66
Anno I - Numero II Giugno - Luglio 2012 Incontri...

tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

Embed Size (px)

DESCRIPTION

Magazine della Fondazione Officina Solidale ONLUS

Citation preview

Page 1: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

Anno I - Numero II Giugno - Luglio 2012

Incontri...

Page 2: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

Incontri… e voglia di agorà

Page 3: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

e d i t o r i a l e

Incontri… e voglia di agorà a solitudine del cittadino globale è il titolo dato all’edizione italiana dell’ultimo libro di Zygmunt Bauman, il cui titolo originale è In search of politics. Il rapporto individuo – società, la tensione tra liberalismo e

democrazia, e quella tra la libertà e sicurezza, sono i temi portanti della riflessione sul ruolo della politica e dell’autonomia dei soggetti nel mondo attuale. Pertanto, nell’eterogeneità dell’universo degli uomini, diventano “sostanziali” argomenti, come la fine dell’ideologia, il reddito minimo garantito, i pro e contro l’art 18, la preoccupazione della criminalità, etc. In sintesi, la funzione portante dello spazio pubblico non è più assicurata da nessuno e la nostra società è dominata dall’insicurezza sul proprio destino. Un quadro che appare scoraggiante e dalle cupe previsioni alimentate quotidianamente dalle notizie di politica economica, dalla cronaca e dal vuoto di potere dei vari nominati e incaricati nell’azione di rilancio della stabilità di una Nazione e delle sorti dei propri cittadini. Occorre allora ripensare a qualcosa di nuovo, riscoprendo nuovi strumenti di azione che ci liberino dall’economia politica dell’incertezza, di combattere le disuguaglianze tra settori sempre più ricchi e quelli sempre più poveri, ritrovando valori, comportamenti e partecipazione per vivere insieme nel mondo delle differenze, senza costruire ghetti. Osservando il valzer delle molteplici notizie del panorama irpino, un piccolo mondo del caotico proliferare del circuito mediatico, è facile soffermarsi sulle “identità” positive che contribuiscono a rafforzare i nuovi strumenti di azione per evitare le trappole della globalizzazione e dell’invadenza della sfera economica. Occorre rinnovarsi e incontrarsi… Il positivo che emerge dall’arrivederci di Mons.Alfano, l’amico di tutti, l’attenzione di un Ministro verso le dinamiche della ricostruzione e sugli effetti trentennali del violento sisma, la scelta della libertà della giovane 87enne Marisa Ombra, la solidarietà dei tanti volontari, l’energia dei nostri emigranti, la valorizzazione dei luoghi e dei nostri prodotti, etc. sono INCONTRI quotidiani da non disperdere e da rinnovare. Lo spunto dei nostri personaggi, piccoli grandi uomini, evidenziati in questa rivista hanno un solo scopo. Non far disperdere i “fondamentali” dai quali poter ripartire per proiettare la moltitudine verso la riappropriazione della conoscenza, dell’informazione, degli affetti e dell’umanità in cammino su cui è fondata la produzione delle potenzialità di ognuno verso il ripristino del diritto di cittadinanza e del nuovo carattere cooperativo cui siamo chiamati. Qualcosa si muove, tra i ricordi che sono i percorsi della vita e la modernità di essere ancora liberi. Basta non stare seduti passivamente.

L

www.tusinatinitaly.it | TU SI NAT IN ITALY | GIUGNO - LUGLIO | 3

Page 4: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

dIreTTOre reSPONSABILe Antonio Porcelli

hANNO COLLABOrATO Riccardo De Blasi, Maria Stanco,

Paola Liloia, Paola De Rosa, Stefano Ventura, Franca Molinaro, Massimo Ciotta, Francesco Di Sibio, Michele

Buonamico, Tiziana Pianese, Il Centro Giada.

dIrezIONe e redAzIONeCorso Umbero I, 61

83047 Lioni (AV)Tel. 0827-224975

[email protected]

PrOGeTTO GrAfICOA Cura della Redazione

STAmPAAzzurra Print

Via Roma - Fraz. Ponteromito83051 Nusco (AV)

CONCeSSIONArIO PUBBLICITArIOProgetti Creativi

Via Enrico De Nicola,8 - 83042 Atripalda-Tel: 0825.550927

Email: [email protected]

Le opinioni espresse negli articoli ap-partengono alla redazione a agli autori dei quali si intende rispettare la piena

libertà di giudizi. La collaborazione alla rivista avviene solo per invito

tuSiNatinitalyPeriodico della

Fondazione Officina Solidale Onlus

Anno I n.2 - Giugno 2012Autorizzazione n.3/011

dell’ 8 aprile 2011 del Tribunale di Sant’Angelo dei Lombardi

All rights reserved © 2012

4 | GIUGNO - LUGLIO | TU SI NAT IN ITALY | www.tusinatinitaly.it

TuSINatInItaly magazine

Page 5: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

_5 mONS. ALfANO, L’AmICO dI TUTTI

SOmmArIO

_46 L’INTeGrAzIONe CON Le INTerVISTe

_8 A LezIONe dA BArCA

_52 LA medICINA AL SerVIzIO deLLO SPOrT

_14 UN LACeNO TUTTO rOSA...

_60 IrISBUS... e L’INdIffereNzA

_26 AmAre SIGNIfICA SOLIdArIeTà

_62 ANdreTTA COSI VICINI COSI LONTANI

www.tusinatinitaly.it | TU SI NAT IN ITALY | GIUGNO - LUGLIO | 5

Page 6: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012
Page 7: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

mons. francesco alfano

L’AmIco dI TuTTIdi Maria Stanco

www.tusinatinitaly.it | TU SI NAT IN ITALY | GIUGNO - LUGLIO | 7

Page 8: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

L’Alta Irpinia era diventata la sua casa e il dolore di lasciarla si leg-ge negli occhi di Monsignor Fran-cesco Alfano al primo sguardo. Lo incontro a tre giorni dalla partenza ed i suoi occhi parlano ancor pri-ma della sua bocca. Mi accoglie gentile come sempre ma con un velo di tristezza che poche volte gli si intravede oltre gli occhiali: “Mi mancherete tutti moltissimo - mi dice - siete stati per sette anni la mia famiglia, voi giovani i miei figli, ho imparato tanto da questa esperienza” . Ho avuto la fortuna di parlare spesso con quest’uomo di Chiesa tanto votato alla gente ed ogni volta sono rimasta stupita dalla sua straordinaria capacità di comunicare. I suoi argomenti sem-pre sostenuti dai gesti, accompag-nati da un movimento delle mani ritualmente legato alle abitudini della Chiesa cattolica. Il suo par-lare è tutto un levare, sostenere

accogliere, abbracciare…”Ho con-osciuto la gente dell’Alta Irpinia un po’ alla volta- mi dice facendo rote-are l’anello che porta al dito, come fosse agitato dal ricordo- Ho agito da parroco più che da vescovo, ho ascoltato tanti racconti e pian piano sono entrato nelle problem-atiche proprie di questa terra. La Chiesa può e deve fare qualcosa, nei limiti delle sue possibilità ma non deve mai compiere l’errore di girare la testa’’. Nel nostro ultimo incontro si parlò proprio di ques-to: “Vorrei una Chiesa più corag-giosa”, mi riferì facendomi balzare dalla sedia, non è semplice, oggi, trovare un Vescovo che faccia una così palese ammissione di colpa. “Il nostro- ribadisce- deve essere il coraggio della Fede, è quello che contraddistingue lo ‘stile di Gesù’ ed è quello che ci deve ispirarci. Viviamo in un momento di confu-sione e smarrimento e non possia-

mo permetterci di stare al di sopra delle parti, per fare qualcosa di veramente utile dobbiamo osser-vare dall’interno ciò che accade”. Monsignor Alfano era diventato un punto di riferimento per i giovani e i meno giovani, un amico che as-coltava i problemi dell’Irpinia delle vertenze, è stato sul Formicoso quando c’era da tutelare il territo-rio, è stato davanti agli ospedali quando c’era da salvaguardare il diritto alla salute, è stato tra gli operai quando c’era da soste-nere chi stava perdendo il lavoro. Mentre ricorda quelle concitate settimane di enorme difficoltà sembra quasi esserne ancora preoccupato e non lo nasconde: “L’intero territorio, ma in partico-lare l’Alta Irpinia, corre il rischio di rimanere isolata, di arrendersi cedendo al compromesso. Il clien-telismo e l’appoggio cieco al po-litico di turno hanno condizionato

mons. francesco Alfano

8 | GIUGNO - LUGLIO | TU SI NAT IN ITALY | www.tusinatinitaly.it

Page 9: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

molto la storia di questi luoghi”. E’ evidentemente preoccupato che questa tendenza non sia estinta e gli chiedo: “Monsignore qual è la strada per la salvezza?” e lui prontamente risponde: “L’unità. La forza dell’aggregazione è la rice-tta per superare ogni crisi. Leggo negli occhi dei giovani dell’Alta Irpinia la voglia di riemergere da un limbo nel quale sono immersi da troppo tempo. Hanno un for-tissimo desiderio di autenticità e una grande voglia di farcela. La nascita della cooperativa ‘Il Ger-moglio’ è forse l’esempio di mag-gior successo dell’intraprendenza

dei ragazzi del posto. La coopera-tiva, nata da una costola del Pro-getto Policoro, è stata costituita il 14 settembre 2007 ed ha come obiettivo primario la gestione di alcune strutture dell’Arcidiocesi. Promuove, progetta, organizza e gestisce convenzioni con istituzi-oni scolastiche e altri enti parteci-pando anche a gare di appalto al fine di organizzare eventi e parte-cipare attivamente alla vita pubbli-ca e sociale del contesto di riferi-mento”. Quando parla dei progetti gli torna il sorriso: “ Non dimen-ticherò mai i giorni in cui quel pro-getto nasceva, sono i giorni in cui

diventavo amico di quella gente, i giorni in cui sono davvero diven-tato il vostro Vescovo”. Lo saluto lasciandolo ai suoi mille impegni istituzionali, ha tante persone da salutare prima della partenza, mi abbraccia e mi ringrazia. Prima di andare via trovo il tempo di dirgli “Grazie Monsignore, a nome di tutta la popolazione altirpina, in qualche modo Lei sarà per sem-pre il nostro Vescovo…”. Accenna un sorriso ed accompagnandomi alla porta ripetendo, questa volta con un sorriso: “Mi mancherete tutti moltissimo”.

www.tusinatinitaly.it | TU SI NAT IN ITALY | GIUGNO - LUGLIO | 9

Page 10: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

Una visita in Irpinia del ministro per la Coesione Territoriale, Fabrizio Barca, per conoscere direttamente il “modello Irpinia” di ricostruzione e sviluppo che ha consentito alla comunità locale di risollevarsi dopo il tremendo sisma del 1980. Scopo della visita, l’acquisizione di informazioni sulle modalità normative e operative adottate nell’area del Cratere che potranno risultare utili anche nella gestione dei tragici terremoti che hanno sconvolto l’Italia, La pre-senza del Ministro per la Coesione Territoriale Fabrizio Barca ha assunto, visti i contenuti della sua visita, dei tratti assolutamente rilevanti e particolari. Barca, a cui il pre-mier Mario Monti ha affidato la delega al coordinamento e all’accelerazione degli interventi per la ricostruzione dell’Aquila, si è recato proveniente da Auletta, prima a Rocca San Felice, poi a Sant’Angelo dei Lombardi e suc-cessivamente a Lioni e Conza della Campania. E’ stato accompagnato in questo suo tour nei paesi del cratere del sisma del 1980 da Rosanna Repole, Rodolfo Salzarulo e Stefano Farina. Un viaggio fortemente voluto dal Ministro

ma che è diventato un incontro informale vista l’assoluta umanità e disponibilità all’ascolto del delegato del Governo. La sua presenza in Alta Irpinia ha avuto sostanzialmente uno scopo: comprendere ciò che è stato fatto successiva-mente al sisma dell’80 per non ripetere gli stessi errori a L’Aquila. Che il vento a Roma, nelle stanze del potere, sia cambiato, lo si vede chiaramente dall’atteggiamento del Ministro, attento osservatore, silenzioso ascoltatore e so-prattutto desideroso di chiedere e scoprire cosa è successo 32 anni fa e come gli amministratori dell’epoca affrontarono la ricostruzione. A distanza di tempo dunque l’Irpinia che all’epoca dei fatti balzò agli onori delle cronache per fatti non propriamente lusinghieri si è ritrovata intorno ad un tavolo, a dare indicazioni su ‘come fare’, a testimonianza che forse, non tutto è stato negativo. Il caso campano ha fatto scuola in termini tanto negativi quanto positivi e Barca era in Alta Irpinia per scoprirli e comprenderli entrambi. “Il Terremoto dell’Aquila – ha spiegato sottolineandone le differenze- ha avuto una specificità: tutti i danni sono

A LEZIoNE dA BARcA,

UN GIORNO IN

ALTA IRPINIA

di antonio Porcelli

L’INCONTrO

10 | GIUGNO - LUGLIO | TU SI NAT IN ITALY | www.tusinatinitaly.it

Page 11: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

concentrati in una sola città. La maggiore necessità ora è capire come compiere una ricostruzione complessa e difficile senza snaturare l’anima di quel luogo”. La conver-sazione con i sindaci locali si è soffermata su argomenti strettamente tecnici, normativi e sul modus operandi di chi all’epoca si è trovato ad affrontare una tragedia immane e senza precedenti. La ristrutturazione delle case, la ques-tione delle periferie, la gestione delle zone rurali, ogni pas-saggio è un ritorno al passato ed un ripercorrere le tappe di un processo lunghissimo che ancora non si è concluso. Ma la domanda fondamentale che il Ministro ha voluto porre è stata di tutt’altra natura “Cosa fareste di diverso- ha chiesto rivolgendosi a Rosanna Repole e Rodolfo Salzarulo- se po-teste tornare indietro, sopratutto rispetto alla gestione dello sviluppo e alla questione dei giovani?” Una domanda che non ha avuto una risposta precisa perchè probabilmente ciò che doveva essere fatto, nei limiti dell’umana possibilità è stato operato. Barca ha voluto passeggiare per Lioni per rendersi conto di ciò che è stata materialmente la ricostru-

zione, passando per Sant’Angelo dei Lombardi, compren-dendo quindi cosa è accaduto in centri tanto vicini territori-almente quanto distanti per esigenze e natura geografica. In compagnia del suo Capo di Gabinetto Prof. Alfonso Celotto ha incontrato prima Michele Forte attuale sindaco di S. Angelo poi Vito Farese di Conza della Campania. Proprio qui ha voluto osservare la differenza tra la parte nuova e quella vecchia, guardandosi intorno e continuando a chiedere spiegazioni e delucidazioni sul come si può e si deve venir fuori da un vento simile. Tra quella realtà sospesa tra il prima e il dopo, il Ministro ha potuto osser-vare l’anima dell’Alta Irpinia, un luogo che vive sospeso nel ricordo (Conza Vecchia) di ciò che è stato ma che paralle-lamente ha avuto la forza di rialzarsi e tornare a vivere. Ed è proprio la voglia di farcela che più di qualsiasi diposizione di legge ha sollevato più di 30 anni fa queste terre dalle macerie, la stessa tenacia che riporterà, un giorno, L’Aquila e altre zone del Paese alla normalità.

Page 12: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

CHi è FaBriZio BarCaFabrizio Barca si è laureato a Roma in Scienze statistiche e demografiche e ha proseguito gli studi conseguendo il Master of Philosophy in Economia all’Università di Cam-bridge è stato presidente del Comitato politiche territoriali dell’Ocse, e ricopre dal 16 novembre 2011 la carica di Ministro per la coesione territoriale del governo Monti. E’ figlio di Luciano Barca, economista, ex partigiano e deputato e senatore della Repubblica Italiana iscritto al Partito Comunista Italiano, nonché direttore dell’Unità. Ha insegnato Politica economica, Finanza aziendale e Storia dell’economia presso le Università Bocconi di Milano, Modena, Parigi (SPO), Siena, Roma e Parma. È stato quindi visiting professor con incarichi di ricerca presso il MIT di Boston e l’Università di Stanford. Ha pubblicato numerosi saggi sulla teoria d’impresa, sulle piccole e me-die imprese, sulla corporate governance, sulla storia del capitalismo italiano e sulle politiche regionali.Ha ricoperto gli incarichi di Capo della divisione ricerca della Banca d’Italia, di Capo del Dipartimento delle Politiche di Sviluppo presso il ministero del Tesoro, e Direttore Generale del Ministero dell’Economia e delle Finanze.

L’INTerVISTA

12 | GIUGNO - LUGLIO | TU SI NAT IN ITALY | www.tusinatinitaly.it

Page 13: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012
Page 14: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

INTreCCI d’AUTOre

14 | GIUGNO - LUGLIO | TU SI NAT IN ITALY | www.tusinatinitaly.it

Un incontro partecipato e di notevole spessore culturale. Nell’ambito del festival “Intrecci d’Autore”, un itinerario culturale teso a valorizzare le infinite potenzialità di un territorio che ha ancora tanto da dimostrare, l’associazione In_loco_motivi, a Sant’Angelo all’Esca, nella stupenda cornice dell’azienda vitivinicola Pepe, ha ricordato Francesco De Sanctis con un brano tratto dal suo famoso “Viaggio Elettorale”. Il “candidato De Sanctis, che iniziò nel gennaio del 1875, il viaggio nell’Alta Irpinia, sollecitato dalla necessità di un ballottaggio elettorale, suscita ancora oggi interesse e grande attualità. Un pubblico composto per la maggior parte da giovani studenti del Liceo Scientifico Mancini di Avellino ha ascoltato con attenzione le parole del Prof. Giuseppe Acocella, e del responsabile dell’associazione InLocoMotivi Pietro Mitrione: insieme a loro Antonio Porcelli, Carmine De Angelis, Luca Battista dell’ass.Amici della Terra, l’assessore provinciale alla Cultura Girolamo Giaquinto, Agostino della Gatta di Irpinia Turismo. “Tutto si trasforma- ha spiegato Mitrione- e qui la trasformazione è lenta. Si animi Monticchio, venga la ferrovia, e in piccol numero d’anni si farà il lavoro di secoli. L’industria, il commercio, l’agricoltura saranno i motori di questa trasformazione. Vedremo miracoli. Dopo 117 anni quella ferrovia l’Avellino-Rocchetta, viene, purtroppo cancellata . Erano quelle le speranze di una intera popolazione quella stessa che oggi assiste alla scomparsa delle ferrovie rurali, la chiusura di plessi ospedalieri e delle scuole, la drastica riduzione del servizio di trasporto pubblico che significano la fine dello stato sociale e di diritto. Un terra, l’Irpinia, buona soltanto per ospitare discariche o le contraddizioni di questo modello di sviluppo. La dotta lezione del professore Giuseppe Acocella, che ha ricordato l’attualità del grande scrittore irpino, sprona a continuare la battaglia per il ripristino della nostra storica ferrovia Ofantina’’.

La lezione politica e morale di de Sanctis a sostegno dell’Avellino Rocchetta.

Page 15: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

Al margine di Intrecci d’Autore. Festival in Irpinia.Mag-gio 2012Il Festival Intrecci d’Autore, attraverso il suo Comitato Scientifico, ha tributato un importante riconoscimento all’esperienza di In Loco Motivi: tra i primi veramente ricevuti in questa provincia. Il racconto di In Loco Motivi nell’ambito di un festival culturale di rilievo nazionale segue l’interessamento di Gianni Pittella, primo Vice-Presidente del Parlamento Europeo; il quale ha avuto il merito di far uscire allo scoperto e di trascinare nel di-battito – tenuto sempre vivo sin dal settembre 2009 da In Loco Motivi – l’Amministratore delegato di Fs Mauro Moretti. La lezione di assoluta attualità di Francesco de Sanctis relativa alla necessità di aprirsi alla respon-sabilizzazione collettiva attraverso la consapevolezza e la conoscenza acquisita dal popolo, vede un esempio concreto e fattivo nella storia di In Loco Motivi che ha dimostrato l’utilità sociale, turistica ed economica della piccola tratta, attraverso la promozione di viaggi turis-tici, programmi di viaggi di studio per le scuole, incontri ed eventi culturali e produzione di proposte concrete per il suo effettivo utilizzo. Prima di avanzare le proposte politiche ed operative, vanno sempre ricordate le peculiarità ambientalistiche, paesaggistiche, culturali, enogastronomiche, educa-tive dei territori uniti e serviti dall’antica linea ferroviaria voluta da Francesco De Sanctis alla fine dell’ottocento. La tratta attraversa un paesaggio suggestivo, una parte di Appennino con le valli bagnate dai fiumi Sabato, Cal-ore e Ofanto, corridoi ecologici che uniscono i Parchi naturalistici e le aree naturalistiche della Rete Natura 2000; territori interni difficilmente raggiungibili e in gran parte poco conosciuti, lontani dalle strade a più ampia percorrenza; gli areali dei vini DOCG sono serviti da questa linea che per cecità politica ormai dal dicembre 2010 non vede più treni a percorrerla.La cosa rilevante, per restare nell’alveo culturale e di contenuti del Festival è la lezione politica e morale di De Sanctis a sostegno dell’Avellino Rocchetta. Gli

scritti del grande politico irpino raccontavano già della visione strategica e politica alla base della realizzazi-one di una ardita opera ingegneristica quale è stata l’Avellino Rocchetta S.A.E’ opportuno un partenariato pubblico-privato con la partecipazione della Provincia , di quelle imprese private che vedrebbero ricadute e benefici sui loro bilanci dall’uso turistico della linea ferroviaria ed in quota simbolica dei comuni interessati , per rimettere sui binari almeno le necessarie corse settimanali dedi-cate al turismo scolastico e corse festive dedicate al turismo ambientale ed enogastromico. L’esperienza di In Loco Motivi ha dimostrato che è possibile economi-camente gestire l’Avellino Rocchetta s.a. oltre che è stata dimostrata l’utilità sociale, turistica ed economica della piccola tratta. Inoltre l’adozione del preliminare del piano territoriale provinciale di coordinamento non può prescindere dalle indicazioni di rifunzionalizzazione dell’Avellino Rocchetta previsti nel piano urbanistico re-gionale e nell’Osservazioni degli enti territoriali come le Comunità Montane, i Parchi o i consorzi di promozione territoriale come i Gal.Le corse turistiche sempre sold-out, un anno di at-tività “abortita” – per la inopinata chiusura della tratta – con le scuole in viaggio sulle ALN688 sempre piene, dimostrano che rivitalizzare e ripristinare una tratta fer-roviaria “scarsamente utilizzata” – che con nuove pros-pettive e miglior impiego di risorse, potrebbe sostenere attività turistiche ed economie locali – è una azione politica su cui investire. Oggi nuovamente l’Avellino Rocchetta comincia – forse – ad interessare quei livelli politici regionali e provinciali , già dimostratisi ciechi e sordi, i quali sembrano voler puntare tutto su i soliti finanziamenti strutturali (PAIN FAS), per far ricadere a pioggia una quantità di euro che rischiano di produrre ancora una volta azioni che non avranno capacità di auto sostenersi.Ragionare in termini di integrazione pubblico-privato-mondo dell’associazionismo, per favorire la fruizione delle risorse paesaggistiche, enogastronomiche e ur-bane dell’Irpinia è uno dei tasselli mancanti a comporre il puzzle di un Sistema integrato turistico – ambientale – economico .Auspichiamo che la gestione dei finanziamenti comu-nitari prossimo-venturi mettano in condizione gli attori veri del territorio, coloro che vogliono misurarsi anche in concorrenza di trovare spazi adeguati di proposta e di lavoro.Amici della Terra , ma come tutte le realtà associative che hanno operato nell’ambito della splendida e vitale e continuativa esperienza di In Loco Motivi, è pronta a dare il contributo di idee e proposte necessario, sempre che siano strutturate le modalità di coinvolgimento nei vari tavoli che di tanto in tanto vengono alla ribalta.

di Luca Battista - Amici della Terra Irpinia

Page 16: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

16 | GIUGNO - LUGLIO | TU SI NAT IN ITALY | www.tusinatinitaly.it

di Stefano Ventura

Il Giro d’Italia in Irpinia,

da Bartali a Pozzovivo

L’eVeNTO

Page 17: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

www.tusinatinitaly.it | TU SI NAT IN ITALY | GIUGNO - LUGLIO | 17

“Da Maddaloni all’arrivo posto oggi a Lago Laceno, il Giro d’Italia percorre terre d’eccezionale ricchezza, per chiese e vini. Non solo: per panorami, castelli, borghi e, quasi ovunque, “frutti”: ciliege,nocciole, noci, castagne, marroni, funghi, barbabietole, patate, broccoli, salsicce e, infine, latticini di pecora e di vacca. Ovunque sceglierai di attenderlo, il Giro, troverai semplici trattorie o addirittura ospitali famiglie,capaci di farteli assaggiare, casomai con immediate cotture. (…) Per raccontarti le meraviglie tutte, pietre, cibi e vini di Mercogliano, Avellino ed Atripalda, avrei bisogno di un tomo in quarto, altro che poche righe”.Così Luigi Veronelli descriveva, sulla Gazzetta dello Sport del 22 maggio 1998, lo scenario che avrebbe ospitato la tappa del Giro d’Italia del 1998. Sembra una descrizione da depliant turistico, un invito ad assaporare i prodotti irpini fatto da uno dei più importanti gastronomi italiani.Questo articolo e altri contributi di importanti nomi della letteratura e del giornalismo italiano, da Alfonso Gatto a Vasco Pratolini, da Gianni Brera a Gianpaolo Ormezzano, sono raccolti in un libro-antologia scritto da Paolo Speranza proprio in occasione dell’arrivo a Lago Laceno del Giro d’Italia 2012 (Una corsa da leggenda. Il giro d’Italia in Irpinia: storie e protagonisti di tappe memorabili, Mephite edizioni).Il libro racconta e ripercorre il rapporto tra l’Irpinia e il Giro d’Italia, fatto di arrivi di tappa, di agonismo e di scenografie di contorno. Il primo arrivo di tappa fu quello di Avellino nel 1914 (Roma –Avellino, 385 km), con la linea del traguardo posta sul Viale dei Platani. Tutti aspettavano Girardengo, il campione dell’epoca, e invece Ernesto Azzini vinse con una fuga da lontano e rimase negli annali per un record: un’ora e tre minuti di ritardo inflitti al secondo arrivato. Avellino ospitò nuovamente l’arrivo di tappa nel 1927 (vinse Alfredo Binda), nel 1965 (vinse Dancelli) e nel 1977 (vinse Maertens).Negli anni del ciclismo eroico, furono le salite di Ariano e dintorni a infiammare la corsa, in due tappe che univano Napoli a Foggia (1937) e a Bari (1947). Protagonista in entrambe le occasioni fu Gino Bartali, che approfittò dei saliscendi di Mirabella e Ariano per andare in fuga e vincere la tappa nel 1937, duellando con Learco Guerra, e che diede vita al duello infinito col campionissimo Coppi sul Gran Premio della Montagna di Ariano nel 1947; quell’anno a seguire il Giro d’Italia c’erano Vasco Pratolini, Indro Montanelli e Alfonso Gatto.Per gli arrivi in salita, poi, gli organizzatori scoprirono due località irpine che sono state spesso protagoniste in epoche recenti. A Montevergine il Giro arrivò per la prima volta nel 1962, con la vittoria del belga Desmet, compagno di squadra di un giovanissimo Eddy Merckx. Paolo Speranza riporta nel suo libro un articolo di Ormezzano che racconta di come i frati di Montevergine ospitarono il vincitore, che non parlava una parola di italiano, nel convento, offrendogli il loro liquore. Il Giro ha fatto tappa quattro volte in dieci anni a Montevergine tra il 2001 e il 2011, con le vittorie di Danilo di Luca (2001 e 2007), Damiano Cunego (2004) e Bart De Clerq (2011).A Lago Laceno sono stati due gli arrivi; nel 1998 vinse lo svizzero Zulle, nell’anno magico in cui Marco Pantani vinse Giro e Tour. E poi c’è l’arrivo del 18 maggio 2012, con la vittoria del lucano Domenico Pozzovivo, di cui abbiamo ancora negli occhi le immagini, sicuramente emozionanti per chi c’è stato di persona. Pozzovivo è un piccolo scalatore (alto 1 metro e 65), laureato in Economia e appassionato di previsioni meteo, un ragazzo serio e timido per il quale la bicicletta pare troppo grande, e che invece nella salita a Laceno si è lasciato tutti dietro. Il Giro d’Italia è una festa popolare, un rituale collettivo che ogni mese di maggio si ripete e si rinnova, attraverso il quale poter leggere gli avvenimenti lieti e tragici della storia nazionale. Infatti, la definizione di sport popolare è giustificata, per il ciclismo, dal

Page 18: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

18 | GIUGNO - LUGLIO | TU SI NAT IN ITALY | www.tusinatinitaly.it

L’eVeNTO

fatto di non dover recarsi in uno stadio o in palazzetto per veder passare gli atleti, e di non dover pagare un biglietto di accesso per un posto a bordo strada, perché tutto si svolge sulle strade del traffico quotidiano e attraversa i paesi e i punti anche più isolati della penisola. Questa popolarità è stata, purtroppo, offuscata e compromessa dall’avvento della chimica e del doping, che hanno un po’ soppiantato quelle belle storie da leggenda e gli aneddoti più curiosi; come quello che riguarda il primo vincitore del Giro d’Italia, Luigi Ganna detto “Luisin”, un muratore che ogni giorno percorreva in bici cento chilometri per andare al lavoro da Induno Olona a Milano e che, interpellato all’arrivo, come dichiarazione conclusiva affermò: “Me brusa il cul”.Una foto in bianco e nero del 1956, poi, ritrae Fiorenzo Magni aggrappato alla sua bicicletta in salita con una camera d’aria fra i denti; infatti, per alleviare il dolore alla spalla rotta, il suo direttore sportivo pensò di alleggerire così il peso del corpo. In quello stesso anno, il Giro si trovò ad affrontare una tormenta di neve e ghiaccio sul Monte Bondone, dovettero intervenire gli alpini per scortare i corridori, ma nonostante questo Charly Gaul arrivò primo al traguardo con otto minuti di vantaggio sul secondo, con la maglietta a maniche corte attaccata al corpo; poi svenne e fu tenuto a mollo per mezz’ora in una tinozza di acqua bollente.Quale segno lascerà il passaggio della carovana rosa in Irpinia? Oltre alla festa, bisogna ricordare anche gli striscioni posti ai margini della strada, al passaggio della carovana, quelli degli operai della Irisbus, quelli dei lavoratori forestali e quelli contro la chiusura della ferrovia Avellino Rocchetta. Forse, però, organizzare un evento di rilievo nazionale, andare per un giorno sotto i riflettori delle televisioni di tutto il mondo e pensare a come valorizzare quello che si ha, può aiutare gli irpini a prendere consapevolezza delle proprie capacità, in una situazione in cui, inutile negarlo, è lo sconforto a regnare.

Page 19: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

“C’è il luogo nell’Italia del centro, sotto alti monti, nobile e per fama ricordato, in molte contrade, la Valle d’Ansanto: intorno la stringe l’oscuro confine di un bosco con dense fronde da entrambi i lati e nel mezzo un fragoroso torrente emette un suono fra i sassi con un gorgo vorticoso. Qui si mostra un’orrenda spelonca e gli spiragli del crudele Dite (dio della morte), un’ingente voragine apre pestifere fauci al fiume Acheronte che prorompe.”

Così scrive Virgilio nel Vii capitolo dell’eneide parlando della Valle d’ansanto che si trova fra i comuni di Villamaina, rocca San Felice e torella dei lombardi.

Se ti fermi a Rocca San Felice alla frazione Santa Felicita, scopri un luogo accogliente che raccoglie il corpo e la mente. Davanti alla Chie¬sa che la prima comunità cristiana volle costruire per soppiantare il culto della dea Mefite, è facile imbattersi nella Pizzeria da Zio Gerardo, un locale ristrutturato con l’ingegno degli artigiani locali. Nessun contrasto con il paesaggio, una sorta di invito a deliziarsi con la pizza di Angelo Fiorillo, un giovane che ha saputo creare il giusto mix tra la buona pasta, i prodotti di farcitura di 1° qualità, la stesura della pizza, e infine la cottura. La bravura del pizzaiolo, ed Angelo ormai è sinonimo di garanzia, consiste nello sviluppo e produzione dell’impasto. Un giovane volitivo e capace, che nel rispetto della tradizione, ha creato un punto di aggregazione tra il culinario e l’incontro. L’aria di Santa Felicita ti invita a gustare il formaggio e l’agnello di Carmasciano con la carne che si scioglie in bocca con il sapore che valorizza il gusto e il connubio con l’ambiente circostante. Un punto fisso per i tanti appassionati della cucina dove l’antico si sposa con la tecnologia con la nuova applicazione per iPad e con la certezza di una sera tra le stelle e la festa che continua….

La scommessa di Angelo Fiorillo: pizza, agnello e la festa continua…

Pizzeria Da Zio Gerardo - 83050 Rocca San Felice (AV) - Tel:082745053 - Ctr. S. Felicità, 24

Page 20: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

CIAK SI GIrA

20 | GIUGNO - LUGLIO | TU SI NAT IN ITALY | www.tusinatinitaly.it

“a mio padre

piaceva Rivera”Iniziano le riprese del film prodotto in Irpinia

Page 21: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

il FilM

Questo film sarà una commedia all’italiana, alla maniera di Ettore Scola, Dino Risi, Paolo Virzì e unisce le due più grandi passioni nostrane: il cinema e il calcio.

Peppino è un bambino che diventa adolescente giocando a pallone. Tra un provino e l’altro si ritrova in una grande squadra. Il sogno di tutti i bambini. Non tutti però hanno un padre che li tratta come un cavallo da corsa. Le frustrazioni di Gerardo, padre di Peppino, disilluso camionista, che vede nel figlio la sua occasione di riscatto, porterà scompiglio all’interno della famiglia. Peppino trova conforto tra le braccia di Jenny, fidanzatina dai tempi dell’infanzia. Ma la partenza della madre e la morte del suo amico allenatore, costringeranno Peppino ad affrontare la vita in maniera diversa.

NELLO MASCIA - MASSIMILIANO GALLO - RENATO CARPENTIERI-GABRIELE MAINETTI e altri...

la ProdUZioNe

La produzione si è basata sul crowdfunding (contributo dal basso). E’ il primo film in Italia a essere prodotto in questo modo.

Page 22: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

22 | GIUGNO - LUGLIO | TU SI NAT IN ITALY | www.tusinatinitaly.it22 | GIUGNO - LUGLIO | TU SI NAT IN ITALY | www.tusinatinitaly.it

il CroWdFUNdiNG

l crowd funding o crowdfunding (dall’inglese crowd, folla e funding, finanziamento) è un processo collaborativo di un gruppo di persone che utilizzano il proprio denaro in comune per sostenere gli sforzi di persone ed organizzazioni. È un processo di finanziamento dal basso che mobilita persone e risorse. Uno dei più noti esempi di crowdfunding è rappresentato dalla produzione, nel 2009, del film-documentario The Age of Stupid di Franny Armstrong: la produzione del film ha ricevuto sovvenzioni pari a 1,2 milioni di dollari e la pellicola è stata in seguito distribuita e proiettata in tutto il mondo grazie al crowdsourcing

il reGiSta

Federico Di Cicilia nasce nel 1973 ad Avellino e vive in Irpinia.

Nel corso degli anni è stato allievo di: Giuseppe De Santis, Florestano Vancini, Ugo Pirro, Franco Di Giacomo, Giuseppe Ferrara, Gianfranco Pannone, Leo Benvenuti.

Nel 1996 gira “La grande occasione”, un documentario vincitore al Salerno Film Festival. Nel 1997 è assistente alla regia nel film “Teatro di guerra” di Mario Martone. Nel 1998 gira “C’era una volta la valigia di cartone”, un nuovo documentario in concorso al “Sacher Festival” a Roma e vincitore del Festival dell’Alta Marca Anconetana. Nello stesso anno Federico si diploma alla NUCT ed è assistente alla regia nel film “La cena” di Ettore Scola. Nel 1999 gira “Scritte d’amore” un cortometraggio. Nel 2001 scrive, dirige e interpreta “Un altr’anno e poi cresco”, un lungometraggio con Paola Cortellesi e Novello Novelli, in concorso ai Festival di Annecy, Villerupt e Montecarlo, vincitore del Premio Giovane Pubblico a Parigi. Nel 2002 si diploma alla scuola di Fiction Mediaset, diretta da Maurizio Costanzo. Nel 2003 gira un altro documentario “Stefania senza cognome”, vincitore del Premio della Critica al Festival dell’Alta Marca Anconetana e proiettato al Festival della cultura italiana di Madrid. Nel 2006 Federico gira il suo nuovo lavoro documentario: “La vita è fatta così!”. Nel 2009 gira “IL TALEBANO” docu-fiction sulla guerra in Afghanistan. Questo film sarà la sua opera seconda.

Page 23: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012
Page 24: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

‘Come un artigiano lavora il suo prodotto, così noi curiamo il cibo che proponiamo’. Spiega così Enza Perna il rapporto che corre tra un cuoco e il suo piatto illustrando con passione e partecipazione l’attività che quotidianamente lei e Rino Cuoco svolgono nella cucina del Ristorante Museo La Ripa di Rocca San Felice. Rocco Rafaniello e Stanislao Cozza avevano le idee chiare quando nel 2001 hanno rilevato questi locali e il nome rivela da subito l’essenza che desideravano dare a questo luogo. Alla Ripa non c’è un menù fisso , tutto gira intorno ai prodotti della terra, o meglio, del territorio di riferimento: l’Irpinia. Tutto ciò che è prodotto in Irpinia diventa protagonista tra le mani di Enza e Rino, artigiani dei fornelli che mal gradiscono l’etichetta di chef:

“E’ una parola- spiega Enza- che fa venire in mente una gerarchia che qui non abbiamo, noi siamo al servizio del cibo e dei clienti. Sono queste le nostre priorità. Lavoriamo una materia prima e ci sentiamo onorati di poterlo fare potendoci appoggiare ad una terra così ricca come quella della nostra provincia”. Al Ristorante La Ripa la tradizione si fa storia, e la storia si fa maestra “C’è da imparare e da emulare- spiegano- ma anche da riscoprire e reinventare. Non esiste un piatto tipico perché non possiamo individuare nella cucina un anno zero, esiste una determinata modalità per cucinare un alimento ma questa si evolve con il tempo e viene arricchita dalla sensibilità e dalla storia personale di chi prepara la ricetta”. L’architettura del Ristorante ben

La Ripa, nel borgo antico la gastronomia di qualità

si sposa con il contesto in cui è collocato, il Borgo Medievale di Rocca San Felice rende straordinario lo scenario che si può osservare dalle finestre, ed è proprio il contesto che condiziona l’operato dei ristoratori: “Ci troviamo nel cuore dell’Irpinia e la nostra posizione geografica non può che esporci alla contaminazione, siamo particolarmente ispirati dalla cucina partenopea e dall’intera gastronomia della costa”. Quali sono i punti cardine della cucina del Ristorante Museo è presto detto, “ Usiamo prodotti stagionali del territorio- spiegano- naturalmente la vicinanza con la zona del Carmasciano rende questo prodotto irrinunciabile nei nostri piatti, altrettanto dicasi per i broccoli di Paternopoli che nel periodo primaverile arricchiscono di colore le nostre creazioni, quelli che mettiamo a tavola sono salumi di nostra produzione mentre per quanto riguarda i vini, come è ovvio, preferiamo proporre quelli locali con particolare riferimento al Fiano di Avellino e il Taurasi ma non manchiamo di scoprire altre realtà fuori dalla nostra provincia”. La Ripa fa parte del circuito Slow Food e partecipa all’Associazione Mesali , promuovendo varie iniziative nel corso dell’anno tutte basate sui principi della associazione: “Le serate a tema che proponiamo usano il cibo come pretesto per discutere di un argomento o affrontare un momento di riflessione, le nostre degustazioni conducono gli ospiti in un percorso sensoriale alla cui base c’è sempre la condivisione. I nostri menù dunque si adattano ai prodotti e alle ‘circostanze’, in ogni caso la nostra è una clientela giovane che è attratta dai prezzi competitivi che proponiamo. Perché Ristorante Museo? Perché crediamo che il cibo sia un bene culturale e come tale va apprezzato e gustato in un luogo adatto e in una cornice adeguata”

UNA SfIdA CONTINUArOCCA SAN feLICe

24 | GIUGNO - LUGLIO| TU SI NAT IN ITALY | www.tusinatinitaly.it

Page 25: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

www.tusinatinitaly.it | TU SI NAT IN ITALY | GIUGNO - LUGLIO | 25

Page 26: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012
Page 27: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012
Page 28: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

di angela de Marco

Una mamma parla del Progetto Giada

Ogni madre ha la consapevolezza che la nascita di un figlio cambia totalmente gli equilibri di vita, sa di iniziare un percorso diverso, caratterizzato da responsabilità raddoppiate. Con il tempo quel figlio imparerà a muoversi da solo, a nutrirsi da solo, a capire gli altri. Diventerà un uomo, pronto a dare ad altri l’aiuto ricevuto nel crescere. Esistono percorsi differenti… Colmi dello stesso amore e delle stesse aspettative, ma prima o poi schiacciati dall’amara consapevolezza che la vita sarà

tortuosa, diversa. Esistono bambini “speciali”, che cresceranno come i loro coetanei, ma mai in grado di essere completamente autonomi. Intorno a questi bambini ruoteranno le decisioni e la vita di un’intera famiglia. Si impara a convivere con grandi gioie e sconforto e si va avanti prendendo coscienza giorno dopo giorno che le aspettative di aiuto, di solidarietà, nella maggior parte dei casi resteranno solo aspettative. C’è scarsa comprensione, tanta indifferenza, poco aiuto da

parte delle strutture pubbliche. Quasi tutte le richieste restano inascoltate… Esiste, inoltre, ancora tanta gente che non riesce a stare accanto a questi ragazzi e che preferisce allontanare tutto ciò che vive come un disturbo: perché la disabilità è ancora un disturbo. Non sanno quanto amore, quanta gioia si perdono… Terminata la scuola, centro fondamentale per l’arricchimento culturale, per l’aggregazione e per la costruzione delle relazioni interpersonali, i problemi per noi

UNA SfIdA CONTINUA

Page 29: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

genitori si moltiplicano, perché non ci sono grandi occasioni di svago, di divertimento o di contatto per i nostri ragazzi, né possibilità di continuare con attività formative mirate che li accompagnino nella crescita. La famiglia da sola non basta. Per quanto amore incondizionato si possa regalare, c’è bisogno di un confronto con realtà differenti. Ma poi perché i nostri figli dovrebbero limitarsi a vivere in famiglia o fare esperienze formative sporadiche? Si, perché le attività proposte fino

a qualche tempo fa si sono rivelate come “intrattenimento” occasionale e di breve durata. Finalmente lo scorso anno nella nostra Irpinia è stato aperto per i nostri figli il “Centro Giada”. Mio figlio il martedì e il venerdì va a Rocca San Felice, dove è accolto da operatori pazienti e straordinari che si prendono cura di lui e che hanno imparato a capirlo. Mio figlio oggi è più sereno, il suo entusiasmo è palese, come pure il suo buonumore, la sua gioia, la sua impazienza, perché sa di trovare un ambiente familiare e accogliente,

dove svolge attività formative mirate, in cui sono privilegiati gli aspetti educativi e relazionali, attività che lo fanno sentire parte di un gruppo, lo fanno sentire importante. Lì, al Centro Giada mio figlio sente di avere un ruolo, è un “protagonista”. Il progetto “Giada” è di grande arricchimento per i ragazzi, ma nello stesso tempo di grande sostegno alle famiglie. E’ diventato il nostro fondamentale punto di riferimento. Finalmente non siamo più soli.

Page 30: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

PROGETTOEMIGRAZIONE

IRPINIAMassimo Ciotta

Francesco di Sibio

[e-mi-gra-zió-ne] s.f.

• 1 Spostamento da una zona all’altra di

persone singole o gruppi in cerca di lavoro

o per cause politiche || e. interna, quella

che avviene da una regione all’altra dello

stesso stato | e. esterna, quella che avvi-

ene da uno stato all’altro (Dizionario della

lingua italiana Sabatini Coletti).

Se esiste un termine che riesca a riunire la terra irpina, di sicuro è: emigrazione. Non c’è paese, scorrendo la cartina geografica tra le montagne e la valli, che non sia stato e non è interessato da tale fenomeno. Un vero fenomeno di massa che ha caratterizzato gli ultimi cento e passa anni della nostra storia e ha portato allo svuotamento quasi totale di alcuni centri urbani. Le storie da raccontare sarebbero illimitate; nessuna famiglia, infatti, può dirsi esclusa. Non mancano notazioni forti, a tratti originali, tipo il comune che nella sede originaria ospita circa 300 abitanti, mentre nella comunità emigrata in Belgio ne conta almeno cinque volte tanto; ciò non sembri inverosimile, se San Paolo, in Brasile, è la città nel mondo dove vi sono più italiani, in numero due volte maggiore di Roma e tre volte di Milano; oppure la realtà di un comune altirpino in cui la campagna per l’elezione del sindaco inizia con comizi in una località svizzera, dove nel corso dei decenni si è trasferita buona parte dei votanti.

L’emigrazione è stata definita in vari modi, quasi tutti duri e drammatici, ed è così radicata nella nostra terra che questa

Page 31: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

premessa risulterebbe addirittura superflua.Sì, perché quando le nostre idee hanno incontrato l’accoglienza della Fondazione Officina Solidale, è stato quasi spontaneo arrivare alla proposta di questo progetto: emigrazioneirpinia.

Il progetto si sviluppa con la realizzazione di singoli moduli che possono essere presi in considerazione sia in modo autonomo, sia nel loro insieme, comunque racchiusi tutti in un unico contenitore.

Page 32: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

32 | dICemBre - GeNNAIO | TU SI NAT IN ITALY | www.tusinatinitaly.it

EMIGRAZIONEIRPINIA.ITr e a l i z z a z i o n e d i u n p o r t a l e i n t e r n e t

Page 33: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

• Video dei brevi documentari, per raccontare i luoghi e le tradizioni. L’Irpinia nasconde ancora luoghi di particolare pregio sia naturalistico che storico-artistico che vanno raccontati e presentati. In più, la conformazione geografica e morfologica combinata alla ricchezza socio-culturale dei nostri insediamenti millenari, hanno fatto sì che tante tradizioni, folklore, credenze… siano arrivati quasi indenni ai giorni d’oggi.

• Scritti con tema l’emigrazione. Lo scopo è recuperare testi di grandi scrittori che si sono occupati dell’argomenti e ospitare testi di contemporanei e conterranei che hanno prodotto opere nello stesso solco.

Il portale è pensato in modo da poter consentire di interagire con gli utenti, avendo uno scambio e soprattutto accogliendo il materiale che sarà inviato.

Il primo modulo del progetto è costituto dalla realizzazione di un portale internet (www.emigrazioneirpinia.it), al cui interno ci saranno:

• Gallerie fotografiche che ospiteranno istantanee inviate da famiglie emigrate; ci sarà spazio sia per foto storiche, del secolo scorso, sia per quelle recenti. Un’altra sezione delle gallerie fotografiche interesserà i paesi, con una carrellata di immagini che consenta di notarne l’evoluzione.

www.tusinatinitaly.it | TU SI NAT IN ITALY | dICemBre - GeNNAIO | 33

Page 34: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

SeCONdO mOdULO

34 | dICemBre - GeNNAIO | TU SI NAT IN ITALY | www.tusinatinitaly.it

Il secondo modulo, il sentiero del gusto… di una volta, avrà il compito di far ricordare ai nostri emigrati la terra di origine, attraverso l’utilizzo del senso del gusto. Prima di tutto si vuole realizzare una raccolta di ricette tipiche della nostra provincia, per poi divenire un tramite tra la produzione enogastronomia irpina di eccellenza e il mercato costituito dai nostri conterranei che abitano in altri stati o continenti.

Page 35: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

www.tusinatinitaly.it | TU SI NAT IN ITALY | dICemBre - GeNNAIO | 35

Il terzo modulo del progetto emigrazioneirpinia, sarà la realizzazione di una pubblicazione fotografica che abbia come protagonisti i nostri paesi, così come sono oggi, cercando di portare alla mente i paesaggi di una volta, sottolineano le loro naturali trasformazioni paesaggistiche e strutturali. Riaccendere i ricordi dei paesi come erano una volta attraverso istantanee di oggi.

Page 36: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

Il quarto e ultimo modulo, quello forse più complesso, consiste nel realizzare un film-documentario. Un parallelismo tra i tanti giovani irpini sparsi per il mondo con quelli che vivono nella terra natia. Le differenze culturali naturalmente segnate nelle vite delle “terze generazioni” degli emigrati potrebbero essere punto di partenza per riscoprire dei punti di contatto per una conoscenza più profonda delle loro origini, con lo scopo ultimo di trovare una relazione per un interscambio di vite.Riallacciare quel filo che si è dovuto spezzare per esigenze di sopravvivenza!

Page 37: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

L’unico contenitore, come l’abbiamo definito, in realtà è uno sportello informativo, di gestione e sviluppo del progetto che avrà sede in un locale all’interno del centro storico di Torella dei Lombardi. Uno dei compiti svolti sarà l’offrire pacchetti turistici per un ritorno alle origini, offrendo loro anche la possibilità di partecipare a laboratori, coinvolgendo gli artigiani, come maestri dei mestieri che stanno scomparendo.I pacchetti turistici saranno rivolti in modo particolare agli emigrati di seconda o terza generazione, ovvero figli o nipoti di irpini partiti ormai da decenni, che spesso non conoscono neanche la lingua e non hanno mai visto i luoghi di origine della propria famiglia. Per loro si è pensato anche di creare una lista di abitazioni da poter locare per brevi o lunghi periodi.

Il progetto emigrazioneirpinia è ricco di spunti e offre l’opportunità di non fermarsi a fissare con occhi imperlati di lacrime il passato, ma guardare con coraggio e rinnovata energia il domani, cercando di scrivere un pezzo di storia condivisa che appartiene a tutti, perché scritta da tutti gli Irpini.

Page 38: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

L’inizio di un percorso

solidale in irpinia

L’apertura di un Centro di Integrazione per ragazzi diversamente abili in provincia di Avellino avvia un importante percorso di miglioramento e cambiamento sociale per il territorio altirpino, da sempre caratterizzato dall’assenza di strutture o servizi che possano prendere in carico giovani con disabilità, i quali restavano finora, al termine delle attività didattiche o a conclusione del percorso formativo, privi di sostegno e di quegli stimoli necessari a non compromettere i risultati didattici ed educativi raggiunti a scuola.La presenza di una struttura stabile e permanente, in grado di seguire i soggetti diversamente abili durante tutto l’arco dell’anno, può essere di grande arricchimento per la comunità ed i ragazzi e di grande sostegno per le famiglie. La diversità e la disabilità spesso conducono a situazioni di disagio sociale ed isolamento che i familiari da soli non possono arginare. L’ostacolo più grande con cui ci si trova a combattere è la solitudine: terminata la scuola, centro fondamentale per l’arricchimento culturale, per la socializzazione e la costruzione di relazioni interpersonali, non ci sono grandi occasioni educative, di svago, di divertimento o di apertura per questi ragazzi, né possibilità di continuare con attività formative mirate che li accompagnino nella crescita. Il progetto GIADA, promosso dalla

Gli operatori del Centro Giada

Page 39: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

Fondazione di comunità “Officina Solidale” O.N.L.U.S., ha avviato tutta una serie di attività didattiche e formative dirette ai giovani con varie disabilità, i quali necessitano di attenzioni e risposte specifiche, volte a promuovere una condizione di benessere individuale all’interno della collettività. Grazie alla collaborazione di insegnanti di sostegno, operatori O.S.A. ed educatori specializzati sono stati attivati laboratori espressivi e creativi come quello della lavorazione della ceramica per la realizzazione di bomboniere solidali, il laboratorio di musicoterapia, un percorso dedicato all’attività sportiva e la realizzazione di un orto biologico. L’insieme delle iniziative ed attività connesse al progetto tendono ad offrire ai giovani diversamente abili opportunità di confronto sociale, di miglioramento della qualità delle relazioni interpersonali e dell’acquisizione di autonome capacità di progettazione e gestione del proprio tempo ed inoltre consentono di potenziare la creatività, sviluppare l’analisi critica, migliorare la conoscenza del territorio campano e delle tradizioni altirpine.

www.tusinatinitaly.it | TU SI NAT IN ITALY | dICemBre - GeNNAIO | 39

Page 40: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

Attorno alla disabilità a volte si fa troppa retorica. Altre volte si eludono o si ignorano i problemi che riguardano il mondo dei diversamente abili e di chi gli sta attorno. Spesso sono le famiglie a sopportare il peso di rendere la loro vita meno difficile; altre volte è la scuola a rappresentare il luogo di crescita, di formazione e di maturazione per i ragazzi, il luogo in cui si fa i conti con il proprio essere “diversi” e ci si relaziona con i propri coetanei “normali”. Ma non ha mai senso parlare di normalità e diversità; basta vedere l’evoluzione del dibattito culturale attorno alla definizione dei diversamente abili, l’ultimo approdo nelle varie modifiche concettuali; si è passati infatti da “handicappati” a “portatori di handicap”, a “disabili” e a “diversamente abili”. Quest’ultima chiave interpretativa ha un valore potenziale inespresso, quella “diversa abilità” ha tutto il diritto di essere valorizzata, espressa, realizzata.Il Centro GIADA, promosso dalla Fondazione Officina Solidale, ha secondo me tutti i requisiti per dare espressione e realizzazione alle “diverse abilità”. Per le famiglie in cui è presente una ragazza o un ragazzo diversamente abile, quando finisce il periodo scolastico oppure quando si conclude l’intero percorso della scuola dell’obbligo e di quella superiore, si presenta la difficoltà di dare dignità e forma al tempo libero che troppo spesso è limitato alla vita domestica. Le attività del Centro Giada intervengono su questa necessità non tanto per sgravare di un peso le famiglie, ma coinvolgendole a pieno titolo nel percorso di autosufficienza del Centro. In un momento di grande difficoltà

La straordinaria lezione delle diverse sensibilità

di Stefano Ventura

Page 41: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

La straordinaria lezione delle diverse sensibilità

ciascuno per la propria possibilità, senza aspettare che cali tutto dall’alto, senza imputare ad altri una mancanza di sensibilità che è anche nostra. Dalla rete delle esperienze maturate nell’assistenza alle diverse abilità, alla terza età e al disagio sociale può sorgere un progetto di sviluppo e di nuova occupazione, magari trasformando i nostri paesi in luoghi accessibili e funzionali, abbattendo le barriere architettoniche e creando momenti di accoglienza e incontro, nel corso dell’anno, non solo rivolti ai cittadini irpini ma anche alle comunità di tutta l’Italia Meridionale, del resto del Paese e anche aprendo un filo diretto di informazioni e scambi con le comunità irpine e campane all’estero.Le ragazze e i ragazzi del Centro Giada vi aspettano, e la loro gioia di vivere, nonostante le difficoltà, è una lezione di straordinaria bellezza.

nel trovare risorse, dove spesso i fondi riservati alle iniziative del sociale vengono tagliati e anche le organizzazioni e le professionalità del settore (ad esempio le cooperative sociali) vivono problemi continui e gravi, è interessante che un progetto di largo respiro e ambizioso possa nascere dalla condivisione e dall’inclusione; del resto, è proprio nel nome di chi ha proposto questa idea, “Officina Solidale”, la natura di laboratorio continuo, l’idea del lavoro e dell’impegno nel segno della solidarietà.La sfida che il centro GIADA ha deciso di affrontare è importante anche perché si pone l’obiettivo di creare e rafforzare professionalità e competenze per accompagnare e guidare i diversamente abili, i veri protagonisti delle varie attività; sono tante le ragazze e i ragazzi che prima in maniera volontaria, ma che in prospettiva investono su una forma di

impiego più stabile, possono trovare nel Centro GIADA la giusta risposta a percorsi di studio e di specializzazione nel campo dell’assistenza alla disabilità, un lavoro delicato che queste ragazze e ragazzi hanno dimostrato di voler fare con dedizione e con spirito di sacrificio, un’occasione di arricchimento spirituale prima che economico.L’avventura del Centro GIADA così come i tanti obiettivi che la Fondazione Officina Solidale ha scelto di perseguire testimoniano come, in periodi difficili, è necessario riscoprire il senso della comunità, mettere da parte sospetti e dubbi, mettersi in gioco e giocare le proprie carte; i ragazzi del Centro GIADA, il loro entusiasmo, il riempire di impegni quotidiani le loro giornate, altrimenti monotone e poco colorate, insegnano tanto a chi molte volte si lascia andare alla pigrizia e al disfattismo. Il presupposto fondamentale è quello di offrire il proprio contributo,

Page 42: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

SoS Solidarietàdi Michele Buonamico

Che la nostra sia una zona disagiata, questo lo si sa dalla notte dei tempi (apparteniamo alla dorsale appenninica meridionale, nonché, siamo zona sismica ad alto rischio), in poche parole apparteniamo alla zona dell’osso per dirla alla “ROSSI-DORIA” maniera.Difendere ed incrementare i valori del proprio territorio, sotto tutti gli aspetti è un diritto sacrosanto di ogni buon cittadino. A discapito dei più deboli non ci può essere e non deve esserci una Società a doppia faccia e a due velocità.Le forze politiche, religiose, militari, civili e sociali, tutte devono avvertire il problema nella stessa misura, perché ci sono delle esigenze del territorio da tutelare, difendere e salvaguardare per noi stessi, per i nostri figli e per le generazioni future.Vi è necessità di passare ad un’azione forte, tenace, coraggiosa nonché dimostrativa, costi quel che costi ed in ciò, bisogna essere uniti, compatti e solidali con tutte le categorie, specialmente con quelle più deboli, affinché un domani non si possa avere un rimorso per quanto andava fatto, e che per pigrizia ed indifferenza non è stato fatto. In questo contesto territoriale, grazie ad un impegno tangibile e solidale da parte della Prof.ssa Rosanna REPOLE ed ai suoi collaboratori, sul territorio è sorta una Fondazione “Officina Solidale – ONLUS”, con una miriade di progetti da finalizzare sul territorio, tra i quali il “Progetto Giada”, volto a sensibilizzare, consociare, integrare ed unire i nostri figli nella fase post-scolastica e che come noi tutti

Page 43: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

sono soggetti con qualche disabilità.Stefano, nostro figlio è tra questi giovani. Noi genitori, notiamo nel giovane un entusiasmo che va al di sopra di ogni rosea aspettativa, lui attende con ansia e trepidazione i due giorni della settimana (martedì e venerdì) per recarsi al Centro “Giada” in Rocca San Felice, e ritorna a casa nel tardo pomeriggio manifestando una notevole soddisfazione per la giornata trascorsa insieme agli altri. Stefano è un giovane coinvolgente, rispettoso anche se un po’ testardo, è pieno di iniziative, parla del Centro, come se fosse qualcosa di suo, qualcosa che gli appartiene e che va in prospettiva futura per la giusta condivisione con tutti gli operatori, volontari ed amici, che frequentano il Centro stesso. Per noi genitori dell’Alta Irpinia, questa meritevole iniziativa volta ad integrare e soprattutto a sensibilizzare i nostri figli, ci rende orgogliosi e fiduciosi, anche se avvertiamo il timore di un futuro disseminato di insidie da affrontare di volta in volta, ma di quanto è in essere, siamo grati alla Fondazione. Il nostro voglia essere un messaggio di fiducia e solidarietà rivolto a voi tutti, nostri cari compaesani, perchè con un vostro contributo dettato ad una giusta causa, potete sostenere questa meritevole iniziativa, e ve ne saremo grati per sempre, per aver contribuito a regalare un sorriso ai nostri cari figli.Vi salutiamo e vi abbracciamo con tanto affetto.

Page 44: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

un’avventura iniziata 15 anni fà...

La Cooperativa sociale IL Sorriso inizia la sua avventura, nel 1997 per iniziativa di un gruppo di giovani laureati in Scienze Infermieristiche e Fisioterapia. Questi giovani decidono di mettere insieme la loro professionalità e di entrare nel mondo del lavoro attraverso il mondo della cooperazione. Inizialmente si dedicano all’Assistenza Infermieristica e Riabilitativa Domiciliare, che oltre ad essere la prima esperienza diventa il campo di specializzazione della Cooperativa. I primi tempi sono stati duri, e sembrava che i sacrifici di questi giovani non venissero ricompensati appieno, qualcuno ha deciso di abbandonare l’impresa, gli altri con determinazione e intraprendenza hanno continuato il loro percorso e oggi sono orgogliosi dei risultati raggiunti. Nel corso degli anni, la mission non è mai cambiata, l’impegno nella valorizzazione dei principi e della cultura cooperativa, volto all’innalzamento della qualità di vita e alla valorizzazione della Rete Sociale, diffondendo una cultura caratterizzata dall’attenzione della persona in condizioni di fragilità. Il filo conduttore è l’attenzione alla persona-utente, che diventa parte attiva del processo di erogazione della prestazione.Con il passare degli anni, le varie esperienze professionali, hanno accresciuto la professionalità e la dinamicità del team che lavora con la Cooperativa sociale IL Sorriso, che arricchisce il territorio con servizi innovativi rivolti ad anziani e disabili, con attività di formazione e socializzazione, interventi educativi, assistenza domiciliare e molto altro ancora. Si opera nell’ottica di rete, creando e supportando un sistema di relazioni che la collega con enti ed istituzioni che operano con il medesimo obiettivo. Si promuovono tutti i percorsi di transizione dal mondo della scuola al mondo del lavoro: Borse Lavoro, Tirocini protetti, Laboratori di orientamento.Il rapporto quotidiano tra la Cooperativa, in quanto erogatore di servizi, e l’utenza è ispirato ai seguenti principi fondamentali: uguaglianza, rispetto della dignità umana, professionalità, promozione delle persona e dei legami sociali. Dal 1997 ad oggi, Il Sorriso ha maturato una discreta esperienza nel campo delle Cure

44 | GIUGNO - LUGLIO | TU SI NAT IN ITALY | www.tusinatinitaly.it

Page 45: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

domiciliari integrate – di cui è affidatario -, nell’ambito dell’Azienda Sanitaria di Avellino. Questo lungo rapporto di lavoro gli ha consentito di specializzarsi in Assistenza Infermieristica, Terapeutica, Riabilitativa Domiciliare. Le cure domiciliari consistono nell’assistenza del malato nel proprio domicilio secondo un piano personalizzato di assistenza, che prevede “un insieme coordinato di attività sanitarie, mediche, infermieristiche, riabilitative integrate tra loro e con gli interventi sociali del Piano di Zona”. Possono beneficiare di questo tipo di cure i paziente parzialmente o totalmente non autosufficienti, non curabili ambulatorialmente che presentano un bisogno socio-sanitario e/o socio-assistenziale complesso. L’obiettivo è di mantenere il paziente nel suo ambiente familiare, coinvolgendo e supportando i familiari nell’attività di cura, evitando i fenomeni di ospedalizzazione impropria e istituzionalizzazione. Attraverso questo sistema si sviluppa un sistema di rete sul territorio che coinvolge ospedali, servizi territoriali mondo del volontariato ecc. Questi 15 anni di attività sono stati pieni di avventure, problemi, difficoltà, ma non sono mancate certamente le soddisfazioni, il grazie delle persone che ogni giorno ricevono le nostre prestazioni,Gli sforzi di questi anni sono volti al miglioramento continuo dei processi organizzativi interni ed esterni, attraverso l’adozione e l’implementazione di modelli di qualità specifici, contribuendo alla costruzione di un marchio di qualità sociale. Le cooperative sociali sono delle piccole realtà che soddisfano grandi bisogni, e lo fanno avvalendosi della professionalità e della grande umanità dei propri collaboratori. L’obiettivo comune è la costruzione di un patto sociale che promuova la crescita del singolo e della collettività, per rendere esigibili i diritti della persona, ciò è possibile attraverso l’elaborazione di nuove metodologie e strategie di promozione e di sostegno del benessere della persona.

Cooperativa sociale Onlus Via Annarumma n.96 83100 - AVELLINO

Tel. e Fax 0825-39771 P.IVA. 02053840647

www.tusinatinitaly.it | TU SI NAT IN ITALY | GIUGNO - LUGLIO | 45

Page 46: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

Incontro con … culture diverse con il progetto ‘Intervistiamoci’Acquisire valori di pluralismo-differenza e confronto, sviluppare l’integrazione degli alunni stranieri di diverse età, promuovere la formazione di conoscenze ed atteggiamenti che inducono a stabilire rapporti dinamici tra le culture: sono queste alcune tra le tematiche sviluppate dal progetto “Intervistiamoci: Cultura e Didattica a confronto”. Gli alunni del C.T.P. EdA e delle classi 2 e 3 sez. A e B della scuola secondaria di primo grado dell’I.C.”V. Criscuoli” (S. Angelo dei Lombardi) si sono scambiati idee e domande in un clima relazionale favorevole al dialogo, alla comprensione e alla collaborazione, intesi non solo come accettazione e rispetto delle idee e dei valori e delle culture altre, ma come rafforzamento della propria identità culturale, nella prospettiva di un reciproco cambiamento ed arricchimento. Coordinati dalle professoresse Tiziana Pianese e Anna Cucciniello, i ragazzi hanno innanzitutto potuto riflettere sull’evoluzione della figura femminile nei secoli: demonizzata prima, angelicata poi, strumentalizzata anche, per giungere a discutere quale dovrebbe essere il ruolo della donna oggi: un interrogativo intrigante che, continuerà fino alla fine dei tempi, poiché l’uomo ha sempre creduto di essere il leader, dimenticando che ognuno essere umano è dovuta di uguale e al tempo stesso diversa ‘intelligentia’. Queste le domande poste agli immigrati ospitati presso lo Sprar, il Centro rifugiati politici di Conza della Campania:

la donna nel tuo paese è considerata alla stregua degli uomini? Quali sono le differenze con le donne italiane?

No, non è considerata allo stesso modo e le differenze con le donne italiane o europee sono veramente considerevoli. Per esempio, se una donna tradisce il marito viene decapitata, se non è sposata e ha rapporti sessuali viene picchiata fino allo sfinimento.

L’INTeGrAzIONe

46 | GIUGNO - LUGLIO| TU SI NAT IN ITALY | www.tusinatinitaly.it

Page 47: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

Quali ruoli ricopre nell’ambito della famiglia? e quali nella società e nella scuola?

La donna è principalmente la padrona della casa soprattutto della cucina dove l’uomo non può mai entrare (e pensare che i nostri migliori chef sono maschi, ndr). Se la donna si ammala, però, l’accesso ai fornelli le è vietato.

la donna ha una libertà limitata? Se si, quali sono i limiti che la comunità le pone?

La libertà è alquanto limitata. Possono uscire con le amiche solo se il marito dà loro il permesso, ma possono lavorare e soprattutto votare.

I matrimoni sono combinati dalle famiglie fin dalla più tenera età. Le donne, quindi non possono decidere quello che è meglio per loro. trovi che sia una cosa giusta?

In Africa in passato decidevano i genitori per i loro figli, esiste ancora questa usanza in alcune regioni, ma sta scomparendo.

Per la religione che professi le donne a che è età si possono sposare? e possono ripudiare i mariti?

Possono sposarsi dall’età di 16 anni. Se oltrepassano i 30 anni quasi mai riescono a trovare marito. Per il matrimonio le ragazze indossano un abito tradizionale africano e portano una fascia rossa al polso ed alle caviglie. L’uomo indossa una tunica, i matrimoni si celebrano solo di giovedì, ovviamente nella moschea. Prima di sette giorni dopo le nozze, la sposa non può uscire di casa. Se una coppia decide di divorziare non deve avere alcun tipo di rapporto per almeno tre mesi, pur vivendo nella medesima casa. Ma le donne non possono ripudiare i mariti. Se il marito muore, la vedova può sposare il cognato, cioè il fratello del marito il quale contribuisce al medesimo percorso educativo.

e’ vero che le donne non possono sedersi a tavola con i mariti se ci sono ospiti?

Si è vero, ma questo dipende sempre dal livello culturale del coniuge, e anche dal tipo di ospite. In alcuni Paesi le donne che possono incontrare gli ospiti devono però indossare il chador o il burka sempre, ma questo è voluto solo dagli integralisti e fondamentalisti. Interessante anche il confronto sulle tradizioni culinarie: momenti magici ed eventi sacri si alternano intorno alla tavola africana, dove il cibo simboleggia l’allegria e l’unione tra popoli. Accostarsi alla cucina africana diventa pertanto un gesto altamente culturale. La tradizione culinaria africana vanta tutto questo a dispetto delle nostra civiltà che divora il cibo in fretta oppure si siede a tavola con il telegiornale ad alto volume! I piatti tipici della cucina africana sono notevoli per gli intensi profumi e i sapori

www.tusinatinitaly.it | TU SI NAT IN ITALY | GIUGNO - LUGLIO | 47

Page 48: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

48 | dICemBre - GeNNAIO | TU SI NAT IN ITALY | www.tusinatinitaly.it

forti e decisi; infatti le erbe aromatiche e le varie spezie conferiscono colore e sapori unici ai vari piatti di carne o di pesce. Certamente ingredienti e metodi di preparazione, gastronomicamente parlando, sono diversi perché l’Africa si divide in tre aree ben distinte, quella del Sahara, quella della foresta tropicale ed infine quella delle isole, con preparazioni e piatti tradizionali assolutamente affascinanti. Di seguito le domande scaturite dalla curiosità dei ragazzi:

Qual è il prodotto alimentare che utilizzate di più?

Il prodotto più cucinato in vari modi è il riso.

dove conservate il cibo?

Il cibo viene conservato in frigorifero o nel congelatore anche se c’è ancora l’usanza di essiccarlo al sole, come avviene ad esempio per la carne e il pesce.

esistono dei mercati all’aperto?

Si esistono e in Camerun si chiamano TEE, mentre negli altri paesi nord africani si chiamano SUK.

Cosa si vende in questi mercati?

Si vende di tutto, dall’abbigliamento agli alimentari, agli animali, nonché prodotti per la bellezza della donna. In modo specifico si vendono le spezie di ogni tipo come il masala, il curcuma, il carry e tanti tipi di pepe.

Mangiate il pesce? Se si quali tipi?

Si, mangiamo soprattutto lo sgombro perché costa di meno, oltre al tonno e al pesce spada.In genere il pesce viene cotto alla brace, con spezie aromatiche e piccanti. Molto buone sono le crocchette di pesce e di verdure, cotte in tutte le maniere. Poi c’è pesce saka-saka (il pesce affumicato accompagnato da foglie di manioca cucinate come spinaci, il tutto cotto con olio di palma).

Quali tipi di carne mangiate?

Noi mangiamo tutti i tipi di carne, tranne il maiale se si è mussulmani. Di solito esse vengono cucinate allo spiedo, alla brace o in alcune pentole di terracotta chiamate Tagine.Anche il pollo è molto diffuso, dal pollo saka-saka al pollo al burro d’arachide, condito con il dongo-dongo, una spezia per amalgamare il sugo dal sapore particolare. In alcune tribù della Costa D’Avorio mangiano anche le termiti e i topi, mentre in Camerun i serpenti come il cobra.

esistono dei piatti tradizionali nei vostri paesi?

Sì: il riso, il cous-cous e la polenta con verdure e pesce o verdure e carne.

Quali bibite bevete solitamente? Quali sono proibite?

48 | GIUGNO - LUGLIO | TU SI NAT IN ITALY | www.tusinatinitaly.it

Page 49: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

www.tusinatinitaly.it | TU SI NAT IN ITALY | dICemBre - GeNNAIO | 49

Beviamo pepsi, birra, aranciata e così via. I mussulmani non bevono alcolici e vino per la loro religione. Le bevande più diffuse sono quelle di frutta: il latte di cocco, il succo di tamarindo, il succo di maracujà...Poi c’è il vino di palma, la birra di miglio, i forti distillati della canna da zucchero, il delicato idromele (miele diluito e fermentato), i dolci liquori a base d’arancia, il punch di cocco.

Quando le mamme svezzano un bambino piccolo, come viene nutrito?

I bambini piccoli dopo i 6 mesi mangiano semolino e latte di mucca o cavalla.

Nel vostro Paese ci sono anche prodotti industriali o solo prodotti naturali?

No, ci sono solo prodotti naturali cucinati da noi. Il cibo pronto non esiste! Racconta un tipico pranzo giornaliero Colazione: uova fritte, pane e acqua bollita con il limone. Pranzo: riso bollito condito con un sugo di cipolle, fave, pomodori. Cena: si utilizza il cibo avanzato dal pranzo. Al posto del pane occidentale noi mangiamo il riso, la ingera (una sottile sfoglia molle e tenera fatta con un cereale chiamato tef, il fufu (una specie di polenta a base di farina di manioca, di mais, di miglio, eccetera)

durante il ramadan quali sono le regole da seguire?

Non si può mangiare né bere dall’alba al tramonto, durante tutto il mese di luglio.

Quali sono le verdure o gli ortaggi tipici del vostro Paese?

Da noi si trovano piselli neri, carote, cipolle, agli, insalata, fave, carote, pomodori e altre verdure simili agli spinaci.

Quale frutta mangiate di solito?

Mangiamo soprattutto cocco e banane ed anche ananas.

e i dolci?

La maggior parte dei dolci sono a base di frutta: banane, goyaba, cocco..Poi ci sono i dolci fritti con farina di grano, oppure con le banane. Nelle isole, le torte di banane, di cocco e di ananas sono quasi sempre presenti nelle feste tradizionali, particolarmente in occasione dei matrimoni. Poi ci sono le famose banane fritte, le patate dolci anch’esse fritte e la manioca bollita e fritta.

Page 50: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

La collina: Gusto

Vigneti

Accoglienza

50 | GIUGNO - LUGLIO | TU SI NAT IN ITALY | www.tusinatinitaly.it

Idee VINCeNTI

di riccardo de Blasi

Page 51: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

C’è chi dall’Irpinia, armi, bagagli e tanta speranza, va all’estero in cerca di fortuna. Ma c’è anche chi fa il tragitto inverso. E’ la storia di Franco Pepe, originario di Luogosano, titolare del ristorante “La Collina” e de “La Collina Riceve menti”, struttura inaugurata solo poche settimane fa.Non è stato facile per Franco diventare uno dei ristoratori di punta della Regione Campania.Come ogni successo che si rispetti, dietro c’è tanto lavoro. La storia inizia in Belgio, a Bruxelles, dove Franco, poco più che ragazzino, inizia a lavorare con lo zio, il Cavaliere Angelo Pepe, titolare di una catena di ristoranti. Fa il cameriere, lava i piatti. Poi passa in cucina. Diventa aiuto cuoco, cuoco, responsabile di sala. La trafila è lunga. Ma sono gli anni della gavetta e dell’apprendimento. Gli anni in cui impara a mescolare ingredienti, odori e sapori.Nel 2000 rimette piede in Irpinia.Il primo ristorante lo apre a Fontanarosa. Porta il nome de “L’Angolo del Buongustaio”.E’ un piccolo locale, ma accogliente. Soprattutto, si mangia divinamente. In poco tempo si costruisce una reputazione. Clienti arrivano dall’Irpinia e non solo. Il locale diviene anche luogo di ritrovo di alcuni tra i politici più autorevoli: Giuseppe Gargani, Clemente Mastella, Ciriaco De Mita.La cucina è ricercata, raffinata. Gli ingredienti sono quelli della tradizione irpina e contadina, rielaborati e portati in tavola, però, in chiave moderna.Il personale è ridotto, ci lavorano in quattro-cinque. Passano tre anni e Pepe si lancia in una nuova avventura. Punta al grande salto.Sempre a Fontanarosa prende in gestione “La Quercia”, struttura molto più grande e ariosa, con tanto verde a circondare il ristorante. Anche qui è un successo. L’esperienza dura un paio d’anni. Franco è pronto per spiccare definitivamente il volo.Si sposta di qualche chilometro. La location, immersa nel verde, è situata tra Sant’Angelo All’Esca e Luogosano, in contrada

Page 52: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

52 |GIUGNO - LUGLIO | TU SI NAT IN ITALY | www.tusinatinitaly.it

Bosco.La tenuta è di zio Angelo. Ristrutturata, la prende in gestione. Il nome è obbligato: “La Collina”. Il colpo d’occhio, mozzafiato. I vigneti del Taurasi, insieme ai campanili dei comuni limitrofi, disegnano un acquerello d’altri tempi.

Un altro successo, quello più eclatante. La cucina si fa meno d’élite, ma non per questo meno apprezzata e raffinata. L’obiettivo è portare in tavola prodotti di qualità accessibili a tutti.Tartufo di Bagnoli, pecorino del Laceno, il formaggio carmasciano sono solo alcuni dei “materiali” che Franco utilizza per creare le sue pietanze. Se c’è un piatto che più di altri lo caratterizza, sono i ravioli caramelle ripieni di porcini con tartufo. Ma anche lo stinco al forno.Il vino non può certo mancare. Qui viene in soccorso la tenuta del Cavaliere Pepe con il Greco di Tufo, il Fiano, il Taurasi, il Coda di Volpe. A gestirla è Milena Pepe, sua cugina. Anche nel campo dell’enologia non mancano i riconoscimenti, diversi quelli ottenuti alla fiera internazionale di Vinitaly che si tiene ogni anno a Verona.Sembrerebbe finita. E invece no. A Luogosano Franco apre la Collina “bis”, quella riservata ai ricevimenti. Il taglio del nastro risale a poche settimane fa. Entrambe le strutture arrivano a contare circa 800 coperti. Gli impiegati fissi sono una quindicina. Si arriva a cinquanta quando ci sono le cerimonie. Insomma, una realtà economica consolidata che dà lustro all’entroterra irpino.Progetti per il futuro non mancano. Sopra la “Collina ricevimenti” sta per aprire un’altra sala. Verranno servite specialità di pesce. Anche qui, però, quello della nostra tradizione. Un esempio su tutti: il baccalà.Franco è di poche parole, sempre preso dal lavoro anche mentre ci accompagna a visitare i suoi locali e a sostare di fronte agli splendidi panorami.In tempi di crisi c’è chi cresce, chi investe, chi crea occupazione.Il segreto è semplice, come uno slogan: prezzi contenuti, prodotti di qualità.

Page 53: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

www.tusinatinitaly.it | TU SI NAT IN ITALY | dICemBre - GeNNAIO | 53

“Guardate bene il luogo in cui vivete. Nella vostra memoria sarà sempre il posto più bello del mondo”. Ha cominciato così Marisa Ombra partigiana, classe ‘25, l’incontro con gli studenti delle scuole secondarie di Torella dei Lombardi e Villamaina. Ospite dell’amministrazione comunale di Torella, di Officina Solidale e del Presidio del Libro Alta Irpinia, l’autrice di ‘Libere Sempre’ ha risposto alle interessantissime domande degli studenti, raccontando con una sorprendente passione e lucidità gli anni della sua adolescenza e fanciullezza trascorsi da partigiana. Dopo i saluti del sindaco Arcangelo Lodise, della dirigente scolastica Repole e di Giovanni Capobianco e Paolo Saggese la parola è passata direttamente ai ragazzi che con coinvolgimento ed interesse hanno posto all’autrice domande sulla libertà, sulla Resistenza e sul femminismo. Che Marisa Ombra sia una donna straordinaria lo si capisce dalle primissime pagine del suo libro. ‘Libere Sempre’ è una lettera scritta ad una ragazza di oggi, una giovane di 14 anni, nella quale si spiega cosa furono quegli anni meravigliosi e terribili in cui, grazie al sacrificio di giovani donne e uomini, nasceva la democrazia e si formava la nostra Nazione. “Alla vostra età - ha detto ai ragazzi- ai miei tempi vivevamo aspettando l’uomo che ci sposasse. Sistemarsi era il nostro destino. Ad un certo punto le cose sono cambiate, le donne hanno deciso che dovevano partecipare attivamente alla vita sociale del Paese e l’hanno fatto imbracciando le armi e partecipando ad uno sconvolgimento sociale totale, diventandone parte integrante. Non si sbaglia quando si dice che senza le donne non ci sarebbe stata la Resistenza. Noi trasportavamo armi, mettevamo gli esplosivi sui binari, tentavamo di sedurre i soldati tedeschi per passare i blocchi, andavamo in esplorazione per i boschi avvisando dell’arrivo del nemico. Dopo tutto ciò ditemi - ha chiesto rivolgendosi agli alunni- come potevamo rimanere le stesse persone? Siamo uscite dalla Resistenza come persone nuove, come donne che non avrebbero più accettato di essere comandate o dominate, non saremmo mai più state proprietà di qualcuno”. Marisa Ombra ha 87 anni ma davvero ne dimostra la metà, vive di ricordi e di passioni, le stesse che 60 anni fa la portarono ad entrare nelle staffette, ha profonda memoria di ciò che è stato ma anche una lucida consapevolezza di come oggi è il mondo. Il suo testo infatti contiene continui riferimenti alla società moderna della quale fa profonda critica: “Descrivo una ragazza nel libro - ha spiegato ai ragazzi- ho chiaramente preso spunto dalla Minetti. Una donna che ha fatto del corpo la sua merce. Guarda gli uomini in un particolare modo, si propone in una certa maniera. Riesce a dire senza parlare ‘Ecco, io sono ciò che voi volete’, credo che sia il modo peggiore per porsi e allo stesso modo mi stupisco perchè credo che i maschi dovrebbero sentirsi profondamente offesi per questa pretesa”. Marisa Ombra ripete spesso la parola ‘fondamentali’, la sostituisce ad ‘educazione’ ed ‘istruzione’, per lei esiste un termine solo che li racchiude tutti: “Tutto si regge sui ‘fondamentali’, da quelli partono le conquiste”. Per questa straordinaria scrittrice di Asti il 25 aprile, così come il 2 giugno sono date di estrema importanza. Il 25 aprile lo racconta come una rivelazione, una sorta di anno Zero, un punto dal quale ripartire. Gli occhi di questa anziana donna, sono vispi e si accendono al suono di una parola: libertà. ‘’Cos’è per Lei la libertà’’, ha chiesto un alunno. Un attimo di pausa ed un sospiro prima di rispondere “Libertà non è fare ciò che si vuole quando si vuole. Libertà non è un pensiero inventato da noi o qualcosa che ci è stato indotto. La libertà è una scelta. La libertà richiede coerenza, è una decisione consapevole che si deve prendere solo se si conosce e si impara a scegliere con la propria testa. Questa è la vera libertà”. Questa elegante signora che abbiamo avuto l’onore di ospitare in Irpinia è ben più di una donna: Marisa Ombra è un libro di Storia. Ogni suo ricordo è un pezzo del nostro percorso. Anche alle sue scelte dobbiamo la nostra libertà. Conoscere oggi Marisa Ombra, alle porte del 2 giugno, ci rende orgogliosi di essere Italiani e di questi tempi certamente non è cosa da poco.

IL LIBrO

La partigiana Marisa Ombra e la straordinaria lezione sulla libertà

Page 54: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

54 | GIUGNO - LUGLIO | TU SI NAT IN ITALY | www.tusinatinitaly.it

La medicina al servizio dello Sport per gli atleti del 2000

Le antiche civiltà, quali quelle di Cina, Egitto, India, Grecia e di roma, ci hanno tramandato attraverso le arti figurative immagini di atleti, di giochi sportivi, ma anche di arti e riti medici a conferma di quanto Platone asseriva: “la ginnastica e la medicina sono arti sorelle”. Le stesse immagini spesso rappresentavano l’uomo dell’epoca “forte e longevo” a testimoniare il concetto del binomio “salute e sport”.Con queste premesse si può oggi affermare che la Medicina dello Sport è una branca medica, sotto certi aspetti, sempre esistita anche se nel terzo millennio si articola in due aspetti distinti: la medicina preventiva e sociale e quella relegata allo sport vero e proprio, come massima espressione delle prestazioni del corpo umano.Le attuali ricerche sembrano dire all’uomo che per sopravvivere bisogna tornare alle origini, quando l’unico mezzo per farlo era il correre (per procurarsi il cibo, per fuggire dai pericoli, per combattere il nemico); se è vero infatti che la vita è più agevole grazie al progresso tecnologico, è anche vero che molte patologie conseguono alle “comodità” della vita odierna, tutte conseguenza di quella che viene definita malattia ipocinetica, ovvero, malattia da ridotto movimento. E’ oggi necessario per ridurne i danni, prendere coscienza della necessità di praticare attività fisica e considerarla come un farmaco a carattere preventivo. Chiaramente al pari degli altri farmaci, essa presenta delle controindicazioni e degli effetti collaterali oltre che essere subordinata a delle indicazioni, che vengono prescritte all’atto di una visita, legalmente definita di idoneità, ma che racchiude in se una valutazione psicosomatica, clinica e strumentale, che permette di esprimere un giudizio medico circa l’opportunità di svolgere attività fisica, indicandone anche il tipo.L’Italia sotto l’aspetto legislativo è senz’altro la nazione più progredita in questo settore, anche se per gli alti costi di tale prevenzione poi in realtà relega la branca Medico Sportiva a cenerentola della medicina, per la scarsa lungimiranza politica e gestionale di chi governa la sanità pubblica; si pensi per un attimo a quanto si potrebbe “risparmiare” riducendo le patologie alle future generazioni. Trasferendo questo concetto a livello politico non si può fare a meno di ricordare la famosa frase di Alcide De Gasperi “ Un politico pensa alle prossime elezioni, uno statista alle prossime generazioni”.Ritenendo oramai acclarato l’effetto positivo sulla salute dell’attività fisica, non si può fare a meno di parlare delle complicanze che si possono verificare quando è in gioco il movimento del corpo e lo sforzo fisico. La più temibile è sicuramente la morte improvvisa mentre le altre, legate principalmente a traumi, sono per fortuna oggi più aggredibili. La morte aritmica da sport, rispetto a quella che ancora più spesso si manifesta in altre condizioni di vita, in genere crea un effetto mediatico, un clamore, legato sia alla giovane età della vittima, sia al concetto che lega l’essere atleta ad

di Michele Marzullo

Page 55: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

www.tusinatinitaly.it | TU SI NAT IN ITALY | GIUGNO - LUGLIO | 55

una condizione di perfezione fisica che agli impietosi video televisivi che mostrano, spesso in diretta, il tragico evento. Ma se tra i lati negativi della moderna società c’è la sedentarietà, c’è il lato positivo del benefico sviluppo tecnologico con attrezzature che possono curare e salvare vite umane quando un evento cardiaco si manifesta. Tra queste brilla il tanto menzionato “defibrillatore”, dispositivo di maneggevoli dimensioni, portatile, che al momento giusto è addirittura capace di interpretare l’aritmia cardiaca e consigliare all’operatore la “scarica” elettrica, sempre che, il tutto avvenga entro pochi minuti dall’evento. Il costo di tale “diavoleria” non è per giunta elevato per cui potrebbe essere diffuso in ambito sportivo.La mia pregressa esperienza cardiologica e cardiochirurgia ha permesso, negli ultimi anni, di rivolgere gran parte dei miei interessi scientifici e clinici di medico sportivo, ad una maggiore attenzione alle complicanze cardiologiche da sport; presso il Servizio di Medicina dello Sport dell’Università “Federico II” di Napoli, dall’ età di 7 anni in poi, fino ad età avanzata, come quella di persone che intendono invecchiare con successo, gli atleti vengono avviati ad un percorso diagnostico clinico-strumentale che spesso consente di evidenziare patologie cardiologiche misconosciute, che sarebbero state fatali in corso di sforzo fisico.In effetti episodi aritmici, verificatisi presso il nostro Istituto, durante procedure strumentali in laboratorio, non avrebbero avuto lo stesso successo terapeutico se si fossero verificati in ambito sportivo, specialmente amatoriale, dove ancora è più raro un pronto soccorso cardiologico a bordo campo.Grazie all’intuizione del Medico Sociale del Calcio Napoli, il Dott. Alfonso De Nicola, questa mia esperienza mi ha permesso di collaborare con lo staff sanitario del Calcio Napoli, dove le performance atletiche da valutare sono di più alto livello, per giunta in un ambiente dove alla prevenzione di incidenti cardiovascolari, si aggiunge quella infortunistica ed, in caso di traumi, quella di favorire un processo di guarigione nei tempi più brevi possibili (il calcio Napoli è tra i primi in Europa); lo stress cardiologico degli atleti d’elite è inoltre accentuato da gare ed allenamenti sempre più intensi e ravvicinati, oltre che dal carico psichico legato alla morbosa attenzione dei tifosi, motivo per cui l’attenzione sanitaria è di alto grado.Prof.Michele MarzulloMedicina dello Sport - Università degli studi di Napoli “Federico II”Specialista in Medicina dello Sport, Cardiologia,Cardiochirurgia e Chirurgia GeneralePresidente “European Association of Sport Medicine and Exercise Science”

Page 56: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

La vita è bella:

parola di Virginia!di Virginia Stanco

Ci sono incontri che ti cambiano la vita e ci sono persone che pur non entrando mai nella tua storia riescono a cambiartela. E’ quello che è capitato a Virginia. Lei a settembre compirà 28 anni e il suo non-incontro più importante l’ha fatto il 5 luglio del 2005. Virginia era affetta da una grave forma di nefrite che le impediva il funzionamento di entrambi i reni, un anno di dialisi e poi…la telefonata che le cambia la vita. Se Virginia oggi sta bene ed è sana lo deve ad uno sconosciuto che non incontrerà mai, ad un incontro che ‘fisicamente’ ( e mai termine fu più improprio) non è mai avvenuto…

Provate ad appoggiare la mano destra sul vostro braccio sinistro. Cosa sentite? Se la risposta è “niente” probabilmente non avete una fistola artero-venosa.Quando io poggio la mano destra sul mio braccio sinistro vi sento scorrere il sangue, battere il cuore. In quella vena che pulsa c’è tutta la mia storia. Quella di una ragazza di 19 anni che ha intrapreso un viaggio lungo ed impervio, quello della dialisi, e che è rinata, qualche anno più tardi, grazie ad un trapianto di rene.Il mio braccio sinistro mi ricorda che se oggi sono qui, libera dalla schiavitù della dialisi e padrona della mia vita, lo devo a qualcuno che non conoscerò mai.Provate ora a pensare cosa sarà del (vostro) corpo dopo la morte. Pensiero inquietante, vero?

LA STOrIA

56 | GIUGNO - LUGLIO | TU SI NAT IN ITALY | www.tusinatinitaly.it

Page 57: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

Beh a me piacerebbe sapere che, quando io non ci sarò più, delle parti di me potrebbero rifiorire in un altro corpo. Sarebbe come “morire un po’ meno”. Mi piacerebbe sapere che nel momento in cui la mia vita cesserà, questa possa salvarne delle altre. Mi piacerebbe sapere che, grazie a me, qualcuno che rischiava di morire perché parti del suo stesso corpo lo avevano tradito e abbandonato possa un giorno, fissando il soffitto, pensare “ce l’ho fatta”.Provate , ancora, a pensare di dover prendere la scelta di donare gli organi per conto di qualcun altro, probabilmente una persona cara, che è appena andata via. Una decisione tremenda, vero? Eppure molte coraggiose famiglie fanno questa scelta. Davanti alla morte scelgono la vita.L’unico modo per evitare a parenti affranti questa dolorosa decisione sarebbe prenderla in prima persona in vita. Fare una scelta consapevole mossa da solidarietà e amore per il prossimo, chiunque egli sia. Perché non conosceremo mai il volto di colui al quale abbiamo salvato la vita, né lui conoscerà il nostro, ma ci ringrazierà e ci amerà perché gli abbiamo restituito la speranza.Oggi ho 27 anni e se sono libera e mi sento bene devo ringraziare chi, generosamente, ha permesso tutto questo. Probabilmente se non avessi avuto un’esperienza diretta non avrei capito l’importanza della donazione, probabilmente non mi sarei soffermata a pensarci più di tanto. E’ questo il motivo per cui oggi ritengo che sia importante informare e sensibilizzare le persone su questo tema, perché si possano continuare a salvare sempre più vite.

www.tusinatinitaly.it | TU SI NAT IN ITALY | GIUGNO - LUGLIO| 57

Page 58: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

Gerardo Pepe,

“Francesco è pronto e sposerà Tina Turner”

di Franca molinaro

58 | GIUGNO - LUGLIO | TU SI NAT IN ITALY | www.tusinatinitaly.it

UNA VITA dA rACCONTAre

Page 59: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

Con la serata del 21 aprile siamo arrivati al quarto appuntamento del “Sabato Letterario” di Castel Baronia, un appuntamento mensile curato ed ideato da chi scrive in sinergia con l’Amministrazione comunale e con la preziosa collaborazione del Forum Giovani e dell’Università Popolare Irpina. È questa occasione mensile di incontro con autori di vario impegno e di discussione sui temi proposti nei testi. Le tematiche affrontate sono varie, si passa agevolmente da argomenti storici a letteratura, poesia e attualità, senza che l’attenzione del pubblico decada, questo grazie alla professionalità e sensibilità dei relatori provenienti da tutta Italia. La manifestazione cade al terzo sabato di ogni mese e si svolge nel Salone dell’Osso a Castel Baronia, Piazza Mancini. È doveroso rivolgere un plauso particolare al sindaco Carmine Famiglietti, instancabile e prezioso amministratore, ogni volta impegnato in prima persona per la perfetta riuscita dell’evento. Quest’ultimo appuntamento è stato dedicato a Gerardo Pepe con il libro “Francesco è pronto e sposerà Tina Turner” Edizioni Il Papavero. L’autore di Atripalda è un volto noto nel variegato pantheon culturale irpino. Nato in provincia di Salerno, vive ad Atripalda, l’amore per la scrittura lo accompagna da sempre dando frutti apprezzati sia in poesia che in prosa. Presidente dell’AIPD (associazione italiana persone Down sez di Avellino), per diversi anni ha curato il Premio letterario Kriterion. È autore del dramma “Epicanto”, una favola agrodolce sulla diversità, rappresentata poi ad Avellino nel 1999 e a Caserta nel 2000. ha pubblicato una silloge poetica, “Nuvole e parole”, edita dalle Edizioni Gazebo nella collana di poesia e prosa curata da Mariella Bettarini e Gabriella Maleti. I suoi racconti compaiono in antologie della Mondadori.Ora si è cimentato in un romanzo con prefazione d’autore breve ma incisiva firmata da Ivan Cotroneo. Il regista presenta il libro come un maestro che porta a comprendere oltre le righe il senso profondo della vita, dell’esistenza, il valore del tempo che scorre differentemente, secondo il soggetto che lo vive, ed infine il valore assoluto del tempo che cambia ritmo, rallenta e diventa eterno se colto nel giusto senso. Il libro è stato presentato alla finale del premio Strega 2011, unico autore ed unico editore irpino presente nella rosa dei partecipanti. Un evento straordinario se si pensa al livello del premio ed alla trafila necessaria per arrivarci. Dedicato a tutti i bambini Down mai nati, il libro mostra le nuove frontiere e le nuove conquiste di questi ragazzi ai quali sta stretto il ruolo nel quale sono stati relegati da sempre, porta in copertina una mano che tenta di rimuovere un filo spinato, un’immagine forte ma che lascia riflettere, quel filo spinato ricorda i lager nazisti ed è la recinzione in cui chiudiamo i down con i nostri pregiudizi. Narra di una famiglia dei nostri giorni colta improvvisamente dalla morte del padre, due fratelli in carriera e un ragazzo che porta i segni della trisomia 21, si ritrovano nella casa paterna, la casa di provincia che ha saputo conservare i giusti valori e che solo Francesco riconosce. L’orto che il padre coltivava, la stanza del silenzio in cui trascorreva le ore in solitudine, il viale, ogni cosa è viva per Francesco mentre gli altri non comprendono. I fratelli si trovano sentimentalmente raccolti intorno alla presenza di Francesco, la cui condizione di diversità si rivela empaticamente come un’aggiunta di qualità umane, psichiche e morali che la “normalità’” non possiede più e che invece la vicenda proposta dall’autore recupera esemplarmente. Il romanzo ha un ritmo narrativo incalzante là dove i personaggi inseguono i loro miti moderni; la catena di eventi che travolgono i fratelli di Francescono, lasciano trasparire il senso di nullità, di vuoto interiore che la civiltà contemporanea impone ai suoi figli. Di pari passo, narrando, l’autore affronta i problemi di tre generazioni, la sua magari un po’ oltre negli anni, quella generazione che è stata punto di snodo tra un passato abbastanza omogeneo caratterizzato da uno sviluppo lento e sostenibile, ed un futuro che sfugge ingestibile. Della sua generazione c’è lui, ormai scomparso, col suo alone di mistero, uomo silenzioso e saggio, curvo sotto il peso del dolore presentatosi sotto varie sembianze, cosciente delle difficoltà che sarebbero sopraggiunte alla sua mancanza e suo fratello, quasi una copia di se stesso. La seconda generazione è quella dei suoi ragazzi, figli degli anni Settanta del secolo scorso, i primi a sperimentare l’omologazione e il distacco irreversibile dal passato ancora prossimo.

www.tusinatinitaly.it | TU SI NAT IN ITALY | GIUGNO - LUGLIO | 59

Page 60: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

60 |GIUGNO - LUGLIO | TU SI NAT IN ITALY | www.tusinatinitaly.it

UNA VITA dA rACCONTAre

Individui conformatisi a stereotipi dettati da burattinai invisibili sempre attenti a manovrare i fili e far danzare le marionette per mettere in scena una farsa in cui v’è posto solo per uomini belli, sani e felici; calciatori, modelle, donne manager, anime votate al successo in cui sbiadisce ogni folklore, ogni ricordo si assopisce nell’oblio della memoria e le immagini si confondono fino a dimenticare la forma delle cose. La terza generazione è quella dei nipoti, ragazzi di oggi, completamente fuori dal tempo storico, proiettati esclusivamente nel momento che vivono dilatato dalla opzione virtuale di interagire col resto del mondo. Ragazzi figli di una generazione di separati, di famiglie smembrate dalla corsa al successo, dalla mania di autoaffermazione e dall’incomunicabilità intergenerazionale. Figli della comunicazione di massa, della pubblicità e del Grande Fratello, della caduta di ogni forma di rispetto per se stessi e per il prossimo. Ma per i nipoti di Francesco sembra che qualcosa ancora resista, forse un filo di nailon, di quelli invisibili delle canne da pesca, sottilissimi eppur capaci di un carico incredibile; è forse questo il filo di energia amorosa che lega le persone che si amano attraverso le generazioni, quella corrispondenza di amorosi sensi che non ha parole ma si avverte se c’è, se non c’è è inutile cercarla; quel sentimento universale capace di cambiare la vita, rivoltare il mondo, illuminarsi dentro, è l’antidoto ai mali dei nipotini e dei fratelli di Francesco. Il messaggio è chiaro, immediato, la lettura è trasparente, bisogna accorciare lo sguardo e guardare all’uomo, ai suoi mali, lo stereotipo dei media è fasullo, o quantomeno effimero, bisogna approcciarsi al prossimo con amore per poter comprendere e comprendersi. Il problema non è dei down ma dei “normali” disabituati all’introspezione, alla comprensione del tempo interiore, anzi, c’è disattenzione assoluta per il mondo interiore, ormai sfugge al pensiero perché è silenzioso e impervia la strada per raggiungerlo oltre che scomodo. Il problema non esiste solo se di fronte ad un diversamente abile, il problema è e basta. La velocizzazione della vita, la corsa al successo, la necessità assoluta di autoaffermazione sviano dalla ricerca interiore, dalla meditazione, unici luoghi in cui poter incontrare l’amore col quale dover poi affrontare il mondo, bello o brutto che sia. Occorre, dunque, smontare il mondo dell’immagine, abbattere i cartelloni pubblicitari che recano bellissime fanciulle svestite e in tacco a spillo anche per l’abbacchiatura delle olive, momento in cui è indispensabile coprirsi, occorre guardare alla vita reale, all’uomo vero con tutti i suoi mali fisici e morali. Ma occorre guardare con gli occhi di Madre Teresa e non con quelli del curioso che fissa una persona esteriormente differente, occorre imboccare un sentiero meridiano dove il rispetto per il prossimo sia un bisogno personale e non una regola sociale. Sono questi i temi cari all’editore del Papavero, Donatella De Bartolomeis, per la quale ogni libro deve donare un valore aggiunto, un piccolo seme dal quale, un giorno, sboccerà un fiore destinato ad arricchire le singole vite, a recuperare il valore e la valenza delle famiglie, cellule vive della società, struttura sperimentata nei millenni ma messa in forse dal ribaltamento dei ruoli e dalla sfrenata ricerca del denaro e del successo.

Sono intervenuti al convegno Carmine Famiglietti Sindaco di Castel Baronia, Michele Ciasullo Presidente UPI, Anna Famiglietti Forum Giovani Castel Baronia, Linda Mastrominico Assessore alle integrazioni e sostegno delle diverse abilità della Provincia di Avellino, Rosanna Repole Presidente Fondazione Officina Solidale Onlus, Gianfranco Pecchinenda Preside della facoltà di Sociologia dell’Università Federico II di Napoli. La manifestazione è curata e moderata da Franca Molinaro.

Page 61: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012
Page 62: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

Irisbus – La lettera di davide, operaio di Valle uf ita: ‘Troppa indifferenza’

“L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.” Inizia con una frase di Gramsci la lettera di Davide Iannuzzo, operai Irisbus Iveco di Valle Ufita, che pubblichiamo di seguito:

“Probabilmente Gramsci avrebbe pronunciato queste stesse parole anche oggi riferendosi all’apatia con la quale sindacati, partiti, istituzioni, lasciano scivolare sempre più verso il basso i destini dei 700 operai Irisbus. E questo dramma che non è solo il nostro, poiché colpisce anche l’indotto, si sta consumando evidentemente e inesorabilmente sotto gli occhi di chi, invece, dovrebbe difenderci. Sotto gli occhi di chi, in questo modo, rinnega la propria storia , quella fatta di lotte, di diritti e di dignità. E invece oggi, tutti inermi e indifferenti lasciano che il male si abbatta sull’anello produttivo dell’Irpinia e non si accorgono che le vittime sono anche loro, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi è stato attivo e chi no. E si abbatte anche sui loro figli precludendo loro la possibilità di restare qui. E mentre ci abbandonano al nostro destino, i sindacati e i politici restano arroccati su vecchie logiche che gli impediscono di svolgere un ruolo attivo nell’evolvere del mondo del lavoro. E non hanno il coraggio di perseguire un diverso atteggiamento mentre sono solo scaduti nella resa alle “piazze” perché sono venduti ai padroni. Basta vedere il buco nell’acqua delle parole pronunciate durante l’assemblea dei lavoratori Irisbus da Enzo Masini, sindacalista nazionale Fiom, che richiamava ad azioni anche “eclatanti” cui non hanno seguito i fatti. L’assenza e il silenzio assordante infatti di tutte le sigle sindacali e di partito sia provinciali che nazionali (Cgil, Cisl, Uil , Ugl, Fismic) ha fatto più rumore della presenza di quei soliti operai non disposti a vendersi alle logiche degli stessi. Siamo stanchi,

dIrITTI NeGATI

62 | GIUGNO - LUGLIO | TU SI NAT IN ITALY | www.tusinatinitaly.it

Page 63: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

infatti, di essere utilizzati come burattini e mandati allo sbando a protestare inutilmente e semmai derisi dal territorio, dalle forze dell’ordine che addirittura ci scortano, e da quegli stessi operai che assistono da spettatori dall’alto delle loro poltrone casalinghe. Sindacati, istituzioni e partiti indifferenti, lontani e distanti dai problemi, rinchiusi in se stessi e autoreferenziali che continuano a curare esclusivamente i loro bacini di interesse elettorali senza muovere un dito per bloccare l’avanzata della desertificazione imprenditoriale che sta riducendo sempre più ad un lumicino la mappa degli insediamenti produttivi irpini. Ma più triste ancora è l’indifferenza della stessa classe operaia, indifferente a se stessa e la cui assenza riduce l’altro al nulla. I pochi operai che lottano e che non si arrendono vengono ridotti al nulla dai molti. Molti si lamentano pietosamente, tanti bestemmiano oscenamente, ma solo pochi lottano. Ad ogni azione di protesta i cuori che si sentono battere sono sempre gli stessi, quelli degli irriducibili che non demordono. Forse gli altri, la maggioranza, coloro che si sono arresi sperano nella forza di chi ostinatamente non vuole farsi portare via la propria dignità, il proprio futuro. O magari sono semplicemente “già sistemati” e restano spettatori indifferenti e assenteisti di quel terremoto del quale rimangono essi stessi vittime. Mi basterebbe soltanto che questi assenti si domandassero: se avessi fatto anche io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo? Noi ci crediamo e vogliamo dimostrare che non siamo zombi che camminano e chiediamo di spostare la vertenza nei luoghi decisionali, quelli in cui sindacati e partiti contano, scavalcando le logiche territoriali per dimostrare di poter ridare ancora un futuro ai lavoratori Irisbus e al suo indotto”.

www.tusinatinitaly.it | TU SI NAT IN ITALY | GIUGNO - LUGLIO | 63

Page 64: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

STOrIe dI emIGrANTI

64 | GIUGNO - LUGLIO | TU SI NAT IN ITALY | www.tusinatinitaly.it

Andretta, così vicini così lontani

Page 65: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

Andare via dal proprio paese d’origine non è mai semplice. E’ quasi sempre una necessità e ti costringere a dividere in due il tuo cuore. Una parte, infatti, continuerà sempre a battere in quel paesello in cui sei cresciuto, che magari hai odiato e che non ti ha mai offerto abbastanza. Tutte queste considerazioni negative spariscono d’un tratto quando ci si trova a dover emigrare. E allora non resta che ricucire il rapporto con la propria terra, anche se lontana, allungando un filo immaginario che unisca passato, presente e futuro. Un filo solido è quello che ha creato la comunità di Andretta con i proprio immigrati. Una comunità vastissima all’estero per questo paese che conta circa 2000 abitanti e che ne ha molti di più sparsi per il mondo. “ Contiamo moltissimi compaesani- spiega il sindaco Angelantonio Caruso- sia negli Stati Uniti che nel Canada. Sono due grosse comunità ben organizzate ed integrate nel tessuto sociale in cui si sono inserite. Si tratta di persone che non hanno mai perso i contatti con il proprio paese di provenienza e che fanno il possibile per continuare a vivere le iniziative storiche che riproponiamo qui in Irpinia”. Un esempio eccellente di quanto dice il sindaco è confermato dalla Comunità Andrettese Club di New York nato nel 1977 a New Rochelle N.W. per iniziativa di un gruppo di irpini che volevano, appunto, mantenere vive le tradizioni del proprio luogo d’origine allo scopo di trasmettere ai propri figli la cultura e la storia italiana. Da una costola del Club è nato il gruppo ‘I figli di Andretta’ che insieme collaborano per riaccendere al di là dell’oceano la scintilla del passato. Una delle iniziative maggiormente importanti che il Club ha creato è un giornale ‘La voce di Andretta in America’ che contribuisce ad alimentare lo scambio di informazioni tra Italia e Stati Uniti, diventando

Page 66: tusinatinitaly - n. 02 giugno-luglio 2012

una sorta di diario degli appuntamenti e allo stesso tempo un bollettino degli eventi che si svolgono nei due centri. “Uno dei momenti più emozionati- ha spiegato Caruso- è stata l’inaugurazione della Statua Dell’Emigrante che si trova proprio all’inizio del paese. L’opera è stata realizzata grazie ad una sottoscrizione fatta all’estero ed ha visto arrivare ad Andretta proprio il 25 agosto del 2011, giorno della cerimonia di inaugurazione, una folta delegazione di emigranti dal Canada, dal Sud America, dalla Svizzera e dal Belgio. Sono proprio questi i Paesi che ospitano le maggiori comunità andrettesi e con il quale manteniamo un rapporto costante e vivo”. Un flusso migratorio, quello che ha colpito Andretta, così come l’intera Irpinia, che ha praticamente dimezzato la popolazione locale “Dal 1991 al 2001- conferma il sindaco- abbiamo registrato circa 700 persone in meno, naturalmente nel dato bisogna includere anche i decessi ma la quantità di giovani che ha deciso di lasciare questa terra è davvero rilevante. Qualche anno fa il settore tessile ancora reggeva e riusciva a garantire un minimo di occupazione, oggi, purtroppo, la crisi del settore ha alimentato le difficoltà rendendo davvero difficile la permanenza in questa provincia”. Nonostante ciò il sindaco è ottimista, sottolineando come l’attaccamento dei connazionali all’estero possa diventare un esempio da seguire per amare maggiormente questa terra e magari sperare, restando, di renderla migliore e più vivibile “ I comuni- spiega Caruso- devono far rete. Serve l’unione delle forze e delle idee per venir fuori da un momento incredibilmente buio. Investire in queste zone può essere una via per la salvezza. Una nuova classe dirigente politica ed industriale può essere per l’Irpinia un’occasione di salvezza, le vertenze ci sono, è certo, ma è altrettanto vero che le difficoltà uniscono. La crisi può essere un’occasione per svegliarci dal torpore e riscoprire un nuovo senso civico coinvolgendo l’intera collettività”

66 | GIUGNO - LUGLIO | TU SI NAT IN ITALY | www.tusinatinitaly.it