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PERIODICO TRIMESTRALE DI INFORMAZIONE ADIF Poste Italiane S.p.A - Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1 - Aut. GIPA/C/Roma In caso di mancato recapito restituite al CMP Romanina per la restituzione al mittente previo pagamento resi CONTIENE INSERTO REDAZIONALE N. 1 GENNAIO/MARZO 2020 Quanto vale un bambino? I piccoli sono i veri grandi Quando il lupo si traveste da agnello Una vita a colori “Mi sento un bambino”

TRIMESTRALE - RCJ

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PERIODICO TRIMESTRALE DI INFORMAZIONEADIFPoste Italiane S.p.A - Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1 - Aut. GIPA/C/Roma

In caso di mancato recapito restituite al CMP Romanina per la restituzione al mittente previo pagamento resi CONTIENE INSERTO REDAZIONALE

N. 1 • GENNAIO/MARZO 2020

Quanto valeun bambino?

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�I piccoli sono i veri grandi

Quando il lupo si traveste da agnello

Una vita a colori

“Mi sento un bambino”

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Sommario

Anno XXXVI n. 1 (153)

Direttore responsabile: Salvatore Greco

Direttore editoriale e redattore: Agostino Zamperini

ccp 30456008

Per inviare offerte:BancoPosta IBAN: IT12 C076 01032000 0003 0456 008 Monte Paschi di Siena IBAN: IT06Y01030 03207 000002236481

Direzione, Editore, RedazionePOSTULAZIONE GENERALE DEI ROGAZIONISTIVia Tuscolana, 167 00182 RomaTel. 06/7020751fax 06/7022917e-mail: [email protected] web: www.difrancia.net

Progetto graficoGiada Castellani

Impaginazione e StampaAntoniana Grafiche srlVia Flaminia 293700067 Morlupo (Roma)Tel. 06/9071440

Poste Italiane S.p.a.Spedizione in a.p. D.L. 353/2003(conv. in L. 27/02/2004 n. 46)art. 1 comma 2 – DCB-Roma

Registrazione presso il Tribunale di Roma n° 473/99 del 19 ottobre 1999

Con approvazione ecclesiastica

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SANT’ANNIBALE - N.1/20202

PRIVACY Rivista “Sant’Annibale”

Informativa ex art 13 Codice Privacy. I Suoi dati personali presentinel nostro database sono trattati dal Titolare del Trattamento -Congregazione Padri Rogazionisti, Via Tuscolana 167 - manualmente e construmenti informatici secondo i criteri di liceità e correttezza previsti dal codi-ce e non sono comunicati né diffusi a nessuno ma solo resi disponibili airesponsabili ed agli incaricati preposti ai seguenti trattamenti: registrazioneed elaborazione dati, redazione e spedizione di mail a scopo di informazio-ne periodica, saranno conservati fino all’esaurirsi della finalità per cui sonostati raccolti e, in ogni caso, vincolati al consenso. Ai sensi degli Artt. 15 e ssdel Capo III del RGPD 679/2016 potrà esercitare i relativi diritti, tra cui can-cellare i Suoi dati o opporsi al loro trattamento anche contattando il Titolaredel Trattamento o il Responsabile della Protezione dei Dati Personali è il sig.Massimo Bruno, contattabile all’indirizzo e-mail: [email protected]. Èpossibile inoltre presentare un reclamo all’autorità Garante della Privacy aisensi degli Artt. 77 e ss Capo VIII del RGPD.

EDITORIALEQuanto vale un bambino?di Bruno Rampazzo . . . . . . . . . . . . Pag. 3

INSEGNAMENTII piccoli sono i veri grandidi Annibale M. Di Francia . . . . . . Pag. 4

ASCOLTARE PER FAREGrandezza e dignità del bambinodi Giuseppe De Virgilio . . . . . . . . . Pag. 6

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO “Un bambino li guiderà»”a cura di Pasquale Albisinni . . . . . Pag. 8

ATTUALITÀQuando il lupo si traveste da agnellodi Vito Magistro . . . . . . . . . . . . . . . Pag. 10

SULLE ORME DEL FONDATOREQui Nyanza!di Olindo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. 12

OPERAI NELLA MESSEUna vita a colori:Angelica Tiraboschidi Giuseppe Ciutti . . . . . . . . . . . . . Pag. 16

FIGLIO DI BENEDIZIONE Umile questuantedi Vincenzo Santarella . . . . . . . . . . Pag. 18

FATEVI SANTI“Mi sento un bambino”di Agostino Zamperini . . . . . . . . . . Pag. 20

I COLORI DELLA FEDESanta Ceciliadi Antonia Sgrò . . . . . . . . . . . . . . . Pag. 22

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EDITORIALE

Quanto vale un bambino?

Il bambino parla prima ancora di proferi-re parole: parla per quello che è. Attra-verso il linguaggio dei segni sprizza gioia,timore, sorpresa, gratitudine, dolore,ecc. Inoltre i bambini sono il termometro

della famiglia e della società, segnalano la qua-lità di vita e la scala dei valori di una collettivi-tà. «In effetti, – dice papa Francesco – da comesono trattati i bambini si può giudicare la socie-tà, non solo moralmente, anche sociologica-mente, se è una società libera o una societàschiava di interessi internazionali».Quanto vale un bambino? La domanda è impe-gnativa perché comprende un orizzonte scon-finato. Bisognerebbe distinguere i maschiettidalle femminucce, i bambini del nord da quel-li del sud del mondo ecc. Questa distinzione,seppur necessaria, fa nascere il sospetto chenon tutti i bambini abbiano lo stesso valore.Certamente il bambino ha un costo. I genitoriconoscono bene le spese che devono affronta-re quando arriva la cicogna. Si stima che nelprimo anno di vita la spesa oscilli sui 7 mila eu-ro. Non mi soffermo su questo dato, non per-ché abbia poca importanza, anzi spesso è la cau-sa per cui si chiede alla cicogna di attendere.Ma qui non consideriamo il valore in denaro.Chi oserebbe negare che un bambino ha un va-lore inestimabile!? Sui principi siamo tutti d’ac-cordo, ci mancherebbe altro! Ma va ricordatoche in pratica il bambino vale per come lo si ac-coglie, lo si tratta, per lo spazio/tempo che glisi dedica. A questo punto affiorano sconvolgen-ti diversità di valutazione. Accanto a chi consi-dera il bambino un bene inestimabile da acco-gliere, custodire e far crescere, non manca chilo cataloga nella forza lavoro, chi lo sopportacome un peso da scaricare appena mette piedenel grembo materno perché presenza esigentee sconvolgente: cambia la vita di chi lo accoglie;per altri poi il bambino, specie se povero, è una“miniera” di organi; altri lo vedono come pic-colo soldato; c’è anche chi tratta i bambini co-

me giocattoli; quanti minorenni ingaggiati dal-la mala vita! Non sono pochi a valutare il bam-bino in base all’ integrità fisica, come un pro-dotto da scartare se imperfetto. Pensavamo cheil mercato dei bambini fosse una tragedia di al-tri tempi/luoghi: Colombia, India, Russia, Ro-mania, ecc. Ritenevamo che Cappuccetto Rossofosse una “favola” e ci siamo accorti che il lupo,spesso vestito da agnello, esiste veramente. Ba-stano queste “istantanee” per renderci contoche nella nostra società evoluta e civile il bam-bino non sempre è visto come dono da acco-gliere e custodire. Allora: Quanto vale un bambino? Il Vangelo ci di-ce che il bambino è un tesoro inestimabile, lamisura di chi vuol entrare nel regno di Dio. Untesoro da custodire e sul quale investire le no-stre migliori energie se veramente desideriamocostruire un futuro migliore. Una società senzabambini è il segno di una società in cui si an-nebbia il volto del Dio, bello e affascinante. Per padre Annibale «il bambino vale quanto ilprimo dei sacerdoti», precisando che il sacer-dote è un “alter Christus” e quindi il bambinovale quanto Gesù Cristo. I bambini sono fram-menti di polvere di stelle soffiati dalla mano diDio e ci rammentano il convincimento di Dioche il mondo debba continuare.Quanto vale un Bambino? Padre Palma, che pre-feriva i fatti alle parole, ha dimostrato che ilbambino, anche se emarginato, merita totale eincondizionata dedizione; sulle orme del suoPadre spirituale ha lasciato una brillante carrie-ra per garantire pane, studio e lavoro ai figli delpopolo. Padre Giuseppe Marrazzo ha fatto deibambini la misura della sua vita sacerdotalesenza mai risparmiarsi per la loro crescita uma-na e cristiana. Il valore di un bambino lo si dimostra con le scel-te in suo favore, come fanno i confratelli e i col-laboratori rogazionisti che hanno lasciato affet-ti e sicurezza per mettersi a loro servizio anima-ti dalla speranza di un mondo migliore.

di Bruno Rampazzo Superiore Generale dei Rogazionisti

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SANT’ANNIBALE - N.1/20204

INSEGNAMENTI

EDUCARE ALLA FEDEInsegnare il catechismo ai fanciulliè opera veramente sublime. Tale lareputarono in ogni tempo uominiinsigni per scienza e santità. San Gi-rolamo spesso lasciava lo studiodella Scrittura per catechizzare ifanciulli. San Gregorio Magno, trale cure del suo pontificato, attende-va egli stesso ad istruire i fanciullinei rudimenti della fede; Clemen-te VIII affidava al sommo ingegnodel Bellarmino l’incarico di redige-re un catechismo pei fanciulli. InFrancia il Gersone, lodato da Bene-detto XIV, nei giorni festivi inse-gnava il catechismo ai figli del po-polo, mentre più tardi Bossuet eFenelon se ne occupavano scriven-do in proposito delle belle operet-

te; e sullo scorcio dello scorso seco-lo in Italia, sant’ Alfonso de’ Liguo-ri, miracolo di sapere e di santità,oggi Dottore della Chiesa, scrivevaun piccolo catechismo per i fan-ciulli, ed egli stesso l’insegnava tal-volta nelle chiese della sua diocesi.

FARSI PICCOLI CON I PICCOLIIl mondo non conosce altra gran-dezza fuorché quella che provienedall’oro, dai titoli, dalla nobiltà,dal potere, nonché da una vanito-sa scienza; ma il cristiano ne cono-sce un’altra, la quale consiste nelfarsi piccolo con i piccoli. GesùCristo ce ne offre uno splendidoesempio: egli chiamò a sé i bambi-ni, impose sul loro capo quelle ma-ni che sostengono l’universo, li be-nedisse, li esaltò e ci disse che se

Intrattenersi con i bambini e diventare come loro è “opera di altissimo valore”

di Annibale Maria Di Francia

La salvezza dei fanciulliabbandonati sarà unadelle predilette operedei Rogazionisti. Li av-vieranno con paterna e

affettuosa cura a sana educazionee conveniente istruzione nelle artie mestieri. Anzitutto istillerannonell’animo dei fanciulli i germidella cristiana pietà, li educheran-no al santo timore di Dio, all’amo-re di Gesù e di Maria e alla fre-quenza dei santi sacramenti. Siprocuri di affezionarli, tenerli san-tamente allegri e provvederli delnecessario, specialmente in caso dimalattia, stimando l’ultimo degliorfanelli quanto il primo fra i sa-cerdoti.

I piccoli sono i veri grandi

I piccoli sono i veri grandi

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dove stavano seduti sui loro scannii dottori della legge mosaica. Egliera fanciullo di dodici anni, eppu-re venuto a disputa con loro li con-fuse. Non altrimenti farebbe unfanciullo della dottrina cristiana inmezzo ai sapienti. Quanti dubbi po-trebbe dileguare con una sola paro-la! Quanti errori abbattere, quantedifficoltà risolvere, quante opinio-ni confutare! I sapienti secondo ilmondo dovrebbero concludere:«Noi non siamo che ignoranti; que-sto fanciullo è un sapiente!».

IL NOSTRO FUTURO Date uno sguardo ai fanciulli e allefanciulle, e pensate che molti di lo-ro diverranno un giorno padri emadri di famiglia; questi futuri ge-nitori faranno un giorno con la lo-ro prole ciò che noi abbiamo fattocon loro; essi educheranno i loro fi-glioli secondo le massime del cate-chismo cattolico; essi vedrannoestendersi ai nipoti i frutti salutaridi quell’insegnamento divino chericevettero un giorno alla nostrascuola; e quando, sulla loro più tar-da età, chiuderanno gli occhi assi-stiti da quel sacerdozio cattolico ilquale sorvegliò la loro fanciullezza,lasceranno al mondo la sublimeeredità della fede, per essere il pa-scolo delle future generazioni.

che Gesù sacramentato è tutto in-tero sotto le specie del pane e delvino, che è ugualmente e indivisosotto le specie di venti, di trenta, dimille ostie, e i bambini non obbiet-tano nulla, anzi fanno a gara a chipiù presto può raccogliere questesublimi verità. Oh, divina semplici-tà dei fanciulli! Essa giustamentemerita la confidenza del Padre ce-leste, che nasconde i suoi segreti aigrandi, per rivelarli ai piccoli.Quanto sono differenti invece icuori degli uomini del secolo! Pro-vate a parlare loro dei grandi mi-steri della fede, e inventerannomille sofismi per respingere la ve-rità della dottrina cristiana!

PIÙ SAPIENTI DEI SAPIENTIIo insegno ai fanciulli quali sono iloro doveri verso Dio, verso il pros-simo e verso se stessi; li educo aperdonare, ubbidire ai genitori esopportarsi a vicenda. In una paro-la, insegno il timore di Dio, che èil principio di ogni sapienza!Che cosa sono, o Signori, non dicogià gli enciclopedisti francesi o imoderni razionalisti, ma gli stessi fi-losofi dell’antichità, gli stessi sa-pienti dell’antica Grecia e i dotti diRoma, di fronte ad un nostro fan-ciullo? Un giorno Gesù Cristo en-trò nel tempio di Gerusalemme,

Non seguiamo gli insegnamenti del mondo (Sant’Annibale)

Volevano insegnarmi a dire le bugie!Annibale, nei suoi teneri anni, ebbe qualche trasporto per la caccia, cui era ap-passionato un suo zio, che seguiva con piacere. Riferisco un simpatico episodio,che ri vela l’ingenuità e il candore del piccolo Annibale, e che egli spesso ci nar-

rava ridendo. Un giorno, tornando lo zio insieme al nipote dalla cac-cia, col fucile in spalla, la bandoliera e la carniera a tracolla, s’ in-contrò con un amico, il quale gli chiese se la caccia fosse stata lun-ga. «No – rispose quegli – ve ramente, sono stato fuori qualche oret-ta». «Cioè – riprese Annibale – dalle tre di stanotte». Lo zio guar-dò il nipote con un gesto signifi cativo. E l’amico: «Ma almeno sie-te stato fortunato?» «Niente affatto – rispose – lo zio, tranne unmerlo colpito a volo!». «Cioè – si fece subito avanti An nibale – diun merlo non a volo, ma sul ramo di un fico!». Lo zio, mortifica-to, non aggiunse nulla subito, ma, licenziatosi dall’amico, rim-proverò il nipote della correzione, sebbene esatta. Era statoquesto uno scatto improvviso nel nostro giovanetto, suscitato

dall’ orrore che sentiva per qualunque mancanza di verità; e, rac-contando l’accaduto, padre Annibale aggiungeva: «Ma vedete che

cosa è il mondo, fondato sulla menzogna! Mi vo levano insegnare a dire bugie!».(VITALE B., Il Can. Di Francia nella vita e nelle opere)

LUCIO TILLISant’Annibale Maria di FranciaEDIZIONI - SEGNO

Queste brevipagine di Lu-cio Tilli – exdirettore sco-lastico e do-cente di sto-ria e filosofiaora in pensio-ne – ci resti-tuiscono conpoche, essen-

ziali pennellate, il ritratto di un Santovissuto più di un secolo fa, che nonha accettato di rimanere né confina-to nel limbo di una condizione econo-mica privilegiata, né prigioniero di uncieco risentimento verso una sorteche troppo presto lo aveva privatodella tenerezza dell’affetto paterno ematerno. Nel volto dei poveri, neglisguardi smarriti degli orfani, nellesmorfie di dolore dei più deboli di cuinessuno si prendeva cura, Annibaleha incontrato Cristo.

non diventeremo simili ai bambini

non entreremo nel regno dei cieli.Dopo ciò, chi oserebbe dire che av-vicinarsi ai fanciulli, giocare conloro, istillar nei loro cuori la pietàe la religione non sia opera di altis-simo pregio? Avviciniamoci aibambini, entriamo con loro nellesemplici e divine conversazionidelle cose del cielo e allora, anzi-ché avvilirci, ci sentiremo sollevati,quasi rinati ad una nuova vita!

ALLA SCUOLA DEI BAMBINIDue sono le disposizioni che si ri-chiedono per imparare e trarneprofitto: docilità nel ricevere e in-telligenza nel comprendere. Inquanto alla docilità, questa è som-ma nel fanciullo. Il suo cuore ver-gine non conosce malizia, né dop-piezza. Posso testimoniare conquale sicurezza e semplicità essi ac-cettano ciò che insegno loro. Seb-bene il mio insegnamento sia spes-so un mistero incomprensibile al-l’umano intelletto, tuttavia essi loricevono senza alcuna esitazione.Dico loro che Dio è uno e trino,

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ASCOLTARE PER FARE

SANT’ANNIBALE - N.1/2020

DIO BENEDICE I BAMBINI Tra le immagini bibliche che espri-mono la benedizione di Dio vi èquella del bambino. Il dono del fi-glio è segno della protezione divi-na ed esprime la bellezza e la tene-rezza della presenza del Signore inmezzo al suo popolo (Pr 17,6). Co-me una vite feconda, ogni madreprotegge la sua casa e i suoi figli so-no rappresentati come rami di uli-vo intorno alla mensa (Sal 128,3).L’idea della fecondità si collega aquella della benedizione e della vi-

periodo che va dalla nascita fino al12° anno di età: infanzia e adole-scenza) è fonte di vitalità, di bene-dizione ed evoca riflessioni pro-fonde sull’inviolabilità della perso-na umana (Pr 17,6; Sal 8,2; 128,3).Soprattutto nella letteratura sa-pienziale i bambini e gli adole-scenti sono destinatari dell’impe-gno educativo e segno della spe-ranza nel futuro. Come una mam-ma con il suo bambino, così Dioama e protegge i suoi piccoli (cf.Sal 91,4; 131,2).

I bambini sono dono di Dio consegnato alla responsabilità dell’uomo; segno della bellezza, della tenerezza e della presenza del Signore,

destinatari dell’impegno educativo e speranza nel futuro

di Giuseppe De Virgilio

Il tempo dell’infanzia e lo svi-luppo dell’adolescenza sonoattestati nei racconti biblici,anche se gli autori non dedi-cano una specifica trattazio-

ne al tema. Il dono di un figlio e lasua cura sono interpretati come se-gno di amore di Dio per i piccoli ecome testimonianza della sua fe-condità «generativa» (Gen 4,1; Sal127,4-5). Nella Bibbia la presenzadel bambino (il termine intende il

Grandezza e dignità del bambino

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SANT’ANNIBALE - N.1/2020 7

Ascoltiamo la Parola di Dio per metterla in pratica (Sant’Annibale)

ta. Per questo la grandezza e la di-gnità del bambino sono incise nelcuore e nella prassi del credente,responsabile di fronte ai più picco-li. Le storie patriarcali conferma-no tale convinzione e ne sottoli-neano le dinamiche collegate alvalore della paternità e della ma-ternità. La nascita di Isacco è perAbramo e Sara un segno dell’alle-anza con Dio. Allo stesso tempoDio si prende cura della schiavaAgar con il piccolo Ismaele, bene-dicendoli e favorendo loro una po-sterità preziosa (cf. Gen 21,19-21).Nella stessa prospettiva si com-prende la vicenda di Giacobbe(35,11) e la storia di Giuseppe(43,14; 48,3-4; 49,5).

LA CUSTODIA DELL’INNOCENZAProprio per la loro fragilità i bam-bini sono i primi ad essere espostialla violenza e alla morte. In alcunimomenti della storia biblica si rac-conta della sofferenza degli inno-centi, il cui grido sale verso Dio. Afronte della persecuzione del fa-raone finalizzata a contrastare lafecondità benedetta dei «figli diIsraele», Dio interviene salvandoMosè e liberando il suo popolo (Es1,22-2,10). Similmente la persecu-zione scatenata da altri «potenti»,mira a eliminare le speranze delpopolo e sopprimere gli innocenti(cf. Est 3; 2Mac 7). Nel raccontomatteano del Natale spicca l’anti-tesi tra la tenerezza adorante dei reMagi e la protervia distruttrice delre Erode, che invia i soldati a Be-tlemme per fare strage dei bambi-ni (Mt 2,13-18; cf. Ger 31,15;35,19). La drammatica scena deipiccoli innocenti che vengonomartirizzati anticipa il drammadell’uccisione di Cristo, la cui in-nocenza redime il peccato delmondo. Risultano eloquenti le pa-role di Gesù sulla custodia dei pic-coli: l’accoglienza dei bambini èsegno della fede nell’amore di DioPadre, mentre lo scandalo deve es-sere rigettato in ogni modo e conogni forma (Mt 18, 5-10). Il cam-biamento del cuore può avvenire

Il Regno di Dio si diffonde e si consolidaquando i sapienti e i potenti della terrasi inginocchianodavanti al Bambino.

al cuore dei ragazzi. La terza figu-ra è Daniele, l’adolescente perse-guitato che fa trionfare la veritàsalvifica di Dio. (Dn 13,1-64). Nel-la storia danielica l’innocenza sideclina con la saggezza del giudi-zio e il superamento della maliziae dell’ingiustizia. Così il piccoloDaniele è l’icona del profeta sag-gio che guida il popolo sulla stra-da di Dio e della vita.

SI È FATTO «BAMBINO» Le significative immagini dell’in-fanzia attestate in tutta la Bibbia as-sumono un’intensa forza comuni-cativa nella catechesi neotesta-mentaria. Entrare nel Regno signi-fica scegliere la strada della picco-lezza (Mc 10,15), della rinascita(Gv 3,3-10), perché l’autenticità,l’innocenza e la fiducia dei bambi-ni sono condizioni essenziali perpartecipare alla beatitudine cele-ste (Mt 19,14). San Paolo sottoli-nea che il cammino battesimaleesprime il dinamismo dell’infanziadei credenti (1Cor 3,1; 13,11; cf.Eb 5,11-14). Nella stessa prospetti-va Pietro e Giacomo evidenzianola necessità di nutrirsi del «lattespirituale» della Parola di Dio percrescere nella maturità della fede.L’umiltà e la piccolezza si rivelanonel volto del «bambino che è natoper noi» (cf. Is 9,1-5), Gesù Cristo,il figlio amato, primogenito diogni creatura (Col 1,15). Nel suovolto il Padre ha voluto rivelarel’infinito amore per il mondo el’insondabile mistero della dignitàdella persona umana, di cui è im-magine (Gv 1,14.18). «Tutto quello che avete fatto a unodi questi miei fratelli più piccoli,l’avete fatto a me» (Mt 25,40).

solo se i credenti incarnano l’inno-cenza e la fiducia filiale dei bambi-ni (Mt 18,3; Mc 10,15; Lc 18,7).

TRE FIGURE ESEMPLARI DI ADOLESCENTISpiccano nei racconti biblici alme-no tre figure di adolescenti, la cuitestimonianza assume un valoreesemplare per la relazione conDio. La prima figura è rappresen-tata dal piccolo Samuele. La gran-dezza di Samuele che diventerà«profeta» del popolo di Israele ècollegata alla fede dei genitori An-na ed Elkana e alla generosità del-la sua risposta vocazionale (cf. 1Sam 1,1-20). È particolarmenteimportante il racconto della chia-mata dell’adolescente (1Sam 3,1-21), presentato come segno di«speranza» per tutto il popolo,contro la corruzione dei figli di Eli(cf. 1Sam 2,12-17). La semplicitàdi Samuele incarna la dinamicadell’ascolto e dell’affidamento delpiccolo nelle mani di Dio. Il bam-bino risponde con generosità:“Parla, Signore, perché il tuo servoti ascolta” (3,9). La seconda figuraè Geremia. Il racconto iniziale dellasua chiamata (Ger 1,4-10) costitui-sce un’icona esemplare dell’adole-scente (v. 6: non so parlare perchésono «giovane»), con tante aspira-zioni e insicurezze. Il giovanissimo«profeta» è invitato da Dio a viveredella Parola e per la Parola, per-ché l’amore di Dio viene “prima”di tutto. Come un adolescente at-tratto dall’amore di Dio il profetaaccoglie il progetto divino con tut-to il suo cuore (Ger 15,16). È pro-prio questa dinamica affettiva, fat-ta di passione e di coraggio, a ren-dere Geremia il profeta più vicino

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8 ANNIBALE DI FRANCIA - N.1/2020

LA PAROLA DI PAPA FRANCESCO

come sono trattati i bambini si puògiudicare la società, ma non solomoralmente, anche sociologica-mente, se è una società libera ouna società schiava di interessi in-ternazionali.

� Gesù ha molto valorizzato i bam-bini dando loro tanta tenerezza.Guardando al Vangelo, cosa ci ri-cordano i bambini? È vero che es-si hanno un canale preferenzialecon Dio?Per prima cosa i bambini ci ricor-dano che tutti, nei primi anni del-la vita, siamo stati totalmente di-pendenti dalle cure e dalla bene-volenza degli altri. E il Figlio di Dionon si è risparmiato questo passag-gio. È il mistero che contemplia-

mo ogni anno, a Natale. Il Presepeè l’icona che ci comunica questarealtà nel modo più semplice e di-retto. Ma è curioso: Dio non ha dif-ficoltà a farsi capire dai bambini, ei bambini non hanno problemi acapire Dio. Non per caso nel Van-gelo ci sono alcune parole moltobelle e forti di Gesù sui “piccoli”.Questo termine “piccoli” indicatutte le persone che dipendonodall’aiuto degli altri, e in particola-re i bambini. Ad esempio Gesù di-ce: «Ti rendo lode, Padre, Signoredel cielo e della terra, perché hainascosto queste cose ai sapienti eai dotti e le hai rivelate ai piccoli»(Mt 11,25). E ancora: «Guardatedi non disprezzare uno solo diquesti piccoli, perché io vi dico

a cura di Pasquale Albisinni

� Santo Padre, durante le udienzee i viaggi la vediamo sempre acca-rezzare, baciare e abbracciarebambini. Ma cosa significano dav-vero per l’umanità i bambini?I bambini sono un grande donoper l’umanità, ma sono anche igrandi esclusi perché neppure lilasciano nascere, e prossimamentemi soffermerò su alcune ferite chepurtroppo fanno male all’infanzia.Mi vengono in mente i tanti bam-bini che ho incontrato durante imiei viaggi: pieni di vita, di entusia-smo e, d’altra parte, vedo che nelmondo molti di loro vivono in con-dizioni non degne… In effetti, da

«I bambini ci ricordano che siamo sempre figli… tutti siamo figli. La vita non ce la siamo data noi ma l’abbiamo ricevuta. Il grande dono della vita è il primo regalo che abbiamo ricevuto»

“Un bambino li guiderà”

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ANNIBALE DI FRANCIA - N.1/2020 9

Amerò il Papa, lo ascolterò ed entrerò nei suoi sentimenti (Sant’Annibale)

che i loro angeli nei cieli vedonosempre la faccia del Padre mio cheè nei cieli» (Mt 18,10). Dunque, ibambini sono in sé stessi una ric-chezza per l’umanità e anche perla Chiesa, perché ci richiamanocostantemente alla condizione ne-cessaria per entrare nel Regno diDio: quella di non considerarci au-tosufficienti, ma bisognosi di aiu-to, di amore, di perdono.

� Come possiamo essere oggi uomi-ni maturi e responsabili pensandoal bambino che è in noi?!I bambini ci ricordano che siamosempre figli: anche se uno diventaadulto, o anziano, anche se diven-ta genitore, se occupa un posto diresponsabilità, al di sotto di tuttoquesto rimane l’identità di figlio.Tutti siamo figli. E questo ci ripor-ta sempre al fatto che la vita non cela siamo data noi ma l’abbiamo ri-cevuta. Il grande dono della vita èil primo regalo che abbiamo rice-vuto. A volte rischiamo di vivere di-menticandoci di questo, come sefossimo noi i padroni della nostraesistenza, e invece siamo radical-mente dipendenti. In realtà, è mo-tivo di grande gioia sentire che inogni età della vita, in ogni situazio-ne, in ogni condizione sociale, sia-mo e rimaniamo figli. Questo è ilprincipale messaggio che i bambi-ni ci danno: con la presenza ci ri-cordano che tutti noi ed ognunodi noi siamo figli.

� Penso che i bambini siano anchescomodi per noi adulti abituati aicompromessi. Essi ci smaschera-no... è capitato anche a lei di esse-re qualche volta stupito da unbambino?!Portano il loro modo di vedere larealtà, con uno sguardo fiduciosoe puro. Il bambino ha una sponta-nea fiducia nel papà e nella mam-ma; ha una spontanea fiducia inDio, in Gesù, nella Madonna. Nel-lo stesso tempo, il suo sguardo in-teriore è puro, non ancora inqui-nato dalla malizia, dalle doppiez-ze, dalle “incrostazioni” della vitache induriscono il cuore. Sappia-

mo che anche i bambini hanno ilpeccato originale, che hanno i lo-ro egoismi, ma conservano una pu-rezza, e una semplicità interiore. Ibambini non sono diplomatici: di-cono quello che sentono, diconoquello che vedono, direttamente.E tante volte mettono in difficoltài genitori, dicendo davanti alle al-tre persone: «Questo non mi piaceperché è brutto». Ma i bambini di-cono quello che vedono, non sonopersone doppie, non hanno anco-ra imparato quella scienza delladoppiezza che noi adulti purtrop-po abbiamo imparato.

� Penso che il sorriso o le lacrimedei bambini siano uno dei segnipiù grandi della loro sincerità...difficilmente possiamo controllarlio gestirli in questo.I bambini hanno la capacità di sor-ridere e di piangere. Alcuni, quan-do li prendo per abbracciarli, sor-ridono; altri mi vedono vestito dibianco e credono che io sia il me-dico e che vengo a fargli il vaccino,e piangono… ma spontaneamen-te! I bambini sono così: sorridonoe piangono, due cose che in noigrandi spesso “si bloccano”, nonsiamo più capaci… Tante volte ilnostro sorriso diventa un sorriso dicartone, una cosa senza vita, unsorriso che non è vivace, anche unsorriso artificiale. I bambini sorri-dono spontaneamente e piangonospontaneamente. Dipende sem-pre dal cuore, e spesso il nostrocuore si blocca e perde questa ca-pacità di sorridere, di piangere. E

Francesco in Argentina?Il 2020 potrà essere l'anno buono perché il Pa-pa vada in visita nel suo Paese, appuntamentofinora sempre rimandato nei suoi quasi setteanni da Pontefice. Non ha voluto tornare nelsuo Paese, un po’ per il desiderio di non inter-ferire nella politica interna e un po’ per non es-sere 'usato' indebitamente dai governi locali.Ora con il nuovo presidente, Alberto Fernandez,di cui il Papa ha già incontrato in Vaticano lamoglie Fabiola Yanez, potrebbe riaprire i giochi.

allora i bambini possono insegnar-ci di nuovo a sorridere e a piange-re. Domandiamoci: sorrido spon-taneamente, con freschezza, conamore o il mio sorriso è artificiale?Io ho perso la capacità di piange-re? Due domande molto umaneche ci insegnano i bambini.

� Gesù dice nel Vangelo che dobbia-mo diventare come bambini... mache significa?I bambini nella loro semplicità in-teriore, portano con sé la capacitàdi ricevere e dare tenerezza. Tene-rezza è avere un cuore “di carne” enon “di pietra”, come dice la Bib-bia. La tenerezza è anche poesia: è“sentire” le cose e gli avvenimenti,non trattarli come meri oggetti, so-lo per usarli, perché servono… Pertutti questi motivi Gesù invita i suoidiscepoli a “diventare come i bam-bini”, perché “a chi è come loro ap-partiene il Regno di Dio”.

� Per concludere vorrei chiederle:quale sguardo dovrebbe avere unasocietà nei confronti dei bambini? I bambini portano vita, allegria,speranza, ma anche guai: la vita ècosì. Certamente portano anchepreoccupazioni e a volte tanti pro-blemi; ma è meglio una societàcon queste preoccupazioni e que-sti problemi, che una società tristee grigia perché è rimasta senzabambini! E quando vediamo che illivello di nascita di una società ar-riva appena all’uno per cento, pos-siamo dire che questa società è tri-ste, è grigia perché è rimasta senzabambini.

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na nelle fondamenta la strutturanaturale per l’accoglienza, l’edu-cazione e la crescita dei figli, che èla famiglia. Anche allora (Forteto1977) come oggi (Bibbiano 2019)o Mirandola o Massa Finalese(1998) sindaci, giudici, assistentisociali, politici, giornalisti, intellet-tuali, pedagoghi, cattolici progres-sisti, tutti accomunati per l’avver-sione alla famiglia naturale di unatipica cultura ideologica. Oggi (a Bibbiano) come allora(Forteto) ai ragazzi affidati si è im-pedito ogni rapporto con la fami-glia di origine; si è fatto loro crede-re di essere stati abbandonati nel

ATTUALITÀ

ri sono noti a chi non ha la memo-ria corta ed ha sensibilità e a cuorela sorte dei piccoli. Ricordiamoquello del “Forteto”, uno scandalolungo 40 anni, come è stato defini-to. Una cooperativa, quella, fonda-ta e nata per essere l’avanguardiaper l’accoglienza dei minori, che siè poi rivelata essere la fattoria de-gli orrori, con molti politici e intel-lettuali che amavano frequentarla.Anche quella del “Forteto” di Fi-renze ha gettato discredito e ver-gogna ad una classe politica mise-ra, che solo a parole promette sicu-rezza e protezione per l’infanzia,ma poi con proposte politiche mi-

di Vito Magistro

Recenti fatti di cronacagiudiziaria hanno ri-portato nelle primepagine e all’attenzio-ne dell’opinione pub-

blica italiana un fenomeno, o me-glio un dramma, che vede proprioi minori tra le vittime designate.Non che quanto successo e denun-ciato con l’inchiesta denominata“Angeli e Demoni” rappresenti ununicum o un fatto nuovo. Quantoaccaduto in Bibbiano era già suc-cesso in altri luoghi. Scandali chehanno ferito e danneggiato mino-

Il caso dei servizi sociali di Bibbiano ha sconvolto l’Italia. Un dramma che ha radici nella cultura e nell’ideologia che considera

la famiglia naturale un argine da abbattere per favorire l’apertura ai “diritti” delle persone discriminate Lgbt.

Il colpevole silenzio di certa stampa

Quando il luposi travesteda agnello

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biano, la stampa o cosidetti “orga-ni di informazione” non sono statitempestivi e coerenti. Solo in alcu-ne testate c’è stato il tentativo diapprofondire lo scaldalo conun’indagine giornalistica adegua-ta ed esaustiva. Non sono mancatiinvece tentativi di sminuire la por-tata della notizia, anzi è stata fortel’impressione che da parte dell’in-formazione, quella per lo piùschierata a sinistra, ci fosse stato uncolpevole silenzio e una sottovaluta-zione dell’enormità di quanto ac-caduto a Bibbiano e che tutto ciòfosse avvenuto per cattiva fede.Ciò si spiega con il contesto, cultu-rale ed ideologico, del politica-mente corretto nel quale si confi-gura e si afferma la mentalità pre-valente ed accogliente di aperturaalle cosiddette famiglie arcobale-no. Anzi, di converso, non sonomancate reazioni inappropriate eper giunta aggressive rivolte a chiha voluto far luce sul fenomeno.Laura Pausini, artista riconosciuta alivello internazionale, tra le primea esporsi con enorme coraggio, in-sieme con Ornella Vanoni, per citar-ne un’altra, con un post su Facebo-ok, ha richiamato l’ attenzione suquanto stava accadendo a Bibbianoe dintorni, e notando come la granparte dei media stava cercando diinsabbiare tutto. Con quell’inter-vento la Pausini si è attirata un fiu-me di critiche. Così ha deciso ditornare sul tema: «Questo messaggioè per i bambini. Non lo faccio né per far-mi insultare né per farmi dire brava.

più completo disinteresse; si è in-centivato ogni tipo di rancore e dirivalsa, allo scopo di tagliare ogniponte con il passato; le coppie affi-datarie, non di rado, erano in real-tà composte da individui privi dilegami affettivi fra di loro.Vale la pena riportare un episodio,denunciato dal giornalista Borgo-novo de La Verità, che offre unchiaro riscontro del contesto nelquale si curava la “protezione” mi-norile. Protagonista e vittima è lapiccola Katia. F ederica Anghinolfi, 57 anni, diri-gente del Servizio di assistenza so-ciale dell’Unione Comuni Vald’Enza, fa allontanare Katia dalsuo nucleo familiare, dandola inaffido a Fadia Bassmaji, con la qua-le la stessa Anghinolfi ha avuto unarelazione. La Bassmaji si è unita ci-vilmente ad un’altra donna, Da-niela Bedogni, la cui sorella, scriveil Gip, «è risultata anche lei una“intima amica” della Anghinolfi».Un quadrilatero saffico, insomma,con Anghinolfi e Bassmaji impe-gnate pubblicamente nel sostene-re la causa delle cosiddette “fami-glie arcobaleno”. Come documen-ta lo stesso Borgonovo: «Già: la An-ghinolfi è a tutti gli effetti un’ atti-vista Lgbt. Nel 2014, la nostra fu in-tervistata dal Corriere della Sera permagnificare l’affido arcobaleno.In quell’occasione spiegò: «Non èper forza il genere che definisce lafigura paterna, ma il ruolo: è il ge-nitore “normativo”, quello che dàle regole. Mentre la figura mater-na è calda, accuditiva».In un’altra intervista, risalente al2016, sosteneva che «in questo Pae-se è ancora troppo forte l’ idea del-la famiglia patriarcale padrona deifigli». Di affido gay la Anghinolfi haparlato nel maggio 2018 duranteun convegno intitolato Affidarsi.Uno sguardo accogliente verso l’affidoLgbt, organizzato dall’ Arcigaymantovana e sponsorizzato da Co-mune e Provincia di Mantova».

INFORMAZIONE DISTRATTA Dinnanzi ad un episodio di tantagravità, mi riferisco a quello di Bib-

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Ricordiamo la storia e guardiamo l’attualità (Sant’Annibale)

Qui c’ è solo da fare qualcosa subito eda far sapere a tutti coloro che perdonotempo a scrivere cazzate, che c’ è una no-tizia gravissima con cui dobbiamo farei conti», ha scritto. E ha aggiunto:«Ecco chi ha bisogno di sfogarsi, stavol-ta utilmente, tiri fuori la voce per par-lare di questo scandalo».La stessa sorte è toccata anche aNek, artista altrettanto famoso. Pu-re lui ha deciso di esporsi pubbli-camente con un messaggio acco-rato: «Sono un uomo e sono un pa-pà», ha scritto. «È inconcepibile chenon si parli dell’ agghiacciante vicen-da di Bibbiano. Penso a mia figlia ealla possibilità che mi venga sottrattasenza reali motivazioni solo per abusodi potere e interesse economico. È pro-prio così. Ci sono intere famiglie di-strutte, vite di bambini, di padri e dimadri rovinate per sempre… E non sene parla. Ci vuole giustizia!!». Tantoè bastato per attirargli l’astio delprogressista medio internettiano.Come se non bastasse, contro Neksi è scatenato persino il quotidia-no Repubblica, tramite la penna diLuca Bottura. La doverosa denun-cia come pure il desiderio di far lu-ce non bastano. Dinnanzi a feno-meni del genere occorre un rinno-vato impegno per aumentare lasorveglianza, per esaminare pro-grammi e progetti, per verificare laqualità umana e morale degli edu-catori, delle famiglie affidatarie edegli enti convenzionati. Un mag-giore controllo su determinati mo-di, nuovi e pericolosi, con i quali lanostra società tratta i minori, i no-stri figli, soprattutto quando la loromanipolazione è organizzata e isti-tuzionalizzata. In tale contesto di-ventano operative tipiche compli-cità, legate tra di loro non solo dainteressi ideologici, che in parte hovoluto evidenziare in questo artico-lo, ma anche economici. Interessiche non sono solo riconducibili aindividui disturbati o avidi, ma pos-sono organizzarsi e strutturarsi inuna pianificazione, capace di coin-volgere servizi sociali, ambienti giu-diziari, educatori e malviventi, iquali non si fanno mancare le con-nivenze politiche.

“Nessuno tocchi

il bambino!”

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SULLE ORME DEL FONDATORE

Ruanda commemora il genocidio.Fare memoria, per non dimentica-re la propria storia, è sacrosanto.La storia è maestra di vita, dicevagià Cicerone. Però il modo in cui siricordano le atrocità del recentepassato di questo bellissimo paesecon gente meravigliosa, a mio mo-do di vedere, non aiuta a guarire efare una vera riconciliazione.

Gli exalunni del Centre St. Antoineche ruoli occupano oggi nella società?

I Rogazionisti lavorano a Nyanzada 31 anni e in questo tempo il no-stro Centro ha accolto quasi un mi-gliaio di minori, maschi e femmi-ne, vulnerabili: orfani, bambini ab-bandonati, ragazzi di strada, ragaz-zi diversamente abili, che qui han-no trovato una casa. Alcuni vi han-no trascorso poco tempo (qualchemese), altri hanno vissuto tutta laloro infanzia. La maggior parte di

loro ora vive nelle famiglie chehanno formato: lavorano, si occu-pano del loro focolare, partecipa-no alla vita del paese a vari livelli.Diversi di loro hanno dei buoniposti di lavoro. François, per esem-pio, è comproprietario di unaagenzia viaggi; Beatrice è sindacomolto stimata; altri marmocchi so-no diventati insegnanti, infermie-ri... Dall’altra parte, purtroppo,non mancano anche quelli che, acausa delle ferite subite durante laloro infanzia (morte dei genitori,essere stati abbandonati, violenta-ti…), non sono ancora riusciti atrovare il loro posto nella società.

Com’è la situazione dei minori oggi inRuanda?

Dipende molto da quale ceto socia-le provengono. Quelli delle fami-glie di classe media e benestantestanno sostanzialmente bene. Inve-

QUI NYANZA!

Casa per ragazzi di strada

a cura di Olindo

Il 6 aprile del 1994 ebbe inizio ilgenocidio che sconvolse il Ruan-da causando 800 mila morti. Adistanza di 26 anni abbiamo in-contrato padre Vlastimil Chova-

nec, rogazionista slovacco che con ungruppo di laici si prende cura dei ra-gazzi di Nyanza. Gli abbiamo chiestodi descriverci la situazione attuale

A 25 anni dal genocidio, quali feritesi vedono? I terribili avvenimenti della finedel secolo scorso hanno segnatodolorosamente il paese. Dopo 25anni, molte ferite sono ancoraaperte. Quelle che sono riuscite acicatrizzarsi restano comunque unsegno visibile del passato che nonsi può e non si vuole dimenticare.Il dolore di queste ferite mi sem-bra di vederlo più forte durante itre mesi dell’anno, quando il

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ce quelli delle famiglie povere…Le statistiche governative rilevanoche il 38 % della popolazione vivesotto la soglia della povertà e che il16 % tocca la condizione estrema.I minori di queste fasce sono piùesposti a varie difficoltà. Spessonon hanno garantito un pasto algiorno. Il papà e/o la mamma chevivono nell’indigenza e hanno tre,quattro, cinque figli, non riesconoa provvedere il cibo né per lorostessi, né per i figli. Non di rado iminori di queste famiglie inizianoa procurarsi da vivere da soli. Se ag-giungiamo il fatto che l’istruzionenelle molte scuole pubbliche èscarsa, l’avvenire di questi ragazzinon fa ben sperare.

Vuoi descriverci la tipologia di giova-ni ospitati nel Centro?Per rispondere alle esigenze delterritorio e alla richiesta delle au-torità governative del Ruanda, dal2016 nel Centro accogliamo princi-palmente i bambini di strada. So-no bambini che per un certo pe-riodo della loro infanzia hanno vis-suto per strada, abbandonati a sestessi. Tra quelli che sono adessocon noi, alcuni hanno vissuto perstrada solo qualche mese, 5-6; altriqualche anno, 3 -4; ma ne abbiamouno che vi ha vissuto ben 9 anni. Ilmotivo principale per cui un bam-bino va a vivere per strada è la mi-seria in famiglia, come ho accen-nato sopra. Sulla strada il suo ob-biettivo prima di tutto è trovarequalcosa da mangiare e, per otte-nerlo, tutto è lecito: mendicare,rubare, lasciarsi violare. Quandovivono in strada, talvolta prendonole sostanze stupefacenti.

Descrivici una giornata tipoLa giornata per i ragazzi inizia alle5:45 e, dopo la pulizia personale,alle 6:30, fatta la colazione si parteper la scuola che inizia alla 7. Per ilgrande numero di alunni ci si recaa scuola a turni: un gruppo la mat-tina e uno al pomeriggio. I bambi-ni che nella mattinata rimangonoal Centro possono partecipare al-l’Eucaristia delle 7:15. Quindi si

Rogazionisti: rogatio+actio, non basta pregare bisogna agire (Sant’Annibale)

dedicano al lavoro: coltivare il giar-dino, tagliare l’erba, aiutare in cu-cina, ecc. Alle 10:30 inizia lo stu-dio. A mezzogiorno si pranza. In-tanto, a quell’ora ritornano i ra-gazzi che hanno trascorso la matti-nata a scuola. Dopo il pranzo, i ra-gazzi che la mattina erano in casapartono per la scuola mentre gli al-tri giocano fino alle 15:30, quandoinizia lo studio. Dalle 16:30 si tor-na a giocare fino alle 18. Intanto,alle 17:15 arrivano da scuola gli al-tri. Dalle 18 alla 19:30 tutti si dedi-cano allo studio per preparare icompiti. Dopo cena tutti a nanna.I ragazzi sono sempre accompa-gnati dagli educatori.

Con quali mezzi portate avanti l’ope-ra? Quali le maggiori difficoltà?Il sostegno ci viene soprattutto dal-

le persone di buona volontà. Sicco-me dall’inizio, per tanti anni, i Ro-gazionisti che hanno lavorato aNyanza erano italiani, una partedegli aiuti proviene ancora dal-l’Italia, l’altra dai benefattori delBelgio e della Slovacchia, la miapatria. È triste dirlo ma, a partequalche briciola, il governo ruan-dese non collabora. Le nostre spese, per quanto cer-chiamo di risparmiare, sono tante.Giusto per dare un’idea: solamen-te per il cibo, ogni mese abbiamobisogno di 2.500 euro. A livelloeducativo, considerando la tipolo-gia dei ragazzi che frequentano ilCentro, il nostro impegno maggio-re sta nell’aiutarli ad abbandonarele abitudini della strada e accom-pagnarli nel processo di socializza-zione.

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SULLE ORME DEL FONDATORECapaccio (ITALIA) – Direttivo Missionarie Rog.

Il 24 agosto 2019 si è riunita l’Assemblea Generale delleMissionarie Rogazioniste, dal tema: “Missionaria Rogazio-nista, prendi il largo!”. Dopo aver partecipato agli EserciziSpirituali annuali assieme alle Famiglie Rog e ai membridell’UAR, le Missionarie rappresentanti dell’Italia, Brasile,Ruanda e Filippine, hanno rinnovato il Consiglio Centralecon l’elezione di Filomena Amato (responsabile), StefaniaRobledo (vice responsabile ed economa), e Beatrice Nyi-randikuryayo (Consigliera).

Pisa (ITALIA) – Incontro Famiglie Rog

Il 22 settembre 2019 P. Gilson si è recato a Pisa per cono-scere un gruppo di famiglie interessate all’esperienza cari-smatica dell’associazione delle Famiglie Rog. Per l’occasio-ne erano presenti anche i coniugi Zarigno, responsabilidelle Famiglie Rog. In questo modo nuove famiglie hannopotuto conoscere più da vicino la figura di sant’Annibale eil carisma del Rogate. L’augurio è che presto anche a Pisasorga un nuovo nucleo di Famiglie Rog.

Palermo (ITALIA) – Una rotonda a sant’Annibale

Il 22 settembre è stata intitolata a sant’Annibale la rotondaantistante l’istituto di Palermo. Alla cerimonia, oltre allacomunità religiosa e parrocchiale, erano presenti il sinda-co di Messina, Cateno De Luca, il deputato regionale On.Vincenzo Figuccia e la consigliera comunale Sabina Figuc-cia. L’evento è cominciato con un omaggio al santo Fonda-tore all’entrata dell’Istituto. L’intitolazione della rotondacostituisce un riconoscimento ai Rogazionisti, presenti aPalermo da circa cinquant’anni.

Oria (ITALIA) – 110 anni di presenza rogazionista

Il 29 settembre 2019, si è celebrato l’anniversario della pre-senza rogazionista ad Oria. Presso la Chiesa dei Sacri Cuo-ri, è stata accolta la reliquia di sant’Annibale, per poi dareinizio alla processione. Al Santuario di sant’Antonio P. Bru-no Rampazzo, superiore generale, ha celebrato la santaMessa. In seguito si è tenuta la tavola rotonda su “Sant’An-nibale e i Rogazionisti in Oria. 110 anni di presenza Roga-zionista. Testimonianze e Profezia”.

Messina (ITALIA) – Assemblea superiori maggiori

Dal 14 al 19 ottobre, in occasione del 150° anniversario del-l’ispirazione del Rogate, si è tenuta a Messina l’annualeconferenza dei superiori di circoscrizione. Nella serata del17 i superiori si sono riuniti in adorazione nella chiesa disan Giovanni di Malta dove il giovane Annibale, durante leQuarantore, ha avuto l’ispirazione del Rogate. Il 18 ottobreMons. Giovanni Accolla ha presieduto l’eucaristia rivolgen-do parole di incoraggiamento ai convegnisti

Roma (ITALIA) – Cuore di sant’Annibale

Dal 1º novembre 2019, presso la parrocchia dei santi Anto-nio e Annibale a Piazza Asti è espostala reliquia del cuoredi sant’Annibale. L’insigne reliquia rimarrà permanente-mente a Roma, nella cappella dedicata al santo Fondatore.L’evento è stato celebrato con particolare solennità nella fe-sta di Ognissanti. La messa vespertina è stata presieduta dalCard. Vice Decano, Mons. Giovanni Battista Re. La reliquiaè stata accolta con particolare devozione dai numerosissimifedeli accorsi per l’occasione.

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Rogazionisti: rogatio+actio, non basta pregare bisogna agire (Sant’Annibale)

Bukavu (CONGO) - Ordinazioni sacerdotali

Il 4 e l’11 agosto 2019 nelle parrocchie di Bukavu (Congo)e Nyinawimana, diocesi di Byumba (Ruanda), sono stati or-dinati sacerdoti i Diaconi Wito Mwaruro e Mageza Célestin.Entrambi della Quasi Provincia San Giuseppe. I novelli sa-cerdoti sono segno di benedizione per le comunità africa-ne. Alle due solenni celebrazioni eucaristiche erano pre-senti il Superiore Maggiore, P. Jozef Humenansky, i confra-telli Rogazionisti, le Figlie del Divino Zelo e le MissionarieRogazioniste.

Campana (ARGENTINA) – Esperienza missionaria

Dal 15 agosto al 6 settembre padre Andriani, assieme a 4giovani, si è recato in Argentina per un’esperienza missio-naria. I giovani hanno collaborato con i confratelli di Cam-pana e Tucumán. Hanno incontrato gli alunni del collegio,degli oratori e dei centri di raccolta per ragazzi bisognosi.In modo particolare i giovani hanno prestato il loro servi-zio nel’ “Hogar San Agustín” e nel “Centro de día san Aní-bal” di Campana.

Aparecida (BRASILE) – 4° Congresso vocazionale

Dal 5 all’8 settembre 2019 si è celebrato ad Aparecida il 4ºCongresso Vocazionale. Il Superiore Provinciale, padreFurtado, padre Destro hanno collaborato nella segreteria.Padre Leitao si è interessato dell’ufficio stampa coadiuvatodalla Missionaria Rog. Diane Galdino. Padre Mezzari è sta-to uno dei relatori. Al congresso erano presenti anche pa-dre Mateus, animatore vocazionale e i giovani religiosi SilasOliveira, membro dell’IPV di São Paulo, e Janilton José,membro della Conferenza dei Religiosi del Brasile.

Premberb (GERMANIA) – Nuova parrocchia

Il 6 ottobre 2019, P. Sijo Maliyeckal, che già da qualche an-no, in collaborazione con P. Danko, presta il suo servizionella diocesi di Regensburg, ha ricevuto la nomina di par-roco di due parrocchie della stessa diocesi: S. Michele aKatzdorf e S. Martino a Premberb. Alla celebrazione, pre-sieduta da Mons. H. Amaan, ha partecipato il SuperioreMaggiore della Quasi Provincia San Tommaso.

Aluva (INDIA) – Ordinazioni diaconali

Il 7 settembre 2019 nella cappella del Rogate Ashram diAluva, hanno ricevuto l’ordine del diaconato i confratelliAlbin Thoppil, Nikhil Attukaran e Simoj Chakiath. La Ce-lebrazione Eucaristia è stata presieduta dal vescovo Mons.Mathew Maniakizhakkel, il quale ha esortato i tre confratel-li ad essere fedeli operai a servizio della mistica messe delSignore. Erano presenti, oltre ai rappresentanti delle no-stre comunità indiane, numerosi religiosi e religiose, non-ché amici e parenti dei nuovi diaconi.

Valona (ALBANIA) – Stazione missionaria

Il 25 settembre 2019 P. Dario Rossetti, accompagnato daipadri Antonio Leuci, vicario provinciale e Alessandro Tru-scello, superiore della comunità di Shenkoll, si è recato aValona per avviare una presenza rogazionista nel sud del-l’Albania, presso la sede dell’amministratore apostolico,Mons. Giovanni Peragine. Quest’iniziativa, che si configuracome una presenza missionaria ad experimentum, rispon-de alla richiesta formulata più volte dallo stesso Ammini-stratore Apostolico che vive il dramma della carenza di sa-cerdoti.

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OPERAI NELLA MESSE

lo, nato sei anni dopo. Angelica siprenderà cura del fratellino fin dasubito, manifestando verso di luiuna buona dose di protezione e diresponsabile cura e premura. Se-gue i genitori condividendo la loropresenza in ambito parrocchiale el’appartenenza al gruppo del Rin-novamento nello Spirito. Si rimarca lasua disponibilità in oratorio, se-gnalandosi per l’interesse ai pro-blemi formativi. Con i compagnidi scuola ha una atteggiamento dicordialità, che non si limita allacerchia delle amiche, ma si rivolgea tutti. Con gli insegnanti le sue re-lazioni sono state schiette, senzainfingimenti e sotterfugi. Per que-

che si maturava nella sofferenza,però non ha mai smarrito la meta:il compimento dell’Amore. Entria-mo nel merito dei fatti e della vitadi questa ragazza.

LA GIOIA DELLA VITANasce a Treviglio nel 1995. Vive aPontirolo Rosso, in provincia diBergamo e diocesi di Milano, doveviene battezzata; nel 2005 riceve laprima comunione e nel 2007 com-pleta la sua iniziazione alla vita cri-stiana con il sacramento della Con-fermazione. I genitori sono operaicon la passione per il lavoro e la fe-de nel cuore. La ragazza cresce infamiglia con un fratello più picco-

Gesù era al primo posto nei suoi occhi,nel suo volto, nel suo cuore e sulle sue labbra

di Giuseppe Ciutti

Morire a soli dicianno-ve anni può apparireuna fatalità irrime-diabile. Si è soliti di-re che la sofferenza

e la morte rendono la vita inutile einsensata. Perché? L’interrogativopotrebbe sembrare scontato, ma èd’obbligo. Angelica Tiraboschi hasaputo dare un senso all’evenienzadel problema. Angelica e i suoiamici non hanno vissuto a cuor leg-gero la malattia. Angelica a frontedella sua esiziale malattia era avver-tita che si andava avanti a fatica,che si progrediva nel travaglio e

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SANT’ANNIBALE - N.1/2020 17

Anche i giovani sono operai nella messe del Signore (Sant’Annibale)

ti del corpo in modo ormai irrepa-rabile. Tutte queste prove le viveanimata da schietta speranza ed in-crollabile fiducia, abbandonata al-la volontà di Dio, legata alla fede inGesù. Nella malattia è sempre at-tenta a consolare gli altri, renden-doli partecipi della sua salute sen-za indugiare a forme di vittimismo.Angelica lascia un’immagine di ra-gazza discreta e coraggiosa. Il let-to, le cure, la permanenza in ospe-dale le permettono di esercitare ilsuo magistero evangelico da unacattedra speciale. Lo provano i tan-ti biglietti, i numerosi sms che con-tinuamente invia per confortaregli altri; le lettere sono un tesoroinestimabile della sua testimonian-za di fede e di amore verso tutti,dando prova di un cristianesimointegralmente vissuto e coraggio-samente testimoniato. Angelica èrimasta nel cuore di chi l’ha cono-sciuta, frequentata ed amata. Allacamera ardente, in casa, i genitorilasciarono la fotocopia di un testoautografo che sintetizza i suoi pen-sieri preferiti. Si apre con la cita-zione di uno dei canti del Rinnova-mento: Io credo in te, Gesù, e si con-clude con l’adattamento di un fa-moso aforisma: Non possiamo cam-biare la direzione del vento, ma possia-mo sistemare le vele, in modo da poterraggiungere la nostra destinazione inGesù Cristo nostro Signore.

sto trovava in essi unapiena ammirazione efiducia, per il preziosocontributo che coglie-vano in Angelica neltenere unito il gruppodella classe, onde cia-scuno potesse esseremesso in grado di dare il meglio disé. Era una leader naturale che si fa-ceva rispettare ed amare. Crescen-do era diventata una bella ragazza,slanciata e simpatica, mai frivola,un po’ seriosa, ma cordiale edaperta ai bisogni altrui. Conferivacon chiunque ed il discorso con leiera sempre propositivo ed attivo,difficilmente l’eloquio scadeva nelbanale. Amava la musica, parteci-pava a concerti, praticava lo sport,curava la sua persona in modo ele-gante, evitando l’eccentricità chepotesse riuscire provocante e di-sdicevole, non in linea con l’armo-nia delle scelte e la coerenza aisuoi principi di vita. Questo perònon si traduceva in un atteggia-mento di voluta rinuncia a mo-strarsi per quel che era, ovvero chetergiversasse nel mettere in chiaraluce le sue doti fisiche e non colti-vasse per sé il gusto del bello. Sape-va infatti abbinare i colori, comeper esempio la tinta delle unghie,con le scarpe e la borsa; anche lascelta dei vestiti veniva fatta concreatività. Aveva una passione pergli orecchini che collezionava esfoggiava con arguto senso di bo-naria civetteria. Insieme a questecose amava la vita e l’ebbrezza del-la velocità. Sicura di sé ed amabile;la ciliegina sulla torta era la sua na-turale fede cristiana che rendeval’insieme della sua persona armo-niosa, bella, carica di fascino fisico,ma ancor più di quello spirituale.Gesù nei suoi occhi, nel suo volto,nel suo cuore e sulle sue labbra eraal primo posto. E questo lo si vede-va, meglio lo vedevano gli altri che,per lei, hanno imparato ad amar-lo, conoscerlo e frequentarlo. Ge-sù in lei lo si percepiva in ogni ge-sto, appariva nel sorriso, emanavadall’intimo della sua vita. Lo Spiri-to Santo l’aveva plasmata come

Maria, donandole ilfascino della bontà edell’umiltà. Una vitaspensierata, attenta al-le cose del viver quoti-diano, aggredite conun certo piglio ottimi-stico e con caparbia

determinazione. Questa è stataAngelica nella giornata tipo dellosnodarsi del tempo della quotidia-nità, senza lasciarsi mancare mo-menti di svago, di studio e d’ impe-gno religioso.

IL CORAGGIO DELLA FEDEL’esplodere della malattia non farotolare la sua vita nel baratro del-la disperazione, bensì diventa ilbanco di prova per tirar fuori lamaturità umana e l’elevazione mo-rale e spirituale, mettendo a nudola sua incrollabile fede, abbando-nata in Dio e protesa verso il culmi-ne della speranza cristiana, attesanella preghiera costante e conti-nua, compresa alla luce della Cro-ce e dell’Amore. Da giugno 2014 al29 agosto 2015 vive il calvario chela porta alla morte. Dopo un pri-mo intervento il tumore sembradebellato. Si iscrive all’università;cercherà anche un lavoro pressoun supermercato. Nel mese di feb-braio il male riprende in modo piùaggressivo, le metastasi sono arri-vate al cervello, estese in varie par-

Gli amici hannoimparato da lei a conoscere e amare Gesù

� Sii il sorriso di chi ti incontra.

� Non accontentartidell’orizzonte... cerca l’infinito!!!

� Ridi per quando hai tenuto la facciadavanti alle sberle...

� Ricorda... che tu seiil capolavoro della tua vita!

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FIGLIO DI BENEDIZIONE

on Palma diventaRogazionista

to Il Segreto Miracoloso,contenente notizie in-torno alla nostra Opera,preghiere al Santo ed unelenco di grazie e favori daLui elargiti ai fedeli. Diverse fu-rono le edizioni del Segreto: segnoevidente che il Santo molto ge -nerosamente consolava chi a lui sirivolgeva con fiducia, dietro lapromessa di aiutare gli orfani delDi Francia. Il Fondatore, guidatodal suo spirito di pietà e di fede,volle esternare la sua riconoscen-

di Vincenzo Santarella

Libero ormai dall’ufficiodi prefetto dei chierici,P. Palma poté dedicarsicon zelo a quello di Que-stuante a pro delle no-

stre Opere, che forse era più con-facente al suo carattere. Qui ci pa-re opportuno fare una premessa.Nel 1890, circa, P. Annibale avevainvitato a far da contabile un bra-v’uomo, distinto ed onestissimo, ilSig. Andrea Pistorino. Costui si mi-se in mente di ripristinare il cultoad un altare di sant’Antonio, cheera abbandonato nella chiesa del-l’Annunziata. Col permesso delrettore vi collocò una cassetta perle offerte ed ogni martedì con ungruppo di ragazzi di Avignone fa-ceva una funzione con la parteci-pazione di numerosi fedeli. Un sa-cerdote celebrava, mentre i ragaz-zi recitavano alcune preghiere ecantavano canzoncine in onoredel Santo. Data la buona esperien-za fatta per mezzo della cassetta disant’ Antonio nella chiesa dell’An-nunziata, si riuscì a collocarne al-tre in diverse chiese. Fu così che sisviluppò in Messina la devozionedel Pane di S. Antonio in favore de-gli orfani del Can. Di Francia. Il 26 aprile 1900 si stampò il libret-

Ha percorso Sicilia e Calabria chiedendo l’oboloper gli orfani e diffondendo la devozionedel “Pane di sant’Antonio”

Umile questuante

za al grande Taumaturgo procla-mandolo, il 13 Giu gno 1901, Bene-fattore insigne delle sue Ope re. È danotare, infatti, che in quei tempieroici dell’Opera, il principale ce-spite era costituito dalla questua.A que sta si dedicava lo stesso Fon-datore, senza troppi ritegni e congrande dedizione, sì, ma anchecon grande spreco di energie chepotevano essere indirizzate altro-ve, e ve n’era tanto bisogno, consi-derati gli interessi dell’Opera,non lievi, né pochi. Alla questua sidedicava particolarmente il no-stro eroico Fratello Giuseppe An-tonio Meli, molto stimato ed ap-prezzato da coloro che lo conosce-vano. Di lui giustamente è statodetto: «Fargli una statua d’oro, sa-rebbe troppo poco!».

INFATICABILE PELLEGRINOQui entra in gioco il dinamico P.Palma. Ansioso di alleggerire la fa-tica stressante del Fondatore, se laaccollò in gran parte sulle sue spal-le. Insieme al suddetto Fratello

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Meli, egli girò di città in città, dipaese in paese, di villaggio in vil-laggio, di parrocchia in parroc-chia, di casa in casa, di marciapie-de in marciapiede, raccattando glioboli dei buoni fedeli, tozzi di pa-ne, cen tellini di olio, soldi e cente-simi. Oltre a queste fatiche, dicia-mo così piutto sto di ordine fisico,egli non si tirava indie tro, all’oc-correnza, di assumere impegni diministero sacerdotale, molto ri-chiesto dai parro ci e dai rettori dichiese: predicazione del la Paroladi Dio, conferenze a uditori scelti,confessioni ed altro che occorres-se. Spesso era obbligato a predica-re più volte in uno stesso giorno (siracconta che ad Agri gento un gior-no predicò fino a 13 volte!). Girò dapprima l’Archidiocesi diMessina, poi si inoltrò nelle terredella Sicilia, per corse anche la Ca-labria in lungo e in largo (nel 1907vi conseguì ottimi successi). AdOppido Mamertina, durante laQuaresima, pre dicò gli EserciziSpirituali al popolo, ai qua li assi-stette lo stesso Vescovo, Mons. Do-menico Scopelliti. Questi presetanto a cuore la Propaganda Anto-niana da raccomandarla calda-mente al suo clero con un’apposi-ta circolare. Egli fu obbligato dal-l’andamento della que stua a per-correre a piedi lunghi percorsi, asopportare grandi stenti e priva-zioni: una vol ta per abbreviare ilcammino volle prendere una scor-ciatoia e dovette saltare un muret-to un po’ alto, lo sforzo gli procu-rò un’ernia, che si portò dietro perdiversi anni, pri ma di ricorrere al-l’operazione chirurgica, del la qua-le parleremo in seguito.

PROVVIDENZA ABBONDANTEI frutti di tali fatiche procuraronoun gran de bene alle anime, e perl’Opera Antoniana furono una sor-gente di obolo davvero abbondan-te. Pos siamo dire che, grazie a taliperegrinazio ni del P. Palma «neglianni 1905, 1906, 1907 tutta la Sici-lia era seminata dal libretto Il Segre-to Miracoloso, le cui edizioni non si

Un paradiso sarebbe poco per l’eroica carità di padre Palma (Sant’Annibale)

La divina Provvidenza mi mandò da Ceglie Messapica un giovane sacerdoteIl saggio storico, a firma del prof. Gaetano Sca-tigna, riguarda in primo luogo il comportamentodi padre Palma e, principalmente, la sua “one-stà” intellettuale (come afferma il prof. Scatigna)che è una lezione di amore da tenere sempre inconsiderazione e da imitare. In secondo luogo: lascelta radicale che compie un giovane sacerdoteche, trasferitosi a Messina per seguire le lezioni

di Filosofia del Diritto, impartite dall’illustre francavillese, professore universita-rio, don Vincenzo Lilla, abbandona gli studi accademici e aderisce al progetto ca-ritatevole di padre Annibale Di Francia e si “dona” alla cura dei più piccoli ab-bandonati e degli orfani. Il terzo: quando l’arciprete del Capitolo di Ceglie, donGiuseppe Carlucci si reca inutilmente a Messina per “riportare” Pantaleone a Ce-glie. È da ammirare il coraggio di un giovane sacerdote che lascia agi e privilegiper diventare un “prete di frontiera”.

(Dalla Presentazione dell’editore)

con tavano più. Da ogni parte siscriveva a Messina per chiedere lepreghiere degli orfani», come atte-sta P. Santoro. Il P. Fondatore an-nota: «P. Palma con Fra GiuseppeAntonio fecero viaggi in Sicilia perle due propagande: Rogazione esant’ Antonio, con buoni successi!Benedetta la Divina Misericor-dia!». E ancora: «Si è molto estesala propaganda del Pane di S. Anto-nio ed abbiamo avuta molta provvi-denza; la devozione del Pane disant’Antonio si è mirabilmente ac-cresciuta». Insieme a tante fatichenon dovettero man care le umilia-zioni, che già lo stesso Fondatoredovette sorbire a suo tempo, quan-do scrisse: «Spesso ho battuto a ferreeporte invano; / atroce è stata la senten-za mia / Via di qua l’importuno, egli èun insano; / Sconti la pena della suafollia!». Sono cose facili ad avveniread un questuante. Nelle ore libere dalla questua, il P.Palma non stava inattivo: dava unamano alla direzio ne degli orfaniche, come si sa, erano assisti ti dalgiovane Vìzzari, e impartiva qual -che lezione. Il P. Fondatore, for-nendo tali notizie alla signorinaLembo, così conclude: «Il P. Panta-leone fatica moltissimo».

(Continua)

Fr. Giuseppe A. MeliCastelbuono, 1876 - Messina, 1941

Fu instancabile compagno di padrePalma col quale condivise l'impegnoassiduo di procurare vocazioni perl'istituto, specialmente di FratelliCoadiutori. Si adoperò nella colloca-zione delle cassette per l’obolo delPane di Sant’Antonio, nella propa-ganda antoniana e nella diffusionedel Rogate, curando la Sacra Allean-za e la Pia Unione della RogazioneEvangelica. Caratteristiche sue domi-nanti furono l’amore al lavoro, un in-condizionato attaccamento al Fonda-tore e alla Congregazione.

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FATEVI SANTI

di Agostino ZamperiniPostulatore Generale

All’inizio degli anni ‘70del secolo scorso, ilSuperiore Generalepromosse un’indagi-ne tra i confratelli per

sondare disponibilità, attese e de-siderata. Tra l’altro si chiedeva: «Inquale settore desideri svolgere iltuo apostolato?». La risposta didon Peppino - che allora aveva 53anni - fu semplice e sorprendenteallo steso tempo: «Desidero farecatechismo ai bambini». La prima esperienza educativa trai bambini orfani risale al biennio1938/39. In seguito, pur nonavendo una responsabilità direttacon i ragazzi, ebbe sempre e ovun-que un’attenzione particolare neiloro confronti, tanto da poter con-fidare al Signore con un pizzico diorgoglio, frutto dell’amore: «Oravoglio raccontarTi tutto ciò che hofatto per Te [Gesù]; non mi haisentito quante volte ho parlato diTe nella Chiesa di Messina? Quan-

ti bambini ho cercato di tenere vi-cino a te - orfanelli - paggetti». Ovunque trovava il tempo per in-trattenersi a giocare, cantare e pre-gare con i ragazzi. Ecco come rias-sume le giornate di riposo trascor-se normalmente a Carovigno (Br):«Quasi ogni giorno mi incontrocon frotte di bambini a cui regalo lamedaglietta, immaginette e facciorecitare qualche Ave Maria ecc.». Si dedicò ai ragazzi specialmentenei lunghi anni trascorsi al Santua-rio di sant’Antonio (Me) e nella bre-ve ma intensa attività pastoralepresso la parrocchia Madonna del-la Fiducia, a Zagarolo (Rm). PerLui l’amore per i bambini è una ca-ratteristica del sacerdote: «I bam-bini hanno una grande potenzasul cuore del sacerdote, come laebbero sul cuore di Gesù stesso; sevogliamo vincere il suo cuore dob-biamo essere piccoli». Frequente-mente si chiede: «Chi sa se il Si-gnore è contento di me, per il mo-do con cui tratto i ragazzi e la loroeducazione». In sintesi: don Pep-pino si dedica ai bambini perchésono prediletti di Gesù, quindi

prediletti del sacerdote “alter Chri-stus”; per altro verso s’impegna adiventare come i bambini per «ave-re una grande potenza sul cuore diGesù». Gesù è la ragione delle suescelte.

“NON HO LA FORZA DI DIRE NO”Ecco in breve alcune manifestazio-ni del suo zelo per i bambini. Du-rante il periodo in cui fu parrocoalla Madonna della Fiducia incon-trava settimanalmente i bambiniper il catechismo, come è normaleper il parroco. Inoltre si recava nel-le scuole per insegnare religione.Era conosciuto, stimato ed amatoper la sua disponibilità e cordiali-tà, ma anche per la simpatia di cuigodeva presso i ragazzi. Nonostan-te l’età e gli impegni non ha mai ri-fiutato l’insegnamento della reli-gione, come testimonia il fedelediario: «Oggi – 17 aprile 1974 – ab-biamo ripreso il catechismo a Za-garolo e celebreremo la Pasqua inquelle scuole mercoledì prossimo24 aprile. Abbiamo aggiunto altredue scuole a quelle 3 classi di IV

“Mi sento un bambino”

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Tutti siamo “vocati” alla santità, anche chi vive nel mondo (Sant’Annibale)

elementare, una II e una III ele-mentare. Hanno chiesto e non hoavuto la forza dire di no. Mi sem-brano dei bambini che chiedono ilpane e uno lo dovesse negare». Sinoti come il Padre accetta il nuovoimpegno mosso dal dovere, ma so-pratutto dal diritto dei bambini:non si può negare il pane del van-gelo ai piccoli. Nella motivazionerisuona Geremia 4,4 ricorrentenella quotidiana Preghiera per i buo-ni operai che don Peppino recitavafin dagli anni di seminario: «Sonovenuti meno i buoni operai nellavostra Chiesa! La luce del mondosi eclissa, e perciò i popoli restanonelle tenebre dell’ignoranza e delpeccato, perciò i pargoli doman-dano il pane della vita, e non vi èchi loro lo spezzi!».La ragione del suo impegno nel ca-techizzare i bambini si trova tuttain questo appunto: «Ore 8. Andia-mo a scuola. Viva Gesù. Andiamo adare Gesù a questi bambini. Comevorrei vedere crescere Gesù in noie in loro!». E i bambini come rea-givano? Risponde un’insegnanterivolgendosi a don Peppino conqueste parole: «Vede padre, io so-no stata 16 anni in collegio, ho co-nosciuto tanti sacerdoti, ma comelei no: semplice, amabile con tutti;vedo che tutti i bambini sono en-tusiasti e guai se non viene qualchevolta al catechismo».

“ETERNO BAMBINO BISOGNOSO DI AIUTO”Possiamo senz’altro dire che tradon Peppino e i bambini esisteun’intesa/complicità. Nonostantel’età, ha sempre fatto parte dellacategoria dei piccoli ai quali sonorivelati i segreti del regno. Allamamma sacerdotale confida «chenel mio cuore [non c’è] niente digrande, è il cuore di un bambino,un eterno bambino che ha biso-gno di essere aiutato, curato». Lamamma, da parte sua gli ricorda:«Tu non puoi confrontarti con ituoi confratelli, sei bambino… lo-ro …». Al compiere del 33° annodi età manifesta al Signore l’impe-gno di essere come un bambino,

ossia riconoscere di avere bisognodi tutto, specialmente di essereamato dal Signore: «Cercherò diessere umile, piccolino, bambinotanto da avere bisogno di essereancora cullato e accarezzato dallamamma. Gesù, del resto, tu l’haidetto: “Se non diventerete piccolinon entrerete nel regno dei cieli”(Mt 18,3). Ho già 33 anni, quantine trascorresti tu in terra e mi sen-to sempre bambino. Gesù, benedici-mi e grazie di tutto». E ancora,sempre nel 1950, scrive: «Virtùpredilette: u mil tà, restare semprebambino, “horum est regnum cae-lorum” + la dolcezza che conqui-sta i cuori delle creature e le attiraa Dio».

LA DOLCEZZA DEL BAMBINOL’impegno di rimanere semprebambino corrisponde ad un senti-re interiore. L’umile è un eternobambino perché nella logica del

vangelo il vero bambino è Coluiche si è fatto piccolo e servo.Per don Peppino la dolcezza/tene-rezza del bambino conquista il cuoredelle creature e attira a Dio. La dol-cezza non è fatta di parole, ma èparola che affascina, riscalda ilcuore. È riflesso umano della tene-rezza affascinate di Dio. La dolcez-za del bambino eleva lo sguardo,dona gioia e attira i cuori a Dio; pa-pa Francesco ricorda che «il Van-gelo si annuncia con dolcezza, noncon bastonate inquisitorie». La te-nerezza del bambino rendeva donPeppino amabile e desiderabile.Un confratello testimonia: «La suacaratteristica più emergente è ladolcezza; lo affermo perché l’hosperimentato. Fu un buon e umileoperaio nella vigna del Signore».Padre G. Gallitto, che fu suo supe-riore dal 1974 al 1978 non esita adaffermare che don Peppino «era ladolcezza personificata».

� Caro P. Marrazzo, strappa un mira-colo a Dio per i nostri ammalati. (MAMMA TINA)

� Padre Marrazzo, ti prego per tutti gliinfermi di cui sono a conoscenza. (GRAZIA)

� Padre Marrazzo, prega sempre per lamia vita spirituale e corporale. Implorail riposo eterno per Luigi. (AMALIA)

� Grazie sempre! Ti ringrazio perchéhai aiutato i miei figli. Grazie. Grazie!(MARIA)

� Caro Padre Marrazzo, fammi averepiù fiducia in me stesso e fede in Dio.(GIAMPAOLO)

� Padre Marrazzo, anche se non ti ho mai conosciuto, proteggi me e fa’ che tuttiabbiamo un po’ di salute e tranquillità. Con affetto e stima. (ANGELA)

� Ringrazio Padre Marrazzo per la grazia ricevuta. (ENZA M.)

PREGHIERA PER IMPETRARE GRAZIE

O Dio, padre misericordioso, mi rivolgo a te con fiducia filiale: glorifica il tuo servo padre Giuseppe Marrazzo;

per sua intercessione concedimi la grazia... (si dice quale) di cui ho tanto bisogno e guarda con amore

quanti si rivolgono a te con fede sincera. Amen.

Chi riceve grazie può scrivere a: Postulazione dei Rogazionisti - Via Tuscolana 167 - 00182 RomaTel. 06 7020751 - [email protected] - www.padremarrazzo.rcj.org

Grazie, caro PadreMarrazzo…

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ne di nubi, che continuano nel ba-samento e nel fondale alla nostrasinistra, dietro al gruppetto degliangeli cantori.Un luogo abitato da Angeli, den-tro uno squarcio di Paradiso. Laparte centrale, coincidente la lineasimmetrica, è occupata da Cecilia.A primo acchito colpiscono i trepersonaggi centrali: Cecilia e dueAngeli, uno di fronte, alla destradella Santa e l’altro a sinistra. Traloro due fanno da raccordo l’orga-no e il violino.L’impostazione prospettica è cen-trale, congiunta a quella preferitadall’artista: “dal basso in su”, in mo-do da amplificare la monumentali-tà dell’espressione. Cecilia siede suuno sgabello di nubi dalle morbi-de linee e suona l’organo sostenu-to dall’Angelo che sorregge la ba-se dell’organo con le mani e con laspalla destra la parte posteriore,mentre con la testa poggiata sullostrumento sembra assorto nellamelodia suonata da Cecilia. LaSanta, con volto estasiato, esegue ilbrano accompagnata dal suono

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TITOLOCecilia e il piccolo organo

LUOGO DI COLLOCAZIONEBasilica Minore di S. Antonio di Pa-dova, via S. Cecilia (Messina).

AUTORE E DATARosario Spagnoli. 1925.

DIMENSIONIm 5.00 x m 3.50.

TECNICAAffresco.

COMMITTENTESant’Annibale Maria Di Francia.

COLLOCAZIONEQuarto cassettone della navatacentrale.

TEMAL’opera esprime il desiderio di Ce-cilia: cantare nel suo cuore soloper il Signore: “Cecilia virgo in cor-de suo soli Domino decantabat”.

STILEEcclettico, caratterizzato dall’usodi un linguaggio di ascendenzaclassicista.

I COLORI DELLA FEDE

CARTA D’IDENTITÀdi Antonia Sgrò

La leggenda narra che Cecilia, vis-suta tra il II-III secolo, promessasposa a Valeriano, durante i festeg-giamenti per le nozze, e mentrenella sala si intonavano canti paga-ni, espresse il desiderio di rimane-re pura, cantando queste parole alSignore: “Conserva o Signore imma-colati il mio cuore e il mio corpo, affin-ché non resti confusa”. Da questoparticolare è stato tratto il vanto diprotettrice dei musicanti. Ceciliaconfessò il suo voto di castità a Va-leriano che si convertì. La coppiasi impegnò quindi nell’opera diconversione del popolo. Per que-sto Valeriano venne torturato e de-capitato. Anche Cecilia subì il mar-tirio. L’affresco che ritrae Ceciliamentre suona, mette in risalto ilsuo essere patrona della musica.

ANALISI FORMALE La scena si svolge in uno spazio ret-tangolare la cui struttura architet-tonica è sostituita da nuvole. Lascena è incorniciata da due colon-

Santa Cecilia

patronadella musica e del canto

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del violino dell’Angelo di sinistra.L’artista la ritrae mentre sta voltan-do la pagina dello spartito.Le fanno da corona degli Angeli inbianche vesti. Cantano, lodano eadorano. Il gruppo che noi vedia-mo a destra sostiene con le maniuna lunga pergamena. Ogni Ange-lo esprime sia con il volto che conla gestualità (sguardo rivolto versol’alto e verso il basso, braccia incro-ciate sul petto, mani giunte, manielevate) adorazione e lode. Nel-l’insieme si percepisce un clima digioia, di estasi, di beatitudine sen-za fine.La luce sembra provenire da dietrol’Angelo con il violino ed espan-dersi sul coro degli angeli, illumi-nandoli con pennellate di luce.L’espressione pittorica si risolvecon l’uso di pochi colori; non sievidenziano forti contrasti di tinte,ma un’armonia fatta di intrecci, disfumature e di musicalità; predo-mina il giallo-oro, espresso nel co-lore delle canne dell’organo, delmantello, dell’aureola, del cer-chietto, della capigliatura di Ceci-lia e dei capelli degli angeli; il gri-gio rosaceo delle nuvole e il bian-co delle tuniche degli angeli fannoda corona alle tre figure centrali;nell’insieme spicca l’Angelo dallemeravigliose ali con la lunga tuni-ca color rosso intenso come a ri-chiamare il martirio di Cecilia. Siracconta che, in vita, Cecilia eraprotetta da un Angelo che lei vede-va sempre e con il quale aveva unrapporto confidenziale. Nel com-plesso l’affresco trasfonde un sen-so di armonia e di movimento, gra-zie a quattro elementi: la morbi-dezza della linea espressa nella de-licatezza e preziosità dei panneggidella santa e degli angeli; il dolceruotare delle ali; la linea curva del-le nuvole e la postazione circolaredegli angeli. L’affresco sembra essere un invitoalla lode e coinvolge il fedele a vi-vere con maggiore intensità la pre-ghiera durante le celebrazioni li-turgiche che si svolgono nel Tem-pio della Rogazione Evangelica,dove il suono dell’organo richia-

ma le liturgie celesti nella gloriadei Santi e degli Angeli.

CONTENUTI CARISMATICI E SPIRITUALILa raffigurazione di Cecilia è stataposizionata nella navata centrale,dedicata alla Rogazione Evangeli-ca, in fondo alla Chiesa, forse percreare un collegamento con la can-toria e l’organo della stessa Chiesa;inoltre, nello specifico del carismarogazionista, santa Cecilia è consi-derata da sant’Annibale mirabileesempio di eroica fortezza, model-lo di donna religiosa che, per amo-re di Cristo, ha professato la vergi-nità e il martirio. Quasi un richia-mo indicativo di vita per le sue fi-glie spirituali che, come Spose diun Dio geloso, devono vivere l’amo-re ardente per Dio cantando conarte le lodi nelle celebrazioni ed es-sere segni risplendenti e gioiosinella messe del Signore, corrispon-dendo ad ogni grazia con fortezza.Il 22 novembre 1915 sant’Anniba-le ha proclamato santa Cecilia Ce-leste Figlia del Divino Zelo; inoltre, se-guendo la pia e secolare tradizio-ne, consolidata e diffusa ovunque,la faceva venerare anche comeprotettrice della musica e del can-to sacro. Nella seguente preghiera,in cui accenna alla vita di Cecilia,padre Annibale celebra la gelosiadi Dio e la fedeltà della Santa; esal-ta, insieme alla virtù della vergini-

Anche l’arte serve per la gloria di Dio e il bene delle anime (Sant’Annibale)

tà, la fortezza nella fede, il corag-gio nel martirio ed elogia la pre-senza del suo Angelo custode.«O eccelsa e gloriosa santa Ceciliavergine e martire, […] ci consolia-mo perché foste tanto corrispon-dente ad ogni grazia, ad ogni favo-re, ad ogni ispirazione; e ci conso-liamo con voi perché fu di voi cosìgeloso il Divino Sposo Gesù chequantunque foste obbligata a spo-sare il nobile Valeriano, non per-mise che questi fosse a voi più chefratello, affinché intatta rimanessein voi quella verginità che al Som-mo Bene Gesù consacraste fin dal-l’infanzia. Ci consoliamo con voiche faceste vedere visibilmente aValeriano e al di lui fratello Tibur-zio il vostro santo Angelo Custodeche vi difendeva da chiunque fossestato ardito di avvicinarvi; e per talmodo convertiste alla fede Valeria-no e Tiburzio, e li rendeste cosìforti nella fede che subirono finan-co il martirio per Gesù Cristo. Convoi ci consoliamo finalmente cherimanendo sempre invitta dinanzial tiranno [Turcio] Almàchio, con-seguiste anche voi la gloriosa pal-ma del martirio; ed ora in cielo ri-splendete come luminosissimastella, che rallegra tutto il Paradi-so. Ed essendo stata in vita amantee maestra di sacre musiche e di sa-cri cantici, ora siete dal Cielo laProtettrice di tutte le sacre musi-che e i sacri cantici».

La musica favorisce la riscoperta di DioNei Paesi di antica evangelizzazione, come l’Italia, la musica sacra può avere e difatto ha un compito rilevante, per favorire la riscoperta di Dio, un rinnovato acco-stamento al messaggio cristiano. Pensiamo all’esperienza di Paul Claudel, poetafrancese, che si convertì ascoltando il canto del Magnificat durante i Vespri di Na-tale nella Cattedrale di Notre-Dame. «In quel momento – egli scrive – capitòl’evento che domina tutta la mia vita. Inun istante il mio cuore fu toccato e iocredetti. Credetti con una forza di ade-sione così grande, con un tale innalza-mento di tutto il mio essere, con unaconvinzione così potente, in una certez-za che non lasciava posto a nessunaspecie di dubbio che, dopo di allora,nessun ragionamento, nessuna circo-stanza della mia vita agitata hanno po-tuto scuotere la mia fede né toccarla».

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CATERINA ADDUCIGAETANO PASSARELLI

ELISA MICELI DI LONGOBARDIL’intrepidaGRAPHE.IT - EDIZIONI

Nella Calabria di inizio Novecento, ter-ra martoriata dalla miseria e dall’emi-grazione, fiorisce a Longobardi, in pro-vincia di Cosenza, Elisa Miceli.Nata nel 1904 da una famiglia di no-tabili, educata a Roma, ma con un for-te richiamo ai bisogni sociali e religio-si della sua gente, si distingue per

una forte personalità.Coadiuvata dal fratello sacerdote, fondò le Catechiste rurali, fu promotri-ce dei Circoli di Azione Cattolica e della Settimana campestre. Seppe co-niugare l’amore per il Creatore con quello per le creature puntando suazioni concrete, ispirate alla pietas cristiana, ma anche sulla forza eman-cipatrice, derivante da corsi di formazione.Fu eletta vice-sindaco nel 1946, quando alle donne erano riservati i so-liti tradizionali compiti famigliari. Per la sua forza morale e religiosa fusoprannominata “L’intrepida”.

LEONARDO SAPIENZA

PAOLO VIUn uomo che tende le maniSAN PAOLO

Fu l’allora Card. Ratzinger che, nel1978, definì Paolo VI «Un uomoche tende le mani». Montini, infat-ti, durante il suo servizio nella Cu-ria Romana, come Arcivescovo diMilano e poi come Papa, ha sem-pre accolto vicini e lontani. Inquesto libro, Mons. Sapienza cioffre alcuni spunti che confer-mano l’apertura del cuore diMontini-Paolo VI. Tra i temi affrontati, contestimonianze e documenti inediti, la determinazione diPaolo VI nel portare avanti il Concilio Vaticano II, la sua amicizia con gliartisti, la simpatia per i Benedettini, il legame con la città di Roma, esoprattutto il “caso” Lercaro: le pressioni da parte della Curia portaro-no il Card. Lercaro, Arcivescovo di Bologna, a dimettersi nel 1968. Pao-lo VI, come testimonia una sua lettera autografa dell’8 aprile 1968, equi pubblicata per la prima volta, gli fu sempre vicino.

Le nostre segnalazioni

2020Preghiere

Via Crucis con

sant’Annibale

– Redazione: Agostino Zamperini

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ANNIBALE MARIA DI FRANCIA

Via Crucis con sant’AnnibalePADRE ANNIBALE OGGI/20

La Via Crucis – per Annibale Di Francia– è un momento privilegiato per consi-derare l’amore del Signore per noi ecrescere nell’amore per lui. Esorta i fe-deli a pensare «spesso alla Passionedi Gesù, pensiamoci ogni giorno per-ché altrimenti non arriveremo mai adamare Dio! Sappiate che non si può da-re un passo per la via dell’amore di Ge-sù se non si pensa e si medita la suapassione. Imprimetela nel vostro cuo-re questa passione; meditate tutti igiorni, anche se dovete tralasciarequalche pratica di devozione. Mettia-moci spesso dinanzi alla mente Gesùcrocifisso e pensiamo quanto patì peramor nostro».Questa Via Crucis raccoglie alcune ri-flessioni frutto della quotidiana medi-tazione di sant’Annibale sul grandeamore di Gesù. La meditazione dellapassione di Gesù è la strada privilegia-ta per conseguire l’obiettivo che indica-va a tutti indistintamente: «Innamora-tevi di Gesù Cristo».

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