintracciare o se lecondizioni insediative delle nuovetrasformazioni urbane sono incettabiliper la mancanza della indispensabilemobilità di massa e perchè ancorariferite alla mobilità automobilisticaindividuale, è forse colpa degliurbanisti? Se la rendita differenzialecontinua ad aggredire i luoghi specialidel nostro territorio, in barba ad ognipiano paesistico perché così voglionoun’economia non governata e unsistema politico miope è ad essi che vaattribuita ogni responsabilità? Lerisposte a questi paradossi sonoevidenti e non assolvono certoresponsabilità individuali di sceltesbagliate che possono sempre esistere.C’è, tuttavia, una responsabilità chedeve essere addebitata a quella partedegli urbanisti italiani che non si è piùesplicitamente riconosciuta nelleposizioni dell’INU, ed è quella di avereaffossato, con un’azione insiemepolitica e culturale che hacondizionato le componenti piùradicali del centro - sinistra, unabuona legge di riforma urbanistica cheil Parlamento, una volta tanto, siaccingeva ad approvare alla fine dellaXIII Legislatura, primadell’approvazione della riforma delTitolo V della Costituzione. Lamaggioranza degli urbanisti, quelli cheoperano sul campo e consideranoancora il piano come uno strumento

Info

72

08 (229) 16-02-2010 16:24 Pagina 72

Page 73: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

deve riuscire a coniugare il disegno diuna nuova forma urbana - in cui sianodunque presenti tutte le principaliarticolazioni del “benessere” ambientale(potenziamento e razionalizzazione delsistema della mobilità e del trasportopubblico, trattamento più efficiente deirifiuti, risparmio dell’energia e dellerisorse idriche, realizzazione di corridoiverdi, ecc.) – con il progressivo avventodi un modo di produzione radicalmentediverso da quello attualmentedominante, e incentrato sullacollaborazione e lo stimolo reciproco trai settori di punta della new economy e isegmenti più qualificanti e innovativisia dell’industria di costruzioni, sia delgoverno del territorio.E’ altresì evidente che il passaggio dauna crescita urbana alimentata dallabolla speculativa con cui abbiamoconvissuto per oltre un decennio ad unoscenario dal profilo ancora incerto, main cui possono affermarsi nuovi stili divita e nuove visioni del futuro, implicaun risoluto cambio di passo e l’adozionedi uno sguardo più lungo da parte dielites tecnico-culturali che pure nonhanno saputo contrastare la crisiprolungata del nostro modelloinsediativo. Secondo Jeremy Rifkin1 sitratterebbe di una vera e propriarivoluzione industriale (la terza, inordine temporale), che consentirebbe disuperare il tradizionale antagonismo trala visionarietà ecologista e le ragionidell’economia attraverso la drasticariduzione della distanza che separa laproduzione e il consumo dell’energia. Adifferenza di quelle precedenti, questarivoluzione non assegna semplicementealla città il compito di ospitare icambiamenti più significativi, ma latrasforma nello snodo fondamentale incui coniugare la sperimentazione dinuove tecnologie del trasporto, dellacoibentazione degli edifici e dellaproduzione e immagazzinamentodell’energia con nuove formuleinsediative e con inedite pratiche sociali.In questa transizione di fase ènecessario che la cultura urbanistica, ein primo luogo l’Inu, sappianoanalizzare in modo critico e autocriticola nostra storia più recente e le sfide checi attendono, sottoponendo a revisioneanche i traguardi che abbiamoraggiunto in campo disciplinare. In

delle città potrà giovarsi di quelladistruzione creatrice che secondoSchumpeter sarebbe il possibile esitoanche delle congiunture economiche piùnegative dipenderà in larga misura dallacapacità con cui la regolamentazionedel mercato e il governo del territoriosapranno affrontare gli attualicondizionamenti, trasformando i fattoridi vincolo in altrettante occasionifavorevoli che dovranno esseretempestivamente valorizzate.Qualora si assuma questo particolarepunto di vista è ragionevole supporreche non solo la crisi economica che hainvestito i mercati mondiali, ma anchelo stesso cambiamento climatico causatodalla precedente e prolungata fase dicrescita, potranno costituire al tempostesso una minaccia e un’opportunitàper i nostri processi di urbanizzazione.Se infatti è sempre più evidente lainsostenibilità delle dinamiche urbanepiù recenti, proiettate quasi fatalmenteverso un consumo sconsiderato dirisorse non riproducibili, è possibileformulare l’auspicio che esse sitrasformino in un importantelaboratorio per sperimentare un nuovomodo di produzione, nel quale latensione verso forme insediative “aemissione zero” può alimentareambiziosi programmi di sostituzioneedilizia e di riorganizzazione delle retiinfrastrutturali che siano in grado difavorire la riconversione del nostroapparato produttivo e, più in generale,di promuovere la modernizzazione dellacultura tecnica e della società. E’ solo il caso di sottolineare come intale prospettiva i programmi didemolizione e di ricostruzione dellenostre periferie – di cui ci siamooccupati solo pochi anni fa, e chesecondo un discutibile neologismoalluderebbero alla “rottamazioneurbana” della città contemporanea –non debbano affidarsi unicamente acomplesse e raramente applicabililogiche premiali, ma possano trovarenella green economy sostenuta daBarack Obama un fondamentalesupporto economico, tecnico-organizzativo e ideale. Se dunque ilprogetto di una città sostenibile ingrado di produrre più energia di quantone consuma intende affrancarsi dalmarchio di un’utopia irrealizzabile, esso

profonde modificazioni, a partire dalrallentamento, e in alcuni casi dallainversione di tendenza, dei processiinnescati da quella bolla speculativache, fin dai primi anni novanta, avevacomportato una crescita drogata dellaattività edilizia e processi diurbanizzazione spesso fuori controllo. Anche se le cifre normalmenteimpiegate per descrivere il consumo disuolo prodotto da tali fenomeniappaiono discutibili, è difficile negareche una parte molto estesa del territorioha conosciuto, soprattutto in Italia, glieffetti traumatici (marginalizzazione deipaesaggi storici, deterioramento delbilancio energetico, perdita della identitàurbana, ecc.) di dinamiche urbane che lanostra cultura tecnica e amministrativanon ha saputo governare. E se ilcosiddetto “piano casa” promosso dalGoverno Berlusconi e la legislazioneregionale che ne è conseguita nondetermineranno le conseguenzetraumatiche che molti avevanopaventato, ciò deriverà moltoprobabilmente dal fortuito cortocircuitoche si stabilirà tra le nuove normeespansive e de-regolatrici e unacongiuntura particolarmente sfavorevoleper gli investimenti immobiliari, che inalcune città degli Stati Uniti ha giàcomportato il contenimento delle areeedificate e il reimpianto del verde inquartieri sempre più spopolati e costosiin termini di gestione dei servizi. Nonmancano altri segnali incoraggianti diquesta attitudine ad apprendere dalledifficoltà temporanee e di elaborarepolitiche antirecessive, che ad esempiopossono essere rintracciati, purtroppoquasi mai in Italia, nel finanziamento diprogetti di ricerca che investonosull’innovazione tecnologica,sull’economia della conoscenza e sulrisparmio energetico.Non è ancora possibile stabilire se dietrole rovine prodotte da una stagnazioneeconomica che è stata paragonata, forsecon troppa precipitazione, al crollo del1929 si nasconde dunque un futuro piùrassicurante, in cui vengano elaboratigli anticorpi necessari a impedire ilripetersi degli eventi che hanno giàcomportato l’eccesso dellafinanziarizzazione e l’avvitamento dellaeconomia mondiale. Ma se iltemporaneo arretramento dei mercati e

Info

73

08 (229) 16-02-2010 16:24 Pagina 73

Page 74: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

commissioni paritetiche, laboratori diquartiere, ecc.) anche di soggetti privi dideleghe specifiche, fa sì che egli possaintervenire non solo come interpretetecnico di tali procedure, ma anchecome uno degli attori. Spingendosi oltreuna valutazione delle possibilitàconcrete che ci si presentano inrelazione a quest’ultima e notevoleestensione delle nostre responsabilità edella nostra immagine pubblica, sembraurgente una riflessione sul complessosistema di forze che caratterizza oggil’urbanistica, a partire dallacomprensione dei nuovi compitiassegnati ai rappresentanti delleistituzioni, fino alle nuove declinazionidi termini e di concetti quali “interessecollettivo”, “equità”, “difensore civico” o“soggetto di pianificazione” che fannoparte da sempre della nostra mitologia,ma che debbono essere al più presto eprofondamente ripensati.

*Giunta nazionale Inu.

Note1. Cfr. J. Rifkin, Economia all’idrogeno, Mondadori,Milano, 2002.2. Vedi a tale proposito due miei precedenti contributi:M. Talia, “Ma gli urbanisti sanno guardare oltre lacontemporaneità?”, Urbanistica, n. 114, 2000; M. Talia,“La riforma del territorio e il nuovo ordine urbano”,Urbanistica, n. 138, 2009.

Per un ricostruzionedella disciplina Marco Romano*

Che nel nostro campo le cose nonandassero così bene incominciava adessere evidente quasi trent’anni fa: daun lato nella sfera politica i pianiurbanistici venivano spesso modificatiper inseguire qualche momentaneaconvenienza e dall’altro gli esitivisibili della “buona” urbanistica –quando realizzati – erano con evidenzainsoddisfacenti. Secondo Giovanni Astengo, il miomaestro, sulla consistenza teoricadell’urbanistica non c’era molto dadiscutere, era anzi diventata una verascienza perché fondata su tutta unagamma di discipline ausiliarie -dall’economia alla sociologia,dall’ecologia alla demografia, dallageografia alla storia e a quant’altro

bellica, infine la crescita economicadegli anni Sessanta e Settanta.In presenza di questa difficoltà adentrare in sintonia con le aspirazioni deicittadini è dunque necessario fare inmodo che gli urbanisti sappianoguardare oltre la contemporaneità,contrastando al tempo stesso un effettoperverso che l’iter della riforma delgoverno del territorio rischia diprodurre. Esiste infatti la possibilità chela nuova forma piano che abbiamoprogressivamente messo a punto findalla metà degli anni Novanta abbiadeterminato (e determini in futuro) ilrischio di una significativamarginalizzazione e di un relativodisimpegno dell’urbanista, che potrebbefar proprio il “criterio del male minore”che costituisce il riferimento piùconsueto della pubblicaamministrazione. Ne consegue chel’urbanista, partecipando alle procedurecomplesse di formazione del pianoimplicite nelle concezioni più aggiornatedella governance, può tendere non soloal ridimensionamento delle proprieaspirazioni, ma anche alla rinuncia delprincipio della responsabilità individualeche dovrebbe ispirare il suocomportamento.Io credo al contrario che la tradizione ela storia del nostro Istituto ci costringa aperseguire un faticoso ma necessarioequilibrio tra un approcciopragmaticamente riformatore, che èindispensabile in ogni concretaapplicazione del nostro più aggiornatobagaglio tecnico, e una visione piùradicale e intransigente, che apparealtresì imprescindibile quando siamochiamati a svolgere fino in fondo ilnostro ruolo di protagonisti della scenaurbana, valutando nel merito gli scenaridi cambiamento in discussione, eproponendo una diversa prospettiva checonsenta alle nostre città di uscire dallasituazione di stallo, o di autenticodeclino, in cui si trovano da troppotempo.Coerentemente con questa ipotesi dilavoro il ruolo dell’urbanista può mutarein modo significativo, anche cogliendole potenzialità che vengono offerte dallapianificazione strategica, cheprevedendo la partecipazione diretta alconfronto e alla attivazione di processidecisionali (mediante Forum,

attesa che il prossimo Congresso diLivorno consenta di mettere a puntonuove proposte e iniziative con cuiaffrontare questa complessa inversionedi tendenza, è forse opportunopredisporre un’agenda dei temi in gradodi orientare una riflessione finalizzatanon solo a rinnovare la nostradisciplina, ma anche, e soprattutto, acontrastare efficacemente la “crisi”urbana con la proposta di una città piùefficiente, più giusta e, perché no, anchepiù bella.Conviene sottolineare come taleproponimento non sia del tutto inedito,e che anche in passato è più volteaffiorata la tentazione ad affrontare conuna prospettiva meno appiattita sulpresente le trasformazioni insediativeche il nostro Paese stava attraversando,e a valutare l’efficacia dell’urbanisticanel fornire risposte convincenti alleesigenze postulate da tali mutamenti2,ma in molti casi queste suggestioni sonostate messe da parte a causa di unacomprensibile attrazione per le questionitecnico-amministrative interne alladisciplina (la cosiddetta “pianistica”),che non ha consentito di registrareadeguatamente la domanda dicambiamento che proveniva più ingenerale dalla società e dal territorio. Se, ad esempio, una larga maggioranzadegli operatori è ormai convinta che laperequazione urbanistica può costituireun metodo di notevole efficacia nelperseguire una maggiore giustiziadistributiva in presenza di consistentiinterventi di trasformazione della città,pochi hanno finora preso atto che inmolte situazioni tale tecnica hamanifestato tutta la sua strumentalità (èappunto solo una “tecnica”), e si èrivelata incapace di contrastare laformazione di nuove plusvalenze. Nonsolo; a fronte del diffuso riconoscimentodel contributo offerto dall’Inu allariforma del governo del territorio, siamoancora molto lontani dall’obiettivo difare del piano un grande progettocollettivo, tanto che l’attività dipianificazione fatica sempre di più ariconquistare quel rapporto conl’opinione pubblica che le avevagarantito una ben diversa visibilità inoccasione di alcuni momenti crucialidella nostra storia: dapprima lo sviluppoindustriale, poi la ricostruzione post-

Info

74

08 (229) 16-02-2010 16:24 Pagina 74

Page 75: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

dominata dalle aristocrazieasserragliate nei loro palazzi e nel1284 la nuova classe dirigente deimercanti e delle corporazioni aprirà unterritorio molto più vasto alleambizioni e alle case di quella “gentenova e i subiti guadagni” che tantoinnervosiva Dante. Il comune di Modena mi ha chiestol’anno scorso il progetto di un pianoregolatore per il territorio a sud dellavia Emilia, progetto che ha appuntoquesto carattere, di essere costituitoprima di tutto da sequenze di strade edi piazze tematizzate fino al limitecostituito dalla tangenziale; se poi viappoggiamo gli isolati che giàcaratterizzano i quartieri più recenti inquella stessa zona e conteggiamo così,embrionalmente, la capacità ediliziache ne risulta, il suo orizzontetemporale sarebbe forse di uncentinaio di anni e in fondo il suorisvolto politico, di rendere più liberol’accesso all’edificabilità dei terreni, haqualcosa a che vedere con quello diArnolfo. Naturalmente non sarebbe necessarioliberalizzare la costruzione in tutto ilterritorio così disegnato, ma sedovessimo predisporre delle prioritàpotremmo giudicare non soltanto intermini di terreni edificabili e didisponibilità di infrastrutture o diservizi ma anche di strade e piazzetematizzate da avviare con unaqualche gerarchia. Dei piani regolatori stesi con questicriteri, che hanno dietro di séun’esperienza secolare, sappiamo tutto,soprattutto sappiamo che il disegnodelle strade e delle piazze tematizzate,una volta accettato, sarà molto difficileda cambiare, perché le varianticontinue che rendono i pianiurbanistici contemporanei di fatto uncolabrodo sempre reversibileincontrerebbero maggiori difficoltà,essendo ogni volta subito chiaro comelo modificano, per esempiointerrompendo una strada trionfale chedovrebbe traguardare il nuovo teatro –o un altro tema collettivo altrettantonei desideri cittadini - o la continuitàdella sequenza di una passeggiata o iltracciato di un boulevard. Qui, in questa sede, in un dibattitopromosso dall’INU toscana con la

della nostra società, una società apertamobile e democratica che viene perl’appunto specchiata nelle sue pietre:una faccenda che fino a cinquant’annifa tutti conoscevano e che negli ultimicinquant’anni proprio le preteseradicali di un’urbanistica modernainvasa dalle pretese della tecnicafunzionalista hanno fatto dimenticare.Da mille anni le città europee sonofatte di case e di strade resesignificative da una rete di sequenze distrade e di piazze tematizzate – cioècon un nome e una riconoscibilità – eproprio come noi continuiamo oggi aprogettare nuovi musei, nuovebiblioteche, nuovi teatri, nuovi giardinipubblici, tutti temi sul tappeto daquattro o cinquecento anni, non èchiaro perché non possiamo continuarea progettare piani regolatori appoggiatialle medesime sequenze di stradeprincipali, di strade monumentali, distrade trionfali, di passeggiate, diboulevard, di lunghi viali alberati,ritmati da piazze di mercato, da piazzemonumentali, da piazze della chiesa,da piazze con una scuola o con uncampo sportivo o con un teatro – tuttecose che conosciamo e riconosciamobenissimo - sequenze disposte conquella raffinata sapienza accumulatanegli ultimi secoli e benissimotestimoniata da quella che a Firenze vadall’arco degli Uffizi a piazza dellaLibertà. Sul soffitto della sala dei Cinquecentoa palazzo Vecchio Giorgio Vasari hadipinto Arnolfo di Cambio chepresenta il suo progetto diampliamento della città, ora cinquevolte più grande, un progetto che dopodue secoli e mezzo meritava ancora divenire ricordato perché ancoracomprensibile a tutti, articolatocom’era in strade e piazze tematizzateche non avevano perso il lorooriginario significato: dunque è unlinguaggio che, fondato su termini dilunga durata, promette di durare neltempo per secoli e non, come illinguaggio moderno fondato su unaaleatoria zonizzazione delle funzioni,destinato con queste a una rapidaobsolescenza. Ma peraltro questo progetto di lungadurata sottendeva un programmapolitico, perché la città vecchia era

insegnavamo nel corso di Laurea inurbanistica fondato all’IUAV agli inizidegli anni Settanta - ciascuna dellequali con un’altrettanto ferma pretesadi scientificità, cioè della capacitàpropria delle scienze naturali di essereformalizzate in leggi che consentonodi predire l’andamento futuro deifenomeni, e poiché una parte di questifenomeni concernevanocomportamenti e bisogni dellapopolazione, l’urbanistica potevapretendere di avere come obiettivo –diceva Auzelle - la felicità umana. E,se così era, i problemi erano tutti sulversante della sfera politica, doveavremmo dovuti farci avanti – comelui stesso nella regione Piemonte oEdoardo Detti nel comune di Firenze –per prenderne le redini e indirizzarladove la via maestra della disciplinaavrebbe indicato.Solo che la pretesa di scientificità dellanostra disciplina, a un esame piùattento, non reggeva, come hodimostrato in un breve saggiopubblicato sulla rivista Urbanisticaventicinque anni fa, la cui attendibilitàavevo discusso con Giulio Giorello – econ Marcello Pera - che appunto diepistemologia erano allora glispecialisti più à la page, un saggio chechi ne avesse curiosità può rileggeresul mio sito, www.esteticadellacitta.it.Ecco, da allora ho studiato quantopotevo per cercare quale fosse un piùattendibile fondamento disciplinare,sfogliando ad una ad una come uncarciofo tutte le pretese di farnel’espressione materiale di altrifenomeni sociali, con l’argomento difondo – ogni volta peraltro riverificato– che la durata della forma fisica dellacittà, quella che l’urbanistica bene omale configura, ha una durata di granlunga maggiore dei fenomeni dei qualidovrebbe essere l’espressione e deglistessi bisogni che dovrebbe soddisfarehic et nunc. Così, dopo dieci anni, ho pubblicato irisultati delle mie ricerche, che eranopoi la scoperta della macchina pertagliare il burro: venivano messi inchiaro i meccanismi formali con iquali era stata costruita in questiultimi mille anni la città europea ecome questi meccanismi formalicorrispondessero alla radice ultima

Info

75

08 (229) 16-02-2010 16:24 Pagina 75

Page 76: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

trasformazioni territoriali sulla base diobiettivi condivisi e democraticamentedecisi e controllati, non esiste più.Oggi la pianificazione si svolgeeffettivamente su due livelli, ma nonquelli previsti dalle leggi. Il primo è quello delle elaborazionitecniche, sviluppate prevalentemente dasocietà di ingegneria polivalenti, e delleprocedure imposte, che si dipanano perun numero di anni imprecisato (i pianistrutturali impiegano cinque/otto anniper concludersi), con contenutipressoché nulli in quanto a trasparenzaed efficacia, e con enormi costi per leamministrazioni locali. I risultati diquesto livello di pianificazione sonosostanzialmente indifferenti rispetto aciò che effettivamente accade sulterritorio. Infatti, ciò che effettivamenteaccade riguarda procedure,comportamenti e norme che nullahanno a che vedere con i risultati che leleggi urbanistiche si attendevano. Si èimposta un’urbanistica dell’emergenza.Le norme sono quelle, ad esempio, delcosiddetto piano casa, che altro non èche la libertà di costruire fuori dai pianie dalle regole, o del decreto sullealienazioni, che prevede che i piani divendita degli immobili pubblicicostituiscano anche variante urbanistica.Le procedure sono quelle degli accorditra soggetti forti, in cui il perno èsempre la Regione e in cui gli enti localisono espropriati quando non collusi, cheprevedono trasformazioni territorialimotivate da emergenze o da interessi“superiori”, o quelle dei commissari chehanno il compito specifico di nonrispettare piani, leggi e volontà deicittadini: l’Aquila è il caso più eclatante,ma commissari si diffondono in tuttal’Italia. Un’urbanistica senza piano,senza idee, decisa in luoghi separatirispetto alle possibilità di controllodemocratico, un’urbanistica fai da te, olascia fare a noi che possiamo.Debbo dire che non era difficile capireche quelle leggi avrebbero portato aquesti risultati e personalmente lo ripetoda una diecina di anni in tutte le sedi incui mi capita di intervenire. Ora neabbiamo la prova provata, ma nonsembra che i promotori politici eculturali di questa situazione nevogliano prendere atto. Non era difficile capire che una

insieme a quelli desunti dal paesaggiodi altre città europee.Mi rendo conto delle difficoltà diquesto progetto, mi rendo conto che leprocedure costituiscono un viluppotecnico e normativo difficile dasmantellare, mi rendo anche conto delpregiudizio che accomuna larivendicazione del mestiere diprogettista di città, del magister urbis,consolidato nel tempo ai revivalstoricisti di alcuni architetticontemporanei, ma le cose non stannocosì: il campo dell’architettura è e deveessere aperto a tutte lesperimentazioni, ché questo è il suosenso, ma il disegno della città – chepure è un’opera d’arte – è destinato atutti i cittadini e deve quindi essereformulato in un linguaggio alla loroportata e alla loro esperienza. Sono molto confortato, in questa sede,dal disagio che vedo oramai diffusoper le scarse performancedell’urbanistica italianacontemporanea, nelle sue procedure edei suoi esiti, che mi rincuorano nelritenere di avere intrapreso trent’annifa una strada giusta e nella speranzache il mio contributo possa costituirela pietra sulla quale ricostruire lanostra disciplina.

* Urbanista.

Per ridefinire tempidell’operareurbanisticoRoberto D’Agostino*

Da oltre dieci anni operano le nuoveleggi urbanistiche Regionali, tutte (conl’eccezione della Legge della RegioneLombardia) costruite sul modello dellaproposta di legge urbanistica presentatadall’Inu nel 1995 che prevede due livellidi pianificazione, uno strutturale e unooperativo, e la copianificazione tra idiversi enti interessati. L’esperienzadunque ci consente di valutare la nuovaoperatività urbanistica che queste leggihanno prodotto in Italia. Ebbene, pensoche si possa dire che il pianourbanistico, vale a dire lo strumentoattraverso il quale governare le

presenza dell’assessore regionaleRiccardo Conti – dove ringrazio diessere stato invitato – mi sono anchedomandato se la legge urbanisticaregionale riuscirebbe a promuovere unprogetto come questo, e qualchedubbio mi è venuto. Perché la linea delmio ragionamento è che il processo diformazione di un piano regolatoreconsista nel dare l’incarico ad Arnolfodi Cambio di redigere un progettocome quello per Modena che vi hoesposto qui, e questo progetto contienein se stesso, per definizione i suoiobiettivi – senza chiederli altrove - dasempre quelli di assicurare ai cittadinidella civitas una solida e indiscutibiletestimonianza materiale delriconoscimento della loro dignità dicittadini - quella che manca oggi neiquartieri moderni - e questoriconoscimento è il fondamentoindispensabile perché ciascunopercepisca immediatamente la propriaappartenenza alla civitas sulla qualecostruire la propria identità dicittadino, evitando quell’emarginazionesimbolica che nelle periferie moderneaccompagna spesso l’emarginazionesociale e che è in qualche modo alleradici di molte ribellioni.Beninteso, proprio come nella scenadipinta da Giorgio Vasari, Arnolfo diCambio dovrà presentare allacittadinanza il proprio progetto nellaforma più leggibile a tutti, nei disegniche srotola di fronte al paesaggio diFirenze perché tutti ne possanovalutare de visu l’impatto. Ecco cheanche questo disegno di Modena non èaccompagnato da una relazione cheforse neppure gli esperti sono in gradodi leggere ma è stato presentatopubblicamente e tuttora esposto nellaboratorio cittadino corredato da unadidascalia che consente a tutti diriconoscere di quale strada e di qualepiazza tematizzata ogni volta si tratti, eda un serie di diapositive che mostranoil loro aspetto esteriore, spesso negliesempi riconoscibili nella città stessaattuale: per esempio Modena ha giàuna bella passeggiata e una sequenzadi boulevard realizzate al posto dellemura un secolo fa, ha già una piazzamonumentale e qualche strada trionfaleche possono costituire l’esempio dellenuove, esempi che vengono mostrati

Info

76

08 (229) 16-02-2010 16:24 Pagina 76

Page 77: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

i tempi del piano e le spinte allatrasformazione, tra la fissità delle regolee le necessità operative, tra l’idea dicittà fissata dal Prg e la suarealizzabilità; e inoltre, la separazionerigida dei ruoli pubblici e privati e ilconseguente conflitto che ne derivava, ela necessità che il piano individuasse lerisorse e gli strumenti necessari perrealizzarlo. Invece di approntare nuovi strumentiper affrontare questa nuova sfida, levestali dell’urbanistica cheprobabilmente erano del tutto esterne aiprocessi concreti che si stavanosperimentando sul territorio, hannointrapreso un’operazione tuttatecnocratica e ideologica immaginandoprocedure pianificatorie sempre piùarticolate, perfezionate, complicate esempre meno aderenti agli obiettiviconcreti che si dichiarava di volereraggiungere; sempre più autoreferenzialie sempre meno utilizzabili. Il risultato èla costruzione di macchine celibi chepiacciono tanto a chi desidera operaresul territorio senza gli inutili vincoli deipiano e del controllo democratico cheessi implicano e che sarebbero tantopiaciute a Duchamp: L’Urbanisme misea nu par ses célibataires, même.

* Presidente Audis.

cascata era ormai evidente a tutti -tecnici, amministratori e cittadini - enon più accettabile, avendo prodottoanche una profonda crisi nell’etica deicomportamenti di molte importantiamministrazioni, si è progressivamenteimposto in alcune città italiane unnuovo modo di fare urbanistica basatonon sul controllo, ma sul governo delterritorio. Un modo che dava un nuovofondamentale ruolo alle amministrazionilocali in quanto unico soggetto capacedi tenere assieme una visionecomplessiva della città, nel quadro dellagaranzia degli interessi di tutti e diciascuno, di elaborare gli strumentitecnici (l’urbanistica) e di mettere incampo i soggetti pubblici e privati e lerisorse necessarie per conseguire questavisione. Processo che poi, in alcuneamministrazioni, si è sviluppato fino altentativo di operare attraverso laPianificazione Strategica, tentativofrustrato, più che dai limiti soggettivi,dalle nuove attuali condizionipolitico/culturali in cui ci troviamo. Maquesta è un’altra storia.I motivi di questo passaggio, dalleregole al governo, sono noti e non hoqui lo spazio per ricordarli. Come nonho lo spazio per ricordare come questoprocesso abbia portato a spettacolarisuccessi e come poi sia iniziata unadura involuzione: ogni rivoluzione hail suo Termidoro.Questa sorta di rivoluzione urbanisticache si è sviluppata in modo un po’anarchico basandosi sullainterpretazione creativa dellalegislazione allora esistente, e non miriferisco solo alla legislazione di settore,metteva ancora più in evidenza lanecessità di nuove leggi che fornisseroriferimenti certi a tutti (e parlo quianche di quella miriade di comuni chesi muovevano ancora faticosamentenell’alveo delle procedure consolidate,per quanto superate) prendendo atto eregolando il nuovo modo di operare sulterritorio.Alla luce delle numerosissime eimportanti esperienze che molteamministrazioni locali andavanofacendo, le nuove leggi avrebberodovuto affrontare le contraddizioni piùvistose insite nelle procedure dipianificazione previste dalla legislazioneallora in vigore: vale a dire lo scarto tra

pianificazione in due tempi, ciascunodei quali comporta un lungo iterapprovativo, avrebbe almenoraddoppiati i tempi dei piani. Così comenon era difficile capire l’assurdità delribaltamento logico insito in questeleggi.Le grandi scelte, che debbono sì avereuna maggiore durata nel tempo, ma chedipendono anche, e molto, dalle diversestrategie proprie delle diverseamministrazioni che si succedono, oltreche, moltissimo, dall’evolversi deglieventi (vedi oggi appunto il piano dellacrisi, e solo ieri il piano del boomglobale) debbono costituiresostanzialmente degli orientamentipolitico/tecnici, che un’amministrazionedeve elaborare in tempi sufficientementerapidi per poterne misurare gli effettiattraverso scelte operative; ancheperché, senza una verifica convincente,l’amministrazione successiva a torto o aragione elaborerà delle strategie diverse.Nello stesso tempo le scelte operativedevono avere una durata regolamentareadeguatamente lunga e certa perconsentire che gli operatori piccoli egrandi, pubblici e privati possanomuoversi con sufficiente certezza deipropri diritti e con prospettive temporalisufficientemente lunghe perprogrammare interventi che spesso sicollocano in una dimensione di anni. Leleggi urbanistiche fanno il contrario.Scelte strategiche, cioè squisitamentepolitiche, che le varie amministrazionidovrebbero ereditare l’una dalle altresenza poter intervenire, e scelteoperative à la carte che possono sempreessere modificate.Se le cose stanno più o meno come hodetto, appare imprescindibile prima chesia troppo tardi (ma ormai nel nostroPaese è troppo tardi da un pezzo)operare una virata di centottanta gradisulle regole e sulle procedureurbanistiche; virata che, stante il livellodel dibattito urbanistico e il panoramapolitico nazionale e locale, non vedo chipossa fare. In ogni caso, questa viratapresuppone di capire dove e perché si ècreato il punto di rottura che ha portatoalla situazione attuale.Questo punto di rottura si è creato allametà dell’ultimo decennio del secoloscorso. In quegli anni, quando la crisidell’urbanistica delle regole e dei piani a

Info

77

08 (229) 16-02-2010 16:24 Pagina 77

Page 78: UI229

Info

78

all’esproprio.Alla banca spetta in primo luogo ilruolo di gestire l’emissione e laregistrazione dei diritti. La banca deidiritti nel New Jersey - quando non visiano delle banche locali a svolgerequesta funzione - emette i certificatiattestanti i relativi diritti edificatori,separando formalmente il diritto aedificare dalla proprietà sulla qualeviene apposto un vincolo perpetuo anon edificare. Nella facoltà delproprietario restano invece gli altriimpieghi compatibili con le forme divalorizzazione stabilite dal piano quali,ad esempio, lo sfruttamento agricolo. Conseguente all’emissione dei diritti, lagestione del Registro dei dirittiedificatori consente di dare certezzagiuridica e trasparenza agli scambidegli scambi tra privati, e tra la bancae questi ultimi. E’ utile sottolinearecome il tema delle certezze giuridiche,vero “nodo irrisolto” della riforma deglistrumenti attuativi del piano nel nostroPaese2, sia stato messo a fuoco anchedai legislatori regionali che ne hannoprevisto l’istituzione, come nel casodelle leggi lombarda e veneta.La banca interviene nel mercato deidiritti a precise condizioni. Essa puòacquistare e vendere diritti edificatoriattribuiti alle aree oggetto di tutela, malo fa solo nel caso in cui i privati nonsiano in grado, per le più diverseragioni, di promuovere efficacemente lacommercializzazione dei diritti stessi.L’intervento della banca nell’acquistodei diritti è dunque un interventoestremo per il quale i privati sanno didover sostenere un prezzo: l’acquisto

Perequazione e diritti, le esperienze USAEzio Micelli

piano per mezzo di una trasformazionedecisiva del mercato fondiario eimmobiliare.Le esperienze statunitensi al riguardosono preziose: esse evidenziano lecondizioni per il funzionamento deinuovi soggetti che concorronoall’attuazione dei piani. Da anni, inparticolare, i piani di tutela ambientaledelle aree agricole del New Jersey sonoattuati per mezzo del trasferimento deidiritti edificatori alla cuicommercializzazione concorronospecifiche banche dei diritti. Unesempio di rilievo è rappresentato dallaNew Jersey State Transfer ofDevelopment Rights Bank, che operacoordinando e supportando le bancheche operano a scala comunale osovracomunale1.È in primo luogo utile sottolineare che,pur impiegando il nome di banca, essaè un organismo pubblico presieduto daun board di 10 membri, con unamissione e un mandato fissati daprecise norme statali. E ciò del resto ècoerente con la missione stessa dellabanca: facilitare l’attuazione dei piani econseguire dunque, attraversostrumenti innovativi basati sul mercato,obiettivi squisitamente pubblici quali,in particolare, la tutela e lavalorizzazione del territorio agricolosalvaguardandolo da processi diffusi diinsediamento che necomprometterebbero la qualità. Non sitratta dunque di strumenti privatisticiche si sostituiscono al piano, ma dinuove figure che ne sostengonol’attuazione senza più ricorsoall’apposizione di vincoli e

La perequazione urbanistica e iltrasferimento dei diritti edificatori sonoentrati a pieno titolo tra gli strumenticon cui abitualmente sono gestiti eattuati i piani urbanistici. Il crescentesuccesso di formule che superano lasostanziale inefficacia degli strumentidel vincolo e dell’esproprio hadeterminato grande attenzione pernuove modalità di attuazione del pianoattraverso cui promuoveresimultaneamente lo sviluppo delle partipubbliche e private della città.La complessità dei nuovi strumenti nonpuò tuttavia essere sottaciuta. Pianiimportanti di recente elaborazione - tragli altri: il nuovo Prg di Roma, i Psc diBologna e di Parma oppure il Pgt diMilano - consentono di trasferire ilpotenziale di edificazione tra areediverse della città, in forme più o menoflessibili, con ricadute di rilievo sullemodalità di gestione di piani e progetti.Perequazione e diritti edificatori, inaltre parole, risolvono il problemadell’acquisizione delle aree e degliimmobili funzionali allo sviluppo dellacittà pubblica, ma ne sollevano di altrirelativamente al loro effettivofunzionamento. Non casualmente, laRegione del Veneto, dopo aver istituitoi crediti edilizi, ha promosso lacostituzione di società cui affidare ilcompito di commercializzare e gestire inuovi asset individuati giuridicamente(non senza ambiguità) dalla legge diriforma urbanistica; in modo analogo,il Comune di Milano da anni consideral’ipotesi di costituire una borsa deidiritti edificatori che sia capace diconcorrere alla trasformazione del

Creditie debiti urbanistici

09 (229) 16-02-2010 16:22 Pagina 78

Page 79: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

Infine, la banca promuove e sostienefinanziariamente i programmi ditrasferimento dei diritti edificatoripresso le amministrazioni locali dellostato grazie a specifici finanziamentiche coprono parte dei costi sostenutiper l’elaborazione e lo sviluppo di pianiche impiegano simili strumenti. Inquesto modo, la banca dei dirittifinanzia il trasferimento di processiamministrativi e tecnologici: si tratta diun aspetto cruciale in un contestocaratterizzato da una moltitudine dipiccoli comuni non tuttiadeguatamente dotati sotto il profilodelle risorse tecniche e umane.L’applicabilità di esperienze straniererisulta sempre delicata: il diversoquadro dei rapporti giuridici edeconomici impone grande cautela circala trasferibilità di istituti che in altripaesi hanno dato risultati di interesse.Nondimeno, le esperienze del NewJersey confermano come pianiambiziosi sotto il profilo ambientalepossono essere promossi con strumentinuovi, non più legati a vincoli edespropri, ma basati sulla creazione dinuovi mercati. Questi ultimi - proprioperché artificialmente istituiti dallamano pubblica per il perseguimento diobiettivi collettivi - necessitano diessere attentamente organizzati: lacertezza del diritto e il supportoeconomico nelle transazioni necostituiscono le fondamenta, la cuitenuta può essere assicurata da soggettiterzi rispetto all’amministrazione, aiquali viene demandato il compito dipromuovere l’attuazione dei piani equindi lo sviluppo dei mercati che essiattivano. In questo senso il terminebanca è fuorviante: enfatizzaerroneamente una dimensionefinanziaria in realtà secondaria,trascurando quella invece fondamentaledi garante di un mercato, primainesistente, al servizio del piano.

Note1. Sul banca dei diritti, si veda anche il sito nellostato del New Jerseyhttp://www.nj.gov/agriculture/sadc/tdr/tdrbank/.2. Il riferimento è alla posizione di A. Bartolini, Idiritti edificatori in funzione premiale, ConvegnoAIDU, Verona,11 ottobre 2008.

dei diritti edificatori può essereeffettuato solo se la parte cedenteaccetta uno sconto del 20 per centorispetto al valore di mercato dei dirittistessi. In questo modo, un proprietariopuò dunque sempre rendere liquido ilvalore dei propri diritti, ma la mancatacommercializzazione dei diritti neiconfronti di developer interessatiall’acquisto comporta un mancatoricavo noto dall’attivazione delprogramma.Nella fase di alienazione, la bancainvece svolge invece la funzione di unacasa d’aste, cedendo al migliorofferente il potenziale di edificazioneprecedentemente acquisito dai privati.Si noti che l’acquisto a sconto deidiritti e la loro successivacommercializzazione può essereun’attività perfettamente sostenibilesotto il profilo finanziario: se nel 1985i primi development rights della NJPinelands Development Credit Bank -la più nota banca dei diritti a scalacomunale - potevano esserecompravenduti per una cifra pari a2.250 dollari per unità, nel 2007 (primadunque della flessione del mercatoimmobiliare a cui i valori dei dirittisono ovviamente legati) essi potevanoessere scambiati a valori compresi daun minimo di 20.000 a un massimo di40.000 dollari per unità. Scarti divalore di ampiezza analoga sono delresto rilevabili in diverse altreesperienze di transfer of developmentrights: il valore dei diritti, correlato aquello del mercato immobiliare, tende acrescere nel corso degli anni seguendoil ciclo immobiliare e dunque, nelmedio periodo, ha assicurato plusvaloririlevanti alla proprietà.La banca fornisce inoltre garanziefinanziarie per qualsiasi prestito cheimpieghi come garanzia il potenzialeedificatorio rappresentato dai diritti. Ilpassaggio è di rilievo: la naturavirtuale dell’asset - per quanto ladisarticolazione del diritto proprietarioin un fascio di diritti sia prevista inquel paese - rende quest’ultimo unriferimento patrimoniale meno forteper gli istituti di credito e il ruolo digarante della banca dei diritti consentedi rendere più credibile (e fattibile)l’acquisto del potenziale di edificazioneda parte dei developer.

Info

79

Lo spazio europeo a livello localea cura di Igor Jogan eDomenico Patassini

Quale sarà nel prossimo futurol’influenza esercitata dalle istitu-zioni europee sulle pratiche dipiano a livello locale? Questovolume si propone di avviare unariflessione da prospettive diversee su oggetti specifici: dalle varia-bili di sistema (strumenti, compe-tenze) all’attuazione dei progetti,dalle problematiche di caratteremetodologico a quelle propriedelle politiche di valorizzazionedell’informazione tecnica e geo-grafica.

Pagine 320, abstract in ingleseIllustrazioni a colori e b/n, formatocm. 14 x cm 21Prezzo di copertina €26,00

Sconto del 20% per i Soci INU

PER ORDINI E INFORMAZIONI:INU EDIZIONI SRLPIAZZA FARNESE 44 - 00186 ROMATEL. 06/68195562, FAX 06/68214773E-mail [email protected]

INU Edizioni Volumi

09 (229) 16-02-2010 16:22 Pagina 79

Page 80: UI229

Info

80

“Strill.it” che offre una“Sezione” a carattere nonperiodico dal titolo “NuovaUrbanistica Mediterranea”1

curata dal Presidente delCorso di Laurea.Piuttosto che appoggiarsi adun contenitore, sempre on-line, come può essere un sitoufficiale di Ateneo2

necessariamente “ingessato”,si è preferito “accompagnare”il processo di profondorinnovamento che stasegnando il passaggio dal“PTU&A” ad “Urbanistica”con una campagna diinformazione sia sui giornalia stampa ed in televisioneche sulle testate on-line allaquale hanno collaborato estanno via via collaborando,oltre al Presidente del Corsodi Laurea triennale emagistrale in “Urbanistica”,anche tutti gli altri Docenti.Questo confronto continuocon l’opinione pubblicasull’approccio delle variearee disciplinari che fannol’urbanistica si sta rivelandoaltrettanto, se non più utiledei lavori compiutiall’interno delle mura dellacittadella universitaria:Consigli di Corso di Laurea,Commissioni di Facoltà,Consigli di Facoltà, Tavoli diconfronto per la redazionedegli ordinamenti, Assembleeed incontri con gli studenti.“Il nuovo Corso di Laurea inUrbanistica spiegato aglistudenti”, sapiente sintesi diFrancesco Bonsinetto delprogetto che è scaturito dal“tavolo” che ne ha curato laredazione e del quale è statosegretario, è anch’essodisponibile online3. Vi vienemessa in luce la continuitàfra quanto di originale èstato offerto agli studentinegli ultimi anni e leprofonde innovazionidell’attuazione a Reggio della

appartenenza, ma sono,altresì, la “Storiadell’Architettura”, nonché laStoria “in senso stretto”, digrande rilevanza nelprocesso formativo, inquanto solo la comprensionedelle sue dinamiche –politiche, sociali, economiche– rende possibile unacorretta interpretazione delletrasformazioni territoriali eurbane. Si introduce ilconcetto di “RestauroUrbano”, così importante peri nostri territori, ricchi nontanto di emergenzemonumentali quanto di uncomplesso edinteressantissimo sistema dicentri storici minori,fortemente segnati daifenomeni dell’abbandono edel degrado. Ed ancoratroviamo nell’offertaformativa l’Architettura delPaesaggio, elemento cardineper la concretizzazione in un“progetto morfologico” dellestrategie di recupero e/otrasformazione di territoriambientalmente sensibili.Infine, ma non ultima,l’introduzione della“ComposizioneArchitettonica e Urbana”, acolmare quel “vuoto orribile”venutosi a creare tra il“macro piano urbanisticodelle regole” ed il “microprogetto urbano dellearchitetture”, a ricostruire ilsenso di un “metodocompositivo urbanistico” cherecuperi il valore della scalaintermedia del Progetto dellaCittà e della sua capacità diraccordarsi al macro ed almicro, alle regole e allearchitetture”. Il contributo integrale dellaCampanella, interessantecome quelli di altri Colleghiche partecipano a questanuova sfida, può essere lettosul Quotidiano on-line

ritorno alle origini:“Urbanistica”. E poi unafigura di professionista “atutto tondo”, radicata nellatradizione disciplinare,adeguata allacontemporaneità ed in gradosia di aggiornarsi che diaffrontare con successo lesfide della globalità.E qui preferisco lasciare laparola a RaffaellaCampanella la quale scriveche si tratta di una scelta “nénostalgica né strumentale,peraltro ben lungi dall’esserepuramente nominale. Essaporta con se, infatti, unaccurato processo diriprogettazione dell’offertaformativa fornita che, comepuò essere evinto dalManifesto degli Studirelativo al nuovoordinamento, mantiene evalorizza quegli apportidisciplinari che storicamentehanno concorso allaformazione di eccellenti“pianificatori” e, alcontempo, li integramediante il rafforzamento ol’introduzione ex novo dimaterie di studio più propriedella tradizionale formazionedi architetto. Si rafforza cosìil ruolo delle “Storie” chesono la “Storia della Città edel Territorio”, anche esoprattutto quello di

A ReggioCalabria il CdLtorna achiamarsi“Urbanistica”Enrico Costa

Credo che il lettore, cheabbia già preso atto dellescelte compiute nelle diversesedi, non si aspettil’ennesimo contributo “dilinea” sulla formazionedell’urbanista pianificatorecosì come la 270 ha indottola comunità accademica aripensare e delineare. Neapprofitto, vista anche laristrettezza dello spazio adisposizione, per puntaresulla specificità del percorsoseguito in questa occasionedall’Università“Mediterranea” di ReggioCalabria, dove è presente ilpiù “antico” (dal 1974), dopoquello avviato nel 1971 aVenezia da GiovanniAstengo, dei “percorsiformativi direttamentefinalizzati all’urbanistica”.Innanzi tutto il nome – siadel Corso di Laurea triennaleL-21 che della MagistraleLM-48 –, rispetto al quale siè scelto con determinazione,e senza mezzi termini, il

ASSOCIAZIONE NAZIONALE URBANISTIPIANIFICATORI TERRITORIALI E AMBIENTALI

Membro effettivo del Consiglio Europeo degli Urbanistiwww.urbanisti.it

12 (229) 16-02-2010 16:21 Pagina 80

Page 81: UI229

Biennale di Venezia: presentata la 12. Mostra Internazionale di Architettura

People meet in architecture è il titolo della 12. Mostrainternazionale di architettura della Biennale di Venezia, chesi terrà dal 29 agosto al 21 novembre 2010, presso i Giardini,l’Arsenale e in altri luoghi di Venezia. Il tema proposto daldirettore Kazuyo Sejima, architetto giapponese, premiatacon il Leone d’Oro nel 2004 alla 9. Mostra Internazionale diArchitettura della Biennale per l’opera più significativa,vuole evidenziare il ruolo dell’architettura come pratica chesi mette al servizio della gente e che ha, quindi, come obiet-tivo, l’organizzazione degli spazi di vita dei cittadini.Secondo il Presidente della Biennale di Venezia, KazuyoSejima “rappresenta una sorta di nuova aurora di maestridell’architettura dopo un periodo di archistars”, dove l’ar-chitettura è intesa “come fresca disponibilità di un architet-to a pensare ad un’architettura al servizio delle persone”.L’architetto giapponese sta lavorando ad una Biennale chenon sarà una mostra di oggetti, ma una dimostrazione dicome le idee di un architetto di relazionano con lo spazio.All’interno delle strutture della Biennale, ogni architettosarà invitato a pensare e a realizzare il proprio spazio, comemodo per sottolineare l’importanza della creatività e diun’architettura in divenire. In altri termini, lo spazio di ogniarchitetto sarà funzionale all’architettura che si vuolemostrare. Durante la presentazione alla stampa dellaMostra, Kazuyo Sejima, ha voluto precisare, inoltre, che “lepartecipazioni includeranno tecnici e artisti e non soloarchitetti, perché l’architettura è un prodotto dell’interasocietà. Così come avviene nella società, alcune parti dellaMostra saranno realizzate attraverso la collaborazione traartisti e architetti, o tra architetti e visitatori”.

La Mostra sarà accompagnata da una serie di incontri diapprofondimento sul mondo dell’architettura, durante “iSabati dell’Architettura” e attraverso il “ProgettoUniversità”.

Per l’intero periodo di apertura della Mostra, ogni saba-to, ciascun direttore delle precedenti edizioni della Mostraorganizzerà uno spazio di confronto e di discussione conarchitetti, critici e personalità sui temi dell’architettura.

Il Progetto Università mira invece a stimolare un dibatti-to con le scuole e gli istituti universitari, che saranno chia-mati a proporre delle giornate seminariali dove sviluppare leloro attività di insegnamento in linea con i contenuti dellaMostra.

Francesco Palazzo

dedicate alla Città ed all’AreaMetropolitana” (on-line sullaSezione “Nuova UrbanisticaMediterranea” ospitata dallaTestata Strill.it.).L’attenzione sui temimetropolitani è infineillustrata e sempreaggiornata attraverso laRubrica settimanale“Urbanistica e CittàMetropolitana”4, anch’essacurata dal Presidente delCorso di Laurea ed ospitataogni giovedì dalla TestataNewz.it. La consultazioneperiodica dei materialisempre nuovi offerti dallaRubrica (si segnala la sintesidella prima Tesi di LaureaSpecialistica dedicata a“Reggio Calabria CittàMetropolitana” dopo la suaistituzione dal titolo “Il Portodi Reggio Calabria. Cuore ePorta della CittàMetropolitana”, a cura diJusy Calabrò e PasqualePizzimenti) consente uncontinuo aggiornamento pertutti coloro che presso la“Mediterranea” studiano perdiventare Urbanisti ePianificatori.Pubblicamente stiamoillustrando le premesse, edaltrettanto faremo con irisultati.

Note1. http://www.strill.it/index.php?option=com_content&view=section&layout=blog&id=52&Itemid=2202. Che comunque si consiglia diconsultare per quello che di nuovooffrirà dalle prossime settimane in poi:http://www.unirc.it/3. http://www.newz.it/wp-content/downloads/NUOVO-CDL-URBANISTICA.pdf. Uno “spot” sul Corsodi Laurea è ospitato dalla home page(settore “filmati”) http://www.newz.it/4. http://www.newz.it/rubriche/ edhttp://www.newz.it/category/urbanistica/

riforma degli ordinamenti.Sulla stampa, in televisione esulle testate on-line da partedel Presidente e dell’interocorpo docente si è centratal’informazionesull’innovazione che inquesta fase caratterizza ilCorso di Laurea in“Urbanistica” della“Mediterranea” e sonofornite agli studentiinteressati ad intraprenderepresso la “Mediterranea” gliappassionanti studiuniversitari per diventareUrbanisti e Pianificatori, oggianche con marcatecompetenze in tema diambiente e di paesaggio,tutte le informazioni sugliobiettivi e sui contenutiinnovativi offerti da unprogetto formativoimportante e di grandetradizione ma profondamenterinnovato a partire dal2009/10.Di fronte alla straordinariaoccasione venutasi a crearecon l’istituzione delle dieciCittà Metropolitane e conl’inclusione fra queste anchedi Reggio Calabria,circostanza che oltre allenumerose ed importantiopportunità di sviluppo cimette a disposizione un veroe proprio “laboratorio a cieloaperto” di grande rilievo perlo studio e lasperimentazione “dal vivo”sui temi della città, delterritorio, del paesaggio edell’ambiente, si è ritenutoopportuno mettere al centrotematico della formazione diUrbanisti e Pianificatori iltema “Reggio CittàMetropolitana”, e questascelta è stata annunciata intempo reale dal Presidentedel Corso di Laurea in“Urbanistica” con l’articolo“Ad “Urbanistica” per treanni didattica e lauree

Info

81

12 (229) 16-02-2010 16:21 Pagina 81

Page 82: UI229

Info

82

attenzione alla natura delprocesso – che può essere“spontaneo”, o indotto dapiani e politiche pubbliche;alle cause sociali edeconomiche che determinanoil fenomeno; all’evoluzione ealle fasi di sviluppo diquesto genere di processi –che corrispondono ad arrivisuccessivi di popolazionidiverse – dalla fase inizialedi “neo-Bohemia” che vedela mescolanza di famiglie abasso reddito e professionistiai processi di sostituzionesociale determinatidall’arrivo delle classi medie.Ci si sofferma inoltre suaspetti quali il profilo deigentrifiers con riferimentoalle loro scelte sia perquanto riguarda ladimensione privatadell’alloggio, sia a quellapubblica del quartiere.Infine, viene proposta unariflessione sull’impiantourbano delle città prese inconsiderazione dalla ricerca,per comprendere lemotivazioni che portanoquartieri apparentementesimilari ad essere investitidal fenomeno in mododiverso e ci si interroga sullecriticità di questi processi infunzione del disegno dipolitiche.Il volume si articola in treparti. Quella introduttiva,curata da Lidia Diappi earricchita da una riflessionedi Luca Gaeta sulla capacitàdescrittiva del modelloclassico di gentrification esulla necessità di fareriferimento ad un modellomeno esigente, introduce itemi trattati, specificando ledomande e gli obiettividella ricerca svolta,giustificando la scelta deglistudi di caso edesplicitando le metodologieche hanno guidato i passicompiuti per larealizzazione della ricerca

empirica. La seconda parte è dedicataalla restituzione degli studidi caso realizzati a Firenzeda Ferdinando Semboloni;a Torino da Rocco Curto,Gabriele Brondino, CristinaCoscia, Elena Fregonara eSilvana Grella; a Genova daFrancesco Gastaldi; aMilano da Lidia Diappi,Paola Bolchi e Luca Gaeta. La sezione si chiude conuna riflessione che mette aconfronto gli studi di casorealizzati: se i risultati sonosimili, la natura dei processiè infatti differenziata.Spontanea e non pianificataa Milano e a Firenze;spontanea, ma sostenutadall’ offerta privata aTorino; pianificata aGenova, dove l’interventopubblico sul centro storicoattraverso le politiche dirigenerazione urbanaattivate negli ultimi quindicianni ha svolto un evidenteruolo propulsivo. Tuttavia,si sottolinea come questotipo di politiche, pur avendoin modo più o menoconsapevole creato leprecondizioni percontribuire al decollo direaltà che difficilmentesarebbero riuscite ademergere spontaneamente,non siano state attivate aseguito di una valutazionepositiva di un fenomenocome la gentrification, néabbiano mai tentato diindividuare meccanismi dicontrollo dell’evoluzione delmercato immobiliare. Daquesto punto di vista, laricerca suggerisce una formadi intervento pubblicocapace di preservare unaserie di caratteristichedell’impianto urbano chesembrano svolgere un ruolodeterminante per latrasformazione dei quartieri– ad esempio, la presenza diun’immagine identitaria

Diappi LidiaRigenerazione urbana ericambio sociale.Gentrification in atto neiquartieri storici italiani,Angeli, Milano 2009.

Il volume restituisce gliesiti di una ricerca PRINche ha concentratol’attenzione sui processi digentrification in quattroquartieri storici italiani – ilquadrilatero romano aTorino; l’Isola a Milano; ilquartiere di Piazza delleErbe a Genova; Santa Crocea Firenze. Partendo dalla definizioneindividuata nel 1964 dallasociologa britannica RuthGlass per descrivere icambiamenti nella strutturasociale e nel mercatoabitativo di alcuni quartiericentrali di Londra, ilvolume si interroga sullapossibilità di proporre unavisione “laica” del temadella gentrification, capacedi andare oltre i giudizinegativi espressi su questofenomeno. Giudizi associatiai costi sociali dellagentrification nel momentoin cui implica l’espulsionedei ceti più deboli daiquartieri in trasformazione. Il volume propone diesplorare le motivazioni cheportano i ceti popolari a

cedere il posto apopolazioni con un potered’acquisto maggiore,chiedendosi fino a chepunto si possa parlare di“scelte obbligate”. Si trattadi una visione che permettedi chiedersi se le politicheurbane possano trarrevantaggio da questiprocessi più o menospontanei diriqualificazione evalorizzazione immobiliare,ma anche di interrogarsi suquali siano le condizioniper garantire che questifenomeni nonpregiudichino lamescolanza sociale ofunzionale o l’identità di unluogo. Questi ultimiinterrogativi consentono dicollocare il volume nelcontesto di un dibattitomolto attuale anche sullascena internazionale,contribuendo alla ricerca dielementi che permettano diesprimere un giudiziocritico e consapevole sullepolitiche di gentrificationpromosse attraversopolitiche statali e giàsperimentate negli ultimianni, ad esempio, in Olandae in Gran Bretagna. Il lavoro si propone didescrivere i caratteri dialcuni processi digentrification con particolare

a cura di Ruben Baiocco

Librie altro

13 (229) 16-02-2010 16:23 Pagina 82

Page 83: UI229

“forte” definita dallapresenza di edifici d’epoca,di volumi industriali ocommerciali riconvertibili adaltri usi o di luoghi diparticolare valoreambientale – conservandoneperò la mescolanza sociale.Su questo fronte, lacompresenza di insediamentidi edilizia sociale eresidenza destinata apopolazioni di stato socio-economico più elevatosembra giocare un ruolocruciale per frenarel’espulsione dei ceti piùdeboli. Diappi sottolineainoltre come “il controllodelle trasformazioni d’uso,soprattutto delle grandisuperfici, adeguati piani diviabilità locale e mobilitàlenta sono ulteriori misureche contribuiscono a crearequelle esternalità positiveche costituiscono ilpresupposto diun’evoluzione virtuosa delprocesso in sinergia con lariqualificazionedell’ambiente urbanooperata dal mercatoimmobiliare (p. 146)”. La terza parte del volume èdedicata agli strumenti diindagine della complessitàdel mercato abitativo. Lasezione curata da LidiaDiappi e Paola Bolchiconcentra l’attenzione su unmodello di simulazionecapace di cogliereun’ipotetica evoluzioneurbana del mercatoimmobiliare. Quella curatada Rocco Curto, GabrieleBrondino, Cristina Coscia,Elena Fregonara e SilvanaGrella propone invece unalettura delle dinamiche dimercato, della mobilitàabitativa e dellagentrification attraverso imodelli di statisticamultivariata e spaziale.

Paola Briata

Paolo Bozzuto, Andrea Costa,Lorenzo Fabian, PaolaPellegriniStorie del futuro. Gli scenarinella progettazione delterritorioOfficina Edizioni, Roma,2008, 216 pagg, 25,00 Euro

Il termine “scenario” èentrato prepotentemente a farparte del linguaggiodisciplinare dell’urbanistica,anche nel nostro paese, perindicare una molteplicità diprodotti e di processi, aventicome denominatore lapreconfigurazione di unostato di evoluzione futura dicontesti urbani e territoriali.Numerose ricerche, a partireda quelle di Elio Piroddi eAlberto Magnaghi, hannoindagato metodi e tecnicheper la costruzione di scenaristrategici per lapianificazione, fino adarrivare agli studi di GabrielePasqui sulla produzione divisioni, di immagini e quadridi senso condivisi nellepolitiche urbane.A queste ricerche si aggiungeun volume pubblicato daOfficina nella collana delDottorato in urbanisticadell’Università IUAV diVenezia: una raccolta diriflessioni ed esperienzeprogettuali condotte dagliautori, nel corso degli ultimianni, nel campo dellacostruzione di scenari per iterritori contemporanei.Come specificatonell’introduzione, lapubblicazione è rivolta a unpubblico vasto di lettori ed ècostituita da due testiparalleli: da un lato i saggiche riflettono sulla natura,sulle finalità e sulle modalitàdi costruzione degli scenari,dall’altro una serie di insertiche danno conto di alcuneesplorazioni progettuali neldisegno di “immagini difuturo”, svolte dagli autori in

qualità di tecnici o didocenti.Nel dettaglio, il volume èsuddiviso in quattro saggiprincipali: Lorenzo Fabianindaga sugli scenari comestrumento analitico; PaoloBozzuto sulla costruzione diimmagini del futuro neiprocessi “partecipati” ditrasformazione della città edel territorio; Andrea Costasugli scenari come quadro disfondo per il progetto; infine,Paola Pellegrinisull’elaborazione collettiva diquadri e visions conparticolare riferimento adalcune recenti esperienzenordamericane.Il volume prende le mossedall’ipotesi che la costruzionedi scenari debba essere intesacome un campo di praticheprogettuali eterogenee, cherichiedono l’interazione fradiscipline e saperi differenti,con un’elevata valenzasociale e politica, oltre chetecnica. Inoltre, gli scenari ela costruzione di immaginicorrelate possono generareprocessi di apprendimento,interazioni sociali di tipopluralista, accrescere laconsapevolezza degli attori difar parte di un percorsocollettivo, attivare forme dicapitale sociale. Laprecisazione di un’immaginepuò portare a un progressivorafforzamento degli attorilocali, può diminuire conflittie contrapposizioni in vista diobiettivi da cui far discenderebenefici generali per lacomunità interessata.L’immagine della città nonrappresenta solo un futuropossibile o desiderabile, mal’esito di una capacità dicoinvolgimento ecorresponsabilizzazione disoggetti spesso diversi, senon conflittuali.Individuare occasioni disviluppo e trasformazione èvisto anche una come una

possibile risposta ai processidi globalizzazione in terminidi capacità dei sistemi localidi combinare e organizzare leopportunità economiche, lerisorse e gli attori neiprocessi di riorganizzazioneterritoriale. Nel predisporre ilproprio futuro, gli attorilocali devono avere coscienzadi far parte di un disegnounitario e di “un’impresacollettiva”. In alcuni contestiche, per caratteristichestoriche e socio-culturalipresentano maggiore capacitàauto-organizzativa,coalizionale e maggioreautonomia, questo processosi avvia in modo piùspontaneo (per alcuni di essisi registra addiritturaun’anticipazione dideterminate tendenze escenari); in altri si verifica lanecessità di aiuti e di stimoliprovenienti dall’esterno. Le politiche di costruzione discenari, dotati di possibilitàattuative e diconcretizzazione, devonoporsi come elementoinnovativo di valorizzazionedelle peculiarità ambientali eproduttive locali e diqualificazione dell’offertaterritoriale per reggere lesfide competitive,contrastando ladeterritorializzazione e laframmentazione indotta dallacompetizione economicaglobale.

Francesco Gastaldi

Anna Delera (a cura di), “Ri-Pensare l’abitare. Politiche,progetti e tecnologie versol’housing sociale”, Hoepli,Milano, 2009

Il testo Ri-Pensare l’abitare.Politiche, progetti etecnologie verso l’housingsociale uscito recentementeda Hoepli (pp.234, euro

Urbanistica INFORMAZIONI

Info

83

13 (229) 16-02-2010 16:23 Pagina 83

Page 84: UI229

Urbanistica INFORMAZIONI

22,00) a cura di AnnaDelera è stato per me unasorta di amarcord,riportandomi a un periodoche oggi mi pare poterdefinire eroico oquantomenointellettualmente eumanamente eccitante:quando il problema dellacasa era uno dei temiprincipali del dibattito degliarchitetti, nella suadimensione sociale,tipologica e nei suoiimportanti risvolti urbani,sintetizzabili nello slogan(dal testo del teorico HenriLefebvre) del “diritto allacittà”.Erano gli anni sessanta-settanta, con le lottestudentesche e operaie, leleggi per la casa, labattaglia sugli affitti e leoccupazioni delle caselasciate sfitte nei centriurbani allora non ancorariqualificati: con gli eccessie le generosità di unagenerazione che aspirava alcambiamento socialesecondo una visione segnataancora dalle ideologiemoderniste, ma venata daun nuovo spirito libertario.Tutte istanze che paionooggi scomparse dal dibattitodisciplinare, riassorbiteentro una sorta diacquiescenza al laissez fairedel mercato o a fragili teoriesulla cosiddetta “fine deigrandi racconti” e sul“primato del progetto”. (E micontinuo a domandare comemai queste istanze nonritrovino uno spazio diriflessione tra gli attualistudenti di architettura, figlio nipoti di quelli che allorafecero persino il gesto, unpo’ retorico, masignificativo, di ospitarenella loro facoltà delPolitecnico di Milano ibaraccati sgomberati dallapolizia dalle case occupate.

E come mai, anzi, questistessi studenti oggi siritrovino a difendere oquantomeno accettare unostatus quo che pur sembraprospettare loro un futuroprofessionale dei più oscurie inquietanti.)Il libro di Anna Delera,senza indulgere a questemie melanconie, riportatuttavia l’attenzione deilettori a quei contenuti. Cifa nuovamente presente ildrammatico problema di chinon ha casa e l’urgenza diun più preciso impegnodelle istituzioni. Masoprattutto ci invita adaffinare il nostro saperedisciplinare, cercando unapiù intelligente flessibilitànelle tipologie degli alloggie un aggiornamento delletecnologie di costruzionenella direzione di unamaggiore economicità delprodotto e di un uso dimateriali, come la terracruda o il legno, importantiper una riconversionecostruttiva attenta alrisparmio energetico. Unsimile orientamentopotrebbe infatti, senzamassicci impegni economici,oggi forse improponibili, oil ricorso a grossi carrozzoniistituzionali, non solo ridarevoce agli stessi futuri utentifavorendo l’accesso alla casaanche attraversol’organizzazione collettivadel cohousing e ladiffusione di tecnichefacilitate di autocostruzione,ma anche coinvolgerecapitali diversi, di banche,di associazioni private,laiche o religiose, suobiettivi chiaramentedefiniti, su un impegnocivile orientato alla ricercadi un benessere generaleoltre che di aiuto alle fascepiù povere dellapopolazione.Rispetto a queste tesi il testo

è tutt’altro che utopico; sibasa infatti su inchieste edocumentazioni diesperienze già in atto inaltri paesi e persino, inpiccola parte, nel nostro.Esso dà dunque, mi pare,una concreta, importanteindicazione alle nuovegenerazione di architetti sucome incrociare, dal lorospecifico disciplinare, unpensiero ecologicoattualissimo, che fadell’economia del piccolo,del rifiuto, del fare moltocon poco la sua principaleforza, la sua etica sottile:corrosiva, speriamo, di tantaretorica muscolare dellosviluppo.

Bianca Bottero

Info

84

Urbanistica DOSSIER

116Percorsi del PianoPaesaggistico Regionale

a cura cura diAnna Abete,Angelino Mazza

Nel prossimo numero:

Sulla Roma Summer Schoolon Urban Design

Politiche urbane in materiadi mixité

Centri storici

13 (229) 16-02-2010 16:23 Pagina 84