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M A R I A C A S T R O N O V O STELLE SEGRETE E QUIETE il mistero inedito della Divina Commedia 1

STELLE SEGRETE E QUIETE CASTRONOVO - Visione Alchemica · Questa è solo una fiaba che narra di tesori nascosti, e che, come tutte le fiabe, non ha altra spiegazione che il caso e

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M A R I A C A S T R O N O V O

STELLE SEGRETE E QUIETE

il mistero inedito della Divina Commedia

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ai compagni di viaggio

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Cara Lettrice Caro Lettore,

non si può trasformare in un libro austero quello che è accaduto per pura magia.

Questa è solo una fiaba che narra di tesori nascosti, e che, come tutte le fiabe, non

ha altra spiegazione che il caso e lo stupore. La sfida del gioco e la corsa anarchica

della fantasia.

E questo è solo l’inizio della fiaba della quale non Vi potrò svelare la

conclusione… perché questa appartiene a Voi. Ognuno di Voi scriverà la Sua.

Io ho fortunosamente pescato una mappa dentro un baule abbandonato in soffitta:

l’isola del tesoro è lontana per tutti, ma dalle mappe possono cominciare i viaggi e

nessuno può prevedere il loro traguardo. Potrete partire per i Caraibi o per i confini

della galassia, a vostro piacere… e la fiaba inizia da qui perché questa mappa… ve la

voglio proprio regalare.

E poi… non aprite questo libro pensando che sia solo un noioso saggio letterario,

ma leggetelo per quello che è: la cronaca di una avventurosa caccia al tesoro, come

realmente è stata, senza correre alle ultime pagine per vedere la soluzione perché vi

perdereste il meglio: le ipotesi, le congetture, gli indizi, le intuizioni, e, passo dopo

passo, le sorprese. E nemmeno pensiate che sia opera di fantasia: tutto ciò che è

contenuto in questo libro è solo dentro il testo del Poema dantesco, e in nessun altro

luogo.

Buon viaggio!

Maria

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1 L’istante del Tempo

LA NOTTE DEL DIECI DEL DIECI DEL DIECI…

Miserere di me, gridai a lui…

Domenica 10 ottobre del 2010, ore 22

La notte in cui dal fondo del baule è uscita la mappa.La data l’ho ricostruita dopo, a distanza di mesi. Come al solito ero distratta, anche

se date così capitano una volta all’anno, e solo nei primi 12 anni di un secolo, equindi il 10 del 10 del 10 una volta sola in cento anni.

Il giovedì successivo, il 14 di ottobre, avrei iniziato il mio corso annuale di LecturaDantis con la presentazione del Proemio.

Quella sera ho riaperto il Sapegno, sulla vecchia scrivania della vecchia prof.Da quando? Da quanto? Da un giorno di primavera del 1961. Rannicchiata sopra il

travertino di una finestra stretta - potevo permettermelo, avevo sette anni - affacciatasu un fazzolettino verde di bosso ortensie ed aspidistre, l’unico posto in cui aVenezia potevo sentire il profumo della terra bagnata.

Avevo rubato l’Inferno dal vietatissimo scaffale dei libri, un’edizioned’anteguerra, con la carta velina ancora preziosamente intatta a protezione dellacopertina, qualche miniatura delle tavole del Doré… il libro del mistero e di undivieto da trasgredire.

Nel mezzo del…Lingua difficile! Ho ancora nelle orecchie il rintocco delle ore della campana dei

Frari, il suono delle trombe basse e lontane delle barche nei canali, il calpestiofrusciante dei passi nella calle… Sono uscita dalla finestra per camminare fra leortensie, dentro un luogo che non mi apparteneva.

Intrusa all’inferno e intrusa nel giardino: doppia trasgressione, ottima giornata.

Dice Hillman1 che può capitare nei primissimi anni dell’infanzia di toccarequalcosa con la netta sensazione che quella cosa ci riguardi da vicino… lui dice che èla chiamata del dáimon, il sussurro lieve del destino, di una vocazione annunciata…

Infatti quando leggo Dante mi sento sempre un’intrusa, una che entra di soppiatto,ladra dilettante, elefante nella cristalleria.

Non mi sento mai degna di entrare dentro ciò che per SUA NATURA èinaccessibile.

La sera del dieci del dieci del dieci… gli ho chiesto di farmi vedere dentro i suoiversi qualcosa che non avevo mai visto, perché lo so che Lui è così: non rivela mai lestesse cose.

1 James Hillman, Il codice dell’anima, Adelphi

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Gli ho chiesto di farmi vedere le orme dei suoi passi smarriti: il tracciato vero,reale, concreto del suo lungo cammino notturno dentro la selva. L’esatta fotografiadel percorso che può rischiare di compiere chi si smarrisce. La Mappa del Dolorechiedevo… la sua precisa geografia, il suo territorio e i punti cardinali… per nonrischiare mai di metterci un piede, o per uscirne in fretta, caso mai avvenisse.

Più onestamente: per uscirne in fretta, visto che già era avvenuto.Lo so, adesso lo so: gli ho chiesto di svelarmi il nome dell’assassino, di indicarmi il

covo del Drago, la formula precisa per stanarlo… Quella sera non volevo letteratura:volevo una fiaba… e una formula magica per uccidere il Drago.

E’ vietato leggere così la Divina Commedia. Ma è anche vietato calarsi dallafinestra per entrare nel giardino del vicino. Il mio non è un dáimon per bene.

Se inorridite, riconosco appieno le Vostre buone ragioni.Non per mia difesa, ma per mia giustificazione mi appello al Canto XVII del

Paradiso…

… e s’io al vero son timido amico,temo di perder viver tra coloro

che questo tempo chiameranno antico.…

... e lascia pur grattar ov’è la rogna.Chè se la voce tua sarà molesta

nel primo gusto, vital nutrimentolascerà poi, quando sarà digesta.Questo tuo grido farà come vento,che le più alte cime più percuote…2

Dante espone a Cacciaguida le sue perplessità sulla missione indicatagli dall’avo:se scrivo tutto quello che ho visto saranno in molti ad offendersi. Ma se io non dicotutta la verità, saranno i posteri a negarmi la loro fiducia (non mi lasceranno viveretra di loro)… E lascia pure che i tuoi contemporanei si grattino – risponde il SaggioBeato – perché se la tua voce sarà molesta in prima battuta, più passerà il tempo piùdiventerà nutrimento vitale. Il tuo grido farà come fa il vento che percuote le cime piùalte…

Siamo noi le cime più alte… quelli che possono chiamare antico il tempo di Dante.Siamo noi che possiamo… dobbiamo sentire più forte il suo grido ed è lui stesso checi invita a considerarlo nutrimento di vita, e tutto il resto è letteratura.

La sera del dieci del dieci del dieci gli ho chiesto di aiutarmi a vivere e, forse,gliel’ho chiesto proprio come i bambini chiedono le fiabe, per provarne terrore econsolazione. Perché questo si vorrebbe facesse anche la vita. Atterrirci e consolarci.

La cosa strana è che Dante mi ha esaudita.

2 vv. 118-133

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2 In movimento

SOTTO ‘L VELAME DELLI VERSI STRANI…

“… così come raiadall’un, se si conosce, il cinque e il sei.”

Par., XV, 56-57

Guardare il testo come se non si fosse mai visto, è qui il trucco?Nemmeno quello che ti accompagna da decenni… e che canti a memoria nelle

classi per il gioco infantile di sentirti dire… ma professore’ la sa tutta a memoria laDivina Commedia???

E solo per poter rispondere… eh magari! solo qualche pezzetto da poter cantare quandosi è un po’ tristi…

No, nemmeno quello… Guardami, mi diceva, guardami come se fosse la primavolta…

O voi ch'avete li 'ntelletti sani,mirate la dottrina che s'ascondesotto 'l velame de li versi strani.3

Così nel Canto IX dell’Inferno una terzina impertinente ci fa sapere che la caccia altesoro è aperta, ma solo per gl’intelletti sani… Non sono certo io quella che puòmettersi in gara.

E guardiamo il testo come se fosse la prima volta…

Nel mezzo del cammin di nostra vitami ritrovai per una selva oscuraché la diritta via era smarrita.

Ahi quanto a dir qual era è cosa duraesta selva selvaggia e aspra e forteche nel pensier rinova la paura!

Tant'è amara che poco è più morte;ma per trattar del ben ch'i' vi trovai,dirò de l'altre cose ch'i' v'ho scorte.

Io non so ben ridir com'i' v'intrai,tant'era pien di sonno a quel punto

che la verace via abbandonai.

3 vv. 61-63

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Questi sono gli unici versi in cui Dante parla del suo smarrimento. Quasi fosse uncammeo minore, un brevissimo espediente per dar fuoco alle polveri.

Se penso solo a quanti oggi riescano a farcire risme e quinterni narrando la lorounica e originale e individuale e inimitabile depressione!

Ma posso ribattezzare così lo smarrimento?Con l’abusato vocabolo della modernità?Una buona quantità di manuali scolastici inducono gli allievi a credere

fermamente alla perdita della via del Bene e all’esperienza del Peccato… minimaliinformazioni facili da utilizzare per i test a crocette applicati anche a Dante, tipo…

Perché Dante si è smarrito?

- perché ha lasciato a casa il tomtom- perché ha perso la via del Bene ed è caduto nel peccato- perché non ha consultato la cartina

Se non ci credete andate a leggervi i test in qualsiasi libreria scolastica.Motivazione teologicamente (teologia cattolica) inconsistente: per peccare ci

vogliono piena avvertenza e deliberato consenso, ma Dante era pien di sonno in quelpunto: dimensione lontanissima anni luce dalle scelte avvertite e consapevoli.

Il Dolore ci coglie sempre impreparati e quasi sempre in totale assenza di nostrecomplicità.

Certo lo cor mi partedi cotanto dolore,

pensando il grande onoree la ricca potenza

che suole aver Fiorenzaquasi nel mondo tutto,ed io in tal corrutto,

pensando a capo chino,perdei il gran cammino,e tenni a la traversad’una selva diversa.

Sono versi di Brunetto Latini, il Maestro di Dante, che comincia così il suoTesoretto.

Il Tesoretto è il sussidiario su cui ha studiato Dante bambino, mandando amemoria parecchi brani.

Non manca nulla: dalla zoologia all’astronomia, dalla botanica alla storia allageografia alla teologia.

È la conoscenza dell’universo mondo narrata ai bambini in settenari a rimabaciata.

Ser Brunetto, ritornando dalla Francia verso Firenze incontra un suo studente chelo informa delle tragiche vicende fiorentine. Sopraffatto dal dolore perde il grancammino ed entra in una selva sconosciuta. Ma lui non trova le belve e Virgilio el’abisso infernale… Lui trova la Natura in persona che lo invita a scrivere di tutte lebellezze del Creato.

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Se chiudete gli occhi potreste anche vederlo un Dante di otto anni che lancia unapalla di stracci contro un muro tenendo il ritmo cantando settenari… ed io in talcorrutto tonf pensando a capo chino tonf perdei il gran cammino tonf…

Perché questo facevano i bambini del tempo antico prima di essere messi a cucciacon una playstation.

Vedete come sono i vecchi bauli abbandonati, gonfi di oggetti e cianfrusaglie edetriti di ricordi…? E la mappa del tesoro sta sempre in fondo in fondo in fondo…Dobbiamo condividere la fatica di svuotarlo e, nello svuotarlo, ci si smarrisce ancoradi più.

Ma poi, che fiaba è se non ci si perde in una foresta, o dentro il labirinto delle cosevecchie e abbandonate?

Accantonate il dagherrotipo di Dante che gioca… adesso c’è anche questo: Dantesconfitto, condannato a morte in contumacia, esule e pellegrino, che abbandona unaFirenze ancora più annientata di quella descritta da Ser Brunetto, che si sorprende adover estrarre dalla filastrocca dell’infanzia il presagio oscuro della sua disfatta. Ilfrutto di quella tragedia è il suo Poema.

Il Dolore ci coglie sempre impreparati.Dante non lo nasconde che dentro la selva l’ha trascinato un’immane valanga di

Dolore.Lo svela a modo suo, disseminando indizi, dettagli irrilevanti, fugaci simmetrie,

sottili analogie.Ce lo fa intuire con la raffigurazione delle tre belve, che gli impediscono la salita

del colle, che lo vogliono ricacciare nella selva… là dove il sol tace.Certo che lo possono far riprecipitare in basso loco: sono le stesse identiche

sovrumane forze che nella selva l’avevano incarcerato quando era pien di sonno.Toccato da un disegno di Grazia, di cui ancora non ha notizia, lui le può vedere

solo dopo la fine di quella notte trascorsa con tanta piéta… e così riconoscerneappieno la loro mostruosità.

Il dolore che ci procuriamo da soli: la Lonza.Il dolore che disseminiamo in noi e attorno a noi con la pretesa di poter

disprezzare controllare trasformare e distruggere il Mistero che ci ospita (chiamateloVita, chiamatelo Mondo, chiamatelo Dio… il risultato non cambia): il Leone.

Il dolore che ci portiamo gli uni contro gli altri armati e… carchi di tutte brame: laLupa.4

4 Le tre fiere sono solitamente interpretate come l’allegoria dei Sette Peccati Capitali enunciati nella teologiacattolica. Il loro tratto simbolico, quasi a livello letterale, lo si può anche rintracciare nella tradizione popolareche riconosce ai felini la loro spiccata sensualità (lonza), al leone la superbia, e ai lupi la fame insaziabile.A una più approfondita analisi si può rilevare che le tre fiere suggeriscono a Dante la geografia infernale - unavera e propria Geografia del Dolore – che organizza l’Inferno non solo nei Nove Cerchi visibili a tutti, ma anchein TRE precisi territori dominati dalle singole belve. Dal II al V cerchio (territorio della lonza) sono collocati idannati che, trascinati dalle loro passioni e dai loro eccessi, hanno fatto del male solo a se stessi (lussuriosi,golosi, avari, prodighi, iracondi, accidiosi). Al VI cerchio gli Eretici che hanno negato e disprezzato l’eternomistero della Vita (territorio del leone).Ancor più nel VII cerchio, suddiviso nei tre gironi dei violenti, dove si ha proprio l’impressione che le tre belveabbiano il loro domicilio: violenti contro il prossimo (lupa), contro se stessi (lonza) contro Dio e le sue cose(leone).Nel profondo abisso dell’Inferno (VIII e IX cerchio – le Male Bolgie e i Traditori) domina la lupa.Allo stesso modo, simmetrico ed opposto, si configura il Purgatorio: i Negligenti nel pentirsi di colpe contro ilprossimo (lupa), i Superbi della Prima Cornice (leone), fino alla Settima cornice (ancora transitando perinvidiosi, iracondi, accidiosi, avari e golosi, e quindi nel territorio della lonza) dei Lussuriosi che chiudonol’immaginario cerchio là dove l’Inferno era iniziato (V canto) con l’alta poesia di Paolo e Francesca.

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Dopo la comparsa delle tre fiere il Lettore (da quello più attento a quello piùdistratto) può percepire che quella trama lo sta coinvolgendo molto di più di quantopotesse sospettare.

Perché non può essere che quelle belve riguardino solo Dante: è l’eco del primoverso… l’eco della nostra vita che si ripresenta sotto un’altra forma.

In pochi attimi quelle belve neutralizzano i dati biografici dell’Alighieri Autore, eci restituiscono l’Uomo Dante, e noi con lui, travolti e minacciati dalla medesimavalanga, dal Dolore immenso dei suoi tempi, di ogni tempo, di questi tempi, il doloreche si prova quando si soffre per se stessi, ma ancor più per gli Altri.

C’è qualcuno che non sa quanto sentiamo vicino il fiato della morte dentro unaselva dolorosa?

Ma io volevo l’impossibile la notte del dieci del dieci del dieci: volevo contare isuoi passi, seguirli, spiarli… magari ripercorrerli a ritroso e salvarmi con pocodignitose, ma tanto rapide scorciatoie. Volevo la luna. Nelle fiabe si può.

Fosse davvero esistito un segreto, quello doveva per forza essere chiuso dentro leprime 4 terzine. E’ tutto lì dentro, il camminare inesausto e caparbio di una terribilenotte. E’ tutto in dodici versi… in 33 sillabe moltiplicate per 4.

Se voglio contare i passi mi servono i numeri… se voglio smascherare un tracciato,mi serve una linea… e allora mi servono dei punti… sempre numeri!… numerispeciali però, numeri sacri, numeri divini… quelli che sanno spiegare… come raiadall’un, se si conosce, il cinque e il sei.

Se si conosce Pitagora, se si conosce l’armonia perfetta del suo mondo tradotto incifre, se si conoscono gl’impronunciabili segreti della Sacra Tetrachtis… della SacraDecina.

Ho impiegato dei mesi per rendermi conto che la notte del dieci del dieci deldieci… notte unica dei Cento Anni… la Sacra Decina, come una nebbia morgana,era scesa dal Tempo scegliendo la mia casa.

Quando si dice la discrezione di un’antica e nobile Signora…

Totalmente trasfigurate, le fiere disegnano anche la Geografia della Salvezza nel Paradiso: dal Cielo di Mercurioal Cielo del Sole, gli Spiriti Attivi, Amanti e Sapienti ripropongono, cambiati di segno, tutti i tratti della lonzatraslati nella passione per l’Azione, per l’Amore, e per la fame di Sapienza, cibo dell’anima e non del corpo. DalCielo di Marte a quello di Giove gli Spiriti Militanti e Giusti trasfigurano i tratti della lupa nella lotta perl’Amore del prossimo e di Dio, e per la fame di Giustizia. Nel Cielo di Saturno i Contemplanti sono leoni splendidi e radiosi per l’Amor di Dio e delle sue cose.

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3 Il primo traguardo

DALL’UNO AL DODICI PASSANDO PER IL DIECI

Quando sei in cammino non tagliare alberi

Giamblico - Summa Pitagorica

Non è possibile sgombrar soffitte, svuotar bauli… in un battito di ciglia.Vedo trascorrere adesso nelle vostre memorie l’incubo dei traslochi andati, il

panico dei periodici smottamenti domestici, le inevitabili paralisi ritmate dai… lotengo? lo butto… e se poi mi serve…??? E l’infondato desiderio di accelerare il tempoperché nel tramestio convulso si ha la sensazione di poter trovare tra le cose smesse edimenticate qualcosa di prezioso…

Avevo chiesto a Dante di farmi vedere qualcosa che non avevo mai visto… staseradammi una carta buona… così gli avevo detto.

Quale oscura ragione mi confermava nell’idea che sarebbe potuto accadere?Non avrebbe dovuto essercene nessuna, ma ancora rovistavo incessantemente tra

le cose smesse e dimenticate.Una parabola Cassidica… mi è arrivata in mano, mi è tornata alla mente, chi può

saperlo? Ma la rileggo con Voi volentieri, il resto del baule dorme un altro po’.

“Quando avvertiva che la sventura stava per abbattersi sul suo popolo, il Baal-Schem Tovusava ritirarsi in raccoglimento in un dato punto del bosco. Ivi giunto, accendeva un fuoco erecitava al cielo una sua preghiera: e il miracolo si compiva, e la sventura era scongiurata.

Gli anni passarono. E toccò al suo discepolo, il Maghid di Mesritsch intervenire perscongiurare le sventure che via via, minacciose, si profilavano. In quei momenti il Maghid sirecava nel bosco e diceva. “Signore del cielo, prestami ascolto. Come vada acceso il fuoco nonlo so, nessuno me lo ha insegnato oppure l’ho dimenticato. Però la preghiera sono ancoracapace di recitarla, e credo che basterà”. E il miracolo si compiva,

Gli anni passarono, nubi cariche di sventura si addensavano. Dal suo ritiro nascosto nelbosco Rabbi Mosche Loeb di Sasow diceva: “Non so come vada acceso il fuoco, non conosco lapreghiera: perché nessuno mi ha insegnato il modo e le parole, oppure perché io stesso li hodimenticati. Però il luogo so come trovarlo, e forse basterà”. E ancora il miracolo si compiva.

Poi toccò a Rabbi Israel di Rižin scongiurare le minacce che incombevano sul suo popolo.Seduto su un pancaccio, si prese il capo fra le mani e mormorò: “Non so come vada acceso ilfuoco, non conosco la preghiera, non so più trovare quel punto nel bosco: niente di tuttoquesto so, nessuno me l’ha insegnato oppure l’ho dimenticato: Tutto quel che so fare, è tenerviva la memoria di questa storia: basterà?”.5

Adesso potete capire come mi sentivo, avrei voluto godere di questo privilegio: diricordarmi d’aver dimenticato. Che impagabile lusso sarebbe di questi tempi!

Non ricordarsi di COSA si è dimenticato, ma di AVER dimenticato.

5 Clara Sereni, Il gioco dei regni, Rizzoli

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Questa lenza sottile da lanciare nell’oceano dell’oblio potrebbe essere l’ultimapossibilità di contattare i sogni sommersi che ci hanno preceduti.

Resta aperto il quesito: l’abbiamo dimenticato noi o non ce l’hanno insegnato?È vero, il risultato apparentemente non cambia, ma se fosse vera la seconda ipotesi

s’insinuerebbe il sospetto di una colpa: chi ha tagliato gli alberi nonostante fosse incammino?

Questa è la ventesima raccomandazione (di 39) prescritta da Pitagora ai suoidiscepoli; Giamblico6 le chiama simboli perché è un linguaggio cifrato, ermetico, e ilsuo contenuto non va accolto nel senso letterale.

Anche se mi torna alla mente il racconto di un’amica sul cammino di Santiago, ilsole a picco e l’asperità desertica della Mesetas, il disperato desiderio di un’ombralieve, il miraggio di un albero… tu non puoi immaginare cosa darebbe un pellegrino checammina anche per un albero con due rami…

Noi, Voi… pellegrini di questa terra, umanità che incessantemente cammina…quante benefiche oasi d’ombra ci sono state usurpate?

Giamblico spiega così il simbolo: mai tagliare alle radici l’unica vera filosofia chepuò essere praticata, mai farsi vincere dalla tentazione delle filosofie che voglionospiegare ciò che muta ed è corruttibile nelle sue precarie e fugaci manifestazioni,perché

“… la filosofia che procede attraverso ciò che è incorporeo e intelligibile e immateriale edeterno, e che è sempre identico a se stesso… e non ammette mai né corruzione némutamento… solo questa filosofia è infallibile e stabile, e costruttrice di dimostrazionisolide e indeclinabili… Scegli questa filosofia anche perché è il CAMMINO verso la sapienza,nella quale tu non acquisirai dottrine spezzettate né contraddittorie, ma stabili e consolidatenel loro essere sempre identiche a se stesse per mezzo di una dimostrazione scientificaattraverso le MATEMATICHE e la contemplazione, il che significa: filosofa alla manierapitagorica. ” 7

Dove siamo finiti? Nello spazio del baule occupato dalle anticaglie buttate esepolte dal VI secolo a.C.

Ecco le cose più strane: sassolini, lenzuola che erano bianche e che ora soffrono diun giallo estenuato da 26 secoli, delle corde e dei pesi di bronzo per tenerle tese, unalira tarlata e muta… lo spettro di Pitagora (Samo, c. 575 a.C. – Metaponto, c. 495 a.C) èarrivato.

“Oggi, pigmei, non intendiamo di Dante che il verso e la prepotente immaginazione; maun giorno, quando saremo fatti più degni di lui, guardando indietro alle orme giganteschech’egli stampò sulle vie del pensiero sociale, andremo tutti in pellegrinaggio a Ravenna, atrarre dalla terra ove dormono le sue ossa gli auspicii delle sorti future e le forze necessarie amantenerci su quell’altezza ch’egli, fin dal decimoquarto secolo additava ai suoi fratelli dipatria.

E quando saremo fatti degni di Dante, troveremo oltre a quel segreto, nelle pagine ch’ei cilasciava, una lingua, quale oggi gli sfibrati scrittori che tengono in Italia il campo delle

6 Nato a Calcide in Celesiria (regione dell’odierna Siria) probabilmente tra il 265 e il 270 d.C. La sua Operaquindi si colloca all’inizio del IV secolo, ed è quanto di più completo possediamo attorno alla Vita e agliinsegnamenti di Pitagora. Fra Giamblico e Pitagora sono trascorsi quasi 800 anni. 7 Giamblico, Summa pitagorica, a c. di Francesco Romano, Bompiani, pag.459

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lettere, guasti da’ Francesi, guasti da’ Tedeschi, guasti da tutti e pure armeggianti adichiararsi indipendenti da tutti, neppure sospettano: troveremo una Filosofia, nazionaledavvero, anello tra la Scuola Italiana di Pitagora e i pensatori italiani… troveremo le basidi una Poesia, vincolo fra il reale e l’ideale, fra terra e cielo, che l’Europa, incadaverita nelloscetticismo e nell’egoismo, ha perduta: troveremo i germi d’una credenza che tutte le animeinvocano senza raggiungerla.”8

Così Giuseppe Mazzini nella Prefazione agli Studi Danteschi di Ugo Foscolo,pubblicati nel 1842.

Schola Italica: l’aveva definita così Aristotele… la Scuola Pitagorica di Crotone. E Foscolo fu il primo a rilevare il pitagorismo sostanziale e non formale del

Poema, inaugurando il percorso esoterico dell’esegesi dantesca.(Non lamentatevi: tutti i vecchi bauli sono molto disordinati.)Foscolo scoprì che Dante non è uno che si permette di tagliare gli alberi.Tutta l’Umanità cammina con Lui: pagana, cristiana, planetaria, passata, presente

e futura. La potente radicalità del suo ecumenismo può essere solo il risultato di unpensiero che procede attraverso ciò che è incorporeo e intelligibile e immateriale ed eterno.

(Se poi volete rovistare anche dentro la tarlata cassapanca dell’Occidenteincadaverito scettico ed egoista, vi lascio tutto il tempo che volete.)

Del formalismo pitagorico dantesco sappiamo quasi tutto, sfacciatamente essotericonel disegno del Poema: 3 cantiche, 33 canti, in TERzine di 33 sillabe, più un Proemioche fa 100, il quadrato del 10, la Sacra Tetrachtis, il quadrato della Perfezione.

Nessuno ci ha insegnato (o l’abbiamo dimenticato?) perché il 3 e il 10 fossero sacriper la Schola Italica, perché avessero addirittura il diritto agli altari - insieme ad altrinumeri - e fossero venerati, invocati e pregati come divinità.

Perché troppi Posteri hanno tagliato gli alberi, e perché i Posteri sono sempreindotti a pensare che chi li ha preceduti non può essere più intelligente di loro.

Perché dovrebbero essere sacri i numeri? Servono a calcolare, a misurare… per noimoderni i numeri sono solo cifre… e basta così.

A Pitagora non bastava: il numero era cifra calcolo e misura, ma anche armonia efilosofia.

Misura aritmetica – geometrica – astronomicaArmonia musicale – naturale – socialeFilosofia cosmologica – teologica – eticaTutti i segreti di questi 9 territori del pensiero astratto ed applicato erano ben

criptati dentro la Sacra Decina.E il numero del Calcolo - la cifra - diventa Immagine Simbolica quando nasconde

le conoscenze dell’Armonia e i Principi della Filosofia. L’opera di Arturo Reghini, I numeri sacri nella tradizione pitagorica, se amate

l’algebra, è la più completa dal punto di vista matematico: scoprireste per esempioche lo stesso Galilei ha dovuto ricorrere a un’equazione criptata nella Sacra Decinaper il suo studio sulla Caduta dei Gravi. Ma per spaventarci è sufficiente la sintesi diGiamblico:

8 Dalla Prefazione di Giuseppe Mazzini alla Commedia di Dante Alighieri illustrata da Ugo Foscolo, Londra,Pietro Rolandi, 1842

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“… dentro il 10 è contenuta in germe ogni cosa: numeri solidi e piani, pari e dispari e pari-dispari e numeri perfetti di ogni tipo, numeri primi e non composti, uguaglianza edisuguaglianza, nonché le dieci relazioni, numeri diametrali e sferici e circolari…”9

Dentro la Tetrachtis10 abitano anche gli accordi di ottava, quinta e quarta con iquali Pitagora stabilì le 7 note usando corde appese e tese con pesi di bronzo.

“… (Pitagora) riteneva che la musica contribuisce grandemente alla salute… ed esistevanoalcune melodie che erano composte per combattere le passioni dell’anima… i suoi stati discoraggiamento e di rimorso… per i momenti d’ira e d’impetuosità e per ogni distorsionedell’anima in preda a tali sentimenti…”11

Nella sua tunica di lino bianco, chiuso dentro una tenda di lino bianco… tenevalezioni parlando a discepoli (Uditori) che sedevano fuori dalla tenda: potevano soloascoltare senza porre domande. Gli Iniziati (scelti fior da fiore dopo anni - minimoquattordici - di osservazione) sedevano dentro col Maestro, a bassa vocesussurravano cose intorno agli impronunciabili segreti. Sacro il giuramento di nondiffonderli, pena la morte civile: alcuni discepoli spergiuri vennero cacciati, madentro il recinto della scuola venne costruito il loro sepolcro.

L’Immagine della Tetrachtis solitamente viene rappresentata dal triangolo checontiene un cerchio:

O

O O

O O O

O O O O

formata però da 10 sassolini (rìtmoi in greco e calcula in latino) che servivano – inassenza delle cifre arabe – a sostituire il numero, e l’unico possibile strumento dicalcolo era l’abaco. Viene anche chiamato Pentalfa Pitagorico, da panta=tutte le cose, ealfa=origine: l’origine inoltre si fonda sulla Sacra Tetrade, i primi quattro numericosmogonici secondo la loro somma (dal vertice alla base) 1+2+3+4=10.

Solo per i pochi Eletti a volte Pitagora la disponeva così:

O O O O O O O O O O

Dieci sassolini in fila, che diventavano 12 (la Sacra Dozzina) per gli Eletti ancorapiù eletti.

12, come i versi delle prime 4 terzine del Proemio.

9 Giamblico, op.cit., pag. 94310 Per la Sacra Tetrachtis i Pitagorici avevano coniato una preghiera: “Benedici a noi, o numero divino, tu da cui derivano gli dei e gli uomini, O santa, santa Tetrachtis, tu checontieni la radice, la sorgente dell’eterno flusso della creazione. Il numero divino si inizia coll’unità pura eprofonda, e raggiunge il quattro sacro; poi produce la matrice di tutto, quella che TUTTO comprende, cheTUTTO collega; il primo nato, quello che giammai devia, che non affatica, il sacro dieci, che ha in sé la chiavedi tutte le cose” (DANTZIG, Le nombre, Paot, Paris 1931, pag.127) 11 Giamblico, op.cit., pagg. 164-165

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Sì, i versi sono numerati… per individuarli, per nominarli, per citarli. Per noiPosteri sono le uniche motivazioni possibili.

Ma se Dante a questa innocua numerazione avesse sovrapposto anche il valorematematico, armonico e filosofico dei Pitagorici… che potrebbe accadere?

Per un Poema universalmente considerato insuperabile e inimitabile, non si puòsospettare una spericolata operazione per il suo incipit?

Un fiume sotterraneo, discretamente silenzioso, ha trasportato per secoli questiprincipi dottrinali, salvati da uomini che non hanno innalzato dighe, deviato acque,tagliato alberi; dai Platonici, agli orfico-pitagorici latini, a Virgilio, a Plotino, aglistessi Padri della Chiesa… fino a Dante che a questi segreti era stato iniziato findall’infanzia… e sapeva come raia dall’un, se si conosce, il cinque e il sei… come siirradia dall’1, il 5 e il 6.

Al 57° verso (5+7=12) del XV canto della Terza Cantica (57+15+3=75 → 7+5=12)vengono indicati sia gli addendi del 12 sia il principio pitagorico della potenzaemanatrice dell’1, che non è un numero, ma il motore che genera il TUTTO. Banalicoincidenze? Il CASO per Dante è sempre stato un elemento da non tenere MAI inconsiderazione…

So quello che temete: adesso dal baule saltano fuori tutti i valori esoterici dei primidodici numeri!.

Certo che SI’!

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4 Quello che Pitagora ha creato

VIA AUREA, VIA REGIA, VIA DIRITTA…

I numeri regnano sull’Universo

Pitagora

12 sassolini in fila costruiscono una linea diritta. Una diritta via che i Pitagoricidefinivano anche aurea o regia. Insomma, una strada veramente speciale.

La strada che disegna il cammino verso il TUTTO: un tracciato sapienziale cheguidava l’Iniziato in un lunghissimo percorso di disciplina, studio e contemplazione.

La disciplina del corpo, delle emozioni e delle passioni; del benessere fisico, vitalee spirituale. Lo studio e l’applicazione dell’aritmetica, della geometria e della logica;della grammatica, della dialettica e della filosofia; della poesia, della musica e delladanza; dell’astronomia, della cosmologia e della fisica (intesa alla greca come füsis,studio dei fenomeni naturali); della politica, dell’etica e della teologia.

E la contemplazione dell’incorporeo intelligibile immateriale ed eterno.

Vero che sembra di intravedere in un siffatto programma scolastico il sunto delsunto del sunto del poema dantesco? Strano pensare che possa essere esistita unascuola di questo tipo. E soprattutto che sia nata in Italia!

Probabilmente anni di duro lavoro e impegno e sacrificio anche per raggiungereun solo sasso, sotto la guida severa e indagatrice e giudicante del Maestro.

Insegnamenti e segreti sapientemente graduati e svelati secondo un preciso eindefettibile progetto matematico tutto chiuso dentro la decina (per pochi) e ladozzina (per pochissimi). Sì, state pensando la cosa giusta: Dante è fra i pochissimi.

Se è vero che i numeri regnano sull’Universo, regnano anche sulla nostra vita, netraducono i passaggi e l’evoluzione, possono anche decidere di fermarci o di farciprocedere, di farci andare dritti o di farci smarrire. La via dell’ascesi, la via dellasalita… in 10 numeri, così apparentemente breve e indolore…

Torniamo al baule.

SACRA TETRADE o Sacra Quaternità

I primi quattro numeri: la loro più semplice rappresentazione è quella geometrica.Dall’astrazione del concetto di PUNTO GEOMETRICO (1) alla RETTA (2) al

PIANO (3) e allo SPAZIO (4).

1. Il punto: O

2. La geometria della retta: O--------------------------O

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3. La geometria piana: ∆ con tre punti si delimita un piano

4. la geometria solida: con quattro punti si conquista lo spazio

Tutte le dimensioni geometriche sono contenute nella Sacra Tetrade. Ma essa costituisce anche le radici della Decina non solo perché la somma dei

primi quattro numeri dà 10, ma anche perché i primi quattro numeri sono i princípidelle proprietà del numero. L’1 della sua identità pensata per se stessa, il 2 della suadiversità e del suo essere già in rapporto ad altro, il 3 della singolarità del numero edel dispari in atto, il 4 del pari in atto… e la loro somma è il 10, quasi più in terminifilosofici che aritmetici.

Il perfetto 10 deve necessariamente radicarsi sulla forza dell’individualità (1), suquella della diversità per sé e in relazione all’altro (2), e su quella della potenzialità diagire in un senso (3) o nel suo opposto (4).

Ricordatevi di questa astrusa riflessione pitagorica la prossima volta checonsiglierete a un amico di entrare in analisi per sapere chi è, il perché non sta benecon se stesso e con gli altri, ma soprattutto per capire cosa gli impedisce di fare dellescelte.

Se poi riuscite a visualizzare in un amen le tonnellate di libri di psicanalisiprodotti nel XX secolo e dintorni, forse riuscite anche a immaginare perché i discepolipiù dotati impiegassero una decina di anni solo per dominare i segreti dei primiquattro numeri.

E adesso forse sospettate anche perché i Pitagorici… da Socrate a Platone… daVirgilio a Dante… da Marsilio Ficino a Leonardo da Vinci a Giordano Bruno aGalilei – solo per citarne alcuni – siano sempre stati tipi strani.

Ma la radice forte sta nella Sacra Triade e nella perfezione del numero 3, e percapirla non potete usare la cifra araba, ma dovete mettere tre sassi in fila:

O O O

Inizio, divenire, fine… se preferite: partenza, cammino, traguardo.Di cosa? Di TUTTO. Di un viaggio, di una giornata, della vita, di un’azione - farsi

un caffè o inviare un e.mail -, di un progetto, di un’opera… di una Creazione, vostrao di qualsiasi altro.

Un due tre, e si comincia di nuovo… un due tre, il Grande Valzer della DivinaCommedia terzina dopo terzina, il Valzer della Vita, azione dopo azione. Che siapitagorico o viennese non importa: il ritmo di Dante è il Valzer della Sacra Triade,anche se ancora non so dove ha messo i piedi, ma prima o poi me lo dirà.

Volete saperlo un segreto? Se un po’ per gradi nel vostro giorno imparate aritmare l’unduetre in ogni cosa che fate, e provare gioia al terzo sasso nella pienaconsapevolezza del traguardo raggiunto… una volta o l’altra riuscirete anche adivertirvi.

(Vi sto svelando uno dei precetti di Pitagora: ai discepoli chiedeva questo, di nonaddormentarsi mai prima di non aver esaminato tutti i gesti della giornata e di

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individuare quanti fossero andati a buon fine, quanti avessero raggiunto il terzo sasso. Incaso positivo DOVEVANO addormentarsi serenamente. Allo stesso modo, alrisveglio, prima di alzarsi dovevano progettare tutti gli unduetre della giornata peraffrontarli con determinata e cosciente volontà, analizzando tutti i limiti e tutte lepossibilità per il successo. Era vietato agitarsi scomporsi e scalmanarsi alla suascuola: compostezza e calma, modi misurati ed eleganti… non risate ed urla, masorriso e sussurro; niente eccessi prefigurandosi progetti immani da non portare atermine, ma fare poco e concluderlo bene… chi non era così non era accettato alla suascuola).

Fin da bambini – ma nessuno ve l’ha insegnato o l’avete dimenticato – siete entratiin possesso del Mistero della Sacra Triade: ogni volta che pronunciate il numero 4 lastate venerando. QUA-TER in latino vuol dire ancora tre, e allo stesso modo in grecoTETRAS arriva da te-treis che vuol dire ancora tre.

Che significa tre sassi e poi ancora tre sassi… sempre così all’infinito, i numeri perPitagora procedono per triadi: dall’uno al tre → dall’Origine alla Creazione, dalquattro al sei → dalla Materia al Cosmo, dal sette al nove → dal Mistero alla Potenza–Dùnamis (3² = 9), dal dieci al dodici non ve lo posso ancora dire.

SACRA TETRACHTIS o Sacra Decina

Ora che possedete gli elementi essenziali della Tetrade, esamineremo alcuni aspettidella simbologia di tutti i numeri fino al 10.12

1. Intelligenza. Inizio. Istante del tempo. Vita. Veniva chiamato anche Hestia (laVesta dei Latini), perché, come questa divinità femminile alimenta il fuoco inun braciere circolare posto al centro della casa, l’1 trova la sua dimora in uncubo infuocato che sta al centro dei quattro elementi (fuoco, aria, terra,acqua), li genera e li alimenta. L’1 è anche l’Equilibrio perché sta sempre alcentro, cioè nel mezzo delle cose.

2. Divenire. Andare o passare attraverso. Movimento. Audacia. Sventura(perché conosce il dolore della separazione). È chiamato anche Erato (Musadel canto corale e della poesia amorosa e lirica, sempre raffigurata con la Lirae il Plettro, invocata dagli antichi aedi all’inizio del loro canto). Appartiene adEros e ne subisce l’assalto amoroso, come il 2 subisce quello dell’1 generando daquesta unione tutti i rimanenti numeri.13

3. Traguardo. Compimento. Perfezione. Ma anche Indomabile e Instancabile(non smette mai di creare). E Assennatezza e Prudenza, cioè quella virtù degliuomini che agiscono con correttezza rispetto al presente e con la previsione del futuroe secondo l’esperienza acquisita dal passato: così la prudenza contempla in qualchemodo le tre parti del tempo, sicché anche la conoscenza si svolge in funzione del 3. IPitagorici chiamano il 3 Pietà e perciò il nome 3 deriva da tremare, cioè temere equindi essere cauti.14 (Nel Proemio dantesco è la LUPA, la TERZA belva, che faTREmare le vene i polsi e per la quale chiede miserere, PIETA’, allo spettro diVirgilio).

12 Tutti i significati simbolici sono tratti da Giamblico, op. cit.,cap. La teologia dell’aritmetica13 op. cit. pag. 85514 Giamblico, op. cit., pag. 859

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4. Materia, tutto ciò che è stato Creato: i 4 elementi (fuoco acqua terra aria) enell’aria il 4 si espande creando la Geometria Solida.

5. Giustizia. Civiltà. Il mondo organico e vegetale. Vita vegetativa dell’anima.Enumera il quinto elemento, l’Etere, che separa la Terra dal Cielo, e quindiviene anche chiamato Unione e Luce. Più precisamente, in quanto Luceindica il lampo mediatico e misterioso dell’Intuizione.

6. Ordine. Perfezione. Integrità delle membra. Unione d’amore. Salute.Incudine. Resistenza. La figura geometrica corrispondente è il Cerchio, che èirradiato da sei segmenti che si incrociano al centro a forma di stella. Inoltre il6 è protetto da Afrodite.

7. Numero venerabile, veniva chiamato settade, perché anch’esso, come il 3, il 4e il 10, delimita un ciclo (Triade, Tetrade, Settade, Decade). Numero venerando,perché la provvidenza di Dio, creatore del mondo, produsse tutti gli enti traendo ilprincipio e la radice della loro generazione dall’Uno primogenito, giacché l’universoprocede a impronta e immagine della suprema bellezza, e poiché egli poneva laperfezione e la conclusione del realizzarsi della sua opera creativa nella stessa decade,dio creatore del mondo dovette necessariamente considerare il 7 come un suostrumento e come il nesso più dominante e la forza che assumeva il suo propriopotere creativo 15… Strumento di Creazione, quindi, e dominava i principivitali, i cicli lunari, quelli femminili, le età della Vita, la dentizione, lemalattie… Sommando il 7 con i numeri che lo precedono si ottiene 28, igiorni del ciclo lunare diviso in 4 fasi di 4 settimane… il ciclo delle maree,della proliferazione dei molluschi, della fecondità delle semine e dei raccolti,per cui era anche chiamato il Foraggiere. E’ protetto da Atena perché è anchestrumento dell’ Intelligenza Razionale, Illuminata e Speculativa: numerofilosofale.

8. La panarmonia: i cieli sono nove, i cieli delle sette sfere celesti più il cielo delleStelle Fisse e il cielo Cristallino detto anche Primo Mobile; quindi 9 sfere e 8intervalli, intesi dai Pitagorici anche come accordi armonici, per cui l’8 producel’armonia di tutto l’Universo. È un numero soave, dedicato a Euterpe,l’ottava Musa preposta alla Musica. Il Bene Perfetto. La Grazia Divina.

9. Il numero 9 è il più grande tra i numeri inferiori a 10 e costituisce il LimiteInsuperabile, per cui viene anche chiamato Orizzonte e Oceano. È l’UltimoNumero perché enumera e contiene e domina i Nove cieli che sono tuttol’Universo conosciuto, e perché il 10 non è altro che il ritorno all’1 e neperpetua tutte le proprietà come ben conosce Dante quando nel Convivioscrive… dal diece in su non si va se non esso diece alterando cogli altri nove e conse stesso.16 Dedicato a Tersicore, Musa della danza, perché il 9 dirige e fa girarecome un coro - di danzatori - la ricorrenza e la convergenza dei rapporti numerici,come se da un certo punto finale si muovessero verso il centro e quindi versol’inizio…17 :verso l’1. Perfettissimo numero perché 3 volte 3: è la potenza, laDünamis dell’atto creativo che conclude un ciclo, iniziandone un altroall’Infinito per cui è detto anche Progetto. Per tre volte tre, esso domina ilPassato, il Presente e il Futuro. Non dimentichiamoci che per i Pitagorici ilfilosofico 3 è l’Infinito, la Triade Instancabile nella perpetuazione della

15 op. cit. pag. 91516 Convivio, 2, XIV, 317 op. cit. pag. 941

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Creazione. Perché in ogni istante l’Universo è sempre in potenza PuraCreazione. La somma dei numeri che precedono il 9 dà 36, e quindi 3+6ancora 9, ma 36 è anche uguale a 4x9 = il Creato (4) moltiplicato per la suaPotenza (9). E Nove sono le Muse - storia, commedia, tragedia, poesia,danza, musica, astronomia, retorica, eloquenza – che indirizzano sostengonoe proteggono gli Atti Creanti dell’Umanità. (Ecco, dal baule appare lei,Beatrice, il numero 9 della Vita Nova, conosciuta a 9 anni, rivista a 18…apparve a me una mirabile visione, nella quale io vidi cose che mi fecero proporre dinon dire più di questa benedetta infino a tanto che io potessi più degnamente trattaredi lei. E di venire acciò io studio quanto posso, sì com’ella sa, veracemente, sì che, sepiacere sarà di Colui a cui tutte le cose vivono, che la mia vita duri per alquanti anni,io spero di dire di lei quello che mai non fu detto d’alcuna. E poi piaccia a colui che èsire della cortesia che la mia anima sen possa gire a vedere la gloria della sua donna,cioè di quella benedetta Beatrice, la quale gloriosamente mira nella faccia di Colui“qui est per omnia saecula benedictus”18. Al termine della Vita Nova, Dante fasolenne promessa di scrivere un’opera per la donna della sua anima, e di dire dilei ciò che non fu mai detto per nessun’altra… per Beatrice, sì, il 9: Potenza diEterna Creazione. (Non vi sussulta il cuore solo a pensarci?)

10. Cosmo. Cielo. Tutto. Destino. Eternità. Forza. Fiducia. Necessità. Atlante. IlConsapevole, proprio perché non può sfuggirgli un grammo dell’UniversoIntero. Può essere pensato - oltre ai numerosi procedimenti aritmetici che virisparmio e che ovviamente comprendono anche 10 allaⁿ - come il 9+1: ilCreatore che guarda il suo Creato e che ne contempla non solo la Potenza chel’ha generato ma anche ciò che In Potenza lo può trasformare. Il gesto delPittore che si discosta dalla tela che ha appena dipinto, la legge, la contempla,la scruta progettando le altre che verranno… Per questo i Pitagorici lochiamano Il Consapevole e Intelletto Contemplativo.

Vorrei provare a convincervi che non si tratta di una Smorfia per mentiaristocratiche.

Tutto ciò che l’oblio dei secoli si è divorato è tutto quello che ricordo di averdimenticato… come faceva Pitagora a convincere i giovani discepoli, per esempio,che il 2 non può essere il doppio dell’1? E che il 6 è il primo vero numero? Quello chenelle scuole viene ancora spacciato come il fragile balbettio degli antichi, un po’magico e un po’ infantile, è il pilastro su cui poggiano duemila anni di mondo,duemila anni di Umanità.

Per noi Moderni e Civili non è più concesso di poter pensare razionalmentel’Invisibile.

L’1 irradia… il 5 e il 6, diceva Dante, ma il 5 e il 6 non sono irradiati allo stessomodo: c’è un come per l’uno e un come per l’altro. L’1 è il contenitore di tutti i numeri,è l’Infinito in potenza e in essenza, e quindi non può essere la metà del due: la diade ègenerata dall’1 ed è uguale all’1, e non lo raddoppia; come per mitosi l’1 va verso ilcompletamento di sé procedendo attraverso il 2 e raggiungendo il 3. Se preferitepensare alla clonazione, il risultato non cambia: l’1 il 2 e il 3 sono una unica entità, purformando una Triade di tre entità. I Padri della Chiesa Romana non riuscirono a farea meno del pagano Pitagora per riuscire ad enunciare il dogma del Dio Uno e Trino.

18 Dante, Vita Nova, cap.31

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E anche il Concilio di Trento (1545 -1563 d.C.) ripropone nella preghiera del Credo illinguaggio Pitagorico:

Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima ditutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, dellastessa sostanza del Padre; per mezzo di lui ( attraverso lui ) tutte le cose sono state create.Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio.

Non è un’inutile digressione rovistare nel baule alla ricerca di un dogmacattolico… a tutti è stato insegnato a scuola che Dante ha usato il 3 nel suo Poema perancorarsi alla misteriosa perfezione della Trinità. Guardatela adesso con gli occhi diPitagora nell’immagine sottostante, e tutto ciò che è dogmatico e inattingibile eInvisibile, diventa perfettamente intelligibile e rappresentabile.

Traduzioneirriverente: quelli chenoi consideriamo iprimi tre numeri o leprime tre cifre, dalpunto di vista dellametafisica pitagoricanon sono altro che tretempi chiusi inun’unica battuta,

praticamente il segmento minimo dello spartito di un valzer. Il 4, lo ripeto, è solo un’altra volta il tre perché sempre per triadi si procede.Il 5 si irradia dall’1 come giustapposizione (somma) di Diade e Triade (2+3)

oppure della Tetrade e della Monade (4+1): viene chiamato Unione, Legge, Civiltà eGiustizia proprio per questo, perché è generato nella Tetrade ma costituisce anche ilBilanciere, il Fulcro, il punto d’Equilibrio dei primi 9 numeri sacri. (In fondo gli uniciveri numeri, perché col 10 si ritorna all’1).

O O O O O O O O O

Il 6 invece è il prodotto di Diade e Triade (2x3), è il primo numero perfetto (ugualealla somma dei suoi propri divisori - 1, 2, 3 - escluso se stesso) e inaugura la secondametà della Tetrachtis. E’ il numero del Cerchio, della Bellezza dell’Ordinedell’Universo: kòsmos e kosmé, dicevano i Greci. Protetto da Afrodite perché Unioned’Amore, e non soltanto Unione giustapposta per sommatoria combinazione comequella del 5.

Pure le relazioni matrimoniali dentro la Decade? Sì, pure quelle. Vengono prese in considerazione anche le Costituzioni degli Stati, se vi

interessano proprio le minutaglie del baule: se il 7 è lo strumento della creazionedivina, la Carta Costituzionale è lo strumento umano della creazione dello Stato, peressere perfetta deve essere fondata sul numero 7… no, non bastano sette articoli… lascorciatoia non vale!… Ma ci vogliono sette cardini ben precisi ed equidistanti, e seiintervalli armonici in perfetto accordo… come le 7 note sul pentagramma. (Oggi in Italiava di moda definirli contrappesi, ma… ma che siderale distanza dalla Bellezza!) …

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Sette sono le Stelle che avvolgono la Terra coi loro sette Cieli, Luna Mercurio VenereMarte Sole Giove Saturno.

La Tetrachtis è una Cosmogonia, un grande racconto che può essere letto mutandodi volta in volta il Protagonista, ma mantenendo fermi i valori (numerici, e non fittizie precari). Il personaggio principale può essere Dio, ma anche la Materia, i minerali, ivegetali, gli animali e gli Uomini… un singolo individuo, la storia della sua anima…ma anche uno Stato, o l’Umanità tutta… Su tutto l’Universo regnano i numeri: comepesci immersi nel loro Oceano, li respiriamo senza accorgercene.

Giamblico si ferma al numero 10: un Iniziato di lusso – conquistato il 10 – avevapercorso correttamente la Via Diritta. Giunto alla Consapevolezza poteva chiamarsifuori dal Dolore e dalle Passioni, dalle Armi e dalle Ferite, dalle Paure e dalleColpe… aveva conquistato la FORZA del Tetragono (della Tetrachtis) e potevaOSSERVARE - … ricordate che siete solo degli osservatori, diceva Pitagora ai discepoli…- il tutto completamente indenne dai colpi della sorte e dalle follie del mondo.

Quanto coraggio ci vuole per diventare un 10?

“Ma il precetto più grande di tutti in rapporto al coraggio è quello di proporre come scopopiù importante di preservare e liberare l’intelletto da tutte quante le pastoie e le catene che lofrenano fin dall’infanzia, senza di che non è affatto possibile né apprendere né scorgere nulladi sensato né di vero, qualunque sia la facoltà sensitiva con cui si operi. L’intelletto infatti …vede tutto e intende tutto, e tutto il resto è sordo e cieco. A un intelletto che sia statopurificato di tutto il resto e reso capace di applicarsi a vari studi mediante iniziazionimatematiche, viene come secondo compito, a quel punto, quello di instillargli e comunicargliqualcosa di proficuo e di divino, di modo che non provi sbigottimento quando si allontanadalle cose corporee, né, accostandosi agli incorporei, distolga il suo sguardo a causa del loroassoluto fulgore, né volga la sua attenzione alle passioni che inchiodano l’anima al corpo e vela conficcano, ma sia assolutamente inflessibile nei confronti di tutte le passioni che …portano l’anima verso il basso: esercitarsi in tutte queste cose ed elevare la loro anima: inquesto consisteva la loro pratica del coraggio. Ecco quello che dobbiamo stabilire quale provadel coraggio di Pitagora e dei Pitagorici.”19

La Via Diritta. La Via dell’Ascesi, la Via che porta l’anima verso l’alto… peccatoche ci abbiano tagliato gli alberi, che nemmeno come Uditori possiamo accostarel’orecchio alla tenda bianca e percepirne i sussurri… che parole usavano per liberarele teste dalle pastoie e dalle catene?… con quali discorsi si disegnava il dolorosomestiere della vita? Con quale gesto si indicava l’uscita di sicurezza? E poi… gliassoluti fulgori degli incorporei… sembra già di stare con Dante in Paradiso…

Gli Iniziati di extralusso potevano salire al 12. Il 12 si incardina sul numero 7, cadeall’interno della Tetrade ed è il prodotto di 4 x 3, e la somma di Tetrade e Triade dà 7.

Somma del Creato e del Creante, somma di tutto ciò che l’Uomo sa di se stesso e diciò che il Creante sa di Sé e dell’Uomo. Dal baule esce una menorah… il candelabro asette bracci di cui Dante fa un uso sfarzoso, a dir poco, nel XXIX canto del Purgatorio.La tradizione ebraica vuole che siano sette perché lo sguardo di Dio, che tutto vede,può rivolgersi in sette direzioni: est, ovest, nord, sud, sopra, sotto… e dentro di te.

19 Giamblico, op. cit. XXXII, 228, pag.251

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Non si sa quanti Pitagorici abbiano raggiunto il 12… si sa che uno solo l’haraccontato: Dante.

All’11 l’anima si RISVEGLIA ed è in grado di staccarsi dal corpo vivo, e al 12raggiunge l’Unione con Dio, condividendone, oltre ad altri segreti, anchel’immortalità e lo sguardo nelle sette direzioni.

… giunsil’aspetto mio col valore infinito…20

Valore numerico = infinito: diventai immortale.

Nel suo profondo vidi che s’internalegato con amore in un volume,

ciò che per l’Universo si squaderna.21

Nella profondità di quella luce vidi tutte le cose dell’Universo, passate, presenti efuture.

Vidi tutta la potenza del 3 (inTERna) manifestarsi nel 4 (sQUATERna).

Per i Pitagorici è la Palingenesi: unirsi a Dio, non post mortem, ma da VIVI. Unirsi aDio, Assimilarsi all’Assoluto, e vedere tutto.

“… ma, tralasciando ogni sottigliezza, per parlare brevemente, l'obiettivo della Commediae di questa cantica consiste nell'allontanare i viventi, durante la loro esistenza, dallo stato dimiseria spirituale, per condurli alla salvezza.”22

Così si esprime Dante nella Lettera a Can Grande della Scala che accompagnava ilsuo regaluccio - la Cantica del Paradiso - al Signore di Verona.

Durante la nostra esistenza, unirsi a Dio e vedere tutto. Ah, finalmente… la…Dal 10 al 12, adesso ve lo posso svelare → dalla Consapevolezza (10),

all’Illuminazione del Risveglio (11), alla VERITA’ (12).

Tanto sono solo parole, addomesticate, rese innocue, imbelli… ceneri di anticheubbie.

Non può più esistere nella Civiltà delle Grandi Comunicazioni Democratiche…l’esoterico… che per lo più viene confuso con le pratiche dell’occulto, perché impastoiarei vocaboli è una delle nostre più riuscite operazioni.

Dottrina da mantenere segreta e da poter rivelare solo a pochi iniziati… questo vuol direesoterico.

Ogni uomo serio deve con grande cura evitare di dare mai in pasto le cose serie, scrivendosu di esse, all'invidia e all'incapacità di capire degli uomini.23

20 Par. XXXIII, 80-8121 ibidem, 85 – 8722 Dante Alighieri, Lettera a Can Grande della Scala, 1523 Platone, Epistola VII

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Così si esprimeva Platone, e non perché un sapere esoterico fosse da considerareuno strumento di prestigio o di potere, ma solo perché avrebbe turbato le anime e lementi degli indifesi. Si vive oggi nella convinzione che tutto brilli alla luce del sole,tutto si sa e tutto è messo a disposizione… quanti biologi ci raccontano come si fa adalterare il DNA, quanti fisici ci spiegano come è fatto un reattore… quanti matematicici svelano come si fa a far crollare le borse applicando le leggi dei numeri all’altafinanza? Esistono manuali del fai da te in queste materie?

Ma i vostri insegnanti di Economia vi insegnano a falsificare un bilancio? Con questa domanda i miei allievi futuri ragionieri cominciano a sospettare che

ancora a questo mondo esiste ciò che può essere detto e ciò che NON PUÒ esseredetto.

Un matematico del secolo scorso disse che la prima guerra mondiale è statacontrollata dai chimici, la seconda dai fisici, e che la terza la faranno i matematici…speciale guerra, non si sprecano soldi negli armamenti, si ricava denaro, e soprattuttoè inutile dichiararla…

Non sapevate ancora nulla del sapere esoterico finalizzato al gioco al massacro?Ma le cose serie di cui parlava il Pitagorico Platone riguardavano la conquista della

Sapienza, la sconfitta del Dolore, il traguardo della Felicità. Adesso riuscite anche adare un preciso nome a chi ha voluto tagliare gli alberi… a chi ha dato fuoco allascuola pitagorica di Crotone, a chi ha carbonizzato i matematici, a chi ha condannatoa morte Dante, a chi ha arso vivo il pitagorico Bruno… a chi rastrella le Borse perripagare il furto col furto… a chi trasforma le scuole e le università nel grande circodell’analfabetismo di andata e di ritorno… provate a chiamarli lupi e vedrete che iconti tornano.

Chi mi dà il coraggio di dire queste cose? La mappa che mi ha regalato Dante, e chegiace ancora nel fondo del fondo del baule.

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5 L’intuizione

CRONACA DI UN GIOCO E DI UN MISTERO

Come in alto, così in basso.Proverbio ermetico

Sappi che sei un altro mondo in miniatura e hai in te Sole e Luna e anche le stelle.

ORIGENE, Homiliae in Leviticum, 5,2

La notte del dieci del dieci del dieci non avevo le articolate nozioni che vi hoesposto… ricordavo solo una sommaria definizione dei valori esoterici della Decade:l’azzardo di cui le notti si nutrono, la sfida infantile che avevo lanciato a Dante,l’improvviso sospetto che ai numeri dei versi avrebbero potuto corrispondere i valoriattribuiti da Pitagora… l’eco lontana di una frase di Borges… nel libro di Dante non c’èuna parola priva di giustificazione…24 forse solo il desiderio di improvvisare un giocoper passare il tempo: tutto questo insieme… e non ne so ancora dare unaspiegazione.

Ma avevo dei numeri, il progressivo tracciato lineare dei versicome Dante li ha disposti… una linea, ecco… questo è il film diquella notte.

Ci vuole una matita, un righello, è solo un gioco… dodici sassiin fila… Perché ti sei perso se dodici sassi in fila sembranoun’autostrada? Hai fatto avanti e indietro clamorosamentesbagliando i caselli d’uscita?

Meccanicamente disegno una linea con 12 valori positivi e 12negativi… no, togliere lo zero. Si può partire solo dall’uno… dall’unsi raia…

Una specie di termometro, una linea verticale davanti a me… 11numeri in su, 11 numeri in giù… e l’uno al centro.

Un gioco: se il valore della tappa non è quello diritto si scende …se il valore è giusto, si sale… è solo un gioco, caro il mio Dante, nelcuore della notte mi piace l’idea di poter davvero seguire i tuoipassi, avanti e indietro, mentre ti perdi… e poi nemmeno so sesono valide le regole del gioco… sarà poi vero che ogni versonasconde il messaggio pitagorico che appartiene al numero che gli spetta?

Inchiodo la matita sul punto 1… l’Origine di tutto… Colui che sta nel Mezzo,l’Istante del Tempo, la Vita… Nel mezzo del cammin di nostra vita… Il verso rispondealla domanda quando?… l’1 sta proprio in mezzo al mio termometro e l’1 è la Vita…

24 Jorge Luis Borges, Saggi danteschi, Prologo

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Che strana coincidenza! Abbiamo vinto il giro, ma siamo ancora fermi, l’uno è sololo starter: come raggiungo il 2? Il 2 è il Divenire, il mettersi in cammino, l’andareattraverso… per una selva oscura… quel per secondo me ha un valore positivo, unmoto attraverso luogo, non ti sei dato per vinto, hai continuato a camminare…raggiungo il punto 2 verso l’alto e collego il segmento con una mezza luna.

Il 3… questo è facile, è il traguardo… i primi tre numeri insegnano all’uomo iltempo dell’azione e della cre-azione: inizio divenire fine, inizio divenire fine… comeun valzer… unduetre… il segreto del lavoro e del suo compimento per inaugurarneun altro… ma la diritta via era smarrita.

Ma il 3 è anche la Prudenza… quella virtù degli uomini che agiscono con correttezzarispetto al presente e con la previsione del futuro e secondo l’esperienza acquisita dal passato.Riporto la spiegazione di Giamblico perché, nella sua accezione negativa, mi sembrala più sintetica ed esaustiva definizione di SMARRIMENTO.

Gente che non sa da che parte prendere il presente, che non prevede il futuro, chenon fa tesoro del passato… ma non vi sentite inghiottiti da una selva di smarriti???

Altro che traguardo… si precipita al meno tre! E si scende sotto zero, pardon,sotto l’uno.

Come si arriva al numero 4? Conquistato il tempo dell’azione, al quattro siapprende la terza dimensione, ci si muove nello spazio… è la leggerezza, la fluidità…l’anima che pretende il suo respiro, il primo tentativo del volo… ah quanto a dir qualera è cosa dura… cosa dura? Geniale semantizzazione acrobatica della geometria solida?O solo un casuale cortocircuito lessicale? Comunque totale opposizione semanticaalla leggerezza: si scende a meno quattro, un’altra mezza luna fra il 3 e il 4.

Il 5 è l’ingegno: aggiungere la forza del pensiero a quella delle braccia e dellagambe, l’espansione magica dell’uomo vitruviano e leonardesco, la mente versol’infinito, oltre lo spazio e oltre il tempo… ma è anche la vita vegetale, e la Legge e laCiviltà… esta selva selvaggia e aspra e forte… non ci siamo, Civiltà e Barbarie sioppongono, si va a meno cinque.

Il 6 è l’ingegno che irradia il suo ordine, i sei diametri del cerchio che fannoesplodere una stella, è la luce radiosa che salda l’uomo al suo coraggio di tentaretutte le strade del sapere, di pretendere l’ordinato svelamento delle leggi (il numeroche insegna che si è nati per seguir virtute e conoscenza)… ma è anche l’integrità dellemembra, la salute, la Forza dell’Incudine su cui si forgia il ferro… Che nel pensier rinovala paura. La paura è il totale disordine del cuore, della mente e del corpo, si precipitaa meno sei.

Il 7: nessun ingegno può misurarsi col 7. E’il mistero di tutti i misteri, il segreto ditutti i segreti, l’inspiegabile, l’insvelabile… Lo strumento che Dio ha usato per crearela VITA… Tant’è amara che poco è più morte… Mi viene il dubbio che Dante non si siaperso: sta solo precipitando in un abisso senza fondo. Un’altra mezza circonferenzatra meno sei e meno sette. Ne sono certa: la morte È il contrario della vita… ma nonso perché continuo a fare un gioco così poco serio.

Il numero 8: anche questo è facile, è il numero della Perfezione, è il numero delBene e della Grazia.

Ma per trattar del ben ch’io vi trovai… non si precipita più: un volo altissimo versopiù otto…

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Il 9: la dünamis, la potenza, il progetto; è la tappa incui l’anima pitagorica deve cominciare a progettarel’elevazione verso Dio, ma anche quella che appartienea ogni Creatore nel momento in cui indirizza la suapotenzialità verso l’oggetto da creare.

Dirò dell’altre cose ch’i v’ho scorte. Nulla di meglio diun tempo futuro per indicare un progetto, si sale anove, con un’altra mezza luna.

Il 10: la potenza congiunta al principio generante: èil Creatore che ammira il suo Creato. La tappa cheinsegna la Consapevolezza.

Io non so ben ridir com’io v’entrai… Più inconsapevoledi così… la matita corre inesorabile a meno dieci.Allora è vero! Le orme… il tracciato dei passi smarritidi Dante si disegnano sul foglio… io so che nessuno liha mai visti prima di me, e anche se i segni sonoimprovvisati e infantili… restituiscono angoscia eterrore.

Il numero 11: l’Illuminazione, il Risveglio delloSpirito

Tant’era pien di sonno a quel punto… Era un gioco,come lanciare i dadi al Giro dell’Oca… e avrebbe

dovuto uscirne solo un ridicolo pasticcio… e adesso come faccio a dire che puòessere soltanto un caso?

Si va giù, ancora giù, a meno undici.Il 12: Pitagora aveva le idee chiare. Consapevolezza e Illuminazione

conducono allo Svelamento della Verità.Che la verace via abbandonai… gli ultimi passi di Dante in fondo al pozzo.

Meno dodici.

Sono le tre e mezzo del mattino… ripasso con gli occhi il tuo viaggio, è il disegno chelasciano le mosche sopra i muri d’agosto. Si sta inverando di Te una fisicità che hosempre creduto irraggiungibile… mi riconosco nei tuoi segmenti impazziti, nell’andaree venire, nel salire e cadere… Per appartenere di più alle tue strade sbagliate,distrattamente le ricompongo, con la matita chiudo le mezze lune, ne faccio cerchi goffi einfantili..

Otto cerchietti, un po’ vicini un po’ distanti, hanno un’aria famigliare… otto cerchisu una retta… metto il foglio orizzontale… uno è perfettamente al centro… sei asinistra uno a destra, è qualcosa che conosco… ma cosa?

Sette cerchi… Meccanicamente fermo l’ago di un compasso nel mezzo del segmentofra l’1 e il 2, puntandolo progressivamente nel mezzo di tutti gli altri segmenti… Esplodonocirconferenze concentriche. La TERRA al centro e i sette cieli che la incoronano.

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Eccola la selva dove hai perso ipassi… la mappa tolemaica sistaglia perfetta sul foglio.

MARTE, isolato e ben armatonel cielo alto, ti sta chiamandoalla guerra.

Usando parole… solo 4terzine e 12 versi… (laquaternità, dicono i pitagorici, èla fonte dell’eterno ordine dellecose…) hai disegnato l’Universo.Sai che oggi la chiamerebberoimmagine subliminale? Ma nonè questo che mi interessa ora…Ti ho solo prestato una matita,ho ascoltato i Tuoi versi… e io,che sono un’emerita imbecille dinumeri e di sfere, ora vedoapparire tutto il sistema solaretolemaico sopra un fogliomalamente schizzato. 25

Tutto l’Universo conosciuto nel 1300… fino all’ultimo pianeta: Saturno.

Se il Poema si apre criptando l’Universo… ma come si può chiudere il Paradiso?

Non ho il coraggio di controllare, ci penso un giorno intero, ci vuole la spinta di una caraamica a buttarmi nell’impresa. È la Prova Somma: se il Paradiso non restituisce la stessamagia è stato solo un gioco infondato e pazzo, forzato e casuale.26

25 Maria Castronovo, Leggere Dante: cronaca di un gioco e di un mistero, Ellin Selae, rivista letteraria, pag.14,100° numero: completato il ventisette dicembre duemiladieci, nel giorno di San Giovanni Evangelista26 ibidem

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6 Il cerchio si chiude

COME PINTURA…

in tenebrosa parteche non si può mostrare

né dar diletto di color né d’arte.Dante Alighieri, Rime, XC

Ricordo che in quelle ore mi misi alla ricerca di un qualsiasi elemento che potessesmentire il disegno apparso sul foglio, e solo grazie a un semplice meccanismo -totalmente autonomo e insospettabile - che aveva operato in completa assenza dellamia volontà. Su dozzine di fogli ho ridisegnato linee, ripresi i punti, ricontati i cerchi,le sfere, i cieli… il risultato non cambiava mai. Ho davvero sperato nell’inconsistenzadella scoperta quando la lettura della fine del Poema mi ha messo davanti 13 versi enon 12… il Paradiso si conclude con 4 terzine caudate: la coda di un tredicesimoverso. La simmetrica armonia pitagorica veniva a cadere, i 12 sassi della via dirittanon avrebbero dovuto diventare 13!

“L’anima di ogni uomo ha solo una missione da compiere: quella di andare a vedere Dio.” E’ un Verso Aureo attribuito a Pitagora. Ma chi riesce a vedere Dio… lo può

raccontare, lo può descrivere. Dio deve irrompere per forza come il Soggetto Totaledentro la parabola del 12 umano… e farsi 13, diventare un 13, trasfigurandosi nellasua matericità, così come l’uomo si trasfigura nel suo indïarsi, nel suo trasumanar… il13° verso è la dovuta restituzione dell’Umanità all’Infinito che l’ha generata…all’Amor che move il Sol e l’altre stelle. Questo Amore è origine e fine, unica regia emotore della fatica umana contenuta nel 12. Mi arrendo: Dante non sbaglia mai! Eallora ho sperato che i versi del Paradiso non fossero stati scritti rinviando ai valorimetafisici del numero pitagorico. Ormai era il gioco stesso a dettare le sue regole:non avrei dovuto alterare i valori utilizzati per i 12 versi del Proemio.

Per la seconda volta mi attendeva un traguardo inimmaginabile.

Qual è 'l geomètra che tutto s'affigeper misurar lo cerchio, e non ritrova,

pensando, quel principio ond'elli indige,tal era io a quella vista nova:veder voleva come si convenne

l'imago al cerchio e come vi s'indova;ma non eran da ciò le proprie penne:se non che la mia mente fu percossa

da un fulgore in che sua voglia venne.A l'alta fantasia qui mancò possa;

ma già volgeva il mio disio e 'l velle,sì come rota ch'igualmente è mossa,

l'amor che move il sole e l'altre stelle27.27 Paradiso, XXXIII, 133 – 145

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Dante qui si trova davanti alla visione di Dio e al Mistero della sua Trinità. Dentroil secondo cerchio vede la nostra effige, e il suo volto perfettamente inscritto econtenuto dentro l’arcobaleno, dentro l’iride infinita, del Cristo. Non riesce acomprendere come quell’immagine umana possa collocarsi dentro l’infinità divina: aldi là di ogni limite, con tutte le sue forze… si concentra per tentare di capire…

Come il geometra che tutto si concentraper trovare la quadratura del cerchio, e non riesce,

anche pensando tanto, a trovare la formula che gli manca,così ero io davanti a quella vista nova:

volevo vedere come riusciva ad adattarsil’immagine del mio volto al cerchio divino e come potesse collocarvisi;

ma non poteva il mio ingegno volare così in alto:se non che la mia mente fu colpita

da un lampo di luce per mezzo del quale ciò che la mente voleva avvenne e sicompì.

Ma io non posso tradurlo in parole;ormai volgea tutto il mio desiderio, tutta la mia volontà

così come una ruota che è mossa da moto costante uniformel’Amore che muove il sole e l’altre stelle.28

Il tredicesimo e ultimo verso è Dio, ma gli altri dodici insistono sul valoresapienziale del numero pitagorico? Criptano un’altra mappa?

È un caso che il primo verso citi il geometra, e che Pitagora sia conosciuto come ilGeometra per antonomasia?

È l’uomo che si accinge al lavoro, che si concentra sulla madre di tutte le scoperte –la quadratura del cerchio – : è l’origine di un atto creante.

È l’1 pitagorico. Si parte.Il 2. Per misurar lo cerchio e non ritrova… suona come un’eco lontana del secondo

verso del Proemio… mi ritrovai per una selva oscura…. Il Divenire del per, la sinceraaspirazione al raggiungimento di un traguardo: si sale al 2.

Il 3. Il traguardo. Non si risolve la quadratura del cerchio. Bersaglio mancato, siscende a meno 3.

Il 4. La conquista dello spazio. La leggerezza. Ma …tal era io a quella vista nova…come il geometra: bloccato e sconfitto. Si scende a meno 4.

Il 5. L’ingegno. Tutto il mio ingegno era concentrato a tentar di capire… vedervoleva come si convenne… comprendere la Legge che avrebbe potuto spiegare questoMistero… perché il 5 è anche Legge. Si scende a meno 5.

Il 6. L’imago al cerchio e come vi s’indova… Il cerchio corrisponde al numero 6 per iPitagorici. Ma è anche sacro ad Afrodite perché Unione Perfetta d’Amore. È giàdifficile poter comprendere quell’Amore che ha portato Dio a farsi Uomo, ma comediventa ancora più arduo capire il percorso simmetrico e contrario: quello di vedere

28 da intendere: ormai l’Amore che muove il sole e l’altre stellegià volgea tutto il mio desiderio, tutta la mia volontàcosì come una ruota che è mossa da moto costante uniforme.

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se stessi, e l’umanità tutta, perfettamente inscritti dentro il cerchio del Figlio! È unsegreto irraggiungibile, pur essendone al cospetto. Si scende a meno 6.

Il 7. Per quanto geniale, la sola forza dell’Uomo non può penetrare il Mistero (il 7pitagorico).

Ma non eran da ciò le proprie penne… Si scende a meno 7.L’8. Il Bene e la Grazia. Tutta la forza

della Divina Grazia ci vuole per innalzare lamente umana… Se non che la mia mente fupercossa… Si vola a più 8!

Il 9. E tutta la sua Potenza. Volontà divinae volontà umana, progetto divino e progettoumano si incontrano in un’esplosione diLuce. Da un fulgore in che sua voglia venne…Si sale al 9.

Il 10. All’alta fantasia qui mancò possa… Èl’eco sottile del decimo verso del Proemio: ionon so ben ridir com’i’ v’entrai… Pur alta esublime, la fantasia… la folgoranteilluminazione (dal greco phainein: mostrare→ ciò che a noi si mostra per inspiegabilemiracolo) che gli ha svelato l’Arcano delMistero… non trova parole… o forse, piùsemplicemente, non può più esseresostenuta. È una consapevolezza, ma èineffabile: la Suprema Rivelazione delMistero, l’istante ultimo dell’estasi

immortale… copre (alla lettura) il tempo materico di un verso e lo spazio di 11 sillabe,ma nella mappa nascosta contiene tutto il tempo psichico durante il quale Danteripercorre interamente tutta l’orbita di Giove: si scende a meno 10 e si continua ilpercorso verso l’alto fino a toccare il numero 11: il Cielo di Saturno. Krónos, dio delTempo, cattura Dante nella sua orbita in senso orario e lo capovolge in senso anti-orario.

L’11. … ma già volgea il mio disio e il velle… L’Illuminazione. Il Risveglio. La NovaVita. Tutti i miei desideri, tutta la mia volontà ormai erano nelle Sue mani (dentro laSUA volontà, dentro i SUOI desideri), e li dirigeva e li muoveva a Suo disegno… …Come si può rimanere indifferenti nel vedere materializzato e concretizzato neldisegno della mappa… questo incredibile capovolgimento: una vera e propriainversione ad U dentro gli spazi siderali! Queste sublimi 11 sillabe che gli fannopercorrere tutta l’orbita delle Stelle Fisse… centinaia di migliaia di anni-luce per noimoderni che abbiamo imparato a misurare tutto ( e forse a com-prendere poco…) eche lo fanno approdare

al 12. Al primo Mobile. Alla Verità. A Suo disegno li muoveva… e MI muoveva, dimoto costante e uniforme, in ordine e in armonia, fonte suprema di Beatitudine alcospetto dello svelamento della Verità…

Il 13. …e del supremo infinito eterno desiderato Amore.

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Dante crea la struttura fisica delParadiso in sostanziale accordo conl'astronomia classica e le acquisizionidel suo tempo. Intorno alla terrastanno, così, nove cieli concentrici,costituiti di materia: i primi settecontengono i pianeti, l'ottavo contienele Stelle Fisse, il nono è il cielocristallino o Primo Mobile. Il PrimoMobile, inoltre, l'ultimo dei cielimateriali e tuttavia invisibile dallaterra, essendo il cielo più vicino a Dio, èil più grande e il più veloce, e ha lafunzione di imprimere agli altri cieli ilmovimento rotatorio che è in essodeterminato dal desiderio di Dio. Ildecimo cielo è l'Empireo, sede effettivadi Dio e dei beati. Esso non è un cielomateriale, come i precedenti nove, ma è costituito da luce ed amor (Pd. XXVII,112) esolo amore e luce ha per confine (Pd. XXVIII, 54).

E questo è ciò che si apprende in tutti i manuali che spiegano le geografiedantesche… ma così non l’avevo mai visto! Non soltanto perfettamente disegnato daiversi di Dante, ma addirittura trasformato nell’immagine didascalica di se stesso.

Pensate pure alla pellicola non ancora prodotta, al film più hollywoodianopossibile, agli effetti speciali più strabilianti… ebbene nulla di tutto questo puòcompetere con la sublime perfezione di questa mappa nascosta. Il tesoro piùinimmaginabile sepolto nel baule.

Il suo disegno segue la stessa meccanica di quello criptato nel Proemio, solo che siparte dal cielo della Luna. Al sesto cielo, il cielo di Giove, e all’ottavo verso… se nonche la mia mente fu percossa… Dante riceve la sua folgorazione: banale sottolineare chespetta a Giove il potere della Folgore?

Con il nono verso da un fulgore in che sua voglia venne si chiude l’orbita di Giove,ma Dante, nel tempo minimo che spetta all’intervallo fra due versi, precipita dalpunto più alto raggiunto nella sua estasi… all’alta fantasia qui mancò possa…

Da dove precipita? Verso dove? L’indizio è celato nella preghiera di San Bernardo che inaugura il XXXIII del

Paradiso.La celebre Lauda che inizia… Vergine Madre, Figlia del tuo Figlio… contiene anche

la supplica del Santo per Dante: è Bernardo che intercede perché sia concessa questaGrazia a un mortale: di poter alzare gli occhi verso l’ultima salute.

Poter vedere Dio, ma non basta: altre due richieste necessarie vengono precisatedal Santo: che gli sia permesso per qualche istante di diventare immortale perchésolo in questa forma può avvicinare Dio… perché tu ogni nube li disleghi di suamortalità co’ prieghi tuoi, sì che ‘l sommo piacer li si dispieghi (31-32). (…perché tu – Maria– con le tue preghiere possa scioglierlo dalle nubi della sua mortalità in modo che ilSommo Piacere gli si dispieghi…).

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E la terza richiesta riguarda la sua salvezza mentale:

Ancor ti priego, regina… che conservi sani, dopo tanto veder, li affetti suoi. (34-36)

Sì, avete letto bene: che quest’uomo non diventi pazzo, che non perda la ragionedopo tanto veder…

Vinca tua guardia i movimenti umani…(37)

Solo la Santa Vergine può diventare la guardia della fragilità di un mortale: la suadifesa estrema, il Miracolo.

Quello che SanBernardo aveva previsto,accade sotto i nostri occhial decimo verso delle 4terzine che chiudono ilParadiso.

Dal SUBLIME(etimologicamente sub-limen, ciò che sta sotto ilconfine al quale giungonoi nostri occhi… Il sublime èsemplicemente l’inizio delterribile che molti di noiappena sopportano, dicevaRilke…), dall’ESTASISUPREMA, dall’estremovolto della VERITA’…qualche divinità deveproteggere i mortali. Forseè questo l’istante in cui Dante ha rischiato di non conservare sani gli affetti suoi…precipita, precipita come se rivedessimo la scena di Odissea nello Spazio in cui il corpodell’astronauta viene inghiottito dai siderali abissi.

Il Miracolo avviene, la Guardia Divina interviene, lo riprende per i capelli, loriconduce all’orbita salvifica, restituisce Dante a se stesso.

All’undicesimo verso… ma già volgea il mio desio e il velle… è risalito dall’abisso.Disegna l’orbita di Saturno, attraversa il Cielo delle Stelle Fisse, e nel nono cielo, nelPrimo Mobile, dal quale deriva per divina volontà desiderio e amore tutto il motoarmonico e rotatorio dell’universo - dai pianeti all’Uomo si potrebbe dire ora - …proprio qui - al dodicesimo verso - si inscrive la metamorfosi di Dante in rotach’igualmente è mossa… e l’Empireo (… che solo Amore e Luce ha per confine29) - altredicesimo - esplode di tutto quell’Amore che lo informa.

Finalmente anche noi VEDIAMO quell’Amore che lo volge, lo avvolge, lo involge,lo capovolge… lo prende fra le braccia come si fa con i bambini spaventati,uniformemente cullandoli e amorosamente evitando dolorosi sbalzi e ulteriorisussulti… lo cattura nell’orbita di Saturno e lo fa trasvolare dentro le costellazioni. E

29 Paradiso, XXVIII, 54

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nel nono cielo lo restituisce a una nuova materia di sé, a una Vi(s)ta Nova… CelesteSfera ordinata dentro il Cosmo ordinato, veramente rinato Angelico e Mortale.

Fino ad ora, nessuna esegesi degli ultimi versi del Paradiso è stata più precisanello svelarne i significati che ci vengono - letteralmente - visualizzati (ah! Civiltàdell’Immagine! E’ per questo che Dante ce la restituisce oggi?) da questa mappa.

Per questo motivo il dodicesimo verso doveva per forza cadere dentro il PrimoMobile, e allora regalatevi questo volo orbitale, ruotate la mappa sotto i vostri occhi,percorrete anche voi milioni di anni luce ruotando di moto costante uniforme.

Beatitudine Pura generata da una divinità che non ha un nome perché puòpossederli tutti, ma alla quale di diritto appartiene il tredicesimo verso, traguardoultimo (per tutti i pensieri religiosi che l’Umanità ha creato) in cui risiede la VERITA’.

L’Amor (il numero1, l’origine) che move (il numero 2, il movimento) il sol e l’altrestelle (il numero 3, la Creazione). Dio… o Sacra Triade… o Santissima Trinità… o

AMORE… scrive Dante nella Canzone XC:

sanza te è distruttoquanto avemo in potenzia di ben fare,

come pintura in tenebrosa parte,che non si può mostrare

né dar diletto di color né d’arte.

Senza AMORE i nostri progetti finiscono nel nulla… come un disegno nascostonelle tenebre che non si può mostrare a nessuno, e nessuno può trarre piacere daisuoi colori e dalla sua bellezza.

Anche questi versi sembrano acquistare oggi un rinnovato senso… ora che si sache la pintura nascosta in tenebrosa parte esiste davvero, da 700 anni esiste, e nonsepolta in un baule, ma, come la lettera rubata di Edgar Allan Poe, sapientementenascosta nel luogo più visibile a tutti.

Ma vi svelo un altro segreto, del quale, per altro, vi sarete già accorti: non sipossono disegnare completamente le due mappe sopra un foglio normale.

Tutti i versi costituiscono un’orbita planetaria (attenzione: nella loro doppianatura… quella per la quale sono generati da sillabe e quella che semanticamenteinvia alla reale dimensione dell’orbita), per esempio fra l’8 e il 9, nel cielo di Giove…nello spazio di un centimetro si dovrebbe scrivere l’intero endecasillabo… da unfulgore in che sua voglia venne… e così per tutti gli altri versi. Non basta un foglio dicarta… se volessimo veramente scrivere i versi nella loro materica e terrenalunghezza ci vorrebbe una piazza!

Per questo confido in tutta la forza immaginifica della vostra FANTASIA: chiudetegli occhi ed estendete il disegno per tutta l’area che sarebbe necessaria a contenerloscrivendo i versi nella loro sferica integrità, o, se volete… catturate i versi rispettandola loro seconda natura… ed estendetelo all’Infinito.

Chiudete gli occhi… e volate!

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7 Strumento di creazione

LE GRIGLIE PITAGORICHE DEI VERSI

Queste griglie riassumono visivamente il percorso criptico dei versi e il loro valorenumerico-filosofico in chiave pitagorica, e sono il punto di arrivo del primordialetermometro tracciato per gioco all’inizio di questa avventura.

Ho chiesto un calcolo a un matematico: quante possibilità ci sono di potercostruire le mappe tolemaiche in questo modo… e cioè che nella prima sia isolato ilpianeta Marte nel cielo alto (dio della musica e della guerra, complice divinità cheincita il pellegrino smarrito al Canto, al Lavoro e alla Lotta)… e che nella secondainvece il cielo alto sia regalmente - e di diritto - occupato dai grandi Padri Divini:Giove, Saturno, Urano (Stelle Fisse) e l’ultimo indeclinabile Amor che move…

Risultato: una sola possibilità su 120 per la prima, e una sola su 130 per la seconda.

E adesso che sapete tutto della forza vitale e filosofica dei numeri pitagorici, poteteanche intuire perché queste mappe siano tornate alla luce di questa Terra nel decimogiorno del decimo mese del decimo anno del terzo millennio.

E non pensiate che sia letteraria finzione: avvenimenti, circostanze e testimoni asua dimostrazione… si sprecano.

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P R O E M I O

Lo svelamento della VERITA’ 12

L’Illuminazione – Il Risveglio dello Spirito 11

L’intelletto contemplativo – La consapevolezza– Il Creatore che guarda il suo Creato

10

La dünamis – L’orizzonte – Il progetto – Illimite insuperabile – Il sublime

9 dirò dell’altre cose ch’i’ v’ho scorte.

Il Bene perfetto – L’amore – La panarmonia –La Grazia

8 Ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai

Strumento di creazione – Mistero della Vita –Numero venerabile - Intelletto e Luce

7

Il mondo inorganico – Il Cosmo – L’armoniadell’anima e l’integrità delle membra - Cerchio

6

Il mondo vegetativo e organico – L’Ingegno -La semidivinità – La salute – La civiltà – La Legge

5

La terza dimensione – Lo spazio – Lageometria solida – L’aria – La leggerezza

4

Il traguardo 3

L’attraverso - Il divenire 2 mi ritrovai per una selva oscura

NEL MEZZO DEL CAMMIN DI NOSTRA VITA1. Inizio. Nel mezzo delle cose. Istante del Tempo. Vita

L’attraverso - Il divenire 2

Il traguardo 3 che la diritta via era smarrita.

La terza dimensione – Lo spazio – La geometriasolida – L’aria – La leggerezza

4 Ahi quanto a dir qual era è cosa dura

Il mondo vegetativo e organico – L’Ingegno - Lasemidivinità – La salute – La civiltà – La Legge

5 esta selva selvaggia e aspra e forte

Il mondo inorganico – Il Cosmo – L’armoniadell’anima e l’integrità delle membra – Cerchio

6 che nel pensier rinova la paura.

Strumento di creazione – Mistero della Vita –Numero venerabile - Intelletto e Luce

7 Tant’ è amara che poco è più morte.

Il Bene perfetto – L’amore – La panarmonia –La Grazia

8

La dünamis – L’orizzonte – Il progetto – Il limiteinsuperabile – Il sublime

9

L’intelletto contemplativo – La consapevolezza– Il Creatore che guarda il suo Creato

10 I’ non so ben ridir com’i’ v’entrai

L’Illuminazione – Il Risveglio dello Spirito 11 tant’era pien di sonno a quel punto

Lo svelamento della VERITA’ 12 che la verace via abbandonai

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PARADISO – CANTO XXXIII

13 l’amor che move il sole e l’altre stelle

Lo svelamento della VERITA’ – Palingenesi (davivi assunti in cielo)

12 sì come rota ch’igualmente è mossa, (orbita completa del Primo Mobile)

L’Illuminazione – Il Risveglio dello Spirito 11 ma già volgea il mio desio e il velle, (chiude l’orbita di Saturno capovolgendo il

senso di marcia da orario in anti-orario, e necompie una completa nel Cielo delle Stelle Fisse)

L’intelletto contemplativo – La consapevolezza– Il Creatore che guarda il suo Creato

10 all’alta fantasia qui mancò possa; (mezza orbita verso l’alto - apre l’orbita di

Saturno)La dünamis – L’orizzonte – Il progetto – Il

limite insuperabile – Il sublime9 da un fulgore in che sua voglia venne.

Il Bene perfetto – L’amore – La panarmonia –La Grazia

8 se non che la mia mente fu percossa

Strumento di creazione – Mistero della Vita –Numero venerabile - Intelletto e Luce

7

Il mondo inorganico – Il Cosmo – L’armoniadell’anima e l’integrità delle membra - Cerchio

6

Il mondo vegetativo e organico – L’Ingegno -La semidivinità – La salute – La civiltà - La Legge

5

La terza dimensione – Lo spazio – Lageometria solida – L’aria – La leggerezza

4

Il traguardo 3

L’attraverso - Il divenire 2 per ritrovar lo cerchio e non ritrova

QUAL E’ IL GEOMETRA CHE TUTTO S’AFFIGE1. Inizio. Nel mezzo delle cose. Istante del Tempo. Vita

L’attraverso - Il divenire 2Il traguardo 3 pensando, il principio ond’elli indigeLa terza dimensione – Lo spazio – La

geometria solida – L’aria – La leggerezza4 tal era io a quella vista nova:

Il mondo vegetativo e organico – L’Ingegno -La semidivinità – La salute – La civiltà – La Legge

5 veder volea come si convenne

Il mondo inorganico – Il Cosmo – L’armoniadell’anima e l’integrità delle membra – Cerchio

6 l’imago al cerchio e come vi s’indova:

Strumento di creazione – Mistero della Vita –Numero venerabile - Intelletto e Luce

7 ma non eran da ciò le proprie penne:

Il Bene perfetto – L’amore – La panarmonia –La Grazia

8

La dünamis – L’orizzonte – Il progetto – Illimite insuperabile – Il sublime

9

L’intelletto contemplativo – La consapevolezza– Il Creatore che guarda il suo Creato

10 All’alta fantasia qui mancò possa; (mezza orbita verso il basso)

L’Illuminazione – Il Risveglio dello Spirito 11

Lo svelamento della VERITA’ - Palingenesi (davivi assunti in cielo)

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8 Il Bene e la Grazia

O ANIMAL GRAZIOSO E BENIGNO

che visitando vai per l'aere personoi che tignemmo il mondo di sanguigno…

Inferno, V, 88-90

Resta aperto un problema: a che serve una mappa se non si può conoscere il luogopreciso al quale si riferisce?

Temo che il vecchio baule non abbia ancora esaurito tutto il suo compito e che ciserva ancora del tempo per poter raggiungere il suo fondo, semmai fosse possibileraggiungerlo. So quello che state pensando… che il modello tolemaico già per se stessoè un luogo, anzi è proprio il luogo di tutti i luoghi: il Cosmo conosciuto e codificatoda millenni fino alla Rivoluzione Copernicana. E che dovrei accontentarmi di questoprodigio, di questo dono inedito e prezioso tornato alla luce come un reperto discavo archeologico e che ci restituisce completa la genialità di un Poeta che coniando25 endecasillabi - e quali! - ha occultato per due volte l’Universo.

La palese bellezza di questa acrobazia ci lascia stupiti e appagati fino a quandonon arriva impertinente la domanda di tutte le domande… perché?

Perché nascondere sotto i versi ciò che da sempre sta davanti agli occhi di tutti? Anche i più distratti almeno una volta nella vita hanno incrociato un’immagine

della geografia dantesca maturando la certezza che null’altro può essere se non ilModello di Tolomeo.

Perché rendere invisibile ciò che è visibile? E perché queste pinture in tenebrosa partehanno dormito un sonno di settecento anni?

Nessun amico di Dante era stato messo a parte di questo segreto? Non si èdivertito Dante a condividerlo con i suoi fidatissimi? Con Can Grande, per fare unnome… o con i figli… e se così fosse stato, a tal punto fedeli al silenzio da relegarlenell’oblio? Perché?

Un gioco, un criptoglifo (non so perché, ma mi piace battezzarlo così), un capricciodi Poeta… esauriente come risposta dentro la notte di sette secoli?

Mi tremano le vene e i polsi nel tentar l’azzardo d’altre risposte ed ecco perchéfermamente credo che ogni Lettore abbia il diritto di raccontarsi da solo la fine diquesta storia, ma non so che darei per entrare dentro il cuore di Dante con tutta lafulminea sapienza che appartiene a Francesca quando lo saluta nel quinto cantodell’Inferno.

O animal grazioso e benignoChe visitando vai per l’aere perso

Noi che tignemmo il mondo di sanguigno.Se fosse amico il re dell’universo

Noi pregheremmo lui per la tua pacePoi ch’hai pietà del nostro mal perverso (88-93)

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Non lo conosce, non l’ha mai visto, ma le bastano due battute per spogliare laVerità della sua anima. Per emanazione della Divina Sapienza della quale anche idannati hanno notizia? O per sua spiccata intelligenza femminile?

Al verso 88 – mi va bene tutto, anche che fermamente vi opponiate appellandovi alpotere supremo del Caso e delle Coincidenze –… al verso 88 Francesca declina duevalori metafisici e pitagorici dell’8: Grazia e Bontà. E quindi il verso andrebbeinterpretato così: io so che tu sei un’anima viva perché ancora chiusa in un corpovivo (animal) sulla quale vegliano la Grazia e la Bontà di Dio. Ma so anche che comeUomo stai sperimentando la disperazione, disperatamente cerchi Pace (noipregheremmo lui per la tua pace) e te la meriteresti perché possiedi la forza e la virtùdella Pietà, di una Pietà Totale (oggi qualcuno direbbe senza se e senza ma) che nonesclude nemmeno coloro che hanno deliberatamente scelto la via del Male e delDolore (poi ch’hai pietà del nostro mal perverso).

Nessun altro dannato sa catturare il cuore di Dante come Francesca, nel senso chesolo lei ha il potere di comprenderne la natura (pietosa e disperata) e il destino(divino). Per vedere ancora l’anima di Dante svelata nella sua più nascosta interioritàoccorre attendere Beatrice.

Uso il numero 88, l’indizio di Francesca, così come Teseo ha usato il filo diArianna: ancora una volta ha ragione lei, non si può fingere di non sapere che Danteha costruito i suoi criptoglifi utilizzando il codice di Pitagora.

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LEGGERE

Voi mi state leggendo ed io sto scrivendo sperando solo di indovinare la giustamagia che serve per farmi capire.

Mi è venuto in mano un relitto di cianfrusaglia, che trappole mefitiche i bauliabbandonati! Vecchio ciarpame ministeriale di indicazioni metodologiche edidattiche applicate al fantasma della scuola italiana col probabile intento di farladiventare ancora più fantasma. Sappiano i Docenti che LEGGERE e ASCOLTAREsono abilità PASSIVE, e che SCRIVERE e PARLARE sono abilità ATTIVE.

Correvano gli Anni Novanta e ci precipitammo a redigere programmazioni pienedi passivi e di attivi (in seguito raggiungemmo anche i debiti e i crediti… quando sidice la possente vendetta del Verbo!).

I manuali di grammatica, se non fossero stati dismessi insieme ai poli siderurgici,avrebbero potuto affermare il contrario: leggere, ascoltare e scrivere sono verbitransitivi (attivi e passivi) e parlare (tranne l’uso impersonale del si parla di o del si èparlato di) è solamente attivo.

Per solitaria vendetta infilai nella programmazione il verbo LEGGERE comeindicatore di valutazione. Il Preside, contrariato, volle informarmi che TUTTI aquindici anni sanno leggere!

Mi rifiutai di perder tempo a spiegargli che fra il COMPITARE e il LEGGEREintercorre l’abisso. Compitare: vocabolo espunto, estinto, scomparso, l’unico chesarebbe in grado di rispondere alla vexata quaestio… perché la gente in Italia leggesempre meno? Semplice, perché non sa compitare.

Eppure ci furono tempi in cui certo ser Alighieri – non remunerato da Ministeridell’Istruzione, ci mancherebbe! – si permetteva di istruire adulti e sapienti monarchisulla difficile arte della Lettura.

Perché leggere è un’arte, e, come tutte le Arti, è una difficile attività.La Cantica del Paradiso fu inviata - fino al 22° canto - a Can Grande della Scala,

Signore di Verona, come un regaluccio opportunamente accompagnato da un brevemanuale di istruzioni per l’uso rigorosamente scritto in perfetta lingua latina.

Quella che poi sarà comunemente chiamata l’Epistola a Can Grande della Scalacontiene nel suo testo, breve ma densissimo, la descrizione dell’Opera (cioè di tutta laCommedia) e le indicazioni per poterla leggere.

…occorre sapere che non è uno solo il senso di quest'opera: anzi, essa può essere definitapolisensa, ossia dotata di più significati. Infatti, il primo significato è quello ricavato da unalettura alla lettera; un altro è prodotto da una lettura che va al significato profondo. Il primosi definisce significato letterale, il secondo, di tipo allegorico, morale e anagogico.30

Dante riprende qui in forma sintetica gli argomenti illustrati nel Trattato Secondodel Convivio nel quale delinea i quattro sensi che indicano le direzioni esegetiche diun testo, specificando che

Lo quarto senso si chiama anagogico, cioè sovrasenso; e questo è quando spiritualmente sispone una scrittura, la quale ancora [sia vera] eziandio nel senso letterale, per le cosesignificate significa de le superne cose de l’etternal gloria.31

30 D. Alighieri, Lettera a Can Grande della Scala, par.731 D. Alighieri, Convivio, 1,6

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(Non lo vorreste avere tra le mani, adesso, il pedagogista profumatamenteprezzolato dal Ministero che va dicendo in giro che la LETTURA è PASSIVA???)

Una qualsiasi Opera Dottrinale – e la Commedia per definizione dello stessoDante rientra fra queste – va letta sQUATERnandola. (Giunge l’eco del Paradiso... diciò che per l’universo si squaderna.)

Il testo va colto nella sua letteralità, ma va interrogato nel suo senso più profondoe nascosto (allegorico) che a sua volta genera necessariamente, rinviando ad altrosignificato, il rispecchiamento ontologico (il senso morale) che forse oggi noichiameremmo… problemi di natura esistenziale perché parlare di etica metafisica fatroppo demodé. Il quarto, l’anagogico, è tutto in salita (ana – ago, lett. in greco:conduco in alto): SOVRAsenso. Con le parole di Dante: la scrittura spirituale, pur nonalterando la sua verità letterale, tuttavia indica (significa) attraverso le cose letteralmenteindicate (significate) le superne cose della gloria eterna.

Gli assoluti fulgori degli incorporei - scriveva Giamblico - contemplare ciò che èincorporeo e intelligibile e immateriale ed eterno, e che è sempre identico a se stesso… e nonammette mai né corruzione né mutamento… solo questa filosofia è infallibile e stabile…

E’ lo spirito che è in gioco, la spiritual scrittura non ammette mezze misure,compromissioni, sfumature o scorciatoie: il traguardo è e sempre deve esserel’Assoluto. Da VIVI.

E’ dunque fuor di dubbio che la Divina Commedia, nel suo insieme, possa essereinterpretata in più d’un senso, poiché a questo proposito abbiamo la testimonianzadell’autore, sicuramente il più qualificato a informarci sulle proprie intenzioni. Le difficoltàhanno inizio quando si tratta di determinare quali siano questi diversi significati … Ingenerale i commentatori concordano sul senso letterale del racconto poetico, sul significato… filosofico-teologico e su quello politico e sociale … ma Dante ci avverte di cercarne quattro,qual è dunque il quarto? Secondo noi, questo può solo essere un senso propriamenteiniziatico … ed esoterico…32

Così scriveva René Guénon nel 1925 in un piccolo volume che però di molto haarricchito il dibattito sul Dante segreto ed esoterico.

Tuttavia la questione è ancora aperta ed è molto più complicata di quanto possiateimmaginare. Ridotta e semplificata ai minimi termini può essere così formulata:

1. O il patrimonio anagogico di riferimento contenuto nel Poema è solamentequello di carattere teologico cattolico e quindi, per attingere al cosiddettosovrasenso, si può solo tenere conto delle citazioni dalle Sacre Scritture. (Nonpensiate che sia improponibile… nei testi scolastici amanti dei quiz a crocettene ho trovato uno che recitava così… quali sono i riferimenti anagogici delPoema? Risposta esatta: i Salmi e le Sacre Scritture. Punto)

2. Oppure l’Opera di Dante è dottrinale in ogni sua parte - nel rispetto di comelo stesso Alighieri la presenta a Can Grande - e quindi in ogni sua parte deveessere anagogica.

32 Renè Guénon, L’esoterismo di Dante, Adelphi, pag,12, 2009

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Se dessimo per buona la prima soluzione tutta la materia allegorica dantesca che siriferisce al mondo pagano (andiamo a caso… una buona metà dell’Opera?) sarebbesolo giustificata dalla pura dimensione narrativa descrittiva e poetica. Quella cheDante più compiutamente definisce così: la forma concepita come modo del trattare èpoetica, inventiva, descrittiva, digressiva, transuntiva e insieme definitiva, divisiva,probativa, reprobativa ed esemplificativa.33 Tutta questa fatica solo per narrare?

Lo stesso Virgilio, pagano orfico pitagorico e limbicolo… starebbe lì, dall’Infernoal Paradiso Terrestre, solo per narrare e poetare… e non per condurlo agli incorporeifulgori degli assoluti, alle superne cose della gloria eterna … Strano, no? Proprio Lui che lomise dentro alle segrete cose…

Se accettassimo la seconda, come ha fatto Guénon e come molti altri stannofacendo, inevitabilmente incontreremmo l’Universalismo Radicale di Dante, ilCammino Grande dell’Umanità (tutti convegnon qui d’ogne paese… dice Virgilio nel IIIdell’Inferno), incontreremmo la possente e smisurata eredità simbolica del mondoconosciuto fin da quando ne conserviamo il ricordo. Che grande boccata d’ossigenorespireremmo in un mondo che include sempre e non esclude mai!

Ma dovremmo anche essere capaci di imparare che Dante non fa gioco di squadra:mai potremmo recluderlo nello stretto carcere di un unico segmento, sia esso cataro,alchemico, ermetico, templare, massonico, pitagorico, cabalistico, fedele d’Amore,cristiano, mistico o cattolico… anche se la disseminazione pervasiva e irrompente deisuoi segni a tutti questi segmenti può indubbiamente condurre. Dovremmo inveceimparare a scendere a questi patti: chi ama l’Assoluto non può permettersi diperderne nemmeno una briciola.

Ci siamo persi i criptoglifi? No: tutta questa dissertazione per dirvi che DanteSCEGLIE il codice pitagorico per i suoi disegni segreti, ma che non me la sentoproprio di risolvere il suo SOVRASENSO solo ed unicamente dentro il Pitagorismo.Anche se relazioni connessioni e coincidenze esondano da ogni argine. E’ solo unpatrimonio simbolico, filosofico e dottrinale al quale non avrebbe mai potutorinunciare. Linfa vitale per un progetto sovrumano. Così come, pur sapendo che ilPoema è una Grande Opera, non si può affermare che Dante sia solo alchimista.

Forse questi 12 sassolini sono molto più macigni di quanto possiamo immaginare.Qualche risposta però l’abbiamo trovata: LEGGERE è un AGIRE, e AGIRE è

SCEGLIERE. Scelgo la strada più facile: Nascondere le sfere celesti sotto il velo delle parole non è un vanitoso o

capriccioso virtuosismo poetico: troppo silenzio per essere vanità, troppa fatica peressere capriccio.

Il sistema tolemaico visibile a tutti è essoterico. Quello nascosto è indubbiamente dinatura esoterica. Ma assomiglia molto al messaggio del naufrago affidato a unabottiglia che galleggia sui flutti per 700 anni. Ok, l’esoterismo non è per tutti, ma unosparuto gruppo di adepti iniziati ci deve sempre pur essere per conservar segreti. Inogni caso questi disegni aggiungono patrimonio anagogico al testo e temo, data laloro invisibilità, che ne aggiungano molto.

33 D. Alighieri, Lettera a Can Grande della Scala, par.9

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Rispettando la lezione di Dante, anche i criptoglifi devono per forza possedere unsenso letterale, uno allegorico, uno metafisico e uno anagogico.

Al senso letterale forse ci sono arrivata. Per gli altri tre sono una naufraga in unmare di guai.

AD LITTERAM

Dopo i Formalisti russi, dopo gli Strutturalisti francesi e dopo i loro nipotiniDecostruzionisti siamo arrivati a capire che l’interpretazione letterale adesso si chiamaLivello di Superficie del Testo. Ragazzi, ne abbiamo fatta di strada nel Novecento!

Non voglio essere dissacrante, la verità è che mi taglierei anche un dito pur diparlare con un Derrida, un Deleuze, un Blanchot… anche un semiologo qualsiasi epotergli dire… ho un problema. Anche se lo chiamo Livello di Superficie il risultato noncambia: è arduo leggere e scegliere.

Scelgo una prima interpretazione ad litteram: costruire l’Universo usando 12 versi,i 12 numeri sacri pitagorici che rappresentano e declinano il TUTTO… significasemplicemente dimostrare che è VERO. Et voilà… in un oplà e in 12 mosse ti servo suun piatto d’argento il TUTTO… dall’ameba alla Via Lattea e magari anche qualcosadi più… e come fai a non dargli ragione?

Ma che raffinata e sublime ironia in questa totale e totalizzante letteralità! Speroche Pitagora ne sorrida ancora, ovunque si trovi.

Una seconda possibile interpretazione invece è riservata all’esegesi cattolica ecredo che da sola meriterebbe un romanzo.

Non un romanzo, no, perché arriva da ciò che è stato vero, ma con discrezioneestrema.

I Grandi Poeti seminano Grandi Silenzi. Il silenzio di Dante è esteso einfrantumabile molto di più di tutto ciò che ha scritto. Direi ancora: l’indagine sullasua Opera ormai sembra preoccupata a rivelare soprattutto quello che Dante tace. Ecredo che debba essere così, per tempi in cui già soltanto il pensare era un delitto.

… sono assillato dalla povertà, per cui devo tralasciare queste e altre cose utili allacollettività. Ma spero che la vostra Magnificenza conceda che in altre circostanze sia possibileprocedere all'utile esposizione34.

L’amicizia di Can Grande non lo esime dall’umiliazione. Dopo aver scritto coseattorno al Poema e al suo Paradiso che da sole valgono un patrimonio, gli confessache non può più esporlo, deve ancora lavorarci, ma non può farlo… perché non hasoldi e deve tralasciare… ma la Magnificenza del Signore concederà – speriamo! – cheil Poeta possa ancora parlargli…

Traduciamo: scusa se ti regalo solo 22 canti del Paradiso, ma sono povero e gli altridevo ancora finirli. (Anche se sarebbero tanto utili alla collettività… lo riscrivo perchécerte coltellate più si ripetono e più giungono al segno). Intanto devo lavorare pervivere. Ma appena li finisco spero che tu mi concederai di regalarteli.

34 ibidem, par.32

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Se questo era il suo Grande Protettore, figuriamoci gli altri... avversari nemiciinvidiosi detrattori persecutori inquisitori… Faceva bene a tacere, ma il suo Geniopoteva prendersi sottili e invisibili vendette.

Nella stessa lettera Dante illustra al Signore l’Ontologica Essenza della DivinaIntelligenza, e perché nell’Universo penetra e risplende: un’acrobazia della più puraortodossia scolastica. Da Aristotele a Dionigi all’Ecclesiaste a Geremia… più larileggo e più aumenta l’impressione che Dante scrivesse solo per togliergli il fiato,per disorientarlo… o per fargli credere di essere l’unico sapiente della terra in gradodi districarsi fra le cause prime e le seconde e la natura degli effetti che procedonodalle une e dalle altre… e lo doveva credere perché Dante lo credeva.

Strategia invincibile del Suddito col Potente, solleticarne la vanità e trasformarlo inmosca cocchiera. A quei tempi con grande classe e raffinatezza!

Sì, non ho dubbi, il Poeta per davvero si è divertito, toscanaccio com’era e di ferocepenna. Nel mezzo di una lectio magistralis che avrebbe frastornato anche S.Tommaso,Dante, come se fosse la citazione meno importante, butta lì

…e nel Salmo "Dove mi nasconderò dal tuo spirito? e dove fuggirò dalla tua vista? Seascenderò in cielo tu sei lì, se scenderò nell'inferno, sarai presente. Se mi rivestirò delle miepenne, ecc.".35

Butta lì il Salmo di Davide numero 139: sublime quell’ecc. che dice… inutile checontinuo, tanto, grande uomo che sei, lo sai tutto a memoria; ma dice anche… vaipure di fretta qui che non è poi così rilevante.

(E’ solo la didascalia del disegno che ho nascosto nel Proemio, perché ancheall’Inferno Dio penetra e risplende… e i cieli che tu, Magnificenza, credi che siano ladimora divina perché li vedi azzurri luminosi e stellati… quegli stessi cieli sonoospizio e territorio dell’Inferno… perché nemmeno le tenebre per il Signore sono oscure, ela notte è chiara come il giorno; per il Signore le tenebre sono come luce36. Ma se le parole diDavide restano parole, tu, Magnificenza, non le senti e non le intendi, non hanno unpeso per te e non valgono nemmeno l’aria che muove il mio fiato. Ma se vedessi, coni tuoi occhi, che la strada che porta all’Inferno e che tutto lo avvolge e lo attraversa haconsumato i miei piedi nei Cieli… se tu le VEDESSI quelle parole, salde come puòessere salda una pintura, anche tu, Can Grande e Ghibellino, anche tu alzeresti controdi me la spada.)

Scrivendo questa lettera Dante ha masticato veleno e sferza. Il veleno dellacortigianeria, che certo nel suo cuore non poteva essere sinonimo di cortesia, nellostendere l’incipit in cui è costretto a catturare la benevolenza del Potente…

E siccome stimo la vostra amicizia come un tesoro preziosissimo, desidero coltivarla condiligenza previdente e cura sollecita. E pertanto, dal momento che i principi morali insegnanoche ricambiare significa conservare l'amicizia, vorrei seguire questo assunto ricambiando ibenefici ricevuti più d'una volta. Per cui sovente ho esaminato i miei regalucci e li hodifferenziati e poi vagliati, alla ricerca del più degno e gradito a voi. E non ne ho trovato uno

35 ibidem, par.2236 Salmo di Davide, 139

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adeguato alla vostra eccellenza più di quella sublime Cantica della Commedia che si intitolaParadiso.37

E la sferza della sua satira ben armata quando scende a valanga dentro la testa delPrincipe travolgendolo con la sintesi illustrata di 22 canti che da soli pesano quantouna catena alpina.

Provate a leggere questo brano non nella sua dimensione letteraria, ma comefosse, perché lo è, un inimitabile testo satirico:

Tutto quanto si muove, si muove ad opera di qualcosa che non ha moto, ma che è causa etermine del suo moto stesso; come il cielo della Luna si muove per una certa parte di sé, che insé non ha la Causa verso cui muove; e poiché una parte di cielo, e ciò è impossibile, non puòscegliersi un luogo, così si muove alla ricerca di un altro, e da qui discende la ragione del suomovimento e non sta mai fermo, ed è questo il suo desiderio. E ciò che dico a proposito delcielo della Luna, può essere esteso a ogni altro, tranne che al primo (Empireo). Tutto ciò che simuove manca di qualche cosa e non possiede integro tutto il suo essere. Pertanto quel cieloche non è mosso da alcunché, possiede in sé la perfezione del suo essere. E poiché ogniperfezione discende dalla prima perfezione, che è perfezione in sommo grado, ne derivachiaramente che il primo cielo riceve di più la luce del primo essere, cioè Dio. Pertanto questoragionamento sembra argomentare sulla distruzione del precedente, così che non attua ladimostrazione linearmente e secondo la forma del sillogismo. Ma se consideriamo la materiadi quello, attua una dimostrazione adeguata, perché si parla di una realtà eterna, in cui si puòeternare la mancanza, cosicché, se Dio non gli diede il moto, palesemente non gli diedeneppure materia proprio perché non difettasse in qualcosa. E attraverso questa supposizionel'argomento regge in ragione della materia. Argomentare così come se dicessi: Se l'uomoesiste, è capace di ridere. Infatti in tutte le proposizioni convertibili si ha simile sostegnograzie alla materia. Quindi così risulta chiaro: quando la Cantica dice "in quel cielo che piùriceve la luce di Dio" intende parlare, in forma di perifrasi, del Paradiso, cioè del cieloEmpireo.

Lo sentite anche voi il frastorno della valanga? Immaginatevi il povero Can Grande ☺.Sì, Dante qui parla dei SUOI cieli, di quelli presi al volo come si catturano farfalle,

con una rete più piccola di una mano, con una rete di 12 versi, e ben assestati col suocompasso su fogli di carta inghiottiti dal Nulla e consegnati per sempre alla totaleimmaterialità. E così doveva essere, perché ASSENZA DI MATERIA è la perfezionemassima della MATERIA, garanzia inoppugnabile della sua eternità (questo èl’Empireo!). Come sta urlando forte il disegno nascosto dal Poeta, come sta urlandoforte la sua anima, e come sono sorde le orecchie del Potente!

Traduciamo: vedi come è semplice, caro il mio Scaligero… quando si ragiona diMATERIA è facile argomentare (e qui ce la dovete mettere tutta l’eco della risata diun antesignano Fisico Quantistico): potrei anche dire che l’Uomo sa ridere solo perchéesiste… o forse no (proposizione convertibile)… non è detto che tutti gli uomini sianocapaci di ridere solo per il fatto che esistono. (In realtà, sapendo quanto siamodistratti davanti alle parole, Dante l’aveva scritta meglio la sua verità: SE l’uomoesiste… solo se un uomo è veramente un uomo è capace di ridere.)

37 Lettera a Can Grande, par. 3

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Chi frequenta la scrittura sa che non c’è artifizio o virtuosismo o autocontrollo chetengano, prima o poi con una gran zampata LEI ti strappa dal cuore la Verità… e alparagrafo 26, alla conclusione della sua acrobazia, il Poeta per davvero rideva comeun matto alle spalle del Potente. (Mai dimenticarla la Vis Comica della Commedia!).

AD SENSUM

Danzava da folle sopra l’abisso dell’eresia. E questo non è un segreto per nessuno.Cercarono le sue ossa per bruciarlo da morto, non avendo potuto bruciarlo da vivo.La pietosa mano di qualcuno le aveva fatte sparire e allora si accontentarono di darfuoco a un fantoccio e a una copia del De Monarchia. Questo sapevano fare i Potenti.

Nessuno mai avrebbe potuto essergli complice fino a tal segno, fino al punto dipoter rivelare a qualcuno il luogo segreto della pintura in tenebrosa parte.

Ma la lettura ad litteram mi porta a credere che Dante abbia sorriso molto nelloscolpire quei 25 endecasillabi… lanciando la sua sfida al Tempo, alle alte cime… acoloro che questo tempo chiameranno antico… lanciando al Futuro il suo guantomacchiato d’inchiostro… e mi par anche di sentirlo nel suo bel fiorentino parlar dasolo con gl’incorporei fulgori… oh ‘uesta sì ‘he gli è proprio bella, haro il mi’ Virgilio, primao poi vedrai ch’ arriverà l’Epopto…

Premesso e ben sottolineato che l’ Epopto non sono io, ma a mala pena sono ilpostino alla ricerca del vero destinatario, mi corre l’obbligo di spiegarvi chi siaquesto Convitato di Pietra.

Di lui abbiamo rare e rade notizie… appartiene al fiume che corre sotto il fiume,agli alberi tagliati, alle cose che ci siamo dimenticati d’aver dimenticato, a quei pezzidi Assoluto che si perdono molto più facilmente di quanto si perdano ombrelli eaccendini.

Affonda le sue radici archetipe in Edipo che si è cavato gli occhi per vedere megliole forme della sua tragedia. Epopto, in greco, è Colui che Vede con gli Occhi Chiusi. E’ ilterzo grado di iniziazione nei Misteri Eleusini, il suo Segno sono gli occhi bendati daun lino bianco. La parola, perché le cose non sono mai facili come sembrano, ha undoppio significato: quello di porre sopra gli occhi una benda, e quello di guardaresopra le cose visibili, verso le superne cose, inviando lo sguardo là dove comunementenon può giungere. Comunque sia… per guardare sopra, per vedere l’Invisibile,bisogna avere gli occhi chiusi. L’Epopto fa la sua apparizione, e senza neanche tantiinfingimenti, nel nono canto dell’Inferno.

«Volgiti 'n dietro e tien lo viso chiuso;ché se 'l Gorgón si mostra e tu 'l vedessi,

nulla sarebbe di tornar mai suso».Così disse 'l maestro; ed elli stessi

mi volse, e non si tenne a le mie mani,che con le sue ancor non mi chiudessi.

O voi ch'avete li 'ntelletti sani,mirate la dottrina che s'asconde

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sotto 'l velame de li versi strani.38

Il passo lo riconoscete specialmente dall’ultima e intrigante terzina. Ma vale lapena farlo uscire per pochi istanti dal baule per rileggerlo attentamente. Siamoall’ingresso della Città di Dite, la fortezza di Satana, il megacentro dirigenziale delleforze demoniache. Un portone chiuso sbarra la porta ai due viaggiatori. Virgilio viveattimi d’ansia e di terrore: i demoni impediscono loro la strada con determinata etracotante violenza e nemmeno le sue parole, che così bene avevano convintoCaronte e Minosse, riescono a persuaderli a spalancare la seconda e più temibileporta infernale. Sa che deve arrivare un aiuto dal cielo – il messo celeste – che li devesoccorrere, ma, incredibile a dirsi, l’inviato divino è in clamoroso ritardo. Intantosulla Torre della Città, Dante riconosce le tre Furie, le greche Erinni, che dalla rabbiacon i loro stessi artigli si feriscono il petto e lanciano con alte grida tutto il loro furoree minacciano di porre fine al prodigioso viaggio di un Vivo all’Inferno. Urlanoinvocando l’intervento della Gòrgone perché con il suo sguardo pietrifichi ilmalcapitato. Virgilio entra nel panico più totale: Dante è per davvero in pericolo divita.

“Voltati indietro, presto, e copriti tutto il viso con le mani, perché se arrivasseGòrgone e tu la guardassi mai più potresti tornare tra i vivi”. Così disse il Maestro,ed egli stesso mi fece girare le spalle alla torre, e non si fidò della forza delle miemani, ma per mettermi ancora di più al riparo, mise le sue mani sopra le mie.

Gran pezzo di teatro, vero? Che Dante sigilla col più gorgonico dei fermaimmagine mai realizzato: o voi ch’avete l’intelletti sani, mirate la dottrina che s’ascondesotto ‘l velame delli versi strani.

Eccolo: fotogramma bloccato, più fermo di una statua di marmo, guardatelo bene(mirate) e cercate di capire che cosa nasconde: un uomo, che sta rischiando la morte,col viso sotto le sue mani, e un altro, alle sue spalle, che gli comprime ben forte lemani con le sue.

Alcuni interpreti propendono a credere che questa terzina si riferisca ai versi cheseguono e specialmente alla descrizione del messo celeste. Solo che questa terzinachiude la sequenza. L’azione qui si blocca perché finalmente - colpo di scena - congran fracasso e vento di bufera arriva il messo, apre la porta, rimprovera duramente idemoni, e Virgilio tira il suo meritato sospiro di sollievo.

E quindi, secondo me, la dottrina nascosta va cercata nel fotogramma bloccato, enon nella situazione mutata e successiva.

I Misteri Eleusini - ben radicati nelle dottrine orfico-pitagoriche e praticati adEleusi fin dal sesto secolo a.C. - giunsero a Roma più o meno quando Graecia captaferum captorem cepit.39 Tra la fine del secondo secolo e l’inizio del primo secolo a.C.

In età augustea erano molto diffusi (documenti inequivocabili gli affreschi dellaVilla dei Misteri a Pompei). Che il pitagorico Virgilio fosse un Epopto non losappiamo per certo, ma è certo che nel nono canto Dante fa compiere al suo Maestrotutti i gesti rituali dell’Epoptia. Anzi, in questo fotogramma bloccato è Dante stesso aottenere l’introduzione iniziatica all’Epoptia, e quindi a Virgilio vienenecessariamente attribuito un grado di appartenenza superiore, che, come possiamodesumere da altri passi del Poema, si tratta del grado Sacerdotale, il quinto… ma per

38 Inf., IX, 55-6339 La Grecia conquistata conquistò il feroce conquistatore

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dimostrarvelo mi servirebbero un altro baule e un altro libro. E poi devo tentare,ahimè, di non uscire dal seminato.

Ad Eleusi infatti i riti misterici si svolgevano attraverso sette gradi di iniziazione, di cui iprimi tre c.d. “inferiori”, altri tre c.d.“superiori” e l’ultimo c.d. “supremo”:

1. iniziazione ai piccoli Misteri;2. iniziazione ai grandi Misteri;3. iniziazione all’epoptia (intuizione) o visione degli Dei4. iniziazione della Corona;5. iniziazione Sacerdotale;6. iniziazione Ierofantica o regale;7. iniziazione Suprema;… naturalmente, molto pochi arrivavano oltre al secondo/terzo grado di iniziazione e

pochissimi al settimo.40

Virgilio accompagna Dante dal primo al quarto; per il quinto e il sesto sononecessari Beatrice e S.Bernardo; solo l’assimilazione (proprio nel senso letterale didiventare simile) all’Assoluto lo può sigillare, come rota ch’igualmente è mossa,all’Iniziazione Suprema del Settimo Grado.

(Non riesco a tacerlo… il verso 102 del Canto Quarto dell’Inferno … sì ch’io fuiSESTO tra cotanto senno… è la segreta profezia che Dante annuncia di/a se stesso…tra tutti quei QUINTI io ero l’unico SESTO anche se ancora non lo sapevo…41).

Virgilio abbandona Dante al Canto Ventisettesimo del Purgatorio con questeparole…

Non aspettar mio dir più né mio cenno;libero, dritto e sano è tuo arbitrio,e fallo fora non fare a suo senno:

perch’io te sovra te corono e mitrio.

Da me non aspettarti altre parole né altri segni: ormai la tua facoltà di scegliere èlibera, giusta e in perfetta salute. E sarebbe un errore imperdonabile non agiresecondo il suo consiglio: perciò Io sopra di Te ti incorono con la Coronadell’Imperatore e con quella del Pontefice.

40Paolo Menarin, Breve introduzione ai Misteri di Eleusi ,http://www.teosofica.org41Alla fine della cerimonia d’iniziazione di quinto grado al rango di Filosofo e Sacerdote l’iniziato veniva fattosedere insieme ad altri filosofi allo stesso desco, in tale frangente erano rappresentati simbolicamente anche ifilosofi del passato; e in seguito il suo compito sarebbe stato quello di elevarsi fino a contemplare ciò che èveramente reale, quindi tornare sulla Terra per essere da Guida. (Paolo Menarin, ibidem)Sono la prima a non amare l’esegesi capziosa e le acrobazie spericolate che il Poema può suggerire a pienemani… ma non è poi così difficile cogliere qui la descrizione del Limbo, la valletta degli Spiriti Magni, dove iPoeti e i Filosofi dell’antichità sono occupati in sussurrate conversazioni. Sulla funzione di Guida Filosofica eSacerdotale di Virgilio vale la pena poi di spendere due righe: all’inizio del nono canto, vedendo una seriapreoccupazione dipinta sul volto del suo Duca, Dante osa chiedere a Virgilio se qualcuno avesse già percorso perintero l’itinerario infernale - se avesse contemplato fino in fondo ciò che veramente è reale - ritornando salvo daquel pericoloso viaggio. Virgilio lo rassicura confermando che lui stesso l’aveva fatto. Seguitando poi adapplicare l’allegoria eleusina, si può escludere che Virgilio abbia raggiunto la regalità del sesto grado, perchél’iniziato elevato al sesto … faceva ingresso nel Santuario ove, da solo, contemplava la divinità faccia a facciaricevendo così l’illuminazione perfetta, e diventando così capace di illuminare a sua volta. (Paolo Menarin,ibidem) L’impossibilità di vedere Dio è la pena dolorosamente eterna per le anime destinate al Limbo.

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L’iniziazione della Corona era il primo dei tre gradi iniziatici c.d. “superiori”. Colui cheaveva beneficiato di tale iniziazione assurgeva al rango di “dignitario”, egli quindi avrebbepotuto diventare un mistagogo, poeta, medico o anche capo politico all’interno della societàcivile. Chi non era stato iniziato alla Corona non poteva ricoprire nessuno degli incarichi, nésvolgere alcuna delle professioni sopra citate.42

A parte il fatto che qui si può ben riconoscere quella che è stata la reale parabolaterrena dell’autore del Poema (poeta, medico e speziale, capo politico e auctoritasspirituale-mistagogo) ora ho il compito di svelarvi perché l’allegoria orfico-pitagorico-eleusina, di cui Dante fa ampio uso in questi passi, possa offrire qualche notizia certaattorno al valore allegorico dei criptoglifi.

All’Epopto venivano bendati gli occhi del corpo perché solo aprendo gli occhiinteriori (l’anima intuitiva) avrebbe potuto accedere a ciò che è veramente reale senzarestarne pietrificato (privi di uno stato di Grazia non si può incrociare il mortalesguardo della Medusa, e lo stato di Grazia è spalancare l’anima all’intuizione del divino).Ma occorre anche sapere che ogni superamento di grado coincideva con la mimesis diuna morte e di una rinascita, morte e resurrezione, per ogni grado un passaggio, perogni grado una Pasqua.

Assistito dalla protezione di Virgilio, Dante per quattro volte muore e per quattrovolte resuscita. La dottrina che s’asconde… è in grado di dimostrarci sotto altri versistrani se questi quattro passaggi siano realmente avvenuti? E di quali morti si dovevamorire grado per grado?

1. Morire a se stessi2. Morire al mondo3. Morire al visibile per accedere all’invisibile4. Morire alla schiavitù del carcere terreno5. Morire alla memoria di sé6. Morire alle tenebre7. Morire alla mortalità

(Il senso allegorico della dottrina pitagorica non può che condurci verso il suo sensomorale: lo trovate apprezzabile come programmino esistenziale?)

1. Dante muore a se stesso dopo il passaggio dell’Acheronte… e caddi comel’uom che ‘l sonno piglia. (Inf. III)43

2. Muore al mondo (al SUO mondo) dopo il racconto straziante di Francesca …e caddi come corpo morto cade. (Inf. V)

3. Muore al Visibile sotto la possente stretta delle mani di Virgilio. Li occhi misciolse e disse: “Or drizza il nerbo / del viso su per quella schiuma antica…” (IX, 73-74), quando lo libera dalle sue mani, gli occhi di Dante (il nerbo del viso) sonogià diventati un’altra cosa. Fatti più potenti e acuti, aggrediscono il vero e lo

42 (Paolo Menarin, ibidem) 43 Anche Giovanni Pascoli, autore che si inscrive nella rosa degli esegeti orfico-pitagorici di Dante, a questoproposito scrive: L’Acheronte è, per i corporalmente morti, la seconda morte: quella inflitta dal peccato ingenere, dal peccato d’origine, dal peccato che è il peccato. Ma per i corporalmente vivi, il passarlo è morire aquella morte, a quel peccato.Da Sotto ‘l velame, Saggio di un’interpretazione generale del poema sacro, parte quarta, 1900

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penetrano come fossero una terribile sferza. Il passaggio si è consumato. E seancora non fosse chiaro che proprio di Epoptia si tratta, introdotto nella Cittàdi Dite, Dante incontra le anime doppiamente morte, e ben chiuse in sepolcridi fuoco che saranno ermeticamente sigillati dopo l’Ultimo Giudizio: leanime di coloro che l’anima col corpo morta fanno (X,15): gli Epicurei folgoratidalla Gòrgone perché non seppero chiudere gli occhi del corpo perspalancare quelli dell’anima. (Inf. IX)

4. Muore alla schiavitù superando la mimesis della morte nel Fuoco (Purg.XXVII), e la libertà conquistata lo pone moralmente al grado della CoronaImperiale e spiritualmente al grado della Corona Mitriale. Muore allaschiavitù cancellando i sette P sulla sua fronte44 (la rinnovata catabasi, discesa,necessaria dentro il Dolore) e conquistando (anabasi, risalita) il dominio dellequattro Virtù Cardinali: Giustizia Fortezza Sapienza e Temperanza. Il tuoarbitrio – dice Virgilio – è libero (sapiente e temperante), dritto (giusto) e sano(forte).45 Ma due corone, una di rex e una di pontifex, indicano anchel’avvenuta conquista delle tre Virtù Teologali: Fede, Speranza Carità. (Purg.XXVII)

5. Muore alla memoria di sé superando la mimesis della morte per annegamentonelle acque del fiume Lete (oblio in greco) nel XXXI del Purgatorio…abbracciommi la testa e mi sommerse / ove convenne ch’io l’acqua inghiottissi. (101-102). Nell’acqua dell’Eunoè (della Buona Conoscenza) Dante … la tramortitasua virtù ravviva… (XXXIII, 129) fino a resuscitarlo … rifatto sì come piantenovelle / rinovellate di novella fronda / puro e disposto a salire alle stelle. (ibidem143-145)

6. Muore alle tenebre provando la cecità: così mi circunfulse luce viva; / elasciommi fasciato di tal velo / del suo fulgor, che nulla m’appariva. (Par., XXX, 49-51). Per rinascere subito dopo… e di novella vista mi raccesi / tale, che nulla luceè tanto mera, che li occhi miei non si fosser difesi. (ibidem 58-60). La mia nuovavista avrebbe potuto sopportare qualsiasi luce.

7. Muore alla mortalità… tanto ch’i’ giunsi l’aspetto mio col valore infinito (Par.,XXXIII, 80-81). La mia persona, in corpo anima e spirito (aspetto), si ècongiunta e assimilata all’infinito.

Facciamo il punto:

I criptoglifi sono costruiti col codice pitagorico.

44 L’ingresso nel Purgatorio vero e proprio viene narrato nel IX canto della Seconda Cantica. Il passaggiodall’Antipurgatorio al Purgatorio prevede un rito celebrato dall’Angelo Portiere che con la punta della spadaincide sette P sulla fronte di Dante. Attraversando le 7 cornici, dove sostano le anime purganti di chi hacommesso i 7 peccati capitali, Dante ottiene la cancellazione delle sette P. All’Inizio del XXVII canto, messoalla prova del superamento del muro di fuoco, che lo separa da Beatrice, il Poeta, senza avvisare il Lettore comeè accaduto per le precedenti sei volte, cancella dalla fronte la settima P. Questa costituisce l’immagine dellamimesis di una nuova discesa (catabasi) che l’Anima compie quando, scendendo dal Cielo torna ad abitare uncorpo mortale (secondo gli insegnamenti di Pitagora e quelli successivi di Platone). Scende di 7 gradi come di 7gradi dovrà risalire. 45 Pur saldamente presenti nella Catechesi Cattolica, le Quattro Virtù Cardinali sono ben individuate già nellascuola pitagorica e giungono ad occupare salienti spazi dell’indagine Socratico-Platonica (Protagora,Repubblica, Simposio… per citarne i più rilevanti).

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Il patrimonio dottrinale pitagorico fin qui esaminato – e soprattutto quello che ciparla degli Occhi e del Visibile e dell’Invisibile – ci induce a credere che una strettarelazione semantica leghi la filosofia di Pitagora ai disegni nascosti.

La ragione per cui i riti misterici erano segreti consta nel fatto che gli uomini antichi (cosìcome ci ricorda Giuliano Imperatore nelle Orazioni) credevano che la Natura amassenascondersi. Infatti la Verità non poteva essere scorta senza sforzo, in quanto Divina di per sestessa. La Verità infatti conferisce grande potere a coloro che la possiedono, nonché sorpassa lefacoltà degli uomini comuni (i quali invero potrebbero disprezzarla per arrivare financo adutilizzarla per fini malvagi).46

Quello che noi crediamo di vedere perfettamente vero e reale nella sua apparenza,è perfettamente nascosto e invisibile nella sua sostanza.

Credo che questa sia la forza allegorica dei criptoglifi. Oggi 26 settembre 2011 tutto il mondo parla dei neutrini. Rendiamo grazie alla bontà dei Cieli che ogni tanto si ricordano di porre le loro

mani sopra i nostri occhi.

46 (Paolo Menarin, ibidem)

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9 L’insuperabile limite

CIELI E PIETRE

Voi che 'ntendendo il terzo ciel movete,udite il ragionar ch'è nel mio core,

ch'io nol so dire altrui, sì mi par novo.Prima Canzone

Trattato Secondo – Convivio

Perché i Cieli sempre ci rammentano, nella loro maestosa visibilità, che nonsappiamo perché ci sono, e di cosa sono composti, e per quale finalità esistano.Perché ogni cosa necessariamente possiede causa sostanza e finalità… direbbeAristotele.

(Unduetre… gli fa da eco il segreto ritmo di Pitagora.)Privati di Urano Stellato, orfani delle Tenebre e sciamanti naufraghi dentro i

titanici marosi della luce artificiale… gli umani approdano alla più pura e gorgonicaautoreferenzialità: in loro stessi si specchiano con gli occhi spalancati, già fatti dipietra ma supponendosi vivi.

Ai tempi di Dante gli umani pretendevano di rispecchiarsi al Cielo.

Questa è fatica improba… escono dal baule quintali di marmo, forza!, proviamo asollevarli tutti insieme!

Eccolo: il giro torto!Entrando nel Battistero di Firenze, sul

lato est, presso la Porta del Paradiso delGhiberti, troviamo una lastra marmoreacon inciso lo zodiaco e, al centro, un solecircondato da una misteriosa scritta(detta il rotor) che può leggersi anche insenso inverso en giro torte sol ciclos etrotor igne - così tradotta: [io] sole col fuocofaccio girare tortamente i cerchi e giroanch'io. In origine la lastra era, però,collocata presso la porta nord e, nelsolstizio d'estate, il sole che penetravaattraverso un foro nel soffitto andava acolpire proprio il centro dello zodiaco, quello con la scritta palindroma.47

EN GIRO TORTE SOL CICLOS ET ROTOR IGNE

Provate e riprovate, sia da destra che da sinistra il risultato è sempre uguale.(Forse…).

47 http://www.coopfirenze.it/informazioni

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È quello che resta dell’antico pavimento del Battistero di San Giovanni in Firenze,e l’orologio solare era già presente nella sua naturale collocazione (successivamentemutata nel XIII secolo e quindi non si può più ammirare il prodigio del raggiosolstiziale nel giorno dedicato al Battista) fin dall’Anno Mille, quando il San Giovanniaveva ancora la funzione di Cattedrale fiorentina prima di essere trasformato inBattistero nel 1128.

L’autore del marmo scolpito fu Strozzo Strozzi, architetto, scultore e astronomofiorentino (950 ca.-1012). In occasione del restauro dell’impiantito del Battistero nel1351 fu trovata la sua tomba, vicino alla sua opera.

Da molti è considerata una meta importante degli Itinerari Templari in quanto lasua funzione di calendario solare e la trama simbolica di tutta la narrazione delmosaico rinviano non solo ad altri elementi presenti nelle Cattedrali Gotiche, maanche allo stesso patrimonio dottrinale dell’Ordine Templare.

L’intero pavimento a mosaico che circonda il rotor, in tasselli colorati di marmobianco, nero, verde e rosso (completato già alla fine del XII secolo) rappresentò persecoli un modello d’ispirazione irrinunciabile per la Corporazione dei Setaiolifiorentini.

Sopra questopavimento Dante laprima volta ci fu portatoin volo, fra le braccia dichi lo stava conducendoal Fonte Battesimale.

Il fonte ottagonaleaveva una splendidabalaustra di marmo conformelle di stileromanico. Ad ogniangolo si trovava unpozzetto (per un totale di8) nel quale i fanciullivenivano battezzatituffandoli tre voltenell’acqua battesimale.

Fu rimosso dalla suaprimitiva collocazionenella seconda metà del

1500 per volontà del Granduca Francesco I de’ Medici, e ancora adesso si notano lepietre mancanti del mosaico.

Dante salvò un bimbo che era caduto in uno di questi pozzetti, e ne fa cenno luistesso nel XIX canto dell’Inferno:

Non mi parean meno ampi né maggioriche quei, che son nel mio bel S. Giovanni,

fatti per luogo de’ battezzatori;l’’un delli quali, ancor non è molt’anni,

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rupp’io per un che dentro v’annegava. (16-20)

Pare che il bambino si chiamasse Antonio di Baldinaccio de’ Caviccioli e vi eracaduto mentre stava giocando con degli amici intorno al fonte battesimale.

Non so immaginare se anche il Dante fanciullo si sia mai impegnato in similigiochi, ma riesco bene a incrociare il suo sguardo incantato e infantile mentre scegliein mezzo a quei segni quelli più magici, misteriosi e intriganti. Quali segrete fiabe hatramato con piccoli passi avanzando sui grifoni e le sirene, come ha compitato per laprima volta i segni dello Zodiaco, e quante volte si è costretto alla sfida di non uscircoi piedi dai margini ridisegnando i cerchi, e da se stesso tortando48 le curve e lespirali?

La magica missione di conquistare il centro, di possedere il sole e di mirare attornoa sé il gran ricamo tramato dal mistero, protetti e benedetti.. esiste gioco piùirrinunciabile di questo per tutti i bambini del mondo?

E poi la stretta forte dell’adulto che per un polso ti ripiglia dall’abisso del sogno…e con lo sguardo duro ti conferma che con ciò che è sacro non si scherza e non sigioca!

Nella infernale trasfigurazione dei pozzetti del suo Bel San Giovanni, Dante, dabambino diventato grande, ci infilerà i Simoniaci (i rapaci seguaci di Simon Mago chescambiarono le cose di Dio per oro e per argento), con la testa in giù e i piedi in alto.

Battezzati al contrario: dalla lupa affogati nell’avida cecità del soldo, tumulati nelfango e non toccati dall’acqua della Grazia.

Sì! Vendetta, palindroma vendetta!(Mi dici per favore che c’è scritto qui??? Aveva chiesto un giorno di tanti e tanti anni

fa un bambino dentro il Battistero. Il solito adulto distratto e contrariato avevarisposto… è solo un gioco, vedi? si può girare da destra o da sinistra, ma la frase noncambia…)

Quando gli umani volevano specchiarsi al Cielo, respiravano aria di cui oggi a noimoderni non può più giungere notizia.

Su quel mosaico di pietra c’era scritta (e ancora c'è per chi vuol leggerla) una storiaantica e segreta, un viatico di benedizione per chi fosse stato in grado di vederla e diintenderla: che sia l’Uomo capace di oltrepassare il territorio dei grifoni e delle sirene, lospazio oscuro del terrore e dell’inganno e delle facili illusioni… che piano cammini e sicuroverso la luce trasvolando sui segni delle stelle… che al centro del suo affanno possa trovare ilsuo specchio e il suo motore.

O forse a quei tempi lo sapevano tutti, e solo per noi resta una storia enigmatica esegreta.

Un vero enigma c’è, e temo che sia insondabile: perché nell’undicesimo secolo unarappresentazione copernicana del sistema solare? Il sole che col suo fuoco muovetutte le orbite (ciclos) dei pianeti e anche se stesso… sparito Tolomeo 600 anni primache fosse definitivamente archiviato da Keplero, Copernico e Galilei? Ma per pensarea un Sole che si muove pur restando al centro bisogna ben immaginarle le galassie etutti gli altri sistemi all’infinito… Interrogare questo enigma non è materia di questolibro, preferisco la fiaba raccontata dalle pietre.

48 Tortamente e tortisce sono vocaboli usati da Dante nella sua dissertazione sul movimento del sole in Convivio,Trattato Terzo, 13 - 20

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Il palindromo e lo zodiaco sono contornati a giro da un'ulteriore iscrizione latinache adesso appare leggibile solo in parte. La dicitura rimanente

Huc veniat quicumque volunt miranda videre.Et videant quae visa valent pro jure placere.Ima pavimenti perhibent insignia Templi.

ci permette di tradurre all'incirca così: Lascia che tutti quelli che desiderano scorgeremirabili cose vengano qui. Lascia che loro vedano quello che una volta che si visto ècertamente in grado di dare massimo piacere... Le cose più alte del cielo circondano la partepiù bassa del tempio.

L’eco percepibile e chiara del proverbio ermetico… Come sopra, così sotto.

Mi sono distratta un attimo trasportando lastre di marmo, ma solo per tentare diimmaginare insieme a Voi quanto Dante sia stato immerso e pervaso fin da bambinodentro allegoriche trame e spericolati misteri. Non riusciremo mai a comprendereappieno come il suo Genio e il suo Cuore ne siano stati plasmati, ma lo possiamo bencogliere dai risultati che ha raggiunto. E’ certo però che fin dai suoi primi giorni divita il Cielo era una cosa che lo riguardava da vicino.

Questo bambino fu mandato in una scuola completamente priva di libri: 180 anniprima che arrivasse Gutenberg esistevano solo preziosissimi codici manoscritti chesolo pochi eletti potevano prendere fra le mani.

Costosa la carta e costoso l’inchiostro, ci voleva grande memoria nel fissare ciò cheveniva letto in pubbliche letture, e molta pazienza nel trascrivere a mano ciò che sivoleva conservare, per studiare per imparare per approfondire. (Non sognatevi ditrovare questi verbi dentro le tonnellate di carta della scuola moderna).

Pavimenti e affreschi, mosaici e pinture… erano irrinunciabili e mirabili testiscolastici.

Esisteva un programma scolastico? La redazione di una programmazionedidattico - pedagogico - educativa - formativa come si dice oggi?

Certo che sì. Solo che a quei tempi non la scrivevano i Docenti, ma stava già scrittanel Cielo.

In questo insuperabileeptagramma, in pochicentimetri quadrati - cosavuol dire il costo della carta! -è contenuto tutto il curriculumscolastico di una scuolasuperiore ai tempi in cuiDante andava a scuola.No, potete rigirarlo quantovolete, non ci troverete maiscritto che leggere e ascoltaresono abilità passive.Le discipline del Trivio e delQuadrivio (triade + tetrade =settade) erano protette dai

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Sette Cieli, e dalle Divinità Planetarie che li governano. Il Trivio riguardava:Grammatica Dialettica e Retorica. Il Quadrivio: Aritmetica Musica Geometria eAstronomia.

(Cominciate a sospettare che le mappe tolemaiche ci stanno conducendo versoaltri porti? Sentite odore di Etica e di Anagogia? Non spaventatevi, siete nel giusto).

Ma allora che cosa erano veramente i Cieli per Dante?A questo punto credo che debba essere lui in persona a raccontarcelo con le parole

del suo Convivio (Trattato Secondo – Paragrafo XIII):

1. Prima di esaminare cosa si debba intendere per Terzo Cielo, è meglio che iospieghi cosa intendo dire per Cielo.

2. Dico che per Cielo io intendo la Scienza e per Cieli intendo le Scienze, e lodico perché Cieli e Scienze soprattutto in tre cose si assomigliano…

3. La prima somiglianza riguarda il fatto che sia il Cielo sia la Scienza orbitanoattorno a un oggetto che per se stesso rimane immobile … Ogni Cielo Mobilegira intorno al suo centro immobile; e così ogni Scienza si muove attorno alsuo oggetto di indagine, ma non lo può muovere, in quanto ogni Scienza puòsolo indicare il suo oggetto di indagine, ma non può mai conoscerne a priorila sua vera identità.

4. La seconda somiglianza riguarda la facoltà di illuminare che possiedono ilCielo e la Scienza: ogni Cielo illumina le cose visibili, e ogni Scienza illuminaquelle intelligibili.

5. E la terza somiglianza riguarda la potenza di indurre la perfezione nelle cosealle quali Scienze e Cieli sono preposti. Tutti i filosofi concordano sul fattoche i Cieli sono la causa della perfezione del Cosmo…

6. Così le Scienze inducono la perfezione in noi uomini. Perché grazie a loro noipossiamo cercare la Verità che è il nostro ultimo obiettivo di perfezione, cosìcome dice Aristotele nel Sesto Libro dell’Etica, quando dice che solo la Veritàè il Bene dell’Intelletto. Per questo, e per altre molte somiglianze, si puòchiamare la Scienza “Cielo”.

7. … I sette cieli più vicini a noi sono quelli dei pianeti; poi ci sono ancora duecieli mobili (il Cielo delle Stelle Fisse e il Primo Mobile, n.d.t.) e uno al di sopra ditutti detto “quieto” (Empireo, n.d.t.)

8. Ai sette primi cieli corrispondono le sette scienze del Trivio e del Quadrivio,cioè Grammatica, Dialettica, Retorica, Aritmetica, Musica, Geometria eAstrologia. All'ottava sfera, cioè al Cielo delle Stelle Fisse, corrisponde laScienza Naturale, che Fisica si chiama, e la Prima Scienza che si chiamaMetafisica; alla nona sfera corrisponde la Scienza Morale; e al Cielo Quietocorrisponde la Scienza Divina, che è chiamata Teologia…

9. Dico che il Cielo della Luna assomiglia alla Grammatica, perché ad essa sipuò comparare [per due proprietà]. Perché se si guarda bene la Luna sivedono in lei due cose che la caratterizzano, che non esistono nelle altrestelle. L’una è l’ombra che è in essa e che costituisce una vera rarità per lestelle, perché i raggi del sole, se terminassero nella sua ombra, ne sarebberoriflessi, ma questo non avviene; l’altra riguarda la variazione della sua

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luminosità, perché ora manda luce da un lato e ora dall’altro, a seconda dicome il Sole la vede.

10. E queste due proprietà appartengono anche alla Grammatica perché, data lasua infinita materia, non possono terminare in essa i raggi della Ragione, especialmente per quanto attiene al destino dei vocaboli; e manda luce or diqua or di là, [in] quanto certi vocaboli, certe declinazioni, certe costruzionientrano nell’uso comune senza essere mai esistite, e molte invece sonoscomparse ma un giorno torneranno… come dice Orazio nell’Introduzionedella sua Ars Poetica, quando dice: "Molti vocaboli rinasceranno che giàcaddero".

11. E il Cielo di Mercurio si può comparare alla Dialettica per due proprietà:perché Mercurio è la più piccola stella del cielo: la misura del suo diametronon è più di duecentotrentadue miglia, secondo quanto afferma l’astronomoAlfagrano, che dice che è pari a un ventottesimo del diametro terrestre che èdi seimilacinquecento miglia49. L'altra proprietà va ricercata nel fatto che è ilpianeta più nascosto dai raggi del Sole.

12. E queste due proprietà appartengono alla Dialettica: perché la Dialettica è lapiù piccola di tutte le scienze in quanto è stata perfettamente indagata ecodificata nella sua organicità più di tutte le altre…; e va più velata di tutte lealtre Scienze in quanto procede con argomenti più sofistici e più ipotetici chein tutte le altre.

13. E il Cielo di Venere lo si può comparare alla Retorica per due proprietà: l'unaè data dalla chiarezza del suo aspetto, che è soavissima a vedere più che altrastella; l'altra riguarda la posizione in cui si trova rispetto alla Terra: all’alba(ad occidente) e al tramonto (ad oriente).

14. E queste due proprietà sono caratteristiche della Retorica: perché la Retoricaè soavissima sopra tutte le altre scienze, perché soprattutto della soavità sioccupa; [e] appare al mattino dentro la luce dell’occidente (di fronte al Soleche sorge a oriente) come parla il Retore di fronte ai suoi Uditori ragionandodelle cose che tutti possono vedere (filosofia essoterica n.d.t.); e appare la seranel cielo ad oriente (quando il sole è tramontato n.d.t.) quando il Retore puòragionare di cose che non tutti possono vedere (filosofia esoterica n.d.t. … daintendersi: quando il Retore può andare di retro alla lettera come Venere va diretro al Sole, e cioè quando il Retore può indagare il senso che si nascondesotto quello letterale.).

15. E il cielo del Sole si può comparare all'Aritmetica per due proprietà: la primariguarda il fatto che tutte le altre stelle si illuminano della sua luce; laseconda è che l'occhio non lo può mirare.

16. E queste due proprietà sono nell'Aritmetica: perché della sua luce tuttes'illuminano le scienze… perché le scienze studiano i loro oggettiprocedendo sempre secondo i numeri.

49 Considerando il valore del miglio romano pari a 1,609 km. risulta che secondo tale misurazione la Terra abbiaun diametro di km.10.458, e Mercurio di km.373. Secondo i calcoli di oggi il più piccolo tra i pianeti ha undiametro di km.4.880, e la Terra di km.12.756. Se Alfagrano ha sottovalutato di molto le dimensioni diMercurio, per quelle della Terra aveva calcolato circa 2000 km. in meno (molto prima di CristoforoColombo…). Ne consegue che nella fantasia di Dante l’intero percorso infernale da un antipodo all’altro delpianeta sia misurabile per poco più di 10.000 km.

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17. … prima di tutto va considerato che i principi delle cose naturali sono 3,materia privazione50 e forma, nei quali si vede questo numero. E poi tutti icorpi mobili possiedono in potenza la continuità e questa non può essere cheun numero infinito.

18. … perché Pitagora, come dice Aristotele nel primo Libro della Fisica,considerava ogni cosa governata dai numeri e i principi delle cose potevanoessere solo o pari o dispari.

19. L'altra proprietà del Sole ancora si vede nel numero, del quale si occupal'Aritmetica: perché l'occhio dell’intelletto non lo può mirare; perché ilnumero, considerato in sé, è infinito, e questo noi non possiamo intenderlo.

20. E il cielo di Marte si può comparare alla Musica per due proprietà: l'unaconsiste nella sua bellissima relazione col resto dei cieli: perché, enumerandoi 9 cieli mobili, da qualunque si cominci, o dal più basso o dal più alto, il cielodi Marte è sempre il quinto, esso è lo mezzo di tutti, cioè delli primi, dellisecondi, delli terzi e delli quarti. (numero 5, il Bilanciere, l’Equilibrio, laCiviltà, La Legge, strumento di Armonia n.d.t.)

21. L'altra è che lo stesso Marte … dissecca e arde le cose, perché il suo calore èsimile a quello del fuoco …

22. E … dice Albumasar che l'accendimento di questi vapori significa morte di ree transmutamento di regni, e sono effetti della signoria di Marte. E Senecadice anche che alla morte d'Augusto imperatore vide in alto una palla difuoco; e a Fiorenza, nel principio della sua distruzione, fu vista nell'aere, infigura d'una croce, una grande quantità di questi vapori seguaci della stelladi Marte.

23. E queste due proprietà appartengono alla Musica: primo perché la Musicadeve sempre creare relazioni armoniche come si vede nelle canzoni quandola parola è messa in musica: più la relazione è bella e più dolce l’armoniarisulta…

24. E, secondo, perché la Musica attrae a sé li spiriti umani, che quasi sonoprincipalmente vapori del cuore, tanto da distrarli dalle loro naturalioccupazioni: tutta l’anima, quando ascolta la Musica, corre verso lo spiritosensibile che sente il suo suono.

25. E il cielo di Giove può compararsi alla Geometria per due proprietà: l'una èche Giove si muove tra due cieli che respingono (repugnano) la sua buonatemperanza, come quello di Marte e quello di Saturno; onde Tolomeo dice …che Giove è stella di temperata complessione in mezzo al gelo di Saturno eall’infuocato calore di Marte.

26. L'altra è che tra tutte le stelle si mostra bianca, quasi argentata. E queste [due]cose appartengono anche alla scienza della Geometria. La Geometria simuove tra due principi repugnanti ad essa: tra il punto e il cerchio… perché,come dice Euclide, il punto è il principio che la genera … e il cerchio è cosìperfettissima figura … che non può che costituirne il suo unico fine.

27. Così che la Geometria si muove tra punto e cerchio come se si muovesse fraprincipio e fine, e questi due repugnano alla sua certezza: perché il puntonon è misurabile data la sua invisibilità, e il cerchio non si può quadrare e

50 Il valzer di Pitagora! Riflettete sul dolore di quel 2, come ci ha insegnato Giamblico: il 2 soffre la separazionedall’1, ed è sincronicamente privato del suo punto d’origine (1-materia) e del suo traguardo (3-forma).

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quindi è anch’esso immensurabile. E ancora: la Geometria è bianchissima, inquanto è senza macula d'errore e certissima per sé e per la sua ancella, che sichiama Prospettiva.

28. E il cielo di Saturno ha due proprietà per le quali si può comparareall'Astrologia51: l'una è la tardezza del suo movimento che è necessario percompletare il cerchio dello Zodiaco, perché impiega più di 29 anni a quantodicono gli astrologi; l'altra è che Saturno è il più alto sopra tutti i pianeti.

29. E queste due proprietà sono nell'Astrologia: perché per compiere il suocerchio, cioè per apprenderla bene, ci vuole moltissimo tempo… sia percapire le sue formule sia per l’esperienza che ci vuole per ben interpretarle.

30. E ancora: è altissima sopra tutte l'altre; perché, come dice Aristotele… più ènobile il soggetto della scienza… più la scienza è nobile: e l’Astrologia è lapiù nobile e la più alta di tutte la scienze perché il suo soggetto, il movimentodel cielo, è il più alto e il più nobile; ed è alta e nobile per la sua certezza, laquale è senza ogni difetto, poiché procede da perfettissimo e regolatissimoprincipio. E se qualcuno crede che sia una scienza che conduce all’errore,questo non è certo imputabile alla scienza, ma, come dice Tolomeo, l’errore èda imputare solo alla negligenza nostra.

Lo so, più che un baule questo è il pozzo di San Patrizio. Ma quanto avresteapprezzato al liceo una lezione di Epistemologia delle Scienze di tal fattura? E comevi sentite adesso che vi siete specchiati al Cielo?

Se tornate a guardare l’eptagramma scoprirete che ad ogni Cielo, ad ogni Scienza, ècongiunta la sua finalità etica:

La Luna-Grammatica conduce alla Giustizia: derogare alle sue Leggi, lasgrammaticatura!, è il primo passo verso il Reato.

Mercurio-Dialettica conduce alla Purezza: privo della trasparenza cristallina di unimpianto saldamente logico qualsiasi Discorso tracolla dentro l’impurità del Sofisma,del Falso, dell’Inganno, del Raggiro, del Plagio, della Demagogia.

Venere-Retorica conduce alla Soavità: e par che della sua labbia si mova uno spirtosoave e pien d’Amore…52 le labbra di Beatrice, le labbra di Venere, le labbra del Retore.Di quanta tenerezza, di quanta dolcezza e soavità afroditiche… dovremmonecessitare per essere condotti piano, con spirituale leggerezza, verso il sentieroardito del Pensiero e della Contemplazione? E non è il figlio di Venere, Amore-Erosin persona, il solo che può governare questa ineffabile elevazione, questo espandersidel fiato verso il Cielo… che va dicendo all’anima: Sospira…? (In tre endecasillabi lamirabile sintesi del Simposio platonico).

Sole-Aritmetica conduce alla Fede: strano che oggi i docenti di matematica dicanosempre che gli allievi sbagliano perché non si fidano di loro stessi…

Marte-Musica conduce al Lavoro: muscoli vene nervi tendini, tutti dentro ilcrogiuolo del suo Fuoco, tutti sotto il governo della sua energia che affatica allospasimo e solo per il premio di una tappa conquistata. Tutti dannati e protetti dallabellicosa benedizione della sua spada: dallo spaccapietre a Mozart.

51 Ai tempi di Dante Astrologia e Astronomia erano assimilate in un’unica Scienza. 52 Tanto gentil e tanto onesta pare, Vita Nova, XXVI

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Giove-Geometria conduce all’Impegno: qual è ‘l Geomètra che tutto s’affige permisurar lo cerchio…l’impegno con i pugni e i denti stretti, di chi si affida, coagulandogiustizia purezza pensiero fede e lavoro, anche alla più folle delle impresemacerando Tempo e Carne e Intelletto.

Saturno-Astrologia conduce alla Discrezione: nel suo doppio valore di lentopaziente e tardo Discernimento della Verità delle cose, e del silenzio opportuno ediscreto che deve tacerla.

So che adesso già state raccontandovela da soli la vostra fine di questa fiaba, soche state trovando molte più informazioni in ciò che ho taciuto che in ciò che hodetto… e se è così vuol dire che il prodigioso dono di Dante si sta concretizzandograzie a voi, voi che adesso riporterete i piedi sulla mappa nascosta all’Inferno,quella che arriva solo al Cielo di Saturno perché, ad litteram, dall’Inferno il cielo dellestelle non si vede.

Ma quanti passi anagrammati, persi, sbagliati, intortati… dentro la perfezione deisette cieli: come si può fotografare meglio lo smarrimento di chi in totale incoscienzaha perso del tutto i punti cardinali della giustizia, della purezza, della bellezza, dellafede, del lavoro, dell’impegno, del discernimento e della discrezione…? Ma, sevolete, potreste anche applicare una lettura palindroma: lo smarrimento di chi si ètrovato costretto a camminare sui territori conquistati dalle Belve che, persi ogniritegno e ogni catena, sanno egregiamente fare strazio dei lacerti azzannati divoratidefecati… della giustizia, della purezza, della bellezza, della fede, del lavoro,dell’impegno, del discernimento e della discrezione. Adesso lo sentite tutto sullevostre spalle il peso di Quanto e Quale Dolore?

E percepite anche il senso morale e anagogico del criptoglifo infernale.Quasi quasi pare che sia diventata una foto di gruppo, riconoscete qualche volto?Se lo riconoscete, fateglielo sapere: soltanto Marte, benefico e potente, potrebbe

aiutarlo a lavorare e a cantare.

Terminate le scuole superiori (quelle che stilavano la programmazione dentro uncerchio immensurabile) ai tempi di Dante si andava all’Università per affrontare gliultimi tre Cieli: la Fisica e la Metafisica (Stelle Fisse), la Filosofia Morale (PrimoMobile) e la Teologia (Empireo). Nel XIV Paragrafo del Trattato Secondo del Convivio,Dante, proseguendo nello schema logico del paragrafo precedente, dimostra perchécostellazioni e stelle e pianeti (visibili) siano preposti alla Fisica, e perché le galassie(invisibili) alla Metafisica; perché il Primo Mobile (cielo che, mosso dall’Amore diDio, mette in moto tutto il Cosmo) non possa fare a meno di governare l’Etica:motore e movimento dell’umano agire; e infine

Lo Cielo Empireo (che) per la sua pace assomiglia alla divina scienza, che è piena di tuttapace: la quale non soffre lite alcuna d'opinioni o di sofistici argomenti, per la eccellentissimacertezza del suo soggetto, lo quale è Dio. E di questa dice lui stesso ai suoi discepoli: "La pacemia do a voi, la pace mia lascio a voi", dando e lasciando a loro la sua dottrina, che è questascienza di cui io parlo.53

53 Convivio, Trattato Secondo, 19

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Ma vale la pena anche spiegare perché Dante conduca questa ampia dissertazionesui Cieli e le Scienze. Il suo fine dichiarato era quello di poter enunciare che cosa luiintendesse veramente per Terzo Cielo. Quello che ai suoi tempi veniva definito piùcomunemente il Cielo della Retorica. E ancora ai nostri giorni le Arti del Triviovengono spesso declinate come Grammatica Dialettica Retorica, intendendo perquest’ultima la doppia valenza di Ars Dicendi e Ars Dictandi: arte del dire e arte delloscrivere, posizionando quindi la Retorica nello spazio dell’applicazione tecnica dellaparola, ed esiliandola da quello dell’attività speculativa.

Qui Dante, in piena consapevolezza, vuole destabilizzare la comune tradizione epretende, come Orazio già aveva messo in conto affermando che vocaboli scomparsiprima o poi sarebbero tornati nell’uso comune… pretende che al Terzo Cielo siariconosciuta la Nobiltà della Filosofia.

E così, in fine di questo secondo trattato, dico e affermo che la donna di cui io innamoraiappresso lo primo amore fu la bellissima e onestissima figlia dello Imperadore dell'universo,alla quale Pitagora puose nome Filosofia.54

Filosofia: Amore di Sapienza e Sapienza d’Amore.Omaggio di un Discepolo Grande a uno dei suoi Grandi Maestri.

Scontato rilevare che Dante conclude i suoi studi Universitari nell’alto dei Cieli, omeglio, li conclude proprio nel luogo dal quale vengono emanati per raggiungerel’Umanità. E fin troppo palese per tutti che il suo Poema ne è intriso fino all’ultimagoccia… miliardi di tessere di un puzzle anagrammato e scombinato vengonoricollocate al loro posto, e come eteree e diafane danzatrici - dal centro alla periferiae dalla periferia al centro - davanti ai nostri occhi disegnano, in perpetua creazionema con ferma determinazione, le tracce delle regole corrette ed ordinate dellaGrammatica, della Dialettica, della Filosofia e della Storia, delle Dottrine e dei Miti,dell’Aritmetica, della Musica, della Geometria, dell’Astronomia, delle ScienzeNaturali (Fisica) siano Chimica Biologia Geografia Geologia Botanica Meteorologia(e continuate…), dell’ardita Metafisica che ha sete dell’Invisibile, dell’acrobaticaMorale che ha sete di Giustizia, della elevatissima (nello Spazio) ed eccelsa (nellaSapienza) Teologia… che ha sete di Pace di Verità e d’Amore.

Un giorno di tanti anni fa il professore di Chimica ci domandò che cosa fosse laDivina Commedia. Dall’altezza bassissima dei miei 14 anni risposi che era un’operaletteraria. Con sguardo di infinita tenerezza e di infinita riprovazione mi rispose… selei dice così, vuol dire che non ha capito nulla della Divina Commedia.

Il prof. Giosuè Desio, ovunque ora si trovi, ancora mi ricorda che io, in tal Poema,sono un’intrusa. Ma certo è che la serratura della porta stretta che conduce a Dantel’ha aperta per me la misteriosa chiave della Chimica.

Chi ha aperto al Poeta l’inaccessibile Porta al Mistero? Un inquietante indizio mi costringe a tentare di chiudere il cerchio.Ritorno ai consigli che Dante offre attorno alla materia del LEGGERE.

54 ibidem, XV, 12

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Nel sesto paragrafo del Convivio, Trattato Secondo, scrive

Il terzo senso con cui si deve interpretare si chiama morale, e questo è quel senso che ilettori devono attentamente indagare cercando il suo significato nascosto dentro le allegoriedei testi dottrinali, sia per il bene loro che per quello dei loro discepoli: per esempiodall’allegoria del Vangelo, quando vi si racconta che Cristo salì sul monte per transfigurarsi,e che di dodici Apostoli ne portò con sé soltanto tre, si può moralmente dedurre che noi con lesecretissime cose dobbiamo avere poca compagnia.

E allora chi ha portato Dante al di là del possibile e dell’impossibile? Chi l’hacondotto a varcare l’insuperabile orizzonte? Chi gli ha concesso di diventare compagnodelle secretissime cose?

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10 Il Creatore guarda il suo Creato

IL TEMPIO

La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata pietra angolare,

e questa è l’opera meravigliosa del Signore. (Salmo 118, 22-23)

Mentre un giorno io riflettevo sugli esseri e il mio pensiero s'era elevato e tutte le miesensazioni s'erano assopite - come avviene a chi è immerso nel sonno per sazietà, per lussuriao per stanchezza - mi parve che un essere immenso, senza limiti, mi chiamasse per nome e midicesse: "Che cosa vuoi udire e vedere? Che cosa vuoi apprendere e conoscere? "E chi sei tu?"dissi io. "Io sono - rispose - Pimandro , l'Intelligenza suprema. Io sono quel che tu vuoi edovunque io sono con te". "Io voglio - dissi - essere istruito sugli esseri, comprendere la loronatura e conoscere Dio"."Raccogli nel tuo pensiero tutto quello che vuoi sapere - mi disse -perché io t'istruirò". Ciò detto, egli mutò di forma e allora, subitamente, tutto mi fu chiaro edio vidi uno spettacolo prodigioso. Tutto diventava una dolce e gaia luce la cui vista mirallegrava. Ma tosto discesero tenebre cupe e orribili di forme tortuose: mi parve che questetenebre mutassero in non so quale natura umida indicibilmente sconvolta esalante fumo comeda fuoco e sentii un rumore indescrivibile e lugubre. E ne uscì un grido inarticolato chesembrava la voce stessa della luce. Una parola santa discese dalla luce sulla natura e un fuocopuro si sollevò dalla natura umida verso l'alto, ed era sottile, penetrante e, nello stesso tempo,attivo. E l'aria, per la sua leggerezza, seguiva il fluido sollevandosi dalla terra e dall'acquasino al fuoco, talché sembrava sospesa. La terra poi e l'acqua restavano mescolate insieme inmodo che non si poteva scorgere la terra attraverso l'acqua ed entrambe si muovevano per laparola spirituale che si udiva. "Hai compreso - mi disse Pimandro - il significato di questavisione?” "Sto per comprenderlo" risposi. "Questa luce - disse - sono io, l'Intelligenza, il tuoDio che precede la natura umida uscita dalle tenebre, e il Verbo luminoso che emanadall'Intelligenza è figlio di Dio”. "Che vuoi dire?" domandai. "Ascolta: quello che in te vede eintende è il Verbo, la parola di Dio; l'Intelligenza è il Dio Padre. Essi non sono separatipoiché l'unione è la loro vita". "Io ti ringrazio" risposi.

Quella che avete letto è la prima pagina del Pimandro che a sua volta è una sezionedel Corpus Hermeticum attribuito ad Ermete Trimegisto.

Apparsi in Europa fra il secondo e il terzo secolo d.C., i libri ermetici (il Corpus)sono privi di autori certi, e ne è anche incerta la loro vera data di nascita.

Attribuiti ad Ermete il tre volte grande rintraccerebbero la loro origine storica intempi lontanissimi.

Ermete Trimegisto è una figura mitica nata dall’identificazione del greco Hermes (chediverrà poi Mercurio) con il più antico Ermete Thoth, il "misterioso e primigenio iniziatoredell’Egitto alle sacre dottrine". Fu anche indicato quale patriarca indiscusso della ScienzaAlchemica. Ermete è dunque un nome che ritorna più volte nella tradizione filosofico-spirituale della nostra cultura, trattandosi di qualcuno che "presiede alla regione ultraterrenadell’iniziazione celeste", quell’iniziazione cui numerosi eletti si sono avviati alla ricerca delloro vero Sé. Possiamo oggi riconoscerlo, ed è in questi termini che qui lo incontriamo, quale

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archetipo dell’evento mistico stesso: Ermete come colui che ha più volte incarnato, in tempidifferenti, l’incontro-rivelazione tra umano e divino, lasciandone intuire l’originaria edessenziale consustanzialità. Se è vero che c’è un filo invisibile che unisce le variemanifestazioni dello spirito nel corso dei millenni, per quanto esse permangano per lo piùmisteriose, Ermete è "il talismano che le riassume, il suono magico che le evoca". Non ècasuale il riferimento originario all’antico Egitto, culla della più antica e per molti versi ancoroggi misteriosa conoscenza esoterica, che ha raccolto le rivelazioni di quella sapienza profondae segreta tramandata solo tra iniziati, che confluì nella più tarda dottrina che fu detta"ermetica".55

Ufficialmente presenti alla cortemedicea di Firenze dal 1461,tradotti da Marsilio Ficino, studiatida Pico della Mirandola e indagati ediscussi alla scuola di S.Marco allastessa presenza del Magnifico e diun giovanissimo Michelangelo, ilibri del Corpus Hermeticum giàavevano conosciuto la lorodiffusione – molto elitaria – sin dalXII secolo, se diamo per vero che laprima traduzione in latino risale all’11 febbraio 1144 ad opera diMorieno arcidiacono di Pamplona.E’ considerata quest’ultima la primastesura latina di un trattatoalchemico, il che ci conferma che di

questa scienza esistessero già fin da quei tempi alcuni estimatori. La prova provatache in Europa esistessero gli alchimisti ermetici è data inoltre dall’enciclica Spondentpariter, emanata nel 1317 dal Pontefice Giovanni XXII - Dante vivente -, in cui, per laprima volta, vengono condannate le pratiche alchemiche.

La figura di Ermete rappresentata in mosaico sul pavimento del Duomo di Sienadimostra quanto l’icona di questo personaggio fosse presente negli ambienti artisticie culturali nel 1400 e considerata degna di entrare in un tempio cristiano con ladidascalia che lo definisce Ermete Mercurio Trimegisto contemporaneo di Mosè.

Ma ci sono leggende che lo collocano molto più indietro nei tempi arrivando finoal secondo millennio a.C.

Sì lo so, verrebbe voglia di bruciarlo questo baule, ma la serietà della trattazione siferma qua.

Io preferisco le fiabe. E questa che voglio raccontarvi è la più bella che io conosca:è la fiaba del Mediterraneo.

E’ il mare più terricolo del pianeta, migliaia di chilometri di coste lo chiudono e nericevono le onde, tre continenti hanno imparato fin dal profondo oscuro dei tempi adascoltare la sua musica blu.

E qualcuno si è avventurato sopra quest’acqua quando ancora sulle sue coste, dalLibano al Marocco dalla Francia all’Egitto, abitavano poche migliaia di persone.

55 Agnese Galotti, Ermete Trimegisto, in Individuazione, Trimestrale di psicologia analitica e filosofiasperimentale a cura dell'Associazione GEA, n.20, anno 6°

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Il mare più alchemico del mondo separa ed unisce56 a suo piacere. O forse soloinseguendo per secoli le affaticate orme dei suoi pellegrini: gente strana, che va permare solo perché ha bisogno della terra.

Fu così che fenici e franchi, greci e romani, egizi e turchi… cominciarono adimparare a com-prendersi (coagulare) e ad aggredirsi (solvere).

Non c’è mai stato un tempo per una cosa e un tempo per l’altra, ma sempre tuttoin unico tempo che in sincronia ha generato e genera stupori e furori. Per questo allastoria preferisco le fiabe.

Un Primo Giorno, che racconta almeno otto millenni, la magia di Demetracominciò ad offrire a quest’acqua infiniti tributi di grano e olio e vino e spezie ebalsami e profumi… perché la Terra si era sposata all’Acqua generando Cibo. Ma laMagia Prima dei campi lavorati e fertili ancora di più legò la Terra al Cielo. I primicontadini, Babilonesi Sumeri Assiri Egizi… indagarono le tenebre stellate,catturarono i pianeti, fedelmente ne trascrissero i cicli e il loro infinito andare:intuirono che Luce e Movimento fossero Specchio alla Terra e al Sacro, e i Sapienti insilenzio conservarono segreti, ma a quei segreti innalzarono templi.

Passarono i millenni e giunse la luce di un nuovo Primo Giorno. La MagiaSeconda condusse gli uomini dentro le viscere della Terra, in tenebre senza stelle,perché nel secondo millennio a.C. nacque l’Uomo dei Metalli. Apprese a strappareroccia all’utero di Gea, e seppe farne fuoco e controllarne l’impeto e i venefici vapori,e trasmutarla in liquida e rovente lava di ferro. Morte e dolore conobbe l’Uomo deiMetalli, ma qualcuno intuì che anche la Terra e il Fuoco fossero specchio all’Uomo eal Sacro.

Nacque l’Alchimia, perché, vedete, ci fu un tempo in cui gli uomini veramentecredevano che tutto si fosse generato e addensato rispondendo alle stesse leggi… daipianeti all’uva, dai vulcani ai gatti… si chiama visione olistica del mondo che insegnaall’uomo che ogni cosa che vede che sente e che tocca lo riguarda da vicino.Qualcuno sospettò che tenebre e miniere e pietra e fuoco e lava e incandescenza ebagliore stellare del metallo raffreddato molto somigliassero all’umano camminodell’uomo, ai suoi dolori e alle sue passioni, alla sua nascita e al suo destino, al suocorpo e al suo spirito. Nacque l’Alchimia e in silenzio i Sapienti conservarono segreti.Discretamente scivolarono sulle onde del Mediterraneo trasportati dai piedi di chivolle coagulare le sue sponde, nei giorni in cui Ulisse le ricucì tutte, nel giorno in cuiPitagora sbarcò al Cairo e poi a Crotone, nell’ora in cui uomini senza nome sirifiutarono di tagliare alberi… da Platone alla rinascenza grande del neoplatonismo edella scienza ermetica all’ombra dei tetti fiorentini, per secoli protetti dal velodell’enigma e del silenzio, e oggi devastati e sradicati dal fracasso dell’orgoglio.

Una leggenda vuole che una mattina Sara, la moglie di Abramo, uscì dalla suatenda e la luce di una pietra di smeraldo fermò i suoi passi: sulla Tavola Smeraldinaerano incise queste parole:

È vero senza errore e menzogna, è certo e verissimo. Ciò che è in basso è come ciò che è inalto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso, per compiere i miracoli della Cosa-Una (diuna cosa sola). Come tutte le cose sono sempre state e venute dall'Uno, per mediazionedell’Uno, così tutte le cose nacquero da questa Cosa Unica per adattamento. Il Sole ne è ilpadre, la Luna ne è la madre, il Vento l’ha portata nel suo ventre, la Terra è la sua nutrice. Il

56 Solve et coagula, separa ed unisci, è il più conosciuto dei precetti alchemici.

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padre di tutto, il Telesma di tutto il mondo è qui. La sua potenza è illimitata se vieneconvertita in terra. Separerai la Terra dal Fuoco, il Sottile dal Denso, delicatamente, congrande cura. Ascende dalla terra al cielo e ridiscende in terra raccogliendo le forze delle cosesuperiori ed inferiori. Tu avrai così la gloria di tutto il mondo e fuggirà da te ogni oscurità.Qui consiste la Forza forte di ogni Forza, perché vincerà tutto quello che è sottile e penetreràtutto quello che è solido57. Così fu creato il mondo. Da ciò deriveranno innumerevoliadattamenti mirabili il cui segreto sta tutto qui. Pertanto io fui chiamato Ermete Trismegisto,possessore delle tre parti della Filosofia di tutto il mondo. Ciò che dissi sull’opera del Sole èperfetto e completo.

(Pare proprio che i neutrini riescano a penetrare ciò che è solido, ma noi nonabbiamo più né il tempo né gli strumenti per sospettare che dentro la materia siascritta la trama della nostra missione e dei nostri destini).

La leggenda fa risalire la Tavola di Smeraldo all’Età del Ferro, quando le onde diquesto mare hanno trasportato navi dalla greca Atene alla turca Troia, quandoAbramo ha lasciato Ur - periferia di Nassiriya, 300 chilometri a sud di Baghdad - perconquistare un brandello delle sue sponde.

Per davvero il fiume ha continuato la sua corsa scorrendo sotto il fiume… diverselingue navigarono e naufragarono e tornarono alla superficie affidandosi alle fragilizattere dei simboli e dei segni, miscelandoli confondendoli distillandoli per secolilungo un tracciato mediterraneo, un invisibile tenace filo – scarsa la documentazionestorica, ma ben evidenti connessioni relazioni e risultati – che incatena ermetismopitagorismo platonismo… alchimisti ebrei cristiani arabi templari e massoni.

Perché tutti costoro fermamente condividono un’unica certezza: che dentrol’Uomo necessariamente si addensano la Luce e il Movimento, il Fuoco e la Pietra, iCieli e la Terra.

Solo questa fiaba può spiegarci perché il Poema dantesco sia scritto in tutte questelingue, perché tutte queste zattere siano giunte al suo porto… perché in un mondo disordi Dante continui disperatamente ad urlare tutti i suoni di questo mare.

Il museo di Vienna custodisce due medaglie: una raffigura Dante, l’altra il pittore Pietroda Pisa; sul rovescio di entrambe sono incise le lettere F.S.K.I.P.F.T.58

Guénon interpreta l’acronimo in questo modo: Fidei Sanctae Kadosch, ImperialisPrincipatus, Frater Templarius.

Sacerdote (trad. dell’ebraico Kadosch) della Santa Fede, Principe Imperiale, FratelloTemplare. Pochi vocaboli che racchiudono il mondo veterotestamentario, il mondomassonico – il titolo di Principe è presente in molti gradi di iniziazione della LoggiaMassonica di Rito Scozzese nella quale i membri dei Consigli Supremi vengonoanche indicati come dignitari del Sacro Impero, spiega R. Guénon, - e il mondocattolico nella figura del Fratello Templare.

57 Per entro sè l’etterna margarita / ne ricevette, com’acqua recepe / raggio di luce permanendo unita. (Par., I.34-47). La margherita eterna (la Luna) ci fece penetrare in sé (Beatrice ed io) come un raggio di luce penetradentro l’acqua in lei stessa fondendosi e diventando una cosa sola. (Ed era soltanto al cielo della Luna…!)58 R. Guénon, op. cit., p.17

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Allora Dante era una specie di Rabbino massone templare???Se mi mettessi anche a raccontare come Guénon motivi tutte queste relazioni mi

buttereste giù dal tetto con tutto il baule, ma qualcosa deve essere necessariamenterilevato.

1. Nella Loggia Massonica di Rito Scozzese sono contemplati 33 gradi diiniziazione. Il 30° grado corrisponde al Kadosch; e viene chiamata la Scala deiKadosch una scala di legno a compasso, umile e necessario arnese deimuratori, che viene collocata nella sala dove si celebra il rito che corrispondea questo grado di iniziazione. Questa scala la conoscete già, solo che l’avetevista nella forma dell’eptagramma inscritto nel cerchio: ora prendete unascala a compasso con sette pioli, su quelli di sinistra collocate cieli pianeti esaperi, e su quelli di destra le loro corrispondenti Virtù. E il gioco è fatto.

2. Il 26° grado è quello in cui l’adepto conquista il titolo di Principe dellaGrazia (Principatus Imperialis di Mercy). In questo rito viene collocata nellasala una statua di donna che rappresenta la Verità, vestita di Bianco Verde eRosso… indizio della Grande Opera della Natura alle cui fasi alludono i tre colori.59

(Sovra candido vel cinta d’oliva /donna m’apparve sotto verde manto /vestita dicolor di fiamma viva. (Purg. XXVII, 31-33). Così appare Beatrice a Dante.)

3. Nel 1307 inizia la persecuzione dei Templari e nel 1314 viene arso vivo ilGran Maestro Jacques de Molay davanti a Notre Dame a Parigi. Purtestimone vigile di questi fatti, Dante non ne parla nel suo Poema (anche senon mancano invettive contro la monarchia francese responsabile unica ediretta del massacro), ma sceglie S.Bernardo di Chiaravalle come sua terzaguida dopo Virgilio e Beatrice: nel 1128 il Santo aveva stilato la RegolaLatina dell’Ordine Templare approvata nel Concilio di Troyes dal ponteficeOnorio II nello stesso anno. Bernardo (XXXIII Paradiso) onora la Vergine conla più bella preghiera che sia mai stata scritta e incrocia lo sguardo di Mariacome nessun altro potrebbe ardire di fare; Jacques de Molay aveva chiesto alsuo boia che lo legasse al palo del rogo in modo da poter guardare finoall’ultimo respiro la statua della Vergine di Notre Dame. Fu esaudito.

4. La Loggia Massonica di Rito Scozzese è da molti considerata la lineare esincronica continuazione del soppresso e scomunicato (da Clemente V)Ordine Templare. La Cappella di Rosslyn, che risale al 1450 e si trova a 16chilometri da Edimburgo, è il documento di pietra che nei modi più palesiconferma questo legame. Con tutta probabilità alcuni Templari, scampatialla persecuzione e al massacro, trovarono riparo in Scozia fin dal 1307ospitati e protetti da quegli stessi conti di St. Clair che faranno costruire lacappella, ma che erano anche discendenti di sangue di cavalieri crociati e diTemplari.

E qui mi fermo perché queste sono le poche certezze storiche di cui siamo adisposizione. Nulla è ammantato di mistero quanto la verità storica, e quei tempisono solo disseminati di indizi. Anche se la carta fosse stata meno preziosa, anche sel’opera degli amanuensi fosse stata meno lenta e faticosa, certe cose non avrebbero

59 ibidem, p.27

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mai potuto essere scritte. Ma queste cose erano Dottrine e Saperi, Idee e Conoscenze.Con il loro immutabile duplice destino: o di trasformarsi in temibile Strumento diPotere o di essere dai Potenti devastate.

Hanno camminato per secoli sui piedi degli Eletti, sono state travasate in silenzioda calice a calice, da Graal a Graal, l’unico che gli uomini conoscono e sanno di avereperché è un calice che si fabbrica col cervello e col cuore, e nei cervelli e nei cuorisono state con-tenute e preservate.

Lentamente sono andate depositandosi e stratificandosi nell’Oceano dei Simboli,nelle Opere, nei Templi. Il Mediterraneo ne è stato il Mezzo, il Complice e il GranCerimoniere.

Che cosa hanno in comune alchimisti, pitagorici e templari oltre al fatto diconsiderare gli uomini come specchio del cielo e della terra?

Gli Alchimisti controllano la Materia, i Pitagorici controllano i Numeri che latraducono, i Templari sono i muratori che usano materia e numeri per costruiretempli.

Attorno all’Anno Mille inspiegabilmente dal Mediterraneo approdarono alle terred’Europa immense navi di pietra.

Smisurate chiglie, le NAVate, coperte da vele di pietra, innalzarono acrobaticipennoni e alberi maestri fino a toccare il cielo. Le Cattedrali Gotiche.

I loro cantieri furono luoghi diScienza in continua lotta con le ferreelogiche della gravità, della statica, delcarico e della distribuzione dei pesi.Grandi Università di Fisica e diIngegneria. Furono anche luoghi diMetafisica Pura: scientementecostruite utilizzando i 6 elementi delcosmo: la terra, il fuoco, l’acqua,l’aria, l’etere, la luce.

L’acqua trasportava i marmi efiumi d’acqua servirono a lavarli e apurificarli dalla sgrezzatura, nel

fuoco s’addensò il ferro che li sostiene, e anche il vetro che si trasforma in filtro diluce e di colore. Si innalzano nell’etere (elemento di cui è anche costituita l’animasecondo Pitagora) che fa da ponte fra la terra e il cielo (come l’anima è il ponte fraconscio e inconscio, direbbe Jung). Al cardinale gelido del Nord veniva indirizzata lafiamma del raggio solstiziale. Le sostengono fondazioni ctonie, invisibili profonde etenebrose. La luce del giorno ad ogni istante le trasfigura ed esse stesse sono in gradodi trasfigurare il giorno (come sapeva bene Monet). Guardate Notre Dame: cheimmensa nave da crociera è ferma alla banchina (e i due campanili sono già presagiodi una nave a vapore?), basterebbe disancorarla dai suoi contrafforti arcati esalperebbe subito per il suo lungo viaggio dagli inferi verso il cielo. (Quantopaghereste per vedere il filmato di un cantiere di tal natura?)

Strani e anonimi architetti filosofi inspiegabilmente vinsero i segreti delle altezzeche dal tempo delle piramidi non erano mai state più raggiunte.

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Secondo Fulcanelli l’espressione arte gotica non ha a che fare con i Goti e cioè nonintende un’arte di derivazione francese, ma invece è proprio ar-got, linguaggiocifrato, usato dai pochi che non vogliono o non possono farsi comprendere dai molti.

Anche ai nostri giorni gli umili, i miserabili, i disprezzati, i ribelli avidi di libertà ed'indipendenza, i proscritti, i vagabondi e i nomadi parlano in argot, dialetto maledetto,bandito dalla buona società, da quei nobili che non lo sono affatto, dai borghesi pasciuti ebenpensanti, avvoltolati nell'ermellino della loro ignoranza e della loro fatuità. L'argot restail linguaggio d'una minoranza d'individui che vivono al di fuori delle leggi codificate, delleconvenzioni, degli usi, del protocollo, ad essi si applica l'epiteto di voyous…(veggenti).Infatti, l'arte gotica è l’art got o cot, l’arte della Luce e dello Spirito.60

Che questi anonimi architetti filosofi fossero maestri ermetici alchimisti pitagorici etemplari… Fulcanelli lo dimostra bene in tutto il suo libro che contiene la sua ampiaindagine eseguita in Notre Dame e nelle cattedrali di Amiens e di Bourges.

Questi grandi libri di pietra, come lui le ha definite, costituiscono il racconto perimmagini di ciò che il segreto per secoli aveva conservato.

Santuario della Tradizione, della Scienza e dell'Arte, la cattedrale non deve essereguardata come un'opera dedicata unicamente alla gloria del cristianesimo, ma piuttosto comeun vasto agglomerato d'idee, di tendenze, di credo popolari, un insieme perfetto al quale ci sipuò riferire senza timore ogni volta che c'è bisogno di approfondire il pensiero degli antenatiin qualsiasi campo: religioso, laico, filosofico o sociale.61

Se esistono libri di pietra, esistono anche cattedrali di carta. E il poema dantescopossiede le sue belle tre navate, e le volte a vela dei canti e gli archetti rampanti eterzinati di endecasillabi, e condivide col tempio gotico le folle dei mostri e deigrifoni fino a quelle dei Beati e dei cerchi angelici, e le storie infinite e le chimere. Eanche il suo bel portone del Proemio, un vero trittico (la Selva, le Belve, Virgilio) inarco a sesto acuto e il suo gran rosone di vetro e marmo scolpito nei sette cieli.

Ma le Cattedrali vere contengono anche un segreto scientifico e dottrinale insieme.Il segreto della Pietra Angolare.Una pietra unica, ma di triplice entità. La leggenda vuole che la Prima Pietra, la

pietra della fondazione, quella che rimarrà invisibile per sempre sepolta nella cavitàpiù profonda delle fondamenta… fosse scolpita e istoriata e ornata e meravigliosa avedersi. Sulla sua forza materica e sulla sua indescrivibile bellezza avrebbe dovutosostenersi l’intero edificio.

Allo stesso modo, in corso d’opera una Pietra Angolare, emanazione e riflesso dellaprima, avrebbe garantito l’elevazione sicura del tempio.

L’Ultima Pietra, quella più vicina al cielo, emanazione e riflesso della prima e dellaseconda, veniva posta a sigillo e corona dell’incredibile impresa.

La prima è inaccessibile, la terza… forse chissà… potrebbe mostrarsi a qualchetemerario scalatore, l’angolare invece è ben in vista e nella sua visibilità è testimonecerta della sua triplice natura e ne diffonde tutta la sua potenza sacra.

A Notre Dame di Parigi – scrive Fulcanelli – la pietra angolare si nasconde sotto lespoglie di Lucifero (il portatore di Luce, la stella del mattino), e infatti la statua

60 Fulcanelli, Il mistero delle Cattedrali, Mediterrane 2005, p.6661 ibidem, p.60

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veniva popolarmente chiamata Mastro Pietro del Cantone, appunto la pietra maestradel cantone, la pietra d’angolo.

Ma esaminandone anche il valore dottrinale, diciamo che si tratta diun’espressione storicamente d’origine ebraica (Isaia, 28,16-17):

Pertanto, così parla il Signore Jahve:"Eccomi, io pongo una pietra in Sion,

una pietra scelta,angolare, preziosa, da fondamento;

chi vi crede non vacillerà.Io dispongo il diritto come misura

e la giustizia come livella.

Ma ancora più suggestiva è la cabalistica Zohar, che citando i Salmi (118, 22) così lacommenta:

La pietra scartata (cioè quella che si è staccata dal trono di Dio ed è precipitata nell’abisso)dai costruttori (e cioè dalle Sefirot dell’edificio cosmico) è diventata pietra d’angolo (cioèfondamento del mondo).

Il medesimo concetto, ricordato dal Cristo, lo ritroviamo anche nei Vangelicanonici del Nuovo Testamento (Matteo, 21,42):

La pietra che hanno scartato i costruttori,questa è diventata capo d’angolo.Questa è l’opera del Signore,

ed è meravigliosa agli occhi nostri.

L’espressione simbolica della pietra d’angolo ha comunque un triplice significato:è la pietra posta a fondamento di una costruzione, ma è anche la pietra angolare chenon sta nelle fondamenta bensì unisce e rende stabili due muri al loro puntod’incontro, ma sta anche sulla sommità dove completa l’edificio e al contempo lotiene unito. E’, analogicamente, l’alfa e l’omega, il principio e la fine, la pietra grezzae la pietra digrossata, è l’Uomo che aspira a trasformarsi ritualmente in Tempio,proiezione su scala microcosmica dell’Universale Tempio.

Ed è una pietra - dicono i testi alchemici - familiare a tutti gli uomini, giovani e vecchi,la si trova nelle campagne, nei villaggi, in città, in tutte le cose create; eppure tutti ladisprezzano. Ricchi e poveri l’hanno per le mani tutti i giorni. Le donne di faccenda la gettanotutti i giorni per strada. I bambini ci giocano. Eppure nessuno dà valore ad essa, che ha ilpotere di abbattere re e principi. Eppure di tutte le cose della terra è stimata la più bassa e lapiù spregevole.

E una Cattedrale di Parole avrebbe potuto essere priva di una Pietra Angolare?No, non li ho perduti i criptoglifi in questo bailamme indecoroso di cose perse e

ritrovate: i cieli (e dio solo sa quante volte ce ne sbarazziamo con l’acqua sporcacome se non esistessero perché nessuno ci ha insegnato, o l’abbiamo dimenticato, chesi devono alzare gli occhi alla terra e abbassarli al cielo… come diceva il Trimegisto)… i cieli sono la pietra angolare del Poema.

E le pietre sono tre, e i criptoglifi sono tre. Solo così il Tempio è completo.

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11 Risveglio e Luce

LA PIETRA ANGOLARE

Se mai continga che 'l poema sacroal quale ha posto mano e cielo e terra…

Par., XXV, 1-2

Non correte alle ultime pagine per scoprire la vera identità di questa pietra: comesi fa ad anticipare la conclusione di un libro giallo? Godetevi il disvelamento un pocoper volta.

Chi ha avuto la pazienza di leggere fino a qui tutte le righe, ora ha le mani piene diindizi e nemmeno sa di saperlo. Ci occorre solo la pazienza di collocarli al loro posto.

Posso solo anticiparvi che la pietra una e trina è sempre la stessa, e quindi il terzocriptoglifo è ancora scolpito con le sfere celesti come gli altri due.

Però, che la pensiate come Galilei o che la pensiate come Tolomeo, il risultato noncambia: è solo il Cielo così come da milioni di anni lo vediamo.

Sono solo le stelle perché nel Cielo tutto brilla, pianeti compresi, e quindi stelleanche loro. Sono le STELLE che chiudono tutte e tre le cantiche del Poema.62 Buonrisultato di inventio e dispositio, secondo la medievale ars dictandi: buona invenzionepoetica e felice disposizione delle parole. Per 700 anni quelle tre STELLE hannosaldamente sostenuto il respiro (mi verrebbe da dire pneuma) di tutta l’Opera. Oraoso affermare che siano anche la misteriosa freccia che indica la segreta strada verso icriptoglifi.

Se tu segui tua stella, non puoi fallire a glorioso porto… dice ser Brunetto a Dante nelXV dell’Inferno, mentre i due poeti insieme conversano di libri e di selve oscure.

La buona stella di Dante è Mercurio-Hermes, il pianeta che domina il segno deiGemelli. E nel XXII del Paradiso – da buon astrologo – ci informa di essere nato sottoquesto segno. Tutti i viaggi di tutti i sapienti sono sempre guidati dalle stelle. Dallacometa dei Magi di Betlemme, alla Stella Mattutina, la luciferina Venere, per gliErmetici e gli Alchimisti.

Anch’io ho seguito le stelle, ma non per sapienza: solo perché i libri gialli mihanno sempre fatto tanta compagnia. Alla fine l’indagine porta sempre là dove siaddensano gli indizi. No, non si legge così la Divina Commedia, ma io vi hopromesso una fiaba perché le fiabe le comprendo meglio e anche perché anch’essesono anagogia: non è forse il mondo delle fiabe il primo che spalanca ai bambini lostupore verso l’invisibile e lo sconosciuto… verso le superne cose?

Le STELLE si addensano nel Poema quando il viaggio attraversa il Cielo delleStelle Fisse, quello preposto alla Fisica e alla Metafisica. Sono cinque canti, dal XXIIIal XXVII.

Potete immaginarlo come un Polittico del Duecento o del Trecento, quelle granditavole istoriate e dipinte divise in Atti come una narrazione teatrale, la tavolacentrale che domina per dimensione le laterali simmetricamente collocate ai suoi lati.Come questa che vedete, attribuita a Giotto e conservata alla Pinacoteca Nazionale di

62 E risalimmo a riveder le STELLE (Inf.) / Puro e disposto a salire alle STELLE (Purg.) / L’Amor che move ilsole e l’altre STELLE (Par.)

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Bologna. Si crede che Dante e Giotto si siano incontrati a Padova, mentre il pittore eraintento agli affreschi della Cappella Scrovegni… ma è certo che quelle tavole gotichediffuse ormai in tutti i luoghi sacri all’epoca di Dante, luminose e dorate e sacre nellacompostezza e nel silenzio, abbiano nutrito, molto più di adesso, la mente e gli occhi.

Ho scelto questo politticoanche perché tutti e 6 ipersonaggi rappresentatiintervengono daprotagonisti nei cinquecanti danteschi: 4 di lororealmente visibili a Dante:l’Arcangelo Gabriele,Maria, Gesù e S. Pietro.Invece S. Paolo el’Arcangelo Michele sono inqualche modo evocati,nascosti in trasparenzadietro le quinte della

filigrana del racconto: il primo perché viene citato dallo stesso Dante nelle risposte aiquesiti teologali dell’apostolo Pietro, e il secondo perché lo spirito beato di Adamo,nel canto XXVI, narra anche la cacciata dall’Eden per volontà divina e per opera diS.Michele.

Il polittico di Giotto nella sua aurea potenza ci spalanca gli occhi e ci rallenta ilcuore… nel racconto di Dante - riuscite a vedere? - tutto avviene dentro le stelle:S.Pietro è una cometa, Maria, e Gabriele sono fuoco solare e siderale (in Paradiso solee stelle brillano insieme), il Cristo è dentro il Sole che dall’alto irradia su tutti la sualuce … da tutta quella luce, e dalle altre che seguiranno il poeta resterà accecato… edebbe lo viso spento della fulgida fiamma che lo spense63…

Nel polittico pensato da Dante, così come lui l’ha disposto, la tavola centrale è ilcanto XXV… proviamo a stenderlo su una tavola gotica, e che Giotto ci perdoni…

63 Par., XXVI, 1-2

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XXIII XXIV XXV XXVI XXVIIIl sole di

Cristoillumina i

Beati

Il sole diCristo

illumina iBeati

Il sole diCristo

illumina iBeati

Il sole diCristo

illumina iBeati

Il sole diCristo

illumina iBeati

1. Alla lucedi quel sole lamente di Danteoltrepassa ilimiti dellanatura umana,ed esce dallospazio e daltempo cosìcome noi liintendiamo.

2. Visione diMaria edell’arcangeloGabriele.

1. S. Pietroesce dalla suacometa e la sualuce è difiamma.

2. InterrogaDante attornoalla virtù dellaFede e Danterisponde con leparole di SanPaolo

1. SanGiacomo escedalla luminosaschiera deiBeati.

2. Si unisce aSan Pietro einterroga Dantesulla virtù dellaSperanza.

3. Apparepiù splendenteche maiS.Giovanni, chesi unisce algruppo.

4. Cecità diDante.

1. SanGiovanniinterrogaDante sullavirtù dellaCarità.

2. Danteriacquista lavista.

3. SipresentaAdamo checonversa con ilpoeta e ricordala cacciata dalParadisoTerrestre.

1. San Pietro,ancora piùfiammeggiante,inveisce controla corruzionedella Chiesa.

2. Dante eBeatricesalgono alPrimo Mobile.

Guardandosiindietro Danteriesce a vederetutto lo spazioche ha percorsodalla terra finoa lì.

Che grande sfida per un pittore, se ancora fossimo un po’ medievali e un po’gotici!

Premesso che in tutte le sequenze è presente anche la luce radiosa e splendente diBeatrice, la prima domanda che si farebbe un pittore del tempo sarebbe questa: comeè possibile relegare Maria e Gabriele in una tavola laterale?

Anche nel polittico di Giotto la Madonna è la dove dovrebbe sempre stare: sullatavola centrale in piena Maestà. Perché il canto XXV in un certo modo oscuraaddirittura la Maestà della Vergine?

Strane cose accadono in quel canto e strane cose vengono dette.Quell’immaginario pittore, navigato e ben formato a quella cultura, dopo qualche

secondo di riflessione con un bel colpo di mano sulla fronte esclamerebbe… è giustoche sia così, come ho fatto a non capirlo prima!!!

Me li vedo adesso i vostri punti interrogativi dipinti negli occhi davanti a un bauleche pare proprio non voglia svuotarsi mai!

Sì, non siete in errore se intuite che solo il Cristo potrebbe sostituire in Maestà lafigura di Maria. Ma quel Sole Radioso illumina tutti e cinque i canti, e allora che cosacambia? Perché solo nel XXV impone la sua Maestà?

Ma perché ci sono anche Pietro, Giacomo e Giovanni, tutti e tre insieme comequando un giorno il Maestro li chiamò in segreto perché con lui salissero sul monte,perché lo potessero vedere - da vivi - nella sua Verità… e contemplare la sualuminosa divinità. Ne rimasero folgorati, così come Dante davanti alla triplice

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folgorante luce dei tre apostoli eletti e prediletti - ma soprattutto quella di SanGiovanni - diventa cieco.

Quell’immaginario pittore l’avrebbe chiamata Tavola della Trasfigurazione.Ma Dante aveva anche scritto nel Convivio che questo brano del Vangelo ci

insegna che noi non dobbiamo essere compagni delle secretissime cose64.E allora, in cuor suo, questo è per forza il Canto delle secretissime cose… ma sì,

criptoglifi compresi.25 è Natale. Così nella Smorfia dei Semplici il 25 parla della nascita; non so se

Dante l’abbia cercato o se solo per caso sia avvenuto, ma certo è che in questo canto siparla di Battesimi, strettamente collegati alle nascite per chi è cristiano. E si parla diSperanza che, se ci pensate bene, proprio quando nasce qualcuno si fa sentire piùforte dentro i cuori a colpi secchi di piccone.

Se mai continga che 'l poema sacroal quale ha posto mano e cielo e terra,sì che m'ha fatto per molti anni macro,

vinca la crudeltà che fuor mi serradel bello ovile ov' io dormi' agnello,nimico ai lupi che li danno guerra;con altra voce omai, con altro vello

ritornerò poeta, e in sul fontedel mio battesmo prenderò 'l cappello;

Se mai potesse avvenire che il poema sacro al quale ha posto mano e cielo e terra,tanto che per molti anni mi ha consumato (mi ha fatto magro), riuscisse a vincere lacrudeltà che ancora mi chiude fuori dal bell’ovile (il bel San Giovanni) in cui dormiiinnocente, e nemico solo per i lupi che a questo stesso ovile portano guerra; condiversa voce e con i capelli bianchi ritornerò poeta, e sul fonte del mio battesimo saròincoronato poeta.

Al primo verso Dante impone un nome alla sua Opera, la battezza poema sacro. Magià qui si avverte una prima stranezza: qui si frantuma il tempo finzionale dell’azionenarrata a favore del tempo reale. Il tempo dell’azione è la domenica di Pasqua del 1300- finzione narrativa -: il Dante protagonista nulla dovrebbe sapere del suo tempofuturo, del suo esilio e del suo poema… fin qui hanno parlato solo oscure profezie;all’improvviso il Dante Auctor (lo scrittore) scarta sorpassa e sostituisce il Dante Agens(il personaggio). E si rivolge a noi lettori l’uomo che ha già vissuto tutta la sua vitafino a quel giorno, il giorno in cui nelle sue mani tutta l’opera si è già compiuta. E’nata, e le impone il Nome pensando al bello ovile ov’io dormi’ agnello: perché ci vuole ilbel San Giovanni per un battesimo, e al quinto verso del canto anche lo zodiaco del rotorviene a collocarsi dentro l’infinito coro delle stelle fisse. Assistiamo a unacommovente trasfigurazione, per tanti canti abbiamo seguito affascinati un Dante-eroe smarrito impaurito spaventato curioso sdegnato affaticato innamoratoestasiato… ed ora, quasi al calar del sipario, esce sul palco l’Alighieri, il Creatore diDante, per ritagliarsi l’eco di un lontano applauso. Davanti ai nostri occhi appare unuomo reale in tempo reale. E quest’uomo che, già assunto da vivo in Paradiso, nondovrebbe aspettarsi più nulla dalla vita… quest’uomo SPERA… e sogna (può esistere

64 v. cap. 8

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speranza senza sogni?) sogna di tornare alla sua Firenze… con altra voce omai, conaltro vello65 (invecchiato, con la voce più stanca e con i capelli bianchi) ritornerò poeta.

… e in sul fonte / del mio battesmo prenderò 'l cappello. E sogna un suo secondobattesimo dentro il suo San Giovanni: l’alloro di poeta.

Il sogno viene interrotto dall’arrivo dell’Apostolo della Speranza: Giacomo. E ilSanto inizia la sua prova dottrinale ponendo a Dante tre quesiti: cos’è la Speranza,quanta ne possiedi, e da dove l’hai acquisita: di' quel ch'ell'è, di' come se ne 'nfiora / lamente tua, e dì onde a te venne. (46-47)

E qui si assiste a un’altra Trasfigurazione e a un altro Battesimo. Beatrice toglie laparola a Dante, si sostituisce a lui per rispondere alla seconda domanda… lei puòben dirlo e ben confermarlo che sulla terra non esiste uomo più ricco di speranza:

La Chiesa militante alcun figliuolonon ha con più speranza, com'è scritto

nel Sol che raggia tutto nostro stuolo. (53-55)

Il Cristo stesso (il Sol) ne è testimone così come lo fu il Padre al battesimo del Figlionelle acque del Giordano ad opera del Battista. E Beatrice si trasfigura in Dante percoloro che non hanno ancora messo a fuoco che loro sono due in una stessa cosa.

Premesso che questo già sarebbe materia di un altro libro, ora dobbiamo solocapire chi sia Giacomo: è lui, Santiago de Compostela, il barone per cui là giù si vicitaGalizia (17-18), il santo delle stelle al quale nella fantasia popolare appartiene tuttaintera la Via Lattea (l’invisibile Galassia del Convivio). Racconta la leggenda chel’eremita Pelagio scoprisse il suo sepolcro perché delle stelle misteriose una notte sierano sospese a illuminare un campo: il Campo delle Stelle, il campo dove era statosepolto Giacomo. Decapitato a Gerusalemme, il corpo del santo, con un altro viaggioargonautico, fu trasportato per tutto il mar Mediterraneo, oltrepassando Gibilterra,fino alla costa atlantica di Finis Terrae. (Cosa vuol dire ricucire coste e cosa vuol direun Vittorioso Ulisse se riuscissimo a sentire in paradiso l’eco dell’inferno…)

Difficile pensare a un canto più pieno di stelle di questo. E poiché i criptoglifi sonole stelle, avete già intuito che in questo canto si celebra il loro battesimo, testimoni gliApostoli diletti: Pietro, Giacomo e Giovanni, fede, speranza e carità. Alle treimmateriali e invisibili mappe tolemaiche vengono imposti questi nomi e questevirtù.

Come si intenerisce il cuore se si pensa che anche i tre figli di Dante con questinomi erano stati battezzati!

65 Se letteralmente l’altro vello sono i capelli bianchi, non è difficile collegarsi con questa immagine al Mito diGiasone e al viaggio incredibile degli Argonauti. I marinai dell’argot li definisce acrobaticamente Fulcanelli, manon allontanandosi dal vero se si pensa quanto quei personaggi del Mito si siano avvicinati alle secretissimecose. Nel XXXIII del Paradiso Dante immagina se stesso galleggiare sulla mente di Dio così come la minuscolachiglia di Argo ha navigato sul mare di Nettuno. E quindi non tornare a Firenze soltanto da vecchio, ma tornarcianche arricchito di nuova voce (conoscenze) e di nuovo vello (l’oro ermetico e alchemico, l’oro lucente dellaSapienza). Per gli orfico-pitagorici Giasone era un 10: l’Uomo della Consapevolezza, e il suo mito costituiva unodei loro fondamenti se pensiamo anche che lo stesso Orfeo fu Argonauta e cantore di quell’impresa. InoltreDante e Orfeo incarnano i due volti dello stesso mito: il secondo, che ha tenuto gli occhi del corpo avidamentespalancati, fallisce la sua missione ultraterrena e perde Euridice. Dante invece, appresa la lezione, non alzerà maigli occhi da terra fino a quando non glielo ordinerà imperiosamente Beatrice. (cfr. Purg. XXVII). Liberi di dare aquesta allegoria sublime tutti i significati che volete.

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IL TERZO CRIPTOGLIFO

I più ingegneri fra i Lettori sanno già dove si trova la pietra angolare. All’unione didue muri possenti questo gigante di marmo deve assorbire il peso e trattenere leforze per non far scoppiare l’edificio.

Aprite la Cantica del Purgatorio alla sua metà precisa, al suo mezzo, 33:2=16,5.Questo sedicesimo canto è il 50° di 100.Al 73° verso, di 139, iniziano le 4 terzine che la disegnano66. Credo che non si potrebbe essere più provetti ingegneri di così. Stiamo sempre nel

mezzo, alla metà d’opera: punto nevralgico per la sua futura elevazione, garantitadalla forza della pietra angolare, e a questa posa d’opera stiamo assistendo, stavoltanel centro preciso in cui si incontrano (una sopra l’altra) le due imponenti mura delpoema… e di che cosa si parla? Ma proprio delle stelle, ça va sans dir!

Siamo nella Terza Cornice degli Iracondi e i fumi densi e neri della loro iraavvolgono e soffocano il Pellegrino che non distingue più ciò che lo circonda.

Buio d’inferno e di notte privata / d’ogni pianeto… così comincia il canto sotto unpovero cielo denso di nubi e privo di stelle. Virgilio e Dante si abbraccianocamminando dentro le nere tenebre nel timore di perdersi l’uno all’altro. Daquell’aere amaro e sozzo si alza una voce: uno spirito si rivolge a Dante riconoscendolovivo fra i trapassati e gli chiede chi è… or tu chi se’ che il nostro fummo fendi…67 E laconversazione continuerà utilizzando solo il suono della voce, totalmente immersinella cecità.

Forse per questo si arriverà a parlar di stelle? Perché viene spontaneo declinare inparole quello che maggiormente ci manca?

Lo spirito che farà da guida col suono delle sue parole è Marco Lombardo che dise stesso dice… del mondo seppi, e quel valore amai / al quale ha or ciascun disteso l’arco.

I fumi densi avvolgono le cose ma anche le parole e i significati: non sapremo maidi quale sapienza fosse ricco il Lombardo, né di quale valore fosse stato amante… peril qual valore tutti sulla terra hanno deposto le armi. Era stato un uomo facile all’ira eci piace immaginarlo come un infuriato Apollo che dall’alto dei cieli ancora scagliafrecce contro chi ha offeso la sua divinità.

Dante in un lampo intuisce l’argomento buono della conversazione: è vero quelloche dici, oggi il mondo è abbandonato da tutte le virtù ed è fecondato e ingravidatosolo dal Male.

Lo mondo è ben così tutto disertod'ogne virtute, come tu mi sone,

e di malizia gravido e coverto; (58-60)

66 A questo punto si precisa con inequivocabile chiarezza l’architettura del Tempio-Poema: immaginatevi 49canti e mezzo separati - punto di demarcazione dell’edificazione in altezza - ma ben saldati insieme da questapietra d’angolo, e, al di sopra di essi, il XXXIII canto del Paradiso, coronamento fulgido e immaterialedell’Empireo: l’ultima pietra.67 Chi sei tu che da vivo penetri il nostro fumo? Chi sei tu che da vivo riesci a penetrare il nostro essere stati?(fummo anche come passato remoto del verbo essere). Nessun commento è lecito a tal bellezza.

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E allora tu rivelami quale sia la vera causa di questo orrore, in modo che io possacapirla e diffonderla, perché laggiù sulla terra qualcuno dice che è tutta colpa dellestelle e qualcun altro dice che invece la colpa è degli uomini.

ma priego che m'addite la cagione, sì ch'i' la veggia e ch'i' la mostri altrui;

ché nel cielo uno, e un qua giù la pone.(61-63)

Sì, si parla di astrologia. Di saturnina astrologia: e si intuisce che il cortese MarcoLombardo, vivente, abbia intrattenuto in cortesi salotti amabili conversazioniintessute di tal materia. (La sentite l’eco lontana… ma tu di che segno sei?)

Fratello, il mondo è cieco, e tu proprio da quel mondo arrivi… Frate, lo mondo ècieco, e tu vien ben da lui.

(Quante cieche tenebre in questo canto, e quante secretissime cose!)I vivi continuano a credere che sia sempre e solo colpa delle stelle tutto ciò che

accade sulla terra, ma, se così fosse, sarebbe distrutta per gli uomini la libera volontàdi agire e di scegliere tra il bene e il male, e senza questa libertà mai potrebbe esserefatta giustizia, e ottenere premio (letizia) se si procede secondo il bene, e la condanna(lutto) se si procede secondo il male.

Voi che vivete ogne cagion recatepur suso al cielo, pur come se tutto

movesse seco di necessitate.Se così fosse, in voi fora distruttolibero arbitrio, e non fora giustizia

per ben letizia, e per male aver lutto. (67-72)

Chissà perché si comincia ad avere il sospetto che questa pietra, nonostante siascolpita come le altre due nelle orbite delle stelle, soffra di un peso più insostenibiledelle sue gemelle…

Ma dobbiamo avere ancora la certezza che le seguenti quattro terzine superino laprova dei valori pitagorici e possano quindi comporre il terzo criptoglifo.

Lo cielo i vostri movimenti inizia;non dico tutti, ma, posto ch'i' 'l dicalume v'è dato a bene e a malizia,

e libero voler; che, se faticane le prime battaglie col ciel dura,poi vince tutto, se ben si notrica.

A maggior forza e a miglior naturaliberi soggiacete; e quella cria

la mente in voi, che 'l ciel non ha in sua cura.Però, se 'l mondo presente disvia,

in voi è la cagione, in voi si cheggia;e io te ne sarò or vera spia. (73-81)

Traduciamo:

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Il cielo (il sole, la luna, i pianeti, i segni zodiacali) dà origine alle vostreinclinazioni;

non dico proprio tutte, ma, ammesso che io dica così,vi è anche data la luce che vi porta a distinguere il bene dal male,

e anche il libero arbitrio vi è dato; chese nei primi anni della vostra vita è costretto a combattere faticosamente con il

cielo (cioè faticherà a individuare la sua forza e a temperare le vostre inclinazioni)poi ne uscirà vincitore, se riceverà un buon nutrimento.

A una forza e a una natura più grande di voisoggiacete liberi; e quella forza crea

in voi l’intelligenza, che le stelle non possono creare.Perciò se il mondo di oggi prende la strada sbagliata,

la causa è dentro di voi, e a voi se ne deve chiedere ragione;e adesso io ti dimostrerò che quanto ho detto è vero.

1. Lo starter è attivato: il cielo inizia…2. Si sale al due, Marco Lombardo vuole che il

discorso proceda, vada verso… posto ch’i ‘l dica…3. Il traguardo è raggiunto: è data agli uomini la

possibilità di raggiungere e discernere la differenza chepassa fra il bene e il male.

4. La compiutezza della creazione e la libertà dielevarsi nello spazio: ci è dato tutto questo con il liberoarbitrio. Si sale al 4.

5. Ma prima di raggiungerne il pieno controllo (lesue leggi e il suo equilibrio) occorre combattere durebattaglie. Si scende.

6. Ordine e perfezione: si raggiungono se la libertàviene ben nutrita e ben assestata. Si sale a 6.

7. La forza e la natura più grandi di noi, qui non sischerza, è Dio in persona. Si sale.

8. Il Bene e la Grazia: quella forza crea, e vi fa lagrazia

9. dell’Intelligenza, progetto di grazia ed esecuzioned’opera che solo a Dio possono appartenere e non certoalle stelle. Si sale all’8 e al 9.

10. Il consapevole: se prendi la strada sbagliata non lo sei. Si scende.11. Illuminazione: vi si chiede ragione, ma non siete in grado di darla. Si scende.12. La verità: te ne sarò or vera spia. Si sale a 12.

Eccola la mappa tolemaica: il pellegrino delle celesti sfere con 12 versi ce larestituisce fino al Cielo delle Stelle Fisse, perché dal purgatorio gli astri si vedono,eccome se si vedono!

Oggi è il 13 ottobre 2011, un anno fa nemmeno sospettavo che per davvero coninfiniti passi Dante avesse consumato l’Universo.

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Ora è qui davanti a me emi sorride alzando l’indiceal Cielo, e mi rammenta diquando gli avevo chiesto diindicarmi la scorciatoia piùbreve verso l’uscita disicurezza, verso l’uscita daldolore. Adesso possiedo lafotografia esatta di quellascorciatoia, moltiplicata trevolte se stessa, in eternaestensione… e tre infinitispazi e tre infiniti tempi -nulla di più folle di questoin matematico linguaggio! -non potrebbero maicontenerla: la guardo… enon ho più paura.

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PURGATORIO - CANTO XVI, 73-84

Lo svelamento della VERITA’12 e io te ne sarò or vera spia.

L’Illuminazione – Il Risveglio dello Spirito11

L’intelletto contemplativo – La consapevolezza– Il Creatore che guarda il suo Creato 10

La dünamis – L’orizzonte – Il progetto – Illimite insuperabile – Il sublime 9 la mente in voi, che ‘l ciel non ha in sua cura.

Il Bene perfetto – L’amore – La panarmonia –La Grazia 8 liberi soggiacete; e quella criaStrumento di creazione – Mistero della Vita –Numero venerabile - Intelletto e Luce 7 A maggior forza ed a miglior naturaIl mondo inorganico – Il Cosmo – L’armonia

dell’anima e l’integrità delle membra - Cerchio 6 poi vince tutto, se ben si notrica.Il mondo vegetativo e organico – L’Ingegno -

La semidivinità – La salute – La civiltà 5La terza dimensione – Lo spazio – La

geometria solida – L’aria 4 e libero voler; che, se fatica,Il traguardo

3 lume v’è dato a bene e a maliziaIl mezzoIl divenire 2 non dico tutti, ma posto ch’il dica

1 LO CIELO I VOSTRI MOVIMENTI INIZIAIl mezzoIl divenire 2Il traguardo

3 La terza dimensione – Lo spazio – La

geometria solida – L’aria 4Il mondo vegetativo e organico – L’Ingegno -

La semidivinità – La salute – La civiltà 5 nelle prime battaglie col ciel dura,Il mondo inorganico – Il Cosmo – L’armonia

dell’anima e l’integrità delle membra – Cerchio 6 Strumento di creazione – Mistero della Vita –Numero venerabile - -Intelletto e Luce 7Il Bene perfetto – L’amore – La panarmonia –La Grazia 8La dünamis – L’orizzonte – Il progetto – Il

limite insuperabile – Il sublime 9L’intelletto contemplativo – La consapevolezza

– Il Creatore che guarda il suo Creato 10 Però, se l’ mondo presente disvia,L’Illuminazione – Il Risveglio dello Spirito

11 in voi è la cagione, in voi si cheggia;Lo svelamento della VERITA’

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12 Svelamenti

TERRESTRI CIELI

… in voi è la cagione, in voi si cheggia…

Non è di questa terra, e non possiedo penne che mi possano far volare così in alto.L’intrusa cade un’altra volta nel reato di violazione di domicilio. La purezza logicadell’esegesi, la cristallina argomentazione… non oso nemmeno sfiorarle. Ora di mesalvo soltanto un’anima bambina che vede i criptoglifi come scarabei giganti, scolpitinello smeraldo, verde di acqua e di luce, e con le ali tempestate di diamantiincastonati, e tumulati nell’utero di Gea in assorta attesa di resurrezione.

Un’innocente intimità, denudata pura e segreta, mi coglie impreparata, e vorreidiscretamente volgere altrove gli occhi. Quella di un uomo che in un silenziosiderale, già dall’adolescenza intrecciandone l’Ordito, per decenni ha tramatol’Opera e la Vita, insieme fondendole e distillandole fino alla lacrima più ultima e piùperfetta: quella che esiste in totale assenza di materia. Una Lacrima da Cielo Quieto.Pianti brividi e sorrisi, e colpi forti dentro il cuore, e scalpellate secche al muro delsilenzio… e fuoco che arde il sangue e ghiaccio che dentro l’anima scava abissi nuovie nuove vene. Cos’è questo lago del cuore68 che dentro di sé ha inabissato le giovaniferite dell’amore, il divino orgoglio di un padre che ha tumulato le sue pietre nelnome dei tre figli… i veleni del disinganno della sconfitta dell’esilio edell’abbandono, adhaesit pavimento anima mea69, e privazioni e lutti, e nostalgie erancori, e umiliazioni e consolazioni, studio caparbio fatiche spossanti e salvezzeserbate con le labbra chiuse… Cos’è questo lago che ha dilavato e sciolto nelle sueonde il tutto della Vita e il tutto del Mistero, trasfigurando, nella luce di cieli involatidal furto dei versi70 , l’infinito peso dell’umano cammino, e sfociando infine nelfiume dell’Eterno…

Vi prego, perdonatemi: non è di questa terra.

Ma tutto su questa terra si è realizzato e si è consumato.E perdonatemi se io non riesco a fare di più di quello che fanno i bambini, quando

provano una gioia intraducibile nel sentirsi trasportati in alto e sopra il vento dalvolo degli aquiloni, magico e temerario, e nulla sanno del filo che trattengono nelpugno. Io non so di che cosa sia fatto il filo che mi ha portato dentro questo labirintoe che continuo a dipanare fra le dita nell’illusione assurda di inseguire ancora una viafacile e veloce verso l’uscita.

Credo che da questo momento in poi le nostre strade si dividano, che il filo chesceglierete voi non sarà uguale al mio, ma che tutti i fili porteranno a innumerevoli eprodigiosi finali di questa fiaba.

68 Cfr. Inf. I, 19-21… allor fu la paura un poco queta / che nel lago del cor m’era durata / la notte ch’i passaicon tanta pieta.69 Salmo 119, 26. Purg. XIX, 73, si è schiacciata sul pavimento l’anima mia.70 Cfr. Inf. XXVI, 41-42… ché nessuna mostra il furto, e ogni fiamma un peccatore invola.

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Mi resta solo da offrirvi l’ultimo indizio: a quali luoghi concreti fanno riferimento icriptoglifi? Sulla carta geografica della Vita i loro paralleli e i loro meridianiincrociano la precisa realtà di un punto?

Le istruzioni per l’uso le conoscete già: la mia è solo una delle tante ipotesi disoluzione dell’enigma.

FACCIAMO IL PUNTO

Nel Proemio del Poema Virgilio ferma i suoi passi, e anche quelli dei Lettori,enunciando la Profezia del Veltro… infin che ‘l veltro verrà, che la farà morir con doglia.(I, 101-102)

Questo nobile e superbo cane da caccia sarà l’unico in grado di annientarel’insaziabile fame della lupa… e la caccerà di villa in villa, finché l’avrà rimessa nello‘nferno, là onde invidia prima dipartilla.(ibidem, 109-111)71

I passi oscuri del Poema sempre si irradiano in molteplici sentieri interpretativi, equesto è uno dei tanti. Sia per ricerca letteralesia per ricerca allegorica resta impenetrabile ilvolto del Veltro, a meno che non si accetti lasoluzione che a me pare l’unica plausibile: soloun potere divino può far morire la lupa, equesto potere spetta al Cristo dell’UltimoGiorno, al Cristo del Trionfo: nel XXIII delParadiso, il primo canto dedicato al Cielo delleStelle, Beatrice così definisce i Beati… ecco leschiere del triunfo di Cristo e tutto ‘l frutto ricoltodel girar di queste spere!. (19-20)

Ma a me piace anche l’esegesi immaginificache vuol leggere il vocabolo VELTRO comel’anagramma dell’acrostico di un precettoalchemico:

Visita Interiora Terrae… RectificandoInvenies Occultum Lapidem… VeramMedicinam.72

Visita l’interno della terra, e rettificando (correggendo cercando la via diritta)troverai la pietra nascosta che è la vera medicina.

Visita Enteriora Lapidem Terrae Rectificando (invenies) Occultum…Cambia qualcosa a livello interpretativo? Io la leggo così: è vero che l’universale salvezza può essere solo affidata a un intervento divino, ma può anche essere vero che ognuno di noi possa diventare il Veltro di se stesso,

e strappare dalle proprie carni, in vita, le zanne feroci della lupa: sradicarla dallapropria anima e dal proprio agire fino a respingerla per sempre dentro il carcere delsuo inferno.

71 … fino a quando arriverà il Veltro che la farà morire con dolore… la caccerà da ogni luogo fino a quando nonl’avrà riportata nell’inferno da dove la prima invidia (la ribellione di Lucifero) l’aveva liberata. 72 E’ il famoso acrostico alchemico VITRIOLVM.

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L’alchimista scava la terra. Scavare o penetrarela terra è il primo passo del processo alchemico.La terra è il corpo, o se stessi. Penetrare la terracorrisponde a penetrare, conoscere, il proprio séinteriore.

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Potremmo anche sentire (ah! vecchio e disordinato baule!) l’eco di Jung: "Chiguarda in uno specchio d’acqua, inizialmente vede la propria immagine. Chi guarda se stesso,rischia di incontrare se stesso. Lo specchio non lusinga, mostra diligentemente ciò che riflette,cioè quella faccia che non mostriamo mai al mondo perché la nascondiamo dietro ilpersonaggio, la maschera dell’attore. Questa è la prima prova di coraggio nel percorsointeriore. Una prova che basta a spaventare la maggior parte delle persone, perché l’incontrocon se stessi appartiene a quelle cose spiacevoli che si evitano fino a quando si può proiettare ilnegativo sull’ambiente."

Scavare dentro di noi può anche coincidere col rintracciare proprio in noi stessi lachiamata di correità. Ci vuole una intera nigredo, un’intera Opera al Nero, un Infernointero per lasciarci alle spalle la complicità nostra e inconsapevole (piena di sonno?)…che fabbrica pasti per i lupi.

Sono in molti ormai a considerare il Poema una Grande Opera Alchemica,suddivisa nelle sue tre grandi fasi: nigredo (Inferno), albedo (Purgatorio), rubedo(Paradiso).

Al Nero, al Bianco, al Rosso… ma i Maestri Alchemici contemplavano anche laviriditas e la citrinitas: l’Opera al Verde e l’Opera al Giallo… tutti e cinque sono i coloridel pavimento musivo del Bel San Giovanni (il rotor è giallo).

Fra nero e bianco s’inseriva il verde. Fra bianco e rosso s’inseriva il giallo. Comefossero rapporti armonici, direbbe Pitagora. Più o meno così:

NERO verde BIANCO giallo ROSSO

Ma le tre grandi fasi sempre partivano da un lapis occultus, da una pietra nascosta.Nel suo Poema Dante ha inserito tutte e cinque le fasi costringendoci a varcare i

limiti di un’eccessiva semplificazione. La nigredo occupa l’Inferno e gran parte delPurgatorio, fino alla prova del fuoco, XXVII canto, quando, tuffandosi dentro il murodi fuoco, il poeta giunge al massimo dell’in-candescenza, candisce, diventa biancocandido perché così fanno i metalli che giungono al culmine del calore di fusione, ilbianco della purificazione, ma anche il bianco che conosciamo quando si friggenell’attesa…

Ma non basta per arrivare all’albedo: prima le acque del Lete e dell’Eunoè devonotraghettarlo alla Viriditas: io ritornai da la santissima onda rifatto sì come piante novellerinnovellate di novella fronda (XXXIII,142-144). Sì, proprio il verde che s’ingemma nelleverdi gemme di primavera…

L’albedo vera e propria inizia nel Cielo della Luna (Paradiso) dentro la bianca lucedell’etterna margarita… e toccherà il rapporto armonico della citrinitas soloarrivando… nel giallo de la rosa sempiterna (Par. XXX, 124). Da qui fino all’Amor chemove… è rubedo. Rosso d’Amore.

Perché vi annoio spostando cose smesse e ritrovate? Perché è normale pensare chei dannati stiano dentro il nero, che i purganti stiano dentro il bianco (e candiscano-friggano-si purifichino d’attesa), e che appena si mette piede in paradiso tutto diventiperfettamente rosso infuocato d’Amore.

Ma questa è solo la parabola semplificata dell’umanità, degli uomini presi comeuniversale collettività… quella che racconta il Poema è anche la parabola, il percorso,di ogni individuo preso per se stesso.

E in ogni vita, per se stessa presa, la nigredo sembra sempre eterna.

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Ci vogliono 67 canti per giungere alla viriditas, 97 per la citrinitas, solo 3 per larubedo.

Traduciamo: il percorso è molto più lungo e faticoso di quanto possiamoimmaginare!

Ma non spaventiamoci più di tanto: le tre pietre nascoste sono quelle che ciinteressano, e una è nera, una è bianca e una è rossa73. Non so se il filo che ho trovatosia quello giusto, ma è quello che mi porta a credere che per davvero il Poema sia ilracconto parallelo di due avventure, sincroniche e diverse: quella di TUTTI e quelladi CIASCUNO.

Molte volte, durante la mia inchiesta che dura da un anno, queste strane cose chemi sono arrivate in mano la notte del dieci del dieci del dieci… molte volte hannocambiato il loro nome.

Da mappe tolemaiche… a disegni nascosti74… a cieli…. a criptoglifi… a pietre maestre…a lacrime da cielo quieto… ed ora lapis occultus… che poi sarebbe la pietra nascosta: lapietra filosofale. Quest’ultima mi piace tanto, e mi piace perché parla alla mia, allavostra e a tutte le singole vite del mondo. Quelle vite che sospettano di potercondividere il sogno degli Alchimisti, e di poter trasformare ciascuno di noi nelVeltro di noi stessi.

Questo - giuro! - è l’ultimo sforzo che vi chiedo, di condividere con me questaipotesi: che Dante veramente ci abbia narrato il suo mondo apertis verbis et occultolapide.

Che con le parole affidate alla luce della scrittura (apertis verbis) ci abbia raccontatosia un destino universale sia un’esperienza personale, ma ancora fortemente connessi(per ovvia necessità) all’ortodossia e all’essoterico del suo Presente, e dunquesaldamente incastonati nel tempo che noi chiamiamo Basso Medio Evo: preziosissimiquarzi che col loro bagliore respingono nell’ombra del velo ciò che si nasconde sottoversi strani.

Invece le pietre nascoste (occulto lapide) - mi vengono in mano quegli ometti dipietra che indicano i sentieri segreti sulle montagne alte delle alpi e degli appennini, ilcifrato argot dei montanari e dei pellegrini - ci parlano di qualcosa che risultaindipendente (oserei dire sciolto, absolutus) dal tempo e dallo spazio e dalla culturadentro i quali ciascuno di noi intraprende il nostro umano percorso. Le pietrenascoste sono fonte e specchio di quell’Umanesimo Radicale, perfettamente scolpitonel cuore di Dante, che contiene ogni spazio e ogni tempo, ogni cultura e ogni

73 Se il codice simbolico di Pitagora mi ha permesso la visibilità delle mappe tolemaiche, per la lorointerpretazione sono stata traghettata nel territorio alchemico. I disegni sono diventati Pietre e il Poema èdiventato Tempio Gotico e Grande Opera. Fulcanelli nel suo Mistero delle Cattedrali cita il precetto alchemicoche sostiene il lavoro dell’Opera (alla quale deve essere dato inizio nei giorni dell’equinozio di primavera,quando inizia anche il viaggio dantesco): … getta la crosta, prendi il nucleo, purga tre volte con acqua e sale.Cosa che si farà facilmente se Saturno ha visto la sua immagine nello specchio di Marte. Le tre fasi dipurificazione della materia prevedevano l’uso dello zolfo (nigredo), del sale bianco (albedo) e del sale rosso emercuriale (rubedo). La coincidenza curiosa, e come tale ve la faccio notare, riguarda il fatto che in tutti e tre icriptoglifi Saturno e Marte sono sempre opposti e l’uno si rispecchia all’altro. Quella che invece non è unacoincidenza, ma che tengo a ribadire come una realtà di fatto, è che Dante - affidando inoltre le pietre a Pietro,Giacomo e Giovanni - per davvero urla in tutte le lingue pur di farsi sentire.74 I disegni non sono miei: la mia mediocrità non sarebbe MAI giunta a tal segno! Per mesi ho cercato di carpirnele regole di stesura che riassumo per quanti volessero - a ragione - ottenere la controprova: Primo: ogni versocostituisce un’orbita. Secondo: mai staccare la matita dal foglio o deviarne la linea tornando indietro. Procederesempre in avanti come le celesti sfere. Terzo: solo una volta è ammesso tornare indietro, in inversione ad U (equindi andando sempre avanti)… quando l’Amore capovolge Dante. Ma questa è un’imperativa indicazione delPoeta e dobbiamo obbedire.

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religione… perché i suoi confini possono solo coincidere con i confini della stessaumanità.

Sono - passatemi l’azzardo dell’ossimoro - CIELI TERRESTRI, e noi siamo la causadei loro movimenti e delle loro orbite (in voi è la cagione) e siamo noi che dobbiamorenderne ragione (in voi si cheggia).

Queste pietre traducono un imperativo morale e civile e superno che immisurabilesi estende a questi confini: confini dichiaratamente laici, nel senso greco del vocabolo(laos=popolo), perché popoli e nazioni, lingue e culture, uomini e donne… tutticonvengon qui d’ogne paese.

La carta d’identità dei criptoglifi ci è stata consegnata: i loro nomi sono Pietro,Giacomo e Giovanni; i cognomi sono Fede, Speranza e Carità. Il loro indirizzo (adlitteram: il traguardo verso cui ci indirizzano là dove si incrociano i meridiani e iparalleli della Vita) si declina in vocaboli che fanno tremare le vene e i polsi: PACE,LIBERTÀ, AMORE.

Per saperne di più è necessario interrogarli uno alla volta.

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PIETRO

Tu es Petrus, et super hancpetram aedificabo Ecclesiam meam,et portae inferi non praevalebuntadversum eam. Et tibi dabo clavesregni coelorum. (Mt. 16, 18-19)

Tu sei Pietro, e su questapietra edificherò la mia Chiesa, ele porte dell’inferno nonprevarranno contro di lei. E a tedarò le chiavi del regno dei cieli.

Su questa stessa pietra Danteha edificato tutto il suo Poema75.Può esistere un viatico miglioredi questo per il Pellegrino che siappresta a varcare la portadell’inferno? Ma poiché leggere èagire, e agire è scegliere, escegliere è schierarsi… confermoche su questa stessa pietra Danteha edificato il suo UmanesimoRadicale: il suo imperativo morale, civile, laico e superno. E aggiungo anche chel’Ecclesia dantesca (in occulto lapide) non è altro che l’Umanità Tutta senza differenzadi Spazio e di Tempo e di tutte le altre innumerevoli cose che aggiungerete voi.

Ma con un elemento in più: non umanità racchiusa in un nome collettivo, genericoe quindi privo di una qualche precisa fisionomia. Ma miliardi di persone prese aduna ad una, ciascuna pellegrina del suo viaggio. In questo senso va ridisegnata anchela figura di Pietro, cogliendola nella sua specifica singolarità (e non è questa la veracolonna sonora del Poema? Voci soliste raccolte ad una ad una perché di sé hannoqualcosa da dire.)

Torniamo alla Trasfigurazione, al luogo delle secretissime cose: “Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e

una per Elia” (Mt. 17,4).Sono parole di Pietro che ci rivelano che già dentro di sé nutriva il compito

dell’edificatore, del Templare, del costruttore di templi: dell’uomo che offre unamano agli dei perché gli dei possano abitare vicini agli uomini. Dell’uomo chedesidera che il divino possa sostare su questa terra, e a questo desiderio offre tuttal’operosità delle sue mani. Per quale motivo? Per il motivo più semplice e piùcomplicato del mondo: perché è bello. Punto. Esiste un tempio sul pianeta che possasfuggire a questa legge? Dall’India al Tibet, dal Messico all’Egitto, da Gerusalemmead Atene… alla più anonima e semplice edicola incastonata in un muro di unafattoria… Senza la mano di un uomo, viva martoriata tremante bruciata di calce,

75 Non vi scuote un brivido? Se l’avessero saputo l’avrebbero bruciato vivo dieci volte di seguito.

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senza quella mano nessuna divinità può presentarsi a noi e folgorarci della suabellezza. Anche il Tempio Dantesco non sfugge a questa legge.

FEDE: Alla domanda di Pietro nel XXIV del Paradiso, Dante risponde apertisverbis, e citando S.Paolo, che la fede è sustanza di cose sperate e argomento de le nonparventi (64-65)76.

Ma in occulto lapide a Pietro vengono affidate le chiavi dei Sette Cieli fino aSaturno, quegli stessi cieli che sono specchio alle Scienze e ai Saperi e ai Valori. Cheluminosa e illuminante professione di fede per ciò che è umana architettura,determinazione di ricerca, curiosità d’indagine, sete di conoscenza, energia dicreazione… fede nella ragione, nell’intelletto, nelle domande, nel dubbio… fedenell’assorta attesa di tutto ciò che la scienza potrà ancora rivelare e che ancora nonsappiamo… come scrive nel Convivio quando dice che il Sapere è sempre certo ed èl’Uomo che è in errore fino a quando non riuscirà a conquistarlo del tutto. Cosafarebbe oggi Dante? L’astrofisico al CERN o il docente di Teologia alla Gregoriana?Probabilmente entrambe le cose, perché il suo Umanesimo non gli avrebbe maipermesso di studiare solo discipline finalizzate al mestiere, non gli avrebbe maitimbrato sulle labbra la classica frase… a che fine studiare cose inutili se per lavorare nonserve?: punto forte delle premesse concettuali alla cultura e all’istruzione moderne ecivilizzate. Ma anche feroce premessa del Petrus in vinculis: del Pietro incatenato,sottomesso al dominio delle false opportunità, del becero utilitarismo, del potereinfernale di chi rimane cieco e sordo al TUTTO.

Studio caparbio e fatiche spossanti solo per il premio della conquista di un tempodi valzer, di una terzina bella e perfetta. Che sia questo il primo sorso della VeraMedicina, quello che potrebbe servirci a diventare il Veltro di noi stessi? L’ondaumana che oggi attraversa il pianeta e varca mari e cerca terre… pretende anchestudio e saperi e conoscenze e istruzione. E non sentite come si fa più forte il latratodei lupi, non vedete come meglio si affilano le loro zanne?

PACE: E’ il traguardo dell’inchiesta infernale, annunciato dalle parole diFrancesca nel canto quinto… noi pregheremmo lui per la tua pace…

Grazia e pace sia concessa a voi in abbondanza nella conoscenza di Dio e di Gesù Signorenostro… annuncia la Seconda Epistola di Pietro.

Pare proprio che in occulto lapide pace e conoscenza non possano essere separate.Anzi, se la pace non è fondazione, pietra fondante e scolpita di pace, nessun muropuò essere innalzato. Nessun sentiero di bene può essere inaugurato. Il 5: l’equilibrio,il bilanciere, la legge, la civiltà… il cinque pitagorico trasfigura la pace. E questocinque viene affidato alla custodia di Pietro. Perché?

C’è una favola zen che esce dal baule… Un giorno un’anziana falena chiese allefarfalle giovani che cosa fosse la luce. Una iniziò il suo volo verso una torcia accesa e tornòindietro dicendo che aveva visto la luce. L’anziana le disse: tu non sai cos’è la luce. Unaseconda farfalla si avvicinò alla torcia fino a sentirne la forza del calore e tornò indietrodicendo che conosceva la luce. Tu non sai cos’è la luce, ribadì la saggia falena. Una terza si76 La fede è il fondamento sostanziale delle nostre speranze e la premessa concettuale con la quale possiamoargomentare le cose invisibili.

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alzò in volo, si avvicinò al fuoco e ne fu arsa viva. Ecco, quella sì che adesso sa che cos’è laluce, concluse la falena zen.

Solo l’apostolo che alza la spada contro il soldato, solo lui si è bruciato al fuocodella conoscenza della violenza. Ed è Pietro. Così come lo ha ustionato bene la bracedella paura, prima di giurare per tre volte che non aveva mai frequentato ilNazareno. A questo Pietro, così umanamente umano, indignato e irato fino adarmarsi, paralizzato dal terrore di essere ritenuto complice di un nemico degli Ebrei edei Romani… a questo suo cuore così pronto ad esperire limiti e fragilità e a soffrirnela lezione… al suo Graal che miscela sete di conoscenza, infinito coraggio e smisuratepaure è affidata la pace.

Ancora una volta ha ragione Francesca: solo la pietà del nostro esistere uomini efragili ed erranti, solo pietà è varco unico alla pace. Non dimentichiamo che questapietra è scolpita nella fede, nella pace, ma anche nello smarrimento narrato nei primidodici versi del Proemio, e la prima parola che Dante pronuncia a viva voce nel suoPoema, urlando e piangendo e rovinando in basso loco non può essere altro chePIETA’: miserere di me…

Nella lapidaria (perché di marmo è il criptoglifo) potenza figurale di Pietro,conquistare Pace è semplice come bere un bicchiere d’acqua: si rinfodera la spada, sidepongono le armi, ci si arrende. Non esiste nessun altro gesto da compiere. Se ilnostro cuore è un campo di battaglia, se nelle nostre vene marciano soldati, se noistessi diventiamo nemici del nostro cuore e delle nostre vene… si deve deporre learmi. Inutile combattere a pugni nudi contro le nostre belve, ci si arrende e, setroviamo una buona guida, si comincia anche a riconoscere che solo una totale resaincondizionata è l’inizio del viaggio verso il capire, verso la conoscenza. Solo con lapace del cuore e nel cuore si edifica sapienza: prima di sé, e poi anche dellesecretissime cose.

Mi corre l’obbligo di ricordarvi che in occulto lapide Dante parla dentro lasolitudine di ciascuno di noi77, si rivolge al nostro silenzio dentro il quale siamochiamati a tramare vita e pensieri, sogni ed azioni: non cerchiamo furbescamentel’opportunità di nasconderci dietro il dito della storia, che può anche stanarci etrascinarci nel suo fiume di sangue e follia - lo sentite tutto il terrore di Pietro? - … lopuò fare perché l’ha sempre fatto, e l’intero Poema in apertis verbis ne è fedeletestimone e trascrittore. La domanda è un’altra: tu che mi leggi, io che scrivo… noi, ioe te… Io e te riusciamo a capire che non è la pace del mondo, ma la tua, la mia…quelle che sono a rischio? Potremmo mai accostare un lupo e pietosamente chiederglidi parlarci del suo dolore? Potremmo ascoltarlo e farci testimoni della sua voce? Ah,com’è amaro il primo sorso di medicina verso la pace!.

77 Con la pietra occulta necessariamente ci troviamo dentro il livello semantico dell’Alchimia. Il Bagattoalchemico, l’ermetico Trismegisto, è sempre solo. La Grande Opera – liberarci dal nero piombo per ottenerel’oro della sapienza, se mi passate l’eccessiva semplificazione – può essere esclusivamente un’azione solitaria,unica e irripetibile.

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GIACOMO

Andando oltre, vide altri duefratelli, Giacomo, figlio diZebedèo, e Giovanni suo fratello,che nella barca, insieme aZebedeo loro padre, riparavano leloro reti, e li chiamò. Ed essisubito lasciarono la barca e illoro padre e lo seguirono. (Mt. 4,12-25)

Giacomo, Giacobbe,Iacopo, Iago… comunque lo sichiami, questo apostolo è lastrada che unisceGerusalemme all’Atlantico, eche per l’Europa si diramabiforcando sentieridall’Inghilterra ai Paesi Bassialla Germania alla Francia alleAlpi fino a Firenze a Roma eal Gargano… Se Pietrocostruisce, Giacomo cammina.

Se chiudiamo gli occhi e viaggiamo fino alla Firenze della fine del Duecento,potremmo vederli i Pellegrini entrare nelle taverne e chiedere sosta ed asilo e pane incambio di lunghi e magici racconti, e potremmo anche percepire quanto e come ifiorentini vibrassero alle trame di quelle narrazioni. Anche Dante, e non ci è difficileimmaginarlo. Eroi di un’incredibile avventura che durava anni interi per coloro chesceglievano l’intero percorso, eleggevano la strada come loro dimora e cucivano terrelingue e popoli diventando il libro vivente del mondo di allora, chiamateli reporter ogiornalisti o documentaristi: erano attesi e interrogati e ascoltati perché sui loro piedicamminavano notizie ed esperienze. Oggi ancora se ne vede qualcuno sullaFrancigena da Siena a Roma camminare sul ciglio di una statale rombante etrafficata… camminare dentro assordanti silenzi.

SPERANZA: Alla domanda di Giacomo, Dante così risponde

«Spene», diss'io, «è uno attender certode la gloria futura, il qual producegrazia divina e precedente merto.

Da molte stelle mi vien questa luce…(XXV, 67-70)

La speranza è l’attesa certa della futura gloria (dell’eterno premio dellabeatitudine) e questa certezza dell’attesa è generata dalla grazia divina e dai meritiacquisiti in vita.

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In apertis verbis la formulazione della risposta è teologicamente perfetta.L’endecasillabo che segue, e che guarda caso parla di stelle, introduce i due grandiMaestri della Speranza: uno è Davide e l’altro è lo stesso Giacomo con riferimentoalla sua unica Epistola inserita negli Atti degli Apostoli.78 Quali siano le altre stelleche hanno insegnato a Dante la Speranza non è dato a sapere… forse pensava a i suoicieli nascosti? L’ipotesi è azzardata e qui la accenno e qui la nego. Ma tenterò diinterrogarli per averne qualche notizia.

1. Pietro e Andrea, fratelli, vengono chiamati dal Cristo mentre erano intenti apescare. Matteo scrive che così Gesù disse: Vi farò pescatori di uomini. Pietro eAndrea abbandonarono le reti e lo seguirono. Giacomo e Giovanni, fratelli,erano intenti a rammendare le reti col loro padre. Il Cristo li chiama e nonaggiunge nulla. Loro abbandonano reti e padre, e lo seguono.

2. I due episodi raccontano la stessa cosa, ma sono diversi. A Pietro e Andreaviene fatta una promessa, a Giacomo e Giovanni non viene promesso nulla. Iprimi abbandonano solo le reti. I secondi anche il padre. I primi stavanopescando, i secondi riparavano i loro strumenti di lavoro.

3. Se è giusta la regola che mi sono data, e cioè che in occulto lapide Dante ciparla del nostro umanamente essere uomini, dovremmo fare lo sforzo dipenetrare a fondo il gesto del pescatore che riannoda le sue reti stracciate. Inquel momento non può pescare, e forse era proprio il momento giusto vistoche Pietro e Andrea stavano pescando. Quel giorno forse non avrà nulla davendere, o, ancora peggio, nulla da mangiare. In un momento così sicomincia a sperare. Il filo dell’ago che entra ed esce dalla trama della retedisegna il filo dei pensieri che sperano che sia fatto un buon lavoro, chesperano che il giorno dopo il tempo sia ancora clemente… così si spera, e cosìsi desidera che accada.

4. Da molte stelle mi vien questa luce, scrive Dante… De sideris multis, in latino…DESIDERIsmultis… la radice etimologica del vocabolo desiderare sta scrittanelle stelle. Non dimentichiamo che proprio all’inizio del Canto delle Stellelui ci confida il desiderio il sogno la speranza di poter tornare nella suaFirenze per merito acquisito dal suo Poema che m’ha fatto per molti anni macro(XXV, 3).

5. Macro nel senso di magro e consunto, o macro - alla greca – nel senso digrande e cresciuto? Con Dante non si può mai sapere: gli basta unaconsonante per spalancarci un labirinto. Ciò che sappiamo è che pur allapresenza dell’infinita schiera dei Beati, pur con la sua Beatrice al fianco… luicontinua a sperare della speranza umanamente umana: di una speranzacieca, quella che ci fu donata da Prometeo per alleviarci il peso dell’esistere,quella che – come dice Marco Aurelio Imperatore - ci fa sollevare dal letto almattino per andare nel mondo a fare il mestiere di uomini. Come sonodolorosamente avverse attesa certa e speranza cieca!

6. Giochiamo ancora con le consonanti: Beatrice definisce spere le orbite dei cieli(XXXIII, 20): dalle stelle arriva la speranza? E Dante chiama la speranza spene(XXV, 67): un latinista come lui avrebbe scritto speme, dall’ accusativo spem.

78 Ai tempi di Dante era attribuita al Giacomo Maggiore di Compostela; successivamente, pur non avendonepiena certezza, fu attribuita a Giacomo Minore vescovo di Gerusalemme.

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Ma ci avrebbe tolto il piacere di poter vedere in due sillabe, e racchiuseinsieme, la natura, l’origine e la finalità della speranza in sé, della suaquidditas avrebbero detto gli Scolastici: la madre di tutte le speranze è ilsogno di vivere s-penati, in totale assenza di pene e di dolori. Ne conosceteuna migliore di implorazione, di preghiera da dedicare alla Speranza?

7. Padre, allontana da me questo calice amaro… salvami dalla pena: il Cristo delGetsenami79 che si affida al filo esile e forte della speranza cieca, a che servesapere se in quel momento fosse solo Uomo o solo Dio o le cose insieme?Tutti noi implorando un segmento solo di quel filo… tutti noi diventiamodivinamente umani.

8. Giacomo abbandona il filo delle sue reti per sceglierne un altro: così, allacieca, senza promesse, senza sapere nulla, senza chiedere nulla: la chiamatadel Cristo, forse, lo salverà dal Dolore. Che luminosa e illuminanteprofessione di speranza. La pietra angolare del Poema, l’occulta lapide, aGiacomo consegna la chiave del Cielo delle Stelle, parlando (apertis verbis) distelle e (occulto lapide) di libero arbitrio. Perché? Esiste davvero un filo invisibileche lega le stelle alla speranza e alla libertà?

LIBERTÀ: E’ il traguardo dell’inchiesta del Purgatorio, la seconda conquista delviaggio, annunciata da Virgilio nelle parole che rivolge a Catone: libertà va cercandoch’è sì cara / come sa chi per lei vita rifiuta80.

E dallo stesso Virgilio ratificata quando sul capo di Dante porrà le due corone diUomo Libero: libero, dritto e sano è tuo arbitrio…

Ma la parola libertà viene solennemente pronunciata da Virgilio solo nel primocanto del Purgatorio: successivamente il Poema a più riprese affronterà la questionedel libero arbitrio (XVI e XVIII del Purgatorio, e VII del Paradiso).

Nelle parole di Marco Lombardo si parla infatti di libero voler. E Virgilio avviseràDante nel XVIII canto che

La nobile virtù Beatrice intendeper lo libero arbitrio, e però guarda

che l’abbi a mente, s’a parlar prende. (73-75)

L’innata libertade, la nobile virtù che gli uomini possiedono come dono divino e chedevono esercitare nel discernere il bene dal male, viene chiamata da Beatrice (intende)libero arbitrio. E quindi tienilo bene in mente e ricordatene quando lei ritorneràsull’argomento.

Cosa che Beatrice farà puntualmente nel Settimo del Paradiso.In apertis verbis e nel rispetto dell’ortodossia dottrinale Dante non fallisce una

virgola: il libero voler è innato, perché è un dono divino: se l’uomo lo esercitacorrettamente (messo in moto dall’Amore verso il Bene Supremo) troverà la sua

79 Per trascorrere la notte dell’angosciosa attesa, il Cristo chiama vicini a sé Pietro, Giacomo e Giovanni. Cfr. Mt.26, 36-4680 Purg. I, 71-72. Dante va cercando la libertà che è cosa cara come sa colui che in nome della libertà si uccide.Catone si è ucciso in Utica nel 46 a.C., per non cadere vivo nelle mani di Cesare e per sdegno di sopravviverealla caduta delle libertà repubblicane. (sic Sapegno). A Catone, pagano e suicida, viene affidata la custodia delPurgatorio proprio perché viene considerato un martire della libertà.

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salvezza; in caso contrario, se si lascerà attrarre dalle basse cose, troverà la suaperdizione.

Ciò che da essa sanza mezzo pioveLibero è tutto, perché non soggiace

Alla virtute delle cose nove.Più l’è conforme, e però più le piace;ché l’ardor santo ch’ogni cosa raggia,nella più somigliante è più vivace.Di tutte queste dote s’avvantaggiaL’umana creatura, e s’una manca,

di sua nobiltà convien che caggia. (Par. VII, 73 – 78)

Ciò che la Bontà Divina ha creato direttamente, e cioè senza servirsi di altri mezzi(cause seconde) di creazione, è TUTTO LIBERO, perché non è sottomesso agli influssi(virtute) delle cose successivamente create nel tempo. Più la cosa creata è simile a Dio(conforme) e più da Dio è amata; perché il fuoco santo che illumina tutte le cose,ancora di più si ravviva entrando in quella che più gli assomiglia. Di tutti questi donisi avvantaggia la creatura umana (e cioè di Immortalità, Libera Volontà eSomiglianza a Dio); e se una creatura non esercita bene la Libera Volontà, èautomatico e necessario che decada dalla sua nobiltà81… perché, pur rimanendoimmortale e somigliante a Dio82, perderà eternamente la sua salvezza.

Fino a qui l’ortodossia, ma in occulto lapide non si parla di libero arbitrio, si parla dilibertà.

Questa pietra scolpita nella libertà mi fa paura: ad litteram, e dal punto di vistadell’ingegneria statica, ci dice che senza di essa nessun edificio può giungere al tetto,senza di essa non può esserci elevazione. Ma ci dice anche che la pietra angolare non èun innato dono, al contrario è un faticosissimo e arrischiato traguardo intermediodella dura e improba fatica dell’edificare: a ciascuno di noi, umanamente umani,racconta che la libertà è una conquista e duramente si lavora per ottenerla. (… libertàva cercando…)

La pietra angolare è il vero titano granitico del Tempio; le altre due, la prima el’ultima, possono anche essere di minori dimensioni… parlando da ingegneri.

È la pietra che i costruttori hanno scartata secondo la Bibbia, perché inutilizzabilenella sua mancata bellezza e nella sua mancata perfezione… è la cosa più comune cheabbiamo tutti sotto gli occhi - dicono gli Alchimisti - e i bambini distrattamente cigiocano, e le donne se ne sbarazzano facendo pulizie e buttandola in strada insiemeall’acqua sporca.

Eppure nessuno dà valore ad essa, che ha il potere di abbattere re e principi. Eppure ditutte le cose della terra è stimata la più bassa e la più spregevole.

A questa pietra Dante impone il nome di LIBERTÀ.

81 Vorrei farvi notare che in tutti e tre i passi del Poema in cui Dante affronta il tema del libero arbitrio, si partesempre dal verso 73. Sacra Decina (7+3) formata dallo Strumento di Creazione (7) e dalla Triade (3) checontiene il compimento della stessa, come se la libertà umana fosse proprio causa forma e compimento dellacreazione divina. Ora potreste anche versarvi un buon rosso da meditazione, accendervi una sigaretta, ecominciare a dissertare sul Caso e le Coincidenze ☺.82 Cfr, Inf, XIII, 103 e sgg.: le anime dannate non perdono la somiglianza a Dio e l’immortalità: anche loronell’ultimo giorno risorgeranno in corpo e spirito, ma in dannazione eterna.

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E Giacomo ne è l’affidatissimo Custode, come Pietro lo è per la Pace.Ma il Bagatto alchemico ci insegna anche che edificare il tempio equivale a

costruire noi stessi, e la strada è lunga impervia e faticosa, necessariamente si deveframmentare in fasi, in obbligate tappe di sosta.

Che vuol dire? Che Dante il percorso lo disegna bene: se non ci siamo ancoraabituati a fondarci sulla Pace… la Libertà non potrà mai essere la nostra prossimaconquista.

E adesso sapete anche perché questa è una pietra che fa paura.Nel nostro immaginario abituale, la libertà ha le ali ai piedi ed è leggera e si alza in

volo: e allora perché questo immane macigno di granito???Se parlassimo di libero arbitrio la risposta sarebbe automatica e facilmente

percorribile e ci porterebbe dritti dritti al macigno della RESPONSABILITÀ: voi sietela causa e voi dovete renderne ragione, dice il Lombardo. Solo a leggerle questeparole, si incurvano le spalle. Chissà perché ci viene facile portarle in alto, le spalle, equasi ci alziamo da terra se pronunciamo: libertà.

Da quale peso dobbiamo essere schiacciati per diventare liberi?Questo segreto è dentro il cuore di Giacomo, dentro il suo Graal.Dentro la trama del racconto che lo narra, e dentro i Simboli che lo significano.La libera volontà si esprime nell’atto della scelta, passa attraverso ragione e genera

un gesto che rimane vincolato al momento stesso in cui quel gesto viene messo inatto. In ogni istante della giornata siamo chiamati a vigilare sulla biforcazione delnostro sentiero83, e non è detto che questa veglia possa sempre essere lucidamente erazionalmente vigile. Dentro i limiti umanamente umani la costellazione delle scelteè illimitata. E ne viene previsto anche il ripensamento, la correzione dell’atto, lariparazione, il pentimento. L’uomo che ha perso la sua nobiltà – dice Beatrice – nonpuò essere reintegrato nella sua dignità se non riempie dove colpa vota, contra maldilettar con giuste pene (VII, 82-83): se non colma il vuoto creato dalla colpa con ilpentimento e l’espiazione. Insomma, come se esercitare il libero arbitrio comprendessedi diritto anche la possibilità della totale revisione del processo, e, se ci pensate bene,non è poi tanto male come clausola contrattuale.

La libertà non è una costellazione di gesti o di scelte: è qualcosa che avviene inpochi attimi nell’intero arco di una vita, e, se accade, è per sempre: dalla libertà nonsi può mai tornare indietro - mai potrà avvenire una totale revisione del processo -,tutt’al più se ne diventa martiri (nel senso greco di testimoni), come Catone e comeGiacomo. Non si accede alla libertà attraverso ragione, anzi, al contrario, unaragionevolezza estrema e caparbia impedisce del tutto l’aprirsi delle porte verso lalibertà. Il primo millimetrico passo che si compie verso la libertà è inevitabilmentedestinato a misurarsi in lotta dura e strenua contro una montagna di granito.

Il primo passo che Giacomo compie alla chiamata del Cristo, contiene, dentrol’invisibilità dell’attimo, tutto il percorso che ciascuno di noi, umanamente umani,compie per interi decenni nell’arco di una vita camminando con scarpe di ferro, enon è detto che ciascuno di noi a un certo punto decida di porre fine a questa lentaagonia affidandosi alla libertà: perché, se la libera volontà è un innato dono, la libertàva duramente pagata.

83 La Y pitagorica che simbolicamente rappresenta la biforcazione del Bene e del Male.

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Nel leggero e breve passo di Giacomo abitano e latrano i grandi mostri dellarinuncia, del distacco totale, dell’abbandono, del disconoscimento di sé (mai più farò ilpescatore), dell’esilio della perdita e del disconoscimento del vero che ci sostiene e checi significa (il padre la casa il mestiere gli amici i luoghi l’appartenenza…) e ilrisultato che inevitabile ne consegue: l’anima schiacciata al pavimento dal peso dellacolpa, perché non è per nulla logico, giusto, convenzionalmente normale ciò che sista compiendo… soprattutto se si compie con l’aggravante di una totale assenza dipromesse.

E, dopo la colpa, l’esiliante e dura questua del perdono: chi potrebbe perdonarecolui che abbandona… seminando dietro di sé dolore e smarrimento?

Così si paga la libertà.Il cuore di Giacomo è già invaso da Pace, quando il Cristo lo chiama. Lui ripara le

reti lacerate - ad litteram -, lui già conosce il potere della Pace e della Pietà e puòperdonare e perdonarsi (riparare) il vuoto (la lacerazione) della colpa (ad sensum).

I suoi passi vanno leggeri e senza pietre sul cuore verso la libertà perché sorretti esospinti dalla Speranza Cieca che indica davanti a lui la libertà di sperare la liberazionedal dolore, sperare d’essere s-penati. Da VIVI.

E tutto questo, lo sapete bene, non è ortodosso nemmeno in una vocale sola.E non perché la Teologia della Chiesa Romana, ai tempi di Dante e in tutti i tempi,

abbia sempre negato e neghi l’esistenza di un paradiso in terra. Questo sarebbe ilpunto più irrilevante della questione.

Ma perché la Libertà di Sognare… siamo noi stessi che ce la strappiamo dal cuore,anche perché ci hanno insegnato bene - in questo bosco sì che sono stati bravi e nonhanno mai tagliato alberi – ci hanno insegnato che è doveroso e giusto strapparceladal cuore.

Non è contemplata in nessuna carta costituzionale, e non è nemmeno titolo di unafacoltà universitaria84, è abrogata da tutti i libri di scuola ed è cassata da tutte lenostre conversazioni, ma, quello che è peggio, è ben regolata da leggi legali che aisogni chiudono e sbarrano frontiere (letterali e allegoriche), e da leggi criminali chepermettono naufragi e morti di quegli stessi sogni (allegorici e letterali).

Impedire agli uomini di Sognare il Bene è come impedire a un fiume di correreverso il mare, eppure solo il sospettare che si possa nutrirlo questo sogno è già unacolpa.

Divorare in un solo boccone la speranza d’essere s-penati (la speranza dell’altezza?)85

è il pasto preferito dai lupi.Perché il libero arbitrio è facile scudo ad ogni ortodossia: scegliere di volta in volta,

in un gesto che può essere errante ma riparabile, scegliere in molteplici occasioni chepossono anche essere differite o del tutto dimenticate… tutto questo è facile comecamminare su un tappeto di fiori.

La Libertà di Sognare, per chi la conquista, è data per sempre e le si vive accanto inogni secondo: per questo è abrogata da tutti i catechismi del mondo.

Possiede regole ferree e ardite questa libertà: se un pensiero del male ti corrode ilcervello, devi strapparlo dalla tua mente; se una lama del male ti penetra il corpo,devi sradicarla da te a costo di strappare anche la tua carne; se il Dolore marcia

84 La Libertà di Sognare è ben consistente e contemplata all’Università del Cielo delle Stelle Fisse. 85 Ed una lupa, che di tutte brame / sembrava carca nella sua magrezza, / e molti genti fe’ già viver grame, /questa mi porse tanto di gravezza / con la paura ch’uscía di sua vista, / ch’io perdei la speranza dell’altezza.Inf. I, 49-54

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contro di te armato di mille eserciti, devi separartene innalzando davanti a te il titanogranitico della pietra angolare. Solo così si diventa il veltro di noi stessi.

Per tutta la vita Dante l’ha lavorata e scolpita, la pietra scartata, col preciso intentodi mettere argine all’inondazione del Dolore, e mai, nemmeno per un secondo, mai siè separato dalla Libertà di Sognare, perché un singolo gesto che puoi agire là dove ilsentiero si biforca, sia che tu vada ad est sia che tu vada ad ovest, finirà sempre conl’essere l’eterna perpetuazione della biforcazione, ma permettersi il lusso di Sognaresempre la propria Speranza, per sempre ti preserverà dal dolore della dualità (loricordate il 2 pitagorico: il dolore della biforcazione, della separazione, della perdita,il 2 orfano e pellegrino e smarrito?) e ti consegnerà al perdono: alla riparazione ditutte le tue lacerazioni.

Voglio spingermi con maggior risolutezza oltre la frontiera di tutte le ortodossie:la Libertà di Sognare il Bene (per TUTTI e per TUTTO ovviamente) è già per se stessaAssoluzione Totale.

Dante amava l’Epistola di Giacomo perché è la Carta Costituzionale della Libertàdi Sognare e di Desiderare il Bene, e conosco anche il punto in cui per più fiate liocchi sospinse nella sua lettura… questa è la religiosità pura e senza macchia davanti aDio Padre: visitare gli orfani e le vedove nella loro afflizione, custodire se stesso immune dalcontagio del mondo.86

Traduciamo: non smettere mai di esercitare la pietà verso coloro che soffrono ladisperazione del lutto della perdita della separazione della biforcazione… e devidiventare pietra granitica di non-afflizione (per te e per gli altri) perché TI sia scudoe fortezza di immunità contro il contagioso oltraggio dei lupi.

(Al singolare, mi raccomando, sempre al singolare!)Regole ardite e ferree di Libertà.Virgilio lo incorona Uomo Libero: a pochi passi dall’Albedo (e dopo il terrore del

passaggio del muro di fuoco che il Poeta riesce a vincere solo pensando che dall’altraparte lo attende Beatrice) si riconosce in Dante l’avvenuta conquista di questaLibertà, sotterranea e ctonia, criptata nella pietra angolare, e che biforca la scelta soloin due direzioni: o tu ti fai fare a pezzi dai lupi, o tu decidi di fare a pezzi te stesso:nel primo caso di te non resterà un granello di polvere, nel secondo caso rinascerairifatto sì come piante novelle rinovellate di novella fronda.

Miliardi incalcolabili di passi pellegrini hanno coperto le strade aperte e cucite daGiacomo: in ciascuno di quei passi è scritta la fitta trama del farsi a pezzi: il raccontodell’abbandono (si faceva testamento prima di partire, perché il ritorno non era dato),del peso della colpa, della questua del perdono, della speranza di essere s-penati,dell’affidamento cieco e senza promesse fra le braccia della Libertà di Sognare lasconfitta del Dolore. Da VIVI. E questa libertà va pagata camminando su uncammino che non è un tappeto di fiori.

Ma ognuno di quei passi contiene questi sogni, brilla di queste stelle, esprimequesti desideri: Giacomo cammina leggero verso il Cristo, nemmeno si volta indietro,e le sue mani sono già piene di tutte le stelle dell’Universo.

86 Lettera di Giacomo, I, 27

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GIOVANNI

Allora il Signore disse aPietro: “Seguimi!”. Pietro,voltatosi, vide che li seguivail discepolo che Gesù amava,quello che pure era adagiatodurante la cena propriovicino a lui … Vistolo,dunque, Pietro disse a Gesù:“Signore, e lui?”. Gesù glirispose: “Se voglio che luirimanga finché io venga, chete ne importa? Tuseguimi!”.87

Questo passo delVangelo di Giovanni, incui l’Evangelista definiscese stesso il discepolo cheGesù amava, è stato sceltoapertis verbis da Dantecome patrimonio anagogico del XXV e del XXVI del Paradiso, e tenteremo diindagare un po’ alla volta questa sua specificità. Per adesso cogliamo la curiosità diPietro - il suo cuore così umanamente umano -… perché Signore non dici anche aGiovanni di seguirti???Io sì e lui no? Perché?

Si è scatenata una tempesta nella domanda, e nel cuore, di Pietro. Tentiamo dicomprenderla: questo è l’episodio che narra la terza apparizione del Cristo ai suoidiscepoli dopo la Resurrezione. Siamo sul lago di Tiberiade e Pietro e altri discepoli,fra i quali Giacomo e Giovanni, pur dopo numerosi tentativi non sono riusciti apescare nulla. Un uomo in piedi sulla riva del lago chiede loro: Ragazzi, non avetequalcosa da mangiare?88 Al loro diniego, l’uomo li invita a buttare le reti dalla partedestra della barca, e pescano in una sola volta 153 pesci.

Giovanni riconosce quell’uomo e sussurra a Pietro la rivelazione: “E’ il Signore.”Tornati a riva fanno colazione e il Cristo diede a loro ugualmente il pane e il pesce.Finito il pranzo Gesù per tre volte chiede a Pietro: “Simone di Giovanni, mi ami tu?”,

per tre volte pretende una professione d’amore dal discepolo che per tre volte l’avevarinnegato. Alla terza volta, scrive Giovanni, Pietro si rattrista (primo vento ditempesta: perché vuole da me una terza conferma? Per rimproverare così duramenteil mio terrore e la mia vigliaccheria? Non si fida di me lui, il Signore, che sa tutto dime?). E infatti così risponde… Signore, tu sai tutto, tu conosci che ti amo. E per la terzavolta il Cristo gli risponde: Pasci le mie pecore e i miei agnelli.

Tutto questo avviene, anche se la narrazione non lo dice esplicitamente, mentre idiscepoli e il Cristo risorto passeggiano lungo la riva del lago, quasi in fila indiana se

87 Gv. 21, 19 - 2288 ibidem, 5

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immaginiamo, nella successiva sequenza, il Maestro per primo, Pietro che lo segue, eGiovanni subito dietro a lui.

A questo punto giunge forte e chiaro il comando del Cristo: Seguimi! E arriva ilsecondo vento di tempesta a turbare i pensieri di Pietro: Pietro si volta e vedeGiovanni che lo segue a pochi passi… sono vicini, perché il Signore non lo chiamacome sta chiamando me? Giovanni ama di più e di più è riamato, lui dovrebbeseguire il Signore a maggior titolo di me. Oppure, fosse vero il contrario, proprioperché il Signore lo ama di più non gli chiede di seguirlo?

Se ci pensate bene è un dramma che nessuno di noi si augurerebbe di vivere perun solo secondo, eppure è così umanamente umano sospettare che l’amore che noimortali proviamo definisca gerarchie e priorità, e possa distribuirsi in diversi pesi ediverse misure; ma nemmeno si può umanamente sospettare che addirittura anchenella mente di Dio possa scattare una simile trappola, e che per i suoi stessi discepolipossa nutrire amore di diversa intensità … Pietro è smarrito, destabilizzato,impotente a comprendere… un timidissimo filo di voce placa la tempesta: e lui?

Il Signore risponde con la più dura e temibile delle risposte: che te ne importa?

Giovanni è questo: è un dramma d’Amore, dramma nel senso greco: movimentod’Amore, e a lui la terza pietra nascosta consegna le chiavi del Cielo Mobile edell’Empireo: chiave di movimento (sì come rota ch’igualmente è mossa), chiaved’Amore (l’Amor che move il sol e l’altre stelle).

E nella sua parabola umana chi è Giovanni? Anche lui, come il fratello Giacomo,senza voltarsi indietro, abbandona tutto e risponde alla chiamata del Cristo senzapromessa alcuna. Ci è facile immaginarlo come un ragazzino fra i 14 e 16 anni89, equindi ancora molto sottomesso alle rigide regole e al controllo dell’autorità paterna.Ma non basta: se liberate la fantasia non vi sarà difficile ascoltare le parole del padreo dei parenti anziani quando parlavano di quel ragazzino, in un tempo in cui gliadulti si preoccupavano di leggere i segni del destino di un cucciolo di casa perindirizzarlo verso il suo futuro scommettendo sulle sue attitudini e sulle suepredisposizioni. Non avevano dubbi, anche se era un figlio di pescatori, a Giovannipiaceva studiare, dimostrava di possedere un segreto e misterioso dono che loportava a parlar bene, ad essere curioso delle parole, a pretendere di capirle… forse ilsuo futuro era nel Tempio in veste di Rabbino o Scriba… avrebbero fatto moltisacrifici per farlo studiare, non si possono gettare al vento i doni del Signore. MaGiovanni, in un attimo, alza i tacchi e se ne va. Rispettando le indicazioni di Dantel’arco che scaglia la freccia… il motivo che fa fare il primo passo a Giovanni si chiamain un solo modo: Amore90.

89 Il mistero che avvolge la vera età di Giovanni è fitto: la sua morte, ad Efeso, è databile sotto l’impero diTraiano fra il 98 e il 104 d.C. E la leggenda vuole che sia morto fra i 90 e i 100 anni di età. Per cui la data dinascita dovrebbe essere definita nei primi dieci anni del primo secolo. Questo non corrisponde ad un altro suodato biografico che vuole che Giovanni non abbia mai frequentato la Scuola del Tempio, tant’è vero che perquesto veniva chiamato l’Incolto. A questa scuola si poteva accedere tra i 16 e i 18 anni e quindi si puòipotizzare che abbia rinunciato alla scuola per seguire il suo apostolato al fianco del Cristo. Inoltre tuttal’iconografia tradizionale (ultime cene e crocifissioni per la maggior parte) ce lo rappresenta sempre come ungiovane attorno ai vent’anni. Ne consegue che dovrebbe essere morto attorno ai 78 anni, per quei tempi unamisura quasi centenaria. 90 Doveroso aggiungere che non si tratta di una folgorazione: Giovanni e Giacomo già erano discepoli delBattista e ne seguivano le predicazioni, e pare che fossero stati anche testimoni del battesimo di Cristo. Quelloche è davvero folgorante è l’immediatezza della scelta, la velocità di un gesto irrevocabile.

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Se Pietro costruisce per fede e per conoscenza, e Giacomo cammina per speranza eper libertà cucendo le strade terrene, Giovanni cuce la strada che porta dalla terra alcielo, dall’Uomo a Dio, per carità e per amore. Giovanni vola e l’aquila è il suosimbolo.91

L’apostolo prediletto esamina Dante nel XXVI del Paradiso attorno alla virtù dellaCarità, virtù d’Amore, mentre il Poeta è ancora cieco, forse meglio dire abbagliato,dalla potente luce irradiata da Giovanni stesso. Infatti gli occhi di Dante non sonociechi di tenebre, ma ciechi di luce. A tutti è capitato qualche volta di rivolgersi alsole con poca prudenza e poi non vedere più nulla perché persiste dentro i nostriocchi troppa luce. Il bel volto di Beatrice si nasconde a Dante non perché oscurato,ma perché inabissato nella luce.

Perché l’anima del discepolo diletto rifulge e abbaglia come un sole superando persplendore la luce di Pietro e Giacomo? Prima di indagare l’esame (ortodosso) diDante e il valore (eterodosso) del criptoglifo, dobbiamo soffermarci proprio dove ilPoeta ci dirige disseminando, a parer mio, una notevole quantità di secretissimi indizi.

Nel Canto delle Stelle (XXV), Giacomo pone un’ultima domanda a Dante… edemmi a grato che tu diche quello che la speranza ti promette (86-87): mi sarebbe gradito chetu dicessi ciò che ti promette la speranza.

Citando Isaia e citando l’Apocalisse di Giovanni, Dante risponde che la massimapromessa della speranza è la resurrezione del corpo, e quando corpo e animasaranno riuniti dopo l’Ultimo Giorno, i Beati nella loro doppia vesta raddoppierannola loro luce.

Si alza nei cieli il Salmo di Davide Sperent in te… e in mezzo alle schiere un lume sischiarì / sì che se ‘l Cancro avesse un tal cristallo, / l’inverno avrebbe un mese d’un solo dì.(100-102).

L’astronomo colpisce ancora! Se la costellazione del solstizio d’estate (Cancro)possedesse un astro così potente, la costellazione opposta, quella del solstizioinvernale (Capricorno) ci regalerebbe un brevissimo inverno. Ma nel tempo in cui gliuomini volevano specchiarsi al Cielo, astronomia era anche teologia. Il 24 giugno èdedicato a Giovanni Battista (solstizio d’estate, ricordate il rotor del Battisterofiorentino?), il 27 dicembre è dedicato a Giovanni Evangelista (solstizio d’inverno).

Il Battista, posto nel Solstizio d’estate, rappresenta il culmine dello splendore del sole,mentre l’Evangelista, nel Solstizio d’inverno, rappresenta quasi la morte dell’astro. Ma non ècosì perché sappiamo che ciò che raggiunge il massimo deve poi diminuire, mentre ciò che èpervenuto al minimo di se stesso deve cominciare a crescere, come testimonia il Vangelo:

"Bisogna che egli cresca e ch’io diminuisca" (Giov. III, 30).Il Battista chiude l’antica Legge o l’antico Patto come afferma Geremia (XXXI, 31): "E io per certo concluderò con la casa di Israele e con la casa di Giuda un nuovo patto; non

come il patto che conclusi coi loro antenati nel giorno che li presi per mano per farli uscire dalpaese d’Egitto ...", dove Geremia allude ai due "patti" conclusi tra Dio e l’uomo: l’anticopatto, quello che si fondava sulla Legge, ed il nuovo patto che si fonda sulla Grazia che Matteoci conferma: "Bevetene tutti, questo è il mio sangue, il sangue del patto ..." (XXVI, 28). 92

E Giovanni aggiungerebbe che questo stesso patto si fonda sull’Amore e sullaLuce, perché in ciò che ha lasciato scritto (dal suo Vangelo, all’Apocalisse, alle

91 Nel Bestiario medievale l’aquila era l’unico animale che poteva guardare il sole senza rimanerne accecata.92 Caio Mario Aceti, L’esoterismo di San Giovanni, in Antigua Tau, www.antiguatau.it

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Epistole) la divinità sempre si costituisce in Amore e Luce (luce intellettual pienad’amore … che solo amore e luce ha per confine… come precisa bene Dante in questi edaltri versi del Poema).

Appare Giovanni e si schiarisce il lume della Teologia. Come fu Teologo Giovanni:non Studioso di Dio, come convenzionalmente viene inteso il vocabolo, ma come coluiche fu più vicino al Logos di Dio: l’Evangelista più vicino al Verbo… alla Parola.

Questi è colui che giacque sopra ‘l petto / del nostro pellicano (ibidem 112-113), precisaBeatrice rivelando a Dante l’identità del chiaro lume: si può essere più vicini di così adlitteram e ad sensum?

Ma con queste parole entriamo anche nel passo evangelico citato all’inizio, quandosi ricorda che Cristo disse a Pietro: Se voglio che lui rimanga finché io venga, che te neimporta?

Da questo versetto comincia la leggenda del corpo di Giovanni: alcuni discepolicredettero che il Signore con questa frase avesse promesso al suo predilettol’immortalità, e che quindi, come Maria, sarebbe stato assunto in cielo in anima ecorpo. Lo crede anche Dante: sospetta, ma non lo dice, che il maggiore splendoredell’apostolo sia dovuto alla sua doppia vesta già presente in Paradiso primadell’ultimo giorno. Giovanni stesso (leggendo i pensieri di Dante) gli strapperà dallamente la falsità di questa credenza: In terra è terra il mio corpo (124) e ricordati di direche solo Cristo e Maria sono con le due stole nel beato chiostro (127).

Strani versi? Strana e stralunata dissertazione? Si rimane un po’ interdetti sepensiamo che se avessimo davanti a noi l’Autore dell’Apocalisse forse nella nostratesta si accenderebbero altri punti interrogativi… Pietro Giacomo e Giovannidanzano in cerchio (rota) e cantano il Salmo e nel loro girotondo sono felici diritrovarsi insieme… e Dante pensa alla doppia vesta. Forse solo perché il Lettorecomprenda che la tempesta di Pietro aveva le sue buone ragioni: Giovanni arde didoppia luce perché arde d’Amore, e brucia d’Amore perché è il discepolo più vicinoal Verbo di Dio.

Anche al cospetto di un Infinito Amore (siamo o non siamo in Paradiso?) puòrivelarsi la gerarchia, una gradazione d’intensità … un più o un meno. Pietro avevaben ragione di smarrirsi sospettando che il Signore potesse nutrire due differentimodi d’amare…? e Cristo aveva ben ragione di rispondergli che te ne importa?93

Questa immagine d’amore così umanamente umana nell’alto dei cieli… ci lasciaperplessi e più avanti cercheremo di comprenderla meglio. Ma ci conferma ancheche il Patrono dei Candelai (per la luce della sua Carità), il Patrono degli Scrittori edegli Editori (per la luce del suo Verbo), il Patrono dei Teologi (per la luce del suoAmore)… insomma lui, sempre Giovanni, condivide con Dante un patrimonioimmenso di cose. Chi se la sentirebbe di affrontare Dante a quattr’occhi e diconversare con lui di Amore e di Scrittura? Ne resteremmo abbagliati.

E chi se la sente di affrontare Giovanni per conversare di Amore e di Scrittura?Dante, ovvio… e ne rimane abbagliato.

93 Va chiarito che per il Cristo i discepoli sono tutti uguali davanti a lui. Il brano evangelico in questione precisache pani e pesci furono egualmente distribuiti fra gli apostoli. Il che significa che il cibo del corpo (pane) e ilcibo dell’anima (i pesci… l’iktus greco, il cristogramma Gesù Cristo figlio di Dio Salvatore) sono per tuttisempre ed esclusivamente donati in parti uguali.L’amore - che te ne importa? - l’amore, si sa, è sempre un’altra cosa.

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Ma non pensiate che si tratti solo di questo: stiamo andando ad assistere a unincontro di Giganti inarrivabili in entrambe le due discipline. Aspettatevi pure glieffetti speciali!

CARITÀ Non ve la posso risparmiare la prova d’esame che Dante sostiene conGiovanni: sono due aquile che si stanno contendendo la maggior altezza. Ancheapertis verbis questa conversazione è l’acrobazia più temeraria di tutto il Poema, c’eraanche da aspettarselo con un interlocutore di tal prestigio, come è anche presumibileattendersi che Dante dal suo cappello di poeta faccia uscire mirabili prodigi.Accostiamone la pura parafrasi prima di indagare ciò che si nasconde sotto il testo.

Mentr' io dubbiava per lo viso spento, de la fulgida fiamma che lo spense uscì un spiro che mi fece attento, 3dicendo: «Intanto che tu ti risense de la vista che haï in me consunta, ben è che ragionando la compense. 6

Mentre io ancora nutrivo esitazioni per il volto di Beatrice spento agli occhi miei94,dalla fulgida fiamma che l’aveva spento (lo splendore dell’apostolo Giovanni), uscìun respiro (da Giovanni) che mi costrinse all’attenzione, e sentii dire: “Mentre turiconquisti il senso della vista che hai consumato dentro la mia luce, è benecompensare la tua cecità con un po’ di conversazione.

Comincia dunque; e dì ove s'appunta l'anima tua, e fa ragion che sia la vista in te smarrita e non defunta: 9 perché la donna che per questa dia regïon ti conduce, ha ne lo sguardo la virtù ch'ebbe la man d'Anania». 12

Dunque comincia a rispondere; e dimmi dove vuole dirigersi la tua anima, econvinciti che la tua vista è solo momentaneamente smarrita e non morta del tutto:perché la donna che per questa divina regione ti fa da guida, ha nei suoi occhi lastessa virtù che ebbe la mano di Anania”.95

Io dissi: “Al suo piacere e tosto e tardo vegna remedio a li occhi, che fuor porte quand' ella entrò col foco ond' io sempr' ardo. 15Lo ben che fa contenta questa corte,Alfa ed O è di quanta scritturami legge Amore o lievemente o forte”. 18

94 All’esegetica più diffusa che riferisce il viso spento agli occhi dello stesso Dante, preferisco questa, infatti allaconclusione del canto precedente il Poeta si commosse quando si rese conto che la sua Beatrice era scomparsaalla sua vista.95 Anania: il discepolo di Cristo che curò e guarì gli occhi di Paolo di Tarso dopo la folgorazione sulla strada perDamasco.

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Io dissi: “Quando sarà suo piacere, o subito o tardi, arrivi la guarigione dei mieiocchi, che furono porte quando lei entrò dentro di loro col fuoco per il quale iosempre brucio.

Il bene che è la causa della vostra beatitudine, è l’unico principio e l’unica fine (èl’alfa e l’omega) di tutta quanta quella scrittura che mi definisce (mi legge) l’Amore intutti i suoi diversi gradi di intensità (o lievemente o forte)”.

Quella medesma voce che paura tolta m'avea del sùbito abbarbaglio, di ragionare ancor mi mise in cura; 21e disse: «Certo a più angusto vaglio ti conviene schiarar: dicer convienti chi drizzò l'arco tuo a tal berzaglio». 24

Quella stessa voce che mi aveva sollevato dallo spavento della mia cecità, mispinse ancora a continuare il ragionamento; e disse: “Certo che adesso con analisi piùaccurata ti conviene chiarire quanto hai affermato: ti conviene dire chi ha posizionatoil tuo arco facendoti mirare a tale bersaglio”.

E io: «Per filosofici argomenti e per autorità che quinci scende cotale amor convien che in me si 'mprenti. 27Ché 'l bene, in quanto ben, come s'intende, così accende amore, e tanto maggio quanto più di bontate in sé comprende. 30

Ed io risposi: “Mi hanno raddrizzato (l’eco della diritta via?) l’arco lo studio delleargomentazioni filosofiche e l’autorità che da qui proviene (la rivelazione del Cristo)verso questo amore che conviene che in me s’impronti: perché il bene, in quantobene, come lo si intende (cioè Supremo ed Eterno) così è in grado di accenderel’amore, che sarà più intenso e più forte (maggio=maggiore) quanta più è la bontà cheriesce a contenere.

Dunque a l'essenza ov' è tanto avvantaggio, che ciascun ben che fuor di lei si trova altro non è ch'un lume di suo raggio, 33più che in altra convien che si mova la mente, amando, di ciascun che cerne il vero in che si fonda questa prova. 36

Dunque la mente di ciascun che cerne il vero in che si fonda questa prova, più che in altraconvien che si mova, amando, a l’essenza ov’è tanto avvantaggio, che ciascun ben che fuor dilei trova altro non è ch’un lume di suo raggio.

Ne consegue che la mente di ognuno che comprende la verità di questo argomentoprobante (solo un bene eterno è causa di eterno amore), conviene che si muova,amando, verso la sola essenza (Dio) dove questo bene si concentra più che in altre,perché qualsiasi bene si possa trovare al di fuori di questa non è altro che unlumicino al confronto di un suo solo raggio.

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Tal vero all’intelletto mio sternecolui che mi dimostra il primo amoredi tutte le sustanze sempiterne. 39Sternel la voce del verace autore,che dice a Moisè, di sé parlando:“Io ti farò vedere ogni valore”. 42

Questa verità la evidenzia (sterne) al mio intelletto colui che mi dimostra che tuttele sostanze sempre eterne (angeli e uomini) si inclinano naturalmente verso il primoamore che le ha create (prob.rif. ad Aristotele). E me la evidenzia anche la vocedell’unico vero autore (del Vecchio Testamento, cioè Dio), quando dice a Mosè,parlando di se stesso: “Io ti farò vedere tutto il Bene”(sic nel testo biblico, ma ognivalore per Dante: è un indizio da tenere a mente).

“Sternilmi tu ancora, incominciandol’alto preconio che grida l’arcanodi qua là giù sovra ogni bando”. 45E io udi’: “Per intelletto umanoe per autoritadi a lui concordede’ tuoi amori a Dio guarda il sovrano. 48

E ancora tu stesso me lo dimostri, nell’incipit del tuo alto vangelo96 che urla ilmistero di Dio da qui fino alla terra sopra ogni altra legge”. E io sentii dire: “Per leargomentazioni della tua mente e per l’autorità delle scritture che concordano conessa, il più grande di tutti i tuoi amori è rivolto a Dio.

Ma di’ ancor se tu senti altre cordetirarti verso lui, sì che tu suonecon quanti denti questo amor ti morde”. 51Non fu latente la santa intenzionedell’aguglia di Cristo, anzi m’accorsidove volea menar mia professione. 54

“Ma dimmi ancora se tu senti la forza di altre corde che ti tirano verso di lui, inmodo che tu faccia sentire con quanti denti questo amor ti morde”. Non fu nascostala santa intenzione dell’aquila di Cristo, anzi mi accorsi subito dove voleva cheandasse a parare la mia professione di carità.

Però ricominciai: «Tutti quei morsi che posson far lo cor volgere a Dio, a la mia caritate son concorsi: 57ché l'essere del mondo e l'esser mio, la morte ch'el sostenne perch' io viva, e quel che spera ogne fedel com' io, 60con la predetta conoscenza viva, tratto m'hanno del mar de l'amor torto,

96 In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Gv., I,1

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e del diritto m'han posto a la riva. 63Le fronde onde s'infronda tutto l'orto de l'ortolano etterno, am' io cotanto quanto da lui a lor di bene è porto». 66

Perciò ricominciai a parlare. “Tutti quei morsi che possono far rivolgere il cuore aDio, tutti hanno concorso a formare la mia carità: perché l’esistenza dell’universo e lamia stessa esistenza, la morte che Dio stesso ha patito per la mia salvezza, e tutto ciòche spera un fedele uguale a me (la salvezza eterna), insieme alla conoscenza vivadelle scritture che prima ti ho dimostrato, tutte queste cose insieme mi hannoripescato dal mare dell’amore sbagliato deponendomi alla spiaggia dell’amore vero egiusto. Le fronde (gli uomini) di cui si infronda tutto l’orto dell’ortolano eterno, io leamo tanto quanto è il bene che a loro è dato da lui stesso.”

Prima osservazione: per dire quello che ha detto a uno come Dante sarebbero statesufficienti parole più conte. Sì, più contate e più contenute. Al contrario è un dialogoesteso, sostenuto da un’architettura precisa, praticamente è un’opera in tre atti.

Seconda: l’ortodossia della Carità, così come è espressa nei Vangeli, è fulminea,telegrafica, vibra secca e precisa come fanno gli ordini perentori e non può lasciaretanti spazi ai ragionamenti:

Gesù disse: "Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e contutta la tua mente". Questo é il grande e il primo comandamento. Il secondo, simile a questo,è "Ama il tuo prossimo come te stesso”. (Matteo, 22, 37-39)

Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi… Questo è il mio comandamento:che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. (Gv., 15, 9-17)

In ogni caso, con dovizia di argomenti, Dante ha superato l’esame sulla Carità, intre domande e in tre risposte. Riassumiamo:

Ove s’ appunta l’ anima tua? All’Amore di Dio che è alfa e omega, principio e finedi tutte le cose.

Chi drizzò l’arco al tuo berzaglio? La filosofia e la rivelazione del Cristo. Con maggiorprecisione: Aristotele, il Vecchio Testamento e il tuo Vangelo. Questi mi hanno fattocapire che il Bene di Dio è l’unico vero amore.

Senti altre corde tirarti verso lui? Sì: il mondo, la mia vita, il sacrificio di Cristo, lasperanza della vita eterna, e il fatto che io amo tutti gli uomini come Dio li ama.

Promosso.

AMORE: e in occulto lapide? Entriamo nel cuore di Dante. Quest’uomo ha criptatotre disegni sotto i suoi versi, e solo lui lo sa. Per tre volte ha disegnato l’Universo e hainsignito i Cieli (le stelle) del compito di essere le pietre portanti del suo Tempio.

La pietra una e trina, la pietra angolare, la pietra scartata… sull’immagine dellaquale vengono scolpite la pietra fondante e l’ultima pietra… ora si chiama Giovanni.Sta conversando con l’apostolo che lui stesso ha disegnato con l’Infinito, tutti e dieci icieli fino all’Empireo che solo Amore e luce ha per confine (e scolpiti, dobbiamo

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ricordarlo, nel Mistero impenetrabile del volto di Dante indovato nell’arcobalenosenza fine del Cristo).

Questa è l’unica e l’ultima occasione che ha per parlare della sua pietra, per farledire quello che lui non può dire ad alta voce, per plasmarla a vera e unica testimonedella sua anima messa a nudo… per poi andarsene, definitivamente andarsene, colsuo segreto. Ascoltatelo, quest’uomo, nella sua solitudine esprimere il più semplice,il più umanamente umano, dei sui dubbi: le troveranno le mie pietre? No, non letroveranno mai, le ho nascoste bene. E se le trovassero? Le farebbero parlare?… Sialza un muro di fuoco davanti a lui, e questo è un gioco che non ammette di esseretruccato: la pietra deve solo poter dire la verità, tutta la verità, nient’altro che laverità. E io non ho paura di dirla perché tanto non la troveranno mai… ma se…

Credo che questa corona di pensieri gli sia stata fedele compagna in tutti i suoigiorni.

E la pietra che si chiama Giovanni, la pietra che si chiama Amore, è il diadema delTempio: la mater (la materia alchemica) è partita dalle tenebre profonde della terra,per tre volte è stata purificata e distillata, per raggiungere in purezza totale (inassenza di materia) il punto più alto del cielo, e l’unico tempio gotico che è riuscitoad arrivare così in alto è il Poema di Dante.

Questa pietra è ciò che è più perfetto sopra ogni cosa proprio perché esiste intotale assenza di materia, e si chiama AMORE. Le parole aperte del canto, fuor di ognidubbio sempre ben cercate e ben tramate, non le rendono l’onore che merita, sonosolo un lumicino fioco di candela che si annulla davanti a un solo raggio di sole.Figuriamoci davanti al sole con tutti i suoi raggi! Amore, sì, c’è un’altra cosa che siastata più sovrana di questa nei pensieri nella vita nella scrittura di Dante? E l’amoreinveste sempre di tempeste il cuore, lo nutre di grandine e bufere, lo dissangua e loalimenta a morsi e coltellate: pensate a Pietro che sospetta di non essere amato comeè amato Giovanni, che non comprende perché il Signore possa amare in diversomodo… come scompare il sangue dalle vene e come sembra di poter morire! El’incubo della Vita Nova in cui Beatrice si alimenta del cuore di Dante divorandolo amorsi? Oh sì, dai… gli ordina Giovanni, fallo suonare bene con quanti denti questoamor ti morde!

Questo è l’amore che conosce Dante: quello che brucia e consuma e riconverte lacenere in fiamma, non è forse l’amore per Beatrice (il fuoco di Beatrice) l’incipitfondante della conversazione? I miei occhi come porte si sono spalancati per farentrare il suo fuoco che ancora brucia e sempre brucerà… Giuramentoincondizionato e conferma d’incessante amore e perpetua passione per la donnadella sua anima: che illuminante e luminosa professione di carità!

E l’amore è l’unica cosa che può dar vita alle nostre azioni ai nostri progetti, senzaamore resterebbero innati e sepolti come pintura in tenebrosa parte…

L’amore ci assalta ed esplodono il cuore, la testa, il corpo… l’amore ci assalta edentriamo in movimento.

Questo è l’amore che conosce Dante e si chiama Eros: dal greco errein, irromperecome irrompe una piena che trascina travolge sconvolge straripa e inonda. ArrivaEros e si entra in movimento.

Giovanni lo sa. Non gli chiede cos’è la carità, cos’è l’amore… domanda inutile,nessuno sa rispondere; gli chiede… come ti mette in movimento l’amore? E Giovanni losa perché l’ha imparato dal Cristo: mi ami e quindi mettiti in movimento: seguimi!

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Quello che Pietro non sapeva è che l’amore imprime movimenti diversi a secondadell’anima in cui cade per travolgerla, perché solo all’anima parla l’amore: Pietro perdue volte risponde al Signore sì ti amo… ma solo la terza volta trova la risposta esatta:tu conosci la mia anima. E allora seguimi!, mi serve il movimento dei tuoi piedi, ilmovimento delle tue mani per pascolare il gregge per edificare una chiesa… perché èla tua anima che vuole così… e io conosco la tua anima.

Posso dirlo ancora ? Che luminosa e illuminante professione di carità! Chi ama divero amore sa che l’amato può rispondere solo con le corde della sua anima, e ilmiracolo è questo: l’amore è uno, ma infiniti sono i movimenti che imprime. (Non sipuò diventare complici di questo miracolo se prima non si è ben lavorata la pietradella Libertà, se non si è ben appreso che nulla può prevalere sulla libertà dell’essereamato, come nulla può prevalere sulla libertà di chi ama.)97 L’anima di Giovanni eradestinata a rispondere col movimento del volo… Pietro, di questo, che te ne importa?Nella visione di Dante è Giovanni che ha amato con maggiore intensità e solo perquesto conquista il massimo splendore. Così il cerchio si chiude sulla stranadissertazione della doppia vesta: non era il cuore del Cristo che offriva amore inmisure diverse, ma era il cuore di Giovanni che batteva più forte.

Alla fine della conversazione il poeta dirà che ama gli uomini come Dio li ama, cheè poi la trascrizione esatta del comandamento del vangelo di Giovanni: amatevi gliuni gli altri come io vi ho amati. Dante ama di questo amore, che scaturisce dallaparabola giovannea: vi ho amati liberi di accogliere il mio amore come la vostraanima deciderà di accoglierlo, o lievemente o forte (XXVI, 18), e anche se non loaccoglierete del tutto, non importa: io, sempre e comunque, dello stesso identicoamore vi amo, e vi amo liberi.

Ove s’appunta l’anima tua? Verso quale traguardo la tua anima vuole mettersi incammino? Come suona diversamente adesso la domanda, con gli indizi che abbiamoraccolto! Adesso che sappiamo che per davvero l’anima è il vaso alchemico, il Graalche dà la Forma all’Amore che di sé lo riempie, e ogni Graal è infinite e irripetibiliForme di movimenti diversi.

La prima di tre domande, la prima di 3 movimenti: sì, sospettate bene, comincia ilvalzer! Pitagora alla cetra e alle percussioni!

E Dante col cappello ermetico del Bagatto opera magie!Siamo al numero 1 (l’anima è ferma allo starter) e gli occhi contemplano un 3 (un

traguardo) che è ancora tutto da raggiungere: viene chiesto il preciso indirizzo di unmoto a luogo. E con un moto a luogo bisogna rispondere… se la dialettica è pura emercuriale.

E infatti Dante con un moto a luogo risponde: … al suo piacere e tosto e tardo.La mia anima s’appunta a raggiungere il suo piacere, sia quello immediato che

quello futuro.

97 I'mi son un che, quando Amor mi spira, noto, e a quel modo ch'e' ditta dentro vo significando. Purg., XXIV,52-54

Così dice Dante di sé rispondendo a Bonagiunta da Lucca che gli chiede se è proprio lui, l’autore di Donnech’avete intelletto d’amore… Questi sono considerati i versi che maggiormente traducono la poetica stilnovista,ma possono anche rivelare un reale fondamento dottrinale oltre che poetico: la mia anima, ispirata da Amore,parla nel modo in cui lei accoglie il suo dettato. Che non è scrivere sotto dettatura, ma dare forma al movimentoimposto dall’Amore così come l’anima l’accoglie, nella sua irripetibile singolarità.

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Che sta succedendo? Non si legge così la Divina Commedia! No, ma io sonoun’intrusa, e gli intrusi cambiano posto alle cose e forse anche le rubano.

E poi sto solo seguendo le indicazioni del Poeta: è lui che ha nascosto un testosotto il testo; lo so, vi sto invitando sulle montagne russe, vi voglio far assistere aun’acrobazia folle e spericolata… ma come avrebbe potuto Dante non diventarespericolato nel momento in cui doveva scolpire la sua pietra più amata? Doveva farfinta di nulla, davanti a se stesso? Proprio con la persona con cui non si può maibarare? Ormai l’acrobata si è alzato in volo e nessuno lo può più fermare.

Le tre domande di Giovanni:Ove s’ appunta l’ anima tua? Chi drizzò l’arco al tuo bersaglio? Senti altre corde tirarti verso lui?Sono formule squisitamente pitagoriche fondate sulla Sacra Triade: la prima

domanda individua il numero 1, la partenza; e anche il numero 3, il traguardo. Ilprincipio e la fine della triade o di una battuta di valzer: l’alfa e l’omega. E infattinella prima risposta alfa e omega non mancano:

Lo ben che fa contenta questa corte,Alfa e O è di quanta scrittura

mi legge Amore o lievemente o forte.

E adesso proviamo a leggere questa terzina come si legge un enigma che contienela chiave della caccia al tesoro. Guardatela bene e non vi sarà difficile vedere che soloa un enigma può assomigliare: anche nella gabbia terribile degli endecasillabi Dantenon abbandona mai la purezza della dialettica. E i passi oscuri del Poema sono oscurisolo perché lui si sta divertendo come un matto. Questo è uno di questi. Non esistenessun commentatore in grado di spiegarla esaurientemente. Primo: perché è unarisposta obliqua e non individua il moto a luogo espressamente richiesto daGiovanni: non viene formulata una risposta diretta. Secondo: resta misteriosa lascrittura alla quale si riferisce: le sacre scritture al plurale? Tutte le scritture cheparlano dell’amore comprese quelle filosofiche e letterarie? La scrittura ispirata dellostesso Giovanni? Tutto quello che Dante ha scritto attorno all’Amore? Tutte questescritture insieme? Non c’è risposta. Terzo: perché inserisce concettualmente ilproblema delle diverse intensità dell’amore? Sta strizzando l’occhio a Giovanni comel’unico interlocutore in grado di capirlo? O sta ammiccando al Lettore che hacompreso che per davvero l’aquila ha amato più intensamente dell’edificatore? Ma sel’Amore fosse Dio in persona, come si dovrebbe rilevare apertis verbis, allora sarebbeamore perfetto e assoluto e immutabile… (tutta la dissertazione sulla doppia vesta nonvoleva proprio rivelarci che l’amore di Dio è sempre uguale a se stesso, ma che sonodiverse le risposte dei cuori amati?) e quindi perché gli si dovrebbero attribuire gradidiversi di intensità? Non c’è risposta.

Io mi sono spericolata a interpretarla così:

(La definizione del)l’Amore che rende beata la gente del paradisoè (celata nel)l’alfa e (nel)l’omega di quanto sto scrivendo in questo momento

(e che) mi legge (mi definisce) (l’) Amore o lievemente o forte.(e che vuole dimostrare che l’Amore è sempre Amore

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a qualsiasi grado di intensità lo si voglia vivere).

La seconda domanda di Giovanni riguarda il bersaglio: il numero 3. E la terza è dedicata al numero 2, al divenire: altre corde ti tirano verso la tua meta?

La caccia al tesoro può cominciare: - dalla prima risposta (1 e 3, principio e fine) si estraggono il primo e l’ultimo

verso- dalla seconda risposta (il 3, il termine) si estraggono tutti gli ultimi versi di tutti

i paragrafi- dalla terza risposta (il 2, il mezzo) si estraggono i versi che stanno nel mezzo, il

sesto e il settimo.

E questo è il risultato:

1 – 2 Di’ove s’appunta l’anima tua.

13 Io dissi: “Al suo piacere e tosto e tardo18 mi legge Amore o lievemente o forte”.

24 Chi drizzò l’arco al tuo berzaglio?

27 “Cotale amor convien che in me s’impronti30 quanto più di bontade in sé comprende36 il vero in che si fonda questa prova.39 Di tutte le sustanze sempiterne42 io ti farò vedere ogni valore

45 di qua là giù sovra ogni bando”.

49 – 50 Senti altre corde tirarti verso lui?

60 “Quello che spera ogni fedel com’io61 con la predetta conoscenza viva”.

Prima di interpretare il testo nascosto sotto il testo voglio precisare che questo è ilrisultato di una semplice operazione numerica fondata sui valori metafisici dellaTriade Pitagorica.98

E come tutte le operazioni numeriche è ingabbiata in un preciso procedimento cheho chiarito prima e che è stato pedissequamente applicato. I tredici endecasillabidisseminati nel canto, col calcolo delle probabilità, avrebbero dovuto sortire un testocome minimo sgangherato e incomprensibile. Ma non è stato così, e quindi sonoobbligata a tenerne conto.

98 Visto che siamo sulle montagne russe ci buttiamo giù in un altro precipizio: la Triade Pitagorica coincideperfettamente con l’incipit del Vangelo di Giovanni. In principio era il Verbo (l’Uno infinito, increato e creatore) e il Verbo era presso Dio (il Due: emanazione dellaDiade) e il Verbo era Dio (il 3: fusione di Monade e Diade, alfa-1 ed omega-3 dell’atto creante-2). Questi(l’Uno: il Verbo) era in principio presso Dio (presso la Diade). Tutto per mezzo di lui (del 2: il Figlioneotestamentario) fu fatto e senza di lui non fu fatto assolutamente nulla di ciò che è stato fatto. (Gv., I, 1-3). Con un interlocutore di tale altezza… come avrebbe potuto Dante impedirsi di volare?

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Provo a interpretarlo: Dove si dirige la tua anima? “Al suo piacere e, sia nell’immediatosia nel futuro, l’Amore mi trova (mi legge) sempre pronto ad accoglierlo e a viverlo ad ognigrado di intensità possibile (o lievemente o forte)”.

Questa è professione d’Amore, sete d’amore, insazietà d’amore. Rileggiamolaquesta sfida, breve, fulminea, imperiosa e sfacciata: che venga Amore in qualsiasitempo, ora, dopo, da vivo e da morto… sempre mi troverà col viso aperto, con gliocchi aperti, con l’anima pronta a tutti i suoi colpi deboli o forti che siano, perchéquesto è il piacere dell’anima mia!

Nessuna anima si alimenta senza questo vital nutrimento e alla corte di Dante nonsi accettano anime anoressiche, incapaci o pavide di bruciarsi di passione diinfiammarsi di desiderio, o peggio, anime che si sottraggono all’Assoluto perchépreferiscono accontentarsi delle briciole e forse nemmeno di quelle. Bruciare al fuocodel TUTTO: questo è il PIACERE dell’anima, e verso questo piacere Dante scaglia sestesso come freccia o come stella cometa che beve e s’imbeve d’Universo (chiamateloanche Dio, o Infinito o Mistero… il risultato non cambia).

Chi ti ha fatto prendere la diritta mira verso il tuo bersaglio? Proprio questo Amore che dinecessità mi marchierà con l’impronta del suo sigillo che sarà più profonda quanto più grandesarà il Bene che troverò e che in sé contiene la Verità su cui si fonda questa prova. Di tutte lecose sempre eterne io ti farò vedere ogni valore, qui nei cieli, laggiù in terra, al di sopra ditutte le leggi, di tutti i limiti e di tutti i divieti.

La PROVA al di sopra di tutte le prove, tutt’altro che la raffinata argomentazionesillogistica e probante come si rileva apertis verbis!: il suo viaggio, il poema, la GrandeOpera, il suo Tempio, l’edificazione della sua anima, l’assimilazione incondizionataal divino… che non è passeggiata di salute, non è capriccio letterario, ma fondata suVerità ben compresa ed emanata dal Bene della Grazia, che poi è ancora amore,sempre amore, solo amore. Io ti farò vedere (a Te Lettore!) ogni valore delle coseeterne, eterne in cielo, eterne in terra, al di sopra delle leggi comuni e convenzionali,al di sopra dei catechismi che si danno piccole regole perché tremano di terroredavanti all’Infinito… e ringrazia Dio, Lettore, che son nato nel Dugento perchéaltrimenti avrei trasvolato altre terre altri oceani, altre lingue altre nazioni, e tutte leavrei usate per urlare che se non ti bevi l’Assoluto come fai a dire che vali qualcosa?Ancora più umanità avrei fatto scorrere nelle mie vene e sogni e desideri e speranzeavrei miscelato e distillato specchiandoli ai Cieli che poi sono solo amore, ancoraamore, sempre amore. E devi tremare, Lettore, perché lo affermo con le stesse paroleche Dio ha usato con Mosè! Ma non mi basta il Bene, è il VALORE del TUTTO che mista a cuore: da me devi imparare che anche Dannazione e Inferno, smarrimento eterrore, perdersi e arrancare, cercare e sbagliare, sperare e disperare… ogni cosa è oroper l’anima, diamante per la sua fatica, quarzi per le sue lacrime, diademi per il suopiacere… che poi è amore soltanto amore sempre amore99.

Senti altre corde che ti tirano verso questo Amore? Sì, certo che sì, la corda della speranzadi ciò che spera ogni fedele che è fedele alla mia stessa fede, intrecciata insieme alla corda dellaconoscenza viva.

99 Eccolo il Poema Sacro al quale ha posto mano e cielo e terra! E per la seconda volta nei Canti delle Stellescompare Dante, e svetta potente sul palcoscenico l’Alighieri, l’Aquila che sfida l’Aquila deponendo ai suoipiedi il principio, il divenire, il traguardo del suo Amore: il suo viaggio estenuante, l’inestimabile Commedia.

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E adesso ditelo che è un caso che in tre versi Pietro Giacomo e Giovanni (Fede,Speranza e Carità) siano rinsaldati insieme con la forza del granito. In occulto lapide:pace e conoscenza, libertà… e sempre amore, solo amore, ancora amore.

Conoscenza che si fonda sulla pace e si alimenta di pace, e che deve essere VIVA, enon perché dimostra un’ottima e salda acquisizione teorica!… ma conoscenza viva epiagata, forgiata e temprata col sangue e col fuoco, che se lo deve bere intero il doloreprima di imparare a staccarlo da sé semplicemente alzando il palmo della mano,conoscenza che lascia cicatrici ma che ti ripaga con Libertà, della più perfetta dellelibertà, la libertà di sognare il Bene, hic et nunc, di farselo compagno di viaggio invita, di non barattarlo mai con la tepidezza, con l’acquiescenza, col falso alibi deinostri limiti, tenerselo sempre vicino e sovrano dei nostri sogni, il Bene, che poi èamore, ancora amore, solo amore, sempre amore.

E come si chiama la fede di Dante? Che nome può avere la fede di un uomo chedell’Assoluto non vuole perdere nemmeno un atomo? E’ solo fede in qualcosa chepotrebbe accadere, fede in un sogno liberamente sognato, fede tramata edificataconsolidata con l’Opera e la Vita… che un giorno si spalanchino gli occhi di ciascunodi noi, come porte immense si spalanchino, per fare entrare il fuoco di questi terrestricieli che segnano i sentieri di una mappa che è semplice e dura come la vitaumanamente umana è semplice e dura… come la nostra vita.

Deponete le armi, rinfoderate le spade (che da maestri usate contro Voi Stessi, contro laVita e il suo Mistero, contro gli Altri come voi)… crescete in sapienza, cercate la Verità,pretendete il volo, conquistate la libertà di respingere il dolore, riprendetevi la libertà disognare il bene, specchiatevi alle stelle… e amatevi gli uni gli altri per quello che veramentesiete: amatevi gli uni gli altri come divinità mortali.

QUESTO, IN OCCULTO LAPIDE

27 ottobre 2011

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13 Può essere solo Amore

PARTENZE

Chi getta semi al vento farà fiorire i cieli

Ponte Principe Amedeo Savoia Aosta – RomaLato Chiesa S.Giovanni de’ Fiorentini

Vernice nera su marmo biancoAnonimo

I libri seri alla fine tirano le conclusioni. Questo può solo nutrire il desiderio diirradiare partenze. La vera cosa seria di questo libro sono i disegni nascosti da Dantee che probabilmente aveva destinati alla loro perfetta eterna intoccabileimmaterialità.

Che possa perdonarmi, ovunque si trovi. L’intrusa ancora una volta è entrata dovenon avrebbe dovuto e ha dissennatamente distrutto insostituibili diamanti.

Solo una cosa potrebbe attutire l’inquietudine della mia colpa: la gioia di poterlicondividere con qualcuno questi prodigiosi e misteriosi segreti, e che altri, più espertie più avveduti di me, possano offrire più adeguate e più illuminanti interpretazioni.

Il Filo d’Arianna che ha condotto la mia indagine coincide con quello proposto daRené Guénon nel suo Dante esoterico e che individuava nel pitagorismo enell’ermetismo (alchemico e templare) i terreni fertili di un processo iniziatico e di unpercorso sapienziale. La volontà di Dante mi ha condotta anche verso l’esoterismocristiano e magicamente il Poeta ha chiuso il cerchio del suo progetto radicalmenteuniversale e così saldamente fondato sopra i suoi cieli per tre volte innalzatiall’infinito nelle profondità sotterranee del Poema. Va reso un doveroso omaggio aGuénon che già nel 1925 ha offerto il suo commento alla pintura in tenebrosa parte,senza averla vista, quando scrive:

Dal punto di vista propriamente iniziatico … l’essere deve prima di tutto identificare ilcentro della propria individualità … con il centro cosmico dello stato di esistenza al qualeappartiene questa individualità, prendendolo come base per elevarsi agli stati superiori …Ecco perché Dante, per potersi elevare ai Cieli, doveva innanzitutto situarsi in un punto chefosse veramente il centro del mondo terrestre; e quel punto lo è secondo il tempo e secondo lospazio, ossia in rapporto alle due condizioni essenziali che caratterizzano l’esistenza in questomondo100.

Ciò che i disegni nascosti rivelano in più rispetto al commento di Guénon èquesto: e cioè che Dante non pensava al centro fisico del mondo terrestre (il territorioinfernale), ma per tre volte ha proiettato sul suo invisibile schermo il Centrodell’Universo che non necessariamente coincide con la terra e men che meno con ilgeocentrismo tolemaico. Ma è invece un Centro Metafisico che coincide e può solocoincidere con l’Umanità. Da qui vorrei ri-partire (potendo): dal fatto che permillenni la centralità dell’Uomo (più metafisica che reale) ci ha permesso dispecchiarci all’Assoluto, in qualsiasi modo fosse chiamato, almeno quanto quattro

100 R. Guénon, op.cit., pp. 92-93

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secoli di eliocentrismo (più reale che metafisico) ci hanno consegnato alladrammatica deriva dell’autoreferenzialità.

Sopra la nostra testa, anche oggi, ogni notte si accende il cielo così come Dante l’havisto e contemplato. E’ vero, sono mutati e mutano e muteranno i modelliastronomici, ma per noi umanamente umani il sole che tramonta resterà sempre unsole che se ne va, e nessuno di noi si chiede, davanti a quel tramonto, quale sia ilnumero esatto delle fusioni nucleari che servono a dipingerlo.

I cieli di Dante, per tre volte percorsi e camminati nella lunghezza inimmaginabiledelle orbite planetarie, sono gli stessi nostri cieli… e Tolomeo è solo una delle tantetappe della Storia della Scienza. E vi svelerò anche un altro segreto: nemmenol’Umanità, per Dante, può coincidere con il punto centrale della Terra. Sulla terra cicamminiamo di passaggio, dentro la nostra avventura di pellegrini densa più dismarrimenti che di certezze. Ma qualcosa di molto strano accade negli ultimi versidel Paradiso: uno di questi pellegrini ha edificato il suo centro, né geografico néastronomico, e da sempre ce lo narra prendendosi gioco di noi, così come il sole dasempre ci inganna facendoci credere di muoversi pur nella sua accertata immobilità.

Anche nel suo criptoglifo Dante si disegna come celeste sfera che ordinatamenteprende il suo moto orbitale costante ed uniforme nel Cielo Primo Mobile: ed orbita,scientificamente per i medievali, attorno alla Terra. Così come, scientificamente pernoi moderni, il Sole è immobile.

Ma a noi piace caderenell’inganno: senzaspiegazione logica alcuna, pernoi Dante può solo orbitareattorno al centro diquell’Eterno Infinito che nonpuò avere un nome perché lipossiede tutti, e che luisapientemente declinanell’Amore. Perché sidovrebbe ancora girare attornoalla terra - o attorno al sole,indifferentemente - se si èconosciuto, se si è visto… se si

è assimilato l’Amore, se si è diventati tutt’Uno con l’Amore? Non esisterà mai un modello astronomico in grado di raccontarci, e di convincerci,

che noi umani orbitiamo attorno all’Infinito, anche se Dante ce lo vuol fare credere,anche se è stato già poeticamente illustrato da Botticelli: guardate come Beatrice eDante sono lontanissimi da quella scheggia minuscola di cosmo che è il sistematolemaico compiutamente disegnato fino all’Empireo. Sono i dieci cieli che orbitanoattorno a loro o è il contrario? E anche se fosse il contrario: se l’infinito Empireo è cosìlontano tanto che Beatrice lo indica come volesse salutarlo… dove si trovano alloragli Amanti Invitti? Cosa sapeva Botticelli che noi non sappiamo?

A questo punto, come direbbe Guènon, si dovrebbe lasciare spazio all’inesprimibile,che nell’ordine della metafisica pura è anzi ciò che conta di più.101

101 ibidem, p.104

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Ma io non sono programmata per tali altezze: di me posso solo dire che una notteho giocato con i versi di Dante e Lui mi ha risposto regalandomi magie.

Molte ve le ho narrate e molte ve le ho nascoste, ma questa volentieri ve la confido:a un anno di distanza, l’11 ottobre del 2011, mi ero data per sconfitta. Non sarei mairiuscita ad affrontare il Canto delle Stelle - mi dicevo - e Giacomo e il tema dellaSperanza mi spaventavano come un salto nel vuoto da cento piani. Sono scappata aRoma e la città mi ha accolta parlandomi di cieli e di fiori. Ho vagato per ore dallariva destra alla riva sinistra del Tevere nella ferrea e inspiegabile convinzione che làdove mi sarei fermata avrei trovato la risposta. Seduta sui marmi di Palazzo Farnese,perché lì la stanchezza mi aveva condotta, ho percorso i versi decine di volte, ma nonsi accendevano epifanie. Al tramonto, tentando di scendere a patti con la delusione,mi sono incamminata verso l’uscita della Piazza, ma, a loro insaputa, due angelitravestiti da ragazzi mi hanno fermata. Achille e Mattia si sono rivolti a medicendomi… signora, ma lei lo sa che noi dobbiamo sperare soprattutto per quelli che nonpossono più sperare?

Parlavano dei bambini di tutto questo globo così troppo umanamente umano, diquei bambini che hanno fame di pane e di istruzione e che, senza saperlo, si affidanoalla speranza di ragazzi che liberamente sperano il loro bene.

Achille e Mattia - e a loro va il mio ringraziamento - mi hanno insegnato che lalibertà di sognare il bene è già per se stessa totale assoluzione, ma mi hanno anchesvelato perché Beatrice con insolita passione presenti Dante a Giacomo come l’uomopiù ricco di speranza di tutto il pianeta. Perché lui non ha mai cessato di sperare perciascuno di noi: lui per noi spera sempre, anche quando noi stessi da noiallontaniamo l’ultimo sospetto della speranza… e ci rifiutiamo di consegnarciall’unico vero centro che ci potrebbe e ci saprebbe catturare… all’immateriale stellasegreta e quieta dell’Amore.

Ma anche i bambini mi hanno insegnato qualcosa: che i tesori diventanoveramente tesori solo quando si seppelliscono. Nell'infanzia si apprende così ilmiracolo del segreto, tumulando vecchie scatole di latta con pennini arrugginiti esbiadite figurine... di inestimabile valore. Questi Cieli Sepolti sono il tesoro cheabbiamo perduto: le pareti della nostra comune dimora, il tetto sotto il qualedisegniamo le ragnatele dei nostri passi, del nostro cammino, del nostro viaggio.Nessuno escluso. Qualsiasi barriera che innalziamo, anche la più astratta perchévuole solo frantumarci i pensieri e il cuore... qualsiasi barriera è solo un'immondaferita.

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