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T.R.S. Ecologia S.r.l.
Caorso (Pc)
VERIFICA DI SCREENING V.I.A. ai sensi
dell’Art. 9 della L.R. 9/1999 e s.m.i.
B. STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE
Richiesta di Modifiche Non Sostanziali relative al Rimodellamento Superficiale
delle aree di stoccaggio dei rifiuti e alla Revisione di Prescrizione contenuta in
AIA
Luglio 2013
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INDICE
1 Premessa generale................................................................................... 3
1.1 Premessa.................................................................................................. 3
1.2 Inquadramento normativo ......................................................................... 5
2 Caratteristiche del progetto ..................................................................... 11
2.1 Alternative progettuali analizzate ............................................................ 12
3 Ubicazione del progetto .......................................................................... 14
3.1 Cumulo con altri progetti ......................................................................... 15
3.2 Utilizzazione attuale del territorio ............................................................ 18
3.3 Ricchezza relativa, qualità e capacità di rigenerazione delle risorse
naturali della zona................................................................................... 19
3.4 Capacità di carico dell’ambiente naturale ............................................... 20
3.5 Effetti dell’impianto, opera o intervento sulle limitrofe aree naturali protette
52
4 Caratteristiche dell’impatto potenziale .................................................... 53
4.1 Valutazione del rischio differenziale tra le alternative progettuali indagate
58
4.2 Portata dell’impatto ................................................................................. 78
4.3 Ordine di grandezza e della complessità dell’impatto ............................. 79
4.4 Probabilità dell’impatto............................................................................ 81
4.5 Durata, frequenza e reversibilità dell’impatto .......................................... 81
5 Conclusioni ............................................................................................. 82
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1 PREMESSA GENERALE
1.1 Premessa
La presente relazione è stata redatta a supporto della procedura di Verifica di
Screening VIA, richiesta dalla Provincia di Piacenza con Prot. n. 2013/43896 del
18.06.2013, per domanda di modifica non sostanziale all’AIA (Determina dirigenziale
n. 2206 del 07.11.2007 e smI).
“[…] si fa presente che l’intervento comporta la modifica di un impianto identificato al
punto B.2.56 dell’allegato B.2 alla L.R. 9/99 e, pertanto, ai sensi dell’art. 4 bis –
comma 1, lettera b), della medesima legge, dovrà essere assoggettato alla
preventiva verifica di screening.”1
La richiesta di modifica non sostanziale avanzata dalla Ditta prevede (1) il
rimodellamento superficiale delle aree di stoccaggio dei rifiuti e (2) la revisione della
seguente prescrizione contenuta nella D.D. n. 2206 del 07.11.2007 e smi.
“La ditta dovrà provvedere alla presentazione […] di idoneo progetto volto alla
realizzazione dell’impianto sopra indicato, da sottoporre all’esame tecnico per la sua
1 Estratto della nota Prot. n. 2013/43896 della Provincia di Piacenza
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approvazione. In alternativa alla modifica dell’impianto di trattamento delle acque di
dilavamento, la ditta potrebbe prevedere la realizzazione di una copertura dell’area di
piazzale posta sul retro del capannone esistente […]”2
L’indicazione sopra riportata evidenzia l’alternatività delle due proposte progettuali
costituite da (1) la realizzazione di un impianto chimico-fisico e (2) la realizzazione di
un sistema di copertura dell’area di deposito rifiuti.
Sulla base di quanto riportato all’interno della Circolare prot. n. 187404 del
01.08.2008 dell’Assessore all’Ambiente e allo Sviluppo Sostenibile della Regione
Emilia Romagna Lino Zanichelli si ritiene di considerare la scelta di realizzare la
tettoia invece dell’impianto chimico-fisico, come una “modifica non sostanziale”3. Si
ritiene, in particolare, che tale modifica assuma le caratteristiche di “non sostanziale”
sulla base dei punti di seguito riportati4:
� Modifiche che comportano la revisione delle prescrizioni contenute nell’AIA;
� Modifiche qualitative delle emissioni;
� Per le attività appartenenti al punto 5.4 il rimodellamento superficiale senza
modifica delle quote e dei volumi autorizzati.
In particolare, il presente documento è stato redatto in conformità a quanto richiesto
all’art. 9, comma 1, punto b) della L.R. n. 9/1999 e smi, di cui si riporta l’estratto:
“[…] Alla domanda sono allegati i seguenti documenti:
2 Determinazione Dirigenziale n. 2206/2007: Ditta TRS Ecologia Srl di Caorso. Autorizzazione Integrata Ambientale per la prosecuzione dell’attività di stoccaggio di rifiuti speciali e speciali pericolosi […]per l’impianto IPPC sito a Caorso (PC) – Via I Maggio, 34 – pag. 66 – Sezione D “Sezione di Adeguamento dell’impianto e sue condizioni di esercizio” al paragrafo D.1.2 Adeguamenti e prescrizioni dell’AIA 2206/07, poi sostituita dalla indicazione di realizzare l’impianto di trattamento chimico-fisico - Determinazione Dirigenziale n. 2431 del 28/12/2009. 3 Sulla base di quanto definito all’interno del paragrafo 1.2. della nota medesima (Circolare prot. n. 187404 del 01.08.2008 dell’Assessore all’Ambiente e allo Sviluppo Sostenibile Lino Zanichelli – Regione Emilia Romagna) 4 Circolare prot. n. 187404 del 01.08.2008 dell’Assessore all’Ambiente e allo Sviluppo Sostenibile Lino Zanichelli – Regione Emilia Romagna – pagg. 5-6
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[…]
b) lo studio ambientale preliminare relativo all’individuazione e valutazione degli
impatti ambientali del progetto, che evidenzi tra l’altro motivazioni, finalità e possibili
alternative di localizzazione d’intervento”.
Contestualmente siamo a richiedere che venga sospeso il termine fissato dalla
Determina n. 2431 del 28/12/2009 di otto mesi per la realizzazione dell’impianto di
depurazione chimico-fisico, approvato con determinazione n. 505 del 16/03/2012;
termine che decorre dalla data del rilascio del Permesso di Costruire n. 12/2010 del
14.01.2013 Prot. n. 353 del Comune di Caorso.
1.2 Inquadramento normativo
Nel presente capitolo viene riportato l’inquadramento normativo in materia di
valutazione di impatto ambientale, con particolare riferimento al:
• Quadro europeo;
• Quadro nazionale;
• Quadro regionale (Regione Emilia Romagna).
Quadro europeo
La Valutazione d’Impatto Ambientale è nata negli Stati Uniti nel 1969 con il National
Environment Policy Act (NEPA). In Europa tale procedura è stata introdotta con
l’emanazione della Direttiva Comunitaria 85/337/CEE del 27 giugno 19855,
Valutazione dell’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati)
concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e
privati, modificata in seguito con la direttive 97/11/CE e 2003/35/CEE.
5Valutazione dell’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati.
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Nella tabella seguente viene riportata la definizione di “valutazione di impatto
ambientale” riportata nella suddetta direttiva:
Tabella n. 1: definizione di Valutazione di impatto ambientale ai sensi della Direttiva Europea 85/337/CEE e smi.
Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) – Art. 3 Direttiva 85/337/Cee del 27 giugno 1985 e smi La valutazione dell'impatto ambientale individua, descrive e valuta, in modo appropriato, per ciascun caso particolare e a norma degli articoli da 4 a 11, gli effetti diretti e indiretti di un progetto sui seguenti fattori: - l'uomo, la fauna e la flora; - il suolo, l'acqua, l'aria, il clima e il paesaggio; - i beni materiali ed il patrimonio culturale - l'interazione tra i fattori di cui al primo, secondo e terzo trattino.
Quadro nazionale
A livello nazionale la Direttiva 337/85/CEE è stata recepita dal D.Lgs. n. 152/06
“Norme in materia ambientale”, modificato ed integrato relativamente alla Parte
Seconda, (1) dal D.Lgs. n. 04/08 “Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del
decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale” e (2)
dal D.lgs 128/2010 “Modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 3 aprile 2006, n.
152, recante norme in materia ambientale, a norma dell’articolo 12 della legge 18
giugno 2009, n. 69”.
All’art. 5 del D.Lgs n. 152/2006 e s.m.i. la V.I.A. viene definita come “[...] il
procedimento mediante il quale vengono preventivamente individuati gli effetti
sull'ambiente di un progetto, secondo le disposizioni di cui al titolo III della seconda
parte del presente decreto, ai fini dell'individuazione delle soluzioni più idonee al
perseguimento degli obiettivi di cui all'articolo 4, commi 3 e 4, lettera b).
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L’articolo 4, commi 3 e 4, del D.Lgs n. 152/2006 e s.m.i. disciplina quanto segue:
“[…] 3. La valutazione ambientale di piani, programmi e progetti ha la finalità di
assicurare che l'attività antropica sia compatibile con le condizioni per uno sviluppo
sostenibile, e quindi nel rispetto della capacità rigenerativa degli ecosistemi e delle
risorse, della salvaguardia della biodiversità e di un'equa distribuzione dei vantaggi
connessi all'attività economica. Per mezzo della stessa si affronta la determinazione
della valutazione preventiva integrata degli impatti ambientali nello svolgimento delle
attività normative e amministrative, di informazione ambientale, di pianificazione e
programmazione.
4. b) la valutazione ambientale dei progetti ha la finalità di proteggere la salute
umana, contribuire con un migliore ambiente alla qualità della vita, provvedere al
mantenimento delle specie e conservare la capacità di riproduzione dell'ecosistema
in quanto risorsa essenziale per la vita. A questo scopo, essa individua, descrive e
valuta, in modo appropriato, per ciascun caso particolare e secondo le disposizioni
del presente decreto, gli impatti diretti e indiretti di un progetto sui seguenti fattori:
1) l'uomo, la fauna e la flora;
2) il suolo, l'acqua, l'aria e il clima;
3) i beni materiali ed il patrimonio culturale;
4) l'interazione tra i fattori di cui sopra;
[…]”
La V.I.A. viene normata nello specifico nel Titolo III alla Parte II del D.Lgs n.
152/2006 e s.m.i. (artt. da 19 a 28) e comprende le seguenti fasi:
- lo svolgimento di una verifica di assoggettabilità limitatamente alle ipotesi di
cui all'art. 6, comma 7;
- la definizione dei contenuti dello studio di impatto ambientale;
- la presentazione e la pubblicazione del progetto;
- lo svolgimento di consultazioni;
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- la valutazione dello studio ambientale e degli esiti delle consultazioni;
- la decisione;
- l'informazione sulla decisione;
- il monitoraggio.
Con la fase di verifica di assoggettabilità alla V.I.A. si intende “la verifica attivata allo
scopo di valutare, ove previsto, se progetti possono avere un impatto significativo e
negativo sull'ambiente e devono essere sottoposti alla fase di valutazione secondo le
disposizioni del presente decreto”, come disciplinato dall’art. 5 del D.Lgs n. 152/06 e
s.m.i..
In particolare, la verifica di assoggettabilità alla V.I.A. viene eseguita ai sensi dell’art.
20 del D.Lgs n. 152/2006 e s.m.i. e si applica nel caso di progetti:
• Elencati nell’Allegato II che servono esclusivamente o essenzialmente per lo
sviluppo ed il collaudo di nuovi metodi o prodotti e non sono utilizzati per più di
due anni;
• Inerenti modifiche o estensioni dei progetti elencati negli allegati II che
possono produrre effetti negativi e significativi sull’ambiente, nonché quelli di
cui all’allegato IV secondo le modalità stabilite dalle Regioni e dalle Province
autonome.
L’Allegato V del D.Lgs. n. 152/2006 e s.m.i. stabilisce i contenuti minimi richiesti per
lo svolgimento della Verifica di assoggettabilità alla V.I.A..
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Quadro regionale
A livello regionale la Procedura di Valutazione dell’Impatto Ambientale è disciplinato
dalla L.R. n. 9/19996, modificata ed integrata da:
- L.R. 16 novembre 2000, n. 35;
- L.R. 6 luglio 2009, n. 6;
- L.R. 20 aprile 2012, n. 3;
- L.R. 26 luglio 2012, n. 9.
In particolare, la verifica di assoggettabilità alla V.I.A. è disciplinata dall’art. 9 della
L.R. sopra citata. Se ne riporta di seguito un estratto:
Tabella n. 2: Estratto della Legge Regionale Emilia Romagna 9/1999 relativa alla verifica di
assoggettabilità alla V.I.A.
Art. 9 – Procedura di Verifica (Screening) – L.R. n . 9/1999 e smi 1. Per i progetti assoggettati alla procedura di verifica (screening) ai sensi dell'articolo 4 bis, il proponente presenta domanda all'autorità competente ovvero al SUAP, ai sensi e secondo le modalità di cui all'articolo 20, comma 1, del decreto legislativo n. 152 del 2006. Alla domanda sono allegati i seguenti documenti: a) il progetto preliminare; b) lo studio ambientale preliminare relativo all'individuazione e valutazione degli impatti ambientali del progetto, che evidenzi tra l'altro motivazioni, finalità e possibili alternative di localizzazione e d'intervento; c) una relazione sulla conformità del progetto alle previsioni in materia urbanistica, ambientale e paesaggistica; d) la dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà ai sensi dell'articolo 47 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa. (Testo A)), del costo previsto di progettazione e realizzazione del progetto; e) la ricevuta di avvenuto pagamento delle spese istruttorie di cui all'articolo 28. 2. Entro quindici giorni dalla ricezione della domanda, l'autorità competente verifica la completezza della documentazione. Qualora la domanda risulti incompleta, l'autorità competente richiede al proponente la documentazione integrativa da presentare entro un termine non superiore a quindici giorni. In tal caso i termini del procedimento si intendono interrotti e ricominciano a decorrere dalla presentazione della documentazione integrativa. Qualora entro il termine stabilito il proponente non presenti la documentazione completa degli elementi mancanti, la domanda si intende ritirata. È fatta salva la facoltà per il proponente di richiedere una proroga, non superiore a trenta giorni, del termine per la presentazione della documentazione integrativa in ragione della complessità della
6 Legge Regionale n. 9/1999 del 18 maggio 1999 – Disciplina della procedura di valutazione dell’impatto ambientale
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Art. 9 – Procedura di Verifica (Screening) – L.R. n . 9/1999 e smi documentazione da presentare. L'esito positivo della verifica di completezza è immediatamente comunicato al proponente, ai fini del deposito degli elaborati nonché al SUAP. 3. Gli elaborati sono depositati, a cura del proponente, su supporto informatico, nonché, in considerazione della necessità di garantire, ai sensi dell'articolo 3, l'informazione e la partecipazione del pubblico, su supporto cartaceo, per quarantacinque giorni presso l'autorità competente e presso i comuni in cui è localizzato il progetto. Sul BURERT è pubblicato, a cura dell'autorità competente, l'avviso dell'avvenuto deposito nel quale sono specificati l'oggetto e la localizzazione del progetto, il proponente, l'indicazione dei luoghi e dei termini di deposito. Dell'avvenuto deposito è dato sintetico avviso all'albo pretorio dei comuni interessati. Sono inoltre pubblicati sul sito web dell'autorità competente i principali elaborati del progetto preliminare, lo studio preliminare ambientale e la relazione di cui al comma 1, lettera c). 4. Entro il termine di quarantacinque giorni dalla pubblicazione sul BURERT, chiunque può prendere visione degli elaborati depositati e può presentare osservazioni all'autorità competente. 5. L'autorità competente può, per una sola volta, nei quarantacinque giorni previsti dal comma 3, richiedere integrazioni documentali o chiarimenti al proponente. In tal caso, il proponente provvede a trasmettere la documentazione richiesta presso gli uffici di cui al comma 3 entro trenta giorni dalla ricezione della richiesta. 6. Il proponente può altresì presentare integrazioni volontarie al progetto, entro quindici giorni dalla scadenza del termine di cui al comma 3. 7. In qualunque fase della procedura, qualora ne ravvisi l'opportunità in relazione alle esigenze del procedimento, l'autorità competente convoca una conferenza di servizi preliminare con finalità istruttorie. Alla conferenza partecipano le province, i comuni e le amministrazioni interessate, per l'esame degli elaborati presentati e la verifica dei possibili effetti negativi e significativi sull'ambiente del progetto. 8. Ai sensi dell'articolo 10, comma 4, del decreto legislativo n. 152 del 2006, la procedura di verifica (screening) di cui al Titolo II può essere condotta, nel rispetto delle disposizioni della presente legge, nell'ambito della valutazione ambientale strategica (VAS). In tal caso le modalità di informazione del pubblico danno specifica evidenza della integrazione procedurale.
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2 CARATTERISTICHE DEL PROGETTO
Il progetto consiste nel rimodellamento superficiale delle aree di stoccaggio del
materiale mediante introduzione di sistemi di scaffalatura funzionali a migliorare (1) il
sistema di gestione e la rintracciabilità dei rifiuti e (2) le condizioni di operatività per il
personale presso l’impianto.
Per la descrizione dettagliata delle caratteristiche dell’intervento proposto, in
conformità a quanto richiesto dall’Art. 9 e dall’Allegato D della L.R. n. 9/1999 e smi, si
rimanda al documento “A. Progetto Preliminare” allegato alla presente.
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2.1 Alternative progettuali analizzate
La valutazione ambientale condotta all’interno del presente Studio Preliminare
Ambientale ha preso in considerazione non solo il progetto in esame, ma anche
l’”Alternativa Zero”, in conformità a quanto previsto dalla normativa nazionale e
regionale di riferimento (L.R. n. 9/99 e smi e D.Lgs. n. 152/06 e smi), costituita dallo
scenario che si configurerebbe nel caso in cui non si realizzasse il progetto di
copertura proposto con il presente screening, ma andrebbe realizzato il sistema di
depurazione chimico fisico previsto per l’impianto dalla Determinazione n. 505 del
16.03.2012 della Provincia di Piacenza.
Le alternative progettuali considerate nella presente analisi sono quelle indicate
all’interno della Autorizzazione Integrata Ambientale dell’impianto TRS Ecologia Srl7,
contenute nella sezione D “Sezione di Adeguamento dell’impianto e sue condizioni di
esercizio” al paragrafo D.1.2 dell’AIA originaria, Adeguamenti e prescrizioni, rispetto
allo scarico delle acque di dilavamento:
“La ditta dovrà provvedere alla presentazione […] di idoneo progetto volto alla
realizzazione dell’impianto sopra indicato, da sottoporre all’esame tecnico per la sua
approvazione. In alternativa alla modifica dell’impianto di trattamento delle acque di
dilavamento, la ditta potrebbe prevedere la realizzazione di una copertura dell’area di
piazzale posta sul retro del capannone esistente […]”8
7 Determinazione Dirigenziale n. 2206/2007: Ditta TRS Ecologia Srl di Caorso. Autorizzazione Integrata Ambientale per la prosecuzione dell’attività di stoccaggio di rifiuti speciali e speciali pericolosi […]per l’impianto IPPC sito a Caorso (PC) – Via I Maggio, 34 8 Determinazione Dirigenziale n. 2206/2007: Ditta TRS Ecologia Srl di Caorso. Autorizzazione Integrata Ambientale per la prosecuzione dell’attività di stoccaggio di rifiuti speciali e speciali pericolosi […]per l’impianto IPPC sito a Caorso (PC) – Via I Maggio, 34 – pag. 66
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Sulla base della possibilità di scelta tra più alternative, espressa all’interno
dell’estratto sopra riportato, sono stati valutati i potenziali rischi e gli impatti derivanti
dalle due soluzioni progettuali indicate.
In particolare, si è proceduto con la valutazione di n. 2 possibili scenari evolutivi
dell’impianto:
a. Alternativa 0 – realizzazione dell’impianto chimico fisico per la depurazione
delle acque dilavanti le aree di stoccaggio dei materiali;
b. Alternativa 1 – realizzazione del sistema di rimodellamento delle aree di
stoccaggio dei materiali mediante sistemi di scaffalatura.
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3 UBICAZIONE DEL PROGETTO
L’impianto in oggetto, di proprietà della ditta TRS Ecologia S.r.l., è ubicato in
Comune di Caorso, Provincia di Piacenza. Il sito si trova all’estremità dell’area
produttiva nella parte Nord-Est del centro abitato del Comune di Caorso e si affaccia
sulla Strada Provinciale n. 20 che collega Caorso con il Comune di Polignano.
L’area è inserita nella fascia centro-occidentale della Pianura Padana, che presenta
una morfologia piatta con una lieve pendenza verso il Fiume Po. In particolare, il sito
si trova ad un’altitudine di 43 m.s.l.m. con escursione variabile fino ai 48 m.s.l.m.
Figura n. 1: Localizzazione dell'impianto di stocca ggio TRS Ecologia S.r.l. (fonte: Google
Maps).
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La ditta è autorizzata con Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) di cui alla
Determina n. 2206 del 07/11/2007 e s.m.i. rilasciata dalla Provincia di Piacenza alle
operazioni di stoccaggio di rifiuti speciali e speciali pericolosi, definite secondo il
D.Lgs. n. 152/06 e s.m.i (allegati B e C alla parte IV):
- R13 : “Messa in riserva di rifiuti per sottoporli a una delle operazioni indicate
nei punti da R1 a R12 (escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta,
nel luogo in cui sono prodotti)”;
- D13: “Raggruppamento preliminare prima di una delle operazioni di cui ai
punti da D1 a D12”
- D15: “Deposito preliminare prima di una delle operazioni di cui ai punti da D1
a D14 (escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui
sono prodotti)”.
3.1 Cumulo con altri progetti
Al fine di valutare il cumulo con altri progetti, in conformità a quanto previsto
dall’Allegato D alla L.R. n. 9/1999 e smi e dall’Allegato V, Parte Seconda al D.Lgs. n.
152/06 e smi, all’interno del presente capitolo viene analizzata la presenza di altri
elementi di pressione nell’intorno dell’impianto oggetto della verifica di Screening
V.I.A..
Gli elementi di pressione ricercati, oltre ad appartenere alla tipologia dell’impianto in
esame (Impianto di trattamento rifiuti), fanno parte delle seguenti categorie: Impianti
chimici, Aeroporti, Cave, Discariche, Depuratori, Grandi strutture di vendita, Impianti
di trattamento metalli e Attività energetiche.
All’interno della tabella seguente si riporta la numerosità di ciascuna tipologia
all’interno dell’area di indagine e nell’immagine la relativa ubicazione. L’area di
indagine è un’area circolare di 2km di raggio, con baricentro posizionato
sull’impianto.
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Tabella n. 3: Elenco tipologico degli elementi di p ressione – Fonte: PPGR Provincia di
Piacenza, PTCP Provincia di Piacenza e PIAE Provinc ia di Piacenza.
Cod. Tipologia di elementi di vulnerabilità Numero di elementi presenti
all’interno dell’area di indagine
M1 Impianti chimici 0
M2 Aeroporti 0
M3 Cave 0
M4 Discariche 0
M5 Depuratori
1 – Depuratore del Torrente
Chiavenna
M6 Grandi strutture di vendita 1
M7 Impianti di trattamento metalli 0
M8 Impianti di trattamento rifiuti 1 – TRS Ecologia Srl
M9 Attività energetiche 0
Figura n. 2: Ubicazione degli elementi di pressione all'interno dell'area di indagine (area
circolare di raggio pari a 2km).
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Ampliando il raggio di analisi sino a ricoprire un’area circolare di 5km di raggio e
baricentrica rispetto all’impianto in esame, emerge la presenza di ulteriori n. 3
elementi di stressor appartenenti alla categoria “Impianti di trattamento rifiuti” e n.6
ulteriori impianti di depurazione.
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3.2 Utilizzazione attuale del territorio
L’area oggetto dell’intervento è attualmente interessata dalla presenza dell’impianto
di stoccaggio di rifiuti speciali e speciali pericolosi T.R.S. Ecologia S.r.l..
Secondo quanto indicato all’interno del PRG vigente, approvato con Delibera G.R. n.
2725 del 12/11/1996, l’area occupata dalla ditta TRS Ecologia S.r.l è definita come
“Zone D2: produttive esterne alla zona urbana” , disciplinata dall’art. 68 delle NTA
del PRG.
In particolare, l’art. 68 delle NTA del PRG definisce la Zona D2 “ le zone che
comprendono le aree a prevalente destinazione produttiva esistenti, esterne alla
zona urbana, le quali, in quanto già urbanizzate, non comportano la necessità di
intervento mediante Piano Urbanistico Esecutivo”.
La classificazione dell’area determinata dai nuovi strumenti urbanistici introdotti con
la L.R. n. 20/2000, ed in particolare dal Regolamento Urbanistico ed edilizio (RUE)
del Comune di Caorso, adottato con D.C.C. n. 39 del 06.08.2012, è definita come
segue:
APC2 – Aree specializzate per attività produttive e d assetto urbanistico
consolidato esterne alla zona urbana 9, ovvero “aree a prevalente destinazione
produttiva esistenti, esterne al centro edificato, le quali, in quanto già urbanizzate,
non comportano la necessità di intervento mediante Piano Urbanistico Attuativo” (art.
52 del RUE).
9 Tavola 09 del RUE del Comune di Caorso “Disciplina urbanistico edilizia dei centri urbani e del territorio rurale”
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3.3 Ricchezza relativa, qualità e capacità di rigen erazione
delle risorse naturali della zona
L’intervento proposto di rimodellamento superficiale delle aree di stoccaggio dei rifiuti
mediante scaffalature e realizzazione di sistema di copertura copri-scopri consente di
ottenere numerosi vantaggi sia di carattere gestionale che ambientale e, in
particolare, :
- Comporta un miglioramento delle condizioni di gestione dell’impianto;
- Comporta un miglioramento delle performances ambientali dell’impianto;
- Non comporta un ampliamento delle superfici interessate dall’impianto;
- Non comporta un aumento della potenzialità di trattamento.
Gli aspetti sopra specificati evidenziano che l’intervento non comporta un “impatto
significativo e negativo sull’ambiente”. Si ritiene di poter considerare pressoché nulle
possibili variazioni negative alla ricchezza relativa, alla qualità e alla capacità di
rigenerazione delle risorse naturali presenti nella zona. Si segnala, inoltre, l’assenza
di aree di particolare rilievo naturalistico entro 2000m dal baricentro dell’impianto.
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3.4 Capacità di carico dell’ambiente naturale
Nel presente paragrafo viene riportata una descrizione della capacità di carico
dell’ambiente naturale, con particolare attenzione alla presenza, all’interno di un’area
di indagine circolare di 2km di raggio e baricentrica rispetto all’impianto in esame
(superficie di circa 1.256 ha), delle seguenti zone e/o fattori ambientali:
- Zone umide;
- Zone costiere;
- Zone montuose e forestali;
- Riserve e parchi naturali;
- Zone classificate o protette dalla legislazione degli stati membri; zone protette
speciali designate in base alle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE;
- Zone nelle quali gli standard di qualità ambientale della legislazione
comunitaria sono già stati superati;
- Zone a forte densità demografica;
- Zone di importanza storica, culturale e archeologica;
- Aree demaniali dei fiumi, dei torrenti, dei laghi e delle acque pubbliche;
- Territori con produzione agricole di particolare qualità e tipicità di cui all’art. 21
del D.lgs. 18.05.2001, n. 228 (Orientamento e modernizzazione del settore
agricolo, a norma dell’art. 7 della L. 5 marzo 2001, n. 57);
- Effetti dell’impianto, opera o intervento sulle limitrofe aree naturali protette.
Ciascun elemento di vulnerabilità sopra elencato è stato analizzato mediante la
consultazione degli elenchi e cartografie disponibili; di seguito si riporta una
schematizzazione delle fonti di riferimento utilizzate:
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Tabella n. 4: Elenco tipologico degli elementi di v ulnerabilità analizzati con indicazione della
relativa fonte di riferimento.
Cod. Tipologia di elementi di vulnerabilità Estensione all’interno
dell’area di indagine
Fonte Cartografica di
riferimento
K 1 Zone Umide 0,0 ha Portale Cartografico Nazionale - RAMSAR
K 2 Zone Costiere 0,0 ha Portale Cartografico Nazionale – Linee di costa
K 3 Zone Montuose 0,0 ha Analisi della quota sul
livello del mare dell’area in esame (Google Earth)
K 4 Zone forestali 25,4 ha PTCP della Provincia di Piacenza
Riserve e parchi naturali 0,0 ha
K 5 Zone classificate o protette dalla
legislazione degli stati membri 0,0 ha
Portale Cartografico Nazionale – Aree Protette
K 6 SIC e ZPS 0,0 ha
PTCP della Provincia di Piacenza – Portale
Cartografico Nazionale (SIC e ZPS)
K 7
Zone nelle quali gli standard di qualità
ambientale della legislazione comunitaria
sono già stati superati
L’area del Comune di Caorso è classificata come
“Agglomerato” PPRTQA
K 8 Zone a forte densità demografica 65,39 ha
Portale Cartografico Nazionale – Corine Land Cover 2006 – Livello 2:
Aree Urbanizzate Zone di importanza storica, culturale o
archeologica 5,88 ha PTCP della Provincia di
Piacenza K 9
Insediamenti storici 0,02 ha PTCP della Provincia di Piacenza
Reticolo idrico, laghi e fasce di tutela Presenza del Torrente
Chiavenna PTCP della Provincia di
Piacenza
Fascia A del PAI = 60,32 ha
Fascia B del PAI = 33,41 ha
K 10
Fasce di tutela fluviale
Fascia C del PAI = 1073,11 ha
PTCP della Provincia di Piacenza
K 11
Territori con produzioni agricole di
particolare qualità e tipicità – Aree
agricole di pregio
1146,98 ha
Portale Cartografico Nazionale – Corine Land Cover 2006 – Livello 2: Seminativi - PTCP della Provincia di Piacenza
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3.4.1 Zone Umide
All’interno del presente paragrafo viene riportato l’esito della ricerca di “Zone Umide”
all’interno dell’area di indagine selezionata per la presente verifica di assoggettabilità
alla V.I.A. (area di indagine circolare di 2km di raggio e baricentrica rispetto
all’impianto in esame).
La cartografia consultata è stata reperita dal Portale Cartografico Nazionale ed è
relativa alle zone umide individuate secondo la convenzione di RAMSAR (Iran,
1971), durante la quale sono stati individuate zone umide di importanza
internazionale, soprattutto come habitat degli uccelli acquatici.
Come emerge dalla mappa sotto riportata, all’interno dell’area indagata non si rileva
la presenza di zone umide.
Figura n. 3: Zone umide all'interno dell'area di in dagine (area di indagine circolare di 2km di
raggio e baricentrica rispetto all’impianto in esam e).
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3.4.2 Zone Costiere
All’interno del presente paragrafo viene riportato l’esito della ricerca di “Zone
Costiere” all’interno dell’area di indagine selezionata per la presente verifica di
assoggettabilità alla V.I.A. (area di indagine circolare di 2km di raggio e baricentrica
rispetto all’impianto in esame).
La cartografia consultata è stata reperita dal Portale Cartografico Nazionale ed è
relativa alle linee di costa individuate sul territorio nazionale.
Come emerge dalla mappa sotto riportata, all’interno dell’area indagata non si rileva
la presenza di zone costiere.
Figura n. 4: Zone costiere all'interno dell'area di indagine (area di indagine circolare di 2km di
raggio e baricentrica rispetto all’impianto in esam e)..
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3.4.3 Zone Montuose
All’interno del presente paragrafo viene riportato l’esito della ricerca di “Zone
Montuose” all’interno dell’area di indagine selezionata per la presente verifica di
assoggettabilità alla V.I.A. (area di indagine circolare di 2km di raggio e baricentrica
rispetto all’impianto in esame).
La valutazione di tali aree è stata effettuata prendendo in considerazione la
definizione ISTAT di zone montuose, ovvero “Territorio caratterizzato dalla presenza
di notevoli masse rilevate aventi altitudini, di norma, non inferiori a 600m dell’Italia
Settentrionale e 700m nell’Italia centro-meridionale e insulare”.
L’area è stata analizzata mediante l’impiego del software Google Earth, in
particolare, verificando la profilazione altimetrica di una sezione di territorio di seguito
riportata.
La quota media del terreno rispetto al livello medio mare è pari ad un valore di circa
45m. Non si ritiene, pertanto, di considerare tale area interessata dalla presenza di
zone montuose.
Figura n. 5: Analisi del profilo orografico dell’ar ea in esame (area di indagine circolare di 2km
di raggio e baricentrica rispetto all’impianto in e same)..
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3.4.4 Zone Forestali
All’interno del presente paragrafo viene riportato l’esito della ricerca di “Zone
Forestali” all’interno dell’area di indagine selezionata per la presente verifica di
assoggettabilità alla V.I.A. (area di indagine circolare di 2km di raggio e baricentrica
rispetto all’impianto in esame).
La cartografia consultata è stata reperita dal Piano Territoriale di Coordinamento
Provinciale della Provincia di Piacenza. La documentazione cartografica è stata
importata all’interno del sistema informativo territoriale DCGIS per la determinazione
delle superfici presenti nell’area nell’intorno dell’impianto in esame. La superficie
interessata dalla presenza di zone forestali all’interno dell’area di indagine è pari a
circa 25.4 ha.
Figura n. 6: Zone forestali all'interno dell'area d i indagine (area di indagine circolare di 2km di
raggio e baricentrica rispetto all’impianto in esam e).
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3.4.5 Aree Protette
All’interno del presente paragrafo viene riportato l’esito della ricerca di “Aree Protette”
all’interno dell’area di indagine selezionata per la presente verifica di assoggettabilità
alla V.I.A. (area di indagine circolare di 2km di raggio e baricentrica rispetto
all’impianto in esame).
Con Aree protette si intendono le seguenti categorie di zone protette dalla
legislazione italiana e riportate all’interno del Portale Cartografico Nazionale:
- Riserve Marine;
- Parchi Naturali;
- Parchi Nazionali;
- Parchi di Interesse Minore;
- Riserve Naturali.
Non si riscontra la presenza di elementi così classificati all’interno dell’area indagata.
Figura n. 7: Aree Protette all'interno dell'area di indagine (area di indagine circolare di 2km di
raggio e baricentrica rispetto all’impianto in esam e).
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3.4.6 SIC-ZPS
All’interno del presente paragrafo viene riportato l’esito della ricerca di “Siti di
Interesse Comunitario e Zone di Protezione Speciale” all’interno dell’area di indagine
selezionata per la presente verifica di assoggettabilità alla V.I.A. (area di indagine
circolare di 2km di raggio e baricentrica rispetto all’impianto in esame).
Tale cartografia è stata analizzata sia rispetto alla fonte cartografica Nazionale
(Portale Cartografico Nazionale) che alla cartografia della Provincia di Piacenza
(PTCP della Provincia di Piacenza). Dagli esiti dell’analisi emerge che, entro 2000m
dal baricentro dell’impianto, non si rileva la presenza di SIC e ZPS.
Figura n. 8: SIC e ZPS all'interno dell'area di ind agine.
Al fine di analizzare il contesto pianificatorio ed ambientale di più ampio interesse è
stata verificata la presenza di SIC e ZPS all’interno del Comune di Caorso. Il territorio
comunale, congiuntamente ai comuni di Monticelli d'Ongina, Piacenza, Calendasco,
Castelvetro Piacentino, Rottofreno, Sarmato e Castel San Giovanni, è interessato
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dalla presenza di un sito Rete Natura 2000: il SIC/ZPS IT4010018 Fiume Po da Rio
Boriacco a Bosco Ospizio.
Tale sito interessa il territorio di Caorso per 883 ha (su 5.673 ha totali10), occupando
circa il 22% della superficie comunale. L’area è interessata dalla presenza di:
- N. 6 habitat di interesse comunitario;
- Presenze floristiche di grande pregio legate in particolare ad ambienti
acquatici con vegetazione sommersa o galleggiante;
- N. 9 specie di Mammalofauna;
- N. 14 specie nidificanti dell’Avifauna;
- N. 8 specie di Rettili e n. 6 di anfibi (Erpetofauna);
- N. 9 specie di cui n. 2 prioritarie dell’Ittiofauna.
Come si evince dall’immagine seguente, l’area interessata dall’impianto TRS
Ecologia S.r.l. non interferisce direttamente con il sito Rete Natura 2000 e dista da
esso più di 2000m. In particolare, nell’immagine seguente, si riporta la verifica della
presenza di SIC e ZPS entro 2500m dal baricentro aziendale.
10 Come individuato all’interno della D.g.R. n. 512 del 20/04/2009, “Aggiornamento dell’elenco e della perimetrazione delle aree SIC e ZPS della Regione Emilia Romagna”
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Figura n. 9: SIC e ZPS all'interno di un’area di in dagine circolare e baricentrica di raggio pari a
2500m.
Figura n. 10: Estratto tavola Sito Rete Natura 2000 “IT4010018 Fiume Po da Rio Boriacco a
Bosco Ospizio (Cartografia vigente dal 10 gennaio 2 011 (Decisione della Commissione
Europea 2011/64/UE).
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3.4.7 Zone nelle quali gli standard di qualità ambi entale della
legislazione comunitaria sono già stati superati
Il Piano provinciale di Risanamento e Tutela della Qualità dell’aria, approvato con
delibera C.P. del 15/10/2007, classifica il Comune di Caorso come “Agglomerato”11,
ovvero, secondo quanto contenuto nell’art.3 delle NTA, quella “porzione di zona A
dove è particolarmente elevato il rischio di superamento del valore limite e/o delle
soglie di allarme. Per gli agglomerati occorre predisporre piani di azione a breve
termine per la diminuzione di tale rischio”.
Il Comune di Caorso è classificato dal PPRTQA12 come “Agglomerato”, ovvero
“quella porzione di zona A dove è particolarmente elevato il rischio di superamento
del valore limite e/o delle soglie di allarme. Per gli agglomerati occorre predisporre
piani di azione a breve termine per la diminuzione di tale rischio”.13
Per quanto concerne lo stato della qualità dell’aria, dagli esiti contenuti nel Rapporto
2011 – La qualità dell’aria nella Provincia di Piacenza14, il territorio della provincia
piacentina può essere descritto come segue:
- Il 2011 ha fatto registrare valori di polveri fini PM2,5 e PM10, in generale, più
elevati dell’anno precedente, anche in conseguenza delle condizioni
meteorologiche, particolarmente favorevoli all’accumulo degli inquinanti, che
hanno caratterizzato soprattutto l’ultimo bimestre dell’anno. Per il PM2,5 in
tutte le stazioni, tranne Besenzone, viene superato il valore obiettivo pari a 25
µg/m3, che coincide con il valore limite in vigore dal 2015. Le medie annuali
del PM10 aumentano, e per ciò che concerne l’area urbana, si collocano tutte
11 Zonizzazione approvata con atto G.P. n. 32 del 10/03/2004. 12 Piano provinciale di risanamento e tutela della qualità dell’aria (PPRTQA) della Provincia di Piacenza, approvato con delibera C.P. del 15/10/2007. 13 Art. 3 delle NTA del PPRTQA della Provincia di Piacenza. 14 “La qualità dell’aria nella Provincia di Piacenza – Rapporto 2011” ARPA Emilia Romagna – Sezione Provinciale di Piacenza, rev. 29/06/2012.
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entro un intervallo di valori piuttosto contenuto, da 34 µg/m3 nella stazione
locale di Montale a 41 µg/m3 nella stazione locale di Gerbido, unica stazione
in cui si registra il superamento del valore limite (40 µg/m3).
- Per il biossido d’azoto, NO2, nell’ultimo quinquennio sembra evidenziarsi per il
valore medio annuo un trend in lieve diminuzione; rispetto al 2011, nel
complesso la situazione risulta sostanzialmente invariata, con il superamento
del limite sulla media annuale per la stazione regionale da traffico Piacenza -
Giordani-Farnese e per la stazione locale di Piacenza-Ceno. Le elaborazioni
statistiche evidenziano come, mediamente, i valori più elevati di NO2 si rilevino
presso le stazioni direttamente influenzate da sorgenti di inquinamento, ma
l’inquinante risulta comunque diffuso su tutto il territorio provinciale, fatta
eccezione per la stazione di fondo rurale remoto di Corte Brugnatella.
- Per ciò che concerne l’ozono, O3, tipico inquinante estivo di area vasta, i dati
mostrano una situazione di criticità diffusa a scala provinciale, con il
superamento della soglia di informazione in tutte le stazioni di misura, ad
esclusione di Lugagnano; il mese più critico è agosto.
- Per quanto riguarda l’anno 2012, dagli esiti contenuti nel documento “Rete di
monitoraggio della qualità dell’aria della Provincia di Piacenza – Polveri sottili
PM10 e PM2.5 – 2012 – elaborazioni preliminari”15, emerge quanto segue:
o Il numero di superamenti del valore limite giornaliero del PM10 (50
µg/m3) registrati nel 2012 è maggiore dei 35 consentiti dal D.Lgs.
155/2010 in tutte le stazioni di monitoraggio, ad eccezione di
Lugagnano (24 superamenti) e Corte Brugnatella (nessun
superamento): rispetto all’anno precedente la situazione risulta
sostanzialmente stabile. Il numero di superamenti del limite giornaliero
costituisce l’indicatore che meglio evidenzia la problematicità dal punto
di vista ambientale per l’inquinante in esame, in particolare
15 Fonte: “Rete di monitoraggio della qualità dell’aria della Provincia di Piacenza – Polveri sottili PM10 e PM2.5 – 2012 – elaborazioni preliminari” – ARPA Emilia Romagna – Area Monitoraggio e Valutazione Aria – Servizio Sistemi Ambientali – Sezione di Piacenza
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nell’agglomerato urbano: la stazione da traffico (Piacenza – Giordani
Farnese) presenta più del doppio degli sforamenti consentiti, ma anche
la stazione di fondo urbano (Piacenza – Parco Montecucco) - con 61
superamenti - testimonia una situazione di criticità diffusa.
o Anche i valori delle medie annuali rimangono pressoché invariati
rispetto all’anno precedente e, in molte stazioni di misura, risultano
prossimi al valore limite (40 µg/m3) fissato dal D.Lgs. 155/2010, che
non viene tuttavia superato in nessuno dei punti di monitoraggio. Come
prevedibile, il valore medio più basso è quello della stazione di fondo
rurale remoto di Corte Brugnatella (media annuale pari a 13 µg/m3),
collocata in un’area non direttamente influenzata da sorgenti di
inquinamento.
o Le medie annuali per il PM2,5 sono sostanzialmente invariate rispetto
all’anno precedente e risultano, per tutte le stazioni di monitoraggio,
superiori o uguali a 25 µg/m3, attuale valore obiettivo e valore limite
annuo in vigore dal 01/01/2015 (D.Lgs. 155/2010); in tutti i punti di
misura, ad esclusione della stazione locale industriale di Gerbido (dove
i dati di PM2,5 sono rilevati a partire dall’agosto 2011), risulta invece
rispettato il valore di 27 µg/m3, limite + margine di tolleranza, che si
applica per il 2012.
Per quanto concerne il Comune di Caorso, sono state effettuate campagne di
monitoraggio nel corso degli anni 2009, 2010, e 2012.
Campagna di monitoraggio 2009
Il primo periodo di indagine, avviato il 17/03/2009 e concluso il 01/04/2009, è stato
effettuato nei seguenti punti di misura:
- Punto 1 : Strada Provinciale n. 30 – campionatore sequenziale: PM10;
- Punto 2 : Centro Sportivo Via Fermi – laboratorio mobile: PM10 (µg/m3), NO,
NO2 (µg/m3), CO (mg/m3), SO2 (µg/m3), O3 (µg/m3), Temperatura (°C),
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Umidità relativa (%), Pressione (mbar), Radiazione solare totale (mW/cm2),
Velocità del vento (m/s), Direzione del vento (°).
Figura n. 11: Localizzazione punti di campionament o monitoraggio qualità dell’aria 2009.
Nelle tabelle che seguono sono riportati gli esiti del monitoraggio per i due punti
analizzati:
Tabella n. 5: Esiti del monitoraggio – punto 1 16.
Punto 1
Parametro Valore
massimo
Valore
medio
N.
superamenti
N. giorni di
superamento
PM10 (µg/m3) medie di 24 ore 60 25 2 2
16 Fonte: Relazione Tecnica “Indagine sull’inquinamento atmosferico” Comune Caorso Anno 2009.
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Tabella n. 6: Esiti del monitoraggio – punto 2 17.
Punto 2
Parametro Valore
massimo
Valore
medio
N.
superamenti
N. giorni di
superamento
PM10 (µg/m3) medie di 24 ore 70 25 32 2
NO2 (µg/m3) medie orarie 93 15 0 0
NO (µg/m3) medie orarie 132 9 0 0
SO2 (µg/m3) medie orarie 9 1 0 0
O3 (µg/m3) medie orarie 111 50 0 0
CO (mg/m3) 0,7 0,2 0 0
17 Fonte: Relazione Tecnica “Indagine sull’inquinamento atmosferico” Comune Caorso Anno 2009.
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Campagna di monitoraggio 2010
Relativamente al secondo periodo, le indagini, avviate il 09/11/2010 e concluse il
23/11/2010, sono state effettuate nel seguente punto:
- Punto 1 : Piazza IV Novembre – laboratorio mobile.
Figura n. 12: Localizzazione punto di misura monito raggio qualità dell’aria 2010.
Nella tabella che segue sono riassunti gli esiti del monitoraggio:
Tabella n. 7: Esiti del monitoraggio 18.
Parametro Valore
massimo
Valore
medio
N.
superamenti
N. giorni di
superamento
PM10 (µg/m3) medie di 24 ore 98 48 6 6
NO2 (µg/m3) medie orarie 77 37 0 -
18 “La qualità dell’aria nella provincia di Piacenza” – Rapporto 2010; ARPA Emilia Romagna,
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CO (mg/m3) medie orarie 1,5 0,6 0 -
SO2 (µg/m3) medie orarie 7 1 0 -
O3 (µg/m3) medie orarie 50 8 0 0
media mobile di 8 ore
Campagna di monitoraggio 2012
Relativamente al terzo periodo, le indagini, avviate il 05/11/2012 e concluse il
23/11/2012 - 27/11/2012, sono state effettuate nei seguenti punti:
- Punto A : Piazza IV Novembre – laboratorio mobile: PM10 (µg/m3), NO, NO2
(µg/m3), CO (mg/m3), SO2 (µg/m3), O3 (µg/m3), Temperatura (°C), Umidità
relativa (%), Pressione (mbar), Radiazione solare totale (mW/cm2), Velocità
del vento (m/s), Direzione del vento (°), Precipitazioni giornaliere (mm).
- Punto B : Località Fossadello – Via Caorsana 28 – campionatore sequenziale:
PM10;
-
Figura n. 13: Localizzazione punti di campionamento monitoraggio qualità dell’aria 2012.
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Nella tabella che segue sono riassunti gli esiti del monitoraggio:
Tabella n. 8: Esiti del monitoraggio – PUNTO A 19.
Parametro Valore
massimo
Valore
medio
N.
superamenti
N. giorni di
superamento
PM10 (µg/m3) medie di 24 ore 77 51 9 9
NO2 (µg/m3) medie orarie 90 39 0 --
CO (mg/m3) medie orarie 1,4 0,5 0 --
SO2 (µg/m3) medie orarie 36 14 0 --
O3 (µg/m3) medie orarie 50 8 0 0
Tabella n. 9: Esiti del monitoraggio – PUNTO B 20.
Parametro Valore
massimo
Valore
medio
N.
superamenti
N. giorni di
superamento
PM10 (µg/m3) medie di 24 ore
Periodo 05-23/11/2012 96 62 13 13
PM10 (µg/m3) medie di 24 ore
Periodo 05-26/11/2012 115 69 17 17
Nell’art. 1 delle NTA, inoltre, è riportato che “ai sensi del D.Lgs n. 351/1999 […]
nell’Agglomerato devono essere raggiunti i valori limite per gli inquinanti normati dal
D.M. 60/2002 entro i termini previsti dal D.M. stesso”.
19 “Indagine sull’inquinamento atmosferico – Comune di Caorso – anno 2012” – ARPA Emilia Romagna, Sezione di Piacenza 20 “Indagine sull’inquinamento atmosferico – Comune di Caorso – anno 2012” – ARPA Emilia Romagna, Sezione di Piacenza
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3.4.8 Zone a forte densità demografica
All’interno del presente paragrafo vengono analizzate le “Aree Urbanizzate”
all’interno dell’area di indagine selezionata per la presente verifica di assoggettabilità
alla V.I.A. (area di indagine circolare di 2km di raggio e baricentrica rispetto
all’impianto in esame).
Con Aree Urbanizzate si intendono quelle cartografate nell’ambito del progetto
Corine Land Cover (2006) e classificate al Livello 2 (“Aree Urbanizzate”).
L’area di indagine è interessata dalla presenza di 65.39 ha di Aree Urbanizzate. Tali
aree vengono rappresentate nella figura seguente.
Figura n. 14: Aree Urbanizzate all'interno dell'are a di indagine (area di indagine circolare di 2km
di raggio e baricentrica rispetto all’impianto in e same).
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3.4.9 Zone di importanza storica culturale o archeo logica
All’interno del presente paragrafo vengono analizzate le “Zone di importanza storica
culturale e archeologica” all’interno dell’area di indagine selezionata per la presente
verifica di assoggettabilità alla V.I.A. (area di indagine circolare di 2km di raggio e
baricentrica rispetto all’impianto in esame).
La cartografia consultata è stata reperita dal Piano Territoriale di Coordinamento
Provinciale della Provincia di Piacenza.
Nell’area indagata si riscontra la presenza di zone di importanza storica, culturale o
archeologica per un’estensione pari a circa 5.90ha.
Figura n. 15: Zone archeologiche all'interno dell'a rea di indagine (area di indagine circolare di
2km di raggio e baricentrica rispetto all’impianto in
esame).
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3.4.10 Aree demaniali dei fiumi, dei torrenti, dei laghi e delle
acque pubbliche
All’interno del presente paragrafo viene riportato l’esito della ricerca di elementi del
reticolo idrico e delle fasce di tutela fluviale all’interno dell’area di indagine
selezionata per la presente verifica di assoggettabilità alla V.I.A. (area di indagine
circolare di 2km di raggio e baricentrica rispetto all’impianto in esame).
La cartografia consultata è stata reperita dal Piano Territoriale di Coordinamento
Provinciale della Provincia di Piacenza.
Figura n. 16: Fasce di tutela fluviale all'interno dell'area di indagine (area di indagine circolare
di 2km di raggio e baricentrica rispetto all’impian to in esame).
Di seguito viene riportato un approfondimento relativamente allo stato di qualità delle
acque superficiali e delle acque sotterranee dell’area oggetto di analisi.
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3.4.10.1 Le acque superficiali
Il corso d’acqua principale che interessa il territorio di studio è rappresentato dal
Torrente Chiavenna, il cui bacino, di piccole dimensioni, raccoglie anche le acque dei
torrenti Riglio e Chero.
Il bacino si colloca nella parte orientale del territorio della Provincia di Piacenza,
inserito rispettivamente tra i bacini del Nure, a ovest, e dell’Arda e del Taro, a est,
che chiudono la parte strettamente montana del territorio.
Figura n. 17: Bacino del Fiume Chiavenna.
Il bacino ha una superficie complessiva di circa 340 km2, 42% dei quali in ambito
montano e rappresenta circa lo 0,5% della superficie dell’intero bacino del fiume Po.
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Il torrente Chiavenna ha origine nella zona di media montagna della provincia di
Piacenza, dalla falda nord-est del monte Taverne (806 m.s.l.m.) e confluisce nel Po
all'altezza del Comune di Caorso.
Il reticolo idrografico principale è costituito dai tre corsi d’acqua (Chiavenna, Riglio e
Chero) che scorrono in bacini idrografici di forma stretta e allungata.
Il reticolo idrografico secondario, poco articolato e per gran parte artificiale, è
sviluppato prevalentemente nella parte di pianura, con andamento preferenziale
parallelo alle aste principali.
Il bacino idrografico del Chiavenna, sviluppandosi prevalentemente in zone di bassa
collina e di pianura, è interessato da un regime di precipitazioni intense di entità più
modesta rispetto a quelli adiacenti. Tale situazione, unita alle caratteristiche
morfologiche, dà pertanto luogo a dei deflussi unitari di piena sensibilmente più
modesti rispetto ai bacini circostanti.
Per quanto concerne le aree di interesse naturalistico che interessano il bacino del
Torrente Chiavenna, si possono annoverare:
- La riserva naturale geologica del piacenziano, con particolare riferimento alle
zone denominate: Rio Rosello; Val Chero; Calanchi del Rio Carbonaio;
Voragine; Calanchi del Rio Stramonte;
- Il biotopo di interesse naturalistico Castell’Arquato;
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3.4.10.2 Le acque sotterranee
La falda del Comune di Caorso si trova ad una quota media variabile dai 48 m.s.l.m.
nella porzione sud orientale, ad una quota di 41 m.s.l.m. nella porzione nord
orientale.
La soggiacenza della falda varia tra un massimo di 3 m ad un minimo di 1 m nelle
vicinanze del fiume Po. Anche il gradiente idraulico presenta caratteristiche variabili
da nord a sud, variando dal 3% nella zona più a sud, allo 0,5 – 1% nella parte più
settentrionale.
La direzione media prevalente della falda è nord – nordest21.
Per quanto concerne le caratteristiche qualitative delle acque sotterranee, l’analisi è
stata condotta avvalendosi dei risultati delle attività di monitoraggio eseguite da Arpa
nel corso dell’anno 2009, contenuti nel documento “Report dei dati anno 2009 - Rete
di monitoraggio della qualità delle acque sotterranee della provincia di Piacenza”
(dicembre 2010).
In particolare, sono stati analizzati per il bacino del Torrente Chiavenna:
- Stato quali – quantitativo delle acque sotterranee (SQuAS)
- Stato chimico delle acque sotterranee (SCAS);
- Stato ambientale delle acque sotterranee (SAAS)
Stato Quantitativo delle Acque Sotterranee (SQuAS)
Lo Stato Quantitativo delle Acque Sotterranee (SQuAS) si basa sulle alterazioni
misurate o previste delle condizioni di equilibrio idrogeologico di un corpo idrico,
definite come condizioni nelle quali le estrazioni o le alterazioni della velocità naturale
di ricarica sono sostenibili per il lungo periodo. Lo SQuAS viene determinato con
frequenza triennale: nel 2002, 2005 e nel 2008, sulla base delle misure
21 Fonte: “Relazione geologica” allegata al PSC del Comune di Caorso – maggio 2012 - Dott. Geol. Mario Archilli.
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piezometriche, che risalgono, per alcuni pozzi, al 1976, anno di prima attivazione
della rete regionale di monitoraggio quantitativa.
Lo Stato Quantitativo delle Acque Sotterranee (SQuAS) dei corpi idrici significativi
è definito da quattro classi (A, B, C, D), descritte nella tabella seguente.
Tabella n. 10: Classificazione dello stato quali-qu antitativo delle acque sotterranee.
Stato Quali - quantitativo delle Acque Sotterranee (SQuAS).
CLASSE DESCRIZIONE
CLASSE A L’impatto antropico è nullo o trascurabile con condizioni di equilibrio idrogeologico. Le estrazioni di
acqua o alterazioni della velocità naturale di ravvenamento sono sostenibili sul lungo periodo.
CLASSE B L’impatto antropico è ridotto, vi sono moderate condizioni di disequilibrio del bilancio idrico, senza che
tuttavia ciò produca una condizione di sovrasfruttamento, consentendo un uso della risorsa e
sostenibile sul lungo periodo.
CLASSE C Impatto antropico significativo con notevole incidenza dell’uso sulla disponibilità della risorsa
evidenziata da rilevanti modificazioni agli indicatori generali sopraesposti.
CLASSE D Impatto antropico nullo o trascurabile, ma con presenza di complessi idrogeologici con intrinseche
caratteristiche di scarsa potenzialità idrica.
Figura n. 18: Stato quali-quantitativo delle acque sotterranee 22.
22 Report dei dati anno 2009 - Rete di monitoraggio della qualità delle acque sotterranee della provincia di Piacenza - Servizio Sistemi Ambientali – Sezione Provinciale ARPA PIACENZA – Dicembre 2010
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Come emerge dalla figura sopra riportata, emerge che:
- N. 2 pozzi dell’unità idrogeologica del torrente Chiavenna appartengono alla
classe C;
- N. 1 pozzo dell’unità idrogeologica del torrente Chiavenna appartiene alla
classe B.
Stato chimico delle acque sotterranee (SCAS)
L’indice dello stato chimico delle acque sotterranee (SCAS) esprime in maniera
sintetica la qualità chimica delle acque di falda, basandosi sulla determinazione di
sette parametri di base (conducibilità elettrica, cloruri, manganese, ferro, nitrati,
solfati e ione ammonio) ed altri inquinanti organici e inorganici, detti addizionali, scelti
in relazione all’uso del suolo e alle attività antropiche presenti sul territorio.
L’indice è articolato in cinque classi di qualità in cui la classe 1 significa assenza di
impatto antropico e la 4 impatto antropico rilevante. È inoltre prevista una classe 0
per uno “stato particolare” della falda, dovuto alla presenza di inquinanti inorganici di
origine naturale.
Tabella n. 11: Classificazione dello stato chimico delle acque sotterranee.
Stato Chimico delle Acque Sotterranee (SCAS).
CLASSE DESCRIZIONE
CLASSE 1 Impatto antropico nullo o trascurabile con pregiate caratteristiche idrochimiche
CLASSE 2 Impatto antropico ridotto e sostenibile sul lungo periodo e con buone caratteristiche idrochimiche
CLASSE 3 Impatto antropico significativo e con caratteristiche idrochimiche generalmente buone, ma con alcuni
segnali di compromissione
CLASSE 4 Impatto antropico rilevante con caratteristiche idrochimiche scadenti
CLASSE 0 Impatto antropico nullo o trascurabile ma con particolari facies idrochimiche naturali in concentrazioni al
di sopra del valore della Classe 3
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Figura n. 19: Stato quali-quantitativo delle acque sotterranee 23.
Come emerge dalla figura sopra riportata, emerge che i pozzi sul torrente Chiavenna
appartengono alla classe 0, ovvero presentano impatto antropico nullo o trascurabile
ma con particolari facies idrochimiche naturali in concentrazioni al di sopra del valore
della Classe 3.
Stato ambientale delle acque sotterranee (SAAS)
Lo Stato Ambientale delle Acque Sotterranee (SAAS ) è definito in base allo stato
quantitativo (SQuAS ) e allo stato chimico (SCAS). Lo stato ambientale delle acque
sotterranee è quindi derivato dalla sovrapposizione delle classi chimiche,
contraddistinte dai numeri (da 0 a 4), e delle classi quantitative, contraddistinte dalle
lettere (da A a D), tenendo conto dei parametri addizionali (sostanze pericolose)
della tabella 21 dell’All.1 del D.Lgs. 152/99.
23 Report dei dati anno 2009 - Rete di monitoraggio della qualità delle acque sotterranee della provincia di Piacenza - Servizio Sistemi Ambientali – Sezione Provinciale ARPA PIACENZA – Dicembre 2010
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Tabella n. 12: Classificazione dello stato ambienta le delle acque sotterranee.
Stato Ambientale delle Acque Sotterranee (SAAS)
CLASSE DESCRIZIONE
ELEVATO Impatto antropico nullo o trascurabile sulla qualità e quantità della risorsa, con l’eccezione di quanto
previsto nello stato naturale particolare
BUONO Impatto antropico ridotto sulla qualità e/o quantità della risorsa
SUFFICIENTE Impatto antropico ridotto sulla quantità, con effetti significativi sulla qualità tali da richiedere azioni mirate
ad evitarne il peggioramento
SCADENTE Impatto antropico rilevante sulla qualità e/o quantità della risorsa con necessità di specifiche azioni di
risanamento
NATURALE
PARTICOLARE
Caratteristiche qualitative e/o quantitative che pur non presentando un significativo impatto antropico,
presentano limitazioni d’uso della risorsa per la presenza naturale di particolari specie chimiche o per il
basso potenziale quantitativo
Figura n. 20: Stato ambientale delle acque sotterra nee24.
Come emerge dalla figura sopra riportata, emerge che i pozzi sul torrente Chiavenna
presentano uno stato ambientale particolare. La particolarità è legata alla presenza di
due parametri critici nel 2009: ferro e manganese.
24 Report dei dati anno 2009 - Rete di monitoraggio della qualità delle acque sotterranee della provincia di Piacenza - Servizio Sistemi Ambientali – Sezione Provinciale ARPA PIACENZA – Dicembre 2010
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3.4.11 Aree Agricole di pregio
All’interno del presente paragrafo vengono analizzate le “Aree agricole di pregio”
all’interno dell’area di indagine selezionata per la presente verifica di assoggettabilità
alla V.I.A. (area di indagine circolare di 2km di raggio e baricentrica rispetto
all’impianto in esame).
La cartografia consultata è stata reperita dal Piano Territoriale di Coordinamento
Provinciale della Provincia di Piacenza ed è relativa alle sole aree interessate dalla
presenza di “Vini DOC”.
Nell’estratto cartografico di seguito riportato si evidenzia la assenza di tali aree
all’interno dell’ambito Comunale di Caorso.
Figura n. 21: Aree Interessate dalla coltura di vin i DOC in Provincia di Piacenza (Fonte: PTCP
della Provincia di Piacenza).
Nella figura seguente si riporta la rappresentazione delle aree potenzialmente
interessate da colture e seminativi, individuate dal Progetto Corine Land Cover
(2006).
Figura n. 22: Zone agricole all'interno dell'area d i indagine (area di indagine circolare di 2km di
raggio e baricentrica rispetto all’impianto in
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esame).
Tali aree ricoprono la quasi totalità dell’area di indagine (di estensione totale pari a
1.256 ha), con un’estensione pari a circa 1145 ha.
Come già precedentemente indicato, l’intervento previsto dalla Ditta TRS Ecologia
S.r.l. non prevede modifica dell’uso di suolo limitrofo all’impianto, e, pertantio, non
altera la relazione con tale elemento di vulnerabilità.
Si segnala, inoltre, che il Comune di Caorso individua l’area su cui insiste l’impianto e
l’area limitrofa come aree a prevalente funzione produttiva-terziaria25, come riportato
nell’estratto della seguente Tavola del Regolamento Urbanistico Edilizio (RUE).
25 Tavola 09 del RUE del Comune di Caorso “Disciplina urbanistico edilizia dei centri urbani e del territorio rurale”
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Tabella n. 13: Classificazione dell'area interessat a dalla presenza dell'impianto all'interno degli
strumenti di pianificazione Comunale.
TAVOLA 09 - DISCIPLINA URBANISTICO EDILIZIA DEI CEN TRI URBANI E DEL TERRITORIO RURALE
LEGENDA
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3.5 Effetti dell’impianto, opera o intervento sulle limitrofe
aree naturali protette
Gli esiti riportati all’interno della tabella di pag. 20 del presente documento
consentono di determinare che l’interazione, valutata in termini di estensione
territoriale, tra gli elementi di vulnerabilità presenti nell’intorno dell’impianto e
l’intervento oggetto del presente studio, è minima.
L’intervento, inoltre, non comportando alcuna variazione alla superficie interessata
dall’impianto, né variando quote e volumi autorizzati, non comporta un aggravio delle
condizioni di carico ambientale per gli elementi vulnerabili presenti.
Per una più ampia trattazione degli effetti ambientali dell’intervento si rimanda al
capitolo seguente (Caratteristiche dell’impatto potenziale).
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4 CARATTERISTICHE DELL’IMPATTO
POTENZIALE
All’interno del presente capitolo vengono approfondite le tematiche relative alle
caratteristiche dell’impatto potenziale indotto dalla realizzazione del progetto oggetto
di Verifica di Assoggettabilità alla V.I.A..
Tale analisi è stata condotta mediante l’impiego di documentazione di riferimento
normativa internazionale e della documentazione tecnica di riferimento in materia26
per valutare i potenziali rischi e impatti indotti. Per la valutazione di tali aspetti
l’analisi è stata condotta mediante alcuni step procedurali che prevedono:
- La definizione del Modello Concettuale del Sito (MCS) che tenga in
considerazione la sorgente di contaminazione, i percorsi di propagazione degli
inquinanti e i bersagli principali;
- La caratterizzazione delle principali emissioni della sorgente;
- La valutazione del rischio per i ricettori selezionati.
26 Si faccia riferimento a quanto riportato dal “US-EPA – Risk Assessment forum”, dale line guida “ASTM-2081: Standard Guide for Risk Based Corrective Action”, dalla documentazione del “Framework for cumulative risk assessment – US EPA”.
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Sulla base di tale schema procedurale di riferimento vengono approfonditi alcuni
aspetti relativi (1) al sito in esame e (2) alla presente valutazione. La valutazione del
rischio viene effettuata mediante l’analisi degli scenari progettuali e gestionali
dell’impianto a seguito della realizzazione dell’impianto di depurazione (Alternativa
0, meglio descritta all’interno del paragrafo 2.1) o del sistema di copertura
(Alternativa 1, meglio descritta all’interno del paragrafo 2.1).
Le tematiche approfondite, meglio dettagliate all’interno dei paragrafi seguenti, sono
connesse a:
a. Aspetti gestionali dell’impianto (scheda n. 3, 6);
b. Valutazione delle condizioni lavorative presso l’impianto in condizioni
atmosferiche avverse (scheda n. 2);
c. Aspetti ambientali determinati dal piazzale di stoccaggio dei rifiuti (scheda n.
1, 4, 5).
Per ciascuno degli aspetti analizzati viene realizzata una scheda di approfondimento.
La determinazione delle condizioni di rischio potenziale, a seguito della
caratterizzazione dell’elemento sorgente, prevede la determinazione dei possibili
percorsi di trasferimento degli inquinanti attraverso le matrici interessate.
All’interno della figura seguente si riportano, mediante opportuna schematizzazione,
le potenziali emissioni connesse all’impianto di trattamento rifiuti.
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Figura n. 23: Modello Concettuale del Sito.
La schematizzazione delle possibili emissioni, riportate nella figura precedente,
prevede che vi siano:
E1. Emissioni convogliate da camino27;
E2. Emissioni derivanti dal corpo rifiuti28;
E3. Dilavamento dei piazzali di stoccaggio;
E4. Scarichi idrici in CIS o PF.
27 Come previsto dalle modifiche richieste dalle prescrizioni dell’AIA 2206/07, con particolare riferimento alle emissioni dal camino della sala travasi, agli sfiati dei serbatoi e alle emissioni dal camino del laboratorio. 28 Emissioni derivanti dalla movimentazione del materiale polverulento – US-EPA AP42- Par. 13.2.5 – Industrial Wind Erosion.
E1
E2 E3
E4
AIR
SOIL SW
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Le matrici ambientali potenzialmente interessate dagli impatti diretti, connessi alle
emissioni dell’impianto, sono riportate all’interno della tabella seguente29.
Tabella n. 14: Matrice degli impatti diretti dell’i mpianto.
m
(Impianto
TRS)
AIR
(aria)
S
(suolo)
SW
(Acque
Superficiali)
HC
(Comunità
Umana)
m AIREm
AIREm TRSTRS
HH21
+ SWEm
SWEm TRSTRS
HH43
+
AIR
S
SW
HC
Il dato riportato in tabella espresso in termini matematici ( ientaleMatriceAmbEm nTRS
H ) rappresenta il
termine di impatto ed esprime la quantità di materia, energia ed informazione che da
un elemento di stressor sorgente (mTRS) e dai relativi elementi emissivi (En) si
trasferisce nelle matrici ambientali (AIR, S, SW,HC).
Le matrici ambientali direttamente interessate dalla realizzazione del sistema di
copertura dell’area interessata dal corpo rifiuti sono la “matrice aria” (AIR) e la
matrice “acque superficiali” (SW).
Il progetto di copertura del corpo rifiuti influisce con le potenziali emissioni
determinate dagli elementi emissivi E2, E3 ed E4.
Analizzando quanto riportato all’interno dello schema precedente e approfondendo
anche la tematica dell’impatto indiretto sulla comunità umana, è possibile
determinare quali siano le differenze tra gli scenari che prevedono la realizzazione
del sistema di copertura proposto, con relativa modifica delle superfici di stoccaggio,
29 All’interno della tabella vengono definiti i seguenti componenti: AIR – matrice aria, SOIL – matrice suolo, SW – matrice acque superficiali, HC – comunità umane, m – impianto in esame.
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rispetto allo scenario che prevede la realizzazione del sistema di trattamento delle
acque chimico-fisico.
La valutazione condotta all’interno del presente documento ha considerato i seguenti
ricettori come possibili bersagli degli impatti e dei rischi connessi con gli scenari
indagati.
Tabella n. 15: Potenziali Bersagli/Ricettori dell’a nalisi.
Bersaglio/Ricettore Descrizione
Ricettori Umani I ricettori umani potenzialmente interessati dalla
realizzazione degli scenari descritti al capitolo 1 sono:
1) Le comunità umane potenzialmente presenti
nell’intorno dell’impianto;
2) I lavoratori presso l’impianto;
Matrice Aria La valutazione delle possibili emissioni dell’impianto ha
preso in considerazione la matrice atmosfera.
Matrice Acqua La valutazione delle possibili emissioni dell’impianto ha
preso in considerazione la matrice acqua.
Ecosistema La valutazione delle possibili emissioni dell’impianto ha
preso in considerazione un bilancio generale nei confronti
dell’ecosistema interessato dall’impianto in esame.
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4.1 Valutazione del rischio differenziale tra le al ternative
progettuali indagate
All’interno del presente paragrafo vengono valutate le condizioni di impatto e rischio
indotte dall’impianto nello Alternativa 0 (realizzazione dell’impianto di depurazione
chimico-fisico) e Alternativa 1 (realizzazione della copertura), precedentemente
descritti. La valutazione dei termini di impatto e potenziale rischio ambientale e
gestionale è stata effettuata mediante la valutazione di n. 6 supervisori di impatto
( AnI ), riportati di seguito. In particolare, sono stati approfonditi i seguenti temi:
1. Condizioni differenziali di produzione di acque dilavanti, quindi rifiuti, da
parte dell’impianto – precipitazioni;
rifiuto
Acqua
eeA HI =
1
2. Condizioni di lavoro all’interno dell’impianto nel caso di precipitazioni
meteoriche/eventi atmosferici intensi – precipitazioni nevose, fenomeni
temporaleschi;
Lavoratori
rifiuti
eeA HI =
2
3. Gestione dei sistemi di contenimento (big-bags, fusti, pallets, cisternette
…) in condizioni meteo climatiche avverse – precipitazioni nevose, ghiaccio;
rifiuto
eteoParametriM
eeA HI =
3
4. Condizioni di gestione del rifiuto stoccato - irraggiamento solare;
rifiuto
SolareRadiazione
eeA HI =
4
5. Produzione potenziale di polveri – fenomeni ventosi;
PM
Ventosità
eeA HI =
5
6. Condizioni gestionali generali dell’impianto.
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odottofluo
titiRifiutiGes
eeA HI PrRe
6=
Per ciascuno degli aspetti sopra riportati è stata compilata una scheda di sintesi, con
indicazione degli aspetti/tematiche ambientali e di sicurezza sul luogo di lavoro che si
ritiene di dover approfondire.
Scheda 1
1. Condizioni differenziali di produzione di acque dilavanti, quindi rifiuti, da parte dell’impianto – precipitazioni
All’interno della presente scheda viene approfondita la tematica del dilavamento del corpo rifiuti dovuta alla presenza di cumuli di materiale stoccati all’aperto. In particolare sono state valutate le possibili emissioni, dal punto di vista sia qualitativo che quantitativo, connesse al dilavamento del materiale. La valutazione delle condizioni differenziali di rischio è stata determinata sulla base di quanto riportato all’interno delle modellizzazioni concettuali riportate nelle figure seguenti, in cui si prevedono: (1) le condizioni dello Alternativa 0 , con dilavamento dei rifiuti e avvio del refluo al sistema di depurazione chimico-fisico; (2) le condizioni della Alternativa 1 , con sistema di copertura che evita il dilavamento dei rifiuti e non comporta la produzione di refluo da dilavamento.
Figura n. 24: Alternativa 0 - condizioni dell'impia nto con dilavamento del corpo rifiuti attivo.
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Figura n. 25: Alternativa 1 - condizioni dell'impia nto con dilavamento del corpo rifiuti non attivo.
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La schematizzazione sopra riportata mostra che a seguito della realizzazione del sistema di copertura la potenziale emissione di acque dilavanti dal corpo rifiuti viene eliminata. In particolare, si riporta, di seguito, una stima della differenza delle acque dilavanti che si produrrebbero nello Alternativa 0 e non nello Alternativa 1 . Per la determinazione delle quantità di acque dilavanti si è proceduto con la valutazione delle volumetrie di acque provenienti dalle superfici impermeabilizzate dell’impianto. La determinazione di tale emissione è funzione di due parametri:
1. La piovosità annua cumulata; 2. La superficie di corpo rifiuti dilavata.
1. Piovosità annua cumulata All’interno della tabella e del grafico che seguono vengono riportati i dati relativi alla centralina di misurazione di Villanova sull’Arda, comune posto a pochi km dall’insediamento dell’impianto.
Tabella n. 16: Dato di piovosità annuale – Villanov a sull’Arda (PC)
Consuntivo Piovosità Annua - Villanova sull'Arda
2008 79,36 cm
2009 82,22 cm
2010 114,5 cm
2011 63,9 cm
2012 55,8 cm
Il dato medio degli ultimi n. 5 anni è pari a 79.16 cm/anno. All’interno del grafico seguente vengono riportati i dati relativi agli ultimi cinque anni completi registrati dalla centralina meteo di Villanova sull’Arda.
Figura n. 26: Piovosità Annua - Villanova sull'Arda (2008-2012).
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2. Superficie dilavata del corpo rifiuti Il secondo parametro che determina la produzione di acque reflue da dilavamento dei piazzali è la superficie di dilavamento. La presente valutazione tiene in considerazione lo scenario differenziale (differenza tra la alternativa 0 e la alternativa 1), che prevede una riduzione della superficie dilavante disponibile pari a circa 3600m2. Tale superficie costituisce la quasi totalità di quella attualmente adibita a stoccaggio dei rifiuti e posta all’aperto. In particolare, all’interno dell’immagine seguente, si riporta una rappresentazione delle aree interessate dal progetto di ricopertura.
Figura n. 27: Planimetria delle proposte di copertu ra dell'impianto.
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La valutazione della produzione di acque reflue di dilavamento intercettate dal sistema di copertura previsto con la Alternativa 1 comporta una riduzione media annua di circa 3000 m3/annui di refluo, con punte di circa 4000 m3/anno. Tale aspetto risulta particolarmente di rilievo, se si evidenzia che:
a. Il complesso dell’area30 dell’impianto viene interessato dalla produzione di acque di dilavamento per un totale stimato di circa 12000 m3 all’anno, di cui circa il 25% costituito dalle acque di dilavamento dei piazzali di stoccaggio;
b. La superficie occupata dal progetto ricopre le aree direttamente interessate dal dilavamento di rifiuti posizionati all’aperto.
La realizzazione del progetto previsto dalla Alternativa 1 consentirebbe, pertanto, di rispondere alle indicazioni della normativa Europea31 in tema di riduzione dell’inquinamento, riducendo quantitativamente le emissioni di inquinanti:
30 Si faccia riferimento alla superficie totale dell’impianto, pari a 15480 mq, considerando anche le aree adibite a parcheggio, palazzina uffici, capannone ecc. 31 Direttiva 96/61/CE e sua attuazione all’interno della normativa vigente in campo ambientale, così come contenuto all’interno del D.lgs 59/05 “Attuazione integrale della direttiva 96/61/CE relativa alla prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento” successivamente abrogato dal D.lgs 128/10 e s.m.i. “Modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale, a norma dell'articolo 12 della legge 18 giugno 2009, n. 69”.
Aree di progetto della copertura
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“misure intese ad evitare oppure, qualora non sia possibile, ridurre le emissioni delle suddette attività nell'aria, nell'acqua e nel suolo, comprese le misure relative ai rifiuti e per conseguire un livello elevato di protezione dell'ambiente32”
32 D.lgs 152/06 “Norme in materia ambientale” – Art. 4 c.4
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Scheda 2
2. Condizioni di lavoro all’interno dell’impianto n el caso di precipitazioni meteoriche/eventi atmosferici intens i – precipitazioni nevose, fenomeni temporaleschi
Figura n. 28: Fotografia - Impianto soggetto ad age nti atmosferici - foto1.
Figura n. 29: Fotografia - Impianto soggetto ad age nti atmosferici – foto2.
La realizzazione del progetto previsto dalla Alternativa 1 , ovvero la realizzazione del sistema di copertura delle aree di stoccaggio dei materiali, consentirebbe di tutelare i lavoratori nelle giornate caratterizzate da condizioni meteo-climatiche
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sfavorevoli, come, ad esempio, le giornate di pioggia, neve e grandine. La normativa nazionale in materia di prevenzione33 della salute sui luoghi di lavoro specifica che “Tenuto conto del progresso tecnico e della disponibilita' di misure per controllare il rischio alla fonte, i rischi derivanti dall'esposizione agli agenti fisici sono eliminati alla fonte o ridotti al minimo. […]” La realizzazione del progetto di copertura risulterebbe, pertanto, pienamente conforme con le richieste normative in tema di salute dei lavoratori, comportando una riduzione delle condizioni di rischio per i lavoratori e garantendo maggiore sicurezza per tutto il personale operante presso la piattaforma.
33 D.lgs 81/2008 “Attuazione dell’Articolo 1 della legge 3 Agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro” – Titolo VIII – Art. 182
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Scheda 3
3. Gestione dei sistemi di contenimento (big-bags, fusti, pallets, cisternette …) in condizioni meteo climatiche avver se – precipitazioni nevose, ghiaccio
Figura n. 30: Fotografia - Impianto soggetto ad age nti atmosferici – foto3.
L’esposizione dei rifiuti agli agenti atmosferici riportati al punto 2 (quali ad esempio
neve, gelo e grandine) comporta una difficile gestione/controllo della funzionalità dei
sistemi di contenimento.
I sistemi di contenimento dei rifiuti, in particolare quelli dei rifiuti liquidi (contenuti in
cisternette e fusti), ma anche i sistemi di contenimento di materiali in lastre, dei
pallets ecc... subiscono l’effetto degli agenti atmosferici e sono soggetti a:
a. Rischio di rottura, dovuto alle infiltrazioni dell’acqua, alla neve disciolta
e/o al gelo che possono provocare la rottura del sistema di contenimento,
con il conseguente verificarsi di condizioni accidentali di sversamento e di
situazioni di emergenza;
b. Maggiore usura. A prescindere dalla possibilità che si verifichi una
rottura, l’usura di alcune componenti, quali guarnizioni, sistemi di
apertura/chiusura, può risultare non trascurabile e comportare eventi di
sversamento accidentale;
c. Fenomeni di “dilavamento” più intensi. Il deposito della neve su di un
cumulo di rifiuti, infatti, comporta che lo scioglimento delle nevi avvenga in
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modo graduale, con conseguente maggiore infiltrazione all’interno dei rifiuti. Il
fenomeno del ruscellamento (o scorrimento superficiale) è del tutto assente,
tale aspetto potrebbe determinare un processo di lisciviazione del rifiuto più
lungo e generare, quindi, reflui maggiormente concentrati di sostanze
inquinanti.
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Scheda 4
4. Condizioni di gestione del rifiuto stoccato - ir raggiamento solare
La valutazione delle condizioni di gestione del rifiuto tiene in considerazione anche
l’aspetto relativo all’effetto dell’esposizione diretta alla luce del sole.
All’interno delle immagini seguenti viene rappresentato il modello concettuale del
sito con rappresentazione delle diverse condizioni di irraggiamento cui è sottoposto
il rifiuto, in caso di Alternativa 0 e in caso di Alternativa 1 (con realizzazione del
sistema di copertura).
Figura n. 31: Alternativa 0 - condizioni dell'impia nto con irraggiamento solare diretto dei rifiuti.
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Figura n. 32: Alternativa 1 - condizioni dell'impia nto con irraggiamento solare diretto dei rifiuti.
I composti contenuti all’interno dei cumuli di rifiuto direttamente soggetti alla
radiazione solare, possono presentare una maggiore reattività chimica, con
conseguente potenziale incremento di emissioni dal corpo rifiuti.
La cinetica di reazione (o tasso di reattività) è, infatti, funzione della temperatura a
cui si trovano i reagenti34.
La realizzazione del sistema di copertura prevista dal progetto relativo alla
Alternativa 1 comporta, pertanto, un miglioramento delle condizioni di gestione del
rifiuto.
34 The effects of temperature on reaction rates – “for many reactions happening at around room temperature, the rate of reaction doubles for every 10°C rise in temperature” – Jim Clark 2002.
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Scheda 5
5. Produzione potenziale di polveri – fenomeni vent osi
La valutazione delle condizioni di impatto e rischio determinate dal sito in esame è
stata effettuata considerando anche la valutazione delle potenziali emissioni di
materiale polverulento.
In particolare, all’interno delle figure seguenti, viene rappresentato il modello
concettuale del sito in caso di esposizione diretta al vento (Alternativa 0 ) o nel caso
di esposizione al vento mediata dall’effetto del sistema di copertura (Alternativa 1 ).
Figura n. 33: Alternativa 0 - condizioni dell'impia nto con esposizione diretta al campo di vento
dei rifiuti.
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Figura n. 34: Alternativa 1 - condizioni dell'impia nto con esposizione diretta al campo di vento dei rifiuti.
La valutazione delle condizioni di emissione in funzione delle scelte progettuali
individuate nella Alternativa 0 e Alternativa 1 è stata effettuata mediante l’analisi
delle possibili emissioni di materiale polverulento, così come indicato all’interno di
documentazione bibliografica di settore35. Le emissioni potenziali di polveri sono
riportate anche all’interno del testo delle BAT in materia di stoccaggio dei rifiuti, in
cui si specifica che “la movimentazione di tali materiali è una potenziale fonte di
emissioni di polveri".
Tabella n. 17: Riduzione dei termini di emissione i n funzione della ventosità.
Ventosità [%] 100% 95% 90% 85%
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EF36
[kg/Mg] 0,00021 0,000196 0,000183 0,00017
Riduzione EF [%] 0,00% 6,45% 12,80% 19,04%
All’interno della tabella precedente sono riportati gli effetti di una riduzione del
fattore di emissione, ovvero del termine di impatto diretto dall’impianto verso la
matrice aria, associati alla riduzione della velocità del vento che intercetta il rifiuto.
A fronte di riduzioni ridotte di velocità del vento media (pari al 5, 10, e 15%) si
ottiene una riduzione non trascurabile delle emissioni per tonnellata di materiale
movimentato (pari al 6.5, 12.8 e 19%).
Si ritiene che la realizzazione del progetto di copertura di cui alla Alternativa 1
consenta di ridurre la ventosità sull’area dell’impianto. Tale aspetto è desumibile da
quanto contenuto all’interno della documentazione della Comunità Europea sulle
BREF per lo stoccaggio dei materiali37.
Le BAT di settore, nell’ottica di ridurre le potenziali emissioni di un impianto38,
prevedono l’impiego di diversi approcci per la riduzione delle emissioni: 1) approcci
pre-primari, 2) approcci primari che intendono intervenire sul processo di
formazione delle polveri e 3) approcci secondari, di contenimento delle emissioni
che sono avvenute.
La realizzazione del sistema di copertura dei rifiuti fa parte degli interventi atti a
ridurre la produzione di polveri, ovvero viene classificato come approccio primario .
In particolare, è possibile ricondurre la proposta di cui alla Alternativa 1 all’interno
delle seguenti tecniche/modalità di riduzione delle emissioni.
Tabella n. 18: Estratto pag. - BREF Documento di Si ntesi sulle migliori tecniche disponibili per
le emissioni prodotte dallo stoccaggio.
riduzione delle superfici esposte al vento
Organizzazione
[…] capannoni e tettoie Costruzione […]
Approcci Primari
Tecniche copertura degli stoccaggi a
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Scheda 6
6. Condizioni gestionali generali dell’impianto L’impianto in esame nel corso degli anni dal 2007 al 2012 ha trattato e lavorato,
sulla base delle indicazioni contenute all’interno della relazione di aggiornamento
annuale dell’AIA39, il seguente quantitativo di rifiuti.
Figura n. 35: Quantitativi di rifiuto trattato e ge stito presso l'impianto T.R.S. Ecologia S.r.l.
negli anni dal 2007 al 2012.
Sulla base del dato sopra riportato, che mostra un quantitativo medio di rifiuti gestiti
pari a circa 28000 t/anno di materiale e pari a 14000 t/anno di materiale trattato è
stato valutato il rapporto tra il materiale gestito/trattato e il rifiuto prodotto dalle
acque dilavanti il piazzale con stoccaggio dei rifiuti all’aperto.
L’esito di tale analisi è riportato all’interno della figura seguente.
Figura n. 36: Rapporto tra il rifiuto medio prodott o dall’impianto in ragione del dilavamento del piazzale retrostante e del materiale gestito/la vorato.
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Il grafico precedentemente riportato mostra che il dato medio di acque dilavanti il
piazzale posteriore dell’impianto costituisce all’incirca il 10% del rifiuto gestito e il
20% del rifiuto trattato presso l’impianto.
La realizzazione di entrambe le alternative (Alternativa 0 e Alternativa 1 ) consente
di evitare problemi di carattere ambientale, ma solo l’Alternativa 1 consente di
evitare la produzione di un ingente quantitativo di rifiuti da parte dell’impianto, in
ottemperanza a quanto indicato dalla normativa europea in materia di prevenzione e
riduzione integrate dell’inquinamento:
“misure intese ad evitare oppure, qualora non sia possibile, ridurre le emissioni delle
suddette attività nell'aria, nell'acqua e nel suolo, comprese le misure relative ai rifiuti
e per conseguire un livello elevato di protezione dell'ambiente40”.
Il processo di depurazione mediante realizzazione di un depuratore chimico-fisico
consente di ridurre le possibili emissioni dell’impianto, evitando che tali inquinanti
vengano scaricati nel ciclo delle acque, ma non evita la produzione dei rifiuti
derivanti dal processo di depurazione di tali acque.
La realizzazione del sistema di copertura dei rifiuti, invece, consente di ridurre
drasticamente la produzione dei rifiuti derivanti dal dilavamento delle aree di
stoccaggio.
La soluzione prevista dalla Alternativa 1, ovvero la realizzazione del sistema di
copertura dell’area di stoccaggio dei rifiuti, rappresenta l’alternativa preferibile dal
punto di vista ambientale oltre che dal punto di vista gestionale, evitando le possibili
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4.2 Portata dell’impatto
L’impatto indotto dalla realizzazione del progetto, come mostrato all’interno delle n. 6
schede di approfondimento precedentemente riportate, è di carattere positivo.
La portata, intesa in termini di estensione territoriale, interessa l’ambito locale
limitrofo all’impianto. In particolare:
a. L’area dell’impianto, ovvero quella presso cui operano i dipendenti della ditta
proponente, per i quali miglioreranno le condizioni di salubrità;
b. Le zone residenziali e gli ambiti rurali limitrofi all’impianto, per i quali
possono diminuire le polveri aerodisperse trasportate dall’impianto;
c. Gli ambiti rurali limitrofi, per i quali lo scarico in corpo idrico superficiale non
necessiterà di operazioni di trattamento dei reflui;
d. Per tutti i ricettori limitrofi all’impianto, inoltre, il miglioramento delle
performance ambientali determina un miglioramento delle condizioni di
rischio, poiché si riduce la produzione di rifiuti presso l’impianto e con essa il
possibile rischio da essi derivante.
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4.3 Ordine di grandezza e della complessità dell’im patto
L’impatto indotto dalla realizzazione del progetto, come mostrato all’interno delle n. 6
schede di approfondimento precedentemente riportate, è di carattere positivo.
L’ordine di grandezza dell’impatto, pertanto, intendendo la dimensione quantitativa
delle variazioni indotte dal progetto, determina:
a. Una diminuzione di reflui di dilavamento dei piazzali pari a circa
3000mc/anno;
b. Una riduzione della reattività dei composti presenti all’interno dell’impianto;
c. Una riduzione delle polveri potenzialmente aerodisperse dall’impianto;
d. Una riduzione dei rifiuti prodotti dall’impianto, per un valore pari a circa il
20% del rifiuto trattato presso l’impianto.
In particolare, all’interno della tabella di seguito riportata, si indicano le condizioni
progettuali dell’impianto, valutando gli aspetti relativi al piazzale di stoccaggio dei
rifiuti e al sistema di depurazione delle acque, nel caso di realizzazione dell’impianto
di depurazione aggiuntivo chimico-fisico (Alternativa 0) o nel caso di realizzazione
del sistema di copertura (Alternativa 1).
Tabella 1 : Descrizione dell'impianto relative ai n. 2 scenari approfonditi.
Alternativa 0 Alternativa 1
Piazzale di stoccaggio
rifiuti
Area di stoccaggio rifiuti dell’impianto scoperta
Area interessata dal progetto di realizzazione delle coperture. L’area di
stoccaggio dei rifiuti che viene interessata dal progetto di
copertura corrisponde a circa 3600m2. Le aree scoperte
residue, a seguito della realizzazione del progetto,
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Alternativa 0 Alternativa 1
sono interessate dal transito degli automezzi, anche
pesanti, e macchine operatrici operanti presso l’impianto.
Sistemi di depurazione delle acque
dilavanti (prima e seconda pioggia)
Presenza di un impianto chimico-fisico di trattamento delle acque
dilavanti, con vasca di stoccaggio delle acque di una capacità pari a
circa 550 mc. Presenza dell’impianto di
trattamento delle acque di prima pioggia attualmente esistente
impiegato con funzionalità di vasca di accumulo, capacità pari a 75 mc.
Presenza dell’impianto di trattamento delle acque di prima pioggia attualmente
esistente, capacità pari a 75 mc.
L’analisi della complessità dell’impatto è correlata (1) alle componenti chimiche
emissive dell’impianto e (2) alla tipologia di materiale stoccato presso l’impianto.
All’interno delle relazioni tecniche di aggiornamento relative all’Autorizzazione
Integrata Ambientale si segnala che il sistema di depurazione delle acque di prima
pioggia attualmente installato presso l’impianto ha difficoltà a trattare le acque, in
conformità a quanto previsto dal D.lgs 152/06 e s.m.i.
All’interno del paragrafo 2.4, nel quale vengono approfonditi nel dettaglio gli aspetti
rilevanti di confronto tra le alternative possibili, è stata considerata una diversa
caratterizzazione della sorgente, in ragione della presenza o meno di superfici di
deposito dei rifiuti soggette a dilavamento.
Si ritiene che l’intervento proposto di copertura delle aree di stoccaggio consenta di
determinare una riduzione della complessità dell’impatto determinato dalle acque
dilavanti.
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4.4 Probabilità dell’impatto
Considerando quanto emerso dall’analisi dei supervisori, selezionati e descritti
precedentemente, si può stabilire che la probabilità dell’impatto positivo è certa,
quantomeno relativamente alla riduzione delle acque prodotte dal dilavamento delle
superfici di stoccaggio dei rifiuti.
4.5 Durata, frequenza e reversibilità dell’impatto
La durata dell’impatto è pari al tempo di permanenza delle condizioni determinate dal
progetto, comprensive della localizzazione delle tensostrutture, così come delle
scaffalature. Per quanto concerne la reversibilità dell’impatto si ritiene di considerare
reversibile la condizione indotta dalla realizzazione del progetto. Al netto dello
smaltimento della struttura e delle coperture, infatti, le performances ambientali
dell’impianto tornerebbero ad essere quelle precedenti alla realizzazione
dell’intervento.
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5 CONCLUSIONI
La presente relazione è stata redatta a supporto della procedura di Verifica di
Screening VIA, richiesta dalla Provincia di Piacenza con Prot. n. 2013/43896 del
18.06.2013, per domanda di modifica non sostanziale all’AIA (Determina dirigenziale
n. 2206 del 07.11.2007 e smI).
La richiesta di modifica non sostanziale avanzata dalla Ditta prevede (1) il
rimodellamento superficiale delle aree di stoccaggio dei rifiuti e (2) la revisione della
prescrizione contenuta nella D.D. n. 2206 del 07.11.2007 e smi relativa al sistema di
depurazione chimico-fisico.
Contestualmente siamo a richiedere che venga sospeso il termine fissato dalla
Determina n. 2431 del 28/12/2009 di otto mesi per la realizzazione dell’impianto di
depurazione chimico-fisico, approvato con determinazione n. 505 del 16/03/2012;
termine che decorre dalla data del rilascio del Permesso di Costruire n. 12/2010 del
14.01.2013 Prot. n. 353 del Comune di Caorso.
L’analisi condotta all’interno del presente documento ha preso in considerazione n. 2
alternative progettuali, di seguito brevemente descritte:
a. Alternativa 0 – realizzazione dell’impianto chimico fisico per la depurazione
delle acque dilavanti le aree di stoccaggio dei materiali;
b. Alternativa 1 – realizzazione del sistema di rimodellamento delle aree di
stoccaggio dei materiali mediante sistemi di scaffalatura.
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La determinazione delle condizioni di potenziale impatto indotto dal progetto è stata
valutata relativamente a n. 6 supervisori di impatto, per ognuno dei quali è stata
valutata l’alternativa migliore, dal punto di vista ambientale.
All’interno della tabella seguente vengono riportati, in sintesi, gli esiti degli
approfondimenti condotti all’interno del presente documento.
Approfondimento Alternativa Preferenziale
1. Condizioni differenziali di
produzione di acque dilavanti, quindi rifiuti,
da parte dell’impianto – precipitazioni
Alternativa 1 - La realizzazione del sistema di copertura dei rifiuti stoccati all’aperto comporta una riduzione potenziale media annua di circa 3000
m3/annui di refluo, con punte di circa 4000 m 3/anno negli anni più piovosi.
2. Condizioni di lavoro all’interno dell’impianto
nel caso di precipitazioni
meteoriche/eventi atmosferici intensi –
precipitazioni nevose, fenomeni
temporaleschi
Alternativa 1 - La realizzazione del sistema di copertura delle aree di stoccaggio dei materiali, consentirebbe di tutelare i lavoratori dagli
agenti atmosferici , come previsto dal D.lgs 81/2007.
3. Gestione dei sistemi di contenimento (big-bags, fusti, pallets, cisternette …) in condizioni meteo
climatiche avverse – precipitazioni nevose,
ghiaccio
Alternativa 1 – La realizzazione del sistema di copertura consentirebbe di ridurre l’esposizione diretta dei materiali ad alcuni fenomeni atmosferici.
Ciò comporta la possibile riduzione di fenomeni di usura e rottura dei sistemi di contenimento, oltre a fenomeni di dilavamento più intensi
4. Condizioni di gestione del rifiuto
stoccato - irraggiamento solare
Alternativa 1 – La realizzazione del sistema di copertura consente di ridurre l’esposizione dei rifiuti alla luce diretta del sole. Tale aspetto consente di ridurre la reattività dei composti, con conseguente potenziale riduzione delle emissione dal cumulo di materiale.
5. Produzione potenziale di polveri –
fenomeni ventosi
Alternativa 1 – La realizzazione del sistema di copertura consente di ridurre l’emissione potenziale dal cumulo dei rifiu ti . Tale soluzione tecnica, inoltre, è annoverata tra quelle individuate dalle BAT di settore.
6. Condizioni gestionali generali dell’impianto
Alternativa 1 – La realizzazione del sistema di copertura previsto dal progetto consente di evitare la produzione di un quantitativo di rifiuto , generato dal dilavamento dei piazzali, pari a circa il 20% del materiale trattato presso l’impianto, consentendo all’impianto di avere una migliore
performance ambientale.