72

Sòt 'l balér

Embed Size (px)

DESCRIPTION

Otto composizioni musicali... per cantare, sorridere, meditare. Giustina Favia Zambon Cornelio Zambon Cantori e Danzerini del Friuli Periodico della Comunità di Dardago · Budoia · Santa Lucia

Citation preview

Page 1: Sòt 'l balér
Page 2: Sòt 'l balér
Page 3: Sòt 'l balér

Sót ’

l balè

rGiustina Favia ZambonCornelio Zambon

Otto composizioni musicali...per cantare, sorridere, meditare.

Periodico della Comunitàdi Dardago · Budoia · Santa Lucia

ArtugnaCantori

e Danzerini del Friuli

Page 4: Sòt 'l balér

© 2009 · l’ArtugnaPeriodico della Comunità di Dardago, Budoia e Santa Luciavia della Chiesa, 133070 Dardago (Pordenone)www.naonis.com/artugna

Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzionedi qualsiasi parte del volume, testi inclusi.

REALIZZAZIONE EDITORIALE

RedazioneVittorina CarlonFrancesca JannaVittorio JannaRoberto Zambon

Ideazione, progetto grafico e impaginazioneVittorio Janna

Trascrizione elettronica spartitiDaniele BiasuttiStefano MuttonElena Zambon

Commento introduttivo ai cantia cura di Marta Zambon

DisegniArchivio periodico l’ArtugnaMaurilio BasaldellaGuido BenedettoUmberto CoassinIvan Giorgio ManentiRuggero Zambon

FotoArchivio periodico l’Artugna

StampaGrafiche Risma

Un ringraziamento particolarealla parrocchia di San Bartolomeo Apostolodi Roveredo in Piano (Pordenone)per la gentile ospitalità.

Questa pubblicazione è stata realizzata con il contributo di

© 2009 · Gruppo ArtugnaCantori e Danzerini del Friulivia della Chiesa, 133070 Dardago (Pordenone)www.artugnadanzerini.it

REALIZZAZIONE MUSICALE

CoroArtugna · Cantori e Danzerini del Friuli

Direzione del coroFabrizio Zambon

StrumentistiStefano Mutton, Michele Zanetti (fisarmoniche)Fabrizio Zambon (contrabbasso)Elena Zambon (tastiera)

MusicaGiustina Favia Zambon

TestoCornelio Zambon Marìn, Giustina Favia Zambon

RegistrazioneNotabene di Gianni Zanchetta, Sacile (Pordenone)eseguita presso l’Oratorio San Pancraziodi Roveredo in Piano (Pordenone).

Comune di Budoia

Finito di stampare nel mese di novembre 2009

Page 5: Sòt 'l balér

Molte delle canzoni di Cornelio ZambonMarìn e di Giustina Favia, presentatein questo volume, non sono inediteper i lettori de l’Artugna, perché alcunedi esse sono già state pubblicatenel tempo sulle pagine del giornale, mamai come in questo libro hanno trovatouna collocazione organica e analitica.L’opera è strutturata in due parti.La prima raccoglie cinque canti nella vivaed arcaica parlata dardaghese, cheCornelio tanto amava. In queste paginele parole dell’autore incontranola musica di Tina, la moglie che si lasciòamorevolmente coinvolgere nell’originaleavventura, e diventano un tramitedi conoscenza e di diffusionedella cultura popolare dei nostri paesi.Nella seconda parte della raccoltatrovano spazio brani in lingua italiana,scritti e musicati esclusivamentedalla maestra Giustina, che trattanotematiche universali.L’opuscolo si propone di esserestrumento di lettura e di approfondimentodei temi delle canzoni, e – grazie anchealla rilegatura con spirale – un mezzofunzionale a quanti, singoli,gruppi o corali, volessero intraprenderel’esecuzione dei canti.Con questa pubblicazione, che avrebbefatto gioire Cornelio giunto recentementeal termine del suo cammino terreno,l’Artugna intende diffondereun patrimonio musicale esclusivodel suo microcosmo al fine di tramandareparlata, tradizioni e storia della sua gentealle giovani generazioni di Dardago,Budoia e Santa Lucia ed in particolareagli alunni delle scuole locali.

VITTORINA CARLON, VITTORIO JANNA, ROBERTO ZAMBON

Musica e vita

Dardago. Rosa comacina (particolare), bassorilievo sulla parete esterna,

lato sud, dell’antica pieve di Santa Maria Maggiore.

Page 6: Sòt 'l balér

Il Gruppo Artugna è nato nel 1977 conla partecipazione al XIX ConvegnoEucaristico Nazionale di Pescarain rappresentanza del Friuli, grazie allacollaborazione degli allora parrocidi Dardago e Roveredo in Piano: donGiovanni Perin e don Mario Del Bosco.Il nome deriva dal torrente che attraversai paesi di Dardago, Budoia e Santa Lucia;scendendo verso la pianura si incontraRoveredo in Piano: i cantori e danzerinidell’Artugna, attualmente una cinquantina,provengono principalmente da questiquattro paesi.Il Gruppo Artugna vuole esseresoprattutto un’occasione di incontroe aggregazione per i ragazzi delle nostrecomunità, promuovendone la crescitaumana e cristiana, senza tralasciarele proprie origini culturali: per questosi pone anche l’obiettivo di conservareil ricordo delle usanze localinei nostri paesi e di farle conoscerea popoli con cultura diversa.Il Gruppo si esibisce in un repertoriodi canti e danze folcloristici appartenentialla tradizione friulana, ma anche dialtre regioni, visto che spesso rappresental’Italia fuori dal territorio nazionale.Per la sua attività anche corale l’Artugnapartecipa all’animazione delle Sante Messeed è iscritta alla FederazioneInternazionale dei Pueri Cantores.In oltre 30 anni di attività i cantori edanzerini dell’Artugna hanno raccoltonumerosi successi, sia in Italia siaall’estero, in paesi come Spagna, Olanda,Francia, Repubblica Ceca, Romania,Ungheria, Polonia, Germania, Austria eSvizzera.In occasione del trentennale è nata l’ideadi recuperare un gruppo di canti scritti

dal nostro compaesano Cornelio Zambone musicati dalla maestra Giustina Faviaa noi particolarmente cari per la loroesclusività: essi infatti sono scritti proprionel nostro bel dialetto dardaghese, checerto non pretende di essere una lingua,ma, rispetto alle villotte friulane,ci identifica in maniera ancora piùpersonale e unica.Tre di questi canti No te pói pì sposâ,Torne a ciàsa e Sót ’l balèr erano statiappositamente composti dagli autoriper l’Artugna su invito di don Giovanni,per caratterizzare il repertorio canorooriginario del gruppo. Avendo avutol’occasione di recuperare questi braniper l’incisione del CD, l’Artugnasi ripropone di reintegrarli nel repertorioattuale arricchendolo con un ritornoalle origini.

GRUPPO ARTUGNA, CANTORI E DANZERINI DEL FRIULI

Il Gruppo Artugna, Cantori e Danzerini del Friuli

Page 7: Sòt 'l balér

La richiesta di scrivere due righe sufolklore e gruppi folcloristici mi arrivaproprio in un momento propizio:è stato inaugurato il 13 giugno 2009, aCastelraimondo (Mc), il Museo Nazionaledel Costume Folcloristico, ideato erealizzato dal Collegio Scientifico dellaF.A.F.It. (Federazione delle AssociazioniFolkloriche Italiane), di cui anch’iofaccio parte.La scelta del tema del museo ha costrettogli ideatori a serie e profonde riflessioni,sviluppate in un apposito convegnosu ‘costumi di scena’, ‘attività folcloristicae riproposizione della cultura popolare’,«gruppi folcloristici e gruppi folclorici».Mi torna dunque utile sintetizzare quantoemerso, soprattutto dai due interventidi Daniele Parbuono e del sottoscritto,per fornire qui qualche spuntodi riflessione sulle funzioni propriedei gruppi folcloristici.Il termine folklore viene utilizzato perla prima volta nel 1846 da William JohnThoms; è formato da due parole inglesi,folk e lore, che significano ‘popolo’ e‘disciplina’, per cui, sintetizzando, si puòoptare per la dicitura ‘cultura del popolo’,ma cultura del popolo e basta, senzariferimenti precisi a tradizioni, storia,situazioni collocabili in tempi ben definiti.Popolo inteso come ‘classe socialepopolare’, esistita nel passato e presenteanche oggi, con differenziazioni legateai vari momenti storici.Questa interpretazione è ormaiconsolidata ed è anche accettata daglistudiosi dell’argomento.Stando così le cose, è bene rimuoveresubito un errore ricorrente, quello cioèdi collegare la parola folklore a una seriedi suggestioni che rimandano al passato:

folklore uguale a tradizione e quindi‘il vecchio mangiare sano’, ‘le canzonie i balli della nonna’ e quant’altro,da contrapporre magari alla più pesanterealtà presente. Folklore, invece,è ‘cultura del popolo’, che non vuol dire‘cultura del passato del popolo’.Se folklore è questo, che cosa sono allorai gruppi folcloristici? Forse gruppidi folklore, gruppi che fanno folklore,come si sente spesso dire? No, essinon fanno folklore, cultura popolare,ma interpretano la cultura popolaredi un’epoca e la traghettano nel futuroattraverso le categorie del presente,per evitare che conoscenze, abilità,tecniche di lavoro, forme di divertimentovadano perdute.I gruppi folcloristici hanno quindiuna grande missione culturale da svolgere;ma ne hanno anche un’altra non menoimportante: essi operano come ‘agentidi coesione sociale’, sono strumentidinamici attraverso i quali si riesce aricostruire rapporti umani. Si può quindiaffermare che i gruppi folcloristicisvolgono funzioni che vanno oltrela riproposizione più o meno correttadi soggetti folclorici, in quantola loro funzione sociale prevale su quellaculturale.Questo pensano dei gruppi folcloristicigli attuali studiosi della materia; e cosìsono anche cambiati gli atteggiamentinei confronti di essi: non viene piùsottovalutato il loro operato, tacciandolidi superficialità, ma sono consideratiper la loro importante funzione socialeoltre che culturale. Anche ai gruppiè però richiesto di fare la loro parte:evitino di riempirsi la bocca, come moltipurtroppo fanno, di ‘radici culturali’,

Folklore e gruppi folcloristici

Page 8: Sòt 'l balér

di ‘costumi originali’, di ‘canti e balliautentici’. Ed è proprio sull’aggettivo ‘autentico’ chemerita di spendere ancora due parole:non esistono beni materiali – manufatti,attrezzi, abiti – o immateriali – canti,danze, racconti di tradizione orale –autentici, ma esistono forme dinamicheda collocare intelligentemente nel tempo.I costumi di stoffa acquistata al mercato,confezionati dai gruppi folcloristiciper le rappresentazioni sui palchi o nellesfilate, non sono meno autentici dei varicapi che indossavano le nostre donnecento anni fa. Il problema sta nella lorostoricizzazione e nella contestualizzazione:questi costumi hanno ‘altre radici’, maqueste non sono meno culturali di quelledei mutandoni della nonna.Al Gruppo Artugna, Cantori e Danzerinidel Friuli, che indirettamente anch’ioho seguito nei loro primi anni di vita,ho voluto modestamente proporre questeriflessioni, nella speranza che li possanoaiutare a capire quale sia e quantoimportante sia il loro ruolo nella vitaculturale e sociale del loro paese.

E per rendere più efficace questa miasollecitazione voglio utilizzare, quasicome metafora, l’esortazione che vieneda alcuni versi di una canzonedella presente raccolta, quella dedicataalla Comare Tonina: «Meti sù ‘l vestitomeio / tira sù chiei poc ciaviei / te ciatarài pì biei».Continuate ad indossare con dignitàil costume più bello, riordinate eutilizzate le potenzialità vostree il patrimonio da trasmettere che oraavete in consegna… e le soddisfazionie i risultati saranno garantiti.

CARLO ZOLDAN

Page 9: Sòt 'l balér

L’amore.Questo c’è in queste canzoni.L’amore per Elio, mio marito che ci halasciati; l’amore per la musica,che continua ad addolcire il doloredella sua assenza; l’amore per Dardago,di Cornelio in primis, viscerale emagnetico, e quello mio,di donna pugliese, di «maestra Tina» cheha ritrovato in questo paese ispirazionee tranquillità per la composizione.L’amore, già l’amore.L’amore è anche l’emozione di ascoltareper la prima volta queste canzonida un CD, un’emozione profonda,resa ancor più struggente guardando Elio,oramai molto malato in un lettod’ospedale, sforzarsi di cantare ancorale sue parole mentre ascolta e‘contempla’, anche lui per la prima volta,i brani dalle cuffiette di un iPod.Anche questo è amore, che le nostre figlieRoberta e Romana, che la redazionede l’Artugna, che Fabrizio Zambon,che il Gruppo Folcloristico e chei suoi paesani, con questo gesto e conil progetto di questo libro e del CD,hanno voluto tributargli prima del suoultimo saluto.Tutto nacque intorno al 1978, quandodon Giovanni Perin, allora pievano diDardago, venuto a conoscenza di alcunenostre piccole composizioni dialettali,ci sollecitò a continuare e a dar loro formadi canzone più strutturata. Don Giovanniera una fucina di idee; già aveva ideatoil giornale l’Artugna e istituitoil Gruppo Artugna, Cantori e Danzerinidel Friuli. Di ogni nostra canzone facevaeditare il libricino con lo spartitoillustrato da disegni e forse già meditavala registrazione di un disco futuro.

Fu sempre lui a riabilitare il vecchioteatro di Dardago – inagibile da anni –per farmi eseguire il mio primo concertopianistico in paese.Proprio 1978 è datata Sót ’l balèr.All’indomani della sua esecuzionepubblica in piazza, don Giovanniricevette le ‘rimostranze’ dei dardaghesiil cui soprannome non era stato citatonel testo. Insieme a lui risolvemmola questione aggiungendo nuove strofee ristabilendo così gli equilibrinominali e ‘sociali’.Le altre canzoni sono state compostedurante il periodo estivo, quando, primada Brindisi e poi da Treviso, venivamoa Dardago per concederci qualche breveperiodo di riposo.L’anno 1990, per noi, segna il ritornodefinitivo al paese natale di Cornelio.Io sedevo al piano e lui cominciava adecantare i versi che aveva scritto;testi in forma di poesia che insiemeaggiustavamo per adattare la metrica erendere più musicali le parolesecondo la melodia che componevo(la vostra parlata l’avevo assimilatanelle conversazioni casalinghe con Elio). Personalmente, quella che mi toccail cuore e desta sempre in me un’intensaemozione è Torne a ciàsa.Qui c’è tutto lo struggente desideriodi Elio che mi aveva espressofin dal nostro primo incontro ad una festada ballo a Brindisi.«Quando andrò in pensione, io torneròa casa, ai miei monti, alla mia terra».La vita e la musica lo hanno esaudito.

GIUSTINA FAVIA ZAMBON

Cornelio ed io all’ombra del balèr

Page 10: Sòt 'l balér
Page 11: Sòt 'l balér

1 PART

E

Page 12: Sòt 'l balér
Page 13: Sòt 'l balér
Page 14: Sòt 'l balér

Spesso le piante fanno storia con gli uomini.Nascono, crescono, invecchiano e, come gli uomini,muoiono. Per ogni dardaghese quando si dicebalèr ci si riferisce inequivocabilmente al platano secolareche ha regalato la sua ombra a più generazioni passateper la piazza del paese, testimone degli eventi piùo meno importanti, ma soprattutto della vita quotidiana,del via vai di chi si affretta a far la spesa, di chi si recain chiesa, di chi riposa al bar, di chi passa e di chi sostain piazza.La piazza è senz’altro il luogo di ritrovo del paese,come la casa lo è per la famiglia. Effettivamente il paeseè quasi una famiglia, dove più che i cognomi(pochi per essere identificativi), sono significativii soprannomi, che nell’essere pronunciati rievocanola storia di uno o dell’altro ramo degli Zambon,degli Janna, dei Bastianello…La canzone quindi non è solo una dedica al balèr maun’allegra celebrazione della vita paesana,con le bucoliche descrizioni del paesaggio e l’originalegirotondo di soprannomi.

Tratto da l’Artugna, aprile 1978, n. 25

Page 15: Sòt 'l balér

Sót’l balèr

Dardàc ’l é sót al Crepl’Artugna ’l é là vithinai bosc i é tains e bieii é senpro plens d’athiei.

Al son de le cianpanesu l’alto cianpanilal tin in alegriala dhent par dut al dì.

Lùthol, Cùssol, Remondìn,Marcandéla, Geromìn,Sartorèl, Barisèl,Caporàl e Sghegherèl.

Scatiròt e Trantheòt,Cianpanèr e Thelòt,Parmesàn, Tarabìn,Batistèla e Cechelìn.

Careghéta, Vialmìn,Bonaparte e Marìn,Moreàl, Maressiàl,Cariòla e Pinàl.

Puìna, Ciùti e Bedìn,Momoléti e Dolfìn,Scroc, Tavàn, Palathìn,Monte, Thisa, Vendramìn.

Pala, Canta, Truc, Tetèc,Scòpio, Tùnio e Mugnèc,Pol e Biso, Frith, Burèla,Canpanela, Curadela.

Duth quains càa ciantâ sot ’l balèrdut al dìda matina fin mesdì.

A Dardac’l è ’na bela conpagniaa ciantâ in alegriase va duth in osteria.

Dardàc ’l é sót al Crepl’Artugna ’l é là vithinai bosc i é tains e bieii é senpro plens d’athiei.

I coi i é duth intori prath i é plens de flôrsla dhent la stà contentapur de magnâ polenta.

Crosta, Sclofa e Colùs,Theco, Pertia e Bocùs,Stort, Trùcia e Fusèr,Cep, Cunìcio, Danùt, Tessèr.

Raspa, Muci e Rosìt,Bèri, Pétol e Codìt,Mao, Salute e Ciarnél,G.lir, Panèra e Peghéth.

Stièfin, Mòdola e Thanpògna,Ite, Cùcola e Simòne Barnardho... e Pagòto...e Carnìtha... duth quains cà.

Duth quains càa ciantâ sot ’l balèrdut al dìda matina fin mesdì.

A Dardàc’l è ’na bela conpagniaa ciantâ in alegriase va duth e «così sia».

Page 16: Sòt 'l balér

Sót ’l balèrMusica di Giustina Favia Zambon

Testo di Cornelio Zambon

Page 17: Sòt 'l balér
Page 18: Sòt 'l balér
Page 19: Sòt 'l balér
Page 20: Sòt 'l balér

Eseguita per la prima volta dai cantori dell’Artugnadurante il Dardagosto 1979. È dedicata a tutti coloro chesentono vivo e struggente il desiderio di rivedere,perché ormai lontani, la propria casa, o di ricordare i giornifelici e beati della fanciullezza.Alla città viene contrapposto il paese, in un’evocazioneche con il suono delle campane, le immaginidei boschi, i sapori della tavola, il profumo dell’aria fina,coinvolge tutti i sensi.La composizione, nello sviluppo armonico del canto, tuttopieno di reminescenze e disposto in due movimenti,non rende più amara la nostalgia e più triste il ricordo, maconduce verso il gioioso superamento di ogni avversità.Torne a ciàsa infatti, più che una speranza, è una certezza.L’essere lontano da casa è anche uno stato dell’anima:nella frenetica società attuale l’uomo è spessoalienato, fuori casa. All’uomo di oggi ogni espressioneartistica, anche la canzone più ingenua è popolare,può recare un messaggio ed un beneficio che spessonon gli è riconosciuto. Ed ecco che tra un impegnoe l’altro ci si sorprende a cantare Torne a ciàsa: e questanon è una sciocchezza… forse è la cosa più saggiache possiamo fare.

Tratto da l’Artugna, aprile 1979, n. 28

Page 21: Sòt 'l balér

Tornea ciàsa

Domàn mi torne a ciàsache ài tanta nostalgiapar mi che soi lontànlontàn da ciàsa mea.

I é tains i me ricordidel pìthol me paéisal cuor senpro al me dhis:ritornalo a vedhé.

Le cianpàne mi voi a sentîdel me vecio cianpanìlefora pai bosc mi voi andâe po’ insieme beve e ciantâ.

Althasse a la matinaal prin levâ del sole respirâ aria finasentàt in riva al piòl.

Se la cità ’l é belami ’n ài plen la scarsèlaa ciàsa voi tornâe duth voi a bussâ.

Ciante, ciante senpro de pìa mesdì sarai a ciàsapita e patate mi voi a magnâe co’ vealtre senpro a restâ.

Voi ciaminâ par dut al dìa dî de ca, a dî de lìmagnâ polenta e formàicome quan ch’ere canài.

Adhés mi soi lontànpar guadhagnâ al sudhàt me pandomàn mi vignaràidomàn domàn sarai.

E riposâ ’n te la me ciàsafata de tóle, fata de crodeplena de sogni de dhoventùche adhes... no i «torna più».

Page 22: Sòt 'l balér

Torne a ciàsaMusica di Giustina Favia Zambon

Testo di Cornelio Zambon

Page 23: Sòt 'l balér
Page 24: Sòt 'l balér
Page 25: Sòt 'l balér
Page 26: Sòt 'l balér

La composizione, lineare nella struttura melodica,si riferisce con onore e genialità nella bella tradizionedella nostra canzone popolare, dove parolee musica, pur nella loro semplicità, non hannomai un valore scontato o banale, ma lasciano trapelareun senso più profondo, quello della vita.Il testo è un vivace scambio di impressioni tra due giovanialle prese con il problema del «mettere su casae famiglia». Il tema torna particolarmente attuale in tempiin cui la società dei consumi, delle scalate ad ogni costoal successo, rende più disumani i rapporti tra le persone,portando aria di tempesta o di noia, di sfiduciao di temerarietà anche nello spazio più nobile,più qualificante e più importante della società, la famiglia,spegnendo l’antica gioia di vivere e del trovarsi insiemenel tempio sacro della casa, anche se vecchia enon ancora sicura.Ma «la vita val più del vestito», «l’amore più del calcolo»,«un bel canài* più della cassapanca».

Tratto da l’Artugna, marzo 1980, n. 31

* bambino

Page 27: Sòt 'l balér

No tepói pì

sposâ

Comòt avón da fâ me ninamaridhàte no pói pìin ’sti tenps plens de guaino se sposaróno maino se sposaróno mai.

Dut pì ciàr ’l è dheventàtme soi pròpio sconfortàti schei che ciàpe pì no i bastapa’ trincâ ’n poc de graspapa’ trincâ ’n poc de graspa.

Sù, nino mio, no stâ a pensâin qualche maniera se faràme pare e me mare i à da giudhàneparchè co ti, mi voi maridhàme.

Mi te voi tant binno stâ dhame ’sto tanpìnse po’ dhopo nass un fiólche? me bute dhò dal piól?che? me bute dhò dal piól?

Restón senpro biei nuìthcontenth e boni coma scrinthse volón se basóne la ciàsa no la paióne la ciàsa no la paión.

Amor mio che gran dolorche te me dhae, fa mal al cuore duth i sa che avón da sposasseinvethe... tac... adhés te me lasse.

Nina mea fate coràioancia mi no soi conténtcossa avón adhés da fâsol un thurlòt, ’l se pol sposâsol un thurlòt, ’l se pol sposâ.

Scòlteme comòt farónun domàn se sposarònno te poi pì lassâe co’ ti mi voi restâe co’ ti mi voi restâ.

E mi te dise, metón su ciàsadon a dhormì lassù in Brognàsama a sposate mi te voiancia a magnà pasta e fasói.

E che sai che te voi bine a ciàsa mea un canài ’l vin bin.E che sai che te voi binin ciàsa senpro un bel fiasco de vin.

COSSA DHIRÀLO, COSSA DHIRÀLO

«MARIDHÀTE NO PÓI PÌ»

NO I SE PÓL PÌ SPOSÂ

NO I SE PÓL PÌ SPOSÂ

’L È SCONFORTÀT, ’L È SCONFORTÀT

THENTHA LA GRASPA COMÒT SE FÀ

THENTHA LA GRASPA COMÒT SE FÀ

I VOL BIN, I VOL BIN

NO STA DAE STO TANPÌN

’L SE BUTA DHO DAL PIÓL

’L SE BUTA DHO DAL PIÓL (osàdha)

THENTHA LA CIÀSA COMÒT I FARÀ

THENTHA LA CIÀSA COMÒT I FARÀ

ANCIA I PARÉNTH, ANCIA I PARÉNTH

SOL UN THURLÒT ’L SE PÓL SPOSÂ

SOL UN THURLÒT ’L SE PÓL SPOSÂ

I À DA SPOSASSE, I À DA SPOSASSE

I À DA SPOSASSE, I À DA SPOSASSE

[* ]

[*] coro

Page 28: Sòt 'l balér

No te pói pì sposâMusica di Giustina Favia Zambon

Testo di Cornelio Zambon

Page 29: Sòt 'l balér
Page 30: Sòt 'l balér
Page 31: Sòt 'l balér

Dardago, via Castello.

Page 32: Sòt 'l balér
Page 33: Sòt 'l balér
Page 34: Sòt 'l balér

La protagonista di questa canzone è una macchiettapopolare, una ragazza che, tutta presa nei suoi pensieri,dimostra più dei suoi anni e sembra dimenticaredi essere in età da marito.Ma, una volta rincurata* ecco che si affaccianoi pretendenti, con i loro pregi e difetti:ognuno dei contendenti proviene dai tre paesidel Comune, ironico riferimento ai piccoli campanilismie rivalità che da sempre caratterizzano i rapportitra Dardago, Budoia e Santa Lucia.

Tratto da l’Artugna, agosto 2005, n. 105

*sistemata con cura

Page 35: Sòt 'l balér

ComareTonina

’N là vato comare Tonina’n là vato de bona matinami te vedhe duta ingropàdhacome un gòt plen de thonclàda.

Cori sù a ciatàte ’n morosodhòvin o vecio ma «decoroso»se te stai a spoiâ margheritete pól dî a dhormî co’ le pite.

No’ sta stâ mai pì da missólaciàta un che ’l te consolava’ de cà e de là.

Meti sù ’l vestito meiotira su chiei poc ciàvieite ciatarâ i pì biei.

Su scominthia a profumàtebuta via le thavàteva’ de cà e de là.

No’ sta stâ mai pì da missólacori cori a ciaminâ,un moroso te ciatarâe bel prest te te sposarâ.

A Dardàc ’l è ’n bel fiólma i plas a dormî missóle de not al ronthèeae ’n tel lièt se remenéa.

A Budhóia ’n è un altrotant vecio ma molto scaltroal lavora dut ’l dìe a la sera al vol dormî.

I n’é un de Santa Luthìache ’l vol portate via’l à poci ciàviei e tanta panthama ’l è un fiòl plen de creantha.

Veto veto te l’à ciatàte ’l è pur inamoràtche festa se farâ!

Va’ invidhâ duth i parénthi sonadhórs coi sies struménthche festa se farâ!

Veto veto te l’à ciatàte ’l è pur inamoràtche festa se farâ!

Comare Tonina mea,al Signor t’à da rengrathiâche chel a l’altarbin prest te sposarâ.

Page 36: Sòt 'l balér

Comare ToninaMusica di Giustina Favia Zambon

Testo di Cornelio Zambon

Page 37: Sòt 'l balér
Page 38: Sòt 'l balér
Page 39: Sòt 'l balér
Page 40: Sòt 'l balér
Page 41: Sòt 'l balér

Budoia. Il municipio visto dalla piazzetta Sant’Andrea.

Page 42: Sòt 'l balér
Page 43: Sòt 'l balér
Page 44: Sòt 'l balér

In ogni paese c’è un luogo di ritrovo, che sia un baro una bottega, dove si è al centro di un piccolo mondo,dove si possono vedere tutti quelli che passano,dove le novità arrivano in anteprima e dove c’è semprequalcuno con cui confrontarsi, più o meno seriamente,sui piccoli e grandi temi d’attualità.In allegra compagnia poi, magari con l’aiuto di un bicchieredi vino, ogni problema della vita quotidianasi può ridimensionare…A Budoia questo luogo è lo storico bar da Renè, un tempoanche rinomato ristorante, da sempre gestito da Renèe la moglie Rosapia.

Page 45: Sòt 'l balér

DaRenè

Se te vadhe da Renète so propio in miéth al mondo.La te védhe bruth e biéidòvins veci plens de schei.

Dovenùte rotondùtesgiàveladhe e bin passùdhelà se béif e là se magnalà ’l è propio ’na cucàgna.

Ma bevendo tante ombreterosse, negre e biondetese dismìntia al Padre Eternoe chel mona de governo.

Se te vadhe da Renète so propio in miéth al mondo.La te védhe bruth e biéidòvins veci plens de schei.

Dovenùte rotondùtesgiàveladhe e bin passùdhelà se béif e là se magnalà ’l è propio ’na cucàgna.

Un bel fóc ’n te le veneel cor sù e ’l te fai binse dismìntia i bruth pensiérse le rogne de duth i dhis.

Page 46: Sòt 'l balér

Da RenèMusica di Giustina Favia Zambon

Testo di Cornelio Zambon

SOPRANI

CONTRALTI

BARITONI

S

C

B

Page 47: Sòt 'l balér

S

C

B

S + C

B

S + C

B

Page 48: Sòt 'l balér
Page 49: Sòt 'l balér

2 PART

E

Page 50: Sòt 'l balér
Page 51: Sòt 'l balér
Page 52: Sòt 'l balér

Scritta nell’ottavo centenario della nascita di San Francescod’Assisi (1182), è una composizione preghierache parla dell’erba come del sole, delle nostre gioie comedei nostri problemi, nella maniera sempliceche era propria di San Francesco: senza aver compostotrattati di psicologia sociale, saggi sui sistemi ecologicio studi sulla preghiera è diventato il santo che ha segnatopiù profondamente la civiltà universale in senso assoluto,tanto che arte, letteratura, pensiero, costume,vita e santità hanno a che fare, ancora oggi, con quelloche è diventato il «Santo degli Italiani».Lauda Nova è anche «nostra», destinata ad allietaregli animi e creare fraternità nei nostri paesibagnati dall’acqua, «umile pretiosa et casta» dell’Artugna,in questa nostra «sora matre terra» che «l’AltissimoOnnipotente, bon Signore» ci ha messo tra le mani.

Tratto da l’Artugna, aprile 1982, n. 37

Page 53: Sòt 'l balér

LaudaNova

Voce di creaturacome il poverellocanta sempre il Signoreche per te creò.L’erba e i fiori con colorla Tua mano dà.Sei Signore vero Padregiochi insieme a me.

L’acqua chiara lui cantòla lodò come sorella.Per la luna e per le stellegloria a Te, Signor!Cieli immensi avanti a me,luce agli occhi miei,fan gioire i tuoi figlianche nel dolor.

Ed il lupo accarezzòe gli disse: «torna buono!»Tu lo sai, mi’ Signore,quel che son per Te.Io confido in Te, Signor,canto il Tuo perdonsei mia rupe e Redentoretorno a dire a Te:io confido in Te, Signor,canto il Tuo perdonsei mia rupe e Redentoregloria dentro me.

Page 54: Sòt 'l balér

Lauda NovaMusica e testo di Giustina Favia Zambon

SOPRANI

CONTRALTI

BARITONI

S

C

B

Page 55: Sòt 'l balér

S

C

B

S

C

B

Page 56: Sòt 'l balér
Page 57: Sòt 'l balér
Page 58: Sòt 'l balér

Abbandonarsi totalmente al Signore, alla sicurezzadelle sue mani, al conforto del suo sguardo.In questo risiede la richiesta salvifica dell’uomo a Dio.Nella speranza e nell’amore la fede si rafforza,diventa cammino, si traduce nell’esultanza di un cantorivolto al Signore per chiederne l’attenzionee diventare guida, senso e protezione della nostra vita.

Page 59: Sòt 'l balér

Lodedisperanza

O mio Signor volgiti a meed il mio cuor esulterà,sei Tu il mio asilo confido in Tela mia speranza ho posto in Te.

O mio Signor volgiti a meed il mio cuor esulterà,sei Tu il mio asilo confido in Tela mia speranza ho posto in Te.

La mia speranza ho posto in Te,la mia sorte nelle tue mani.O mio Signor volgiti a meed il mio cuore esulterà.

Page 60: Sòt 'l balér

Lode di speranzaMusica e testo di Giustina Favia Zambon

SOPRANI

CONTRALTI

TENORI +BASSI

S

C

T + B

Page 61: Sòt 'l balér

S

T + B

S

T + B

C

C

Page 62: Sòt 'l balér

S + T

C + B

S + T

C + B

S + T

C + B

Page 63: Sòt 'l balér

Santa Lucia. Via Besa-Fort.

Page 64: Sòt 'l balér
Page 65: Sòt 'l balér
Page 66: Sòt 'l balér

Un inno di gioia, un canto esortativo di una missioneche ci è stata affidata: annunciare la gloria del Signoretra i popoli.Con la stessa allegrezza disponiamo il nostro cuorea Lui per rendergli onore, servirlo e cantarglila nostra gratitudine.Un canto nuovo è una lode universale che coinvolgetutto il creato divino, dagli uomini alla naturain una fratellanza scandita dal festoso Alleluia ripetutocome l’esultante sintesi della gioia del nostro animo.

Page 67: Sòt 'l balér

Uncanto

nuovo

Un canto nuovo cantate al Signore benedite il nome di Luie tra le genti annunziate la gloriacon allegrezza servite il Signor.

Fremono i popolila terra esultiAlleluia Alleluia.

AlleluiaAlleluiaAlleluia Alleluia.

E tra le genti annunziate la gloriaAlleluia Alleluia.

Page 68: Sòt 'l balér

Un canto nuovoMusica e testo di Giustina Favia Zambon

SOPRANI

CONTRALTI

TENORI

BASSI

S

C

T

B

Page 69: Sòt 'l balér

S

C

T

B

S

C

T

B

S

C

T

B

Page 70: Sòt 'l balér

Roveredo in Piano. Piazza Roma e la chiesa di San Bartolomeo.

Page 71: Sòt 'l balér
Page 72: Sòt 'l balér