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84 basilicata regione notizie pagina UNANTICA FAMIGLIA DI BASILICATA: GLI SCARDACCIONE Francesca Martinengo Cesaresco, F. Charlotte Oraezie Vallino U. J. D. Matteo Scardaccione N el quadro delle antiche e nobili famiglie della Basilicata quella degli Scardaccione riveste certamente un ruolo importante, con perso- naggi illustri nei campi essenziali della società dei passati secoli: la po- litica e le armi, la legge, le arti e cul- tura. Alcuni interessanti particolari si evincono da documenti non an- cora pubblicati e che verranno commentati in queste pagine. Le origini più antiche pongono nella Basilicata settentrionale que- sta famiglia. Essa appare succes- sivamente attiva nella vita della città di Potenza. Infine, nella se- conda metà del Seicento, la ve- diamo insediata a Sant’Arcangelo, sempre in provincia di Potenza: da quel momento è qui che essa si sarebbe costituita come nucleo an- che fondiario di primo piano, con- tinuando la propria tradizione at- traverso le generazioni sino ai gior- ni nostri. La documentazione di cui si dis- pone, tanto pubblicata che stori- co-archivistica inedita, mette in luce la nobiltà degli Scardaccione ben prima del loro stabilirsi in Sant’Arcangelo. Infatti essi sono una diramazione della potente casata Sinerchia, o Senerchia, di origine normanna, con rilevanti incarichi d’arme e giustizia nei secoli XIV-XV e con nu- merosi gruppi familiari insediati “in Principato, in Lucania ed in Puglia”, come riferito da Scipione Ammirato 1 e da Giuseppe Gattini 2 . Un’altra fonte, certo meno nota delle due precedenti, posiziona con maggiore precisione geografica il gruppo dei Sinerchia di Lucania, che appaiono stanziati oltre che nell’area di Rapone, citata anche da Gattini, in località Sant’Andrea. Si tratta di Jacopo Valentino, che, nel 1752, ricorda come “don Orlando Scardaccione delli Sinerchia” (nato at- torno al 1460/1465) fosse “Comite et Utile Signore di Sancto Andrea et Signore di Rapone”. 3 Don Orlando Scardaccione de Sinerchia, insieme al cugino don Amelio Sinerchia barone di Rapone, partecipò alla famosa congiura del 1485. Tale evento è stato fedel- mente ricostruito dal celebre storico cinquecentesco Camillo Porzio, che nel citare le famiglie in esso co- involte tra cui anche i Sinerchia, de- scrive le conseguenze politiche ed economiche da esse subite per sif- fatta partecipazione: l’inesorabile

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UN’ANTICA FAMIGLIA

DI BASILICATA: GLI SCARDACCIONE

Francesca Martinengo Cesaresco, F. Charlotte Oraezie Vallino

U. J. D. Matteo Scardaccione

Nel quadro delle antichee nobili famiglie dellaBasilicata quella degli

Scardaccione riveste certamenteun ruolo importante, con perso-naggi illustri nei campi essenzialidella società dei passati secoli: la po-litica e le armi, la legge, le arti e cul-tura. Alcuni interessanti particolarisi evincono da documenti non an-cora pubblicati e che verrannocommentati in queste pagine.Le origini più antiche pongononella Basilicata settentrionale que-sta famiglia. Essa appare succes-sivamente attiva nella vita dellacittà di Potenza. Infine, nella se-conda metà del Seicento, la ve-diamo insediata a Sant’Arcangelo,sempre in provincia di Potenza:da quel momento è qui che essa sisarebbe costituita come nucleo an-

che fondiario di primo piano, con-tinuando la propria tradizione at-traverso le generazioni sino ai gior-ni nostri.La documentazione di cui si dis-pone, tanto pubblicata che stori-co-archivistica inedita, mette inluce la nobiltà degli Scardaccioneben prima del loro stabilirsi inSant’Arcangelo.Infatti essi sono una diramazionedella potente casata Sinerchia, oSenerchia, di origine normanna,con rilevanti incarichi d’arme egiustizia nei secoli XIV-XV e con nu-merosi gruppi familiari insediati “inPrincipato, in Lucania ed in Puglia”,come riferito da Scipione Ammirato1

e da Giuseppe Gattini2.Un’altra fonte, certo meno notadelle due precedenti, posizionacon maggiore precisione geografica

il gruppo dei Sinerchia di Lucania,che appaiono stanziati oltre chenell’area di Rapone, citata anche daGattini, in località Sant’Andrea.Si tratta di Jacopo Valentino, che,nel 1752, ricorda come “don OrlandoScardaccione delli Sinerchia” (nato at-torno al 1460/1465) fosse “Comiteet Utile Signore di Sancto Andrea etSignore di Rapone”.3

Don Orlando Scardaccione deSinerchia, insieme al cugino donAmelio Sinerchia barone di Rapone,partecipò alla famosa congiura del1485. Tale evento è stato fedel-mente ricostruito dal celebre storicocinquecentesco Camillo Porzio,che nel citare le famiglie in esso co-involte tra cui anche i Sinerchia, de-scrive le conseguenze politiche edeconomiche da esse subite per sif-fatta partecipazione: l’inesorabile

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spossessamento dei feudi, l’emar-ginazione da privilegi e cariche.4

Della derivazione degli Scardac-cione dai Sinerchia scrive diffusa-mente il Valentino, nel citato sag-gio incentrato sulla casata, redat-to nel 1752. L’autore, con un’affa-scinante narrazione, porta ad in-dividuare la nuova e definitiva lo-calizzazione geografica degliScardaccione in Sant’Arcangelo.Il reverendo Valentino era statoprecettore diretto di don MatteoScardaccione (1732-1780), dive-nuto poi Dottore in Legge utrius-que juris. Basandosi anche su atti delnotaio potentino Giovanni Scafarello(o anche Scafarella, Scafarelli), eglidocumentò accuratamente, pro-prio pensando alla discendenzadel suo pupillo, le origini di quell’“antiquo casato...collo sussidio de’documenti pergamene et libri retrovatiet possiduti delli istrumenti de’ nota-ri di questa terra (Sant’Arcangelo) etdella città de Potentia”.Proprio scrivendo su don Orlandoil reverendo Valentino riporta laspiegazione storica del cognomeScardaccione. Don Orlando, ap-partenente “alla nobile famiglia deiSinerchia”, aveva aggiunto a tale an-tico cognome l’ulteriore denomi-nazione di Scardaccione, essen-dosi egli dotato di un’arma parti-colare, una mazza in ferro dallasagoma di un grosso cardo. Quelnuovo nome, da un siffatto simbolo,fu prescelto -scrive il Valentino-per “motivi di forza”. Si potrebbe ve-rosimilmente ritenere che ciò av-venisse non solo per la potenzain armi di don Orlando, ma anchea seguito delle violente ritorsionisubite dalla casata Sinerchia dopola Congiura dei Baroni, per cui siappalesava conveniente una dif-ferenziazione dello stesso don

Orlando dal proprio ceppo. Il re-verendo Valentino scrive di fatti chedon Orlando aveva agito “etiamdioper distinzione dal Parentado suo”.Quell’arma recava incisa l’imma-gine di un leone rampante sull’al-bero. Un’immagine che comparenello stemma dei Sinerchia e che sa-rebbe rimasta il segno essenziale del-lo stemma degli Scardaccione.Seguita il reverendo Valentino conla sua narrazione, ricordando co-me i figli di don Orlando, oramaiinsediati a Potenza, l’Abate donAroncio, dottore utriusque juris edon Pietro Paolo, giudice e sposodi donna Antemia Corrado, ten-

tassero di recuperare i beni confi-scati qual punizione per la parte-cipazione della casata a quella vio-lenta circostanza. Inutile si rivelòtuttavia la loro supplica, seppureessa fosse stata sottoscritta dalla mi-gliore nobiltà della città.È importante far notare come apartire da quella fase storica ladenominazione Scardaccione se-guisse un vero processo di co-gnomizzazione e prendesse il so-pravvento sul precedente cogno-me di Sinerchia. Questo avvenneper il ramo della casata che si sa-rebbe insediato a Potenza e che, nelcorso del secolo XVII, si sarebbe svi-

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luppato con vastissime proprietàin Sant’Arcangelo.Circa i sette figli avuti da donPietro Paolo e donna Antemia,nonché per la successiva discen-denza, nel corso del secolo XVI, siha notizia solamente di don Francescosposo di donna Laura de Scuris, didonna Laura sposa di don FerranteManese e di don Orlando, che di-venne capitano d’armi.Questo don Franceseo ebbe due fi-gli: don Pietro Paolo (come l’avo) edon Orlando (come il bisavo). Risalea questa generazione il passaggiodel palazzo familiare di Potenza,unitamente a 200 tomoli di terra in

enfiteusi, in mano alla locale fa-miglia d’Amatis, per via del ma-trimonio di un altro dei figli didon Pietro Paolo e donna Antemiacon una fanciulla di tale famigliagentilizia.Il reverendo Valentino proseguepoi con l’albero degli Scardaccione,evidenziando il ruolo culturaledel ricordato don Pietro Paoloquondam Francesco, religioso de-dito alla lettere antiche e dotto inSacre Scritture; egli scrisse dueopere, “Dissertatione sopra la PovertàReligiosa” e “Trattato sull’amini-stratione dei Sacramenti”.Don Orlando, secondogenito del

quondam Francesco, diede invecediscendenza alla casata, essendo an-dato sposo a donna AntoniaVendegna. Gli conseguì don PietroAntonio (n. 1605), sposatosi condonna Laura Riviello, che ebbedue figli: don Giovanni (n. 1644),Doctor utriusque juris e don Dome-nico (n. 1650). Don Andrea, il re-verendo Arciprete don PietroAntonio, e don Nicolò furono i fi-gli di don Giovanni e con loro siconclude la serie di personalitàdell’albero Scardaccione illustratonel 1752 dal reverendo JacopoValentino.Circa questo don Nicolò, nato nel167O circa, evinciamo da un’ul-teriore fonte, Gerardo Giocoli,come egli fosse l’autore di bel-lissimi distici iscritti lungo i cor-ridoi che circondano il chiostro del-la Chiesa dei Padri Riformati diSant’Arcangelo.5

Fu proprio don Giovanni Scardac-cione (1644-1698) sposo di donnaGiulia de Grandis a trasferirsi perprimo a Sant’Arcangelo.Su di lui si hanno notizie non so-lo affacinanti per ricostruirne la per-sonalità, ma pure molto interessantiquali spaccato di un’epoca di gran-di turbolenze sociali e politiche.Suo fratello don Domenico, Go-vernatore in Terra d’Otranto, era sta-to infatti rapito nel 1667 dalla ban-da del Brigante Scuorzo. Don Gio-vanni ne inseguì le tracce e, conl’aiuto dei parenti Sinerchia delramo di Matera, lo riuscì a libera-re, tendendo un agguato ai rapitoripresso Rocca Nova nelle vicinan-ze di Sant’Arcangelo. Ferito, ripa-rò presso la nobile famiglia dei deGrandis di Sant’Arcangelo, oveconobbe la futura sua sposa. Così,egli si fermò in quella località.Egli fu cavaliere di grande abilità,

Barone D. Giovanni Scardaccione

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“...uomo di lame et destrieri”, comeviene definito dal reverendo Valen-tino. Egli fu pure nominatoCamerlengo del Consiglio Vicarioe Governatore del Palazzo Viridariodella Cavallerizza, ove veniva al-levata una delle più pregiate raz-ze di cavalli del Regno.6

Il feudo di Sant’Arcangelo era sta-to intanto acquisito, nel 1696, dal-la famiglia della sposa di donGiuliano Colonna principe diSonnino e Galatro. Il reverendoValentino cita un ulteriore episodiodi coraggio ed abilità di donGiovanni Scardaccione: egli avevainfatti salvato la vita proprio a donGiuliano Colonna, a Napoli, motivoper cui tra i due era nata una for-te amicizia, che avrebbe portatoulteriori benefici alla casata. Datatale circostanza don Giovanni, cheera già possessore di un ricco pa-trimonio anche fondiario, venivainfatti esentato dalla tassazioneper i tenimenti di Cellesse e Terlizzi,con ampia conferma dei diritti giàesercitati su quelle terre.Merita interesse ricordare lo juspatronato sulla Chiesa di Terlizzi, chedimostra l’importanza della fa-miglia Scardaccione ed il suo ruo-lo nel territorio a partire da donGiovanni. Esso era stato ricono-sciuto nel 1752 per testamento a fa-vore di don Matteo Scardaccione(1732-178O) quondam Andrea(1675-1742), quondam Giovanni(1644-1698), come recita la bolladel Priore Vincenzo Verde, di SanNicola nella Valle di Chiaromonte,in terra di Francavilla (Potenza), da-tata 1793: in essa gli Scardaccione,casata dagli “antiqui privilegi feu-dalis”, sono indicati come “UtiliDomini”.7

Quanto riportato da Ammirato eda Gattini, nonché dal reveren-

do Valentino si ritrova inoltre indue documenti archivistici assaiinteressanti.Il primo di essi reca la data 1687 eproviene dall’archivio gentilizioMartinengo, famiglia comitale bre-sciana con origini prima dell’anno1000, nota per condottieri illustri sindal XIV secolo fino a tutto il XVII,attivi nel Ducato di Milano, sottodiversi re francesi a cominciare daLuigi XII, e naturalmente sotto laRepubblica di Venezia.Per quanto concerne le attività nelMediterraneo di quest’ultima po-tenza, durante le guerre contro iTurchi, fu famoso, tra tanti della ca-

sata, Carlo Martinengo del ramo deiCesareschi (1615-1691), che inter-venne con suoi armati in Dalmaziae Balcani, in Albania e financo aBudapest.Nei suoi carteggi è stato rinvenu-to un significativo documento conil quale, su suo impulso, veniva con-cesso un elogio, a carattere uffi-ciale in quanto trasmesso allaSerenissima, a don Giovanni Scar-daccione per suoi atti di valore inbattaglia proprio a Spalato.Il documento elenca una serie di ti-toli e attributi nobiliari, con i qua-li evidentemente lo Scardaccione erariconsociuto al tempo suo ed egli

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è inoltre indicato come “discen-dente della nobilissima gente deiSinerchia” per sangue e valore del-le armi.8

Il secondo documento, che ap-partiene alla famiglia Scardaccione,reca la firma del notaio AngeloAntonio Torraca ed è datato 1749.Si tratta di una supplica che nota-bili di Sant’Arcangelo inoltravanoond’essere riconosciuti tra il pa-triziato locale da parte del

“Nobilissimo Sedile”. Sono testi-moni della supplica, tra varie per-sonalità del luogo, anche gliScardaccione, che, proprio data laloro posizione, possono dare so-stegno alla stessa.La lettura attenta del documentoevidenzia per gli Scardaccione,senza alcun dubbio, un nobile pa-triziato di lunga data.9

Onde meglio inquadrare il tenoredel documento, si deve aggiun-

Altare a S. Maria di Orsoleo elevato a devozione di F. Scardaccione

gere che la supplica termina con unaseconda carta, purtoppo moltodanneggiata seppure chiaramenteleggibile; essa venne redatta dalnotaio Torraca -o da suo segretarionodaro- e chiama a personali testi-moni del notaio stesso gli Scardac-cione indicati come nobili ed illu-stri della città di Sant’Arcangelo.10

Per concludere questo breve spac-cato storico su un’antica e presti-giosa famiglia della Basilicata èimportante ricordare come ancoranel corso del XIX e XX secolo gliScardaccione continuassero ad ave-re un ruolo di rilievo nella vitaculturale e politica della regione, enon solo.Un posto di spicco è riservato adesempio al Cavaliere don Francesco(1812-1872), Avvocato e Magistrato.Primo Presidente della Provincia diBasilicata, fu uno dei più facolto-si latifondisti della stessa ed avevasposato donna Rosa Amodio diAccettura, figlia dell’onorevoleGiulio. Don Francesco Scardaccionefu tra i più apprezzati uomini po-litici d’ispirazione liberale del suotempo, Capitano della GuardiaNazionale nel 1848 e componentedel Circolo Costituzionale. Nomi-nato Senatore del Regno d’Italia,non potè ricoprire la carica per-ché deceduto poco prima di es-serne investito.Molto stimato, ai nostri tempi, è sta-to inoltre il Senatore Decio Scardac-cione (1917-2003), Professore diEconomia e Politica Agraria nel-l’Università di Bari, SegretarioGenerale della ConfederazioneNazionale del Mondo Rurale neglianni 1960, fu nominato Presidentedell’Ente di Sviluppo di Puglia,Lucania, Molise ed Irpinia,Sottosegretario al Ministero degli

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Interni. Egli è ricordato tra i rea-lizzatori della riforma fondiarianel Meridione d’Italia.

1 S. Ammirato, Famiglie Nobili del Regno diNapoli ,1651, pagina 298.

2 G. Gattini, Notizie Istoriche sulla città di Matera,1871, pp. 366-370 la citazione è tratta da p. 366.

3 J. Valentino, Historia Familiae Scardaccione ter-rae Sancti Archangeli, Sant’Arcangelo, 1752, ma-noscritto redatto su cinque carte, recto-verso,mai pubblicato integralmente, detenuto dal-la famiglia Scardaccione in Sant’Arcangelo nel-l’archivio familiare.

4 C. Porzio, La congiura dei Baroni, a cura di E.Vaccaro, editore Osanna Venosa, 1989, p. 70.

5 Si veda G. Giocoli, Notizie storiche diSant’Arcangelo, Lagonegro, l902, p. 50.

6 C. Cudemo, La cavallerizza di Sant’Arcangelo,Ed. Ermes, 2000.

7 Si trascrivono alcune parti del testo dellaBolla, che è redatta su una carta ed è conser-vata nell’Archivio degli Scardaccione:

D. VINCENTIUS VERDE PRIOR RE-GALIS CARTHUSIAE S.NICOLAI/ INVALLE CLARIMONTIS, UTILIS D.NSTERRAE FRANCAVILLAE EC. R.ndo D.Angelo Scardaccione salutem &cum ex testamentaria dispositionem q.mM.ci U.J.D. D. Matthaei Scardaccione T.reS. Archangeli fuerit Nobis, et SuccessoribusN. ris in perpetuum/commiysa, et demandatanominatio Cappellanorum simpliciumLaicalium Cappellaniarum a dicto q.mScardaccione, ad confirmandum antiqui pri-vilegi feudalis eius avi Nob.s M.ci Joh.niScardaccione Utili D.ni Casalis Tirlicium, fun-datarum in sacello sui Jurispatronatus sub Ti.S.Andrea, et animarum Purgatori, extraMoenia D.e Terra S.Arcangelo, ut ex ipsius

testamento: manu Regi Notari Josephi Torracadi ipse t.ra clari apparet. Volentes proptereadicta /piam Dispositionem ad effectum ducere,et Cappellanias prodictas in eo numero, quonunc fieri possit de Cappellanis providere, neAnima fundatoris aliquid in divinis detrimenti/patiatur: De vestra igitu morum probitate con-fisi hodie supto die, et Anno non vi, dolo x tetamquam de Familia ejusdem juscota supraenunciata testmentaria dispositione/ inCappellanum unius ex dicti simplicibusCappellaniis eligimus deputamus et nominamuscum onere et obligationem celebrandi quoti-die in d. Cappella per menses octo Dedu/ctio-nis decreti Ill.mi Episcopi Anglonem lociOrdinari ed Causis lati sub die 26 m. Augusti1756...In Dei igitur testimonium, has presentesmanu n.ri secretari scriptas, et manu n.ra sub-scriptas ac solito quo utimur d. RegalisCerthusia Sigillo munitas confecimus. Datumin hac Carthusia S. Nicolai sub die secundom.s Augusti millesimo seping.mo nonag.motertio.Don Vincentio Verde Prior

8 Val la pena riportare qui l’intero documento,di natura privata, e la cui trascrizione è statagentilmente fornita dai legittimi proprietari:

Copia tratta d’altro simile originale autenti-co presso l’infrato. Ill.mo Sig. Cap.no ConteCarlo Martinengo a Giovanni ScardaccioneNoi Geronimo Cornaro Cav.r Proc. dellaSeren.ma Repub.ca di Venetia ProveditorGeneral in Dalmatia et Albania, da moto deIll.mo Sig. Cap.no Conte Carlo Martinengodeclaro il Cap.no Don Giovanni ScardaccioneEcc.mo Nob. V.o della città di Potentia Util.moDomin.s de castro Tirlitij e Cellexe, potesta-te et impero, et Cammerlengo de Or.e Cons.oVic.o di Sancto Archangelo Govern.e inSancto Archangelo, sendo d’arme et sangui-ne de la nobilissima gente de Sinerchia, nonaver risparmiato nel corso delle due campa-gne fatica alcuna mentre sendo intervenutod’arme sue et armati nelle fattioni della mag-gior importanza come nel espugnatione del-la piazza di Castel Novo ha datto saggi di co-raggio e asperienza. Sendo distinto il meritodal suo lodevole impiego non tralassiamo discortarlo col presente attestato a ciò valerse-ne possa dove occorre in quor.Spalatro 29 feb.ro 1687 M. V. Geronimo Cornaro

9 È utile trascrivere il testo della Supplica, con-validata dalla firma di Angelo Antonio Torraca,notaio. Essa è redatta su carte 2. È copia del-l’atto dello stesso notaio Angelo AntonioTorraca (che ha rogato sino al 1767), il qualeha provveduto all’autenticazione della supplicastessa, che invece e stata scritta da altra ma-no (forse del supplicante).

[C.l] Ill.mi Sig=ri del Nobile Sedile della Città diSancto ArchangeloM.co D. Matteo Scardaccione q.m M.co D.Andrea M.co D.re D. Nicola Scardaccione D. Didacus Cantor de Ruggieri M.co D.re D. Mario GiocoliDr. D. Domenico Guarini Dr. D. Alexandro La RagioneM.co Dr. D. Giuseppe Ant:o CerabonaM.co Dn. Giuseppe Donnaperna

Il Dott:r Fis:co D: Giosuè Siderio con supplicheespone alle SS: VV:Ille, come per tramanda-re aposteri la memoria d’essere descendente dal-le Fameglie più conspigue di questa Città diS.Archangelo, come figlio della q:m D: LuciaScardaccione, che fu moglie dell‘altro D:nGi Dom.co Siderio di lui Padre, eper altre giu-ste cause, che tutte riguardano il maggior de-coro, e lustro del Casato, desidera d’essere ascrit-to nel rango delle famiglie Patrizie d‘essaCittà, una con il D:r D: Gi: Dom.co Sideriounico figlio, e godere tutte quelle prerogati-ve, preminenze, e Nobiltà, che godono gl‘al-tri Cittadini Patrizj, anche in virtù dellaLett:a del Re Ferdinando d‘Aragona, come go-dono tutti gli Fralli Cuggini, ed altri congiontid‘esso supplicante, che dimorano, e fannodomicilio nell‘anzid:ta Città: supplica pertantole SS: VV: restar servite dell’accettaz:ne,promittendo da ora per sempre difendere, edesser a parte nella manutenz.ne, e difesa de gius-si prerogative, preminenze, e nobiltà godonola Comunità Patrizia, in detta Città, e mem-bri d‘essa, finsino allo spargim.to del sangue;il tutto agraziam, Dec.

[C.]Lettasi la retroscritta supplica in presenza delMagistrato, e Nobiltà Patrizia Congregata nelSedile di questa Fid.ma Città di Sant’Archan-gelo, di Comun Consenso sono restati haccettati,come s‘accettano per Patrizj Cittadini il Dr:Dn. Giosuè Siderio ed il Dr: D: Gian Dom.coSiderio, che fanno domicilio nella Cinà diTursi, a riguardo d‘esser descendenti dàFameglie Patrizie di questa Città, per esser sta-to il sud. Dn. Gian Dom.co figlio della qm: D:Lucia Scardaccione nostra ConcittadinaPatrizia ed à riflessa dè singolari meriti d’am-be due, ciò però per special gratia, ita ut no fiatseat in esemplus. Dato in S. Archangelo dalSedile lì 14 Nov.re 1749.Dott:r D. Nicola de Grandis Magg.re M.co D. Petrus Abbas Scardaccione Dr: D: Franciscus Ma. MolfeseR.dus D. Franciscus Ant. Torraca M.co D. Nicola SatrianiPatriziPresente acceptatione fuisse subscripta pro-pris manibus sup. scriptam Illustrissimo deregimine ef munifa impressione Sigilla magnihuias civitatis S. Archangeli, ipsosque esse ta-les quales se faciunt Testor ego Not. Ang. Ant.Torraca eiusdem; et ad fide hic me subscrip-si, ef Rog.t Signavit.[sigillo] Torraca

10 Ecco quanto scrive il notaio Torraca, in fedeletrascrizione:

Rato et fermo declaro ego Not.Ang.Torraca cum nobiles M.co Don MatteoScardaccione q.m M.co D.Andrea etM.Co D.re Don Nicola Scardaccione ci-vitatis S. Archangeli testes ill.s presen-te acceptatione fuisse subscripta proprismanibus sup. scriptam Illustrissimo de re-gimine et munita impressione sigilla ma-gni huias civitatis S. Archangeli, ipsos-que esse tales quales se faciunt Testorego Not.Ang.Ant. Torraca eiusdem; et adfide hic me subscripsi, et Rog.t Signavit.

NOTE

Lo stemma della famiglia Scardaccione

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