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g astronomici supplemento periodico di neifatti.it ANNO I - N. 3 12 ottobre 2018 A TORINO Vermouth tradito Sotto i portici incontri col vino PAGINA 3 A CASERTA Mozzarella Dop: casaro o manager ecco i nuovi corsi PAGINA 6 PALATI FINI Secco e deciso il segreto dell’Asprinio piccolo grande nettare di Pasquale Carlo I l viaggiatore che sta per giungere a Napoli araverso la strada ferrata dell’Alta Velocità resta particolar- mente impressionato da alcuni fe- stoni di uva tesi tra due alberi di pioppo o di olmo. Sono le vigne dell’asprinio, vitigno a bacca bianca che lega il suo nome alla cià di Aversa. Fino agli Anni ‘60, quando questa campagna costituiva ancora il cuore della “Campania Felix”, l’asprinio era particolarmente diffuso; oggi gli eari raggiungono a malapena le tre cifre. Queste “viti maritate” con gli alberi vivi rappresentano la forte testimonianza del- le pratiche viticole tipiche degli Etruschi. Nel suo ‘Viaggio in Italia’ lo scriore tedesco Johann Wolfgang Goethe descri- veva queste viti «d’un vigore e d’un’altez- za straordinaria, i pampini ondeggiano come una rete fra pioppo e pioppo». In questa “rete” crescono grappoli di media grandezza, compai, allungati e conici, dai chicchi sferoidali, medio-grandi e dalla buccia di color grigio-verdastro. Vengono raccolti a seembre inoltrato da uomini che si arrampicano su lunghissime scale, offrendo uno speacolo unico al mondo. Immaginiamo di degustare il fruo di queste uve, magari una di quelle boiglie gelosamente custodite ancora nelle groe scavate nel tufo, insieme a Mario Soldati, nella can- tina di don Antonio e don Vicienzo Triunfo, alla Riviera di Chiaia. Sorseggiare questo «grande “pic- colo vino”» ascoltando le sue parole: «L’Asprinio profuma appena, e quasi di limone: ma, in compenso, è di una secchez- za totale, sostanziale, che non si può immaginare se non lo si gusta». Eccoci, assaliti dalla stessa rabbia provata dal buon Gino Veronelli. Quella rabbia che nasce dalla consapevolezza «di non poterlo ritrovare». La sfida Una cooperativa agricola lancia una linea di alimenti detox per la “bonifica” dei cittadini intossicati in aree a rischio. Parte il progetto Ecofoodfertility PAGINA 3 Terra sana

Terra sana...lane, a cominciare dal Pomodoro San Marzano DOP, che ha fatt o della tutela della salute e della salvaguardia della biodiversità la propria bandiera. All’incontro hanno

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Page 1: Terra sana...lane, a cominciare dal Pomodoro San Marzano DOP, che ha fatt o della tutela della salute e della salvaguardia della biodiversità la propria bandiera. All’incontro hanno

gastronomiciastronomicisupplemento periodico di neifatti.it ANNO I - N. 3 12 ottobre 2018

A TORINO

Vermouth traditoSotto i porticiincontri col vino

PAGINA 3

A CASERTA

Mozzarella Dop:casaro o manager ecco i nuovi corsi

PAGINA 6

PALATI FINI

Secco e decisoil segreto dell’Aspriniopiccolo grande nettaredi Pasquale Carlo

Il viaggiatore che sta per giungere a Napoli att raverso la strada ferrata dell’Alta Velocità resta particolar-mente impressionato da alcuni fe-

stoni di uva tesi tra due alberi di pioppo o di olmo. Sono le vigne dell’asprinio, vitigno a bacca bianca che lega il suo nome alla citt à di Aversa. Fino agli Anni ‘60, quando questa campagna costituiva ancora il cuore della “Campania Felix”, l’asprinio era particolarmente diff uso; oggi gli ett ari raggiungono a malapena le tre cifre. Queste “viti maritate” con gli alberi vivi rappresentano la forte testimonianza del-le pratiche viticole tipiche degli Etruschi. Nel suo ‘Viaggio in Italia’ lo scritt ore tedesco Johann Wolfgang Goethe descri-veva queste viti «d’un vigore e d’un’altez-za straordinaria, i pampini ondeggiano come una rete fra pioppo e pioppo». In questa “rete” crescono grappoli di media grandezza, compatt i, allungati e conici, dai chicchi sferoidali, medio-grandi e dalla buccia di color grigio-verdastro. Vengono raccolti a sett embre inoltrato da uomini che si arrampicano su lunghissime scale,

off rendo uno spett acolo unico al mondo. Immaginiamo di degustare il frutt o di queste uve, magari una di quelle bott iglie gelosamente custodite ancora nelle grott e scavate nel tufo, insieme a Mario Soldati, nella can-tina di don Antonio e don Vicienzo Triunfo, alla Riviera di Chiaia.

Sorseggiare questo «grande “pic-colo vino”» ascoltando le sue parole: «L’Asprinio profuma appena, e quasi di limone: ma, in compenso, è di una secchez-za totale, sostanziale, che non si può immaginare se non lo si gusta».Eccoci, assaliti dalla stessa rabbia provata dal buon Gino Veronelli. Quella rabbia che nasce dalla consapevolezza «di non poterlo ritrovare».

La sfi da Una cooperativa agricola lancia una linea di alimenti detox per la “bonifi ca” dei cittadini intossicati in aree a rischio. Parte il progetto Ecofoodfertility

PAGINA 3

Terrasana

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gastronomiciastronomici2 NUMERO 3 12 OTTOBRE 2018

Zero pesticidi ed alto potere antiossidante: la cooperativa agricola Eccellenze Nolane entra a far parte della rete

eubiotica per la salute ambientale del progett o di prevenzione Ecofoodferti-lity, fi nanziato dal Ministero della Sa-lute ed att ivo in tre aree pilota: Brescia, Valle di Sacco nel frusinate e Terra dei Fuochi. Venerdì 5 ott obre c’è stata la presenta-zione del campo eubiotico della fertili-tà nell’orto di via Boscofangone a Ci-mitile, in provincia di Napoli. L’att ività del gruppo di lavoro è tesa a dimostrare che nell’att esa delle bo-nifi che dai veleni che appestano l’am-biente è possibile cominciare a bonifi -care il proprio organismo mangiando prodott i detox. Il lavoro degli esperti è concentrato sugli indici di contamina-zione e sulle possibilità di intervento disintossicante att raverso stili di vita

corrett i, in primis l’assunzione di ali-menti sani, di qualità, senza residui di pesticidi e ad alto potere detox.Non è un caso che alla seconda fase del progett o, coordinato dal dott or Lu-igi Montano, uroandrologo dell’Asl di Salerno, esperto in patologia ambien-tale e medicina dello stile di vita, oltre che presidente della Società Italiana di Riproduzione Umana (SIRU), sia stato dato l’indicativo titolo “Bonifi ca uomo inquinato”. A sott oporsi ad una dieta contenente alimenti passati al setaccio dai ricercatori sono ragazzi che hanno un’età compresa tra i 18 ed i 22 anni. Giovani volontari che mangeranno i prodott i del paniere della rete eubio-tica della salute ambientale. Tra loro anche i ragazzi residenti nell’area di San Vitaliano che nel mese di luglio fu interessata dall’incendio di una piat-taforma ecologica. Il marcatore della ricerca sarà la funzione riprodutt iva

maschile. Pasta, olio, legumi, semi, pe-sce azzurro e verdure che hanno pas-sato l’esame degli esperti e che, come risulta dalle analisi eff ett uate, non con-tengono tracce di pesticidi e di altre so-stanze tossiche per la salute. Tra questi i prodott i coltivati nelle campagne del-la cooperativa agricola Eccellenze No-lane, a cominciare dal Pomodoro San Marzano DOP, che ha fatt o della tutela della salute e della salvaguardia della biodiversità la propria bandiera. All’incontro hanno partecipato i ragaz-zi che stanno eseguendo l’intervento previsto dal progett o, e i ricercatori, gli agricoltori, i medici, i rappresentanti delle istituzioni sanitarie, universitarie e di ricerca.La Rete Eubiotica della Salute Ambien-tale (R.E.S.A.) della quale la cooperati-va agricola Eccellenze Nolane è entrata a pieno titolo grazie ai metodi di col-tivazione che escludono l’utilizzo di pesticidi puntando sulla qualità, sulla genuinità e salubrità dei propri pro-dott i è stata presentata att raverso un menù gourmet frutt o della creatività dello chef stellato Paolo Barrale e dello chef di Agriturismo di citt à di Eccellen-ze Nolane, Giuseppe Fasulo.

Alimenti detox per “bonifi care” cittadini inquinatiParte il progetto del ministero Ecofoodfertility. Un gruppo di ragazzi tra i 18 e i 22 anni residenti in zone a rischio ambientale assumeranno prodotti sani e disintossicanti

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gastronomiciastronomici 3NUMERO 3 12 OTTOBRE 2018

di Alessia Alladio

In Piemonte secondo i dati Istat, sono coltivati 46317 ett ari, di cui ben 41mila nel segmento dei vin DOC/

DOCG (88%) e i rimanenti 5300 nelle altre categorie (in Piemon-te non ci sono IGT).L’Accademia Internazionale Enogastronomi Sommeliers ci ricorda che nella regione i vi-tigni più coltivati sono quelli a bacca nera: il Nebbiolo, per importanza, viene citato per primo, ma altri vitigni tipici sono Barbera, Bonarda, Brachett o, Dolcett o, Freisa, Gri-gnolino, Malvasia di Casorzo, Malvasia di Schierano, Pela-verga, Ruchè, Vespolina, eccetera. Anche i vitigni a ba cca bianca non sono tutt avia da trascurare: Arneis, Cortese, Erbaluce, Favorita, Timorasso; il più importante di tutt i è tutt avia il Moscato Bianco.Sorprendente, secondo il magazine I numeri del vino, che il vitigno maggiormente rappresentativo della qualità in Piemonte come il Nebbiolo, “non copra più del 9% della superfi cie vitata regionale, preceduto dal Barbera (30%),

dal Moscato (21%) e anche dal Dolcett o (13%)”.Il giornale fa una att enta pano-ramica sulle cifre di un compar-to che ha una forte caratt erizza-zione nell’economia regionale piemontese.E nel solco delle iniziative volte a valorizzare le eccellenze vi-tivinicole della regione, è nato Portici Divini, evento ideato e coordinato dalla Fondazione Contrada Torino ONLUS, con il sostegno della Camera di

commercio di Torino, che si svolgerà dal 19 al 28 ott obre sott o i portici del centro citt adino, nelle gallerie e nelle aree adiacenti e a Palazzo Birago, sede camerale di Via Carlo Alberto.Nell’evento saranno coinvolti anche numerosi ristoranti, caff è e pasticcerie citt adini che negli stessi giorni ospi-teranno i produtt ori di vino torinese della guida Torino DOC, selezionati dalla Camera di commercio.Dal 19 al 21 ott obre a Palazzo Birago, in via Carlo Alberto 16, saranno organizzate conferenze su tematiche collegate ai vini e alla storia delle eccellenze torinesi e internazionali:

TORINO

Niente vermouth, meglio bere vino sotto i portici del centroNel capoluogo piemontese dal 19 al 28 in mostra le eccellenze vitivinicole del territorio con degustazioni guidate, menù in abbinamento, convegni, conferenze e giochi

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gastronomiciastronomici4 NUMERO 3 12 OTTOBRE 2018

cioccolato, ristorazione etnica, vino e salute, il Giappone del sushi e del sakè, la storia del vermut (declinato anche come vermouth alla francese e vermutt e); il tutt o accompagnato da un programma di degustazioni gui-date gratuite a inviti. A proposito di vermouth, forse non tutt i sanno che nasce nel 1786 quando Antonio Be-nedett o Carpano, nella sua bott ega di Torino, unisce il vino a un’infusio-ne di erbe e radici. Il nome lo scelse riadatt ando il termine Wermut, col quale in tedesco viene chiamata l’ar-temisia maggiore, pianta medicinale aromatica.Ricco e articolato anche il programma della seconda edi-zione di Vendemmia a Torino – Grapes in Town, con il me-glio dell’eccellenza vitivinicola piemontese che approderà nel cuore storico e culturale della citt à con degustazioni e masterclass di grandi vini, curate da Piemonte Land of Perfection e dai Consorzi di tutela soci. La mappa degli eventi si snoda tra i Musei Reali, il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, Palazzo Birago, Palazzo Carignano, Villa della Regina, CAMERA, il MIAAO, l’Archivio di Sta-to, il Circolo dei Lett ori, passando att raverso le principali vie del centro grazie alla collaborazione con Portici Divini. E per facilitare lo spostamento tra le varie location, sarà messo a disposizione dei visitatori il Degustibus, navett a gratuita che collegherà Piazza Castello a Villa della Regi-na per tutt a la durata della manifestazione. Tra gli appun-tamenti La Nott e della Vendemmia di Eataly Lingott o in programma sabato 20 ott obre: a partire dalle 20 una serata di vino, musica dal vivo, dj set & divertimento nella Can-

tina di Eataly. Sempre con la colla-borazione di Eataly, torna il mitico Toret da cui sgorga vino anziché ac-qua con l’iniziativa “Toret in tour”: quest’anno il Toret sarà itinerante in tutt a la citt à, att raversando alcu-ne vie e piazze del centro sabato 20 e domenica 21 per off rire bicchieri di vino Fontanafredda ai visitatori. L’evento è realizzato in collabora-zione con I Love Toret. Sabato 20 ott obre, si svolgerà anche uno degli appuntamenti clou del programma dedicato ai vigneti urbani italiani. Sarà un’occasione inedita per con-dividere esperienze e fare il punto

sullo sviluppo di queste importanti realtà e sul loro impat-to sul piano culturale e turistico. Saranno presenti i vigneti di Torino, Venezia, Napoli, Siena e Brescia. Ospite inter-nazionale sarà Clos Montmartre, la celebre vigna urbana di Parigi.Dal 19 al 28 ott obre nei 35 locali pubblici aderenti (caff è, ristoranti, pasticcerie e gelaterie) sarà possibile assaggiare i vini del torinese in abbinamento con le specialità gastro-nomiche proposte dai vari esercenti.Altrett anti produtt ori di vini docg e doc delle aree del Ca-navese, Collina Torinese, Pinerolese e Val Susa si mett e-ranno in gioco per diff ondere la conoscenza dell’eccellen-ze vitivinicole del nostro territorio: l’Erbaluce di Caluso, il Caluso Passito, il Carema, il Freisa di Chieri, il Pinerolese Ramie, il Valsusa ed i Rossi delle coltivazioni eroiche di montagna, per una sett imana protagonisti della kermesse enogastronomica. Durante gli eventi nei vari locali i clienti potranno anche

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gastronomiciastronomici 5NUMERO 3 12 OTTOBRE 2018

trasformarsi in novelli sommelier, provando a giocare a “Indovino”. Ai partecipanti saranno proposte degustazio-ni ‘al buio’ di vini: per chi supererà un piccolo test, una bott iglia in omaggio e un regalo messo a diposizione dagli esercenti.La selezione dei vini Torino DOC 2019-2020 realizzata dalla Commissione di degustazione della Camera di com-mercio di Torino, in collaborazione con il Laboratorio Chi-mico camerale, si è da poco conclusa: tutt i i vini premiati e le aziende produtt rici saranno presen-tati in anteprima giovedì 18 ott obre alle ore 18, sempre a Palazzo Birago, duran-te un evento-premiazione che inaugura idealmente le successive sett imane di eventi dedicati al vino, con Portici Divini e Vendemmia a Torino. La se-lezione comprende le migliori etichett e rappresentative delle 7 denominazioni di ori-gine torinesi: l’Erbaluce di Caluso DOCG e le DOC Carema, Canavese, Freisa di Chieri, Collina Torinese, Pinerolese e Valsusa.Ricordiamo, poi, che esiste anche la Strada Reale dei Vini Torinesi, che accoglie i visitato-ri nel territorio intorno a Torino caratt erizzato da un’importante e antica tradizione vitivini-cola. Lungo i 600 Km del percorso si potranno scoprire le sue quatt ro aree: del Canavese, della Collina Torinese, del Pinerolese e della Valsusa do-ve apprezzare 25 vini DOC, prodott i da 11 vitigni caratt eristici e visitare l’Enoteca Regionale dei Vini della Provincia di Torino a Caluso.Fin qui Torino. Tornando alle cifre e ai vitigni di tutt o il Piemonte (pubblicate dal magazine I numeri del vino), il Barbera risulta coltivato in 13900 ett ari, di cui l’84% sott o

DOC. Per quanto riguarda le superfi ci DOC, la concentra-zione è in provincia di Asti (6mila) e Alessandria (3500) e i rimanenti 2mila sostanzialmente concentrati nella pro-vincia di Cuneo, che rappresenta da sola circa un terzo del vigneto totale regionale.Il secondo vitigno, il Moscato, è invece più concentrato nelle DOC (99%) e nella provincia di Cuneo, dove è col-tivato in 4286 ett ari DOC, seguito dai 3800 ett ari a Asti. Lo stesso vale per il Dolcett o, dove le superfi ci DOC sono l’88% e si concentrano a Cuneo e ad Alessandria.Per quanto riguarda il Nebbiolo, la superfi cie di 4477 ett a-ri, di cui 4234 DOC (95%), ha una forte concentrazione a Cuneo (3600 ett ari) e in provincia di Novara, dove il viti-gno rappresenta i 2 terzi delle superfi ci DOC totali.

“I numeri del vino” ci informa, ancora che “dopo il Moscato, il secondo vitigno bianco è il Corte-

se, con 2626 ett ari principalmente in provin-cia di Alessandria. Il terzo vitigno bianco è

internazionale, lo Chardonnay, con 1000 ett ari, abbastanza equamente divisi tra

Cuneo, Asti e Alessandria. Di poco davanti all’Arneis, coltivato qua-

si esclusivamente in provincia di Cuneo”.Mentre la rivista specializzata Quatt ro Calici, giustamente ci rammenta che “Il ruolo del Piemonte è stato fondamentale per lo sviluppo della moderna enologia Italiana. Proprio qui ha avuto inizio quella straordi-

naria rivoluzione che ha riporta-to l’Italia ai vertici della produzio-

ne di alta qualità”.

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gastronomiciastronomici 7NUMERO 3 12 OTTOBRE 2018

CASERTA

Maestro casaro o manager purché la mozzarella sia Dop

È partito il 10 ott obre il nuovo anno di studi della Scuola di formazione latt iero case-aria del Consorzio di Tutela Mozzarella di bufala campana Dop. Stilato il calen-

dario dei prossimi appuntamenti, che puntano a creare tra i giovani le fi gure-chiave del com-parto, dai futuri casari ai manager dell’export fi no agli esperti del controllo qualità. I numeri del primo anno di questa iniziativa sono entu-siasmanti: il 90% dei giovani che hanno parte-

cipato al corso, arrivati anche da Usa e Austra-lia, ha trovato un impiego in azienda o ha aperto il pro-prio caseifi cio.«Formazione è la parola chia-ve per le fi liere dei prodott i di qualità. In un mondo globa-le, il comparto della mozza-rella di bufala campana Dop non rimanda più l’immagine quasi ancestrale del lavora-tore che munge una bufala e poi produce mozzarella. Siamo invece di fronte a una fi liera fatt a di imprese all’a-vanguardia, che sanno guar-dare al mercato e al mondo”, spiega il presidente del Con-sorzio, Domenico Raimon-do - dalla zootecnia fi no alla produzione: tutt i gli anelli della catena hanno bisogno di studi e approfondimenti per un approccio sempre più al passo con i tempi: questa

è la sfi da che il Consorzio di Tutela Mozzarella di Bufala

Campana Dop ha lanciato con la nascita della prima Scuola nazionale di for-mazione al Sud e l’unica in Italia gestita dirett a-mente da un organismo consortile», aggiunge il

presidente.L’accreditamento del Con-

sorzio di Tutela della Mozza-rella di bufala campana Dop nel

sistema formativo regionale ha col-mato un gap del Mezzogiorno e ha aperto le porte a una formazione di alta qualità. «Quel progett o ha compiuto un anno e va avanti spedito. La chiave per il successo è creare professionalità adeguate in un sett ore, quello latt iero caseario, dove non si può più improvvisare, an-che per dare risposte puntuali e stringenti al tema della sicurezza alimentare, sempre molto avvertito dai con-sumatori», commenta il dirett ore del Consorzio, Pier Maria Saccani.La nascita della Scuola latt iero-casearia, curata in par-ticolare da Alessandro Garofalo e Giampiero Perna del sett ore Assistenza e Ricerca del Consorzio, ha inaugu-rato una stagione di crescita, che si basa su giovani, formazione, ricerca e innovazione tecnologica, asset strategici per l’ulteriore sviluppo della mozzarella Dop. «I giovani sono il presente e il futuro del Con-sorzio e tanti di loro stanno tornando a impegnarsi nella fi liera bufalina: il 39% degli addett i nel comparto (15mila in totale) sono under 32, mentre il 32% sono donne. Il nuovo calendario dei corsi contribuirà ad ammodernare l’intero comparto, visto da ogni pro-spett iva», conclude Saccani.

Il Consorzio di Tutela di bufala campana lancia il

secondo anno di corsi didattici. Obiettivo: preservare qualità

e sicurezza del prodotto

ELENCO DEI CORSI ATTIVATI Operatore delle lavorazioni lattiero-casearie (500 ore, inizio 10 ottobre) Le innovazioni tecnologiche e il controllo qualità nel settore lattiero-caseario (Novembre 2018) Mercato e qualità, il carrello della spesa e l’identikit del nuovo consumatore (Dicembre 2018) Principi di biosicurezza e benessere nell’allevamento della bufala da latte a stabulazione libera (Febbraio 2019) Organizzazione, conduzione e gestione dell’azienda bufalina (Gennaio 2019) Il contesto internazionale: un corretto approccio per la tutela delle aziende e del prodotto (Marzo 2019).Per maggiori informazioni e iscrizioni si può inviare una mail all’[email protected]

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gastronomiciastronomici8 NUMERO 3 12 OTTOBRE 2018

OLIO

L’olivicoltura siciliana pensa in grande La produzione diventerà intensiva per arrivare a 1200 piante per ettaro L’olivicoltura siciliana punta

a diventare intensiva, per sfrutt are appieno l’enorme potenziale del territorio:

l’obiett ivo è passare dalle att uali cir-ca 200 piante per ett aro, con il metodo tradizionale, a 500 piante per ett aro con il metodo semi intensivo e a oltre 1.200 piante con il metodo intensivo. Questo perché l’unico modo per esse-re competitivi sui mercati è riuscire a produrre un buon olio di qualità che abbia prezzi contenuti e possa essere consumato in sicurezza tutt i i giorni, e questo si può ott enere solo abbas-sando il costo relativo alla raccolta e alla potatura e quindi con un ammo-dernamento degli impianti. E’ quanto emerso nel corso del convegno che ha concluso a Mazara del Vallo la dodice-sima edizione de L`Isola del Tesolio, la giornata di studi e tasting dedica-ta alla Sicilia e al suo olio extra ver-gine d’oliva, organizzata e promossa dal Co.Fi.Ol, il Consorzio della fi liera olivicola presieduto da Alessandro Chiarelli.Paolo Inglese, docente in Scienze agrarie, alimentari e forestali all’Uni-versità di Palermo, spiega che in Sici-lia «uno dei problemi maggiori è la mancanza di ammodernamento degli impianti negli ultimi 50 anni, questo fa sì che i costi di raccolta e potatura pesino sul costo di produzione totale fi no al 70-80 per cento. Numeri che non ci consentono di essere competi-

tivi sui mercati globali se consideria-mo che fuori dalla comunità europea i costi di manodopera sono estrema-mente più bassi. Inoltre, sono inutili a mio avviso nove Consorzi di ricerca in Sicilia, ne basterebbero due o tre. Basta guardare ad esempi virtuosi co-me quello dell’Alto Adige che ha due grandi centri di ricerca, ma di valenza mondiale. La nostra Regione deve da-re una seria linea di governo di svi-luppo dell’olivicoltura in Sicilia, cosa che fi no ad ora non c’è stata».Nell’isola esistono circa 150 diverse varietà di olive e la regione è il terzo produtt ore nazionale dopo Puglia e Calabria. In Sicilia ci sono 619 frantoi oleari, oleifi ci att ivi, distribuiti in tut-te le 9 province siciliane: Provincia di Palermo (124 frantoi), Agrigento (91), Messina (84), Catania (67), Enna (44), Siracusa (36), Ragusa (33), Trapani (97) e Caltanissett a (43 frantoi). Sei le DOP presenti nell’area olivicola siciliana, rispett ivamente nelle province di: Tra-pani con due Oli DOP (Valli Trapanesi, Valle del Belice), Palermo (Val di Ma-zara), Messina (Valdemone), Catania (Monte Etna), Ragusa (Monti Iblei). E quella di quest’anno non sarà un’anna-ta ricca, ma qualitativamente sarà ott i-ma. L’oliva, a causa del gran caldo di questa estate, sta già entrando in ma-turazione e la raccolta è stata anticipa-ta a fi ne sett embre. Il prezzo dell’oliva della prossima campagna di raccolta non è stato ancora fi ssato, ma il prezzo

medio di un litro d’olio extravergine all’ingrosso andrà dai 4 ai 7 euro.La dodicesima edizione di Isola del Tesolio si è chiusa con la consegna dei premi “Oliva d’oro - selezione speciale Barbera”, iniziativa con cui ogni anno vengono premiate le personalità che si sono distinte nei diversi ambiti nel-la promozione e nella diff usione della cultura dell’olio extravergine siciliano. I premiati sono stati, per la salvaguar-dia dell’ambiente e del consumatore con produzione bio, l’azienda agricola AlessandroChiarelli, per la fedeltà e la costante af-fi dabilità il frantoio cooperativa Satur-nia, per la cura nella scelte delle mate-rie prime, la creatività e l’innovazione, lo chef Riccardo Panarello del ristoran-te Sesto Canto, per essere punto di rife-rimento culinario per i top restauranti statunitensi nella fornitura di prodot-ti di qualità Joe Gurrera dell’azienda Citarella. Inoltre, il premio è andato a Fratelli Arena perché esempio per tutt i i siciliani di come si può diventa-re grandi imprenditori senza perdere i grandi valori di qualità, territorio e famiglia, alla giornalista di Repubblica Licia Granello per la sua dedizione alla cultura del cibo, alla ditt a Salvo 1968 di Tito Cumbo da 50 anni promotore della cultura gastronomica siciliana in Inghilterra e da 20 paladino dell’olio extra vergine d’oliva di qualità e a Ro-saria Gambino per la dedizione e l’at-taccamento all’azienda.

In Sicilia ci sono 619 frantoi oleari, oleifi ci attivi, distribuiti in tutte le 9 province siciliane: Provincia di Palermo (124 frantoi), Agrigento (91), Messina (84), Catania (67), Enna (44), Siracusa (36), Ragusa (33), Trapani (97) e Caltanissetta (43)

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gastronomiciastronomici10 NUMERO 3 12 OTTOBRE 2018

di Aldo Morlando

Pagati a peso d’oro e venduti come ve-re e proprie opere d’arte. Non sono

quadri o gioielli, ma cibo, quello extra luxury, s’in-tende. Il primo tra tutt i è di sicuro il Tartufo bianco di Al-ba, pregiato e amato, citato nelle ricet-te più lussuose del mondo, la sua dif-fi cile reperibilità lo rende carissimo: un pezzo (un chilo) è stato venduto a più di 160mila dollari.Ma se il tartufo bianco è tra i più co-stosi, di certo il Caviale bianco Almas è sinonimo di lusso. Proviene dall’I-ran, è il più raro in circolazione ed è venduto solo a Londra da The Caviar House & Prunier a Piccadilly Circus in una confezione d’oro 24 carati. Una confezione costa 22.500 euro al chilo.Ci sono però altri cibi magari meno noti ma non per questo meno costo-si e pregiati, quasi tutt i provenienti dall’Oriente, come il Melone Yubari King coltivato in Giappone, venduto

solo a coppia a 20 mila euro. A c he deve il prezzo esorbitante? Pare che i frutt i vengano massaggiati e la-vati più volte al giorno!Simile e ugualmente coltivata in Giappone è l’Anguria Nera di Densu-ke, a un costo di 5500 euro. Rimanen-do sempre in ambito dolce, il Miele Elvish è il miele più costoso al mondo (5mila euro al chilo): viene da una ca-verna profonda 1800 metri in Turchia. E non vogliamo assaggiare la bistecca Wagyu Kobe? Carne di manzo prove-niente da bovini giapponesi, morbida e saporita (mille euro al chilo), magari con un contorno di patate Bonnott e, coltivate su una piccola isola della Normandia, al largo della costa occi-

dentale della Francia (1000 euro al chilo), o di funghi Matsutake, una specie di porci-ni che si trova solo nelle foreste di pini del Giappone e può

costare 2mila euro al chilo.

E per condire e aroma-tizzare il risott o, guai a usare

una “bustina” di zaff erano acquista-ta al supermercato! Contengono lo zaff erano polverizzato, ma “tagliata” con altre spezie come cartamo (det-to anche “zaff eranone”) o curcuma, meno pregiati. Scegliamo piutt osto quello rosso iraniano che supera i 40 euro al grammo. Ma lo zaff erano in stimmi essiccati lo troviamo anche in Italia, coltivato sopratt utt o in Abruz-zo e Sardegna.Un capitolo a parte meritano i for-maggi, e qui leggete fi no alla fi ne. Se siamo disposti a spendere cifre con-siderevoli per il nostro luxury food orientiamoci su formaggi “alterna-tivi”. Oltre a mucche, bufale, capre

TENDENZE

Pagate come opere d’arte le delizie extralusso della tavola

Il più amato è il tartufo

bianco di Alba, un chilo costa (solo)

160mila euro

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gastronomiciastronomici 11NUMERO 3 12 OTTOBRE 2018

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neifatti gastronomici suppl. periodico di neifatti.it - Anno I - n. 3 - 12/10/2018 - Registrazione Tribunale di Nola n. 2 del 21/06/2017 Direttore editoriale: Pasquale Carlo (in cantina) Direttore responsabile: Marzio Di Mezza (in cucina) In redazione: Giuseppe Picciano (ai tavoli)

[email protected] - Editore Wilma Press S.r.l.r. Isola 2 - Torre 2, Int. 211 Cis Interporto - 80035 Nola (Na) impaginazione Vincenzo Godono

Non sono quadri o gioielli, ma

cibo, quello extra luxury, s’intende

e pecore, insomma, c’è infatt i uno sparuto gruppett o di animali che con grande impegno e con esiti più o me-no felici – ma tutt i costosi – propone una scelta raffi nata. C’è il formaggio di asina: nonostante sia quasi impos-sibile rendere formaggio il latt e di asi-na (per la particolare composizione che lo rende quasi inatt accabile dagli enzimi) qualcuno, sfi dando la chimi-ca, c’è riuscito. Prodott o in Serbia, il formaggio si chiama Pula e il costo, al kg, è di 1000 euro (il latt e da solo, al litro, costa circa 40 euro). O il formag-gio di renna: Siberia e Lapponia sono i principali luoghi di produzione. Due giorni per raccogliere la giusta quan-tità per produrre formaggio.Ma il top sembra essere il formaggio d’alce: in una fatt oria nel nord della Svezia, accanto ai “tradizionali” pro-dott i a base di alce, da qualche tem-po si produce anche il formaggio,

che raggiunge la cifra considerevole di 750 euro al kg. Secondo gli inten-ditori, richiamerebbe un po’ il sapore del Feta. E il formaggio di cammello? Principali produtt ori sono i pasto-ri nomadi dell’Africa e dell’Asia. In Mauritania e negli Emirati arabi si produce il Caravane, una sorta di brie, in Kazakistan, il Kourt un formaggio durissimo, da gratt ugiare.Per gli amanti dell’esotico consiglia-mo il formaggio di yak, simile al pe-corino, prodott o prima solo in Nepal, poi anche in Bhutan, India, Mongolia e Pakistan.Dulcis in fundo, come promesso, pre-

libatezza rara e costosa, ecco il for-maggio di maiale: l’allevatore olan-dese che si è cimentato nell’ardua – e rischiosa – impresa di mungere le scrofe pare impieghi 40 ore per la de-

licata operazione. Costa 3000 euro al chilo.E dopo aver assaggiato le migliori e lussuose pietanze da tutt o il mondo, concludia-

mo con un caff è, ovviamente extra lusso. E’ Kopi Luwak,

arriva dall’Indonesia e possiede, a dir poco, una particolarità: la pre-giata miscela si ricava dalle bacche di una pianta ingerite e parzialmente espulse att raverso gli escrementi dal-lo zibett o delle palme, un animalett o parente della mangusta, passaggio che ne esalta il sapore, arricchendolo con note di cioccolato. 10 euro a tazzi-na (anche 30 dollari nei bar alla moda di New York), 113 euro l’ett o. Pare che questo caff è risvegli emozioni sopite e piacere infi nito.Due domande: rinuncereste a un espresso napoletano per questa rara prelibatezza? E poi, scambiereste una parmigiana della mamma con qual-cuno di questi costosissimi cibi?

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i.p.