Stato Pontificio

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Stato PontificioLo Stato Pontificio, detto anche Stato della Chiesa o Stato Ecclesiastico, il nome dell'entit statuale costituita dall'insieme dei territori su cui la Santa Sede esercit il proprio potere temporale dal 752 al 1870. Nella sua esistenza millenaria fu uno degli organismi politici pi influenti e prestigiosi d'Europa. La proiezione internazionale dello Stato Pontificio, in epoca medievale e nei primi due secoli dell'et moderna, and ben oltre i limiti territoriali che le circostanze storiche gli avevano assegnato. Il Regno d'Inghilterra, il Sacro Romano Impero, il Regno del Portogallo, la Corona d'Aragona, il Regno di Napoli e quello di Ungheria furono uniti alla Santa Sede da vincoli di vassallaggio e re e imperatori dovettero prostrarsi talvolta al cospetto del suo sovrano, il papa. Lo Stato Pontificio termin la sua esistenza nel 1870, a seguito dell'annessione dei suoi ultimi lembi di territorio, Roma e parte dell'odierna regione Lazio, al Regno d'Italia.

Storia medievaleGenesi dello StatoLe origini del dominio temporale dei Papi possono essere considerate sotto due aspetti, uno di fatto e l'altro di diritto: di fatto: la progressiva dissoluzione del potere greco-bizantino in Italia centrale. Con la costituzione del Ducato Romano (ultimi decenni del VI secolo), la figura del Papa venne prima ad affiancarsi, poi a sostituirsi, a quella del dux di nomina imperiale. I Papi subentrarono all'esarca bizantino nei suoi poteri, ed in primis nell'esercizio della giustizia di appello, nella riscossione delle imposte, nella possibilit di imporre la fedelt politica e l'aiuto militare ai vassalli loro sottoposti. di diritto: le donazioni carolinge. La Donazione di Sutri (728), la Promissio carisiaca (754) e la Constitutio romana (824) furono altrettante basi fondanti nella genesi dello Stato Pontificio. Il Ducato romano Sorto come circoscrizione politica e militare bizantina nel VI secolo, occup, nell'ambito dell'Esarcato d'Italia, la maggior parte dell'odierno Lazio e alcune zone dell'Umbria meridionale ed aveva a capo un dux di nomina imperiale. Le sue origini non ci sono note, tuttavia viene menzionato per la prima volta da papa Gregorio Magno in una sua lettera (592). Con la nascita del Ducato romano, il vescovo di Roma inizi ad accentrare sempre pi nella sua persona le funzioni civili, oltrech religiose, del territorio, lasciando al dux un ruolo prettamente militare. La debolezza della classe senatoriale, decimata dalle guerre gotiche ed emigrata in gran parte a Costantinopoli, la lontananza da Roma dell'esarca (che aveva la propria residenza a Ravenna) e, non ultimo, il prestigio personale di alcuni grandi papi (fra cui in primis Gregorio Magno), fecero s che il pontefice divenne, di fatto, la massima autorit civile del Ducato romano, affiancandosi, e in taluni casi contrapponendosi, alla figura dell'imperatore. Da semplice propriet privata di carattere fondiario della Chiesa (Patrimonium Sancti Petri), il territorio di cui il papa era signore fondiario diverr nei secoli successivi un'entit statale. Ci avvenne per effetto di alcuni decreti reali, il primo dei quali fu emanato dal re dei Longobardi.

La Donazione di SutriIl potere civile effettivo assunto dal papato fin dall'epoca di costituzione del ducato romano, unitamente a una sempre maggiore debolezza degli imperatori bizantini in Italia, resero possibile quell'atto passato alla storia come la Donazione di Sutri (728), voluta dal re longobardo Liutprando e mediante il quale il papa acquist per la prima volta un potere temporale formalmente riconosciuto. Al di fuori dei suoi possedimenti, la supremazia del pontefice era tuttavia ben lontana dall'essere effettiva: nei territori longobardi i vescovi locali erano pressoch indipendenti, mentre nelle terre bizantine si faceva sentire l'influenza del patriarca di Costantinopoli, vicino alla volont dell'Imperatore (cesaropapismo). Il re dei longobardi infatti nel 728 strapp Sutri alle milizie bizantine e papa Gregorio II chiese ed ottenne, con molto sforzo, di farselo consegnare. In realt quei territori appartenevano giuridicamente all'Imperatore bizantino, ma il Papa, pi che all'osservanza di una situazione giuridica formale, era interessato a respingere la troppo vicina potenza longobarda. Il suo timore non era infondato. Pochi anni dopo infatti, Liutprando, allo scopo di rafforzare il suo dominio sul territorio a fronte di una situazione interna molto difficile, cinse d'assedio Roma. Il Papa riusc a farlo desistere solo grazie all'intervento (allora soltanto diplomatico) del re franco Carlo Martello (739). Di fronte a una nuova crisi con i longobardi, Zaccaria, da poco asceso al soglio pontificio, accett accordi con Liutprando solo a fronte di ulteriori donazioni dell'ex-"ducato romano", ovvero quei territori bizantini nel centro Italia conquistati dai longobardi. Bisanzio era debole e perdeva continuamente terreno a vantaggio dei Longobardi, mentre le sue relazioni col papato peggioravano ulteriormente. A met dell'VIII secolo, il regno longobardo volle dare la stoccata definitiva all'esarca ravennate bizantino e colp al cuore le terre imperiali italiane: caddero la Pentapoli e Ravenna.

Le Donazioni carolingeCon la fine del dominio bizantino in Italia nel 751, le minacce del re dei Longobardi Astolfo nei confronti di Roma si fecero sempre pi pericolose, per cui papa Stefano II si rec in Gallia per chiedere il supporto di Pipino il Breve. Nella citt di Quierzy (Carisium in latino), Pipino promise al papa che, una volta recuperati i territori conquistati dai Longobardi, li avrebbe donati alla Santa Sede. Tale atto fu denominato Promissio Carisiaca. Incoronato re di Francia, Pipino invi i suoi eserciti in Italia nel 754 e nel 756. I Franchi riportarono la vittoria sui Longobardi. In attuazione della Promissio Carisiaca l'Esarcato di Ravenna e la Pentapoli sul mare Adriatico, territori gi dell'Impero bizantino nell'Italia settentrionale e centrale, ritornarono alla "Sede dell'Apostolo Pietro". Come ricompensa, Papa Stefano II confer a Pipino la legittimazione del suo potere con la nomina per s e per i suoi figli a patrizi romani (cio protettori di Roma). Il patrimonium Sancti Petri dopo la donazione di Pipino (Populonia, Ronciglione e Viterbo). L'imperatore bizantino ovviamente protest e invi due messi presso il re franco, pregandolo di restituire l'Esarcato al legittimo padrone, ovvero l'Impero romano d'Oriente; ma Pipino rispose negativamente, congedando i due ambasciatori [10]. Nel 774 Carlo Magno, dopo aver sottomesso definitivamente i Longobardi che, sotto re Desiderio, avevano cercato di riconquistare le terre pontificie, sanc formalmente l'appartenenza alla Santa Sede di una lunga serie di territori. L'elenco comprende i territori gi appartenuti alla Chiesa di Roma: Ducato di Roma,

Includeva ex possedimenti bizantini: Esarcato di Ravenna, Pentapoli (Piceno e parte dell'Umbria) e Perugia, Venezia marittima, Corsica.

E comprendeva anche territori precedentemente soggetti ai Longobardi: parte del Ducato di Benevento e del Ducato di Spoleto (detti anche Langobardia Minor). Tuscia romana, le terre dell'Appennino settentrionale al di qua della linea Luni-Parma e le terre a sud della linea Parma-Monselice. Nacque cos il Patrimonium Sancti Petri come stato sovrano autonomo. Quel nome fino ad allora aveva indicato i latifondi gestiti dal vescovo di Roma, in contrapposizione al patrimonium publicum gestito dai militari bizantini (duces e magister militum) e ai latifondi delle arcidiocesi di Ravenna e di Milano. Tutte le propriet dell'ex Esarcato d'Italia e dell'ex Pentapoli bizantina che si contrapponevano giuridicamente alle propriet della diocesi di Roma furono cos subordinate direttamente al pontefice, senza pi la mediazione imperiale di Costantinopoli. Furono esercitati invece in maniera indiretta: La sicurezza militare dello Stato, che fu garantita dall'esercito dell'Impero Carolingio; Il potere temporale: non avendo lo Stato Pontificio strutture amministrative, furono i membri delle aristocrazie cittadine a governare i territori della Chiesa per conto del Papa, cui riconobbero formale supremazia. Nel 817 Ludovico il Pio, figlio e successore di Carlo Magno, eman il pactum confirmationis o Pactum Hludovicianum, col quale confermava a Pasquale I il dominio papale sulla Pentapoli.

La Donazione di CostantinoNel 774 Carlo Magno conferm la Promissio Carisiaca di Pipino il Breve. Per rafforzare il peso dello Stato Pontificio, venne costruita la cosiddetta Donazione di Costantino al papa Silvestro I, un documento falso finalizzato a legittimare il potere temporale dei papi. Secondo tale documento, nel 321 l'imperatore romano Costantino il Grande avrebbe assicurato a Silvestro I e ai suoi successori il dominio esclusivo sul Palazzo del Laterano e la citt di Roma, con tutte le pertinenze e le insegne imperiali. A scoprire che il documento era un falso fu l'umanista Lorenzo Valla nel 1440 circa. Valla constat che il latino in cui era stato scritto aveva caratteristiche diverse dalla lingua dell'Impero romano. Tra impero carolingio e aristocrazia romana Nell'anno 824, la sovranit papale sullo Stato della Chiesa e gli stretti vincoli che legavano tale entit politico-territoriale all'Impero furono ribaditi e rafforzati mediante la Constitutio romana, emanata dall'imperatore carolingio Lotario I nel corso di un suo soggiorno a Roma. Con la Constitutio romana, l'imperatore ebbe riconosciuto il suo status di supremazia sull'autorit papale. Il trattato comportava, infatti, l'obbligo per il papa neoeletto di giurare fedelt all'imperatore, mentre questi si riservava il diritto di intervento nell'elezione pontificia e diritti di sorveglianza, anche militare, sulla citt di Roma.

Con lo smembramento dell'impero carolingio, cadde in disuso anche la Constitutio. Fin quindi il periodo di vassallaggio del papa verso l'imperatore, ma gli anni successivi non furono migliori. La Santa Sede cadde in balia dell'aristocrazia romana, che tent di sottrarre al pontefice il potere temporale (amministrazione della giustizia, governo della citt di Roma). Tale situazione si protrasse per tutto il X secolo. Un tentativo di uscire da tale difficile situazione fu effettuato da papa Giovanni XII, che nel 960 chiese al re di Germania Ottone I di Sassonia di imporre la propria autorit, come sovrano della maggiore potenza temporale della cristianit, al popolo e all'aristocrazia romani. Ottone I scese in Italia (settembre 961) e fu incoronato imperatore dallo stesso Giovanni XII (2 febbraio 962). I due sovrani ripristinarono di comune accordo la Constitutio romana e stipularono un nuovo patto, il Privilegium Othonis, con il quale l'imperatore prometteva di restituire al pontefice quei territori che gli imperatori carolingi gli avevano donato e poi i Re d'Italia gli avevano sottratto. Ma con il pretesto della sacra defensio ecclesiae, il Privilegium consentiva anche la diretta intromissione dell'Imperatore negli affari del patrimonium S. Petri e riaffermava la sovranit dell'impero sullo Stato della Chiesa. Il Privilegium fu riconfermato con il Diploma Heinricianum, stipulato il giorno di Pasqua del 1020 tra papa Benedetto VIII (10121024) ed Enrico II del Sacro Romano Impero (10021024).

Lo Stato della Chiesa nel Basso MedioevoCon Innocenzo III (1198-1216) ebbe inizio la politica di "ricuperazione" del Patrimonio di San Pietro da parte del papato. Nel primo millennio della storia cristiana la potestas spirituale era riconosciuta, oltre che al papa, a tutti i vescovi; inoltre gli esponenti dell'episcopato erano di fatto i detentori del potere secolare nei territori da loro amministrati. Lo dimostra l'importanza rivestita tra XI e XII secolo dalla cosiddetta lotta per le investiture, ovvero il conflitto per il controllo delle sedi ecclesiastiche, ritenute essenziali per il controllo dei territori e l'esercizio della giurisdizione. Nello stesso Stato Pontificio, l'effettivo potere dei papi, infatti, era rimasto circoscritto al solo territorio dell'antico Ducato romano. Nel corso dei secoli XII e XIII, invece, si realizza un processo di accentramento che si conclude con l'attribuzione al solo pontefice della plenitudo potestatis (pienezza del potere). L'azione di riforma ebbe come protagonista Gregorio VII (Dictatus papae, 1075), il quale concep ed implement la nuova struttura, accentrata, della Chiesa, che comportava la dipendenza da Roma di tutti i vescovi. Il modello era l'ordine celeste: come Cristo origine di ogni potestas in quanto Dio e al tempo stesso titolare di essa in quanto uomo, cos il suo vicario in Terra esercita una piena potest, sia spirituale che secolare. I due poteri rimangono concettualmente distinti, ma sono riuniti entrambi nella persona del pontefice. Il quale pu delegare l'esercizio del potere secolare all'imperatore (potestas indirecta) e ai re, attraverso la loro legittimazione con la cerimonia dell'incoronazione, salvo revocare la delega e rientrare in possesso dei pieni poteri in seguito a comportamenti in contrasto con il Magistero della Chiesa (potestas directa). Con Innocenzo III (1198-1216) lo Stato Pontificio inizi ad uscire dall'ambito romano per assumere una nuova fisionomia, interregionale. Il suo pontificato fu caratterizzato dalle ricuperazioni del Patrimonio di San Pietro. Nelle terre recuperate, Innocenzo III assegn i poteri di governo a un esponente di una dinastia feudale. Il Papato e l'Impero, usciti da pochi decenni dalla lunga lotta per le investiture, non avevano ancora definito completamente a livello politico e territoriale i rispettivi poteri. Non era chiaro quali fossero i territori sottoposti al dominio temporale della Santa Sede. L'imperatore Federico I

Barbarossa aveva fatto atto di sottomissione al potere della Chiesa dopo la sconfitta nella battaglia di Legnano (1176), e si era impegnato a restituire al Papa universa regalia et alias possessiones Sancti Petri, che i suoi predecessori avevano sottratto negli anni precedenti. Ma tale atto era rimasto sulla carta. Il 12 luglio 1213 l'imperatore Ottone IV conferm le "promesse" di restituzione dei territori; nel 1219 Federico II di Svevia, in procinto di essere incoronato imperatore, rinnov la cessione di parte dell'Italia settentrionale al papa. Lo scontro con l'autorit imperiale in Italia si protrasse nel XIII secolo, quando i liberi comuni e la nuova borghesia cittadina acquisirono un potere economico sempre maggiore e iniziarono ad aspirare ad una maggiore libert politica. Lo Stato della Chiesa sostenne la lotta dei comuni contro Federico I e Federico II di Svevia al fine di indebolire l'autorit politica dei sovrani romanogermanici. Innocenzo III si pose l'obiettivo di rendere effettivo uno Stato di diritto che fino ad allora era stato riconosciuto dagli imperatori soltanto a parole. A sostegno della propria azione, il pontefice enunci la teoria del Sole e della Luna. Secondo tale visione, il papa, depositario della luce di Dio, sarebbe stato superiore all'imperatore, detentore di un potere umano, poich i poteri mondani originavano unicamente da Dio. L'imperatore, quindi, avrebbe dovuto brillare semplicemente di luce riflessa. Papa Onorio III prosegu la politica territoriale di Innocenzo III. Ma nel 1230 l'esperimento, iniziato ventotto anni prima dal suo predecessore, fu concluso senza successo. Gregorio IX pertanto decise di inviare funzionari ecclesiastici, i rettori, che risiedessero permanentemente nella provincia e la governassero (o meglio rappresentassero il governo centrale) per un certo numero di anni[14]. Nel 1244 Innocenzo IV nomin il cardinale Rainer suo rappresentante in tutto lo Stato della Chiesa. Nel 1248 l'opera di riconquista dei territori del nord pot dirsi conclusa, grazie all'azione dell'esercito guelfo guidato da Ottaviano degli Ubaldini (maggio-giugno 1248). Negli anni seguenti, per, le forze, ghibelline ripristinarono il controllo sulle citt romagnole. Il lungo interregno che segu la morte di Federico II (dal 1250 al 1273), cre in Italia uno stato di incertezza e precariet. Invece che favorire la Santa Sede, ne limit l'azione. I territori nella pianura padana ritornarono sotto il governo pontificio con papa Niccol III. Nel 1274 il pontefice assegn a Rodolfo, principe della Casa d'Asburgo, il diritto di cingersi della corona di re dei Romani. Lo invit quindi a venire in Italia per essere incoronato. Rodolfo promise, sotto pena di scomunica, di scendere in Italia entro una certa data. Ma manc la promessa, essendo scoppiata una guerra in Germania. Scaduta la data concordata, al papa non rimase che scomunicarlo. Per riconciliarsi con la Chiesa ed essere incoronato, accett di cedere la Contea di Romagna e la citt di Bologna alla Santa Sede. Il passaggio formale dei poteri fu sancito il 29 maggio 1278. Con l'annessione della Romagna e di Bologna, lo Stato Pontificio divent lo stato italiano pi esteso dopo il Regno di Sicilia. Nel 1302 Bonifacio VIII promulg la bolla Unam Sanctam Ecclesiam, in cui riafferm la supremazia del potere spirituale sul potere temporale. Dopo Benedetto XI (morto nel 1304) la Santa Sede inizi a subire l'influenza politica della componente francese. I transalpini fecero trasferire la sede pontificia ad Avignone e monopolizzarono per lungo tempo i conclavi, facendo eleggere solo pontefici francesi. Fu il periodo detto della Cattivit Avignonese[16]. Lo Stato Pontificio, a causa della lontananza della sede papale, cadde in preda all'anarchia e fu dilaniato dalle lotte interne delle principali famiglie nobiliari romane (come quelle tra i Colonna e gli Orsini, narrata anche da Boccaccio). La ricostituzione dello Stato dopo Avignone Urbano VI Durante la cattivit avignonese il papato perse il controllo di gran parte dei propri territori.

Lo Stato Pontificio si frazion in una serie di potentati locali. Nel 1353 Innocenzo VI, anche in previsione del possibile ritorno del papato nella sede di Roma, incaric il cardinale Albornoz di restaurare l'autorit papale nei territori della Chiesa in Italia. Con la Bolla del 30 giugno 1353 gli furono conferiti poteri straordinari (vicario generale terrarum et provinciarum Romane Ecclesie in Italiane partibus citra Regnum Siciliae). L'Albornoz riusc nell'impresa in parte con la diplomazia, in parte con le armi. Il cardinale intraprese una serie di campagne che sottomisero il Lazio, Spoleto, i Montefeltro di Urbino, i Malatesta di Rimini e gli Ordelaffi di Forl. Quest'ultima fu piegata solo quando papa Innocenzo VI proclam una crociata contro i Forlivesi. La Crociata dur dal 1355-56 fino al 1359, quando si giunse ad un compromesso: Forl ritornava alle dirette dipendenze pontificie. Forlimpopoli e Castrocaro rimanevano all'Ordelaffi, che le governava a titolo di vicario papale. Al termine della campagna, l'Albornoz si insedi a Forl, dimostrando, anche simbolicamente, che le operazioni per riaffermare l'autorit pontificia sui territori della Chiesa si erano positivamente concluse. Al Nord, solo Bologna, almeno fino all'epoca di papa Giulio II, rimase indipendente. Il recupero dei possedimenti nelle Marche e nella pianura padana fu fondamentale poich gran parte del reddito che alimentava le finanze papali proveniva da questi territori. Solo con la ricostituzione di tali possedimenti sarebbe stato possibile il ritorno del papato a Roma. Una volta ricostituita l'unit dello Stato della Chiesa, il cardinale Albornoz cre un'amministrazione basata sul decentramento provinciale, codificata nel 1357 nelle cosiddette Costituzioni egidiane[18]. Il modello organizzativo introdotto da Albornoz fu successivamente ripreso e adottato dagli altri Stati italiani. Lo stato risultava suddiviso nelle seguenti province: Patrimonii S. Petri, con sede rettorale a Montefiascone; Marittim (Agro Pontino) con sede a Velletri; Campani (Ciociaria) con sede a Ferentino; Ducatus Spoleti (Ducato di Spoleto); Marchi Ancon (Marca anconitana), con sede a Macerata; Provincia Romandiol (dal fiume Panaro al fiume Foglia), con sede a Faenza o a Cesena.

La suprema autorit di ogni singola provincia il Rettore, il quale opera con pieni poteri in nome del pontefice. Le province sono rette da Legati, finanziariamente autosufficienti e coordinate da Roma. La fisionomia territoriale delle diverse Province rimarr incerta a lungo. Solo con papa Pio IV si avr una certa e determinata individuazione di ciascuna provincia. Nel 1367 Urbano V fece ingresso in citt, ma ci rimase solo tre anni, poich nel 1370 fece ritorno ad Avignone, dove mor. Ma questi erano solo i prodromi della svolta: nel 1378, morto Gregorio XI, i cardinali riuniti in conclave, sotto le pressioni insistenti dei romani, elessero papa Urbano VI, un italiano che, a differenza dei suoi predecessori, rest in citt. I francesi, non volendo perdere il proprio controllo sul pontefice, dichiararono l'elezione nulla appigliandosi alle pressioni esercitate dalla folla sui cardinali. Poi, riuniti tutti i propri cardinali, elessero un antipapa, Clemente VII. Fu l'inizio del grande Scisma d'Occidente. In questo periodo, l'Europa si spacc in due e l'autorit del papato romano diminu sensibilmente. Si svilupp, cos, un forte interesse per le terre dello Stato Pontificio, una base di potere sicura. Il Quattrocento, perci, inizi all'insegna di una forte espansione delle terre papali nell'Italia centrale che continu anche ben oltre la fine dello scisma. La frattura della cristianit si ricuc molto difficilmente: i due papi in carica rifiutavano di dimettersi e neppure il concilio di Pisa, che si riproponeva di dichiarare deposti i pontefici per eleggerne un terzo, riusc a produrre qualche progresso. Alla fine il concilio di

Costanza fece dimettere i papi di Pisa e di Avignone e tutti quegli altri autonominati pontefici che, approfittando del disordine generale, avevano cercato, con l'appoggio di numerosi stati, di impossessarsi del soglio di Pietro. Storia moderna Il Cinquecento e Seicento Negli ultimi anni del XV secolo, la politica dello Stato Pontificio si orient sempre pi nettamente verso la cura dei propri possedimenti in Italia settentrionale, dando l'avvio, sotto il pontificato di Alessandro VI (1492-1503) a una serie di campagne militari atte soprattutto a sottomettere le citt romagnole. Ai primi del Cinquecento Giulio II complet la riconquista dei territori settentrionali dello Stato. Bologna venne ripresa nel 1506, Ravenna pochi anni dopo. Lo Stato Pontificio aveva ereditato dal Medioevo la tradizionale divisione territoriale il cinque Province. La fisionomia politica e territoriale delle diverse Province rimase incerta a lungo. Solo con papa Paolo III (1534-1549) la Provincia conosce una prima e completa sistemazione giuridico-amministrativa, con la raccolta di leggi e decreti (Constitutiones) promulgata da monsignor Gregorio Magalotti nel 1536. Si prescrissero i compiti del presidente e dei suoi ufficiali, quelli dei governatori delle singole citt. Il governatore locale fu il principale ministro della Legazione sul territorio. Con il pontificato di Pio IV (1559-1565) si ebbe una certa e determinata suddivisione territoriale e la fine del grande nepotismo. Rafforzata al proprio interno, per circa un secolo la Santa Sede si impose come uno dei grandi protagonisti della politica italiana del tempo. A partire dal pontificato di Paolo III lo Stato della Chiesa si estese e consolid notevolmente, raggiungendo attorno alla met del secolo successivo la sua massima estensione. Fra le Signorie e gli Stati passati da una condizione di blando vassallaggio (ma in realt semi-indipendenti) a un vero e proprio assorbimento all'interno dello Stato Pontificio vi furono, fra il Cinquecento e Seicento, Perugia (1540), Ducato di Ferrara (1598), Ducato di Urbino (1631) e i rispettivi territori da esse dominati. Ultimo a cadere fu il Ducato di Castro (1649), vero e proprio Stato nello Stato, costituitosi in epoca di Paolo III. Suddivisione amministrativa nel XVII secolo Nel XVII secolo gli Stati della Chiesa erano costituiti da una serie di entit amministrative autonome, distinte in Legazioni, Territori, Paesi titolati, governatorati: Legazioni Bologna: cardinale legato Romagna: cardinale legato (capoluogo Ravenna) da cui dipendono Comacchio, Cervia, Rimini, Bertinoro, Cesena, Forlimpopoli, Forl, Faenza e Imola. Ferrara: cardinale legato (1735) Urbino: cardinale legato; distinta negli stati di Urbino e Pesaro da cui dipendono Gubbio, Cagli, Urbania, Pergola, Fossombrone, Santangelo, Senigallia, Corinaldo Fano: cardinale delegato Montefeltro: rettore da cui dipendono San Leo, Pennabilli Camerino: cardinale delegato (1545) Jesi: cardinale delegato (1586) Avignone e Contado Venassino: cardinale vicedelegato (1229) da cui dipendono il

ducato di Avignone, Carpentras e contado, fino all'annessione francese del 1791 Territori Patrimonio di San Pietro, governatore con sede a Viterbo, da cui dipendono Bolsena, Bagnorea, Montefiascone, Orte, Civita Castellana, Nepi, Sutri, Toscanella Campagna romana, governatore di Roma da cui dipendono Frosinone, Velletri, Terracina, Civitavecchia, Corneto, Tivoli, Palestrina, Frascati, Albano, Nettuno, Segni, Sezze, Paliano, Alatri, Veroli, Anagni, Ferentino, Piperno Sabina, governatore di Collevecchio in Sabina (1605), Magliano Sabina sede Vescovile. Orvieto, governatore da cui dipendono Citt della Pieve, Assisi, Foligno, Nocera Perugia, governatore sulla citt e suo contado (Perugino) Paesi titolati Ducato di Spoleto da cui dipendono Todi, Terni, Rieti, Narni, Amelia, commissariato della Montagna (Norcia) Ducato di Castro con sede a Ronciglione da cui dipendono Castro e Montalto Ducato di Benevento, sede di legazione Marca di Ancona e Macerata da cui dipendono Montemarciano, Chiaravalle, Recanati, Loreto, Osimo, Fabriano, Matelica, San Severino, Tolentino, Cingoli, Corridonia Marca di Fermo: cardinale delegato da cui dipendono Ascoli, Montalto, Ripatransone Governatorati Citt di Castello Pontecorvo Il governo paternalista della Chiesa, se da un lato oper per lenire, soprattutto nella generale crisi che colp il mondo mediterraneo e centroeuropeo, a partire dal 1620 circa, le sofferenze delle classi pi umili attraverso la creazione di una serie di istituzioni benefiche (fra cui i primi Monti di Piet apparsi in Europa, ospedali pubblici, mense per poveri, ecc.), dall'altro non riusc a rinnovarsi e modernizzarsi in forma soddisfacente allorquando si ebbe, nella prima met del Settecento, in Italia e in altri paesi, una generale ripresa economica e culturale. Fino almeno allo scoppio della Rivoluzione francese (1789), lo Stato Pontificio god tuttavia di un moderato consenso popolare e di un fermo appoggio da parte delle sue classi dirigenti, grazie anche al sostegno di una borghesia di estrazione non mercantile, legata all'apparato burocratico dello Stato, e a quello della nobilt locale, ricompensata con feudi, prebende e, in alcuni casi, anche con l'ascesa al soglio pontificio di alcuni fra i suoi rappresentanti pi influenti. Come si gi avuto modo di segnalare, nel Trecento e nel Quattrocento la Cattivit avignonese e il Grande Scisma avevano indebolito il papato, che aveva iniziato a perdere parte della propria influenza sulla politica europea, pur non avendo ancora definitivamente rinunciato alla propria missione di guida della Cristianit. La nascita e la diffusione della Riforma protestante nella prima met del XVI secolo, sembr compromettere per sempre la missione universale del Cattolicesimo in Europa e nel Mondo. Nuovo vigore venne tuttavia dato alla Chiesa e al proprio Stato con il Concilio di Trento e il fermo appoggio prestato al Papato dagli Asburgo di Spagna e d'Austria, allora all'apice della propria potenza. I rapporti con la Spagna furono vantaggiosi per la Chiesa, ma conobbero anche momenti negativi. La Spagna, potenza egemone in Italia dopo la battaglia di Pavia (1525), se da una parte schiacci con estremo rigore ogni opposizione papale alla propria politica di potenza nella penisola (sacco di Roma, 1527) dall'altra ne puntell il potere sia in

funzione antiveneziana, sia come baluardo del cattolicesimo e della stessa monarchia asburgica. La decadenza dell'Impero ispanico, gi chiaramente percepibile attorno all'inizio degli anni quaranta del XVII secolo e sancita definitivamente con la Pace di Vestfalia, si ripercosse negativamente sullo Stato della Chiesa, costretto a patteggiare da posizioni di debolezza con la nuova potenza emergente europea: la Francia di Luigi XIV.

Riforme del XVIII secoloNella prima met del Settecento si ebbe, in Italia e in altri paesi, una generale ripresa economica e culturale. Alcuni papi avviarono una serie di riforme, sia sociali che economiche. I primi tentativi, volti a migliorare la condizioni di vita dei sudditi e a rilanciare l'economia, ebbero per esito negativo. Clemente XI istitu nel 1701 una Congregazione del sollievo, che mise a punto un programma economico e sociale che prevedeva il frazionamento dei latifondi, l'istruzione agraria, il miglioramento delle condizioni igieniche dei lavoratori, l'organizzazione del credito agrario, il miglioramento delle comunicazioni e del commercio. I proprietari terrieri si opposero fermamente alle riforme e il piano naufrag. Nel 1715 il pontefice sciolse la Congregazione. Fu portata termine con esito positivo, invece, la nuova ripartizione del territorio dello Stato. La riforma comport la creazione di nuove province e la riorganizzazione delle varie circoscrizioni su basi territoriali pi omogenee. Si voleva in tal modo effettuare un controllo pi capillare sul territorio ed attenuare gli effetti negativi dei tanti privilegi (sia aristocratici che comunali) che impedivano il corretto funzionamento della macchina statale. La nuova e pi articolata ripartizione provinciale prevedeva: Dodici province: Lazio, Patrimonio di San Pietro, Campagna e Marittima, Sabina, Ducato di Spoleto, Umbria, Marca di Ancona, Montefeltro, Urbino, Bologna, Romagna e Ferrara Una legazione extra-territoriale: Avignone Una contea: Contado Venassino Due territori dipendenti: Benevento e Pontecorvo Nella seconda met del secolo inizi una nuova stagione riformatrice in campo economico. Papa Pio VI (1775-1799), mise mano a un programma di riassetto delle finanze che si concretizz nella semplificazione delle imposte e nella creazione di un catasto (1777). Inoltre cerc di rendere pi efficace il controllo fiscale sulle Legazioni istituendo una Camera di conti in ciascuna di esse. Nel 1786 il pontefice elimin le dogane interne (rimasero in attivit solamente quelle dei centri pi importanti: Bologna, Ferrara, Benevento e Avignone); rafforzando nel contempo il controllo sulle merci in circolazione nello Stato, con l'istituzione di ottanta nuovi uffici di frontiera. Infine il pontefice promosse la bonifica delle paludi pontine. Secondo i suoi intenti, la bonifica avrebbe permesso l'avvio di nuove coltivazioni, con un effetto benefico sull'occupazione e sulla produzione, ma le nuove terre finirono in mano ai grandi proprietari assenteisti, che fecero fallire il progetto.

La parentesi napoleonicaLa Repubblica romana sostituisce lo Stato Pontificio (1799) Lo Stato della Chiesa (in inglese Papal States) e gli stati vicini in epoca napoleonica (1806) L'invasione napoleonica sconvolse gli equilibri settecenteschi italiani e lo Stato Pontificio rischi di scomparire definitivamente. Nel 1797, con il trattato di Tolentino, Napoleone fece riconoscere da Papa Pio VI la cessione alla Francia di Avignone e del Contado Venassino

(gi occupati alcuni anni prima in et rivoluzionaria) e, alla Repubblica Cisalpina, l'annessione di Bologna, Ferrara e la Romagna. Nel febbraio 1798 venne proclamata l'effimera Repubblica, storicamente conosciuta come Repubblica Romana, strettamente legata alla Francia. Per la seconda volta in meno di cinque secoli[22] Roma non era pi capitale dello Stato della Chiesa. Papa Pio VI fu arrestato e esiliato; mor prigioniero in Francia. Dopo alterne vicende, la Repubblica romana cadde definitivamente nel settembre 1799, con l'occupazione di Roma da parte dell'esercito borbonico (che gi si era impossessato della citt per alcuni giorni nel novembre-dicembre del 1798). Sotto la protezione del Regno di Napoli e dell'Impero austriaco fu ripristinato il potere temporale del Pontefice. Il nuovo papa, Pio VII, amministr lo Stato Pontificio finch nel 1808 l'Italia fu nuovamente invasa dall'esercito francese. In quello stesso anno, la met delle Marche da Pesaro a Macerata fu tolta al pontefice ed accorpata allo Stato satellite napoleonico del Regno italico. Rotte le relazioni diplomatiche, lo stesso Pio VII fu arrestato e deportato oltralpe. La sua prigionia in Francia si protrasse fino al 1814. Dopo la caduta di Napoleone a Lipsia (battaglia di Lipsia), i territori occupati dai francesi furono restituiti alla Santa Sede (24 gennaio 1814). Lo Stato Pontificio perse solamente le exclavi francesi.

Et contemporaneaLa RestaurazioneRitornato nella pienezza dei suoi poteri, papa Pio VII elabor una nuova suddivisione amministrativa dello Stato Pontificio tramite il motu proprio Quando per ammirabile disposizione del 6 luglio 1816, che prevedeva l'istituzione delle seguenti province (tra parentesi il capoluogo), distinte in legazioni e delegazioni: Comarca di Roma (Roma); Legazione di Bologna (Bologna); Legazione di Ravenna (Ravenna); Legazione di Ferrara (Ferrara); Legazione di Forl (Forl); Delegazione di Urbino e Pesaro (Urbino), Delegazione di Ancona (Ancona); Delegazione di Macerata (Macerata); Delegazione di Fermo (Fermo); Delegazione di Camerino (Camerino); Delegazione di Ascoli (Ascoli); Delegazione di Perugia (Perugia); Delegazione apostolica di Orvieto (Orvieto); Delegazione di Spoleto (Spoleto); Delegazione di Viterbo (Viterbo); Delegazione di Civitavecchia (Civitavecchia); Delegazione di Rieti (Rieti); Delegazione di Frosinone (Frosinone); Legazione di Velletri (Velletri) (istituita nel 1832).

Fin dall'epoca della Rivoluzione francese erano andate diffondendosi, nelle fasce sociali pi colte e progressiste della popolazione, idee liberali, che trovarono ulteriore alimento e diffusione, nel corso dei decenni successivi, all'epoca della Repubblica romana e in et napoleonica. Durante la Restaurazione, l'insofferenza nei confronti del governo pontificio

diede vita a societ segrete che si diffusero rapidamente, ricevendo stimoli sia dalle organizzazioni di ispirazione buonarrotiana, sia dalla Carboneria.[24] Se i moti del 18201821 diedero luogo a un inasprimento delle contromisure reazionarie in tutti gli Stati italiani, negli Stati della Chiesa (e nel Regno delle Due Sicilie) tali contromisure non furono forse neppure percepite dal momento che la repressione era una costante nei metodi governativi pontifici. Il malessere assunse all'epoca, in alcuni territori pontifici, forme di aperta ribellione domata talvolta da bande armate di sanfedisti: in Romagna, alcuni anni pi tardi, acquist una triste notoriet il capobanda ed avventuriero Virginio Alpi, che operava nelle zone comprese tra Forl e Faenza.

Il pontificato di Pio IXNei primi anni di pontificato, Pio IX govern il Paese con una progressiva apertura alle richieste liberali della popolazione. Inizi una stagione di grandi riforme: la Consulta di Stato; la libert di stampa e la libert agli Ebrei; la Guardia Civica; l'inizio delle ferrovie, fra cui anche la progettazione della linea Bologna-Ancona, il cui primo tronco, Bologna-Forl, fu aperto il 1 settembre 1861; la costituzione del Municipio di Roma; il primo governo con una componente laica, guidato dal cardinale Giuseppe Bofondi, noto in quanto non avverso alle idee liberali. Proprio Bofondi, per, si trov a dover negare l'appoggio del Governo Pontificio al nuovo regime costituzionale del Regno delle Due Sicilie. Il pontefice promosse inoltre la costituzione di una Lega doganale tra gli Stati italiani, che rappresent il pi importante tentativo politico-diplomatico dell'epoca volto a realizzare l'unit d'Italia per vie federali. Il 14 marzo del 1848 Pio IX deliber l'atto politico pi importante: con l'editto Nelle istituzioni concesse la costituzione, denominata Statuto fondamentale pel Governo temporale degli Stati di S. Chiesa. Lo Statuto istituiva due Camere legislative ed apriva le istituzioni (sia legislative che esecutive) ai laici. Nello stesso periodo ...l'azione governativa [rimase]...del tutto estranea a ogni istanza di progresso posta dallo sviluppo economico europeo.... Neanche la Repubblica romana (1849) seppe avviare una vera stagione di riforme. Il deficit dello Stato Pontificio era nel periodo pre-unitario uno dei pi alti tra gli Stati della penisola: circa il 20% in pi rispetto al Regno di Sardegna, pi del 200% in pi rispetto al Ducato di Parma e circa il 330% in pi del Ducato di Modena. Successivamente Pio IX avvi alcune riforme per favorire lo sviluppo dello Stato. Fra le principali opere pubbliche iniziate o portate a compimento nello Stato Pontificio alla met dell'Ottocento furono: prosciugamento delle paludi di Ferrara e di Ostia; ampliamento dei porti di Ravenna, Cesenatico, Senigallia e Ancona; realizzazione di una rete ferroviaria. Il primo collegamento fu Roma-Frascati, inaugurato il 14 luglio 1856. Seguirono l'Ancona-Falconara (1861), la RomaCivitavecchia (1859), la Roma-Orte (1865) e la Orte-Falconara (1866). Per quanto riguarda i collegamenti con il Regno di Napoli, nel 1862 fu completato il collegamento con Ceprano, nel frusinate. Tale rete risult tuttavia essere inadeguata, cos come lo fu la rete stradale costruita nei decenni che precedettero l'annessione all'Italia. Secondo fonti di alto profilo vi fu, all'epoca, uno ... scarso interesse governativo per la rete stradale e l'avversione verso le ferrovie... . Nei due decenni che precedettero l'annessione dello Stato Pontificio al Regno d'Italia, furono in massima parte completati i lavori di bonifica dell'Agro romano e iniziati quelli relativi alla rete idrica per il soddisfacimento del fabbisogno di acqua potabile degli abitanti

di Roma che tuttavia vennero portati a compimento solo dopo l'unione della citt allo Stato italiano.

La fine del potere temporaleI principali difensori dello Stato della Chiesa erano stati la dinastia dei Savoia, la dinastia dei Borbone e l'Impero austriaco. Ma dalla met degli anni cinquanta la politica dei Savoia, con il Regno di Sardegna mostr una netta virata in senso anticlericale. Il 29 maggio 1855 il Parlamento di Torino approv una legge che sopprimeva gli ordini religiosi ed ordinava l'incameramento e la vendita di tutti i loro beni. Il re Vittorio Emanuele controfirm, sancendo cos la sua rottura con la Chiesa. Non era mai successo prima che la dinastia Savoia si fosse messa frontalmente contro la Santa Sede. Il papa condann fermamente la legge con l'allocuzione Cum saepe. L'anno seguente, in aprile, lo Stato Pontificio sub un duro attacco diplomatico dal primo ministro di casa Savoia, Camillo Cavour. Il Regno di Sardegna aveva partecipato alla Guerra di Crimea come alleata delle potenze europee occidentali. Vinta la guerra, pot sedersi al congresso di Parigi a fianco di Francia e Inghilterra. Cavour pronunci un discorso che conteneva un attacco ben calcolato allo Stato Pontificio. Il conte afferm infatti: Gli stati della Santa Sede non furono felici che sotto Napoleone I. La Santa Sede cap che il piano di Cavour fosse la conquista di Roma solo nel 1859, quando la Legazione delle Romagne fu invasa da due battaglioni di truppe piemontesi senza che l'atto fosse stato anticipato da una dichiarazione di guerra. Si configur una situazione di stallo, che si protrasse per tutto il resto dell'anno: la conquista era fatta ma non aveva base legale. All'inizio del 1860 il governo di Torino chiese al Papa di rinunciare volontariamente alle Legazioni; ottenendo un netto rifiuto, furono organizzati dei plebisciti di annessione. L'11-12 marzo si tennero le consultazioni nei territori delle ex Legazioni e in Toscana. Alle nuove province fu immediatamente applicata la legge sarda, che comprendeva la soppressione degli ordini religiosi e l'incameramento dei loro beni. Il prossimo obiettivo del Regno di Sardegna fu la conquista di Marche ed Umbria. La Santa Sede, non disponendo di un esercito regolare, lanci una chiamata alle armi per raccogliere volontari da tutta Europa. Fu costituito un esercito multinazionale (italiani, austriaci, olandesi, polacchi, belgi, svizzeri e irlandesi) di circa quindicimila uomini, sotto la guida del generale francese Christophe de Lamoricire che andarono, in seguito, a formare il reggimento degli Zuavi pontifici. L'esercito piemontese, guidato dal generale Enrico Cialdini, attacc l'11 settembre e vinse il confronto dopo solo una settimana. La battaglia decisiva fu combattuta il 18 settembre a Castelfidardo, nell'Anconetano. Nel giro di un mese si svolsero i plebisciti di annessione. Perse Marche ed Umbria, lo Stato Pontificio fu ridotto al Lazio. Il 25 marzo 1861, pochi giorni dopo la proclamazione del nuovo Regno d'Italia, Cavour annunci alla Camera dei Deputati che Roma sola deve essere capitale d'Italia. Roma era protetta, per antichissima tradizione, dal re di Francia (in quest'epoca l'imperatore Napoleone III). Ma Napoleone III era, al contempo, il principale alleato e protettore del neonato Regno d'Italia. Il 15 settembre 1864 la Francia e l'Italia stipularono una convenzione con la quale il Regno d'Italia si impegn a non attaccare i territori della Santa Sede, mentre la Francia ritir le sue truppe dai territori papali. Subito Giuseppe Garibaldi tent una marcia su Roma partendo dalla Sicilia. Ma, non avendo chiesto il consenso a Parigi, la sua azione fu bloccata, ad opera dell'esercito italiano, quando i volontari erano da poco sbarcati in Calabria (29 agosto 1862).

Garibaldi ritent l'attacco a Roma nel 1867, a fine settembre con un esercito di volontari attacc il Lazio da nord. Fu fermato e sconfitto a Mentana il 3 novembre 1867 da una forza costituita da soldati pontifici e il corpo di spedizione francese. Nel 1868 Pio IX convoc un concilio ecumenico. I lavori del Concilio Vaticano I iniziarono l'8 dicembre 1869; il risultato pi importante fu l'affermazione del dogma dell'infallibilit del magistero del Papa in materia di fede e di morale (quando tale magistero rispettasse alcune condizioni). Lo scoppio della Guerra franco-prussiana (19 luglio 1870) interruppe i lavori. Il 1 settembre 1870 la Francia venne sconfitta dalla Prussia, e le venne a mancare la forza militare per continuare a proteggere il potere temporale del Papa. Vittorio Emanuele II ne approfitt per attaccare Roma. Il 20 settembre avvenne la presa di Roma da parte dei bersaglieri del re. Il Regno d'Italia realizz l'annessione del Lazio: liberazione secondo l'ottica italiana, usurpazione secondo quella pontificia. Nel 1867 il Parlamento del Regno aveva promulgato una legge che prevedeva l'incameramento dei beni mobili e immobili di conventi e monasteri su tutto il territorio, e comprendeva anche il divieto per tutti i cittadini italiani di pronunciare voti. Il 13 maggio 1871 il Parlamento eman una nuova legge che elencava i diritti della Santa Sede all'interno del Regno d'Italia. Passata alla storia come legge delle Guarentigie, essa riconosceva il papa come sovrano indipendente, con il possesso (ma non la propriet) dei palazzi e giardini vaticani, dei palazzi del Laterano, della cancelleria a Roma, e della villa di Castel Gandolfo. Stabiliva inoltre che il governo italiano non sarebbe intervenuto nella nomina dei vescovi. Pio IX non accett la legge, ne scomunic gli autori e si consider prigioniero in Vaticano. Solo il 20 settembre 1900 il papa Leone XIII proclam la dissoluzione ufficiale dello Stato Pontificio. Il primo accordo ufficiale tra la Chiesa e lo Stato italiano fu siglato nel 1929, quando con la firma dei Patti Lateranensi venne creata lo Stato della Citt del Vaticano, che restitu una minima sovranit territoriale alla Santa Sede. Tale sovranit potrebbe dar luogo a considerare la Citt del Vaticano come un vero e proprio stato successore (o fra gli stati successori, insieme al Regno d'Italia) dell'antico Stato Pontificio. Il tema divide tuttora gli storici e continua ad essere oggetto di dibattito. Esercito dello Stato Pontificio Ordini equestri Ordine di San Gregorio (1831) Ordine Piano (1559) Ordine di S. Silvestro o dello Speron d'Oro (XIII secolo) Sacro Militare Ordine del S. Sepolcro (XV secolo) decorazione della Rosa d'Oro (XI secolo)

Religione Lo Stato Pontificio, per la sua particolare conformazione di entit statale e religiosa, ha da sempre rappresentato uno dei capisaldi della chiesa cristiano cattolica in occidente. Il cattolicesimo era dichiarato per costituzione religione di stato e solo la sua professione di fede dava pieno godimento di tutti i diritti statali. Fino a tutta la prima met del XVI secolo vi erano tuttavia numerose comunit ebraiche sparse per lo Stato, fra cui si segnalavano per importanza quelle di Roma, Ancona, Ravenna, Orvieto, Viterbo, Perugia, Spoleto e Terracina. In et controriformistica una

legislazione sempre pi restrittiva, inaugurata durante il pontificato di Paolo IV con la bolla Cum nimis absurdum e culminata con Hebraeorum gens, spinse molti ebrei a emigrare. Durante il pontificato di Sisto V, caratterizzato da una relativa tolleranza religiosa, quattromila o cinquemila ebrei fecero ritorno nello Stato Pontificio a seguito della promulgazione della bolla Christiana pietas (1586). Ma il ripristino di una legislazione antiebraica voluta da Papa Clemente VIII con la bolla Caeca et obdurata ebbe effetti devastanti per tutti i sudditi di religione ebraica. Molte comunit sparirono (fra cui quelle di Terracina, Spoleto e Viterbo), altre si ridussero a poche decine di unit (Perugia e Ravenna). Solo a Roma (e, in minor misura, ad Ancona), sopravvisse un nucleo ebraico di una certa consistenza. Gli ebrei romani, relegati nel ghetto, dovettero tuttavia attendere l'et napoleonica per vedere riconosciuti i propri diritti che con la Restaurazione tornarono ad essere conculcati. Durante la Repubblica romana si produsse una nuova emancipazione, che sub forti limitazioni dopo il 1849 ad opera di Pio IX, che pure agli inizi del suo pontificato aveva mostrato una certa tolleranza nei confronti dei propri sudditi israeliti. Con l'annessione dello Stato Pontificio al Regno d'Italia (1870) gli ebrei tornarono nuovamente a godere di pieni diritti civili. Lingue dello Stato Pontificio Idioma ufficiale dello Stato Pontificio era il latino, in cui venivano redatte le pubblicazioni ufficiali e istituzionali, ma non parlata usulamente nello Stato. Il latino fu anche molto utilizzato come lingua veicolare dalle gerarchie ecclesiastiche in epoca medievale, per essere in et moderna gradualmente sostituito dall'italiano. In italiano veniva impartita l'istruzione elementare, che era obbligatoria e gratuita per tutti i bambini dello Stato. La popolazione, tuttavia, parlava abitualmente dialetti locali: il romanesco, il ciociaro, il sabino, i dialetti dei Castelli Romani, i dialetti umbri (perugino, altotiberino, ecc.), i dialetti marchigiani, il romagnolo. Vi erano inoltre delle minoranze parlanti dialetti campani a Benevento (dialetto beneventano) e Pontecorvo (ancor oggi compresa nell'area linguistica meridionale). Ad Avignone, citt pontificia per quasi cinque secoli, la lingua pi diffusa fra le classi popolari e la borghesia minuta era una variet dell'occitano, il provenzale mentre nell'aristocrazia, nell'alta borghesia e fra gli uomini di cultura era frequente il bilinguismo (francese e provenzale) e, nel caso di cittadini legati alla Curia, anche il trilinguismo (provenzale, francese e italiano).

Stato Pontificio

Nome completo Nome ufficiale Lingue parlate Inno Capitale Dipendente da

Dipendenze

Dati amministrativi Stato Pontificio, Stato Ecclesiastico o Stato della Chiesa Patrimonium Sancti Petri, Status Ecclesiasticus, Stato Pontificio de facto latino, italiano e dialetti regionali Noi vogliam Dio (sino al 1857) Gran Marcia Trionfale (1857-1870) Roma Impero bizantino e Impero carolingio nell'Alto Medioevo, Impero francese in et Napoleonica Ducato di Puglia, Calabria e Sicilia, Regno di Napoli[1], Regno d'Inghilterra, Corona d'Aragona, Regno d'Ungheria, Regno del Portogallo, Domini dell'Ordine Teutonico, Regno di Sardegna e Corsica, sino al 1299, quando, sotto Bonifacio VIII, l'Isola pass a Giacomo II d'Aragona. Politica Monarchia assoluta teocratica elettiva Elenco Elenco 752 con Stefano II Donazioni carolinge 1870 con Pio IX

Forma di governo Papa Organi deliberativi Nascita Causa Fine

Causa Bacino geografico Territorio originale

Presa di Roma Territorio e popolazione Italia centrale e alcune zone dell'Italia settentrionale Lazio

Oltre 44.000 km2 nel 1649, dopo la perdita, a cavallo fra il XV e XVI secolo, di alcune citt padane cedute in feudo ai Farnese ed agli Estensi e alla successiva acquisizione, o riacquisizione, dei Ducati di Massima Ferrara, Urbino e Castro. Tale superficie fu mantenuta fino al 1791, estensione anno delle annessioni di Avignone e del Contado Venassino alla Francia. Nel 1859 lo Stato aveva un'estensione di 41.740 km, mentre alla vigilia dell'incorporazione al regno d'Italia (1870) non superava i 12.100 km2 Economia Valuta Baiocco, Bolognino, Giulio, Grosso, Scudo, Lira Commerci con Italia, Mediterraneo occidentale, Adriatico Esportazioni vino, manufatti, grano, ferro Importazioni armi, spezie, seta, oro, marmo, gioielli Religione e societ Religioni Cristianesimo preminenti Religione di Cristianesimo fino al luglio 1054, poi cristianesimo cattolico Stato Religioni arianesimo, ebraismo minoritarie Classi sociali clero, patrizi, cittadini, popolo Evoluzione storica Ducato romano Preceduto da Regno longobardo Esarcato d'Italia Regno d'Italia Succeduto da Citt del Vatica