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+ TEORIA DEI LINGUAGGI (2017-18) Dott.ssa Filomena Diodato Semantica Cognitiva - Introduzione

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TEORIA DEI LINGUAGGI (2017-18)Dott.ssa Filomena Diodato

Semantica Cognitiva - Introduzione

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Linguistica cognitiva

L’espressione “linguistica cognitiva” si presta a (almeno) due differenti letture:

In un’accezione ampia indica l’attenzione per la dimensione cognitiva dei fenomeni linguistici che ha sempre caratterizzato le diverse branche della linguistica. In questo senso linguistica è “cognitiva” per sua natura;

In un’accezione ristretta indica un movimento teorico, maturato tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta dall’esperienza della “grammatica cognitiva”, in esplicita contrapposizione con il paradigma generativista di Noam Chomsky, che ha inaugurato la prima “svolta cognitiva” nelle scienze del linguaggio.

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Accezione ristretta

Nell’accezione ristretta, la linguistica cognitiva nasce con lo “scisma” maturato all’interno della scuola chomskiana tra “sintatticisti” e “semanticisti”.

Tuttavia, con linguistica cognitiva non si intende tanto un paradigma teorico unitario quanto un insieme eterogeneo di teorie che si oppongono tanto al generativismo chomskiano quanto allo strutturalismo e alla semantica logico-formale.

I maggiori esponenti di questo orientamento si raccolgono intorno alla ICLA (International Cognitive Linguistics Association) e si esprimono attraverso la rivista “Cognitive Linguistics”.

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Sintatticisti vs Semanticisti

Con l’esperienza della “semantica generativa” studiosi come Charles Fillmore e Ray Jackendoff, tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta, intesero introdurre considerazioni semantiche nella teoria chomskiana senza metterne in discussione le assunzioni teoriche di fondo (bipartizione tra struttura superficiale e struttura profonda, tesi della modularità del linguaggio e della mente, ecc.);

Con l’inizio degli anni Ottanta lo “scisma” divenne definitivo.

I sintatticisti sostenevano, in accordo con la teoria chomskiana, la priorità della sintassi considerata come il vero motore computazionale della lingua;

I semanticisti intendevano riconoscere il ruolo della semantica nella strutturazione della grammatica

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All’inizio degli anni Ottanta si comincia a parlare di Grammatica cognitiva (R. Langacker) e di Semantica cognitiva (G. Lakoff, L. Talmy), proponendo il rovesciamento degli assunti teorici delle tesi di Chomsky con una “seconda rivoluzione cognitiva”, definita anche “rivoluzione cognitiva della mente incarnata”.

Allo stesso tempo questi studiosi si opponevano con le loro tesi alle più consolidate tradizioni linguistiche e semantiche, quindi alla filosofia analitica del linguaggio (e alla semantica logico-formale maturata nel seno di questa) e allo strutturalismo linguistico;

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La prima “rivoluzione cognitiva”

La nascita della scienza cognitiva si fa risalire al 1956, in occasione del Symposium on Information Theory al Massachusetts Institute of Technology.

Assunti principali:   le attività cognitive umane devono essere indagate a partire dalle

rappresentazioni mentali, livello di analisi intermedio tra il livello di analisi neuro-biologico e il livello socio-culturale;

impiego del computer come modello del funzionamento della mente, nella convinzione che i processi mentali equivalgano ai processi di computazione;

vocazione interdisciplinare.

(H. Gardner, 1985, trad. it. 1988, La nuova scienza della mente, Feltrinelli).

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La critica di Chomsky a Skinner

La linguistica non deve occuparsi dell’analisi del comportamento linguistico concreto (performance) ma delle conoscenze che permettono di poter apprendere/utilizzare una lingua (competence);

La facoltà del linguaggio è un modulo della mente/cervello che funziona autonomamente dalle altre facoltà mentali;

Il linguaggio è un sistema formale; ciascuna lingua è un sistema formale che funziona sulla base di regole sintattiche (grammatica) combinate sulla base del meccanismo della RULE GOVERNED CREATIVITY;

Il parlante ha una conoscenza implicita delle regole sintattiche, possiede cioè una competenza linguistica inconscia (e innata);

La competenza linguistica e i processi psicologici inconsci sono riconducibili a un insieme di principi innati e iscritti nel patrimonio genetico della specie umana.

La linguistica è parte della psicologia cognitiva.

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La competenza linguistica

GENERATIVA: la conoscenza di una lingua permette ai parlanti di “fare uso infinito di mezzi finiti” (Humboldt, 1836, cit. in “Cartesian Linguistics”, 1966). La competenza linguistica è generativa poiché contiene le regole e i principi che permettono ai parlanti di una determinata lingua di produrre e comprendere un numero infinito di frasi (ben formate). È assimilabile a un meccanismo computazionale.

MENTALE: la competenza linguistica è uno stato della mente/cervello. La facoltà del linguaggio è un modulo specifico ed autonomo della mente/cervello.

INNATA: la competenza linguistica è in gran parte innata, com’è dimostrato dall’argomento della povertà dello stimolo.

UNIVERSALE: ciascuna lingua si fonda su una grammatica universale innata che contiene regole e principi comuni a tutte le lingue e i parametri rispetto ai quali le lingue possono variare (cd. modello a principi e parametri).

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L’innatismo radicale

Questa tesi è ben esemplificata nell’argomento della povertà dello stimolo, secondo il quale l’ambiente esterno è troppo povero di stimoli per consentire al bambino di padroneggiare con disinvoltura e precisione un sistema complesso come la lingua.

Il bambino, sulla base dei pochi esempi che riceve, non è in grado di astrarre le complesse regole della grammatica eppure riesce a farlo: ciò è possibile grazie alla sua conoscenza innata della grammatica universale.

L’ambiente è indubbiamente rilevante (non sarebbero altrimenti spiegabili le divergenze linguistiche culturali, sociali e individuali), ma agisce su uno “stadio iniziale” comune alla specie umana (la Grammatica Universale).

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Innatismo ed Empirismo

La tesi dell’innatismo si scontra con l’ipotesi empirista secondo la quale, a parte un nucleo ristretto di capacità innate estremamente generali, lo sviluppo cognitivo del bambino procede attraverso l’interazione senso-motoria con l’ambiente esterno.

È questa la tesi con la quale lo psicologo svizzero Piaget si è visto in aperto contrasto con la posizione di Chomsky.

Riguardo all’apprendimento linguistico, una posizione empirista riconoscerebbe una predisposizione innata per l’apprendimento linguistico (cfr. la saussuriana faculté du langage) che non coinciderebbe però con una grammatica ma solo con un insieme di abilità cognitive, percettive, senso-motorie ecc. che rendono possibile l’acquisizione di una o più lingue.

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Semantica “generativa”

Distinzione tra significato letterale (intrinseco) e significato non-letterale (significati secondari):

Il significato letterale pertiene alla competenza linguistica ed è calcolabile sulla base del meccanismo computazionale della composizionalità.

 Il significato non-letterale pertiene alle conoscenze extralinguistiche (pragmatica, cultura, società, ecc.) e non è calcolabile composizionalmente.

 Nella scuola generativista il significato non letterale è considerato:

un caso eccezionale (Jackendoff, 1983, trad. it. Semantica e Cognizione, Il Mulino, 1989)un’eccezione alla regola (Katz, 1972, Semantic Theory, Harper, N.Y.)un uso parassitario (Chierchia, Semantica, Il Mulino, 1997)

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Primitivi semantici

Analisi semantica (concettuale) secondo il metodo componenziale. I tratti semantici sono considerati come primitivi concettuali innati universali.

Nozione di restrizione di selezione: l’analisi componenziale consente di descrivere le possibilità combinatorie delle parole in termini di compatibilità dei tratti.

Esempio: Il mio cane è scapolo non è grammaticale perché c’è incompatibilità tra il tratto (- umano) di cane e il tratto (+ umano) di scapolo. Scapolo presenta una restrizione di selezione rispetto al tratto (- umano).

L’enunciato, tuttavia, è comprensibile se intesa in senso metaforico.

Problema della metafora: Lia è un leone quando sostiene un esame. Lia (+ UMANO) dovrebbe presentare una restrizione di selezione rispetto al tratto (- UMANO) di leone.

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Il modello a “principi e parametri”

Tutte le lingue condividono gli stessi principi di fondo, quelli “innati” contenuti nella GU, ma variano rispetto a un certo numero di parametri:

“A questo punto si può pensare allo stadio iniziale della facoltà del linguaggio come a un circuito collegato a un blocco di interruttori; il circuito è costituito dai principi del linguaggio, mentre gli interruttori sono le opzioni da determinare in base all’esperienza. Quando gli interruttori sono posizionati in un certo modo, si ha il bantu; quando sono posizionati in un altro modo, si ha il giapponese. Ogni lingua umana possibile viene cosi identificata con una particolare disposizione degli interruttori: in termini tecnici, con una disposizione di parametri.” (Chomsky 1988, tr. it. 1991:153).

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Il programma minimalista

Secondo il più recente programma minimalista (Chomsky 1993), la grammatica è un sistema cognitivo e simbolico.

Le indagini sulla grammatica mentale hanno portato a includere la sintassi in un sistema più comprensivo: lessico, morfologia e sintassi sono un insieme di strutture cognitive e simboliche che concorrono alla formazione della grammatica mentale e che esprimono la struttura concettuale o pensiero.

Su questa strada, è scomparsa la nozione di «struttura profonda» a favore di una maggiore attenzione alle dimensioni biologica ed empirica.

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Assunti di base della LC

1. Tesi della non autonomia del linguaggio e della linguistica;

2. Centralità della semantica;

3. Radicamento esperienziale e corporeo della cognizione e del linguaggio (tesi dell’embodiment);

4. Tema della categorizzazione: non arbitrarietà delle categorie concettuali e lessicali;

5. Attenzione per i processi cognitivi “immaginativi” (tesi della natura metaforica/metonimica della struttura concettuale);

6. Psicologismo e centralità del tema della comprensione.

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1. Non-autonomia del linguaggio (e della linguistica)

La LC non considera il linguaggio come un’entità autonoma, come un sistema autosufficiente dotato di regole di funzionamento proprie, ma come un’abilità connessa alle altre abilità mentali.

Il linguaggio è un aspetto della cognizione legato al funzionamento della mente nel suo complesso.

L’analisi linguistica deve essere condotta parallelamente all’analisi degli altri processi e fenomeni cognitivi (processi di categorizzazione, di comprensione, di memorizzazione ecc.).

Non-autonomia della linguistica che deve intrattenere un dialogo continuo con le altre scienze cognitive, in particolare con la psicologia cognitiva.

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Il dibattito sulla non-autonomia della linguistica ha portato alla contrapposizione tra l’approccio della LC e le teorie strutturalista e generativa che sostenevano, seppure da due punti di vista differenti, la tesi dell’autonomia del linguaggio e della linguistica.

Nell’ambito dello strutturalismo linguistico europeo, la tesi autonomista si fa risalire al Corso di Linguistica Generale di Ferdinand de Saussure, fondatore della linguistica generale moderna.

Nell’ambito della teoria chomskiana l’autonomia del linguaggio e della linguistica si concretizza nell’ipotesi della modularità della mente (il linguaggio come modulo autonomo) e del linguaggio (la sintassi come modulo linguistico autonomo e autosufficiente).

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Nell’ambito dello strutturalismo europeo la tesi dell’autonomia della linguistica ruota attorno alla nozione di valore linguistico: secondo Ferdinand de Saussure il valore dell’unità linguistica si determina solo entro il sistema (sincronico)a cui l’entità appartiene senza considerare l’intervento di fattori ad esso esterni.

In realtà la questione dell’autonomia (e le nozioni di valore e di sincronia) appare in Saussure molto più complessa di quanto qui esemplificato; tuttavia lo strutturalismo europeo ha radicalizzato questa tesi sostenendo la possibilità di una linguistica che si occupasse solo della realtà linguistica, tralasciando la realtà extralinguistica.

La distinzione tra conoscenze linguistiche (DIZIONARIO) e conoscenze extralinguistiche (ENCICLOPEDIA) viene rifiutata dai teorici della LC.

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La tesi della non-autonomia del linguaggio e della linguistica comporta due conseguenze:

Il linguaggio come facoltà va indagato in connessione alle altre abilità mentali, quindi la linguistica deve essere aperta ad accogliere i contributi di altre discipline; deve avere cioè una vocazione interdisciplinare;

Non è possibile stabilire in linea di principio nessuna demarcazione tra conoscenze linguistiche e conoscenze extralinguistiche. In questo senso si ascrive alla LC una vocazione enciclopedica, contrariamente alla vocazione dizionariale della linguistica strutturale o e alla vocazione formale della linguistica generativa.

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2. Centralità della semantica

Ciascun aspetto dell’attività linguistica è considerato nella sua relazione con i processi cognitivi; ogni fenomeno linguistico va messo in relazione con il suo corrispettivo sul piano concettuale.

La semantica, il livello di rappresentazione più direttamente collegato al piano concettuale, diventa centrale. Ecco perché grossa parte della LC è in realtà Semantica Cognitiva.

Il significato grammaticale viene considerato alla pari del significato lessicale, all’interno di una teoria che non separa (modularmente) la grammatica dal lessico ma le colloca lungo un continuum.

Nel tentativo di ritrovare la motivazione cognitiva delle strutture linguistiche viene messa seriamente in crisi l’idea dell’arbitrarietà del linguaggio, principio cardine dello strutturalismo linguistico europeo.

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3. Embodiment e esperenzialismo

La tesi di discendenza cartesiana del dualismo mente/corpo che ha caratterizzato l’approccio generativista viene messa in crisi con l’idea del radicamento corporeo del linguaggio e della cognizione.

L’ipotesi del dualismo si fonda sull’ipotesi che le elaborazioni mentali consistono nella manipolazione di simboli astratti e privi di significato strutturati sulla base di regole logico-formali indipendenti dalla natura del supporto fisico nel quale sono implementate.

Invece, con la nozione di embodiment (che assume nelle varie teorie sfumature diverse) si considerano i processi cognitivi come incarnati (embodied) e radicati nell’esperienza fisico-percettiva e senso-motoria.

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In generale, nella SC si individuano tre livelli pertinenti per l’analisi linguistica:

il livello (bio)cognitivo, lo strato universale, relativo alle abilità generali della mente, alla dimensione neuro-cognitiva e alla corporeità, dal quale emergono le strutture preconcettuali (concetti di base, schema-immagine, modelli cognitivi);

il livello concettuale, che rinvia alle modalità di strutturazione dei domini concettuali; questo è il livello esperienziale poiché le strutture preconcettuali, sottoposte a elaborazioni immaginative, danno vita a strutture concettuali determinate dall’ambiente, dall’esperienza, dalla cultura;

il livello linguistico, anch’esso particolare, nel quale si stabilisce l’associazione tra il concetto e la forma fonica.

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In polemica con i miti dell’oggettivismo e del soggettivismo, Lakoff e Johnson propongono una terza via: l’esperienzialismo o realismo esperienziale.

Le elaborazioni mentali sono incarnate (embodied), radicate (grounded) in modelli cognitivi formati sulla base dell’esperienza anzitutto corporea del soggetto.

Il linguaggio non costituisce, quindi, un livello autonomo di rappresentazione formale, essendo strettamente legato alle abilità cognitive generali della mente.

La corporeità, l’immaginazione e l’esperienza (intesa come la totalità delle conoscenze umane, incluse quelle derivanti dalla morfologia corporea, dalle abilità fisico-percettive, senso-motorie e cognitive) hanno un ruolo fondamentale nella formazione del sistema concettuale.

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La terza via tra oggettivismo e soggettivismo

Contro le teorie definite oggettiviste si afferma l’idea che non esiste la realtà oggettiva, ma la realtà come la conosciamo.

La struttura del sistema concettuale dipende sia dalla struttura del nostro corpo e del nostro cervello sia dall’interazione con l’ambiente e risulta quindi “motivato” rispetto a questi fattori.

Il pensiero, come il linguaggio, non funziona sulla base di processi deduttivi logico-formali ma analogici o inferenziali.

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4. La categorizzazione

L’interesse per la categorizzazione si spiega in relazione alla centralità di questa operazione della mente nel rapporto dell’essere umano con il mondo. Categorizzare significa estrarre dal continuum esperienziale quei tratti pertinenti utili a raggruppare gli oggetti e gli eventi del mondo in classi.

La SC recupera molte delle riflessioni classiche su questa capacità della mente (si pensi alla nozione di astrazione di Locke) ma le rielabora alla luce delle ricerche che negli anni Sessanta e Settanta avevano smentito il cosiddetto modello classico o aristotelico della categorizzazione.

L’idea del radicamento fisico-percettivo delle categorie e della loro non-arbitrarietà (si pensi per es. alle teorie dei prototipi) che è alla base della psicologia cognitiva diviene centrale anche nella SC, in conseguenza dell’idea che le categorie linguistiche rispecchino le categorie concettuali.

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5. La natura immaginativa della cognizione e del linguaggio

Le categorie concettuali di base e gli schemi-immagine sono elaborati attraverso una serie di processi cognitivi immaginativi, come la metafora, la metonimia e la costruzione di immagini mentali, che consentono il collegamento tra l’esperienza corporea e i domini concettuali astratti.

In particolare, alla metafora è riconosciuto il ruolo di indispensabile risorsa conoscitiva che consente di comprendere un dominio concettuale nei termini di un altro.

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6. Teoria del linguaggio e teoria della comprensione

L’analisi linguistica deve occuparsi degli schemi concettuali che sono un prodotto dell’attività cognitiva e sono riflessi nel linguaggio (Lakoff , Women, Fire and Dangerous Things, 1987). La semantica cognitiva diventa una teoria concettuale che ha come compiti primari la spiegazione della natura e delle modalità di formazione dei concetti e una teoria della comprensione che mira a chiarire i processi messi in atto nella produzione/comprensione dei testi.

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U-Semantics

Fillmore (1985) ha distinto la U-Semantics (Semantics of Understanding) dalla T-Semantics (Semantics of Truth).

La semantica deve essere propriamente una U-Semantics che deve indagare le condizioni generali che presiedono alla produzione e alla comprensione dei testi e non delle condizioni di verità degli enunciati prodotti in una determinata lingua.

Una adeguata teoria linguistica e semantica deve essere, pertanto, una teoria della comprensione.

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Strutture concettuali

Riconoscendo il ruolo dell’esperienza e dell’immaginazione nella strutturazione del sistema concettuale, la SC si oppone alla tesi saussuriana dell’arbitrarietà radicale, avanzando un’ipotesi che sconfessa, al tempo stesso, l’innatismo chomskiano: i concetti non sono innati né radicalmente arbitrari, ma sono il prodotto dell’attività cognitiva umana e la loro struttura è vincolata dalla biologia e dalla psicologia umane.

Alcune teorie della SC sembrano ammettere una forma di causazione percettiva: le strutture concettuali dipendono dalle strutture percettive di cui siamo. dotati come specie e riflettono il formato analogico proprio della percezione.

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Universalismo e relativismo

Se gli image-schemata e i principi dai quali emergono i concetti di base sono comuni a tutti gli esseri umani, è anche vero che le conoscenze preconcettuali possono dar vita a strutture concettuali diverse poiché gli esiti dei processi immaginativi non possono essere prevedibili a priori.

Anche per questo aspetto, la SC sembra proporre una terza via: rispetto all’universalismo chomskiano e al relativismo (si pensi all’ipotesi Sapir-Whorf) si ammette una forma debole di relativismo, riconoscendo la tendenziale universalità delle strutture preconcettuali e la relativa variabilità di quelle concettuali.

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Psicologismo vs antipsicologismo

In generale alla SC si ascrive un approccio psicologista.

Molte teorie assumono infatti che le strutture linguistiche siano lo specchio delle strutture concettuali e propongono, in ultima analisi, l’equazione significato (grammaticale o lessicale) = concetto.

Rispetto agli approcci linguistici e semantici tradizionali si avanza la tesi (questa in linea con Chomsky) della stretta parentela tra linguistica e psicologia. Mentre buona parte della linguistica, della semantica e della filosofia del linguaggio del Novecento sono state apertamente antipsicologiste, affermando l’autonomia delle diverse discipline.

Antipsicologismo (Saussure, Frege)

Antimentalismo (Wittgenstein).