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Tisana la dolce e il lavoro del vento

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I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE

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I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER

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Tisana la Dolce e il lavoro del vento

Il venticello tiepido e leggero che la dome-nica aveva accompagnato la Festa degli Aquiloni, il lunedì si trasformò in un ven-taccio gelido e irruente, che fin dal matti-no cominciò a spazzare il Villaggio degli Spaventapasseri e a frustare le chiome degli alberi del Bosco delle Venti Querce.

Fu così che la civetta Brigida dovet-te aggrapparsi con tutte le sue forze al tronco della quercia in cui abitava Gellindo Ghiandedoro per non esser portata via da quei turbini rabbiosi; che Talpa Melesenda corse a rintanarsi nel buco più profondo e protetto della sua tana; che Gellindo Ghiandedoro decise di non uscir di casa per andare a lavorare; che Còntolo appese un car-tello sulla porta della Cassa Rurale del Villaggio:

“Oggi chiuso per troppo vento!”.

– Vedete, ragazzi – disse quel giorno Abbecedario ai pochi spaventapul-cini che erano riusciti a raggiungere la scuola, – quando piove è una gran fortuna, per la campagna, perché l’ac-qua rende ancora più fertile e grassa la terra; quando invece è gran caldo e il sole è una vera palla di fuoco in mez-zo al cielo, i frutti degli orti sono felici perché possono catturare quei raggi per diventar belli maturi e dolci; quan-do nevica, è un bene per i nostri campi, perché i semi sotto terra se ne stanno al sicuro in attesa che arrivi finalmente la primavera… ma il vento no, il vento è una cosa inutile e dannosa, disturba il

contadino e rischia di spezzare i rami e di piegare gli alberi più giovani…

Ora, premesso che le Maestre e i Maestri hanno sempre ragione, quella volta Abbecedario fu un po’ troppo pessimista, perché stava per accadere un fatto straordinario proprio a causa di quel fortissimo vento. State a senti-re…

Erano tre giorni e tre notti che un gruppetto di semi di tutti i tipi stava volando in cielo spinto di qui e di là da quel vento nervosetto. Erano minusco-li semi di orchidea e di gigli martagoni, ma anche di ciliegio e di pesco, semi di zucca e di rape dolci che s’erano messi assieme per fare un bel giretto attorno al mondo!

Avvenne che quando i semi si trova-rono a passare nel cielo sopra il Vil-laggio degli Spaventapasseri, le folate d’aria per un istante si placarono e quel pugnetto di semi scivolò di sotto, an-dando a cadere diritto diritto nell’orto di Tisana la Dolce!

Be’, se avessero potuto scegliersi l’orto in cui finire il loro lungo viaggio, quei semi avrebbero senz’altro scelto proprio la bella spauracchia che ama ogni tipo d’erba, di fiore e di frutto. I semi si dispersero nel terriccio dell’or-to e rimasero in attesa della prima pioggia per attecchire.

Passarono così alcune settimane, vennero i giorni di pioggia e poi quelli di sole sempre più caldo e intenso e al giungere dell’estate…

– Ehi, Tisana, hai visto quanti bei

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fiori nuovi ci sono, nel tuo orto? – esclamò un giorno Gellindo Ghiande-doro che stava andando a lavorare alla Cassa Rurale.

– Ma taci – rispose Tisana la Dolce con un bel sorriso, – non so nemmeno io com’è successo, ma quest’anno mi ritrovo con tante specie di fiori in più… Gigli martagoni e stupende orchidee gialle e viola, pianticelle di zucca e di rape dolci, ma anche minuscoli alberelli di ciliegio e di pesco…

– Peccato, però, che questo mira-colo ci sia solo nel tuo orto – buttò lì lo scoiattolino risparmioso prima di andarsene. – Pensa a come sarebbero felici gli altri spaventapasseri se po-tessero riempire anche i loro orti con questi fiori nuovi, con queste zucche, queste rape buone e dolci…

Tisana la Dolce aveva un cuore di spaventapassero grande come tutta la Valle di Risparmiolandia e le ultime parole di Gellindo la colpirono in modo particolare.

– Devo escogitare qualcosa per far sì che tutta questa grazia del cielo la possano avere anche tutti i miei amici… Ma cosa posso fare?

Poi, all’improvviso, come le bel-le idee che arrivano non richieste… Clink!!… una lampadina si accese sopra la testa di Tisana e un sorriso soddi-sfatto le si disegnò in volto. Adesso sapeva che cosa doveva fare…

Passò tutta l’estate, prima che Tisa-na la Dolce riuscisse a mettere a punto il suo piano e solo quando venne il

Natale ogni cosa era finalmente pron-ta per un avvenimento che avrebbe cambiato la vita dell’intero Villaggio. Perché proprio la Notte Santa, quando tutti gli spauracchi erano ben tappati in casa ad attendere l’arrivo di Bab-bo Natale, Tisana la Dolce afferrò la borsa della spesa colma di pacchettini misteriosi, si coprì con uno scialle e uscì di casa. Visitò una per una tutte le case del Villaggio, poi fece una punta-tina su, al Bosco delle Venti Querce, e solo poco prima dell’alba tornò a casa col cuore più leggero e insolitamente felice.

Vi lascio immaginare la sorpresa de-gli Spaventapasseri quando, al mattino, si svegliarono, scesero dai rispettivi letti e sotto l’Albero, in mezzo ai doni di Babbo Natale, trovarono quei minu-scoli pacchettini di tela infiocchettati di rosso pieni di… semi da orto e da giar-dino! Ogni pacchettino poi era accom-pagnato da un biglietto:

“Ti auguro di cuore un felice Natale e un Anno Nuovo pieno di profumi e di colori. Pianta questi semi nel tuo orto, e il nostro Villaggio a primavera sarà ancor più bello!

Con affetto e amicizia, Tisana la Dol-ce.”

Ve lo assicuro, ragazzi: quella che seguì fu la Primavera più bella in as-soluto di tutta la storia della Valle di Risparmiolandia, perché ai primi tepori dell’aprile tutti quei semi si trasforma-rono in fiori bellissimi e in piante rigo-

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gliose che riempirono di gioia tutti gli orti, le case e le tane del Villaggio e del Bosco delle Venti Querce.

– E ricordatevi, bambini – si corresse quel giorno Abbecedario con i suoi spaventapulcini raccolti nell’orto della Scuola, - che la pioggia, la neve e il sole sono importanti per la Natura, ma anche il vento ha un suo motivo, anche lui svolge il suo lavoro prezioso. Senza il vento i semi non andrebbero mai in gita, la vita sarebbe molto più monotona e noi oggi non avremmo tanti bei gigli martagoni e

tante stupende orchidee gialle e viola, non potremmo sgranocchiare pesche croccanti e sputacchiare gli ossi di ciliegie buonissime…

– Sì, però a me – aggiunse la piccola Occhialetta, – a me le rape dolci con-tinuano a non piacere! Il vento poteva anche tenerseli, i semi di rapa!

Abbecedario sorrise, prese i suoi spaventapulcini per mano e…

– Allora sedetevi tutti qui, al centro dell’orto, e state a sentire. Vi voglio raccontare una bella fiaba che parla proprio delle rape dolci…

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Re Goloso, signore del regno di Fatti-più-in-là, un giorno si stancò di man-giar sempre le stesse cose a colazione, pranzo, merenda e a cena. “Sono stufo dei soliti pasticcini con la crema e la marmellata, delle pastasciutte condite sempre con lo stesso sugo, delle insa-late sempre uguali… Nominerò Gran Cuoco delle mie cucine chi saprà pre-pararmi un piatto veramente nuovo, veramente unico, veramente buono!”.

Tutti i cuochi del Regno di Fatti-più-in-là si misero d’impegno e il giorno della Grande Prova ognuno si presen-tò a corte con un piatto veramente sopraffino. Nessuno poteva immagi-nare, però, che Re Goloso fosse diven-tato di gusti così difficili: quel giorno dalle finestre della Sala Reale volarono piatti di riso condito con erbe di bosco, arrosti guarniti con funghetti sott’olio, bistecche grosse così cotte alla brace e polpettine al sugo che erano una delizia!

Per ultimo si presentò Cuoco Gio-vanni, un ragazzo che aveva imparato da poco l’arte della cucina, ma che non ebbe paura a farsi avanti tenendo in mano un vassoio coperto.

“E tu cosa mi hai preparato?” berciò Re Goloso, arrabbiato furente e affa-mato come una balena.

“Ecco, mio sire, un piatto che ti farà leccar le dita e i baffi” esclamò Giovan-

ni scoperchiando il vassoio e mostran-do il suo capolavoro…

“E quella che roba è?” chiese Re Goloso con una smorfia.

“Cotolette di rapa dolce, accom-pagnate da purè di patate novelle!” esclamò soddisfatto il giovane cuoco. Re Goloso allungò diffidente una for-chetta, prese un pezzetto di cotoletta, se lo mise in bocca e…

“Mmmmm… che bontà!” esclamò Re Goloso a occhi chiusi, masticando quella cotoletta così dolce, così croc-cante, così tenera che si scioglieva in bocca! E il secondo boccone fu ancora migliore, il terzo mandò il sovrano in sollucchero, il quarto divenne una ten-tazione, il quinto… Il quinto non ci fu, perché la cotoletta era purtroppo già terminata!

“Ancora, ne voglio ancora… – escla-mò Re Goloso scendendo dal trono e infilando il berretto d’oro del vincitore in testa al buon Giovanni. – Caro il mio Gran Cuoco, corri subito in cucina e preparami altri quattro piatti di coto-lette alle rape dolci! Immediatamen-te!”.

Fu così che da quel giorno il regno di Fatti-più-in-là ebbe un Re felice, soddi-sfatto, generoso e giusto: tutto merito di cuoco Giovanni e delle deliziose rape dolci!

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