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www.trantran.net | n. 19 mensile | 26 Maggio_2011 | Distribuzione gratuita | Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale -70% - CN/RE - n. 7/2011 Con il Patrocinio di [ SPECIALE ] Mauro Ermanno Giovanardi: da Sanremo a Parola Cantata [ INTERVISTE ] Enrico Ruggeri Shel Shapiro The Wonkies [ BRIANZA ] Le vie del parco sono infinite [ CURIOSITÀ ] I cartoni animati giapponesi [ CICLISMO ] Gianni Bugno [ SCRITTORI BRIANZOLI ] Antonio Oleari [ CONCORSO ] Vinci la musica con Zed Live Entertainment e Trantran

Trantran 19

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Il numero 19 di trantran online sfogliabile...

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1 Con il Patrocinio di

[ SPECIALE ]Mauro Ermanno Giovanardi: da Sanremo a Parola Cantata

[ INTERVISTE ]Enrico Ruggeri

Shel ShapiroThe Wonkies

[ BRIANZA ]Le vie del parco sono infinite

[ CURIOSITà ]I cartoni animati giapponesi

[ CICLISMO ]Gianni Bugno

[ SCRITTORI BRIANZOLI ]Antonio Oleari

[ CONCORSO ]Vinci la musica con

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Anno II - numero 19 - 26 maggio 2011Editore: Trantran Editore s.r.l.Sede e Redazione:Viale Cesare Battisti, 121Vedano al LambroC.F./P.I./RIMB 06774520966REA MB1864900Reg. Trib. di Monza n.1995 del 29/06/2010

Fondatori

Marta Migliardi, Elena Gorla,Adriana Colombo, Guido Bertoni

Direttore

Alfredo Rossi

Capo Redazione

Marta Migliardi

Vice Capo Redazione

Elena Gorla

Inviata Speciale:

Adriana Colombo

Redazione

Alberto Citterio, Juri Casati, Giulia Cavaliere, Gabry, Claudio, Fabio Paolo, Guido, Niccolò, Gaber, Lorenzo, Sara Tripaldi, Giulia Trapanotti e Fatima Bianchi, Marco Riva, Guido Caimmi, Massimiliano Bevacqua

Si ringraziano per questo numero

Cristina Spagna, Elsa, Giancarlo Cazzaniga, Mary Orfino, Laura Mora, Silvia Polonio (Alter), Ilenia, la Nazionale Italiana Cantanti, Waltraud Fuchs, l’Assessore Recalcati e il Sindaco Ronchi di Brugherio per la loro cortesia e disponibilità, i Duran Duran, gli anni 70 per averci ispirate, Alice per la sua bellezza e intelligenza sublime, Spillo per non essere morto soffocato da un tozzo di pane, Totò per essere biondo come un campo di grano. Ringraziamo in particolar modo Umberto Grasso.

In copertina

Mauro Ermanno GiovanardiFoto di Silvia Rotelli

Per contattarci

[email protected]@[email protected]@trantran.net

Progetto grafico, impaginazione,raccolta pubblicitaria

Direttore Responsabile e Amministratore Unico Genesio Ferrari

SedeVia Degani, 1 - 42124 Reggio Emilia (RE)Tel. 0522.232092 - 926424Fax [email protected] www.eridania-editrice.it

Stampa

Grafiche2000 - Cassinetta di Lug. (MI)

Tiratura 26.000 copie

È vietata la riproduzione di testi, grafica, immagini e impostazione. Eridania Editrice s.r.l. non si assume nessuna responsabilità diretta e indiretta sull’esattezza dei dati e dei nominativi contenuti nella presente pubblicazione, nonchè sul contenuto dei testi, degli slogan, sull’uso dei marchi e delle foto da parte degli inserzionisti.

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In questo numero...

[ SOMMARIO ]

5 Editoriale E diamoci, ogni tanto, un morso alla lingua

6 Spunti di vista Al di là del bene e del male

7 Clochart 7 Mauro Ermanno Giovanardi da Sanremo a Parola Cantata 12 Enrico Ruggeri: gioco, segno e canto 14 Tutti per uno, uno per tutti: in una parola gli Agrado!

16 Bis!16 Shel Shapiro: mille modi di essere “immortale”17 We❤Music18 Poi ce l’hanno spiegato18 Modena City Ramblers: Sul Tetto del Mondo19 The Wonkies. Colazione all’inglese

20 Altrove Formentera, l’illusione della libertà

23 In cuccia Alla corte di William e Kate

24 Verdissimo Guerriglia gardening

25 Brigantia Le vie del parco sono infinite

28 NonsoloMonza Brugherio - Parola Cantata

30 I segreti dello chef LaQuolina di Vedano

31 Reality

32 Raccontiamoci 32 Antonio Oleari. Destinazione Isola di Whight

34 L’angolo del pendolare Pendolari e disabilità

35 Di tutto un pò Texas Hold’Em: le varianti del gioco e le diverse strategie

36 Dalla Provincia Eventi da non perdere

37 Dal Comune Bus ibrido in città

38 Sportivamente Gianni Bugno: dalle due ruote al volo…

39 Cosa succede in città Eventi, rassegne, notizie dai Comuni della Provincia di Monza e Brianza

42 Le sciure

43 Ci vediamo presto

44 Fiera di Monza e Brianza

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E’ sorto il nuovo Parco del Centro Commerciale Auchan Monza, “Giardini di Auchan”.I cittadini di Monza e Brianza avranno a disposizione una nuova area verde per trascorrere il tempo libero, un “polmone verde” che si estende per ben 70.000 m2.Il nuovo Parco “Giardini di Auchan” è il frutto della volontà di Gallerie Commerciali Italia SpA, responsabile della “Galleria Auchan” di Monza, di investire in un progetto di riqualificazione dell’area per poter offrire al territorio una nuova possibilità di vita all’aria aperta. Da sempre Gallerie Commerciali Italia è attenta alla tutela e alle esigenze ambientali del territorio - da qui la scelta di costruire il complesso che ospita il Centro Commerciale Auchan Monza in un edificio interrato - e questa nuova iniziativa ne è la prova.

Il Centro Commerciale Auchan di Monza, l’unico Centro Commerciale in Italia ad avere un Parco annesso, mira a diventare un nuovo punto di riferimento per il territorio in cui s’inserisce, che darà l’opportunità di offrire ai cittadini e alla clientela non solo tanta spesa e tanto shopping ma anche tanto divertimento all’aria aperta. Il nuovo Parco offrirà numerose possibilità di divertimento per tutte le fasce di età. Troveremo quindi al suo interno:- una pista da jogging;- un percorso vita in 10 tappe per rilassarsi, allenarsi e tenersi in forma;- due campi da bocce;- aree pic-nic;- giochi per i bambini;- aperitivi all’aria aperta;- una grande area eventi con palco e tribuna.

Il Parco sarà un luogo accessibile a tutta la popolazione, in cui incontrarsi, divertirsi e rilassarsi. Sarà possibile raggiungerlo sia in auto, parcheggiando comodamente in uno dei 2.200 posti auto del Centro Commerciale, sia in bicicletta attraverso il collegamento della Pista Ciclabile Comunale. I “Giardini di Auchan” intendono anche essere una risorsa per le Istituzioni del territorio, per consentire alle Associazioni giovanili, alle Pro-Loco e agli anziani di sfruttare lo spazio per la promozione e l’esibizione delle proprie attività. Il Parco aprirà al pubblico sabato 21 maggio dalle ore 16 in una giornata evento caratterizzata da: sfilate di moda, testimonial d’eccezione, musica ed elezione di Miss Centro Commerciale Auchan Monza, concerti di Gianni Panariello e dei Sismica, coreografie dei ballerini del Monza City Ballet, esibizioni di arti marziali e danze, tutto organizzato nella nuova area eventi.La nuova stagione estiva, che ha avuto i Patrocini dell’Assessorato allo Sport e Turismo e dell’Assessorato alle Politiche Giovanili e Pari Opportunità del Comune di Monza, partirà alla grande con un ricco calendario di eventi musicali, sportivi, ludici che arricchiranno e trasformeranno il panorama dell’intrattenimento monzese.

INAUGURAZIONE: 21 MAGGIO 2011ORE 16.00

NASCE UN NUOVO POLMONE VERDE A MONZA

“GIARDINI DI AUCHAN”

VIENI AL CENTRO COMMERCIALE

AUCHAN MONZAFAI SHOPPING

E RILASSATI ALL’ARIA APERTA!

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[ EDITORIALE ]

E dIamocI,ognI tanto, un morso alla lIngua

[ Il Direttore ALFREDO ROSSI

foto di GAbRIELE bEnInI ]

Caro carissimo Direttore, prendo sempre attenta visione di Trantran e permettimi di dirti che sei uno “sciupone”. Nello scorso editoriale volevi dare la medaglia d’oro agli imbecilli. Ma in tempo di crisi e con il prezzo dell’oro che lievita in continuità ci dissangueremmo. Ormai gli imbecilli sono diven-tati troppi: quindi una targhetta di plastica (semi-indistruttibile) con la scritta “imbecille al cubo” è più che sufficiente. Se ne adornerebbero, con merito, chi decora i muri (o meglio li lorda), chi non rispetta le leggi in strada (automobilisti, motocicli-sti e signori ciclisti, mamme in SUV, invalidi fasulli, prepotenti o menefreghisti siano anche persone che ricoprono cariche pubbliche come si legge), eccetera. Ma l’elenco, ahimé, non ha fine. Però chiediamoci di chi è anche la colpa. Io dico di quelli della mia e tua età (stando alla tua foto pub-blicata) che cresciuti o reduci da un periodo in cui i diritti erano assai, ma assai, inferiori ai doveri, ci siamo sentiti, appunto, in dovere di reclamarli e di inculcarli nei nostri figli che li hanno trasmessi ai nostri nipoti. Che adesso sono più attenti ai diritti (sacri) che ai doveri (di solito degli altri). Si fermerà qui la successione? Mi auguro che i nostri nipoti comprendano, e presto, che esistono anche i do-

veri: primo di tutti, in regime democratico, quello di rispettare la propria e l’altrui libertà.

Un abbraccio. KALFE

Gentilissimo Kalfe, ho dovuto sforbiciare un po’ la tua mail, altrimenti mi avresti rubato tutto lo spazio di questa pagina, a cui sono affeziona-tissimo. Quello che scrivi, mi trova concorde: è vero, i pochi diritti che avevamo confrontati con i doveri (“zitto, non parlare!” era la frase che da ragazzino mi sentivo ripetere in continuazione, in qualsiasi ambito, dalla casa all’oratorio, dalla scuola agli altri luoghi di aggregazione) ci hanno fatto innamorare dei diritti. E gli innamoramenti a volte sono pericolosi, perché fanno perdere di vista la realtà. E questo innamoramento l’abbia passato prima ai figli e di conseguenza è arrivato fino ai nipoti. Questo va avanti da 40 anni o poco più: un tempo lunghissimo per chi lo sta viven-do, ma un soffio per la storia. Sono convinto che questo innamoramento (che poi è l’esaltazione personale soprattutto a scapito degli altri) stia per finire e stiamo finalmente per arrivare in un periodo in cui diritti e doveri torneranno a esse-re i due piatti di una bilancia che devono stare,

se non sempre quasi sempre, perfettamente in equilibrio. Ci vorrà ancora un po’ (rassegna-ti, Kalfe, forse noi non arriveremo a constatarlo di persona, ahimé), ma i sociologi e tutti quelli che studiano i comportamenti dell’uomo stanno dicendo che questo è il punto verso cui stiamo andando. Nel frattempo, che fare? Continuare, quando si può, a esaltare i comportamenti civili contro quelli incivili, rispettando, come dici tu, la propria e l’altrui libertà. Non solo a parole, ma soprattutto con i gesti. Ti faccio un esempio: mi vanto, da anni, di raccogliere sempre quello che la femminuccia che tengo in braccio nella foto che vedi in questa pagina lascia per terra quando andiamo a spasso. La scorsa settimana, mentre sto parlando, nel parchetto che frequento, con un’amica che era lì con il suo nipotino e non sto controllando cosa fa Bimba, la mia quattrozam-pe, mi sento apostrofare con “Si vergogni, qui ci passano anche i bambini e guardi cosa ha fat-to!”. A dirmelo è un signore che mi indica il corpo del reato. La mia prima reazione è stata quella di dirgli: “La raccolgo da sei anni, senza mai saltare una volta, ero soltanto distratto! Lo dica a quelli che non la raccolgono mai”. Poi mi sono morso la lingua e gli ho risposto: “Grazie e mi scusi: ha ragione”. Mi sono chinato e ho raccolto. Mica un’azione eroica, ma un gesto civile. Dai, Kalfe, che ce la possiamo fare (mordendoci qualche volta la lingua...)!

Alfredo Rossi

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[ SPUNTI DI VISTA ]

[ di ELEnA GORLA ]8 dicembre 1980, ore 23.00, Manahttan, NYC. Un pacifista venne ucciso. Nel giro di poche ore la notizia si diffonde e a Central Park si raduna una folla in lutto. Il sognatore, l’uomo che immagi-nava e cantava un mondo in cui non esistessero più religioni in guerra fra loro, un mondo in cui gli uomini potessero vivere in pace, fu assassinato da uno squilibrato, di religione cattolica, convinto di essere in missione per conto di Dio. L’uomo assassinato, certo, non era un uomo qualun-que, era forse il più famoso dei “quattro ragazzi di Leaverpool”, i Beatles. Le sue parole, la sua musica, le sue convinzioni lo avrebbero comun-que consegnato alla storia ma quei cinque colpi di pistola esplosi contro di lui lo catapultarono in pochi istanti in una dimensione ultraterrena: la morte, il mito. John Lennon da quel momento non fu più solamente uno dei Beatles, un musici-sta, un poeta, un pacifista, con la sua morte di-venne un simbolo. Un simbolo imperituro di tutto ciò per cui in vita aveva combattuto: un modello, per i suoi contemporanei e per le generazioni fu-ture. 1 maggio 2011, ore 23 circa, Ground Zero, il cuore ferito di NYC, viene invasa da una folla in festa: il presidente statunitense Barack Obama ha appena annunciato che il terrorista più ricer-cato al mondo è stato ucciso. Osama Bin Laden, il fondatore dell’organizzazione fondamentalista al Quaeda, il mandante dell’attentato dell’11

settembre 2001 alle Twin Tower di NYC è stato assassinato durante un blitz della marina militare degli Stati Uniti d’America che ha fatto irruzio-ne nella sua abitazione-fortezza di Abbottabad. Questa notizia, oramai, è storia. Il nemico, as-sassinato, non fa più paura. A me, però, questa storia fa paura.Mi fa paura la folla in festa per l’assassinio di un uomo; mi fa paura la superficialità con cui una nazione, pur di placare la propria sete di vendet-ta, si beve senza sollevar dubbi una notizia di tal fatta; mi fa paura la giustizia affermata mediante esecuzione capitale, mi fa paura immaginare la vita, violata due volte (da un’esistenza costret-ta in un covo di fondamentalisti islamici e, infine, dalle armi dei portatori di giustizia) di quella don-na uccisa durante il raid. Mi spaventa soprattutto vedere come in questa festa i confini fra il bene ed il male tendano a liquefarsi nell’assoluta cer-tezza della verità del proprio punto di vista. Noi, i buoni, abbiamo sconfitto i cattivi. La verità del-l’occidente ha ucciso la menzogna mediorienta-le. Il come questo male sia nato e le vie attraver-so cui quel male si è sviluppato appaiono solo come superflui dettagli ora che il simbolo di quel male è stato annientato. Ma anche questa è una menzogna. Il germe di quel male è ancora nella nostra società e questo perché è la nostra società che lo ha fatto ger-minare e crescere. Osama bin Laden era solo un uomo. Un uomo temibile, certo, ma solo un uomo ed un uomo da solo non può cambiare il mondo. Per cambiare il mondo è necessario che un uomo sappia farsi ideologia e contagiare di sé gli altri. Solo così la sua azione può essere effica-ce, solo nella misura in cui l’azione non è più sua ma diviene voce ed opera di un fronte comune. Osama bin Laden era un uomo pericoloso e lo era perché era un simbolo. Un simbolo di aber-razione per i più e simbolo di verità e giustizia per alcuni altri. Oggi l’uomo è stato assassinato, ma il suo omicidio non ha certo potuto annientare ciò che lui rappresentava per chi condivideva la sua ideologia. L’uomo che ha combattuto per un’idea e viene ucciso dal nemico diviene mar-tire: la sua immagine si rafforza, l’idea per cui ha lottato rinvigorisce nel suo sangue versato. Egli diviene modello imperituro, diviene strumento nelle mani dei suoi successori, diviene emblema da onorare nel reclutamento di nuovi seguaci per l’idea che ha sostenuto. Diviene, per dirlo con una parola, un eroe. Il suo arresto, proba-bilmente, avrebbe avuto un effetto differente. La

folla avrebbe comunque festeggiato ma per un criminale consegnato alla giustizia e la spirale di violenza sarebbe stata interrotta da un gesto di civiltà: anziché con l’omicidio si sarebbe risposto al terrorista attraverso un tribunale. Colui che ha scosso con la violenza le fondamenta della so-cietà statunitense sarebbe stato posto di fronte a quelle stesse fondamenta, ancora salde e sicure: le leggi di quella nazione. Ma, in effetti, in quella nazione anche l’esecuzione è diritto. La Nazione preme verso eliminazione dei propri nemici tanto quanto Al Quaeda si sente motivata dal Corano ad annientare i nemici dell’Islam: “Una volta che i mesi sacri saranno passati (e che loro avranno rifiutato di fare pace) potrai uccidere gli infedeli quando li incontrerai, punirli e resistere qualsiasi cosa facciano. Se invece si pentono e si conver-tono alle Preghiere, dovrai lasciarli andare”.In questo la guerra accomuna gli opposti schie-ramenti: la verità delle parti si fonda su una parti-colare interpretazione del proprio diritto. Bibbia, Deuteronomio 12-26: “…18 I giudici fa-ranno una diligente inchiesta; se quel testimone risulta un testimone bugiardo, che ha deposto il falso contro il suo prossimo, 19 farete a lui quello che egli aveva intenzione di fare al suo prossimo. Così toglierai via il male di mezzo a te. 20 Gli al-tri lo udranno, temeranno, e non si commetterà più in mezzo a te una simile malvagità. 21 Il tuo occhio non avrà pietà: vita per vita, occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede”. Al di là dell’interpretazione solo odio e paura, mali facili a propagarsi. L’uccisione di Osama bin Laden, a mio avviso, rappresenta un’occasione sprecata. Con l’omi-cidio si è persa la possibilità di mostrare i limiti dell’uomo, le sue debolezze e, di conseguenza, l’umana fragilità e fondatezza della sua ideologia. Si è persa la possibilità di affermare il valore del Diritto Positivo, quello sancito dall’uomo per la vita in una società civile.E se la vita si risolve in una scelta interpretativa non ci resta, dunque, che fare la nostra scelta. Due simboli, due universi paralleli: la pace e la guerra.

“…Imagine there’s no countriesIt isn’t hard to doNothing to kill or die forAnd no religion tooImagine all the peopleLiving life in peace...”(John Lennon, Imagine)

al dI là dEl bEnE E dEl malELa morte e la nascita dei miti moderni

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[ CLOCHART ]

mauro Ermanno gIovanardI

da sanrEmo a Parola cantata

Viaggio di un artista tra musica e parole

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[ di MARtA MIGLIARDI ]Abbiamo sempre seguito con vivace attenzio-ne ed interesse l’attività di questo grande can-tautore, Mauro Ermanno Giovanardi che, già lo scorso anno, aveva trasformato la città brianzola di Brugherio in un’agorà di musica, incontri e teatro con la sua direzione artistica del primo happening della canzone d’autore, Parola Cantata. Ma quante cose accado-no in un viaggio lungo un anno? Dal palco di Sanremo, dove si è esibito per l’ultima volta in veste “La Crus” con il bellissimo brano Io Con-fesso, all’uscita del suo nuovo album da solista Ho sognato troppo l’altra notte?, fino all’atte-sissima seconda edizione di Parola Cantata, che si terrà, sempre a Brugherio (si veda anche l’intervento del Sindaco Maurizio Ronchi e

dell’Assessore alla Cultura Enzo Recalcati nella rubrica NonsoloMonza) il 17, 18 e 19 Giugno 2011. Come lo scorso anno, dove sul palco di Villa Fiorita si erano esibiti, tra gli altri, artisti del calibro di Vinicio Capossela, Niccolò Fabi, Ninza Zilli, Eugenio Finardi e Davide Van de Sfroos (solo per citarne alcuni), anche que-st’anno il festival (che gode anche della prezio-sa collaborazione di Paolo Gorietti (direttore di produzione), Cristina Spagna e Annarita Masullo) non mancherà di stupirci. Mauro Ermanno Giovanardi si racconta in questa intensa intervista a Trantran, dove, tra aneddoti divertenti e anticipazioni sul prossimo Parola Cantata, ci accompagna in un sogno musicale, in un’atmosfera ricercata e intelligen-te. Le cose fatte bene e con passione, che si tratti di un album o di un festival, non possono

far altro che rimanere nella storia e nel cuore.

Edizione 2010 di Parola Cantata: happe-ning delle musiche d’autore, un succes-so immenso...Sono davvero contentissimo del successo del-l’edizione del 2010 perché spesso, in questi casi, alla prima edizione è sempre molto difficile avere un riscontro così importante, sia in ter-mini di pubblico che di atmosfera... Una delle cose che mi ha fatto più piacere è stato vedere contenti davvero tutti: gli artisti coinvolti, il pub-blico e anche le istituzioni. Per tre giorni Bru-gherio è stata trasformata in una cittadella della musica con incontri, letture e concerti. E’ stata una grande soddisfazione l’aver portato in città la cultura nel senso buono del termine, quella che aggrega e fa stare bene la gente, non la

[ CLOCHART ]

E’ stata una grande soddisfazione l’aver

portato in città la cultura nel senso buono

del termine, quella che aggrega e fa

stare bene la gente. Mi piacerebbe che

questo diventasse un appuntamento annuale sempre più importante,

una sorta di “stati generali” sulle musiche

d’autore.

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E’ stata una grande soddisfazione l’aver

portato in città la cultura nel senso buono

del termine, quella che aggrega e fa

stare bene la gente. Mi piacerebbe che

questo diventasse un appuntamento annuale sempre più importante,

una sorta di “stati generali” sulle musiche

d’autore.

[ CLOCHART ]

cultura con la C maiuscola da intellettuale che si isola nella torre d’avorio. Vedere il palco di Villa Fiorita con 2500 persone che, in silenzio, assistevano al reading di Vinicio Capossela, per me è stato emozionante. E l’aver creato que-sta atmosfera davvero molto viva, emotiva, di interesse e partecipazione, al di là dei numeri, per me è stato un successo incredibile. A Bru-gherio non si facevano queste cosa da più di 20 anni. Sia l’assessore che il sindaco che l’uf-ficio alla cultura sono rimasti entusiasti per cui mi hanno rinnovato l’incarico per l’edizione di quest’anno. Mi piacerebbe che questo diven-tasse un appuntamento annuale estivo sempre più importante, una sorta di “stati generali” sulle musiche d’autore. Per me parlare oggi di musi-che d’autore vuol dire anche sfatare l’idea del cantautore degli anni ‘70, perché un cantautore del terzo millennio può essere benissimo, per esempio, Caparezza. Purtroppo stava facendo le prove per il suo tour estivo, se no ci sarebbe stato anche lui…

Ci puoi parlare della nuova edizione del 2011? Ci puoi anticipare qualcosa?Anche per questa edizione, come lo scorso anno, ho pensato che dividere in tre giornate la parola maschile, la parola femminile e la do-menica del villaggio, fosse la cosa più bella. Ad esempio dare spazio, in una giornata dedicata, alla voce femminile è importante perché anche la musica, come il mondo reale, da molto meno spazio alle quote rosa. Quindi per me cominciare il festival con il Ve-nerdì di Venere è importante. Così come ho pensato che la terza giornata, la Domenica del villaggio, potrebbe essere ogni anno una sorta di jolly, da potersi giocare di edizione in edizione con delle idee diverse. Quest’anno sarà Parola Parlata: una serie di incontri mol-to interessanti, tra i quali ci sarà sicuramente Enrico Ruggeri. E chiuderemo con la sera-ta finale de L’isola della musica italiana (www.lisolachenoncera.it), una rivista legata da molti anni al Premio Tenco, che lavora sui nuovi talenti della canzone d’autore. Mi piaceva l’idea di ospitare la finale e l’assegnazione del premio anche perché in futuro mi piacerebbe

creare proprio un “Premio Parola Cantata” sele-zionando una serie di nuovi talenti e autori che lavorino principalmente sulla parola…e questo mi sembra un bel modo per abituare la gente alla presenza di un concorso cantautorale. Fra gli altri appuntamenti incentrati sulla parola ten-go a ricordare Il pranzo con l’autore, il sabato, in compagnia di Franco Battiato e, sempre il sabato ma nel pomeriggio presso la Casa del Popolo, un incontro dedicato ai diversi approc-ci alla scrittura di una canzone. Quest’incontro pomeridiano sarà condotto da Nicolò Agliardi e parteciperanno Luca Madonia, Brunori… e for-se anche io…

E i concerti serali a Villa Fiorita?Per la giornata delle donne ci sarà Susanna Pa-rigi, che presenterà il suo nuovo disco, ci sarà Nathalie, anche lei reduce dal successo sanre-mese, ci sarà Cristina Donà che da anni lavora sulla canzone seria e Paola Turci. Per quanto riguarda i concerti serali ci sarà un mio step, un concerto acustico, ci sarà Manuel Agnelli, che per la prima volta farà un concer-to senza gli Afterhours, Luca Madonia, Amour Fou e Brunori (una delle rivelazioni indie più in-teressanti).Tutto il programma, comunque, lo trovate sul-la pagina facebook di Parola Cantata o sul sito www.parolacantata.it (per informazioni [email protected]), e sul sito di Trantran…

Cantautore e direttore artistico, due ruo-li molto diversi e, a volte, anche in con-traddizione tra loro. Come ti trovi nella veste di direttore artistico?La cosa che mi affascina davvero è quella di pensare ad un progetto in tutte le sue connota-zioni e sfumature e portarlo a termine. Questo mi stimola tantissimo. Per cui pensare ad un festival o ad un disco, sotto quest’ottica, non fa molta differenza, tanto più che anche in tut-ti i dischi che ho fatto, anche con i La Crus, c’è molta concettualità. Ho pensato tantissimo al progetto Parola Cantata e ho fatto di tutto per portarlo a termine come lo avevo in testa: declinare la parola in tanti aspetti attraverso un lavoro trasversale e generazionale, far convivere

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la vecchia scuola di cantautori con quella mo-derna, unire la letteratura al teatro (esperienza tanto interessante che già sto pensando, per l’anno prossimo, di dedicare la terza giornata proprio alla parola teatrale…). Bisogna sempre ricercare un filo rosso che leghi tutto quello che sta nel contenitore, sia questo un festival o un disco.

Ho sognato troppo l’altra notte? Album ricco di riferimenti anni ‘60, citazioni, duetti, testi e voce bellissimi. Sei riusci-to a scansare il manierismo e anche il mero citazionismo rendendolo un pro-dotto unico e godibile. Per riuscire a fare questo, cosa hai messo di te?Come al solito, come in tutte le cose che faccio, ci metto tantissimo cuore. Uno dei miei riferi-menti musicali, da sempre, è proprio il periodo della seconda metà degli anni ‘60, un periodo che mi appartiene tantissimo. Nei La Crus, per certi versi, sembrava poco presente perché il lavoro su suoni più moderni ne spostava un po’ l’accento poi perché, delle volte, avevo anche le ali tarpate (Ndr ride). Cesare mi diceva spesso che avevo melodie e tematiche troppo anni ’60…però io avevo ben chiaro in mente come lo volevo, come dove-va venire. I due produttori che hanno lavorato con me al disco Vernetti e Rescigno, sono stati importantissimi così come lo è stato il diretto-re d’orchestra. Io, però, conoscevo il materiale più di tutti loro e ho realmente dato la direzione del disco… Ho scansato citazionismo e ma-nierismo riuscendo a prendere la giusta dose di questo tipo di suoni e suggestioni, traducen-doli con il mio approccio, la mia esperienza e la mia personalità. Forse per questo, alla fine, ogni cosa che canto sembra sempre molto mia. Non voglio rifare i pezzi così com’erano devo sem-pre reinterpretarli attraverso il mio modo d’es-sere. Lavorando anche con altri ogni elemento è stato calibrato, diciamo che c’è stato un lavo-ro di bilancino… Un lavoro delicato di equilibri, maturità artistica e condivisione con gli altri.

In un’intervista, parlando dell’ultimo Fe-stival di Sanremo al quale hai partecipa-to con i La Crus (affiancato da Cesare

Malfatti), hai specificato che la réunion sanremese era cosa temporanea, dicen-do che “i grandi amori non meritano me-diocrità”. Sei sempre di quest’idea op-pure, a qualche mese di distanza, non ne sei più del tutto sicuro?No, anzi! Nessun tipo di ripensamento. E’ il contrario: prima di andare a Sanremo come La Crus ci ho pensato per un mese con Moran-di che mi chiamava una volta alla settimana. Non era tanto per una questione di ego ma per una questione di chiarezza di comunicazione, cosa sulla quale ora sto lavorando da due mesi e mezzo. Mazzi e Morandi mi hanno chiesto espressamente di andare a Sanremo come La Crus: mi dicevano che volevano costruire un festival di qualità e che i La Crus sono sempre stati molto amati dalla critica, avendo vinto due volte il Premio Tenco. A loro piaceva molto l’idea di usare il palco dell’Ariston come una sorta di “passaggio di testimone”. Io ho raccontato spesso che quel che ho vissuto su quel palco è stato è stata un’esperienza di quelle che sembrano uscite da un film: fummo invitati nel ‘94 al Premio Tenco (proprio come gruppo scoperto dal Premio Ten-co), senza avere un disco. Abbiamo suonato tre canzoni e scesi dal palco avevamo un contratto con la Warner e la Mescal che nasceva in quei giorni. A Mazzi piaceva fare una sorta di chiusura di cerchio: “avete iniziato lì, chiudete lì”, mi ripe-teva.Io, però, ero titubante e mi chiedevo: “il mar-tedì sera sono a Sanremo con il mio pezzo, Io confesso, come La Crus, e il mercoledì mattina esce il disco a nome mio… le radio come lo lanceranno?” E, infatti, da due mesi e mezzo sono per radio e televisioni per azzerare questa dicotomia. Un mesetto fa, per esempio, ero in macchina e a Radio Capital c’era la classifica delle canzoni più richieste: Noemi, Vasco e al secondo posto c’era Io confesso. Ero contentissimo! Finito il pezzo il dj conclude dicendo… “questo bellis-simo pezzo dei La Crus”!Mi sono incazzato tantissimo e ho spento la radio. Era proprio quello che non volevo acca-desse.

Comunque non ho dubbi: con i La Crus, proba-bilmente, non avrei potuto fare questo disco. Guardando l’aspetto positivo di questa parte-cipazione a Sanremo come La Crus, però, la cosa bella è stata poter far conoscere al grande pubblico questo “marchio La Crus”, cosa che ha fatto sì che poi molti, andassero a riscoprire anche tutti i dischi vecchi. I La Crus sono sta-ti il progetto più importante della mia vita, per cui l’unica vera cosa positiva di essere andato come La Crus è questa. Finire dove abbiamo iniziato è, comunque, una cosa molto roman-tica.

Sono usciti i primi due video Io confesso e Se perdo anche te… Video molto di-versi tra loro ma entrambi con una foto-grafia e una regia molto curata. Quanto sono importanti le immagini che accom-pagnano un pezzo? Quanto decidi tu in merito all’uso delle immagini?Questa volta ho deciso davvero tanto. L’im-magine della copertina, ad esempio, è un’idea mia. Lavorare in questa direzione, specie con il primo video, è stata proprio una scelta. Ho lavorato con il regista per avere quella sugge-stione, dall’acconciatura allo styling della ragaz-za, gli ho spedito decine di foto della “swinging London”, per ricreare quell’atmosfera. In questo disco volevo far capire esattamente all’ascolta-tore dove lo stavo portando, in quale viaggio lo stavo accompagnando. La cura dei particolari fa la differenza: il “quasi bianco e nero” e le spirali sono tipici delle tra-smissioni di Mina a Studio Uno.

Nel primo singolo tratto dal tuo nuovo disco, Io confesso, scritto da te e Mat-teo Curallo, dici: “confesso che ho tradi-to ma tradire poi cos’è?”… Cos’è il vero tradimento per te, al di là degli stereotipi uomo-donna?Ha a che fare con la fiducia, un ideale, un com-portamento etico. Io dico sempre che, in realtà, il brano non parla di tradimento ma è un atto d’amore, perché alla fine, il succo è un amore così grande che neppure un tradimento non lo può far morire. L’amore va oltre. Una persona che ammette di avere sbagliato, non è così comune, molti stanno zitti. L’atto del-la confessione, nella società moderna, è quasi eroico.

Chi ti è piaciuto particolarmente a San-remo e chi no?Per una questione affettiva ma anche per la canzone in sé ti dico che Tricarico è quello che mi è piaciuto di più, il suo brano è molto naif. Ho scoperto da Fausto Mesolella, che è l’autore e che ogni tanto si diverte a scrivere canzoni per lo Zecchino d’Oro, che questo pezzo era nato per raccontare la guerra ad un bambino. Io, al Festival, continuavo a dire a Tricarico che lui assomiglia a Paperoga e per me è un com-plimento, perché è uno dei miei personaggi pre-feriti, e quella canzone per era perfetta per lui. La canzone che mi è piaciuta di meno? Quella

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di Anna Oxa. Ho avuto l’impressione che ur-lasse contro un muro. Comunque quando stai per tanto tempo a contatto con artisti che sono molto distanti da te, non è che ti affezioni, ma riesci a farti piacere delle cose che magari, dal di fuori, non accetteresti mai. Anche Luca Madonia e Davide Van De Sfroos mi sono piaciuti molto. Mi sembra che, rispetto ad altri anni, ci fosse più qualità, lo zampino di Morandi in questo si è sentito. Perché è qualcu-no che fa il tuo stesso lavoro ed ha più sensi-bilità rispetto ad uno che fa il presentatore e si ritrova a fare il direttore artistico.

Cosa pensi della nuova discografia, ov-vero reality, sfruttamento massimo e rapido oblio? Com’è cambiata la disco-grafia italiana rispetto a quando hai co-minciato tu?Innanzitutto, secondo me, a parte pochissimi casi, come Nathalie, credo che queste trasmis-sioni siano la morte della musica. Lei, invece, è un’artista preparata, ha fatto davvero molta gavetta, per cui in qualche modo ha un back ground diverso.Ti racconto questo aneddoto in merito a lei. Il primo giorno di Sanremo, quando ci siamo tro-vati per le foto di TV Sorrisi e Canzoni, per me è

stato traumatico. Appena sono arrivato non c’era nessuno che conoscevo tranne Madonia e mi sono sentito perso. Poi sono arrivati Pezzali, Van De Sfroos, Vecchioni, Patty Pravo e allora mi sono ritrova-to quasi al Tenco. Nathalie si è avvicinata a me chiedendomi: “tu non ti ricordi vero? Perché nel 2003 al Circolo degli Artisti avevo suonato pri-ma di voi, pianoforte e voce. Ho tutti i dischi dei La Crus”.

Credo che ci sia sempre uno strappo molto forte per quanto riguarda la musica perché è spacciata come qualcosa che nutre l’anima ma è venduta come una saponetta da bidè. Que-sta, secondo me, è uno delle contraddizioni più forti rispetto al magico mondo dello spettacolo e della musica.

Al di là di Parola Cantata a Brugherio, progetti per il futuro e per l’estate?Dalla fine di Sanremo ad ora ho fatto solo pro-mozione radio e televisione per azzerare questa dicotomia tra La Crus e Mauro Ermanno Gio-vanardi. La lavorazione e l’organizzazione di Parola Cantata ha richiesto e richiederà molto tem-po così ho deciso di iniziare il tour cinque giorni dopo la chiusura di Parola Cantata. Tra poco, comunque, inizierò le prove del tour: saremo un ottetto d’archi, due fiati e la band, andremo in giro con il pulmino…inizierò il 24 giugno a Pa-dova, con il festival di Radio Sherwood…e poi in autunno suonerò nei club.

Cos’hai sognato l’altra notte?Non so se posso dirlo… (ndr Ride)

Non so se posso scriverlo.

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EnrIco ruggErIgIoco, sEgno E canto

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[ di ALFREDO ROSSI ]Enrico Ruggeri nasce a Milano il 5 giugno 1957. A 15 anni, fonda il suo primo gruppo, i Marmellata Friend. Nel 1977 nascono i Decibel, con cui inci-de nel 1978 il primo Album “Decibel”: un GRANDE insuccesso! Il successo arriva con la partecipazione a Sanremo con il brano Contessa (musica di Fulvio Muzio, testo di Ruggeri), e l’album Vivo da re, prodotto da Shel Shapiro. Nel 1981 Enrico Ruggeri intraprende la propria carriera da solista. Da allora la sua carriera, sia come interprete che come autore, è stata un susseguirsi di successi ormai entrati nella storia della musica italiana. All’at-tività di musicista ed interprete, Ruggeri affianca l’attività di scrittore di libri e poesie e di conduttore televisivo. Insomma, un artista a 360 gradi. E’ anche il presidente della Nazionale Italiana Cantanti (NIC), non solo per l’età ma anche e soprattutto perché sa giocare davvero bene al calcio. Ecco la breve intervista che ci ha rilasciato, mentre si stava allenando per la Partita del Cuore in programma allo stadio Tardini di Parma il prossimo 30 maggio.

A trent’anni dalla sua nascita la NIC (nazionale italiana cantan-ti) ha ancora lo stesso entusiasmo degli inizi e raccoglie mol-te nuove adesioni fra i giovani cantanti. Quanto è importante il contributo individuale? Il contributo individuale è fondamentale, non solo per aiutarci a riempire gli stadi, visto che ogni nuovo cantante attira sugli spalti nuovi spettatori, ma anche e soprattutto perché molti di noi si sono presi a cuore vari progetti in diverse parti del mondo e molti contribuiscono al lungo lavoro di preparazio-ne e sensibilizzazione che avviene prima delle partite”.

A quale progetto in particolare state rivolgendo ora la vostra attenzione? Attualmente sono due, quelli principali. Stiamo collaborando con Telethon per la ricerca soprattutto per quanto riguarda le malattie infantili. Invece con Raoul Bova stiamo costruendo un centro di accoglienza chiamato “Parco della mistica” alla periferia di Roma. Ma il nostro impegno è a 360 gradi per la difesa dei più deboli, in ogni parte del mondo. Questo ci tengo a dirlo.

Il vostro inno (nonché canzone vincitrice del Festival di Sanremo del 1987) è “Si può dare di più”, scritta proprio a sostegno del progetto della NIC. Una frase della canzone dice: “si può dare di più, senza essere eroi…” Chi sono i veri eroi di oggi secondo Enrico Ruggeri? I veri eroi di oggi sono quelli, e per fortuna sono tanti, che danno vita a quell’universo sotterraneo di volontari che quotidianamente, e soprattutto stando lontano dai riflettori, si adoperano per migliorare le condizioni di vita dei meno fortunati.

La vostra partecipazione alla NIC non si limita solo alle partite di calcio, utili per raccogliere fondi, ma abbiamo letto che molti di voi, tu in primis, seguite le varie cause anche di persona (tu, ad esempio, sei stato a Sarajevo più volte). Quant’è importante, an-che con la musica, raccontare e testimoniare le sofferenze del mondo di cui spesso i media si occupano nelle fase più calde, salvo poi disinteressarsene? La musica ha sempre avuto un grande effetto nel sensibilizzare le coscienze e i musicisti sono gli unici che non hanno mai tradito. Chi fa musica, so-prattutto se milita nella NIC, ha ben chiaro quanto sia importante mettere la

propria fortuna a vantaggio di chi di fortuna ne ha avuta ben poca.

Ma vi allenate anche per le partite o vi trovate direttamente in campo? Chi è la punta di diamante per la prossima “Partita del cuore” del 30 maggio allo Stadio Tardini di Parma?Ognuno di noi si impegna a presentarsi alle partite nella miglior forma pos-sibile. Io, per esempio, gioco a pallone tutte le volte che posso. Ogni tanto facciamo dei ritiri tutti assieme. A Parma abbiamo in formazione giocatori che hanno già dimostrato la loro tecnica come –senza falsa modestia- il sottoscritto, Luca Barbarossa, Paolo Meneguzzi, Paolo Belli e Neri Mar-corè. La schiera dei giovani che è entrata a far parte della squadra è molto agguerrita: un nome per tutti, Davide Mogavero, fresca rivelazione di “X Factor”. Se non l’avete mai visto giocare venite al Tardini o mettetevi davanti alla Tv e vedrete se ho ragione o no.

Quando parte la tua prossima tournée? Come sarà?Il prossimo tour parte a giugno: sarà un concerto energico e robusto che però non trascurerà i miei cavalli di battaglia. Quelli che piacciono al pubbli-co, ma anche a me e che hanno punteggiato la mia carriera artistica.

La Tv è una parentesi chiusa o tornerai prima o poi a presenta-re? Che programma ti piacerebbe fare? Navigo a vista: se mi proporranno qualcosa di interessante lo prenderò in considerazione. Mi piacerebbe, prima o poi, tornare al timone de “Il Bivio”, una trasmissione davvero interessante, come tutte quelle che ti mettono di fronte a problematiche vere e ben precise.

Un’ultima domanda: che rapporto hai con la Brianza?Straordinario. Tra i mille motivi però ce n’è uno fondamentale: mia mamma era nata proprio a Monza, in viale Brianza! Sono, a tutti gli effetti, un figlio di Brianza!.

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[ di ELEnA GORLA ]Alessandro alla chitarra, Omar alla voce e al basso e Loris alla batteria: tre amici, in una parola gli Agrado. Rumore Bianco è il loro disco d’esordio in cui propongono dieci brani inediti di propria composizione dalle sonorità che uniscono at-mosfere anglosassoni e tradizione cantautorale italiana. Gli Agrado sono più di una band, sono una fa-miglia, uniti come sono da una profonda com-plicità che li lega fin dai tempi della scuola e che li ha trascinati in un viaggio alla conquista di un sogno: attraverso più di un centinaio di esibizio-ni dal vivo su palchi importanti come quello del Roxy Bar di Red Ronnie, di Casa Sanremo e dell’Alcatraz di Milano.

Fra rock, pop ed electro...un esordio destinato a fare rumore!

Agrado, il personaggio del film di Al-modovar Tutto su mia madre che vi ha ispirato nella scelta del nome del gruppo sostiene che: “una persona è tanto più autentica quanto più assomiglia all’idea che ha di sé stesso”…che immagine avete di voi stessi?Loris: L’immagine che abbiamo di noi è un’im-magine molto spontanea, un’immagine che affonda le radici in un’amicizia “storica” che ci lega fin quasi dalla nascita. Poi credo che quan-do ti identifichi in qualcosa ti senti più te stesso nel senso che identificarsi con il proprio sogno è il solo modo per arrivare a realizzarlo. Il nostro

sogno era quello di fare i musicisti, di riuscire, un giorno, a fare un album…noi già ci vedevamo, però, come musicisti, ci piaceva vederci così ed abbiamo lavorato per diventarlo. Il nostro sogno nel cassetto era di firmare un contratto disco-grafico…ed è successo.Omar: Ed è anche più bello esserci riusciti in un periodo come questo, abbastanza difficile per la musica italiana soprattutto per le realtà emergenti, senza contare che la soddisfazione più grande, pur con tutte le difficoltà che inevi-tabilmente abbiamo incontrato, è stato riuscirci noi tre assieme. Oggigiorno è difficile vivere, mantenersi, di sola musica per cui spesso è ne-cessario trovare un equilibrio fra ciò che ti piace e l’esigenza di mantenersi…noi siamo riusciti a farlo e nello stesso tempo l’abbiamo fatto in-

tuttI PEr uno, uno PEr tuttI: In una Parola glI agrado!

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sieme, mantenendo questo rapporto familiare, perché noi ci consideriamo più che amici, fratel-li. Una doppia soddisfazione. Il nostro è stato un iter davvero genuino, questo mi piace molto. La nostra mentalità, l’entusiasmo, la passione non sono mai mutati. Da un’amicizia che affonda le radici nel-l’infanzia alla formazione di una band: com’è nata la passione per la musica?Omar: E’ nato tutto da un’idea di Loris…era-vamo ad un incrocio, letteralmente, l’incrocio di un semaforo a Sesto San Giovanni, quando Loris ha detto: “dovremmo proprio formare una band…”Loris: mi piaceva l’idea di formare un’unione fra di noi,che fosse una coesione molto soli-da…amavamo la musica e, quindi, creare il gruppo è stata un’evoluzione spontanea. Io, in quel periodo, mi ero innamorato della batteria e ho deciso di iniziare a suonarla…così all’idea di formare un gruppo ho detto: “io suono la batte-ria!”, Ale subito mi ha riposto: “bene, io suono la chitarra”, così Omar ha concluso: “allora a me rimane il basso, d’accordo!” E’ nato tutto così. Inizialmente non sapevamo neanche chi sareb-be stato il cantante…poi ci ho provato io…ma ci siamo accorti che Omar era molto meglio di me: promosso cantante! E’ stata una cosa magica. Ce lo siamo detti e così è stato: è un credere che si è realizzato.Da subito abbiamo sentito l’esigenza di raccon-tarci attraverso le nostre canzoni. Abbiamo ini-ziato subito a scrivere pezzi nostri…addirittura prima di poter dire davvero di saper suonare! Si sono susseguiti diversi periodi e influenze musicali…abbiamo vissuto gli anni ’80, abbia-mo assorbito i Cure e le sonorità tipiche di quel periodo, poi, col tempo abbiamo affinato e am-pliato la nostra musica, assorbendo le influenze più disparate…abbiamo studiato tanto, abbia-mo fatto tanti concerti…è stato proprio come vivere una favola…Omar: sì, per noi si è trattato di credere in un sogno e realizzarlo…siamo molto legati a que-sta dimensione della favola perché, purtroppo, noto che oggi molte persone hanno smesso di seguire i propri sogni…anche perché non han-no più il tempo di farlo: a frenesia quotidiana ha tolto la capacità di sognare ad occhi aperti.

In concreto come siete arrivati a corona-re il vostro sogno di firmare un contratto discografico?Omar: Ci siamo arrivati grazie alla perseveran-za di Loris…lui è uno di quelli che non si ar-rendono mai, bisogna proprio dargliene atto, ha delle grandi doti da manager…non si arrende davanti alle porte in faccia e insiste. Questo è fondamentale…è determinato: se vuole ottene-re una cosa la ottiene! In un momento di grande difficoltà nel panorama discografico è grazie a lui se siamo riusciti ad avere un contatto con Iaia De Capitani, e quindi, poi, con Franz Di Cioccio…Il primo incontro è stato rocambolesco: Loris si è piazzato negli uffici deciso a non andarsene finché non le avesse parlato, anche se gli ave-vano assicurato che quel giorno non sarebbe passata: dopo due ore Iaia è arrivata e lui è riu-scito a strapparle un colloquio. Loris: l’esperienza maturata in anni di porte in faccia mi è servita a capire una cosa fon-damentale cioè che, per quanto si cerchino persone, professionisti di un dato settore, atti a rappresentare e presentare il tuo progetto, nessuno potrà mai farlo bene quanto lo fai tu stesso…perché tu sei, e devi essere, quello che conosce meglio il progetto, quello che lo ama di più, quello che ci crede e ci vuole credere fino in fondo. Lo stimolo che hai tu non lo avrà mai nessun

altro in uguale misura…Ho mandato centinaia di mail…finché non mi ha risposto Iaia dicendo che potevamo incontrarci. A quel punto, poi, le cose sono andate come ha raccontato Omar…il progetto è piaciuto e da lì è nato tutto. Noi ci siamo presentati con il nostro disco già pronto, registrato in collaborazione artistica con Lele Battista e con Brando, era già pronta persino la copertina…doveva solo piacere ed essere approvato. E’ andata come speravamo.

Il vostro disco d’esordio si chiama Ru-more Bianco (pubblicato su etichetta FermentiVivi/Aereostella e distribuito da Edel), parlateci un po’ di questo disco e del perché avete scelto questo nome? Loris: Rumore Bianco è un titolo che abbiamo scelto dopo attenta riflessione e che ci ha con-vinti perché racchiude diversi significati. In pri-mo luogo il rumore bianco è un particolare tipo di rumore usato per testare gli impianti perché raggiunge un po’ tutte le frequenze. Al di là della fisica rumore bianco ha anche un significato più metafisico, legato a delle persone che ci hanno aiutato tanto in questo disco e che non ci sono più: il rumore bianco è anche un qualcosa che usano i medium per mettersi in contatto con i defunti. C’è anche un altro elemento che confluisce per noi in questo nome e viene a coincidere con la presenza di una traccia nascosta nell’album dal titolo Se io fossi invisibile: questa traccia inizial-mente non era inclusa ma poi è ricomparsa in modo inaspettato…Omar: l’abbiamo preso come un ulteriore se-gnale…ed è rimasto come un nostro regalo per i cultori del supporto disco, infatti in internet non si trova, ed è collocato in una posizione casua-le, non è la classica ghost track…Nel complesso questo disco è un disco voluta-mente pop, abbiamo scelto di cominciare dal pop perché è un genere che ci sembra perfetto per un buon inizio in quanto arriva facilmente alle persone, ma si tratta, comunque, di un pop “alla nostra maniera” dai testi che voglio espri-mere delle idee. Sono dodici pezzi sempre di-versi l’uno dall’altro, come dodici vite diverse…

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Shel ShapiroFoto di Stefano Micozzi

[ di GuIDO CAIMMI ]Londinese di nascita, italiano di adozione e italiano in grande parte per il suo sentirsi tale. Si può tranquillamente affermare che Shel Shapiro, artista a 360 gradi, sia un patrimonio vivente del nostro repertorio cultura-le. Ex leader dei The Rokes, band degli Anni ’60 nota ai più per successi come “Ma che colpa abbiamo noi”, “È la pioggia che va” e “Bisogna saper perdere”, è adesso all’opera sui palcoscenici teatrali d’Italia con lo spetta-colo “Beatnix”, ha appena pubblicato il suo libro “Io sono immortale” e continua a essere produttore e musicista. Insomma un’inarrestabile mac-china creativa che trae spunto soprattutto dal pensiero dei cosiddetti poeti “maledetti”, i fondatori della “beat generation”, ovvero Kerouac, Corso, Ginsberg, Ferlinghetti, Borroughs e non solo. Un musicista che a suo tem-po è stato accostato addirittura a miti a lui contemporanei come i Beatles o i Rolling Stones. Una leggenda della musica leggera italiana.

Che cos’è, a sessantasette anni, che ti dà la forza di andare avanti a esprimerti senza porti limiti?La paura di stare fermi. La mia vita è sempre stata molto movimentata, è così che mi è piaciuta e finché posso voglio che continui a essere così. Non sento ancora di avere l’età in cui posso fermarmi. Mi piace avere dei progetti, delle idee, qualcosa che mi spinga a migliorarmi e a mettermi sempre in gioco. E magari non tutto va a buon fine, ma il segreto è tentare

anche se spesso i dubbi e le paure ostacolano. Ma niente mi ferma per-ché ho troppa voglia di fare. Poi un giorno prenderò una bella sedia, mi ci siederò sopra e arrivederci a tutti.

E qual è il messaggio principale che vuoi trasmettere?Uno solo. Il rifiuto della banalità. Perché la vita non può essere banale, sarebbe troppo noiosa e poco edificante. E mi accorgo che oggi è un messaggio che non recepiscono in molti. Le nostre vite stanno diventando monotone. E uno dei motivi principali è che negli ultimi venticinque anni la tecnologia sta prendendo il posto della creatività. Una volta ci si spremeva al 110 per cento per cercare di tirare fuori un pensiero, oggi c’è Internet. E poi i telefonini, i computer. Tutto è gia fatto, non occorre mettersi in gioco. In qualche modo la tec-nologia ci sta uccidendo anche se mi rendo conto che in certi frangenti è utile.

Ritrovi negli artisti di oggi la vitalità e l’intensità che hanno segnato la tua carriera?Mi verrebbe da dire di sì. O meglio, non so se ritrovo la mia forza ma sicuramente li apprezzo molto. Ma, per tornare a quanto dicevo prima, penso che ci siano musicisti che a livello qualitativo sono anche migliori di quelli che hanno vissuto la mia epoca, ma sicuramente meno creativi. Ormai molti bravissimi autori tendono a copiare, ad attualizzare tematiche e sonorità senza cercare di tirarne fuori di proprie, di nuove. E purtroppo questa è una “forma mentis”: tutto è alla portata quindi si tende a copiare e non a creare. Questo è un grosso freno, ma ritengo comunque che ci siano artisti di grande livello in questo momento, so-prattutto in Italia. Anche perché l’offerta è molto varia. Basta vedere quanti ragazzi cercano di sfondare negli universi artistici partecipando agli show televisivi.

A proposito di “X Factor”, “Amici” e altri talent show, ti inte-ressano?Io credo che da questi programmi non uscirà mai fuori un Bob Dylan. Magari tra i ragazzi che vi partecipano ci sono anche le grandi promesse,

shEl shaPIromIllE modI dI EssErE“ImmortalE”

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ma il fatto stesso che questi siano dei programmi televisivi va a minare la veridicità del messaggio che vogliono trasmettere. Non sono spettacoli che hanno come fine la scoperta di talenti, ma l’au-dience televisiva e questo secondo me è in antitesi con quello che è lo scopo, solo di facciata, che si prefiggono di avere. Vincono quelli belli, con personalità, quelli che le case discografiche, a priori, stabiliscono come idonei a sfondare sul mercato.

Hai citato Bob Dylan. Ha significato molto per te?Sì, soprattutto il primissimo Bob Dylan, ma non sono un suo fan sfegatato. Certo, ho grande stima di lui perché è un musicista enorme e lo spiega il fatto che ancora oggi è sulla cresta dell’onda. Ma ti dico che lo apprezzavo di più una volta proprio perché sento in questo suo desiderio di esibirsi ancora in spettacoli oltre le righe una certa solitudine, una forma di nostalgia. E lo dico perché lo conosco come per-sona non solo come artista.

E chi altro ha “influenzato” il tuo pensiero?Tantissimi. Tutti i grandi. Elvis Presley, Ray Charles, Stevie Wonder. Ma pure gli stessi Beatles e i Rolling Stones anche se sono stati miei contem-poranei. Perché ritengo che, se uno ha qualità, per forza ti influenza o ti appassiona anche se poi non condividi quello che è il suo modo di essere artista. E non solo autori stranieri ma anche italiani come Celentano, Mina, Patty Pravo, Mia Martini, Morandi. Persone che hanno fatto la storia della canzone italiana e solo per questo vanno rispettate. È inevitabile che in una qualche maniera artisti di questo calibro ti segnino.

Tu non sei solo un cantante. Ti esibisci in tanti modi. Ma qual è la forma di espressione che preferisci? O quella in cui riesci meglio?Io prediligo quello che sto facendo attualmente. Mi piace molto essere un artista a tutto tondo, però cerco sempre di dare il massimo per quello che faccio in ogni circostanza. Per esempio adesso sono un attore di teatro, perché ora c’è “Beatnix” il mio nuovo spettacolo nel quale racconto la nascita della “beat generation” attraverso la poesia, la musica, la storia. E ora le mie energie sono tutte concentrate su questa opera. È come il mio nuovo bimbo, me lo coccolo, me lo porto a letto, gli do la buona notte. E così è stato per “Shylock” e per “Sarà una bella società”. Ma anche per la creazione del mio nuovo sito Internet e per tutte le mie canzoni. Così ho fatto anche quando ho scritto il libro “Io sono immortale”. E ho avuto anche la fortuna di essere circondato da grandi professionisti che mi hanno aiutato e sui quali ho potuto fare particolare affidamento. Devo ammettere però che una cosa che mi diverte moltissimo è fare cinema. E comunque metto sempre tutto me stesso in quello che faccio.

“Io sono immortale”, il titolo del tuo ultimo libro, vuol dire que-sto, credere e buttarsi ciecamente in quello che si fa? Non solo. Essere immortale vuol dire anche essere in grado di segnare la vita di qualcuno. Se esiste chi ti porta nel cuore puoi dire di essere immortale. E anche il fatto di non pensare alla morte ti rende immortale. Continuare a creare. Insomma in tanti modi si può essere immortali così come in tanti modi si può essere artista.

Una chicca per i nostri lettori di Monza e Brianza?Io ho avuto una casa a Missaglia per 25 anni. Avevo appena finito di scri-vere un libro e quindi avevo la liquidità per comprare. L’ho scelta per la vista che mi godevo dal balcone: tre meravigliosi, chilometri di verde. A Missaglia, Casatenovo, Lesmo sono legati molti dei miei ricordi. Belli e brutti, lieti e tristi. Come è la vita: un mix di sentimenti.

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battute (spazi inclusi) dal tema La Musica fa…• A insindacabile giudizio della redazione (che terrà in parte conto

dei numero di “mi piace” delle varie frasi postate) verranno asse-gnati 2 premi.

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[ di JuRI CASAtI ]Il trittico delle cattive notizie provenienti dal Giap-pone lo conoscete già: terremoto, tsunami, radia-zioni. A queste cattive notizie il 17 aprile se ne è ag-giunta un’altra. Infatti il 17 aprile è morto Osamu Dezaki, regista di molti cartoni animati tra cui Il Tu-lipano Nero, Remì, Lupin III, ma soprattutto regista

del cartone animato Lady Oscar che fu trasmesso per la prima volta in Italia nel marzo 1982 e che ebbe un successo enorme. Per capire la porta-ta del successo di Lady Oscar dobbiamo fare un lungo passo indietro nel tempo. Alla fine degli anni Settanta, per conquistare il mercato televisivo italiano, i Giapponesi utilizzaro-no la stessa strategia che i loro genitori avevano utilizzato a Pearl Harbor trent’anni prima e cioè bombardare l’obiettivo massicciamente e senza preavviso. Grazie a Dio però questa volta i Giap-ponesi si limitarono ad utilizzare solo lottatori ma-scherati, giocatrici di pallavolo, ladri gentiluomini, pescatori, robot, orfani alla ricerca di qualcuno e così via. E fecero subito centro. I primi cartoni animati giapponesi furono mandati in onda dalla RAI a partire dal 1976: Barbapapà (serie giapponese di un fumetto francese), Vicky il Vichingo, Heidi e Atlas UFO Robot (cioè Goldrake). L’enorme successo di Goldrake cambiò però le carte in tavola poiché in RAI emersero alcuni scru-poli dovuti al fatto che Goldrake venne conside-rato da alcuni come un cartone animato violento e diseducativo. Tali scrupoli alla fine prevalsero e, facendo di tutta l’erba un fascio, i cartoni animati giapponesi vennero lasciati alle televisioni private. Anche a seguito di decisioni come questa negli anni Ottanta in Italia si verificò un processo simile a quello che si era verificato nel decennio prece-dente nel mondo della radio: il pubblico giovanile abbandonò la RAI TV a favore delle televisioni pri-vate. E fu anche grazie all’apporto delle televisioni private che la J-culture in quegli anni si impose in Italia e aprì la strada al successivo arrivo dei Poke-mon, dei Tamagotchi e di un brand allo stato puro come Hello Kitty.La RAI e parte del suo pubblico adulto invece era-no ancora legati a temi, valori e modalità espres-sive tipici dei tradizionali cartoni animati della Walt Disney o di Hanna e Barbera e che i cartoni ani-mati giapponesi sovvertivano apertamente.Intendiamoci: alla RAI non avevano tutti i torti: certi cartoni animati giapponesi erano violenti per dav-vero. Ma alla RAI peccavano di superficialità: la “diversità” cartoni animati giapponesi era più pro-fonda poiché essi trattavano aspetti della vita che i cartoni animati fino ad allora trasmessi dalla tele-visione italiana non trattavano. Infatti si potevano vedere personaggi piangere, morire, soffrire, es-sere ammalati, avere la barba mal rasata, fumare, bere eccetera. Inoltre i cartoni animati giapponesi

trattavano valori positivi o negativi – per esempio il senso dell’onore, ma anche il senso della ven-detta o il rispetto per gli anziani – che nei cartoni animati fino ad allora trasmessi non venivano mai trattati, ma che casomai trovavano spazio nei ro-manzi o nei film. Inoltre ancora i cartoni animati giapponesi esprimevano questi aspetti e questi valori inconsueti utilizzando una gamma di regi-stri narrativi molto più ampia rispetto alla narrativa piatta dei cartoni animati fino ad allora conosciuti. Un registro narrativo che sapeva salire fino ai toni drammatici, ma soprattutto sapeva scendere fino al sarcastico e al grottesco. Sono questi i motivi per cui i cartoni animati giap-ponesi avevano per i bambini e i ragazzi degli anni Ottanta un gusto più realistico e adulto rispetto alla falsa e anestetizzata Pufflandia che – bene inteso – continuavano a guardare quando veniva trasmessa. Ma cosa ci volete fare? Sono le con-traddizioni della giovane età.Poi, ma solo poi, ci hanno spiegato tutto. In Giap-pone ci sono “anime” (cioè cartoni animati) diversi a seconda delle diverse fasce d’età e di sesso a cui sono indirizzati mentre nella tradizione italiana i cartoni animati fino ad allora erano prodotti solo per bambini. Pertanto i cartoni animati giapponesi che arrivarono in Italia risultarono molto diversi e sotto certo punti di vista molto più sofisticati ri-spetto a quelli a cui era abituato il pubblico italia-no. E i piatti più raffinati talvolta risultano indigesti. Il caso più celebre fu proprio quello di Lady Oscar. È inutile girarci intorno: Lady Oscar era un trave-stito. Effettivamente qualcuno doveva aver avuto qualche scrupolo anche a Italia 1 nel mandare in onda Lady Oscar visto che nell’adattamento ita-liano vennero cancellate delle scene e il linguaggio fu modificato. Ma il succo della storia era chiaro: era una donna che si spacciava per uomo. E questo era un tema che all’epoca pareva rivoluzionario già di per sé e figuratevi in un cartone animato.In realtà anche in questo caso poi ci hanno spie-gato che il tema dell’androginia al pubblico giap-ponese non era sembrato per nulla rivoluzionario dato che esso aveva una lunga tradizione lette-raria e teatrale alle spalle. Anzi in Giappone Lady Oscar venne vista come una donna in carriera, aspetto che noi proprio non coglievamo.Che ci volete fare? Qualcosa va sempre perso nelle traduzioni e negli adattamenti. È proprio vero: Lost in Translation.

PoI cE l’hanno sPIEgato

Modena City Ramblers: Sul Tetto del MondoDisco nuovo, Sul tetto del Mondo (il dodicesi-mo dal 1991, anno d’esordio della formazione emiliana) e tour in giro per l’Italia con tappa alle porte della Brianza. Il 24 giugno i Modena City Ramblers calcheranno il palco del Car-roponte di Sesto San Giovanni (ingresso concerto € 10) in occasione della prima gior-nata della Festa Regionale di FIOM. La Festa proseguirà anche nei giorni del 25 e 26 giugno e proseguiranno i concerti (ingresso gratuito): il sabato sarà il turno dei Punkreas mentre la domenica sarà la volta dei Vallan-zaska (assieme a W. Maffei in Orgogliosamen-te Teatro Canzone). In attesa di incontrarli al Carroponte per i lettori di Trantran godiamoci il loro nuovo disco, freschissimo esempio di folk all’italiana prodotto da Mescal.

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[ BIS! ]

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[ di MARtA MIGLIARDI ]In questo numero di Trantran dove gli anni ‘70 la fanno da padrone, non potevamo non incon-trare The Wonkies, un gruppo, prodotto dalla Bliss Corporation di Torino, che sta veloce-mente conquistando un numeroso pubblico. Evidente la loro ispirazione al Festival del-l’Isola di Wight e nel loro DNA, come ripor-tato sul loro sito (www.thewonkies.it), “tracce di Jimy Hendrix, The Who, The Moody Blues, o i loro epigoni Italiani come i Corvi, i Dik Dik o la Formula 3”. Cinque per uno, uno per cinque. The Wonkies sono: Marco Schellino Vox & Gtr ’85, Filippo Ugliengo Vox & Bass ’84, Marco Ugliengo Drums ’88, Luca Fabbri-catore Vox & Gtr ’88, Vittorio Vallivero Gtr ’88. Il titolo del loro album la dice già lunga: Co-lazione all’Inglese. Abbondante, energetica, forse proprio a signi-ficare, metaforicamente, le contaminazioni mu-sicali caleidoscopiche che vi convergono con successo. Vengono definiti e si autoproclamano londinesi, bohemienne, skinny, colorati, scapi-gliati, nu-vintage, “shopposi” e dandy. Sicura-mente sanno farsi amare, ma si ricorderanno che fine ha fatto Dorian Gray?

Abbiamo letto che inizialmente le vostre canzoni erano in Inglese e che, solo suc-cessivamente, avete deciso di cantare in Italiano: perché questa scelta? Dopo anni e anni di composizione, ci siamo resi conto che non esiste mezzo migliore, per man-dare un messaggio, al di fuori della lingua che conosciamo meglio, anche se tutto diventa più difficile.

Colazione all’inglese, titolo originale ed esplicativo: parlateci di questo album…Beh è il primo e quindi di ha tutte le caratteristi-che dell’album di esordio di una band. Contiene due anni di lavoro e molti esperimenti, da quelli più pop a quelli più elettronici. Sono stati esercizi di stile che ci porteranno ad essere ancora più determinati nel prossimo disco.Tutto ciò è stato uniformato dal fatto che è tutto

suonato e scritto da noi.

Leggiamo di voi: “Speriamo di piacere per poter vendere i dischi, fare concerti e ubriacarci con le peggio groupies...” ironia (inglese) a parte, cos’è essere dandy oggi? Sapete che fine a fatto Do-rian Gray?Beh è ironia mescolata con un po’ di sincerità.Essere dandy oggi.... vuol dire non rispondere a questa domanda.

I vostri video sono molto belli e apprez-zati, quant’è importante per voi l’imma-gine?L’immagine oggi è indiscutibilmente importante, non quanto la musica, ma permette di fare la differenza su più fronti... ed è quello che speria-mo di fare noi.

Avete in programma delle date in Lom-bardia?Stiamo programmando un tour promozionale… e la Lombardia non mancherà.

Da dove nasce la vostra passione per gli anni ‘70 e per l’Inghilterra?

I Led Zeppelin ci hanno trascinato sulla strada del rock n’ roll, e le storie tipiche degli anni ‘70 ci hanno sempre affascinato...poi, comunque, sono gli anni in cui sono uscite una miriade di band incredibili. Per quanto riguarda l’Inghilterra sono bastati pochi viaggi a Londra per far sbocciare un amo-re indistruttibile.

E’ vero che suonate insieme dall’età di 14 anni? Non litigate mai?Sì, suoniamo insieme da così tanto…ed incre-dibilmente ci sopportiamo ancora. Ci conoscia-mo alla perfezione e, convivendo, abbiamo su-perato ogni difficoltà.

Nella vostra presentazione leggiamo che credete nelle energie… come si fa, al giorno d’oggi, a essere “positivi”?Se non si è positivi in un momento negativo come si può sopravvivere? Noi cerchiamo di trasmettere positività per sconfiggere e cambia-re le cose negative che ci circondano e, oramai, fanno parte della quotidianità. Cerchiamo di inculcare la voglia di essere ener-gicamente e positivamente forti, per non farsi abbattere e perdere le speranze.

[ BIS! ]

thE WonkIEs

colazIonE all’InglEsE

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[ ALTROVE RAccOnTI E cOnsIgLI DI vIAggIO ]

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[ di MARtA MIGLIARDI, foto di SILvIA POLOnIO ]Correvano gli anni ‘60. In un clima di guerra e pace, di rivoluzioni ideali e proteste nasceva il movimento hippie, da noi meglio conosciuti come i figli dei fiori, con i loro rinomati slogan come “fate l’amore e non la guerra” e “mettete i fiori nei vostri cannoni”.Dall’America, dove nasceva questa cultura, alcuni di loro partirono alla scoperta di luoghi, nel mondo, atti ad accogliere il loro stile di vita, volto alla libertà, anche più sfrenata. Uno di questi luoghi fu, appunto, Formentera, isola delle Baleari, l’isola sempre sognata dove era possibile vivere al di fuori delle regole del consumismo e a contatto con la natura.

FormEntEral’IllusIonE dElla lIbErtà

La spiaggia di Sa Roqueta a Formentera

La baia di Es Calò de Sant Augustì

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[ ALTROVE ]

Oggi di questo fermento culturale rimane poco sull’isola: qualche merca-tino e il rispetto per la natura che ha impedito a quest’isola di diventare artificiosa fabbrica di divertimenti di plastica come la vicina Ibiza, con cui, comunque, è collegata da moltissimi traghetti tutti i giorni (…qualora qual-cuno volesse scatenarsi nelle folli notti ibiziane!). Rimangono anche alcuni ritrovi storici dei figli dei fiori, come il Blue Bar (Km 8) , frequentato, negli anni 60 da miti quali Jimmy Hendrix, Bob Marley, Kim Krimson e, la leggenda narra, anche dai Pink Floyd. Ritrovarsi al tramonto a sorseggiare mojito in questo luogo a ridosso del mare mi ha resa un po’ nostalgica e riflessiva. La malinconia tipica di chi, quella libertà, non la potrà mai vivere davvero e, quindi, ne assaggia un surrogato turisticamente ad hoc, se non altro perché, e questo è un dato di fatto, il tempo è passato.Ma i sogni non muoiono mai. E l’incanto dei vari chiringuito che offrono se-rate in spiaggia, al chiaro di luna, rendono senz’altro affascinante e serena la vita sull’isola. Se non altro donano un’illusione di libertà.Impossibile non citare anche il Pirata Bus (km 11) che, negli anni ‘70 era davvero un piccolo autobus adibito a bar ma, nel 1983, le autorità locali ne ordinarono la rimozione a causa dell’impatto ambientale ed allora divenne il chiostro che oggi troviamo sulle dune sabbiose della spiaggia di Mitjorn.Sempre in tema di aperitivi, ma in questo caso potrete anche pranzare e cenare e godere della bellissima spiaggia antistante (Las Dunas), è il Flipper & Chiller (km 11), musica chillout in un ambiente lounge, per gli amanti della tranquillità e del relax. Come avrete intuito la vita a Formentera si svolge quasi esclusivamente sulla spiaggia, da mane a sera. E, in questo senso, come dare torto alla scelta degli hippie degli anni ‘70? Formentera, con i suoi 69 km di costa e un mare da favola, offre davvero spiagge bellissime e, anche quando attrezzate con ombrelloni e lettini, sempre in maniera non invasiva e nel rispetto della natura quasi incontaminata. Per questo il mezzo di trasporto in assoluto più comodo e utilizzato nel-l’isola è lo scooter, con il quale potrete girare tranquillamente in ogni dove e andare alla scoperta di tutte le spiagge e spiaggette (segnalate con il numero del km corrispondente) e variare così ogni giorno la vostra meta.Es Pujols è, invece, la località più famosa dell’isola per i divertimenti not-turni e la presenza di una vera e propria streep di negozi per lo shopping, ristoranti e locali, amata soprattutto dai più giovani. Senza nulla togliere a questa bella e vivace località, io ho scelto, senza pentirmene, per il mio soggiorno la più tranquilla Es Calò, un piccolo e caratteristico villaggio di pescatori, dotato di un incantevole porticciolo, oltretutto vicino ad alcune delle più belle spiagge.Elencare tutti gli arenili meravigliosi dell’isola è pressoché impossibile, ma vi segnalo due gioiellini: la spiaggia di Es Arenal (molto frequentata per la sabbia bianchissima e il mare cristallino) e quella di Sa Roqueta, una piccola insenatura a soli 2 km da Es Pujols, adatta agli amanti del relax e della tranquillità, formata da sabbia mista a zone rocciose.

Il tempo a Formentera scorre senza frenesia. Forse non tutti sanno che i Pink Floyd si ispirarono a questo luogo per scrivere l’album The Dark Side of the Moon (quello, per intenderci, con il famoso prisma in coper-tina) che è senz’altro la migliore colonna sonora che potrà accompagnarvi nel vostro viaggio. Formentera non si può riassumere in un aperitivo. E’ un’atmosfera, un sogno perduto. Una leggenda che, nonostante il natu-rale evolversi del mercato più snob e turistico, non ha prezzo. “I soldi non possono comprare la vita”, diceva Bob Marley e se qualcosa di magico esiste davvero in quest’isola, lo scoprirete dentro di voi, come la luce bian-ca che, riflessa nel prisma, diventa un fascio di colori.

L’interno del Blue Bar

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[ rubrica a cura di GAbRIELLA ]Verrebbe da sorridere pensando ai regali nomi dei protagonisti, William, Kate e Philippa, ma in questa storia di regale c’è ben poco, perché è solo l’ennesima vicenda di animali maltrattati e lasciati a se stessi nel degrado più totale.Ma andiamo con ordine: due giorni prima di Pa-squa, A.C., un pensionato abitante in un paese nel cuore della verde Brianza, viene arrestato per spaccio di droga. La notizia dell’arresto spinge alcuni vicini a segnalare che il pensiona-to gestiva un piccolo “allevamento” e che pro-babilmente gli animali sono rimasti senza cibo e acqua.In piena festività pasquale, i volontari dell’Ente Nazionale Protezione Animali si recano sul posto e si trovano davanti una situazione inde-scrivibile dal punto di vista igienico-sanitario: dietro una recinzione improvvisata e in capan-ni fatiscenti, tra fango, immondizia e trappole per topi (piene di cadaveri in decomposizione), vivono diverse capre adulte (prive di marche auricolari), alcuni capretti (sicuramente pronti per la macellazione), anatre, galli e galline. E, a guardia del tutto, un cane - anche lui, per non essere da meno, sporco e affamato. Il sequestro - che ha visto il coinvolgimento del-le forze dell’ordine, delle neonate Guardie Zoo-file dell’ENPA monzese e perfino del sindaco del piccolo comune - scatta inizialmente solo per gli animali più piccoli, successivamente viene esteso agli altri. Nel frattempo però, prima di

secondo sopralluogo da parte dell’ENPA e delle forze dell’ordine, scompaiono una capra e i suoi tre capretti, portati via in pieno giorno (e non è difficile immaginare per quale destinazione…).Con ancora negli occhi le immagini del matri-monio del secolo e in clima con l’atmosfera pa-squale, il caprone adulto viene battezzato Wil-liam, la capra Kate e i due capretti Philippa e Angelino; la loro “corte regale” consta di una trentina tra papere e galline. La situazione clinica non è confortante: una pa-pera zoppica, il capretto Angelino ha una zam-pa in pessime condizioni per una terribile ferita mai curata, tutti gli altri animali sono pieni di pa-rassiti. Per Angelino, purtroppo, niente lieto fine: gli è stato risparmiato il destino di finire su un piatto come vittima sacrificale di una tradizione dura a morire ma, nonostante le cure ricevute una volta arrivato in ENPA, una grave infezione lo porta via.

Proseguono gli abbandoni e le nascite indesiderateQuesto gattino di appena 15 giorni, con gli oc-chietti ammalati, per fortuna non è orfano: lui almeno una mamma ce l’ha e - per ora - anche tre fratellini. Altri due della cucciolata sono mor-ti: uno quasi subito, e il secondo a due settima-ne dal parto. E’ nato sotto una siepe in un giardino condomi-niale a Besana in Brianza. La giovane mamma, superdolce e domestica, è stata sicuramente abbandonata nel giardino perché il proprietario non ha ritenuto di doverla sterilizzare e non ha voluto occuparsi della prole. Quello che vedete è il risultato della sua “scelta” incivile e vergo-gnosa. E purtroppo di persone altamente irre-sponsabili ce ne sono ancora tante…Segnalati alla Protezione Animali, mamma e piccoli sono stati subito soccorsi e portati alla clinica veterinaria convenzionata. La gatta è af-fetta da rinite da herpes e tre dei quattro cuccioli hanno una grave infezione agli occhi che stia-mo curando. Ora sono accuditi a casa di una volontaria dell’ENPA, veterana dell’Asilo dei Cuccioli. La mamma è in terapia antibiotica, opportunamente dosata per essere trasmessa anche ai gattini attraverso il latte materno, e ai piccoli vengono fatti impacchi agli occhi più volte al giorno.

[ IN CUCCIA DuE chIAcchERE A quATTRO zAmpE ]

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alla cortE dI WIllIam E katE

Giorgio Riva, presidente dell’ENPA, con il caprone William durante il maxi-sequestro

ENPA lancia un appello per aiutarci a salvare altri mici come loro: servono alimenti altamen-te nutrienti dedicati ad animali deboli e conva-lescenti, quali Recovery e Convalescence Support della Royal Canin, e A/D della Hill’s, o prodotti similari di altre marche. Re-peribili presso i negozi di prodotti per animali, sono indispensabili anche per nutrire i gattini una volta svezzati. Potete portare le scatolet-te o altre offerte presso il Canile/Gattile di Monza in Via Buonarroti 52, aperto ogni po-meriggio dalle 14,30 alle 17,30 per ricevere queste donazioni; o presso la nostra Sede Operativa di Via Lecco 164, aperta ogni po-meriggio da lunedì a venerdì dalle 14,30 alle 17,30 e martedì e giovedì sera dalle 21,15.

Nella foto: uno dei gattini malati di Besana

Appello

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[ di ELEnA GORLA ]Si definiscono ironicamente guerriglieri, ma, come i pacifisti targati anni settanta, vogliono mettere i fiori nei cannoni. Letteralmente. Guer-riglieri urbani armati di badili, semi e tanta buona volontà: sono, in realtà, giar-dinieri volontari che combattono contro il degrado urbano. Sono uomini e donne, studenti, pensionati, ingegneri, casalinghe, operai, designer: sono persone desiderose di vivere in un mondo più bello. Uomini e donne differenti fra loro ma uniti dall’amore per la natura e dalla convinzione che non si possa continuare a lamentarsi per l’abbruttimento del-le nostre città restando a guardare con le mani in mano, decisi a impegnarsi in prima persona per portare un po’ di verde e di colore dove re-gnano cemento e abbandono. I primi rivoluzio-nari del verde comparvero nella New York negli anni settanta, dando vita ad un vero e proprio giardino su di un’area dismessa fra Bowery e la Houston Street, giardino che oggi è entrato a pieno titolo tra le aree verdi della città, curato

da volontari e sotto la tutela del dipartimento parchi di NY.Oggi esistono gruppi di “giardinaggio libero d’assalto” in tutti i paesi occidentali e, attraver-so il supporto della rete, si scambiano foto di aree riqualificate e suggerimenti su come fare attecchire al meglio i propri assalti. Organizzano raduni dedicati al verde e lavorano per coinvol-gere le scuole nelle loro attività di giardinaggio e riqualifica ambientale. Agiscono su due fronti: quello pratico, piantan-do alberi e seminando fiori, e quello teorico, pro-muovendo e divulgando una cultura di rispetto ambientale fra gli abitanti delle zone in cui vivo-

no, convinti che, in fondo, cambiare il mondo sia possibile se tutti iniziamo a prenderci cura almeno del pezzetto a noi più vicino. L’oceano, in fin dei conti, è fatto da gocce d’acqua.Non serve essere giardinieri arditi ed esperti per dare il proprio contributo alla riqualificazione ed all’abbellimento delle nostre città, può essere già un buon inizio colorare i nostri davanzali con fiori di stagione o abbellire anonimi cortili con vasi e piante capaci di regalare ai passanti piacevoli e vitali colpi d’occhio. Perché il giardi-naggio d’assalto è fondamentalmente questo: la pulsione altruistica a rendere il mondo un po-sto migliore, più bello e godibile per sé e per gli altri. Possiamo coinvolgere i nostri bambini nella realizzazione e nel lancio di “bombe di semi” in tristi aiuole spartitraffico o lungo squallidi via-loni, ripassando poi, qualche tempo dopo un bell’acquazzone, per vedere le colorate fioriture che ne sono nate: fioriture che aumenteranno spontaneamente di anno in anno se saprete scegliere semi di fiori ad alto attecchimento e capaci di auto disseminarsi come, ad esempio le candide ipomee (campanelle rampicanti per-fette per zone vicine a muri e reti di recinzione), nasturzi, astri, calendule, tutti i fiori che un tem-po coloravano spontaneamente i nostri prati.Informazioni utili

Bombe seme fai da te: produrre in casa bombe seme è molto facile, basta procurarsi dell’argilla, del terriccio e i semi dei fiori pre-feriti. Si prende l’argilla e la si modella fino a renderla della forma di un disco sottile. Si appoggia sulla mano e si aggiunge la terra mischiata assieme ai semi. Si chiude il disco all’estremità, facendo aderire tutte le parti e si fora la pallina così ottenuta in più punti con una cannuccia per agevolare “l’esplosione”.

[ VERDISSIMO cuRIOsITà, pROpRIETà E usI DELLE pIAnTE InTORnO A nOI ]

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guErrIglIa gardEnIngAll’attacco per far fiorire il mondo

Per saperne di più:• di Michele Trasi e Andrea Zabiello, Guer-

rilla Gardening. Manuale di Giardinag-gio e resistenza contro il degrado ur-bano, 2009 ed. Kowalski, € 13,50.

• di Richard Reynolds, On Guerrilla Gar-dening: a Handbook for Gardening without Boundaires, (in inglese) 2008, Bloomsbury Publishing PLC.

• Il sito italiano www.guerrillagardening.it e quello in inglese www.guerrillagardening.org

Il distributore di bombe di semi in molti paesi è già una realtà

Sopra:Manifesto Guerrilla Gardening

In alto:Un attacco realizzato dal gruppo torinese Badili Badola

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[ BRIGANTIA sTORIA, LEggEnDE ED EscuRsIOnI nELLA nOsTRA vERDE TERRA ]

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[ di ELEnA SAnDRè ]Le vie del Parco sono infinte. In verità, per la pa-remiologia (la scienza che studia i proverbi), sa-rebbero le vie che portano a Roma ad essere “in-numerate”. Ma l’accostamento tra le leggendarie strade verso la Capitale e quelle che attraversa-no la Brianza è presto fatto. Perché? Perché in fondo i brianzoli non conoscono il loro territorio abbastanza bene da poter dire di amarlo e di fruirne e, a ben guardare, si possono trovare sempre nuovi scorci, nuovi sentieri, nuove vie: tante quante se ne scoprono nella tradizione per arrivare nell’Eterna Roma. Spesso si va a cercare il bello in lontananza, quello oltre l’orizzonte, non comprendendo che a volte la natura meraviglio-sa è dietro l’angolo, è davanti ai nostri occhi e fuori dalla nostra finestra. Ebbene, il Parco Regionale della Valle Lambro, ente pubblio di tutela ambientale, ha pensato di creare uno strumento “ad hoc”, mettendo la tec-nologia al servizio della natura, del territorio: di chi lo vive, lo vuole vivere e di chi vuole goderne davvero.Lo strumento altro non è che un sito internet che - come tale - è raggiungibile velocemente e in ogni momento dagli appassionati del gene-re: www.leviedelparco.it. E’ un portale che fa incontrare: l’amante delle passeggiate con percorsi sentieristici recuperati. L’amante della natura con le indicazioni di qualche chicca sco-nosciuta. E l’amante della storia locale con la bellezza raccontata dal territorio, dalle strutture civili e religiose che nel tempo sono rimaste vive in questo ambiente sempre poco apprezzato per quanto possa dare. Sulla homepage del sito www.leviedelparco.it, si trovano i cinque percorsi che per ora l’ente regionale di tutela ambientale ha georeferenzia-to. Che cosa significa questa parola? Semplice: le Guardie Ecologiche del Parco, gambe in spal-la, sono partite alla volta dei percorsi sistemati dai tecnici dell’ente: sistemati in termini di puli-zia e accessibilità e, presto, anche per quanto riguarda la cartellonistica, in modo da evitare di perdersi per la natura briantea. Ma il Parco ha pensato ad un nuovo strumento all’avanguardia per evitare di perdere la strada maestra. Sul sito, infatti, ci sono sì aree descrit-tive con testi, fotografie e video che raccontano un percorso piuttosto che un altro.

lE vIE dEl Parco sono InFInItE

Martinpescatore Foto Luciano Rizzi

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Ma ci sono anche riferimenti più concerti: la possibilità di accedere a google maps e google hearth, di poter scaricare le cartine tracciate di-rettamente dalle Guardie Ecologiche, nonché di scaricare i gpx dei sentieri del Parco. I gpx sono, in poche parole, dei tracciati espressi nella lin-gua del vostro navigatore: esattamente quello che solitamente usate in mezzo al traffico, per prendere l’uscita giusta della Tangenziale ovest. Con questo piccolo meccanismo ideato dal Par-co, potrete utilizzare lo strumento navigatore per viaggiare per sentieri. Per non perdersi. E anche per gustarsi le bellezze spesso nascoste ai nostri occhi. Per ora, il Parco Valle Lambro ha georeferenziato già cinque percorsi: il sentiero intorno al Lago di Alserio, quello che si snoda intorno al laghetto di Giussano, l’anello Agliate- Chignolo – Triuggio, l’anello della Piana di Albiate e Carate, il percorso che dal Belvedere va alla Villa Reale di Monza e, quasi pronto per essere scaricato, c’è il percorso in traccia gpx (o in alternativa anche kml, plt o trk) della Monza-Erba.Facendo un rapido focus sulla ciclabile che col-lega Monza a Erba – le due città che aprono e chiudono il territorio del Parco Valle Lambro – tante sono le attrattive che fanno venir voglia di alzarsi dalla sedia, di levare gli occhi dal computer e di sostituire allo schermo la realtà naturalistica brianzola. I punti di maggiore interesse posso-no essere: il Parco di Monza, il più grande Parco recintato d’Europa, con le sue attrattive sportive e la sua storia; l’autodromo con il suo magne-tismo “motoristico” e il suo fascino da Formula 1, intramontabile per Monza e la sua cintura; la

piccola ma suggestiva frazione di Canonica al Lambro (Triuggio) e le Grotte di Realdino, non-ché la Basilica di Agliate – una delle realtà storico religiose più belle che la Brianza e la Lombardia possieda – e il Mulino di Peregallo: struttura la-vorativa del 1400, ancora oggi funzionante, che rievoca la vecchia Brianza al lavoro. Andando avanti nel percorso, verso Erba, si trovano poi le Fornaci di Briosco, con la loro memoria e il loro “presente di una volta”, e, infine, il meraviglioso Castello di Monguzzo: le sue origini risalirebbe-ro al X secolo, quando la Brianza era scossa da lotte per il predominio fra Gian Giacomo Medici e il Re Berengario. Oggi, l’aspetto del castello è frutto di una ristrutturazione importante dei primi del Novecento che, però, ha mantenuto intatto il fascino e i tratti medievale del fabbricato.Ma non sono (sicuramente) solo queste le bellez-ze che si potranno osservare. Perché l’obiettivo è proprio quello di mantenere vivi i percorsi, di renderli “di proprietà” di chi li gusta, di chi ci cam-mina sopra, di chi ci pedala. Così come anche il sito sarebbe bello diventasse dei fruitori del ter-ritorio. Come? Attraverso l’account Google che permette ai suoi utenti di aggiungere fotografie e indicazioni alle tracce di Google Maps. Il progetto rientra in una visione di vita che il Par-co Valle Lambro vuole fare sua: il Parco non può

essere visto, a quasi trent’anni dalla sua fonda-zione, ancora come un ente che limita e burocra-tizza la vita dei cittadini: “Il Parco è di tutti noi. Di chi lo vive – dichiara il Presidente Emiliano Ron-zoni – e questo progetto di georeferenziazione è l’ennesimo che il nostro ente porta avanti per dare la possibilità ai cittadini di conoscere il Parco e farlo proprio. Per rispettarlo e curarlo come se fosse davvero di proprietà di ognuno di noi. Una sorta di giardino di casa dove non si rovinerebbe mai niente, per nulla al mondo, e dove ognuno si deve sentire protagonista”.

A sinistraLambro Foto Mozzanica

Magico ciliegio di BrioscoFoto Mozzanica

SottoMulino Peregallo

Memoria - industrie fornace artistica

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[ BRIGANTIA ]

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Sbiancamento a Luce Fredda

tac, panoramicae imaging 3-din sedeBassissime dosi di radiazioni rispetto alle tecniche tradizionali e rapidità di esecuzio-ne, grazie all’innovati-vo sistema di radio-logia e diagnostica computerizzato

day surgeryLa sala operatoria per gli interventi in narcosi

t-scan iiiPer l’analisi occlusale computeriz-zata

“incognito”Il rivoluzionario apparecchio ortodontico INVISIBILE, per allineare i denti dall’inter-no. Adatto a tutte le età.

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brughErIo

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[ NONSOLOMONZA... ]

Parlano l’Assessore alla Cultura Enzo Recalcati e il Sindaco Maurizio RonchiAbbiamo intervistato, sempre in questo nume-ro, Mauro Ermanno Guovanardi, che sarà, per la seconda volta, direttore artistico dell’Happe-ning d’autore Parola Cantata, il 16, 17 e 18 Giu-gno a Brugherio.Abbiamo voluto ascoltare anche la voce del-l’Assessore Enzo Recalcati e del sindaco Maurizio Ronchi perché, non dimentichia-mocelo mai, se eventi di questa portata pos-sono esistere il merito è anche e soprattutto di straordinarie giunte comunali come questa, che si adoperano a favore della cultura. La cultura non ha bandiere.

Assessore Recalcati, Come è nata l’idea di Parola Cantata a Brugherio?Il successo di questa iniziativa forse è proprio dovuto al fatto che l’idea, in origine, è nata in una frazione di secondo anche se poi, in realtà, il lavoro che c’è dietro è enorme. Siamo a meno di un mese dal via della seconda edizione ( che si terrà il 17, il 18 e il 19 giugno)stiamo ancora impazzendo a definire il tutto: non tanto l’As-sessorato alla Cultura quanto, sicuramente, lo staff di Parola Cantata. Ti racconto con un aneddoto, come è nato questo progetto: tre giorni dopo aver ricevuto la delega come Assessore alla Cultura sono andato dai carabinieri a denunciare il furto del cellulare e, mentre uscivo, entrava Mauro Er-manno Giovanardi a denunciare il furto della sua automobile. Gli dissi subito che l’avrei chiamato

perché mi sarebbe piaciuto realizzare un evento di grandi dimensioni che coinvolgesse un po’ tutti gli aspetti della cultura, dal teatro alla mu-sica, dalla poesia ai dj set. Gli ho visto gli occhi brillare d’entusiasmo e ho colto il momento al balzo: “Mauro ti do tempo due giorni, portami una bozza”. Quando è arrivato con questa idea di connubio tra parola scritta e parola musica-ta, abbiamo iniziato a lavorarci a capofitto ed è nata Parola Cantata. Quando sono andato in giunta avevo solo un canovaccio di quello che sarebbe poi stata pa-rola cantata, un’idea dei conti; poi Mauro e il

suo staff hanno fatto di quel pezzo di gesso la statua che ora è Parola Cantata.

Dal punto di vista organizzativo la scorsa edizione è stata caratterizzata dal fatto che tutto il centro di Brugherio era tra-sformato in una grande agorà in cui era-no dislocate le iniziative culturali e gli incontri durante tutto l’arco della gior-nata entro un percorso molto ravvicinato ed accessibile. Chi ha avuto questa idea trasformare le vie cittadine in una piazza concettuale?

ImPEgno E organIzzazIonE a FavorE dEI cIttadInI E dElla cultura

Il Sindaco di Brugherio

Ronchi e l’Assessore

Recalcati

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[ NONSOLOMONZA... ]

Questa è stata un’idea di Giovanardi: l’intento era proprio quello di fare parcheggiare le au-tomobili e permettere alle persone di spostarsi a piedi, con pochi passi, fra i vari incontri or-ganizzati nella giornata. Un’ottima idea che ha reso l’happening molto più fruibile ed ha evitato il congestionamento del traffico in città. Voleva-mo che il centro di Brugherio diventasse il cuore di una città che pulsa di musica e cultura: que-sto è lo spirito di Parola Cantata.

L’anno scorso durante il nostro primo in-contro ci ha molto colpito la sua frase: “la cultura non ha bandiere”. Quanto è difficile mantenere la libertà culturale in tutte le sue forme?Non posso dire che sia difficile anche perché tutta la giunta comunale mi è vicina. Senza l’ap-poggio di tutta l’amministrazione cittadina que-sta iniziativa non si sarebbe potuta fare. L’impe-gno economico è oneroso e l’appoggio di tutti è stato fondamentale per la riuscita di Parola Cantata come di tante altre iniziative culturali organizzate a Brugherio come quelle del Teatro di Stradae, di “Toc Toc” la cultura bussa alla tua porta o di Poesia buona come il pane. Il co-mune di Brugherio, già dallo scorso anno, ha raddoppiato i contributi sulla cultura: c’è proprio la volontà politica di questa amministrazione di investire sulla cultura. Rubo una battuta a Ber-gonzoni: “io ho fatto voto di vastità!”. La cultura non può che essere di tutti, per tutti e con tutti. Però pretendo che uno che faccia cultura non faccia politica: se domani mi arriva qui uno che, approfittando del palco, inizia a fare attacchi o propaganda allora mi arrabbio: o mi avverte pri-ma e, allora organizziamo il contraddittorio, o se ne stia a casa sua.

Accennava a “Toc Toc” la cultura bus-sa alla tua porta, una manifestazione dal taglio innovativo che ha animato in questo mese di maggio Brugherio. Ci racconta di questa iniziativa tesa a por-tare la cultura nelle case degli abitanti di Brugherio?In realtà l’idea mi è venuta per un motivo so-ciale. Questa iniziativa, che è un esperimento, nasce dall’esigenza di creare una rete sociale. Attraverso questa iniziativa le famiglie possono scegliere tra le tante opportunità quella che pre-feriscono: questo è un modo diverso per favo-rire la conoscenza fra tra vicini che si sentono e collaborano per accordarsi su quale evento ospitare nel proprio cortile. È un modo per dare l’opportunità, anche a chi non l’avrebbe per problemi economici o orga-nizzativi, di fare entrare a casa propria lo spet-tacolo. E’ un’idea che nasce da un tavolo con le asso-ciazioni locali che mira sia a costruire una rete sociale che a mappare le associazioni aggrega-tive e culturali presenti sul territorio.

Vuole aggiungere qualcosa per i nostri lettori?A settembre si ripeterà l’esperienza del Festival Internazionale del Teatro di Strada. Ci tengo a parlarne perché mentre Parola Cantata è sicu-ramente un progetto che serve a Brugherio per “uscire dalle mura”, per diventare capitale della musica d’autore, questo festival, invece, sicura-mente è un’iniziativa per la città, che coinvolge proprio i cittadini: lo scorso anno durante i tre giorni di festival di strada era molto bello vedere intere famiglie che giravano in bicicletta per le strade della città per assistere ai vari spettacoli!

Chiediamo anche al Sindaco Maurizio Ronchi cosa ne pensa di Parola Canta-ta…Parola Cantata è una creatura della mia Am-ministrazione, inventata ex novo dall’Assessore Recalcati, e ne siamo molto orgogliosi. E’ un progetto che in molti ci vogliono copiare ma io avverto tutti che abbiamo il copyright quindi se vogliono proporre la nostra manifestazione…pagano! Siamo arrivati alla seconda edizione e siamo coscienti che questa manifestazione rap-presenta un impegno molto oneroso dal punto di vista economico ma è un investimento impor-tante per la cultura. Bisogna rendersi conto che non si vive di solo pane ma bisogna nutrire anche l’anima. La gente ha bisogno di cultura. Noi crediamo fermamente in questo e, dunque, in questo progetto che abbiamo intenzione di portare avanti ancora per moltissime edizioni, anche facendo sì che il progetto Parola Can-tata possa diventare autonomo rispetto al co-mune, diventando una realtà indissolubilmen-te legata al territorio di Brugherio. Vogliamo che, indipendentemente dalle amministrazioni che potranno susseguirsi, Parola Cantata si presenti come un’entità autonoma che viva con la comunità stessa. Noi investiamo su questo aspetto ed abbiamo l’intelligenza politica di ca-pire che la cultura non ha colore, motivo per cui invitiamo tutti gli artisti, a differenza di tante realtà comunali che non chiamano sui palchi ar-tisti che la pensino in modo diverso da loro: noi siamo per l’apertura culturale. Ora stiamo per festeggiare l’inizio della seconda edizione e io spero di fare il sindaco ancora per tanti anni in modo di arrivare a vedere la nascita di ancora molte, molte edizioni!

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[ I SEGRETI DELLO CHEF ]

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laQuolIna dI vEdano

[ Rubrica a cura di MARCO RIvA ]Per questo numero abbiamo visitato il ristorante LaQuolina di Vedano al Lambro (www.laquo-linavedano.com), un locale moderno e dinami-co, adiacente al polo universitario monzese di medicina dell’Università Bicocca (p.za Albert Sabin, ang. Via Podgora).

Dopo le presentazioni ci spostiamo in cucina da Andrea Fossati che ci presenta il piatto che an-drà a preparare per noi: tentacolo di piovra croccante su purea di ceci di Spello e topinambur, un antipasto di pesce raffinato e gustoso.

La purea di ceci e topinambur viene preparata unendo a questi, precedentemente lessati, un soffritto di sedano, carota e cipolla e frullando il tutto fino a ottenere una crema omogenea ma

piuttosto compatta con la quale si andranno a comporre, aiutandosi con due cucchiai, delle quenelle, preparazione tipica della cucina fran-cese, che accompagnano la piovra donando al piatto un tocco di originalità ed eleganza.

A questo punto si va a dorare la piovra prece-dentemente bollita: qualche minuto in una pa-della già calda con l’aggiunta di un filo d’olio extravergine d’oliva in modo da croccare ve-locemente il tentacolo esaltandone le naturali caratteristiche.

In ultimo, il tutto viene impiattato su letto di son-gino con topinambur tagliato sottile e guarnizio-ne di colla di pesce, entrambi fritti, e pomodorini pachino per concludere.Un piatto curioso, ben presentato e particolare. Buon appetito!

Ingredienti per una porzione:300 gr di polipo (tentacoli)100 gr di ceci di Spello100 gr di topinamburSedano, cipolla e carota per il soffritto, qbOlio extravergine d’oliva e sale, qb

Beviamoci su…Per l’abbinamento al piatto ho scelto un vino bianco autoctono piemontese, il “Der-thona” Timorasso dell’Azienda La Colom-bera, piccola realtà vinicola situata a Vho, frazione di Tortona(AL).Venti ettari di proprietà e 50.000 bottiglie prodotte all’anno, coltivazione convenzio-nale e prodotti veramente interessanti.L’annata degustata è il 2008, un vino frut-tato e floreale, dalla bella componente minerale, sapido, di grande beva e “diver-tente”, aggettivo che uso per spiegare le sensazioni d’animo positive che mi suscita un determinato prodotto.Un’ etichetta che può essere bevuta subito oppure lasciata invecchiare qualche hanno, caratteristica di chi esalta questo vitigno.

Tentacolo di piovra croccante su purea di ceci di Spello e topinambur

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[ REALITY ]

Età30Dove sei nata?A Carate Brianza.Dove vivi?A Carate Brianza.Vivi da sola o con la famiglia?Vivo con la mia famiglia: i miei genitori e mio fratello.Destra o Sinistra?Destra.Che lavoro fai?Impiegata...al momento in Cassa Integrazione.Cosa ti piace di Monza e Brianza?Il verde e la tranquillità.Associazione d’idee. Se ti dico verde…Natura e tanti animali.Cena…Un bel piatto di pasta!

Vai al parco?Qualche volta, non spesso.Chi è Dario Allevi?Il presidente della provincia di Monza e Brianza.Dai un voto a Monza e BrianzaSette e mezzo.Ai trasporti in Brianza?Sei, non di più perché devo dire che per chi, come me, sta su di una sedia a rotelle praticamente non ci sono mezzi attrezzati. Le barriere architettoniche sono tantissime. Sarebbe proprio opportuno riqualificare i collegamenti pubblici anche nell’ottica di

renderli più accessibili ai disabili…Al commercio in Brianza?Dal mio punto di vista anche nel commercio io rilevo molte barriere. Ci sono tanti negozi ma pochi sono accessibili. Quando vado a spasso posso vedere molte vetrine ma entrare nei negozi è problematico: i commercianti potrebbero dotarsi senza troppe difficoltà di una passerella in legno da collocare all’ingresso al momento del bisogno…un piccolo cartello che segnali l’“accesso facile” ed andare a fare compere sarebbe un momento

di maggiore piacere…e darebbero un esempio di civiltà anche a tanti uffici pubblici, tipo l’Inps di Carate, dove a dispetto delle norme di legge gli accessi spesso restano impossibili!Se non in Brianza dove vorresti vivere?Ovunque purché al mare.Esprimi un desiderio.Desidero potermi muovere con maggiore libertà e spero che le istituzioni locali lavorino per eliminare più barriere architettoniche possibili. Metropolitana a Monza: favorevole o contraria?

Favorevole.Dimmi un proverbioQuant ul su el se volta indrè, la matina ghem l’acqua ai pe’!

Dì qualcosa ai nostri lettoriRispettate l’ambiente e tenete pulita la nostra bella Brianza.

alEssIa

Età50…quasi.Dove sei nato?A Dakar in Senegal.

Dove vivi?A Seregno.Vivi da solo o con la famiglia?

Vivo con la mia famiglia.Destra o Sinistra?Sinistra.Che lavoro fai?Lavoro in un mobilificio ma appena ho tempo mi occupo dell’Associazione Senegalesi della Brianza di cui sono il presidente.Cosa ti piace di Monza e Brianza?Un po’ tutto. Ci sono capitato per caso ma è stata un caso meraviglioso.Associazione d’idee. Se ti dico verde…Natura.Cena…Ristorante.Vai al parco?Non tanto.Chi è Dario Allevi?Il nome non mi è nuovo

ma ora...non mi ricordo.Dai un voto a Monza e BrianzaUn sette...Ai trasporti in Brianza?Io non li uso ma molti conoscenti che li usano abitualmente non sono per nulla soddisfatti.Al commercio in Brianza?Io non sono un commerciante ma ne sento molti che in questo periodo si stanno lamentando per come vanno le cose.Se non in Brianza dove vorresti vivere?In passato ho avuto modo di conoscere un po’ Roma...è molto bella.Esprimi un

desiderio.In qualità di presidente dell’associazione Senegalesi della Brianza mi auguro si possano instaurare rapporti sempre migliori con le istituzioni comunali in modo da operare sempre meglio ed organizzare tante utili iniziative. Ultimamente il dialogo con le istituzioni è venuto un po’ a mancare…Metropolitana a Monza: favorevole o contrario?Favorevole, servono maggiori collegamenti!Dimmi un proverbioNon me ne vengono in mente…Dì qualcosa ai nostri lettori.

Colgo l’occasione per invitare tutti i lettori alla serata che l’Associazione Senegalesi in Brianza sta organizzando grazie al sostegno dell’AVIS di Seregno che ci ha fornito supporto e lo spazio per l’evento: La Serata della Fratellanza, il 10 giugno. Una grande festa senegalese qui a Seregno, in via Tiziano, nei pressi della scuola materna Andersen. Ci saranno suonatori di tamburi e ballerini con maschere e costumi tradizionali e…tanta allegria. Ringrazio, quindi, il gruppo Avis di Seregno…e vi aspetto numerosi!

babacar

rEalItYVenti domande per vedere

la Brianza con gli occhi dei brianzoli

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[ RACCONTIAMOCI ]

[ di MARtA MIGLIARDI ]Antonio Oleari, 25 anni, scrittore, speaker ra-diofonico e, a tempo perso (come racconta lui sorridendo) studente di Lettere. Vive a Meda, ma i suoi occhi guardano lontano. Racconta la sua passione per la musica, la scrittura e gli anni ‘70 come un nostalgico, come se quell’epoca l’avesse respirata davve-ro. Una mente in viaggio continuo, tra la con-cretezza dei suoi anni e le visioni di quelli che furono e che saranno. “Non sono le persone a fare i viaggi, ma i viaggi a fare le persone”, scriveva John Steinbeck. E non è la meta l’es-senziale ma il percorso. La poesia è rock e Leo-pardi non è uno sfigato. E non c’è nulla di più profondamente vero che (pur dovendo usare la nostra curiosità per conoscere il mondo e noi stessi, pur volendo, a volte, scappare) la cosa che ci permette di fare questo con equilibrio e scaltrezza è la certezza di avere un posto in cui tornare. La foto che Antonio ci dona per l’articolo è una perfetta immagine di questo giovane e brillante scrittore: in piedi, zaino in spalla, nella sua Isola di Wight. Seconda stella a destra e poi dritti… fino al mattino. Prima di cominciare a parlare del tuo li-

bro ho letto che sei appassionato di mu-sica alternativa. Cos’è per te la musica alternativa?Per assurdo la musica alternativa è quella che una volta non lo era. Nel mio caso, tendenzial-mente, credo sia una musica che ha un po’ di anni e quindi le radio, i media e la tv fanno fatica a darle spazio. Io nasco come dj radiofonico a Radio Cantù dove ho iniziato con un programma proprio de-dicato al rock degli anni ‘70, una passione che io coltivo sin da quando ero piccolo. Da qui grazie ad interviste e speciali radiofoni-ci ho approfondito ancora di più l’argomento e ampliato il mio mondo musicale. Adesso, sempre in radio, conduco un program-ma che si chiama Spectrum, su una web radio che si trova su www.linearock.it e che ha come sede Radio Lombardia. In questo programma la musica alternativa è anche la musica di oggi, ovvero quella indipen-dente e quella un po’ meno commerciale.

Dalla radio alla scrittura…Io poi, per i casi stranissimi della vita, sono di-ventato uno scrittore rock, perché mi occupo di questa musica, partendo sempre da anni che

non ho mai vissuto ma avrei voluto vivere. Dal tuo romanzo Destinazione Isola di Whight, infatti, si evince proprio la tua passione per gli anni ‘70. Com’è scoccata questa scintilla?Non lo so, credo che questa passione sia scatu-rita soprattutto dalle immagini. Anche guardando le foto dei miei genitori, che all’epoca avevano la mia età, mi viene una sorta di nostalgia. Musi-calmente parlando non si tratta di nostalgia ma di un gusto oggettivo. E’ indubbio che il rock, in quegli anni, abbia dato il meglio di sé. Nell’estate del 1999 un mio amico con il walkman mi fece ascoltare una cassetta di Emerson, Lake & Palmer e rimasi stupito di come avevano tra-sformato in rock un pezzo di musica classica. Questa cassetta che ascoltai era niente meno che Pictures at an Exhibition, del 1970, che, guarda a caso, loro eseguirono dal vivo proprio durante il concerto all’Isola di Whight…Il tuo libro, per l’appunto, si intitola Desti-nazione Isola di Wight. Ce ne parli?Innanzitutto è il mio primo romanzo, perché io vengo da saggi musicali o biografie. Ho scritto, per esempio, un libro dedicato alla Genova di De Andrè. Poi ho scritto anche, in occasione del trentennale della sua morte (1979), di Demetrio Stratos, quindi sempre nell’ambito degli anni 70.

antonIo olEarI dEstInazIonE

Isola dI WhIghtLa poesia è rock

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[ RACCONTIAMOCI ]

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Per il quarantennale del festival dell’Isola di Wight mi hanno chiesto di scrivere qualcosa, anche perché, ricordiamolo, nei numeri, questo raduno europeo fu anche più grande di Woodstook. Io non volevo fare un altro saggio, non volevo esse-re ancora didascalico e allora mi sono inventato un romanzo. La storia di due ragazzi che partono da Milano, mettendo in gioco la loro voglia di cre-scere. Sono due amici molto diversi tra loro: Alex, che è il protagonista e Orfeo, su una due cavalli attraversano l’Europa e cercano di raggiungere questa isoletta al largo della Manica, tra Francia e Inghilterra. Un viaggio di incontri con gli altri ma anche con il proprio io, accompagnato da una colonna sonora che si rifà a brani di quel periodo, sempre però con il riferimento a quello che ac-cade. Ad esempio, all’inizio ho messo Mother di John Lennon perché uno dei motivi del romanzo è il rapporto del protagonista Alex con la madre, che lo ha abbandonato per inseguire le rock star, una groupie… non ti dico come va a finire!

Scrittura o parola? Scrivere mi permette di avere sempre il dominio di me stesso. In radio, certo, c’è improvvisazione però, almeno nel mio caso, c’è anche tanta pre-parazione. Difficilmente vado a braccio, ma sono una “bella lingua” anche in radio…ma, se devo scegliere, sicuramente preferisco la parola scritta e , per assurdo, ti aggiungo anche che nonostan-te abbia scritto sino ad oggi di musica, ho capito, dopo questo romanzo che voglio rimanere sulla narrativa, al di là anche della musica. E, ti dirò di più… anche sulla poesia. Infatti sto curando un mio libro di poesie. Sfatiamo i falsi miti: molti pensano che il poeta sia una figura “sfigata” (leo-pardianamente parlando) e che il rock’n roll sia tutt’altro, io invece penso che la poesia sia uno dei migliori modi in cui riesco ad esprimermi e a capire gli altri. E poi, di fatto, le più grandi can-zoni sono poesie. In futuro farò proprio questo libro di poesia che parla di rock’n roll. Due mondi opposti: il rock duro, dal giubbotto di pelle e da scatenati, e la poesia. Li voglio unire.

Chi volesse acquistare il tuo libro come può fare?Il libro ha una buona distribuzione nelle librerie e

poi oramai con i webstore lo si può anche ordi-nare via internet. La casa editrice è la Aereostella (www.aereostella.it). Io, invece, tengo aggiornati gli interessati tramite il mio blog http://scrive-resenzaorario.blogspot.com

Domanda territoriale: tu vivi a Meda, che rapporto hai con la Brianza?Ho un rapporto combattuto con la Brianza! Il luo-go in cui si nasce è sempre il posto da cui vorre-sti fuggire, ma dove poi alla fine, torni sempre! La parte di Brianza in cui vivo che è quella di Meda, Seveso, Lentate, ecc… la adoro e ci vivo molto volentieri, perché c’è ancora parecchio verde e si possono raggiungere comodamente anche Milano, Monza, Como, Lecco… Sono sempre in bilico tra la voglia di andarmene e di rimanere. Ma, tutto sommato, ci rimarrò perché le mie radi-ci sono qui e non a caso anche i personaggi del mio ultimo libro partono da Milano, da casa…

A proposito di Milano…Ora che Monza è capoluogo di provincia pensi che soffra an-cora di complessi d’inferiorità verso il ca-poluogo meneghino o qualcosa si sta muo-vendo, intendo per la musica e i giovani?Un pochino ne dovrà soffrire, è fisiologica la cosa. Però noto che, a livello musicale, si sta decentrando molto la cosa rispetto a Milano. Al di là dei grandi concerti e dei grandi raduni, tanta musica live è nei locali medio grossi che, di solito, sono in posizio-ni decentrate, soprattutto lungo le arterie stradali. Come ad esempio il Live di Trezzo, il Bloom a Mez-zago…Milano ha l’attenzione mediatica ma alcune chicche, musiche più ricercate, vanno in questi lo-cali anche perché hanno un pubblico selezionato. Anche Monza propone concerti di alto livello, come l’estate scorsa in Villa Reale.

Ultimo libro letto?Kafka sulla spiaggia, del giapponese Murakami Haruki

Il tuo scrittore preferito?Italo Calvino.

Tre motivi per cui vale pena vivere?La musica, la curiosità e gli affetti.

A fianco:London all wight,anto’s banta 200

Sotto:Cover del libro

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[ L’ANGOLO DEL PENDOLARE ]

[ di JuRI CASAtI ]C’è una piccola categoria di pendolari di cui si parla poco ed è la categoria dei pendolari por-tatori di handicap. I più “appariscenti” rappresentanti di questa ca-tegoria sono i non vedenti. Alcuni si muovono autonomamente con il bastone bianco, altri con il bastone e il cane, altri ancora con il bastone, il cane e un accompagnatore. Sappiamo anche che ci sono i non udenti, ma ci accorgiamo del-la loro presenza solo quando comunicano tra di loro attraverso il linguaggio dei segni. Invece si vedono raramente pendolari con disabilità mo-toria. Di fatto non c’è quasi nessun pendolare in carrozzina. E non ci sono perché non vengono in stazione e non vengono perché non riusci-rebbero a salire sui treni. È un discorso sempli-ce e complesso al tempo stesso.Infatti dobbiamo riconoscere che negli ultimi dieci anni nelle stazioni sono stati apportati si-gnificativi miglioramenti per aiutare i portatori di handicap. Mi riferisco agli scivoli, ai montascale, agli ascensori, ai tabelloni luminosi ad ogni bi-nario, ai percorsi a terra per i non vedenti, alle indicazioni in braille sui corrimano, ai marciapie-di rialzati per avvicinarli al piano dei vagoni, ai bagni etc. Permangono però ancora due grandi ordini di problemi. Il primo è legato alla costruzione. Mi riferisco ai casi in cui ad esempio sono stati costruiti percorsi a terra per i non vedenti che conducono contro un muro. In questi casi si ha l’impressione che questi lavori siano stati fatti più per ottemperare ad un obbligo di legge che per un reale convincimento. Il secondo proble-ma è la manutenzione: i montascale e gli ascen-sori riportano spesso la scritta “fuori servizio”,

gli altoparlanti talvolta funzionano a volume mi-nimo, i tabelloni luminosi talvolta sono spenti. Tuttavia un non vedente ha bisogno SEMPRE degli annunci sonori perché se non c’è l’annun-cio sonoro non può sapere se per esempio è stato cambiato il binario di partenza. Allo stesso modo un non udente ha bisogno SEMPRE di un tabellone delle partenze attivo e aggiornato. E i disabili motori hanno bisogno SEMPRE di montascale funzionanti. Se nelle stazioni - pur con i limiti indicati - alme-no qualcosa è stato fatto, le difficoltà maggiori si registrano ancora, soprattutto per i disabili mo-tori, nella fase di salita e discesa dai treni. Infatti anche se i marciapiedi sono stati rialzati in molte stazioni, il pianale di certi treni è ancora troppo alto. Pensate per esempio a quasi tutti i treni in servizio sulla Milano–Molteno-Lecco che hanno le porte strette e gradini ripidissimi e che sono di fatto inaccessibili per chi è in carrozzina. Ma co-munque anche su altre tratte è necessario fare il classico “saltino” per salire o scendere.C’è poco da dire: i mezzi in circolazione sono stati progettati e costruiti decenni fa e possono essere ristrutturati solo fino ad un certo punto. Bisogna proprio aspettare che vengano com-prati i mezzi di ultima generazione.Certo, anche per il viaggio qualcosa è stato fat-to. Le Ferrovie coordinano l’assistenza per i disa-bili - ma anche per gli anziani e per le donne in gravidanza - 24 su 24 in 252 stazioni diffuse su tutto il territorio nazionale attraverso le co-siddette Sale Blu. Contattando le Sale Blu per telefono o via mail si possono prenotare posti, si può prenotare il servizio di aiuto per la salita o la discesa, il servizio di trasporto bagagli e il servizio di accompagnamento all’uscita o a un

altro treno. In Lombardia le stazioni in cui è garantita l’assi-stenza sono venti e dalle nostre parti sono: Mi-lano Centrale, Milano Porta Garibaldi, Monza, Como, Lecco, Seregno più alcune stazioni del Passante. Si tratta sicuramente di un servizio utile anche se ha il difetto di non essere ancora presente in modo capillare in tutte le stazioni. Tuttavia l’obiettivo da perseguire deve esse-re quello di garantire la possibilità di un movi-mento il più possibile autonomo e indipendente dei portatori di handicap - ed in particolare per quanto possibile dei disabili motori - per quanto riguarda l’accesso alle stazioni e soprattutto ai treni. Ma per garantire autonomia dei portatori di handicap deve funzionare TUTTO e sempre: montascale, tabelloni, altoparlanti…: quindi la costruzione e il collaudo devono essere fatti a regola d’arte e la manutenzione deve essere fatta costantemente. Ma soprattutto è ormai prioritario l’acquisto di treni nuovi.

PEndolarI E dIsabIlItÁ

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[ DI TUTTO UN PO’ svAgO gIOchI cuRIOsITà ]

LE VARIANTI DEL GIOCO E LE DIVERSE STRATEGIE

T E X A S H O L D’ E M

[ rubrica a cura di utGAbER ]Quando si parla di Texas Hold’Em ci riferisce normalmente alla variante No Limit poiché è in assoluto la più conosciuta e di gran lunga la più ampiamente diffusa. In una qualsiasi poker room potremo notare con ogni probabilità più dei tre quarti dei giocatori seduti ad un tavo-lo No Limit (NL), e nelle trasmissioni televisive dedicate al poker sarà raro se non addirittura impossibile vedere giocare varianti diverse; an-che in questa rubrica non abbiamo ovviamente fatto eccezione. Come suggerisce il nome stes-so non ci sono limiti alla puntata che è possibile piazzare in un qualsiasi momento della mano, il che rende il gioco più spettacolare e in qual-che modo anche più semplice, e sono forse questi i motivi che hanno portato a tanto suc-cesso questo tipo di poker. Antitetico al NL è l’Hold’em Fixed Limit (FL) dove la dimensione della puntata e del rilancio non può mai in nes-sun caso superare un limite fisso prefissato che equivale alla dimensione del grande buio nella fase preflop e sul flop, e al doppio su turn e river. Una simile limitazione, è facile intuire, stravolge completamente le strategie di gioco. Di fatto aumentano moltissimo le probabilità di poter giocare un progetto sul flop ed è quindi corretto azzardare maggiormente giocate più rischiose che normalmente sarebbe un errore fare nel NL. Mani come connectors, anche di basso valore, o Ax suited possono essere giocate con molta più facilità e tranquillità. Per contro è più difficile difendere appropriatamente una buona starting hand, e mani come AA o KK risultano raramen-te vincenti fino al river. Se invece centriamo un buon progetto sul flop probabilmente non sarà molto costoso pagare per continuare nel gioco e vedere le street successive, e anche in caso di più controrilanci sarà comunque difficile che non ci siano sufficienti pot odds perché si deb-ba necessariamente abbandonare la mano. Ovviamente questo ragionamento vale per noi come per i nostri avversari ed è per questo motivo che raramente si vedono meno di tre giocatori entrare in gioco. Il fatto che più av-versari entrino nel piatto determina sempre una minore possibilità di vincere, indipendentemen-te dal punto che abbiamo in mano. Anche se sul flop avessimo chiuso un buon punto come ad esempio un tris non avremmo la possibilità di spingere puntando molto e di indurre quin-di un giocatore che a sua volta abbia un punto o un progetto a lasciare. Anche un avversario molto tight difficilmente abbandonerà il piatto sul flop, quindi va considerato che in una situa-zione come quella appena descritta anche una scala potrebbe non risultare il punto vincente se si dovesse arrivare fino a scoprire la quinta

carta. In realtà si potrebbe tranquillamente affer-mare che in questo tipo di Hold’em quasi ogni call sul flop possa essere fondamentalmente corretto, e non per nulla questa variante viene spesso scherzosamente chiamata Texas Never Fold’em. Per questo motivo spesso può non essere efficace uscire puntando sul flop, ma meglio piuttosto rilanciare e poi puntare nuo-vamente sul turn – anche se c’è la possibilità che la quarta carta abbia migliorato la mano del nostro avversario. L’alternativa più valida è però spesso quella di tenere basso il piatto sul flop in modo tale che anche la piccola puntata che ci è permesso piazzare sul turn risulti in qualche modo significativa rispetto all’entità del piatto. Tutto sommato potremmo poi anche non es-sere vincenti al river ma sicuramente l’importo che andremmo a perdere sarebbe comunque relativamente ridotto. In effetti è molto difficile far salire il piatto e vincere in una sola mano una somma consistente, a meno che non ci sia stata una lunga serie di rilanci e controrilanci, situazione che però dovrebbe metterci in al-larme riguardo alla forza della mano del nostro avversario. In genere evitiamo di controrilan-ciare a meno che non abbiamo il punto nut, o abbastanza chips da sopportare una maggiore perdita. Il punto fondamentalmente è che non avendo comunque mai (o quasi) fold equity e non potendo quindi impedire di girare altre carte è sempre meglio mantenere basso il piatto se pensiamo possa esserci un progetto che poi ci batterebbe, mentre è bene rilanciare e cercare di massimizzare il pot se le probabilità di vincere sono nettamente a nostro vantaggio.Molto più diffuso del FL è il Pot Limit (PL) dove il limite massimo che si può puntare in una singola scommessa è valore del piatto (pot) stesso. Di fatto potremmo vederlo come una sorta di va-riante intermedia tra il FL e il NL, ma il fatto che il limite sia costituito dalla somma delle scom-

messe piazzate in precedenza determina una strategia di gioco molto particolare in cui il controllo della di-mensione del piatto è assolutamente cruciale. E se nel FL possiamo preoccuparci relativamente della posizione da cui apriamo il gioco, nel PL questa variabile comincia ad assumere un’im-portanza rilevante. Non è possibile come nel FL andare a cercare strani incastri preflop senza il rischio di dover pagare più di quanto vorremmo. Il punto da focalizzare è questo: poiché più rial-ziamo il piatto più diamo possibilità di piazzare un forte controrilancio abbiamo la possibilità di vedere qualche flop in più, e magari di inseguire un progetto solo se riusciamo comunque a con-trollare il livello del piatto. La maggior parte dei giocatori non piazzerà un controrilancio se non con mani molto forti (AA, KK, AK) consapevole comunque della difficoltà di far desistere dal call prima del flop, e del rischio di trovarsi di fronte ad un board ostico. Non potendo scommette-re più del piatto (overbet) qualsiasi board offra concrete probabilità di comporre un progetto rischia di mettere in seria difficoltà chi parta con una monster hand, non potendo mai puntare offrendo un rapporto di pot odds migliore di 2:1. In una tale situazione può essere matema-ticamente corretto chiamare con un progetto a colore o una scala bilaterale. Bisogna però sempre prestare attenzione alla proporzione tra il piatto e lo stack (nostro e degli avversari) per determinare con maggiore correttezza quando sia opportuno far salire il piatto – esponendoci quindi ad un potenziale controrilancio molto for-te – oppure optare per una tattica indirizzata al pot control.Sicuramente non tutti apprezzeranno il gioco li-mit, ma chiunque lo pratichi un po’ può comun-que trarne giovamento in termini di esperienza al tavolo.

Sudoku

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[ DALLA PROVINCIA.. ]

INCONTRI NELLE BIBLIOTECHE

INFO 039.975.6735/2245INGRESSO LIBERO

ROSA GIALLA MONZA Lunedì 30 maggio, ore 21.00Biblioteca San Gerardo – via Lecco, 12Valerio Varesi E’ solo l’inizio, commissario Soneri (Frassinelli)Un suicidio e un accoltellamento si incrociano negli stessi giorni a Parma, e il commissario Soneri segue le tracce di due vicende umane destinate ad avere qualcosa in comune. Attorno a lui, le suggestioni di una provincia italiana che sa custodire a lungo segreti e silenzi.INFO: tel. 039.326376 – email: [email protected]

ROSA ROSSA BRUGHERIO Mercoledì 8 giugno, ore 21.00Biblioteca Civica – via Italia, 27

Andrea G. Pinketts Depilando Pilar (Mondadori)Il ritorno di Lazzaro Santandrea, che non è un detective, e nemmeno un poliziotto. È una calamita per calamità, l’uomo giusto nel posto sbagliato, in una Milano improvvisamente sconvolta da un’assurda ondata di delitti. Perché l’assurdo domina nella narrazione e nei linguaggi di Pinketts.INFO: tel. 039.2893410 – email: [email protected]

ROSA VERDE VIMERCATE Giovedì 9 giugno, ore 21,00Cortile d’onore di Villa Sottocasa – via Vittorio Emanuele, 53Tommaso Pincio L’hotel a zero stelle. Inferni e paradisi di uno scrittore senza fissa dimora (Laterza)Vagabondi dell’anima in un hotel a zero stelle, gironzolando alla ricerca di sé. Movimenti liberi, azioni senza regia, la solitudine speciale delle stanze d’al-bergo. Edifici che si prestano alle esplorazioni, nei quattro piani da scalare alla ricerca del senso dell’esistere, fino ai cieli stellati.

INCONTRI NELLE BIBLIOTECHE DELLA SEZIONE FEMMINILE E MASCHILE DELLA CASA CIRCONDARIALE DI MONZA

ROSA BLU Maria Clotilde Gislon psicologa e psicoterapeuta. Manua-le di auto-aiuto. Obiettivo benessere (Dialogos)Paolo Carmassi Il linguaggio dell’accordo. (Palestra della Scrittura)

INFO: BRIANZABIBLIOTECHE

tel. 039.4663921 - [email protected]

Eventi da non perdere...

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[ DAL COMUNE... ]

monzabus IbrIdo In cIttàA metà maggio prenderà il via la sperimentazione

Prende il via a Monza la sperimentazione di un bus ibrido che si inserisce tra le misure a favore della mobilità sostenibile e dei trasporti pubblici a emissioni contenute che la città sta attivando nell’ambito del progetto europeo CIVITAS AR-CHIMEDES.

Dopo un’indagine di mercato realizzata da TPM sulla base delle esperienze italiane ed europee e d’intesa con NET, società affidataria del ser-vizio di trasporto pubblico urbano, è stato indi-viduato un bus ibrido adatto alle esigenze della città di Monza: il modello CITELIS prodotto e commercializzato da IVECO Irisbus. L’autobus ha infatti le medesime dimensioni dei mezzi attualmente circolanti in città (12 metri) che ben si adattano all’esigenza di muoversi in un centro cittadino dal disegno medievale come quello monzese.

La sperimentazione del veicolo partirà a metà maggio sulla linea Z206 (quella diretta all’Ospe-dale San Gerardo e quindi fra le maggiormente utilizzate dalla cittadinanza). Lungo il tragitto della Z206 si sta inoltre procedendo ad equi-paggiare i semafori con un sistema di centra-lizzazione volto a dare la precedenza ai mezzi pubblici qualora questi siano in ritardo sulla ta-bella di marcia.

“L’autobus ibrido - afferma l’Assessore alla Mo-bilità Simone Villa - verrà testato per un anno nelle diverse condizioni atmosferiche allo scopo di verificare le prestazioni del mezzo, per poi procedere alla valutazione dei risultati consegui-ti, che sarà utile a NET per stabilire l’opportunità di ampliare il numero di mezzi ibridi nella flotta circolante su Monza. Si tratta di una sperimentazione che rientra in

un più ampio progetto in cui l’Amministrazione è da tempo impegnata per dotare la città degli strumenti necessari per raggiungere un alto li-vello di mobilità sostenibile. Alle problematiche dell’inquinamento in città l’Amministrazione Mariani risponde con fatti concreti, innovativi e ad ampio respiro”.

I risultati della valutazione verranno trasmessi alla Commissione Europea, in modo che pos-sano servire anche ad altre città che intendono sperimentare questa tipologia di veicoli per co-noscerne anticipatamente, grazie all’esperienza di Monza, costi e benefici.

Il costo della sperimentazione è di circa 150.000 €, dei quali 113.000 € fanno parte del finanzia-mento concesso dalla Commissione Europea nell’ambito del progetto ARCHIMEDES.

[ di PAOLO PALEARI ]“La Villa Reale di Monza, reggia estiva del Regno d’Italia” è il titolo di un importante convegno di studi, svoltosi il 20 maggio, che ha colto spunto dalle celebrazioni per il 150° del-l’Unità Nazionale per sottolineare una peculiarità della Tenuta di Monza, già residenza privata di Umberto I. Il Convegno è stato organizzato dal Centro documentazioni Residenze Reali, Istituto partecipato da MiBAC Direzione Generale Beni Librari Istituti Culturali e Diritto d’Autore e da Co-mune di Monza. Attraverso un fitto programma di interventi prodotti da qualificati relatori si è sot-tolineato il ruolo di residenza ufficiale della Villa nell’ultimo terzo dell’800. Già dal 1875, infatti, la reggia ha accolto capi di Stato e notabili con una dimensione cosmopoli-ta: dall’imperatore di Germania ai principi russi; da ras Makonnen ai reali di Portogallo, confer-mando una apertura internazionale in linea con le tre grandi dinastie europee che l’hanno abi-

tata: Asburgo, Napoleonici e Savoia. A margine del convegno ha avuto luogo una Cena di gala all’Hotel de la Ville dal tema suggestivo: “A cena con le LL. MM. Umberto e Margherita”. E’ stata una serata che ha unito armoniosamente gusto e cultura, in cui l’atmosfera dei ricevimenti estivi di corte è stata riproposta sia nell’ambien-tazione che nella cena: i piatti, accompagnati da grandi vini, sono stati la fedele riproduzione di ricette tratte da menù sabaudi dell’epoca. La cena è stata preceduta da un aperitivo che ha consentito di visitare una esposizione di menù sabaudi e le riproduzioni dei gioielli della Regi-na Margherita e accompagnata da “intermezzi teatrali”. Una elezione di splendide uniformi di epoca umbertina ha completato l’ambientazione storica del luogo.

La Villa Reale di Monza, reggia estiva del Regno d’Italia

Menù del gennaio 1900; coll. ESSEBI Monza

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[ SPORTIVAMENTE ]

[ di ADRIAnA COLOMbO ]Chi non conosce Gianni Bugno? Praticamente nessuno. Sia in Italia che all’estero tutti sanno chi è: un icona del ciclismo mondiale, con 72 vittorie in carriera. Gianni vive a Monza da sempre ed è un altro di quei nomi che ha contribuito a fare conoscere la nostra terra nel mondo.Facciamo una piccola cronistoria della sua ecce-zionale carriera. Gianni Bugno inizia la carriera da professionista nel 1985, nei tre anni succes-sivi ’85, ’86, ’87 vince il giro degli Appenini, cosa per cui nel 2006 fu insignito del premio Appen-nino d’Oro. Nel 1990 vince il Giro d’Italia; nello stesso anno vince anche la medaglia di bronzo ai Mondiali di Utsunomiya, in Giappone, la Mi-lano – Sanremo e la Wincanton Classic, e vince anche la classifica finale della Coppa del Mon-do. Nel 1991 e 1992 fu Campione del Mondo su Strada. In Coppa vinse anche la Clásica de San Sebastián, nel 1991, e il Giro delle Fiandre nel 1994. La sua carriera da professionista ter-mina nel 1998 ed ora è il pilota dell’elicottero che segue le riprese del giro d’Italia e dirigente spor-tivo. Nel 2005 è insignito dell’onorificenza di Ca-valiere Ordine al merito della Repubblica Italiana. Incontro Gianni Bugno in Villa Reale, a Monza, e la cosa che mi colpisce di più durante questa intervista è la sua umiltà: quell’umiltà tipica dei grandi campioni.

Come nasce il tuo amore per il ciclismo?Io ho sempre amato fare sport, ho praticato molti sport tra cui anche il ciclismo. Mi sono affeziona-to perché mi piaceva, è un affetto tra virgolette, mi sono trovato bene ho corso bene e sono an-dato avanti.

Come si fa ad arrivare a certi livelli, biso-gna fare molti sacrifici? Devi avere delle caratteristiche adatte per il cicli-smo e saperle sfruttare: tutto lì! Sacrifici no, non parlerei di sacrifici, quando fai una cosa con pas-sione. Non è mai un sacrificio anzi è un piacere!

Tu sei stato, nel 1990, il quarto a vince-re il Giro d’Italia senza mai dismettere la Maglia Rosa (Ndr. prima di lui ci riusci-rono solo: Costante Girardengo, Alfredo Binda ed Eddy Merckx), che cosa hai pro-vato?

L’importante era vincere il Giro d’Italia poi se sono riuscito a tenere la maglia rosa fino alla fine è stata anche fortuna! L’obiettivo era vincere il giro: quello contava.

Una domanda un po’ polemica. Cosa pen-si del fatto che, ormai, si sente parlare di ciclismo più per i fatti legati al doping che per l’effettiva valenza sportiva?Diciamo che ormai coniugano il doping col cicli-smo, però bisogna anche dire che il ciclismo sta lottando contro il doping, ed è una delle poche discipline sportive a farlo. Il doping, comunque, è un problema dello sport in genere, non del cicli-smo. Anche nella società è vietato rubare ma c’è chi lo fa: non ci sarà mai la possibilità di vincere completamente il doping come non ci sarà mai la possibilità di vincere il furto. È una piaga che non si può debellare, ma si può ridurre e sicuramente quella del ciclismo è una delle poche federazioni che fa qualcosa in que-sto senso.

Credi che sia stata scelta la strada giu-sta?La strada giusta è questa, cioè quella di cercare di ridurre sempre al minimo i casi di doping. Il problema è che c’è sempre chi si crede furbo. Il ciclismo sta facendo di tutto per smaschera-re chi sta barando avvantaggiando così che si comporta secondo le regole.

Una volta finita la tua carriera come cicli-sta, comunque non abbandoni il ciclismo: prendi il brevetto per pilota di elicotteri e continui a seguire questo sport. La tua è proprio una passione?Il volo era un’altra mia passione: già quando correvo stavo studiando per diventare pilota poi, quando ho smesso ho preso il brevetto! Ora faccio questa professione che mi porta anche a seguire il giro d’Italia. (Ndr. Il pomeriggio stesso sarebbe partito alla volta del giro.)

Tra le tue tante vittorie hai mancato sem-pre il Giro della Lombardia… un dispia-cere?Dispiace sì…ma ci sono andato vicino tante vol-te ed ho vinto tante altre cose… Sì, è una vitto-ria che mi manca, ma ormai non posso più farci niente.

Qual è il ricordo più bello legato alla tua carriera, l’emozione più forte?Le vittorie sono tutte importanti è difficili distin-guere, per quanto mi riguarda, l’una dalle altre. I momenti che ricordo con piacere sono tanti!

Oggi qual è il ciclista che più ti ricorda Bugno?Non mi piace fare paragoni. Diciamo che oggi abbiamo in casa un corridore come Nibali che è forte e sicuramente si farà valere al giro.

Cosa consiglieresti a dei ragazzi che oggi vogliano intraprendere la carriere di cicli-sta?C’è poco da consigliare è uno sport bello, a cui ci si affeziona. Certamente non è uno sport sem-plice o facile ma dà soddisfazione.

Tu sei di Monza, che rapporto hai con questa città?Ho un buon rapporto, sono sempre in giro per lavoro ma mi piace molto è una città molto tran-quilla.

Tre cose positive di Monza …La Villa Reale, il Parco e il centro.

Cosa cambieresti…Forse la viabilità, soprattutto nei riguardi dei cicli-sti, ma stanno già facendo qualcosa in merito.

Tre buoni motivi per vivere?Ce ne sono tanti di motivi per vivere: è bello vi-vere!

Un tuo pregio e un tuo difetto…Pregi non ne ho, difetti tanti (Ndr. Sorride).

L’ultimo libro che hai letto…Vieni via con me di Roberto Saviano.

Tuo piatto preferito?Non sono uno che mangia tanto ma, diciamo la cassoeula.

Un motto…Mai dire mai!

Ci congediamo da Gianni che saluta tutti voi let-tori di Trantran!

gIannI bugno: dallE duE ruotE al volo…Gianni Bugno segue il Giro d’Italia in elicotteroFoto di Bettini Foto

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[ COSA SUCCEDE IN CITTà ]

Il calendario degli eventi di giugno

2 GIUGNO ORE 21 c/o Palazzo Comunale - piazza Marconi 3

CONCERTO DEL CORPO BANDISTICOORATORIO SAN LUIGI

In caso di maltempo, c/o Oratorio di via Piave 4 Ingresso libero Info: [email protected]

3-4-5 GIUGNO 2011presso il centro sportivo comunale via Piave 4/B

1^ FESTA DELLO SPORT

Esibizioni di Karate, Ginnastica artistica, Hip Hop, Judo. Tornei di calcio e green volley. Esibi-zione del gruppo Sbandieratori - Mini golf Prove di rugby e Hockey.Alla sera musica live con tribute band. Durante le manifestazioni sarà attivo un servizio di ristorazione. In caso di pioggia presso palazzetto Comunale via del Campo e presso il collegio S.AntonioInfo: [email protected] Con il patrocinio del Comune di Busnago

10-11-12 GIUGNO

FEUDO IN FESTA

Venerdì 10ore 19 Cene nei cortili delle quattro “torri” di

Busnago con prodotti tipici della tradizione bu-snaghese e sfilata ed esibizioni di Sbandieratori e Musici per le vie del paese Sabato 11 Presso il palazzo comunale - piazza marconi 3ore 20.30 sfilata per le vie del paese con esibi-zione finale in piazza del comune; ore 21.00 esibizioni di gruppi di sbandieratori. Domenica 12mattino: mercatino di prodotti tipici; pomeriggio: attrazioni e spettacoli per bambini con artisti di strada e torneo di calcio storico c/o centro sportivo. Organizzato da Sbandieratori Torre dei Germani. Info: [email protected]

19 GIUGNO 2011

FESTA DEL GEMELLAGGIO

c/o la Località Fenestrelle (TO) pic nic con gli ami-ci di heyrieux, paese gemellato con Busnago Info: [email protected] www.busnagogemellaggio.it

DAL 16 AL 19 GIUGNO c/o area feste di via Piave 4

FESTA DELL’ANPI

Sotto un cielo di musica e solidarietà. Organizzata dall’Associazione Nazionale Parti-giani d’Italia

DAL 8 AL 10 LUGLIO c/o area feste di via Piave 4

FESTA ALPINA

Organizzata gruppo Alpini di Busnago. Durante le serate sara’ in funzione il servizio cucina.

DAL 22 AL 25 LUGLIO c/o area feste di via Piave 4

FESTA BAMBINI MONELLI

Organizzata associazione Bambini Monelli. Durante le serate musica dal vivo, servizio bar e cucina.

E...STATE A BUSNAGO 2011

Iniziative organizzate dall’Assessorato alla Cultu-ra del Comune di Busnago

VENERDI’ 24 GIUGNO - ORE 21.15

CONCERTO SOTTO LE STELLE

SERATA TRICOLORE Matteo Carminati, pianoforte; Sara Rossi, sopra-no; Gianpaolo Vessella, bassoLe arie d’opera patriottiche e i temi delle più fa-mose opere verdiane per rendere omaggio al belcanto che tanto ha contribuito a legare fra loro gli Italiani. Da I Vespri siciliani, al Don Carlo, dall’Aida ai Lombardi alla prima crociata la storia del melodramma al servizio dell’unità del popolo italiano.

a busnago...

È TEMPO DI ‘CONCOREZZO D’ESTATE’

Fitto calendario di eventi e iniziative da maggio a settembre Musica, teatro, cinema, spettacoli, letture, sport, animazione: è il ricco cartellone, confe-zionato dall’Assessorato alla Cultura, Identità e Tradizione insieme con le associazioni cultu-rali, sportive e di volontariato, che anche que-st’anno terrà banco dalla primavera inoltrata e per l’intera estate, con la sola pausa del mese d’agosto. Quella del 2011 per Concorezzo

d’Estate è l’edizione numero ventisei e anche quest’anno la lunga kermesse si conferma ca-pace di una vasta offerta di iniziative, per grandi e piccini, di un’elevata qualità di intrattenimen-to e di trasformare i tanti ‘luoghi’ del centro storico in una grande e dinamica location di divertimento, ritrovo e incontro tra cittadini. Tra le iniziative promosse dal Comune, ecco alcune date da non mancare. La Notte bian-ca in biblioteca: sabato 11 giugno, a partire dalle 20.30 fino a tarda notte, con concerti, let-ture, musica, giochi, arte, per bambini, giovani, adulti. “Cinema in piazza” debutta il 9 giugno in piazza della Pace, ritorna dal 24 giugno “Palcoscenico. Concorezzo sotto le stelle 2010”, seconda rassegna di teatro amatoriale città di Concorezzo, organizzata dal Comune insieme con la Compagnia Drammatica Con-corezzese, che per quattro venerdì consecu-tivi in piazza della Pace ospiterà compagnie teatrali lombarde. Dopo il focus, nel 2010, su Caravaggio, quest’anno lo spazio d’arte è de-dicato a Vincent Van Gogh, con l’inaugurazio-ne della mostra “Van Gogh. Un grande fuoco nel cuore”, allestita presso il centro civico Lino Brambilla, piazza Falcone e Borsellino, da sa-bato 18 a domenica 26 giugno: saranno

esposte, riprodotte a grandi dimensioni, trenta opere dipinte dall’artista olandese nei suoi ulti-mi cinque anni di vita. Per il 3 luglio, in colla-borazione con l’Associazione Commercianti, a partire dalle 19, è in programma “Occasioni di (p)assaggio”, sesta edizione della passeggiata gastronomica per le vie del centro.

La guida alle singole iniziative, con il det-taglio di luogo e ora di svolgimento, è pubblicata on line sul sito del Comune www.comune.concorezzo.mb.it

a concorEzzo...

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rIPrEndE Il cIclo dI conFErEnzE sulla PrEvEnzIonE

[ COSA SUCCEDE IN CITTà ]

FESTIVAL DEL LIBRO 2011

Un Festival alla sua terza edizione, unico sul ter-ritorio della provincia di Monza e Brianza, dove si colloca ormai come atteso appuntamento di approfondimento annuale sul mondo affascinan-te della parola scritta. Questo è Libritudine , così battezzato a partire da quest’anno dalla sua pro-motrice Daniela Ronchi, Assessore alla Cultura del Comune di Lissone, per la quale l’iniziativa è tra i fiori all’occhiello della programmazione an-nuale, che vede coinvolta in prima linea anche la Biblioteca Civica di Lissone. Sostenuto fortemen-te dalla Provincia di Monza e Brianza, patrocinato dalla Regione Lombardia e confortato dalla pre-senza di un gruppo di partner e sponsor, Libri-tudine pone il libro come assoluto protagonista attraverso la partecipazione e le testimonianze di personaggi d’eccellenza del mondo della cultura fra cui scrittori, critici, giornalisti e volti noti della tv d’attualità. Appuntamento a Lissone dal 10 al 19 giugno nella centrale Piazza Libertà, dove cam-peggia una capiente tensostruttura che ospita

un programma di eventi incentrati su tematiche interessanti indagate ognuna nell’ambito di una giornata: la culinaria, l’Unità d’Italia, l’universo del libro digitale, la solidarietà, la narrazione, il miste-ro della vita, l’arte, il territorio locale. Ospiti illustri, fra cui Martina Colombari che porta la sua testimonianza su una devastata Haiti post-terremoto, Benedetta Parodi che ci guida in una cucina sempre aperta a invenzioni fantasiose il-lustrate nel suo best-seller da 3 milioni di copie, il criminologo Massimo Picozzi esperto di nera e thriller, lo studioso di astrologia Paolo Pesatori, e molti altri personaggi che il pubblico conosce e apprezza e può incontrare in carne e ossa in questa occasione. Tra gli ospiti anche editor e direttori di case editrici di interesse nazionale.Molte le iniziative proposte da Libritudine: pre-sentazioni, incontri, approfondimenti. Un Pugila-to Letterario in due serate che offre al pubblico la possibilità di partecipare attivamente, una magi-ca Notte dei Libri con iniziative al chiaro di Luna in tutte le sale della Biblioteca, la presentazione di un libro sulle cartoline d’epoca, molte delle

quali vere rarità, sulla Lissone d’inizio secolo, un concerto del Coro Armeno Hover Chamber, un week-end dedicato ai bambini con iniziative solo per loro. E poi numerosi laboratori, degustazioni, sorprese per quello che può definirsi a buon dirit-to un vero e proprio sogno, ma d’inizio estate.

[email protected]

a lIssonE...

DAL 29 MAGGIO A 5 GIUGNOSala espositiva Corte del Cagnat Via Roma 38

MOSTRA DI RICAMO – TOMBOLO E FILET “TRASPARENZE TRA L’ANTICOE IL MODERNO”

a cura de LA CRISALIDEInaugurazione Sabato 28 maggio ore 18.00Info: www.comune.macherio.mb.it

DAL 18 GIUGNO AL 3 LUGLIOSala espositiva Corte del Cagnat Via Roma 38

MOSTRA FOTOGRAFICA “NON LUOGHI DELLA MEMORIA”

Fotografie di ATTILIO TRIPODIInaugurazione venerdì 17 giugno ore 21.00Info: www.comune.macherio.mb.it

SABATO 18 GIUGNO

FESTA DI INZIO ESTATE 2^ EDIZIONE

Animazione bambini: volo aerei-modellismo e aquiloniPiccola Fattoria a cura Azienda agricola “Par-rucchiere del Verde”Torneo “Scala 40” Spettacolo musicale di beneficenza con la YUPPI BAND “Tributo ad Adriano Celentano” la serata sarà presentata da Donatello e Fabio, speaker di Radio Rete104

DOMENICA 19 GIUGNO

BANCARELLE ASSOCIAZIONI E PRODOTTI VARI

“Merenda a colori” a cura dell’Associazione Cuochi Brianza di Seregno Selezioni LIVE del concorso canoro “UNA VOCE PER MACHERIO 4”Info: www.comune.macherio.mb.it

a machErIo...

22 MAGGIO - 5 GIUGNO 2011

PREMIO INTERNAZIONALE BUGATTI-SEGANTINI - 52^ EDIZIONE

Inaugurazione della rassegna e premiazioni - Sala GIO.I.A. (piazza GIO.I.A., Nova Milanese) ore 17.00 di domenica 22 maggio 2011.

La Rassegna Internazionale Bice Bugatti è una delle rassegne di pittura e scultura più impor-tanti a livello nazionale. Era il 1959 quando il maestro Vittorio Viviani fondò insieme all’allora sindaco di Nova Milanese, Carlo Fedeli, il Pre-mio di Pittura dedicato a Bice Bugatti, compa-gna del grande artista Giovanni Segantini.Un premio nato come prova estemporanea

a nova mIlanEsE...

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[ COSA SUCCEDE IN CITTà ]

aperto ai giovani fino ai 35 anni di età. Cinque anni più tardi al Premio Bice Bugatti si affiancò il Premio di Disegno intitolato allo stesso Giovanni Segantini. Da quel momento le due rassegne si sono alternate negli anni, assumendo così una cadenza biennale, nell’organizzazione della Li-bera Accademia di Pittura Vittorio Viviani.In cinquanta anni il Premio Bice Bugatti è stato articolato in modo diverso assumendo sem-pre più prestigio. Risale al 1977 la decisione di aggiungere una sezione di invitati le cui ope-re contribuirono ad accrescere sempre di più l’importanza del premio. Qualche nome: Attilio Alfieri, Gino Meloni, Giuseppe Scalvini, Antonia Ramponi, Aldo Carpi, Remo brindisi, Francesco De Rocchi, Regina, Adriano Spilimbergo, Gian-filippo Usellini.

LAP (lun. merc. ven. 20.30-22.30) Tel. 0362 450446 [email protected]

DAL 2 AL 5 GIUGNO 2011

VIII CONCORSO DELLE ARTI DEL FUOCO PREMIO CITTà DI NOVA - 8^ EDIZIONE

La manifestazione si terrà presso le sale esposi-tive di Villa Vertua, sede della prestigiosa colle-zione permanente Arti del Fuoco in Villa Vertua - Via Garibaldi 1 a Nova Milanese.Il concorso è aperto a tutti i ceramisti, pittori e decoratori su porcellana, ceramica, vetro, vetro-fusione e tutto quello che rientri rigorosamente nel discorso Arti del Fuoco provenienti da tutto il mondo. Sono premiate opere realizzate in: tec-niche classiche su porcellana, tecniche moder-ne su porcellana, vetro decorato, vetrofusione, modellazione e scultura della creta, smalto gran fuoco, smalto su rame e sezione giovani (fino a 18 anni compresi).Il premio Città di Nova è un premio acquisto, ai vincitori andranno le somme in denaro stabilite, mentre le opere vincitrici rimarranno di proprietà dell’Amministrazione Comunale ed andranno ad arricchire la Collezione Permanente Arti del Fuoco di villa Vertua.La premiazione avverrà nelle sede del concorso Giovedì 2 Giugno2011 alle ore 11.00.

Associazione Culturale ImpronteTel. 0362 [email protected] Cultura del Comune di Nova MilaneseTel. 0362 43.498

ESTATE AL MUSEOSpettacoli, animazioni, visite guidate, mostre e concerti nello splendido scenario del cortile d’onore di Villa Sottocasa sede del nuovissimo Museo del territorio vimercatese.

GIUGNO E LUGLIO 2011

MUSICHE DAL MONDO 2011

Rassegna di concerti etno-folk. Un viaggio at-traverso le tradizioni e le sonorità del mondo: dalle musiche dell’est europeo, ai ritmi del-l’America Latina e dell’Africa. Il programma completo su www.museomust.it

SABATO 4 E DOMENICA 5 GIUGNO 2011

LA CITTà DEI RAGAZZI 2011

Animazioni, giochi, laboratori nel centro storico a cura delle associazioni vimercatesiUNA CITTà PER GIOCO20ª Edizione del Festival Nazionale Teatro Ra-gazzi a cura della Cooperativa TangramIl programma completo su www.museomust.it

DOMENICA 5 GIUGNO 2011

LA VIMERCATE MEDIEVALE

Visita guidata alla sezione medievale del nuovo Must Museo del territorio vimercatese. L’itinera-rio prosegue alla scoperta del borgo medievale di Vimercate, tra vicoli e fortezze, e termina con la visita al Ponte fortificato di San Rocco.Visite guidate su prenotazione al numero 0396659488 - Costo: 5,00 €Durata 2 ore - Partenza ore 15.30 e 16.30

DOMENICA 19 GIUGNO 2011

MUSICA AL MUSEO

Aperitivo musicale a cura dei Maestri del Civico Corpo Musicale di VimercateOre 11.15 - Sala del Feudo - Must, via Vittorio Emanuele 53Il concerto è riservato ai visitatori del museo con biglietto d’ingresso

TUTTI I WEEKEND DI GIUGNO E LUGLIO

VISITE GUIDATE AL MUSEO

Sabato ore 16 e domenica ore 15.30 e 17 | Co-sto: 2 € + biglietto d’ingressoDurata: 1 ora e 30 minuti | Prenotazione consi-gliata: n. verde 800333722

Il MUST è aperto con i seguenti orari:Mercoledì, Giovedì, Venerdì: ore 15.00-19.00; Sabato e Domenica: ore 10.00-13.00 e 15.00-19.00. Il Must resterà chiuso dal 4 agosto al 4 settembre.

a vImErcatE...

Sabato 4 giugno si terra` ad Usmate Velate (MB) la seconda edizione della NOTTE BIANCA, che si annuncia ancora piu` ricca di quella del-lo scorso anno. Musica, concerti, esposizioni, danza,divertimento e sfilate di moda caratte-

rizzeranno questa attesissima edizione, dopo il successo dello scorso anno. Per il program-ma completo collegarsi al sito www.comune.usmatevelate.mb.it.Si segnalano i concerti degli Effetto Liga e di molte altre band affermate, il Concerto di Fontane Danzanti Naldy’s, lo Spettaco-lo Pirotecnico alle ore 24.00, le Sfilate di Moda e l’esposizione di Auto da Tuning, il tutto condito dall’ottimo ristoro garantito dagli esercizi commeciali aperti. Chiusura della mani-festazione alle 2 di notte.

Per arrivare ad USMATE VELATE (MB) tangen-ziale est uscita USMATE NORD o USMATE SUD.

a usmatE vElatE...

MUST museo del territorioVilla Sottocasavia Vittorio Emanuele 53 - Vimercate (MB)Info: 039 6659488 | www.museomust.it

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[ LE SCIURE ]

[ EUFORIA PRIMAVERILE ]Care Sciure,mi chiamo Loredana e faccio parte di quella che avete, secondo me giustamente, definito la ge-nerazione di mezzo. Sta arrivando il bel tempo ed io mi sento rifiorire, ho voglia di colori e di essere un po’ più maliziosa e corteggiata: ma poi mi ritrovo a vedere negli stessi locali che fre-quento io, ragazzine di 20 anni o anche meno vestite come me e vengo colta da depressione cosmica… mi chiedo: sarò ormai troppo vec-chia per farmi cogliere dall’euforia primaverile? Ma, se vedo le signore in tallieur, mi sento anco-ra troppo giovane per non farmi cogliere dall’eu-foria primaverile….Capita anche a voi, di sentirvi così in questa stagione?

cara Loredana,l’età è quella che ci sentiamo… capita anche a noi? sì! ma poi, se ci pensi bene ti rendi conto che ognuno è quello che vuole e, noi possiamo, volendo, essere le ragazzine col vestito un po’ più corto e magari pure scol-

lato ma, anche le giovani donne in tallieur che vanno ad un cocktail di lavoro: questo è il nostro bello!!poi, l’euforia primaverile, prende a tutte! io per esempio, se mi sveglio e c’è il sole mi sento già innamorata delle vita e quindi, per forza di cose più ben predisposta al mondo!!Vivi le emozioni che provi senza lasciarti condizionare da quello che potrebbero pen-sare gli altri!!Giusto o sbagliato sono dei concetti che dobbiamo imparare a non canonizzare…Godiamoci questa euforia primaverile…e che la gioia sia con noi!!!ciao Loredana e chissà che non ci incontria-mo in qualcuno di quei locali con un moijito in mano brindando alla nostra euforia!un abbraccio Le sciure

[ L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZADELL’ESSERE ]

Cara redazione,volevo complimentarmi per il vostro lavoro. Riu-

scite a parlare di musica, di cose artistiche e “leggere” (nel senso positivo del termine), come di problemi attuali che toccano tutti noi: l’esse-re madre oggi, i divorzi, l’ecologia e tanti altri temi di spessore (come il pendolare di Casati). E riuscite a intervistare personaggi universali che piacciono a tutti, ma anche quelli più giovani e frizzanti. Un mix vincente davvero: Trantran lo leggo volentieri io (che ho 23 anni) come mio padre che ne ha 61!Grazie mille per saper dar vita a questa provin-cia, baci Maria

cara maria, grazie a te per aver notato i nostri sforzi nella ricerca di temi, personaggi e argo-menti che possano interessare tutti e dare spazio a quello che gravita intorno a monza e Brianza, senza dimenticare l’attualità ita-liana. non a caso, il nostro slogan è: dalla Brianza, una finestra sul mondo!un abbraccio. La redazione

[ L’ABITO NON FA IL MONACO? ]In effetti l’oggetto della mail è un po’ aggressi-vo ma la provocazione non è immotivata... Ho visto la tua foto sul giornale e mi sembra evi-dente che sei un bel ragazzo: non è che la tua saggezza discenda solo da questo? Mi spiego, tanta arguzia e tracotanza secondo me te le puoi permettere solo perché non hai mai avuto con le ragazze i problemi che altri hanno. Io se trovo una ragazza che esce con me la ricopro di attenzioni e devo dirti che la cosa non è mai sgradita, i belli e dannati che fanno penare fun-zionano solo in casi sopra la media. Fai meno il figo perchè tanto anche a te capiterà un giorno una che ti rimette al tuo posto!

Alessandro

caro alessandro,la tua più che una provocazione, sembra la

lettera di uno che rosica e scrive per invi-dia: lo sfogo di chi si è preso dalle donne un numero variabile, tendente all’infinito, di 2 di picche.accetto comunque la “provocazione”, a cui sono ormai abituato: sono tanti gli amici e le amiche che inveiscono contro di me, augu-randomi di prendere anche io, prima o poi, una gran bella suonata. La mia risposta è sempre la stessa: di grandi passioni finite e di 2 di picche ne ho presi, ne prendo e si-curamente ne prenderò ancora a vagonate. La sostanziale differenza fra me e “chi me le manda” è il non demordere mai. ma soprat-tutto è il vivere tutto con serenità, portando dentro sempre e solo il bello di ciò che è stato e che sarà. tornando a noi, mi sento di suggerirti che il corteggiamento non è solo una questione estetica, ma è in buona parte una questione

“olfattiva”: una donna l’odore di disperazio-ne da solitudine e/o paura da insicurezza la sente a 75 km di distanza, dunque se ti senti e poni da perdente, sicuramente con lei hai già perso. indipendentemente dal quantita-tivo di attenzioni che tu le possa riservare.più che belli e dannati direi che bisogne-rebbe cercare di essere sereni e decisi, non nascondendo chi siamo e sfruttando al massimo le nostre qualità. che non sono ri-conducibili solo ad un bel viso.il fascino è spontaneità, con un pizzico di stile.anche tu alessandro hai dentro il tuo fasci-no. quando smetterai di sentirti uno sfigato, valorizzando le doti che ti rendono unico, non diventerai magari bello e dannato ma sicuramente qualche piacere in più lo vedrai appagato. saluti dal perfido

la rubrIca dE “Il PErFIdo”

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[ CI VEDIAMO PRESTO ]

NUMERI UTILI

• StazionI di: Monza, Arcore, Seregno, Desio, Seveso, Meda, Lissone;

• MM Cologno Monzese/BrugherioNelle stazioni sopra riportate, la distribuzione avverrà la mattina del giorno d’uscita tramite hostess

• Edicola Sira, via Solferino, davanti all’Ospedale Vecchio Monza• Edicola Enrico, via Cavour 142 Seregno• Bar Boulevard viale Cesare Battisti

121 - Vedano al Lambro• Ottica Mottadelli, via Preda 13

Verano Brianza• Bar Zapin, via IV Novembre Vergo Zoccorino (Besana Brianza)• Tennis Concorezzo, via Libertà 1 Concorezzo• Tambourine, via Carlo Tenca 16 Seregno• Comune di Vedano al Lambro (info point)• Comune di Monza (info point)• Enoteca Brambilla, via Cattaneo 57 Lissone• Flu-on laboratorio - S. Rocco Monza• Speedy Bar,Via Appiani 22 - Monza• Studiofluido,

via Leonardo da Vinci 30 - Seregno• Osteria dei Vitelloni, via Garibaldi, 25

- Seregno• Bloom di Mezzago• Bar Tabacchi Ambrosini - Monza• Baby College - Oxford Group, via Verdi 83 - Seregno• Biblioteche comunali di Monza• Biblioteca di Lissone• Bar la Piazzetta, via S.Bernardo - Carate Brianza• Pescheria Satalino, corso del Popolo 94 - Seregno• Turnè trattoria e bistrot, via Bergamo 3 - Monza

• Buffetti, corso Milano 38 - Monza• Ambrosini Tabacchi, Piazza Carducci 2 - Monza

...e inoltrele copie saranno reperibili all’interno della Galleria Auchan di via Lario a Monza, collocate in appositi esposito-ri, a disposizione dei numerosi clienti che vi transitano ogni giorno.

Il ProssImo numEro uscIrà martEdì 28 gIugno

DOVE TROVARE LA RIVISTA

Scriveteci a:[email protected]@[email protected]

[email protected]

CARABINIERI .................................................112CENTRO ANTIVELENI (Ospedale Niguarda) ......................02 66101029CROCE ROSSA ITALIANA .......039 322384-32365EMERGENZA SANITARIA ...............................118GUARDIA MEDICA .........................840 500092GUARDIA IGIENICO VETERINARIA ..................................................039 2323501GUASTI ACqUA E GAS ........................039 23851

GUASTI ILLUMINAZIONE STRADE ......800 901050GUASTI ENEL ................................800 023421POLIZIA DI STATO ............................ 039 24101POLIZIA MUNICIPALE MONZA .......... 039 28161POLIZIA STRADALE ARCORE: ...........039 617333POLIZIA STRADALE SEREGNO: .......0362 239077PROTEZIONE CIVILE ........................ 039 28161SOCCORSO STRADALE .............................. 116VIGILI DEL FUOCO ..................................... 115

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