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Storia del pensiero linguistico 2020-21, n. 4 Prof. Stefano Gensini (email: [email protected] )

Storia del pensiero linguistico 2020-21, n. 4...L’avvento di Benedetto Croce Benedetto Croce (1866-1952), caposcuola dell’idealismo italiano e del liberalismo politico. Non un

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Storia del pensiero

linguistico 2020-21, n. 4Prof. Stefano Gensini (email: [email protected])

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L’avvento di Benedetto

Croce

Benedetto Croce (1866-1952), caposcuola dell’idealismo italiano e del liberalismo politico.

Non un accademico, ma un uomo di cultura di straordinaria influenza; senatore per censo e ministro della pubblica istruzione nel V governo Giolitti, stese il famoso Manifesto degli intellettuali antifascisti (1925).

Fondò e diresse la rivista La critica (1903-1944), strumento fondamentale della sua attività di letterato e pensatore.Reperibilealla URL https://ojs.uniroma1.it/index.php/lacritica

Nel dopoguerra, ministro nel governo Badoglio e presidente del partito liberale fino al 1947.

Fra le sue opere più famose:

Estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale, 1902

Logica come scienza del concetto puro, 1908

Filosofia della pratica. Economica ed Etica, 1909

Teoria e storia della storiografia, 1917

Storia d'Italia dal 1871 al 1915, 1928

Storia d'Europa nel secolo decimonono, 1932

La poesia, 1936….

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Dal Manifesto degli intellettuali non fascisti (…)

E, veramente, gl'intellettuali, ossia i cultori della scienza e

dell'arte, se, come cittadini, esercitano il loro diritto e

adempiono il loro dovere con l'iscriversi a un partito e

fedelmente servirlo, come intellettuali hanno il solo dovere di

attendere, con l'opera dell'indagine e della critica e le

creazioni dell'arte, a innalzare parimenti tutti gli uomini e tutti i

partiti a più alta sfera spirituale affinché con effetti sempre più

benefici, combattano le lotte necessarie. (…) E lasciamo da

parte le ormai note e arbitrarie interpretazioni e manipolazioni

storiche. Ma il maltrattamento delle dottrine e della storia è

cosa di poco conto, in quella scrittura, a paragone dell'abuso

che si fa della parola "religione"; perché, a senso dei signori

intellettuali fascisti, noi ora in Italia saremmo allietati da una

guerra di religione, dalle gesta di un nuovo evangelo e di un

nuovo apostolato contro una vecchia superstizione, che rilutta

alla morte la quale, le sta sopra e alla quale dovrà pur

acconciarsi; e ne recano a prova l'odio e il rancore che

ardono, ora come non mai, tra italiani e italiani. Chiamare

contrasto di religione l'odio e il rancore che si accendono

contro un partito che nega ai componenti degli altri partiti il

carattere di italiani e li ingiuria stranieri, e in quell'atto stesso si

pone esso agli occhi di quelli come straniero e oppressore, e

introduce così nella vita della Patria i sentimenti e gli abiti che

sono propri di altri conflitti; nobilitare col nome di religione il

sospetto e l'animosità sparsi dappertutto, che hanno tolto

persino ai giovani delle università l'antica e fidente fratellanza

nei comuni e giovanili ideali, e li tengono gli uni contro gli altri

in sembianti ostili; è cosa che suona, a dir vero, come un'assai

lugubre facezia. (…)

Il 21.4.1925, a cura di Giovanni Gentile, venne pubblicato il Manifesto degli intellettuali fascisti, sottoscritto fra gli altri da Pirandello, Soffici, Ungaretti. Ad esso risponde Croce il 1.5.1925, a nome di un folto gruppo di intellettuali liberali.

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L’impatto con la linguistica

La teoria della conoscenza

esposta nell’Estetica e nella

Logica fissa il carattere

individuale, soggettivo e creativo

dell’atto di intuizione-espressione.

La dimensione «storica» del

linguaggio (comune o letterario,

pittorico o altro) viene così

opposta non solo al naturalismo

ma anche al momento «tecnico»

dello stesso.

La proclamata identità di

linguistica ed estetica (l’estetico è

la prima forma della teoresi

umana) implica la negazione

della glottologia come «scienza».

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Dalle «Tesi fondamentali di un’estetica come scienza dell’espressione e linguistica

generale», Napoli 1900, pp. 20 e 25.

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Attività umana come

quadripartita

Attività teoretica

Attività pratica

In ciascuna, due momenti

Estetico

Logico

Economico

Etico

L’estetico porta a chiarezza,

oggettiva l’ «impressione»

restituendola come

visione/intuizione.

Ma questa è «parola interna», è

un’espressione che non ha

bisogno di oggettivarsi in segni

esterni. Viene dunque svalutato il

momento tecnico-comunicativo

della prassi linguistica.

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Crisi della categorie

linguistiche

L’espressione linguistica è per sua natura soggettiva, individuale, non ripetibile e, in tal senso, puramente «storica».

Qualasiasi categoria linguistica (ad es. fonema, avverbio, gerundio ecc.) non cattura mai l’individuale ma gli sovrappone un astratto inautentico, uno «pseudoconcetto», perché ogni enunciato umano ha caratteristiche storiche, cioè concrete e indefinitamente ricche.

Che fine fanno allora le famose «leggi fonetiche»?

Lunga polemica sullo statuto della linguistica dal 1903 al 1941

Al fianco di Croce si schiera un brillante romanista tedesco, Karl Vossler (1872-1949)

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Dalla recensione a E. Wechssler, «Giebt es Lautgesezte?», Halle 1900 (La Critica, 1, 1903)

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Il posto del linguaggio nella logica (da

Croce 19082, capp. 1 e 2)

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Che cosa sono le finzioni concettuali

(o pseudoconcetti)

«concetti» come rosa, casa,

triangolo, verbo….

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Sono legittime e utili, quando servono solamente a presentare, in riassunto e in modo approssimativo, certe diversità che si notano nei linguaggì da un'epoca a un'altra, o da un popolo a un altro. La loro utilità è, in tal caso, quella medesima della Grammatica; anzi, esse, intrinsecamente, non sono, allora, altro che Grammatica. Né, parlando a rigore, è dato neppure distinguere Grammatica storica e Grammatica dell'uso vivo, perché la determinazione dell'uso vivo è, anch'essa, determinazione di un fatto storico. E neppure si può mettere un intrinseco divario tra Grammatica storica e

Grammatica normativa; la forma di norma o comando, data all'enunciazione di una regolarità, non muta l'indole teoretica di questa.

Ma quelle leggi costituiscono errore, quando, dimenticandosi la loro origine arbitraria e di comodo, vengono ipostatate e considerate come leggi reali del parlare. L'uomo, nel parlare, non ubbidisce alle leggi fonetiche, ma alla legge dello spirito estetico, che gli fa trovare, volta per volta,

l'espressione adatta di ciò che gli si agita nell'animo:espressionesempre nuova, perché il fatto da esprimere è sempre nuovo Considerare le leggi fonetiche come leggi reali, significa compiere l'indebito passaggio dai concetti empirici ai filosofici, che è proprio del crasso empirismo e materialismo

L'errore del Iinguaggio come organismo culmina nello Schleicher, il quale, sedotto dal metaforico vocabolo « organismo», che I'Humboldt adoperava in significato idealistico, pretese trattare la Linguistica come scienza naturale; e, cioè, cadde nel deplorato errore materialistico. Anche allo Schleicherrisalgono i tentativi di una «fisiologia del linguaggio». « La storia della dottrina dell'organismo in Linguistica (…) si può, in sostanza, considerare. come la storia di una metafora, presa alla lettera ed elevata a teoria ».

(da: Problemi di estetica e contributi alla storia dell’estetica

italiana, 1910).

«Le leggi fonetiche sono qualcosa di perfettamente legittimo e di molto utile; ma sono

anche un grave errore»

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La reazione dei linguisti

Croce dà un quadro teorico alle

osservazioni di Schuchardt sulle

oscillazioni dell’uso e alle

scoperte di Gilliéron circa

l’inesistenza del patois «puro».

I linguisti attenti alla lingua

letteraria ritrovano in Croce

un’attenzione specifica

all’elemento soggettivo e

creativo del linguaggio.

Il filologo E. G. Parodi

(1862-1923),

formatosi nella

Scuola storica,

ammette che dai

recenti studi di

linguistica e

dialettologia

scaturisce la «verità

abbagliante» delle

tesi di Croce.

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La impasse del discepolo: Karl Vossler

(1908)

Pur formatosi nell’ambito della

tradizione romanistica

neogrammaticale, Vossler

perviene al rifiuto di questa e

abbraccia la teoria linguistica di

Croce, in quanto antidoto

definitivo contro il positivismo.

Il passo a sx è tratto da Positivismo

e idealismo nella scienza del

linguaggio (tr. it. 1908, p. 59)

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Ma a che cosa si appiglia

adesso il linguista?

Una volta destituite di valore scientifiche le categorie della grammatica e della linguistica, una volta ammesso il principio della libertà e individualità dell’atto espressivo, resta il problema di capire come gli infiniti atti linguistici individuali possano trovare un terreno comune di intersezione. Si ripropone dunque il problema di qualche sia la natura della lingua, in quanto argine alla variazione individuale. (A dx un passo chiave da Positivismo e idealismo, pp. 113-14)

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Come spiega Vossler, sembra

andare in crisi l’idea stessa di

«lingua» come mediazione

intersoggettiva .

Il carattere intersoggettivo della lingua era un dato comune delle teorie linguistiche del secondo Ottocento. Così Hermann Paul (1886):

«Se il linguaggio non fosse costruito in misura così ampia sulla base di quel che è comune nella natura umana, esso non sarebbe neppure l’utensile adatto per la comunicazione generale. Inversamente, dal fatto che il linguaggio abbia questa funzione necessariamente consegue che esso respinge tutto ciò che è meramente individuale e che ad esso cerca di imporsi; che esso non accoglie e conserva niente che non sia stato sanzionato dal consenso di una quantità di individui, collegati l’uno con l’altro.

La nostra affermazione secondo cui l’inintenzionalità dei processi [linguistici] favorisce una conoscenza scientifica esatta può essere facilmente confermata attraverso la storia dei restanti rami della cultura. Lo sviluppo dei rapporti sociali, del diritto, della religione, della poesia e di tutte le altre arti ci mostra tanta più uniformità, ci dà una tanto maggiore impressione di necessità naturale quanto più primitivo è il livello a cui ci si trova. Mentre in tali campi si sono affermati sempre di più l’intenzionalità e l’individualismo, il linguaggio da questo punto di vista è rimasto in maggior misura nella sua condizione originaria. Esso dimostra anche così d’essere la base originaria di qualsiasi sviluppo spirituale superiore, sia nel singolo essere umano che in tutta la specie (Geschlecht)». (tr. S.G.)

Hermann Paul (1846-1921), il più maturo esponente della scuola neogrammaticale, autore di Prinzipiender Sprachgeschichte (ed. orig. 1880)

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Whitney: La lingua come istituzione e convenzione

William Dwight Whitney (1827-1894) fu il maggior linguista e teorico del

linguaggio nordamericano del XIX secolo. La sua opera più nota, The Life and Growth of Langage (1875) su tradotta in tedesco e in italiano nel 1876.

force. (…)

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Il parere di un linguista e filologo

Ernesto Giacomo Parodi (1909-1923)

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Una voce da Parigi: Joseph Vendryes

(1875-1960), «Le langage» (1921)

tiel et de permanent (1921: 273-4, 278)

Dal pdv «sociologico» della scuola

di Meillet, non hanno senso le

deduzioni di F. N. Finck (Die

Aufgabe und Gliederung der

Sprachwissenschaft, 1905) circa il

riflettersi nelle lingue di inafferrabili

categorie «psicologiche»

collettive.

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La «rovina» della linguistica positivista

Nel brano a fianco (da La critica, 20, 1922) Croce valorizza la portata teorica delle scoperte di Gilliéron in ambito etimologico. Essendo l’etimologia di necessità volta a ricostruire contesti «storici», ne risulta la fallacia del metodo naturalistico.

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Neogrammatici vs. neolinguisti in Italia

L’Archivio glottologico italiano, la

rivista fondata da Ascoli, sede

istituzionale della linguistica

italiana, registra la divisione della

disciplina nelle due anime dei

neogrammatici (P. G. Goidanich

[foto a dx], Cl. Merlo), fissa a una

lettura «ortodossa» del pensiero

del Maestro, e dei neolinguisti

(Bartoli e altri), aperti a una sua

contaminazione con la linguistica

geografica.

La rivista dal vol. 20, 1926, si divide

in due sezioni rispecchiante le

diverse tipologie di studio.

In polemica con Bartoli,

Goidànich pubblica in

AGI, 21, 1927, l’articolo

«Neolinguistica o

linguistica senza

aggettivo? Osservazioni

di un ‘puro

grammatico’».

AGI si interrompe nel

1943 per la guerra e

riapre i battenti nel 1950

(presso Le Monnier).

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La linguistica fuori d’Italia, intanto…

1916 Saussure (m. 1913), F. de Cours de linguistique générale

1920 Paul, H (m. 1921). Prinzipien der Sprachgeschichte (5 ed.)

1921 Meillet, A. (m. 1936) Linguistique historique et linguistique générale

1921 Vendryes, J. (m. 1960) Le langage. Introduction linguistique à l’histoire

1921 Cassirer, E., (m. 1944) Philosophie der symbolischen Formen. 1. Die Sprache

1921 Sapir, E. (m. 1939) Language

1922 Jespersen, O. (m. 1943), Language: Its Nature, Development, and Origin

1925 Vossler, K. (m. 1949), Geist und Kultur in der Sprache. (tr. Ingl. 1932)

1929 Tesi del Circolo linguistico di Praga (Jakobson, Trubečkoij e altri)

1932 Gardiner, A. (m. 1963), The Theory of Speech and Language

1933 Bloomfield (m. 1949), L. Language

1934 Bühler, K. (m. 1963), Sprachtheorie. Die Darstellungsfunktion der Sprache

1939 Trubečkoij, N. S. (m. 1938), Grundzüge der Phonologie

1943 Hjelmslev, L. (m. 1965), Prolegomena to a Theory of Language (orig. dan.) ….

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Lo sferzante giudizio di una

autorità: Leo Spitzer (1932)

«Ha la linguistica italiana, dalla morte di Ascoli (1907) in poi, saputo sviluppare dalla tradizione italiana pensieri produttivi, come ha fatto la Francia da quella neogrammaticale tedesca (tramite Saussure e Meillet), la Spagna da quella geografica francese (tramite Menéndez Pidal), la Russia da quella sistematica francese (Jakobson, Trubetzkoij), la Germania dalla sua medesima, filosofico-linguistica (Voßler – con influenza italiana – Cassirer, Amman)? (…) Si direbbe che «la Scuola» sia dedita più alla conservazione di un corpus di dottrine che all’elaborazione di nuove vie. (…) Non tocca a uno straniero giudicare o consigliare, ma gli sia consentito esprimere il dispiacere che alla «nobile schiera ascoliana» di una volta non se ne affianchi oggi in Italia una «contemporanea» altrettanto produttiva, malgrado il decadimento della linguistica sia oggi un fenomeno internazionale della migrazione dell’interesse scientifico (radicato in cause sociologiche e in genere di storia dello spirito)» (da: Indogermanische Forschungen, 32, trad. S. G.)

Recensione alla Silloge Ascoli (uscita nel 1929).

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La lunga marcia attraverso il fascismo

La querelle fra neolinguisti e neogrammatici si attenua negli anni Trenta; Bartoli ripiega sulla nozione di «linguistica spaziale».

Diverse «scuole» linguistichefocalizzate su singole università: a Torino prosegue il filone bartoliano(Terracini, Vidossi, Bonfante), a Pisae a Bologna quello neogrammatico(Merlo e Goidànich, poi Bolelli), a Firenze dialettologi e etruscologi come Battisti e Devoto, a RomaPagliaro…

Pochi linguisti aperti a temi teorici:spiccano Terracini (in esilio), Devoto, Antonino Pagliaro.

Un tema di grande interesse: la politica linguistica del fascismo:

«Guerra» ai dialetti (dopo il 1923);

Dismissione insegnamento ll. di minoranza (1925)

Italianizzazione forzata dei territoritedescofoni, slavofoni (linguad’ufficio, toponomastica ecc.)

Purismo linguistico: l’Accademia d’Italia (1926-) crea una Commissione per l’italianità della lingua, che formulò nel biennio 1941-43 circa 1500 proposte sostitutive.

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Un caso speciale: Bruno Migliorini

(1896-1975) e il neopurismo

«Sono fermamente convinto che i dotti non debbano

contentarsi di stare passivamente a guardare, ma che

debbano prendere parte attiva, ciascuno nel proprio

paese, a quelle azioni che stanno modificandole

condizioni linguistiche, se è possibile migliorandole.

Troppa parte è lasciata in queste azioni a dilettanti ignari: è un fatto ben noto che non c’è campo delle

conoscenze umane in cui il primo venuto creda d’aver

maggior titolo ad esprimere senza studio scientifico una

propria opinione che nelle questioni concernenti la

lingua materna: quando si discute sulla grafia o sulla

pronunzia o sulla flessione o sull’uso di un termine, egli ha

bell’e pronta una risposta, che per lo più non è che un

ricordo sbagliato di quello che ha imparato a scuola da

maestri indotti. Quelli che si sono seriamente occupati

delle lingue e del loro sviluppo non debbono tenersi

estranei a tali discussioni, ma debbono usare le loro

conoscenze a beneficio della propria lingua: altrimenti

c’è rischio che essa sia danneggiata dall’influenza

conscia di altri che non hanno conoscenze sufficienti per

far da guida in questo campo» (1931, poi rist. in Lingua

contemporanea, 1938)

«Il carattere essenziale del purismo è la sua lotta

contro ogni specie di innovazione. Il neopurismo,

distinguendo tra forestierismi e neologismi, vuole

saggiare gli uni e gli altri alla luce della linguistica

strutturale e funzionale; e porterà volta per volta il

discorso su gruppi consonantici che non si

accordano con il sistema fonologico dell’italiano,

sull’opportunità o meno di adoperare un termine

speciale per una data sfumatura di significato, sulla

possibilità che due omonimi abbiano a confondersi»,

ecc. ecc. (1940)

Già collaboratore della rivista La cultura (1920~/30~), aperto ai temi della linguistica non italiana.

Primo cattedratico di Storia della lingua italiana(Firenze, 1938-)

Nel 1939 fonda, assieme a Giacomo Devoto, la rivistaLingua nostra (ancora attiva)

Ha un ruolo illuminato nella Commissione per l’italianitàdella lingua (1941-): promuove autista (vs. Chauffeur) e regista (vs. Regisseur) ma ammette bar, camion, film oltre a forestierismi adattati come folklore, tango ecc.