Somma TeoLParteIq82a Lk iti LOpera] Latino SOMMA TEOLOGICA Nuova Edizione in lingua italiana a cura di P.Tito S. Centi e P. Angelo Z. Belloni BEATO ANGELICO: San Tommaso d'Aquino Il P. Tito Centi, del Convento di S. Domenico di Fiesole, che per ben 28 anni si è accollato quasi per intero la gioiosa faticadi tradurre, annotare, introdurre, correggere, redigere l‘edizione italiana della Somma Teologica, mentre prende atto con piacere che le nuove edizioni italiane riproducono praticamente la sua, avendo ormai raggiunto la venerabile età di 94 anni ha espresso il desiderio che il frutto delle sue immani fatiche diventi, attraverso la rete informatica internet maggiormente accessibile al grande pubblico senza oneri di sorta. Il sottoscritto si è messo semplicemente a sua disposizione perché tale desiderio diventasse realtà . P. Angelo Zelio Belloni o.p. - Fiesole N.B. Questa edizione on-line non riproduce semplicemente quella pubblicata negli anni 1949- 1975 a Firenze, ma è stata radicalmente rivista e modificata soprattutto nelle introduzioni, nella struttura e nei contenuti con apporti originali. Ci scusiamo per eventuali imperfezioni dovute alla trascrizione elettronica di alcune parti e alla dimensione consistente dell'intero documento. I PARTE 002.Trattato su Dio. L‘esistenza di Dio 003.La semplicità di Dio 004.La perfezione di Dio 005.Il bene in generale 006.La bontà di Dio 007.L‘infinità di Dio 009.L‘immutabilità di Dio 010.L‘eternità di Dio 011.L‘unità di Dio 013.I nomi di Dio 014.La scienza di Dio 022.La provvidenza di Dio 028.Le relazioni divine 029.Le persone divine e la pluralità in Dio 032.La nostra conoscenza delle persone divine 037.Il nome Amore o proprietà delle persone divine 044.La derivazione delle cose da Dio, causa prima di tutti gli esseri 045.Il modo di derivare delle cose dal primo principio 047.La pluralità e la distinzione delle cose in generale in particolare in se stessa 052.Gli angeli in rapporto al luogo 053.Il moto locale degli angeli 054.La conoscenza degli angeli 056.La conoscenza angelica delle realtà immateriali 057.La conoscenza angelica delle realtà materiali 059.La volontà degli angeli 061.La creazione degli angeli nel loro essere naturale 062.L‘elevazione degli angeli 063.La depravazione degli angeli 064.La pena dei demoni 065.La creazione dei corpi 066.L‘ordine della creazione in rapporto alla distinzione in se stessa 070.L‘opera di abbellimento 073.Il settimo giorno di spirito e di corpo. Primo: la natura dell‘anima 076.L‘unione tra l‘anima e il corpo 077.Le potenze dell‘anima in generale 078.Le potenze dell‘anima in particolare 079.Le potenze intellettive 081.La sensualità 082.La volontà al corpo rispetto alle realtà materiali ad essa inferiori 085.Procedimento e sviluppi conosciuti dal nostro intelletto conosca se stessa 088.In che modo l‘anima conosca le realtà ad essa superiori 090.La creazione dell‘anima 092.L‘origine della donna 094.Lo stato e la condizione del primo uomo quanto all‘intelletto del primo uomo,cioè la grazia e l‘innocenza 096.Il dominio dell‘uomo nello stato di innocenza della specie che sarebbe stata generata 101.Le condizioni della prole 104.Gli effetti del governo divino in particolare di Dio 107.La locuzione degli angeli 108.L‘ordinamento degli angeli in gerarchie e ordini 110.Il governo degli angeli 112.La missione degli angeli 114.L‘ostilità dei demoni 116.Il fato rispetto all‘anima rispetto al corpo INTRODUZIONI Prologo 003.L‘ essenza della beatitudine 004.I requisiti della beatitudine 005.Il conseguimento della beatitudine degli atti 008.L‘oggetto della volizione 010.Come la volontà subisce la mozione 011.La fruizione, atto della volontà 012.L‘intenzione ai mezzi relativo ai mezzi relativo ai mezzi 018.La bontà e la malizia degli atti umani in generale della volontà esterni in rapporto alla loro bontà o malizia 022.La sede delle passioni 023.La distinzione delle passioni 025.I rapporti reciproci tra le passioni 026.L‘amore 032.Le cause del piacere 033.Gli effetti del piacere 035.Il dolore o tristezza 039.La bontà e la malizia della tristezza o dolore 042.L‘oggetto del timore 043.Le cause del timore 044.Gli effetti del timore 047.Le cause e i rimedi dell‘ira 048.Gli effetti dell‘ira 050.Il soggetto degli abiti 051.La generazione degli abiti 052.L‘aumento degli abiti degli abiti 056.Il soggetto delle virtù da quelle intellettuali e le passioni tra loro 065.La connessione delle virtù 066.L‘uguaglianza delle virtù 067.La permanenza delle virtù 071.I vizi e i peccati considerati in se stessi 074.Il soggetto del peccato l‘ignoranza 080.Il demonio come causa del peccato 081.L‘uomo come causa del peccato 082.La natura del peccato originale 083.Il soggetto del peccato originale 084.Il peccato come causa di altri peccati 085.Gli effetti del peccato. 086.La macchia del peccato 088.Il peccato veniale 090.I costitutivi essenziali della legge 091.Le divisioni della legge 092.Gli effetti della legge 097.La mutazione delle leggi 100.I precetti morali della legge antica 101.I precetti cerimoniali in se stessi 102.Le cause dei precetti cerimoniali 103.La durata dei precetti cerimoniali 104.I precetti giudiziali 106.La legge evangelica, o legge nuova, in se stessa e l‘antica 109.La necessità della grazia 111.Divisione della grazia 114.Il merito INTRODUZIONI Prologo 004.La virtù della fede 006.La causa della fede 007.Gli effetti della fede 008.Il dono dell‘intelletto 009.Il dono della scienza 010.L‘incredulità in generale 015.La cecità della mente 017.La speranza e alla speranza 024.Il soggetto della carità 025.L‘oggetto della carità 026.L‘ordine della carità 028.La gioia 029.La pace 030.La misericordia 031.La beneficenza 032.L‘elemosina 048.Le parti della prudenza 049.Le singole parti integranti 052.Il dono del consiglio che hanno una somiglianza con essa 056.I precetti relativi alla prudenza 057.Il diritto 058.La giustizia 059.L‘ingiustizia 060.Il giudizio commesse contro le persone 067.Le ingiustizie del giudice nell‘amministrazione della giustizia 069.I peccati contro la giustizia dalla parte del colpevole 071.Le ingiustizie processuali nelle compravendite 081.La religione 082.La devozione 083.La preghiera 084.L‘adorazione 085.Il sacrificio 087.Le decime 088.Il voto 089.Il giuramento di scongiuro nella preghiera di lode 112.La millanteria 113.L‘ironia 123.La fortezza 124.Il martirio 136.La pazienza 137.La perseveranza 139.Il dono della fortezza 141.La temperanza 143.Le parti della temperanza in generale 144.La vergogna 145.L‘onestà 146.L‘astinenza 147.Il digiuno 148.La gola 149.La sobrietà 150.L‘ubriachezza 151.La castità 152.La verginità 153.La lussuria 158.L‘iracondia 159.La crudeltà 160.La modestia 161.L‘umiltà 162.La superbia 166.La studiosità 167.La curiosità 174.Divisioni della profezia e contemplativa e la vita contemplativa in generale 185.Lo stato dei vescovi 187.Le attività che convengono 189.L‘entrata in religione singolare della Chiesa 010.La scienza beatifica dell‘anima di Cristo di Cristo dell‘anima di Cristo nella natura umana nella natura umana l‘essere e il divenire 017.L‘unità di Cristo quanto all‘essere 018.L‘unità di Cristo quanto alla volontà 019.L‘unità di Cristo in rapporto alle sue operazioni 021.La preghiera di Cristo 022.Il sacerdozio di Cristo 024.La predestinazione di Cristo 025.Il culto di Cristo 027.La santificazione della Beata Vergine 028.La verginità della Madre di Dio 029.Lo sposalizio della Madre di Dio 030.L‘annunciazione della Beata Vergine 031.La materia a partire dalla quale fu concepito il corpo del Salvatore 032.Il principio attivo del concepimento di Cristo di Cristo 035.La nascita di Cristo 036.La manifestazione di Cristo da bambino 040.Il modo di vivere di Cristo 041.La tentazione di Cristo 042.L‘insegnamento di Cristo 044.Le singole specie di miracoli 045.La trasfigurazione di Cristo 046.La passione di Cristo di Cristo i suoi effetti 050.La morte di Cristo 051.La sepoltura di Cristo 053.La risurrezione di Cristo 055.La manifestazione della risurrezione 056.La causalità della risurrezione del Padre 061.La necessità dei sacramenti che è la grazia che è il carattere 064.La causa dei sacramenti 065.Il numero dei sacramenti 066.Il sacramento del battesimo 067.I ministri del battesimo 069.Gli effetti del battesimo 072.Il sacramento della cresima, 075.La conversione del pane e del vino nel corpo e nel sangue di Cristo 076.Il modo in cui Cristo è presente in questo sacramento 080.L‘uso o consumazione di questo sacramento sacramento nella sua prima istituzione 082.Il ministro di questo sacramento 083.Il rito di questo sacramento 084.Il sacramento della penitenza 086.L‘effetto della penitenza quanto alla remissione dei peccati mortali 087.La remissione dei peccati veniali 088.Il ritorno dopo la penitenza dei peccati rimessi la penitenza SUPPLEMENTO ALLA III PARTE 020.Coloro su cui si può esercitare il potere delle chiavi della scomunica 024.L‘assoluzione dalla scomunica 030.L‘effetto del sacramento amministrata l‘estrema unzione 033.La reiterazione dell‘estrema unzione 034.Il sacramento dell‘ordine 036.Le qualità richieste del carattere 039.Gli impedimenti a ricevere dell‘ordine 042.Il matrimonio come sacramento 043.Gli sponsali o fidanzamento 044.La natura del matrimonio o dall‘atto coniugale 048.L‘oggetto del consenso 049.I beni del matrimonio 059.L‘impedimento della disparità di culto 060.L‘uxoricidio che ne deriva 070.Le proprietà dell‘anima separata dal corpo e la pena inflittale dal fuoco materiale 072.Le preghiere dei santi che sono in cielo 074.Il fuoco della conflagrazione finale 075.La risurrezione 078.Il punto di partenza della risurrezione 079.Le condizioni dei risorti: primo, la loro identità 082.Le condizioni dei beati 084.L‘agilità dei corpi risorti dei beati 085.Lo splendore del corpo dei beati 086.Le condizioni dei corpi dei dannati dopo la risurrezione avranno i risuscitati rispetto ai meriti e ai demeriti e il luogo in cui esso avverrà 089.I giudicanti e i giudicati nel giudizio universale 091.Le condizioni del mondo 092.La visione dell‘essenza divina da parte dei beati 093.La beatitudine dei santi e le loro dimore 094.L‘atteggiamento dei santi verso i dannati Parte della Somma Teologica: 0II. ARGOMENTO sul Purgatorio 0II. ARGOMENTO sulla pena Maiora et alia (La Teologia di S. Tommaso) L‘espressione sacra doctrina ha un significato molto esteso. Si possono enumerare una decina di sensi che non coincidono esattamente ma che possono ricondursi a due grandi ambiti. Nel senso oggettivo («ciò che» si insegna), essa si applica innanzitutto alla verità cristiana come corpo di dottrine, e questo in una accezione molto ampia che va dalla Scrittura alla teologia. In senso attivo (l‘azione di insegnare) doctrina designa tutti gli atti tramite i quali la verità cristiana giunge fino a noi: l‘insegnamento di Dio che si manifesta per rivelazione, la Tradizione, la predicazione della Chiesa (catechesi compresa), e, naturalmente, l‘insegnamento teologico1. In fondo, per farsi un‘idea molto precisa dell‘ampiezza del campo ricoperto dalla sacra doctrina, è sufficiente considerare l‘opera di Tommaso e la sua attività. Oltre ai grandi libri eruditi quali sono lo Scritto sulle Sentenze, le opere di sintesi come le due Somme, le lezioni sulla Sacra Scrittura o i commenti ad Aristotele, occorre ancora menzionare due ambiti particolari. Da una parte, le risposte a numerose consultazioni teologiche e le piccole opere composte «su domanda»: riguardo al prestito ad interesse o al movimento del cuore, le migliori forme di governo, l‘astrologia, le sorti o la magia; questo teologo nel suo tempo era consultato sui più disparati argomenti. Dall‘altra parte, vi è la sua opera di predicatore che, senza farne un grande oratore, permette di percepire meglio il legame che si stabiliva quasi spontaneamente in lui tra le diverse forme del servizio della Parola di Dio2. Sacra doctrina comprende tutto ciò, per san Tommaso, ed egli non si sentiva certamente meno teologo sul pulpito del predicatore che sulla cattedra di professore; ma per attenerci alla forma più elaborata in cui egli ha praticato questa doctrina, bisogna sapere che si possono distinguere in essa tre linee di forza. In primo luogo la linea «speculativa» per la quale egli è giustamente rinomato e che è quella dell‘intellectus fidei propriamente detto: lo sforzo di comprendere con la ragione ciò che è conosciuto per fede. Questo primo orientamento è stato perseguito con predilezione dai grandi commentatori come Capreolo, Gaetano o Giovanni di San Tommaso, ma 1 Per maggiori dettagli cf. Y. CONGAR, Tradition et sacra doctrina chez saint Thomas d’Aquin, in J. BETZ - H. FRIES (edd.), Église et Tradition, Le Puy 1963, pp. 157-194; A. PATFOORT, Thomas d’Aquin. Les clefs d’une théologie, Paris 1983, pp. 13-47; J.-P. TORRELL, La scienza teologica secondo Tommaso e i suoi primi discepoli, in G. DONOFRIO, Storia della Teologia nel Medioevo, t. II, Piemme, Casale Monferrato 1996, pp. 849-934. 2 Abbiamo cercato di mostrano in J.-P. TORRELL, La pratique pastorale d’un tbéologien da XIIIe siècle. Thomas d’Aquin prédicateur, RT 82 (1982) 213-245. esso è lungi dall‘essere l‘unico perseguibile; Tommaso ha anche praticato un‘altra linea che oggi chiameremmo «storico-positiva». L‘anacronismo si trova soltanto nelle parole, poiché il fatto è proprio questo: durante tutta la sua vita Tommaso è stato un commentatore della Scrittura — anzi era proprio questa la prima forma del suo insegnamento — e non ha mai cessato di documentarsi sui Padri della Chiesa e la storia dei Concili3. Questo orientamento è stato troppo poco coltivato dai suoi discepoli; vi fu addirittura un‘epoca in cui lo si è completamente perso di vista a vantaggio di una esaltazione indebita dell‘apparato filosofico da lui messo in opera. E stato necessario attendere il nostro tempo per riscoprire le ricchezze dei commenti scritturistici e rendersi conto che Tommaso doveva molto anche a sant‘Agostino. Vi è infine una terza linea che si può dire «mistica», ma in un senso che occorre precisare, riscontrabile nel carattere «pratico» che Tommaso riconosceva alla teologia (e che noi abbiamo preso l‘abitudine di chiamare «teologia morale»). Questi tre orientamenti maggiori che Tommaso faceva convergere nell‘unità indivisa della sacra doctrina, dopo di lui non hanno tardato a divergere. Fin dall‘inizio del XIV secolo — qualunque sia peraltro l‘interesse che si voglia attribuire a quest‘epoca per la storia del pensiero — tutta una serie di fattori, sui quali non è il caso qui di soffermarsi, hanno contribuito a quel che l‘osservatore è obbligato a chiamare uno «sbriciolarsi» del sapere teologico nelle diverse specializzazioni, fino alla sua disintegrazione. Attualmente si constata — alcuni per deplorarlo, altri per rallegrarsene — l‘assenza e anche l‘impossibilità di una sintesi teologica. In realtà noi siamo gli eredi di un processo di disgregazione cominciato secoli fa4 . La linea speculativa di san Tommaso ha deviato in una «scienza delle conclusioni» dove l‘arte del teologo consisteva nel ricercare conclusioni nuove tramite il sillogismo, eventualmente definibili da parte del magistero in virtù, soltanto, della loro certezza teologica. Questo modo di praticare teologia è oggi così tragicamente fuori moda che ha trascinato nel suo scomparire la stessa teologia speculativa nel suo sforzo d‘intelligenza della fede. La linea storico-positiva, staccata dalla precedente — che invero per prima s‘era distaccata da questa seconda — ha evoluto sempre più verso un‘erudizione storica altamente specializzata. E certamente la branca della teologia che si è meglio sviluppata (si pensi al progresso dell‘esegesi e della patrologia) e non si potrebbe far altro che rallegrarsene se la pretesa d‘indipendenza della sua ricerca e dei suoi metodi non l‘allontanasse sempre più dalla teologia propriamente detta, allorché il suo compito non ha senso che all‘interno dell‘organicità della teologia. Quanto alla linea mistica, non essendo più onorata da nessuna delle altre due, essa ha cercato di erigersi da sé in una branca autonoma con una tendenza anti-ntelletualista ben comprensibile. E così che si è arrivati a una teologia «ascetica e mistica» cui si devono molte opere (alcune lodevoli, peraltro) fino alla prima metà del nostro XX secolo. Quando non sono stati gli autori di manuali che, per compensare l‘aridità della loro teologia, hanno aggiunto essi stessi dei pii corollari alle loro dimostrazioni. In realtà, una teologia ben intesa deve inglobare questi diversi aspetti e noi capiremo le ragioni di questo ricordando ciò che è la teologia alla scuola di san Tommaso, che a sua volta ha seguito un filone inaugurato da sant‘Agostino e da sant‘Anselmo. UNA SCUOLA DI VITA TEOLOGALE 3 Cf. Tommaso d’Aquino. L’uomo e il teologo, pp. 73-78 e 161-165. 4 Noi abbiamo ricordato questa storia per sommi capi in La théologie catholique («Que sais-je? 1269»), Paris 1994, cap. II. Prima di ogni altra cosa, la teologia è un‘espressione della vita teologale, un‘attività che esercita a pieno le virtù di fede, di speranza e di carità. Se nel seguito di questa ricerca si parla soprattutto della fede, è per essere brevi e per sottolineare dove si situa il nodo esplicativo di alcune qualità della teologia, ma deve essere chiaro che questa fede non è dell‘ordine di una pura adesione intellettuale all‘insieme di verità di cui si occupa il teologo. La fede — in san Tommaso come nella Bibbia — è l‘attaccamento vitale di tutta la persona alla stessa Realtà divina, raggiunta per mezzo della fede attraverso le formule che la svelano a noi. Questo legame fra teologia e fede compare già nelle espressioni correnti: «intelligenza della fede» (intellectus fidei) oppure «la fede cerca di capire» (fides quaerens intellectum). E per quanto lontano vogliamo risalire nella storia, i pensatori che hanno riflettuto sul metodo da loro impiegato hanno espresso tale convinzione. Senza usare la parola «teologia», che non doveva apparire se non molto più tardi, sant‘Agostino parla già di questa scientia «che genera, nutre, difende e fortifica la fede sovranamente salutare»5. Nella preghiera finale della sua grande opera sulla Trinità, quando rende conto a Dio di ciò che ha voluto fare, egli spiega con garbo: «Dirigendo i miei sforzi secondo questa regola di fede, nella misura in cui ho potuto farlo io Ti ho cercato; io ho desiderato vedere con l‘intelligenza ciò che conoscevo per fede»6 . Stupisce che anche sant‘Anselmo - inventore della formula fides quaerens intellectum - esprima il suo progetto teologico in una preghiera: «Io desidero comprendere almeno un po‘ la Tua verità, la Tua verità che il mio cuore crede e ama», e aggiunge questo, che è molto significativo: «Io non cerco di comprendere per credere, ma io credo per comprendere (credo ut intelligam)» 7. All‘origine di quest‘ultima espressione si trova un versetto della Scrittura letto nella versione dei Settanta: «Se voi non credete, non comprenderete»8. Agostino stesso ha ripreso varie volte questo versetto, ma non ha temuto di formularne l‘aspetto complementare: «Bisogna comprendere per credere, ma occorre anche credere per comprendere»9. In Anselmo, come in Agostino, al punto di partenza vi sono la fede e la sua oscurità, l‘intelligenza e il suo desiderio di sapere, assieme alla certezza che l‘una incitando l‘altra saranno beneficiarie entrambe del successo della loro comune impresa. Questo convincimento è rimasto per secoli un bene comune della teologia; i teologi contemporanei — come d‘altronde quelli del passato — possono divergere su molti punti, ma se vogliono restare teologi non possono essere in disaccordo su questo legame della teologia con la fede10.Nell‘eredità di sant‘Agostino e di sant‘Anselmo, il pensiero di san Tommaso si può riassumere affermando che per lui la teologia intrattiene nei confronti della fede una relazione di origine e di costante dipendenza senza la quale non esisterebbe. Essa non trova lì soltanto il suo punto di partenza ma la sua ragione d‘essere. Senza la fede, non soltanto la teologia non avrebbe alcuna giustificazione, ma non avrebbe nemmeno il suo oggetto: la cosa è facile da capirsi poiché solo la fede permette al teologo di entrare in possesso di questo. Un parallelo con la filosofia può essere qui illuminante. Se non vi fosse in noi nessuna possibilità di cogliere il reale, i nostri ragionamenti non sarebbero che puro artificio. Per quanto fossero logicamente connessi, essi non esprimerebbero in alcun modo la realtà. La fede costituisce in noi questa aggiunta di capacità di 5 De Trinitate XIV 1, 3 (BA 16, p. 348; NBA 4, p. 465). 6 Ibid., XV 28, 31: «Desideravi intellectu videre quod credidi» (BA 16, p.564; NBA 4, p. 719). 7 Proslogion I, ed. F.S. SCHMITr, p. 100, in ANSELME DE CANTORBÉRY, Monologion. Proslogion, intr., trad. e note di M. Corbin, Paris 1986, p. 242 8 Is 7, 9; lebraico invero: “..non avrete stabilità”; Trad. CEI. 9 Sermone 43, 7, 9: PL 38,58. 10 Per non citare che un solo esempio del XX secolo, E. Schillebeeckx parla della fede come «punto di partenza e fondamento permanente della teologia», e sviluppa lidea secondo cui «la fede esige intrinsecamente la teologia», cf. Approches théologiques, I. Révélation et théologie, Bruxelles-Paris 1963, pp. 84-90. cui ha bisogno l‘intelligenza umana per essere «all‘altezza» del reale divino. Essa ci permette di raggiungerlo poiché «l‘atto del credente non termina alle formule [del Credo] ma alla stessa realtà [divina]»11. Senza la fede noi non saremmo in possesso che di formule vacue e le nostre più belle costruzioni non sarebbero che botti vuote. Viceversa, con essa si può veramente iniziare ad essere teologi. A riguardo, Tommaso ha una straordinaria espressione concernente il suo santo patrono: dal momento in cui cade in ginocchio ai piedi del Risorto che gli…